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Innovazione essenziale per essere più competitivi Ne ha bisogno tutta la filiera, dalla ricerca alla produzione, dalla gestione merci alla distribuzione, dalla tecnologia alla logistica PAGINA 39 Imballaggi riutilizzabili, sfida all’ultimo modello Grande dinamismo e tanta concorrenza in un comparto in crescita che registra anche qualche spunto polemico PAGINA 51 Il kiwi italiano protagonista negli Usa Mentre il raccolto europeo e nazionale cresce e quello americano cala, il frutto è al centro di una campagna “firmata” Weight Watchers PAGINA 58 GEMMA EDITCO SRL - V.LE N. BIXIO, 1/A - 37126 VERONA - I - TEL. 045.8352317 - e-mail:[email protected] - Poste Italiane Spa Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR TECNOLOGIE e MACCHINARI 1I MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE ANNO XX - Nuova serie THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET Novembre 2006 - euro 5,00 EUROPA IN PRIMO PIANO IN QUESTO NUMERO C orriere CON I.P. O rtofrutticolo

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Grande dinamismo e tanta concorrenza in un comparto in crescita che registra anche qualche spunto polemico Italia a caccia di alleanze nella Ue E per Esselunga, una sfida decisiva

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• Innovazione essenzialeper essere più competitiviNe ha bisogno tutta la filiera, dalla ricerca alla produzione, dalla gestione merci alla distribuzione, dalla tecnologia alla logisticaPAGINA 39

• Imballaggi riutilizzabili,sfida all’ultimo modelloGrande dinamismo e tanta concorrenza in un comparto in crescita che registra anche qualche spunto polemicoPAGINA 51

• Il kiwi italianoprotagonista negli UsaMentre il raccolto europeo e nazionale crescee quello americano cala, il frutto è al centro di una campagna “firmata” Weight WatchersPAGINA 58

GEMMA EDITCO SRL - V.LE N. BIXIO, 1/A - 37126 VERONA - I - TEL. 045.8352317 - e-mail:[email protected] - Poste Italiane Spa Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

TECNOLOGIE e MACCHINARI

1I

M E N S I L E D I E C O N O M I A

E AT T UA L I T À D I S E T TO R E

A N N O X X - N u o v a s e r i e

THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

N o v e m b r e 2 0 0 6 - e u r o 5 , 0 0

EUROPA IN PRIMO PIANOIN QUESTO NUMERO

CorriereC

ON

I.P

.

Ortofrutticolo

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“In un’Europa a 27 tutto è possibile”. Significativo il com-mento di un alto funzionario di Bruxelles in vista delprossimo ulteriore allargamento ad Est della Ue in dire-zione di Bulgaria e Romania. Rispetto alla “vecchia” Eu-ropa a 15, dominata dall’asse franco-tedesco con qualcheincursione britannica, sembrano passati anni luce. Or-mai la nuova Comunità è una Babele di Paesi e di linguedove i ministri ai loro Consigli fanno persino fatica ad in-tendersi. Ora è in questa Europa, in questo clima, chematureranno due riforme strategiche per il futuro dell’a-groalimentare italiano: ortofrutta e vino. Saggiamente, ilministro De Castro ha convocato prima gli Stati generalidel vino poi, ai primi di ottobre, quelli dell’ortofrutta. Sitratta di costruire una lista di priorità - dice il ministro -“da rappresentare all’Unione Europea, quando avremo laproposta giuridica per l’Ocm del settore ortofrutticolo”.Dopo la fase di ascolto deiprotagonisti del settore sipasserà alla concertazionesui vari tavoli ministerialiper arrivare alla lista defi-nitiva, quella delle prioritàirrinunciabili, “la nostrabandiera negoziale”. Intan-to però bisogna costruirequalche alleanza che tenganel mare magnum diBruxelles. E giustamenteDe Castro avverte che biso-gna trovare convergenze siacoi Paesi produttori sia con quelli non produttori di orto-frutta, perché “non basterà” una posizione comune (se cisarà) solo dei produttori.“Protagonisti, ma coi piedi per terra”, è il motto del mi-nistro italiano che è volato a Parigi per tagliare il nastrodel Sial, forse il più grande salone agroalimentare almondo, assieme al ministro francese Dominique Busse-reau. Un onore che prelude ad un asse italo-francese suortofrutta e vino, aperto anche alla Spagna. Se nascerà unfronte mediterraneo (con Portogallo e Grecia) su questedue riforme, saremo già a buon punto. Ma non basterà.Dovremo tirare dalla nostra parte altri Paesi “pesanti”,magari la Gran Bretagna, perché dall’altra si sta deli-neando una “galassia” tedesca, in cui orbitano Polonia etutti gli altri Paesi del blocco orientale, disposta a non fa-re sconti a nessuno. E che vuole allungare le mani su tut-to, in vista di una forte diminuzione della protezione suiprodotti continentali: latte, carne, cereali. Ortofrutta e vino possono diventare terra di conquista, odi compensazione, per quelle produzioni più esposte alleinsidie del mercato globale. E non a caso proprio dalNord-est Europa parte una delle richieste più pericolose,quella di consentire la produzione di ortofrutta su terreni

che beneficiano di un aiuto disaccoppiato, creando unosquilibrio tra eventuali nuovi produttori e produttori sto-rici. Insomma, sulla nuova Ocm i giochi sono aperti e suquesto numero del Corriere i lettori potranno farsi un’i-dea della posta in gioco attraverso una serie ragionata diinterventi e servizi. Sull’ortofrutta per l’Italia è davvero un “rischiatutto”: dob-biamo tenere le posizioni, e se possibile migliorarle, evi-tando la “sindrome zucchero”, cioè di perdere in un colpometà della produzione e decine migliaia di posti di lavo-ro. Sicuramente accettare la logica del disaccoppiamento to-tale per il trasformato significherebbe perdere metà dellafiliera produttiva dei derivati del pomodoro (polpe, pas-sate, pelati). Mentre per il fresco bisogna rinsaldare ilruolo delle Organizzazioni produttori, accrescere la lorocapacità di aggregazione - aumentata, ma siamo ancora alivelli bonsai rispetto all’Europa - e intervenire sulle crisidi mercato con strumenti di protezione e programmazio-ne a livello europeo. Se perdiamo base produttiva - e quiil rischio è concreto - è inutile poi parlare di competiti-vità del sistema Italia. Un tema riemerso con forza alla notizia delle trattative ri-guardanti la probabile cessione di Esselunga, ultimagrande catena distributiva italiana privata, agli inglesi diTesco (o ad altri compratori stranieri). Il patron di Esse-lunga, Bernardo Caprotti, con una serie di clamorosi an-nunci sui giornali, ha rivendicato con orgoglio la propriaautonomia di scelta e soprattutto ha manifestato la più to-tale contrarietà ad una cessione alla catena Coop: “Esse-lunga e Coop sono due aziende inconciliabili e incompa-tibili”, da sempre concorrenti. L’idiosincrasia di Caprottiper i “comunisti” è nota, quindi nessuna sorpresa. Il temaè un altro: l’Italia ha disperato bisogno di mantenere unaquota significativa di mercato della Gdo in mani nazio-nali, di costruire un gruppo in grado di affacciarsi ancheall’estero: per evitare ulteriori penalizzazioni delle nostreproduzioni, per aprire nuove strade al nostro export.Questa della Gdo è ormai una vera “questione nazionale”,su cui anche la politica, il governo, non possono rimane-re insensibili. Una qualche forma di tutela ci vuole, alpunto in cui siamo arrivati. Non chiamiamola protezio-nismo, ma qualcosa si deve fare. Dobbiamo lasciare via li-bera all’ulteriore rafforzamento dei francesi di Carrefour,o all’arrivo dei giganti iberici Corte Inglès o Mercadona?Quando ci fu in ballo lo zucchero nazionale, il mondoproduttivo si mosse e trovò energie e risorse per acquista-re Eridania. Su Esselunga ci giochiamo parte del nostrofuturo agroalimentare. La battaglia (residuale) per l’ita-lianità della Gdo è la stessa battaglia per la difesa del ma-de in Italy in Europa e nel mondo. Gli strumenti finan-ziari ci sono: venture capital, fondi di private equità, ecc.C’è qualcuno, privato o coop, che se ne vuole occupare?

Italia a caccia di alleanze nella UeE per Esselunga, una sfida decisiva

✍ Lorenzo Frassoldati

CorriereOrtofrutticolo EDITORIALEE

5N o v e m b r e 2006

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6 N o v e m b r e 2006

AMATRADE pagina 83ASOEX CHILE pagina 10AWETA pagina 59CHEP ITALIA pagina 47CIESSE PAPER pagina 28CLAUSE TEZIER pagina 61CLERICI pagina 66COMETA DOORS pagina 30CPR SYSTEM pagina 34-35ENZA ZADEN pagina 25EURO POOL SYTEM pagina 4FOGLIATI cop. I e IIFRUIT CONTROL EQUIPMENT pagina 40FRUIT LOGISTICA pagina 70GARLETTI pagina 80GF GROUP pagine 2-3JUNGHEINRICH pagina 1

CorriereM E N S I L E D I E C O N O M I AE AT T UA L I T À D I S E T TO R E

A N N O X X - N u o v a s e r i eN O V E M B R E 2 0 0 6

S O M M A R I O

Ocm, le priorità dell’Italia PAG.29 Il settore punta sull’innovazione PAG.39

RUBRICHE

THE FIRST ITALIAN

ancora più grande 22

Napoli, 23-25 febbraio. Debutta la fiera biennale AgroSud 24

Roma, 14-17 aprile. Cibus nella capitale tutti gli anni dispari 24

OSSERVATORIO PREZZIGd italiana: in calo le mele, su i kiwi

26

BIOLOGICO NEWSBio, la Cina ora fa sul serio 65

Bruxelles fissa regole severe per leimportazioni extra Ue 66

Austria: il bio trascina il settore alimentare 67

GRANDE DISTRIBUZIONEMecades chiude i battenti. In fuga dalla super-centrale 68

Esselunga si fa desiderare. Caprottidice no a Tesco e Coop 69

QUARTA - QUINTA GAMMAFresh cut più diffusi 70

Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Mirko Aldinucci (coordinatore)

Eugenio Felice

Hanno collaborato:Emanuele Bonora, Sergio Ferrari,

Maicol Mercuriali, Emanuele Mùrino, Alessandra Ravaioli, Magda C.Schiff,

Maddalena Sommariva

Redazioneviale Nino Bixio, 1/A

37126 VeronaTel. 045.8352317-Fax 045.8307646e-mail: [email protected]

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ProfiloIl Corriere Ortofrutticolo si è afferma-to come rivista “di filiera” del settoreortofrutticolo italiano. La rivista colle-ga chi produce, chi commercializza echi vende al pubblico, oltre ai settoriconnessi (dai macchinari ai trasporti).La diffusione è capillare in Italia, do-ve si è allargata alla grande distribu-zione alimentare e al dettaglio orga-nizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è unformidabile, unico e specializzatostrumento di raccordo e di informa-zione per l’intero settore.È presente a fiere in Italia e all’Esterodove è diffuso a indirizzi specializzatidi oltre 30 nazioni.

Diffusione6.000 copie.Ripartizione del mailing per categoRie:Grossisti 28%Dettaglianti 22%Produttori 21%Supermercati 9%Import-export 6,5%Servizi 6,U%Tecnologie e Trasformati 3,5%Altri 3,5%

EDITORIALEItalia a caccia di alleanze nella Ue. E per Esselunga, una sfida decisiva 5

GENTE & FATTIAnche in Italia è allarme obesità. Sono 800 mila, e in aumento, i casi gravi 8

Mirtilli trentini in Rai grazie a occhio alla spesa 9

La Sicilia celebra il fico d’India e attende la Dop per scalare i mercati 11

LETTERA DA BRUXELLESLa Ue semplifica e pensa al bio 12

SPAZIO APERTOCosì la Basilicata investe nel settore 15

NOTIZIARIOSos degli esperti: “La ricerca è ancora bistrattata” 17

Succhi di frutta, polemica tra Coldiretti e trasformatori 18

Libano, il Mipaaf costruisce una task force post-bellica 19

Portacontainer da record per Maersk Line: 11.000 Teu 19

La tipicità paga: il consumatore gli riconosce fino al 30% in più 20

Centro nazionale del germoplasma frutticolo, a Roma la sede 20

APPUNTAMENTICatania, 10-11 novembre. Primomeeting AgroMediterraneo 22

Napoli, 15 novembre. Un convegno pre-senta l’Iso 22000 22

Agadir, 7-10 dicembre. Sifel Marocalla quarta edizione 22

Berlino, 8-10 febbraio. Fruit Logistica

L’ELENCO DEGLI

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7N o v e m b r e 2006

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w w w . f r u t t a o n l i n e . i t

NEL PROSSIMO NUMERO

ATTUALITÀ

SCHEDA PRODOTTO

EUROPA-MONDO

☛ Bilancio di un annoI protagonisti della filiera tirano lesomme di un 2006 che si apprestaad andare in archivio tra luci edombre e si sbilanciano sulleprospettive future

� Logistica e trasporti Due aspetti sempre piùdeterminanti per ottimizzare leoperazioni e ridurre i costi: sotto lalente problematiche, progetti ediniziative

� La mela del futuroSul Corriere Ortofrutticolo didicembre tutti gli input emersi daInterpoma di Bolzano, che ha approfondito i temi cruciali per ilmondo delle pomacee

☛ Le novità del Sial Resoconto del Salone dell’alimen-tazione francese che dedicava que-st’anno grande spazio al mondodell’ortofrutta. Numerosi gli espo-sitori e i visitatori italiani

☛ Agrumi: l’Africa emergeSi prospetta una campagna diffi-cile per gli agrumicoltori euro-pei, che scontano la forte pres-sione sui prezzi esercitata dallagrande distribuzione organizza-ta e la concorrenza dei Paesi delSud del Mediterraneo. L’export di Egitto, Turchia e Ma-rocco verso i ricchi mercati eu-ropei aumenta di anno inanno, creando seri grattacapiai produttori del Vecchio conti-nente

Imballi riutilizzabili, è battaglia PAG.51 Frutta esotica, il boom è finito? PAG.79

MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKETOrtofrutticolo

PANORAMANegli Usa sale l’allarme per l’agroterrorismo 77

Serra inferno 77

È tempo di castagne e marroni,commercializzamoli meglio! 78

Primo Piano - OcmOcm, le priorità dell’Italia 29

Primo Piano - OcmLa bozza Ue: pochi ritocchi al fresco, disaccoppiamento per il trasformato 29

Primo Piano - Ocm«L’Ocm deve rimanere caposaldo ma servono più finanziamenti» 33

Primo Piano - OcmLa Corte dei Conti: aggregazioni, lontanissimo il traguardo del 60% 37

Innovazione. Innovazione parola chiave per elevare la competitività 39

Innovazione. La distribuzione organiz-

zata chiede maggiore massa critica 41

Innovazione. La gestione vocale degliordini agevola il lavoro nei magazzini42

Innovazione. Fragole… con il pilota automatico nella linea da 130 cestini al minuto 45

Innovazione. Rfid, Jungheinrich capofila del progetto di sviluppotedesco 46

Innovazione. In vetrina allo Smau tecnologie e servizi di ultima generazione 48

Mercati all’ingrosso, in vendita i posteggi? 49

Dinamismo e concorrenza serrata. Battaglia sugli imballi riutilizzabili 51

Pesca e nettarina Igp, vendite in attivo56

Kiwi, cresce il raccolto europeo. E il Nord America segna il passo 58

Il cavolo dell’Adige cerca nuovi spazinell’Europa allargata 60

L’export? È debole 62

Sementi, Cac si conferma leader 63

Consumi Ue 2005 in flessione. Ma l’Italia si conferma in ripresa 71

Agrumi, l’Europa soffre il boom deiPaesi del Sud mediterraneo 72

FRUTTA ESOTICA. Frutta esotica, fased’assestamento. Papaia e mango tirano,importare banane conviene meno 79

È la banana il vero frutto “globale”. Il 20% del raccolto viene esportato 82

EUROPA MONDO

ATTUALITÀ

ICEM pagina 33IFCO pagina 55LA COSTIERA pagina 15MELAPIÙ copertina IIIMONTINI pagina 13NESPAK pagina 56PANNITTERI pagina 14PIZZOLI pagina 20SAMMO pagina 39SEMINIS pagina 23SHOELLER ARCA SYSTEM pagina 57SYNGENTA pagina 21SO FRESH pagina 43SOPEXA pagina 44SPREAFICO pagina 65TURONI pagina 49-51-53VILMORIN pagina 16VOG copertina IV

INSERZIONISTI

SCHEDA PRODOTTO

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FATTIGE

NTE

& CorriereOrtofrutticolo

N o v e m b r e 2006

Allarme obesità anche in Italia.Nella Penisola, su 5 milioni diobesi, 800.000 sono affetti da obe-sità grave. Mentre nell’interomondo industrializzato, circametà della popolazione è in so-vrappeso. Tanto che l’obesità rap-presenta la seconda causa di mor-te prevenibile, dopo il fumo. In Italia negli ultimi dieci anni laprevalenza dell’obesità e aumen-tata del 50% soprattutto nei sog-

getti in età pediatrica e nelle clas-si socio-economiche più basse. Lespese socio-sanitarie dell’obesitàin Italia sono stimate in circa 23miliardi di euro annui. La mag-gior parte dei costi (più del 60%)è dovuta all’incremento della spe-sa farmaceutica e ai ricoveriospedalieri, ad indicare quanto ilsovrappeso e l’obesità siano i rea-li responsabili di una serie di gra-vi patologie associate quali pro-blemi cardiovascolari, metaboli-ci, osteoarticolari, tumorali e re-spiratori, che comportano una ri-dotta aspettativa di vita ed un no-tevole aggravio per il sistema sa-nitario nazionale. Ai costi diretti vanno poi aggiun-ti i costi indiretti; infatti i pazien-ti obesi hanno spesso difficoltà atrovare un impiego o a mantene-re buoni livelli di produttività,fanno segnare un maggiore as-senteismo ed una minore resa sullavoro. Dati, quelli emersi a metàottobre a Firenze al Congresso na-zionale di chirurgia dell’obesità,che non possono che far rifletteree che possono costituire un pre-zioso alleato per chi vuole spin-gere sempre di più un’alimenta-zione sana basata, magari, sul-l’ortofrutta.

Battaglio si inventa i “Fruttaparty” per spingere gli studenti a mangiare sano

Battaglio fa entrare la frutta nelle scuoledalla porta principale. Per l’anno scola-stico da poco iniziato l’azienda torineselancia Fruttaparty, progetto sperimenta-le di educazione alimentare che coin-volgerà i bambini di alcune scuole perl’infanzia e scuole primarie del capo-luogo e della provincia piemontese. L’iniziativa si concretizza in una vera epropria festa organizzata all’interno del-la classe, dove esperti animatori portanol’allegria, i colori e i sapori della fruttafresca di stagione coinvolgendo bambi-

ni ed insegnanti in simpatici giochi digruppo. Colori, pennarelli, cartoncinicolorati, musica, canti, palloncini e na-turalmente la frutta, che grazie alle atti-vità proposte dagli animatori si trasfor-ma in una compagna di giochi. Il pro-getto nasce dal desiderio di diffonderela cultura del cibo sano fra i più piccoli.Battaglio negli ultimi mesi ha lavoratocon un pool di dietologi, psicologi in-fantili, nutrizionisti e animatori per da-re vita ad un format che consenta di im-parare divertendosi anche sui banchi.

Consumo di frutta dei bambini e grado di istruzione delle madri. C’èuna relazione che lega questi due aspetti: lo hanno rilevato i ricerca-tori dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr di Avellino. Indicativo il rapporto tra abitudini alimentari e titolo di studio ma-terno: il consumo di frutta aumenta partendo dal 40 per cento dei fi-gli di mamme con licenza elementare, per salire al 45 di quelli la cuimamma ha un diploma di media inferiore, al 55 di figli di mamme di-plomate alle superiori, fino al 58 per cento dei figli di laureate; in-versa la tendenza per le merendine (45% figli di mamme con licenzaelementari, 33 medie, 24 superiori e 21 laureate) e di bevande zuc-cherine (16% elementari, 7 medie, 4 superiori, zero tra i figli di lau-reate). L’obesità e i disturbi dell’alimentazione non sono problemiesclusivamente sanitari e ignorarne le implicazioni socio-culturali ri-duce il successo di qualsiasi intervento di prevenzione. (M.M.)

La mamma che ha studiatodà più frutta al suo bambino

Anche in Italia è allarme obesitàSono 800 mila, e in aumento, i casi gravi

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FATTIGENTE &CorriereOrtofrutticolo

9N o v e m b r e 2006

Dal Trentino aglistudi di Rai Uno: imirtilli sono statiprotagonisti dellapuntata del 28 set-tembre scorso di“Occhio alla spe-sa”, la popolaretrasmissione tele-visiva condotta daAlessandro DiPietro, in ondatutte le mattinedal lunedì al ve-nerdì. A parlaredelle deliziose bacche è statochiamato Michele Scrinzi (foto so-pra), direttore della CooperativaSant’Orsola di Pergine Valsugana(Trento), la più importante realtàitaliana per la produzione e com-mercializzazione dei piccoli frut-ti. Nel corso del suo intervento haillustrato ai quasi 900.000 tele-spettatori della trasmissione ca-ratteristiche, qualità e aspetti nu-trizionali dei mirtilli che, graziead aziende all’avanguardia comela Cooperativa trentina, entranoregolarmente nel carrello dellaspesa degli italiani durante tuttol’arco dell’anno.Si è parlato delle diverse varietàdel genere Vaccinium, dai mirtil-li spontanei neri o rossi di picco-la pezzatura, fino alle tipologiegiganti che vengono invece colti-vate, sottolineandone le proprietàsalutistiche comprovate dai piùrecenti studi in campo medico-scientifico.Il mirtillo è noto, in particolare,per l’azione protettiva sulla pellee gli occhi: l’elevata presenza diantociani naturali di vitamina Arende questo frutto prezioso perla difesa dei tessuti epiteliali eper la vista. È utile anche a chisoffre di russamento, poichérinforza il palato molle, la cuimancanza di tonicità provoca ilfastidioso difetto di respirazione.I mirtilli, oltre alla vitamina A,sono un concentrato di vitamine

B e C, aiutano lacircolazione san-guigna e rafforza-no i capillari ve-nosi, soprattuttoquelli periferici.Scrinzi ha, infine,ricordato gli effet-ti positivi sullamemoria: esperi-menti condotti sucavie animalihanno dimostra-to che quelle ali-mentate con mir-

tilli ricordavano più facilmente ilpercorso che, all’interno del labi-rinto di Morris, porta al cibo. Piùvolte, durante la trasmissione, èstata menzionata la nuova MissItalia, Claudia Andreatti, origina-ria proprio di Pergine. Che il se-greto della sua bellezza risiedanel consumo regolare dei piccolifrutti?Quanto ai prezzi, i collegamentidai Mercati hanno fatto presenteche al Mercato di Torino un cesti-no di mirtilli da 125 grammi co-sta 2 euro, mentre a quello di Mi-lano 1,75. Per le varietà giganticoltivate la spesa si avvicina quin-di attorno ai 16 euro al chilo, unprezzo piuttosto elevato, giustifi-cato però dal costo della manodo-pera (il mirtillo di Sant’Orsolaviene raccolto a mano e collocatodirettamente dai produttori nelcestino destinato poi ai consuma-tori) e dalla coltura specializzatache richiede l’impiego di partico-lari strutture, fra cui copertureantipioggia e antigrandine. Proprio all’innovazione tecnolo-gica nella produzione di mirtilli edegli altri piccoli frutti (more, ci-liegie, lamponi, ribes, fragole efragoline) sono stati indirizzatinegli ultimi anni gli investimentidella Cooperativa che nel 2005 hacommercializzato complessiva-mente 6.000 tonnellate di piccolifrutti con un ricavo di 40 milionidi euro.

Mirtilli trentini in Raigrazie a “Occhio alla spesa”

Il rispetto per la natura e la bat-taglia per preservare la stessapassano anche dalla ricerca disoluzioni che privilegino fontidi energia pulita e rinnovabile.La cooperativa Ortler di Laces,una delle nove associate Vip(Associazione produttori orto-frutticoli della Val Venosta) hadeciso di installare il primo im-pianto fotovoltaico per i frutti-coltori della valle.La condizione indispensabileper la produzione di energia so-lare è il clima favorevole e lapresenza costante del sole; inquesto senso la Val Venosta van-ta 300 giorni l’anno di sole, piùche sufficienti per garantire unefficiente funzionamento. L’im-pianto entrerà in funzione en-tro gennaio 2007, produrrà unquarto dell’energia utilizzatadalla Cooperativa in un anno,

fino ad oggi acquistata esclusi-vamente dalla rete elettrica esarà il più grande impianto fo-tovoltaico in Alto Adige (838kWh valore di picco progettatoper produrre oltre un milionedi kilowattore di energia). Ilfunzionamento dell’impianto,che ha comportato un investi-mento di 4,5 milioni di euro,sarà “complementare alla rete”:quando la Cooperativa richiedeun consumo superiore alla pro-duzione del fotovoltaico, prele-verà una quota dalla rete, men-tre nei momenti di esubero ce-derà alla rete elettrica l’energiaeccedente. E presto l’energiapulita verrà contemplata nelPiano programmatico delle al-tre cooperative associate.

Energia solarein Val Venosta

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FATTIGENTE &CorriereOrtofrutticolo

È un frutto difficile per la raccol-ta, la commercializzazione, laconservazione e con una battutasi potrebbe definire un “fruttospinoso”, ma a San Cono, minu-scolo Comune all’estremità dellaprovincia catanese, è considera-to la risorsa principe e il paese siè autoproclamato capitale del fi-co d’india. L’Italia del resto è il primo pro-duttore mondiale di questo frut-to spinoso e la Sicilia è leader trale regioni italiane. I dati econo-mici, molto sommari perchéspesso i frutti vengono venduti informa privata dagli stessi produt-tori ai commercianti al minuto,parlano di circa 25 mila tonnella-te di raccolto che valgono oltre 3milioni di euro di giro d’affari. San Cono è circondato dalle paledi fico d’india e i filari spinosi diquesta cactacea, che botanica-mente si chiama Opuntia ficusindica, entrano quasi dentro ilcentro abitato producendo un ef-fetto surreale. E ora una trentinadi produttori ha costituito unConsorzio e chiesto di poter otte-nere il marchio di Denominazio-ne di origine protetta al ministe-ro dell’Agricoltura e intanto ven-dono i frutti in cassette di carto-ne a seconda della qualità e delladimensione ad un prezzo che va-ria da 1 a 2,50 euro il chilo. Il fico d’India è stato celebratoanche a Roccapalumba, semprenell’isola, con una tre giorni traconvegni, esposizione e folkloretenutasi dal 13 al 15 ottobre. Nelcorso della manifestazione si èparlato anche di “Marchio Dop aRoccapalumba” e sono stati asse-gnati una serie di premi dedicatial frutto e ai prodotti derivati dal-la sua lavorazione. Negli ultimicinque anni a Roccapalumba èraddoppiata la superficie coltiva-ta: oltre 100 gli ettari dedicati. Sono circa 1.500 gli ettari coltiva-ti a fico d’India in Sicilia da oltretremila produttori.

11N o v e m b r e 2006

La Sicilia celebra il fico d’Indiae attende la Dop per scalare i mercati

L’agricoltura sta-tunitense è inte-ressata alla ci-polla borettana,piccola, rotondae gustosa, origi-naria della zonapadana di Boret-to (Reggio Emilia), che la Pro-vincia di Reggio sta cercando ditutelare a livello europeo conl’Indicazione della tipicità geo-grafica. La rivista specializzataamericana “Onion World” dedi-ca alla borettana uno specialeche cita in particolare, tra i pro-duttori, la famiglia Alberici diBoretto, attiva nel settore dal1925. A Gianni e Pier Luigi Al-

berici, in parti-colare, si dà attodi avere rivitaliz-zato e ampliatola produzionedel loro nonno. Iprimi documentiche attestano la

coltivazione della borettana lun-go l’argine del Po risalgono al1426. A livello gastronomico,“Onion World” esalta, in partico-lare, la cipolla borettana consu-mata con l’aceto balsamico econ pesce di mare o di fiume,ma pubblica pure la foto di Ro-berto Ascari, fantasioso gelataiodi Boretto che ha inventato il ge-lato alla cipolla.

Gli Usa corteggiano la cipolla padana di Boretto

E in pianura spuntanole prime arachidi

Sono state raccolte le prime “noccioline” semina-te nella pianura padana come alternativa allecoltivazioni tradizionali per combattere i cam-biamenti climatici che provocano ricorrente sic-cità anche nelle regioni del Nord Italia. Si tratta della prima espe-rienza di coltivazione commerciale dell’arachide in Italia, una pian-ta resistente al caldo che non necessita di acqua se non nella fase ini-ziale; la prova ha dato risultati produttivi che hanno superato le piùrosee previsioni. Le “noccioline” crescono sottoterra contenute nei tradizionali bac-celli disposti a grappolo nelle radici e con la prima “cavatura” dellepiante dal terreno, avvenuta in provincia di Alessandria, si è avuta lasorpresa della presenza di quasi sessanta baccelli, il doppio di quelliche si formano normalmente. Un successo che apre grandi prospettive di crescita alla coltivazionecon l’obiettivo di passare dagli attuali 250 a diecimila ettari coltivatinel 2007, che riuscirebbero peraltro a soddisfare appena il 5 per cen-to del consumo nazionale di “noccioline” che è aumentato fino a rag-giungere le 30.000 tonnellate (600.000 tonnellate nell’Unione Euro-pea) ma dipende quasi totalmente dalle importazioni.

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BRUXELLESLe

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CorriereOrtofrutticolo

Mentre scriviamo questa “lette-ra”, martedì 24 ottobre, a Lussem-burgo è in corso una “due giorni”dei ministri dell’Agricoltura del-l’Unione, presente per l’ItaliaPaolo De Castro. Molta la “carneal fuoco” ma, per quanto riguar-da il settore ortofrutticolo, ciòche ha un certo interesse è il dos-sier riguardante i prodotti biolo-gici. L’Italia è molto coinvolta: indiscussione non solo la politicaeuropea del prossimo futuro ver-so queste produzioni ma anche laquestione dell’etichettatura deiprodotti sulla quale la Coldirettiha mosso una vera e propria bat-taglia per quanto attiene allatracciabilità e quindi innanzitut-to alla provenienza (a difesa del-le produzioni italiane) e sullaquale sono, da parte loro, moltoattente tutte le associazioni deiconsumatori europee. Non si at-tendono dalla discussione deci-sioni definitive ma l’impostazio-ne generale della politica euro-pea per il settore.

LA SEMPLIFICAZIONE DELLE REGOLE

“Semplificare la politica agricolaeuropea deve diventare una sfidaper tutti”. È questo il nuovo motto dellaCommissione per ridurre i costi e migliorare la competitività del-l’agricoltura europea. Per dimo-strare che c’è la volontà di rag-giungere questo obiettivo, Bruxel-les ha messo a punto un pianod’azione per l’attuazione di 20azioni concrete illustrate nel cor-so di un ampio convegno dedica-to alla semplificazione della poli-tica agricola comune (Pac) cheha riunito a Bruxelles esperti da

tutta Europa. Le nuove azioni cheverranno realizzate da ora fino al2007, vanno dalla liberalizzazio-ne della vendita dei prodotti agri-coli per le colture energetiche, al-la delega ad un solo organismo, o ad un minor numero, per il con-trollo delle aziende che benefi-ciano di aiuti Ue in modo da met-tere fine ad una situazione cheha fatto dire ad un produttorepresente al convegno: “Ormai gliagricoltori vedono più i control-lori che la loro moglie”.La commissaria europea Ma-riann Fischer Boel ha tenuto achiarire: “La semplificazionenon punta nè a smantellare laPac nè a indebolire i controlli sulmodo in cui vengono spesi i soldidei contribuenti e non intendia-mo fare nuove riforme nel 2008”al momento del “bilancio di salu-te” della Pac. Ciò non toglie che ilprocesso di semplificazione del-l’agricoltura europea sia partito:dopo il piano d’azione con i 20interventi concreti, la Commis-sione Ue prevede di presentare indicembre una proposta (nell’am-bito di una semplificazione tec-nica) “per un’organizzazione dimercato unica destinata a sosti-tuire 21 organizzazioni comunidi mercato (Ocm) che regolanoattualmente i diversi mercatiagricoli”. Faranno eccezione i set-tori del vino e dell’ortofrutta peri quali saranno avviate a breve lerispettive riforme dell’Ocm.Queste alcune azioni che potreb-bero andare direttamente a bene-ficio dei produttori italiani sui 20interventi previsti:Accorpamento controlli. Si trat-ta dei controlli per l’eco-condi-zionalità (per gli aiuti Ue chevengono accordati nel rispetto dialcuni parametri ambientali e di

qualità) che devono seguire il re-golamento finanziario in vigore.Utilizzo migliore delle tecnolo-gie. Si consente di inserire il tra-sferimento delle licenze di im-port/export attraverso l’invio online della sola comunicazione de-gli allevatori.Applicare de minimis a control-li. Si introdurre una soglia mini-ma sul costo dei controlli azien-dali per evitare che il costo delleverifiche sia superiore al contri-buto a favore del produttore.Set-aside per alimenti animali.In caso di condizioni climaticheavverse è lo stato membro - nonpiù la Commissione europea - adecidere la misura di intervento.Colture energetiche. Liberalizza-zione della vendita dei prodottidestinati a colture energetichesenza vincolo di contratto. Alleeco-energie può andare anchetutto il materiale vegetale scarta-to dagli olivicoltori.Tutela delle produzioni euro-pee. Etichette più trasparenti, inun primo tempo per le uova, epoi per altri prodotti.Promozione prodotti agricoli.Facilitare la gestione dei pro-grammi anche a livello delle sin-gole organizzazioni.

LIMITARE I PESTICIDI

Agricoltura e ambiente uniti per l’equilibrio ecologico. Anche ilConsiglio dei ministri europeidell’Agricoltura concorda sullanecessita di creare un quadro diregole certe per un uso piu soste-nibile di pesticidi e fitosanitari,esaminando con interesse laproposta di regolamento dellaCommissione relativa all’immis-sione in commercio dei fitosani-tari. A Bruxelles sono state messea punto una comunicazione suuna “strategia tematica” sull’usosostenibile dei pesticidi e unaproposta di direttiva.

12 N o v e m b r e 2006

La Ue semplifica e pensa al bio Una due giorni tra i ministri comunitari dell’Agricoltura

ha tracciato le linee guida future del biologico,mentre un Piano d’azione punta a snellire la Pac

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CorriereOrtofrutticolo

di Gaetano Fierro*

Con la campagna ortofrutticola 2006 è stato inver-tito l’andamento negativo degli anni scorsi e si as-siste ad una leggera ripresa con un andamento deiprezzi migliore rispetto all’immediato passato. I ri-sultati, malgrado le quantità inferiori prodotte, so-no di segno sostanzialmente positivo interrompen-do quel trend negativo che specie per le campagne2004 e 2005 aveva fatto vacillare i nostri imprendi-tori agricoli. Mentre attendiamo i risultati della vendemmia,che per quanto riguarda l’uva da tavola ha avuto unbuon inizio, va segnalato che i prezzi spuntati dagliimprenditori agricoli sul pomo-doro sono di gran lunga supe-riori a quelli dello scorso annoquando la produzione fu mag-giore. Quest’anno, invece, inspecial modo nel Lavellese, laprogrammazione regionale haprevisto una superficie investi-ta a pomodoro del 30% circa in-feriore a quella del 2005 conuna minore produzione ed unmaggiore equilibrio tra doman-da e offerta e quindi pagamentimigliori, specie per quello daindustria. Positivi anche i risul-tati per i pomodorini e per i co-comeri nonostante la raccolta,per questi ultimi, sia stata avviata con un ritardo dialmeno dieci giorni. Le altre ortive come il cavol-fiore e i broccoli hanno fatto segnare, nella primaparte dell’anno, una tendenza positiva dei prezzi alproduttore legata anch’essa alla bassa offerta; in se-guito, con la commercializzazione delle varietà tar-dive e la maggiore offerta di prodotto, i prezzi sonoscesi.Per quanto attiene alle altre colture come le frago-le, i prezzi di commercializzazione sono stati più

elevati della scorsa stagione, in corrispondenza conuna minore quantità. I problemi maggiori si sonoverificati per gli agrumi, le pesche e le albicoccheche per le condizioni climatiche hanno avuto bas-sa produzione e scarsa qualità. La nuova programmazione regionale 2007-2013 incorso di elaborazione per le aree di grande voca-zione per l’agricoltura intensiva dovrà utilizzareappieno le attitudini territoriali. Strumenti basila-ri sono, in tale direzione, i distretti agroalimentariche hanno il compito di organizzare le filiere intutta la loro ampiezza dalla produzione sino allacommercializzazione. A tal fine occorre fornire alterritorio le necessarie infrastrutture a partire dal-

le strade. In tale quadro si ren-de necessario l’ampliamentodella Potenza-Melfi, l’attuazio-ne della Potenza-Lauria-Cande-la e il completamento dellaBradanica quali vettori essen-ziali per lo sviluppo, oltrechèl’utilizzo per l’imbarco dellemerci dei porti come quello diTaranto e Salerno e dell’aviosu-perficie di Pisticci.Va ricordato a questo propositol’accordo stipulato a Napoli insede di Conferenza degli asses-sori regionali all’Agricolturaper l’infrastrutturazione cheprevede risvolti interessanti an-

che per la Basilicata. Negli assi prioritari regionaliper affrontare la competizione globale si lavorerànel potenziamento dell’associazionismo in specialmodo nei settori dell’ortofrutta e dei servizi di assi-stenza tecnica alle aziende agricole in modo che sipossano affrontare nel migliore dei modi le avver-sità atmosferiche e le problematiche dovute allaglobalizzazione dei mercati.

* assessore regionale all’Agricoltura della Basilicata

15N o v e m b r e 2006

Così la Basilicata investirà nel settore

SPAZIO APERTO

Il 2006 sta per

chiudersiin modo positivo,

ora si punta suDistretto

e strutture

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N o v e m b r e 2006 17

La ricerca e sperimentazione ita-liane in campo ortofrutticolohanno un appuntamento cui nonpossono mancare: l’Europa. Perpresentarsi adeguatamente a que-sto impegno servono però una re-te integrata interistituzionale,centri ad hoc per il rinnovo va-rietale e figure professionali spe-cializzate nella conoscenza ap-profondita dei bandi per la parte-cipazione ai progetti europei edella loro peculiarità. Rinnovo varietale e innovazionesono le chiavi di volta per la com-petitività dell’ortofrutticolturaitaliana, secondo quanto emersorecentemente a Cesena al conve-gno “Ricerca in ortofrutticoltura.Nuove strategie e linee guida deiprogetti nazionali e internazio-nali”. Se lo stato del settore a li-vello italiano è tutt’altro che sod-disfacente, la ricerca ortofruttico-la italiana si sta ritagliando il suospazio, non senza fatica, nel con-testo europeo. Ma la nuova sfidarappresentata dall’Europa richie-de sforzi ed interventi mirati. La riforma del settore della ricer-ca da parte del Mipaf - datata ot-tobre 2005 - ha avuto un avvio po-co felice, in quanto il parere deisette esperti inizialmente incari-cati di fornire indicazioni sugliinterventi da attuare non è statotenuto in minima considerazio-ne nella fase decisionale. Solo do-po l’“insorgere” del mondo dellaricerca la riforma ha “aggiustatoil tiro”, nel febbraio di quest’an-no, riconsiderando i suggerimen-ti degli esperti, tra cui quello didare più spazio a centri di eccel-lenza nella ricerca genetica. Il bi-lancio della riforma, ad oggi, ve-de da una parte lo status quo delmondo della ricerca sostanzial-mente immutato, se si esclude lariduzione delle sedi di ricerca da80 a 55, dall’altra una totale inca-pacità ad innovare il settore. Un

esempio lampante è quello dell’I-stituto sperimentale per il tabac-co, il cui ruolo è oggi ormai ob-soleto, che è “sopravvissuto” gra-zie alla trasformazione in centrodi ricerca per le colture alternati-ve al tabacco. L’incontro di Cesena è stato aper-to da Francesco Salamini, unodei sette esperti incaricati dal Mi-paaf di fornire indicazioni per lariforma. A Silviero Sansavini, del Diparti-mento colture arboree dell’Uni-versità di Bologna, il compito difotografare gli orientamenti isti-tuzionali italiani ed europei sullescelte tematiche e i finanziamen-ti per la ricerca. “A livello nazio-nale si assiste tuttora ad una sot-tostima dell’importanza della ri-cerca - ha detto - nonostante iltentativo di ristrutturazione deglienti istituzionali (per rendere la

loro azione più mirata ed effica-ce) e il finanziamento di unbuon numero di progetti. Unaboccata d’ossigeno dovrebbe arri-vare con il passaggio entro il2010, dall’1,07% al 3% del Pil pergli investimenti in ricerca e svi-luppo. Sul fronte europeo, da undecennio l’Italia sta diventandotra i protagonisti, seppure nonancora di primo piano, intra-prendendo una strada nuova, cer-to più impegnativa, ma anchepiù proficua, con la partecipazio-ne a progetti che hanno portatoun apprezzabile avanzamentotecnologico. Il problema in que-sto caso è crescere in Europa sen-za trascurare il contesto naziona-le, che va coinvolto. Occorre crea-re maggiori collegamenti tra ri-cerca e indirizzi politici e svilup-pare il coordinamento tra le atti-vità di ricerca degli enti italiani.La parola d’ordine dei prossimianni deve essere collaborazione”.

NCorriereOrtofrutticolo

Sos dagli esperti:«La ricerca è ancorabistrattata»

Mazzata per le già esanguicasse dell’agricoltura italiana:in virtù di una decisioneadottata dalla CommissioneEuropea ad inizio ottobre, do-vranno essere restituiti aBruxelles oltre 310 milioni dieuro per spese sostenute irre-golarmente nell’ambito dellaPac, a causa dell’inadeguatez-za dei procedimenti direcupero applicati dall’Italia.Le autorità nazionali sono re-sponsabili infatti deipagamenti, del controllo del-le spese e del recupero dellesomme indebitamente versatenell’ambito della Pac. Spettaalla Commissione assicurarsiche gli Stati membri proceda-no al recupero dei pagamentiirregolari. La decisione si riferisce a re-cuperi relativi ad irregolaritàcomunicate dagli Stati mem-bri fino al 31 dicembre 1998. Di norma, le conseguenze fi-nanziarie di irregolarità chenon possono essere recupera-te sono a carico del bilanciocomunitario, ma in questi ca-si la Commissione ha ritenu-to che questi Stati membrinon abbiano applicato con ladovuta diligenza iprocedimenti di recupero,motivo per cui i costi delmancato recupero sono postia loro carico. Oltre all’Italia, risultano a de-bito, ma per cifre nettamenteinferiori, Spagna (2,3milioni), Regno Unito (2 mi-lioni), Francia (1,3) e Germa-nia (0,6 milioni).

Pac, l’Ue impone all’Italiadi restituire 310 milioni

nNOTIZIARION

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CorriereOrtofrutticoloNotiziario

I produttori italiani di succhi ebevande di frutta aderenti all’Aii-pa Confindustria hanno espres-so “forti preoccupazioni per l’im-patto negativo che potrebbe ri-percuotersi, sia sulle stesseaziende che sull’intera filiera,dall’aumento delle materie pri-me”, ossia, essenzialmente, lafrutta. Secondo gli industriali trasfor-matori, per la frutta italiana gliaumenti di costo all’origine si sa-rebbero attestati, rispetto allacampagna 2005, intorno al 40%(soprattutto per albicocche, peree mele) raggiungendo punte diaddirittura il 65% per quanto ri-guarda le pesche. Leggermente diverso il quadrodelineato dall’associazione perquanto concerne invece i prodot-ti con provenienza straniera: perpompelmi e ananas gli incre-menti di costo avrebbero rag-giunto il 30%, con punte del 60%per quanto riguarda le arance.Dati, questi, duramente contesta-ti dalla Coldiretti secondo la qua-le dopo anni in cui l’industriaalimentare dei succhi ha sottopa-gato a pochi centesimi la fruttaagli imprenditori agricoli, il fal-so allarme prezzi suona come un“clamoroso pretesto per coprirespeculazioni di mercato e spinteinflazionistiche”. I prezzi dei succhi di frutta invendita sul mercato, infatti - lareplica piccata della Coldiretti -dipendono per il 90% da voci di-verse dalla frutta stessa che moltiimprenditori agricoli hannosmesso di coltivare proprio per-ché i costi di produzione negliscorsi anni hanno superato i ri-cavi derivanti dalla vendita alleindustrie. Anziché lanciare allarmi ingiu-stificati l’industria alimentaredovrebbe - il contrattacco dellaColdiretti - lavorare sulla traspa-

renza delle etichette con l’indica-zione della provenienza dellacomponente agricola degli ali-menti per non far cadere i con-sumatori nei rischi dell’ingannodi prodotti stranieri, quali learance, spacciati come naziona-li. Una polemica che ha avuto va-sta eco sui giornali dimostrandoche anche e soprattutto nel setto-re del trasformato la strada perarrivare a migliorare i rapportidi filiera è ancora lunga.

18 N o v e m b r e 2006

Succhi di frutta,polemicatra Coldirettie traformatori Il contrabbando di aglio cinese

in Europa interessa diretta-mente l’Italia dove quasi unospicchio consumato in cucinasu due è straniero, con un au-mento dell’8,5% dell’importnel primo semestre 2006. L’allarme è stato lanciato dallaColdiretti dopo la denunciadell’ufficio anti-frodi dell’U-nione Europea (Olaf) secondoil quale le società cinesi causa-no perdite al fisco pari a circa60 milioni di euro esportandoillegalmente aglio attraversooperazioni di triangolazioneche simulano una falsa origine

del prodotto da Paesi comeGiordania, Serbia, Turchia edEgitto. Non a caso la Turchia,che in passato non figurava trai fornitori italiani, ha esportatonella Penisola oltre 600 milachili di aglio nel primo seme-stre del 2006 e gli arrivi dall’E-gitto hanno fatto registrare unaumento record del 40%. Unaspinta all’import che - stima laColdiretti - porterà in Italia en-tro la fine dell’anno quasi 25milioni di chili di aglio stra-niero, mentre la produzionenazionale supera di poco i 30milioni di chili.

Aglio, è allarme contrabbandoCinesi protagonisti di triangolazioni irregolari?

La Giunta regionale della Basilicata ha approvato un bando - il cuifinanziamento ammonta a tre milioni di euro - che permetterà alleimprese agricole vivaistiche e ortofrutticole di richiedere contribu-ti per ammodernare le serre e migliorare le tecniche produttive.L’assessore all’Agricoltura, Gaetano Fierro, ha detto che l’obiettivo èquello di consentire alle aziende del settore di recuperare margini diprofitto, investendo sull’innovazione e, soprattutto, sul migliora-mento della qualità del materiale vivaistico, sulla certificazione esulla tracciabilità delle produzioni. Nello stesso tempo la misurapunta a ridare slancio alle colture in serra e in vivaio. Nello specifico sono finanziabili l’ammodernamento e la costruzio-ne di serre e ombrai, l’acquisto di impianti, l’acquisizione di mar-chi, brevetti e licenze, di tecnologie e software, il ricorso ai servizi of-ferti dai laboratori accreditati e l’acquisto di celle di germinazione,macchine e attrezzature. Il contributo massimo ammissibile è parial 50 per cento dell’investimento totale nelle zone svantaggiate e al40 per cento nelle altre aree.

In Basilicata approvato un bando da tre milionidestinato a migliorare serre e tecniche produttive

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CorriereOrtofrutticolo nNOTIZIARION

Un gruppo di esperti per la coo-perazione con il Libano. Il mini-stro delle Politiche agricole, ali-mentari e forestali Paolo De Ca-stro ha firmato lo scorso 9 ottobreil decreto con il quale viene co-stituito il gruppo che dovrà defi-nire programmi di sviluppo e ini-ziative in campo agricolo nelPaese dei cedri dopo i recentieventi bellici che lo hanno inte-ressato. Coordinatore della task force dicooperazione, Cosimo Lacirigno-la, capo Ufficio rapporti interna-zionali Mipaaf. Assieme a lui so-no stati designati, tra gli altri,Giuseppe Ambrosio, capo Dipar-timento politiche di sviluppo Mi-paaf, Ernesto Carbone, capo se-greteria particolare del ministrodelle Politiche agricole alimenta-ri e forestali e Guglielmo Giorda-no, Direzione generale coopera-zione allo sviluppo, Desk Libano,ministero degli Affari esteri. Conloro, rappresentanti politici dellaRegione Puglia. “Vogliamo che la cooperazionesia operativa il più presto possi-bile - ha detto il ministro De Ca-stro -. La costituzione di questogruppo era l’atto concreto che siaspettava il ministro libanese, Ta-lal Sahali, incontrato recente-mente a Bari”. “Il gruppo di esperti italiani - haprecisato De Castro - lavorerà diconcerto con i colleghi libanesiper dare a una realtà duramentecompromessa dai recenti eventibellici prospettive concrete di re-cupero”.“È stato il presidente Prodi - ha ri-cordato De Castro - ad accoglieretempestivamente la richiesta diaiuto del premier libanese Senio-ra. Il Governo è convinto che at-traverso una solidarietà tempesti-va si concorra fattivamente a re-staurare la pace e ad allontanarenuovi rischi di conflitto”.

Maersk Line scopre la carte. Perla prima volta dopo molti anni, lasocietà leader nei trasporti mercivia mare ha dichiarato la capa-cità di carico di una nuova porta-container consegnatagli dal can-

tiere Odense Steel Shipyard. Sitratta di una nave da record: l’u-nità può infatti trasportare 11.000Teu (Twenty-foot equivalent uni-ted) ed è quindi attualmente laportacontainer più grande delmondo. Battezzata con il nomeEmma Mærsk, è la prima di unanuova serie di navi di classe Ps.L’unità è lunga 397 metri e larga56 metri. La portacontainer delgruppo danese avrà un equipag-gio formato da 13 persone.

19N o v e m b r e 2006

Libano, il Mipaafcostituisce una task forcepost-bellica Toyota ha lanciato una nuova generazione di carrelli da magazzino

progettati per garantire sicurezza e maggiore produttivitànell’order picking, un’attività intensiva sia dal punto di vista delpersonale addetto che per la mole di lavoro richiesta. Si tratta dellanuova gamma 7Lop, che comprende quattro modelli di commissio-natori con portate da 1.000 a 2.500 chili, dotati di tecnologia di ulti-ma generazione che aumenta sicurezza, confort e produttività.Il sistema di sterzo è stato migliorato su tutta la gamma, con l’intro-duzione di un nuovo gruppo timone ergonomico ed uno sterzo elet-

tronico che permette agli opera-tori di manovrare in modo faci-le e sicuro. La sicurezza è statamigliorata anche grazie al siste-ma di riduzione automatico del-la velocità in curva; quandol’angolo di sterzo supera i 25gradi, la velocità del carrelloviene automaticamente eproporzionalmente ridotta. Al-

tre caratteristiche di sicurezza presenti sulla gamma minimizzanoil rischio di incidenti manovrando da terra, come ad esempio il si-stema di blocco automatico della marcia quando si sterza lamacchina oltre i 20 gradi, eliminando così il rischio dischiacciamento dei piedi. Ulteriori caratteristiche ergonomichecomprendono un gradino di accesso di soli 130 millimetri, uno deipiù bassi nel mercato dei commissionatori, ed un confortevole pog-giaschiena che può essere regolato per adattarsi ai diversi operatori.La nuova gamma 7Lop incrementa anche la produttività, grazie apotenti motori trazione e al sistema di comunicazione Can-bus,che permette una più rapida ed affidabile trasmissione delle infor-mazioni tra i vari controlli della macchina. Per le applicazioni supiù turni di lavoro, il 7Lop può essere anche equipaggiato con unsistema di cambio batteria laterale, che assicura una sostituzionedella batteria rapida e semplice, aumentando in modo significativoil tempo operativo.“Siamo sicuri che la nuova gamma 7Lop - ha dichiarato Ciro Marto-ne, responsabile Prodotto di Toyota Carrelli Elevatori Italia - aiuteràle aziende a ridurre i costi globali relativi all’order picking mentrecontemporaneamente si otterrà un aumento nell’evasione degli or-dini e quindi della soddisfazione del cliente”.

Nuova generazione di carrelli da magazzino ToyotaRiduce i tempi migliorando sicurezza e produttività

Portacontainerda recordper Maersk Line:11.000 Teu

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CorriereOrtofrutticolo

La tipicità “paga” ed il consuma-tore medio è disposto a ricono-scere un prezzo maggiore per unprodotto che la garantisca. L’ef-fetto dell’etichetta che presentaprodotti di qualità e dimostra illegame con un territorio e le suecaratteristiche può innalzare ladisponibilità a pagare fino al 30%in più. Lo ha rilevato una ricerca- compiuta su un focus group diacquirenti dellagrande distribuzio-ne toscana - dal tito-lo “Prodotti tipici,percezioni di qua-lità lungo la filierae possibilità di svi-luppo nel mercato”che la Regione To-scana, tramite l’Ar-sia, ha affidato alleUniversità di Firen-ze e di Pisa. I risul-tati sono stati pre-sentati in occasione del semina-rio “Strategie per la qualità dell’a-gricoltura toscana” che si è svoltoil 10 ottobre a Firenze all’Audito-rium del Consiglio Regionale invista della conferenza dell’agri-coltura di dicembre, cui hannopartecipato l’assessore regionaleall’Agricoltura e foreste della Re-gione Susanna Cenni e l’ammini-stratore dell’Arsia, Maria GraziaMammuccini oltre agli attori del-la filiera della qualità agroali-mentare toscana. Il tema dellaqualità e tipicità è centrale in

una regione come la Toscana, an-che a giudicare dai numeri: sono19 i prodotti certificati dall’Uecon i marchi Dop e Igp (e altri 23sono in fase di riconoscimento),40 i marchi di origine del vino,451 i prodotti censiti come tradi-zionali, 1.523 le aziende biologi-che (con altre 737 aziende in fasedi conversione), 620 le razze e va-rietà locali inserite nei repertoriregionali.Secondo la ricerca i consumatoriitaliani hanno consapevolezzadelle caratteristiche di territoria-lità, tradizione e certificazionedei prodotti tipici e la possibilitàdi degustare e acquistare i pro-

dotti sul posto nonè una motivazionesecondaria delle lo-ro scelte turistiche;i turisti stranierihanno invece latendenza a riferirela tipicità alla To-scana, all’Italia o alMediterraneo in ge-nerale e si lascianoguidare principal-mente dal prezzo edal gusto.

All’allungarsi della filiera si com-plica il problema della percezio-ne e della valutazione della qua-lità dei prodotti tipici e infattidalla ricerca emerge che deve es-sere conservato un legame fortetra il consumatore e il territoriodi origine, le sue valenze cultura-li, storiche, sociali. La ricerca hapoi approfondito anche le poten-zialità e i limiti delle forme dicertificazione di origine, comedifesa dalle imitazioni e come se-gnale importante inviato ai con-sumatori sulla qualità.

È stato inaugurato il 6 ottobrenella sede del Cra - Istituto speri-mentale per la frutticoltura diRoma - il Centro nazionale delgermoplasma frutticolo.L’inaugurazione è avvenuta al-l’interno della tradizionale “Mo-stra pomologica delle varietà deifruttiferi”. Il progetto, coordinatodal Cra–Isf, è finanziato dal Mi-paaf e nasce dall’esigenza di rac-cogliere in un’unica area tutte levarietà frutticole presenti sul ter-ritorio nazionale. L’obiettivo èquello di assicurare in modo per-manente la salvaguardia del ger-moplasma frutticolo, con parti-colare riguardo alle varietà italia-ne. La collezione, pensata per13.000 esemplari, ne raccoglie at-tualmente 5.000 delle principalispecie frutticole.Il finanziamento del Mipaaf haconsentito l’acquisto di 30 ettaridi terreno nel cuore del Parcodell’Appia Antica.

Pomodoro gigante, Deco vicinaArriverà nel 2007 la Denomina-zione di origine comunale per ilpomodoro “cerrato”. L’ammini-strazione comunale di Asti si pre-para a certificare la Deco perquesto particolare pomodoro damensa, noto anche come “il gi-gante degli orti”. Si tratta di unavarietà di grandi dimensioni, ori-ginaria dell’astigiano, che sem-brava destinata a scomparire per-chè poco richiesto dal mercato.

20 N o v e m b r e 2006

La tipicità paga:il consumatoregli riconoscefino al 30% in più

Notiziario

Centro nazionale del germoplasmafrutticolo,a Roma la sede

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CorriereOrtofrutticoloappuntamenti

Il mercato euromediterraneo deiprodotti agroalimentari si staaprendo ad un nuovo scenario,che culminerà, nel 2010, con la li-beralizzazione degli scambi.Quali conseguenze ed opportu-nità si apriranno per gli impren-ditori italiani? Quali saranno lenuove relazioni nel mercato? L’I-talia, e la Sicilia in particolare,potrà diventare base per la crea-zione di valore aggiunto e di in-novazione nella produzione ecommercializzazione dei prodot-ti agroalimentari?Per affrontare queste tematiche,la Compagnia delle opere agroa-limentare e la Regione Sicilia,con il patrocinio del ministerodelle Politiche agricole alimenta-ri e forestali e del ministero degliAffari esteri, hanno organizzatoil primo meeting AgroMediter-raneo, dal titolo “L’area di liberoscambio del 2010. Un’opportu-nità per l’agroalimentare dei Pae-si del Mediterraneo”, che si terràil 10 e 11 novembre prossimi a Ca-tania.Un evento rivolto a imprenditoriagroalimentari e del mondo deiservizi connessi, operatori, tecni-ci e amministratori pubblici fina-lizzato a creare conoscenze e op-portunità in vista dell’importan-te scadenza.Oltre a Paolo De Castro, ministrodelle Politiche agricole alimenta-ri e forestali e Salvatore Cuffaro,presidente della Regione Sicilia-na, alla due giorni di lavoro sonoattesi numerosi amministratoridi enti locali e non, rappresen-tanti della grande distribuzione(in particolare Francesco Puglie-se, consigliere di amministrazio-ne di Coopernic e direttore gene-rale Conad Italia), studiosi (Lan-franco Senn, università BocconiMilano) ed esponenti del mondoproduttivo e del sistema camera-le (tra cui Giuseppe Tripoli, se-gretario generale dell’Unionca-mere).

Bureau Veritas Certification orga-nizza il 15 novembre a Napoli unconvegno gratuito per presentarela norma Iso 22000:2005 (Haccp).La nuova norma, pubblicata daIso il primo settembre dello scor-so anno, è uno standard volonta-rio finalizzato ad armonizzare idifferenti schemi Haccp con i dif-ferenti standard utilizzati per laverifica della sicurezza igienica ecertificabile da ente di terza par-te. A dodici mesi dalla sua intro-duzione, ha già raccolto numero-si consensi dal mercato e nel pa-norama agroalimentare interna-zionale.La Iso 22000 sarà presentata at-traverso un’analisi tecnica deisuoi requisiti, delle sue integra-zioni con gli standard Brc e Ifs,delle opportunità aperte e soprat-tutto attraverso la presentazionedi esempi concreti di applicazio-ne.Per informazioni ed iscrizioni,contattare entro il 10 novembreBureau Veritas (tel. 02/27091289 -fax 02/2552980, www.certifica-tion.bureauveritas.it)

È giunta alla quarta edizione Si-fel Maroc, la più importante fieradel Nord Africa dedicata alla fi-liera ortofrutticola e rivolta ad unpubblico professionale. Organiz-zata da Iec, si terrà nella città diAgadir, sulla costa atlantica delMarocco, dal 7 al 10 dicembre.Anche quest’anno la fiera regi-strerà una nuova crescita in ter-mini di dimensioni, di espositorie di visitatori, a conferma dellavivacità del settore in uno deiPaesi, assieme a Turchia ed Egit-to, che più sta crescendo nel ba-cino del Mediterraneo. I numeridi presentazione parlano chiaro:

la superficie espositiva è pratica-mente raddoppiata rispetto a dueanni fa. Nell’edizione 2005 gliespositori erano stati 302, i visita-tori 24 mila. All’interno delletensostrutture che hanno ospita-to Sifel Maroc erano presenti sia igrandi produttori marocchini,tra cui Azura e Idyl, sia i playereuropei del settore tecnologia.Per l’Italia ricordiamo: Frigosi-stem, Fruit Control Equipment,Graziani, Ilpa Ilip, Infia, Net-pack, Nespack, Sammo, Unitec.

Cresce l’attesa per l’edizione 2007di Fruit Logistica. E il salone in-ternazionale leader del commer-cio ortofrutticolo, in programmaa Berlino dall’8 al 10 febbraio, siappresta a battere ancora unavolta i record stabiliti l’anno pri-ma grazie soprattutto alla nutritapresenza di espositori dei Paesiproduttori europei, che intendo-no rafforzare la loro già consi-stente presenza per risponderealla concorrenza del Sudamerica.In particolare, sarà necessarioaprire un nuovo padiglione, ilnumero 25 che, con i suoi 7.500metri quadrati, verrà integratoper la prima volta nell’evento fie-ristico come piattaforma di pre-sentazione riservata al continen-te americano: qui verranno alle-stiti stand da Argentina, Brasile,Cile, Costa Rica, Ecuador, Hondu-ras (presente per la prima volta),Canada, Colombia, Messico, Perùe Stati Uniti. L’area sarà collegatadirettamente, attraverso il padi-glione 5.2 con il circuito “tradi-zionale” di Fruit Logistica. Un’altra novità è rappresentatadalla presenza di uno spazio spe-cifico per le attrezzature indu-striali quali macchiniari per

22 N o v e m b r e 2006

CATANIA, 10-11 NOVEMB.

Primo meetingAgroMediterraneo

NAPOLI, 15 NOVEMBRE

Un convegnopresenta l’Iso 22000

AGADIR, 7-10 DICEMBRE

Sifel Marocalla quarta edizione

BERLINO, 8-10 FEBBRAIO

Fruit Logisticaancora più grande

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24 N o v e m b r e 2006

CorriereOrtofrutticoloappuntamenti

l’imballaggio, per lo smistamen-to e per l’etichettatura: le tecno-logie saranno protagoniste so-prattutto nel padiglione 6.1. In totale, saranno circa 1.800 gliespositori provenienti da oltre 60Paesi (2006: 1.611 da 64 Paesi) chepresenteranno nelle tre giornateuna panoramica completa delmercato. L’area espositiva siestenderà di 12.000 metri quadra-ti, per un totale di 72.000 metriquadrati (+20% sul 2006). È atte-sa la presenza di circa 40.000 vi-sitatori altamente specializzatiprovenienti da oltre 110 Paesi. Na-zione partner, sarà questa voltal’Olanda.A tre mesi dall'inizio della quin-dicesima edizione della rassegna,si delinea poi una partecipazionerecord di aziende della catena lo-gistica del settore ortofrutticolo

mondiale. Fruit Logistica verràinaugurata il 7 febbraio alle ore18 nella sala 3 del Centro con-gressi di Berlino, mentre il 26esi-mo Forum della Frutta e VerduraFresca si concentrerà su “Nuoveidee per creare più valore”.Altri sei forum, organizzati neidiversi padiglioni, si rivolgeran-no agli specialisti del settore convari argomenti: “Il commercio aldettaglio di generi alimentari alivello internazionale-Prospetti-ve 2010: il discount è arrivato alculmine del suo sviluppo?”; “IPaesi Bassi: trend-setter e piat-taforma d’interscambio per ilcommercio ortofrutticolo”; “Asia:un partner con un grande futu-ro”; “I prodotti tedeschi si affer-mano nonostante l’aspra concor-renza”; “Bio? Logico! L’Europapunta sul mercato dei prodottibiologici”; “Innovazioni per ilcommercio della frutta: logisticad’avanguardia”.

Debutta il prossimo febbraio aNapoli AgroSud, fiera biennaleche si occuperà della filiera orto-frutticola e di quella lattiero-ca-searia. La manifestazione inten-de coprire un vuoto, non esisten-do nel Mezzogiorno d’Italia unafiera agricola che abbia spessorenazionale o internazionale, no-nostante l’importanza e la rap-presentatività del Mezzogiornod’Italia e del bacino mediterra-neo nel mondo agricolo e la ne-cessità di innovazione in taliaree. Così si spiega la nascita diAgroSud, salone di macchine, at-trezzature, impianti ed accessoriper l’agricoltura, la zootecnia el’industria lattiero-casearia non-ché sementi, piante, bulbi, ferti-lizzanti, concimi, fitofarmaci,mangimi, foraggi, integratorizootecnici e prodotti veterinari.La kermesse espositiva, che pun-terà molto all’aspetto dell’inno-vazione, si svolgerà dal 23 al 25febbraio 2007 a Napoli, nel quar-tiere espositivo della Mostra d’Ol-tremare. L’unicità di AgroSud stanella suddivisione in due filierefondamentali: quella zootecnicae quella ortofrutticola. Per que-st’ultima, si segnala la presenzadi aziende sementiere, vivaisti,aziende produttrici di concimi efitofarmaci, costruttori di mac-chine e attrezzature per la lavora-zione e il confezionamento delprodotto finito, istituti di certifi-cazione e, infine, i produttori, iquali avranno l’opportunità dientrare in contatto con i ristora-tori ed i rappresentanti della Gd.La rassegna avrà una vocazioneprevalentemente mediterranea.Non a caso, in collaborazionecon la fondazione LaboratorioMediterraneo, si cercherà neglianni pari di esportare il modelloAgroSud da Napoli ad altri Paesidel Mediterraneo. Per maggiori informazioni:www.fieraagrosud.it

“Roma è lo scenario ideale per ri-lanciare l’agroalimentare italia-no sui mercati internazionali. Lacapitale può prestarsi bene perattirare l’attenzione dei più im-portanti operatori del settore, tral’altro con possibili riflessi positi-vi anche sul Mezzogiorno”. Il pre-sidente di Federalimentare, LuigiRossi di Montelera, spiega così lestrategie che hanno portato l’e-sperienza di “Cibus” nella CittàEterna, dando vita a Cibus Roma,in programma dal 14 al 17 aprile2007. La rassegna, promossa dal-la Fiera di Parma Spa e dalla stes-sa Federalimentare, si terrà negli

anni dispari, alternandosi all’o-monimo evento parmense. Unamanifestazione “business to busi-ness”, che in ogni caso coinvol-gerà anche il pubblico attraversomanifestazioni che si svolgeran-no fuori degli spazi espositivi del-la Fiera, realizzate in collabora-zione con il Comune di Roma. Incontemporanea al momentoespositivo nelle location più sug-gestive della capitale saranno in-fatti ospitati eventi satellite cheproporranno attraverso degusta-zioni e “CibusShow” le più varie efantasiose declinazioni dei pro-dotti principi dell’industria ali-mentare italiana. In concomitan-za con la rassegna avranno ancheluogo la convention degli impor-tatori “Apertamente-Porte Aper-te”, nonché l’assemblea annualedi Federalimentare.Lo spazio espositivo vero e pro-prio sarà di oltre centomila metriquadrati.

NAPOLI, 23-25 FEBBRAIO

Debutta la fiera biennale AgroSud

ROMA, 14-17 APRILE

Cibus nella capitaletutti gli anni dispari

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26 N o v e m b r e 2006

PREZZIO CorriereOrtofrutticoloOS

SERV

ATOR

IO

Punto Vendita Banane Kiwi Mele Pere ago-06 set-06 ago-06 set-06 ago-06 set-06 ago-06 set-06

Frutta: i prezzi nella GDO Italiana a confronto

MilanoEsselunga 1,73 1,72 2,90 2,69 1,59 1,55 1,93 1,84Euromercato 1,22 1,26 2,73 3,08 1,76 1,63 1,99 1,91Ipercoop 1,69 1,54 2,82 2,87 1,63 1,49 1,92 1,88Sma 1,69 1,60 2,24 2,63 1,98 1,51 1,98 1,84Lidl 0,91 1,07 2,79 2,75 1,30 1,30 1,57 1,57

BolognaConad 1,79 1,94 3,17 3,40 2,03 1,64 2,17 2,10Coop 1,61 1,45 2,87 2,37 1,64 1,47 2,22 1,91Esselunga 1,73 1,72 2,86 2,79 1,51 1,54 1,92 1,80Euromercato 1,44 1,33 2,79 2,90 1,48 1,32 1,78 1,62Ipercoop 1,80 1,63 2,64 3,31 1,47 1,33 1,99 1,75

Fonte: Banca Dati CSO - rosso prezzo aumentato - verde prezzo diminuito - nero prezzo stabile* I dati sono medie ottenute da rilevazioni settimanali relative a tutto il comparto frutticolo e comprendenti tutte le referen

RomaCoop 1,58 1,54 1,97 2,77 1,46 1,35 1,96 1,82Euromercato 1,05 1,10 2,78 2,98 1,83 1,52 1,74 1,70Gs 1,44 1,55 2,66 2,25 1,77 1,67 1,91 1,77Panorama 2,06 1,94 2,73 3,84 2,00 1,78 1,97 2,87Lild 0,91 1,07 2,94 2,75 1,44 1,29 1,69 1,55

La tabella elaborata dal Cso per que-sta rubrica rappresenta una sintesi dirilevazioni settimanali effettuate sualcuni punti vendita della Gdo. I datioriginali delle rilevazioni, compren-dono naturalmente una analisi speci-fica per singolo prodotto di tutte le re-ferenze presenti, dalla varietà al tipodi confezionamento, alla presenza dieventuali promozioni, alla presenzadi prodotti di marca o semplici com-modities o private label. Per dovere di sintesi si è ritenuto in-teressante esplicitare alcune tendenze di prezzo deidiversi punti vendita rilevati. In sostanza dalla tabella, anche se appunto in estre-ma sintesi, si sono voluti indicare i valori medi deiprezzi rilevati, comprendendo in questi valori tuttele possibili variabili del caso, dalle promozioni, cheimmancabilmente spingono al ribasso i prezzi, al-la presenza di prodotti a marchio o alla presenza diuna più o meno ampia referenziazione dello stessoprodotto nel medesimo punto vendita o in puntivendita diversi.

I valori che risultano offrono, purcon le valutazioni fatte in premessa,uno spaccato delle tendenze deiprezzi medi mensili nella Gdosenz’altro interessanti per i lettori co-me attestano le citazioni di riferi-mento a questa tabella. Le banane sono proposte ad un prez-zo medio di 1,50/kg, pressoché stabi-li rispetto al mese precedente. Il kiwimantiene la leadership di prodottopiù costoso fra quelli di stagione, lamedia prezzo è di 2,89/kg, con un

aumento di 0,17/kg rispetto ad agosto. In netto calole quotazioni medie delle mele, la forbice prezzi vada un minimo di 1,29/kg ad un massimo di 1,79/kgcon media di 1,49/kg.Pere con prezzi leggermente in diminuzione, si pas-sa da un valore medio di 1,92/kg a 1,86/kg.Tutta la frutta estiva tende al ribasso: susine, peschee nettarine segnano valori medi inferiori rispettoad agosto. La specie regina dell’autunno, l’uva, sipresenta con prezzo medio di 1,93/kg, ben 0,43/kgin meno rispetto ai valori medi di agosto.

Gd italiana: in calo le mele, su i kiwi

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27N o v e m b r e 2006

OOSSERVATORIOP

REZZI

CorriereOrtofrutticolo

Dalla metà di settembre allametà di ottobre i prezzi registratidai prodotti ortofrutticoli neiprincipali Mercati all’ingrossoitaliani sono stati abbastanza sta-bili con tendenza al ribasso piut-tosto che al rialzo. Questo in par-ticolare è valido per gli ortaggima anche per alcune varietà difrutta, come le mele e, in alcunesettimane, anche per l’uva da ta-vola. Discreta fase invece per unprodotto come il kiwi alla metàdi ottobre.Nell’ultima settimana di settem-bre al Mercato di Fondi delle 16categorie di riferimento (2 per gliagrumi, 6 per la frutta, 8 per gliortaggi) 9 hanno segnato un an-damento stabile, 5 un andamentoin discesa e solo 2 un andamentoal rialzo. Le voci stabili sono statii limoni Sicilia, le arance Valen-cia, le mele Royal Alto Adige, lepesche Italia di medio calibro, le

pere William Emilia Romagna, lalattuga romana Italia, le melan-zane tonde Lazio, il melone gial-lo Sicilia; le voci in discesa sonostate l’uva Italia siciliana, il po-modoro verde Lazio, i pomodoriciliegino Lazio e tondo Lazio, ipeperoni Campania; in rialzo so-lo le susine Italia e le zucchine.Per restare a Fondi, significativoil fatto che nella prima settimanadi ottobre nessuna referenza diriferimento ha segnato un rialzoe ben 15 su 16 hanno registratoprezzi stabili.Questa fiacchezza del mercato haavuto riscontri anche altrove, aVerona per esempio dove fin dal18 settembre sono stati segnalatielevati quantitativi di prodotto afronte di una richiesta di mercatopiutosto ferma: ne hanno risenti-to tutti gli ortaggi e un po’ menola frutta. Sempre a Verona questoandamento è stato confermato

anche all’inizio di ottobre, con ri-bassi anche significativi per alcu-ne varietà di mele tra cui le Gol-den. Verso la metà di ottobre la si-tuazione a Verona è un pochinomigliorata, ma non per le meleche hanno continuato a segnareprezzi modesti. Buon avvio dicampagna invece per le castagnee positive quotazioni per il kiwi.Al mercato di Bologna si è con-fermata la tendenza alla stabilitàdelle quotazioni con l’uva da ta-vola Italia che dalla fine di set-tembre alla metà di ottobre ha se-gnato qualche ritocco positivopassando da prezzi medi tra 1,60-1,80 euro a 1,80-2 euro. Le meleGolden a Bologna in questo stes-so periodo hanno confermatoquotazioni medie tra 1,40 e 1,60euro, in discesa le susine, stabiligli agrumi con i limoni Verdelloquotati tra 1,05 e 1,20 euro; ortag-gi assolutamente stazionari.

Susine Pesche Nettarine Uvaago-06 set-06 ago-06 set-06 ago-06 set-06 ago-06 set-06

(media agosto - settembre 2006)

2,31 1,96 1,82 1,90 1,84 1,48 2,26 1,702,52 2,20 1,79 1,88 1,82 1,71 2,11 1,722,36 2,19 2,01 2,04 1,74 1,78 2,64 2,351,95 1,86 1,72 1,61 1,67 1,52 1,86 1,711,39 1,68 1,51 1,50 1,60 1,50 1,88 1,42

2,75 2,42 2,57 1,92 2,32 2,03 3,62 3,302,13 1,99 1,84 1,86 1,76 1,72 2,81 2,372,36 1,93 1,84 1,76 1,72 1,49 2,35 1,781,95 1,86 1,72 1,63 1,87 1,68 2,33 2,042,15 1,95 1,79 1,72 1,65 1,74 2,33 2,08

nze della specie in esame comprese le promozioni ed escluso il biologico

2,05 2,00 1,74 1,54 1,77 1,49 2,39 1,802,07 1,79 1,64 1,82 1,66 1,69 1,99 1,851,98 2,09 1,65 1,99 1,59 1,99 2,33 1,522,09 2,08 1,78 1,65 1,57 1,73 2,54 1,971,58 1,73 1,45 1,50 1,58 1,39 1,95 1,35

Ingrosso,mercato fermo con punte negative

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CorriereOrtofrutticolo OCMPRIMO PIANO P

“Dobbiamo costruire una lista dipriorità da rappresentare all’U-nione Europea, quando avremola proposta giuridica per l’Ocmdel settore ortofrutticolo”. Lo hadichiarato il ministro delle Politi-che agricole alimentari e foresta-li, Paolo De Castro, nel corso de-gli Stati Generali dell’ortofruttadello scorso 17 ottobre, riferendo-si alla bozza di proposta presenta-ta recentemente dalla Commis-sione Europea che traccia le lineedella futura Ocm di settore. Dallabozza emerge che, per quanto ri-guarda i prodotti ortofrutticolitrasformati, si potrebbe applicareil disaccoppiamento totale, l’aiu-to slegato alla produzione, men-tre per il segmento del fresco, ac-cantonata l’ipotesi del disaccop-piamento totale, resterebbe fer-mo il ruolo centrale giocato dalleOrganizzazioni produttori (Op),con alcune possibili modifiche aipiani operativi e ai fondi d’eserci-zio che, in qualche misura, po-trebbero risultare in sovrapposi-zione con i piani di sviluppo ru-rale. Altro nodo sensibile riguarda lapossibilità che la CommissioneEuropea consenta la produzionedi ortofrutta su terreni che bene-ficiano di un aiuto disaccoppiato,creando uno squilibrio tra even-tuali nuovi produttori e produtto-ri storici. La lista di priorità indicata dalministro si baserà anche sul ri-sultato della giornata d’ascoltoche ha dato l’opportunità a tuttoil mondo istituzionale - assessori,parlamentari della CommissioneAgricoltura e parlamentari euro-pei - al mondo produttivo, a quel-lo dell’industria e dei consumato-ri di accrescere il livello di cono-scenza “in modo che - ha dichia-rato il ministro De Castro - si creiun substrato comune”. Superata lafase d’ascolto “si passerà alla con-certazione - ha puntualizzato ilministro - con incontri già previ-

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Ocm, le priorità dell’ItaliaDopo gli Stati generali dell’ortofrutta del 17 ottobre a Roma

sono più chiari gli input con cui presentarsi a Bruxelles per cercare alleanze di vasta portata in vista della riforma

Sono due gli elementi che caratterizzano la bozza di riformadell’Organizzazione comune di mercato (Ocm) degli ortofrutticoliin Europa su cui stanno lavorando gli uffici della commissaria eu-ropea all’Agricoltura Mariann Fischer Boel. Il varo della propostaformale, previsto in prima battuta per il 29 novembre, è slittato al-la metà di dicembre, ma la bozza di partenza, presentata l’11ottobre, conferma le aspettative della vigilia. Il primo elemento riguarda il “disaccoppiamento totale” (ossia laseparazione netta tra l’aiuto Ue e l’ammontare della produzione)per tutti i sostegni destinati all’ortofrutta trasformata. Il secondofattore è relativo al sistema del fresco che verrebbe ritoccato mache globalmente non dovrebbe subire profonde variazioni.L’idea di slegare totalmente il sostegno Ue dall’evoluzione dellaproduzione, per quanto riguarda i trasformati, rappresenta una “ri-voluzione”. Tra gli elementi che pesano positivamente in favore diquesta scelta c’è il congelamento, di fatto, degli aiuti Ue attuali alcomparto che nel caso dell’Italia sono abbastanza rilevanti. Nell’ul-timo quinquennio infatti è cresciuta in Italia la spesa europea per itrasformati, superando i 300 milioni di euro. La riforma dell’Ocmortofrutta non dovrebbe intaccare il livello globale di contributi Ueche si situa intorno a 1,5 milioni di euro. Inoltre, sotto il profilodel negoziato multilaterale all’Organizzazione mondiale per ilcommercio (Wto), questi aiuti sono attualmente consideratipotenzialmente distorsivi per il mercato in quanto legati alla pro-duzione e quindi rischiano di essere soppressi. Se disaccoppiativerrebbero accettati anche a livello mondiale. Sull’altro piatto del-la bilancia pesano invece quelli che potrebbero essere gli aspettiproblematici della separazione dell’aiuto Ue dal livello della produ-zione: dai tempi di applicazione del sistema alla gestione di alcunefiliere, come quella del pomodoro, al mantenimento della produ-zione in alcune aree a rischio. Quanto al sistema degli ortofrutticoli freschi, la bozza ruota intornoalle organizzazione dei produttori ma l’essenziale del regime vieneconfermato con alcuni ritocchi. L’avvio del confronto ministerialesulla riforma è atteso a gennaio, nel semestre di presidenza tedesca.

La bozza Ue: pochi ritocchi al fresco,disaccoppiamento probabile per il trasformato

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CorriereOrtofrutticolo OCMPRIMO PIANO P

sti, come il tavolo verde, il tavolocooperativo, il tavolo degli indu-striali e con i sindacati, per poiarrivare a stilare l’elenco di prio-rità che devono essere la nostrabandiera dal punto di vista nego-ziale”. La sfida si sposterà quindi aBruxelles dove si tratterà di co-struire alleanze con i Paesi pro-duttori e con i non produttori diortofrutta, affinché le istanze ita-liane siano condivise anche daquei Paesi che hanno punti di vi-sta e approcci diversi al tema, ri-spetto a quello italiano. “Per ades-so - ha concluso De Castro - la co-siddetta procedura interservizi èappena cominciata; nessuno vuo-le ripetere l’esperienza del settorebieticolo saccarifero per cui, seb-bene l’Europa sia formata da 27Paesi, dobbiamo svolgere un ruo-lo di protagonismo ma con i pie-di per terra”.Per il presidente nazionale dellaCia-Confederazione italiana agri-coltori Giuseppe Politi “la nuovaOcm ortofrutta deve dare risposteadeguate alle esigenze dei produt-tori, salvaguardandone i redditi egarantendo reali certezze di svi-luppo per il futuro”. “Siamo peruna strategia - ha aggiunto Politi -che sia in grado di delineare unoscenario nuovo, per una crescitaequilibrata, per la valorizzazionedella qualità e della tipicità. Perquesta ragione la nuova Ocm do-vrà interessare l’ortofrutta frescae i prodotti trasformati.“Per l’ortofrutta fresca - ha rileva-to ancora Politi - la Cia e la Copa-gri sono per una semplificazionee un miglioramento dell’attualesistema. Resta valida la filosofiabasata sull’aggregazione dei pro-duttori, che deve vedere le loro or-ganizzazioni (Op) migliorare l’ef-

ficienza ed aumentare il volumedi prodotto commercializzato.Inoltre, vanno superati alcuniproblemi e criticità che finorahanno impedito un effettivo equi-librio e un solido sviluppo”.Per quanto attiene i prodotti orto-frutticoli trasformati, Politi ha ri-levato la necessità di una radicaleriforma, pur con alcune diversecaratterizzazioni a seconda dei

settori. Il presidente della Cia hapuntato l’accento, in particolare,sui pomodori da industria e sugliagrumi. Per i primi la Cia e la Co-pagri al fine di evitare che, con losvincolo totale dell’aiuto dallaproduzione si verifichi un im-provviso smantellamento del set-tore ed un disincentivo a produr-re, ritengono opportuno un pe-riodo di adattamento introducen-do un sistema di disaccoppia-mento parziale finalizzato a sti-molare la continuità produttiva ea mantenere le specificità locali.Anche per gli agrumi il presiden-te della Cia è per una radicaleriforma che si basi sull’aiuto a su-perficie, superando la farrogino-sità dell’attuale sistema. “Questoaiuto - ha concluso Politi - potreb-be essere integrato da incentivispecifici alla certificazione diqualità (biologico, Dop, Igp, buo-ne pratiche agricole)”.“Aspettiamo la proposta ufficialedella Commissione per giudicarei risultati del negoziato”, il com-mento di Confagricoltura, rap-presentata per l’occasione dalmembro di Giunta Salvatore Giar-dina. Confagri si è dichiarata inogni caso soddisfatta di come staevolvendo l’approccio alla rifor-ma. La nuova Ocm, sottolinea,sarà l’occasione per correggerealcuni meccanismi nel settoredel fresco e modificare profonda-mente il regime di aiuti alla pro-duzione per i trasformati, che ne-gli ultimi anni ha causato proble-mi agli agricoltori italiani.L’abbandono del regime alla tra-sformazione, a parere di Confa-gricoltura, rappresenterà unaspinta ad attuare una più correttapolitica di programmazione delleproduzioni, costruendo una con-trattazione con l’industria libera

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“Occorre salvaguardare il bud-get assegnato al nostro Paeseed evitare “travasi” di risorsetra Paesi e tra prodotti. Ognu-no dei quali ha la sua specifi-cità che occorre rispettare, co-me nel caso dei trasformati”.Lo ha detto - parlando dellarevisione dell’Ocm ortofrutta- il presidente Confagricoltu-ra Federico Vecchioni al Com-missario europeo all’Agricol-tura, Mariann Fischer Boel(nelle foto sopra), nel corso diun incontro bilaterale che sié svolto a inizio ottobre aBruxelles. Nell’occasione, Vec-chioni ha concordato con ilcommissario sulla gravità delfallimento del negoziato Wto,auspicando la ripresa delletrattative. E a metà ottobre,anche il presidente ColdirettiPaolo Bedoni ha incontratoFischer Boel, cui ha parlatoanche di Ocm.

Confagri e Coldiretti,appello a Fischer Boel

Da sinistra il presidente Cia Giuseppe Politi, l’assessore all’agricoltura dell’Emilia Romagna Rabboni e il ministro Paolo De Castro

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CorriereOrtofrutticolo

da influenze esterne. “È necessa-rio - ha evidenziato dal canto suol’assessore regionale all’Agricol-tura dell’Emilia Romagna TiberioRabboni - che l’Italia diventi pro-tagonista di una riforma che avviile modifiche strutturali in gradodi far superare le debolezze checaratterizzano il comparto, conparticolare riferimento alla con-centrazione commerciale del pro-dotto”. Rabboni ha rilevato cheserve un deciso cambio di passodelle politiche del settore: “Il 2006- ha detto - non ha segnato un’in-versione di tendenza rispetto allagravissima situazione del biennioprecedente: è proseguito il calodei consumi, sono aumentate leimportazioni e si è registrato unaumento delle esportazioni nonsufficiente a contrastare questiaspetti negativi. Gli elementi dipreoccupazione sono destinati adaggravarsi nel 2010, quando en-trerà in vigore l’area di liberoscambio con i Paesi del Mediter-raneo, nuovi Stati entreranno apieno titolo nell’Unione Europeae si riprenderanno i negoziati insede di Wto”. Per confrontarsi conil nuovo scenario mondiale, hasottolineato Rabboni, “occorre in-novare e qualificare la produzio-ne, non sempre in grado di regge-re la concorrenza internazionalesul piano dei costi. Altro puntoparticolarmente rilevante è rap-presentato dalla gestione dellecrisi di mercato e delle eccedenzeproduttive, che abbassano i prezzidei prodotti agricoli in modo in-sopportabile, attraverso una mo-difica delle norme attualmentein vigore”.“La nuova Ocm - ha proseguitol’assessore - presuppone un pattodi reciprocità con i protagonistidella filiera affinché si possanosuperare le nostre debolezze. È in-comprensibile il fatto che, a diecianni dall’entrata in vigore del re-golamento, solo il 28% del prodot-to nazionale si presenti sul mer-cato in modo organizzato, ancheper responsabilità del mondoagricolo che non riesce a supera-re una serie di limiti assoluta-mente anacronistici”. ●

32 N o v e m b r e 2006

Primo pianoOC

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L’Ocm potrebbe rivelarsi peri-colosa e dannosa più per iltrasformato, che per il prodot-to fresco. È quanto emerso il 5ottobre a Lecce nel corso di unconvegno organizzato da Feda-gri-Confcooperative sui possi-bili impatti della riformacomunitaria nel settore.Con il disaccoppiamento,secondo Fedagri, il rischio peril trasformato italiano ed inprimis per la filiera produttivadei derivati del pomodoro(polpe, passate, pelati) è unareplica delle con-seguenze già vistenel settore dellozucchero, vale adire un dimezza-mento della pro-duzione. È quin-di, secondo Feda-gri, fondamentalemantenere e mi-gliorare il meccanismo di aiu-ti che vede al centro della con-trattazione le Organizzazionidei produttori, e valutare lapossibile introduzione di “en-veloppe nazionali” che potreb-bero recepire e conciliare a se-conda delle diverse esigenze especificità delle Regioni diproduzione una serie di misu-re ammissibili. Per quanto riguarda il proble-ma delle crisi di mercato, èstato detto al convegno, vi èuna posizione condivisa dallacooperazione ortofrutticoladei principali Paesi produttori(Italia, Spagna, Francia e Por-togallo): occorre garantire nelfuturo rapidità, efficacia nellefasi di gestione delle crisi con-giunturali di mercato e quindibisogna continuare a tutelarel’operato delle Op e della Aopche devono rimanere soggettiprincipali avvalendosi di unfondo costituito dalle Op eAop, co-finanziato per dueterzi con risorse Ue, un terzo

con risorse proprie ed attivatodi concerto con leamministrazioni di riferimen-to nazionali e regionali. Laprevenzione e la gestione dimisure anti-crisi all’internodella Ocm è ritenutofondamentale da Fedagri perevitare l’abbandonodell’attività da parte di quegliimprenditori agricoli che nelcorso degli anni hannoeffettuato forti investimenti.Per le “crisi strutturali”, va ri-chiamata l’attenzione su altri

possibilistrumenti comu-nitari “orizzonta-li” e nazionali edin particolare sul-la necessità dichiarire, a certecondizioni, lacompatibilità di“aiuti di Stato” le-

gati a Piani nazionali o regio-nali di ristrutturazione e di ri-conversione varietale. Per ade-guare l’offerta al mercatooccorre poi riconvertire, masolo con una strategia di livel-lo europeo, altrimenti sitrasferisce solo il problemadelle eccedenze tra varietà etra produzioni.Recentemente la Corte deiConti ha espresso dubbi suquanto realizzato dalle Op inEuropa (si veda articolo di pa-gina 37). Ma Fedagri, non hadubbi: nell’epoca delle riduzio-ni progressive di bilancio ver-so cui è diretta la Pac, lecaratteristiche del settore basa-to su imprese con dimensionimedie aziendali ridotte giusti-ficano la destinazione delle ri-sorse su pochi soggetti - le Ope Aop - e verso obiettivi strate-gici e strutturali - delineati neiProgrammi operativi - chepossano consentire di mante-nere la competitività delleproduzioni.

Fedagri: prevenire e gestire meglio le crisi Il pomodoro rischia un crollo produttivo

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“La riforma dell’Organizzazionecomune di mercato dell’Ue perl’ortofrutta sarà ben accetta an-che in Italia”, aveva assicurato ilcommissario Ue all’AgricolturaMariann Fischer-Boel lo scorso20 settembre durante una confe-renza stampa a Bruxelles rispon-dendo a un cronista che chiedevaanticipazioni sul progetto diriforma. I protagonisti del siste-ma ortofrutticolo italiano si fida-no a metà delle parole del sessan-tatreenne ministro danese: se daun lato si confida su un potenzia-mento degli strumenti di soste-gno e di intervento per il fresco,dall’altro viene ritenuto più cheprobabile un disaccoppiamentodegli aiuti per il traformato. Dice il presidente di UiapoaGianni Brusatassi: “Il giudizio

che diamo all’attuale Ocm è buo-no sia per i risultati raggiunti intermine di aggregazione di pro-duttori e di prodotto, che per ilmiglioramento della qualità deiprocessi produttivi e di lavorazio-ne. Non a caso, a nove anni dallariforma, nonostante la comples-

sità dei regolamenti e delle nor-me nazionali il sistema delle Or-ganizzazioni dei produttori haraggiunto con 3.850 milioni dieuro di fatturato 2005 quasi il40% della Plv nazionale in termi-ni di valore ed il 55% in terminidi quantità. Ciò ha consentito al-le Op di adeguare le proprie strut-ture e di mantenere un sufficien-te livello di competitività nono-stante la sempre più agguerritaconcorrenza dei prodotti prove-nienti dai Paesi terzi. Aver inve-stito nel 2005 attraverso la pro-gettualità dell’Ocm fresco oltre260 milioni di euro è sicuramen-te indice di vivacità e rinnova-mento del settore organizzato,che merita una rinnovata fiduciae disponibilità di risorse. Quantoinvece al prodotto trasformato, le

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«L’Ocm deve rimanere caposaldoma servono più finanziamenti»

La parola ai big del settore«Le Op possono crescere,Bruxelles però investa»

Per il presidente di UiapoaGianniBrusatassil’Ocm vapromossain pieno

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risorse arrivate al settore hannocontribuito in modo determinan-te a qualificare la produzione fa-cendo diventare l’Italia il primoproduttore di pomodoro da indu-stria e tra i primi per quanto ri-guarda la produzione di agrumi.E per quanto rigurda la riformadel sistema di aiuto del trasfor-mato, crediamo che debba esseremantenuto l’attuale sistema ap-portando semmai correttivi chene migliorino l’efficienza di ge-stione e accrescano il ruolo dellaparte agricola e delle Op comesoggetti economici operanti nel-la filiera”. “Intanto - dice invece FabrizioMarzano, presidente Unaproa -cominciamo con il dire che que-sta riforma arriva fuori tempomassimo. Le nostre aspettativeerano per una revisione già apartire dal 2004 mentre ben chevada vedremo la sua applicazionesolo nel 2008. Questo ha penaliz-zato il comparto ortofrutticoloesposto come pochi alle evoluzio-ni del mercato, impedendo diconsolidare come tutti ci augura-vamo gli strumenti del sistemaovvero Op, Aop e organizzazioniinterprofessionali. Credo ci sianoampi spazi per migliorare il qua-dro di riferimento sia per il fre-sco che per il trasformato. La do-tazione finanziaria è, ad esem-pio, insufficiente a rispondere al-le reali esigenze del settore. Miauguro che i provvedimenti adot-tati ci consentano di posizionarciin modo più efficace sul mercato,ma serve più massa critica”.“Per gli ortofrutticoli destinati al-l’industria di trasformazione -commenta il presidente di Feda-gri Paolo Bruni - si parla insi-

stentemente di disaccopiamentogeneralizzato ed abrogazione deldivieto di coltivare sui terreni be-neficiari di premi Pac. Il rischioper il trasformato italiano ed inprimis per l’importante filieraproduttiva dei derivati del pomo-doro è una replica delle conse-guenze già viste nel settore dellozucchero, vale a dire un dimezza-mento della produzione. Bisognariconoscere il ruolo centrale del-l’Ocm, fondamentale motore diun fenomeno organizzativo chesi spera possa diventare ancorapiù accentuato nel futuro”. “Inol-tre - conclude Bruni - la preven-zione e la gestione di misure an-ti-crisi all’interno della Ocm èfondamentale”. Anche per il manager romagnoloRenzo Piraccini “l’Ocm ha avutoun ruolo fondamentale per mo-dernizzare e cementare le forzedi un settore che altrimenti nonavrebbe raggiunto certi livelli disviluppo”. “Basti pensare a com’ècambiata dalla fine degli anniNovanta ad oggi l’organizzazionenel comparto melicolo”, precisaPiraccini. “L’Ocm del fresco, so-stanzialmente, va bene cosìcom’è, ma a Fischer Boel e allaCommissione Europea chiedia-mo di intervenire sue due aspetti:quello economico, prevedendoun aumento del contributi di bi-lancio dal 4,1% attuale al 6% equello della gestione delle crisi dimercato in caso di surplus pro-duttivo congiunturale, per il qua-le auspichiamo l’attivazione diuna sorta di cassa “di resistenza”.Servirebbero, poi, una semplifi-cazione degli adempimenti e del-la burocrazia”. Piraccini ritieneperò che occorra fare qualcosa

anche all’interno dei confini na-zionali: “È indispensabile un’a-zione tesa a favorire i processi diintegrazione delle imprese; oc-corre prima che le imprese stessesiano realtà strutturate, concrete,solide, produttive, in grado di ga-rantire una riduzione dei costi al-la macro struttura, altrimenti ri-schiamo di dare spazio a Op “dicarta”, come già troppe volte è av-venuto sino ad ora”. Infine unabattuta sui rilievi della Corte deiConti europea: “Un giudizio cheva accettato ma che non inficia lavalidità dell’Ocm: non dimenti-chiamo che in pochi anni si èpassati da un mercato completa-mente protetto ad una liberaliz-zazione spinta. Cosa sarebbe suc-cesso senza riferimenti impor-tanti come questa normativa?”. Luigi Peviani, presidente diAneioa, sottolinea che gli espor-tatori, in linea di principio, con-dividono le richieste avanzate dalmondo agricolo riguardo l’au-mento del tetto dal 4,1 al 6% in fa-vore delle Op ma precisa che, perevitare distorsioni, dovrebberobeneficiare degli aiuti anche iproduttori singoli; inoltre, dice,dovrebbero maggiormente esserestimolate le relazioni all’internodella filiera. “Siamo contrari al principio del-la sussidiarietà in quanto, in unmercato unico, le regole devonoessere uguali per tutti gli opera-tori”, chiude Peviani. “Per quantoriguarda le modalità dell’aiuto,senza entrare nel merito delle op-zioni proposte, riteniamo debbaprevalere il principio di produrreper il mercato mirando semprealla qualità ed alla salubrità”.

Mirko Aldinucci

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Da sinistra Paolo Bruni (presidente Fedagri), Fabrizio Marzano (leader Unaproa) e Luigi Peviani (presidente Aneioa)

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I Conti, per la Corte, non torna-no. È un giudizio severo, accom-pagnato da un sonoro campanel-lo d’allarme (che non lascia spa-zio a dubbi: se la tendenza attua-le dovesse essere confermata, l’o-biettivo stabilito dalla Commis-sione, ovvero la concentrazionedel 60% dell’offerta nelle organiz-zazioni di produttori entro il2013, non sarà raggiunto), quelloespresso dall’organismo di con-trollo dell’Unione Europea in oc-casione della recente relazionespeciale (la numero 8 del 2006)dedicata all’Ocm ortofrutta.Come noto, a partire dal 1996,l’Unione Europea ha fornito unaiuto finanziario pari al 50% delcosto delle misure intraprese daiproduttori ortofrutticoli finaliz-zate, tra l’altro, al miglioramentoqualitativo della produzione, allariduzione dei costi di produzionee al miglioramento delle praticheambientali. Possono beneficiaredell’aiuto soltanto i gruppi diproduttori che commercializza-

no collettivamente la loro produ-zione nel quadro di organizzazio-ni di produttori. Gli Stati membrisono responsabili dell’approva-zione dei “programmi operativi”,di misure proposte dalle organiz-zazioni di produttori e del paga-mento dell’aiuto, che nel 2004 èammontato a 500 milioni di eu-ro.La Corte dei Conti europea hacontrollato l’efficacia del regimedi aiuto basandosi principalmen-te su un campione di 104 misureselezionate in modo casuale da30 programmi operativi comple-tati in otto Stati membri, su unavalutazione delle procedure ap-plicate dagli Stati membri e dallaCommissione e su un esame deidati disponibili presso la Com-missione. Rilevando, alla fine,

che gli Stati hanno approvato leazioni nel quadro dei programmioperativi sulla base della naturadella spesa programmata senzatener conto della loro efficaciaprobabile (ossia senza chiedersise le organizzazioni di produttoricompivano in tal modo progressinel raggiungimento degli obietti-vi).Le autorità italiane, greche efrancesi in particolare non han-no voluto controllare gli obiettividei singoli programmi, poiché ri-tenevano che la conformità delleazioni agli obiettivi comunitarifosse già stata stabilita all’attodella stesura degli elenchi diazioni nazionali. Tuttavia, certemodifiche, apportate nel corsodel tempo alle classifiche, hannocomportato un “cambiamento”degli obiettivi dei programmioperativi per una data azione. Ecosì ad esempio in Italia, un pro-getto di irrigazione è stato asse-gnato all’obiettivo “miglioramen-to della qualità” in osservanza de-

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La Corte dei Conti: aggregazioni,lontanissimo il traguardo del 60%

Severa relazionedell’organismo comunitario.Olanda e Belgio insegnano

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gli orientamenti nazionalistabiliti nel 1997. A seguitodi una revisione degli orien-tamenti, nel 1999 è stato at-tribuito all’obiettivo “con-centrazione dell’offerta”. Nel2002, a seguito di un’altrarevisione, la stessa azione èstata classificata sotto l’o-biettivo “riduzione dei co-sti”. I criteri di ammissibi-lità delle spese, insomma,non erano chiari ed hannoquindi creato incertezze. Glielementi di programmazio-ne e di monitoraggio pre-scritti dalla normativa sonostati invece applicati in mo-do formale, con costi elevatima senza benefici reali. Tra i casi analizzati dallaCorte dei Conti, anche situa-zioni paradossali: in Spa-gna, le autorità regionaliavevano approvato un pro-gramma operativo, compre-so nel campione analizzatodalla Corte, che includeva2,7 milioni di euro per scatole dicartone riciclabile. E questa spe-sa rappresentava l’83% del pro-gramma totale per il periodo2000-2003. Nel 2001, le autoritàavevano approvato una revisionedel programma che annullava gliinvestimenti previsti in serre edirrigazione, aumentando il bilan-cio disponibile per le scatole rici-clabili al 98% del totale. L’unicaaltra “azione” era la retribuzionedi un tecnico.Una serie di errori, “furbizie” edifficoltà di varia natura che fan-no sì che oggi le organizzazionidi produttori esprimano appenaun terzo della produzione orto-frutticola comunitaria (percen-tualmente meno di quanto rap-presentassero a inizio degli anni2000, ossia il 40%) ed il loro svi-luppo sia stato meno rapido diquello dell’insieme del settore. Per questo, la Corte raccomandache la Commissione consideri ivantaggi degli approcci alternati-vi, per semplificare il regime diaiuto, ridurne i costi e migliorar-ne l’efficacia. La Commissionedovrebbe valutare se per raggiun-

gere al meglio tali risultati nonconvenga allineare le proceduredel regime e le norme di ammis-sibilità delle spese con quelle del-le misure di investimento nel set-tore dello sviluppo rurale.Indipendentemente dall’approc-cio seguito, la Corte dei Contisuggerisce alla Ue di migliorareil monitoraggio dell’efficacia del-l’aiuto e valersi dello studio valu-tativo previsto per il 2009 per sta-bilire i motivi della relativa as-senza di progressi da parte delleorganizzazioni di produttori, inparticolare negli Stati membri incui il settore ortofrutticolo rap-presenta la produzione agricolapiù importante.Se la valutazione confermasseche le organizzazioni di produt-tori rappresentano un meccani-smo efficace per rafforzare la po-sizione dei produttori in tali Statimembri, sarebbe opportuno foca-lizzare meglio la politica, al finedi raggiungere tale obiettivo.Viceversa, e qui arriva la nota chepiù preoccupa gli operatori ita-liani, se la Commissione non po-tesse dimostrare che la concen-

trazione dell’offerta nelleorganizzazioni di produtto-ri produce benefici reali, al-lora dovrebbe rivedere l’in-tero meccanismo di soste-gno ai produttori ortofrutti-coli dell’Unione europea.

I numeri delle Op europeeDal punto di vista numeri-co, il Paese con il maggiornumero di Op, nel 2004, erala Spagna (616), davanti aFrancia (314), Italia (203) eGrecia (113). A livello di va-lore di commercializzato,domina tuttavia l’Olanda:solo 15 le Op, ma con un va-lore medio di 113,3 milionidi euro per ogni organizza-zione; segue il Belgio (an-che qui 15 Op, 53 milioni ilvalore medio), quindi Au-stria, Germania e Irlanda;l’Italia non va al di là delsettimo posto con un valoredi 12,9 milioni per Op, maprecede comunque Francia

(8,6 milioni) e Spagna (7,1). Datipoco edificanti, se si pensa che il70% del valore della produzioneortofrutticola comunitaria dellaUe a 15 proviene da Spagna, Ita-lia e Francia (in ordine di pesospecifico) e che solo un terzo del-la produzione di questi Paesi èstato commercializzato da orga-nizzazioni di produttori. Nei Pae-si Bassi, in Belgio e in Irlanda, laquota di ortofrutta veicolata at-traverso le Op è invece molto piùalta, intorno all’80%.La Corte dei Conti di Bruxelles haanche rilevato che oltre il 70%delle organizzazioni di produtto-ri hanno elaborato nel 2004 unprogramma operativo; il soste-gno è ammontato a 500 milionidi euro, pari al 3% del volumed’affari delle organizzazioni diproduttori e all’1% circa del valo-re totale della produzione orto-frutticola dell’Ue. Il ricorso all’aiuto è aumentatoin modo considerevole dal 1997,mentre le compensazioni per ri-tiro della sovrapproduzione sonoprogressivamente diminuite.

M.Ald.

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Perché il sistema Italia possa re-cuperare competitività nello sce-nario internazionale c’è bisognodi innovazione. È questa la prin-cipale indicazione emersa il 12ottobre a Roma, nella sala Cavourdel ministero delle Politiche agri-cole, durante il convegno di pre-sentazione dell’osservatorio orto-frutta 2006, realizzato da RobertoDella Casa, docente di Economiadei Mercati agroalimentari pres-so l’Università di Bologna. E a di-mostrazione che in Italia gliesempi di innovazione non man-cano, per quanto costituiscanol’eccezione, sono stati presentatialcuni casi di studio, direttamen-te dalle aziende interessate, ap-partenenti ai più diversi settori,dalla produzione alla distribuzio-

ne, dalla tecnologia alla logistica,dalle sementi all’esportazione.Nel panorama ortofrutticolo na-zionale, ha spiegato Della Casanella relazione introduttiva, sipresentano situazioni contra-stanti: da una parte segnali di im-mobilismo che contraddistinguo-no molte aree come l’esportazio-ne, da troppo tempo ferma aimercati continentali, dall’altrasegnali di dinamismo legati asegmenti come la tecnologia, do-ve il sistema ha prodotto e staproducendo a ritmi serrati novità

che, però, proprio per la scarsadinamicità del comparto nazio-nale, trovano maggiore applica-zione in campo internazionale enon vengono sfruttati come van-taggi competitivi dai nostri ope-ratori, a tutti i livelli, grande di-stribuzione compresa.Situazione analoga, ha continua-to Della Casa, si verifica per l’in-novazione varietale: l’Italia pro-duce a livello di brevetti moltopiù di quanto si creda - un esem-pio per tutti, il Consorzio italia-no vivaisti - ma non riesce poi asfruttare gli stessi a livello com-merciale, a dimostrazione chel’integrazione fra mondo scienti-fico e sistema imprenditoriale ètutt’altro che perfetta e necessita,quindi, di profonda ristruttura-

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Innovazione parola chiaveper elevare la competitività

Ne hanno discusso in un convegno a Roma

esperti e studiosi

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E zione. Va innovato pesantementeanche il sistema organizzativo,troppo concentrato sul rispettodelle regole burocratiche imposteda Bruxelles per il finanziamentodelle Organizzazioni dei produt-tori e poco attento a rispondereall’evoluzione delle richieste delmercato, così che il suo percorsoevolutivo marcia troppo lenta-mente rispetto ai ritmi della glo-balizzazione.Durante il convegno di Roma, sidiceva, sono stati presentati di-versi esempi di innovazione. A li-vello di organizzazione non pote-va mancare la testimonianza diRenzo Piraccini, direttore gene-rale di Apofruit Italia, un’azien-da che da molti anni ha preso lastrada dell’aggregazione. “Da unaparte - ha detto Piraccini - l’orto-frutta oggi è una commodity,quindi la vera sfida è quella del-l’efficienza e della riduzione deicosti. Dall’altra il mondo è sem-pre più globalizzato. E la globa-

lizzazione richiede grandi di-mensioni. Quindi oggi bisognaessere grandi”.L’innovazione serve anche a livel-lo di prodotto. Bisognerebbe cheil mondo produttivo dialogasse dipiù con quello distributivo e, per-ché no, con gli esportatori. A Ro-ma è stato portato l’esempio diSolinda, la mini anguria che tan-to successo ha avuto quest’estate,frutto della sinergia tra l’aziendasementiera Syngenta Seeds e l’e-sportatore Peviani. “Quest’anno -ha detto Luigi Peviani, presidenteAneioa - la Grecia vende la suauva apirene in Europa a non me-no di 2 euro, la Puglia invece nonriesce ad andare oltre 0,65-0,80euro per la sua uva con i semi. Daquanto tempo diciamo che ilmercato europeo vuole l’uva api-rene?”.Non poteva mancare poi il temadella comunicazione. E chi, inquesti anni, ha fatto meglio diMelinda? Il suo direttore, Luca

Granata, ha presentato l’iniziati-va del concorso a punti che que-st’anno ha avuto un ottimo ri-scontro presso i consumatori,con 22 milioni di cartoline diffu-se e 1,8 milioni delle stesse tor-nate indietro, compilate e affran-cate a carico del cliente. “Un otti-mo risultato, che non ha riscon-tro nemmeno negli altri settori.Il fatto che oggi - ha spiegato - sia-mo qui a parlare di un concorso apunti, ci fa capire quanto ancoraabbiamo da lavorare in terminidi comunicazione. Il sistema or-tofrutticolo italiano è ancora pri-mitivo nel marketing e lillipuzia-no nelle dimensioni. E con chi cidobbiamo confrontare sulla tavo-la degli italiani? Con dei veri epropri colossi, come Nestlè, Da-none o Barilla. Melinda destina il5% del fatturato alla comunica-zione, la Barilla il 15%. Questo mifa ben sperare, vuol dire che ab-biamo ancora molte carte da gio-carci”. (E.Fel.)

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I produttori, le cooperative diproduzione, i commercianti conmagazzini di lavorazione e confe-zionamento, gli operatori deiMercati all’ingrosso - in altre pa-role tutti gli interlocutori con cuihanno a che fare le catene delladistribuzione organizzata - devo-no aggregarsi e concentrare l’of-ferta, per fare massa critica. Manon basta; oltre a certificare iprocessi, devono fornire un pro-dotto della massima qualità, deltutto rispondente alle specificherichieste dalla distribuzione. Al-trimenti non avranno futuro.Sono queste le più significativeindicazioni, espresse dai rappre-sentanti della distribuzione orga-nizzata, emerse durante il conve-gno che Veronamercato ha orga-nizzato a Zevio lo scorso 20 otto-bre, nell’ambito di Melissima, lafiera provinciale dedicata al frut-to simbolo del paese scaligero.Indicazioni importanti, non tan-to perché rappresentino qualcosadi veramente nuovo, ma per isoggetti da cui arrivano. Cioè irappresentanti di quella distribu-zione organizzata che in Italiacolloca circa il 45% dell’ortofrut-ta fresca, arrivando in Europa apunte del 90-95%.“Uno dei problemi maggiori cheriscontriamo all’interno del Cen-tro agroalimentare - ha dichiara-to Roberto Rossetto del GruppoRossetto, che conta circa 15 puntivendita e una piattaforma di cari-co a Veronamercato (nella foto ilsupermercato inaugurato il 12 ot-tobre a Santa Maria di Zevio) - èche i grossisti non si sono specia-lizzati: su 70 operatori, almeno in30 hanno le lattughe, ma nessunoè in grado di fornirci 20 bancalidi prodotto, quindi a noi risultapiù conveniente rivolgerci diret-tamente ai produttori esterni”.“Il problema - ha rincarato la do-se Marco Varalta del GruppoBrendolan, una piattaforma al-

l’interno di Veronamercato e cir-ca 160 punti vendita distribuiti insei regioni italiane - è che tutti glioperatori tengono gli stessi pro-dotti, con pochi lotti, imballi di-versi ed etichette che spesso man-cano proprio. Per lavorare con ladistribuzione organizzata, e quimi rivolgo anche al sistema pro-duttivo, ci vuole più massa criti-ca e lavorazione uniforme. Comesuccede in Spagna, dove il prez-zo, a differenza di quanto succedein Italia, lo fanno loro, perchéhanno le dimensioni. Più au-menterà il peso della Gdo in Ita-lia, e non avete idea di quante sa-ranno le aperture nei prossimidue anni, più sarà importante es-sere grandi. Se il sistema produt-tivo non si adeguerà, andrà a fi-nire che la Gdo nazionale si ri-volgerà all’estero”.“Dato che ci siamo - ha aggiuntoErminio Dalceggio di Bellafrut,l’agenzia di acquisto del gruppoLidl che tiene il proprio ufficiocommerciale nel palazzo direzio-nale di Veronamercato - parlia-mo anche dei mercati alla produ-zione, uno dei problemi dell’Ita-lia. Solo a Verona ce ne sono tre oquattro per le pesche e le ciliegie:è stupido, perché per noi sarebbeideale comprare direttamente aVeronamercato, con una qualitàstandardizzata, invece dobbiamoacquistare in queste struttureinadeguate, dove la merce sta ma-gari 4 o 5 ore al sole e poi arrivaguasta nei punti vendita. I mer-cati alla produzione dovrebbeservire solo come centro di rac-colta del prodotto, il prezzo do-vrebbe essere fatto poi nel centroaste di Veronamercato, guarda acaso ad oggi ancora inutilizzato.

Non c’è da meravigliarsi allora sepreferiamo acquistare prodottodell’Emilia Romagna: il prodottoparte direttamente dalle grandicooperative, con l’imballo richie-sto, e arriva a destinazione per-fettamente condizionato”.“E poi - ha continuato Dalceggio -bisogna che i produttori si certifi-chino se vogliono continuare alavorare, a partire da EurepGap e

rintracciabilità. All’estero sonomolto più avanti di noi. In quelliche pensiamo essere Paesi arre-trati, come quelli dell’Est, ormaitutte le aziende sono certificate eforniscono solo la prima qualità.Se anche i produttori italianimettessero sul mercato solo laprima qualità, e buttassero la se-conda, la situazione, per loro, sa-rebbe più interessante, perché laseconda qualità guasta il merca-to”.Chiudiamo con una provocazio-ne, lanciata da Pietro Spellini,presidente del Coz (Consorzio or-tofrutticolo zeviano): “In Italia siragiona in piccolo, bisogna cam-biare mentalità. Se vogliamo re-stare in Europa e contare comegli spagnoli, dobbiamo compor-tarci come gli spagnoli e aggre-garci, ma non solo a livello diproduttori, anche a livello dicommercianti”. (E.Fel.)

La distribuzione organizzatachiede maggiore massa critica

L’input è arrivato dai rappresentanti della Do riuniti a Zevio (Verona) il 20 ottobre. Tra le altre richieste, certificazione, specializzazione e uniformità di fornitura

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Maggiore velocità delle operazio-ni, abbattimento quasi totale de-gli errori, possibilità di lavorare“a mani libere”, razionalizzazio-ne degli ordini che avvengonoper articolo e non più per clien-te. Sono i principali vantaggi chestanno assaporando gli operatoridei magazzini ortofrutta di Forlìe Fano della Cia (Commerciantiindipendenti associati) dallametà di quest’anno quando, asupporto delle attività di prepara-zione, è entrato in scena il nuovosistema di gestione Vocollect Voi-ce firmato da Wincor Nixdorf -azienda leader nel campo dellesoluzioni It per i mercati del re-tail e del banking - e Kfi - prota-gonista nell’implementazione disoluzioni di identificazione e rac-colta dati automatica -.Cia, che oltre ad essere cofonda-trice del sistema Conad è oggi trale imprese commerciali di mag-gior rilievo all’interno del grup-po, è una delle prime realtà inItalia a fare affidamento su que-sto meccanismo basato sul rico-noscimento vocale che trasformale istruzioni di lavoro prodottedal sistema di gestione del ma-gazzino in comandi vocali cheguidano gli addetti nell’esecuzio-ne delle operazioni. L’operatore, dotato di cuffietta e

microfono, riceve l’input, verifi-ca la correttezza della posizionein cui si trova il prodotto da recu-perare leggendo ad alta voce unnumero di controllo posizionatosulla postazione corrispondentee quindi effettua il carico; ilsoftware per il riconoscimentovocale traduce la risposta dell’o-peratore in dato e lo reinvia al Si-stema centrale in modo che pos-sa essere elaborata dal sistemainformativo, attraverso una retewireless a radiofrequenza checollega il server al terminale chel’addetto ha legato alla cintura.Questo processo di comunicazio-ne viene ripetuto ogni volta cheoperatore e sistema centrale siscambiano informazioni, il tuttocon un dialogo operativo e intempo reale. Con l’utilizzo della cuffia e delmicrofono, l’operatore può lavo-rare con mani e occhi liberi sen-za nessun ingombro, a tutto van-taggio della produttività; altrovantaggio, quello di poter dialo-gare con il sistema nella proprialingua madre. Il magazzino diForlì, che Corriere Ortofrutticolo

ha recentemente visitato, copreuna superficie di 6.000 metri qua-dri, all’interno dei quali vengonomovimentate, a seconda della sta-gione, circa 300/350 referenzenecessarie per servire i 160 puntivendita associati, distribuiti frasupermercati Conad e negoziMargherita. La preparazione della merce av-viene “per articolo”: 15 operatoripreparano ogni giorno 18.500colli che vengono poi consegnatiai punti vendita serviti. Tra Fano e Forlì, sono in tutto7.200 i metri quadri coperti e 217i punti vendita di riferimento;circa 7 milioni i colli lavoratiogni anno, per un fatturato di 56milioni di euro.Il management di Cia, che già inpassato faceva ricorso al supportodi Wincor Nixdorf per le proprieattività, ha dunque ritenuto stra-tegico, per migliorare la qualitàdel lavoro dei propri operatori eincrementarne la produttività,introdurre la tecnologia vocalenella gestione delle operazioni diprelievo all’interno dei proprimagazzini ortofrutta. “Abbiamodeciso in tempi brevissimi di av-valerci di Vocollect Voice”, ilcommento di Vladimiro Cecchi-ni, direttore generale Cia. “Il pri-mo passo è stato l’acquisizionedel sistema per il nostro magazzi-

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La gestione vocale degli ordiniagevola il lavoro nei magazzini

I centri ortofrutta di Cia(gruppo Conad)

adottano il sistema Vocollect

Il magazzino ortofrutta di Cia a Forlì. Gli operatori sono dotati di cuffia con microfono, in diretto contatto con la centrale.

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Il sistema Vocollect protagonista nei magazzini or-tofrutta di Cia è stato curato da Wincor Nixdorf eKfi. La prima realtà si occupa di soluzioni, prodot-ti e servizi It per i mercati del retail e del banking.Wincor Nixdorf copre l’intera catena del valore,dalla ricerca e sviluppo alla produzione, dal marke-ting alla distribuzione, dalla consulenza organizza-tiva alle soluzioni e ai servizi hardware e software.La società, presente in 90 Paesi e leader di mercatoin Germania, offre oltre a Pos, sistemi di cassa, ter-minali Atm bancari e sistemi self-service, anche eti-chette elettroniche, sistemi in radio frequenza e so-luzioni per la comunicazione e promozione nelpunto vendita. In Italia il gruppo vanta sedi a Mila-no, Bologna, Massa e Cozzile (Pistoia) e Roma.Kfi è invece azienda leader nell’implementazionedi soluzioni integrate di identificazione e raccoltadati automatica, nel comparto industriale, nella lo-gistica distributiva e nel trasporto merci. Nata neldicembre 1993 per fornire soluzioni specializzatetramite l’impiego del codice a barre, distribuiscesul mercato italiano soluzioni e prodotti sviluppatida aziende leader a livello internazionale come nel

caso di Vocollect. Con sede principale a Binasco(Milano), filiali a Pordenone, Bologna e Roma, Kfiha chiuso il 2005 con un fatturato di 12 milioni. “Gli aspetti critici incontrati durante l’implemen-tazione del sistema vocale nel magazzino Cia diForlì - spiegano Maurizio Costa, marketing mana-ger Kfi, Alessandro Bucich, direttore commercialedi Wincor Nixdorf e Amerigo Roncallo, accountmanager della stessa società (foto sopra) - erano rap-presentati dalle particolari condizioni della prepa-razione per articolo, rispetto alla classica prepara-zione per cliente, e dai tempi di installazione e av-vio molto ridotti, ma sono stati superati rapida-mente. Il sistema, realizzato in poche settimane, ga-rantisce massimi livelli di flessibilità e l’annulla-mento degli inevitabili errori di imputazione deidati sul sistema. L’aspetto di maggiore soddisfazio-ne è stato però il miglioramento della qualità del la-voro, testimoniato dal personale stesso”.

Wincor Nixdorf e Kfi:«Sistema flessibile a prova di errore»

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AttualitàIN

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E no surgelati di Cesena, dove lavo-rano otto persone su 2.100 metriquadri e le referenze non supera-no le 400 unità; quindi, in secon-da battuta l’abbiamo implemen-tato qui a Forlì, per l’ortofruttafresca; il programma prevede, peril 2007, l’approdo del sistema an-che nel magazzino generi vari,che annovera oltre 5.500 referen-ze”.“L’implementazione della nuovasoluzione è stata molto apprezza-ta dagli utilizzatori in quanto ilterminale che portano alla cintu-ra è leggero, comodo e lascia am-pia libertà di movimenti nel pre-lievo dei colli dai pallet ricevutidai fornitori”, il commento di Ch-ristian Forlivesi, responsabileproduzione del magazzino. “Inol-tre, i supervisor possono contaresu una maggiore visibilità in areeoperative chiave e monitorare intempo reale le attività del magaz-zino, il flusso dei prodotti e i li-velli di produttività”. I dati parlano di un graduale masignificativo miglioramento: nel2005 si lavoravano 107 colli l’ora,a fronte dei 116 attuali, con mar-gini di ulteriore crescita. Mentregli errori, sono diminuitidell’87%.I sistemi di gestione vocale ini-ziano del resto ad affermarsi: an-che Alfacod - società bolognesenata nel 1986 - ha infatti lanciatosul mercato un software per la co-municazione vocale ribattezzatoParlando con i terminali di rac-colta dati che permettono all’o-peratore di lavorare a mani libereaumentando la produttività, eli-minando i tempi morti e le diffi-coltà connesse all’uso di una ta-stiera. La comunicazione avvieneutilizzando normali terminalibasati su sistema operativo Win-dows Ce o PocketPc 2003; unostesso terminale, quindi, può es-sere usato a seconda delle neces-sità sia in modalità vocale chetradizionale. La soluzione non ri-chiede server dedicati né pac-chetti middleware. Unico requisi-to hardware: la cuffia di alta qua-lità con microfono direzionale asoppressione di rumore. (M.Ald.)

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CorriereOrtofrutticolo INNOVAZIONEATTUALITÀ A

Dalla collaborazione tra SammoGroup, azienda di Cesena cheprogetta e realizza impianti com-pleti per la lavorazione e il con-fezionamento di prodotti orto-frutticoli, e Cooperativa Sant’Or-sola, organizzazione di produtto-ri con sede a Pergine (Trento)specializzata nella coltivazione ecommercializzazione di piccolifrutti, è nata un’innovativa lineaper la lavorazione e il confezio-namento automatico delle frago-le. La macchina, operativa nellaCooperativa da poche settimane,è in grado di lavorare 120-130 ce-stini di fragole al minuto razio-nalizzando i costi di manodope-ra. L’invenzione punta a rivoluzio-nare il sistema di confeziona-mento delle fragole. La nuova li-nea Sammo opera in automaticoin ogni fase, riducendo ed agevo-lando il processo produttivo. Do-po le operazioni di raffredda-mento dei colli conferiti diretta-mente dalla campagna, la mac-china procede alla depallettizza-zione delle pedane, al prelievodei cestini dai plateau e al loroinserimento sulla linea di con-trollo. In seguito, effettua un con-trollo del peso e, in caso di neces-sità, consente l’eventuale corre-zione del singolo cestino median-te un dispositivo di separazionedelle unità sottopeso o sovrappe-so. Procede quindi alla flopacca-tura, al confezionamento dei ce-stini sui plateau destinati allaspedizione ed alla pallettizzazio-ne delle pedane.Federico Oss, presidente diSant’Orsola, guarda al futuro confiducia: “Questa linea apre ampieprospettive per lo sviluppo dellaCooperativa. Al momento è infat-ti utilizzata durante un solo tur-no, di 6 ore e mezzo, ma in casodi necessità, potrà essere impie-gata su tre turni, con ritmi ecce-zionali, dal momento che lavora

ben 120-130 cestini ogni minuto”. “Si tratta di un’innovazione mol-to importante - il commento diMichele Scrinzi, direttore diSant’Orsola - che ci permette diridurre il personale per la lavora-zione delle fragole da sette aun’unità a mezzo servizio, senzapregiudicare la qualità”. “I vantaggi e le potenzialità del-

l’impianto sono innumerevoli”,gli fa eco Omar Papi, ammini-stratore delegato di SammoGroup. “La notevole riduzionedei tempi di lavorazione, adesempio, ma anche un importan-te risparmio di manodopera. Lamessa a punto della macchina,che oltre alle fragole può essereimpiegata per il confezionamen-to di altri piccoli frutti ha richie-sto oltre due anni di ricerca: solograzie alla collaborazione conSant’Orsola, assieme alla qualeabbiamo definito parametri estandard da inserire nella mac-china, e ai tecnici del Politecnicodi Milano, siamo riusciti a darealla luce la linea, un gioiello nelpanorama della lavorazione auto-matica della frutta. Ora, cerche-remo di esportare questa nostraidea anche in altri bacini produt-tivi, la Spagna in primis”. Intanto il 13 settembre scorsouna delegazione di rappresentan-ti di tre cooperative ortofrutticolespagnole (Gorofres e Cora diHuelva, Frutta Ester di Murcia)ha visitato Sant’Orsola per vederein funzione la linea per la lavora-zione e il confezionamento dellefragole messa in funzione per laprima volta a Pergine.La delegazione ha inoltre visitatosul campo la realtà produttiva diSant’Orsola, cooperativa nata nel1972 e oggi composta da 1.300 so-ci, per la maggior parte proprie-tari di piccole aziende agricole,spesso inferiori all’ettaro. Nel2005 Sant’Orsola ha coltivato ecommercializzato oltre 6.000 ton-nellate di fragole, lamponi, more,ciliegie, mirtilli, ribes rosso ebianco e fragoline, confermando-si leader in Italia nel settore conun fatturato di 40 milioni di euro. Sammo Group conta invece seiaziende dislocate in Italia, Spa-gna e Marocco e lo scorso annoha registrato un fatturato di oltre25 milioni di euro. ●

45N o v e m b r e 2006

Fragole... con il pilota automaticonella linea da 130 cestini al minuto

Manodopera al minimocon il sistema firmato

da Sammo e Sant’Orsola

La tecnologia del Distretto ro-magnolo punta ai Paesi delMediterraneo. Con l’adesionedella Provincia di Forlì-Cese-na al programma“Piattaforma Mediterranea”avviato dal ministero degliAffari esteri insieme all’Uni-do - agenzia delle NazioniUnite per lo sviluppoindustriale - per il coordina-mento dello sviluppo econo-mico-sociale integrato neiPaesi del Mediterraneo, alleaziende romagnole si aprononuove opportunità di merca-to. L’Unido finanzierà le im-prese nei diversi Paesi del Me-diterraneo per acquisire latecnologia romagnola. (M.M.)

Tecnologia forliveseper il Mediterraneo

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Jungheinrich Ag, produttore dicarrelli elevatori e fornitore di so-luzioni tecnologiche per i magaz-zini, ha assunto a settembre l’in-carico di coordinatore del proget-to tedesco di ricerca IdentProLog:uno studio - promosso anche dalministero tedesco per l’Istruzio-ne e la ricerca - sulla tecnologiadi identificazione automatica aradiofrequenza, meglio nota co-me Rfid, che consente l’identifi-cazione e la localizzazione auto-matica di persone e oggetti grazieall’utilizzo di transponder e op-portuni apparati di lettura. Altermine di questo progetto trien-nale, cui partecipa anche KionGroup con i marchi Linde e Still,

saranno definiti gli standard perl’impiego della tecnologia Rfidnell’industria e nel commercio.“Il nostro principale obiettivo èlo sviluppo di tecnologie per la

comunicazione Rfid fra carrellielevatori e supporti di carico, conlo scopo di ottimizzare il flussodei materiali nell’industria e nelcommercio”, ha dichiarato RalfBaginski, direttore della divisio-ne basic development di Jun-gheinrich. Per questo, i supportidi carico standard ora in uso do-vranno evolversi in europallet“intelligenti” capaci di comuni-care informazioni; i mezzi di mo-vimentazione impiegati per iltrasporto dei supporti di carico,come i carrelli elevatori, sarannoequipaggiati con tecnologie di ri-levazione. Grazie a queste dota-zioni, in futuro i mezzi di movi-mentazione interna non sarannosolo trasportatori di materiali,ma saranno anche “fornitori” diinformazioni.Grazie alla progettazione di ele-menti tecnologici standard, saràgarantita l’applicabilità universa-le della soluzione, anche oltre iconfini del Gruppo. Test pratici,molto vicini alla realtà, mirano agarantire, oltre a un’elevata affi-dabilità, anche la definizione diun futuro standard universale. “Ilvasto impiego della tecnologiadei transponder, sia nel campodei supporti di carico “intelligen-ti” sia nell’identificazione dellelocazioni di stoccaggio e dellestazioni di movimentazione, saràla base per innovativi e più snel-li processi nell’ambito dell’intra-logistica”, ha spiegato Baginski.Con il termine intralogistica siintendono i flussi interni dei ma-teriali; in altre parole tutte le mo-vimentazioni di trasporto merci,dalla baia di carico, allo stoccag-gio in magazzino, fino all’area dispedizione e ai punti vendita.L’applicazione dell’identificazio-ne automatica a radiofrequenzaRfid in questo campo porterà amaggiore flessibilità, affidabilitàe velocità nei diversi processi in-teressati. ●

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Rfid, Jungheinrich capofiladel progetto di sviluppo tedesco

Tre anni per definirne gli standard d’impiego attraverso test pratici

Zebra Technologies Corporation fa incetta di Rfid. Il leadermondiale nelle soluzioni di stampa on-demand per lo sviluppo delbusiness, ha acquistato un ampio portafoglio di brevetti Radio fre-quency identification dallo società Btg Plc. L’investimento è ritenu-to strategico per le future implementazioni ad alte performancedella tecnologia in questione ed il portafoglio di patenti è stato ac-quistato per la somma di circa 10 milioni di dollari. “Questo set dioltre 200 brevetti e brevetti applicativi internazionali fa sì cheZebra sia proprietaria di una delle più grandi raccolte di brevettiRfid al mondo”, ha dichiarato Rod Rodericks, managing director diZebra Emea. “L’acquisizione è parte dei costanti investimenti che Zebra fa neiprodotti e nella tecnologia necessari per avere successo in ambitoRfid. I vantaggi di questa tecnologia vengono sempre piùriconosciuti a livello globale e l’utilizzo estensivo dell’Rfid non èlontano. È grazie al fatto che siamo coinvolti nel suo sviluppo damolto tempo che siamo in grado di capire completamente qual èl’impegno richiesto quando ci aggiudichiamo una commessa” hacontinuato. “Negli anni passati abbiamo guidato il mercato nellosviluppo di questa tecnologia e questi brevetti ci aiuteranno a con-tinuare a condurre la sua commercializzazione”.Negli Usa, Zebra Technologies è uno dei membri fondatori dell’RfidConsortium, che è stato creato per promuovere l’adozione dei siste-mi Rfid consentendo ai clienti un accesso semplificato ai brevettiessenziali, e al tempo stesso garantendo ai detentori di brevetti ungiusto riconoscimento delle loro proprietà intellettuali. Questa im-portante acquisizione consoliderà la posizione dell’azienda all’in-terno del Consorzio.

Zebra Technologies fa incetta di brevettiDieci milioni di dollari per la radiofrequenza

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L’edizione 2006 di Smau, il Salo-ne delle tecnologie e dell’infor-matica che si è svolto a Milanodal 4 al 7 ottobre, proponeva Di-gital Workstyle, un percorsoespositivo che consentiva a im-prenditori e manager di “toccarecon mano” il valore aggiunto of-ferto da applicazioni, prodotti eservizi di ultima generazione,che sempre più spesso trovanoapplicazione anche nel settoreortofrutticolo. Nell’ambito di tre aree-mostra so-no state presentate soluzioni in-novative per il magazzino, per lagestione della piccola e mediaimpresa, per il retail e la pubbli-ca amministrazione. In partico-lare, l’allestimento curato da Da-talogic simulava le attività di ge-stione di un magazzino grazie adinstallazioni Wi-Fi e Rfid: un car-rello elevatore dotato di tecnolo-gia per l’identificazione automa-tica era collegato con il sistemainformativo dell’azienda in mo-dalità Wi-Fi, wireless 802.11. Con

questa procedura, ognuno deicolli che compongono il pallet èidentificato da un’etichetta (Tag)Rfid e quando il pallet prelevatopassa attraverso il varco d’accessole antenne Rfid che delimitano ilvarco leggono in modo simulta-neo tutte le informazioni conte-nute nei Tag. In questo modo èpossibile conoscere il contenuto

del pallet e quindi verificare chei colli che lo costituiscono corri-spondano in numero e tipologiaa quelli previsti. Datalogic presentava inoltre icomputer portatili dotati di tec-nologia “voice picking”, con iquali è possibile eseguire le ope-razioni di prelievo a magazzinotramite comandi vocali, avvalen-dosi di una cuffia collegata al Pc.Ampio spazio anche al Total sto-re, un nuovo concetto di negoziodel futuro che riconosce il clien-te al suo ingresso e lo accompa-gna all’interno mettendo le sueesigenze al centro di ogni attivitàdel punto vendita. Una soluzione, questa, che rendepiù veloce e piacevole la spesa,assiste i consumatori nelle scelted’acquisto fornendo loro l’infor-mazione giusta al momento giu-sto e offrendo suggerimenti per-sonalizzati, permettendo di sce-gliere le modalità di pagamento egarantendo velocità nel passag-gio alle barriere. ●

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In vetrina allo Smau tecnologiee servizi di ultima generazione

Alla rassegna milaneseun percorso espositivocon le ultime scoperte

La prima a lanciarli sul merca-to è stata la società neozelande-se RipeSense Ltd, che li ha pro-posti ufficialmente all’ultimaedizione di Fruit Logistica diBerlino; poi, nelle scorse setti-mane, è arrivato anche RediRi-pe. Stiamo parlando degli indi-catori visivi del grado di maturazione, utilizzatisoprattutto sulle pere: un’etichetta a sensori colorimetrici posta sul packaging, segnala il gra-do di maturazione nel caso di RipeSense (foto so-pra); processo pressoché identico nel caso di Re-diRipe, con un bollino che cambia colore graziea un microsensore di etilene. Le sostanze aroma-tiche emesse dalle pomacee provocano unpassaggio dal rosso (pere acerbe) all’arancio (du-re), al giallo (succose). Il sensore RipeSense vie-ne fornito in un’etichetta di 25 millimetri

quadrati e viene collocatoall’interno delle confezioni adoppia vaschetta con due oquattro pere. L’etichetta è stataimpiegata a livello commercia-le per la prima volta in NuovaZelanda nel maggio 2004 e vie-ne già utilizzata nel Nordameri-

ca e in Australia. In Gran Bretagna è stata avviatala vendita di alcuni campioni e l’introduzione inFrancia è prevista per quest’anno. Ooshop.com, sito francese di e-commerce di Car-refour, ha presentato dal canto suo l’indicatoreFresh check: un bollino pensato per l’intera gam-ma ortofrutticola che cambia colore informandosulla freschezza del prodotto e sui tempi di utiliz-zo. L’indicatore, di forma ovale, contiene un cer-chio; quando il suo colore diventa più scuro del-l’ovale, il prodotto non può più essere utilizzato.

Il prodotto fresco non riserva più brutte sorpresese ci sono gli indicatori visivi del grado di maturazione

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I Centri agroalimentari italianihanno vissuto negli ultimivent’anni una fase di profondatrasformazione diventando, percerti aspetti, le strutture più mo-derne d’Europa. Per continuare aessere competitivi e superare lesofferenze finanziarie in cui ver-sano, una delle strade da percor-rere potrebbe essere quella di unmaggior coinvolgimento, anchedal punto di vista patrimoniale,delle aziende che operano al lorointerno, oggi concessionarie dipunti vendita, ma domani possi-bili proprietarie degli stessi. Ilmiglioramento della situazionefinanziaria dei Centri agroali-mentari, dovrà poi andare di paripasso con il recupero e lo svilup-po dei rapporti con la distribu-zione organizzata, che nelle nuo-ve strutture mercatali può trovareun’importante fonte di approvvi-gionamento, a costi competitivi,e delle soluzioni logistiche, in ta-luni casi, all’avanguardia. Sonoqueste le principali indicazioniemerse dal convegno nazionaleorganizzato da Fedagro (Federa-zione nazionale degli operatoriall’ingrosso agro-floro-ittico-ali-mentari) dal titolo “1986 - 2006:Vent’anni di crescita dei Centri

agroalimentari. Situazione e pro-spettive per i Mercati italiani eper gli operatori”, che si è tenutoil 14 ottobre a Verona, presso lasala congressi del centro direzio-nale di Veronamercato.

La situazione attuale. Il processodi ammodernamento in atto neiMercati all’ingrosso, giunto quasia compimento, è stato innescato

a metà degli anni ’80 con l’ema-nazione della legge 41/1986. Inquegli anni la situazione in cuiversavano i Mercati all’ingrossoera drammatica: strutture vec-chie, fatiscenti, ubicate all’inter-no dei centri urbani, carenti dispazi e di servizi, in condizioniigieniche precarie e gestite, perla quasi totalità, direttamente daiComuni. Tale situazione e la for-te pressione esercitata dagli ope-ratori dei Mercati indussero il le-gislatore a inserire quattro com-mi all’art. 11 della legge 28 feb-braio 1986, n. 41. In particolare,si prevedeva che i Mercati, perriuscire a intercettare i finanzia-menti pubblici, dovevano dimo-strare di possedere una forma so-cietaria consortile con una mag-gioranza a partecipazione pub-blica e la compresenza di piùstrutture annonarie e di più ser-vizi per l’agroalimentare in ununico luogo. I finanziamentihanno interessato direttamente14 Mercati: Torino, Verona, Pado-va, Parma, Bologna, Rimini, Ro-ma, Fondi, San Benedetto delTronto, Pescara, Napoli, Cosenza,Catanzaro e Catania. Le nuovegrandi realizzazioni sono stateavviate solo a partire dall’anno2000 con il Centro agroalimenta-re di Bologna, preceduto, nel1997, da quello di San Benedettodel Tronto. Al di fuori dei finan-ziamenti della legge 41/1986, di-versi Comuni hanno poi avviatoautonomi programmi di ammo-dernamento dei Mercati.“Da dieci anni a questa parte - hadichiarato Ottavio Guala, presi-dente nazionale Fedagro - c’è sta-ta una profonda trasformazioneall’interno di quelli che venivanochiamati Mercati ortofrutticoli. Ilpassaggio verso i Centri agroali-mentari ha portato a una riduzio-ne del 50% del numero di opera-tori e quindi a una concentrazio-ne rilevante, per certi aspetti an-cora in atto. È nato il consorzioInfomercati, partecipiamo comeFedagro e Mercati Associati al-l’Organismo interprofessionale,stiamo modificando gli orari divendita andando verso l’apertura

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Mercati all’ingrosso,in vendita i posteggi?Fedagro Verona ha proposto l’acquisto degli stand di

vendita durante il convegno nazionale della federazione.L’obiettivo: liberare risorse per nuovi investimenti

Da sinistra: Montagnoli (Comune di Verona), Guala (Fedagro), Della Casa (UniBo),Giomaro (Fedagro Vr), Dal Moro (Veronamercato), Ghinato (CCIAA di Verona)

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CorriereOrtofrutticoloAttualità

diurna, stiamo certificando i no-stri operatori, come nel caso delCar di Roma e del Caab di Bolo-gna, per dare maggiori garanzie,in termini di sicurezza alimenta-re, ai nostri clienti. Spesso si par-la della necessità di innovare al-l’interno della filiera ortofrutti-cola. Ebbene, il nostro costituisceun esempio e per continuare suquesta strada chiediamo unamaggiore attenzione e collabora-zione da parte degli enti gestori,con la consapevolezza che, co-munque, il “pubblico” debba con-tinuare a rappresentare e con-trollare i Centri agroalimentari”.

La proposta. Il convegno di Vero-na è stata l’occasione per presen-

tare un’importante proposta, cheparte da una considerazione: lenuove strutture mercatali, quellefinanziate dalla legge 41/1986,hanno richiesto degli investi-menti che pesano ancora note-volmente sui bilanci delle rispet-tive società di gestione. “Ciò che si è realizzato in questivent’anni - ha dichiarato Giusep-pe Giomaro, presidente di Feda-gro Verona - è stato sicuramenteun grande passo in avanti rispet-to a una situazione che era ormaiobsolescente. Oggi però vogliamoessere in maggiore sinergia conl’ente gestore, che a nostro avvisodeve diventare un’azienda più di-namica, efficiente e competente.Perciò credo che i tempi sianomaturi per consentire alle impre-se di essere parte integrante deiMercati, e non dei semplici “in-quilini”. Non per comandare, maper investire, per assumere concompetenza e tempestività deci-

sioni adeguate e consentire lo svi-luppo dei mercati e delle aziendeche vi lavorano”. “La proposta che avanziamo noiimprenditori - è arrivato al dun-que Giomaro - è di poter acquista-re gli stands in cui svolgiamo lanostra attività. Questa operazio-ne porterebbe nelle casse di Vero-namercato parecchie decine dimilioni di euro, che non solo ri-solverebbero i problemi di ordinefinanziario, ma darebbero anchela possibilità di intraprendere unpiano di investimenti, sia perl’aggiornamento strutturale cheper le attività promozionali e dimarketing. La nostra è una pro-posta che non intende andareverso la liquidazione del “pubbli-

co”, ma vuole as-sumersi respon-sabilità maggiorinella cosa pub-blica ponendosigarante del suc-cesso commer-ciale ed econo-mico di una im-portante realtàche è patrimoniodi tutta la città”.

Le prime reazioni. Il presidentedi Veronamercato, Gian PietroDal Moro, e i relatori che lo han-no seguito, hanno fatto capireche non è una proposta di facilerealizzazione. “Non spetta a me,ma ai soci della società, a partiredal Comune di Verona e dalla Ca-mera di commercio, dare rispo-ste agli operatori del Mercato”, haaffermato Dal Moro. “A me inte-ressa rimarcare che a distanza ditre anni dalla sua apertura, quel-la che sembrava una “cattedralenel deserto”, sta marciando spedi-tamente al punto tale che oggi glioperatori propongono di acqui-stare le strutture immobiliari. In-dipendentemente dalle risposte,credo che questo sia il segno tan-gibile che le cose stanno andan-do bene, sia per loro che per lasocietà di gestione, e che le pro-spettive siano interessanti rispet-to a tre anni fa quando il trasferi-mento creò forti tensioni”.

Giancarlo Montagnoli, assessorealle Partecipazioni del Comunedi Verona, ha ribadito che “ci so-no certe realtà che svolgono unafunzione pubblica, e in quantotali devono essere gestite da unente pubblico. Proprio per questomotivo auspico l’ingresso nel ca-pitale sociale di Veronamercatoanche della Provincia e della Re-gione. Credo che il confronto dioggi sia positivo, perché ci spingea una maggiore assunzione di re-sponsabilità”. Sulla stessa lun-ghezza d’onda Enrico Ghinato,vicepresidente della Camera dicommercio di Verona, per cui“non c’è dubbio che la maggio-ranza della proprietà del Mercatodebba rimanere pubblica, perchéla sua funzione è pubblica. Dettoquesto, sono anche convinto chegli operatori sono i veri attoridello sviluppo, perciò faremo ilpossibile per assecondare le loroindicazioni”.

Le prospettive. La distribuzioneorganizzata può essere la chiavedi sviluppo per i Centri agroali-mentari di nuova generazione.Non è una novità, penseranno inmolti, ma al convegno di Veronasono emersi nuovi spunti. “Oggile insegne della distribuzione -ha spiegato Roberto Della Casa,dell’Università di Bologna - si tro-vano a offrire alla clientela unnumero di referenze di frutta everdura sempre superiore. Ciò si-gnifica che devono gestire unquantitativo di prodotto presso-ché invariato rispetto a qualcheanno fa, ma con un numero di re-ferenze molto maggiore, più cheraddoppiato nel corso degli ulti-mi cinque anni, con evidenti pro-blemi logistici e aggravi di costi.Una soluzione la possono dareproprio i Centri agroalimentari,strutture moderne e funzionali,inserite spesso all’interno o nellevicinanze di interporti, con spaziadeguati per ospitare anche nuo-vi operatori. E dove lavorano -questo fa la differenza - aziendeda sempre specializzate nell’am-piezza e nella profondità dellagamma ortofrutticola”. (E.Fel.)

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CorriereOrtofrutticolo ATTUALITÀA

È uno sviluppo apparentementeinarrestabile quello che interessagli imballaggi riutilizzabili, il cuiimpiego è in costante espansio-ne. Ben accettati dalla modernadistribuzione, i contenitori “usa eriusa” sono al centro di una stre-nua competizione tra aziende, lamaggior parte delle quali inter-nazionali, che vedono nell’Italiaun mercato dai margini di cresci-ta ancora notevoli. E c’è spazio, nell’inchiesta con-dotta da Corriere Ortofrutticolo suquesto interessante comparto,anche per la polemica: Pietro-paolo Proto, direttore generale If-co, parla senza mezzi termini di“concorrenza sleale”. Motivo? “Cisono realtà del settore che snatu-rano il concetto di riutilizzo e ri-ducono la garanzia di salubrità.Cpr System ad esempio dichiaraesplicitamente di lavare il 38%del movimentato, poco più diuna cassetta su tre. Dove va a fi-nire la garanzia di igienicità?”. “È scorretto oltretutto - incalzaProto - camuffare il business da“servizio” cooperativistico per gliassociati, beneficiando di finan-ziamenti comunitari. Sono peròanche altre le aziende che in que-sto settore operano in modo di-scutibile giocando al ribasso edoffrendo di fatto sistemi di riuti-lizzo parziale che non garantiscela qualità: così proprio non va”. A dispetto dei problemi lamenta-ti, però, la proiezione noleggi diIfco, per il 2006 è positiva: ilgruppo dovrebbe arrivare a quota325.000.000, con un incrementodel 13,8% rispetto al 2005. Nellasola Italia si dovrebbe arrivare a50.000.000 di pezzi, con un incre-mento del 4,9% sullo scorso an-no, il 105% in più rispetto al 2001.Ifco, puntualizza Proto, annoverapiù di 3.000 clienti, 45 catenecommerciali in tutta Europa co-me Sma, Eurospin Italia, GruppoAgorà, Sir, Sidis Az., Superconti,

Despar Cava, Edeka, Adeg, Netto,Rewe, Metro, Wal-Mart, Migros,Coop, System U, Atac, Match,Waitrose, Consum, El Arbol, Ga-disa, Bama; negli Usa lavora conWal-Mart ed H.E.B, in Giapponecon Jusco.Nel settore ortofrutticolo, si evi-denzia da Ifco, i formati più ri-chiesti sono 60/40/10 e 30/40/14. L’obiettivo, ora, è il raggiungi-mento di 80.000.000 di pezzi diparco casse disponibile (oggi so-no 75.000.000); presto Ifco apriràinoltre altri cinque centri di la-vaggio in Europa (di cui uno inItalia: attualmente sono 45 in eu-ropa di cui due nella Penisola).A livello economico, nel secondotrimestre dell’anno il gruppo haraggiunto un fatturato complessi-vo di 632,9 milioni di dollari,258,4 dei quali garantiti dall’Eu-ropa. Cpr System, leader italiano negliimballaggi riutilizzabili a spondeabbattibili, con 850 aziende ade-renti tra produttori, distributori efornitori di servizi logistici, con-tinua intanto ad investire perconsolidare la propria posizione:dalla nascita avvenuta nel 1998ad oggi, lo sviluppo è stato del re-sto costante e alla fine dello scor-so anno, all’interno del circuito,circolavano 8 milioni di box chehanno consentito di effettuare 75milioni di movimenti. Il bilancio 2005 si è chiuso anco-ra una volta in attivo, con un fat-turato di 26 milioni di euro ed unutile di 3 milioni, per il 97% ridi-stribuito ai soci; la remunerazio-ne del capitale sociale è stata pa-ri al 4%. Anche il 2006 sarà al-l’insegna dello sviluppo, vistoche le movimentazioni nei priminove mesi sono aumentate del19% rispetto allo stesso periododell’anno precedente.Dopo aver inaugurato una piat-taforma in Sardegna, Cpr Systemè ora impegnata nel potenzia-

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Dinamismo e concorrenza serrataBattaglia sugli imballi riutilizzabili

Gli operatori fanno il puntoe parlano delle prospettive.Ifco polemica: «Troppi furbi»

Qui sopra, i vertici di Plastic Nord. Sotto il sommario, Davide Bonora (Cpr);in mezzo, Pietropaolo Proto di Ifco

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mento dell’attività di lavaggio:nel 2007 infatti sarà ultimato l’in-tervento sul centro di Gallo (Fer-rara), che sarà ampliato per di-mensioni e capacità produttiva,mentre in Piemonte verrà realiz-zato un nuovo centro di lavaggioad alta tecnologia. A breve, visarà poi l’apertura di una nuovapiattaforma in Spagna.“Siamo soddisfatti di come stan-no andando le cose - sottolinea ildirettore Gianni Bonora - e dellarisposta del mercato al nostro si-stema di imballaggi in plasticaper l’ortofrutta a sponde abbatti-bili, riutilizzabili e riciclabili inogni loro parte. I box possono es-sere utilizzati dal produttore, di-rettamente sul campo o nel ma-gazzino per lo stoccaggio del pro-dotto, dal Mercato generale, e in-fine anche dal distributore, diret-tamente nel punto vendita, evi-tando così ogni operazione di tra-vaso a vantaggio di qualità e ciclidi lavorazione. Gli imballaggiCpr garantiscono con le lorosponde abbattibili un grande ri-sparmio di spazi e costi: quattroimballaggi chiusi occupano lospazio di uno aperto. Il box puòessere riutilizzato fino a ventivolte in un anno, i costi di smal-timento vengono meno, così co-me rifiuti e disordine in magaz-zino; inoltre non sono più neces-sarie scorte corpose”.Cpr System propone un sistemache si basa sull’acquisto dei boxda parte dei soci e su un costo digestione trasparente, elaborato inrelazione alle reali movimenta-zioni ed ai servizi resi. La gestione del circuito avvieneattraverso dodici Centri logisticiattrezzati dislocati su tutto il ter-ritorio nazionale; Cpr ritira gliimballaggi dalle catene dellagrande distribuzione e li riportaa destinazione nei centri logisti-ci, che fungono anche da deposi-to, per renderli disponibili agliutilizzatori. Tra i formati propo-sti, sottolinea Bonora, quello piùutilizzato è il formato di dimen-sioni 60x40 con altezza 16, utiliz-zato sia per il prodotto confezio-nato che per il prodotto sfuso.

Da alcuni mesi Cpr System ha pe-raltro avviato, in collaborazionecon alcune catene distributive,una fase di test con due nuove ti-pologie di imballaggi: i mini-bins80 per 120 e 80 per 60 con altezza39 centimetri. Nuovi box che ven-gono utilizzati per confezionarediversi tipi di prodotti ortofrutti-coli e per particolari occasioni divendita (come ad esempio per at-tività promozionale). I due mini-bins sono completamente modu-lari tra loro e con le altre tipolo-gie di imballaggio Cpr System edinoltre le sponde sono abbattibili(2 minibins chiusi occupano lospazio di un minibins aperto). Lagestione del circuito dedicato aisoci Cpr prevede che la proprietàdel bins rimanga al Consorzio edil socio potrà utilizzare il box per

un certo periodo di tempo. Nonappena la fase di test sarà con-clusa (alla fine dell’anno in cor-so) il circuito sarà aperto a tutti isoci Cpr. Un settore in discreta salute edalle prospettive nel complessointeressanti, con ulteriori margi-ni di sviluppo: questa la fotogra-fia scattata da Andrea Di Mauro,amministratore delegato della fi-liale italiana di Schoeller-ArcaSystem che, solo nel ramo orto-frutta, si avvia a raggiungere unfatturato di circa 3 milioni di eu-ro che valgono l’8-10% del merca-to. “Pur essendo le sorti del com-parto legate in modo piuttostostretto a quelle della grande di-stribuzione, i contenitori ed i pal-let riutilizzabili fanno segnareuna buona vivacità, soprattutto

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Particolarmente positivo il 2006 per la raccolta dei rifiuti in legnoin Italia, almeno stando alle proiezioni dei dati relativi al primosemestre 2006 elaborate da Rilegno, il Consorzio che all’interno delsistema Conai (Consorzio nazionale imballaggi) si occupa diraccolta, recupero e riciclaggio del legno. Saranno infatti circa1.630.000 le tonnellate di rifiuti legnosi avviati al riciclo entro la fi-ne dell’anno (con un incremento di oltre l’11% rispetto al 2005),tra cui 830.000 tonnellate derivanti da rifiuti da imballaggi dilegno (+17% rispetto all’anno precedente). Il trend di crescita inte-ressa anche le convenzioni che Rilegno sottoscrive con enti pubbli-

ci per assicurare la raccoltain tutto il territorio naziona-le: dalle 238 convenzioni si-glate a dicembre 2005,secondo le previsioni, si do-vrebbe passare alle 311 di fi-ne 2006 (+30%), per un tota-le di 3.700 Comuni e oltre 33milioni di abitanti serviti,circa il 60% dell’intera popo-lazione. Rilegno prosegue co-sì il trend positivo avviatonegli ultimi anni, con

l’obiettivo di trasformare sempre più rifiuti di legno in rinnovatamateria prima da utilizzare per la produzione di nuovi manufattiin legno, con benefici non solo per l’ambiente, ma anche per l’eco-nomia del settore. Fornendo circa un milione e mezzo di tonnella-te di legno riciclato l’anno, Rilegno copre parte del fabbisogno dimateria prima dell’industria italiana del mobile, contribuendo afar risparmiare una significativa quantità di materiale importatoed equilibrare la bilancia dei pagamenti con l’estero.

Legno, crescono i quantitativi di riciclatoRilegno recupera 830 mila tons di imballaggi

Attualità

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CorriereOrtofrutticolo ATTUALITÀA

per i prodotti a sponde abbattibi-li. Il riutilizzabile si è ormai con-solidata e prima o poi arriverà acoprire tutto il settore. La concor-renza incalza, impossibile cullar-si sugli allori: bisogna adattarsicontinuamente alle richieste delmercato. Per questo, abbiamo ap-pena lanciato un imballo 80 per60, mentre sta per vedere la luceun pallet in plastica dalle dimen-sioni del tradizionale pallet in le-gno. E il prossimo anno, ci sa-ranno numerose altre novità:Schoeller-Arca System lanceràsul mercato dei contenitori constandard di igiene e sicurezza su-periori, che per il momento peròrimangono “top-secret””.Per quanto riguarda l’estero, DiMauro segnala una notevole viva-cità dei mercati spagnoli e fran-cesi; quest’ultimo sta facendo re-gistrare un rilevante aumento deivolumi, mentre in Spagna lo svi-luppo c’è ma meno impetuoso,anche per la forte infulenza eser-citata nel settore dalle catene del-la grande distribuzione.Gli imballaggi riutilizzabili, sisottolinea anche da Euro PoolSystem Italia, sono sempre piùusati dalla Gdo e dalla Do sia nel-la Penisola che nel resto d’Euro-pa. Sul mercato nazionale, infat-ti, evidenziano i responsabili diEps, si può stimare intorno al40% il livello di penetrazione del-le cosiddette “cassette di plasticaa noleggio”, come ormai vengonocolloquialmente definite dagliaddetti ai lavori. In altri Paesi eu-ropei la percentuale di utilizzo èben più alta, soprattutto in Olan-da, Belgio, Germania e Francia,dove sia aziende agricole che so-prattutto supermercati hanno or-mai pienamente compreso i van-

taggi derivanti dalla collaborazio-ne con un “pool operator” - ovve-ro con un’azienda alla quale ap-poggiarsi per esternalizzare total-mente la gestione logistica degliimballaggi - usufruendo concre-tamente di ricadute positive intermini economici. Anche laSpagna è ormai ben avviata sullastrada della “standardizzazione” esi spera che l’esempio iberico siapresto seguito anche in Italia,considerando le affinità struttu-rali e culturali che accomunano idue Paesi.In questo contesto, Euro Pool Sy-stem International continua a re-citare un ruolo di primo pianosul mercato europeo. Nel 2005 lasocietà ha infatti movimentatooltre 380 milioni di colli, per unfatturato che ha superato i 120milioni di euro. Per il 2006 è at-teso ancora un trend crescente,come del resto in Italia, dove Eu-

ro Pool ha noleggiato nel 2005quasi 11 milioni di cassette, conuna previsione di crescita di oltreil 10% nel 2006. È stato possibileraggiungere questi risultati gra-zie all’impegno dei 120 impiegatie dirigenti del gruppo e di unastruttura logistica composta da40 depositi in tutta Europa, conun fiore all’occhiello quale quel-lo di Reggiolo (in provincia diReggio Emilia, a 15 chilometri daModena) che si estende su unasuperficie di circa 12.000 metriquadri ed è dotato di un impian-to di lavaggio fra i più moderni eproduttivi in circolazione, poten-do infatti lavare circa 3.600 casseall’ora.Euro Pool, puntualizzano i re-sponsabili della filiale italiana, èl’unico operatore sul mercato chepuò offrire casse sia pieghevoliche rigide, sia blu che verdi, conuna varietà di dimensioni capacedi soddisfare qualsiasi esigenza diconfezionamento. Completano lagamma il big box, ovvero un binsdisponibile anche con rotelle ein due colorazioni (blu e verde) eil pool pallet, una pedana a duevie in legno centrimetri 100 per120, a norma secondo le più re-centi direttive europee. Tra i protagonisti del settore, an-che Chep, che punta ad un’e-spansione ad ampio raggio a li-vello continentale. “L’obiettivo principale di Chep daluglio 2006 al giugno del prossi-mo anno - si sottolinea dal quar-tier generale italiano - è quello diespandere il business in Europamassimizzando le opportunità le-gate sia a clienti esistenti sia anuovi prospects, attraverso la cre-scita della customer satisfaction.Chep ha un preciso impegno nei

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Qui sopra imballaggi riutilizzabili “firmati” Cpr (a sinistra) ed Euro Pool System (al centro); a destra un imballo a perdere di Plastic Nord

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confronti dell’industria dellafrutta e verdura, tanto da avercreato relazioni a lungo terminecon i propri clienti focalizzando-si sulla creazione di valore nellasupply chain”. Forte di un fattu-rato di 3 miliardi di dollari, Chepè una compagnia globale con ri-sorse adeguate per poter assicu-rare questo sviluppo di businessnel mercato europeo negli anni avenire. Ulteriori traguardi dichia-rati dalla società riguardano lasostituzione di tutti gli attualicontenitori a sponde abbattibilicon imballi di nuovo design.Questa iniziativa è già stata im-plementata con successo in Por-togallo ed è in fase di roll-out inSpagna. Il nuovo contenitore èstato concepito per massimizzarel’efficienza logistica della supplychain e migliorare il rendimen-to delle operazioni tra i clienti.Seguendo la firma di un impor-tante contratto con un distributo-re inglese nel 2005, negli ultimimesi vi è stato un considerevoleaumento dei flussi di prodottodall’Europa continentale verso ilRegno Unito. Chep tra l’altro ha annunciato re-centemente l’ampliamento dellasua rete commerciale in Europae in particolare l’offerta dei suoiservizi anche in Slovenia. “In Eu-ropa - si puntualizza da Chep -esistono più di una dozzina dicompagnie che forniscono servi-zi relativi a pallets ed a conteni-tori, ma noi siamo l’unico opera-tore in grado di fornire entrambii servizi e che opera in tutto ilcontinente”.Corriere Ortofrutticolo ha amplia-to l’inchiesta anche al settore de-gli imballaggi a perdere: Giovan-ni Giantin, titolare di PlasticNord, azienda padovana che van-ta un’esperienza decennale nelcampo della produzione di im-ballaggi in plastica per l’ortofrut-ta, realizzati attraverso il recupe-ro di materiale post-consumo, af-ferma che il mercato dei conteni-tori a perdere nel settore orto-frutticolo sta diventando semprepiù difficoltoso e soggetto all’an-damento dell’economia; l’unico

modo per restare competitivi, se-condo Plastic Nord, è quello dipuntare sull’innovazione. “È perquesto - dice Giantin - che l’a-zienda effettua continui investi-menti in ricerca e sviluppo, chela portano a realizzare prodottiall’avanguardia, anticipatori del-le tendenze di mercato. PlasticNord si è diversificata dalla con-correnza grazie alle sue cassettein plastica non tradizionali, divarie tipologie e misure che bensi adattano a qualsiasi genere difrutta e verdura e che conferisco-no al prodotto un’immagine for-te, grazie ad un design accatti-vante ed originale. Ciò ha per-messo all’azienda di mantenereuna quota di mercato significati-va nel corso degli anni e addirit-tura di aumentarla a piccoli pas-si. Il nostro impegno non si esau-risce: è infatti già iniziato da un

anno lo studio di un imballaggioche verrà introdotto nel 2007 esarà ricco di novità che ci per-metteranno di inserirci in un al-tro comparto del settore ortofrut-ticolo”. Ad oggi, si evidenzia daPlastic Nord, la tipologia di im-ballaggio più richiesto rimanesempre il 30x50x13,5 e 30x50x16centimetri, ma da due-tre anni aquesta parte stanno sempre ac-quisendo quote di mercato le mi-sure 40x60 e 30x40 nelle loro va-rie altezze.Rimangono tuttavia, oltre alle in-certezze del mercato, le incertez-ze normative sulla metodologiadi utilizzo degli imballaggi inplastica. “Quest’anno - si sottoli-nea dalla sede della società pata-vina - la giurisprudenza ha com-piuto significativi progressi indi-cando varie tipologie di prodottoortofrutticolo che possono venirea contatto con la plastica ricicla-ta: è stato fatto un grande e chia-ro passo in avanti, ora questa li-nea guida va perseguita e portataavanti”.Ad inizio gennaio del 2006 la dit-ta Imball Nord, sempre facenteparte del gruppo, ha intantoinaugurato un nuovo sito produt-tivo per la macinazione di imbal-laggi in plastica: questo ha per-messo alla Plastic Nord di render-si più autosufficiente ed averemateriale sempre della stessaprovenienza e di buona qualità.Tuttavia, fa presente Giantin, ne-gli ultimi anni il costo della ma-teria prima è raddoppiato se non,in certi casi, anche triplicato. Ilproblema, oltre alla carenza dimateriale riciclato è quindi ilprezzo eccessivamente elevatodel materiale vergine, che ha fat-to sì che quasi tutti i consumato-ri di imballaggio passassero adutilizzare esclusivamente casset-te prodotte con materiale di rici-clo. Per il futuro, si conclude dal-l’azienda veneta, la parola chiaverimane comunque ricerca ed in-novazione per garantire al clien-te un servizio ed un prodotto co-stanti, sempre conformi alle suerichieste.

Mirko Aldinucci

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Bestack (Consorzio italianoimballaggi in cartone ondula-to, promosso da InternationalPaper, Fustelpack, KappaPackaging, Biopack e GhelfiOndulati all’interno dell’asso-ciazione di categoria Gifco),rifornisce di imballaggi Cado-ro (catena distributiva venetainterna a Sun, a sua volta par-te integrante della centrale diacquisto Intermedia 1990) e isuoi fornitori, che hanno im-plementato lo standardBestack nella supply chain apartire dal luglio scorso. La scelta è supportata da unacomunicazione nei puntivendita accompagnata dalloslogan “Frutta e Verdura: me-glio in cartone”.

Ondulato, accordoBestack-Cadoro

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Bilancio positivo per il Consorziopesca e nettarina di Romagna Igpche nella campagna appena con-clusa ha raggiunto 37.279 quinta-li di prodotto venduto sui mercatinazionali, con un incremento del4% rispetto all’anno scorso.“Un buon risultato - il commentodel presidente Paolo Pari - soprat-tutto in considerazione del fattoche in questa campagna abbiamoregistrato un forte incrementodella domanda, tanto da avere an-che problemi di disponibilità diprodotto a marchio”.La campagna che, come dettatodal disciplinare di produzione, èpartita il 20 giugno per terminareil 20 settembre, ha visto prevalerele nettarine a marchio Igp rispet-to alle pesche con 22.293 quintaliper le prime contro i 14.986 per le

seconde. Il periodo di massimaconcentrazione delle vendite si èregistrato dal 16 luglio al 13 ago-sto, con un incremento in parti-colare, nelle due settimane dal 17al 30 luglio, del 50% rispetto allostesso periodo dell’anno scorso.In queste due settimane è stataprogrammata una pubblicità tele-visiva sulle reti Rai che ha rag-giunto circa 100 milioni di con-tatti utili. Quest’anno il Consor-zio ha messo a punto un progettodi valorizzazione coordinato dalCso che prevedeva, oltre alla cam-pagna televisiva, un mix di azioni

sui media, numerose promozionisui punti vendita e un sistema diautoregolamentazione. Nei Mer-cati all’ingrosso sono stati oltre40 i grossisti e circa mille i detta-glianti coinvolti da una promo-zione che si è concretizzata con ladistribuzione di materiali infor-mativi e originali gadget sui pun-ti vendita. Nel dettaglio tradizio-nale si è registrato un incremen-to delle vendite del 19%: oggiconcentra il 39% delle vendite dipesche, mentre la grande distri-buzione rappresenta il 61% del to-tale delle vendite. ●

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Pesca e nettarina IgpVendite in attivo

Il Consorzio romagnolochiude a 37.279 tonnellate,

il 4% in più del 2005Paolo Pari, presidente del Consorzio

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Lieve aumento della produzioneeuropea (542.100 tonnellate, il 3%in più del 2005-2006) con l’Italiache cresce più della media deglialtri Paesi produttori (circa395.000 tonnellate, +7% in lineacon il dato del 2004) e si confer-ma ampiamente leader produtti-vo davanti a Francia (64.000 ton-nellate, +2%), Grecia (57.500tonnellate, -18%), Portogallo(13.000 tonnellate, invariato) eSpagna (12.600 tonnellate, +1%):sono le previsioni per la stagione2006-2007, rese note nel corsodell’annuale in-contro dell’In-ternational kiwi-fruit organiza-tion (Iko). Buo-ne notizie giun-gono da Oltre-mare: la Califor-nia dovrebbe re-gistrare una con-trazione del 5%, con conseguentinuove possibilità di export deiprodotti europei verso Usa e Ca-nada. Mentre le esportazioni ita-liane sono cresciute grazie all’au-mento dei Paesi di destinazione,passati da 40 a 80 dagli anni No-vanta ad oggi.Le potenzialità di sviluppo delleesportazioni ci sono, basti pensa-

re che gli Usa producono appena20.000 tonnellate di kiwi concen-trate in California, ed il volumedel mercato è stato negli anni re-centi di poco meno di 60.000 ton-nellate. Le importazioni proven-gono principalmente dai Paesidell’Emisfero Sud: Cile e NuovaZelanda, in controstagione ri-

spetto alla nostraofferta. L’Italiaesporta in Usa trale 6.000 e le 7.000tonnellate. Intanto nel pros-simo inverno, dagennaio a marzo,sarà proprio ilkiwi il frutto sele-

zionato dalla Weight Watchers co-me “Pick of the Season” (così vie-ne definito il frutto di stagioneconsigliato per le diete dima-granti). L’iniziativa, attuata dallanota multinazionale americana,prevede la selezione di prodottiad alto valore nutritivo, gusto, di-sponibilità, economicità e versa-tilità ed il kiwi risponde perfetta-

mente a questi requisiti. La pro-mozione intende portare all’at-tenzione dei consumatori degliStati Uniti le caratteristiche nu-trizionali del frutto quale parteintegrante di un sano e salutarestile di vita. Il progetto vuole met-tere in evidenza che scegliere dimangiare un kiwi porta grandibenefici nella dieta grazie al mo-desto apporto di calorie in con-fronto all’alto numero di nu-trienti.Il prodotto e le sue caratteristichesaranno presentate in inedite ri-cette e preparazioni proposte at-traverso 1.250.000 cards conte-nenti anche informazioni com-plete sulle regole da seguire peruna sana e corretta alimentazio-ne. Il prodotto verrà promossonei meeting Weight Watchers, sulsito internet e sui media ameri-cani. Aderiscono all’iniziativa iprincipali Paesi produttori facen-ti parte dell’Iko; per l’Italia, l’atti-vità è promossa e coordinata dalCso. Le imprese protagoniste di“Pick of the Season” potranno va-lorizzare le confezioni di kiwicon il logo “Pick of the season” epotranno accompagnare il pro-dotto con materiali di comunica-zione da utilizzare sui punti ven-dita. ●

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Kiwi, cresce il raccolto europeo E il Nord America segna il passo

Per l’Italia (400 mila tons)buone chance negli Usa,

complice Weight watchers

Dopo dieci mesi di trattative con Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Apofruit Italia getta laspugna. La direzione del gruppo cooperativo cesenate, che aveva proposto ai sindacatiun piano per portare in Romagna la lavorazione del kiwi giallo, ha deciso a metà otto-bre di alzarsi dal tavolo delle trattative. L’azienda avrebbe messo sul piatto della bilan-cia ventimila giornate lavorative in più delle attuali (nel 2005 ne sono state lavorate224.258 dai 1.937 lavoratori stagionali e dai 119 fissi) e diversi investimenti sul territo-rio; in cambio chiedeva ai sindacati di attuare lo strumento della banca ore per il lavo-ro del sabato mattina, non considerandole, quindi, come straordinario e di recuperar-le nei mesi di bassa stagione. Un accordo analogo, invece, è stato ratificato negli stabi-limenti Apofruit di Aprilia, dove i sindacati hanno accolto in modo molto positivol’investimento dell'azienda, pari a due milioni e mezzo di euro, che nel prossimo bien-nio porterà ad aumentare le giornate di lavoro di oltre 4.500 rispetto le attuali. (M.M.)

La varietà gialla resta fuori dalle porte di Apofruit I sindacati dicono “no” alla lavorazione in Romagna

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La campagna veronese del cavolodell’Adige è iniziata il primo ot-tobre e si concluderà a fine mar-zo. L’avvio è stato nel complessobuono, grazie a un prodotto ec-cellente che risponde a un rigo-roso disciplinare di produzione,ma preoccupa la concorrenza deiPaesi stranieri. Marketing, trac-ciabilità e aggregazione: questi,in sintesi, gli aspetti su cui biso-gna puntare per migliorare l’af-fermazione sul mercato di un or-taggio prezioso, che rientra nellalista dei prodotti tradizionali re-gionali veneti e finisce sulle tavo-le di tutta Europa.È quanto emerso nel corso delconvegno “Evoluzione del merca-to ortofrutticolo internazionale eripercussioni sulle produzioniitaliane”, che si è tenuto a Casta-gnaro, in provincia di Verona, loscorso 10 ottobre, a margine dellafesta del cavolo dell’Adige, giuntaalla dodicesima edizione.I cavoli in questione - nei fatti sitratta di quattro varietà differen-ti: il cavolfiore, il cavolo brocco-lo, il cavolo cappuccio e il cavoloverza - rivestono un’importanzanotevole sia a livello locale chenazionale, ma, si è detto duranteil convegno, appaiono penalizza-ti dalla grande distribuzione edalla concorrenza dei Paesi neo-comunitari, come Polonia, Un-gheria e Grecia in primis.Secondo i dati presentati da Ro-berto Della Casa, docente dell’U-niversità di Bologna, la superfi-cie coltivata di circa 25 mila etta-ri è seconda per estensione solo aquella polacca, ma l’Italia si posi-ziona solo al quarto posto nelleesportazioni, dopo Olanda, Polo-nia e Germania, e al quinto per le

importazioni, con 12.600 tonnel-late nel biennio 2003-2005 rispet-to alle 6 mila circa del biennio1990-1992.In Veneto, su circa 1.161 ettari diterreni lungo l’asta dell’Adige, sicoltivano 378.500 quintali di ca-volo, in una quarantina di comu-ni al confine tra le province di

Verona, Rovigo e Padova, per untotale di oltre 300 aziende coin-volte nella sola provincia scalige-ra. I mercati di riferimento perl’esportazione, che assorbe il 50%della produzione, sono il NordEuropa, la Germania e i Paesi del-l’Est.“La concorrenza straniera èpreoccupante - ha affermato Lu-cindo Furia, presidente del Con-sorzio di tutela del cavolo dell’A-dige, che si occupa della valoriz-zazione ma anche della commer-

cializzazione del prodotto - per-ché ai concorrenti tradizionali,come la Fracia, si aggiungono iPaesi neocomunitari. Si rendenecessario, oggi più che mai, di-fendersi con un più marcatoorientamento al mercato attra-verso adeguate politiche di marcache certifichino le produzioniitaliane e le distinguano da quel-le straniere”.Altro tema di cui si è discusso èquello della tracciabilità delleproduzioni, fondamentale per di-fendere il reddito dei produttori ela salute dei consumatori. “Oggisi aprono importanti interrogati-vi riferiti allo sviluppo dell’eco-nomia locale, alla sicurezza ali-mentare - ha spiegato DamianoBerzacola, vicepresidente di Col-diretti Verona - e non ultimo alleregole etiche di produzione. Ilfatto che non esistano, al di fuoridell’Unione Europea, normeuniformi per regolare la produ-zione ortofrutticola e assicurarela difesa della sicurezza alimen-tare, fa sì che alcuni Paesi espor-tino prodotti meno sicuri e con-trollati rispetto a quelli nostranidal punto di vista della genuinità,con una conseguente riduzionedi tempi e costi che rende taliPaesi più concorrenziali sui mer-cati mondiali”.La tracciabilità va affiancata acollaborazioni e aggregazioni traproduttori per il condizionamen-to e la commercializzazione del-l’ortaggio. Un modo per presidia-re la parte più a valle della filie-ra, quella dove si concentra ilmaggior valore aggiunto. “Perquesto motivo - ha concluso Lo-renzo Bazzana, responsabile Uffi-cio economico nazionale di Col-diretti - appare più che mai indi-spensabile che i produttori vero-nesi facciano sistema, investendoin ricerca e innovazione permantenere e migliorare la qua-lità del cavolo dell’Adige”. (E.Fel.)

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Il cavolo dell’Adige cercanuovi spazi nell’Europa allargata

La campagna 2006/2007 è partita bene, ma è fortela concorrenza straniera. Per essere più competitivi

c’è bisogno di marketing, tracciabilità e aggregazione

Il cavolo dell’Adige viene proposto an-che con un pack specifico. Tra i com-petitor europei c’è Prince de Bretagne

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Si è svolto a Roma il 12 ottobre scor-so, a Palazzo Della Valle, l’incontro“Nuove frontiere commerciali per l’a-gricoltura italiana di qualità - Accor-di, mercati, produzioni”, organizzatoda Confagricoltura a conclusione del-la campagna di sensibilizzazione “Laqualità in campo. Una scelta di valo-re”. Una giornata di riflessione sullavalorizzazione del sistema agroali-mentare nazionale, accompagnata daun focus su tre mercati emergenti: Ci-na, Russia e Tunisia. Il presidente diConfagricoltura, Federico Vecchioniha subito dichiarato l’obiettivo: “apri-re nuovi mercati internazionali perl’agroalimentare italiano”. Ognunonel rispetto delle proprie competen-ze, ha precisato, con la consapevolezza di una sfida im-pegnativa che Confagricoltura ha scelto di accettare econdividere con la propria base.Vecchioni ha puntato l’indice contro norme e vincolicomunitari, ostacoli tariffari e barriere di ordine sani-tario, appesantimenti burocratici e dazi elevati. Unoscenario che è ulteriormente complicato dall’assenza“di una Gdo nazionale che faccia da testa di ponte aiprodotti italiani verso i mercati dei Paesi Terzi”. Vec-chioni ha precisato la non contrarietà alla presenza dicapitali stranieri nella Gdo italiana ma si è detto preoc-cupato perché i soggetti non nazionali tendono spessoalla scelta di prodotti agroalimentari stranieri. La platea è stata proiettata sul palcoscenico internazio-nale da Aldo Longo, direttore relazioni esterne Dg Agridella Commissione Europea. Nelle sue parole, tre diffe-renti formule di accordi: unilaterali, bilaterali e multi-laterali. Si tratta, ha spiegato, di dimensioni alternativeper lo sviluppo. Come era prevedibile, gli accordi unila-terali sono la maggioranza (circa il 65% del totale).Quelli di tipo bilaterale sono i più attraenti: le soluzio-ni si realizzano “su misura” ed hanno obiettivi ambi-ziosi. Inoltre, generano più reciprocità tra i soggetti im-pegnati, consentono di negoziare sul dazio reale, hannouna vera dimensione di accordi di politica estera e of-frono patti più sostenibili. Roberto Lovato, dirigente dell’area Agroalimentare del-l’Ice, ha tracciato un quadro preciso della situazione na-zionale. Il settore agroalimentare è secondo soltanto aquello metalmeccanico e il suo fatturato ha chiuso il2005 a quota 106 miliardi di euro. Quasi 75.000 aziende- la maggior parte delle quali concentrata nell’Italiacentro settentrionale - che occupano circa 450.000 ad-detti. Interessanti le cifre dell’export: il vino guida laclassifica, con il 17% del totale, seguito da ortofrutta(14%) e da conserve e succhi vegetali (9%). I primi tremercati esteri dell’Italia sono la Germania (21%), laFrancia e gli Usa, entrambi con il 12%. La Cina ha aperto i focus sui mercati emergenti. Il com-pito di presentare il Paese è stato affidato a XingJianjun, addetto economico e commerciale dell’amba-

sciata della Repubblica Popolare di Ci-na. Attualmente, l’Italia si trova all’ot-tavo posto nella classifica degli espor-tatori di prodotti agricoli verso la Ci-na e registra un fatturato di 35,62 mi-lioni di dollari. Un valore che è pocacosa rispetto a Francia (370,45 milio-ni), Paesi Bassi (170,75) e Regno Uni-to (138,9) che sono i primi tre espor-tatori di prodotti agricoli in Cina. Nel-l’anno in corso l’Italia sta segnandouna certa tendenza al recupero. Il tut-to con prodotti che, almeno per ora,non includono gli ortofrutticoli: in-fatti, esportiamo olio vegetale, ali-menti trasformati, vino, carne insac-cata, prosciutto cotto e crudo.Leonida Popov, vicepresidente della

rappresentanza commerciale della Federazione Russain Italia, ha compiuto il secondo approfondimento.Quasi 144 milioni di consumatori rappresentano un’op-portunità irripetibile per qualsiasi esportatore. L’Italia,anche in questo caso, non brilla: in ambito ortofrutti-colo, ad esempio, il nostro Paese è al primo posto per leesportazioni di kiwi (39% del mercato russo) e al se-condo per le pesche (14%). Peccato, però, che nella clas-sifica generale degli esportatori di ortofrutta verso laRussia l’Italia sia ferma al sedicesimo posto; una classi-fica che vede in testa l’Ecuador, seguito dall’Uzbekistan.A chiudere i focus ha pensato Yacine Regui, responsabi-le internazionale dell’Apia, Agenzia di promozione de-gli investimenti agricoli di Tunisi. Il quadro delineato ètra i migliori: sistema economico competitivo e libera-le, trasporti e comunicazioni ben sviluppati, manodo-pera agricola qualificata e clima favorevole. A ciò si ag-giungono la possibilità di linee di credito personalizza-te per il finanziamento dei progetti e una larga serie diincentivi fiscali. L’Italia, in questo caso, ha saputo co-gliere le opportunità: il nostro Paese copre il 25% delleesportazioni europee verso la Tunisia ed è al primo po-sto negli investimenti agricoli in partenariato.Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e fore-stali, Paolo De Castro, ha espresso a chiare lettere la ne-cessità di un cambio di cultura e di uno sforzo com-plessivo del settore. Gli accordi internazionali, ad avvi-so di De Castro, potrebbero risolvere il problema del-l’export agroalimentare, la cui quota è ferma al 15%, apatto che essi siano coniugati alla qualità dei prodotti.Il ministro ha ricordato che bisogna tener presente lacostante crescita di domanda alimentare nel mondo,tendenza che si aggira attorno al 4% annuo. Ed ecco ilcambio di cultura: “Le nostre aziende - ha spiegato - so-no condannate a crescere di più nell’export”. Nel mo-mento in cui i consumi agroalimentari italiani ed eu-ropei calano, la situazione strutturale dell’export rap-presenta una delle poche possibilità di crescita. O l’au-mento di produzione trova spazio sul mercato interna-zionale o i prezzi scenderanno sul fronte interno.

Emanuele Mùrino

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L’export?È deboleConvegno di Confagria Roma sulle nuove

frontiere commerciali

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CorriereOrtofrutticolo ATTUALITÀA

La Cooperativa agricola cesenate(Cac), leader mondiale nellamoltiplicazione sementiera, hachiuso in attivo il bilancio 2005.Il valore della produzione am-monta a 23 milioni e 713 mila eu-ro, un valore in linea con il 2004nonostante l’andamento meteo-rologico negativo. Ai soci verranno liquidati 13 mi-lioni e 952 mila euro, il 58,8%della produzione, quasi quattropunti e mezzo in più rispetto al2003, oltre a premi qualità per 1,7milioni di euro. Il margine ope-rativo di Cac supera i 6,17 milio-ni di euro (pari al 26% del valoredella produzione). Il fatturato digruppo, incluse le società asso-ciate, è di 32 milioni e 815 milaeuro. Le prospettive sono buone ancheper l’anno in corso, con unaproiezione sul fatturato superiorea 24 milioni di euro e un’ipotesidi liquidazione ai soci del 60,2%,segno che la ristrutturazioneaziendale avviata tre anni fa hadato i suoi frutti.“Sono dati che ci confortano -spiega il presidente, Denis Casa-dei - anche perché come tutti sap-piamo l’annata 2005 non è statadelle migliori. Il settore semen-tiero è rimasto uno dei pochi agarantire redditività agli agricol-tori, nonostante abbiamo vissutosulla nostra pelle le grandinateprimaverili che hanno distruttooltre 120 ettari di colture, pernon parlare delle piogge insisten-ti del mese di settembre che cihanno costretto a lasciare incampo ingenti quantitativi disoia”. Il bilancio è stato approvato dal-l’assemblea, in cui hanno dirittodi voto i 2.065 soci provenienti datutta Italia: dal Friuli alla Puglia,fino a Umbria e Toscana. A fine2005 i dipendenti di Cac erano186 (120 stagionali). Nel febbraiodel 2004 Cac era stata tra l’altro la

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Sementi, Cacsi conferma leader

Bilancio in attivo e prospettive ok per

la Cooperativa cesenate

Le sementi della Cooperativa Agricola Cesenate fioriranno nell’ari-da terra africana. La Cac, partecipando al progetto promosso dallafacoltà di Agraria, ha donato un consistente quantitativo di semiche saranno portati ad Hagaz, un villaggio fondato durante ilperiodo coloniale italiano in Eritrea, a cento chilometri da Asma-ra, nell’ambito di un progetto benefico a favore del Paese africanoe del La Salle Agrotechnical Institute, dove studiano oltre 300ragazzi. A maggio e a giugno sono partite due spedizioni per quasitremila chilogrammi di semi: melanzane, cipolle, fagioli, grano,sorgo e mais. “In Africa - spiega Bruno Marangoni, docente aldipartimento di Culture Arboree - spesso succede che manchi lapossibilità di trovare le sementi. E anche quando le popolazionidecidono di trattenere dal raccolto un po’ di semi per la stagionesuccessiva, finisce che la fame prende il sopravvento. Con 1.500chilogrammi di semi si ricava una produzione di 5-600 quintali diprodotto senza contare il foraggio per gli animali. In futuro - con-clude il professor Marangoni - vogliamo aiutare gli sperimentatorilocali ad avviare il miglioramento genetico delle specie e varietàche meglio si adattano al loro clima e terreno”. (M.Mer.)

Semi di melanzane, cipolle e fagioli in Eritreaper insegnare a produrre le varietà più adatte

Analizzando la suddivisionedel fatturato della Cooperativaagricola cesenate, emerge cheil 57,43% del mercato è rappre-sentato da clienti europei, il28,56% è nazionale, il 13,51%asiatico, mentre America,Africa e Oceania valgono,rispettivamente, lo 0,22%, lo0,21% e lo 0,07%. Nell’ultimo anno, per la Cac, èstata l’Asia a dare più soddisfa-zioni con un incremento dellafetta di mercato del 2%, il cheequivale a circa 400 mila euroin più di fatturato. E se granparte dell’agricoltura guarda a

Oriente con timore, non è cosìper la Cooperativa cesenate.“Il mercato europeo è in crisi,quello asiatico riserva maggio-ri prospettive di lavoro”, pun-tualizza Andrea Maltoni,responsabile amministrativoCac. “La Cina è per noi un’op-portunità grandissima, è unPaese che importa moltissimesementi e riproduce in tutto ilmondo. Stiamo facendo un’in-dagine di mercato proprio sul-la Cina che, assieme all’India,è una delle aree piùinteressanti per la nostra atti-vità”. (M.M.)

La Cooperativa guarda all’Asiapronta a sferrare l’“attacco” in Cina

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CorriereOrtofrutticoloAttualità

prima cooperativa italiana delsettore a fregiarsi della certifica-zione ambientale Emas. Questoimpegno pionieristico è stato orapremiato a livello nazionale conl’assegnazione della bandieraEmas, prestigioso attestato degliimpegni assunti a livello di ridu-zione dell’impatto ecologico. “Èun riconoscimento - afferma ilpresidente Casadei - dei risultatiche abbiamo raggiunto in questianni: solo per fare qualche esem-pio, l’emissione di polveri in at-

mosfera è ad oggi inferiore al50% dei parametri fissati dallaProvincia, e abbiamo utilizzato il40% in meno dei fitofarmaci nor-malmente utilizzati in agricoltu-ra, attivando nel contempo unapolitica di recupero dei rifiutiaziendali”. Ora Cac guarda all’energia, conun progetto per trasformare 600metri quadri di tetto dei propri ca-pannoni in una centrale verde fo-tovoltaica da 50 Kw/h. Timing perla realizzazione: fine 2006. ●

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Bayer CropScience incrementa il proprioimpegno nel settore delle sementi. E lo fa con unprogetto che si svilupperà il prossimo decennioe che si basa su tre punti: rafforzamento, conprincipi attivi innovativi, della business unitCrop Protection che rappresenta il caposaldo del-l’azienda; crescita dinamica della business unitEnvironmental Science (prodotti per la cura del-l’orto, del giardino e per la protezionedell’ambiente domestico e rurale) che ha unaredditività al di sopra della media: rapida espan-sione della business unit Seeds and Traits(sementi e prodotti per la concia). Friedrich Ber-schauer (nella foto), presidente del consiglio diamministrazione di Bayer CropScience, nel corsodella conferenza stampa annuale svoltasi aMonheim in Germania, in merito alla strategiadi crescita dell’azienda ha detto di prevedere chela quota di fatturato generato dalla divisioneSeeds & Traits, l’attività che riguarda sementi ecaratteristiche geneticamente migliorate dellecolture, aumenterà dall’attuale 6% al 15% nel2015. E per quell’anno Bayer CropScience, ha sot-tolineato Berschauer, intende incrementare lespese annuali relative alla ricerca portandole aduna cifra pari a 750 milioni di euro. Sempre diqui al 2015, il budget stanziato per la divisioneBioScience verrà aumentato dagli attuali 80milioni di euro a oltre 200 milioni. Il budget an-nuale per ricerca e sviluppo relativo allaprotezione delle colture tradizionale è destinatoa raggiungere, invece, i 500 milioni l’anno.Nei prossimi dieci anni, secondo BayerCropScience, i volumi del mercato delle sementie dei prodotti per la protezione delle colture regi-streranno una crescita tale da portare gli attuali44 miliardi di euro a circa 48 miliardi. La crescita del mercato sarà sostenuta principal-mente dal lancio di prodotti innovativi (nell’am-

bito della protezionedelle colture) e dalcrescente impiego disementi selezionate.Bayer CropScienceprevede inoltre un au-mento della domandarelativa a prodottiagricoli da utilizzarsi nei combustibili a bassoimpatto ambientale, situazione dalla qualetrarranno beneficio il settore delle sementi e ilmercato della protezione delle colture.Il fatturato di Bayer CropScience nel primo seme-stre del 2006 è rimasto allo stesso livello dell’an-no scorso, registrando la cifra di 3,35 miliardi dieuro. Dopo una correzione sulla base degli effettidel tasso di cambio e del portafoglio, le venditehanno registrato una diminuzione del 2,6%rispetto allo stesso periodo del 2005. Lavariabilità delle condizioni atmosferiche in Euro-pa, i periodi di siccità nel Nord America e in Au-stralia e le perduranti difficoltà del settore agra-rio in Brasile sono stati causa del calo del 1,9%del mercato dei prodotti per la protezione dellecolture. Inoltre il calo significativo dei prezzi deiprodotti più vecchi e il significativo incrementodei costi energetici e delle materie prime hannocontribuito a questo declino.Nonostante la difficile condizione di mercato,l’Ebit di Bayer CropScience è aumentato del10,8%. Una delle ragioni è stata la buona perfor-mance delle divisione Enviromental Science edella divisione BioScience, che hanno registratoincrementi delle vendite pari a 7,2 e 11,7% rispet-tivamente. Prendendo in considerazione tutto il2006, Berschauer ritiene tuttavia che il fatturatosia destinato a calare a causa delle condizionisfavorevoli del mercato previste per il secondo se-mestre di quest’anno.

E Bayer CropScience elabora un progetto decennaleBudget sostanzioso, il comparto è ritenuto strategico

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CorriereOrtofrutticolo BIOLOGICO NEWS

B

Bio-boom in Cina. In un solo anno è infatti au-mentata di 11 volte (+1.057%) la produzione bio-logica del colosso asiatico, che è arrivata così dalleretrovie a conquistare il secondo posto a livellomondiale, con una superficie coltivata di oltre trevolte superiore a quella italiana; pur scalzata dalpodio occupato lo scorso anno, quando risultavaterza, l’Italia consolida tuttavia la sua leadershipin Europa. Questi alcuni dei dati emersi nel corsodi “Biodomenica”, manifestazione organizzata ilprimo ottobre da Coldiretti, Aiab (Associazioneitaliana per l’agricoltura biologica) e Legambien-te, che si è svolta in un centinaio di piazze in tuttaItalia.Il “grande balzo in avanti” della produzione cinesefa crescere le coltivazioni biologiche che ora nelmondo, ricordano le tre organizzazioni, “hannoun’estensione comparabile all’intero territorio ita-liano, pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+19%), dei quali 12,1 si trovano in Australia (+7,3%), 3,5 in Cina (+ 1.057%), 2,8 in Argentina(stabile) e uno in Italia (+12,8%)”. Tuttavia, viene

sottolineato, mentre le quantitàprodotte nelle Americhe, in Eu-ropa e in Oceania sono aumen-tate debolmente di qualchepunto percentuale, risultanoconsiderevoli i tassi di crescitain Africa (+130%) e soprattuttoin Asia, con la Cina, appunto,che diventa un protagonista delmercato mondiale del biologicola cui domanda vale complessi-

vamente 23,5 milioni di euro. Tutto ciò rappresen-ta “un profondo cambiamento, frutto di una vera“rivoluzione culturale” nelle campagne cinesi, do-ve, per soddisfare i bisogni alimentari della popo-lazione interna, si è cercato di aumentare le quan-tità con ogni mezzo: dagli Ogm all’uso intensivo eincontrollato di pesticidi, dallo sfruttamento dellavoro a quello dell’ambiente”. L’Italia, con un terzo delle imprese biologiche eu-ropee ed un quarto della superficie bio dell’Unio-ne, conferma la propria leadership nel vecchio con-tinente ed aumenta del 12% i terreni coltivati che su-perano il milione di ettari e del 22% il numero delleimprese agricole coinvolte (49.859). ●

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Bio, la Cinaora fa sul serio

Exploit produttivo: +1.057% in un anno.Nel mondo le aree dedicate al biologicocoprono una superficie pari all’Italia

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CorriereOrtofrutticoloB iologico news

Dal Parlamento Europeo arrivaun giro di vite all’importazionedi prodotti biologici anonimi: inuna relazione, Bruxelles ha preci-sato che per essere venduto nel-l’Ue come biologico un prodottooriginario di un Paese extraco-munitario deve essere conformealle norme di produzione del re-golamento comunitario; inoltre,importatori e consumatori devo-no poter identificare facilmenteil Paese d’origine e controllare ilrispetto delle condizioni Ue.L’attuale normativa europea pre-vede un elenco di Paesi extraco-munitari (Argentina, India, Au-stralia, Svizzera, Israele) la cui le-gislazione in materia di coltiva-zione, certificazione e commer-cializzazione dei prodotti biologi-ci è stata riconosciuta equivalen-

te al regolamento dell’UnioneEuropea anche se il 70% delle im-portazioni di prodotti biologiciavviene ancora in base alle cosid-dette “autorizzazioni d’importa-zione”, rilasciate dalle autoritàcompetenti dei singoli Stati euro-pei seguendo procedure che si ba-sano esclusivamente sulla docu-

mentazione, senza effettuare con-trolli a campione in loco. Sulmercato dell’Unione c’è dunqueil rischio concreto che vengano“spacciati” come europei prodottibiologici che non lo sono. La risposta del Parlamento Euro-peo è arrivata dopo l’annunciodell’aumento di ben undici volte(+1.057 per cento) della produ-zione biologica della Cina. Consi-derato il rischio che i prodottibiologici importati non rispetti-no le stesse norme vincolanti ap-plicate in Europa, Bruxelles hachiesto che sia pubblicato e pe-riodicamente sottoposto a revi-sione l’elenco dei Paesi extraco-munitari le cui norme di produ-zione e i cui regimi di controllosono considerati equivalenti aquelli europei. ●

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Bruxelles fissa regole severeper le importazioni extra Ue

Norme più restrittiveanche per i Paesi dalla

legislazione equivalente

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CorriereOrtofrutticolo BIOLOGICO NEWS

B

In Austria il segmento dei pro-dotti biologici trascina il com-mercio al dettaglio dei generi ali-mentari, sostenendo un giro diaffari in continua e costante cre-scita. Ciò conferma la crescentedisponibilità degli austriaci aspendere cifre maggiori (fino al10 per cento in più, secondo unrecente studio) per l’acquisto diprodotti derivanti da forme diproduzione sostenibili. Il boom del settore gode anchedella particolare attenzione delministero austriaco dell’Ambien-te che, per la terza volta in un an-no, lancia la campagna Nachhal-tige Wochen (settimane sosteni-bili).L’iniziativa è rivolta alla promo-zione dei prodotti biologici regio-nali e al supporto di una crescen-te consapevolezza della loro qua-lità tra i consumatori. Negozi diarticoli alimentari, drogherie, pa-netterie e negozi per il fai-da-tepropongono ai propri clienti,nell’ambito dell’iniziativa, pro-dotti regionali, equi e solidali erispettosi dell’ambiente. A Na-chhaltige Wochen partecipano

catene di supermercati e di-scount per un totale di 7 milaesercizi commerciali in tutto ilPaese. In particolare, questa edi-zione vede per la prima volta lapartecipazione delle panetterie ela promozione di prodotti ottenu-ti utilizzando farina e grano bio-logici provenienti da agricoltorilocali.Secondo fonti statistiche, nono-stante la costante espansione del-la gamma di prodotti, in Austrialo sviluppo del settore è ancoraessenzialmente da ricondurre al-la vendita di prodotti agricoliquali uova (23,7 per cento dellevendite bio), patate (16,6 per cen-to), latte fresco e a lunga conser-vazione (14,3 per cento), yogurtalla frutta (9,6 per cento), burro(8,7 per cento), frutta (7,2 percento) e verdure fresche (6,3 percento). ●

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I prodotti biologici dell’AltoAdige si estendono a macchiad’olio in tutto il Nord-Italia.Dopo aver consolidato il pro-prio servizio in Alto Adige edEmilia Romagna, Bio-Expressaveva cominciato alla fine del2005 ad effettuare consegne adomicilio di frutta e verduraa Milano, Varese e Como. Eora, il successo riscontrato inquesti dodici mesi ha sprona-to la cooperativa di Lagundoad ampliare ulteriormente ilraggio delle consegne,inserendo a partire da ottobre2006 tutta l’asse Milano-Vero-na.Bioexpress nasce grazieall’impegno di un gruppo diproduttori dell’Alto Adige chesi dedica alla coltivazione difrutta e verdura secondo le re-gole della produzione biologi-ca. Particolare attenzione vie-ne inoltre data alla commer-cializzazione diretta,consegnando i prodotti diret-tamente al domicilio dei con-sumatori. Questo sistema di vendita in-staura un rapporto diretto epersonalizzato tra produttoree consumatore, con unevidente vantaggio in terminidi prezzo per il consumatore.Oltre a frutta e verdura si pos-sono ordinare anche altriprodotti tipici biologicidell’alto Adige come latticini,pane, succhi di frutta, vini…Dopo il primo ordine, le con-segne vengono effettuate au-tomaticamente con scadenzasettimanale, senza però alcunimpegno fisso da parte delconsumatore.Un modo per diffondere sem-pre di più la cultura del biolo-gico. Ulteriori informazioni echiarimenti si trovano sul si-to internet www.bioexpress.itoppure al numero verde 848694 693.

Consegne a domicilioBio-express funziona

I prezzi di vendita degli ortaggi della Val di Gresta differiscono inpercentuale compresa tra il 10 e il 50% per la linea da produzioneintegrata e quella certificata biologica. Le patate da produzione in-tegrata si vendono a 0,75 euro a chilogrammo. Quelle biologiche a0,99 euro. Per le zucchine la differenza è tra 1,60 euro per l’integra-ta e 1,99 per il biologico. Per il sedano rapa si passa da 1,69 euro al chilo per il prodotto inte-grato a 1,90 per il biologico. Per il cavolo cappuccio la differenza ètra 0,99 euro per l’integrato e 1,29 per il biologico. (S.F.)

Val di Gresta, quando è biologico l’ortaggio remunera tra il 10 e il 50% in più

Austria: il settoretrascina l’alimentare

Il ministero dell’Ambientefautore a più riprese

delle Settimane sostenibili

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CorriereOrtofrutticoloGrande distribuzione

Mecades, la super centrale di ac-quisti leader per volumi in Italia,dopo cinque anni di attività hadeliberato lo scioglimento entrola fine del 2006. Dopo l’uscita da Mecades di De-spar e Aspiag (e la loro adesioneinsieme a Il Gigante a CentraleItaliana, di cui fa parte pureCoop Italia), Metro, Sisa, Crai, In-terdis e gli altri ex soci valuteran-no le mosse per il futuro sullascacchiera dello scenario distri-butivo italiano. Rumors sostengono l’imminenteentrata di Sisa e di Interdis in Co-nad, previsione supportata dalprocesso d’internazionalizzazio-ne che il gruppo Sisa sta portandoavanti in Grecia e a Malta, il chene fa un’ideale candidato per Co-

pernic. Ma Sisa, con decisioneunanime del Cda, ha annunciatoche correrà da sola, dettandosinuove regole di gioco per un 2007vocato ad un ulteriore rafforza-mento di espansione e di busi-ness. Per il gruppo bolognese, in-fatti, che prevede di chiudere il2006 con un fatturato complessi-vo pari a poco più di 4 miliardi dieuro, si apre un nuovo capitoloche inizia consolidando ulterior-mente le performaces strategichedi ogni singolo Cedi. Non solo. LaCentrale diventerà sempre più e

meglio l’elemento catalizzanteper il coordinamento dell’attivitàdei centri distributivi.“Ci attende - afferma Sergio Cas-singena, presidente del gruppo -un periodo sicuramente moltostimolante in cui, sono certo, lecapacità professionali della squa-dra Sisa saranno ulteriormenteevidenziate ed esaltate. Il grandenetwork Sisa sarà, infatti, stimo-lato da nuove opportunità di rela-zione, in cui gli attori della filie-ra torneranno ad essere protago-nisti di un confronto diretto chesi preannuncia, come da tradizio-ne, ricco e collaborativo”. Ancheil progetto della private label ve-drà l’insegna impegnata per iprossimi anni su nuovi fronti.Molti gli obiettivi da perseguirein tal senso: in programma unalinea di marca commerciale conconnotazioni tipico, locale-regio-nale e una serie di prodotti priva-te label di primo prezzo entram-bi con denominazione di fanta-sia. Tra i piani di sviluppo, unruolo strategico sarà dato alla co-municazione: la pubblicità affi-data al Sisolo, l’alberello identifi-cativo del brand nonché mascot-te del gruppo, vedrà canali qualiTv locali, nazionali, reti satellita-ri sul bouquet Sky, radio Rai, te-state nazionali rivolte al consu-matore finale...Per quanto riguarda Metro, l’o-biettivo dei vertici della filialeitaliana del colosso tedesco, al se-condo posto sul mercato europeodopo Carrefour, è di consolidareil tradizionale business dell’in-grosso (cash&carry). Il futuro siprospetta ricco di scismi e allean-ze cui parteciperanno pure le mi-nicentrali dei piccoli e medi di-stributori che non hanno coper-tura nazionale (accreditati diuna quota del 3,8% da Ac Niel-sen), con aggregazioni interne eadesioni alle centrali più grandi.

Maddalena Sommariva

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Mecades chiude i battentiIn fuga dalla super-centrale

Dopo Despar e Aspiag, anche Metro, Sisa e Crai

si stanno accasando

Dare voce alla distribuzione alimentare e aggregarnele filiere, anche per valorizzare i settori più vocatidel made in Italy. Dino Abbascià (nella foto), da fineluglio presidente della Federazione dei dettagliantidell’alimentazione (Fida) aderente alla Confcommercio, realtà cherappresenta oltre 60 mila operatori, si avvicina ai primi cento gior-ni di mandato con alle spalle un consistente pacchetto di iniziativetese a stabilire rapporti sinergici con le altre realtà associative con-federali e ad accrescere la credibilità del sistema agroalimentarenel suo insieme.L’obiettivo dichiarato dall’ex presidente del sindacato deidettaglianti ortofrutticoli al momento della elezione, quello di por-si come soggetto sempre più forte ed autorevole soprattutto nei ri-guardi delle istituzioni, sta prendendo un po’alla volta forma graziesoprattutto alla Commissione consiliare della filiera agroalimenta-re, nata nello scorso maggio, alla quale fanno capo addetti ai lavoridei vari comparti dell’agroalimentare ed esperti; presto dovrebbefarne parte anche il leader di Fedagro Ottavio Guala. La Fida, che si è riunita in Consiglio direttivo anche lo scorso 22ottobre e che è protagonista al Tavolo agroalimentare del Mipaaf, siappresta intanto a cambiare nome: da Federazione dei dettaglianti,si trasformerà presto in Federazione della distribuzione alimentare.Un passaggio obbligato - dopo aver incassato a inizio anno l’adesio-ne di Sigma e aver avviato il dialogo con Crai - per raggiungerel’altro obiettivo, quello non dichiarato: diventare un interlocutorecredibile e prestigioso quanto Federalimentare. (M.Ald.)

Fida. Stessa sigla, ma la “d” cambiaRappresenterà tutta la distribuzione

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CorriereOrtofrutticolo GRANDEDISTRIBUZIONE

G

Esselunga, con i suoi 4,4 miliardidi fatturato, fa sempre più golaalle grandi catene, soprattuttostraniere. Smentite però le vocidi un passaggio al colosso Tesco:“Tesco ed Esselunga sono dueaziende incompatibili” ha dichia-rato seccamente a metà ottobre ilpatron Bernardo Caprotti che, sidice, starebbe cercando di vende-re da almeno tre anni il marchioda lui fondato quasi mezzo secolofa. Ma anche la soluzione Coop,sponsorizzata dal Mipaaf una vol-ta profilatosi il “pericolo stranie-ro” non va giù a Caprotti, che il23 ottobre ha pubblicato un an-nuncio a pagamento sui princi-pali giornali nazionali per direche Esselunga è e rimarrà cosaben diversa dalla galassia coope-rativa. I giochi non sono ancorachiusi, insomma, e i gruppi capa-ci di una simile operazione sicontano sulle dita di una mano.Già avrebbero fallito nel loro ap-proccio gli spagnoli di El CorteIngles e Marcadona, adesso si po-trebbero fare avanti i francesi diCarrefour o i tedeschi di Metro. Eall’Italia, a quanto pare, rimar-ranno solo le Coop.La svolta verso la vendita, peral-tro lasciata intravvedere più voltedallo stesso Caprotti in alternati-va all’approdo in Borsa, sarebbeavvenuta a cavallo dell’estate, con

la cessione di 7 milioni e 775.820quote azionarie della capogrup-po - la Supermarkets italiani - daitre figli di Caprotti - Giuseppe,Marina Silvia e Violetta - al pa-dre, che ha compiuto 81 anni il 7di ottobre. Questa operazione hadiluito la quota dei figli e con-sentito a Bernardo di acquisirel’8,10% del capitale della Super-markets che controlla a sua voltaEsselunga e La Villata, costituitaa fine 2005 con l’obiettivo di con-centrare buona parte del patri-monio immobiliare del gruppo(la valutazione a bilancio è di 342milioni).L’87,94% del capitale della Super-markets resta in mano all’Unio-ne fiduciaria Spa, che fa capo al-le banche popolari.Insieme alla cessione delle quoteazionarie, i figli di Bernardoavrebbero conferito al padre un

mandato fiduciario che ha l’o-biettivo di rafforzare il suo ruoloalla guida dell’azienda e, soprat-tutto, sbloccare le resistenze infamiglia, che in passato sono sta-te - secondo rumors insistenti -uno degli ostacoli più consistentiper arrivare a una operazione sulcapitale e le attività del gruppoEsselunga. Secondo AcNielsen laquota di mercato Esselunga si at-testa (totale grocery) sul 5,5% e(IriInfoscan) sfiora il 9% nel casoin cui si considerino solo iper-mercati e supermercati. Con cir-ca 130 punti vendita, Esselungasviluppa un giro d’affari di 4,4miliardi (consolidato 2005) conun utile netto di 107,2 milioni. Idipendenti sono 15 mila.“Dobbiamo fare qualcosa per Es-selunga, nella speranza che possarestare in mani italiane”, ha det-to il ministro dell’Agricoltura,Paolo De Castro, preoccupato perle voci di una possibile cessionealla britannica Tesco. L’Italia, sottolinea De Castro, “habisogno di mantenere un soggettoprivato nella grande distribuzione.Altrimenti ci restano soltanto lecooperative, che lavorano benissi-mo ma per statuto non possonoespandersi all’estero”. “Bandita” Coop, adesso si parla del-la discesa in campo di una cordataitaliana. Sarà vero? ●

69N o v e m b r e 2006

Esselunga si fa desiderareCaprotti dice no a Tesco e Coop

Il patron pare intenzionato a vendere, il Mipaaf

vuole che resti italiana

Aumenta il peso specifico dei discount nelBelgio. Anche perchè, secondo l’ultimo rapportopubblicato dalla AcNielsen, le catene specializza-te nella vendita di prodotti di primo prezzo sonostate le uniche, in Belgio, a far registrare una cre-scita nel corso del 2005. Dal rapporto si evinceche l’ultimo anno non è stato molto favorevoleper le catene di distribuzione tradizionali. Nelsuo insieme, la grande distribuzione alimentarebelga ha realizzato un fatturato di 19,49 miliardi

di euro, corrispondente a una crescita annuale diappena lo 0,5 % in termini costanti. Dall’indagine risulta altresì che le insegne tradi-zionali hanno visto diminuire le proprie quote dimercato a profitto del commercio “discount”, cheè l’unico a poter presentare risultati positivi peril periodo in esame. Nel 2005, la quota di mercato delle catene Aldi eLidl è incrementata sensibilmente raggiungendoil 14,1%, contro il 12,9% del 2004.

Belgio. I discount guadagnano terreno, la Gd calaNel 2005 Aldi e Lidl sono passati dal 12,9% dell’anno prima al 14,1%

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Ben 7 italiani su 10 acquistanoquotidianamente prodotti prontial consumo. Questo il risultato diuna ricerca condotta dalla rivistaDimagrire su un campione dimille italiani di età compresa frai 20 ed i 60 anni. Gli alimenti giàtagliati e puliti vengono scelti dal68% dei consumatori, mentre so-lo l’8% si dimostra tradizionali-sta, evitando questi prodotti. Lea-der l’insalata già lavata (78%); aseguire la frutta e la verdura(67%), quindi salumi (62%), pa-sta fresca (48%), pane (36%) eformaggio grattugiato (25%).

CorriereOrtofrutticoloQuarta - quinta gamma

70 N o v e m b r e 2006

Fresh cutpiù diffusiUna ricerca della rivista

Dimagrire: 7 su 10 li acquistano ogni giorno

Bonduelle ha archiviatol’esercizio 2005-2006, chiusoil 30 giugno scorso, con unutile netto in aumentodell’8,9% rispetto ai 37,1 mi-lioni dell’anno precedente. Durante questo periodo, ilgruppo ha realizzato un fattu-rato di 1,196 miliardi di euro,in linea con i 1,201 miliardirealizzati nel precedente eser-cizio.Il risultato operativo corrente,al netto degli oneri finanziarisi assesta a 67,8 milioni di eu-ro, circa l’1% in meno rispet-to al 2004-2005. La cessione da parte di Unile-ver della maggioranza delleattività inerenti i surgelati inEuropa ha consentito di ele-vare il tasso di redditività diBonduelle in Spagna.

Bonduelle. Utilein aumento dell’8,9%

Buon avvio di mercato per laIV gamma del Consorzio Valdi Gresta di Ronzo Chienis,che segnala una progressionenella vendita di ortaggi da lu-glio, mese di inizio dellacommercializzazione. Nell’ul-tima settimana di quel meseerano stati infatti vendute 4mila confezioni, diventatepoi 15 mila nel mese di ago-sto e altrettante a settembre.L’appoggio del Sait è stato de-terminante per la buona riu-scita della vendita in Trentinoma il Consorzio è riuscito aintrodurre un seppure mode-sto quantitativo di confezioniquarta gamma anche nellacatena nazionale del biologi-co, appoggiandosi a clientiche trattano da tempo ortaggidella Val di Gresta. (S.F.)

Val di Gresta. Okl’avvio delle vendite

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In un contesto di calo generaliz-zato, l’Italia risale la china nel“borsino” dei consumi continen-tali stilato, come ogni anno, daFreshfel Europe che nell’edizione2006 del suo “monitoraggio” hapreso in considerazione l’UnioneEuropea a 25 Paesi. Gli acquisti pro-capite di frutta,nel 2005, sono stati di 109,75 chi-li contro i 110,19 degli ultimi ottoanni, con un calo dello 0,4% ri-spetto alla media del periodo tra1998 e 2005 (del 2,2% se rapporta-to al solo 2004).Per quanto riguarda gli ortaggi,sono stati 106,19 i chili pro capi-te, a fronte dei 111,05 chili del1998-2005 con un calo del 4,4%(del 3% confrontando il dato conquello dell’anno precedente).Flessione delle vendite e dei con-sumi, dunque, con veri e propricrolli verticali, nel segmentofrutta, per Olanda, Lettonia, Lus-semburgo (-16% a testa nel raf-fronto tra il 2005 e la media 2001-2005), Polonia, Belgio ed Estonia(-12% a testa circa); male ancheAustria (-8%), Spagna (-6%), Gre-

cia e Portogallo (-4%). Segno ne-gativo anche per Germania (-2%)e Finlandia (-1%), mentre spicca-no, in terreno positivo, gli ex-ploit di Ungheria e Slovenia(+14%), che precedono propriol’Italia (+10% circa). A seguiregli altri Paesi: Cipro migliora del9%, la Cechia di 6 punti, la GranBretagna di 5, la Svezia di 4. Mo-desti incrementi per Francia, Da-nimarca e Irlanda (+2%).

Quanto agli ortaggi, la Spagnaperde il 16%, l’Olanda il 12%, Lus-semburgo l’8%, mentre Portogal-lo, Germania, Irlanda, Francia,Grecia, Austria e Polonia sono innegativo con percentuali cheoscillano tra il 7 e l’1% circa. Be-ne, viceversa, Malta (+10%), Slo-vacchia, Inghilterra, Lituania,Svezia, Danimarca e Slovenia, icui consumi crescono tra il 6 e il3%. Italia, Finlandia, Belgio e Un-gheria fanno segnare un +2%, laRepubblica Ceca sale dell’1%; interreno positivo, sia pure di poco,anche Lussemburgo. In molti Stati, conclude “sconso-lata” la relazione di Freshfel alle-gata al monitoraggio, i consumidi ortofrutta rimangono sotto lasoglia giornaliera dei 400 gram-mi a testa raccomandata dallaFao. Non è il caso dell’Italia chesfiora, secondo queste rilevazio-ni, il chilo pro-capite, battuta so-lo dalla Grecia e a pari meritocon Cipro. Tra i Paesi sotto la “li-nea di galleggiamento”, ancheInghilterra, Irlanda e Svezia.

M.Ald.

CorriereOrtofrutticolo EUROPAE

71N o v e m b r e 2006

Consumi Ue 2005 in flessione Ma l’Italia si conferma in ripresa

I dati Freshfel: frutta -2,2% e verdura -3% sul 2004.Male Spagna e Olanda

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Campagna nuova problemi vec-chi per gli agrumicoltori europei,che scontano sempre più la fortepressione sui prezzi esercitatadalla grande distribuzione orga-nizzata e la concorrenza dei Pae-si del Sud del Mediterraneo.Diametralmente opposta la situa-zione per Egitto, Turchia e Ma-rocco, il cui flusso commercialeverso i ricchi mercati europei au-menta di anno in anno. Buoneprospettive per Israele, ma i con-flitti interni e la guerra con il Li-bano rischiano di lasciare il lorosegno negativo.In Spagna, dove si prevede un au-mento della produzione rispettoallo scorso anno, i produttori giàda agosto lanciano segnali preoc-cupati al mondo politico. Ancorabruciano le tonnellate di agrumilasciate sugli alberi nella scorsacampagna perché prive di un ac-quirente o perché pagate molto

meno del costo di produzione e lamancanza di contatti a ridossodell’inizio della stagione di rac-colta da parte dei tradizionali ac-quirenti ha gettato un’ombra si-nistra sulla nuova campagna dicommercializzazione.In ansia pure gli agrumicoltoriitaliani, reduci anch’essi daun’annata negativa e per certiaspetti simile a quella spagnola.

Previsioni per la campagna2006-2007Secondo le prime stime, in tutti iPaesi esportatori del Mediterra-neo è previsto un aumento pro-duttivo rispetto allo scorso anno. In particolare, Ailimpo, the Spa-nish board for lemon and grape-fruit cultivation, prevede un in-cremento per i limoni Fino, mauna diminuzione del 15% dellevarietà Vernas.Per quanto riguarda gli agrumiprodotti nella regione di Valen-cia, l’organizzazione dei produt-tori La Unió aspetta un incre-mento del 30%, che riporterà laproduzione a circa 3,9 milioni ditonnellate, cioè sui livelli ante-riori alle gelate del 2005. In cre-scita le arance, in diminuzioneinvece i mandarini. La regione diValencia è quella a maggiore vo-cazione agrumicola in Spagna,ed è considerata la più importan-te al mondo per l’esportazione diagrumi freschi. Arance e limonirappresentano circa il 9% del va-lore dell’export regionale totale,mentre per la Spagna gli agrumirappresentano poco più dell’1%. Secondo La Uniò, però, la man-canza di acquisti da parte degliesportatori alla vigilia della cam-pagna, iniziata in Spagna nellaseconda metà di settembre, fapensare a un cartello per aumen-tare la quota di prodotto ritiratosenza la fissazione di un prezzo;in questo modo gli agricoltoriperdono qualsiasi potere contrat-tuale e possono essere liquidati aprezzi bassi, anche inferiori alcosto di produzione.A tutela dell’immagine del pro-dotto valenciano, le organizzazio-ni agricole hanno messo in guar-dia i propri associati affinchéraccolgano il prodotto solo al giu-sto grado di maturazione e chie-sto alla Conselleria de Agricultu-ra di aumentare i controlli e bloc-care le partite di agrumi che non

CorriereOrtofrutticoloM ondo

72 N o v e m b r e 2006

Agrumi, l’Europa soffre il boom dei Paesi del Sud mediterraneo

Prezzi in calo nel Vecchiocontinente; Egitto, Turchiae Marocco si consolidano

Il vertice del Gruppo di Cairns, composto dai 18 maggiori Paesiesportatori agricoli (Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Canada,Cile, Colombia, Costarica, Filippine, Guatemala, Indonesia, Malay-sia, Nuova Zelanda, Pakistan, Paraguay, Sudafrica, Thailandia eUruguay), si è concluso a fine settembre in Australia senza riuscirea superare l’empasse fra Stati Uniti e Unione Europea sulla contro-versa materia del supporto alle esportazioni agricole, che rischia diarenare per anni l’auspicata riforma del commercio globale. Nelcomunicato finale, i ministri dell’Agricoltura dei 18 Paesi fannoappello a un rapido rilancio dei negoziati sulla liberalizzazione de-gli scambi, sospesi in luglio per i disaccordi su come ridurre sussi-di agricoli e tariffe, e avvertono che il mondo non si può permette-re di perdere l’occasione di abbattere le dannose barriere commer-ciali. I partecipanti hanno chiesto un rapido rilancio del DohaRound dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Il ver-tice, che pure riuniva i negoziatori Usa e Ue, non è riuscito però acolmare le differenze fra le due potenze commerciali, sui miliardidi dollari che Washington paga ogni anno agli agricoltori noncompetitivi e le alte tariffe che l’Ue impone sulle importazioni.Nel suo intervento al vertice, il direttore della Wto, Pascal Lamy, haaffermato che i negoziati possono ancora essere salvati purché inegoziatori favoriscano la “diplomazia e i compromessi”.

Commercio. Liberalizzazione degli scambi,Gruppo di Cairns chiude con un nulla di fatto

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rispondono ai requisiti. Soddi-sfatta quindi l’associazione deiproduttori Ava-Asaja per l’entratain vigore in Valencia, in forma ditesto legislativo, dell’Orden de ca-lidad de Cítricos, che stabilisce lecondizioni minime di commer-cializzazione. Il sistema di con-trollo prevede un sistema sanzio-natorio fino a 600 mila euro.

Spagna leader in affannoNonostante le avversità climati-che (nel 2004-2005 la siccità, nel2005-2006 il gelo) e di mercatoche penalizzano il suo compartoagrumicolo, la Spagna continuaa mantenere saldamente il pri-mo posto tra gli esportatori medi-terranei.La concorrenza turca, marocchi-na ed egiziana sui mercati euro-pei si fa però sentire e le grandicatene commerciali stanno sem-pre più adottando una politicadei prezzi al ribasso, che penaliz-za soprattutto i produttori euro-

pei, che non possono allineare icosti di produzione a quelli deiPaesi della sponda sud del Medi-terraneo. Il peso della concorren-za non si fa sentire solo sui mer-cati europei, ma anche su quelloamericano, dove le clementinemarocchine alla fine della scorsacampagna hanno battuto quellespagnole nel gradimento dei con-sumatori.Colpa forse della minore succo-sità dei frutti, dovuta alle gelateche nei primi mesi del 2006 han-no rovinato molto prodotto spa-gnolo (anche arance e limoni),che però in molti casi ha conti-nuato ad essere messo in com-mercio. Ciò ha provocato in Ger-mania e nel Regno Unito unareazione molto forte da parte del-la gdo, che ha interrotto l’approv-vigionamento di agrumi dallaSpagna a favore del prodotto pro-veniente da Egitto e Turchia.È evidente che situazioni del ge-nere finiscono per penalizzare

l’intero comparto, tanto che an-che da parte delle organizzazioniagricole spagnole è stato chiestoai produttori un comportamentopiù responsabile e maggiori con-trolli da parte delle autorità. Allo stesso tempo è stato chiesto,sempre alle autorità, un maggio-re controllo sulle importazioni euna loro maggiore trasparenza,per verificare che pure gli agru-mi stranieri rispondano alle nor-mative comunitarie. L’import sta diventando, per gliagrumicoltori spagnoli, un veroincubo, dato che nel giro di pochianni la crescita è stata a tre cifre.Ciò significa che vengono consu-mati o transitano per la Spagnaper essere riesportati quantitatividi agrumi sempre crescenti chevengono preferiti al prodotto lo-cale. Secondo La Unió, le importazio-ni dai Paesi del Maghreb, in par-ticolare da Marocco ed Egitto, so-no cresciute solo nel gennaio2006 dell’82% rispetto all’annoprima, passando da 647 tonnella-te a 1.177. Nel gennaio 2005, tral’altro, nessun agrume prove-niente dall’Egitto era stato im-portato, mentre nel gennaio 2006erano arrivate già 202 tonnellatedi arance e il flusso era iniziatofin dall’inizio della campagna dicommercializzazione. Sempre agennaio i limitati acquisti di li-moni valenciani e il fatto che lar-ga parte della produzione agru-micola della regione non fosseancora stata presa in incaricoavevano convinto gli agricoltori alasciare il raccolto sulle piante. La crisi ha colpito duramente i li-moni, il cui export si è drastica-mente ridotto fin dall’inizio dellacampagna di commercializzazio-ne. Questo nonostante la poca of-ferta turca, il che ha portato Ai-limpo a presupporre una riduzio-ne dei consumi in Europa, oltre auna caduta di interesse per le va-rietà Fino. A fine campagna sonorimaste sugli alberi 250 mila ton-nellate di limoni su una produ-zione di circa 1 milione di ton-nellate. Nonostante le difficoltà,comunque, il valore dell’export

CorriereOrtofrutticolo MONDO

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73N o v e m b r e 2006

Prima Dole, seconda Chiquita, terza Del Monte Fresh produce equarta Del Monte Foods. Insieme, peraltro, queste due, raggiungo-no il primato nella graduatoria relativa alle vendite di ortaggi a li-vello mondiale. Le più importanti società rimangono quelle ameri-cane, ma nella top ten c’è spazio anche per l’Europa. E compareanche un nome italiano, anche se per metà: Bocchi, con quartiergenerale a Verona, ha infatti beneficiato della fusione con la belgaUniveg per raggiungere la settima piazza. Sorprendente, almeno agli occhi dei profani, l’ottavo posto diBakkavör, portabandiera di una piccola e poco popolata isola,l’Islanda, che però è leader per la fornitura di prodotti alimentaripronti nel Regno Unito. Altro che geyser...

Fatturati. Dole, Chiquita, Del Montele società leader. Nella top ten anche Bocchi

PRINCIPALI SOCIETÀ NEL SETTORE DEI VEGETALI (DATI RABOBANK 2005)

SOCIETÀ PAESE D’ORIGINE VENDITE

1. Dole Usa $ 5,3 bln.2. Chiquita Usa $ 3,9 bln.3. Fresh Del Monte Produce Usa $ 3,3 bln.4. Del Monte Foods Usa $ 3,2 bln.5. Pomona Francia $ 2,8 bln.6. Fyffes Ireland $ 2,6 bln.7. Bocchi Group/Univeg Italy/Belgium $ 2,2 bln.8. Bakkavör Iceland $ 2,2 bln.9. The Greenery The Netherlands $ 1,8 bln.10. Bonduelle France $ 1,7 bln.

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valenciano di agrumi è aumenta-to dell’8,8% nei primi 6 mesi del2006, grazie anche all’impennatadi giugno che ha messo a segnoun +49%, mentre a livello nazio-nale l’incremento in termini divalore è stato del 12,6% per un to-tale di 1.141 milioni di euro. Neiprimi tre mesi dell’anno la Spa-gna realizza la quasi totalità delsuo export agrumicolo, con circa1,2 milioni di tonnellate su un to-tale di 1,4.

In Italia migliora l’export, marestano i problemiCampagna 2005-2006 dai forticontrasti pure in Italia, con unsaldo dell’export migliore rispet-to all’anno precedente grazie aun riallineamento della produ-zione sui valori medi dopo le av-versità atmosferiche del 2004-2005, ma prezzi in discesa e diffi-coltà di collocamento di alcunetipologie di prodotto anche pre-giato.La produzione complessiva hasuperato 3,5 milioni di tonnellate(erano state 3,3 l’anno preceden-te), l’export è salito ed è stato dioltre 200 mila tonnellate, a fron-te di un import di più di 180 mi-la tonnellate. Quest’ultimo dato èstato in leggera diminuzione ri-spetto all’annata precedente.Nonostante i numeri tutto som-mato positivi, con il flusso versol’estero in tendenziale aumentonel corso degli ultimi anni, lacampagna di commercializzazio-ne è stata considerata mediocredagli operatori.I prezzi sono ormai fisiologica-mente bassi, così gli agricoltoricercano di comprimere i costi ri-ducendo l’impegno a produrrefrutta con livelli qualitativi eleva-ti.Forte la crisi subita dalle clemen-tine, con circa 260 mila tonnella-te di prodotto calabrese rimastoinvenduto, pari a circa il 40% deltotale. Colpa delle piogge e dellegelate notturne che hanno dan-neggiato gran parte della fruttaancora sulle piante, ma anchedella frammentazione delle im-prese e della mancanza di orga-

nizzazioni di agrumicoltori chesappiano far fronte a una contro-parte formata da acquirenti sem-pre più forti. Servirebbero pureinvestimenti su nuove varietà, siaper allungare il periodo di rac-colta e commercializzazione, oraconcentrati in soli due mesi, siaper assecondare i consumatori.In realtà, invece, gli investimentistanno diminuendo, a ulterioredimostrazione della disaffezioneverso l’agrumicoltura in Italia.Il prodotto straniero spesso vienepagato più di quello nazionale,così a gennaio le clementine ita-liane spuntavano all’ingrosso 70cents/kg contro i 90 pagati perquelle spagnole.

La pressione delle importazioni,comunque, non risponde solo al-la necessità di coprire le richiestedi mercato, ma anche alla vo-lontà degli acquirenti di posizio-nare i prezzi di acquisto su livellimolto bassi. Aumenta così l’im-port da Egitto (da 3.400 tonnella-te nel 2003 a 5.227 nel 2005) eTurchia (da 989 a 1.953 tonnella-te), mentre diminuiscono drasti-camente da Marocco (da 3.134 a270 tonnellate) e Spagna i cuiprezzi sono meno competitivi ri-spetto ai primi due Paesi.

Agrumicoltura egiziana semprepiù protagonistaSui mercati internazionali l’agru-micoltura egiziana è più compe-titiva rispetto a quella degli altriPaesi produttori mediterranei,tranne forse la Turchia. Il Paese esporta ormai agrumiper circa 650 mila tonnellate eanche se solo 180 mila tonnellate

raggiungono i mercati dell’Unio-ne Europea la loro presenza inEuropa è in continua crescita, co-me pure le produzioni e le rese,per effetto della progressiva en-trata in produzione degli alberimessi a dimora negli scorsi anni.In Egitto il settore agrumicolorappresenta quasi il 33% della su-perficie frutticola complessiva,per un totale di oltre 151 mila et-tari. Di questi il 36% è rappresen-tato da aranceti delle varietà Na-vel, mentre la varietà Valenciacopre il 15%, i mandarini il 22%circa e i lime quasi il 12%; le pro-duzioni delle restanti superficiagrumetate sono destinate allatrasformazione industriale.Storicamente la coltivazione de-gli agrumi è concentrata perl’80% in grandi aziende nelle zo-ne più fertili del delta del Nilo,ma l’espansione dell’export haportato ad utilizzare le nuove tec-niche di coltivazione e irrigazio-ne che hanno permesso di allar-gare l’areale di produzione in zo-ne aride, che rappresentano or-mai quasi il 29% del totale.

La concorrenza nei confrontidelle produzioni europee è in-dubbia, ma per aumentare le pro-prie possibilità l’Egitto ha punta-to a diversificare la propria offer-ta ampliando la campagna di rac-colta da dicembre ad aprile-mag-gio, con anticipi a novembre incaso di prodotto deverdizzato. Perfare ciò ha investito sulle varietàdi arance precoci e su quelle tar-dive, sfruttando le diverse condi-zioni pedo-climatiche dei variareali di produzione. Il limite auna maggiore espansione delmercato comunitario è dato dalladiscontinuità qualitativa del pro-dotto offerto, che così trova mag-giore collocazione su piazze me-no esigenti come quelle dell’esteuropeo e della Russia. Per que-sto, ma pure per problemi fitosa-nitari che possono essere riscon-trati talvolta sulle merci, gliesportatori egiziani preferisconovendere Fob per contanti, così daevitare il rischio di contestazioni. Il Paese è il terzo importatore diagrumi in Spagna (il primo del-

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l’emisfero boreale), con oltre 17mila tonnellate di arance, princi-palmente della varietà ValenciaLate, ma tra i Paesi dell’Ue i prin-cipali acquirenti sono Olanda eRegno Unito.

Marocco in difficoltàNonostante le ambizioni del Go-verno e dei produttori marocchi-ni, molto c’è ancora da fare perammodernare il patrimonio va-rietale agrumicolo del Paese eper espandere la coltivazione connuovi impianti che sostituiscanoquelli ormai vecchi. Non aiutanoi problemi idrici che tra l’altrofanno incrementare i costi diproduzione, rendendo la mercemarocchina meno competitiva diquella turca o egiziana sui mer-cati esteri. L’export, pur essendo in crescita,ha conosciuto un rallentamentoin alcuni Paesi europei tradizio-nali importatori, come ad esem-pio l’Italia, anche per un maggio-re interesse dimostrato dagliesportatori verso il mercato rus-so, dove gli agrumi marocchinicoprono una quota di mercato su-periore al 20%. Per mantenere questa posizione,il Cmpe (Moroccan centre for ex-port promotion) sta realizzandouna campagna triennale per pro-muovere sul mercato russo il“Maroc Label”. Il mercato comunitario rimanecomunque quello più ambito,grazie ai più alti prezzi pagati eall’accesso preferenziale resopossibile dagli accordi di liberoscambio, ma ogni anno una quo-ta del 20-25% del prodotto espor-tato prende la strada della Scan-dinavia e degli Stati Uniti.Lo scorso anno il Marocco haesportato circa 4.500 mila tonnel-late di agrumi, dei quali circa 235mila di arance e 190 mila di cle-mentine.Per migliorare le performance al-l’estero, l’Aspam (l’associazionedei produttori di agrumi maroc-chini) sta cercando di rilanciareil settore, attraverso un program-ma che coinvolga l’intera filierae il Governo. Il programma vara-

to nel 1998 doveva portare il Ma-rocco a esportare 850 mila ton-nellate in 12 anni, ma l’obiettivoè ancora troppo lontano per pen-sare che si possa raggiungere. In-fatti, siamo attualmente attornoalle 450 mila tonnellate e il pesodella concorrenza egiziana, tur-ca, ma anche spagnola e greca sifa sentire.Il problema è la scarsa diffusionedi risorse tecniche al di fuori dipochi grandi gruppi di produtto-ri, che non permettono di offriremaggiori quantitativi di agrumicon standard qualitativi adeguatie tracciati come richiesto daimercati europei. Le priorità per il settore sono sta-te individuate nella diffusionedelle tecniche di micro-irrigazio-ne e dei sistemi di certificazione,nella messa a dimora di piantedelle varietà più adatte all’exporte in una maggiore integrazionecon il resto della filiera.

La Turchia cresce e fa concor-renza alla Grecia Tristeza e calamità naturali falci-diano la produzione agrumicoladella Florida, in particolare quel-la di pompelmi e nel bacino delMediterraneo c’è chi tenta di co-gliere il momento propizio perfarsi spazio sul mercato interna-zionale. È il caso della Turchia,ormai ben decisa a giocare unruolo da protagonista, puntandosui suoi bassi costi di produzionee alla facilità di spedizione viamare. La sua produzione ha ormai rag-giunto 135 mila tonnellate dipompelmi (seconda solo a Israe-le nel bacino del Mediterraneo),oltre 600 mila di limoni, 670 mi-la di clementine e mandarini e1,3 milioni di arance e continuaa crescere, come pure i consumiinterni, che sono il primo moto-re di questo sviluppo. Solo un terzo degli agrumi rac-colti, cioè quelli destinati all’ex-port, viene sottoposto a lavorazio-ni post-raccolta e confeziona-mento; la restante parte vienevenduta senza confezione o conminima lavorazione. La qualità èpiù adatta a mercati dell’est euro-peo, meno esigenti di quelli co-munitari, ma c’è spazio e volontàdi miglioramento. Già in Russia,comunque, la Turchia copre il16% dei consumi. La mancanza di una lunga tradi-zione nel settore permette agliagricoltori di piantare varietàgradite dai consumatori e sceglie-re di orientarsi verso la produzio-ne di pompelmi da destinare ol-tre che al consumo fresco all’in-dustria dei Paesi trasformatori. Da segnalare, però, che dopo dueannate fortemente negative leprevisioni di produzione di pom-pelmi in Florida sono ottimisti-che, con un aumento del 35% ri-spetto allo scorso anno e un ri-torno, quindi, a valori in lineacon le potenzialità produttive delPaese.La competitività turca si eviden-zia anche nei confronti della vi-cina Grecia, che importa da que-sto Paese limoni a prezzi più bas-

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75N o v e m b r e 2006

Il Governo tunisino hastanziato circa 50 milioni didinari (circa 30 milioni di eu-ro) per finanziare la nuovastrategia per la promozionedel settore agroalimentare. Iprodotti che saranno sostenu-ti da questa strategia sonoolio d’oliva, frutti di mare,datteri, vino, sardine, conser-ve di pomodoro, latte e deri-vati. Per ognuno di questi prodottisono state decise misure perproteggere e aumentare laproduzione: per i datteri, unnulla osta tecnico per ogniunità di trasformazione a ela-borare un programma didiversificazione della produ-zione; per il settore delle con-serve di pomodoro, la spintaa innalzare le esportazionidai 18 milioni di dinari (11milioni di euro) di oggi ai 50milioni di dinari entro la finedel 2011.

Tunisia. Fondipro agroalimentare

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si dei propri. Colpa di costi diproduzione più alti, ma in gene-rale la Grecia non riesce a con-quistare maggiori spazi sui mer-cati europei più ricchi per pro-blemi strutturali. Manca infatti il ricambio varieta-le a favore di produzioni più gra-dite dai consumatori e la scarsaqualità e uniformità dei fruttirende la maggior parte della pro-duzione adatta alla commercia-lizzazione solo sul mercato inter-no o nei Paesi dell’est europeo,dove il prezzo è la principale di-scriminante nella scelta dei con-sumatori. Non è solo la Turchia a far soffri-re i greci; gli spagnoli da parte lo-ro, forti dei loro standard qualita-tivi e della loro tecnologia post-raccolta dominano il mercatodelle arance e delle clementinein particolare in Germania, unodei mercati europei più ambiti.

Israele sfonda in RussiaIn Israele le potenzialità esporta-tive devono ogni anno fare i con-ti con la carenza di manodopera,in prevalenza di origine palesti-nese, i cui spostamenti all’inter-no del Paese vengono limitati perridurre la conflittualità tra i duepopoli e i rischi di attentanti. Dopo diversi anni di declino del-le quantità esportate, che hannodovuto essere maggiormente in-dirizzate verso l’industria di tra-sformazione, la situazione sem-bra in miglioramento e per que-sta campagna la previsione è diuna crescita del 15%, per un tota-le di 160 mila tonnellate. Gliagrumicoltori credono nella pos-sibilità di sviluppo: nuovi investi-menti, che porteranno nel giro dipochi anni a 20 mila gli ettariagrumetati, contro i 17 mila at-tuali. Metà dell’export israelianoè rappresentato da pompelmi.Nel 2005-2006 gli agrumi israelia-ni hanno dovuto fronteggiare laconcorrenza mediterranea masono riusciti a consolidare la pro-pria posizione sul mercato russo,dove viene venduto il 25% del to-tale esportato. Il primo acquiren-te resta però il Regno Unito.

Prezzi bassi in Spagna e ItaliaLa decisione dei produttori diagrumi spagnoli e italiani di la-sciare sulle piante parte del rac-colto è stata motivata, nella scor-sa campagna, dall’offerta da par-te degli acquirenti di prezzi asso-lutamente ridicoli.A gennaio, segnalava l’Ava-Asaja,per le clementine spagnole veni-vano offerti 5 cents/kg, controun costo di produzione stimatonel 2005 dal ministero dell’Agri-coltura spagnolo pari a 27cents/kg. Nello stesso periodo ilprezzo al consumo (sempre sudati forniti dal ministero) era pa-ri a 1,89/kg, con una differenzadel 698%. Per i limoni il costo diproduzione era stimato pari a 28cents/kg, contro un prezzo alconsumatore di 1,32/kg(+470%). Il problema è genera-lizzato per molte produzioni or-tofrutticole, così il Coag, assiemea Uce e Ceaccu (due organizza-zioni di consumatori), è scesa inpiazza per protestare e informarei consumatori di queste operazio-ni speculative messe in atto dagliacquirenti.

Le organizzazioni agricole Ava-Asaja e La Unió-Coag hannochiesto anche l’intervento delParlamento europeo, affinché in-daghi sulla pratica delle catene didistribuzione tedesche che abu-sando della loro posizione domi-nante stanno alterando la con-correnza sul mercato.Per alcune varietà la perdita diredditività è più acuta. È il casodelle clementine delle varietàNules, che rappresentano il 20%dell’intera produzione, che dopo10 anni di espansione stanno re-gistrando un rallentamento deinuovi impianti. Incrementi fino al 670% dei prez-zi dal campo al consumo ancheper le arance e le clementine ita-liane. Per le arance gli agrumicoltorinazionali sostengono un costo diproduzione di 12 cents al chilo,ricevendo dagli acquirenti solo 1-3 cents in più. Sui banchi di ven-dita, invece, i consumatori paga-no circa 1 euro al chilo nella Gdo,ma per le arance Tarocco si arri-va anche a 2,5 euro.

Magda C.Schiff

CorriereOrtofrutticoloM ondo

76 N o v e m b r e 2006

Povertà in calo in Algeria: unarelazione del Centro naziona-le di studi e analisi su popola-zione e sviluppo (Ceneap)compiuto tra febbraio e mag-gio 2005 su 5.080 famiglie harilevato un tasso di povertàdell’11,1 per cento contro il 22del 1995. Per quanto riguarda isingoli individui, si parla del5,7 per cento contro il 12,1 percento nel 2000 e l’8,1 per cen-to nel 1988. Sull’11,1 per centodi famiglie povere, l’8 per cen-to vive in ambiente urbano, il12,2 per cento in ambiente ru-rale. Lo studio del Ceneap si èbasato sulla metodologia Lsms(Living standardmeasurement surveys). Ilrisultato dell’inchiesta rivelache il 41,8 per cento delle spe-

se di consumo delle famigliealgerine concerne l’acquistodi prodotti non alimentari,con quelle per l’alloggio inprima posizione (23,6 per cen-to) seguite dalle spese ditrasporto e comunicazione(16,45 per cento) e quelle perla sanità (15,9 per cento).Le spese alimentari (58,22 percento) vedono in testa i cerea-li (25,46 per cento), il latte ederivati (13,68 per cento), i le-gumi secchi (13,60 per cento),la frutta (6,44 per cento) e leverdure fresche (5,10 per cen-to). Le famiglie, inoltre, tendonoad indebitarsi sempre di più:il 68,2 per cento ha contrattoun prestito bancario, secondolo studio della Ceneap.

Algeria. Povertà in calo, ma resta alta (58%)l’incidenza degli alimentari sulla spesa globale

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CorriereOrtofrutticolo Panorama

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Da “L’INFORMATOREAGRARIO”Numero 39 - 2006NEGLI USA SALE L’ALLARMEPER L’AGROTERRORISMOKansas City (Missouri). Ha fattocentro il ministro americano dell’Agri-coltura Mike Johanns quando ha affer-mato: “L’agricoltura si colloca tra le piùcruciali delle industrie statunitensi.Eppure la sua sicurezza e la sua pro-duttività sono spesso date per sconta-te”. I presenti al simposio internazio-nale sull’agroterrorismo, organizzatoda Usda e Fbi, si sono levati in piedi ehanno applaudito a lungo (americani erappresentanti di 21 Nazioni).Lo scopo del meeting era di affrontareil problema, sempre più minaccioso,del terrorismo in campo agricolo. È sta-to tutto un parlare di patologie e agentiche causano malattie; di biotossine esostanze velenose prodotte da organi-smi viventi. E dopo i dettagli, pura-mente tecnici, hanno fatto le dovuteanalisi: un attacco contro le personepotrebbe procurare malattie, morte,paure, disgregamento sociale, dannieconomici. Attacchi contro piante eanimali causerebbero grossi danni eco-nomici e perdita della fiducia nellascorta dei viveri. Il ministro Johannsha tenuto a ricordare che la recente cri-si degli spinaci - costata milioni di dol-lari ai coltivatori della California - hareso un po’ tutti consapevoli che il pro-blema del cibo da proteggere è enorme.Ricordiamo che gli spinaci “infetti”,hanno procurato tre morti e mandatoall’ospedale decine di persone perun’infezione batterica. Ma il problemasi è allargato anche alla lattuga, che èstata ritirata dal commercio in Arizo-na, California, Nevada, Washington,Oregon, Idaho e Montana per lo stessoproblema di contaminazione batterica.I periti non sono riusciti a spiegare leorigini del problema. E se si fosse trat-tato di un primo atto di agroterrori-smo? Si sono chiesti alcuni partecipan-ti al convegno. Il vicedirettore dell’Fbi,John Pistole, ha detto che “Le campa-gne sono zone molto aperte ai terrori-sti. Non è affatto difficile entrare in uncampo, avvelenare un certo numero dianimali o inquinare le acque di unpozzo. A Buffalo, Cincinnati, Baltimo-re, Tampa, nel New Jersey e nel Min-

nesota abbiamo identificato, bloccato eannientato undici cellule terroristicheintente a progettare attacchi contro lecampagne”. “Se sono riusciti a prepara-re uomini pronti a sfracellarsi contrograttacieli a bordo di un aereo - ha am-messo Pistole - sarà ancora più facileper queste persone assoldare uominipronti a entrare in campi liberi”.Ha concluso il vicedirettore dell’Fbi:“Siamo purtroppo arrivati al punto incui non abbiamo più fiducia di nessu-no”. Molto tempo è stato dedicato allediscussioni sulla prevenzione, e qui èd’obbligo fare una riflessione. Appareinfatti abbastanza chiaro che gli entipreposti alla prevenzione di eventualiattacchi agroterroristici non hanno an-cora le idee chiare. Gli esperti hannoper prima cosa chiesto ai presenti dimunirsi di assicurazioni, tante quanteè possibile prenderne, assicurazioni sututto e tutti.Ma non è cosi semplice, hanno rispo-sto in coro molti agricoltori. Le assicu-razioni non vogliono proprio saperne.Hanno già tanti problemi con alluvio-ni, grandine, uragani, ecc. Adesso cimancano anche i terroristi! Ma non ba-sta: un altro suggerimento è stato quel-lo di usare cancelli e steccati un po’dappertutto. Insomma, proprio quantoci vuole per bloccare eventuali terrori-sti. E, dulcis in fundo, cartelli segnaleti-ci: attenti, terreni privati! Oppure: notrespassing, non entrate. Ci sarebbe daridere se non fosse una cosa seria.Non è stata tralasciata la cooperazionetra Stati negli Usa e tra Paesi per af-frontare insieme questo problema, cheè purtroppo reale. All’incontro non erapresente alcun rappresentante italia-no. Evidentemente nel Belpaese san-no già tutto. (Benny Manocchia)

Da “D”7 ottobre 2006SERRA INFERNOC’è un odore aspro e pungente in que-sto spicchio di terra andalusa. L’aria èviziata dai pesticidi, le sconvolgentibellezze di Cordoba, Granada e Sivi-glia, marchio di fabbrica del Sud dellaSpagna, sono solo un lontano ricordoquando ti sposti un po’ a Est, in dire-zione del mare. La Costa del Sol è

tutt’altra cosa: un’immensa distesa diplastica surriscaldata dal sole. Nel cie-lo non volano uccelli, ma solo nugolidensi di mosche e insetti. Quanto allebattaglie civili di Zapatero in questoluogo in cui gli stranieri sono trattatida schiavi, sembrano un insulto albuon senso comune.Benvenuti in Almeria, benvenuti nelterritorio del miracolo economico diSpagna, quello che vanta la più altaconcentrazione di produzione agricolain serra al mondo e insieme il tristeprimato di una delle regioni più inqui-nate, ma soprattutto più razziste d’Eu-ropa. Sviliti, oltraggiati, minacciati eoffesi nella loro umanità, 120 mila im-migrati lavorano per pochi spiccioli al-l’ora come anelli di una catena di mon-taggio che ogni giorno porta nei nostrisupermercati peperoni, melanzane, le-gumi e pomodori, belli d’aspetto e ge-neticamente modificati. Trattati comebestie da soma gli extracomunitari vi-vono tra i loro escrementi in baracchedove non ci sono né luce né acqua.Uomini e donne, giovani ma consuma-ti dalla fatica e dal sole, sgobbano peralimentare il mercato globale. E, quelche è peggio, vengono tacciati di esse-re ladri che hanno portato solo incuriae violenza nella Spagna del Sud.Immaginate quello che avviene in Pu-glia, con i braccianti immigrati sfrutta-ti per la raccolta dei pomodori. In Ita-lia, nelle ultime settimane, è stata sto-ria di copertina. Poi moltiplicate a di-smisura. Servirà a darvi l’idea delle di-sumane condizioni di vita in cui versa-no centinaia di migliaia di africani, ru-meni, ucraini di stanza in Europa. (…)Eppure questa forza lavoro ha fatto lafortuna della gente del luogo. Ognigiorno, dalle serre intorno al El Ejido,un paesone nato dal nulla nel giro dinon più di vent’anni, partono circa1.000 camion pieni di frutta e verdurache invadono i mercati europei, Fran-cia e Germania in testa. Si calcola chela produzione sfiori le 3.000 tonnellateannue, tra ortaggi e legumi, e che il10% della popolazione della regionesia costituita dagli stranieri che lavora-no nel settore. La comunità più nume-rosa è quella marocchina (60%), segui-ta dagli africani subsahariani (30%). Ilresto proviene dall’Europa dell’Est.Said e Roham sono gli ultimi immigra-ti con cui ci siamo confrontati. Vivono

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in una chabola. Schivi all’inizio, dopoqualche chiacchiera sono riusciti a la-sciarsi andare. “Quella distesa di rotta-mi laggiù”, dice Said, “era la baracca do-ve vivevamo prima che arrivasse la po-lizia per abbattere al suolo le nostre ca-se”. Per lui, una domanda su tutte. Maperché non torna nel suo Paese? Non èpossibile che lì vada peggio. Said nonha dubbi. E ci dà una risposta che nonammette repliche. “Perché mi vergo-gno di tornare dai miei ridotto così”.(Chiara Dino)

Da “L’INFORMATOREAGRARIO”Numero 39 - 2006È TEMPO DI CASTAGNE EMARRONI, COMMERCIA-LIZZIAMOLI MEGLIO!L’esperienza maturata nel corso dellacampagna di commercializzazione2005-2006 mi suggerisce di sottolinearequelli che sono i punti di debolezza del-la nostra castanicoltura. Uno dei piùclamorosi errori di tecnica commercia-le che si registrano è quello di portaresui grandi mercati ortofrutticoli centi-naia di quintali di castagne e marroniconfezionati in vecchi sacchi di jutaolandesi (di recupero dalla commercia-lizzazione della patate da consumo o daseme) con all’esterno un solo cartellinonel quale accanto all’indicazione dellazona di raccolta, anziché usare i termi-ni consueti che indicano il numero difrutti per chilo, vengono definiti “fioro-ni” i marroni con 50-60 pezzi per chilo;di categoria “prima” quelli con 60-70pezzi/kg; di “seconda” quelli con 75-85frutti/kg e di “terza” le pezzature chevanno da 90 a 120 frutti/kg.In un momento in cui tutti gli addettialla filiera agroalimentare o agrocom-merciale stanno cercando di persegui-re il massimo della trasparenza neiconfronti del consumatore, presentarsialla gara del mercato con sacchi usati,con scritte olandesi e con indicazionigeneriche risulta sempre oltremodopenalizzante. Altro problema che si ri-scontra spesso è la falsa indicazione ri-spetto alla provenienza, non solo a li-vello nazionale, ma anche per il pro-dotto di importazione. È noto che, neltempo, alcune zone di produzione so-no state in grado di ottenere ottimi ri-

scontri e riconoscimenti sia a livellonazionale che europeo.Per citare un esempio, è il caso delMarrone di Castel del Rio Igp, l’unicoin Emilia-Romagna a vantare tale rico-noscimento comunitario. A questoproposito è nato il dubbio, che fuoridal comprensorio di appartenenza(qualcuno dice anche dentro) le deno-minazioni di Castel del Rio, o altre, sia-no state usate impropriamente perprodotti di altre provenienze: Cuneo,Monte Amiata, Marradi, Reggio Emiliao Benevento, per fare degli esempi.Non solo, essendo nota da tempo l’im-portazione di marroni dalla Turchia,altri malpensanti ritengono che diver-se partite siano state “nazionalizzate”.Se così fosse bisogna cominciare a tu-telare seriamente la produzione no-strana e di fronte alla flagranza del rea-to denunciare chi si presta a questo ti-po di speculazione.A pensarci bene però è incredibile: ab-biamo un territorio che è tutto una car-tolina illustrata, con immagini di tipopaesaggistico e storico che altrove nep-pure si sognano e che altri non posso-no imitarci e non pensiamo al modomigliore per valorizzare questo patri-monio unico.Occorrerebbe allora accompagnare ilprodotto, all’interno delle proprie con-fezioni (che non dovrebbero superareil peso di 2 o 3 kg), castagne o marroniche siano, con locandine che riportinola carta d’identità del prodotto stesso etutte le caratteristiche fisico-chimiche,con il contenuto in sali minerali, vita-mine, ecc.Bisogna inoltre illustrare i diversi modidi utilizzo in cucina di questi frutti at-traverso ben studiate ricette, ricordan-doci che buona parte della popolazionesi avvicina a castagne e marroni sia percuriosità, sia per andare a cercare sa-pori antichi di cui ha perso la memoria,o che addirittura non ha mai provato. Eallora quanto può costare inserire nelleconfezioni da 2, 3, 5 e 10 kg una o duelocandine che parlino chiaramente ebrevemente di quattro cose: della gen-te di montagna che cura il castagneto,del comprensorio o territorio di produ-zione, delle caratteristiche organoletti-che e nutrizionali e dei sistemi culina-ri di consumo? Costerebbe poco. Qual-cuno, però, ha finalmente cominciato apensarci. Ora occorre che lo faccianoanche molti altri. (Roberto Piazza)

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Si va verso un rallentamento deiconsumi anche per quanto ri-guarda la frutta esotica. Le im-portazioni di ananas, banane enoci di cocco si stanno consoli-dando sui valori attuali. Marginidi crescita restano solo per la pa-paia, che negli ultimi anni ha co-nosciuto un vero e proprio boom,per il mango, che inizia ad esserepresente sulle nostre tavole, e peralcune varietà minori ancora po-co diffuse. Ma l’Italia non raggiungerà, al-meno nel breve periodo, i quanti-tativi di prodotto che vengonovenduti negli altri Paesi dell’Ue.Come per le produzioni locali,anche per le importazioni di frut-ta non tradizionale si avvertono,quindi, segnali di stallo. E a poco è servita una liberalizza-zione, come quella della banane,che ha consentito il passaggio del“sistema a licenza” a quello “a ta-riffa”. Anzi, in questo caso pare,fanno sapere gli operatori del set-tore, che i risultati siano stati an-che peggiori, con il risultato di“avere consegnato il mercato adaziende improvvisate e prive del-le piattaforme logistiche necessa-rie”. “Il settore dell’esotico è abba-stanza maturo e non ci sono gros-si margini di crescita”, dice Ro-berto Fatano, amministratore de-legato di Interfrutta. L’azienda diLecce conta su oltre novant’annidi attività nell’import-export. Siestende su una superficie di 15mila metri quadri e ha una capa-cità produttiva di mille quintali

al giorno. “Spero di essere smen-tito, ma facendo un ragionamen-to di macroeconomia, dopo ottoanni di crescita costante, è fisio-logico che il mercato vada ad as-sestarsi”, aggiunge Fatano. A ri-sentirne sarà inevitabilmente lafrutta esotica tradizionale. L’ana-nas ha già iniziato a subire unaleggera flessione. Ma negli ultimisei mesi la crisi dei consumi hapesato anche sul segmento di“nicchia”, vale a dire quello di al-ta qualità e delle varietà meno co-nosciute. Per le banane, con la ri-voluzione dell’Ue e l’introduzio-ne del sistema a tariffa, tanteaziende si sono gettate alla con-quista del mercato, con il risulta-to che c’è stato un appesantimen-to della quantità di merce scam-biata. “Questi operatori non han-no le strutture logistiche adegua-te - spiega l’amministratore dele-gato di Interfrutta -. Alcune nonhanno nemmeno i terminal suiporti”. E così il rischio è che il principiodella libera concorrenza intro-dotto dalla Commissione Euro-pea si riduca ad una bolla di sa-pone, lasciando il settore ancora

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Frutta esotica, fase d’assestamentoPapaia e mango tirano

Importare banane conviene meno

In collaborazione con

Gli operatori: il trenddi crescita è rallentato,

meglio puntaresulle nicchie di qualità

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nelle mani delle multinazionali.Una soluzione per contrastare igrossi Gruppi produttori, per lemedie aziende sarebbe quella diaggregarsi o riunirsi in consorzi.“Ma non è così semplice - pun-tualizza Fatano -. In linea di prin-cipio il progetto è condivisibile,ma è difficile trovare i partnergiusti. E poi le multinazionali

non sono un male assoluto”. Del-l’equosolidale ha fatto, invece,una filosofia aziendale l’AmaTra-de con sede a Milano. È nata nel1995 con l’intenzione di fare daponte tra i Paesi dell’Africa, del-l’America Meridionale, dell’Asiae il mercato italiano. Ha strettorapporti con cooperative di pro-duttori della Colombia, del Gha-

na e della Thailandia e vende an-nualmente 15 milioni di chili difrutta esotica per circa 17 milionidi euro di fatturato. “Il nostro èun mercato di nicchia e di altaqualità - afferma Simon De Carli,responsabile di AmaTrade -. È an-cora in crescita, anche se non èpiù remunerativo come una vol-ta. Ma dà soddisfazione e permet-

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Da sinistra Simon De Carli di AmaTrade e Fabio Vazzana di Sabrosa Italia. Per gli operatori la fase attuale di mercato è difficile

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te di costruire qualcosa nei Paesicon i quali si intrattengono gliscambi commerciali”. Cerca di importare frutta esoticaparticolare, da far conoscere aiconsumatori più esigenti, la Al-ma di Milano. È il caso del bana-nito o del passion fruit. “Una vol-ta il prezzo dell’esotica veniva te-nuto più basso - ricorda il diretto-re commerciale Claudio Gorini -.Adesso si è omologato anche per-chè è più conosciuta. Ma noi con-tinuiamo a credere in produzioniparticolari e di nicchia”. L’azien-da commercializza principal-mente tre prodotti: 280 mila chi-li di avocado, 200 mila chili di pa-paia, 160 mila chili di mango. All’ananas e alla banana Almaha invece rinunciato: “Le multi-nazionali sono troppo competiti-ve”, assicura. Alle piantagioni di-rette nei Paesi produttori, l’Almaha scelto l’acquisto volta per vol-ta: “In questo modo si superanole difficoltà della filiera”, rispon-de. E sulla possibilità di aggrega-zioni tra aziende dell’agrindu-stria è determinato: “Vedo diffici-le fare lobby, perché tra concor-

renti c’è una guerra all’armabianca”. Per contrastare il “rilassamento”del mercato, Fabio Vazzana, tito-lare di Sabrosa Italia, è certo: bi-sogna abbattere i costi di traspor-to. “Per le importazioni vieneusato quasi esclusivamente l’ae-reo - dichiara -. Per ridurre le spe-se bisogna sviluppare, invece, icollegamenti via mare”. La ditta,che ha la sua base di comando aMilano, ha rapporti con Cile, Au-stralia, Argentina e Messico. La papaia e il mango sono i due

frutti che si stanno imponendomaggiormente negli ultimi anni.Con buone prospettive di crescitail manager di Sabrosa vede il pas-sion fruit, “ma per farlo conosce-re ai consumatori occorrerà tem-po e numerosi investimenti”. Perquanto riguarda i rapporti con lemultinazionali Vazzana rassicu-ra: “Sono più tesi quando ungruppo ha il predominio su uncerto frutto, ma possono essereanche degli ottimi partner com-merciali”.

Emanuele Bonora

Ma quale nicchia. La frutta esotica vale ormai il 10%dei consumi frutticoli degli italiani. Parola di Berar-dino Abbascià, fornitore specializzato di ristoranti emense del milanese e titolare di alcuni punti vendi-ta nel centro del capoluo-go meneghino. “Dopo il boom di una de-cina di anni fa abbiamoassistito ad un assesta-mento, la frutta esotica sivende costantemente sen-za alti e bassi particolari”,mette in rilievo Abbascià.“È peraltro l’Horeca il ca-nale dove si registra unmaggiore incremento nel-la richiesta di mango, pa-paia, litchies e via dicen-do: nei ristoranti ormai lafrutta esotica è diventata una consolidata abitudine”.L’aumento del numero di stranieri, invece, ha gene-rato una impennata commerciale soprattutto per leverdure etniche: “La frutta esotica - spiega Abbascià- per chi viene da Paesi lontani ha poco appeal,

mentre le verdure tirano, essendo impiegate nellapreparazione di svariate pietanze. E noi commer-cianti del settore, ci adeguiamo aumentando le refe-renze e acquistando i prodotti che vanno per la mag-

giore”. Si avvicina intanto il Nata-le, periodo di cesti, moltospesso colmi proprio difrutta esotica. Una consue-tudine particolarmentediffusa nel Centro NordItalia. Tra i fornitori dimateria prima c’è ancheGarletti, importante riferi-mento nell’area copertadall’Ortomercato di Berga-mo che va dalla Svizzera allago di Garda.Nel sito internet www.frut-

taesotica.it, curato proprio da Garletti, è possibileapprofondire la conoscenza dei principali fruttid’Oltremare e dei prodotti immessi sul mercato dal-la società tra cui spiccano, per l’appunto, svariati ti-pi di cesti di frutta tropicale.

Nei punti vendita le verdure d’Oltremare battono la fruttaL’Horeca mostra margini di sviluppo maggiori dei ristoranti

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La dimensione del commerciointernazionale di prodotti agrico-li è relativamente limitata: lamaggior parte del commercio av-viene all’interno dei singoli Pae-si o dei blocchi regionali (adesempio nei confini dell’UnioneEuropea). Gli unici prodotti oggetto massic-cio di esportazione sono quellitropicali, come il caffè, di cui siesporta l’80% della produzione, ilcacao, l’olio di palma, il caucciù.Altri prodotti largamente espor-tati sono le banane (20% dellaproduzione), il cotone (30%), ilthe (40%) e la juta (10%). Fra i ce-reali invece, il più commerciato èil frumento (17% della produzio-ne), segue il grano duro (mais eorzo) con l’11%. Fra i prodotti di origine animale,solo per la carne bovina si rag-giunge un mercato pari al 10%della produzione. Dati che sottolineano chiaramen-te il valore delle banane nel com-mercio alimentare internaziona-le.Le banane prodotte nell’Ue rap-presentano il 16% dell’approvvi-gionamento del mercato comuni-

tario. Vengono coltivate nelle re-gioni ultraperiferiche (isole Ca-narie, Dipartimenti francesi d’ol-tremare della Martinica e dellaGuadalupa, isole Azzorre e Made-ra), situate nelle regioni tropicalie subtropicali e in minima parte(meno del 2%) a Cipro, in Greciae nel Portogallo continentale. InEuropa si consuma in media 4,6

milioni di tonnellate di banane,con un trend in aumento: dal pri-mo gennaio 2006 ad oggi, a esem-pio, è cresciuto del 6% l’importdi banane dall’America Latina. Equesto, sottolinea l’Unione Euro-pea, nonostante le critiche solle-vate da paesi terzi sulla nuova ta-riffa unica semplificata cheBruxelles ha introdotto all’iniziodell’anno con una sola eccezioneper i produttori dei Paesi Acp(Africa, Caraibi e Pacifico chehanno sottoscritto un accordocon l’Ue). Il 20 settembre inoltrela Commissione Europea ha ela-borato una proposta di riformadel regime di aiuti ai produttoridi banane che prevede di accor-dare 280 milioni di euro ai pro-duttori del settore. I fondi Ue so-no destinati a sostenere un’atti-vità che dà lavoro a quasi 24.000addetti, soprattutto nelle aree ul-traperiferiche d’Europa.Con la nuova proposta, la Com-missione Europea tiene a sottoli-neare di essersi “decisamenteschierata a favore dell’abolizionedegli attuali aiuti compensativiai produttori di banane per com-pensare la differenza tra i prezzimondiali più bassi e quelli mon-diali più elevati e trasferire lesomme spese per il sostegno deiproduttori di questo settore al fi-nanziamento del programma“Posei”, destinato ad aiutare l’a-gricoltura delle regioni ultraperi-feriche dell’Unione”. Per le bana-ne prodotte fuori dalle regioni ul-traperiferiche, parte delle sommesarebbe trasferita al regime di pa-gamento unico all’azienda comeper altri prodotti agricoli rifor-mati nel rispetto dei principi del-la riforma della politica agricolacomune (Pac) del 2003. Il nuovo regime comunitario, do-po approvazione del Consiglio Uedovrebbero applicarsi a partiredalla campagna di commercializ-zazione 2007.

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È la banana il vero frutto “globale”Il 20% del raccolto viene esportato

Gli europei ne consumano4,6 milioni di tonnellate.

E quest’anno il datocrescerà di un ulteriore 6%

Più ombre che luci dalla liberalizzazione del mercato delle banane.Stando al parere degli “addetti ai lavori” raccolto da Upper-Mark Up, latariffa unica d’importazione a 176 euro a tonnellata che ha pensionato,dal gennaio di quest’anno, le quote tariffarie, sta rendendo la vita dif-ficile ai protagonisti tradizionali del settore.All’aumento dei prezzi e dei costi a carico dei produttori, si fa presen-te ad esempio in Dole Italia, non ha corrisposto un aumento corri-spondente dei prezzi di distribuzione e vendita a causa della domandaframmentata e della forte concorrenza generata soprattutto dalla gran-de distribuzione. Tuttavia, precisa Grotta, questo potrebbe essere un ef-fetto transitorio; e un mercato libero, è di per sé un fatto positivo. Anche Gf Group lamenta che il conto economico è peggiorato per col-pa della maggiore polverizzazione, anche se i reali effetti della libera-lizzazione si potranno leggere fino in fondo solo fra un po’ di tempo. Più critico Fyffes-Peviani: concorrenza aggressiva e margini sempre piùesigui stanno mettendo in seria difficoltà chi opera nel settore, e il ca-lo dei valori azionari dei grandi gruppi è lì a dimostrarlo.

Liberalizzazione, bilancio di 10 mesi «La tariffa unica sta riducendo i margini»

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Alessandra Ravaioli

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