4. Tumori ginecologici

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4. Tumori ginecologici Coordinatori Luigi Pirtoli (Siena) Angiolo Gadducci (Pisa) Comitato di redazione Monica Crociani (Siena)

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4. Tumori ginecologiciCoordinatori Luigi Pirtoli (Siena)Angiolo Gadducci (Pisa)

Comitato di redazioneMonica Crociani (Siena)

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Partecipanti che hanno collaborato alla stesura

Nome Cognome Ente di appartenenzaGiacomo ALLEGRINI Pisa USL 5

Domenico AMOROSO Versilia USL 12

Editta BALDINI Lucca USL 2Paolo BASTIANI AS Firenze

Carmelo BENGALA Grosseto USL 9Luciana BISCARI Nottola - SI - USL 7Manrico BOSIO Livorno USL6Maurizio CANTORE Carrara USL1

Giuseppe CARITI Arezzo USL8Marco CENCINI Nottola - SI - USL 7

Valentino CERBONESCHI Lucca USL 2Claudia CIANCI AO Pisa

Giovanni Paolo CIMA Versilia USL 12Caterina COLOSIMO Lucca USL 2

Mariagrazia FABRINI AO PisaAmalia FALZETTA Campostaggi - SI .USL7

Massimiliano FAMBRINI AOUC FirenzeMarco FILIPPESCHI Empoli USL11Luisa FIORETTO AS Firenze

Nome Cognome Ente di appartenenzaCarlo GRECO AO Pisa

Luciana LASTRUCCI Arezzo USL8Lorenzo LIVI AOUC FirenzeMarcello MIGNOGNA Lucca USL 2Silvano MORINI Pistoia USL3Valerio NARDONE AOUS SienaGiulia ORLANDINI AOUS SienaElisa PECI Lucca USL 2

Felice PETRAGLIA AOUS SienaFrancesco ROSSI AS Firenze

Vieri SCOTTI AOUC Firenze

Gianluigi TADDEI AOUC FirenzeAngiolo TAGLIAGAMBE Carrara USL1Stefano TAMBURO Grosseto USL 9

Enrico TUCCI Grosseto USL 9Enola Maria VEZZANI Pistoia USL3

Domenico AMOROSO Versilia USL12

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4.1. Carcinoma endometriale4.1.1. Introduzione

I tumori endometriali derivano dalle cellule ghiandolari di derivazione mulleriana e sono state descritte due varianti anatomo-cliniche di questa neoplasia, secondo il modello dualistico di carcinogenesi endometriale proposto, nel 1983, da Bokhman, sulla base di osservazioni clinico-patologiche: Tipo I e Tipo II.

Tipo I:comprende l’adenocarcinoma endometrioide, che rappresenta l’80% dei casi, è estrogeno-dipendente, insorge frequentemente su una iperplasia endometriale ed ha una prognosi generalmente favorevole.

Tipo II: comprende l’adenocarcinoma sieroso-papillifero (<10% dei casi) e l’adenocarcinoma a cellule chiare (2-4% dei casi), non sono estrogeno-dipendenti, insorgono su un endometrio atrofico, possono spesso associarsi ad una lesione superficiale dell'endometrio detta “carcinoma sieroso intraepiteliale”, colpiscono soggetti più anziani ed hanno una aggressività biologica elevata con una prognosi sfavorevole. Anche la patogenesi molecolare di queste neoplasie è molto diversa.

Tutto questo può essere schematizzato nella seguente tabella:

TIPO I TIPO IIEtà Pre e perimenopausa PostmenopausaIperestrogenismo Presente AssentePrecursori iperplasia Presenti AssentiGrado Basso AltoInvasione miometriale Superficiale ProfondaTipo istologico Endometrioide Sieroso

a cell.chiaresquamosoindifferenziato

Prognosi Favorevole SfavorevoleAnormalità molecolari Instabilità dei microsatelliti Alterazione di p53

Mutazione PTEN e K- RAS Perdita dell’eterozigosi e di vari loci

Accumulo di ß-catenina nucleare

4.1.2. Inquadramento diagnostico

4.1.2.1. Screening

Non vi è alcuna indicazione ad uno screening del carcinoma endometriale nella popolazione generale. Un monitoraggio isteroscopico può essere preso in considerazione solo in donne con sindrome di Lynch di tipo II. Le donne con carcinoma mammario in trattamento adiuvante con tamoxifene mostrano frequentemente all’ecografia endovaginale un apparente ispessimento degli echi endometriali, con aspetti di disomogeneità (microcistici, fibrosi) che potrebbero essere suggestivi di carcinoma endometriale. La verifica a tappeto di questi quadri mediante isteroscopia o revisioni di cavità ha dimostrato che nella stragrande maggioranza si tratta di quadri atrofici, con un ispessimento e ipertrofia del connettivo subendometriale, assolutamente privi di significato patologico. In definitiva il tamoxifene induce quadri ecografici falsi positivi, che possono portare ad un elevato tasso di accertamenti invasivi inutili. Non è pertanto logico uno screening ecografico per il carcinoma endometriale nei soggetti in trattamento con tamoxifene, che dovrebbero sottoporsi ad accertamenti solo in caso di stillicidio ematico.

4.1.2.2. Diagnosi e terapiaPresentazione Clinica Work Up

Visita Ginecologica Anamnesi Personale e FamiliarePerdite ematiche vaginali Esame obiettivo con Visita GinecologicaVisita Ginecologica Biopsia della lesione

Esami ematochimiciRx ToraceTC Addomino-pelvicaCistoscopia e Rettoscopia (*)

RM Addomino-pelvica(opzionale) (**)

(*) Cistoscopia e rettoscopia dovrebbero essere riservate alla pazienti con sospetto clinico eo radiologico di estensione alla vescica ed al retto;

(**) La RM addome è specialmente utile per valutare l’invasione miometriale e la diffusione cervicale;

4.1.2.3. Anatomia patologica

La classificazione istologica del carcinoma endometriale deve seguire la classificazione WHO. Sul pezzo operatorio il patologo deve specificare il tipo istologico, il grado istologico, l’invasione miometriale, l’invasione degli spazi vascolo-linfatici, il coinvolgimento cervicale, il coinvolgimento degli annessi, lo stato linfonodale (se eseguita la linfadenectomia), la natura delle eventuali lesioni peritoneali (se biopsiate o asportate).

Il patologo provvederà alle seguenti fasi:descrizione macroscopica del materiale di exeresi chirurgica

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1. campionamento che preveda i seguenti prelievia ) ovaio destro, ovaio sinistro con le tubeb ) parete anteriore a tutto spessore (dall’endometrio alla sierosa)c ) parete posteriore a tutto spessore (dall’endometrio alla sierosa)d ) parete laterale sinistra a tutto spessore (dall’endometrio alla sierosa)e ) parete laterale destra a tutto spessore (dall’endometrio alla sierosa)f ) egione istmicag ) cervice (eso- ed endocollo)h ) margine di resezione vaginale quando presentei ) tutti i linfonodi inviati

2. diagnosi istopatologica con indicazione dela ) tipo istologicob ) grado di differenziazionec ) presenza o assenza di invasione delle strutture linfo/ematiche miometrialid ) massima invasione miometriale espressa in percentualee ) presenza o assenza di infiltrazione cervicalef ) presenza o assenza di invasione metastatica linfonodaleg ) presenza o assenza di invasione metastatica annessiale

Indicatore ITT 1Numero di pazienti con refertazione istopatologica completa

Numeratore: n° di pazienti con refertazione istopatologica completaDenominatore: n° di pazienti totale

4.1.2.4. Protocollo diagnostico

La diagnosi di carcinoma endometriale deve essere eseguita istologicamente su prelievo bioptico sotto isteroscopia o, qualora non sia possibile eseguire l’isteroscopia, su materiale raccolto con raschiamento frazionato della cavità uterina. L’ecografia transvaginale permette una valutazione accurata della rima endometriale e può evidenziare segni sospetti per la presenza di un carcinoma, quali l’aumento di spessore, la perdita di ecogenicità e la vacuolizzazione dell’endometrio, ovvero la scomparsa o l’interruzione dell’alone periendometriale. Se lo spessore dell’endometrio è inferiore a 4 millimetri, il rischio di lesioni iperplastiche o neoplastiche è molto basso; tuttavia nelle pazienti sintomatiche in postmenopausa l’esame ecografico non può sostituire l’isteroscopia poiché vi è la possibilità che un carcinoma endometriale di tipo II insorga su un endometrio atrofico.

4.1.2.5. Protocollo stadiativo

Per quanto riguarda il work-up preoperatorio, la paziente deve eseguire un RX torace e una ecografia addomino-pelvica per escludere i rari casi di pazienti con evidenza clinica di diffusione a distanza (Stadio IV clinico). La TC e/o la RMN possono essere utilizzate per valutare l’infiltrazione miometriale, l’interessamento cervicale, lo stato linfonodale e l’eventuale

presenza di malattia peritoneale ed epatica. La RMN si è dimostrata più affidabile della TC soprattutto per quanto riguarda la valutazione dell’infiltrazione miometriale. Il ricorso a queste indagini è comunque opzionale. Ulteriori indagini (cistoscopia, colonscopia, ect) sono eseguiti su indicazione clinica.

Il sistema di stadiazione anatomo-chirurgica del carcinoma endometriale attualmente utilizzato è quello FIGO 2009

Pertanto, le pazienti con carcinoma endometriale devono essere sottoposte a terapia primaria chirurgica, ad eccezione di quelle che presentano alla valutazione iniziale una diffusione istologicamente confermata alla vescica e/o al retto (stadio IV) o presentano metastasi a distanza.

In un numero piccolo di casi, le pazienti con carcinoma endometriale non possono essere sottoposte a trattamento chirurgico neppure per via vaginale per l’età o le scadenti condizioni generali e vengono quindi indirizzate ad un trattamento radiante con intento radicale o palliativo.

4.1.3. Carcinoma endometriale di tipo I - Terapia

4.1.3.1. Chirurgia

Le pazienti devono essere sottoposte a laparotomia, washing peritoneale con esame citologico, isterectomia totale extrafasciale, annessiectomia bilaterale ed eventuale exeresi di linfonodi pelvici e lombo-aortici. (LdE IA). In caso di sospetto o evidente interessamento cervicale, la chirurgia dovrebbe consistere nell’isterectomia radicale classe B1/B2 di Querleu-Morrow (LdE IVB). L’intervento in mani esperte può essere eseguito per via laparoscopica o robotica. La sicurezza e la fattibilità dell’approccio mini-invasivo sono ormai accertati nella malattia in stadio iniziale (LdE IB), mentre il suo utilizzo è controindicato negli stadi avanzati,

La chirurgia robotica è particolarmente utile per il trattamento delle pazienti obese (LdE V B).

È riconosciuto il valore prognostico dello stato linfonodale, mentre è ancora incerto il ruolo terapeutico della linfadenectomia. Pertanto vi è ancora discussione in letteratura sui criteri in base ai quali viene posta indicazione alla linfadenectomia e sul tipo da praticare. La linfadenectomia può essere sistematica (almeno 25 linfonodi pelvici e 15 lombo-aortici) o selettiva (con asportazione di linfonodi sospetti alle indagini di imaging preoperatorio o alla valutazione intraoperatoria).

Due recenti trial clinici randomizzati non hanno evidenziato alcun vantaggio in termini di sopravvivenza per le pazienti con carcinoma endometriale sottoposte a linfadenectomia pelvica sistematica rispetto a quelle trattate con sola isterectomia totale con annessiectomia bilaterale (LdE IC). Tuttavia entrambi gli studi non sono esenti da bias, e, in particolare, nessuno di essi ha valutato il ruolo della linfadenectomia lombo-aortica.

Una meta-analisi pubblicata nel 2012 riporta che la linfadenectomia sistematica (definite come rimozione di > 10 linfonodi), non migliora l’outcome clinico delle pazienti con carcinoma endometriale a basso rischio, mentre sembra in grado di aumentare la sopravvivenza globale delle pazienti con carcinoma endometriale a rischio intermedio-alto (LdE IA).

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Il valore terapeutico della dissezione linfonodale nel carcinoma endometriale è pertanto ancora dibattuto. Questa procedura chirurgica puo’ essere sicuramente evitata nei casi di tumore < 2cm, istotipo endometrioide , grado G1 o G2, con invasione miometriale <50% e assenza di linfonodi sospetti all’imaging e alla palpazione intra-operatoria di secondarismi.

La citoriduzione chirurgica sembra di beneficio nelle pazienti con carcinoma endometriale avanzato e, in particolare, un debulking ottimale, con raggiungimento di una malattia residua <1 cm, sembra essere un fattore prognostico indipendente di sopravvivenza associato ad una morbidità accettabile (LdE IVB).

In pazienti giudicate non operabili neppure per via mini invasiva (obesità o patologie associate) ovvero in pazienti anziane con prolasso utero-vaginale l’intervento chirurgico può essere rappresentato dalla colpoisterectomia totale con annessiectomia bilaterale.

Indicatore ITT 2 Percentuale di casi di Carcinoma endometrioide ad alto rischio (Stadio > IB G3) sottoposte a linfoadenectomia

Numeratore: n° di pazienti con Stadio > IB G3 sottoposte a linfoadenectomiaDenominatore: n° di pazienti con Stadio > IB G3 sottoposte a chirurgia

Indicatore ITT 3Percentuale di casi di Carcinoma endometrioide con coinvolgimento cervicale sottoposte ad isterectomia radicale

Numeratore: n° di pazienti con Carcinoma endometrioide con coinvolgimento cervicale sottoposte ad isterectomia radicaleDenominatore: n° di pazienti con Carcinoma endometrioide con coinvolgimento cervicale trattate chirurgicamente

4.1.3.2. Terapia adiuvante

Secondo le linee guida della Società Italiana di Oncologia Ginecologica (SIOG) i fattori prognostici sui quali decidere il trattamento adiuvante in pazienti con malattia apparentemente confinata al corpo uterino comprendono l’età, il PS, la patologia concomitante, il grado istologico, l’invasione miometriale e lo stato linfonodale. La citologia peritoneale di per sé non viene mai considerata come un elemento sul quale decidere un trattamento adiuvante.

La radioterapia esterna con alte energie sulla pelvi è stato il trattamento adiuvante più utilizzato, in grado di ridurre le recidive loco-regionali, senza tuttavia migliorare significativamente la sopravvivenza globale, come emerge dalle meta-analisi degli studi randomizzati disponibili in letteratura (LdE 1A). Questo trattamento sembra essere addirittura detrimentale per il carcinoma endometriale a basso rischio (stadio IA, grado 1-2) (OR per la sopravvivenza globale = 0.71; IC 95% =0.52-0.96), non influenza la sopravvivenza globale nella malattia a rischio intermedio (stadio IB grado 1 o 2 ovvero stadio Ia grado 3) (OR= 0.97; IC 95% = 0.69-1.35) e offre un vantaggio significativo soltanto nelle pazienti ad alto rischio (stadio IB G3) (OR = 1.76; IC 95% 1.07-2.89) La radioterapia adiuvante sulla pelvi con alte energie prevede una dose totale di focolaio di 45-50 Gy in 5-7 settimane con frazionamento convenzionale.

L’irradiazione dell’area lombo-aortica può essere presa in considerazione in pazienti con positività linfonodale pelvica, specie se plurima, o lombo-aortica.

Il ruolo della brachiterapia esclusiva adiuvante è stato a lungo discusso. Lo studio PORTEC-2, che ha randomizzato 427 pazienti in stadio I/IIA a rischio intermedio-alto a ricevere radioterapia esterna pelvica (46 Gy) versus brachiterapia esclusiva vaginale (21 Gy con HDR o 30 Gy con LDR), ha dimostrato che a parità di recidive vaginali, DFS e OS, la qualità di vita era significativamente migliore nel braccio di brachiterapia, soprattutto per quanto riguardava la tossicità intestinale (LdE IIB). Alcuni autori sostengono che la brachiterapia dovrebbe essere utilizzata al posto della radioterapia esterna pelvica nelle pazienti a rischio intermedio soprattutto se con linfonodi istologicamente negativi dopo linfadenectomia sistematica.

La brachiterapia endocavitaria sulla cupola vaginale può anche essere somministrata dopo la radioterapia esterna pelvica in casi selezionati di pazienti con diffusione istmica o in stadio II o III.

In pazienti non operabili, la brachiterapia endocavitaria può essere utilizzata come trattamento esclusivo oppure associata alla radioterapia esterna pelvica (dosi personalizzate in rapporto all’intento del trattamento).

L’efficacia della chemioterapia adiuvante nel carcinoma endometriale di tipo I non è stata ancora ben definita. Hoghberg e coll. hanno analizzato due trials clinici randomizzati, condotti su pazienti con carcinoma endometriale ad alto rischio: lo studio ILIADE III (che arruolava pazienti con carcinoma endometriode in stadio IIIA-IIIC) e lo studio NSGO-9501/EORTC-55991 (che arruolava pazienti con carcinoma endometroide giudicate a rischio elevato per stadio, invasione miometriale, grado istologico o ploidia del DNA o con istologia sfavorevole, indipendentemente da altri fattori di rischio). Questa analisi cumulativa ha dimostrato che l’utilizzo sequenziale di chemioterapia a base di platino e di radioterapia esterna pelvica migliorava significativamente la sopravvivenza libera da progressione (HR di recidiva = 0.63, 95% IC= 0.44-0.89, p=0.009) e dava un vantaggio in termini di sopravvivenza (HR di morte = 0.69, 95% IC= 0.46-1.03, p=0.07) rispetto alla radioterapia da sola (LdE II B).

La chemioterapia esclusiva può essere utilizzata nelle pazienti con massiva diffusione linfonodale lombo-aortica (stadio IIIC2) per l’alto rischio di micro diffusione sistemica.

Un studio statunitense ha dimostrato che l’aggiunta del taxolo alla combinazione doxorubicina + cisplatino migliora significativamente la percentuale di RO, DFS e OS di pazienti con carcinoma endometriale avanzato, al prezzo di una maggior tossicità soprattutto neurologica (LdE IIB). È attualmente in corso un trial randomizzato del GOG che confronta questo regime a tre farmaci con la combinazione di carboplatino + taxolo nelle pazienti con malattia avanzata o recidivante.

L’ormonoterapia adiuvante, in base ad un’analisi cumulativa di 4.351 pazienti incluse in 6 studi clinici, non ha alcuna indicazione quale trattamento adiuvante (LdE 1A), non aumentando significativamente DFS e DSS e riducendo l’OS.

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Indicatore ITT 4Percentuale di casi di Carcinoma endometrioide ad alto rischio (Stadio > IB G3) sottoposte a trattamento adiuvante post-operatorio

Numeratore: pazienti con Carcinoma endometrioide ad alto rischio sottoposte a trattamento adiuvante post-operatorioDenominatore: pazienti con Carcinoma endometrioide ad alto rischio

Terapia negli stadi avanzati IVA - IVBLe pazienti con neoplasia endometriale infiltrante la vescica e/o il retto (stadio IVA)

vengono trattate con radioterapia esterna pelvica + brachiterapia, eventualmente preceduta da 3 cicli di chemioterapia neoadiuvante. La chirurgia eviscerativa (exenteratio anteriore, posteriore o totale) può essere presa in considerazione in casi accuratamente selezionati di pazienti con recidiva/persistenza pelvica centrale dopo radioterapia, in assenza di metastasi linfonodali pelviche plurime o lombo-aortiche o metastasi a distanza.

Pazienti in stadio IVB devono essere trattate inizialmente con chemioterapia; in caso di risposta, può essere presa in considerazione l’isterectomia totale con annessiectomia bilaterale a scopo palliativo. La radioterapia può essere praticata su specifica indicazione clinica a scopo palliativo. La ormonoterapia può essere utilizzata in pazienti con positività dei recettori steroidei.

4.1.4. Carcinoma endometriale di tipo II - Terapia

4.1.4.1. Chirurgia

Le pazienti devono essere sottoposte a laparotomia, washing peritoneale con esame citologico, isterectomia totale con annessiectomia bilaterale, preferibilmente associata a stadiazione chirurgica intensiva comprendente exeresi di linfonodi pelvici e lombo-aortici, omentectomia e biopsie peritoneali multiple.

Quando trattato da laparoscopisti o chirurghi robotici esperti, il carcinoma endometriale di tipo II non rappresenta una controindicazione all’approccio mini invasivo in donne con malattia apparentemente in stadio iniziale (LdE VI B).

In presenza di malattia peritoneale macroscopica, è indicata, quando possibile, una citoriduzione chirurgica (LdE IVB).

Indicatore ITT 5Percentuale di casi di carcinoma di tipo II sottoposte a stadiazione chirurgica adeguata

Numeratore: n° di pazienti con carcinoma di tipo II sottoposte a stadiazione chirurgica adeguataDenominatore: n° di pazienti con carcinoma di tipo II

4.1.4.2. Trattamento adiuvante

Una chemioterapia adiuvante a base di platino è indicata in tutte le pazienti con carcinoma endometriale di tipo II, con la possibile eccezione di quelle in stadio IA senza invasione miometriale (LdE IVA). Una radioterapia esterna può essere presa in considerazione sequenzialmente alla chemioterapia in casi accuratamente selezionati.

Indicatore ITT 6Percentuale di casi di carcinoma di tipo II sottoposte a chemioterapia post-operatoria a base di platino

Numeratore: n° di pazienti con carcinoma di tipo II sottoposte a chemioterapia post-operatoria a base di platinoDenominatore: n° di pazienti con carcinoma di tipo II

4.1.5. Terapia delle recidive del Carcinoma Endometriale di tipo I e tipo IILa terapia delle recidive dipende dalla sede e dal precedente trattamento, oltre che dall’età

e dal PS.In pazienti non precedentemente sottoposte a radioterapia adiuvante, la recidiva vaginale

isolata viene trattata con percentuali di cura soddisfacenti con la radioterapia esterna pelvica, seguita da brachiterapia endocavitaria o interstiziale, mentre la recidiva pelvica centrale o laterale può essere trattata con limitate possibilità di controllo con la radioterapia esterna pelvica, eventualmente preceduta da chemioterapia a base di platino. La chirurgia eviscerativa può rappresentare l’unica opzione terapeutica per pazienti accuratamente selezionate con recidiva pelvica centrale isolata, che hanno esaurito le altre modalità di trattamento. Tuttavia questa chirurgia ultraradicale può essere presa in considerazione molto raramente per pazienti anziane, per l’habitus costituzionale, il PS e le patologie associate. La chirurgia eviscerativa deve essere effettuata in centri di riferimento specializzati, che dispongano di idonee competenze chirurgiche anche per la fase ricostruttiva (quali ad esempio l’anastomosi colo-rettale bassa con suturatrici meccaniche, diversioni urinarie continenti con reservoir colico, impiego di lembi miocutanei). Le pazienti candidate alla chirurgia eviscerativa possono ricevere anche un trattamento chemioterapico neoadiuvante o adiuvante.

Le pazienti con recidiva a distanza devono ricevere chemioterapia a base di platino. I progestinici possono rappresentare una valida alternativa terapeutica in pazienti con carcinoma endometrioide ben differenziato, ad alto contenuto di RPg e con lungo intervallo libero da malattia. La chirurgia può essere presa in considerazione in casi accuratamente selezionati di metastasi isolate (metastasi linfonodali o polmonari). La radioterapia, in queste pazienti, può essere usata a scopo palliativo/sintomatico.

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Malattia limitataall’utero

OperabileIsterectomia totale(2) con ovaro-salpingectomia bilaterale,

washing Peritoneale, +Dissezione linfonodale Pelvica ± aortica(3)

Inoperabile per condizioni mediche(1) RT radicale o palliativa(valutare Terapia Ormonale)

VediFollow-Up

VediTerapia

Adiuvante

(1) Secondo parere presso un centro di riferimento con expertise in chirurgia mini-invasiva.(2) In caso di sospetto o evidente interessamento cervicale (biopsia o RMN), la chirurgia dovrebbe consistere nell’isterectomia radicale classe B1/B2 di Querleu-Morrow(3) La linfoadenectomia può essere evitata nei casi di tumore < 2cm, istotipo endometrioide , grado G1 o G2, con invasione miometriale <50% e assenza di linfonodi sospetti all’imaging e alla palpazione intra-operatoria di secondarismi.

Malattia ad EstensioneExtra-Uterina

Ca-125(opzionale)

RM/TC

Negativo Chirurgia come per malattia limitata all’utero

Chemioterapia±

RT palliativa±

Ormonoterapia±

Chirurgia Palliativa

Follow-up

EBRT + Brachiterapia, ± Chemioterapia±

ChirurgiaFollow-up

Isterectomia totale con ovaro-salpingectomia bilaterale, Washing Peritoneale, Debulking Chirurgico,

Dissezione Linfonodale

Terapia AdiuvanteMalattia Intra-addominale(1)

Malattia extrauterina ad estensione pelvica inizialmente non

resecabile(2)

(IIIB/IVA)

Malattia a diffusione extra-addominale/

Metastasi Epatiche

(1) Malattia a diffusione intra-addominale comprende l’ascite neoplastica, le metastasi all’omento, ai linfonodi, agli annessi o al peritoneo.(2) Malattia a diffusione extrauterina pelvica comprende l’estensione alla vagina e/o ai parametri (IIIB) - alla vescica e/o al retto (IVA) In caso di infiltrazione di vagina e/o parametri (Stadio IIIB) si consiglia chemioterapia neoadiuvante seguita da EBRT + Brachiterapia o da chirurgia personalizzata. In caso di infiltrazione di vescica o retto (Stadio IVA) si consiglia EBRT Radicale ± Brachiterapia, o in alternativa chemioterapia neoadiuvante seguita da EBR T ± Brachiterapia o chirurgia eviscerativa in casi altamente selezionati.

• Algoritmo 61. Carcinoma Endometriale di tipo I - Trattamento di malattia apparentemente confinata all’utero (stadio III)

• Algoritmo 62. Carcinoma Endometriale di tipo I - Trattamento di malattia ad estensione extra-uterina (stadio III-IV)

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Stadio Fattori di Rischio (1)

Grado IstologicoG1 G2 G3

IAInvasione miometriale

<50%

Non Presenti Osservazione Osservazione Osservazione oBrachiterapia Vaginalee/oEBRT pelvica se non completamente stadiati chirurgicamente

Presenti Osservazione oBrachiterapia Vaginale

Osservazione oBrachiterapia Vaginale

Osservazione oBrachiterapia Vaginalee/oEBRT Pelvica

IBInvasione miometriale

>50%

Non presenti Osservazione oBrachiterapia Vaginale

Osservazione oBrachiterapia Vaginale

EBRT Pelvicae/o Brachiterapia Vaginale

Presenti Osservazione oBrachiterapia Vaginalee/oEBRT Pelvica

Osservazione oBrachiterapia Vaginalee/oEBRT Pelvica

EBRT Pelvicae/oBrachiterapia Vaginale(2)

IIInfiltrazione stromale

confinata all’utero

Indifferenti Brachiterapia Vaginalee/o EBRT Pelvica

EBRT Pelvicae/oBrachiterapia Vaginale

EBRT pelvicae/oBrachiterapia Vaginale(2)

(1)Fattori di rischio aggiuntivi: età, invasione degli spazi vascolo-linfatici, diametro del tumore, interessamento del segmento uterino inferiore.

(2) In questo caso, come trattamento sperimentale, si può usare anche la chemioterapia adiuvante a base di platino seguita dalla radioterapia (in attesa dei risultati degli studi clinici GOG 249 e PORTEC 3. (Raccomandazione di categoria IIB).

• Algoritmo 63. Carcinoma Endometriale di tipo I - Terapia adiuvante negli stadi iniziali (FIGO 2009)

• Algoritmo 64. Carcinoma Endometriale di tipo I - Terapia adiuvante negli stadi avanzati (FIGO 2009)

Stadio Terapia Adiuvante

IIIA

IIIB

IIIC

IVAIVB

Chemioterapia ± EBRT(1)

oEBRT Pelvica ± Brachiterapia Vaginale

Chemioterapia + EBRT(1) ± brachiterapia vaginale e/oEBRT ± brachiterapia vaginale

Chemioterapia(1)

e/oEBRT pelvica e/o aortica

Chemioterapia ±RT(dopo chirurgia debulking)

(1) RT e Chemioterapia sembrano garantire una maggiore sopravvivenza libera da malattia se integrate; allo stato attuale il timing delle due metodiche è ancora in discussione.

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• Algoritmo 65. Carcinoma endometriale di tipo II (carcinoma papillare sieroso, carcinoma a cellule chiare) + carcinosarcoma - Terapia

Recidiva Loco-Regionale

Metastasi Isolata

Recidiva Sistemica

Chirurgia e/o EBRT e/o Brachiterapia e/o Chemioterapia(1)

Exeresi chirurgica ± RT

Chemioterapia e/o ormonoterapia e/o RT palliativa

(1) La scelta ottimale per la terapia della recidiva loco-regionale dipende dal tipo di trattamento adiuvante effettuato precedentemente e dall’estensione della recidiva.

TerapiaPresentazione Clinica

Ca-125

TC/RM su indicazione clinica

Ulteriori accertamenti su indicazione clinica

Isterectomia totale con ovaro-salpingectomia bilaterale

washing peritonealedissezione linfonodale pelvica e

para-aortica omentectomia

biopsie peritonealidebulking chirurgico massimale

(in caso di diffusione addominale)

Trattamento primario Staging Terapia adiuvante*Work-up addizionale

IA(senza invasione miometriale)

Osservazioneo Chemioterapia

Chemioterapia±

EBRT pelvica

Chemioterapia±

EBRT pelvica

Chemioterapia

IA(con invasione miometriale)

IB - II

III - IVCon adeguato debulking chirurgico

III - IVSenza adeguato debulking chirurgico

• Algoritmo 66. Carcinoma Endometriale di tipo I e di tipo II - Terapia delle recidive

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4.1.6. Schemi di chemioterapia

4.1.6.1. Carcinoma endometriale di tipo I e di tipo II (Carcinoma sieroso - carcinoma a cellule chiare)

TEP Taxolo 175 mg/mq g2 + Epirubicina 80 mg/m2 g.1° + CDDP 75 mg/mq g2 ogni 3 settimane

EP Epirubicina 80 mg/m2 g.1° + CDDP 75 mg/mq g2 ogni 3 settimane (in pazienti con ipersensibilità ai taxani)

Taxolo 175 mg/mq g 1° + Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 3 settimane

4.1.6.2. Carcinosarcoma

Taxolo 175 mg/mq g 1° + Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 3 settimaneIP Ifosfamide 5000 mg/mq g1 + mesna mg/mq g1 + CDDP 75 mg/mq g1 ogni 3

settimane ogni 3 settimane

4.1.7. Follow-up del Carcinoma Endometriale di tipo I e tipo IINon c’è nessun accordo in letteratura sugli esami da eseguire nella sorveglianza delle pazienti

con carcinoma endometriale. Alcuni lavori hanno recentemente analizzato una grande quantità di informazioni sul follow-up e sulla diagnosi di recidiva nelle pazienti con malattia clinicamente iniziale; le percentuali di recidiva variavano dall’11% al 19% circa e la maggior parte delle ricadute interessavano sedi a distanza e si sviluppavano entro due-tre anni dal trattamento primario. Un programma di follow-up intensivo non sembra migliorare la sopravvivenza delle pazienti con carcinoma endometriale, poiché le recidive sono prevalentemente a distanza e quindi generalmente non recuperabili dalla terapia di salvataggio (LdE IVB).

Pertanto il programma di follow-up dovrebbe essere modulato in base al rischio di recidiva.Il disaggio del CA125 e l’impiego della TC dovrebbe essere limitate alle pazienti ad alto

intermedio di ricaduta. È attualmente in corso uno studio nazionale (TOTEM), che confronta un follow-up di tipo minimalista verso un follow-up intensivo in pazienti con carcinoma endometriale.Il programma di follow-up deve essere modulato in base al rischio di recidiva.

• Pazienti con neoplasia a basso rischio (carcinoma endometrioide stadio IA grado G1-G2 o in stadio IB G1):

primi due anni: ogni sei mesisuccessivamente ogni annocon - Accurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica - PAP test annuale - Rx Torace e annuale per i primi tre anni - Ecografia addominale ogni 6 mesi nei primi due anni, poi annualmente - Ulteriori indagini devono essere eseguite su indicazione clinica

• Pazienti con neoplasia a rischio intermedio-alto (carcinoma endometrioide stadio IA grado G3 o in stadio IB G2-3 - IIA) o negli stadi IIB/IV indipendentemente dal grado o nel carcinoma endometrioide tipo II, indipendentemente dallo stadio:

primi due anni: ogni quattro mesidal terzo al quinto anno: ogni sei mesiannuale successivamentecon - Accurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica

- PAP test (annuale) - Ecografia addominale ad ogni controllo (eccetto quando viene esguita la TAC) - Dosaggio del CA125 - Rx Torace annuale per i primi 3 anni - TAC una volta all’anno per i primi 3 anni - Ulteriori indagini devono essere eseguite su indicazione clinica

4.1.8. Bibliografia1. NCCN Clinical practice guidelines in oncology, Version III/2012, Uterine Neoplasms

NCCN.org;2. AJCC Cancer Staging Manual, VII Edition (2010), published by Springer Science and

Business Media;3. Basi scientifiche per la definizione di linee-guida in ambito clinico per le Patologie

Oncologiche Ginecologiche, (2012), published by Alleanza Contro il Cancro;4. ASTEC study group, Kitchener H. Efficacy of systematic pelvic lymphadenectomy in

endometrial cancer (MRC ASTEC trial): a randomised study. Lancet. 2009; 373(9658):125-36.

5. Benedetti Panici P, Basile S, Maneschi F. Systematic pelvic lymphadenectomy vs. no lymphadenectomy in early-stage endometrial carcinoma: randomized clinical trial. J Natl Cancer Inst. 2008;100:1707-16.

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7. Boggess JF, Gehrig PA, Cantrell L. A comparative study of 3 surgical methods for hysterectomy with staging for endometrial cancer: robotic assistance, laparoscopy, laparotomy. Am J Obstet Gynecol. 2008 ;199:360.e1-9

8. Creasman W: Revised FIGO staging for carcinoma of the endometrium. Int J Gynaecol Obstet. 105:109, 20)

9. Fader AN, Seamon LG, Escobar PF. Minimally invasive surgery versus laparotomy in women with high grade endometrial cancer: A multi-site study performed at high volume cancer centers. Gynecol Oncol. 2012 Apr 30. [Epub ahead of print]

10. Gadducci A, Greco C. The evolving role of adjuvant therapy in endometrial cancer. Crit Rev Oncol Hematol. 2011; 78: 79-91

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Tumori ginecologici

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13. Kim HS, Suh DH, Kim MK, Chung HH, Park NH, Song YS. Kim HS, Suh DH, Kim MK, Chung HH, Park NH, Song YS. Systematic Lymphadenectomy for Survival in Patients with Endometrial Cancer: A Meta-analysis. Jpn J Clin Oncol. 2012 42: 405-12.

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17. Palomba S, Ghezzi F, Falbo A, Mandato VD, Annunziata G, Lucia E, Cromi A, Abrate M, La Sala GB, Giorda G, Zullo F, Franchi M. Laparoscopic versus abdominal approach to endometrial cancer: a 10-year retrospective multicenter analysis. Int J Gynecol Cancer. 2012 ;22: 425-33.

18. Sorbe B, Andersson H, Grenman S, Lundgren C, Rosenberg P. Sequential adjuvant chemotherapy and radiotherapy in endometrial cancer--results from two randomised studies. Eur J Cancer. 2010 ;46:2422-31.

4.2. Carcinoma della cervice uterina

4.2.1. IntroduzioneIl carcinoma della cervice uterina è la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’OMS

come totalmente riconducibile ad un agente infettivo, il papilloma virus umano (HPV).Da qui l’importanza dello screening: attualmente i programmi di screening determinano

una diminuzione dell’incidenza del tumore ristretta alle donne in età compresa tra i 30 e i 70 anni, lasciando i tassi relativamente invariati nelle donne più giovani o più vecchie.

I dati della letteratura scientifica mostrano che, nelle donne con età superiore ai 30 anni, le infezioni persistenti con HPV ad alto rischio oncogeno hanno un ruolo critico nella predizione del rischio di sviluppare neoplasie della cervice uterina.

Nelle ultime decadi, nuove tecniche di biologia molecolare hanno permesso di ottenere una comprensione più accurata dei pathway molecolari coinvolti nella patogenesi del carcinoma della cervice uterina e di porre le basi per un più ampio impiego dei risultati della caratterizzazione molecolare a livello diagnostico e prognostico.

Un recente studio prospettico condotto su 1418 donne, volto a valutare l’accuratezza del HPV DNA Test e della valutazione dell’mRNA di E6/E7 (test HPV APTIMA) nell’identificazione di displasie cervicali di grado moderato-severo, ha riportato livelli comparabili di sensibilità per le due metodiche, ma con una superiorità in termini di specificità nell’identificare lesioni CIN 2+ a favore del test APTIMA.

Un’altra novità rispetto al 2005 riguarda la nuova stadiazione FIGO pubblicata all’inizio del 2009, con la divisione dello stadio IIA in sottogruppi IIA1 e IIA2, tenendo conto degli stessi criteri dimensionali del tumore, già usati nella suddivisione dello stadio IB.

La definizione della prognosi nel carcinoma della cervice gioca un ruolo fondamentale nella strategia terapeutica.

I fattori prognostici possono essere correlati direttamente al tumore (stadio, istotipo, grado di differenziazione), al paziente (età, genere, etnia) e alla disponibilità di strutture di riferimento per patologia.

Lo stadio di malattia è comunque ancora considerato il principale fattore prognostico, con molti studi che confermano una differenza in termini di sopravvivenza nei vari stadi e sottostadi.

Diversi Autori hanno poi suggerito la possibilità di valutare altri fattori prognostici, clinici e istopatologici, per meglio definire la possibilità di controllare la malattia a livello loco regionale e di prevedere la sopravvivenza libera da recidive.

A tal proposito è importante sottolineare la correlazione fra l’invasione degli spazi linfovascolari (LVSI) e la prognosi, anche se può essere considerata soltanto nelle pazienti trattate chirurgicamente.

Riassumendo si può affermare che i fattori prognostici essenziali comprendono lo stadio e le dimensioni della neoplasia, la presenza di metastasi linfonodali e le condizioni generali della paziente. Tra i fattori aggiuntivi, che possono essere considerati per definire la necessità di una terapia adiuvante, sono da prendere in considerazione l’invasione parametriale, la profondità di invasione stromale, la presenza di LVSI e la positività dei margini chirurgici.

4.2.2. DiagnosiLa stadiazione del carcinoma della cervice si basa essenzialmente sulla valutazione clinica,

anche se, negli ultimi anni, la diffusa applicazione delle metodiche di diagnostica per immagini e l’ampio riconoscimento del contributo diagnostico da esse fornito, hanno fatto sì che le Linee Guida Internazionali, quali quelle fornite dal NCCN, abbiano incluso negli stadi ≥ IB, oltre alla radiografia del torace, la TC, la RM e la PET/TC.

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Tumori ginecologici

157

La stadiazione strumentale che ne deriva consente un’accurata pianificazione di trattamento sia per l’approccio chirurgico, con possibilità della conservazione della fertilità nello stadio IA1, che per la terapia neoadiuvante o per il trattamento radioterapico o radiochemioterapico esclusivo nelle forme più avanzate.

Oltre ai parametri morfologici, le metodiche di diagnostica per immagini sono in grado di fornire anche parametri anatomici, utili per la pianificazione chirurgica e funzionali, vascolari e metabolici, che sono oggetto di studio per un loro eventuale significato prognostico.

La TC riveste un ruolo nella valutazione della diffusione a distanza, come guida per biopsie di lesioni sospette e per la valutazione dei linfonodi.

La RM è attualmente riconosciuta come la metodica ottimale per la valutazione del carcinoma della cervice, consentendo una visualizzazione del tumore con un’accuratezza pari al 93% ed una discrepanza di circa 5 mm rispetto al dato istopatologico, nel predire l’invasione parametriale, del terzo inferiore della vagina e l’infiltrazione della parete pelvica.

La PET/TC con 18F-FDG rappresenta un esame diagnostico funzionale in grado di valutare l’estensione globale e l’attività metabolica della malattia, con il limite dei tumori di dimensioni < 7 mm, che risultano negativi alla valutazione metabolica e delle aree di necrosi o raccolte fluide/emorragiche/purulente che non captano l’FDG.

Inoltre la PET potrà svolgere nei prossimi anni un ruolo importante nella definizione dei volumi del tumore e dei piani di trattamento delle pazienti candidate alla radioterapia, come già ha dimostrato di fornire informazioni aggiuntive per la pianificazione dei piani di trattamento della brachiterapia.

Studi recenti hanno dimostrato che l’ecografia trans-vaginale ha un’elevata accuratezza nella diagnosi del tumore primitivo ed una buona correlazione con il dato istopatologico, sia per quanto riguarda il diametro tumorale sia il grado di infiltrazione stromale.

Diagnosi e terapia: approccio generale

Presentazione Clinica Work UpPap-Test Anamnesi Personale e FamiliarePerdite ematiche vaginali Esame obiettivo con Visita Ginecologica

Visita ginecologica in narcosi (in casi selezionati)Visita Ginecologica Colposcopia e biopsia della lesione

Esami ematochimiciRx ToraceTC AddomeConizzazione (*)

RM scavo pelvicoCistoscopia e Rettoscopia con eventuale biopsia(**)

(*) In presenza di neoplasia non clinicamente evidente o qualora la biopsia non sia in grado di definire l’invasività della lesione;(**) Cistoscopia e Rettoscopia dovrebbero essere riservate, secondo alcuni autori, solo alle pazienti con sospetto clinico o

radiologico di estensione alla vescica ed al retto

4.2.3. Anatomia PatologicaLa WHO riconosce tre categorie di carcinomi invasivi della cervice uterina: i carcinomi

a cellule squamose, gli adenocarcinomi e gli altri tumori epiteliali (ca adenosquamoso, ca adenoideo a cellule basali, ca adenoide-cistico, tumori neuroendocrini e i tumori indifferenziati).

ConizzazioneI coni dovrebbero avere i margini inchiostrati e ed essere orientati per quadrante. È molto

importante lo studio istologico dei margini chirurgici, sia del versante endocervicale, sia di quello esocervicale. Per lo studio della lesione e dei margini è necessario includere l’intero cono cervicale, previo orientamento. In genere sono sufficienti 12 prelievi ottenuti sezionando il cono in senso orario. Nel referto isto-patologico devono essere specificati anche la profondità di infiltrazione stromale, l’estensione orizzontale della neoplasia e lo stato degli spazi vascolo-linfatici (invasione venosa/linfatica assente, presente, indeterminata).

Pezzo operatorioL’ esame istopatologico del pezzo operatorio deve riportare una serie di fattori prognostici

a carico del T (entità di invasione dello stroma cervicale, diametro tumorale, stato degli spazi vascolo-linfatici, diffusione parametriale, diffusione vaginale, margini di resezione chirurgica, diffusione al corpo uterino) o dei linfonodi, la cui valutazione è essenziale per l’ eventuale scelta di una terapia adiuvante postoperatoria. Il significato della presenza nei linfonodi regionali di cellule tumorali isolate o in aggregati di dimensioni < 0,2 mm (isolated tumor cells) identificate con tecniche speciali (valutazione delle citocheratine mediante immunoistochimica o analisi molecolare) è ancora incerto.

Anatomia Patologica dopo radio-chemioterapia.Il trattamento radio-chemioterapico causa marcate alterazioni morfologiche sui tessuti

bersaglio; tali modificazioni rendono l’interpretazione di questi preparati estremamente ardua. Spesso il residuo è assai scarso e difficile da individuare: è necessario quindi procedere ad un ampio campionamento con l’inclusione in paraffina dell’intera cervice, sezionandola in almeno 12 inclusioni. I fenomeni reattivi riscontrati possono essere massivi e vanno distinti da una reale persistenza di malattia. La risposta locale alla radiochemioterapia è così valutata:

• pR0: risposta patologica completa - assenza di cellule neoplastiche residue infiltranti lo stroma cervicale

• pR1: risposta patologica parziale – evidenza microscopica di singoli o multipli aggregati di cellule neoplastiche residue infiltranti lo stroma cervicale (diametro massimo <0.3 cm)

• pR2: nessuna risposta patologica – evidenza macroscopica di una massa neoplastica residua (diametro massimo > 0.3 cm)

Indicatore ITT 1Numero di pazienti con refertazione istopatologica completa

Numeratore: n° di pazienti con refertazione istopatologica completaDenominatore: n° di pazienti totale

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Tumori ginecologici

158

4.2.4. Terapia in funzione della stadiazione

4.2.4.1. Carcinoma cervicale stadio IB1-IIA

La terapia dipende dall’età, dal performance status (PS), dalla patologia associata e dall’orientamento di scuola. La paziente deve essere valutata congiuntamente dal ginecologo e dal radioterapista al momento della diagnosi per meglio stabilire il comportamento più idoneo nel singolo caso.

La chirurgia radicale e la radioterapia esclusiva ottengono risultati sostanzialmente sovrapponibili in termini di sopravvivenza, ma si diversificano per le sequele iatrogene (LdE IIA).

4.2.4.2. Carcinoma cervicale Stadio IB2, IIA > 4 cm, IIB iniziale (interessamento del terzo mediale del parametrio).

La chemio-radioterapia concomitante è ritenuta il trattamento standard nei paesi anglosassoni sulla base di una serie di studi randomizzati statunitensi pubblicati nel 1999 (LdE IA). La chemioterapia neoadiuvante seguita dalla chirurgia è stata ampiamente utilizzata in Argentina ed in Italia con buoni risultati terapeutici (LdE IIA). È in corso uno studio randomizzato del Gruppo di Ginecologia Oncologica dell’EORTC che confronta queste due modalità terapeutiche. Al di fuori di trial clinici la paziente deve essere valutata congiuntamente dal ginecologo e dal radioterapista al momento della diagnosi per meglio stabilire il comportamento più idoneo nel singolo caso.

4.2.4.3. Carcinoma cervicale in stadio IIB distale, IIB bulky, III.

È indicata una chemio-radioterapia concomitante (EBRT sulla pelvi seguita da boost) (LdE IIA). Se la presentazione clinica della malattia non consente la realizzazione di una geometria soddisfacente per il boost brachiterapico, questo può essere eseguito con altra tecnica più idonea.

4.2.4.4. Carcinoma cervicale stadio IVA.

Valgono le stesse indicazioni dello stadio IIb distale, IIB bulky e III. In casi accuratamente selezionati può essere presa in considerazione la chirurgia eviscerativa in prima istanza, eventualmente preceduta da chemioterapia neoadiuvante.

4.2.4.5. Terapia chirurgica

L’isterectomia radicale rappresenta il trattamento più utilizzato nel trattamento delle neoplasie della cervice uterina in stadio clinicamente iniziale (LdE IIA).

Con l’intento di ridurre il rischio di complicanze, nell’ultimo decennio, è stata rivista la tecnica chirurgica, nel tentativo di individuare la possibilità di modularne la radicalità e di preservare le principali vie nervose viscerali; ciò ha condotto alla nuova classificazione dell’isterectomia radicale di Querleu- Morrow, pubblicata nel 2008 e recentemente ridefinita in

modo più preciso dal punto di vista dell’anatomia chirurgica, che ha sostituito la precedente classificazione Rutledge.

Le tecniche chirurgiche conservative, quali la trachelectomia radicale con linfadenectomia pelvica o la conizzazione con linfadenectomia pelvica e chemioterapia possono essere utilizzate in casi accuratamente selezionati di pazienti giovani desiderose di prole. Questi trattamenti devono essere eseguiti presso centri di riferimento.

L’isterectomia radicale in mani esperte può essere eseguita per via laparoscopica o robotica (LdE VB)

La chirurgia robotica è particolarmente utile per il trattamento delle pazienti obese.

Indicatore ITT 2Tempo intercorso tra la diagnosi pre-intervento e la data dell’intervento chirurgico.

(Standard: il n° di pazienti che effettuano l’intervento chirurgico entro 30 giorni dalla data del test pre-intervento deve essere superiore al 90%).Numeratore: n° di interventi chirurgici effettuati entro 30 giorniDenominatore: n° di interventi chirurgici totali

4.2.4.6. Terapia medica

Negli ultimi anni, la chemioterapia sta avendo un ruolo importante nel trattamento delle pazienti con carcinoma della cervice uterina sia con finalità neoadiuvante sia come radiosensibilizzante,

in associazione al trattamento radioterapico.È dal 1999 che la chemioterapia a base di platino associato alla radioterapia rappresenta

il trattamento standard per la malattia localmente avanzata e/o con linfonodi positivi e nella malattia recidivante o metastatica, anche se sono stati usati schemi in vari studi senza il platino e che hanno dato risposte simili.

Nel 2009 lo studio SNAP2 ha dimostrato l’importanza dell’ifosfamide, associata al Platino e Taxolo, nel trattamento del carcinoma della cervice localmente avanzato, rispetto allo schema contenente Taxolo e Cisplatino.

Negli ultimi anni si sta facendo sempre più strada l’importanza di farmaci targed-based nella malattia recidivante o metastatica, o nei platino resistenti: tra questi, l’agente anti- VEGF, Bevacizumab, ha dimostrato i risultati più incoraggianti (GOG-227C).

Inoltre gli studi di fase II/III in corso con agenti anti-angiogenici (GOG-240) ed anti-EGFR multitarget, come il Cetuximab (GOG-277E, GOG9918 e MITO-CERV2) o gli inibitori delle tirosin-chinasi orali (Pazopanib, Gefitinib e Erlotinib) in associazione con la chemioterapia e/o la radioterapia forniranno nei prossimi anni ulteriori strategie terapeutiche, forse anche nelle terapia neoadiuvanti e adiuvanti.

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Tumori ginecologici

159

Schemi terapeuticiLa chemioterapia a base di platino associata a radioterapia rappresenta il trattamento

standard per la malattia localmente avanzata e/o con linfonodi positivi. La dose di Cisplatino raccomandata è di 30-40mg/mq settimanale, da iniziare con l’avvio della radioterapia e da prolungare per tutto il periodo del trattamento radiante.

Chemioterapia concomitante: CDDP 30-40mg/mq settimanale

Sono possibili anche altri schemi quali:Taxolo 50mg/mq g1° + CDDP 30mg/mq g1° settimanaleTaxolo 50mg/mq g1° + Carboplatinio AUC 2.5 g1° settimanaleCDDP 80 mg/mq + 5FU 800 mg/mq gg1>4 i.c

Chemioterapia neoadiuvante per carcinoma a cellule squamose• TIP: Ifosfamide 5000 mg/mq g1 (+ mesna)+ Taxolo 175 mg/mq g2 + CDDP 75 mg/mq

g2 ogni 3 settimane• TP: Taxolo 175 mg/mq g1 + CDDP 75 mg/mq g1 ogni 3 settimane

Lo studio SNAP2 ha sottolineato l’importanza dell’ifosfamide nel trattamento dei casi localmente avanzati: la tripletta (TIP) permette di ottenere un tasso di risposte superiore rispetto alla doppietta TP, a fronte però di una maggiore tossicità ematologica.

• IP: Ifosfamide 5000 mg/mq g1 (+ mesna) + CDDP 75 mg/mq g1 ogni 3 settimane (in pazienti con ipersensibilità ai taxani) ogni 3 settimane

• CDDP 80mg/mq g1 (o suddiviso in 4 giorni) + 5FU 750-1000/mq i.c. gg 1>4 ogni 3-4 settimane

Attualmente è in corso uno studio randomizzato proposto dall’EORTC che potrà rispondere all’annosa questione su quale sia il trattamento ottimale (EORTC n.55994)

Chemioterapia neoadiuvante per adenocarcinoma:In questo istotipo è indicata l’associazione con taxolo, cisplatino ed epirubicina

TEP: Epirubicina 80 mg/mq g1 + Taxolo 175 mg/mq g 1 + CDDP 75 mg/mq g2 ogni 3 settimaneEP: Epirubicina 80 mg/mq g1+ CDDP 75 mg/mq g1 ogni 3 settimane

4.2.5. RadioterapiaLa radioterapia ha un ruolo fondamentale nel trattamento del carcinoma della cervice, sia

come terapia esclusiva che come terapia adiuvante.La radioterapia, associata alla chemioterapia, rappresenta il trattamento standard negli

stadi localmente avanzati e deve comprendere la EBRT (40-50Gy) e la Brachiterapia (dose totale ≥ 80 Gy).

I volumi bersaglio della neoplasia devono essere delineati su sezioni TC o RM acquisite nella posizione di trattamento.

Queste immagini devono poi essere elaborate con sistemi di pianificazione tridimensionali, in grado di fornire una valutazione precisa sulla distribuzione di dose ai volumi di interesse.

Per poter erogare dosi elevate al volume bersaglio, limitando la dose agli organi critici, bisogna ricorrere a tecniche come la radioterapia conformazionale 3D o alla radioterapia ad intensità modulata (IMRT).

La brachiterapia è di fondamentale importanza nel trattamento esclusivo radiochemioterapico delle neoplasie cervicali. Il vantaggio dell’utilizzo della brachiterapia, associata alla radioterapia con fasci esterni, rispetto alla sola radioterapia a fasci esterni, è poter erogare dosi molto elevate (80-90Gy) al bersaglio con minima dose agli organi a rischio.

Recentemente sono stati pubblicati alcuni studi che hanno proposto trattamenti radioterapici IMRT SIB (simultaneus integrated intensity-modulated radiotherapy boost) o SBRT (radioterapia stereotassica) in alternativa al boost con brachiterapia, tesi soprattutto a valutare la distribuzione di dose, l’equivalenza radiobiologica e i danni acuti e tardivi. Tali risultati dovranno essere validati da trials clinici randomizzati soprattutto per valutare il controllo loco-regionale e l’OS.

È da sottolineare, nel trattamento radioterapico, l’importanza della durata del trattamento stesso, che non deve superare le 7-8 settimane. Alcuni studi hanno dimostrato che il prolungamento del tempo di trattamento comporti una riduzione della probabilità di controllo locale di malattia e sopravvivenza di circa lo 0.5-1% per ogni giorno oltre le 8 settimane.

Indicatore ITT 3Percentuale di pazienti che terminano il trattamento radioterapico o chemio-radioterapico non oltre le 8 settimane dall’inizio del trattamento stesso.

Numeratore: n° di pazienti che terminano il trattamento entro le 8 settimane.Denominatore: n° totale delle pazienti trattate.

Indicatore ITT 4Percentuale di pazienti con malattia avanzata trattate con radio-chemioterapia.

Numeratore: n° di pazienti con malattia avanzata trattate con radio-chemioterapia.Denominatore: n° di pazienti con malattia avanzata.

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Tumori ginecologici

160

Stadio IA 1

Isterectomia extrafasciale(2) ± dissezione linfonodale

pelvica(in caso di invasione

linfovascolare)

Conizzazione(1)

Terapia Adiuvante Stadio I A 2

Isterectomia Radicale classe B1/B2

di Querleu-Morrow (3)

con Dissezione linfonodale Pelvica

± Aortica

Brachiterapia ± EBRT pelvica

(Dose totale al Punto A= 80/85 Gy)

Terapia Adiuvante

Stadio I B 1

Isterectomia Radicale classe B2/C1 di Querleu-Morrow#con Dissezione Pelvica Linfonodale

± aortica

EBRT pelvica + Brachiterapia (Dose Totale al Punto A= 80/85 Gy)

Tempo totale di trattamento non superiore a 7-8 settimane

Terapia Adiuvante

(1) La diagnosi di stadio IA1 dovrebbe essere sempre posta con la conizzazione e non con la semplice biopsia cervicale.

(2) A seconda dell’età e del desiderio di prole della paziente.

(3) Tale intervento in mani esperte può essere eseguito in via laparoscopica o robotica.

• Algoritmo 67. Stadi iniziali - Terapia

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Tumori ginecologici

161

(1) È in corso uno studio randomizzato dell’EORTC che confronta le due metodiche terapeutiche (Randomized phase III study of neoadjuvant chemotherapy followed by surgery vs. concomitant radiotherapy and chemotherapy in FIGO Ib2, IIa > 4 cm or IIb cervical cancer. Trial Protocol n. 55994).

Stadio I B 2e

Stadio II A 2 (>4cm)

EBRT pelvica + Brachiterapia

(Dose totale al Punto A ≥ 85 Gy)+

Chemioterapia concomitante a base di cisplatino

(Terapia standard)

(1)Chemioterapia neoadiuvante a base di cisplatino

seguita da isterectomia radicale classe C1-C2 di Querleu-Morrow± Terapia Adiuvante

• Algoritmo 68. Stadi localmente avanzati - Terapia

Stadio II A 1

Isterectomia Radicale classe B2/C1 di Querleu-Morrow#

con Dissezione Linfonodale Pelvica ± aortica

EBRT pelvica + Brachiterapia

(Dose Totale al Punto A= 80/85 Gy)

Tempo totale di trattamento non superiore a 7-8

settimane

Terapia Adiuvante

Stadio II B e Stadio III A III B, IV A

Linfonodi Para-aorticiNEGATIVI(1)

EBRT Pelvica ± Boost(2)

+chemioterapia concomitante

a base di cisplatino(CT/RT concomitante)

In casi IIB selezionati Chemioterapia neoadiuvante(3) a base di cisplatino

seguita da isterectomia radicale classe C1-C2 di Querleu-Morrow

EBRT Pelvica+

RT sui linfonodi para-aortici+

Chemioterapia concomitante a base di cisplatino (CT/RT concomitante)

Stato linfonodalePara-aorticoPOSITIVO(1)

(1) I linfonodi para-aortici vengono valutati con le metodiche di imaging.(2) Con la tecnica più idonea alla presentazione clinica.(3) Schemi terapeutici da discutere a seconda dell’istologia(TIP / TP / CDDP+5FU/ TEP/ EP) ved. schemi terapeutici.

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Tumori ginecologici

162

Metastasi Linfonodali e/oMargini Chirurgici Positivi e/oParametrio Positivo

Assenti

Osservazione

EBRT pelvica se combinazione dipiù fattori di rischio(1)

EBRT pelvica+

Chemioterapia concomitantea base di CDDP

±Brachiterapia endovaginale

+EBRT sui linfonodi para-aortici

se positivi allo staging chirurgico o alle tecniche di imaging

Presenti

(1) Fattori di rischio: malattia bulky, invasione stromale profonda, invasione dello spazio linfovascolare (LVSI).

• Algoritmo 69. Terapia adiuvante

Stadio IVB Chemioterapia Cisplatino in monochemioterapia o in regime di combinazione seguita da radioterapia o chirurgia palliativa

• Algoritmo 70. Malattia metastatica - Terapia

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Tumori ginecologici

163

Recidiva pelvica centraledopo chirurgia radicale

Recidiva pelvica centraledopo RT o CT/RT concomitante

Recidiva pelvica lateraledopo chirurgia radicale

Recidiva pelvica lateraledopo RT o CT/RT concomitante

Ripresa di malattia a distanza

Radioterapia±

Chemioterapia concomitante(chirurgia eviscerativa in casi particolari)

Chemioterapia±

Chirurgia eviscerativa (in casi selezionati):±

Ritrattamento radioterapico personalizzato

Radioterapiao

CT/RT concomitante

Chemioterapia±

Ritrattamento radioterapico personalizzato

Chemioterapia±

Trattamento locale delle metastasi (chirurgia o RT)

• Algoritmo 71. Trattamento delle recidive

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Tumori ginecologici

164

4.2.6. Follow-up• Pazienti con carcinoma cervicale in stadio IA e IA2 sottoposte a chirurgia

conservativa:Primi 2 anni: controllo trimestrale3 anno: controllo quadrimestrale4/5 anno: controllo semestraleDal 5 anno: controllo annuale

conAccurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica- PAP Test e Colposcopia-

Rx Torace e Ecografia addominale annuale se spazi linfo-vascolari positivi• Pazienti con carcinoma cervicale in stadio IA e IA2 sottoposte a chirurgia

demolitiva:Primi 2 anni: controllo quadrimestraleDal 3 al 5 anno: controllo semestraleDal 5 anno: controllo annuale

conAccurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica-PAP Test e Colposcopia-

Rx Torace e Ecografia addominale annuale se spazi linfo-vascolari positvi. Ulteriori indagini devono essere eseguite su indicazione clinica

• Pazienti con carcinoma cervicale in stadio IB1 – IIA1 sottoposte a isterectomia radicale o in stadio IB2 – IIB prossimale sottoposte a chemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia radicale ± radioterapia e/o CT/RT adiuvante:

Primi 2 anni: controllo trimestrale3 anno: controllo quadrimestrale4/5 anno: controllo semestraleDal 5 anno: controllo annuale

conAccurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica-PAP Test e Colposcopia-

Ecografia addominale ogni 6 mesi, poi annualmente-Rx Torace annualmenteTC e RM annualmente nei primi tre anni, oppure riservate ai casi sospetti sulla base

dell’anamnesi o esame ginecologico.Ulteriori indagini devono essere eseguite su indicazione clinica.

• Pazienti con carcinoma cervicale in stadioIB1 – IIA 1 sottoposte a radioterapia esclusiva o in stadio IB2 – IVA sottoposte a CT/RT concomitante in risposta completa

Primi 2 anni: controllo trimestrale3 anno: controllo quadrimestrale4/5 anno: controllo semestraleDal 5 anno: controllo annuale

con - Accurata Anamnesi – E.O. generale – Visita Ginecologica - PAP Test e Colposcopia - Ecografia addominale ogni 6 mesi nei primi due anni, poi annualmente - Rx Torace annualmente - TC e/o RM a due-tre mesi dal termine del trattamento quindi annualmente o con una

frequenza maggiore a seconda dello stadio di malattia e del rischio di recidiva. - Ulteriori indagini devono essere eseguite su indicazione clinica - Il dosaggio periodico dei marcatori tumorali è opzionale.

4.2.7. Bibliografia1. NCCN Clinical practice guidelines in oncology, Version I/2012, Cervical cancer NCCN.

org;2. AJCC Cancer Staging Manual, VII Edition (2010), published by Springer Science and

Business Media;3. Basi scientifiche per la definizione di linee-guida in ambito clinico per le Patologie

Oncologiche Ginecologiche, (2012), published by Alleanza Contro il Cancro;4. Gina S Ogilvie, Dirk J van Niekerk, Mel Krajden A randomized controlled trial of HPV

testing for cervical cancer screening (HPV FOCAL Trial), Cancer v. 10 2010, ;5. European Guidelines for Quality Assurance in Cervical Cancer Screening. M. Arbyn, A.

Anttila, Ann Oncol. 2010 March; 21(3): 448–458;6. Classification of radical hysterectomy. Querleu D, Morrow CP; Lancet Oncol. 2008;9:

297-30;7. Robotic radical hysterectomy: Technical aspects. Magrina JF, Kho R, Magtibay PM.

Gynecol Oncol. 2009; 113: 28-31;8. Robotic surgery in gynecologic cancer. Yim GW, Kim YT; Curr Opin Obstet Gynecol.

2012; 24:9. Robotic nerve-sparing radical hysterectomy: feasibility and technique. Magrina JF,

Pawlina W, Kho RM, Magtibay PM; Gynecol. Oncol. 2011; 121; 605-9;10. 20 year experience of postoperative radiotherapy in IB-IIA cervical cancer patients with

intermediate risk factors: impact of treatment period and concurrent chemotherapy. Song S, Song C, Kim HJ, Wu HG, Kim JH, Park NH, Song YS, Kim JW, Kang SB, Ha SW. Gynecol Oncol. 2012 ;124: 63-7;

11. The adverse effect of treatment prolongation in cervical carcinoma. Petereit D., Sarkaria JN, Int. J. Radiat. Oncol. Biol. Phys. 1995 Jul 30;32(5):1301-7

12. Radiotherapy and Chemoradiation after surgery for cervical cancer. Rogers L, Siu SS, Luesley D, Bryant A, Dickinson HO. Adjuvant Cochrane Database Syst Rev. 2009 Oct;

13. Chemoradiotherapy for Cervical Cancer Meta-Analysis Collaboration Reducing uncertainties about the effects of chemoradiotherapy for cervical cancer: A systematic

Page 21: 4. Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

165

review and meta-analysis of individual patient data from 18 randomized trials. J.Clin. Oncol. 2008;

14. Phase III trial of four cisplatin-containing doublet combinations in stage IVB, recurrent, or persistent cervical carcinoma: a Gynecologic Oncology Group study. Monk BJ, Sill MW, McMeekin DS, Cohn DE. J Clin Oncol. 2009; 27:4649-55;

15. Phase III, open-label, randomized study comparing concurrent gemcitabine plus cisplatin and radiation followed by adjuvant gemcitabine and cisplatin versus concurrent cisplatin and radiation in patients with stage IIB to IVA carcinoma of the cervix. Dueñas-González A, Zarbá JJ, Patel F, Alcedo JC J Clin Oncol. 2011; 29: 1678-85;

4.3. Carcinoma ovarico

4.3.1. IntroduzioneIl carcinoma dell’ovaio è la settima causa di morte per tumore nella donna e la prima per

patologia neoplastica ginecologica nei paesi sviluppati, ad eccezione del Giappone.Questo tumore ha una frequenza crescente dopo i 4O anni, con un picco di incidenza tra

i 50 e 69 anni. Il 70% delle pazienti è in stadio avanzato al momento della diagnosi.I contraccettivi orali hanno un effetto protettivo ed in particolare l’uso di questi ultimi per

tre o più anni riduce del 30-50% il rischio di insorgenza di questa neoplasia. Una familiarità è presente nel 10% circa dei casi di carcinoma ovarico. La epidemiologia genetica di questo tumore è stata profondamente modificata dalla scoperta dei geni oncosoppressori BRCA 1 e BRCA 2. Una mutazione di uno di questi geni è stata trovata nell’11.7% di 515 pazienti americane non selezionate con carcinoma ovarico invasivo. Donne con mutazioni del gene BRCA 1 o del gene BRCA 2 hanno nell’arco della vita un rischio di sviluppare un carcinoma della mammella e dell’ovaio, rispettivamente, dell’80-84% e dell’11-40%. Più raramente il carcinoma ovarico familiare può insorgere in donne con sindrome di Lynch tipo 2, dovuta a mutazioni dei geni del “mismatch repair”. Questa sindrome è caratterizzata dalla insorgenza in membri della stessa famiglia di neoplasie del colon-retto, dello stomaco, dell’endometrio, dell’ovaio, delle vie urinarie e dell’encefalo.

4.3.2. Inquadramento diagnostico

4.3.2.1. Screening

Allo stato attuale non esistono metodiche di screening per il carcinoma ovarico nella popolazione generale. Un recente studio multicentrico statunitense, che ha reclutato 78.216 donne di età compresa tra 55 e 74 anni, randomizzato in un gruppo sottoposto a screening annuale con dosaggio del CA 125 per 6 anni ed ecografia trans-vaginale per 4 anni ed in un gruppo non sottoposto a screening, ha evidenziato che lo screening basato sull’ecografia e

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Tumori ginecologici

166

sul CA-125 non riduce la mortalità per carcinoma ovarico e può viceversa causare una non trascurabile morbidità iatrogena per interventi chirurgici non necessari (livello II D).

Nelle donne con mutazioni dei geni BRCA1 /BRCA2 può essere presa in considerazione una ovaro-salpingectomia profilattica, con terapia ormonale sostitutiva, dopo l’espletamento delle gravidanze desiderate o comunque dopo i 35 anni di età. Questa chirurgia riduce significativamente il rischio neoplastico ma non dà una protezione completa, dal momento che un carcinoma papillare peritoneale può svilupparsi nel 1.8-10.7% delle pazienti già annessiectomizzate a rischio. Secondo le moderne teorie patogenetiche, il carcinoma ovarico origina da cellule di derivazione extra-ovarica che si impiantano secondariamente sulla gonade. In particolare si ritiene che il carcinoma sieroso, sia di basso che di alto grado, derivi dall’epitelio tubarico, che il carcinoma endometrioide e il carcinoma a cellule chiare originino da tessuto endometriale migrato in sede ectopica e che i tumori mucinosi e di Brenner si sviluppino da foci di epitelio transazionale localizzati in prossimità della giunzione tubo-peritoneale. Questi nuovi concetti di carcinogenesi ovarica, se da un lato rendono ancora più complesse le problematiche dello screening, potrebbero modificare l’approccio preventivo nelle donne a rischio eredo-familare. Se l’epitelio tubarico è la fonte di origine dei tumori sierosi che rappresentano le neoplasie ovariche più frequenti, la chirurgia profilattica nelle donne a rischio potrebbe limitarsi alla salpingectomia bilaterale con conservazione delle gonadi e quindi con preservazione sia della funzione endocrina sia della fertilità, seppur con l’ausilio di tecniche di procreazione assistita.

4.3.2.2. Anatomia patologica

I tumori epiteliali dell’ovaio devono essere classificati secondo la nomenclatura istologica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO).

Kurman ha proposto recentemente un modello dualistico per la patogenesi del carcinoma ovarico che viene suddiviso in due categorie denominate tipo I e tipo II.

I tumori di tipo I comprendono il carcinoma sieroso di basso grado, il carcinoma endometrioide di basso grado, il carcinoma a cellule chiare, il carcinoma mucinoso ed il tumore di Brenner. Queste neoplasie hanno generalmente un decorso clinico indolente, sono diagnosticate spesso in stadio iniziale, presentano raramente mutazioni del gene p53 e sono geneticamente stabili. Ogni variante istologica ha un distinto profilo molecolare, con mutazioni di diversi geni coinvolti in differenti vie di trasduzione del segnale, quali KRAS, BRAF, CTNNB1, PTEN, PIK3CA e ARID1A.

I tumori di tipo II, che rappresentano il 75% dei casi, comprendono il carcinoma sieroso di alto grado, il carcinoma endometrioide di alto grado, il carcinoma indifferenziato ed il carcinosarcoma. Questi tumori hanno un comportamento biologico molto aggressivo, sono spesso in stadio avanzato alla diagnosi, hanno una mutazione del gene p53 nell’80% dei casi e sono geneticamente instabili. Non di rado queste neoplasie, anche se sporadiche e non ereditarie, hanno un deficit dei meccanismi di ricombinazione omologa (homologous recombination [HR] essenziali per la riparazione del DNA.Estemporanea al congelatore:al fine di discriminare tra un tumore ovarico primitivo ed una forma metastatica, identificare l’istotipo e definire, ove possibile, il grado della neoplasia (benigna, border line, maligna).

Estemporanea al congelatore: al fine di discriminare tra un tumore ovarico primitivo ed una forma metastatica, identificare l’istotipo e definire, ove possibile, il grado della neoplasia (benigna, border line, maligna).CampionamentoFormulazione del referto: macro-microscopica ed indicatori prognostici-predittiviBiologia molecolarePer una corretta diagnosi istopatologica di tumore ovarico, il clinico e il patologo devono

assolvere ai seguenti punti: a) tutto il pezzo operatorio, corredato dai dati anamnestici e clinici della paziente, deve essere inviato al patologo; b) il clinico deve segnalare la sede di ogni singola exeresi e inviare i pezzi operatori in contenitori separati; c) i prelievi devono rappresentare una campionatura completa della neoplasia primitiva e delle metastasi; d) il pezzo operatorio deve essere conservato sino a diagnosi conclusa; e) i valori dei marcatori devono essere noti al patologo; f) nel reperto il patologo deve specificare il diametro della neoplasia, la situazione della capsula, l´istotipo, il grado di malignità, il grado istologico, il tipo di metastasi e la percentuale dei diversi istotipi presenti.

Possibilmente il patologo o il biologo devono specificare la ploidia. Ognuno di questi fattori può rivestire significato prognostico.

Indicatore ITT 1Numero di pazienti con refertazione istopatologica completa

Numeratore: n° di pazienti con refertazione istopatologica completaDenominatore: n° di pazienti totale

4.3.2.3. Protocollo diagnostico

Il carcinoma ovarico in fase iniziale è spesso asintomatico o con sintomatologia aspecifica. Elemento essenziale per la diagnosi è il rilievo all’esame ginecologico di una massa pelvica. Elementi fondamentali per un giudizio clinico sono rappresentati dall’età, dallo stato menopausale, dalle dimensioni della massa, dalla mono o bilateralità, dalla consistenza dalle caratteristiche morfologiche e di vascolarizzazione, dalla coesistenza di versamento peritoneale e/o pleurico, dalla presenza di eventuale sintomatologia, dal livello del CA 125 sierico.

L’ecografia addominale e transvaginale, eventualmente associata a color-doppler è di grande ausilio nella diagnosi differenziale delle tumefazioni pelviche. Sono suggestive di malignità la presenza di irregolarità della superficie, setti spessi all’interno della massa, struttura disomogenea e di ascite. Il color-doppler può evidenziare la neovascolarizzazione a bassa resistenza tipica delle lesioni neoplastiche. È necessario il dosaggio sierico preoperatorio del CA125 e, nelle pazienti in età prepubere o adolescenziale, anche il dosaggio dell’AFP e della ß-HCG (marcatori di tumori germinali). Livelli elevati (> 35 u/ml) di CA 125 sono presenti nell’80% delle pazienti con carcinoma ovarico, ed in particolare, nel 50% di quelle con malattia iniziale e nel 90% di quelle con malattia avanzata. Tuttavia, una percentuale non trascurabile di donne ha concentrazioni dell’antigene > 35 u/ml per la presenza di affezioni ginecologiche benigne, quali l’endometriosi o la malattia infiammatoria pelvica, il che determina una specificità relativamente bassa del CA 125 test. Un nuovo antigene tumore associato HE-4

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Tumori ginecologici

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sembra essere molto utile nella diagnostica differenziale delle tumefazioni pelviche, avendo una sensibilità per il carcinoma ovarico superiore a quella CA 125, soprattutto negli stadi iniziali di malattia.

La diagnosi definitiva di carcinoma ovarico si pone con l’esplorazione chirurgica.

4.3.2.4. Protocollo stadiativo

La stadiazione del carcinoma ovarico è chirurgica.In fase preoperatoria, la TC e la RM possono fornire informazioni aggiuntive all’ecografia per

quanto riguarda la diffusione della malattia alle strutture pelviche, ai linfonodi retroperitoneali, e all’addome superiore. L’RX torace può evidenziare un versamento pleurico da sottoporre ad ago-aspirazione per esame citologico. Se la paziente presenta sintomi gastrointestinali, sono indicate la colonscopia e/o il clisma opaco e la esofago-gastroscopia, per escludere una patologia neoplastica primitiva del tubo digerente e per evidenziare un interessamento secondario soprattutto del grosso intestino.

Il carcinoma dell’ovaio deve essere stadiato chirurgicamente secondo la nomenclatura della FIGO (Rio de Janeiro 1988).

4.3.3. Terapia

4.3.3.1. Chirurgia

La chirurgia, che rappresenta il primo momento terapeutico, fornisce la conferma istologica definitiva della natura della tumefazione ovarica. La laparoscopia può essere utile in presenza di una patologia annessiale di incerta natura in donne giovani, per evitare il ricorso alla chirurgia laparotomica. Qualora un carcinoma ovarico venga evidenziato durante una laparoscopia, l’intervento deve essere convertito da laparoscopico a laparotomico. Una tumefazione ovarica sospetta viene asportata possibilmente integra ed inviata all’esame istologico estemporaneo. Se viene diagnosticato un carcinoma ovarico deve essere eseguita una stadiazione chirurgica intensiva (washing peritoneale, accurata esplorazione del cavo addomino-pelvico con biopsia di ogni eventuale lesione sospetta, biopsie multiple random del cavo del Douglas, del peritoneo prevescicale, delle docce parietocoliche, del peritoneo diaframmatico e della radice del mesentere, omentectomia infracolica, appendicectomia e biopsie dei linfonodi pelvici e lombo-aortici). La linfadenectomia sistematica pelvica e lombo-aortica non sembra dare un vantaggio terapeutico in termini di sopravvivenza rispetto al sampling linfonodale (LdE IIB). Per quanto riguarda l’utero e l’ovaio controlaterale, il comportamento chirurgico dipende dall’età e dal desiderio riproduttivo della paziente, che deve essere possibilmente esplicitato in sede di consenso informato scritto preoperatorio. Se la paziente desidera preservare la funzione riproduttiva, ci si deve limitare ad una accurata esplorazione dell’ovaio controlaterale e ad una isteroscopia con biopsia endometriale o ad un esame frazionato della cavità uterina (la cui positività fa classificare in stadio IIa un tumore apparentemente confinato alla gonade) (LdE VIB). È sconsigliata la biopsia a cuneo dell’ovaio controlaterale macroscopicamente sano. Nei casi di carcinoma endometrioide dell’ovaio, l’isteroscopia o l’esame frazionato della

cavità uterina possono anche evidenziare l’eventuale presenza di un carcinoma sincrono dell’endometrio.

I tumori in stadio Ib possono essere trattati conservativamente (ovaro-salpingectomia + tumorectomia controlaterale + stadiazione chirurgica) se la neoplasia è facilmente enucleabile almeno in una gonade con preservazione di una adeguata quantità di parenchima ovarico indenne. La chirurgia conservativa deve essere seguita da una chemioterapia adiuvante nei casi ad alto rischio.

Qualora l’esame istologico estemporaneo sia suggestivo di una neoplasia borderline dell’ovaio, se la paziente è in età postmenopausale o ha esaurito il desiderio riproduttivo, viene eseguita l’ovaro-salpingectomia bilaterale con isterectomia totale e con stadiazione chirurgia peritoneale. Non è indicata la linfadenectomia (LdE VI). In pazienti giovani desiderose di prole è indicata una chirurgia conservativa con stadiazione chirurgica anche in presenza di impianti peritoneali, che possono essere istologicamente benigni, non invasivi o francamente invasivi.

Il carcinoma dell’ovaio deve essere stadiato chirurgicamente secondo la nomenclatura della FIGO (Rio de Janeiro 1988).

Indicatore ITT 2Percentuale di casi con stadiazione peritoneale e stadiazione retroperitoneale ottimale secondo quanto riportato in "4.3.3.7. Chirurgia di stadiazione" pag. 173.

Numeratore: n° di pazienti con stadiazione peritoneale e stadiazione retroperitoneale ottimale.Denominatore: n° di pazienti totale.

4.3.3.2. Terapia adiuvante

Il trattamento adiuvante dipende dal sottostadio FIGO, dal grado istologico e dall’istotipo. Quando è ritenuto indicato, il trattamento adiuvante consiste in una chemioterapia a base di platino o di platino/taxolo (LdE IA).

Vi è indicazione ad un trattamento adiuvante in pazienti in stadio Ia-Ib grado G3, ovvero in stadio Ic o IIa indipendentemente dal grado, ovvero con istotipo a cellule chiare indipendentemente dal sottostadio. L’analisi combinata di studi clinici randomizzati ha dimostrato che la chemioterapia adiuvante a base di platino dà un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da recidiva e di sopravvivenza globale nel carcinoma ovarico iniziale con fattori di rischio (LdE IA). L’analisi per sottogruppi ha suggerito che il beneficio di questo trattamento è essenzialmente limitato alle pazienti con stadiazione chirurgica sub-ottimale. Secondo una recente meta-analisi, la chemioterapia può essere omessa nelle pazienti con neoplasia capsulata unilaterale ben differenziata (stadio Ia G1) o con neoplasia adeguatamente stadiata Ib e di grado G1-G2, mentre deve essere utilizzata in tutti gli altri casi di tumore non adeguatamente stadiati o in stadio Ic-IIa o di grado G3.

Il trattamento adiuvante chemioterapico deve contenere platino, anche se è ancora oggetto di discussione quale sia il regime ottimale per questo gruppo di pazienti.

Quale trattamento adiuvante possono essere utilizzati:a) Carboplatino in monochemioterapia AUC 5-6 ogni 3 settimane per 4-6 cicli.

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Tumori ginecologici

168

b) La combinazione Taxolo 175 mg/m2 g1 (infusione di 3 ore) + Carboplatino AUC 5-6 g1 ogni 3 settimane per 4-6 cicli.

Un’altra questione controversa è la durata ottimale della chemioterapia adiuvante. Mentre gli studi europei, Adjuvant ChemoTherapy In Ovarian Neoplasm [ACTION]) and International Collaborative Ovarian Neoplasm [ICON]1, hanno utilizzato rispettivamente 4 e 6 cicli, il Gynecologic Oncology Group [GOG] ha storicamente usato 3 cicli di chemioterapia. Lo studio randomizzato GOG 157 trial ha dimostrato che 6 cicli di taxolo 175 mg/m2 + carboplatino AUC 7.5 si associavano ad una riduzione del 24% della percentuale di recidive rispetto a 3 cicli del medesimo regime, ma che tale differenza non era statisticamente significativa. Tuttavia questo trial è stato criticato, soprattutto per la sua bassa potenza statistica. Inoltre una successiva analisi per sottogruppi ha dimostrato che 6 cicli di chemioterapia riducevano significativamente il rischio di recidiva rispetto a 3 cicli nei tumori sierosi (HR= 0.33, IC 95%, 0.14–0.77; p= 0.04) ma non in quelli non sierosi (LdE IVC).

4.3.3.3. Stadi avanzati (IIB-IV)

Il trattamento standard è rappresentato dalla chirurgia citoriduttiva primaria seguita dalla chemioterapia a base di taxolo/platino.

L’intervento prevede l’ovaro-salpingectomia bilaterale con isterectomia totale, omentectomia radicale gastrocolica, peritonectomie distrettuali e rimozione di quanto più tumore è possibile. L’obiettivo della chirurgia citoriduttiva dovrebbe essere quello di rimuovere tutta la malattia macroscopicamente visibile (malattia residua =0) o qualora ciò non fosse possibile, almeno di lasciare un residuo <1 cm al termine dell’intervento (LdE IA).

L’asportazione dei linfonodi bulky fa parte delle procedure necessarie per conseguire un debulking ottimale, mentre il significato della linfadenectomia pelvica e lombo-aortica sistematica è ancora incerto. Uno studio multicentrico internazionale ha dimostrato che questa procedura chirurgica si associava ad un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione a 5 anni (31.2% versus 21.6%, p=0.022) senza alcun vantaggio in termini di sopravvivenza globale a 5 anni (48.5% versus 47%) rispetto alla exeresi dei soli linfonodi bulky in pazienti con carcinoma ovarico avanzato con malattia residua <1cm al termine della citoriduzione primaria (LdE IIB).

La meta-analisi di 6.685 pazienti con carcinoma ovarico in stadio III-IV trattate con chemioterapia a base di platino nell’ambito di studi clinici controllati, ha confermato che la citoriduzione chirurgica massimale era una delle più importanti variabili correlate con la sopravvivenza (LdE IA). La citoriduzione chirurgica necessita spesso di procedure non ginecologiche, quali resezioni coliche, resezioni ileali, peritonectomia diaframmatica, resezioni diaframmatiche e, più raramente, resezioni epatiche, pancreasectomia distale e splenectomia. Quando la neoplasia congela apparentemente la pelvi, in assenza di estesa diffusione all’addome superiore, l’approccio chirurgico dovrebbe essere retroperitoneale (isterectomia retrograda secondo Hudson - Delle Piane) (LdE IVA). Anche se nella maggior parte dei casi il tumore può essere dissecato dalla vescica o dal retto, qualche volta può essere necessaria la resezione anche parziale di questi organi. L’approccio retroperitoneale consente una citoriduzione pelvica ottimale in una alta proporzione di pazienti con morbilità accettabile.

Lavori pubblicati negli ultimi anni hanno evidenziato che una maggior aggressività chirurgica sull’addome superiore si traduce in un vantaggio in termini di sopravvivenza (III B). Pertanto è opportuno che la chirurgia del carcinoma ovarico avanzato sia eseguita da una team operatorio con expertise specifico e che il ginecologo oncologo abbia la possibilità di disporre in elezione di consulenti per chirurgia intestinale, epatica e urologia. Se è impossibile ottenere una citoriduzione ottimale in prima istanza, la chirurgia può essere presa di nuovo in considerazione dopo 3 cicli di chemioterapia (chirurgia di intervallo) (LdE IIB).

La resecabilità del tumore dipende principalmente dalla sua diffusione e localizzazione, soprattutto nell’addome superiore, dato che la presenza di metastasi parenchimali epatiche multiple o voluminose, l’infiltrazione dell’ilo epatico, le metastasi linfonodali soprarenali, come pure l’interessamento massivo dei mesi, non consentono un debulking ottimale. Ovviamente un perfomance status (PS) sfavorevole o un rischio anestesiologico elevato rappresentano una controindicazione alla chirurgia citoriduttiva, almeno in prima istanza.

La chemioterapia neoadiuvante, seguita dalla chirurgia di intervallo, può essere utilizzata nelle pazienti nelle quali si ritiene difficilmente ottenibile una citoriduzione ottimale primaria per la massiva diffusione del tumore all’addome superiore, documentata dalle metodiche di diagnostica per imaging o per il basso PS. In casi particolari è proponibile il ricorso ad una laparoscopia esplorativa per meglio valutare la diffusione della malattia e la sua citoriducibilità chirurgica (LdE IIIC). Una meta-analisi di 22 coorti di pazienti con carcinoma ovarico avanzato, trattate con chemioterapia neoadiuvante a base di platino, ha dimostrato che il numero ottimale di cicli di chemioterapia prima della chirurgia di debulking è di tre. Ogni incremento ulteriore nel numero dei cicli pre-chirurgia si associava ad una riduzione significativa di sopravvivenza mediana di 4.1 mesi (p=0.046) (LdE IA). Pertanto, qualora si opti per chemioterapia neoadiuvante l’intervento deve essere eseguito il più precocemente possibile. In un trial randomizzato dell’EORTC su donne con carcinoma in stadio IIIc bulky o IV, la chemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia di intervallo ha ottenuto gli stessi risultati in termini di sopravvivenza libera da progressione e di sopravvivenza globale rispetto alla citoriduzione primaria seguita da chemioterapia (LdE IIC). Secondo i risultati dello studio, la resezione completa di tutta la malattia macroscopica è l’obiettivo primario della chirurgia citoriduttiva, utilizzata sia quale trattamento up-front sia come chirurgia di intervallo dopo chemioterapia neoadiuvante. Questo lavoro non è esente da bias ed il debulking chirurgico primario rimane il gold standard, mentre la chemioterapia neoadiuvante dovrebbe essere riservata a casi selezionati di pazienti nelle quali la citoriduzione ottimale non è fattibile per la estensione o distribuzione anatomica della malattia ovvero per un basso PS.

Indicatore ITT 3Percentuale di pazienti in: stadio IA-IB grado G3, stadio IC o IIA indipendentemente dal grado, istotipo a cellule chiare indipendentemente dal sottostadio; IIB – IV in tutti i casi, che riceve terapia adiuvante a base di platino.

Numeratore: n° di pazienti negli stadi sopra definiti che riceve terapia adiuvante a base di platino.Denominatore: totale pazienti negli stadi sopra definiti.

Page 25: 4. Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

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Indicatore ITT 4Percentuale di casi con malattia avanzata trattate chirurgicamente con citoriduzione ottimale (MR < 1 cm)

Numeratore: n° di pazienti con malattia avanzata trattate chirurgicamene con citoriduzione ottimale (MR < 1 cm).Denominatore: n° di pazienti con malattia avanzata trattate chirurgicamente.

Indicatore ITT 5Percentuale di schede chirurgiche che riportano correttamente i dati dell’intervento

Numeratore: n° di pazienti con schede chirurgiche che riportano correttamente i dati dell’intervento secondo le raccomandazioni cliniche ITT 2012.Denominatore: n° di pazienti trattati chirurgicamente secondo le raccomandazioni cliniche ITT 2012.

4.3.3.4. Chemioterapia di prima linea

Le pazienti con carcinoma ovarico avanzato devono essere routinariamente trattate con la combinazione taxolo 175 mg/m2 (infusione di 3 ore) + carboplatino AUC 5-6 (ripetuta ogni 3 settimane) (LdE IA). Il carboplatino AUC 5-6 in monochemioterapia (ripetuto ogni 3 settimane) deve essere riservato a pazienti in età avanzata (>80 anni) o con PS ECOG >2 o con ipersensibilità al taxolo o con controindicazioni all’uso della polichemioterapia.

La chemioterapia di prima istanza viene somministrata per sei cicli in assenza di progressione clinica. Nelle pazienti con residuo tumorale > 1cm in risposta completa o in risposta parziale o con stabilità di malattia dopo tre cicli di chemioterapia può essere presa in considerazione una chirurgia di intervallo con intento citoriduttivo, seguita da ulteriori tre cicli di chemioterapia con lo stesso regime. Dopo il sesto ciclo di chemioterapia sono seguiti esame obiettivo generale, visita ginecologica, dosaggio del CA 125 sierico, TC addomino-pelvica ed RX torace. Ulteriori indagini vengono praticate su indicazione clinica. In pazienti con evidenza di progressione durante la chemioterapia di prima linea, viene interrotta la somministrazione del regime taxolo/platino e viene impostato un trattamento di seconda linea per malattia platino-refrattaria. L’uso della chemioterapia intraperitoneale o della chemio-ipertermia intraperitoneale è sperimentale e deve essere riservato a pazienti incluse in studi clinici randomizzati.

Due recenti studi clinici randomizzati di fase III (GOG 218 e ICON7) hanno riportato promettenti risultati con l’aggiunta del Bevacizumab alla chemioterapia standard nel carcinoma ovarico avanzato. L’aggiunta del trattamento anti-angiogenico dava un beneficio maggiore in termini sia di sopravvivenza libera da progressione sia di sopravvivenza globale nelle pazienti a più alto rischio (stadio FIGO III con malattia residua > 1cm e stadio IV).

La combinazione carboplatino + taxolo + bevacizumab è una promettente opzione terapeutica per il carcinoma ovarico avanzato, anche se l‘utilizzo del bevacizumab in questo setting clinico non è ancora stato registrato da parte dell’AIFA.

Indicatore ITT 6Percentuale di pazienti con malattia avanzata che ricevono una terapia a base di platino / taxani

Numeratore: n° di pazienti con malattia avanzata che ricevono una terapia a base di platino / taxani.Denominatore: n° di pazienti con malattia avanzata.

4.3.3.5. Terapia della recidiva/progressione

Non vi sono dati certi dalla letteratura circa il trattamento ottimale delle pazienti asintomatiche con elevazione del CA 125 sierico e nessuna evidenza clinica, radiologica o ecografica di ripresa di malattia. Uno studio clinico di fase III dell’EORTC ha confrontato, in queste pazienti, la somministrazione precoce della chemioterapia vs. la sola osservazione e non ha evidenziato alcun beneficio di sopravvivenza per le donne che hanno ricevuto chemioterapia al rialzo del CA125, rispetto a quelle trattate al momento della ripresa clinica di malattia (LdE IIB). Tuttavia è ancora oggetto di discussione se nelle pazienti con ripresa tardiva (> 12 mesi) la diagnosi precoce di una recidiva potenzialmente operabile non possa in realtà migliorare l’outcome clinico.

In pazienti sintomatiche con malattia misurabile o valutabile, la terapia di seconda linea è strettamente dipendente dall’intervallo libero da platino.

Le pazienti in progressione durante il trattamento di prima linea (malattia refrattaria) o dopo un intervallo libero da platino <6 mesi (malattia resistente) sono trattate con farmaci di seconda linea, quali il taxolo settimanale, doxorubicina liposomiale, il topotecan, la gemcitabina, l’etoposide. Non esistono dati che evidenzino la superiorità di un agente di seconda linea rispetto ad un altro e pertanto il farmaco deve essere scelto soprattutto sulla base del profilo di tossicità (LdE IA). È auspicabile che le pazienti con malattia refrattaria/resistente siano inserite in studi clinici controllati.

Le pazienti in progressione dopo un intervallo libero da platino > 6 mesi sono trattate con un regime di combinazione a base di platino (Carboplatino/Taxolo, Carboplatino/Gemcitabina, Carboplatino/Doxil) (LdE IA). Uno studio randomizzato internazionale ha dimostrato che il regime carboplatino AUC 5 + doxil 30 mg/m2 ogni 4 settimane ha ottenuto un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione, associato ad un miglior profilo di tossicità, rispetto al regime taxolo 175 mg/m2 + carboplatino AUC 5 ogni 3 settimane in pazienti con malattia platino-sensibile. La recidiva tra 6 e 12 mesi è attualmente classificata come malattia parzialmente platino-sensibile ed è di solito trattata con i regimi di combinazione a base di platino. Per quanto riguarda la chemioterapia non a base di platino, la combinazione doxil + trabectedina ogni 3 settimane ha ottenuto una migliore sopravvivenza libera da progressione ed una migliore sopravvivenza globale rispetto al doxil 50 mg/m2 in monochemioterapia nella recidiva platino-sensibile. Il vantaggio in termini di sopravvivenza è ancora più pronunciato nel sottogruppo di pazienti con intervallo libero da platino compreso tra 6 e 12 mesi (LdE IIB).

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Tumori ginecologici

170

È stato recentemente pianificato uno studio multicentrico internazionale che confronterà doxil+trabectedina vs doxil + carboplatino nella recidiva parzialmente platino-sensibile.

Nelle pazienti con progressione tardiva (> 12 mesi) e con buon PS può trovare indicazione un tentativo di citoriduzione secondaria al momento della diagnosi di recidiva, se alle indagini di diagnostica per imaging (ecografia, CT, ecc.) la recidiva appare localizzata (pelvi, linfonodi, milza) e non è presente ascite. La citoriduzione chirurgica secondaria sembra offrire un vantaggio in termini di sopravvivenza se asporta tutto il tumore macroscopicamente visibile (LdE IVC).

Lo studio retrospettivo multicentrico tedesco DESKTOP1, che ha analizzato 267 donne sottoposte a chirurgia per carcinoma ovarico recidivante, ha confermato che le donne senza malattia residua macroscopica dopo chirurgia secondaria avevano una sopravvivenza migliore di quelle con tumore residuo visibile e ha riscontrato che le variabili predittive del raggiungimento di una citoriduzione completa erano il PS (0 versus > 0, p < 0.001], Io stadio FIGO alla diagnosi [I-II versus III-IV, p = 0.036), la malattia residua macroscopica dopo prima chirurgia (assente versus presente, p= 0<0.001) e l’ascite >500 ml (assente versus presente-p< 0.001).

Attualmente è in corso uno studio randomizzato di fase III (DESKOPT 3) sull’efficacia della chirurgia citoriduttiva secondaria nelle pazienti con carcinoma ovarico recidivante platino-sensibile con fattori predittivi favorevoli per il raggiungimento di una resezione completa.

4.3.3.6. Terapia palliativa

La terapia palliativa può qualche volta rappresentare l’unica opzione possibile in pazienti con carcinoma ovarico recidivante, soprattutto in quelle con occlusione intestinale. Il trattamento di questa complicanza in pazienti pesantemente pretrattate è un problema clinico molto complesso. La chirurgia può essere presa in considerazione a scopo palliativo in casi accuratamente selezionati, soprattutto quando il quadro occlusivo persiste dopo 7-10 giorni di terapia conservativa e l’aspettativa di vita è superiore ai due mesi. Non vi è accordo in letteratura sui criteri clinici in grado di identificare le pazienti che possano beneficiare dell’approccio chirurgico.

Fattori prognostici sfavorevoli per la chirurgia includono la presenza di una carcinomatosi peritoneale diffusa con disturbi della motilità intestinale, sedi multiple di ostruzione parziale (documentate con indagini radiologiche), masse addominali palpabili, mestatasi epatiche, diffusione extra-addominale di malattia, ascite o età >65 anni con cachessia.

Krebs e Goplerud hanno proposto uno score prognostico basato su sei parametri (età, stato nutrizionale, stato tumorale, ascite, pregressa chemioterapia, pregressa radioterapia) che può aiutare il clinico nella selezione delle pazienti idonee per la chirurgia (LdE IVB).

Qualora non sia eligibile per un approccio chirurgico palliativo, la paziente dovrebbe essere sottoposta ad un trattamento conservativo con drenaggio nasogastrico, nutrizione parenterale e trattamento farmacologico sintomatico.

Appunti

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Tumori ginecologici

171

• Algoritmo 72. Tumori dell’ovaio - Tumefazione pelvica sospetta

Work up• Anamnesi personale e familiare• Ecografia addominale e transvaginale• CA125 - CEA - Ca 19-9 - HE-4

Carcinoma ovarico

apparentemente confinato alla

gonade

Conversione in laparotomia

Ovaro-salpingectomia monolaterale

Staging chirurgico peritoneale e

retroperitonealeBiopsia endometriale

Appendicectomia

Isterectomia totaleOvaro-salpingectomia

bilateraleStaging chirurgico peritoneale

e retroperitonealeAppendicectomia

Presenza di segni di diffusione extraovarica

Vedi algoritmo 73

Vedi algoritmo 74

Assenza di segni di diffusione extraovarica

Neoformazione benigna Nessun ulteriore trattamento

Se reperti ecografici e biochimici suggestivi di

tumefazione ovarica benigna

Laparoscopia con washing peritoneale,

asportazione della tumefazione ed es. istologico estemporaneo

Tumori borderline

Preservazione di fertilità

Preservazione di fertilità

Cistectomia o Ovaro-salpingectomia monolaterale(*);(#)

Staging chirurgico peritoneale Biopsia endometriale

Appendicectomia se istotipo mucinoso

Isterectomia totaleOvaro-salpingectomia

bilateraleStaging chirurgico peritonealeAppendicectomia se istotipo

mucinoso

Non preservazione di fertilità

opostmenopaus

Non preservazione di fertilità

opostmenopaus

Tumefazione pelvica

Approfondimento diagnostico con: ∙ TC addomino/pelvica ∙ Rx Torace ∙ Valutazione gastroenterica se ∙ clinicamente indicata (colonscopia

- gastroscopia)

Se reperti ecografici e

biochimici suggestivi di

tumefazione ovarica maligna

(*) In presenza di un tumore borderline bilaterale è possibile in taluni casi l’ovaro-salpingenctomia monolaterale e la cistectomia controlaterale se sussiste la possibilità di preservare quantità adeguata di parenchima ovarico.(#) In mani esperte l’intervento può essere eseguito per via laparoscopica. La chirurgia conservativa è indicata anche in presenza di impianti peritoneali.

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Tumori ginecologici

172

• Algoritmo 73. Assenza di segni di diffusione extraovarica

Tumefazione ovarica maligna

Chirurgia citoriduttiva primariaCarcinoma ovarico con diffusione macroscopica al

peritoneo o retroperitoneo

Carcinoma ovarico apparentemente confinato alla

gonade

Conversione in laparotomia

Preservazione di fertilità(in casi accuratamente selezionati)

Ovaro-salpingectomia monolaterale Staging chirurgico peritoneale e retroperitoneale

Biopsia endometriale Appendicectomia

Isterectomia totaleOvaro-salpingectomia bilaterale

Staging chirurgico peritoneale e retroperitonealeAppendicectomia

Non preservazione di fertilitào

postmenopausa

PS= 0-1Non diffusione extra-addominale(eccetto limitato versamento pleurico)Non diffusione massiva addome superioreNon retrazione dei mesi

PS > 1o Diffusione extra-addominale o Diffusione massiva addome superioreo Retrazione dei mesi

Laparotomia con esame istologico estemporaneo

Diagnosi istologica (biopsia durante laparoscopia)

Diagnosi citologica (Paracentesi)(*)

Chirurgia citoriduttiva primaria

Chemioterapia neoadiuvante seguita da rivalutazione per chirurgia di intervallo

(*) Se l’accertamento è solo citologico il rapporto CA125/CEA deve essere >25

• Algoritmo 74. Presenza di segni di diffusione extraovarica

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Tumori ginecologici

173

4.3.3.7. Chirurgia di stadiazione

• Washing peritoneale• Isterectomia con ovaro-salpingectomia bilaterale ovvero ovaro-salpingectomia

monolaterale con biopsia endometriale se chirurgia conservativa• Omentectomia infracolica (o gastrocolica se interessamento macroscopico)• Biopsie multiple peritoneali (cavo del Douglas, peritoneo prevescicale, docce paracoliche,

emidiaframmi, radice del mesentere) • Linfoadenectomia pelvica e para-aortica• Appendicectomia (nei tumori mucinosi)

4.3.3.8. Chirurgia citoriduttivaNota: da utilizzare in team multidisciplinare ginecologo oncologo e chirurgo generale o con disponibilità in elezione di consulenti

chirurghi specialisti dedicati (quali urologo, epato-chirurgo)

Malattia residua macroscopicamente assente o < 1 cm• Isterectomia con ovaro-salpingectomia bilaterale eventualmente con tecnica retrograda

secondo Hudson Delle Piane

• Omentectomia radicale gastrocolica• Peritonectomia diaframmatica e peritonectomie distrettuali• Eventuali resezioni ileali • Eventuale emicolectomia dx o sinistra• Asportazione linfonodi bulky, linfoadenectomia pelvica e para-aortica• Eventuale splenectomia, exeresi epatiche, cistectomia parziale e pancreasectomia distale

4.3.3.9. Chirurgia di intervallo (IDS)

Nei casi in cui l’intervento chirurgico citoriduttivo sia stato sub-ottimale si può valutare l’opportunità di chemioterapia neoadiuvante (3 cicli) seguita da secondo tentativo citoriduttivo.

Appunti

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Tumori ginecologici

174

*Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 21 gg per 4-6 cicli Taxolo 175 mg/mq g1° + Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 21 gg per 4-6 cicli

Terapia standard• Taxolo 175 mg/mq g1° + Carboplatino AUC 5-6 g1° ogni 3 settimane per 6 cicli• Carboplatino in monochemioterapia (Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 21 gg per 4-6 cicli).

Terapia innovativa• Taxolo 175 mg/mq g1° + Carboplatino AUC 5-6 g1° + Bevacizumab 7.5 – 15 mg/Kg g1

ogni 3 settimane per 6 cicli , seguito da Bevacizumab di mantenimento 7.5 – 15 mg/Kg g1 ogni 3 settimane per 12 cicli

• Taxolo 80 mg/mq gg 1,8,15 + Carboplatino AUC 6 g 1° ogni 3 settimane per 6 cicli (dose-dense)

• Algoritmo 75. Terapia adiuvante carcinoma ovarico stadio FIGO IA – IIA dopo staging chirurgico adeguato

Stadio FIGO IA- IBIstotipo non a cellule Chiare

Stadio FIGO IC – IIAIstotipo non a cellule Chiare

Stadio FIGO IA - IIAIstotipo a cellule Chiare

G1

G1

Osservazione

OsservazioneoChemioterapia a base di platino

Chemioterapia a base di platino(*)

Chemioterapia a base di platino(*)

Chemioterapia a base di platino(*)

Chemioterapia a base di platino(*)

G2

G2

G3

G3

Chemioterapia nel carcinoma ovarico in stadio FIGO IIB – IV dopo chirurgia primaria

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Tumori ginecologici

175

• Algoritmo 76. Terapia della malattia persistente o recidivante

Recidiva platino – refrattaria(progressione durante platino)

Recidiva platino – resistente(PFI < 6 mesi)

Recidiva parzialmente platino – sensibile(PFI = 6-12 mesi)

Recidiva platino – sensibile(PFI > 12 mesi)

Monochemioterapia di Seconda linea(1)

Best supportive Care

Monochemioterapia di Seconda linea(1)

Terapia Innovativa:Monochemioterapia di Seconda Linea + Bevacizumab (Studio AURELIA)

Chemioterapia di combinazione a base di carboplatino(2)

Monochemioterapia con carboplatino AUC 5-6 ogni 3 settimane(3)

Terapia Innovativa: ∙ Trabectidina 1.1mg/m2 g1 ∙ Doxil 30 mg/m2 g1 ∙ ogni 3 settimane

(Trial Clinico Randomizzato INOVATION ; OVAIO 2010-022949-17)

Chemioterapia di combinazione a base di carboplatino(2) Monochemioterapia con carboplatino AUC 5-6 ogni 3 settimane(3)

Chirurgia citoriduttiva secondaria in casi altamente selezionati

1: I chemioterapici utilizzabili in monochemioterapia sono Taxolo settimanale, Doxil, Topotecan, Gemcitabina, Etoposide Orale;

2: La chemioterapia di combinazione a base di platino può prevedere:- Taxolo 175 mg/mq g 1° + Carboplatino AUC 5-6 g 1° ogni 3 settimane- Taxolo 80 mg/mq g 1°, 8, 15 + Carboplatino AUC 6 g 1° ogni 3 settimane (dose-dense)

CA125(in paziente

asintomatica)

Follow-upIntensivo

Chemioterapia(*)

La scelta di trattamento dipende dall’intervallo libero da platino (PFI) e dalle caratteristiche di ripresa;

TC Total Body±

PET/TC

ImagingNegativo

ImagingPositivo

- Doxil 30 mg/m2 g 1° + Carboplatino AUC 5 g 1° ogni 4 settimane - Gemcitabina 1000 mg/m2 g 1°, 8° + Carboplatino AUC4 g 1° ogni 3 settimane 3: In pazienti anziani o con PS > 1

Page 32: 4. Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

176

4.3.3.10. Follow-up di pazienti in risposta completa

Esame obiettivo generale e ginecologico

CA125(*)

Ecografia Addomino-Pelvica

Ogni 3 mesi per il 1° ed il 2° annoOgni 4 mesi per il 3° annoOgni 6 mesi per il 4°-5° annoOgni anno successivamente

RX Torace Ogni annoTC Addomino-Pelvica Ogni anno in pazienti asintomatiche

In presenza di sospetto clinico, sierologico od ultrasonografico di ripresa di malattia

Ulteriori indagini Su indicazione clinica

(*) La PET/TC è particolarmente utile in pazienti con elevazione asintomatica del CA125 e negatività delle metodiche di imaging tradizionali.

4.4. Trial clinici

No. Eudract(*) Titolo del protocollo2007-005674-31 Chemioterapia neoadiuvante, debulking chirurgico e chemio-ipertermia

intraperitoneale nel trattamento del carcinoma ovarico primitivo in stadio III. Studio prospettico di fase II.

2007-005674-31 Chemioterapia neoadiuvante, debulking chirurgico e chemio-ipertermiaintraperitoneale nel trattamento del carcinoma ovarico primitivo in stadioIII. Studio prospettico di fase II.

2008-001754-40 Carboplatino + paclitaxel ogni 3 settimane vs carboplatino + paclitaxelsettimanale in pazienti con carcinoma ovarico: studio multicentricorandomizzato.

2008-006831-10 Studio multicentrico, randomizzato, in doppio-cieco, di fase III, volto avalutare l'efficacia e la sicurezza di BIBF 1120 in combinazione con carboplatino e paclitaxel verso placebo più carboplatino e paclitaxel in pazienti con cancro ovarico avanzato.

2008-001754-40 Carboplatino + paclitaxel ogni 3 settimane vs carboplatino + paclitaxel settimanale in pazienti con carcinoma ovarico: studio multicentrico randomizzato.

2008-006831-10 Studio multicentrico, randomizzato, in doppio-cieco, di fase III, volto a valutare l'efficacia e la sicurezza di BIBF 1120 in combinazione con carboplatino e paclitaxel verso placebo più carboplatino e paclitaxel in pazienti con cancro ovarico avanzato.

2009-016017-24 Studio randomizzato di fase II non comparativo sull attività di trabectedina o gemcitabina + docetaxel nelle pazienti con leiomiosarcoma uterino metastatico o localmente recidivato e pretrattate con chemioterapia convenzionale.

2009-016151-21 Studio randomizzato multicentrico di fase 2 con pazopanib e taxolo settimanale vs taxolo settimanale nel carcinoma ovarico resistente o refrattario al platino.

No. Eudract(*) Titolo del protocollo2009-016151-21 Studio randomizzato multicentrico di fase 2 con pazopanib e taxolo settimanale vs

taxolo settimanale nel carcinoma ovarico resistente o refrattario al platino.2010-019525-34 Studio internazionale per valutare la combinazione di bevacizumab con carboplatino

e paclitaxel come trattamento di prima linea del carcinoma ovarico epiteliale, del carcinoma delle tube di Falloppio o del carcinoma peritoneale primario.

2010-022949-17 Studio internazionale randomizzato di fase III che compara un regime di chemioterapia contenente trabectedina e doxorubicina peghilata liposomiale (PLD) con un regime contenente carboplatino e PLD nelle pazienti affette da carcinoma ovarico in progressione a 6-12 mesi dal termine della precedente chemioterapia a base di platino.

2010-019525- 34 Studio internazionale per valutare la combinazione di bevacizumab concarboplatino e paclitaxel come trattamento di prima linea del carcinomaovarico epiteliale, del carcinoma delle tube di Falloppio o del carcinomaperitoneale primario.

2010-022949-17 Studio internazionale randomizzato di fase III che compara un regime di chemioterapia contenente trabectedina e doxorubicina peghilata liposomiale (PLD) con un regime contenente carboplatino e PLD nelle pazienti affette da carcinoma ovarico in progressione a 6-12 mesi dal termine della precedente chemioterapia a base di platino.

2011-000266-35 Studio di fase II, multicentrico, non randomizzato, in aperto, a braccio singolo per valutare l'efficacia di TKI258 somministrato per via orale come terapia di seconda linea in pazienti con carcinoma dell'endometrio con FGFR2 mutato o non mutato in stadio avanzato e/o metastatico.

2011-001112-53 Studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco con controllo placebo sull'uso di AMG 386 in associazione a paclitaxel e carboplatino come trattamento di prima linea su pazienti con carcinoma epiteliale ovarico, carcinoma peritoneale primario o cancro delle tube di Falloppio di stadio FIGO III-IV.

2011-001112-53 Studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco con controlloplacebo sull'uso di AMG 386 in associazione a paclitaxel e carboplatino come trattamento di prima linea su pazienti con carcinoma epiteliale ovarico, carcinoma peritoneale primario o cancro delle tube di Falloppio di stadio FIGO III-IV.

2011-003576-36 Studio in aperto, randomizzato, di fase II, finalizzato alla valutazione deltrattamento concomitante di MM-121 e paclitaxel rispetto al trattamento solamente con paclitaxel in pazienti affette da carcinomi ovarici di stadio avanzato resistenti / refrattari al platino.

2011-003576-36 Studio in aperto, randomizzato, di fase II, finalizzato alla valutazione del trattamento concomitante di MM-121 e paclitaxel rispetto al trattamento solamente con paclitaxel in pazienti affette da carcinomi ovarici di stadio avanzato resistenti / refrattari al platino.

(*)Tumori ginecologici: sperimentazioni cliniche in corso in Toscana al 31 ottobre 2012 (fonte Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali AIFA, comunicazioni personali).

Page 33: 4. Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

177

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