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TUMORI DELLA MAMMELLA

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TUMORI DELLA MAMMELLA

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INFORMAZIONI GENERALI La mammella Struttura e funzione della mammella La mammella è costituita da grasso (tessuto adiposo), tessuto connettivo e tessuto ghiandolare. Quest'ultimo è suddiviso in lobi, dai quali si diparte una rete di dotti che si diramano fino al capezzolo. Durante la gravidanza la ghiandola mammaria si prepara a secernere il latte per il futuro neonato. È raro che le mammelle siano perfettamente uguali tra loro. Inoltre, la mammella si modifica nelle diverse fasi del ciclo mestruale e a volte la struttura risulta nodulare proprio prima della mestruazione. Al di sotto della cute, una propaggine del tessuto mammario si estende fino al cavo ascellare. L'ascella contiene anche un gruppo di linfoghiandole (chiamate anche linfonodi) che fanno parte del sistema linfatico. Ci sono linfonodi anche vicino allo sterno e dietro le clavicole.

(Lymph nodes in the armpit: linfonodi nel cavo ascellare; Internal mammary lymph nodes: linfonodi mammari interni; Muscle: muscolo; Rib: costola; Lobe: lobo; Fatty tissue: tessuto adiposo; Nipple: capezzolo; Milk duct: condotto del latte)

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I tumori della mammella La maggior parte dei noduli mammari sono benigni e non maligni. Le cause più comuni dei noduli mammari benigni sono cisti (sacche di liquido che si formano nel tessuto mammario solitamente a causa dell’ostruzione di un dotto galattoforo) o fibroadenomi (tumori solidi fatti di tessuto ghiandolare e fibroso). I noduli mammari benigni richiedono semplici trattamenti medici o chirurgici. Se eseguendo l’autoesame del seno notate la presenza di un nodulo o se vi sembra che la mammella sia ‘diversa’, non perdete tempo e fatevi visitare dal vostro ginecologo o, se possibile, dal senologo. Qualsiasi modifica della mammella dovrebbe essere sempre esaminata, perché, benché la maggior parte dei noduli mammari siano benigni, devono comunque essere controllati per escludere la possibilità che siano di natura maligna o precancerosa. Inoltre, nel caso in cui lo fossero, più precoce è il trattamento, migliori sono le probabilità di guarigione. Il tumore della mammella negli uomini Queste informazioni riguardano il cancro della mammella negli uomini e andrebbero lette insieme alle informazioni nel paragrafo “i tumori della mammella”. Le cellule tumorali si possono sviluppare in una piccola quantità di tessuto mammario che negli uomini si trova dietro ai capezzoli. Il cancro della mammella è molto più comune nelle donne che negli uomini e ogni 100 casi di tumore 1 si verifica nell’uomo. Cause del cancro della mammella negli uomini La causa del cancro della mammella negli uomini non è ancora del tutto chiara, ma alcuni uomini sembrano essere più a rischio nel sviluppare la malattia. Questo cancro così raro molto spesso si verifica in uomini di età superiore ai 60 anni. I più predisposti sono uomini che hanno:

- diagnosi di cancro del seno in più parenti stretti (uomini o donne) della stessa famiglia; - diagnosi di cancro in entrambe le mammelle in un parente stretto; - diagnosi di cancro del seno in un parente stretto al di sotto dei 40 anni; - diagnosi di altre forme di tumore, soprattutto dell’ovaio e del colon, nonché della

mammella, in componenti della stessa famiglia;

Esistono luoghi di cura specialistici rivolti alle persone che possono avere un crescente rischio di sviluppare questo tumore a causa di una storia di tumore in famiglia. Queste sono conosciute come cliniche per il tumore genetico famigliare. Il tuo medico può indirizzarti ad una di queste se pensa che tu possa essere a rischio elevato di sviluppare un tumore della mammella. Gli uomini che posseggono alti livelli di estrogeno o gli uomini che sono stati esposti per più volte a radiazioni (specialmente in tenera età), in circostanze rare possono essere soggetti a rischio nello sviluppo del tumore della mammella. Maggiormente a rischio sono comunque gli uomini che hanno una rara anomalia cromosomica chiamata Sindrome di Klinefelter che si manifesta con la presenza di un cromosoma femminile in più.

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Tipologie di tumori della mammella Nella donna ma anche nell’uomo esistono differenti tipi di tumori della mammella. Il più comune negli uomini è chiamato carcinoma invasivo duttale. Altri tipi, più rari, sono il carcinoma infiammatorio, la malattia di Paget della mammella e una condizione precancerosa conosciuta come carcinoma duttale in situ (DICIS). I sintomi Il sintomo più comune è costituito da una massa informe nella zona della mammella. Altri segnali possono essere dati dal verificarsi di variazioni nelle dimensioni e nella forma del seno, dalla presenza di una piaga sulla pelle, da una secrezione del liquido del capezzolo oppure da una retrazione dello stesso. Un altro possibile sintomo è un’irritazione del capezzolo o dell’area circostante. Come diagnosticarlo Il medico appurerà la natura di un nodulo tramite un'attenta palpazione della zona interessata. Successivi esami aiuteranno a confermare la diagnosi e a capire dove il tumore si è diffuso. Mammografia: si tratta di un’indagine radiologica della mammella, che risulta particolarmente utile per individuare modificazioni iniziali della ghiandola mammaria quando può essere difficile palpare un nodulo. Per diagnosticare il tumore della mammella negli uomini solitamente è più utile l’uso di onde sonore. Ecografia: le onde sonore sono usate per vedere se la massa presente nella mammella è solida o contiene del liquido. Le mammelle vengono spalmate con un sottile strato di apposito gel; su tutta la regione mammaria si fa, quindi, scorrere un piccolo strumento (sonda ecografica), simile ad un microfono, che emette ultrasuoni. Le riflessioni di questo fascio di ultrasuoni vengono convertite in immagini tramite un computer. Agoaspirato: un ago sottile e una siringa vengono usati per prelevare un campione di cellule dal nodulo mammario; il campione viene quindi inviato in laboratorio per l’esame citologico, ossia per vedere se contiene cellule maligne. A volte, soprattutto se il nodulo è di piccole dimensioni, l’agoaspirato si esegue nel reparto di radiologia. In questo caso, l’operatore esegue la procedura sotto controllo radiografico o ecografico per verificare che la biopsia sia eseguita proprio nella lesione. Egli discuterà con voi la modalità più idonea per il vostro caso. Macro-agobiopsia: questa tecnica si esegue con un ago di calibro più grande di quello usato per l’agoaspirato. Si effettua a volte in anestesia locale e consente di eseguire una biopsia, ossia di prelevare un piccolo campione di tessuto dal nodulo, che viene quindi inviato in laboratorio per individuare eventuali segni di carcinoma. Analisi del sangue: Le analisi del sangue servono per controllare le vostre condizioni generali prima di ogni intervento.

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Classificazione e gradazione Classificazione del carcinoma mammario La classificazione del carcinoma si riferisce alle sue dimensioni e alle zone in cui si è diffuso. Tale classificazione è utile perché dal tipo di tumore dipende il tipo di trattamento a cui sottoporsi.

In alcune persone, il tumore può diffondersi in altre parti del corpo, attraverso il sangue o il sistema linfatico. Tale sistema è costituito da una rete di linfonodi collegati in tutto l'organismo da minuscoli vasi detti vasi linfatici. Nel sistema linfatico fluisce un liquido giallo (linfa) contenente i linfociti, ossia le cellule che devono combattere le malattie. Il medico solitamente esamina i linfonodi vicini per classificare il tipo di tumore.

Solitamente il carcinoma della mammella si classifica secondo quattro stadi. Parte dallo stadio 1 che identifica un tumore piccolo e localizzato, fino ad arrivare allo stadio 4 dove la malattia si è diffusa in altre parti del corpo. Se il tumore ha intaccato altri organi del corpo il carcinoma viene definito come secondario o metastatico.

Stadiazione del carcinoma mammario:

• stadio 1: tumore con diametro massimo non superiore a 2 cm.; i linfonodi ascellari sono indenni e le cellule neoplastiche non si sono diffuse ad altri organi;

• stadio 2: tumore con diametro massimo compreso tra 2 e 5 cm o i linfonodi ascellari sono invasi, oppure rivela entrambe queste caratteristiche, ma le cellule neoplastiche non si sono diffuse apparentemente ad altri organi;

• stadio 3: tumore con diametro massimo fino a 5 cm ed è fisso alle strutture vicine (cute o muscolo); i linfonodi sono usualmente invasi, ma le cellule neoplastiche non si sono diffuse apparentemente oltre la mammella né ai linfonodi ascellari;

• stadio 4: tumore non importa di quale diametro, i linfonodi sono di solito invasi e le cellule neoplastiche si sono diffuse ad altri siti corporei. In questo caso si parla di carcinoma mammario metastatico.

Il grado Questo termine tecnico serve per descrivere le caratteristiche delle cellule neoplastiche al microscopio. Il grado indica la rapidità con cui le cellule tumorali possono infiltrarsi. Tre sono i gradi di classificazione del cancro della mammella, e precisamente:

• grado 1 (grado basso): le cellule tumorali sono molto simili alle cellule normali del tessuto mammario; di solito crescono lentamente e difficilmente si diffondono a distanza;

• grado 2 (grado medio); • grado 3 (grado elevato): le cellule tumorali hanno un aspetto molto anomalo; crescono più

rapidamente e si diffondono a distanza.

Cura

Dal momento che il tumore della mammella negli uomini è molto raro, ci sono pochissime ricerche che riguardano i trattamenti, così solitamente viene trattato come nelle donne.

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Chirurgia: per la maggior parte degli uomini la chirurgia è il primo trattamento scelto, anche se di solito negli uomini non è possibile rimuovere solo la massa tumorale (nodulectomia) in quanto la maggior parte degli uomini hanno poco tessuto mammario e il tumore spesso è vicino o sotto al capezzolo. Spesso è quindi necessario rimuovere sia il tessuto mammario che il capezzolo (mastectomia). Può succedere che anche alcuni dei linfonodi presenti sotto il braccio debbano essere rimossi.

Terapia ormonale: la maggior parte dei tumori della mammella hanno bisogno dell’ormone estrogeno per svilupparsi. L’estrogeno è un ormone sessuale femminile, ma è presente anche negli uomini in piccola parte. La terapia ormonale è molto efficace nel ridurre la quantità di estrogeni nel corpo ed è utilizzata per tentare di prevenire la ricomparsa del cancro dopo l’intervento chirurgico. La terapia ormonale è usata anche per ridurre il tumore dopo la chirurgia iniziale.

� Tamoxifen: è la terapia ormonale comunemente usata per il carcinoma della mammella. Tale farmaco attacca i recettori estrogeni che si trovano sulla superficie delle cellule neoplastiche. Impedendo l’ingresso degli estrogeni le cellule smettono di crescere e di dividersi. Solitamente il Tamoxifen produce anche nell’uomo gli stessi effetti prodotti nella donna. Può succedere che alcuni uomini incorrano in problemi di erezione.

� Inibitori della aromatase: alcuni di questi sono letrozolo, anastrozolo e exemestano. Negli uomini l’estrogeno è costituito da una trasformazione degli ormoni sessuali maschili (androgeni). Questa trasformazione avviene grazie ad un enzima chiamato aromatase. Gli inibitori di aromatase sono farmaci che bloccano l’aromatase e di conseguenza la formazione di estrogeni. Se vengono usati gli inibitori della aromatase devono essere somministrati con farmaci come il goserelin (Zoladex®) che diminuiscono la produzione di androgeni.

Chemioterapia: la chemioterapia consiste nell’utilizzo di farmaci anti-tumorali (citotossici) per distruggere le cellule neoplastiche. Può essere effettuata dopo l’intervento chirurgico se il medico pensa che ci sia stato un alto rischio che le cellule neoplastiche si siano diffuse dal seno ad altre parti del corpo, prima che il tumore fosse rimosso. Solitamente viene fatta se sono state trovate cellule neoplastiche nei linfonodi sotto il braccio oppure se sono presenti metastasi. I farmaci chemioterapici usati per gli uomini sono gli stessi usati per le donne. Il medico discuterà con il paziente se la chemioterapia è necessaria nella sua situazione.

Radioterapia: la radioterapia utilizza raggi ad alta energia per distruggere le cellule neoplastiche. Può essere usata per ridurre la possibilità di ricomparsa del cancro dopo l’operazione e per ridurre il dolore causato dalla diffusione del cancro anche in altre parti del corpo, per esempio nelle ossa.

Studi clinici

La ricerca relativa ai trattamenti del carcinoma della mammella negli uomini è attualmente in itinere. Gli oncologi utilizzano studi clinici (trials clinici) per valutare nuovi trattamenti. Prima che uno studio clinico venga effettuato, una commissione etica deve approvarlo, affinché ne sia chiara l’utilità per il paziente.

Ti potrebbe essere chiesto di prendere parte ad un trial clinico. Il tuo medico ha l’obbligo di discutere il trattamento con te e informarti nel modo più completo possibile sullo studio nel quale potresti essere coinvolto. Puoi decidere anche di non partecipare o di ritirarti dallo studio in qualsiasi momento.

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Sensazioni

Quando viene diagnosticato un tumore raro, spesso è difficile trovare informazioni e supporto. Gli uomini dicono di provare differenti emozioni, inclusa la rabbia, il risentimento, un senso di colpa, l’ansia e la paura. Inoltre, alcuni di loro trovano difficile e imbarazzante parlare del carcinoma alla mammella, anche perché è una patologia più comune nella donna. Queste sono tutte reazioni normali che fanno parte del processo di consapevolezza attraverso cui molte persone devono passare per far fronte alla propria malattia.

CAUSE & DIAGNOSI

Cause

Cause del carcinoma della mammella

Le cause del cancro della mammella non sono ancora del tutto chiare. Il rischio di sviluppare il cancro della mammella è molto basso nelle donne giovani, ma il rischio aumenta con l’età. Più della metà dei casi di carcinoma della mammella si verificano in donne di età superiore a 65 anni. Il rischio di sviluppare la malattia aumenta secondo i fattori sotto riportati:

- Se la donna ha già avuto un cancro della mammella - Se ha avuto un cancro della mammella benigno (carcinoma lobulare in situ o iperplasia

lobulare atipica) - Se le donne stanno facendo una terapia ormonale sostitutiva (HRT) o l’hanno fatta di

recente. Le giovani donne che fanno una cura ormonale sostitutiva a causa di una menopausa precoce o a causa della rimozione delle ovaie non hanno un crescente rischio di cancro della mammella fino all’età di 50 anni. L’assunzione della pillola anticoncezionale aumenta in minima parte la possibilità per la donna di sviluppare il cancro della mammella. Le donne che non hanno figli sono di poco più predisposte a sviluppare questo tipo di cancro rispetto a quelle che hanno figli.

- Le donne che hanno la prima mestruazione precocemente o che hanno una ritardata menopausa hanno un rischio maggiore minimo di sviluppare il cancro della mammella.

- Le donne che non hanno mai allattato al seno sono in minima parte più predisposte di quelle che hanno allattato per più di un anno.

- Essere in soprappeso una volta entrate in menopausa può aumentare il rischio di cancro della mammella

- Può aumentare il rischio l’assunzione di molti alcolici per più anni.

Difetto genetico ereditario Un numero molto esiguo di casi di carcinoma della mammella è causato da un difetto genetico ereditario. I geni anomali che possono determinare un accresciuto rischio di sviluppare la malattia sono BRCA1 e BRCA2. I fattori che possono essere indicativi della potenziale presenza di un difetto genetico ereditario sono:

• diagnosi di cancro del seno in più parenti stretti della stessa famiglia; • diagnosi di altre forme di tumore, soprattutto dell’ovaio e del colon, nonché della

mammella, in componenti della stessa famiglia; • diagnosi di cancro del seno in un parente stretto al di sotto dei 40 anni; • diagnosi di cancro del seno bilaterale in un parente stretto.

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Sintomi Nella maggior parte delle donne, il carcinoma della mammella si manifesta come una massa indolore nel seno. Altri segni possono includere:

- variazioni nelle dimensioni e nella forma del seno - ritrazione della pelle del seno - ispessimento del tessuto mammario - retrazione di un capezzolo - formazione di una massa dietro al capezzolo - un’irritazione (tipo eczema) del capezzolo - perdite di sangue dal capezzolo (molto raro) - un gonfiore o un accumulo sotto l’ascella

Il dolore al seno è molto raro come sintomo del carcinoma della mammella. Infatti, molte donne che sono sane sentono il seno granuloso e morbido prima del ciclo. Alcuni tipi di tumori benigni possono provocare dolore. Diagnosi L’iter diagnostico comincerà probabilmente dal vostro medico di famiglia che vi visiterà e vi prescriverà gli esami e le radiografie che riterrà opportuni. Può anche darsi che vi invii in ospedale, o in un centro oncologico, per un consulto o un trattamento specialistico. In ospedale, il chirurgo oncologo che vi visiterà vorrà conoscere la vostra storia clinica prima di procedere alla visita. Quindi vi ispezionerà e vi palperà le mammelle per rilevare se vi sono noduli o addensamenti ghiandolari, dopo vi palperà sotto le ascelle e alla base del collo per rilevare eventuali linfonodi aumentati di volume. Una radiografia del torace ed esami del sangue possono essere eseguiti per controllare lo stato generale. Le metodiche che illustreremo brevemente di seguito servono tutte per diagnosticare il carcinoma mammario e il chirurgo oncologo può decidere di sottoporvi ad uno solo o a più di questi esami strumentali. Mammografia Si tratta di un’indagine radiologica della mammella, che risulta particolarmente utile per individuare modificazioni iniziali della ghiandola mammaria quando può essere difficile palpare un nodulo. Dovrete spogliarvi nella parte superiore del corpo. Il radiologo vi posizionerà in modo tale da che i seni siano rivolti verso la macchina che emana i raggi X. Per ogni seno saranno eseguite due mammografie da diverse angolazioni. Per alcune donne la mammografia è fastidiosa in quanto si deve esercitare una certa pressione sulle mammelle, al fine di ottenere una chiara immagine del seno, ma ciò dura solo pochi minuti e non è nocivo per la ghiandola mammaria. La mammografia viene effettuata solitamente su donne di età superiore ai 35 anni. Nelle donne più giovani il tessuto mammario è più denso e ciò rende difficoltoso cogliere qualche cambiamento con la mammografia.

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Ecografia È una metodica indolore che dura solo qualche minuto. È una tecnica che utilizza le riflessioni di un fascio di ultrasuoni per formare un’immagine degli organi interni del nostro corpo. Di solito si esegue nelle donne di età inferiore a 35 anni, le cui mammelle sono troppo dense per essere ben visualizzate alla mammografia. Si usa anche per vedere se un nodulo è solido o contiene liquido (cisti). Le mammelle vengono spalmate con un sottile strato di apposito gel; su tutta la regione mammaria si fa, quindi, scorrere un piccolo strumento (sonda ecografica), simile ad un microfono, che emette ultrasuoni. Le riflessioni di questo fascio di ultrasuoni vengono convertite in immagini tramite un computer. Eco-color doppler Alcuni tipi di ecografo sono in grado di visualizzare i vasi che alimentano il nodulo e ciò può essere molto utile per differenziare le lesioni benigne da quelle maligne. I vasi appaiono sul monitor sotto forma di macchie di colore rosso o blu. Agoaspirato È una procedura semplice e di breve durata che si esegue in ambulatorio. Un ago sottile e una siringa vengono usati per prelevare un campione di cellule dal nodulo mammario; il campione viene quindi inviato in laboratorio per l’esame citologico, ossia per vedere se contiene cellule maligne. Questa tecnica può essere usata anche per drenare una cisti benigna. Essendo la ghiandola mammaria sensibile, la procedura può risultare leggermente fastidiosa. A volte, soprattutto se il nodulo è di piccole dimensioni, l’agoaspirato si esegue nel reparto di radiologia. In questo caso, l’operatore esegue la procedura sotto controllo radiografico o ecografico per verificare che la biopsia sia eseguita proprio nella lesione. Egli discuterà con voi la modalità più idonea per il vostro caso. Macro-agobiopsia Questa tecnica si esegue con un ago di calibro più grande di quello usato per l’agoaspirato. Si effettua a volte in anestesia locale e consente di eseguire una biopsia, ossia di prelevare un piccolo campione di tessuto dal nodulo, che viene quindi inviato in laboratorio per individuare eventuali segni di carcinoma. Analisi del sangue Le analisi del sangue servono per controllare le vostre condizioni generali. Si determineranno i valori dell’emocromo (conta delle cellule ematiche), della funzione epato-renale e anche i livelli di alcuni marker, che sono particolari sostanze chimiche che possono essere prodotte dalle cellule tumorali.

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Biopsia escissionale Questa tecnica si esegue con la paziente in anestesia generale o totale e consente di prelevare l’intero nodulo, che viene poi inviato in laboratorio per l’esame istologico. Ciò può significare essere ospedalizzate per una notte, ma in alcuni centri la procedura viene eseguita come intervento ambulatoriale (o di day surgery). Se il nodulo è troppo piccolo per essere palpabile, ma è stato visualizzato alla radiografia o all’ecografia, il radiologo dovrà evidenziare l’area interessata per agevolare il chirurgo nel reperire la lesione. A tale scopo, dopo aver praticato un’anestesia locale, introdurrà un filo di repere molto sottile sotto controllo radiografico o ecografico. Il filo metallico sarà la guida che il chirurgo seguirà per reperire il nodulo. In alcuni centri si usa il radiorepere ossia la somministrazione intra- e perilesionale di un isotopo radioattivo che consente poi al chirurgo, al tavolo operatorio, di rilevare il nodulo per mezzo di un rilevatore di radioattività e di reperire anche il linfonodo o i linfonodi ascellari che hanno drenato la linfa dal nodulo ‘linfonodo sentinella’. In altri centri si usa un colorante vitale. Alcune unità altamente specializzate sono in grado di fornire un servizio diagnostico, inclusi alcuni esami di laboratorio, in 24 ore, ma nei grandi ospedali generali i tempi di attesa dei risultati degli accertamenti sono più lunghi. Chiaramente questo sarà per voi un periodo di grande ansia e forse vi potrà essere utile parlare delle vostre preoccupazioni con il partner, con una cara amica o con un parente. Test HER2 e cancro della mammella L’ HER2 è una proteina che può colpire la crescita delle cellule tumorali. Tali informazioni andrebbero lette insieme a quelle relative al carcinoma della mammella e al trastuzumab (Herceptin®). HER2 Per capire meglio come funziona l’HER2, prima di tutto è necessario sapere qualcosa sui recettori e i fattori di crescita. Recettori: sono particolari proteine presenti sulla superficie delle cellule. Altre proteine o agenti chimici che circolano nel corpo possono attaccarsi a questi recettori causando cambiamenti nelle cellule (per esempio, le rendono riproducibili). Fattori di crescita: sono agenti chimici che si attaccano ai recettori stimolando la crescita delle cellule. HER2 è una proteina che si trova sulla superficie di alcune cellule tumorali. È costituita da un particolare gene chiamato l’HER2/ neugene. Tale proteina è un recettore per un particolare fattore di crescita chiamato fattore di crescita epidermoidale umano, che per natura si trova nel corpo umano. Quando tale fattore di crescita si attacca ai recettori dell’HER2 presenti sulle cellule tumorali, può provocare la loro crescita e divisione. Alcune cellule tumorali hanno più recettori di HER2 rispetto ad altri. In questo caso il tumore è detto HER2-positivo. Si pensa che 1 su 5 donne con il cancro della mammella sia affetta da un tumore HER2-positivo. Il carcinoma della mammella HER2-positivo I tumori che sono HER2-positivi tendono a crescere più velocemente rispetto ad altri tipi di tumori della mammella. Sapere che il tumore è di tipo HER2-positivo a volte può influenzare la scelta della

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cura. Per combattere il cancro della mammella HER2-positivo è stato sviluppato un farmaco chiamato trastuzumab (comunemente conosciuto come Herceptin®) che è un tipo di anticorpo monoclonale. Gli anticorpi monoclonali sono trattamenti che possono mirare a particolari proteine nel corpo. L’Herceptin si attacca alla proteina HER2 e impedisce al fattore di crescita epidermale umano di raggiungere le cellule tumorali e di stimolarne la crescita. L’Herceptin funziona solamente in persone che possiedono un alto livello di proteina HER2. L’Herceptin e il carcinoma della mammella Recenti ricerche dimostrano che l’Herceptin aiuta ad evitare una recidiva nelle donne con cancro della mammella. Già da tempo si sapeva che la chemioterapia e la terapia ormonale possono ridurre questo rischio. Alcuni studi hanno provato a somministrare ad un gruppo di pazienti l’Herceptin durante la chemioterapia (un altro gruppo di pazienti è invece stato sottoposto solo a chemioterapia) per vedere se si riduceva il rischio di una recidiva. I risultati ottenuti sono stati molto promettenti, infatti si verificava una recidiva solo alla metà delle donne che avevano fatto la chemioterapia assumendo contemporaneamente l’Herceptin. L’Herceptin e il carcinoma della mammella metastatico L’Herceptin può essere utilizzata anche per curare il carcinoma della mammella secondario (tumore che si è già diffuso) e può essere usata da sola o in combinazione con la chemioterapia. HER2 e la terapia ormonale Le terapie ormonali possono rallentare o addirittura fermare la crescita delle cellule tumorali:

- alterando il livello di ormoni femminili che sono prodotti naturalmente dal nostro corpo - prevenendo l’assorbimento degli ormoni da parte delle cellule tumorali

Le terapie ormonali sono più efficaci nelle donne le cui cellule tumorali hanno recettori per l’estrogeno e/o il progesterone. Questi tumori vengono definiti recettori degli estrogeni (RE) positivi o recettori del progesterone (RP) positivi. Ci sono vari tipi di terapie ormonali che funziono in modi lievemente diversi. L’esame HER2 Ci sono degli esami che possono essere fatti per capire se una donna ha un carcin0oma della mammella HER2-positivo. L’esame può essere fatto contemporaneamente ad un iniziale intervento chirurgico del carcinoma della mammella e può essere usato un campione di tessuto tumorale di una precedente biopsia o di un precedente intervento chirurgico. I principali metodi usati per l’esame HER2 sono l’analisi immunoistochimica (IHC) e l’ibridazione fluorescente in-situ (FISH). Immunoistochimica (IHC): può mostrare la quantità di proteina HER2 presente nel campione tumorale. Il livello di HER2 viene calcolato su una scala da 0 a 3+

- 0-1+ significa che è presente una normale quantità di proteina HER2 e il risultato è HER2 negativo

- 2+ significa che è presente una modica quantità di proteina HER2 - 3+ significa che è presente una quantità di proteina HER2 superiore alla norma e il risultato

è HER2-positivo

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Ibridazione fluorescente in-situ (FISH): mentre l’IHC misura il livello di proteina presente nel campione tumorale, il FISH la quantità di HER2/neugene presente in ogni cellula. Questo è il gene responsabile della sovrapproduzione di proteina HER2. Non ci sono scale di valutazione per l’esame FISH, ma:

- se il risultato è FISH-negativo, è presente un livello normale di gene - se il risultato è FISH-positivo, è presente una eccessiva quantità di gene. Questo caso a

volte è detto amplificazione del gene. Dopo la diagnosi del carcinoma della mammella Se gli esami dimostrano che sei affetto da carcinoma della mammella, dovrai cercare un team medico adeguato per curare tale patologia e per avere tutte le informazioni e il supporto necessario. Tale team è definito “team multidisciplinare” ed normalmente include:

- chirurghi esperti in carcinoma della mammella - infermieri che diano informazioni e supporto - medici oncologi esperti nel curare il carcinoma della mammella con chemioterapia,

radioterapia, terapia ormonale e terapia biologica - radiologi che aiutino ad analizzare le mammografie - medici patologi che aiutino nell’analizzare la tipologia e il volume del tumore

Inoltre, possono prendere parte allo staff:

- fisioterapisti - psicologi - assistenti sociali

La stadiazione e il grading La stadiazione del tumore si riferisce alle sue dimensioni e alle zone in cui si è diffuso. Il grado di classificazione dà un’idea quanto velocemente il cancro si può diffondere. Tale classificazione è utile perché dal tipo di cancro dipende il tipo di trattamento a cui sottoporsi. Stadiazione Un sistema di stadiazione comunemente usato distingue due forme di carcinoma della mammella, e precisamente: Carcinoma duttale in situ (DCIS): solitamente è descritto come stadio 0. Si sviluppa interamente nel lume dei dotti galattofori (i canali attraverso i quali il latte giunge al capezzolo) senza invadere i tessuti circostanti. È anche detto non infiltrante o intraduttale, in quanto le cellule tumorali non invadono il tessuto mammario circostante e, di conseguenza, non si diffondono ad altre parti dell’organismo. Il DCIS è quasi sempre curabile con il trattamento. Carcinoma lobulare in situ (LCIS): deriva dalla proliferazione di cellule neoplastiche nel rivestimento dei dotti intralobulari. Può essere bilaterale, ossia interessare entrambe le mammelle. Si definisce anche non infiltrante in quanto le cellule tumorali non si diffondono ai tessuti circostanti. Il carcinoma mammario invasivo si classifica secondo i seguenti stadi:

• stadio 1: misura meno di 2 cm di diametro; i linfonodi ascellari sono indenni e le cellule neoplastiche non si sono diffuse ad altri organi;

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• stadio 2: misura 2-5 cm o i linfonodi ascellari sono invasi, oppure rivela entrambe queste caratteristiche, ma le cellule neoplastiche non si sono diffuse apparentemente ad altri organi;

• stadio 3: misura più di 5 cm ed è fisso alle strutture vicine (cute o muscolo); i linfonodi sono usualmente invasi, ma le cellule neoplastiche non si sono diffuse apparentemente oltre la mammella né ai linfonodi ascellari;

• stadio 4: indipendentemente dalle dimensioni, i linfonodi sono di solito invasi e le cellule neoplastiche si sono diffuse ad altri siti corporei. In questo caso si parla di carcinoma mammario metastatico.

Il cancro della mammella che ricompare dopo il trattamento iniziale è detto cancro ricorrente della mammella.

Questa sezione tratta il cancro della mammella dallo stadio 1 al 3. In una sezione separata è dedicata al tumore metastatico (stadio 4).

Il sistema di stadiazione TNM

Il sistema di classificazione TNM dà informazioni più precise sul volume del tumore.

T rappresenta la dimensione del tumore; N rappresenta se il tumore si è esteso sino ai linfonodi; M rappresenta se il cancro si ha intaccato anche altre parti del corpo come le ossa, il fegato o i polmoni. Il grado Questo termine tecnico serve per descrivere le caratteristiche delle cellule neoplastiche al microscopio. Il grado indica la rapidità con cui le cellule tumorali possono infiltrarsi. Tre sono i gradi di classificazione del cancro della mammella, e precisamente:

• grado 1 (grado basso): le cellule tumorali sono molto simili alle cellule normali del tessuto mammario; di solito crescono lentamente e difficilmente si diffondono a distanza;

• grado 2 (grado medio); • grado 3 (grado elevato): le cellule tumorali hanno un aspetto molto anomalo; crescono più

rapidamente e si diffondono a distanza.

I recettori Alcune cellule tumorali hanno delle parti chiamate recettori, che permettono ad alcuni tipi di ormoni o proteine di attaccarsi alla cellula. Per testare la presenza di questi recettori solitamente viene analizzato un campione di tessuto tumorale. Dalla loro presenza o meno dipende poi la scelta del trattamento da intraprendere. Alcuni tipi di tumore hanno i recettori per gli ormoni estrogeni e per il progesterone. Se un tumore della mammella ha più di un certo numero di recettori estrogeni è detto recettore-estrogeno positivo (ER+).

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TRATTAMENTI Trattamenti per il cancro della mammella

Tipi di trattamento

Il trattamento del carcinoma della mammella dipende da diversi fattori, tra i quali:

• lo stadio della malattia • l’età • lo stato menopausale • le dimensioni del tumore • il grado • lo stato recettoriale (la presenza di recettori per certi ormoni o proteine, quali HER2, sulla

superficie delle cellule neoplastiche).

La maggior parte dei tumori maligni della mammella sono trattati con la chirurgia così da rimuovere il tumore. Può essere rimosso tutto o solo una parte del tessuto mammario. Se deve essere rimosso tutta la mammella, si può provvedere alla sua ricostruzione o durante il primo intervento chirurgico o dopo. Qualche volta, per ridurre il carcinoma, il paziente può essere sottoposto a chemioterapia o terapia ormonale. Questo è detto terapia neoadiuvante. Dopo l’intervento chirurgico può essere consigliata la radioterapia per essere sicuri che nessuna cellula cancerogena sia ancora presente. Il medico valutando lo stadio e il grado del tumore insieme ad altri fattori potrà dirvi qual è la probabilità di una recidiva o del diffondersi del tumore. I fattori che determinano la possibilità di una recidiva includono:

• la grandezza del tumore • se i linfonodi sotto le ascelle sono stati intaccati • il grado del tumore • se le cellule neoplastiche si sono diffuse nei vasi linfatici o nei vasi sanguigni vicino al

tumore (questo è controllato dal medico patologo) • se le cellule hanno in superficie recettori per estrogeni o proteine particolari (come l’

HER2)

Se la possibilità che il cancro si diffonda o che ci sia una recidiva è molto bassa, allora non sono necessari trattamenti aggiuntivi. Comunque alla maggior parte delle donne verrà consigliato di sottoporsi a chemioterapia o terapia ormonale per ridurre la possibilità di una recidiva. Questo trattamento è detto terapia adiuvante. Alcune donne possono essere sottoposte ad entrambi i trattamenti ma non contemporaneamente. Per le donne con un tumore HER2 positivo può essere utile la somministrazione dell’Herceptin. Pianificazione del trattamento I medici possono usare vari metodi per calcolare la possibilità che il cancro si sia diffuso o che ci sia una recidiva. Questi sono solo indicativi e non possono predire ciò che avverrà ad una donna con il cancro della mammella, comunque danno un’idea di quanto può essere efficace il trattamento. Questi metodi usano le seguenti informazioni:

- stadio del cancro - grado del cancro

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- se le cellule hanno estrogeni o recettori dell’HER2 Se hai domande riguardanti il tipo di cura, non avere paura di chiedere al tuo medico o a una infermiera. Potresti portare con te un parente o un amico per farti aiutare a ricordare le domande o anche le risposte. Spesso aiuta fare una lista delle domande che si vogliono porre al medico. Trattamento chirurgico Curare il carcinoma della mammella con la chirurgia Tumorectomia (escissione locale ampia) Consiste nella rimozione della massa mammaria e di una parte del tessuto circostante. La lumpectomia è solitamente seguita dal trattamento radioterapico nella parte restante del tessuto mammario. Essa è detta terapia conservativa del seno. Si rimuove una minima parte del tessuto mammario, ma rimane una piccola cicatrice e qualche volta una piccola depressione. La maggior parte delle pazienti si dichiara soddisfatta dell’aspetto del seno dopo l’intervento. Il tessuto rimosso in sede di intervento viene inviato in laboratorio per l’analisi istologica al microscopio. Il medico patologo cerca di vedere se c’è una zona di cellule sane attorno al cancro – questo è detto margine negativo. Se le cellule neoplastiche sono presenti lungo il margine di resezione, il rischio di recidiva è molto elevato, e per tale motivo, a distanza di qualche settimana, dovrete essere sottoposte a un secondo intervento, che consentirà al chirurgo di ampliare i margini di resezione asportando un’ulteriore quantità di tessuto mammario. A volte l’esame istologico successivo a tumorectomia dimostra che ampliare i margini di resezione non sarà comunque sufficiente a eliminare tutte le cellule neoplastiche e per questo sarà necessaria una mastectomia. Quadrantectomia (incisione segmentaria) È simile alla lumpectomia, anche se meno usata, e prevede la rimozione di una quantità maggiore di tessuto mammario. È meno usata della lumpectomia e gli effetti di questo tipo di intervento sono più visibili di quelli della lumpectomia soprattutto in donne che hanno un seno piccolo. Un seno che è stato sottoposto al trattamento chirurgico è solitamente più piccolo e presenta una piccola cicatrice nella parte coinvolta. Mastectomia Può essere necessaria anche la totale rimozione della mammella se:

- la massa mammaria è molto larga in proporzione al resto del tessuto mammario - ci sono cellule neoplastiche in diverse parti del seno - la massa è proprio dietro al capezzolo - se c’è un cancro della mammella invasivo di piccole dimensioni, ma un DCIS (carcinoma

duttale in situ) esteso. La mastectomia semplice rimuove solo il tessuto mammario. La mastectomia semplice e un sampling linfonodale rimuovono il tessuto mammario e i più bassi livelli di linfoghiandole nelle ascelle. La mastectomia radicale modificata rimuove tutto il tessuto mammario e tutti i linfonodi nelle ascelle.

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La mastectomia radicale rimuove tutto il tessuto mammario, i linfonodi ascellari e i muscoli dietro il tessuto mammario. Questa viene fatta molto raramente. Le pazienti che hanno subito la mastectomia spesso possono essere sottoposte a intervento ricostruttivo della mammella. A volte ciò viene fatto contemporaneamente alla mastectomia, ma sovente si preferisce differirlo a distanza di mesi o anche di anni dall’intervento primitivo. Esistono diverse tecniche di ricostruzione. Se pensate di considerare la possibilità di ricostruzione della mammella, parlatene con il chirurgo che vi opererà all’inizio del trattamento in modo che possa illustrarvi le diverse tecniche disponibili. Scelta del trattamento La ricerca ha dimostrato che per gli stadi iniziali, la tumorectomia (l’asportazione del tumore) seguita dalla radioterapia è efficace ai fini della guarigione quanto la mastectomia (l’asportazione dell’intera mammella). Di conseguenza, avrete la possibilità di scegliere quale di questi trattamenti è migliore per il vostro caso. I singoli trattamenti hanno vantaggi e svantaggi, che sono brevemente descritti nella tabella seguente. Si tratta di una decisione molto delicata ed è assolutamente importante che discutiate approfonditamente con il chirurgo le due opzioni, e potete rivolgervi anche alle associazioni di donne operate al seno in modo che siate certe di avere fatto la scelta giusta.

Trattamento Vantaggi Svantaggi Mastectomia - Di solito non richiede

l’attuazione di una radioterapia postoperatoria, quindi non sussiste il rischio di accusare gli effetti collaterali che questa comporta

- Consente di procedere nella stessa sede alla ricostruzione della mammella, che raggiungerà l’aspetto desiderato nell’arco di alcune settimane

- Alcune pazienti ritengono che, asportando tutta la mammella, si riduca il rischio di recidiva

- Asportazione totale della mammella, che per alcune pazienti è molto difficile da accettare

- Modificazione dell’immagine del proprio corpo con conseguente perdita di fiducia in se stessa e ripercussioni nella vita sessuale e nelle relazioni interpersonali

Tumorectomia più radioterapia

- È efficace nella cura del cancro quanto la mastectomia

- Preserva la forma della mammella, lascia una piccola cicatrice e in casi rari possono apparire sulla cute piccole vene filiformi dopo la radioterapia

- Modifica lievemente

- È necessario recarsi in ospedale tutti i giorni tranne il week-end per 3-6 settimane per sottoporsi alla radioterapia

- La radioterapia può causare effetti collaterali – dolorabilità cutanea (per alcune settimane) e stanchezza (per qualche mese)

- Alcune pazienti temono che il

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l’immagine corporea

tumore non sia rimosso completamente perché si lascia un tessuto mammario residuo

- Non c’è un maggiore rischio di una recidiva rispetto alla mastectomia

- La cicatrice e le modificazioni della cute mammaria possono avere effetti sulla sessualità e sulle relazioni interpersonali

- Potenziali effetti a lungo termine della radioterapia: dolore al braccio e danno polmonare (in meno di 5 pazienti su 100)

Controllo delle linfoghiandole Come parte dell’operazione per il cancro della mammella, il chirurgo solitamente rimuove le linfoghiandole (conosciute anche come linfonodi) da sotto il braccio. Ci sono circa 20 linfoghiandole nel cavo ascellare, anche se il numero esatto varia da persona a persona. Le linfoghiandole vengono analizzate per controllare se le cellule neoplastiche si sono estese sino a loro. Questo aiuta il dottore a definire il tipo di trattamento per la paziente. Sampling Alcune linfoghiandole possono essere rimosse attraverso il campionamento della ghiandola ascellare. Se alcune delle linfoghiandole contengono cellule neoplastiche, probabilmente sarà necessario rimuovere anche le altre ghiandole con una nuova operazione. Potrebbe essere raccomandata anche la chemioterapia o la radioterapia. Svuotamento del cavo ascellare La linfadenectomia ascellare consiste nella rimozione delle linfoghiandole presenti sotto il braccio. Una volta asportate le ghiandole affette dal cancro non saranno necessarie operazioni aggiuntive, anche se è raccomandato sottoporsi a terapia ormonale e chemioterapia. Linfonodo sentinella Si sta attualmente valutando l’efficacia di un nuovo metodo per stabilire lo stato dei linfonodi ascellari. Prima dell’intervento, si inietta una piccola quantità di sostanza radioattiva nella lesione, quindi in corso di intervento chirurgico, il chirurgo, coadiuvato dal medico nucleare, esegue dei rilevamenti con una sonda e localizza sia il tumore che il linfonodo o i linfonodi che hanno drenato preferenzialmente la linfa dalla zona del tumore. Al posto del liquido radioattivo si può usare un colorante vitale e reperire a vista sia il tumore che il linfonodo o i linfonodi che hanno drenato preferenzialmente il colorante. Il chirurgo asporterà soltanto il linfonodo o i linfonodi sentinella, ossia quelli che hanno maggiormente drenato la sostanza radioattiva o il colorante vitale, che saranno quindi analizzati per accertare se sono indenni o invasi. Si spera che questo metodo riduca il

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fastidio al braccio e il linfedema rispetto ad altri metodi, pur mantenendo la stessa attendibilità ai fini della diagnosi. Linfedema Se il chirurgo ha proceduto alla dissezione ascellare o se siete state sottoposte a radioterapia, c’è il rischio che si sviluppi un linfedema, che si manifesta con gonfiore del braccio o della mano dal lato dell’operazione. Si tratta di solito di un gonfiore lieve, che si forma gradualmente nel giro di pochi mesi o di diversi anni dopo l’intervento. In alcuni casi, il gonfiore può manifestarsi subito dopo l’intervento di prima istanza, ma normalmente regredisce entro poche settimane. Cicatrici Tutte le operazioni chirurgiche al seno lasciano un tipo di cicatrice e l’aspetto del seno dipende dal tipo di chirurgia usato. Può essere utile discutere con il medico come sarà il vostro seno dopo l’intervento. Il chirurgo può mostrarvi delle fotografie e voi potrete parlare con donne che si sono già sottoposte a questo tipo di intervento. RADIOTERAPIA Curare il carcinoma della mammella con la radioterapia La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali, cercando al tempo stesso di danneggiare il meno possibile le cellule normali. Quando si usa la radioterapia Nel trattamento dei tumori della mammella, la radioterapia si usa più frequentemente dopo la chirurgia, ma a volte anche prima o in sostituzione di questa. Se siete state sottoposte a lumpectomia o quadrantectomia, sarà irradiato solo il tessuto mammario residuo al fine di distruggere eventuali cellule neoplastiche residue e ridurre, quindi, il rischio di recidiva. Se siete state sottoposte a mastectomia, la radioterapia del torace può rappresentare un’opzione praticabile nel caso in cui l’oncologo ritenga sussista il rischio che possano essere sfuggite delle cellule neoplastiche, che in seguito potrebbero determinare l’insorgenza di una recidiva. Se la dissezione ascellare è stata completa, non è necessario irradiare l’ascella. Se, invece, è stata parziale e l’esame istologico ha accertato che i linfonodi sono invasi, o se non si è proceduto a svuotamento ascellare, la radioterapia ha la funzione di trattare i linfonodi. Radioterapia esterna Consiste in un ciclo di trattamento che viene eseguito presso il centro di radioterapia dell’ospedale. Le sessioni di terapia si svolgono di solito dal lunedì al venerdì, con una pausa nel week-end. Ogni sessione dura dai 10 ai 15 minuti, anche se la durata del trattamento dipenderà dal tipo e dalle dimensioni del tumore e il medico radioterapista discuterà questo punto con voi. Se possibile, verrete sottoposte alla radioterapia come pazienti esterne, ma se siete già ricoverate, verrete accompagnate giornalmente al centro di radioterapia dal reparto di degenza. La radioterapia esterna non vi rende radioattive e dopo il trattamento potrete stare a contatto con gli altri, inclusi i bambini, senza alcun pericolo per costoro.

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Pianificazione del trattamento Affinché possiate trarre il massimo beneficio dalla radioterapia, questa deve essere pianificata molto attentamente. In occasione della prima visita al centro di radioterapia vi faranno probabilmente sdraiare sotto una macchina detta simulatore che effettuerà una radiografia della zona da irradiare. La pianificazione del trattamento costituisce una fase molto importante della radioterapia. Sulla cute verranno tracciati dei segni per mostrare al tecnico di radiologia, che eseguirà il trattamento, il punto esatto sul quale le radiazioni dovranno essere erogate. Alcune pazienti che hanno ricevuto la radioterapia su tutta la mammella, una dose aggiuntiva di irradiazione viene erogata nella zona in cui era localizzato il tumore. Si parla in questo caso di booster, che può essere somministrato come radioterapia esterna o interna. Sessione di trattamento Durante il trattamento, che durerà solo qualche minuto, rimarrete sole nella sala, ma potrete comunicare con il tecnico che controllerà lo svolgimento della procedura dalla stanza a fianco. La radioterapia non è dolorosa, ma dovrete rimanere immobili per diversi minuti fino a che la sessione di trattamento non sarà terminata. Posizionamento Durante la radioterapia è necessario che teniate le braccia in una determinata posizione così che la macchina possa effettuare il trattamento in modo efficace. A volte può succedere che abbiate i muscoli e le spalle rigidi e che stare nella posizione giusta provochi dolore. Un fisioterapista può insegnarvi qualche esercizio per rendere il tutto più semplice. Effetti collaterali La radioterapia alla mammella possono causare a volte effetti collaterali quali arrossamento e ‘trasudazione’ della cute, nausea e spossatezza, che comunque tenderanno a scomparire gradualmente una volta concluso il ciclo di trattamento, anche se il senso di spossatezza può persistere per qualche mese. Saponi profumati, creme o deodoranti possono irritare la pelle e non dovrebbero essere usati durante il trattamento. All’inizio di un trattamento ti saranno dati consigli su come trattare la pelle nell’area interessata. Dopo un intervento di lumpectomia o quadrantectomia, la radioterapia potrebbe far sembrare la mammella più soda. In casi rari l’irradiazione può anche lasciare piccole macchie rosse sulla cute, che sono dovute alla rottura di qualche capillare. Per molte donne, tuttavia, l’aspetto estetico della mammella è ottimo. La radioterapia può causare in alcuni casi effetti a lungo termine, quali nevralgie, formicolio, debolezza o insensibilità al braccio o alla mano. Altri effetti collaterali rari comprendono mancanza di respiro per danno polmonare e indebolimento delle coste nell’area irradiata. Tuttavia, migliorando il piano di trattamento e il modo di effettuare la radioterapia questi effetti sono diventati molto meno frequenti. Se vi preoccupa la possibilità di sviluppare particolari effetti collaterali conseguenti alla radioterapia, dovreste rivolgervi al radioterapista. Se, alla conclusione del trattamento, accusare dolore localizzato al braccio o alle coste o se avvertite mancanza di respiro, non esitate a informare l’oncologo.

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CHEMIOTERAPIA Curare il cancro della mammella con la chemioterapia La chemioterapia consiste nell’impiego di particolari farmaci anticancro, detti citotossici o antiblastici, per distruggere le cellule tumorali.

Come viene somministrata la chemioterapia I farmaci possono essere somministrati a volte per via orale sotto forma di compresse o, più comunemente, per endovena, ossia iniettandoli direttamente in vena. Un ciclo di chemioterapia dura di solito diversi giorni; segue, quindi, un periodo di riposo di qualche settimana per consentire all’organismo di smaltire gli eventuali effetti collaterali. Il numero di cicli di trattamento dipenderà dal tipo di cancro da cui siete affetti e dal modo in cui questo risponde ai farmaci. Esistono diversi tipi di farmaci chemioterapici che possono essere anche combinati in diversi modi. Ogni combinazione porta effetti differenti sull’organismo. La ricerca da sempre si sta occupando di migliorare l’efficacia della chemioterapia riducendo gli effetti collaterali. È possibile chiedere di partecipare agli studi sperimentali sottoponendosi al confronto di differenti tipi di chemioterapia. La chemioterapia può essere eseguita come trattamento ambulatoriale, ma spesso potrebbe richiedere un breve periodo di degenza in ospedale. Benefici della chemioterapia Nelle donne con una alta probabilità di recidiva la chemioterapia può fortemente ridurre il rischio di una ricaduta. Effetti collaterali La chemioterapia causa a volte effetti collaterali spiacevoli che possono essere di solito ben controllati con i farmaci.

• ridotta resistenza alle infezioni: se, da un lato, i farmaci distruggono le cellule tumorali, dall’altro riducono temporaneamente il numero di globuli bianchi. Ciò significa che sarete più sensibili alle infezioni. Contattate il vostro medico o l’ospedale se:

o la vostra temperatura supera il 38°C o improvvisamente vi sentite malati (anche con una temperatura normale)

Dovrete fare gli esami del sangue prima di sottoporvi ad una nuova chemioterapia, per essere certi che le vostre cellule si siano adeguatamente riprese. A volte è possibile dover ritardare il ciclo chemioterapico perché il numero di globuli presenti nel sangue è ancora basso.

• ferite e sanguinamenti: la chemioterapia può ridurre la produzione di piastrine che aiutano il sangue a raggrumarsi. Informate il vostro medico se avete ferite o sanguinamenti che non vi spiegate.

• anemia: se i globuli rossi (emoglobina) si abbassano, vi sentirete molto stanche e letargiche. Potreste accusare anche mancanza di respiro. Sono questi sintomi di anemia, ossia di deficit di emoglobina, che possono essere risolti con una terapia mirata;

• nausea e vomito: alcuni dei citotossici usati per il trattamento del cancro della mammella possono causare nausea e vomito, che tuttavia si possono prevenire o ridurre considerevolmente con la somministrazione di antiemetici molto efficaci oggi in commercio;

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• ulcere del cavo orale: alcuni chemioterapici possono irritare la bocca e provocare piccole ulcere. Effettuare regolarmente degli sciacqui è importante e l’infermiere/a vi insegnerà a farli correttamente.

• perdita di appetito: se non avete molta fame durante il trattamento potete provare a sostituire qualche pasto con bevande o una dieta leggera.

• caduta dei capelli: purtroppo, la caduta dei capelli è un altro effetto collaterale comune di alcuni chemioterapici – ma non tutti. Chiedete al vostro oncologo se i farmaci che assumete possono causare la caduta dei capelli o altri effetti collaterali specifici. In alcuni casi è possibile prevenire la caduta dei capelli facendo uso del cosiddetto casco di ghiaccio, che raffredda il cuoio capelluto durante la seduta di chemioterapia.

• menopausa precoce: a causa della chemioterapia alcune donne possono incorrere in una menopausa precoce.

• contraccezione: non è consigliabile rimanere incinta quando si assumono farmaci chemioterapici, perché possono essere pericolosi per il feto. È importante usare metodi contraccettivi efficaci durante il trattamento e durante l’anno seguente. Ne potete parlare con il vostro medico o con uno specialista. Si dovrebbe usare il preservativo nelle prime 48 ore dopo la chemioterapia per proteggere il partner dai farmaci che potrebbero essere presenti nel liquido vaginale.

La sezione sulla chemioterapia discute il trattamento e i suoi effetti collaterali in modo più dettagliato.

TERAPIE ORMONALI Curare il cancro della mammella con le terapie ormonali Ci sono vari tipi di terapie ormonali che funziono in modi lievemente diversi. Queste vengono date dopo la chirurgia e la radioterapia per ridurre la possibilità di una recidiva. La terapia ormonale solitamente viene proposta dopo la chemioterapia ed è efficace solo nelle donne che hanno cellule neoplastiche che possiedono i recettori per l’estrogeno e il progesterone sulla superficie. Esse sono dette recettore di estrogeno positivo (RE+) o recettore del progesterone positivo (RP+). Tipi di cure della terapia ormonale Ci sono diversi criteri per scegliere quale tipo di terapia ormonale è più appropriata, essi includono:

- lo stadio e il grado del tumore; - quale altra cura si sta facendo; - se le cellule neoplastiche sono di tipo HER2-positivo;

Il Tamoxifen è la terapia ormonale comunemente usata per il cancro delle mammella ed è stata dimostrata la sua efficacia nel ridurre il rischio di recidiva. Recentemente è stato sviluppato un nuovo gruppo di farmaci detti Inibitori delle aromatasi. La ricerca ha dimostrato che per alcune donne, somministrando Inibitori delle aromatasi al posto del Tamoxifen o dopo un periodo di trattamento col Tamoxifen, si può ridurre la possibilità di una recidiva. Il vostro dottore discuterà con voi quale terapia ormonale è più adatta a voi, basandosi sulla vostra storia medica. Vi potrebbe consigliare:

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- Tamoxifen per 5 anni; - Un farmaco inibitore delle aromatasi per pochi anni; - Tamoxifen per 3 o 3 anni, seguito da un inibitore delle aromatasi per pochi anni; - Tamoxifen per 5 anni seguito, seguito da un inibitore delle aromatasi per pochi anni;

Tamoxifen Il Tamoxifen è comunemente conosciuto come un farmaco anti-estrogenico. Agisce impedendo all'origine la formazione degli estrogeni inibendo la sintesi delle sostanze che ne favoriscono la formazione. Viene usato per le donne che non sono ancora entrate in menopausa, ma può essere usato anche per le donne che sono già in menopausa. Il Tamoxifen è il trattamento standard per le donne in menopausa o con un cancro della mammella ad uno stadio molto precoce. Il tamoxifen è disponibile in compresse e si prescrive usualmente come dose unica giornaliera. I potenziali effetti collaterali includono:

- vampate di calore e sudore - tendenza all’aumento di peso (anche se questo può essere dovuto ad altre cause come

l’entrata in menopausa) secchezza vaginale o incremento della secrezione vaginale. Questi effetti collaterali solitamente tendono ad attenuarsi col tempo, ma per alcune donne possono anche diventare problematici. Se ciò dovesse accadere, è utile parlarne con il medico che può trovare un modo per ridurli. La sezione sul cancro della mammella e i sintomi della menopausa contiene qualche utile consiglio. Nelle donne in fase postmenopausale, il Tamoxifen può leggermente aumentare il rischio di tumore all’utero, emboli alle gambe e infarti. Non ci si deve però spaventare perché questi effetti collaterali sono molto rari e solitamente curabili. Inibitori delle aromatasi Gli inibitori delle aromatasi bloccano la produzione di estrogeno nei tessuti del corpo, così da ridurre il livello complessivo dell’estrogeno nel corpo. Sono usati solo nelle donne in fase postmenopausale. Quelli più comunemente usati sono anastrozolo (Arimidex®), letrozolo (Femar®) e Exemestano (Aromasin®). Per molte donne in fase menopausale è vantaggioso avere degli inibitori delle aromatasi come parte della terapia ormonale per il cancro della mammella in fase precoce. Gli inibitori delle aromatasi, come tutti gli altri medicinali, possono causare effetti collaterali, anche se alcune donne possono non avere problemi. Diversamente dal Tamoxifen essi non aumentano il rischio di emboli o infarti. Tali farmaci vengono usati da pochi anni, quindi gli effetti collaterali a lungo termine non sono ancora completamente noti. Alcune donne hanno sperimentato che possono causare:

- vampate di calore - sensazione di malessere - secchezza vaginale - dolori articolari

L’assunzione di inibitori delle aromatasi a lungo termine può portare alla fragilità ossea. Il dottore dovrà farvi controlli regolari per verificare lo stato delle vostre ossa e consigliarvi eventualmente di

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prendere bisfosfonati per prevenire la fragilità ossea o calcio e vitamina D per mantenere le vostre ossa forti. Se siete affetti da osteoporosi (sottigliezza ossea) gli inibitori di aromatasi non sono il trattamento più idoneo. Il vostro medico ne discuterà con voi. Zoladex ® (Goserelin) Lo Zoladex® è un farmaco conosciuto come regolatore dell’ipofisi. La produzione dell’estrogeno da parte delle ovaie è stimolata dall’ormone luteinizzante, che è prodotto dall’ipofisi, una ghiandola che si trova al centro della base cranica. Il goserelin riduce la produzione dell’ormone luteinizzante, e ciò determina l’abbassamento dei livelli di estrogeno in circolo. La crescita delle cellule tumorali rallenta o si blocca del tutto e il volume della massa tumorale si riduce. Altri metodi per abbassare il livello di estrogeno includono la rimozione delle ovaie o sottoporle a radioterapia. Il vostro dottore potrà consigliarvi come scegliere tra lo Zoladex® e questi trattamenti. Dato che lo Zoladex® porta a una menopausa temporanea, molti dei suoi effetti collaterali sono simili a quelli della menopausa. Essi includono vampate di calore e sudore, un basso impulso sessuale, mal di testa e cambiamento di umore. Si somministra sotto forma di iniezione sotto cute nella regione addominale. Asportazione delle ovaie L’asportazione delle ovaie porta alla cessazione nella produzione dell’estrogeno:

- rimuovendo le ovaie con un intervento chirurgico - colpendo le ovaie con la radioterapia

Sfortunatamente, l’asportazione delle ovaie provoca una menopausa precoce, che può essere frustrante specialmente per le donne che desiderano avere figli. Come effetti collaterali può causare vampate di calore, sudore, secchezza della vagina e cambiamenti di umore. Tali sintomi possono essere assolutamente curati. Gli inibitori delle aromatase nel cancro della mammella precoce Queste informazioni riguardano gli inibitori delle aromatasi come cura nelle donne che hanno un cancro della mammella precoce. Dovrebbero essere lette insieme alle informazioni generali sul questo tipo di tumore. Gli inibitori delle aromatase Gli inibitori delle aromatase sono un tipo di terapia ormonale che funziona in modo differente dal Tamoxifen. Per capire meglio la loro azione, può essere utile sapere qualcosa su come è fatto l’estrogeno. Nelle donne che si trovano ancora nella fase precedente alla menopausa, la principale fonte di estrogeno sono le ovaie, mentre nelle donne in fase post menopausale è prodotto per mezzo di un processo detto aromatizzazione. Questa è un’attività durante la quale gli ormoni sessuali (androgeni) prodotti dalle ghiandole adrenali sono trasformati in estrogeno all’interno del tessuto adiposo. L’aromatase permette che questo avvenga.

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Gli inbitori delle aromatasi bloccano il processo di aromatizzazione e riducono l’ammontare di estrogeni nel corpo. Questo significa che i recettori degli ormoni sono esposti a una quantità minore di estrogeno e che le cellule neoplastiche ricevono pochi segnali per dividersi. Gli inibitori dell’aromatasi sono adatti per le pazienti in stato postmenopausale. Ci sono 3 inibitori delle aromatasi in uso:

- anastrozole (Arimidex®) - exemestano (Aromasin®) - letrozolo (Femara®)

Inibitori delle aromatase e cancro della mammella avanzato Gli inibitori delle aromatase sono stati usati per curare le donne con cancro della mammella avanzato (secondario o metastatico) circa dal 1990 e il loro uso è stato valutato efficace. Per ulteriori informazioni potete parlarne con il vostro medico curante. Inibitori delle aromatase e cancro della mammella precoce Molti studi si sono concentrati sull’efficacia degli inibitori delle aromatase nel cancro della mammella precoce paragonandola con il Tamoxifen. I risultati sono stati incoraggianti e i tre principali inibitori delle aromatasi vengono ora autorizzati per curare donne in fase post-menopausale affette da cancro della mammella precoce ER-positivo. Anastrozolo (Arimidex®) Uno studio chiamato ATAC comparava l’uso del Tamoxifen per 5 anni con l’uso dell’Arimidex nelle donne in fase post-menopausale con un cancro al seno precoce. Le donne che partecipavano allo studio sono state curate con intervento chirurgico e radioterapia. I risultati hanno dimostrato che era leggermente meno probabile una recidiva di cancro della mammella nelle donne che prendevano l’Arimidex e che queste avevano meno effetti collaterali. Diversi studi hanno indagato su che cosa accade quando le pazienti passano all’Armidex dopo aver assunto Tamoxifen per 2 o 3 anni e una recente ricerca ha scoperto che c’è effettivamente una più bassa possibilità di recidiva e una maggiore possibilità di sopravvivenza. Gli autori di questo studio suggeriscono che i medici dovrebbero considerare il passaggio dal Tamoxifen all’anastrozolo dopo 2 o 3 anni. L’Armidex e gli altri inibitori delle aromatase non sempre causano effetti collaterali, ma a lungo termine possono favorire l’osteoporosi. Per questo si coniglia alle donne di controllare regolarmente la loro densità ossea – il medico vi aiuterà a valutare se per voi è necessario o meno questo controllo. Inoltre è importante che le donne che assumono gli inibitori delle aromatase includano nella loro dieta calcio e vitamina D a sufficienza. Exemestano (Aromasin®) Studi internazionali sull’exemestano hanno provato che passare all’Aromasin dopo 2 o 3 anni di assunzione del Tamoxifen è più efficace che prendere il Tamoxifen per 5 anni. I risultati hanno dimostrato che questo non solo riduce il rischio di una recidiva, ma aumenta anche la possibilità di sopravvivenza nelle donne che hanno un cancro della mammella HR-positivo.

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Nonostante questi risultati siano molto interessanti, non vuol dire che tutte le donne che stanno prendendo il Tamoxifen dovrebbero passare all’Aromasin dopo 2 o 3 anni. Sono necessari studi supplementari, dal momento che l’Aromasin come l’Arimidex ha effetti collaterali. Letrozole (Femara) Nel 2003, sono stati pubblicati risultati provvisori di uno studio clinico nel quale si somministrava, a donne in fase post-menopausale che avevano completato un ciclo di 5 anni di Tamoxifen, o del Femara o del placebo per altri 5 anni. I risultati dimostravano che una recidiva si verificava meno nelle donne che avevano preso il Femara e si presentava anche un numero inferiore di nuovi casi di cancro della mammella. Lo studio è stato interretto perché sono stati scoperti particolari benefici. Alle donne alle quali erano state date le pastiglie placebo era stato poi proposto di prendere il Femara, ma non tutte hanno accettato. Nel 2006, furono pubblicate ulteriori risultati. Essi dimostravano che le donne che erano passati dal placebo al Femara avevano avuto una probabilità di recidiva inferiore rispetto alle altre. Il Femara può anche essere usato nei casi di cancro della mammella precoce, per provare a restringere il tumore prima della chirurgia. Come si somministrano gli inibitori di aromatase Arimidex, Aromasin e Femara vanno assunti una volta al giorno sottoforma di pastiglie. Dovrebbero essere presi alla stessa ora tutti i giorni. Possibili effetti collaterali Ogni persona reagisce in modo diverso ai medicinali e la maggior parte delle persone che assumono Inibitori delle aromatase hanno pochi effetti collaterali. Di seguito riportiamo i principali effetti collaterali che si possono verificare. Se notate in voi qualche effetto collaterale non riportato nella lista, contattate subito il vostro medico. Alcune persone possono avere i seguenti effetti collaterali in differenti gradi: Rischio di osteoporosi: le donne che soffrono di osteoporosi o che sono a rischio, dovrebbero fare valutare ad un medico la robustezza delle loro ossa prima e durante il trattamento. Alcune donne potrebbero avere bisogno di una cura che le aiuti nel prevenire l’osteoporosi. Dolori articolari/rigidità : alcune donne sentono dolori e rigidità alle articolazioni quando assumono inibitore delle aromatasi. Contattate il medico se questi effetti causano problemi. Può essere utile prendere qualche analgesico. Vampate di calore e sudore: solitamente questo sintomo è leggero e può interrompersi dopo un periodo di tempo. Alcune volte le pazienti hanno sperimentato che diminuire o eliminare the, caffè, nicotina e alcool può ridurre i dolori. Recenti studi hanno suggerito che il progesterone o alcuni antidepressivi possono essere utili nel controllare questo effetto collaterale. Ne potete parlare con il medico. Se le vampate di calore diventano critiche parlatene con il medico.

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Secchezza vaginale: esistono gel che possono aiutare nel combattere la secchezza vaginale. Possono essere acquistati direttamente in farmacia o prescritti dal medico. Nausea, vomito e diarrea: questi effetti non sono tra i più comuni. Se dovessero presentarsi possono comunque è essere tranquillamente curati. La sensazione di debolezza può essere spesso alleviata assumendo le pastiglie con il cibo o la sera. Se avete la diarrea è importante bere molti liquidi. Perdita di capelli: alcune persone notato che perdono i capelli mentre assumono inibitori delle aromatasi. Questo avviene in modo molto lieve e i capelli tornano normali alla fine del trattamento. Mal di testa: alcune persone soffrono di mal di testa anche se è raro. E’ importante bere abbondantemente. Chiedete al medico quali medicine potete prendere se avete mal di testa. Perdite vaginali: si possono verificare perdite vaginali (solitamente nelle prime settimane del trattamento). Questo sintomo è raro e solitamente viene quando si passa dalla terapia ormonale al trattamento con inibitori delle aromatasi. Se le perdite continuano contattate il medico. Stanchezza e letargia: alcune persone si sentono più stanche del solito specialmente all’inizio del trattamento. E’ importante stare più attenti del solito specialmente quando si deve guidare o usare macchinari particolari. Decidere quale terapia ormonale intraprendere Il medico discuterà con voi i differenti tipi di terapia ormonale e insieme deciderete quale è la più adatta a voi. Attualmente, il Tamoxifen è la terapia ormonale standard per il cancro della mammella allo stadio precoce sia nelle donne in fase premestruale sia in quelle in fase postmestruale. Nonostante i risultati positivi nel somministrare gli inibitori delle aromatase, la ricerca sul cancro della mammella continua perché è necessario rispondere ancora ad alcune domande:

- Come possono essere confrontati tra loro i diversi inibitori delle aromatase? (ci sono studi che hanno messo a confronto gli inibitori delle aromatase con il Tamoxifen, ma non gli uni con gli altri)

- Quando è il momento migliore per cominciare ad assumere inibitori delle aromatase? - Per quanto tempo le donne dovrebbero prenderli? - Quali sono gli effetti collaterali a lungo termine? - Sono efficaci come il Tamoxifen nell’evitare una recidiva?

Il vostro medico vi raccomanderà una particolare terapia ormonale basata sulla vostra situazione attuale. Avrete regolari appuntamenti con lui nei quali potrete discutere come procede il trattamento. Se avrete particolari problemi o effetti collaterali il medico potrà sicuramente consigliarvi una terapia ormonale più adatta. Cose da ricordare sugli inibitori delle aromatase Gli inibitori delle aromatase interagiscono con altri medicinali. Informate il medico riguardo alle medicine che state prendendo incluse quelle che non necessitano della ricetta medica come medicine a base di erbe. Tenete il medicinale lontano dalla portata dei bambini. Se il medico decide di interrompere il trattamento, non disperdete il medicinale nell’ambiente ma riportatelo al farmacista.

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Se siete ancora malati dopo aver preso il medicinale, parlate con il dottore perché potreste necessitare di prenderne un altro. Se un giorno dimenticate di prendere il farmaco, non prendetene poi una doppia dose. Informate il vostro medico. Non preoccupatevi, il livello di farmaco nel vostro sangue non varierà di molto, ma cercate di non dimenticarvene più. Ricordatevi di farvi fare una nuova ricetta dal medico qualche settimana prima di finire il medicinale e assicuratevi di averne abbastanza per quando andate in vacanza, per esempio. Curare il cancro con l’Herceptin® La Trastuzumab (conosciuta come Herceptin®) è un trattamento che potrebbe essere dato ad alcune donne con il cancro della mammella. È un farmaco conosciuto come anticorpo monoclonale e funziona attaccando i recettori HER2 (proteine) sulla superficie delle cellule neoplastiche. Questo riduce la divisione delle cellule. Inoltre fa sì che le difese immunitarie combattano meglio contro le cellule cancerogene. Alcuni studi hanno dimostrato che l’Herceptin può ridurre la possibilità di una recidiva dopo il trattamento iniziale per un tumore mammario precoce. Comunque, è efficace solo nelle donne le cui cellule cancerogene possiedono un alto numero di recettori HER2. Questo vale per circa una donna su 4 che ha quindi un cancro HER2 positivo. Se vi verrà diagnosticato un cancro della mammella, le vostre cellule saranno testate per la proteina HER2. Nelle donne che hanno un cancro della mammella precoce e sono HER2 positive, l’Herceptin potrebbe essere usato contemporaneamente o dopo altri trattamenti. Invece nelle donne con cancro della mammella in stadio avanzato, potrebbero essere usata per controllare il cancro per un certo periodo di tempo. Potete discutere col vostro medico se questo trattamento è adatto al vostro caso. DOPO L’OPERAZIONE CHIRURGICA DEL TUMORE AL SENO Il paziente viene incoraggiato ad alzarsi dal letto ed iniziare a muoversi il più presto possibile dopo l’operazione. È probabile che alla ferita venga applicato un drenaggio, rimosso poi dall’infermiere del reparto dopo un paio di giorni. Ma può anche darsi che al paziente sia dato il permesso di andare a casa col tubicino ancora attaccato; e in questo caso qualche giorno più tardi bisogna tornare in ospedale o dal medico per rimuoverlo. Tempo in ospedale Il periodo di degenza in ospedale dipenderà dall’estensione dell’intervento chirurgico a cui siete state sottoposte. Dopo una tumorectomia o una quadrantectomia, la degenza in ospedale dura solamente 1-2 giorni. Le persone che invece hanno subito una mastectomia o una rimozione e completa dei linfonodi, normalmente devono rimanere almeno 3-5 giorni dopo l’operazione. Nel caso in cui ci si sottopone ad una ricostruzione del seno insieme all’intervento chirurgico iniziale, la degenza può durare fino a una settimana, a dipendenza del tipo di ricostruzione. Dolori o infiammazioni Dopo l’operazione è comune accusare per circa un paio di settimane un po’di dolore o fastidio attorno alla ferita e sotto il braccio. Per far fronte a questo problema si ricevono antidolorifici. Nel caso il dolore non si plachi è necessario parlarne subito col proprio medico o l’infermiere, in modo che vengano prescritti antidolorifici più efficaci o sedute di fisioterapia.

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Alcune pazienti continuano ad accusare dolore al braccio fino ad un anno dopo il trattamento, e in una minoranza di casi anche per periodi più lunghi. Se questo è il vostro caso, informate l’oncologo, il quale non esiterà a indicarvi uno specialista nel controllo del dolore, che valuterà i sintomi e vi consiglierà i rimedi più efficaci. Alcune pazienti accusano un dolore che si trasmette come una frustata dall’ascella al palmo della mano. Questa sensazione si deve all’indurimento dei vasi linfatici. Alcune volte il dolore può raggiungere un’intensità tale da impedire il benché minimo movimento. In questi casi la fisioterapia e, a volte, anche una terapia antibiotica possono recare sollievo. Il fastidio di solito scompare gradualmente, con il passare dei mesi, ma talvolta si ripresenta. Rigidità alla spalla Alcune pazienti avvertono una sensazione di rigidità della spalla, che è più frequente dopo una mastectomia che dopo una tumorectomia. È importante svolgere esercizi che preservino la mobilità della spalla, e sarà cura del fisioterapista indicarvi come eseguirli. Gonfiori intorno alla ferita La regione intorno alla ferita apparirà gonfia e livida per un po’ di tempo, ma anche questi segni scompaiono gradualmente nell’arco di qualche settimana. Alcune volte all’interno della ferita mammaria e ascellare si forma una raccolta di fluido linfatico o di sangue, che deve essere drenata dal personale medico-infermieristico. Si tratta di un’evenienza spiacevole, ma anche questa tenderà a scomparire nel tempo. In ogni caso non si tratta di linfedema. Insensibilità e formicolio all’avambraccio Se è stata eseguita anche la dissezione ascellare, l’avambraccio che si trova sul lato operato sarà rigido o insensibile o avvertirete una sensazione di formicolio. Ciò è legato alla sezione, durante la dissezione dei linfonodi ascellari, del coraco-brachiale, il nervo sensitivo che innerva tale regione. Vi verrà consigliato di consultare un fisioterapista, il quale vi farà eseguire degli esercizi piuttosto semplici, che dovrete svolgere con continuità fino a recuperare la funzionalità dell’arto. Protesi mammarie Dopo la mastectomia vi verrà consegnata una protesi leggera da mettere all’interno del reggiseno, appositamente studiata per essere indossata subito dopo l’intervento quando la regione è ancora sensibile. Una volta che la ferita sarà perfettamente cicatrizzata, vi sarà consegnata la protesi definitiva. Questa sarà quanto più possibile della misura e della forma del vostro altro seno, e sarà da indossarsi all’interno del reggiseno. È fatta di silicone ed è flessibile, e si può avere per tutti i differenti colori della pelle. Appuntamento ambulatoriale Prima di essere dimesse vi verrà fissato un appuntamento in ambulatorio dove effettuerete i controlli postoperatori. È a questo punto che vi verrà comunicato lo stadio della malattia (le dimensioni e la sua eventuale diffusione ai linfonodi) e, di conseguenza, la necessità di sottoporvi ad altri trattamenti. È questo il momento giusto per discutere di tutti i problemi che sono insorti dopo l’intervento.

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Curarsi a casa Una volta a casa, riguardatevi per un po’ di tempo. Riposate molto e seguite una dieta ben equilibrata. Vi verrà sconsigliato di portare e sollevare pesi e anche di guidare per quattro settimane. CONVIVERE CON LE CONSEGUENZE DELL’INTERVENTO AL SEN O Effetti emotivi Il trattamento chirurgico del carcinoma mammario, indipendentemente dal fatto che la ghiandola mammaria sia stata rimossa in tutto o in parte, può essere un’esperienza profondamente traumatica. Il seno è molto importante per l’idea che avete di voi stessa in quanto donna. I primi mesi possono essere accompagnati da profondo turbamento e molte donne sono sopraffatte da sentimenti contrastanti. Ansia, paura, shock, rabbia e risentimento insieme, forse, al sollievo per il fatto che il cancro sia stato scoperto e trattato - questi sono i sentimenti che le pazienti, o almeno alcune, provano, in misura diversa, quando cominciano a convivere con le conseguenze dell’intervento al seno. Far fronte ad una cambiata apparenza L’alterazione dell’aspetto esteriore incide profondamente sulla fiducia in voi stesse. Molte donne hanno bisogno di tempo per accettare questa perdita. Ogni donna ha un suo modo di accettare la ‘mutilazione’ del proprio corpo. Alcune preferiscono essere da sole quando vedono i risultati dell’interveto chirurgico per la prima volta. Altre vogliono il sostegno del partner o di una persona amica o del medico o dell’infermiera. Conseguenze sulla vita sessuale Benché la chirurgia al seno non influenzi l’abilità fisica ad avere rapporti sessuali, il particolare stato d’animo può far diminuire il desiderio sessuale per un po’di tempo. Le donne spesso hanno bisogno di sentirsi relativamente felici col proprio corpo per avere una vita sessuale appagante. La paura che il proprio partner, anche uno da molto tempo, possa perdere il desiderio davanti alle ferite o alla cambiata apparenza del corpo, rende molto nervose le donne di fronte alla possibilità che qualcuno veda o tocchi il loro corpo. Non c’è il momento giusto o sbagliato per affrontare questo passo. Potete aspettare finché voi e il vostro partner vi sentite pronti. Quando siete ancora in ospedale gli infermieri spiegheranno al vostro partner come si presenterà la ferita. Se lo desiderate, un infermiere o un dottore possono essere lì con voi al momento in cui mostrerete al vostro partner la ferita, oppure un amico o un parente, a seconda di come preferite. Andare avanti Vi accorgerete che le difficoltà e i vari stati d’animo diminuiscono col tempo. Dopo l’operazione il gonfiore scende, l’ematoma scompare e la ferita diventa meno apparente. Non appena vi abituerete alla protesi mammaria riacquisterete gradualmente la fiducia in voi stesse. Per abituarsi alla protesi mammaria ci può volere qualche mese come qualche anno. Gli stati d’animo e l’ansia possono ricomparire ogni volta che dovete recarvi all’appuntamento di controllo, o soltanto leggendo su giornali e riviste articoli a proposito del cancro al seno, o vedendo servizi televisivi che ne parlano.

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Molte donne riescono ad affrontare tutto serenamente, dall’intervento chirurgico alla terapia. In genere lo si deve in parte al supporto dello staff ospedaliero, degli amici o dei parenti. Tuttavia le donne spesso sono sorprese dal trovarsi in difficoltà una volta il trattamento finito. Invece di andare avanti cercando di dimenticare tutto continuano a sentirsi ansiose e tristi per un po’di tempo. Alcune donne sono molto spaventate all’idea che il tumore possa ripresentarsi. Questo si traduce nella preoccupazione che ogni minimo dolore possa essere un segno che il cancro è tornato. Ansia e preoccupazione creano facilmente insonnia, e a volte capita anche di sentirsi depresse ed isolate, sentimenti che si creano più facilmente di notte. Dopo un intervento chirurgico per operare un tumore al seno potreste sentirvi emozionalmente e fisicamente esaurite. È importante dedicarsi tutto il tempo necessario per riprendersi completamente e farsi aiutare se ci si sente nel bisogno. Ulteriori esami Dopo l’intervento chirurgico è possibile che ci si debba sottoporre ad ulteriori esami per controllare se ci sia stata una diffusione del tumore. Se abbiate bisogno dell’esame o meno dipende dalla grandezza e dallo stadio del tumore, e se i linfonodi erano stati intaccati o no. L’esame aiuta i medici a capire quale sia il trattamento più indicato per la vostra situazione. L’esame a cui sarete sottoposto sarà uno di questi:

• Ecografia epatica • Scintigrafia ossea • Risonanza magnetica per immagini (MRI) • Lastra ai polmoni

EFFETTI COLLATERALI A LUNGO TERMINE DELLA RADIOTERA PIA PER IL CANCRO AL SENO Queste informazioni sono per le donne a cui possono riguardare gli eventuali effetti collaterali a lungo termine di una radioterapia per il tumore al seno. Nel caso si sviluppi un qualsiasi nuovo sintomo una volta la terapia terminata, oppure se l’effetto collaterale della terapia non scompare a terapia terminata, è necessario contattare il proprio medico, radiografo, o infermiere dell’ospedale per avere un parere. Spesso c’è una spiegazione molto semplice per questi sintomi, e non significano necessariamente che si stia sviluppando un effetto collaterale a lungo termine. I principali effetti collaterali a lungo termine sono:

• Mutamenti del seno • Limitazione dei movimenti della spalla • Alterazioni nel funzionamento del cuore • Problemi ai polmoni • Effetti sulle ossa • Linfedema al braccio • Insensibilità, dolore e debolezza al braccio • Secondo tumore indotto dalle radiazioni • Effetti sullo stato d’animo

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Mutamenti del seno La maggior parte delle donne sviluppa un mutamento nell’aspetto e nella sensibilità del proprio seno, dovuti alla radioterapia, anche se sono per lo più minimi. Cambiamenti della pelle Durante il trattamento alcune donne sviluppano una reazione della pelle simile ad una scottatura da sole, chiamata eritema. Le pelli chiare potrebbero diventare rosse e irritate, mentre le pelli più scure appaiono in genere ancora più scure, con una sfumatura blu o nera. Normalmente questo effetto scompare dopo 2-4 settimane dalla radioterapia, ma talvolta persiste. Ad alcune donne la cicatrice rimane delicata e sensibile per un po’ di tempo. Alcune donne si ritrovano con delle chiazze rosse sul seno, causate dalla dilatazione dei vasi sanguinei sotto la pelle (telangectasia), a parte l’aspetto, questo effetto non determina nessun particolare problema. Cura della pelle In caso di reazione cutanea riceverà consigli dal dottore, dal radiologo, o dall’infermiere su come curare la pelle. I consigli seguenti possono essere utili:

• Evitare di usare saponi contenenti profumo, talco in polvere e deodoranti/antitraspiranti finché la reazione cutanea non si è assestata

• Evitare di radersi l’ascella dal lato interessato • Le docce sono preferibili ai bagni, e nell’eventualità è sconsigliato tenere a lungo ammollo

l’area interessata • Dopo la doccia è meglio asciugare la zona tamponandola piuttosto che strofinarla con una

salvietta • Prediligere i vestiti ampi, che sono più confortevoli da indossare • Evitare di esporre l’area al sole diretto per almeno un anno, dato che la pelle continuerà ad

essere sensibile. Gonfiori al seno Raramente si riscontrano casi in cui il seno si gonfia durante o subito dopo la terapia. In ogni caso il gonfiore dovrebbe sparire un paio di mesi dopo la fine del trattamento. Talvolta questo gonfiore persiste e si trasforma poi in linfedema. Ciò capita se i linfonodi sono stati asportati o sono stati danneggiati dalla radioterapia, causando una raccolta di fluido linfatico. Se credete di avere un linfedema parlatene col vostro medico, che potrà mandarvi da uno specialista. Dolori o infiammazioni Molte donne provano dolore e fastidio alla zona del seno che è stata trattata. Tutto ciò tende a migliorare di anno in anno. In caso di problemi molto fastidiosi il dottore può prescrivervi analgesici. Contrazione del seno È molto comune che il seno subisca una lieve contrazione nel tempo, senza tuttavia provocare dolore. Eccezionalmente si riscontrano un indurimento oltre che un ispessimento del tessuto del seno (fibrosi), che fa diventare il seno più duro appunto, e più piccolo, rendendolo a volte molto diverso dall’altro.

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Limitazione dei movimenti della spalla

La radioterapia e la chirurgia influiscono sui movimenti delle spalle. All’incirca una donna su dieci soffre di questo problema. Le conseguenze sono che risulta difficile portare pesi come le borse della spesa, fare le pulizie o altri tipi di esercizi come ad esempio nuotare. Il fisioterapista vi mostrerà degli esercizi utili per migliorare i movimenti della spalla. Alterazioni nel funzionamento del cuore Esiste un lieve rischio di subire danni al muscolo del cuore o al vaso sanguineo principale intorno al cuore. Ciò succede solo nel caso di un tumore al seno sinistro, dato che il cuore si trova leggermente a sinistra del petto. Siccome la radioterapia è attualmente ben pianificata in modo da non interessare l’area del cuore con le radiazioni, il rischio di sviluppare una patologia simile è oggi notevolmente ridotto. Se il vostro cuore dovesse esser stato danneggiato dalla radioterapia avrete sintomi quali stanchezza o affaticamento salendo le scale, vertigini o dolori al petto. Cure per i cambiamenti al cuore La cura dipende dalla parte del cuore che è rimasta lesa e dall’entità della lesione. È consigliato evitare le cose che potrebbero causare ulteriori danneggiamenti, come l’alcol, il fumo e lo stress, e migliorare la propria dieta. La cura può includere medicinali per migliorare il ritmo cardiaco, o migliorare l’afflusso di sangue attorno al cuore per aiutare a ridurre i dolori al petto. Il vostro dottore o infermiere vi spiegherà in dettaglio qual è la cura di cui avete bisogno e risponderà a tutte le vostre domande. Problemi ai polmoni All’incirca una donna su 50 sviluppa sintomi come affanno, tosse secca o dolori al petto. Questi sintomi possono presentarsi perché la radioterapia può colpire le cellule che compongono i polmoni; causandone l’infiammazione o una fibrosi (indurimento e ispessimento). Solitamente questi sintomi si sviluppano 2 o 3 mesi dopo la fine della radioterapia. I cambiamenti spesso sono solo temporanei, e durano uno o due mesi, ma a volte capita anche che diventi un effetto collaterale a lungo termine. Il rischio di sviluppare problemi ai polmoni è leggermente più alto se la radioterapia è fatta anche sui linfonodi dell’area pettorale. Nel caso in cui si abbia subito una chemioterapia precedentemente, il rischio si alza ulteriormente. Tali sintomi possono essere accentuati nel caso in cui si abbia già avuto problemi polmonari quali l’asma, oppure se si fuma. Cura per i problemi ai polmoni La maggior parte dei problemi ai polmoni sparisce con la cura e raramente diventano un effetto a lungo termine. La cura dipende da quale sia esattamente la lesione al polmone e può includere il consiglio di diminuire o smettere di fumare e mantenere un peso salutare. Possono venir prescritti inalatori che contengono farmaci che aiutano ad aprire le vie respiratorie (broncodilatatori). Possono anche venir prescritti degli steroidi che riducono l’infiammazione, sia sottoforma di inalatori che come pastiglie. Se il polmone ha un’infezione verrà invece prescritto un antibiotico.

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Il dottore o l’infermiere restano sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti e per insegnarvi ad usare un inalatore. Conseguenze sulle ossa Un altro effetto collaterale a lungo termine della radioterapia al seno che occasionalmente si presenta è la lesione alle ossa, specialmente le costole e le ossa del collo. Questo problema interessa meno di una donna su 100. Le ossa possono diventare più fini e più fragili, oltre che a dolere e rendere difficile il sollevamento di oggetti pesanti o lo svolgimento di alcuni esercizi. In casi molto rari le ossa si infettano anche, e se sono particolarmente indebolite rischiano di rompersi. È importante esser coscienti dell’eventualità di questo problema, in modo da recarsi dal medico per un controllo ai primi sintomi. Ad ogni modo il danno alle ossa dovuto alla radioterapia resta un fenomeno abbastanza raro, per cui i sintomi legati alle ossa saranno nella maggior parte dei casi da ricondurre ad altre cause. Trattamento per le ossa danneggiate La cura serve principalmente ad alleviare i dolori, quindi sarà soprattutto a base di analgesici o antinfiammatori. Talvolta vengono prescritti anche degli integratori di calcio, o dei medicamenti chiamati bisfosfonati, che aiutano a rafforzare le ossa. Molto raramente, e nel caso in cui le ossa sono state seriamente danneggiate, si è sottoposti a una terapia all’ossigeno iperbarico, che aiuta a prevenire un ulteriore indebolimento delle ossa e a migliorare i sintomi. Questa cura è nuova e i suoi effetti precisi sono ancora sotto studio. La terapia prevede l’esposizione ad un’alta concentrazione di ossigeno sotto pressione in una stanza iperbarica. La stanza è simile a quelle usate per curare chi ha la sindrome da decompressione. Questa terapia aiuta le ossa a ricomporsi. Se si soffre di dolori, si possono prendere antidolorifici. Ma se le ossa sono infette bisognerà curarsi con antibiotici. Nel caso in cui i danni alle ossa sono tali da rendere difficili le normali attività quotidiane, è utile ricorrere a un fisioterapista. In casi eccezionali viene usata la chirurgia per rimuovere le costole danneggiate. Linfedema al braccio Il linfedema è un gonfiore. Può presentarsi se i linfonodi dell’ascella sono stati asportati o sono stati danneggiati dalla radioterapia. Il fluido linfatico normalmente scorre lungo i vasi linfatici e attraverso i linfonodi. Se i linfonodi dell’ascella sono rimossi o danneggiati, un eccesso di fluido può formarsi nel braccio creandone appunto il gonfiore. Il linfedema capita a volte tra le donne che hanno subito una radioterapia all’ascella come parte della terapia per curare il cancro al seno. Alcune donne subiscono una radioterapia dopo aver rimosso qualche linfonodo da sotto il braccio; in questo caso il linfedema è poco comune, e riguarda approssimativamente una donna su 25. Tra le donne che hanno fatto la radioterapia dopo aver rimosso la maggior parte dei linfonodi, il linfedema è molto più comune, e riguarda una donna su tre. Il linfedema al braccio capita anche dopo la radioterapia al seno e al petto, ma è molto raro. Il linfedema capita anche nella zona del seno, ma anche qui si tratta di casi molto rari. Se il vostro braccio è gonfio a causa di un linfedema può anche diventare rigido, fastidioso e scomodo da muovere. Ne consegue che movimenti quotidiani come il vestirsi possono esserne

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ostacolati. La pelle del braccio diventa in genere tesa e rigida. Una volta che il linfedema compare non può più essere completamente curato; tuttavia si può fare molto per ridurre il gonfiore e il fastidio, permettendo così al braccio di essere usato normalmente. Prevenire il linfedema Se si rischia di sviluppare un linfedema si ricorre in genere a uno specialista che consiglia la cura. Potrebbe trattarsi di un infermiere, un fisioterapista o un dottore. La cura dipende da quanto è sviluppato il linfedema e mira a ridurre il gonfiore, prevenire ulteriori gonfiori e alleviare i fastidi. Esistono quattro principali tipi di trattamento:

• Cura della pelle • Sostegno del braccio tramite bendaggi particolari • Posizionamento e movimento, o esercitazione del braccio • Un particolare tipo di massaggio chiamato drenaggio linfatico manuale (DLM)

Intorpidimento, dolore e debolezza del braccio Circa una donna su cento che ha subito la radioterapia sotto il braccio come parte del trattamento sviluppa intorpidimento, formicolio, debolezza alla mano, o anche dolore attorno alla spalla, il braccio e la mano. Questi sintomi sono in genere piuttosto leggeri ma in alcuni casi possono avverarsi forti e seriamente problematici. Tali fastidi sono dovuti al danno ai nervi che passano dal braccio, e spesso capitano dopo la radioterapia della zona ascellare. Questi nervi sono chiamati plesso brachiale e l’effetto a lungo termine viene quindi detto neuropatia del plesso brachiale indotta dalle radiazioni o plessopatia brachiale. Trattamento per la plessopatia brachiale Normalmente si tratta di un sintomo leggero, ma se la neuropatia del plesso brachiale si sviluppa troppo diventa irreversibile. Ad ogni modo ci sono delle cure per controllare il dolore, e rendere più semplici i vari aspetti pratici della vita. Una delle priorità del trattamento è quella di trovare il modo migliore per controllare il dolore. Le persone in genere descrivono il dolore come delle fitte o dei bruciori, ma spesso si manifesta anche come un formicolio, insensibilità e irrigidimento. Ci sono vari analgesici che possono esser d’aiuto in questi casi, a seconda dell’intensità dei sintomi. Il vostro dottore vi saprà consigliare quale fa più al vostro caso. Inoltre il dottore potrebbe prescrivervfi dei leggeri antidepressivi e dei farmaci antiepilettici, data la loro eficacia nel controllare i dolori ai nervi. Per ulteriori consigli vi potrebbe esser suggerito un centro di terapia del dolore. Esistono anche altri trattamenti che potrebbero esservi consigliati, come il massaggio o l’applicazione di caldo e freddo sulla zona interessata. Un’altra possibilità consiste nell’uso della macchina per la stimolazione elettrica transcutanea nervosa (TENS), la quale potrebbe avverarsi molto efficace nell’alleviare il dolore. Essa comprende la collocazione di tamponi adesivi che contengono elettrodi sulla pelle. Una leggera scarica elettrica passa attraverso i tamponi, provocando la rilascita da parte del corpo dei propri antidolorifici naturali (endorfine), che aiutano a controllare i dolori. Alcune donne trovano anche sollievo nell’agopuntura. Altre terapie complementari possono anche essere d’aiuto, ma è sempre meglio discuterne prima col proprio dottore. Spesso è utile recarsi da un terapista occupazionale o da un fisioterapista, il quale vi insegnerà a tenere il braccio più mobile e più forte possibile tramite esercizi che rafforzano la muscolatura e la mantengono elastica; e a usare la fasciatura o la stecca per sorreggere il braccio. Il terapista occupazionale esaminerà in che maniera i dolori influiscono sull’uso del vostro braccio nella vita di

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tutti i giorni, così da darvi suggerimenti pratici, insieme al fisioterapista, per aiutarvi a condurre una vita tutto sommato il meno impedita possibile. Cancro recidivo indotto dalle radiazioni Questo effetto collaterale a lungo termine a seguito della radioterapia per il cancro al seno è veramente raro. All’incirca una donna su mille sviluppa un tumore, detto sarcoma, nella zona sottoposta al trattamento. Potrebbe succedere molti anni più tardi. Seppur raro è consigliato recarsi immediatamente dal dottore al manifestarsi di qualche sintomo sospetto. Effetti sullo stato d’animo Potreste reagire con diversi stati d’animo se vi viene diagnosticato un danno dovuto alla radioterapia. Dato che in genere tale tipo di danno è poco comune ci potrebbe volere un po’ di tempo prima di capire l’origine del problema, quindi potreste provare rabbia. Potreste sentirvi sollevate di sapere la causa dei vostri sintomi, o sentirvi tradite per esser sopravvissute al tumore per poi rimanere danneggiata dal trattamento. Potreste essere preoccupata per come affrontare una possibile invalidità fisica, o per i problemi finanziari in caso doveste essere impossibilitate a continuare a lavorare. Queste sono tutte normali reazioni e fanno parte del processo attraverso il quale molte donne passano. Ognuno affronta il problema a suo modo. Alcune donne trovano conforto nel parlarne con amici o parenti, mentre altre preferiscono cercare persone estranee alla loro situazione, come. Altre donne invece preferiscono non estraniare i loro sentimenti. Non esiste un modo giusto o sbagliato di affrontare la situazione, ma è importante sapere che in caso di bisogno l’aiuto si può trovare. FOLLOW-UP DEL TRATTAMENTO PER IL CANCRO ALLA MAMMEL LA Dopo il trattamento Una volta concluso il trattamento, il vostro medico oncologo vorrà sottoporvi a visite di controllo e mammografie, in principio con una buona frequenza ma poi soltanto una volta all’anno. Nel caso stiate subendo una terapia ormonale o se avete un qualsiasi effetto collaterale dovuto alla chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia, sarà necessario recarsi dal proprio specialista con più frequenza. Chi si è sottoposto ad una mastectomia, vedrà lo specialista per farsi mettere la protesi mammaria. Queste visite sono una buona occasione per discutere col proprio medico di eventuali preoccupazioni o problemi che vi dovessero essere insorti. Ad ogni modo se nei periodi di intervallo tra una visita e l’altra aveste dei problemi o avvertiste nuovi sintomi, dovrete informare il medico il più presto possibile. Molte persone diventano molto ansiose nel periodo che precede la visita. Tutto ciò è normale e potrebbe esser d’aiuto farsi sostenere dalla famiglia, dagli amici o da organizzazioni specializzate durante questo periodo. Terapia di sostituzione ormonale (TSO) Alle donne che sono state trattate per carcinoma mammario viene di solito sconsigliata la terapia di sostituzione ormonale (TSO) in quanto gli estrogeni contenuti nel farmaco potrebbero favorire la recidiva del carcinoma. Tuttavia, se i sintomi della menopausa sono per voi molto fastidiosi, il vostro ginecologo potrà prescrivervi dei farmaci per tenerli sotto controllo. Se la sintomatologia dovesse persistere, si potranno trattare con un breve ciclo di TSO a basse dosi. La ricerca, però, sta ancora valutando i

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rischi e i vantaggi di questo trattamento, e se siete sottoposte a TSO è estremamente importante che siate tenute sotto rigorosa sorveglianza. Fertilità dopo la cura

Gravidanza Secondo alcuni studi condotti recentemente, la gravidanza non aumenta le probabilità di recidiva del carcinoma mammario. Se volete avere un bambino, voi e il vostro partner dovrete parlarne con il vostro medico curante, che conosce la vostra storia medica, e esaminare rischi e implicazioni. Sarebbe opportuno lasciar trascorrere un po’ dopo la conclusione del trattamento prima di programmare la gravidanza. Più lungo sarà l’intervallo libero da malattia, meno probabile sarà la recidiva; ma forse dovreste considerare con particolare attenzione ciò che potrebbe accadere se, dopo aver avuto il bambino, il cancro dovesse ripresentarsi, e valutare se siete pronti a correre il rischio di questa ulteriore responsabilità.

Infertilità Purtroppo le pazienti sottoposte a irradiazione o asportazione delle ovaie non potranno più avere figli. Altrettanto vale per un certo numero di pazienti trattate con chemioterapia adiuvante. In altri casi, invece, se il ciclo mestruale non si è nel frattempo arrestato, sarà possibile andare incontro alla gravidanza, che non avrà conseguenze per il nascituro. Di solito più una donna è in età avanzata e più il rischio di rimanere infertile aumenta. Per alcune donne può essere molto difficile convivere con questa ulteriore ‘menomazione’ - sia che abbiano già avuto dei figli o meno. La fertilità ha un ruolo molto importante nella vita di molti e non essere più in grado di procreare può sembrare particolarmente difficile da accettare quando state già lottando contro la malattia. Può essere utile esternare questi sentimenti con lo psico-oncologo –figura professionale disponibile presso i maggiori centri oncologici –o contattando associazioni di donne operate al seno. Immagazzinamento di ovuli o embrioni Se la terapia a cui ci si sta per sottoporre ha molte probabilità di rendere la donna infertile, ed essa desidererebbe poter avere figli in futuro, è possibile prelevare degli ovuli dalle ovaie, fertilizzarli, e conservare gli embrioni per un uso futuro. È a volte anche possibile, seppure ancora in via sperimentale, farsi prelevare degli ovuli e congelarli prima che il trattamento inizi. In un secondo tempo sarà possibile sgelare gli ovuli fecondati e impiantarli nell’utero per cominciare una gravidanza. Queste tecniche permettono alle donne che hanno perso la fertilità in seguito ad un trattamento per curare il cancro al seno, di avere lo stesso dei figli. Se voleste dei figli parlatene col vostro dottore prima che il trattamento cominci; il quale potrà infatti mandarvi presso uno specialista. Contraccezione Poiché sussiste il rischio che gli ormoni (estrogeno e progesterone) contenuti nella pillola anticoncezionale possano agire sulle cellule tumorali del carcinoma mammario, alle donne che sono state colpite da questa malattia verrà sconsigliato l’uso della pillola.

Scelta del contraccettivo I metodi di ‘barriera’ quali il preservativo o il diaframma sono più adatti. Per ridurre l’eventuale attrito durante il coito, si può abbinare ai primi l’uso di gel lubrificanti (ottenibili senza presentazione di ricetta medica). Se, invece, preferite il diaframma, il vostro ginecologo non avrà alcuna difficoltà ad applicarvelo, fornendovi tutte le informazioni necessarie. Anche i dispositivi

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intrauterini (DIU) sono efficaci - ma non quelli che rilasciano progestinici, che sono ormoni femminili. Alcune pazienti preferiscono essere sterilizzate per evitare il rischio che si instauri una gravidanza.

La scelta del metodo contraccettivo efficace è prevalentemente personale. Ovviamente è importante conoscere il vostro pensiero al riguardo, come anche quello del vostro partner. Alcune donne devono prendere in considerazione anche le implicazioni di ordine morale e religioso. Sfortunatamente, il coito interrotto e i metodi ritmici non sono abbastanza sicuri da garantire la prevenzione della gravidanza in questo caso. Linfedema Se il chirurgo ha proceduto alla dissezione ascellare o se siete state sottoposte a radioterapia, c’è il rischio che si sviluppi un linfedema, che si manifesta con gonfiore del braccio o della mano dal lato dell’operazione. Si tratta di solito di un gonfiore lieve, che si forma gradualmente nel giro di pochi mesi o di diversi anni dopo l’intervento. In alcuni casi il gonfiore può manifestarsi subito dopo l’intervento di prima istanza, ma normalmente regredisce entro poche settimane, e non si tratta in questo caso di linfedema. In caso di linfedema, il braccio e la mano sono più sensibili alle infezioni. Riportiamo di seguito alcuni semplici consigli per rispettare l’igiene e ridurre il rischio di infezioni:

• detergere anche piccoli tagli e escoriazioni con un antisettico e mantenerli puliti fino alla completa guarigione. Al minimo segno di infezione – se notate che la ferita è infiammata o calda e dolente recatevi subito dal medico di famiglia o dall’oncologo che vi ha in cura;

• indossare i guanti per lavare i piatti, sbrigare le faccende domestiche e eseguire attività di bricolage;

• accudire animali o praticare il giardinaggio indossando sempre guanti e abbigliamento a maniche lunghe onde prevenire graffi;

• fare uso del ditale per cucire; • proteggersi adeguatamente la pelle se ci si espone al sole onde evitare di scottarsi; • depilarsi le ascelle con il rasoio elettrico per evitare di tagliarsi; • mantenere la cute pulita e asciutta e usare quotidianamente una crema idratante per

mantenerla sempre elastica; • tagliarsi le unghie con le tronchesi anziché con le forbici e usare regolarmente una crema per

le mani; non spingere mai indietro né tagliare le pellicine, ma usare l’apposita crema; TUMORE AL SENO E SINTOMI DELLA MENOPAUSA La sezione seguente riguarda i sintomi della menopausa che possono essere avvertiti a seguito del trattamento del tumore al seno, dando consigli su come affrontarli. I sintomi non sono sempre forti, ma possono esser causa di grande disagio. I sintomi della menopausa Le donne normalmente hanno il ciclo mestruale fino intorno ai 40-50 anni. La menopausa arriva perché le ovaie smettono di produrre gli estrogeni e il progesterone. Il cambiamento del livello di ormoni può causare diversi sintomi, tra i quali:

• vampate di calore e sudorazione profusa • secchezza vaginale • aumento della frequenza della minzione

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• impulsi sessuali diminuiti • stanchezza • difficoltà a prender sonno • secchezza cutanea • dolori • sbalzi di umore • mancanza di concentrazione • perdita di fiducia e di memoria

Le donne possono avere uno o più sintomi, e la loro intensità può variare molto. La menopausa, soprattutto se arriva presto, può esser causa di altri effetti nel corpo, come indebolimento delle ossa (osteoporosi) e malattie del cuore. Questi effetti possono svilupparsi a livelli diversi nelle persone. La loro tendenza a svilupparsi è, almeno parzialmente, trasmessa geneticamente. Trattamenti per il tumore al seno e menopausa Gli ormoni sessuali estrogeni e progesterone possono influire sulla crescita delle cellule tumorali del seno. I trattamenti per il cancro al seno spesso includono terapie ormonali che bloccano gli estrogeni dal diventare cellule tumorali, oppure riducono il livello degli estrogeni nel corpo. Questi trattamenti possono essere causa di una menopausa precoce o di sintomi della menopausa. La chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e la terapia ormonale possono essere usate da sole o in combinazione per curare il cancro al seno. Alcuni di questi trattamenti hanno effetti sul funzionamento delle ovaie; quindi causare una menopausa anticipata o i sintomi tipici della menopausa dovuti allo stesso trattamento. Far smettere le ovaie di funzionare Le donne che sviluppano un tumore al seno in giovane età sono avvisate prima di intraprendere la cura degli effetti che essa può avere sulle loro ovaie. La chirurgia o la radioterapia bloccano permanentemente le ovaie dal produrre estrogeni. La chemioterapia e la terapia ormonale invece le possono bloccare anche solo temporaneamente. La chirurgia: le ovaie possono venire rimosse in una minore operazione, durante una breve degenza in ospedale. Questo porta ad un’improvvisa e permanente menopausa. La radioterapia: Una bassa dose di radioterapia alle ovaie le fa smettere di funzionare. Siccome la dose è bassa non si hanno però generalmente altri effetti collaterali oltre alla menopausa, che si presenterà dopo qualche mese dalla fine del trattamento. La chemioterapia: alcuni farmaci chemioterapici bloccano il funzionamento delle ovaie, sia temporaneamente che permanentemente, a dipendenza dell’età della paziente: più questa è avanzata e più la possibilità che l’effetto sia permanente aumenta. Se è appunto permanente i sintomi della menopausa si presenteranno. Anche se il trattamento non provoca una menopausa immediata, questa sarà comunque anticipata. Non è possibile sapere prima del trattamento se la chemioterapia avrà un’influenza temporanea o permanente. Il ciclo potrebbe tornare normale in breve tempo, così da permettere alla donna di rimanere incinta, dovrebbe quindi fare uso di contraccettivi una volta terminata la chemioterapia. La terapia ormonale: due tipi di terapie ormonali possono venire usate per curare il cancro al seno.

• I farmaci che bloccano l’estrogeno dall’unirsi alle cellule tumorali

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• I farmaci che bloccano la produzione di estrogeno I primi possono provocare effetti collaterali simili a quelli della menopausa. Il ciclo mestruale diventa irregolare o addirittura si blocca. Ad ogni modo normalmente dopo qualche mese dalla fine del trattamento tali sintomi non si presentano più. Come con la chemioterapia, più si è prossimi all’età della menopausa e più è probabile che la terapia la anticipi, e che il ciclo mestruale non si presenti più neanche dopo qualche mese. Alle donne che sono già in menopausa spesso tornano i sintomi avuti in principio. Le terapie ormonali conosciute come LHRH analoghi, fermano la produzione di estrogeno da parte delle ovaie, ma, a differenza di chirurgia e radioterapia, in modo reversibile. Questi farmaci provocano i sintomi della menopausa già durante il trattamento. In genere però il ciclo mestruale riprende una volta il trattamento è terminato. Alle donne vicine all’età normale della menopausa il ciclo probabilmente non riprende più. Vampate di colore e sudorazione Questi sono i più comuni sintomi della menopausa, benché la causa esatta sia sconosciuta. Il controllo della temperatura corporea sembra subire degli sbalzi dovuti al calo del livello degli estrogeni. È difficile bloccare questi due sintomi, tuttavia si può ridurne la frequenza e l’intensità. Esistono una serie di farmaci che il medico può prescrivere a questo scopo.

• Gli studi clinici hanno dimostrato che una bassa dose di progesterone è efficace su alcune donne. In ogni caso comincia ad aver effetto solo 3-4 settimane dopo l’assunzione, e ad alcune donne potrebbero inizialmente aumentare in frequenza. Altri effetti collaterali quali sensibilità del seno e una sensazione di gonfiore possono anche manifestarsi.

• Degli antidepressivi come il Venlafaxine (Efexon ®) possono essere utili se somministrati in dosi leggere. Alcune donne hanno riscontrato una diminuzione in frequenza ed intensità delle vampate, benché le ricerche mediche abbiano avuto risultati diversi. Questi medicamenti possono metterci qualche settimana prima di avere qualche risultato, e possono causare effetti collaterali come nausea, secchezza delle fauci e inappetenza.

• Il Clonidine (Catapres®, Dixarit®) è un farmaco che viene normalmente somministrato per curare la pressione alta o l’emicrania, ma può venire usato anche contro le vampate e le sudorazioni. Può metterci fino a quattro settimane prima di dare risultati, e per alcune donne non ha nessun effetto o ha effetto soltanto per un breve periodo. Tra gli effetti collaterali vi sono costipazione, secchezza della bocca e sonnolenza.

• Il Tibolone (Livial®) è una terapia ormonale sostitutiva (HRT) che non contiene estrogeni e non causa perdite di sangue mensili. Può aiutare a ridurre vampate e sudorazioni, tendenze depressive, proteggere dall’osteoporosi, e migliorare gli impulsi sessuali. L’uso del Titolone da parte delle donne che hanno avuto un tumore al seno è ancora sotto esame, ma nel caso altri medicamenti non abbiano avuto effetto il dottore lo può consigliare. Alcuni dei possibili effetti collaterali sono l’aumento del peso, ritenzione idrica, vertigini, ciclo irregolare, cefalea, aumento della crescita della peluria del viso, dolori alle giunture e eruzioni cutanee.

• Altri tipi di terapie ormonali sostitutive possono essere prescritte se i sintomi sono forti e nessun’altra terapia si avvera utile. Ad ogni modo prendere HRT che contengono estrogeni dopo aver avuto il tumore al seno può aumentare il rischio di tumore recidivo se il cancro è estrogeno-dipendente.

• La crema al progesterone, se applicata direttamente sulla pelle, può aiutare a ridurre le vampate, anche se le ricerche mediche non hanno dimostrato che essa abbia benefici.

Consigli utili per diminuire le vampate e le sudorazioni

• Indossare più strati di abiti leggeri (preferibilmente cotone) in modo da poter facilmente togliere e mettere i capi a seconda della temperatura corporea

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• Smettere di bere alcol e bevande calde che contengono caffeina, come tè e caffè. Sorseggiare bevande fredde potrebbe dar sollievo

• Evitare i cibi eccessivamente piccanti • Docce e bagni tiepidi sono preferibili a quelli caldi • Spesso le vampate e le sudorazioni sono peggio la notte. Mettere un asciugamano di cotone

morbido sul letto che può esser facilmente cambiato quando troppo bagnato • Abbassare la temperatura in casa e controllare che ci sia una buona circolazione dell’aria,

aprendo la finestra o usando un ventilatore • Una tecnica di respirazione dello yoga detta “respirazione rinfrescante” o sheetali, aiuta a

ridurre la temperatura corporea • Se si prende Tamoxifene, cambiare la marca o prenderne metà la sera e metà il mattino, può

aiutare a ridurre vampate e sudorazioni. Dimezzare la dose giornaliera aiuta alcune donne. Secchezza vaginale Un basso livello di estrogeni nel corpo causa secchezza vaginale, e a volte anche prurito. Ci sono delle creme che possono aiutare se applicate direttamente sulla vagina (trattamento locale). Alcune creme contengono una piccola quantità di estrogeno. I rischi a lungo termine dell’uso di queste creme sono per ora ignoti. Esiste la possibilità che questi prodotti aumentino il rischio che il cancro si ripresenti, ma è solo un’ipotesi. I trattamenti locali a base di estrogeno possono anche avere effetti sulle cellule dell’utero. Il vostro dottore vi indicherà quale dei prodotti seguenti si addice di più alla vostra situazione, in ogni caso durante la cura bisogna sottoporsi a controlli regolari. Alcune delle creme possono danneggiare il preservativo o il diaframma, bisogna quindi fare attenzione se si vuole evitare una gravidanza.

• Il Replens MD® è una crema senza ormoni che si applica 2-3 volte la settimana. La crema penetra nella parete vaginale e aiuta a reidratarne le cellule. Aumenta il flusso sanguineo vaginale.

• Il Vagifem® è una pastiglia che si infila nella vagina (un pessario). Normalmente si prende tutti I giorni per due settimane, dopodiché il dosaggio si riduce a due volte la settimana. Una ricerca medica ha dimostrato che il Vagifem può aumentare il livello di estrogeno circolante nel corpo, quindi è sconsigliato alle donne che prendono inibitori dell’aromatasi, come anastrozolo (Arimidex®), exemestano (Aromasin®), o letrozolo (Femara®).

• L’Ovestin® e l’Ortho-Gynest® sono creme, o pessari, che riducono la secchezza e il prurito per un breve periodo. Contengono una piccola quantità di estrogeno.

• L’Estring® è un anello vaginale che si indossa per tre mesi. Esso rilascia lentamente una piccola quantità di estrogeno e riduce la secchezza.

• I lubrificanti a base di acqua come il Senselle®, il KY-Jelly®, l’Astroglide® e il Sylk® possono aiutare a limitare il fastidio provocato dalla secchezza vaginale durante il rapporto sessuale.

Pelle secca Un olio per bébè, o alcune gocce di olio per il bagno nella vasca da bagno aiutano a idratare la pelle. Alcune donne hanno trovato utile prendere integratori di zinco, vitamina B, e olio di semi di lino.

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Difficoltà a prender sonno È molto probabile che si abbia difficoltà a dormire date le vampate, le sudorazioni e l’ansia. I consigli seguenti potrebbe essere utili per rilassarsi e dormire bene, così come a controllarsi meglio durante il giorno:

• Fare un bagno tiepido per rilassarsi prima di andare a letto • Una tisana calda, o del latte, bevuto prima di andare a letto aiuta a rilassarsi • Indossare un pigiama fatto di un cotone leggerissimo e assorbente • Se non riuscite a dormire non giacete a letto, ma alzatevi e leggete, ascoltate la radio, o

guardate la televisione finché non vi sentite assonnata • Il dottore vi può eventualmente prescrivere un leggero sonnifero per un breve periodo di

tempo che potrebbe aiutare a ristabilire il ritmo del sonno • Tecniche come ascoltare dei CD rilassanti, fare esercizi di rilassamento, la visualizzazione, i

massaggi o la meditazione possono aiutare a ridurre l’ansietà e l’insonnia Effetti psicologici Gli effetti psicologici della menopausa sono a volte difficili da affrontare quando si hanno già gli effetti fisici del cancro da combattere. Alcuni sintomi della menopausa sono molto difficili da gestire. Tra questi il basso impulso sessuale, gli sbalzi di umore, la poca sicurezza, e la perdita di concentrazione e di memoria. Potreste sentirvi molto emotive o ansiose senza motivo. Questi sintomi potrebbero diventare un tormento per voi e il vostro partner, se ne avete uno. La terapia ormonale sostitutiva è probabilmente il solo modo efficace di trattare gli effetti psicologici della menopausa. È opportuno discutere col proprio specialista per verificare se è la cura che fa per voi o meno. Ridurre altre complicazioni Una menopausa precoce può aumentare il rischio di osteoporosi e malattie cardiache. Per ridurre questi rischi ci sono alcune tecniche. L’osteoporosi L’estrogeno aiuta a mantenere il livello di calcio nelle ossa e la densità delle ossa. Il rischio di osteoporosi quindi aumenta dopo la menopausa. Regolare esercizio fisico come camminare, ballare, fare escursioni in montagna, e il sollevamento di pesi leggeri aiuta a mantenere la densità delle ossa. Se avete già l’osteoporosi è meglio evitare gli esercizi che comportano uno sforzo troppo grande per le ossa, come la corsa. Il nuoto non è di grande aiuto, siccome le ossa non devono sostenere il peso corporeo mentre si nuota. Il fisioterapista o l’infermiere sapranno darle tutti i suggerimenti utili a proposito dell’esercizio fisico a seguito di un cancro al seno. È importante assicurarsi di seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D. I latticini sono la fonte migliore di calcio, ma se preferite non mangiarne, anche le uova, verdure a foglie verdi, noci e pesci interi come sardine, acciughe e pesciolini contengono calcio. La vitamina D aiuta il corpo ad usare effettivamente il calcio. Una dieta equilibrata fornisce normalmente la quantità necessaria di calcio e vitamina D, ma prendere degli integratori potrebbe rivelarsi utile. Sappiate che alcol e fumo riducono il livello di calcio.

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Se altre persone nella vostra famiglia hanno avuto l’osteoporosi, parlatene col vostro specialista, potrebbe prescrivervi medicine come i bisfosfonati, i quali aiutano a prevenire l’osteoporosi e riducono l’indebolimento delle ossa. Il Tamoxifene, un farmaco comunemente usato per curare il cancro al seno, aiuta a proteggere le ossa delle donne in menopausa. Anche un altro farmaco, il Raloxifene (Evista®), aiuta a prevenire l’osteoporosi. Dall’altro lato gli inibitori dell’aromatasi come l’anastrozolo (Arimidex®), altrettanto usati nella cura contro il tumore al seno, possono aumentare il rischio di sviluppare un’osteoporosi. Le donne che prendono degli inibitori dell’aromatasi dovrebbero tenere sotto controllo la densità delle loro ossa durante la terapia. Se soffrite già di osteoporosi parlate col vostro medico a proposito degli integratori di calcio e vitamina D. I bagni tiepidi aiutano a rilassare l’indurimento delle articolazioni e l’esercizio regolare vi manterrà elastiche. State attente ai pericoli o agli ostacoli che potrebbero farvi inciampare e cadere. Malattie cardiache Il rischio di malattie cardiache accresce nelle donne dopo la menopausa, è quindi utile seguire alcuni consigli per diminuire i rischi:

• Smettere di fumare, o almeno diminuire il numero di sigarette fumate giornalmente • Mangiare meno grasso animale e latticini, e mangiare più frutta fresca e verdura • Fare esercizio regolarmente

Se qualcuno nella vostra famiglia soffre di malattie cardiache sarebbe opportuno parlare col vostro specialista per giudicare se sia il caso di prendere dei medicamenti per cercare di prevenire tali malattie. Terapie complementari Esiste una vasta scelta di terapie complementari che possono aiutare a tenere sotto controllo i sintomi della menopausa. Alcuni di essi sono stati sottoposti a ricerche mediche, altri invece no, i benefici sono quindi in dubbio. Se volete riferirvi ad un terapista complementare assicuratevi prima che sia adeguatamente qualificato e registrato. Sarebbe opportuno parlarne anche col proprio medico, dal momento che alcune terapie potrebbero interferire con il trattamento antitumorale che state seguendo. L’agopuntura consiste nell’inserimento di aghi sterili nella pelle e nei punti di energia, per ristabilire la salute corporale e tonifica l’organismo. È stato dimostrato che l’agopuntura può aiutare a ridurre in numero e in intensità le vampate. L’omeopatia mira a curare i mali con i mali stessi, ovvero usa piccolissime dosi di sostanze che normalmente produrrebbero i sintomi che si vogliono appunto curare. Non è provato scientificamente, ma alcune donne sostengono di trarne beneficio rispetto ai sintomi della menopausa. Diverse tecniche di rilassamento, come il rilassamento progressivo dei muscoli (tendere lentamente e poi rilasciare ogni gruppo di muscoli), l’ascolto di CD rilassanti, la respirazione lenta (una tecnica di controllo del respiro), possono aiutare a ridurre le vampate.

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Per alcune donne è efficace l’olio di primula serale, benché sia costoso e non c’è prova scientifica dei suoi effetti. Alcuni sostengono che l’ipnosi sia anche benefica. Gli estrogeni delle piante (fitoestrogeni) possono avere un lieve risultato. Ma pare che possano anche accrescere il rischio di un tumore al seno estrogeno-dipendente, quindi è meglio discuterne col proprio medico. Le piante più comunemente usate a questo scopo sono la cimicifuga e il trifoglio. La cimicifuga contiene fitoestrogeni e dovrebbe aiutare a diminuire le vampate di calore, ma non è provato scientificamente. Tra gli effetti collaterali c’è la nausea, vomito, cefalea, e possibili disturbi al fegato. Non dovrebbe esser preso per più di sei mesi. Il trifoglio contiene delle sostanze chiamate isoflavoni, che sono un tipo di fitoestrogeni. Ma anche qui gli effetti sono in dubbio, quel che è certo è che potrebbe aumentare il rischio di perdite di sangue e non dovrebbe esser preso dalle donne che stanno facendo una cura per fluidificare il sangue (di anticoagulanti). La vitamina E può aiutare a ridurre le vampate e a pochi effetti collaterali. Le donne con problemi cardiaci, diabete o alta pressione devono consultare il proprio medico prima di assumere complementi di vitamina E. Il vostro stato d’animo Far fronte ai sintomi della menopausa dopo una cura contro il cancro al seno può esser molto difficile. Potreste sentirvi ansiose, arrabbiate o frustrate per non riuscirvi. Questo tipo di reazioni sono del tutto normali. Una menopausa anticipata e l’infertilità sono spesso difficili da accettare, soprattutto per le donne che speravano di avere bambini, o che vorrebbero averne altri. Molte persone trovano sollievo nel parlare di queste cose con il proprio medico o l’infermiere, così come a un amico o a un parente. Ricerca – Studi clinici

Nell’ambito dell’oncologia gli studi clinici vengono condotti nel tentativo di trovare nuovi e migliori trattamenti contro il cancro. Gli studi clinici possono essere condotti per: - testare nuovi trattamenti, come nuovi chemioterapici o vaccini contro il cancro - provare nuove combinazioni di trattamenti già esistenti o cambiare il modo in cui vengono somministrati per renderli più efficaci e ridurre gli effetti collaterali - paragonare l’efficacia dei medicinali che controllano i sintomi - scoprire il modo in cui agiscono i trattamenti contro il cancro - vedere quale trattamento è il più ottimale per quel che concerne la relazione costi-benefici Gli studi clinici sono l’unico modo affidabile per scoprire se un’operazione, un tipo di chemioterapia, radioterapia o altri trattamenti sono migliori rispetto a quelli già disponibili. Prendere parte ad uno studio clinico Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico che porterebbe con se molti benefici. Questi studi migliorano la conoscenza sul cancro e lo sviluppo di nuovi trattamenti. Verrete monitorati attentamente durante e dopo lo studio. Generalmente sono diversi gli ospedali che si prestano a questi studi.

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Campioni di sangue e tumore Molti campioni di sangue, di midollo osseo o biopsie di tumori vengono fatti per capire cosa c’è che non va. La maggior parte di questi è necessaria per giungere ad una buona diagnosi. Potrebbero chiedervi di usare i campioni prelevati per fare ricerche nell’ambito del cancro. Alcuni campioni potrebbero venir congelati e conservati per ricerche future. La ricerca può venir condotta presso l’ospedale in cui avete ricevuto il trattamento, oppure in un altro ospedale. Questo tipo di ricerca richiede molto tempo quindi è probabile che non veniate a conoscenza dei risultati. I campioni verranno comunque usati per incrementare le conoscenze sulle cause del cancro e sui suoi trattamenti. Questa ricerca ha lo scopo di migliorare le prospettive dei futuri pazienti. Tipi di carcinomi al seno Tumore carcinoma infiammatorio Queste informazioni trattano un caso di cancro al seno molto raro chiamato carcinoma infiammatorio. Idealmente, dovrebbero venir lette insieme alle informazioni generali sul carcinoma al seno. Carcinoma infiammatorio In un carcinoma infiammatorio, le cellule tumorali potrebbero non crescere sottoforma di nodulo rintracciabile nel seno. Questo cresce per la lunga bloccando i canali sotto pelle del seno. In alcuni casi, il corpo delle persone reagisce attraverso un gonfiore al seno e un’infiammazione (da cui prende il nome questa tipologia di cancro). I vasi linfatici fanno parte del sistema linfatico il quale è responsabile di rimuovere i fluidi dai tessuti e di raccogliere e filtrare i batteri e le materie che il corpo rifiuta. Segni e sintomi Spesso i sintomi si sviluppano improvvisamente attraverso un seno rosso, infiammato, gonfio e caldo. Sulla pelle del seno potrebbero apparire segni, tumefazioni o depressioni simili a quelli di una buccia d’arancia (effetto conosciuto sotto il nome di pelle a buccia d’arancia). Altri sintomi possono essere grumi o ispessimento del seno, dolore al seno o ai capezzoli e fuoriuscita di un liquido (scarico) dai capezzoli. Come viene diagnosticato Il modo in cui il seno appare dovrebbe suggerire al vostro medico la diagnosi. Per rendere la diagnosi definitiva e per scoprire se il cancro si è diffuso ad altre parti del corpo, saranno necessari alcuni esami. Mammografia: può essere usata per guardare se vi sono cambiamenti nel seno affetto e per controllare l’altro seno. Ultrasuoni: questo esame viene condotto in ospedale e le onde sonore vengono usate per realizzare una fotografia del tessuto del seno. La procedura prevede che il seno venga cosparso di un apposito

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gel prima di far passare sull’area un piccolo apparecchio simile ad un microfono che emette onde sonore. Le onde vengono poi convertite attraverso un computer in immagine. L’esame è assolutamente indolore e richiede da 5 a 10 minuti di tempo. Biopsia: è il miglior esame che si possa fare per scoprire se uno ha o meno un tumore. La procedura prevede il prelievo di una piccola parte di tessuto del seno che in seguito verrà analizzata al microscopio in cerca di segni che provino la presenza di un cancro. A volte, per intorpidire l’area interessata, viene usata un’anestesia locale. La biopsia può anche essere fatta a partire dai linfonodi presenti sotto le ascelle. Trattamento Il carcinoma infiammatorio può crescere molto più rapidamente degli altri tipi di carcinomi al seno, per questo è possibile che i trattamenti partano subito dopo la diagnosi. È possibile che vi venga offerta una combinazione di trattamenti che tratti il corpo quale organismo intero (trattamento sistematico) e l’area del seno quale parte individuale (trattamento locale). I trattamenti spesso includono una combinazione di chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale e chirurgia. La maggior parte dei tipi di carcinomi al seno viene inizialmente trattata con la chirurgia. Nel caso di un cancro al seno infiammatorio, solitamente la prima terapia consigliata è la chemio. Se si somministra la chemioterapia prima di intervento chirurgico, il trattamento è detto neo-adiuvante. Chemioterapia La chemioterapia consiste nell’utilizzo di farmaci anti-tumorale (citotossine) in grado di attaccare le cellule tumorali. La chemioterapia aiuta a trattare e controllare la malattia nel seno riducendone il gonfiore. Siccome la chemioterapia viaggia in tutto il corpo, tratterà qualsiasi altro cancro si sia diffuso nel corpo a partire da questo. Chirurgia Dopo la chemioterapia la maggior parte delle donne subirà un intervento chirurgico. Nel caso si tratti di un carcinoma infiammatorio, è improbabile che il seno venga rimosso completamente (mastectomia). È comunque possibile che venga rimossa solo la parte affetta (recisione locale e profonda). Ciò dipenderà dal modo in cui il carcinoma ha risposto alla chemioterapia e alla dimensione e posizione di questo. Dopo il trattamento potreste aver bisogno di proseguire le cure con la radioterapia o la terapia ormonale di modo da ridurre il rischio di recidiva. Terapia ormonale Alcune cellule tumorali del seno hanno sulla loro superficie dei recettori d’estrogeno. Ciò è conosciuto sotto il nome di recettore-estrogeno-positivo (ER+). Ciò significa che le cellule fanno affidamento agli ormoni, estrogeni per crescere. L’estrogeno è un ormone femminile prodotto nel corpo naturalmente e può stimolare alcune cellule tumorali del seno a dividersi e crescere. Se avete un cancro al seno ER+, è probabile che vi prescrivano una terapia ormonale designata a controbattere gli effetti dell’estrogeno. Le terapie ormonali sono in grado di rallentare o fermare la

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crescita delle cellule tumorali del seno; alterando i livelli dell’ormone femminile o prevenendo il fatto che gli ormoni vengano soprafatti dalle cellule tumorali. Ci sono diversi tipi di terapie ormonali che agiscono in maniera diversa. Il vostro medico o l’infermiera specializzata vi daranno maggiori informazioni sulla terapia ormonale che vi verrà prescritta così come indicazioni sugli eventuali effetti collaterali. Radioterapia La radioterapia consiste nell’utilizzo di raggi x a forte contenuto energetico in grado di distruggere le cellule tumorali danneggiando il minor numero possibile di cellule sane. Può essere effettuata sulla zona del seno per ridurre i rischi di recidiva dopo la chemioterapia e la chirurgia. Studi clinici La ricerca dei trattamenti contro il carcinoma infiammatorio procede con buoni risultati. Gli oncologi sfruttano gli studi clinici per appurare l’efficacia di nuovi trattamenti. Prima che uno studio clinico possa venir condotto, il comitato etico lo deve approvare accertando che lo studio sia a favore dei pazienti. Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico ma, per porvi nella posizione di poter decidere, il vostro medico vi darà tutte le spiegazioni necessarie a comprender lo studio. Potrete decidere di non prender parte allo studio oppure di tirarvi in dietro da esso in qualsiasi momento. Riceverete il miglior trattamento standard disponibile. Le vostre sensazioni È molto probabile che durante la diagnosi ed il trattamento proviate varie sensazioni e sentimenti, dallo shock e dallo scetticismo alla paura e alla rabbia. A volte questi sentimenti possono essere opprimenti e duri da controllare. In un certo senso è naturale e importante riuscire ad esprimerli. Ognuno ha il proprio modo per far fronte alle situazioni difficili; alcune persone ritengono utile parlarne con gli amici o la famiglia, altre preferiscono rivolgersi a persone esterne alla situazione. Malattia di Paget del capezzolo La malattia di Paget del capezzolo è una sorta di eczema che appare sui capezzoli e 9 donne su 10 che soffrono di questo disagio, hanno un cancro al seno sottostante. Questo carcinoma è un tumore invasivo o carcinoma duttale in sito (DCIS). Nel caso del DCIS, le cellule tumorali sono presenti i tutti i canali del latte. Circa metà delle donne che hanno la malattia dei Paget del capezzolo ha un grumo al seno che può essere seguito una volta diagnosticato. La malattia di Paget del capezzolo si riscontra in 1 o 2 casi ogni 100 donne affette da cancro al seno. Generalmente affligge donne sulla cinquantina ma è un problema che può emergere sia prima che dopo questa età. Può affliggere anche uomini ma si tratta di casi veramente rari. Generalmente appare prima come squamoso, affligge il capezzolo e la porzione più scura circostante (areola) con

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rash cutanei. Solitamente il rash compare prima sul capezzolo e poi sull’areola. Può accadere che l’area bruci e che sanguini. Cause della Malattia di Paget del capezzolo Le cause della Malattia di Paget del capezzolo sono sconosciute ma alcune donne sembrano essere più a rischio di altre di sviluppare un cancro al seno. Sono incluse donne che non hanno mai avuto figli o ne hanno avuti tardi nel corso della vita, donne che hanno iniziato ad avere il ciclo mestruale molto presto o che sono entrate tardi in menopausa e donne che hanno una storia familiare di cancro al seno. Segni e sintomi Il primo sintomo è solitamente un eczema simile al rash. La pelle del capezzolo e dell’areola si arrossano e si infiammano. È anche possibile che sanguini, crei delle croste e ulcerazioni. Alcune donne lamentano prurito e sensazioni di bruciore. Del fluido potrebbe fuoriuscire dall’area in cui ci sono le cellule anomale. Il capezzolo potrebbe invertirsi e potrebbe esserci o non esserci un nodulo nel seno. Come viene diagnosticato La Malattia di Paget del capezzolo può venir confuso con altre condizioni della pelle all’apparenza simili come eczemi, dermatiti o psoriasi. Questa somiglianza può rendere difficile la diagnosi. solitamente affligge prima il capezzolo e poi il tessuto circostante. Altre condizioni della pelle, La Malattia di Paget del capezzolo generalmente affliggono prima l’areola (la parte scura della pelle che circonda il capezzolo) per poi passare al capezzolo. Ci sono vari esami in grado di identificare la presenza della Malattia di Paget del capezzolo. Mammografia: può essere usata per guardare se vi sono cambiamenti nel seno affetto e per controllare l’altro seno. Ultrasuoni: questo esame viene condotto in ospedale e le onde sonore vengono usate per realizzare una fotografia del tessuto del seno. La procedura prevede che il seno venga cosparso di un apposito gel prima di far passare sull’area un piccolo apparecchio simile ad un microfono che emette onde sonore. Le onde vengono poi convertite attraverso un computer in immagine. L’esame è assolutamente indolore e richiede pochi minuti. Biopsia: è l’esame principale per le cellule tumorali sottocutanee. Un piccolo campione di pelle viene prelevato e mandato in laboratorio per un’analisi al microscopio. Prima di procedere, per intorpidire l’area interessata, solitamente si effettua un’anestesia locale. È possibile eseguire la biopsia durante gli ultrasuoni di modo che il campione prelevato provenga, in maniera ancor più sicura, dalla zona anomala. Imprint or scrape cytology le cellule dell’area affetta possono essere grattate o schiacciate nei vetrini per l’analisi al microscopio.

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Trattamento Il trattamento della Malattia di Paget del capezzolo dipende dal:

- fatto che vi sia o meno la presenza di un cancro al seno sottostante - fatto che si tratti di un DCIS o un tumore invasivo - quantitativo di seno coinvolto

Chirurgia La chirurgia costituisce il principale trattamento per la Malattia di Paget del capezzolo. Potrebbe venir raccomandata una rimozione del seno (mastectomia), specialmente se il cancro ha coinvolto un’area estesa, è vicino al capezzolo o vi è DCIS in un numero di aree nel seno (multifocale). Alcuni linfonodi dell’area ascellare potrebbero venir rimossi. In caso di mastectomia, è possibile sottoporsi ad una ricostruzione chirurgica del seno. Questa può avvenire nello stesso momento della mastectomia o come secondo intervento qualche mese più tardi. Una chirurgia mirata a rimuovere la minor porzione di seno possibile è fattibile nel caso in cui il cancro, o il DCIS, si trova in prossimità del capezzolo e affligge solo una piccola area del tessuto sottostante. Ciò implica la rimozione del capezzolo, dell’areola e di una piccola area di tessuto sottostante sano. Per alcune persone non sarà necessario seguire altre terapie dopo l’intervento. Altri invece necessiteranno di seguire la radioterapia, la terapia ormonale o la chemioterapia. Queste potrebbero venir prescritte contemporaneamente o separatamente. Radioterapia La radioterapia consiste nell’utilizzo di raggi x a forte contenuto energetico in grado di distruggere le cellule tumorali danneggiando il minor numero possibile di cellule sane. La radioterapia è consigliata a coloro che hanno subito un intervento al seno di tipo parziale. Terapia ormonale Le terapie ormonali sono generalmente usate per trattare il cancro al seno. Esse sono in grado di ridurre la produzione di ormoni del corpo o di prevenire che gli ormoni stimolino la crescita della cellule tumorali. Le terapie ormonali vengono usate soprattutto nei casi di tumori invasivi ma possono essere prescritte anche a donne con DCIS. Due trattamenti ormonali comunemente usati sono il tamoxifen e l’anastrozole (Arimidex). Chemioterapia La chemioterapia consiste nell’utilizzo di farmaci anti-tumorali (citotossine) in grado di attaccare le cellule tumorali. È usata per trattare una DCIS basilare. Studi di ricerca La ricerca dei trattamenti contro il la Malattia di Paget del capezzolo procede con buoni risultati. Gli oncologi sfruttano gli studi clinici per appurare l’efficacia di nuovi trattamenti. Prima che uno studio clinico possa venir condotto, il comitato etico lo deve approvare accertando che lo studio sia a favore dei pazienti.

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Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico ma, per porvi nella posizione di poter decidere, il vostro medico vi darà tutte le spiegazioni necessarie a comprender lo studio. Potrete decidere di non prender parte allo studio oppure di tirarvi in dietro da esso in qualsiasi momento. Riceverete il miglior trattamento standard disponibile. Le vostre sensazioni È molto probabile che durante la diagnosi ed il trattamento proviate varie sensazioni e sentimenti, dallo shock e dallo scetticismo alla paura e alla rabbia. Sono tutte reazioni normali che fanno parte del processo che attraversano coloro che devono affrontare questa malattia. Carcinoma duttale in sito (DCIS) Queste informazioni sono sul carcinoma duttale in sito (DCIS) e vanno generalmente lette con le informazioni inerenti il cancro al seno. DCIS DCIS sta per carcinoma duttale in sito. Se vi trovate in queste condizioni, le cellule lungo i canali che trasportano il latte sono cancerogene ma non si diffondono nel tessuto circostante. DCIS affligge un’area del seno o più aree contemporaneamente. A volte il DCIS può essere descritto come pre-carcerogeno, pre-invasivo, non-invasivo o cancro intraduttale.

Diagramma della struttura interna del seno

Se il DCIS non viene trattato, può, nell’arco degli anni, diffondersi nel tessuto circostante i canali. Questo prende poi il nome di cancro invasivo. È importante ricordare che sebbene il DCIS viene trattato per prevenire il fatto che si trasformi in un cancro invasivo, non è dannosi a questo stadio. Non tutte le donne che decidono di non trattare un caso di DCIS sviluppano necessariamente un cancro al seno ma il problema è che risulta impossibile prevedere se si svilupperà o meno un cancro. Ci sono tre gradi di DCIS: basso, intermedio e altro. I gradi fanno riferimento al modo in cui le cellule appaiono al microscopio dando un’idea della velocità in cui si sviluppano in un cancro invasivo (o quanto è probabile che vi sia una recidiva di DCIS dopo l’intervento). Una DCIS di basso grado, ha poche probabilità di svilupparsi in un cancro invasivo mentre una di grado alto, molte.

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Cause del DCIS Le cause esatte sono sconosciute ma alcune donne sembrano essere esposte ad u maggior rischio rispetto altre. Sono incluse donne che non hanno mai avuto figli o ne hanno avuti tardi nel corso della vita, donne che hanno iniziato ad avere il ciclo mestruale molto presto o che sono entrate tardi in menopausa e donne che hanno una storia familiare di cancro al seno. I rischi coinvolti nello sviluppo del DCIS sono simili a quelli di sviluppare un cancro invasivo. Segni e sintomi La maggior parte delle donne che hanno il DCIS, non hanno segni o sintomi e si accorgono di averlo solo dopo una mammografia. Siccome le donne hanno preso, col passare degli anni, l’abitudine di sottoporsi alla mammografia, i casi di DCIS sono aumentati. Il DCIS generalmente si mostra in una mammografia come un’area dove piccoli granuli di calcio sono raccolti nei canali del seno (fenomeno conosciuto come microcalcificazione). È importante ricordare che la maggior parte di microcalcificazioni non sono DCIS o cancro. Un numero ridotto di donne potrebbe presentare dei sintomi quali noduli al seno o perdite di liquidi dai capezzoli. Dopo la mammografia Se dalla mammografia emerge un’area anomala, il medico procederà con un prelievo di cellule (biopsia) da quest’area da analizzare al microscopio. Per procedere alla biopsia, è necessaria una piccola anestesia locale ed un ago apposito per il prelievo. Se non vi è la presenza di un nodulo, la mammografia potrebbe servire ad identificare l’area corretta in cui fare il prelievo. Alternativamente, il radiologo può inserire nell’area delle cellule anomale un filo in grado di guidare il chirurgo nella giusta direzione per il prelievo. Prima di procedere, si anestetizza l’area interessata. Trattamento Il trattamento per i DCIS dipende dalla sua estensione ed il grado. Chirurgia La parte più importante del trattamento riguarda la rimozione chirurgica della parte del seno affetta compresa una piccola area circostante di tessuto sano. Ciò è necessario ad assicurare che tutta la parte affetta è stata rimossa. Questo intervento prende il nome di recisione locale estesa (WLE). La recisione locale estesa, è un esempio di terapia della conservazione del seno (viene rimossa solo l’area affetta e non tutto il seno). Se l’area affetta è larga, specialmente nel caso sia larga e di grado alto, è raccomandata la rimozione del seno (mastectomia). La mastectomia risulta una soluzione ance nel caso in cui le parti affette siano molteplici. Questa soluzione è in grado di curare tutte le donne e permette nella maggior parte

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dei casi di evitare ulteriori trattamenti. Ad ogni modo risulta importante fare periodicamente dei controlli mammografici all’altro seno. Radioterapia La radioterapia consiste nell’utilizzo di raggi x a forte contenuto energetico in grado di distruggere le cellule tumorali danneggiando il minor numero possibile di cellule sane. Donne che hanno un DCIS di grado alto dopo l’intervento seguono spesso un ciclo di radioterapia questo perché i medici sono convinti che un DCIS di grado alto abbia maggiori probabilità di recidiva e la radioterapia è in grado di prevenirla. È anche per questo che donne con un grado basso di DCIS generalmente non seguono altre terapie dopo l’intervento chirurgico. È solito seguire dei cicli di radioterapia ogni giorno della settimana da 3 a 6 settimane. Terapia ormonale A volte le cellule tumorali nell’area del DCIS hanno sulla loro superficie dei recettori d’estrogeno. Ciò è conosciuto come recettore-estrogeno-positivo del DCIS. L’estrogeno è un ormone femminile prodotto nel corpo naturalmente e può stimolare alcune cellule tumorali del seno a dividersi e crescere. Se avete il DCIS recettore-estrogeno-positivo, vi prescriveranno un medicinale chiamato tamoxifen capace di contrastare l’effetto dell’estrogeno. Il tamoxifen agisce attaccandosi ai recettori dell’estrogeno sulla superficie delle cellule tumorali. Ciò fa si che le cellule smettano di dividersi e moltiplicarsi. Il tamoxifen non funziona per tutti casi di DCIS. Le ricerche suggeriscono che il tamoxifen agisce meglio su donne che dopo l’intervento non sono state sottoposte a radioterapia. È possibile che altre terapie ormonali siano più indicate per le donne che invece sono state sottoposte a radioterapia dopo l’intervento. Ci sono delle ricerche ancora in corso che paragonano diverse terapie ormonali al tamoxifen. Il suo medico potrà informarla sull’utilità della terapia ormonale applicata nel suo caso specifico. Follow up Dopo un intervento al seno di tipo conservativo esiste un piccolo rischio che il DCIS ritorni. Se seguite una terapia per la conservazione del seno, dovrete sottoporvi a regolari controlli annuali presso il vostro medico di modo che se il DCIS dovesse ricomparire, verrebbe subito individuato. Se notate qualche cambiamento al seno tra un controllo e l’altro, informate il vostro medico. Se il DCIS dovesse ripresentarsi, è probabile che vi venga proposta una mastectomia. È possibile procedere con la ricostruzione del seno durante lo stesso intervento che ne prevede la rimozione. Se avete avuto un DCIS, è importante che sottoponiate a regolari controlli mammografici il seno sano. Studi clinici La ricerca dei trattamenti contro il DCIS procede con buoni risultati. Gli oncologi sfruttano gli studi clinici per appurare l’efficacia di nuovi trattamenti. Prima che uno studio clinico possa venir condotto, il comitato etico lo deve approvare accertando che lo studio sia a favore dei pazienti.

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Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico ma, per porvi nella posizione di poter decidere, il vostro medico vi darà tutte le spiegazioni necessarie a comprender lo studio. Potrete decidere di non prender parte allo studio oppure di tirarvi in dietro da esso in qualsiasi momento. Riceverete il miglior trattamento standard disponibile. Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico chiamato IBIS II – DCIS che sta comparando la terapia ormonale a base di tamoxifen con un tipo di terapia ormonale differente chiamata anastrozole (Arimidex). Un’altra ricerca, chiamata ERISAC, sta paragonando altri due medicinali – una medicina per la terapia ormonale chiamata exemestane (Aromasin) e una chiamata celecoxib che è un tipo di steroide. Questo studio ha smesso recentemente di reclutare donne, ma ci vorranno anni per sapere se queste due medicine sono in grado di impedire una recidiva di DCIS. Le vostre sensazioni È molto probabile che durante la diagnosi ed il trattamento proviate varie sensazioni e sentimenti, dallo shock e dallo scetticismo alla paura e alla rabbia. Sono tutte reazioni normali che fanno parte del processo che attraversano coloro che devono affrontare questa malattia. Alcune donne trovano conforto nel parlarne col medico o l’infermiera. Anche amici e parenti possono offrire al paziente il loro supporto. Carcinoma lobulare in sito (LCIS) Queste informazioni sono sul carcinoma lobulare in sito (LCIS) e vanno generalmente lette con le informazioni inerenti il cancro al seno. Cos’è LCIS? Il carcinoma lobulare in sito non è un cancro, ma la sua presenza indica che c’è un maggior rischio di contrarre un cancro al seno più avanti. Nonostante ciò, molte donne con LCIS non sviluppano alcun cancro. Ogni seno contiene centinaia di lobuli che producono il latte prima e dopo la nascita di un figlio. Con la presenza del LCIS, si mostrano dei cambiamenti nelle cellule che si allineano ai lobuli del seno. È spesso presente in entrambi i seni. LCIS è più comune in donne che non hanno ancora raggiunto la menopausa.

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Struttura interna del seno

Come viene diagnosticato LCIS non si mostra in una mammografia pertanto è possibile individuarne la presenza solo attraverso l’analisi al microscopio di un campione di tessuto del seno (biopsia) o nel caso in cui è necessaria la rimozione di un nodulo. Trattamento Nel passato LCIS veniva trattato attraverso la rimozione del seno (mastectomia). Questa procedura non è più necessaria e le donne alle quali è stato diagnosticato LCIS generalmente non devono seguire una terapia. Siccome la maggior parte delle donne con LCIS non sviluppa un cancro al seno, alcune non necessiteranno mai di un trattamento. Attualmente i medici consigliano alle donne che hanno LCIS di sottoporsi a controlli mammari regolari ogni 6-12 mesi e a mammografia ogni 1-2 anni. Ogni cambiamento del seno può così venir individuato allo stadio iniziale e, se necessario, trattato. Raramente una donna con LCIS decide spontaneamente di rimuovere entrambi i seni (mastectomia bilaterale). Ciò tende a succedere nel caso vi sia una lunga storia di casi di cancro al seno in famiglia o quando una donna è estremamente preoccupata di sviluppare un cancro al seno. Uno studio chiamato “International Breast Cancer Intervention Study” (IBIS), che include donne con LCIS, mostra che un medicamento per la terapia ormonale chiamato tamoxifen è in grado di ridurre il rischio che LCIS si trasformi in cancro al seno in donne che sono in menopausa. Un secondo studio clinico conosciuto col nome di IBIS2, è stato condotto per vedere se un altro tipo di terapia ormonale, chiamata anastrozole (Arimidex), è in grado di ridurre il rischio, in donne uscite dalla menopausa, di sviluppare un cancro al seno. Questa ricerca include donne con LCIS. Studi clinici La ricerca dei trattamenti contro LCIS procede con buoni risultati. Gli oncologi sfruttano gli studi clinici per appurare l’efficacia di nuovi trattamenti. Prima che uno studio clinico possa venir condotto, il comitato etico lo deve approvare accertando che lo studio sia a favore dei pazienti. Potrebbero chiedervi di prendere parte ad uno studio clinico ma, per porvi nella posizione di poter decidere, il vostro medico vi darà tutte le spiegazioni necessarie a comprender lo studio. Potrete

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decidere di non prender parte allo studio oppure di tirarvi in dietro da esso in qualsiasi momento. Riceverete il miglior trattamento standard disponibile. Le vostre sensazioni È molto probabile che proviate varie sensazioni e sentimenti quali paura, rabbia, ansia e risentimento. Sono tutte reazioni normali che fanno parte del processo che attraversano coloro che devono affrontare questa malattia.