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Nel mese di settembre i mass media nazio-nali si sono occupati a lungo di quello chehanno chiamato «il caso Brescia». Sotto iriflettori alcuni fatti criminosi accaduti incittà e provincia. Il sindaco di Brescia,Paolo Corsini, ha sollecitato l’interventodello Stato, lamentando problemi di ordinee di sicurezza.All’interno del «caso Brescia», l’attenzioneè stata ben presto rivolta nei confronti delquartiere Carmine, indicato come casoemblematico di questi problemi di ordine edi sicurezza.E’ indubbio che al Carmine si trovino pre-senti alcuni grossi problemi, in primo ordi-ne quello dello spaccio.Ma l’immagine del quartiere che ancorauna volta è emersa finisce con il non esserereale e di comodo. Di comodo per il restodella città, che si può così ritenere “pulita”e indenne da fenomeni che invece la coin-volgono nel suo insieme. Immagine nonreale perché alcuni problemi, per secoli cir-coscritti al quartiere Carmine - come quellodella prostituzione, ad esempio - sono pres-soché scomparsi dalle sue strade.E’ vero, in questi ultimi anni sono emersialtri problemi. In primo luogo quelli chenecessariamente si pongono là ove si stan-zia una consistente presenza di stranieri. Inquesti casi infatti i problemi non sono diordine pubblico, ma di integrazione, di con-vivenza e di multiculturalità.Dicevamo immagine non reale perché sifinisce col presentare l’eguaglianza stranie-ro=delinquente, quando la maggior partedegli stranieri del Carmine, cifre alla mano,sono regolarmente residenti, svolgonoun’attività lavorativa, i loro figli frequenta-no la scuola. Se al Carmine c’è un grosso mercato dispaccio è anche perché la città di Brescianel suo insieme presenta una forte doman-da. Se c’è una consistente presenza di tossi-codipendenti è perché in passato sono statifatti sloggiare da altri luoghi. Se c’è unaforte concentrazione di stranieri forse èanche perché in troppi pensano che lo stra-

niero debba lavorare senza avere una casa, una famiglia.Perché probabilmente le abitazioni che con meno diffi-coltà si trovano da affittare, seppur a prezzi esosi, sonoquelle fatiscenti del Carmine.E’ importante che la città si ponga i problemi dell’ordinepubblico e cerchi di affrontarli per rendere sempre piùcivile la convivenza dei cittadini. Ma è ancor più impor-tante, come sottolinea un proverbio orientale, saper guar-dare la luna che il dito indica e non fermarsi a guardareil dito.Non si può volere il libero circolare dei prodotti dellemerci ed opporsi alla mobilità delle genti!I problemi della città e del Carmine non sono, non pos-sono essere unicamente quelli dell’ordine pubblico. Sonoi problemi del lavoro e della casa, della convivenza traculture diverse, della tolleranza, della conoscenza reci-proca. E’ il problema di vicoli maleodoranti, poco pulitie non illuminati; di cassonetti della spazzatura spessostrapieni; di case ancora prive di servizi primari; di uncentro storico con molte case sfitte o inabitabili; di unquartiere pressoché privo di spazi verdi, di luoghi pub-blici dove i bambini possano giocare, gli anziani passeg-giare...Ritenere che l’Università possa essere la soluzione magi-ca dei problemi del Carmine è cosa alquanto miope e malaccorta. Concentrando le facoltà ed i servizidell’Università al Carmine si farà affluire senza dubbiouna rilevante presenza di giovani. Ma questa sarà unapresenza diurna, infrasettimanale. Durante la notte, neifine settimana, durante la lunga pausa estiva il quartieresarà ancor più disabitato e desolato.Il Carmine non è solo il quartiere dello spaccio, dei tos-sicodipendenti e della criminalità. E’ il luogo della moltagente che ci abita, ci vive, ci lavora. Che vuole riappro-piarsi degli spazi del quartiere perché siano a misura ditutti. Che non ha paura. Che vuole che il quartiere sialuogo di incontro, di convivenza, di crescita. Vi sonotanti enti ed associazioni che vi hanno sede e vi operano. La qualità della vita dei cittadini dipende anche dallescelte che un’Amministrazione compie. Si possonoaggiungere alcuni vigili urbani nel distaccamento di ViaCarmine. Oppure aprire un posto di polizia. Ma questescelte non sono sufficienti a risolvere i problemi.La qualità della vita di un quartiere si promuove con verie organici investimenti sul territorio, favorendo imomenti sociali e la cultura, dando spazio alla convivia-lità ed all’incontro. E’ sempre qui che si misura la credi-bilità e l’operato di un’Amministrazione comunale.

QUALE CARMINE?

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METTI UN’ESTATE AL CEREDA

Caro diario

... sei l'unica "persona" a cui posso confidare tutti i mieiproblemi e le mie preoccupazioni.Oramai sono già due anni che ti scrivo e quindi tu sai giàtutto di me; però ogni giorno succede una cosa nuova eogni giorno il peso degli eventi sopprime il mio cuore.Certo, amici e amiche ne ho tanti ma tu sei speciale, e,anche se non puoi con-sigliarmi, so che possosempre fidarmi di te,senza che tu abbia deipregiudizi nei miei con-fronti e senza che tu mifaccia sempre la predi-ca. So che con te possosempre confidarmi, digiorno e di notte, d'esta-te e d'inverno, perché tusei sempre disposto astarmi vicino; al contra-rio i miei amici mi ven-gono vicini solo neimomenti in cui lorohanno bisogno, senzapreoccuparsi dei mieibisogni e della mia disponibilità. Quando vedo una stella cadente, esprimo sempre un desi-derio, quello più ardente, che mi scorre nelle vene e mirende la solitudine più difficile ed insopportabile.Donerei volentieri metà della mia vita per trovare unamico vero come te, che mi possa illuminare e consiglia-re la strada giusta, nei momenti di paura, in cui la tristez-za mi toglie la voglia di vivere.Caro diario c'è una domanda che mi martella il cervelloda tanto tempo, insomma con te si confidano migliaia emigliaia di persone, ma tu con chi ti confidi? Non hai labocca per parlare, ma ti dico una cosa: se mai dovessidecidere di confidarti con qualcuno potrai rivolgerti a mequando vuoi. Sarei felicissima di ascoltarti.Adesso ti dico qualcosa del campeggio.Mi sto divertendo un sacco anche se c'è brutto tempo (maforse è per questo che mi sto divertendo).Ho conosciuto nuove persone e ne ho rincontrato altre e

ho approfondito la conoscenza con loro.Sai, l'altra sera ho fatto un sogno, tu eridiventato una persona proprio in carne edossa. Ma non ti piaceva esserlo, mi diceviche preferivi essere carta senza bocca néorecchie. Poi, la realtà ti chiamava ripetuta-mente, era l'alba, e tu mi salutavi, ti hoafferrato per non farti andare via, perché lo

sapevo troppo bene, una volta sparito nonsaresti ritornato. Tu stavi svanendo, ti stavisciogliendo pian piano, con la luce e con iprimi raggi del sole. Non un rumore, non unmovimento disturbava la dolcissima paceche la tua immagine rifletteva. E una voltasveglia nel mio cuore rimase solo la speran-za che sempre attende, la speranza che quelsogno diventi realtà.Ciao a domani.

Secondo Turno

Anche quest'anno per i mesi di luglio edagosto ci siamo trasferiti al Cereda. Che dire del secondo turno? Ci siamo pro-prio divertiti, guidati dalla voce diPinocchio ("ma come ha fatto ad arrivare

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fino al Cereda?") che ci dava dei consigliper trascorrere il tempo in allegra compa-gnia.Abbiamo costruito un Pinocchio in legno,che è diventato la nostra mascotte, fatto sce-nette (scoperto dei veri talenti!!) e giochiconoscendo le avventure e gli amici di que-sto burattino.Certo il tempo non è stato dei migliori, maquesto non ci ha impedito di sgranchirci legambe e raggiungere il nevaio, i laghetti, laMalga Camp.Nell'unica giornata afosa siamo andati allabella Valle delle Monaghe, dove qualcheintrepido (vedi Mauro e Simone) ha fatto ilbagno nelle "calde" acque azzurre dellevasche naturali.E poi come ogni campeggio che si rispettinon potevano mancare la cena a lume dicandela, la discoteca, le camminate al Passo,

la gita a Fiera e naturalmente gli amori. Ehsì, Cupido è arrivato anche al Cereda e adogni turno ha lanciato qualche freccia.Chissà se continuerà a lanciarle anche aBrescia.Un arrivederci all'anno prossimo!!!

Un partecipante

L’incontro con il camoscio

Durante la gita per andare alla Malga Camp siamo statiassaliti da una mandria di bufali. Noi ragazzi e i grandieravamo armati fino al collo: con archi, e frecce con lapunta infuocata.Uno di noi ha scagliato una freccia su di loro (bufali) ene ha preso uno; quello colpito si è trasformato in uncamoscio, che si era fermato a guardarci e dopo cinquesecondi è scappato dietro ad una roccia ed è risbucato sulsentiero davanti a noi. Sopra di lui c'era GMOKU e sonoscesi in uno strapiombo a massima velocità, senza nean-che cadere, e noi siamo rimasti a guardare mentre quelcamoscio, che si era diretto verso di noi, GMOKU lo hastretto forte per il collo come il vero guerriero chiamato"il genio delle tartarughe" (GIAMBA) e il suo amico"SEVCHENICO".Ci hanno salvato le penne e così siamo riusciti ad anda-re a dormire all'ALBERGO CAPRIOLO (5 STALLE) econ questi tre guerrieri abbiamo dormito bene, a parte

un'albanese chiamataVULMA (VIOLETA). Hapianto tutta la notte e noiragazzi grandi, che eravamostanchi, le abbiamo urlatodietro e alla fine si è decisaa dormire.

Mehedi, Mauro, Francis

La gita alla malga Camp

Il nostro arrivo fu accolto dauna cameriera dell'HotelCapriolo, che ci portò alsalone Louvre, ci accese laradio che parlava delle ulti-

me notizie. Ci diedero dei volantini con scritto le infor-mazioni circa la Malga Camp. Eravamo ad un'altezza di1600 metri. Qui si prendeva ogni canale di tv e radio eallora aspettammo calorosamente la partita Juve-Renosul D+ maxi-schermo, che disponeva di 20 posti confrigo bar, rifornito di pop corn, cheese-burgher, sandwi-ch. Ad un certo punto ci chiamarono per darci le camere,

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per tutto l'hotel. Ci precipitammo tutti fuori.Un terremoto? Una valanga? No?Semplicemente Simone aveva aperto ilmagazzino dei cuochi e gli erano caduti tuttiaddosso. Cena tipica e dopo proiezione sulmaxi-schermo, con patatine e coca cola avolontà.Arrivato il momento di andare a dormire,

circa le due, dopo esserci lavati, è passatauna mezz'ora e dopo dieci minuti un orso haassalito la camera di Violeta, ferendola inmodo leggero. Ma poi arrivò l'eroe: PadreRenzo che scacciò l'ignoto. Che festa inonore di Renzo, fino alle 5,30 di mattino.Alle 10,30 è arrivato il momento di partire equell'hotel da sogno sarà per tutti un bello estrano ricordo.Valeria, Teodora, Elisa D., Elisa B., Flavia,

Simone, Violeta

Una storia inventata…

C'era una volta una vela che voleva fare ilgiro del mare. Siccome non voleva andareda sola è andata a chiamare la barca; nelfrattempo la vela e la barca videro un grup-po di bambini e pensarono di fare il giro tutti

con discoteca e tv satellitare. Poi andammo giù a man-giare, il locale sembrava migliore del Passo Larosei.Ci servirono un primo piatto di spaghetti alla carbonara,un secondo di pesce con frutti di mare e una bistecca, eun terzo piatto di torta alla meringa.Intanto la partita era iniziata e io, Gianluca M. e altri tifo-si della Juve andammo a vederla. Finita la partita siamoandati in discoteca e c'era la cameriera che ballava. Dopo,tutti in piscina al chiuso, poinella sauna, poi dal massag-giatore. Infine tutti a dormire,avvolti in candide e freschelenzuola bianche.Il giorno dopo una colazionemega con vitamina c, unacioccolata calda e molto altro.E poi ritorno a casa.

Gianluca P.

L'arrivo all’Hotel Capriolo

(cinque *****)

Siamo arrivati all'HotelCapriolo e come primaimpressione ci è sembratomolto lussuoso: grandi stanze, pavimenti ricoperti datappeti, cucina ultra moderna, lampadari di cristallo (ce lehanno dette dietro perché urlando ne abbiamo rotto uno).Quando è arrivato il momento di sistemare le numerosevaligie, ci siamo accorti che le camere non erano menolussuose del resto: grandi finestre con tende di purissimaseta gialla con fiorellini azzurri per le camere delle ragaz-ze, blu con saette luminose per le camere dei ragazzi.C'erano materassi Eminflex ortopedici, adagiati su lus-suosi letti. Le pareti delle camere erano ricoperte da qua-dri del Botticelli. Ogni camera aveva due porte automati-che: una per andare in bagno, e una per andare al corri-doio. Ogni bagno era pieno di specchi con luci blu. Ilcoperchio del water era vellutato di colore oro, argento.C'era l'idromassaggio sia fuori che dentro l'hotel. A cosaserviva mai fuori?Intanto Simone il curiosone è andato ad aprire tutte lestanze. Passate le prime sedici è arrivato il momento diaprire la diciassettesima e uno strano rumore echeggiò

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insieme. E così fu. In questo giro videro tantipesci e squali e si sono divertiti un casino. Ilritorno era nel primo pomeriggio. Per fare contenti i bambini si misero a gio-care con loro e presero un secchiello, unapaletta e cominciarono a fare il castello disabbia.Dopo aver fatto il giro e il castello si miserosulla sdraio sotto gli ombrelloni a riposare.

By Gabriele

I racconti di Elisa (la più piccola)

La prima volta che sono venuta in montagna pen-savo che avremmo mangiato fuori ai laghetti tuttiinsieme per poi fare il bagno. Io volevo fermarmifuori a cena sulla riva, ma siamo tornati a casa.Un giorno pensavo che saremmo andati in gita neiboschi, ma ci siamo svegliati con lapioggia e allora abbiamo fatto festaal campeggio perché era il com-pleanno di Raffaella.Un altro giorno siamo andati in piz-zeria e dopo siamo andati al Passo.Prima di tutto ho mangiato la pizzaalla margherita (ne volevo due) e poiil gelato alla panna e fragola.Questi giorni mi sono piaciuti tantoperché siamo andati in gita, siamoandati ai laghetti, abbiamo giocato epoi oggi ho finito i compiti ed orasono liberissima.Mancano ancora sei giorni alla finedella vacanza e voglio vedere comefinisce.Ciao. Elisa

Ode al tiramisù

Tiramisù sei bello solo tua merenda mi piaci di piùo che buono sei tuo delizioso tiramisù

Tiramisù e tirami giùse non ti mangio mi sento giùtiramisù e tirami giù

se non ti mangio mi fai venire gli occhi blu.Più ti mangio e ingrasso di piùcome sei dolce tiramisùsempre più buono se lo fai tu,quando ti mangio non smetto più.

Di tutti i dolci il migliore sei tuChi sarà stato a mangiare il tiramisù.

Rit. Delizioso tiramisù

tiramisù e tirami giù

se non ti mangio mi sento giù

dolce e gustoso tiramisù

Ode al tiramisù (2)

E' il tiramisù che cambia,nella forma e nel saporeè una strana sensazione in un bagno di saporeè il tiramisù che si mangia, si mangia, si mangia, si mangia…E' lui, è lui che prende il mio palato, che mi accompagna in questo lungo viaggioe andiamo lontano

ecco cos'è tutto il mio stupore, non faccio che sentirein bocca tutto il suo sapore.E' il tiramisù che cambia,nella forma e nel saporeè una strana sensazione in un bagno di saporeè il tiramisù che si mangia, si mangia, si mangia, si mangia…è una strana sensazionecome un treno che mi passa dentrosenza stazione…sto mangiando, senza cucchiaio né limitazioni.

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Stanca da morire

4 AGOSTO: raccolta mirtilli. Una mattina siamo partitidal Padre Eterno in cerca di mirtilli per fare una torta.C'erano i sentieri faticosi ed io mi sono stancata da mori-re.Poi abbiamo trovato i mirtilli ma la maggior parte l'ab-biamo mangiata noi. Le cuoche ci hanno fatto la torta dimirtilli che a me è piaciuta molto.

Katy

Passo Cereda

Sono poche le persone checonoscono la bellezza di PassoCereda.Per me Passo Cereda è cambia-to molto, è diventato un'altracosa; infatti quando ero ragazzi-no e venivo quassù non lo sape-vo apprezzare.Tu che stai leggendo in questomomento se sei uno di quelliche osservano con il cuore capi-rai delle cose. Tu pensi che lesai, ma la verità è che le sapraisolo quando osserverai con ilcuore e con la mente. Per esempio mentre fai una gita tupensi solo ad arrivare a quel posto, ma prova ad osserva-re con il cuore le cose che vedi, il cuore non serve soloper amare, il cuore serve per tante cose. Più fai funziona-re il cuore e più fai funzionare il cervello. Capirai dellecose che altre persone non hanno capito come te, poi lecapiranno e più le capisci più sei te stesso: vivrai comevuoi veramente.La mia filosofia parla del cuore e della mente e dei postiche noi non sappiamo se sono belli (la bellezza la cono-scono solo poche persone nel mondo).

Tarek

Sono contento

Quando siamo andati in gita ho visto 5 caprioli: dueerano grandi e tre erano piccoli. E' stata proprio una bellagita e anche se il tempo era molto brutto siamo andatiavanti lo stesso. Siamo anche molto contenti che è arri-

vato Mauro.Anche quando siamo andati alla baitaTognola il tempo era molto brutto, c'erapioggia e vento. Abbiamo visto le marmot-te; sono contento di aver fatto questa gita;mi piace stare in montagna con i miei amici.L'anno prossimo spero che io, Mauro eChristian stiamo di nuovo insieme in mon-tagna.

Mehedi

Un bagno improvviso

Un lunedì pomeriggio io stavo dormendo.All'improvviso è venuto Gianluca a sve-gliarmi e mi ha detto: "Cicci, svegliati!".Allora mi ha portata fuori dove c'erano tuttigli altri. Due ragazzi con le brocche piene diacqua mi hanno infradiciato, mentre io gri-davo come una pazza. Anche se ero tuttabagnata mi sono divertita tanto e spero difare presto un'altra battaglia. Spero anche dinon addormentarmi più.

Cristina

Un incontro

Al terzo turno siamo andati con gli amici diVicenza in montagna. Siamo usciti su un'al-


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tra montagna a fare una gita e abbiamovisto un uomo che vive da solo con le suepecore, capre, mucche e cavallo. L'abbiamovisto che lavorava da solo (persona anzia-na). Questa persona ama molto lavorare estare da solo con i suoi animali. Poi l'abbia-mo conosciuto molto bene, e ci ha raccon-tato come è finito a vivere da solo in quelmodo. Ci ha dato del latte tiepido. Infinesiamo tornati a casa felici.

Badar Eddin(traduzione dall'arabo di Tarek)

Giochi con l’acqua

Un pomeriggio abbiamo giocato con l'ac-qua nel cortile del Padre Eterno, usandobacinelle e brocche piene diacqua. Ci siamo bagnati per rin-frescarci dal caldo. All'inizio nonvolevo giocare, ma poi mi hannopreso e mi hanno portato fuoririempiendomi di acqua. Pensavoche non mi piacesse ma invecemi sono molto divertito. Dopodue minuti ho cominciato abagnare gli altri. Dovevamobagnare Renzo, ma è scappatodalla finestra sparendo per un'o-ra. Poi tutti felici e contenti cisiamo asciugati sotto il sole chescottava molto.

Davide

Un incontro particolare

Stamattina, 13 agosto, siamo andati aSagron. In piazza io e Badar abbiamo fattoun incontro molto particolare… Un uomoche ha vissuto per ben 52 anni in Israele siè avvicinato a noi e abbiamo iniziato a par-lare piacevolmente insieme… in arabonaturalmente!! Non avrei mai immaginatodi conoscere una persona così speciale in un

paesino così piccolo fra le montagne.Tarek

L'incontro con la vipera

Un giorno abbiamo deciso di andare alla Malga Camp.Durante l'andata abbiamo incontrato un drago con attor-no due alligatori. Il drago ci stava attaccando e i due alli-gatori sono scomparsi come magia e ce li siamo trovatidietro. Non avevamo scampo perché il drago era davantie gli alligatori dietro. Boll stava cercando il suo dragocon le sfere magiche e per caso riesce a trovarci e così cisalva dal pericolo mortale, prima uccidendo i due alliga-tori e poi il drago. Mentre cercava di prendere le sferearriva Trilli che vede che Dragon Boll voleva prendere lesfere e trilli lo aiuta, prende le sfere e il drago diventa diDragon Boll e Trilli.

Saimet, Marco, Bruno, Badar

Una gita faticosa

Siamo partiti dal campeggio Oriens e abbiamo passato laMalga Fossetta, dove c'erano le capre, i cavalli, le muc-che e un pastore tedesco. E abbiamo continuato a cam-minare nel bosco.Abbiamo visto dei diversi tipi di funghi, anche un formi-chiere [sic!] e ci siamo fermati per fare merenda. Ci siamofermati sulla strada che porta a Fiera, poi siamo risaliti perarrivare al campeggio. Questa gita ci è piaciuta.

Flavia e Raffaella


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Passo Cereda - 12/7/99Ciao Derek,

io sono GiaNluca, il mio nome in codice è C.L.R.S.B-K2. Non ti ricordi che c'eravamo incontrati all'area 51 due annifa, tu eri vestito con una tuta permeabile, un casco di vetro e respi-ravi dal tubo, ed io ero vestito elegante perché era per me l'in-contro più ravvicinato che ci sia stato; avevamo parlato della par-tita di baseball. Gli Yenchis contro Houston che finì per 64 a 62.Io vorrei ancora incontrarti non so quando, non so dove. Dovrai

trascrivere sul computer il pass-word C.L.R.S.B-K2 così parlere-mo insieme tramite internet.Con affetto C.L.R.S.B-K2 Gianluca

Caro Casper,oggi qui al campeggio Oriens il tempo non è dei miglio-

ri; infatti sono ormai tre giorni che piove e così non possiamoandare in gita, però, se non altro, ci divertiamo tutti insieme, inalcuni gruppi di gioco. Noi siamo i "Gabbiani" e siamo al terzoposto.Questi luoghi dove ci troviamo sono molto belli e particolari;infatti siamo sotto le Dolomiti, a Passo Cereda, Trentino.Anche i giochi sono divertenti.Qui va tutto bene e credo che tutti si stiano divertendo.Saluti dal tuo amico di penna.P.S. A te come va? Rispondi. I Gabbiani

Caro Luca,come va lì al caldo? Noi siamo gli… SCARPASOC-

CHI!! (Giuseppe, Alberto, Mickey, Maurizio, Saverio, Martina,

Elisa ed Elisa) e ti stiamo scrivendo da un bellis-simo posto in montagna: PASSO CEREDA.Qui il tempo è abbastanza brutto: fa freddo e con-tinua a piovere. Per questo continuiamo a riman-dare le gite.In squadra siamo in 8 e siamo secondi dopo gliSpechebiche, anche per merito tuo!Tanti saluti dagli Scarpasocchi

Cara Silvia,ci manchi molto, qui è bellissimo.Anche se abbiamo conosciuto moltinuovi amici ci mancano le tue battute edil tuo conforto verso gli altri quando sonotristi.Il tempo da noi è noioso perché piove, setu ci fossi tutto cambierebbe al megliocon le tue trovate divertenti, tipo la casadegli ombrelli che abbiamo costruito l'ul-tima volta, ricordi?Immaginiamo il caldo che c'è a Milano.Dove vai in vacanza?Siamo curiose di sapere quando vieni atrovarci della tua salute e della tua pagel-la.Speriamo di trovarci al più presto.

Ciao scrivici byOlivia, Giulia, Cludy

Cara Elisa,la nostra giornata passa molto lentamen-

te a causa del sonno, dato che la sera ci addor-mentiamo molto tardi.Noi qui a Passo Cereda ci stiamo divertendotanto, peccato che tu non sia con noi.Il tempo qui non promette molto, dato che piove,ed è per questo che abbiamo saltato due gite.Speriamo che al mare tu ti stia divertendo unmondo.Ieri sera prima di addormentarci pensavamo aquando tu eri con noi. A proposito hai ricevuto lalettera? Comunque, sempre se vuoi, puoi man-darci una letteraTanti bacioni e saluti

Imen ed Eva

CARO AMICO TI SCRIVO...

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ANCORA QUALCHE FOTO...

Ancora qualche fotografia relativa al cam-

peggio estivo di Passo Cereda. Lo foto sareb-

bero tante, ma lo spazio è poco. Non ci resta

che fare una scelta, sapendo che non queste

non sono necessariamene le più belle o le più

significative. Comunque, chi volesse vedere

foto e diapositive può sempre passare da

Carmen Street...

Sopra: foto di gruppo del primo turno. Sullo sfon-

do, coperte dalle nubi, le Pale di S. Martino. In

viaggio verso il laghetto, per un bagno nelle calde

acque del torrente Canali.

Sopra: Saimet, Martina, Katia, Maurizio e

Susanna. Ovvero: Saimet cosa ci fai con quel-le di Montisola?

A sinistra: tutti con le ginocchia colorate.

Ovvero, body art. In parole povere: cosa non

si deve fare per vincere una caccia al tesoro!

A destra: Michele, Paolo, Giuseppe, Cristian,

Alberto e Maurizio. A vederli così si direbbe

che non mangiassero da due settimane. In

realtà stanno letteralmente leccando la teglia,

dopo aver strenuamente lottato per ottenerla.

Quale grande soddisfazione sui volti di questi

scarpasochi e, crediamo, anche per la cuoca

che non ha poi dovuto faticare a lavare la

teglia.

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"Hei… dai, tutti in ordine che Nadim ci fa la foto… tuttipronti… vai… ciiss…!"Eccoci qua, ci presentiamo siamo il gruppo di pallavolo.Eh sì, all'inizio non ci davate un tolino, non credavate chesaremmo arrivati fin qui. Un anno intero ogni lunedì cisiamo trovati per fare due tiri col pallone, per misurar-ci… con la rete (da misurare c'è poco, si vede ad occhioche è alta il doppio di me… - Debby), asfidare ogni volta quella riga per butta-re al di là le nostre battute (vigliacca seandasse al di là una volta… - Sabry), adimpegnarci nella ricezione (quandoarriva la palla sembra la Fracci chericeve… - Terry).E poi che dire "del resto del mondo"…Nadim, Wassim, Mohamed, Iteb e tuttigli altri che pian piano si sono unitidurante la stagione... Siamo stati pro-prio bravi!!!Certo è difficile mantenere la costanzadella presenza, ma quando vedi ragazziche finiscono il turno di lavoro alle

22.00 e arrivano lì per giocare anche soloper pochi minuti capisci che qualcosa c'ènel nostro gruppo, fosse anche solo lavoglia di stare insieme (che non è poco!).In ogni caso ci si riincontra l'anno prossi-mo: stesso posto, stessa ora per nuove sfide.E mi raccomando… olè!!

UNA SQUADRA SPECIALEdi Debby

LI RICONOSCETE?Come fantasmi che danzano nel folto della nebbia autunnale, abbandonati i giubbini sui gradini, quattro

ragazzi giocano con la palla.Siamo ai primi di novembre del1989 ed il luogo è la cima delmonte Maddalena, meta di un’e-scursione. Sapreste riconoscere ifatidici quattro? Questa volta lasoluzione è un po’ più difficile.Per cui almeno a questi quattroamici chiediamo: sapreste rico-noscervi?

Nella fotografia comparsa sulnumero precedente, le due ragaz-ze appollaiate sull’albero eranoSilvana ed Amina.

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MILLE NON PIU’ MILLE

RACCONTO

In concomitanza del sopraggiungere dell’anno2000 alcuni amici mi hanno ribadito l’arrivo immi-nente della fine del mondo. Sono comunque certiche qualcuno sopravviverà alla totale catastrofeper cui mi consigliano di prendere adeguate con-tromisure per essere anch’io nel novero degli elet-ti. Poiché i prodromi di tale rivolgimento verrannodall’acqua, essi prevedono per la prossima estategrandi inondazioni, quasi una riproposizione deldiluvio universale. Sempre a detta dei suespostiamici sarebbe consigliabile che per quel frangenteio avessi già trovato una opportuna sistemazione ilpiù lontano possibile, in alta montagna, ben equi-paggiato. Infatti, se le pianure saranno flagellateda ininterrotte piogge, le montagne saranno rico-perte di neve. Cibo dovrei averne per almeno qua-ranta giorni.In alternativa uno di essi m’invita sul suo yachtpersonale (un 24 metri) estremamente sicuro,dichiarato inaffondabile e già stipato di ogni ben diDio per assicurare ad un selezionato gruppo alcunimesi di sopravvivenza. Mi si pone il problema chei sopravvissuti debbano essere geneticamente puri,ma a questo punto non riesco più a seguire ildiscorso dei miei amici, non capisco più cosaintendano dire. Certo, se scegliessi la morte - cosache sarà estremamente tremenda, mi dicono, perpeste o per fuoco - non devo far altro che conti-nuare con la vita di tutti i giorni.La nuova peste non è l’Aids, ma qualcosa di piùvirulento. Una scoperta scientifica sfuggita dimano ai suoi creatori, una mutazione genetica vira-le che da uno sconosciuto laboratorio sperimentalesi diffonderà nel giro di pochi giorni devastandol’intero mondo. Non ha ancora un nome, anzi nonavrà altro nome che quello dell’antico, tremendoflagello: peste.La morte per fuoco non sarà da meno. Terre riarseda prolungata siccità e da inarrestabile desertifica-zione. Disastri nucleari devieranno il percorso delpianeta portando la sua rivoluzione molto più vici-

na al sole. Guerre che devasteranno lecittà ed i raccolti. Con o senza fiammail fuoco divorerà gli ultimi scampati.Chi conosce queste cose saprà comesalvarsi, insistono i miei amici. Dallapeste ci si premura evitando qualsiasitipo di contatto. Sarebbe auspicabilevivere in grandi scatole iperbariche. Oper lo meno rifiutare di continuare avivere in questo miscuglio di razze e dipeccati e ritirarsi in un luogo solitario.Dalla morte per fuoco ci si può salvaresoltanto attraverso l’allontanamentodalla superficie della terra.L’optimus per evitare la morte peracqua, per peste e per fuoco, sarebbequello di ritirarsi a vivere nel fondo diqualche vecchia miniera di alta monta-gna. Uno di questi miei amici ha neaffittata una in Val D’Aosta. Un altro,qui a pochi chilometri, in Valtrompia,dalle parti di Bovegno. Quest’ultimonon è molto sicuro della sua scelta, mami dice che non poteva permettersi dipiù. Mi chiedono di scegliere in frettatra le opportunità che mi hanno indica-to. Se finora sono stato zitto - non mihanno dato la possibilità di parlare nelmezzo di tutta questa tiritera - ora vor-rei porre dei dubbi o per lo meno qual-che domanda... Ma la reazione dei mieiamici è immediata: una persona che hafede non può dubitare, non è ammissi-bile. Vuol dire che il tarlo dellamiscredenza ha intaccato anche me. Secosì fosse, tanto varrebbe che anch’iovenissi abbandonato all’inevitabilemia sorte di condanna.A questo punto, ditemi voi, cosa dovreifare? Per quanto mi riguarda questaestate non mi rifugerò in montagna, maho già prenotato il posto per una bellavacanza al mare.

di Vostradamus

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Nell’ultima settimana di settembre hanno soggiornato aBrescia, ospiti di una famiglia del Carmine due ragazzi fran-cesi che stanno vivendo un’esperienza insolita. Innanzi tuttoi loro nomi: Clotilde e Gildas. Partiti da Montpellier l’8 diagosto (il giorno dopo il loro matrimonio) hanno come metaGerusalemme. Il progetto “folle”, com’essi lo chiamano, èquello di arrivarci a piedi. Hanno in programma di giungervinel maggio del 2000, dopo aver attraversato undici Nazioni,aver percorso seimila chilometri, essere passati per centinaiadi paesi e di città, aver incontratomigliaia di persone. Senza soldi (senon una piccola somma da usaresoltanto in caso di assoluta neces-sità), contando semplicemente sul-l’ospitalità della gente, di qualsiasirazza, tradizione, religione. Si tiranodietro un piccolo carrettino sulquale è riposto lo stretto necessario,qualche vestito e beni di strettanecessità.Grande importanza riveste questopiccolo carrettino: suscita curiositànella gente che incontrano, molto spesso diventa il motivoper il quale si comincia a parlare, a spiegare, ad entrare inrapporto. Inoltre è un deterrente per quando la stanchezzapuò suscitare la tentazione dell’autostop.I contatti con le proprie famiglie: un colpo di telefono unavolta al mese, un messaggio via posta elettronica (quando èpossibile trovare la disponibilità di un computer collegato aInternet).Sono stati ospiti anche a Carmen Street, dove con pazienza,durante il pranzo, hanno risposto alle decine di domande chevenivano loro rivolte. A vederli così sorridenti e pacati non sidirebbe che abbiano il coraggio di continuare nel loro viag-gio senza sapere dove possano passare la notte, se riusciran-no a trovare qualcosa da mangiare, se ci sarà chi li ospiterà.E poi, capaci ad attraversare nazioni e razze diverse, popolidi cui non conoscono la lingua e i costumi. Ma forse la forzadi questi due ragazzi sta proprio nel loro desiderio di incon-trare la gente, nella loro mitezza d’animo e nella loro capa-cità di comunicare la propria esperienza. Nel loro ribadireche al di là di ogni differenza c’è un terreno comune sul qualeogni persona si può incontrare, senza diffidenze, senza odio,senza divisione.

Entrambi laureati in economia. Clotilde (23anni) per poter fare questo viaggio di nozze halasciato il suo lavoro: ne cercherà un altro alsuo rientro. Gildas (24 anni) è insegnante ed èriuscito ad ottenere un anno sabbatico.«Alla partenza temevamo di incontrare pro-

blemi di ospitalità, avevamo un po’ paura a

chiedere. L’ospitalità invece non è mai man-

cata. Il carretto suscita curiosità, diventa

occasione per fare conoscenze»

(Clotilde).«Questa è anche un’occasione

importante di riflessione prima di

cominciare l’attività professionale,

per valutare il valore del denaro»

(Gildas).«Il progetto di andare a Gerusalem-

me a piedi è diventato un progetto

comune. Abbiamo pensato che fosse

un buon modo per cominciare la vita

assieme» (Clotilde).«In gioventù ho fatto l’esperienza del

cammino di Santiago di Compostela: un per-

corso di due mesi. Un’esperienza molto forte,

di incontro e riflessione. Il nostro non è né un

pellegrinaggio né un’esperienza confessiona-

le. Noi non vogliamo portare nessun messag-

gio: è la gente che incontriamo che ricava

dalle nostre gesta uno spirito positivo di coe-

sione tra i popoli» (Gildas).«E poi conosciamo la gente, i loro costumi e le

loro abitudini più banali. All’inizio c’è sempre

qualche diffidenza, ma spiegando i nostri

intenti, troviamo, quasi sempre con facilità, un

asilo dove trascorrere le notti» (Clotilde).Chi fosse interessato o curioso di questa espe-rienza, chi volesse saperne di più e rimanereaggiornato ha la possibilità di visitare il bel sitoelettronico (curato dal fratello di Clotilde) aloro dedicato, al seguente indirizzo www.mul-

timania.com/clogildas. Vi si possono trovaredescritte le motivazioni al viaggio, il percorsoprevisto e quello già compiuto, le impressionedi viaggio, le esperienze vissute.

UN PROGETTO FOLLE

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Ora lo si chiama risparmio. Ora le città ed ipaesi grossi sono pieni di banche. Ma aimiei tempi non so quante ne esistevano. Pernoi contadini non avevano ancora inventatola strada delle banche. E nemmeno cisognavamo di possedere un libretto dirisparmio poiché il salario di un contadinonon era bastante nemmeno per sfamare lafamiglia.A questo punto sono costretta a scenderenella particolare condizione nella quale hocondotto la mia giovane vita, di figlia diagricoltori per nascita e di moglie di unsemplice bifolco da sposata. Di certo nonl’avevo scelta di proposito questa vita umilee disprezzata, ma la forza del destino avevafatto le radici ai miei piedi. Dopo la quartaelementare mio padre mi aveva gettato,come si osa dire, in pasto alle zolle deicampi, al lavoro estenuante della terra -della quale era stato scritto: “con la terranemmeno il diavolo ha preso piede!”.Io che aspiravo a diventare una star, un’at-trice; io che con il latte materno avevo suc-chiato come da una musa la poesia, la gran-de voglia di emergere... Mi ero sentita feri-ta, come un uccello chiuso in gabbia, mi eroritrovata a consumare la mia giovinezza trale piane del fieno, tra filari di gelsi a strap-pare la foglia per i bachi da seta, a zapparei filetti di frumento in aprile e del granotur-co in maggio e giugno.Senza compenso alcuno perché al padre(padrone) - che Dio l’abbia in gloria - tuttogli era dovuto. Ed inoltre, mentre ai dipen-denti pagava i “contributi”, per noi figlisuoi non aveva nessun obbligo, non esiste-va sindacato alcuno che intervenisse innostro favore (o per lo meno noi non pote-vamo informarci poiché nessuno ce neaveva mai parlato).Mi sono ritrovata senza diritto alcuno, daricevere a tempo dovuto una giusta pensio-

ne. Intanto, con il passare degli anni, mi ero formata den-tro una concezione rude, quasi barbara della vita. Vita dacani, mi dicevo; e con questo caratteraccio mi ero ancheresa schiava, estranea ad ogni buona e dolce prerogativadi normale femminilità.Agivo come un uomo, andavo sulle piante a scovare lenidiate di uccelletti implumi. Prendevo nel fossate rane epesciolini. Saltavo su e giù dal carro e dai cavalli.Mungevo le mucche meglio di un mandriano. Andavo inchiesa con le altre ragazze, ma mi arrampicavo sul cam-panile a registrare l’orologio insieme al sagrestano el’aiutavo pure a suonare le campane.Di nascosto di mia madre allestivo sul mio cassettone unaltarino. Mi mettevo la camicia di felpa di mio padre, ilsuo mantello fungeva da piviale, il ferro da stiro per turi-bolo. Da sola cantavo la messa o l’ufficio dei morti.Perché, direte voi, facevo tutto questo? Mi sentivo attira-ta dal senso religioso fino a desiderare di andare inBirmania facendomi missionaria. Aspirazione soffocata emai confidata a qualcuno. Almeno avessi potuto seguirequesta strada! Avrei salvato, aiutato tanta gente e mi sareiaccaparrata pure quella della mia anima. Però, come stascritto, l’uomo propone e Dio dispone. Così svanivanotutti i miei sogni e gli anni passavano inutili e logoranti.Mi rodevo il fegato, mi straziavo l’anima. Mi illudevoinvano. Mi consideravo un verme mentre attorno a mevedevo le mie compagne libere, senza tanti impegni,andare dalle suore ad imparare il cucito, il ricamo e tantebelle cose. Cose che io da sola mi ingegnavo ad impara-re, soltanto guardando loro. Il Signore mi aveva dotata diuno speciale acume. Mi bastava solamente veder unavolta sola fare un certo lavoro che già sapevo farlo.Ma la mia vita era là, dentro la gran distesa verde a lavo-rare l’erba, a rastrellare il fieno. In una sola parola, dieciore consacrate e condite dal sudore della fronte.«Va avanti, sempre, lavora sodo davanti a tutti gli uomi-ni così li trascini e rendono di più». Questo il programmadel mio lavoro, queste le parole di mio padre. La dome-nica soltanto non si andava nei campi. Allora la messa almattino, la dottrina nel pomeriggio, il rosario la sera. Nonho mai visto una festa al di fuori di quelle del mio paese.E dentro l’anima soffrivo immensamente.

(continua)

RICORDI DI UN TEMPOdi Ersilia Barbieri Petesi

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A volte usiamo parole che ci bloccano: e non lo sap-piamo.Così come il gesto inconscio è rivelatore di quello cheproviamo veramente, così i termini che scegliamo, pernoi o per gli altri, possono essere frenanti della nostracorsa verso la serenità.Insisto tanto, sulla parola "serenità", che l'ho piazzataanche sulla segreteria telefonica. Dopo il discorsino:"Lasciate un messaggio od inviate un fax" auguro a chimi ha chiamato "tanta serenità". Non "felicità", non"fortuna", non "Distinti saluti" o "cordialità".La Felicità è uno stato precario, la si può raggiungereun attimo, e l'attimo dopo perderla.E la Fortuna? Chi ci crede sa quanto sia alterna ecapricciosa, a volte con punte di vero sadismo. E non èoro tutto quel che luccica, come si può ben capire daquella pubblicità simpatica che vede il vincitore dellatombola spiaccicato esultante da una macchina cadutadal cielo.Per quanto riguarda i saluti, concordo pienamentecon Luca Goldoni, quando dice, all'incirca (cito amemoria lontana): "Distinti per chi? Sono io ildistinto che porge "distinti" saluti? Allora è narcisi-smo".Per le Cordialità ho una mia teoria: posso mandarlesolo a chi mi sta simpatico. Offrirle ad uno sconosciu-to telefonico mi sembrerebbe solo un'inutile lisciata.Ma augurare serenità è bello, è facile e sentito, perchése tutti fossimo sereni - e lo si può essere anche in

mezzo alla più tremenda bufera - il mondosarebbe vivibile da tutti.Ci sono, allora, per raggiungere lo statodi serena accettazione alcune strategie daseguire.Una è quella di non usare termini "negati-vi" o "deprivativi", quelle parole, cioè,che fanno sorgere nel nostro inconsciosensi di colpa passati e paure future; paro-le che interferiscono con la nostra paceinteriore, perché ci riportano a quando gliAdulti pressanti non ci davano spiegazio-ni, ma solo proibizioni, perché eravamotanto piccoli da non essere indipendentinel nostro giudizio. Vediamo i termini"NO":- Tutte le espressioni che mettono noistessi o gli altri in categorie chiuse, o chehanno insite valutazioni e misure, giudizie condanne.- Frasi come : "Non posso", non ce la faròmai; "Non trovo la soluzione"; "Sonofatto così e basta", "Devo- Aggettivi, verbi e locuzioni del tipo:"Proverò"( che sottintende: "Se non ce lafaccio non è colpa mia"); "Se solo...","Ma" ,"dubbio", "Comunque","Limitazione", "Impossibile".Come dice Jampolsky in "Amare è lascia-re andare la paura": "Ci sono solo due

emozioni: una è l'Amore, l'altra la Paura.

L'Amore è la nostra vera realtà. La Paura

è una costruzione della nostra mente e

quindi è irreale. Ciò che percepiamo è il

nostro stato mentale proiettato all 'ester-

no. Se stiamo bene, in pace e con Amore,

pro ietteremo questo e lo sperimenteremo.

Se siamo pieni di dubbi, paure e preoccu-

pazioni di star male, proietteremo questa

nostra condizione e sarà proprio ciò che

sperimenteremo".Non è facile, ma si può.

SULL’USO DELLE PAROLEdi Anna Grasso Rossetti

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C'ERA UNA VOLTA UNA GATTAdi Alice Camplani

Eccoci arrivati! E' triste ma deve sem-pre succedere, ogni volta. Ebbene sì, levacanze finiscono e bisogna tornare acasa.Si potrebbe sfiorare la tragedia, la nos-talgia e la consapevolezza dell'immi-nente sindrome da lunedì mattinapotrebbero attanagliarci…. MA NO!Ecco che il soffice pelame di una pan-ciuta felina e gli zamponi puntati nellostomaco (il mio naturalmente) delcanide di casa trasformano immediata-mente l'umore e non ci si può trattene-

re dal sorridere stro-picciandosi addosso idue pelosi.La panciuta si chiamaKatà. Si struscia

meticolosamente sulle mie gambe:parte dal muso, segue con la fronte e lozigomo, procede lungo il collo e poilungo il fianco. Ogni tanto anche lacoda si arrotola sul mio polpaccio. Finito da una parte si gira e ricominciadall'altra. Ecco, ne ha abbastanza, siallontana e comincia a leccarsi tutta.Ma cosa fa?Mi vuole così bene danon resistere ad una spe-cie di abbraccio? Beh,quasi…o meglio nonpoteva resistere ad uno"scambio di odori": miha lasciato un po' del suo ed ha acqui-sito un po' del mio ed ora mi "assaggiain tranquillità lisciandosi il pelo.Comincio a disfare lo zaino… MEOWFRRRRRRR, MEOW FRRRRRRR… eadesso? Ancora ti strusci? E perchéqueste fusa insistenti?Ho capito, guarda caso, vuoi mangiare,che novità. Ma viene da chiedersi: perché i gatti

fanno le fusa? In realtà non sono solo contenti, cisegnalano che va tutto bene, come dire: "statetranquilli, quello che state facendo è gradito".Basta, sono stanca, per oggi seratina tranquilla

davanti alla televisione; mispaparanzo sul divano, doun'occhiata senza troppe spe-ranze ai programmi….PLOF,FRRRRRRR…due occhioni mig u a r d a n o … M E O W ,FRRRRRRR…, va bene, anda-

ta per un po' di coccoline, dopo tutto è un po' chenon te le facevo.Avete mai notato che quando il gatto è all'apicedell'estasi da coccola, comincia a puntarvi gliunghioni nella pancia morbidosa e, su e giù,comincia ad impastarvi? Perché ricambia il vostrotenero amore con questa tortura e, non contento,vi sbauscia anche lamaglia? E perché levostre carezze gli piac-ciono tanto?Anche se il vostro è ungattone adulto chescorrazza indisturbato nel quartiere, voi sietesempre la sua grande mamma che, come quand'e-ra piccolo la sua vera mamma gli ripuliva il pelocon la lingua, ora la vostra mano è un'ENORMELINGUA che in un colpo solo gli lecca tutta laschiena!E "l'impasto"? Ancora un ricordo d'infanzia.Quando il gattino succhia il latte dalla mamma lemette le zampine sul ventre per stimolarne l'usci-ta e fa le fusa in segno di evidente soddisfazione.Ora siete voi la sua GRANDE MAMMA, gli pro-curate la pappa, e in segno di profondo ed intimoriconoscimento, il vostro Romeo ripete per voi

tutto il rituale.Se quindi avete un minimo dipietà non buttatelo via infa-stiditi come un sacco di pata-te, magari attrezzatevi con undoppio strato protettivo.

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Le razze non esistono

Una delle idee più radicate nelle nostre culture è che la razza rap-presenti una categoria naturale di persone. Fin dalla nascita, cia-scuno di noi farebbe parte di una di queste categorie, come se sitrattasse di un elemento innato. Dietro tutto questo c'è l'idea chesi abbiano necessariamente più cose in comune con le personedella propria categoria che non con quelle di un'altra.Alla fine del secolo scorso, alcuni antropologi, come LewisHenry Morgan ed Émile Durkheim, hanno messo in luce il fattoche esiste un legame diretto e profondo tra la maniera in cui gliindividui pensava il mondo e il modo in cui lo classificava. Ciò èevidente, ad esempio, nelle relazioni sociali all'interno di unafamiglia. Poniamo che lo stesso nome l’abbiano quattro personediverse: la sorella di nostra madre, la sorella di nostro padre, lamoglie del fratello di nostra madre e la moglie del fratello dinostro padre. Sono tutte nostre zie. Ma perché dovremmo chia-mare queste quattro donne nello stesso modo? La moglie del fra-tello di nostra madre e la moglie del fratello di nostro padre nonhanno alcun legame genetico con noi. La sorella di nostra madree la sorella di nostro padre ci sono legate geneticamente, maappartengono a lati opposti della famiglia. Nessuna di loro eccet-to la moglie del fratello di nostro padre - porta il nostro stessocognome.Altre culture utilizzano un termine specifico per distinguere unazia da parte di padre e una zia da parte di madre. Può esistere untermine per i parenti di sangue e un altro per le mogli di questiparenti.In questo modo, il nostro mondo sociale viene classificato attra-verso un ordine, collocando le persone insieme in gruppi indica-ti con un nome specifico e formati secondo certi criteri: il sesso,la generazione, il lato paterno/materno e i legami genetici.Il modo in cui classifichiamo i nostri parenti non è dunque basa-to sulla natura, non è determinato dalla genetica ma si rivela esse-re semplicemente una costruzione della nostra vita sociale.Quando e come sono state stabilite queste convenzioni sociali?Non lo sappiamo. Sappiamo che siamo classificati come mam-

miferi a partire da Linneo (1758), mentre fino aquel momento i naturalisti ci consideravano deiquadrupedi. La classificazione e la denominazio-ne del nostro gruppo sulla base della funzione del-l’allattamento era, da parte di Linneo, una presa diposizione politica. Nel suo contesto storico il suoattacco era contro il ricorso alle nutrici, in un'epo-ca in cui molti ricchi e borghesi seguivano lamoda di mandare i propri figli in campagna perfarli allattare. Quindi, classificando il nostro grup-po come mammiferi, per Linneo vuol dire soste-nere l'idea che allattare i propri figli è il ruolo natu-rale della donna, cosa che in ogni famigliadovrebbe avvenire.Così quello che ora ci appare come un fatto natu-rale - vale a dire che siamo nella nostra stessaessenza una specie che allatta - è in realtà un fattostorico, una posizione politica maturata poco piùdi due secoli fa.Possiamo quindi dire che:1) attraverso la classificazione, l’uomo da unsenso al suo posto nel mondo;2) la classificazione che l’uomo opera non derivaper forza da fatti naturali;3) anche se deriva da fatti naturali, si associa sem-pre ad elementi culturali.E’importante anche tenere presente che quando lecose non sono naturalmente organizzate, noi ten-diamo a ricercarne un ordine. L’esempio su sem-plice possiamo averlo considerando la nostra clas-sificazione del tempo, l’uso che ne facciamo. Iltempo è continuo, lineare, senza interruzioni, manoi lo dividiamo in ore di 60 minuti, in notti egiorni, in settimane di 7 giorni, in mesi, in anni,ecc. Un insieme di convenzioni puramente arbi-trarie, ereditate da classificazioni fatte nell’anti-chità.

INNANZI TUTTO

PERSONEraz-

zismo

Sulla terra esistono soltanto due razze umane, e solo queste due; la “razza” degli uomini per bene e

quella dei “poco di buono”. Queste due “razze” sono diffuse ovunque, penetrano e s’infilano in tutti i

gruppi. Nessun gruppo è composto esclusivamente da persone per bene o esclusivamente da “poco di

buono”. In questo senso non esiste dunque un gruppo di “razza pura”. (Viktor E. Frankl)

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Ciò che colpisce è il fatto che le classificazioni-meno naturali, più arbitrarie sembrano esserequelle che più contano. Le categorie umane defi-nite dalla natura non condizionano il nostro com-portamento nei confronti dei loro membri, salvoforse in modo molto sottile. Esistono individui altie individui bassi, uomini coi denti diritti e altri coidenti di traverso, dal corpo magro, muscoloso otarchiato, con lentiggini, più o meno pelosi.Queste sono differenze naturali, ma appaionoalquanto irrilevanti ai nostri occhi.Che cosa è importante per noi? Il fatto di essereitaliani, marocchini o albanesi. Di essere un fasci-sta, un comunista o un libertario. Ricco o povero.Noi o loro. Queste categorie sono definite dallastoria e dalla società. Sono molto più importantiper la nostra vita quotidiana delle differenze natu-rali all'interno del genere umano.Gli uomini non hanno tutti lo stesso aspetto, maquelli che si detestano di più sono quelli biologi-camente più vicini (irlandesi e inglesi, hutu e tutsi,arabi e israeliani, bosniaci, croati e serbi). Le lotteall'ultimo sangue, le animosità, i conflitti hannoorigine dalle differenze economiche, politiche,sociali e culturali, non dalla differenza biologica.L'idea che esistano, quattro tipi di uomini, ciascu-no localizzato su un continente, risale al 1684. E’stato il viaggiatore e medico francese FrançoisBernier a suggerirla per primo. Fin dall'antichitàgli egiziani e i greci avevano constatato che le per-sone di aree diverse non avevano lo stesso aspet-to.Ancora una volta, è stato Linneo a formalizzare ledifferenze fra le popolazioni dei diversi continen-ti. Linneo ha inventato l'ordine dei primati com-prendente diversi generi, fra cui il nostro genereHomo. Egli riteneva che il genere Homo com-prendesse due specie: l'Homo sapiens (noi) el'Homo nocturnus (gli scimpanzé). Inoltre il natu-ralista svedese ha deciso che la specie dell’Homo

sapiens fosse rappresentata da cinque sottospecie:l'Homo sapiens monstruosus, che riuniva gli indi-vidui affetti da malformazioni congenite, e quat-tro tipi geografici: gli europei bianchi, gli asiaticigialli, gli americani rossi e gli africani neri.Linneo sosteneva di applicare ai gruppi umani le

stesse regole di qualsiasi altra specie. Ma possiamo riconoscerecon facilità che le caratteristiche definite da Linneo per distin-guere le sottospecie geografiche sono alquanto ridicole e pernulla scientifiche. L'Homo sapiens americanus è rosso, impassi-bile e ha un brutto carattere. Dopo una breve descrizione dell'a-spetto e della personalità di ciascuno dei quattro tipi, Linneodescrive l'abbigliamento e il sistema di governo: gli americani sidipingono il corpo, gli europei portano abiti attillati, gli asiaticivesti ampie e gli africani si cospargono di grasso. Queste classisono governate rispettivamente dalla tradizione (gli americani),dalla legge (gli europei), dall'opinione (gli asiatici) e dal capriccio(gli africani). Ovviamente, è facile criticare una descrizione delgenere. Ma è proprio a partire da questa classificazione chediventa scientifica l'idea di una divisione fra quattro tipi umanifondamentali.

Una categoria simbolica

Le difficoltà nascono dalla confusione fra genetica e razza. Nonè che una sia buona e l'altra cattiva. Una è scientifica mentre l'al-tra procura un mezzo per situare se stessi (e gli altri) nel mondo

UN LIBRO

Tahar Ben Jelloun nasce in Marocco, nel 1944. Emigrato con la famiglia a Tangeri nel1955, consegue la licenza in filosofia e insegna per alcuni anni. Dal 1971 vive a Parigi,dove nel 1975 si è laureato in psichiatria sociale. Collabora con Le Monde (Francia) e conLa Repubblica (Italia). Nel 1987 vince il premio Goncourt con il romanzo Notte fatale(Einaudi Editore, 1987). Molte le sue opere pubblicate in italiano. Tahar Ben Jelloun èpadre di quattro figli, di cui Mariam è la più grande. Il libro che qui segnaliamo è Il razzi-

smo spiegato a mia figlia, Edizioni Bompiani, Milano, 1998. «Ho avuto l'idea di scriverequesto testo il 22 febbraio 1997 quando sono andato con mia figlia alla manifestazionecontro il progetto di legge Debré sull'ingresso e sul soggiorno degli stranieri in Francia.Mia figlia, che ha dieci anni, mi ha fatto molte domande. Voleva sapere perché si manife-stava, cosa significavano certi slogan, se potesse servire a qualcosa sfilare per strada pro-testando, eccetera». (dall’Introduzione).«Tutto parte con l'educazione. Il lavoro con i ragazzi è più efficace che con gli adulti. Questiultimi non hanno l'abitudine di fare autocritica, ostentano certezze. I giovani, invece, sonoun terreno fertile per l'educazione e l'apprendimento. Sono influenzabili, nel bene e nelmale. Con il mio libro, ho voluto dare un esempio di percorso didattico sul razzismo. épossibile fare lo stesso con altri importanti temi dell'umanità: la violenza, la pace, i dirittiumani. Spero che i genitori vogliano leggere ciò che ho scritto e spiegare ai propri figlicome difendersi dal razzismo.Il razzismo nasce proprio dalla paura e dall'ignoranza.Quando la famiglia non vuole sapere ciò che accade fuori, pensando di essere più impor-tante, migliore degli altri, ecco che lì si annida il germe dell'indifferenza, dell'intolleranza,della discriminazione razziale. Tutti sentimenti estranei ai bambini piccoli, non facentiparte degli istinti naturali. Anche il concetto di razza non esiste. Dobbiamo parlare di "gene-re umano". Le reali diversità sono di tipo culturale e sociale. L'educazione che abbiamoricevuto nell'infanzia ci rende differenti l'uno dall'altro. Ma questo non ci fa migliori o supe-riori, peggiori o inferiori in senso qualitativo. La politica del capro espiatorio esiste dap-pertutto ed è una vergogna, perché si utilizza la disperazione della gente e quella di massedi immigrati, al solo fine di incutere paura e di stornare la rabbia dalle reali cause». (da

un’intervista all’autore)

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soggettivo delle relazioni sociali. La razza non esiste in quantoentità biologica. Indubbiamente la razza esiste come categoriasimbolica e sociale e questo ne fa un concetto più reale e piùimportante che se fosse biologico.Ci sono tre aspetti fondamentali nella concezione popolare del-l'ereditarietà al di fuori di quello di cui abbiamo appena parlato,la credenza nell'esistenza di sottospecie umane.Il primo è il razzismo, che consiste nel credere che una personasia l'incarnazione di un gruppo e quindi abbia in sé tutte le pro-prietà, quali che esse siano, assegnate al gruppo. È una concezio-ne che attribuisce a certi individui delle caratteristiche basate uni-camente sulla loro appartenenza a una categoria, invece di osser-vare quello che sono veramente. Il secondo aspetto è l'ereditarismo, l'idea che l'individuo sia il con-tenuto delle sue cellule, che la "voce del sangue" dica tutto per-ché "l'uguale genera l'uguale".Mettendo a confronto mille etiopi e mille italiani, possiamo osser-vare ogni sorta di differenze fra i due gruppi. Per esempio, gli ita-liani hanno la carnagione chiara e gli etiopi scura. Questa diffe-renza di colore è esistita nel secolo scorso e lo sarà anche nel pros-simo; è verosimilmente genetica da un punto di vista eziologico.Da un altro lato, le differenze linguistiche di questi due gruppicontinuano a manifestarsi nel corso della storia, e tuttavia non ègenetica come testimoniano le generazioni di etiopi che sonoimmigrati in Italia. Come possiamo dunque, partendo dall'osser-vazione di una differenza, sapere se essa ha o meno dei fonda-menti biologici ?A meta del secolo scorso, la malleabilità delle caratteri-stiche mentali o comportamentali dei gruppi umani erageneralmente ammessa, ma si riteneva che le particola-rità morfologiche fossero immutabili. Alcuni particolari-smi, come la forma della testa, erano considerati indica-tori di un'affinità: le popolazioni che avevano la stessaforma della testa dovevano essere imparentate.L'antropologo Franz Boas fu il primo a contestare que-st'idea misurando i crani degli emigranti in arrivo con-frontandoli con quelli dei loro parenti già insediati negliStati Uniti. Scoprì che il corpo umano è in realtà moltosensibile alle condizioni in cui si sviluppa e mise in evi-denza la tendenza nei diversi gruppi di immigranti adiventare fisicamente più omogenei in America di quan-to non fossero al loro arrivo. Boas dimostrò che l'esisten-za di una differenza sostanziale fra due gruppi di personenon è necessariamente associata a una differenza geneti-ca.L'ultimo aspetto è l'essenzialismo, vale a dire l'idea che

dobbiamo ignorare le differenze apparentiper scoprire un'uniformità soggiacente einvisibile.Questo modo di ragionare è quello checerca di spiegare la variazione genetica dicerte popolazioni. I primissimi dati geneticiraccolti durante la Prima guerra mondialeriguardavano i gruppi sanguigni A, B e O,che oggi viene considerata la prova para-digmatica dell'esistenza di clini e non dirazze. Le popolazioni umane comprendonoprincipalmente rappresentanti del gruppo oe una certa quantità, che varia gradualmen-te, di soggetti di gruppo A e B. Ma gli stu-diosi dell'epoca dettero una diversa inter-pretazione. Riuscirono a dividere il mondoin europei, intermedi e asioafricani. In altriparole: i bianchi e gli altri. Alla ricerca dirazze pure, arrivarono alla conclusione cheesisteva una razza ancestrale "O" in Europa,invasa da una razza "A" venuta dall'Est e dauna razza 'B" venuta dal Sud. Questa ten-denza ad associare invasori e purezza dellecaratteristiche genetiche dura ancora oggi.Ricostruire la storia sulla base di congettu-re è sempre un'impresa pericolosa, perchéla storia si può trasformare in ideologia.

PER SAPERNE DI PIU'

Chi ha la possibilità di usare Internet, il modo più sempli-ce per approfondire il tema è quello di utilizzare un moto-re di ricerca per la parola razzismo. In italiano ci sono alcu-ne decine di siti dedicati all’argomento, mentre altri offro-no materiale, anche di ottima fattura a riguardo. Tra di essisegnaliamo, http://www.peacelink.it sito dedicato alletematiche della pace e della non violenza, con tutti i temiad esse correlate. http://www.geocities.com/researchtrian-

gle/4515/ invece è un sito dedicato alle fiabe contro l'intol-leranza . Per combattere il razzismo, l'antisemitismo e l'in-tolleranza l’autore del sito ha scelto la strada della fiaba.Essa parla ai bambini, ma anche a quella parte innocenteche pur rimane negli adulti. Se si vuole cambiare, bisognacominciare proprio dai piccoli.Oltre al già citato libro di Tahar Ben Jelloun segnaliamo:TAGUIEFF P., Il razzismo. Pregiudizi teorie comporta-

menti, CORTINA, 1999 £. 16000.BURGIO A, L'invenzione delle razze. Studi sul razzi-

smo, MANIFESTOLIBRI, 1998, £. 28000.DUTHEIL, No all'intolleranza e al razzismo, EMMEED. 1999, £. 11000.

INTRODUZIONEdi Angela Battagliola

Spazio coordinamento

In questo numero prosegue la presentazione delle realtà che, a suo

tempo, hanno aderito al coordinamento, ma che non avevano anco-

ra fatto pervenire la loro scheda.

Si tratta di due gruppi di volontariato che operano come "finestre

aperte sul mondo": gruppo Apasci ossia Associazione per la pace e

la solidarietà e la cooperazione internazionale, il quale fornisce spe-

cifica consulenza a supporto di altri gruppi che intendono operare in

varie parti del mondo con progetti mirati a rendere autonome cultu-

ralmente e finanziariamente le comunità locali che chiedono un

sostegno per il proprio sviluppo; il gruppo Noi Campinas ossia

Gruppo per la parità dei diritti e le opportunità per i giovani del

mondo il quale è uno dei gruppi sostenuti da Apasci.

Il maestro Pietro Morari, della scuola elementare statale "M.

Calini", il quale partecipa attivamente ai due gruppi, ci offre la

seguente presentazione.

Notizie flash

* Dal 4 al 10 giugno presso la sala comunale "S. Filippo e

Giacomo" di V Battaglie si è tenuta un'importante mostra

didattica organizzata dalla scuola elementare statale "M.

Calini" con la partecipazione del Centro di aggregazione gio-

vanile dei Padri Maristi di Vicolo Manzone n. 7 e del Centro

di educazione musicale "Giovanni Ligasacchi" di V Bixio n. 9.

La lettura delle opere esposte ha consentito di mettere in

grande rilievo l'efficacia di un'impostazione didattica fondata

sulla pratica del "laboratorio" e sulla sperimentazione di vari

"linguaggi" e di valorizzare in modo adeguato le significative

collaborazioni che intorno alla scuola sono nate sul quartiere

e che insieme alla scuola contribuiscono a gettare un ponte

verso una società diversa: che integri le differenze anziché

separarle, che pratichi la pace e non la violenza soprattutto

quella subdola dei superbi e dei prepotenti, che stimoli la soli-

darietà anziché l'individualismo egoista.

* Nel pomeriggio del 5 giugno si è svolta la tradizionale festa

di fine ano scolastico presso la scuola elementare statale "M.

Calini", festa che ha riscosso un notevole successo sia nella

partecipazione che nel coinvolgimento di rappresentanti di

etnie diverse i quali hanno collaborato con i bambini e gli

insegnanti nella realizzazione di alcuni canti, balli e giochi

del mondo intero e con i genitori nella realizzazione del banco

gastronomico pure di dimensione " mondiale"

* Nel pomeriggio dei 12 giugno presso l'acu-

sticamente pregevole sala "Foresti" (chiostro

di S. Giuseppe) si è tenuto l'annuale saggio

della scuola di educazione musicale

"Giovanni Ligasacchi" con la partecipazione

di circa 80 allievi i quali si sono cimentati a

gruppi con gli strumenti di tutte e tre le cate-

gorie: a percussione, a corda, a fiato sotto la

direzione dei i vari maestri del centro, ma

soprattutto sotto l'occhio vigile ed attento

della maestra coordinatrice/animatrice del

centro medesimo Rosa Messora Ligasacchi

* Sarà pur vero?

Sì, è proprio vera la notizia che il Comune, di

Brescia ha acquisito il cinema Eden la cui

attività cesserà entro il 1 dicembre 1999.

Finalmente si è arrivati al "dunque" dopo ben

dieci anni di pressanti sollecitazioni da parte

della Direzione didattica del 7° Circolo e

delle realtà che fanno capo al coordinamento

del quartiere centro nord cittadino.

Si spera che tale spazio possa essere ristrut-

turato in tempi non storici per consentire alla

scuola elementare "M. Calini" e a tutto il

quartiere di poter contare su una sala abba-

stanza capiente per realizzare spettacoli tea-

trali, musicali, per organizzare assemblee,

cineforum, dibattiti ecc. senza dover ricorrere

a locali di fortuna, spesso inadeguati e che

pregiudicano la buona riuscita di quanto pro-

gettato con fatica per il coinvolgimento dei

bambini, dei ragazzi, dei giovani ed anche...

dei meno giovani.

Un ringraziamento va, quindi, a tutti coloro

che si sono impegnati insieme alla direzione

didattica del 7° Circolo perché l'annosa que-

stione giungesse a buon fine. E' questo il

segno tangibile che, se ci si muove insieme,

alla fine, qualcosa di buono si ottiene.

Per questo ci si augura di poter intraprende-

re altre iniziative che portino veramente ad

una riqualificazione del quartiere centro nord

ed in particolare del quartiere Carmine.

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re a giovani nicaraguensi impegnati nelle orga-nizzazioni popolari, di completare gli studi.

EL SALVADOR

Progetto SAN ROQUE: Costruzione di infra-strutture e sostegno alle attività di alfabetizza-zione e di salute, organizzata dalla parrocchia diSan Roque, periferia di San Salvador.

BRASILE

Progetto NOI CAMPINAS: Progetto di forma-zione nel centro HUMBERTO MASCOLI perragazzi di strada delle favelas di Campinas (SanPaulo), gestito dalla ONG brasiliana CAMPI-NAS GENTE NOVA.

GUATEMALA

Progetto ALTA VERAPAZ: è stato completatonel 1997 il centro di formazione professiona-le AGRICOLO - ARTIGIANALE BartolomeoPerlo per i giovani indios di Alta Verapaz inGuatemala. Oltre i costi per il funzionamento(insegnanti, materiale didattico e di consumo,macchinari, ecc.) il centro necessita di unambulatorio e di relativi corsi di educazionesanitaria.

GUATEMALA

Progetto EL LIMON: Costruzione di un asiloper ospitare 200 bambini di strada della coloniaEl Limon, zona di forte emarginazione situatanella periferia di Città del Guatemala.

GUATEMALA

Progetto BAMBINI COME NOI: Mini progetto,promosso da un gruppo di bambini dai 5 ai 9anni, teso a finanziare il materiale didatticonella aldea di Montecristo.

L'attuale recapito del gruppo è:c/o Camera del Lavoro 25124 Brescia;Piazza Repubblica 1Tel 03044126 - 0303729221 Fax 0303729215

APASCIASSOCIAZIONE PER LA PACE LA SOLIDARIETA’ E LA

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

di Piero Morari

Il gruppo di APASCI nasce con l'obiettivo di fungereda supporto, stimolo e coordinamento per tutti i grup-pi intenzionati a seguire e sostenere progetti di solida-rietà con i popoli del Sud del mondo.Le caratteristiche dei progetti, di grande o piccolaentità, devono essere tali da garantire un livello di coo-perazione, controllo dell'uso del finanziamento perpromuovere autonomia economica e culturale,approfondire livelli di conoscenza e di scambio, pro-muovere, in Italia, controinformazione o informazionesulle realtà del Sud del mondo.APASCI è presente nella realtà culturale bresciana conuna serie di iniziative tese a promuovere l'attenzione aipiù deboli ed a rendere presente la solidarietà nellacoscienza cittadina ed è attivamente partecipe allaConsulta della Pace.APASCI fa da lievito fra i vari gruppi che scelgono la solida-rietà fornendo indirizzi, supporto, aiuto per la gestione di pro-getti anche a livello minimo.I progetti che APASCI propone, da sé, rispondono alle richie-ste che provengono soprattutto dall'America Latina. Hanno loscopo di aiutare le popolazioni locali a raggiungere una gra-duale autosufficienza. Sono controllati nel loro svolgimentoda volontari e responsabili presenti sul posto.Per contribuire al loro finanziamento APASCI propone varieiniziative.

GUATEMALA

Progetto BORSE DI STUDIO: Borse di studio a favore diragazze e ragazzi guatemaltechi di varie etnie con difficoltàeconomiche, impegnati in organizzazioni popolari.

NICARAGUA

Progetto BORSE DI STUDIO: Borse di studio per permette-re a giovani nicaraguensi impegnati nelle organizzazionipopolari, di completare gli studi

GUATEMALA

Progetto BORSE DI STUDIO: Borse di studio a favore diragazze e ragazzi guatemaltechi di varie etnie con difficoltàeconomiche, impegnati in organizzazioni popolari.

NICARAGUA

Progetto BORSE DI STUDIO: Borse di studio per permette-

NOI CAMPINASGRUPPO BRESCIANO PER LA PARITA’ DEI DIRITTI E LE

OPPORTUNITA’ PER I GIOVANI DEL MONDO

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Mi risulta difficile raccontare quelloche ha significato per me il mese vis-suto in Bosnia, a contatto con la realtàcruda di un passato di guerra. Maprima di descrivere l'esperienza, spie-gherò brevemente l'obiettivo di questapermanenza a Gracànica, un paeseancora semidistrutto dalla guerra che afatica sta cercando di rivivere.Tutto è nato da una richiesta da partedella Caritas bresciana di preparare econdurre un progetto di animazionecon un gruppo di giovani di Brescia,dopo il gemellaggio di solidarietà chela Caritas da alcuni anni sta compiendocon questa comunità.Dopo un sopralluogo avvenuto a giu-gno, per alcuni giorni, in cui si è cer-cato di capire la situazione e conoscerele persone, si è deciso di portare avan-ti la proposta, nonostante alcunepreoccupazioni per le ferite ancoraaperte della guerra.Abbiamo ritenuto importante esserepresenti nel paese di Gracànica percondividere la quotidianità della gentebosniaca; infatti la giornata si svolgevacon la visita alle famiglie, con l'anima-zione per i bambini e i ragazzi, mentrela sera si incontravano i giovani percantare e stare insieme."Condividere" è stata la parola che haaccompagnato tutta l'esperienza e que-sto è stato capito dalla gente che abbia-mo incontrato e con la quale siamostati, ascoltando i loro problemi, i lorodrammi e il coraggio di ricominciare. Abbiamo colto quanto sia difficilericostruire il futuro, soprattutto per igiovani sfiduciati, demotivati con

grandi ferite interiori; abbiamo letto negli sguardidegli anziani, a volte silenziosi e persi nel vuoto,l'incertezza di poter tornare nella propria casa,ancora distrutta; ci siamo resi conto come i bambi-ni siano desiderosi di tornare a giocare, di ripren-dere una vita normale, di poter ricominciare a sor-ridere.Nonostante ciò queste persone ci hanno dimostratouna profonda accoglienza e amicizia, offrendoci ilmeglio di quello che possiedono o invitandoci abere il loro caffè con grande ospitalità,Ora mi ritrovo a ripensare con profonda nostalgia aquesta esperienza in Bosnia, agli sguardi incontra-ti, alle strette di mano, all'importanza che hannol'ascolto e il dialogo nelle relazioni, rendendomiconto di quanto sia difficile portare avanti un futu-ro di speranza e di giustizia per dare vita alla pace.

di Nicoletta Giacometti

ESSERE IN BOSNIA

"Il colore più bello è il giallo.

Perché le cose non sono calde e gialle come

il sole?

Ancora più bello è il colore bianco.

Perché le cose non sono bianche e silenzio-

se come la pace?

Perché le cose non sono profumate come il

bosco e i fiori?...

... Purtroppo il mondo è il mondo,

non è un fiore, non è il bosco, né il sole, non

è la pace!

(Sejla Mustafic)

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Questo numero di Carmen Street esce dop-

pio, con otto pagine in più rispetto al solito

formato. Il ritardo è dovuto essenzialmente

al fatto che il numero 4 coincide con la

pausa estiva e quest’anno non si è riusciti a

rispettare i tempi. Speriamo sempre che i

nostri lettori, pur avendo dovuto attendere,

restino a noi affezionati e ci seguano ancora

con simpatia.

Segnaliamo che, finanziamenti permetten-

do, Carmen Street sarà presto correlato da

un nuovo progetto. Abbiamo in cantiere una

nuova pubblicazione, quest’ultima molto

più agile, più frequente e dedicata essen-

zialmente al quartiere Carmine. Un foglio di

informazione, di discussione e di presenta-

zione di esperienze. La realtà del Carmine

in questi ultimi anni è andata cambiando ed

il quartiere ha finito col fortemente caratte-

rizzarsi per la presenza di stranieri.

Pensiamo che con questa nuova realtà ci si

debba relazionare e confrontare, senza pre-

comprensioni o diffidenze. E vorremo quin-

di offrire a riguardo uno spazio di confron-

to e di incontro.

Grazie alla collaborazione di alcuni amici si

sta approntando alla schedatura dei libri

della biblioteca. La sezione della letteratu-

ra (circa un migliaio di libri) è quasi com-

pletata. Gli appassionati di lettura potranno

presto accedere alla consultazione ed al pre-

stito dei libri. Chi non è appassionato ha un

motivo in più per provare...

La comunità dei Padri Maristi si è arricchi-

ta quest’anno con l’arrivo di Gino Maffeis.

Bresciano, ma proveniente dal Brasile, dove

ha trascorso due anni, misurandosi con

varie esperienze. Verrà ordinato diacono il

19 dicembre, a Castiglion Fiorentino (Ar).

A lui i migliori auguri per il suo lavoro ed il

suo inserimento a Carmen Street.

BUON COMPLEANNO ABUON COMPLEANNO A ......

Un mondo di auguriUn mondo di auguri

agli amici di Carmen Street:agli amici di Carmen Street:

Stefania Amankwa Tia 1-11

Monja Rasi 3-11

Rosanna Ruggeri 6-11

Elmahfoud Ouarganach 7-11

Terry Bertoletti 10-11

Piero Zanetti 10-11

Mohamed Bahmou 12-11

Rinaldo Bazzotti 13-11

Simone Cividati 14-11

Katiuscia Manzotti 15-11

Eros Del Frate 15-11

Giuliano (Popi) Marniga 21-11

Andrew Hadford 3-12

Tarek Oulad ben Lahcen 3-12

Lucia Dell’Aversana 4-12

Hadir Abua 4-12

Bruna Floqi 8-12

Luisa Vasta 10-12

Abigail Kesse 17-12

Renzo Pasotti 17-12

Gino Maffeis 18-12

Loubna Bari 23-12

Saimet Reka 25-12

... e a tutti gli altri

dei quali non

conosciamo

la data: auguri!!!

E’ in svolgimento il corso di formazione per i

volontari; si tiene il martedì sera alle 20,30. Le

tematiche sono quelle relative alla relazione, la

relazione con i minori, alla conoscenza di aspetti

dell’età evolutiva, ecc.

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DA NON DIMENTICARE...

Un documento che bandisce ogni

forma di razzismo nella vita politicaeuropea è stato firmato da cinquanta partiti poli-ci di tredici Paesi membri dell’Unione Europea.Gli impegni che i firmatari si sono assunti neldocumento:- evitare ogni ostilità di tipo razziale;- punire con severità gli abusi di tale tipo tra iloro membri;- rifiutare qualsiasi tipo di collaborazione conpartiti che promuovono l’odio razziale;- aumentare il numero di candidati che appar-tengono a minoranze etniche o di recente immi-grazione.Nessun partito italiano ha firmato il documento.

Le mucche europee valgono più dei

bambini dei paesi ACP (Africa,Caraibi e Pacifico). E’ questa le denuncia diBillie Miller, Ministro degli Esteri di Barbadose Presidente di turno del gruppo dei paesi ACPnel suo discorso di apertura ai negoziati per iltrattato internazionale che andrà a sostituire laConvenzione di Lomè IV. Miller ha ricordateche «all’inizio del ventesimo secolo il rapporto

tra il paese più ricco e quello più povero era di

uno a nove. Alla fine di questo secolo è di uno

a sessanta. La vostra contraddizione, ha

aggiunto, non è sbalorditiva, è grottesca. Il con-

tributo pro-capite che date alle vostre mucche

per anno è più alto di quello che concedete per

persona ai paesi ACP». Miller ha sintetizzato lasua analisi della storia della lotta alla povertà inquesto secolo in un articolato intervento che haparlato anche di donne, educazione, salute, pre-venzione dei conflitti e appoggio alle democra-zie emergenti. «Hanno vinto le mucche europee

contro i bambini dei paesi ACP nella partita del

secolo per il diritto globale alla sopravvivenza».

The Military Balance è il rapporto

annuale dell’International Institute

for Strategic Studies (IISS). In questo rappor-to viene sottolineato il fatto che attualmente cisono dieci conflitti internazionali in corso eventicinque conflitti interni (undici dei qualinella sola Africa subsahariana). I morti provo-cati dalle guerre negli ultimi quattordici mesi

sono oltre centodiecimila. Sempre secondo l’IISS con l’inter-vento della Nato in Serbia è emerso un nuovo diritto interna-zionale che prevede la sospensione della sovranità nazionalese un leader commette atrocità contro il suo stesso popolo. Altempo stesso, diminuisce il fattore dissuasivo delle grandipotenze che, per evitare conflitti, minacciano l’uso della forzamilitare. Il commercio delle armi nel 1998 ha rappresentato ungiro di affari pari a centottomila miliardi di lire e in gran parteha interessato i paesi dell’Asia e del Medio Oriente.

H.D.S. Greenway, editor del Boston Globe analizza inun suo articolo il rapporto tra giornalismo e guerra.

«Il lavoro del giornalista è quello di fornire e diffondere le

informazioni e in tempo di guerra ci sono molte cose da dire.

Per i militari che fanno la guerra, rispondere ai bisogni dei

giornalisti può essere pericoloso o addirittura costituire un

tradimento. Le autorità militari hanno tre preoccupazioni: non

vogliono che trapelino informazioni utili al nemico e dannose

per i propri uomini; non vogliono che le truppe si demoraliz-

zino; e, come tutti i burocrati, non vogliono che i loro errori

siano messi in evidenza. Cosa che più di altre per i giornalisti

è inaccettabile». Le esperienze delle guerre del Golfo, delVietnam e quella recentissima del Kosovo mostrano che l’e-sercito tende a mettere il bastone fra le ruote alla stampa edessendo una delle fonti principali di informazione è portato adoperare una vera e propria censura. Ostacoli e proibizioni aigiornalisti, fabbricazione e diffusione di notizie parziali o nonveritiere, massiccia azione di controinformazione sono stru-menti abituali dell’esercito in tempo di guerra.

Dopo l’incidente alla centrale nucleare giapponesedi Tokaimura, si ripropongono i problemi relativi

all’uso dell’energia atomica e crescono i timori legati allasicurezza delle centrali nucleari di alcuni paesi asiatici(oltre a Giappone, Cina, Corea del Sud, India, Pakistan eTaiwan). Ma i governi di questi paesi non sono disposti arinunciare alla pericolosa fonte di energia atomica. Quattrogiorni dopo l’incidente di Tokaimura, in Corea del Sud c’èstata la perdita di acqua contaminata in un reattore nuclea-re e ventidue dipendenti sono rimasti contaminati. QuandoStati Uniti ed Europa sembrano decisi a ridurre la propriadipendenza energetica da questa fonte, la regione asiaticasta espandendo il proprio settore nucleare. Le preoccupa-zioni non sono solo relative al numero di impianti, ma alfatto che troppi programmi nucleari asiatici hanno misuredi controllo insufficiente o discutibile e la mancanza di tra-sparenza rende difficile valutare il livello di sicurezza per-seguito.

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Mentre si avvicina la fatidica soglia del 2000, la possibile catastrofe del grande bug informatico o l’avveramento delle leg-

gendarie profezie malachiane Maga Magari si mette a vostra disposizione per risolvere tutti i problemi dovuti alla fine del

millennio: filtri, talismani, fatture, previsioni e predizioni, carte, lotto ed enalotto, soluzioni informatiche e non, fortuna e

sfortuna, amori corrisposti, corna, controcorna, cornetti, eccetera eccetera... Maga Magari. L'unica maga senza bugs.

Cara Maga Magari...

ti scrivo questa lettera in un tranquillo pomeriggio estivo. Tranquillo,

per modo di dire. In realtà sono preoccupata, sono preoccupata fino

al midollo delle mie ossa. Siamo veramente arrivati alla fine del

mondo? Nostradamus ha veramente previsto per quest’estate la fine

di tutto? Saremo sommersi da un nuovo diluvio? O quale altra cata-

strofe incombe su di noi? Quando si parla tra amici, si scherza e si ci

si ride sopra. C’è chi dice di crederci e chi si dimostra scettico. In

fondo, mi sembra che un po’tutti diciamo di essere scettici, ma con-

fessando al tempo stesso di crederci anche. Quando poi ci si ritrova

da soli siamo presi dall’ansia. E se tutto fosse vero? E se questi fos-

sero gli ultimi giorni che mi restano da vivere? Per di più anche i

giornali non fanno altro che parlare di questo, la televisione ci fa degli

special con trasmissioni in diretta sulla fine del mondo e c’è chi mi

telefona in piena notte per sapere che cosa ne penso. Insomma, sono

nervosa, dormo poco, ho perso l’appetito e mi capita di litigare spes-

so con i miei e con gli amici. Maria

Cara, simpatica lettrice, ho letto con molta attenzione la tua lettera eho riflettuto a lungo su quanto hai scritto. Ho ponderato ben benequale sarebbe stata la migliore risposta ed intanto ho lasciato tran-quillamente passare l’estate... Come vedi, non è successo niente, nonc’è stata alcuna fine del mondo. Nostradamus può essere tranquilla-mente ritenuto un bambino capriccioso, che dice tante cose senzasapere cosa sta dicendo. Un dilettante, rispetto alla competenza ed allaprofessionalità di una Maga Magari, ad esempio. Divertiti.

Semplicemente Maga Magari.

E STELLE

PREVEDONO

ARIETE 21/3-22/4 Vi siete preparati alla fine del mondo, sicuri che sarebbe stata la vostra ultima occasione. Delusi, ora vi preparate alla fine dell’an-no e del millennio. Quando inizierete a prepararvi per iniziare qualcosa?

TORO 22/4-21/ 5 Guardate al nuovo millennio con preoccupazione per l’andamento della borsa e del mercato. Avete comprato azioni Telecom e vi è andata male, azioniEnel e sperate che vada meglio. Gli indici che vi interessano non sono quelli delle vostre mani, ma il Mibtel e il Down Jones. E’l’indice di quello che per voi conta nella vita.

GEMELLI 22/5-21/6 A caccia di nuovi modelli, vi affidate alla filosofia dualista manichea,catara e mazdea o a quella cinese dello yin-yang.Affermate con snob che il vostro ideale perfetto resta il Giano bifronte, il Giove anfitroneo, i dioscuri Castore e Polluce, il Sosia diDostoevskij. Forse soltanto per nascondere agli altri che siete nient’altro che la personificazione di Narciso e del suo specchio.

CANCRO 22/6-21/7 Non attendetevi che il nuovo millenio muti la sorte del vostro segno. Giove nella Luna oscurerà le vostre notti,Sole in Mercurio non renderà più limpidi i vostri giorni. Lavoro: aspettatevi un licenziamento. Futuro: nero. Studio: sarete boc-ciati. Amori: male. Salute: peggio. Peggio: non ha mai fine. Maga Magari: si diverte un mondo a prendervi in giro.

LEONE 22/7-21/8 Nonostante le apparenze, un bug mina la vostra forza: un cuore tenero come quello di un cucciolo. Qualcuno potrebbe direche si tratta di debolezza, di un errore da correggere. Non prestate ascolto a questi consigli perché è la cosa più bella della vostra umanità.

VERGINE 22/8-21/9 Gli anni novanta sono terminati e non sapete come; e neanche che cosa vi abbiano lasciato. Gli anni cento non ci saranno mai equindi non vi aspettate nulla da loro. Il sospetto che vi attanaglia è quello di aver perso i fatidici anni venti, gli anni sessanta e gli anni ottanta. Per cuivi chiedete sempre più spesso quali possano essere gli anni giusti per voi.

BILANCIA 22/9-21/10 L’equa distanza tra il bene ed il male, tra il caldo ed il freddo, tra la sinistra e la destra, tra il sotto ed il sopra, tra lo zenit ed ilnadir, tra l’oriente e l’occidente, tra la passione e l’apatia, tra la trasgressione e la norma, tra l’eterno ed il nulla, tra l’amore e l’odio, tra la guerra e lapace, tra l’erotico e l’angelico sono l’apice dell’equilibrio e della saggezza o la spia che non avete ancora imparato a scegliere e a vivere?

SCORPIONE 22/10-21/11 In amore siete apprensivi e gelosi. Per la salute vi preoccupate della vostra e non badate a chi vi è intorno. Sul lavoro vi mostra-te irascibili per un nonnulla e siete pronti a scattare e reagire. Per i soldi non so cosa fareste... (Personalmente mi piace pungere gli scorpioni).

SAGITTARIO 22/11-21/12 Credete sempre di puntare all’essenziale, ma quando restate con un pugno di mosche o con un po’di fumo vi sen-tite abbattuti come il muro di Berlino. Mirate più in alto, aggiustate il tiro e vedrete che le cose andranno a meraviglia.

CAPRICORNO 22/12-21/01 Nel vostro segno si aprirà la fatidica soglia del 2000. Fate attenzione a non inciampare, potreste farvi male.Per i vostrimal di testa si consiglia: o meno capocciate o uso di caschi protettivi (astenersi dai farmaci, sono dannosi alla salute).

ACQUARIO 22/01-21/02 Anche se il nuovo millennio si prospetta all’insegna vostra, sarete attanagliati, a causa dell’inquinamento e del-l’abbassamento delle falde acquifere, da gravi problemi di approvigionamento. Imparate a risparmiare e a tesaurizzare il vostro capitale.

PESCI 22/02-21/03 Sguizzerete nel nuovo anno con una facilità ed una maestria indescrivibili. Prestate comunque attenzione aiproblemi in cui potreste incappare a causa di quanto già segnalato ai vostri amici acquariani.

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Settembre andiamo, è tempo di migrare…diceva un famoso poeta parlando dei pasto-ri abruzzesi che spingevano i greggi daipascoli di montagna al mare.Ma settembre è anche il mese del ritorno,della routine, dell'inizio del lavoro o dellascuola o, per chi vuole ancora studiare,degli esami.E a settembre implacabilmente torna ancheil dio pallone che ci guiderà per un'altrainterminabile stagione circondandoci edassillandoci di nuovi eroi, errori arbitrali,derby, fantacalcio, Aldo Biscardi eMaurizio Mosca e chi più ne ha più nemetta.Il calcio quindi è qualcosa di universale,che tutti bene o male coinvolge, anche chi siritiene più distaccato si ritrova poi immersoin discussioni accanite su quel fallo in areache poteva cambiare la stagione.Oramai anche gli artisti e gli intellettuali, untempo più snob, si sono fatti travolgere daquesta passione e sbandierano infervorati laloro fede calcistica.C'è chi ha dedicato canzoni, chi libri e chifilm a quello che non so se sia il più belloma sicuramente è il più diffuso sport delmondo.C'è Eduardo Galeano, scrittore uruguayanoesiliato dal suo paese durante la dittatura,che nel suo "Splendori e miserie del giocodel calcio" passa in rassegna momenti, pro-tagonisti ed eventi del o sul pallone con l'e-stro degli scrittori sudamericani, capaci direndere romantico anche il più insignifican-te particolare. Ci si immerge in dribbling,passaggi, gol e rimpianti con un occhio diriguardo al calcio che fu e che oramai stascomparendo sommerso da zona, miliardi ediritti televisivi.C'è anche Darwin Pastorin, che è direttoredi "Telepiù" e ha una rubrica settimanale su"Il Manifesto" e che ha raccolto alcuni suoiarticoli nel volume "Le partite non finisco-

no mai" e ci parla di calcio come di una passione chenasce fin da piccoli e che può unire e aggregare, fardiscutere senza estremizzare o farne questioni di vita o dimorte.C'è chi ha cantato di pallone, come De Gregori con lacanzone "La leva calcistica del '56" con il famoso ritor-nello che fa: "…Nino non aver paura, di tirare il calcio dirigore…"; oppure gli 883 che con "La dura legge delgol", utilizzano il calcio come metafora, per la veritàabbastanza sempliciotta e volgare, della vita dei giovani.Non dimentichiamo infine l'accoppiata vincente Nannini-Bennato che per i mondiali del '90 in Italia scrisse quelmelodioso e noiosissimo inno che faceva: "Notti magi-che, inseguendo un gol…" e che richiama immediata-mente alla memoria gli occhi spiritati di un ragazzo diSicilia, quel Totò Schillaci che coronò il sogno di una vitacon quei gol.Restando in musica c'è da segnalare anche Elio e le StorieTese che si cimentarono in una sigla del programma tele-visivo "Mai dire gol" e crearono la canzoncina, comedirebbero loro, "Amico Huligano", analisi cinica e sarca-stica del comportamento del tifoso da stadio.C'è chi infine ha parlato di calcio con i film. "Fuga per lavittoria" è un film con cui sono cresciuto e che, nono-stante non ami Stallone, mi piace sempre rivedere. Siparla di un gruppo di soldati inglesi e americani in uncampo di concentramento tedesco durante la secondaguerra mondiale che costituiscono una squadra di calcioper sfidare i tedeschi e la utilizzano per progettare unafuga.Il finale non ve lo dico, però vi basti pensare che ci sonoPelè, Gallego, Moore, Ardiles che ci regalano perle dicalcio da ammirare.E c'è Salvatores che con "Mediterraneo" e "MarrakechExpress" mette il calcio in primo piano. Non il calcio deiVieri, Del Piero, Sacchi; ma quello delle partite tra amici,delle discussioni e dei gol, quello che per un'ora ci puòfar sentire come Ronaldo.Insomma vi lascio al calcio giocato con gli amici e perdivertirsi con la dedica del libro di Galeano:"Le pagine che seguono sono dedicate a quei ragazzi cheun giorno, anni fa, incontrai in Calella de la Costa.Tornavano da una partita di calcio e cantavano:"Vinciamo, Perdiamo, ma ci divertiamo".

GOLdi Luca Morari

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2- Il vostro sogno inconfessabile è:

a) Un bue sullo spiedo rosolato a fuoco lento, aromatizzato con erbette e vinello.b) Suonare sul palco insieme a Jimmy Page.c) Reincarnarvi in un tapiro.d) Partecipare il più presto possibile al funerale di vostra suocera.e) Vincere alla lotteria di capodanno.

1- Il culmine del vostro benessere è:

a) La meditazione trascendentale.b) Quando non avete la suocera in giro per la casa.c) Ritrovarvi di fronte ad un piatto di lasagne accompagnate da unbel bottiglione di malvasia.d) Non c’è niente che mi vada bene. Sono sempre e solo il solitosfigato.e) Ascoltare Stairway to heaven dei Led Zeppelin.

FEDELI O FEDELISSIMI?di Walter Satüt

3- La professione che più vi procura soddisfazione:

a) D-J.b) Il becchino (vale a dire: seppellire il cadavere di vostra suocera).c) Essere capace a vivere senza dover lavorare.d) Lo iettaore.e) Chef. O assaggiatore ufficiale di cibi e vini nei concorsi gastronomici.

4- Il vostro passatempo preferito:

a) Ascoltare musica.b) Praticare yoga.c) Cercare di scoprire cosa possa far andare in bestia vostra suocera.d) Cucinare.e) Leggere oroscopi.

5- Il desiderio che esprimerete per il 2000:

a) La ricomposizione dei Litfiba e una nuova loro tourné.b) Nulla. Tanto per me non si avvera niente.c) Un’epidemia mondiale stendisuocere.d) Una megafesta in piazza, all’insegna di prodotti genuini e caserecci (sala-mi, culatelli, arrosti, formaggi nostrani, vini pregiati).e) Un minuto di raccoglimento prima di iniziare la nuova partita.

risposta a b c d e

1 3 5 1 4 2

2 1 2 3 5 4

3 2 5 3 4 1

4 2 3 5 1 4

5 2 4 5 1 3

25 punti:Avete un unico prolema per la testa: l’esistenza della suocera. Questo per nascondere il vostro lato oscuro, apparentemente fedeli, in realtàpronti a cornificare. Non vorreste mai più ripetere l’esperienza della parola data il giorno del vostro matrimonio.20 punti (solo per chi ha avuto 4 punti ad ogni risposta):Siete ossessionati dalla vostra sfortuna. Potenzialmente siete degli assoluti fedeli, non fossealtro perché presagite di essere subito scoperti in caso di tradimenti.15 punti (solo per chi ha avuto 3 punti ad ogni risposta): La vostra serietà porterebbe a pensare che siete fedeli alla parola data. Ma non bisogna fidar-si di voi, non siete quello che vorreste far credere agli altri (visto che voi stessi non ci credete).10 punti (solo per chi ha avuto 2 punti ad ogni risposta): La musica è il vostro cibo, la vostra bevanda, il vostro respiro, il vostro amore. Per essa sare-ste disposti a tutto, quindi anche a tradire il vostro patner, i vostri genitori e vostra suocera.5 punti: Quando vi sedete a tavola, non vi alzate più. Ma se gli altri pensano che siete fedeli, si sbagliano di grosso. Per un buon piatto di macche-roni sareste capaci di tradire chiunque. La vostra golosità vi rende i più vulnerabili in assoluto. Tutti gli altri punteggi: inclassificabili! (ma perché vi ostinate a fare i miei quiz?).

Momentaneamente abbandonato dal fratello ritrovato Willy Silly, l’esimio professor Satüt ritorna per propinarci un’altro dei suoi quiz psi-

coattitudinali. Tuttavia, qualunque cosa siate portati a pensare, il prof. tiene a sottolineare che la fedeltà ed il tradimento in questione

riguardano soltanto i lettori della sua rubrica.

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* Tremate tremate le streghe sono tornate... Ebbene sì!qualcuno ha invocato il mio nome ed il suo eco è giunto finlaggiù, nel luogo dov’ero a convegno con altri/e colleghi/esnapponi/e. E così sono di nuovo qui con voi, cari simpati-ci fan del club dei ciaciaroni. Peggio per voi! Un po’ inritardo, questo è vero, ma sapete com’è, con i trasporti algiorno d’oggi (treni in ritardo, sciopero dei controllori divolo, code chilometri sulle autostrade...), ma per quanto miriguarda, non le fanno più le scope di una volta!Comunque, diamo spazio agli spetteguless. Anche se a voiè sembrato che io non ci fossi, non potessi più esserci, fossiscomparsa o defunta, ricordate che io sono in ogni dove, inogni come, in ogni quando, per vedere, sentire e poi (s)par-lare.* Dunque, dovete sapere che si mormoricchia di una certajeep. Io non so se voi l’avete notata perché è piccolina pic-colina. Ma si dice che abbia qualche problema, pare o ècerto o è sicuro che dia segni di turbamento - o di tubo discappamento? Niente di strano in tutto questo, visto a chiappartiene. Niente di personale, caro il mio bel rossomaniaco. Un dubbio però viene spontaneo: ma la nostrariccioli d’oro e la sua vettura saranno passate incolumi dallesgrinfie ed annesse tanaglie del nostro caro? Il mistero s’in-fittisce, per cui snappiamo, snappiamo... prima che la jeepvenga venduta, magari ad uno sfasciacarrozze.* Si dice e si ridice e si racconta che vi sia un tale dal fareforse un po’ equivoco (chi è sicuro? del si dice si può sol-tanto dire) che si aggiri con pantaloni bianchi e camicianera su di una golf cabrio blu... Caro il mio equivoco, passiper la macchina (che nell’insieme non sarebbe neanchemale se non per quei numerini sulla targa. Che cosa sono,i numeri delle maglie della banda Bassotti?). Ebbene, passiper la macchina, ma il look alla John (s)Travolta mi sem-bra un po’passato di moda, non ti pare? E che dire di queipantaloni che in origine erano bianchi mentre ora sono delmodello: ops!-un-calzino-rosso-nella-lavatrice-dei-bian-chi. Certo, il risultato appare molto rosino. Bisogna dire chefanno molto trendy (associazione di trand e dandy = snob),molto kich, tesoro mio begli occhioni. Manca solo il foula-

rino nel taschino, poi saresti così carino...* Continuando con i si dice e i si mormora, si narra che visia una donzella (che non viene dalla campagna) che siaggiri in particolari serate con pettinature alquanto, comedire, turbolente. Cara amica skizzo (la k vorrebbe soltantoindicare che non siamo di fronte ad un caso di schizofrenia,ma sei solo un po’fuori dai pali!). Va be’le nottate in discoa far venir le crisi agli adolescenti del Para... ma le dita nelleprese della corrente non mettercele più se no poi vedi comevieni fuori: c’hai la testa che sembra un porcospino incaz-zato.* Si spettegula, si mormoricchia, ma si vede anche che la

morosa del nostro ex abitante di nurago (vedi anche: ho fatto il giro del Nepal,ho sudato come una biscia che striscia, però lo zaino me l’ha portato lo sher-

pa!) abbia cambiato identità. Prima dicevano che era una ragazzina semplicetutta acqua e sapone. Ora non la si riconosce più: abiti succinti e trasparentistile vedo-e-non-vedo, smalto verde schok (che denota un grande amore perla natura). Mi chiedo: la faranno la raccolta differenziata a casa loro, visto chetutte e due sono ex della discarica). Ma è l’aria del Carmine che l’ha persa ocos’altro è?* A volte non si mormora, ma si dice e si da per scontato. La mano di Dioprima dice che va e poi resta. Che anche lui abbia imparato dalla Beppa a diree non dire, ai se, forse, vediamo cosa succede se... Ma sembra (siamo semprenel campo delle pure ipotesi, il campo ideale dello spetteguless) che il vadovia e poi invece resto sia un po’ più diffuso. Che sia una malattia, un’epide-mia che colpisce particolari soggetti?* Se gli obiector si sentono indenni dal mio sguardo indiscreto, errano e dimolto. Se finora non ne ho parlato, è stato soltanto per non infierire. Ma guar-dateli, poverini: aria neo-post-freakettona, non si sa mai se assorta, imbam-bolata o dopo-sballo. Tutti impegnati a cercare di far passare il tempo che nonpassa, tutti segna-crocette sulle pareti della propria stanza in attesa dell’albafatidica del congedo. Talmente impegnati che non sanno cosa fare. A riguar-do si dice e si mormora che il trasferimento del parcheggio (vale a dire ildivieto di parcheggiare a Carmen Street) abbia avuto le sue vittime. Si diceche qualcuno abbia dovuto - cosa inaudita - giungere dall’alta Valcamonicain treno. Si mormora che ad un altro abbiano pure fregato la macchina, par-cheggiata ai bordi della strada e che si sia recato in piena notte in caserma adenunciarne la sparizione. I soliti infami aggiungono che il mattino dopo lamacchina rubata era saldatamente in mano alla madre dell’obiettore. Si dice,ma qui l’affermo e al tempo stesso lo nego, che l’autore del furto sia stato ilfratello. Che mestiere fa il fratello? (Ma cosa c’entra una domanda del gene-re in quanto si sta raccontando - chiederà qualcuno). Ebbene, il fratello fa ilvigile urbano. Si dice che sapesse dov’era parcheggiata la macchina e chel’abbia presa quando ha staccato dal lavoro senza avvisare l’obiector in que-stione. Tutto è bene quel che finisce bene, direte voi. Eh no! alla Beppa sareb-be proprio piaciuto vedere il vigile urbano fermato dai carabinieri per averrubato l’automobile del fratello. Non vi pare?* Cari amici snapponi e non (ma chi è che non snappa? ci può essere qual-cuno che resiste alla tentazione dello snappo? si può continuare a vivere senzacontare sulla filosofia dello spetteguless?) vi siete riconosciuti? Bene, ridete-ci sopra. Non vi riconoscete? Male, non vi conoscete (o fate finta di apparirediversi da quello che siete). Comunque, chi non c’è oggi, ci sarà domani,come dice il proverbio della Beppa. Quindi, occhio perché prima o poi c’èposto per tutti.* Ed infine, eccoci arrivati al gioco del “personaggio misterioso” (vi ricor-

date ancora del gioco degli snapponi?):balegame oi nos nito

sitto cisa oh laborito li pirerigio chi im

nos tasato

milly ponti m’hanni doti am li pramio

id oldraritir im nos oradrocs.

Facile, facilissmo.Bacioni e snasate snappose by Beppa

SI DICE, SI MORMORA, SI

MORMORICCHIA....di Beppa Lanappa

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UNA PAGINA PER GIOCARE

LE SOLUZIONI

DEL NUMERO PRECEDENTE

IL PAROLIERE

La parola misteriosa che compone lo schema è:1 schema:Consocievolmente.2 schema: Inspiegabilmente.

CHI L’HA DETTO

1. Albert Einstein. 2. Pino Caruso.

NUOVO MILLENNIO

Gli anni indicati sono una successione continua di nume-ri primi. Il pù piccolo numero primo successivo è il 2003.E’ anche vero che le distanze tra i vari anni formano unaseguenza logica progressiva (8,6,4,2...), però seguendoquesto criterio l’anno successivo verrebbe ad essere dinuovo il 1999 (distanza 0)... ma la domanda chiedeva discoprire il numero del nuovo millennio.

4 INDOVINELLI CLASSICI

1. L’eco. 2. Il nodo (genovese). 3. Il ventilatore. 4. Ilcarbone.

DOVE SONO?

Le figure sono indicate dalle stelle.

IL PAROLIERE

Come si gioca: bisogna, nei due schemi proposti, individuare un certonumero di parole di senso compiuto. Si osserva le seguenti regole:- per ciascuna parola che si trova le lettere dello schema si utilizzanouna sola volta;- queste lettere utilizzate devono essere sempre in caselle contigue.Per esempio, nel primo schema, la parola SETE è corretta (le letteresono in caselle contigue ed usate una sola volta), mentre la parola VOLInon è valida (la L non è contigua alla I). Riuscite ad individuare, tra letante parole, in ciascun schema anche la parola che utilizza tutte le let-tere?

CHI L’HA DETTO?

1. «Quando pensi che a nessuno al mondo importi se sei vivo, prova

a non pagare per due mesi la rata della macchina».

a) Giulio Cesare; b) John Belushi; c) Gianni Agnelli; d) GianlucaMontagner; e) Eddy Ervine; f) Monica Seles; g) Eugenio Montale.

2. «I numeri non sono fondamentali per la matematica».

a) Ludwig Wittgenstein; b) Blaise Pascal; c) Christian Piccini d)Tiziano Treu; e) Vasco Rossi; f) Alessandro Del Piero; g) CarloRubbia.

4 INDOVINELLI CLASSICI

1. Basandosi su di una buona manoparte sovente con rapidità.Penetra bene e anche se va pianodi certo qualche punto pur farà.

2. Dato che il mondo mi fu sempre ostilee ho dovuto sorbir più di un rifiuto,considerato il mio destino infamenon mi resta che dir: «sarò un salame!».

3. Per natura pungente e penetrantese non perde il filo,di lacerazioni ne aggiusta tante.

4. A quelli che tentasserodi sistemarla a scrocco a casa miasenza pensarci un attimo direiche mettere alla porta la farei.

I E V O

Z I V L

S E R M

E T N E

E S S I

F A N O

N O L T

A C I A

DUE TURISTI

1. Due turisti inglesi stanno visitando Firenze. L’inglese piùpiccolo è figlio dell’inglese più grande, ma l’inglese piùgrande non è il padre dell’inglese più piccolo. Come mai?

PER STRADA

Gianni sta passeggiando per strada. Ad un tratto scorge duepersone che si stanno picchiando selvaggemente. Intervienesubito per separarli, ma viene fermato da alcuni poliziotti.Come mai?

DOMANDINA ASSURDA

Chi è sempre primo, anche se è sempre secondo?

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COLMI

Qual è il colmo per:1. una lumaca2. un cantante3. un antiquario4. un miope5. un elettricista6. un meccanico7. un fantasmo8. un editore9. una persona pigra10. un lampadario11. un palombaro distratto12. un veterinario13. una fotomodella14. una rana15. un barcaiolo

DOMANDE PER FUORI DI TESTA

1. Qual è quella cosa che è scoperta anche quando ècoperta?2. Qual è quella cosa che più è sterminata e meno è ster-minata?3.Qual è quella cosa che è sempre viola, anche quandoè marrone?4. Quale tipo di regalo,più è gradito, e più vieneri-fiutato?5. Quale località si puòtrovare, indifferentemen-te, sia in fondo a destrache in fondo a sinistra?6. Qual è quel personag-gio che pur essendo un tipo svelto, lavora sempre al ral-lentatore?7. Si può sempre colmare, ma mai svuotare. Che cosa?8. Qual è quella cosa che, quando serve, viene gettata einvece quando non serve più viene recuperata?9. Qual è quella cosa che è sempre bagnata, anchequando è asciutta?10. Che cosa può fare, nell’acqua, un pollo in mezzo amolte galline?

IL PASSAPORTO

In quale Stato è diretta la signora in questione? Bastaanagrammare il nome ed il cognome e sappiamo che èin partenza per....

PROVERBIO PUNTEGGIATO

1. . . . vog . io - 2. M . iu . c . . - 3. S . id . . e 4. V . a . d . . te - 5. C . . te . sa - 6. D . s . id .7. Ram . ic . . t .Dovete sostituire ad ogni punto una lettera, in modo da ottenere parolecorrispondenti ai significati indicati qui sotto. Le nuove lettere, nel’ordi-ne, formeranno un proverbio.1. Treno - 2. Lo è la lettera che segue il punto - 3. Invitare a... singolartenzone - 4. Passeggero - 5. Nobile donna - 6. Famosa quella di Barletta- Lo è l’edera.

IL TIRO A SEGNO

In un tiro a segno vengono assegnati, oltre ai premi per i massi-mi punteggi, anche premi extra per chi tota-lizza esattamente 50 punti colpendo il bersa-glio quattro volte. Di tali premi extra, però, sene distribuiscono ben pochi, data la diffi-coltà di individuare quali numeri bisognacolpire per raggiungere il punteggio richie-sto. Sapete stabilire quali cerchi bisogna colpire?

CRITTOGRAMMA

a) 1 2 3 4 5 6 7 8 6 4 Sorpresab) 4 9 10 11 6 12 13 4 3 2 Comprarec) 14 6 12 9 2 15 14 2 3 2 Venir giù, smontared) 3 6 1 11 15 2 3 4 3 2 Ricompensaree) 6 15 5 2 15 16 6 17 15 2 Scopertaf) 14 4 15 15 4 6 6 17 15 2 Condanna all’inferno

Al posto dei numeri vanno assegnate le corrispondenti lettere cheformino le parole di cui è dato a lato il significato. A numero ugualecorrisponde lettera uguale. Le lettere delle colonne di numeri in gras-setto, lette successivamente dall’alto in basso, daranno i nomi di duecapitali europee.

NUMERI DIVERTENTI

Vi insegniamo ad indovinare i punti di due dadi senza vederli!Poniamo, ad esempio, 4 e 6 i punti dei due dadi.

Fate eseguire ad un volontario i seguenti cal-coli:1. Raddoppiare i punti del primo dado (4 x 2 = 8)2. Aggiungere 5 (8 + 5 = 13)3. Moltiplicare il totale per 5 (13 x 5 = 65)

4. Aggiungere al prodotto i punti del secondo dado (65 + 6 = 71)5. Togliere da questo totale il numero fisso 25 (71 - 25 = 46)6. Fatevi dire la differenza, le cui cifre indicheranno sempre i punti delprimo e del secondo dado.Provare per credere.

UN’ALTRA PAGINA PER GIOCARE

GINA RANTEValido per...............................

4-5 n. anno 4, - carmenstreet.it · In primo luogo quelli che necessariamente si pongono là ove si...

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