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ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014COM

visioni / stefano vittaEfficacia, rischi e obiettivi dello storytelling che avanza

L’efficacia della tecnica dello storytel-ling appare essenziale per rendere

maggiormente veicolabile e memorabile un messaggio. Quel che per me, però, è più im-portante è il fatto che se la content platform...

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73 9 11 13 18marketplace scenariocompany media linkUn segreto che bisogna scoprire

Infedeltà verso la marca: un identikit

Italiani in forma! Adesso c’è Fitbit

Il Governo nomina la squadra digitale

Addio al nonno digitale dei pixel

Giornalismo online: vivo, morto o X?

Oltre 3 milioni di contatti unici mensili, oltre 20 milioni di pagine viste, una redazione attiva 24/7, 300 contenuti video nuovi al mese. Nanopress.it è il sito all news nativo digitale benchmark dell’informazione italiana indipendente. Una risorsa d’aggiornamento e d’approfondimento riconosciuta, puntuale, dinamica, dalla parte del lettore, al servizio della notizia locale, nazionale ed internazionale.

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E’ nato in un piccolo paese dell’Abruzzo che fino a poco tem-po fa le carte geografiche nem-meno riportavano: Castellafiu-me, sperduto nella Marsica. Per le scuole medie emigra a Roma, dove poi studia filosofia senza avere la più pallida idea di quello che avrebbe fatto da grande. Giornalista lo diventa per caso, e inizia a L’Espresso” nel 1976. “Camere d’aria” è il nome che ha scelto per il suo blog. E leggete cosa scrive: “A proposito di cose da mettere a posto per far riparti-re l’Italia. Moderna e trasparente, senza conflitti di interesse. I gior-nalisti chiedono molte cose ai po-litici. Giustamente. Dimenticano, però, di fare pulizia in casa pro-pria. Sui conflitti di interesse e le commistioni politica-informa-zione; non pare per esempio di second’ordine lo scetticismo che sulla credibilità del sistema getta-no i tanti, troppi giornalisti che non si capisce più se fanno i gior-nalisti o i politici-propagandisti. E per ragioni che poco hanno a

che fare con la loro mission pro-fessionale; tifano, invitano al voto e militano senza imbarazzo alcu-no. Che cosa ha a che vedere tut-to ciò con il mestiere che si sono scelti? Niente. Molto invece ha a che vedere con la crisi profonda e la mancanza di considerazione che i cittadini continuano a mo-strare verso il sistema di in-formazione che imper-versa nel nostro Paese. E poi si la-mentano se i giornali chiu-dono”. Eh sì, i giornali chiu-dono. Oppu-re faticano a stare in piedi. Anche se siamo nell’era del digita-le, da questa enor-me sfera liquida dell’informazione arri-va molto poco. Soprattutto in termini di fatturato. La que-stione, infatti, diventa anche, for-se essenzialmente, economica.

L’impietoso rap porto rea liz zato dalla Fieg, “La Stampa in Ita lia 2011-2013”, ana lizza lo sta tus quo dell’informazione quo ti-diana nel nostro Paese rela ti va-mente ai let tori, al mer cato pub-bli ci ta rio, agli indi ca tori eco no mici e alla situa zione occu-pa zio nale e retri bu tiva del set-tore. Il rap porto si arti cola nelle

esplode il dibattito: il giornalismo, come lo conosciamo, saprà resistere nell’era del digitale, di internet, dei social network, della crisi economica, della “liquidità”?

i casi di successo nel panorama mediatico sono sempre gli stessi. e purtroppo non sono esperienze italiane. da noi, le avventure imprenditoriali nell’online fanno molta fatica

diverse sezioni per sessanta pagi-ne com ples sive, come sem pre, tutte da leg gere. Il punto chiave è nell’evidenza che il taglio dei co-sti, pur essendo dolo ro sa mente ope ra zione neces sa ria, non è di per se stesso suf ciente a garan-tire la soste ni bi lità eco no mica delle imprese del set tore, delle te-state gior na li sti che. Ne deriva la neces sità di iden ti fi care migliori e mag giori fonti di ricavo che

sup pli scano al calo di

ven dita di copie e della rac colta pubblicitaria. Tra il 2011 ed il 2013 il peso dell’online, del digi-tale, passa da un’incidenza com-ples siva del 3,9% al 6,4%; ma il 93,6% dei ricavi deriva ancora dal car ta ceo. L’incremento com-ples sivo dei ricavi dal digi tale è del 30%, ma que sto non rie sce a com pen sare il crollo del totale delle reve nues che è comun que del 20%. Ancora più chiaro è il gra fico di sin tesi del rap porto co-sti-ricavi di 51 imprese edi trici.

Emerge come a fronte d i

Vivo, morto oXservizio di AureliAno roio e GiuliA zuffi

COVER STORYCOVER STORYCOVER STORY

un taglio dei costi di circa 220 milioni di euro si assi sta a un calo delle reve nues per 564 milioni di euro; ben oltre il doppio. Se è cer-ta mente pos si bile ope rare in ter-mini di rior ga niz za zione del la-voro, area sulla quale osser vando altri com parti non si può non no-tare quanti e quali inter venti sia-no neces sari in quest’ambito, il taglio dei costi tout court non pre senta ampi spazi di mano vra, pena il deca di mento del pro dotto rea liz zato, dei giornali. È dun que evi dente che la leva sulla quale agire sia quella dell’aumento dei

ricavi. Il bino mio vendite-pubblicità potrebbe

non essere, e forse non sarà mai più,

un modello di busi ness in grado di soste-nere l’econo-mia delle testa-

te, siano esse all digi tal o meno.

Fon da men tal-mente, più o meno

tutti sono concordi sull’esigenza di guar-

dare oltre le solite, ormai obso-lete modalità. Se non esi ste una formula unica e uni voca, si do-vrebbero ricer care e pla smare dei modelli che nel loro insieme garan ti scano ricavi apprez za bili. Intanto, i primi dieci quotidiani per vendite digitali - in base ai dati ufciali Ads di maggio 2014 - propongono cifre non certo en-tisiasmanti: Il Sole 24 Ore è da-vanti a tutti con 184.088 copie. Seguono le due corazzate del car-taceo: il Corriere della Sera a quota 89.626 e la Repubblica con 69.980. E dopo? Italia Oggi si at-testa a 24.308, La Stampa a 17.887, La Gazzetta dello Sport a 16.460, Il Fatto Quotidiano a 13.428, L’Unione Sarda a 8.172 e Il Messaggero a 7.311. Poca roba. Non va meglio ai settimanali, sempre nello stesso periodo: Io Donna, il magazine del Corsera, raggiunge il primato con 90.238 copie, ponendosi davanti al con-corrente D la Repubblica che si ferma a 67.393. Poi un altro ma-gazine correlato: è Il Venerdì di Repubblica che mette insieme 66.085 copie. Dopo gli altri: Vani-ty Fair con 48.849 copie, Starbe-ne a quota 47.829, Sorrisi e Can-zoni Tv a 30.583, Gioia a 23.818, Milano Finanza a 22.866, Gente a 17.687 e Sport Week 16.738. Infi-ne i mensili, i cui dati sono, però, riferiti al mese di aprile: Focus domina dall’alto delle sue 97.564 copie. E supera Elle, che ne ha 56.812, e Starbene 54.750. Dopo i primi tre, ecco il seguito della top ten: Quattroruote allinea 52.351 copie, Marie Claire 49.353, Focus Junior 45.277, Hearst Home 43.512, Glamour 43.212, Cu-

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cina Moderna 34.546 e Myself 32.818. Fin qui, dunque, i numeri. E le strate-gie? Le cercano tutti. Perché la batta-glia si fa sempre più dura. E i conti non tornano. Il problema vero però, è che nessuno riesce a capire perché. I siti d’informazione italiani, l’abbiamo ap-pena detto, sono in rosso: la pubblicità cresce troppo poco e i fatturati riman-gono lontani anni luce dagli standard desiderati. Nessuno riesce a tenere in piedi la baracca. Se la colpa sia della gratuità delle notizie, del mercato trop-po piccolo, del digital divide, dei tempi che non sono ancora maturi, non è chiaro. Bisognerebbe capirlo in fretta però, perché a nessun editore piace perdere denaro all’infinito. Uno spunto interessante su come lanciare un sito d’informazione e ottenere buoni arriva da Katharine Viner, direttrice del quo-tidiano inglese The Guardian in ver-sione Australiana. La testata britannica non è presente in Oceania nella versio-ne cartacea, ma solo con il sito - del tut-to gratuito -, lanciato un anno fa. E già entrato nella top ten dei più letti nel Pa-ese. Inoltre, è riuscito a generare un fat-turato al di là delle aspettative. D’accordo, il Guardian è un colosso di prestigio e può contare su risorse ben più importanti di quelle messe in cam-po dalla maggior parte dei siti indipen-denti italiani. E certo, il mercato e i let-tori australiani sono diversi dai nostri. Quello che interessa è capire su quali

caratteristiche un caso di successo ab-bia puntato per imporsi nel web come sito di news e convincere i lettori a sce-glierlo come fonte d’informazione. In-nanzitutto, c’è voluto un buon numero di giornalisti di talento. La redazione conta su cinquanta persone, di cui ven-tonove giornalisti. Per essere un sito online non è poco. E forse qui arriva un primo spunto di riflessione: una testata online di successo non si fa con poche risorse. Rimpastare le agenzie o impac-chettare fotogallery ad-hoc sulle curio-sità di giornata non basta. Durante il primo anno di vita, il Guardian d’Au-stralia s’è imposto nel mercato dei let-tori con una serie di scoop. E per trova-re le notizie vere, bisogna avere i numeri per poter far uscire i giornalisti dalle redazioni e mandarli in strada. Il Guardian, per scelta editoriale, non punta sui gattini e non ha una colonni-na morbosa “cattura click”. “We don’t do trivial stuff,” ha spiegato la direttrice alla stampa specializzata internaziona-le. Avere i numeri però, non è sufcien-te. Bisogna assumere le persone giuste. E la Viner in Australia ha assunto il meglio che c’era sulla piazza, strappan-do i reporter di talento alle testate loca-li. Un’operazione del genere costa. Ma continuare a considerare il web come la versione “economica” dei giornali fi-nora non è stato un approccio vincen-te. Un sito di news ha poi bisogno di tecnologia. Oltre ai giornalisti serve

una base tecnologica forte. Al Guar-dian hanno puntato molto sullo svilup-po di software interno per studiare il comportamento dei lettori. E l’uso di Ophan è stato decisivo. Si tratta di una piattaforma creata dal Guardian che permette di studiare il comportamento dei lettori sul sito in tempo reale. Resti-tuisce la fotografia del trafco sulla te-stata, con un ritardo di cinque secondi. Una bussola che aiuta a capire su cosa puntare in un determinato momento. Inoltre, per catturare l’attenzione dei lettori sono essenziali ottimi contenuti e informazioni necessarie. E bisogna anche farsi notare. Per le grandi storie, il Guardian punta molto su progetti in-terattivi dalla grafica accattivante. Spe-rimentare linguaggi nuovi serve a farsi conoscere e apprezzare, a far passare l’idea che la testata cura i contenuti e innova. Ed è ciò che qualsiasi impresa dovrebbe fare per rimanere sul merca-to. Forse ha ragione Alessandro Vento, 36 anni, attuale amministratore dele-gato di DShare, uno di quelli che ha fat-to scoccare la scintilla, già qualche anno fa, nel mondo editoriale. E oggi dice così: «La vendita del contenuto piuttosto che delle edizioni digitali è parte integrante del conto economico dei più grandi editori. Credo legarsi ai prodotti non sia più fondamentale. Prende piede l’idea di creare nel mon-do del giornalismo dei brand che ser-vono a dare credibilità ai contenuti».

COVER STORY

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No, non si è pentito della scelta: lasciare un giornale sicuro e un posto che lo era al-trettanto per andare a dirigere la testata online Linkiesta. Sostiene che in poco più di un anno ha imparato un sacco di cose. Può sembrare una magra consolazione visti i conti del giornale, ma non è affatto così. Piuttosto, il problema è che il prodot-to che si fa, su carta e su web, non funzio-na più - o non ancora - e va rivoluzionato.

E’ vicedirettore del magazine Wired, del gruppo Condé Nast. Rispetto alla pre-sunta, o possibile, morte del giornalismo, crede sia vivo e vegeto. Semplicemente (e banalmente) - sostiene - che si debba adattare a nuovi (?) mezzi, come il digitale e i social. Quello che si limita a registrare è una gran confusione. Per come la vede, i ricavi sono fondamentali, più dei click. Perché assicurano, tra l’altro, gli stipendi.

francesco piccinini marco alfieri

federico ferrazza

Nulla sarà più come prima. Ma al dopo bisogna ancora arrivare

www.fanpage.it www.linkiesta.it

www.wired.it

Nel dibattito sulla morte del giornali-smo e la trasformazione delle testa-te nel passaggio all’online non pote-va mancare il pensiero di un autentico pioniere, tra i primi in Italia a lavorare nel campo dell’informazione digitale, in campo fin dal primo minuto nella cre-azione di Repubblica.it. E rimarca punti deboli e punti forti di un cambio epocale ancora da vivere fino in fondo.

vittorio zambardino

www.wired.it

Nessuno ha la ricetta in tasca. I giornali online non hanno ancora trovato la famosa quadra. Da più parti si ragiona su come bisogna operare, sia sul fronte economico sia in chiave di organizzazione, produzione e distribuzione per assicurare un futuro a un sistema informativo troppo ancorato a vecchi schemi e metodologie senz’altro obsolete. Ed è anche il ruolo stesso del giornalista, l’essenza della professione, a finire sotto accusa. O comunque a diventare oggetto di accesa discussione. In un quadro caotico e denso di enigmi, si levano voci critiche, si manifestano visioni, si costruiscono scenari. E si ipotizzano possibilità

COVER STORY

E’ il direttore di Fanpage.it. E s’inserisce nel-la discussione con una visione di forte spinta innovatrice. Dice che a essere distribuito non è più il giornale, ma il singolo contenuto. La distribuzione è il primo punto da cui partire: infatti, fino a qualche anno fa, l’unico mezzo per distribuire le notizie prodotte dalla reda-zione del giornale era la carta, un supporto tangibile con le sue regole e la sua scienza.

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MARKETPLACE

sul sito di lastminute.com e su Youtube la campagna digitale di top secret Hotel

Il segreto di uno sconto che vale la pena scoprireprodotto dall’agenzia Y bY pi&c, gli uffici europei di people ideas & culture, il video è imperniato su una figura femminile concentrata a svelare l’offerta dell’operatore

di GiuliA zuffi

Lastminute.com lancia la nuova campagna digital per il proprio sub-brand. Un ammiccante video per rappresentare Top Secret Hotel, come “un segreto che vale la pena scoprire”. Ai clienti l’offerta di una valida ragione per sceglie-re fiduciosamente viaggi all’ultimo minuto, propo-nendo hotel di lusso a un prezzo accessibile. La cam-pagna video, ideata dalla Y by PI&C, gli ufci euro-pei di People Ideas & Cul-ture, è stata lanciata sul

sito web di lastminute.com e sul relativo canale You-tube. Propone l’esperien-za vissuta da un personag-gio femminile che arriva in uno dei Top Secret Hotel di lastminute.com, con gli oc-chi coperti da una benda. Il breve racconto filmico comunica una sensazione rassicurante, sollecitando al tempo stesso il desiderio nello spettatore di rivivere quest’atmosfera intrigan-te di un Top Secret Hotel, seguendo la protagonista femminile in tutto il per-corso dall’arrivo fino alla camera d’albergo. Il video

vuole invogliare i clienti a testare una prima esperien-za in un hotel Top Secret, con l’offerta di uno scon-to per incentivare ulterior-mente i soggiorni nel mese di luglio. Matthew Crum-mack, amministratore de-legato di lastminute.com, afferma: «Siamo consape-voli del fatto che una volta sperimentato un soggior-no in un Top Secret Hotel, è come se i clienti avesse-ro dato inizio ad una storia d’amore duratura. Questo non solo perché sono en-trati in meravigliosi hotel a 4 e 5 stelle a prezzi davvero

convenienti, risparmian-do fino al 45%, ma anche perché hanno apprezza-to e goduto dell’affascinan-te emozione nella modali-tà di prenotazione dei Top Secret Hotel. Abbiamo vo-luto rappresentare questo aspetto e mettere in gioco le qualità legate al brand, sia attraverso una “preno-tazione ad occhi chiusi”, sia alla ricerca di suggerimen-ti d’albergo o con l’approdo in un albergo al di là del-la propria immaginazione. Questa campagna video in-carna l’essenza del messag-gio del nostro brand: aiu-tare e premiare chi agisce d’impulso, così che i clienti e quelli potenziali sfruttino al meglio il proprio tempo libero. La nostra speranza - conclude il manager -- è che sia fonte d’ispirazione per tutti». L’intento è sta-to perfettamente interpre-tato dal capo ideatore di Y by PI & C Domenico Vita-le: «Se ci sono due cose che la gente ama sono proprio queste: scoprire un valido segreto e ottenere un’incre-dibile camera d’albergo a un ottimo prezzo. I Top Se-cret Hotel sono una combi-nazione di entrambe. Que-sto video è una seducente visualizzazione di come funzioni il circuito, susci-tando una entusiasman-te eccitazione nei clienti in attesa della grande scoper-ta dell’albergo che hanno prenotato».

La performance live di Shakira in chiusura dei Mondiali 2014 è stata l’oc-casione per Mindshare e Danone di testare un’inno-vativa modalità di piani-ficazione della campagna Activia che vede, appun-to, protagonista la celebre cantante colombiana. Per-tanto la programmazio-ne digitale della campagna Activia è stata perfeziona-ta a sincrono sia con l’on air tv dello spot, sia con la performance live di Shaki-ra. L’iniziativa si è articola-ta lungo tutta la giornata di ieri e ha avuto il suo culmi-ne nel corso della cerimo-

nia di chiusura dei Mon-diali, in simultanea con l’esibizione della cantante colombiana. Per realizza-re la campagna la centra-le Mindshare ha utilizza-to Xaxis Sync, l’innovativo prodotto sviluppato da Xa-xis, la società di audien-ce buying di GroupM. Con Xaxis Sync, infatti, Min-dshare è in grado di pia-nificare la comunicazio-ne web e mobile dei propri clienti non solo indirizzan-dola a un’audience caratte-rizzata da specifici inte-ressi, ma anche in perfetta sincronia temporale con qualsiasi evento del palin-sesto televisivo, cavalcan-do così il fenomeno del

in simultanea l’on air tv dello spot e il live di sHakira

La sincronia perfetta: Danone+Mindsharela performance della cantante è servita per testare un’innovativa modalità di pianificazione della campagna

di MAriAnnA MArcovich

second screen. Valeria Suri-co, Marketing Connection Manager di Danone, com-menta: «Questa iniziativa nel segno dell’innovazione è un’espressione del coinvolgi-mento attivo di Danone nel-la vita dei propri consuma-tori e della nostra capacità di stabilire con loro connes-sioni, fondate sugli interessi che ci accomunano. Renden-dola possibile, Mindshare ha dimostrato ancora una vol-ta di essere il centro media all’altezza delle nostre am-bizioni». Aggiunge Adriana Ripandelli, Head of Digital di Mindshare: «Ringrazia-mo Danone che ci permet-te di portare realmente il di-gital al centro delle strategie di comunicazione dei suoi brand. Siamo determinati a tradurre in progetti concre-ti tutta l’innovazione che il digital consente, per essere sempre più “adaptive” rispet-to al contesto, ai comporta-menti dei consumatori e alle esigenze dei nostri clienti».

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COM PANY

JellYfisH firma la campagna paneuropea, mentre si va verso un pitcH media per il lancio integrato autunnale

Tutti in forma anche in Italia, arriva Fitbit

Sbarca in Italia Fitbit Inc., azienda fondata nel 2007 a San Francisco, operan-te sul mercato del connec-ted health e del fitness con una vasta gamma di pro-dotti. Prodotti che sono venduti in più di 25 mila negozi in Nord America e altri 37 mila nel mon-do e sono disponibili in 46 Paesi. Fitbit è una so-cietà privata finanziata da Foundry Group, Qual-comm Ventures, SAP Ven-tures, Softbank Capital, SoftTech VC e True Ven-tures. L’app Fitbit è una tra le principali applicazioni

dell’ iTunes store e ha più di un milione di downlo-ad sul Google Play Store. Applicazione e strumen-ti online che sono dispo-nibili in italiano con tut-te le nuove caratteristiche introdotte, inclusa anche MobileRun, che permet-te di monitorare in tempo reale le statistiche di cor-sa sullo smartphone attra-verso il Gps che accurata-mente traccia, registra e compara in modo efcien-te e facile corse, escursio-ni e camminate. Con la consapevolezza che per il monitoraggio del fitness non esista una soluzione valida per tutti, Fitbit of-

fre una varietà di opzioni per la sua gamma di pro-dotti di activity tracking: il bracciale Fitbit Flex, Fit-bit One e Fitbit Zip, la bi-lancia Wi-Fi smart Aria e strumenti mobile e onli-ne. I prodotti monitorano qualsiasi attività: i passi fatti, la distanza percorsa, le calorie bruciate, i mi-nuti in attività, persino la qualità del sonno. È dimo-strato che i tracker Fibit aiutano le persone a muo-versi; infatti, i consumato-ri di Fibit fanno il 43% dei passi in più quando indos-sano il prodotto. E ancora: i prodotti Fitbit sono sta-ti tra i primi nel mercato a

usare il Bluetooth 4.0 per sincronizzarsi con smar-tphone e computer. Fit-bit è fiera di supportare il più alto numero di dispo-sitivi multi piattaforma su iOS e Android, con accessi istantanei a dati e progres-si aggiornati. Un arrivo sui nostri territori, saluta-to così da James Park, ceo e co-fondatore, in sede di presentazione: «Siamo en-tusiasti di entrare nel mer-cato italiano e non vedia-mo l’ora di aiutare i suoi cittadini a vivere in modo più salutare e a muoversi di più, come abbiamo già fatto con milioni di con-sumatori nel mondo. Gra-

l’azienda nordamericana, attiva sul mercato del connected HealtH e del fitness con una vasta gamma di prodotti, punta su press digital e store

di dAvide sechi

zie alla nostra capacità di offrire la più ampia scel-ta di prodotti compatibili con il più alto numero di dispositivi, le persone po-tranno scegliere lo smar-tphone che preferiscono, avere un maggior succes-so nel monitorare l’atti-vità e raggiungere i pro-pri obiettivi di benessere e fitness». Per lo start-up, l’azienda ha messo in moto un piano strategico che si completerà progres-sivamente da qui alla fine dell’anno. Con il supporto di MyPr - che si occuperà delle pianificazioni digita-li e dell’agenda editoriale -, sono stati attivati tutti i canali social, da Facebo-ok a Pinterest, passando

per Twitter e Instagram, ed è già online anche il sito italiano. Grazie alla collaborazione con Attiva, distributore per l’Italia, l’azienda potrà sfruttare gli accordi del partner si-glati con varie case editri-ci. «Il primo passo fonda-mentale della campagna italiana - spiega Benoit Raimbault, direttore mar-keting EMEA - sarà la-vorare intensamente sui punti vendita. Intorno al mese di ottobre dovrebbe invece partire la campa-gna pubblicitaria; una co-municazione che dovreb-be estendersi fino alla fine dell’anno, sfruttando ma-gari anche le festività na-talizie. La campagna sarà

pianificata su stampa e di-gitale; in questo secon-do caso, oltre alla profon-da attività social, perché crediamo in una comuni-tà forte, imposteremo vei-colazioni su testate a tar-get: quindi, elettronica, sport, fitness e consumer in generale. Tecnicamen-te parlando, ci piacerebbe sfruttare tutti i vari mez-zi a disposizione in campo digital adv: YouTube, Go-ogle Search, fino ai classici banner. La creatività sarà paneuropea, curata da Jel-lyfish. Per quel che con-cerne invece il planning, non abbiamo ancora una centrale italiana, potrem-mo indire una consulta-zione a breve».

James park

benoit raimbault

i consumatori di fitbit fanno il 43% di passi in più quando indossano il prodotto

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più del 50% dei clienti può scegliere un brand competitor al riacquisto

The Electronic Consumers: quanti potenziali “infedeli”!e’ quanto emerge da uno studio internazionale di tns, istituto leader nelle ricercHe di mercato e consulenza di marketing

di lucA Anelli

Fedeltà e commitment: è proba-bile che più della metà dei clien-ti scelga un brand competitor al riacquisto di prodotti o servizi. E’ quanto emerge da un nuovo studio internazionale effettuato da TNS, istituto leader nelle ri-cerche di mercato e consulenza di marketing, nel mondo. Quasi due terzi (60%) degli intervistati si dichiarano potenzialmente “in-fedeli” in occasione di acquisti di consumer electronics; il 57% so-stituirebbe la propria vettura con un brand diverso e il 64% sceglie-rebbe un diverso produttore al ri-acquisto di un elettrodomestico, come una lavatrice. Secondo lo studio internazionale effettua-to da TNS su 40 mila clienti, alle aziende non basta più fornire un servizio afdabile per assicurarsi una customer base fedele. Infat-ti, molti di coloro che sono pas-sati ad un nuovo brand, hanno

dichiarato di essere comunque soddisfatti del brand che hanno poi abbandonato. Il business is-sue, quindi, è come trasforma-re la percezione di buona perfor-mance in una reale preferenza di scelta di (ri)acquisto. Osservan-do il settore bancario, le utilities e l’industria delle telecomunica-zioni, TNS ha rilevato che oltre il 50% delle aziende non riesce a colmare il gap tra performance e preferenza. Ad esempio, un quin-to dei clienti ha valutato la per-formance del proprio provider di telefonia mobile di elevato livel-lo, ma ammette anche che non lo preferirebbe necessariamente ai competitor. Un’accurata valuta-zione dell’attrattività dei compe-titor presso la propria customer base consente di indirizzare cor-rettamente gli investimenti sul brand. Cristina Colombo, Custo-mer Experience Practice Lead in TNS Italia, commenta: «Data la forte concorrenza in questi mer-

cati, per assicurarsi una rela-zione di valore è necessaria una profonda comprensione di cosa guida il comportamento dei pro-pri clienti. Le imprese di successo sono quelle che sono in grado di far percepire il valore delle per-formance in modo da diventare il brand preferito. Non investo-no solo in servizio o promozio-ni; acquisiscono ogni dettaglio sull’esperienza che sia rilevante per i clienti. Investire semplice-mente su differenti touchpoints - dice ancora l’esperta -, senza comprendere come costruire un servizio personalizzato, servirà solo, nel lungo termine, a minar-ne la credibilità. TNS ha consta-tato che i clienti con una relazio-ne consolidata nei confronti dei propri fornitori sono tre volte più propensi a rimanere fedeli, sei volte più favorevoli a raccoman-dare il marchio e cinque volte più inclini ad acquistare ulteriori prodotti e servizi di quel brand. In ogni caso, le aziende devo-no individuare il giusto equili-brio tra ciò che vogliono i clienti e ciò che permette una profitte-vole crescita del business. La re-altà, per i brand di oggi, è che il “meglio” non sempre è l’obiettivo giusto da perseguire». Le azien-de di maggior successo sotto-pongono frequentemente a dub-bi e riflessioni critiche i propri investimenti nelle differenti aree della customer experience. San-no dove guadagnare il maggior vantaggio competitivo e riescono a costruire una proposition va-lorizzante per il target che ama, e dunque poi promuove attiva-mente, i loro brand.

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ME DIA

il presidente del consiglio e il ministro marianna madia rompono gli indugi e passano subito alle nomine

Ecco formata la squadra digitale: Alessandra Poggiani, Stefano Quintarelli e Paolo Barberisla manager sarà direttore generale dell’agenzia digitale, il deputato presidente del comitato di indirizzo e il fondatore di dada consigliere dell’innovazione. «ma ancHe altre persone lavoreranno con noi», Ha aggiunto il capo del governo

di dAniele BoloGnA

Alessandra Poggiani sarà il direttore generale dell’Agen-zia Digitale. Lo ha annun-ciato il presidente del con-siglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa al ter-mine del Consiglio dei Mi-nistri di giovedì scorso. Ro-mana e vicina agli ambienti Pd, è stata nominata dal Go-verno. «Il consigliere all’in-novazione sarà Paolo Barbe-ris, poi ci saranno una serie di persone che lavoreranno con noi come Stefano Quin-tarelli che sarà presidente del comitato di indirizzo», ha aggiunto Renzi. A capo di Venis Spa e organizzatri-ce dell’evento Digital Venice - tenutosi dal 7 al 12 luglio - a cui ha partecipato anche il premier Matteo Renzi, pro-prio giovedì aveva lascia-to Venezia ed era arrivata a Roma, per la nomina, confe-rita poi da Marianna Madia, Ministro alla Pubblica Am-ministrazione e responsabi-le dell’Agenda Digitale. La nomina conferma la volontà di Renzi di accelerare sull’at-tuazione dell’Agenda Digita-le, la cui importanza è fon-

damentale per trasformare l’Italia, come ha affermato lui stesso durante l’evento veneziano. L’Agenzia, infatti, è l’organo esecutore tecnico dell’Agenda. Formalmente, coordina le azioni in mate-ria di innovazione per pro-muovere le tecnologie Ict a supporto della pubblica am-ministrazione, garantendo la realizzazione degli obiet-tivi dell’Agenda Digitale Ita-liana in coerenza con l’Agen-da Digitale Europea. L’ente è stato istituito con il decreto legge n. 83, convertito nella legge 134 del 2012. Eredita, dunque, le competenze del Dipartimento per la Digita-lizzazione e l’Innovazione della Presidenza del Consi-glio, dell’Agenzia per la Dif-fusione delle Tecnologie per l’Innovazione, di DigitPA e dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tec-nologie dell’Informazione per le competenze sulla si-curezza delle reti. Anche se ha due anni di vita, l’Agen-zia, però, non ha mai potu-to funzionare al pieno delle funzioni: il suo Statuto è ar-rivato solo nel 2014; manca-no tuttora alcune sue com-

ponenti, tra cui il Comitato d’indirizzo. L’attuale diret-tore, Agostino Ragosa, è di-missionario da giugno, in un processo di rinnovo del-le cariche dirigenziali voluto dal nuovo Governo. Madia ha quindi accelerato il pro-cesso di selezione del nuo-vo direttore - che di norma avrebbe preso tre mesi -, in-dicando così che il Governo intende mettersi alle spal-le i passati indugi sull’at-tuazione delle riforme digi-tali. Poggiani, nata a Roma nel 1971, era stata nomina-ta solo a gennaio a capo di Venis, azienda di servizi Ict e l’operatore locale di comu-nicazioni elettroniche del Comune di Venezia e si oc-cupa del Sistema Informa-

tivo e della Rete di Teleco-municazioni della città. Si è laureata a Londra nel 1995 in Honours Commucations and Cultural Studies e ha insegnato come esperta di economia digitale alla Lu-iss, all’Università Roma Tre, all’Imperial College London, alle università La Sapienza e Tor Vergata di Roma. E’ sta-ta direttore generale di Lait spa, società di informati-ca della Regione Lazio dal 2004 al 2009, oltre che Se-nior Advisor della società di Public Affairs e Rapporti Istituzionali di Reti Spa, re-sponsabile della Comunica-zione Digitale di Enel. Nel suo passato anche l’incarico di Information Manager per l’Unità Operativa della Part-

nership Euro-Mediterranea della Commissione Euro-pea, la funzione di Diretto-re Comunicazione, Relazio-ni Istituzionali e Relazioni Esterne del Programma Me-diterraneo del Wwf Inter-nazionale. Nei giorni scorsi Renzi aveva ricordato che le priorità dell’Agenda per que-sto Governo sono far fun-zionare al meglio le riforme già avviate e spingere su un sistema di identità più fun-zionale, come voluto da una normativa - di cui, tra i “pa-dri”, c’è lo stesso Quintarel-li - ora in via di attuazione: un pin unico per tutti i cit-tadini, come una password per l’accesso diretto a servizi pubblici e privati via inter-net. Una priorità è anche la cyber security, con una stra-tegia nazionale ed europea, attraverso il primo Cert ita-liano, ora in via di completa-mento, ovvero il Computer Emergency Response Team. E’ probabile anche che Ren-zi voglia aumentare gli inve-stimenti infrastrutturali. Si può leggere così l’annuncio, sempre a Digital Venice, di proporre al Consiglio dell’Ue di escludere gli investimen-ti in infrastrutture digitali dal Patto di Stabilità. Altre priorità sono state menzio-nate dal Ministro dello Svi-luppo Economico, Federica Guidi: «Ci concentreremo sulla trasformazione delle Città e delle Comunità Intel-ligenti in Laboratori per la crescita dell’Economia Di-

gitale e poi sulla diffusione delle tecnologie e della cul-tura digitale all’interno di tutti i settori imprendito-riali, attraverso misure che innalzino il livello di utiliz-zo delle tecnologie nei pro-cessi produttivi ed organiz-zativi e producano un balzo verso un modello industria-le 4.0 - ha detto -. E poi sul sostegno alla generazione e

alla crescita dimensionale di startup innovative ad alto valore tecnologico in ambi-to digitale, attraverso condi-zioni sempre più favorevoli in ambito fiscale, burocrati-co e finanziario. Da ultimo, ci soffermeremo sull’educa-zione per favorire la diffu-sione delle competenze digi-tali e promuovere la cultura tecnico scientifica».

alessandra poggiani

paolo barberis

stefano quintarelli

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LINKproGrammatinG tradinGCome il sesso per gli adolescentiSecondo Matt Brittin, vi-cepresident Google nord e centro Europa, il program-matic trading è come il sesso per gli adolescenti: tutti ne parlano; tutti pen-sano che qualcun altro lo stia facendo; ma chi lo sta facendo, lo fa male.THEDRUM.COM

scenariPer i millenials la banca è onlineL’88% dei millennials, co-loro i quali hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, negli Usa utiliz-za i servizi bancari qua-si esclusivamente in forma digitale, attraverso compu-ter, tablet e smartphone.

SMARTMONEY.STARTUPITALIA.EU

content marketinG

diritto all’oblio

L’ecosistema dei contenuti

Google apre un sito per le opinioni

L’universo del content marketing, come ogni al-tra strategia promozio-nale che sfrutta il web come canale, ha una con-formazione complessa e articolata, costituita da fasi strategiche e creati-ve, operative, di diffusio-ne e di monitoraggio dei risultati. Se delle fasi ini-ziali si è già ben consape-voli su come procedere, anche perché si conosco-no ampiamente i modi di scelta, l’attuazione e crea-zione dei contenuti, non si può certo dire altrettanto della fase analitica, in cui è necessario un attento monitoraggio, attraverso appositi tools, dei risul-tati forniti dalla strategia messa in atto.

“Non siamo d’accordo con la sentenza”; ma “ovvia-mente rispettiamo l’autori-tà della Corte Ue”: così dal-la pagine del quotidiano The Guardian, il vice presiden-te di Google e responsa-bile dell’ufficio legale, Da-vid Drummond, ritorna sul tema del diritto all’oblio. E annuncia anche un sito messo a punto dall’azienda di Mountain View, già onli-ne, su cui si trovano i nomi e le biografie di tutti i membri del comitato istituito ad hoc sul tema e anche un modu-lo con il quale tutti gli utenti del web possono esprimere la propria opinione sul dirit-to all’oblio. Da maggio sono state più di 70.000 le richie-ste arrivate, per un totale di 250.000 pagine web.

WEBINFERMENTO.IT

PRIMAONLINE.IT

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LINKnative adverstisinGSul Nyt vale il 3% dei ricaviIl Native Advertising è or-mai una grandissima real-tà, soprattutto negli Usa. Un esempio brillante è la pro-mozione di “Orange is the new Black”, la serie in onda su NetFlix apparsa sul New York Times. Che ormai fa scuola in materia.

start Up diGitaliGoogle Ventures anche in EuropaLa passione di Google per lo shopping è assai nota. La buona notizia per l’Europa è l’arrivo del suo fondo di in-vestimento, che ha deciso di mettere a disposizione delle startup e delle imprese in-novative 100 milioni di dolla-ri. Almeno per ora.

diGital video advI dieci spot più condivisi onlineNon poteva essere altrimen-ti. Se si dà un’occhiata ai die-ci spot commerciali più con-divisi sulla rete nella prima metà del 2014, non appa-re certo sorprendente che quattro su dieci siano legati in vario modo alla Coppa del Mondo di calcio.

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fUtUre technoloGyLeggere la mente con GoogleGlassThis Place, una start up di Londra, ha creato una cu-riosa applicazione dedi-cata ai Google Glass che permette di scattare foto-grafie semplicemente con-centrandosi. Ancora dubbi sull’utilità dei Glass?

orGoGlio diGitaleIl Gay Pride firmato AppleDel nuovo impegno per i di-ritti civili di Apple si parla da un po’, sopratutto da quando alla sua guida c’è Tim Cook. L’ultimo atto è un bellissi-mo video realizzato durante il Gay Pride di San Francisco dello scorso 28 giugno.

tendenze diGitaliBreve (e completa) storia dei selfiesSapevate che il primo sel-fie della storia è del 1839? Il primo hashtag #sel-fie, invece, è apparso nel 2004 su Flickr. Ma la paro-la selfie è stata usata, per la prima volta, nel 2002 da un australiano (ubriaco)...

marketinG GiantsPiace la nuova Coca “colorless”Sono ottimi i primi feedback relativi alle nuove lattine di Coca-Cola in cui scompare completamente il tipico co-lore rosso legato da sempre al marchio. Speriamo solo che non ci “scoloriscano” anche BabboNatale...

MASHABLE.COM VENTUREBEAT.COM

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strateGie di marketinGFare Negative Adv di se stessi? A parlar male degli altri siamo tutti bravi. Chi, però, ha coraggio e pazzia per parlar male di sé in una pubblicità? Lo fece una vol-ta Bill Bernbach per Avis, ma il campione assoluto della tecnica è un altro.

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pixel artAddio al nonno digitale dei pixelIl vero artista è colui che ri-definisce ogni volta i limiti della propria arte. Hal La-sko, per tutti “Grandpa”, lavorava con i pixel a 8-bit per via della retinite pig-mentosa di cui era affetto. E’ scomparso a 98 anni.

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L’efficacia della tecnica dello storytelling è essenziale per rendere maggiormente veico-labile e memorabile un messaggio.Quel che per me, però, è più importante è il fatto che se la content platform è ben incardinata in un percorso narrativo allora questa diventa un ottimo riferimento per essere sicuri di rima-nere coerenti. Spesso, infatti, nella grande mole di contenuti che si vanno a produrre per presidiare i tanti canali, il rischio di perdere il filo o di farsi tentare da iniziative “fuori tema” è alto. La storia si basa sul proporre lo sco-po del brand (mission) facendo in modo che questo sia comune al target. Mentre la stra-tegia di distribuzione dei contenuti sui canali abbiamo parlato si lega soprattutto alla pos-sibilità di sfruttare canali autorevoli. Si entra, quindi, nello sterminato territorio delle con-versazioni relative agli influncer e alle public relations a cui si demanda l’onere di ottene-re spazi per i contenuti sui media tradiziona-li. Escludendo tematiche decisamente verti-

cali o finanziarie, mi viene difficile identificare testate la cui autorevolezza possa effettiva-mente essere spesa. Il discorso si appiatti-sce, quindi, verso l’acquisizione di semplice audience. Lo stesso ragionamento vale per i cosiddetti “influencer”. Rimane, inoltre, il tema del native advertising che però, fino ad ora in Italia, fatica ancora a distinguersi dal publiredazionale. Questo è sicuramente uno dei temi più interessanti da approfondire per capire effettivamente come competere e di-stinguersi nell’overload di contenuti che quo-tidianamente vengono inviati dai brand agli utenti. Il centro della questione, allora, fi-nisce per ruotare sulla effettiva capacità di considerare il contesto di fruizione. A secon-da del contesto l’utente è predisposto a rice-vere contenuti che risolvano differenti neces-sità e precedano un carico cognitivo per la loro fruizione adeguata. Questa è forse la sfi-da più ardua da vincere per chi produce con-tenuti e ne pianifica la distribuzione.

visionidi MAtteo dedè

efficacia, riscHi e obiettividello storYtelling

Stefano Vittablogger, videomaker, docente. imprenditore e freelance, offre la propria consulenza per lo sviluppo di strategie di comunicazione e marketing digitale. ha affrontato diverse esperienze nella creazione di startup e progetti per aziende terze. ha lavorato in differenti agenzie di comunicazione per clienti nazionali e internazionali. ha utilizzato il blog come strumento di promozione del profilo professionale e dei brand con cui ha collaborato. attualmente è impegnato nella gestione e nella promozione del progetto “amplr”, il cui primo obiettivo è quello di creare uno spazio aperto in cui autori e aziende possano incontrarsi e confrontarsi per dare vita a progetti editoriali di ampio respiro. gli autori possono gratuitamente creare il proprio profilo e pubblicare la descrizione dei progetti realizzati nell’ambito della propria attività professionale.le aziende possono, così, cercare e contattare direttamente gli autori, selezionandoli per competenze professionali e conoscenze verticali di materie e industry

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spazio a... dal 9 al 12 ottobre @ pisainternet festival 2014

la manifestazione ospitata dalla città toscana arriva al suo quarto anno. stavolta protagonista la “materia”

Internet Festival torna a Pisa per il quarto anno. L’ap-puntamento è dal 9 al 12 ottobre. La parola chiave di questa edizione è “materia”, una parola inconsue-ta per parlare della rete, immateriale per eccellen-za. Il Festival parla di rivoluzione: rivoluzione digita-le, un cambiamento epocale assimilabile per impatto a quello della rivoluzione industriale. Ma se le ma-terie prime della rivoluzione industriale erano il car-bone e l’acciaio, quali sono le materie prime della ri-voluzione digitale? Per il concept di Internet Festival 2014 la rivoluzione digitale nasce da miniere inesau-ribili di numeri binari che, combinandosi, generano big data, semilavorati contemporanei che orienta-no, determinano, generano, suggeriscono, modella-no il prodotto finito che è mutamento sociale, impresa collettiva, transazioni esperenziali, modelli culturali, prototipi e progetti. Nascono così le economie della rete che cambiano il paradigma, rendendo protagoni-sti cittadini, ricercatori, amministratori pubblici, ma-kers, artisti e visionari in grado di modellare le ma-terie prime della rivoluzione digitale, influenzando la nostra quotidianità. Internet Festival 2014 declinerà il tema in otto versioni, ciascuna con una specifica de-nominazione: Take the money, Make it good, Go Gre-en, Design to innovate, Culture is smarter, Coopera-tion wanted, Break the rules e, infine, Play the Game.

Direttore responsabileDaniele Bologna

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Progettazione grafi cae realizzazione

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