3.1. LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO - bibar.unisi.it · medievali di Montalcino (1570), le torri...

29
3.1. LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO Premessa Nella prima metà del 1500 si assiste ad un notevole incremento quantitativo e qualitativo delle fortificazioni in Italia. L'Italia del resto era in quel periodo teatro del conflitto tra Francia e Spagna per l'egemonia sull'Europa; in tale situazione ciascuna delle due potenze favoriva e sollecitava la realizzazione di opere difensive urbane. Durante questo periodo la costruzione delle fortificazioni (affidata spesso ai capitani in base alla loro esperienza di guerra), per l'evolversi ed il complicarsi dei sistemi di offesa e l'introduzione di armi più potenti, esigendo una specializzazione del settore divenne sempre di più competenza degli ingegneri militari e degli architetti. L'aumentata potenza delle armi da fuoco rese necessaria l'introduzione di nuove tecniche nel campo dell'architettura: le mura private di tutte quelle sovrastutture (merli, guardiole, ecc.) caratteristiche delle fortificazioni medievali erano diminuite d'altezza, inclinate e terrapienate. La introduzione poi di bastioni permetteva ai difensori di custodire ciascun tratto della cinta muraria da posizioni laterali ed inoltre di combattere al coperto. Dopo Francesco Di Giorgio Martini la tecnica della fortificazione a bastioni è sviluppata da architetti fiorentini come i Sangallo (Antonio il Vecchio, Giuliano, suo fratello e Antonio il Giovane) che operavano al servizio di Roma papale e poi via via ripresa dagli ingegneri militari o capitani dell'esercito che alle qualità militari univano spesso una perizia nell'arte di fortificare. Il Sammicheli (1484-1559), architetto della repubblica di Venezia, anche lui gravitante intorno alla Roma papale, iniziava la sua opera di fortificazione per la Serenissima prima ancora che si iniziasse quella della Toscana: l’una dunque costituisce, in un certo senso, un precedente per I'altra. D'altra parte la creazione di città- fortezze a pianta razionale, iniziata da Cosimo, veniva imitata dalla Serenissima con la costruzione di Palmanova (1595) alla quale lavorò il toscano Bonaiuto Lorini, allievo del Buontalenti. Sia Venezia che Firenze impressero ai loro stati una politica tendente a fortificare le città o sovrapponendosi al precedente tessuto medievale o consentendo ex novo imponenti citta-fortezze 1 . Questa politica, dopo la guerra di Siena e la conquista dello Stato Nuovo, veniva estesa da Cosimo e dai suoi successori, Francesco e Ferdinando, a tutto l'antico territorio della Repubblica senese. Così la costruzione della fortezza di Siena (1561) come quella di Radicofani (156S) ed il rafforzamento delle mura 1 Ben tre città furono costruite ex novo dai primi tre granduchi di casa Medici: Cosimopoli, Istia Portoferraio (1548), nell’isola d’Elba; Terra del Sole (1564) nella Romagna fiorentina; il porto di Livorno (1571). Ultima quarta creazione medicea fu il Sasso di Simone (1576) alla frontiera del ducato di Urbino.

Transcript of 3.1. LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO - bibar.unisi.it · medievali di Montalcino (1570), le torri...

3.1. LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO

Premessa

Nella prima metà del 1500 si assistead un notevole incrementoquantitativo e qualitativo dellefortificazioni in Italia. L'Italia delresto era in quel periodo teatro delconflitto tra Francia e Spagna perl'egemonia sull'Europa; in talesituazione ciascuna delle duepotenze favoriva e sollecitava larealizzazione di opere difensiveurbane.Durante questo periodo lacostruzione delle fortificazioni(affidata spesso ai capitani in basealla loro esperienza di guerra), perl'evolversi ed il complicarsi deisistemi di offesa e l'introduzione diarmi più potenti, esigendo unaspecializzazione del settoredivenne sempre di più competenzadegli ingegneri militari e degliarchitetti.L'aumentata potenza delle armi dafuoco rese necessaria l'introduzionedi nuove tecniche nel campodell'architettura: le mura private ditutte quelle sovrastutture (merli,guardiole, ecc.) caratteristiche dellefortificazioni medievali eranodiminuite d'altezza, inclinate eterrapienate. La introduzione poi dibastioni permetteva ai difensori dicustodire ciascun tratto della cintamuraria da posizioni laterali edinoltre di combattere al coperto.Dopo Francesco Di Giorgio Martinila tecnica della fortificazione abastioni è sviluppata da architettifiorentini come i Sangallo (Antonioil Vecchio, Giuliano, suo fratello eAntonio il Giovane) che operavano

al servizio di Roma papale e poi viavia ripresa dagli ingegneri militario capitani dell'esercito che allequalità militari univano spesso unaperizia nell'arte di fortificare.I l Sammicheli (1484-1559),architetto della repubblica diVenezia, anche lui gravitanteintorno alla Roma papale, iniziavala sua opera di fortificazione per laSerenissima prima ancora che siiniziasse quella della Toscana: l’unadunque costituisce, in un certosenso, un precedente per I'altra.D'altra parte la creazione di città-fortezze a pianta razionale, iniziatada Cosimo, veniva imitata dallaSerenissima con la costruzione diPalmanova (1595) alla quale lavoròil toscano Bonaiuto Lorini, allievodel Buontalenti.Sia Venezia che Firenze impresseroai loro stati una politica tendente af o r t i f i c a r e l e c i t t à osovrapponendosi al precedentetessuto medievale o consentendo exnovo imponenti citta-fortezze1.Questa politica, dopo la guerra diSiena e la conquista dello StatoNuovo, veniva estesa da Cosimo edai suoi successori, Francesco eFerdinando, a tutto l'anticoterritorio della Repubblica senese.Così la costruzione della fortezza diSiena (1561) come quella diRadicofani (156S) ed i lraf forzamento del le mura 1 Ben tre città furono costruite ex novo dai primi tregranduchi di casa Medici: Cosimopoli, IstiaPortoferraio (1548), nell’isola d’Elba; Terra delSole (1564) nella Romagna fiorentina; il porto diLivorno (1571). Ultima quarta creazione medicea fu ilSasso di Simone (1576) alla frontiera del ducato diUrbino.

medievali di Montalcino (1570), letorri costiere lungo la costamaremmana e la città-fortezza diGrosseto assumevano un precisosignificato politico.A Siena si doveva porre un frenoalle possibili ribellioni e sommosseinterne alla città e creare un validopresidio per qualsiasi evenienza.La mancanza di confini naturali neidomini di Cosimo, doveva farassumere una notevole importanzastrategica a città come Radicofani,Montalcino e Grosseto.Riguardo alla fortificazione diGrosseto in epoca moderna nonesistono pubblicazioni specifichetranne le notizie riferite dal Repettinel suo Dizionario Storico Geograficodella Toscana o i brevi cenni fattinello studio del Venerosi-Pesciolini.Il presente contributo riguardante,appunto, la costruzione dellafortificazione di Grosseto in epocamedicea (1559-1593) trae la suaprincipale documentazione dalf o n d o M e d i c e o (CarteggioUniversale, Registri, Governi di città eluoghi soggetti) dell’Archivio diStato di Firenze.In particolar modo dal CarteggioUniversale si sono tratti i documentirelativi alla costruzione dellaf o r t e z z a c o n d e s c r i z i o n iparticolareggiate dei lavori, dellamano d'opera impiegata, delledifficoltà nel reperimento dei sassi,rena, legname, delle condizioni,infine, più o meno disagiate deilavoratori.

L'ambiente storico ed umano

Il ducato mediceo, pur conl'annessione dello Stato di Siena,

non comprendeva neppure l'interaregione toscana. Ne restavano fuorila Repubblica di Lucca, lo Stato deiCybo di Massa e Carrara, i dominiestensi della Garfagnana, laLunigiana occupata dai feudi deiMalaspina, i Presidios spagnolidella Maremma, lo stato diAppiano di Piombino, i lmarchesato degli Sforza di SantaFiora, la contea degli Orsini diPitigliano, la signoria dei Murlo dicui erano feudatari gli arcivescovisenesi e Camporsevoli, feudo deiPiccolomini di Montemarciano2.E se, dunque, di per sé modesta neera tutte l'estensione, enormeviceversa ne era la parte coperta dastagni malarici e terre acquitrinose:lungo la costa, oltre la Versilia, siestendeva la tristemente celebreMaremma.Quest'ultima con il Valdarnocostituiva, per i Medicì, il verogranaio della Toscana, in un'epocain cui il problema del pane era unaspecie di incubo permanente.A sud della Maremma, Filippo IIcon le fortezze dello Stato deiPresidi, un cuneo conficcato nelgranducato, rappresentava unaseria minaccia3. Un altro motivo di

2 Riguardo ai confini del Granducato di Toscanarimando ad una piantina fatta da Nicola Turinozzo nel1564 ed inviata a Cosimo, nella quale sono indicatetutte le località facenti parte del Granducato ed alcune(riportate con a fianco un asterisco) che pur entrandonei confini naturali della Toscana rimanevano al difuori della sovranità medicea. Cfr. A.S.F., CarteStrozziane, appendice 2 Serie III (1582).3 Tutta la politica di Cosimo, infatti, tendente ad unosganciamento continuo dall’influenza diretta di ognistato straniero, conduceva ad una sempre miglioreorganizzazione del proprio dominio dal punto di vistamilitare, con I’imponente opera di fortificazioni da luipromossa fin dai primi anni del suo principato e con ilcoordinamento dell’esercito. Affidando le armi nona tutti ma solo ad alcuni dei suoi sudditi aveva creatofin dai primi anni del suo governo un esercito

preoccupazione era rappresentatodalla pirateria. algerina che confrequenti scorrerie saccheggiava edepredava le coste della cristianità.

permanente nazionale (articolato in wtB cheprendevano il nome di bande), fedele al sovrano e nellapossibilità di adempiere contemporaneamente alleproprie occupazioni ordinarie(“che quando è il tempodei raccolti e di fare il servizio della villa, ordino[Cosimo l che li contadini sieno lasciati a casa per sinoche dura il bisogno della campagna.). (Cfr. J. Ferretti1929-30, p. 58 e N. Giorgetti 1916, p. 42). NelloStato di Siena le bande che, prendevano il nome dallecittà più popolose e militarmente anche più importanti,erano: Casole, Massa, Grosseto, Lucignano, Chiusi eSarteano, comprendenti insieme un numero di descrittipari a 500). (Cfr. A.S.F., Mediceo, CarteggioUniversale, f. 484 a c. 850, Nota delle bande delloStato di Siena; e f. 484 c. 317, Filippo Pandolfini aCosimo, Radicofani, 9 aprile 1560. La prima letteranon reca né data né firma ma si può ritenere scritta daFilippo Pandolfini ed inclusa nella successiva).I soldati delle bande (divisi in tre diverse categorie:armati, archibugieri e moschettieri) che prestavanoservizio solo in caso di bisogno ricevevano la sommadi 3 scudi al mese (come i soldati che erano destinatiat presidio di fortezze e torri), se armati di archibugio,di 4 scudi se armati di corsaletto. (J. Ferretti 1929-30,p. 69 e seg., A.S.F., Mediceo, f. 2114 c. 495; Notadei provvedimenti di tutte le fortezze di Loro Altezzeper un mese in Siena e suo Stato).I capitani a cui spettava periodicamente la rassegnadelle bande e che molte volte erano anche castellanidelle fortezze, rimanevano una paga variabile dai 15 ai30 scudi al mese.Se il permesso di portare le armi per i descritticostituiva un privilegio, mentre bandi severissimi lenegavano ad altri cittadini, la Maremma (Istia,Grosseto, Pereta, Montiano, Gavorrano, Massa, Ravi eCapalbio) costituiva un’eccezione. In tutte questelocalità, infatti, infine fu la presenza di moltidelinquenti e per le continue incursioni turchesche, erapermesso di portare le armi ai non descritti, nonpotendo lo Stato di Siena, già di per sé aggravato dallespese della passata guerra, mantenere in quelle terreuna forza armata tale da essere sufficiente a difenderle.(L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 99~ e tomo VI, p.)09).Tutto l’esercito di Cosimo (la cui forza principale eraappunto costituita dalle bande) si riduceva in tempo dipace a poche centinaia di soldati costituenti la guardiadel corpo del Granduca e agli smilzi presidi dellefortezze, composto ognuno, oltre che dal castellano,dal caporale e dal bombardiere, generalmente da pochedecine di soldati. In una fortezza di media importanzacome Grosseto non vi erano che trenta soldati. (Cfr.A.S.F., Mediceo, f. 1817, s. c. databile alla fine del1500).

In questo stato di cose è facile,quindi, riuscire a comprendere egiustificare l'opera di fortificazionilungo la costa maremmana dellostato di Siena, eseguita da Cosimofin dal 1560 e continuata, anche sein minor misura dai suoisuccessori4.Se il 1559, infatti , avevarappresentato la liberazione dallaguerra per l'occidente: i tedeschicon la pace interna di Augusta,l'impero spagnolo ed il papato conl'accordo del 1557, la Francia e laSpagna con Cateau Cambrésis, nonaltrettanto si poteva dire per ilMediterraneo, dove il turco e lospagnolo, liberi da ogni altrocompito, non più a rimorchio deigrandi avvenimenti dell'Europaoccidentale e settentrionale,riprendevano il duello.Infatti se per tutta la prima metàdel secolo XVI il duello tra Franciae Spagna per l'egemonia sullapenisola italiana, aveva portato adun ben preciso schieramento diforze (la Francia aveva cercato unappoggio nell’Impero Ottomano, laSpagna aveva trovato lacol laborazione dei Tudord'Inghilterra), in seguito la morte diEnrico II di Valois e le guerre direligione in Francia sconvolgevanotale schieramento.La crisi interna a cui quest’ultimadoveva far fronte dopo la metà delXVI secolo, permetteva a Filippo IIdi riprendere l’antica politica diFerdinando il Cattolico ed Isabella

4 Queste opere di fortificazione riguardavano tutta unaserie di presidi da Cala di forno a Troia, nei quali,come altrove, l’architettura medicea si sovrapponevaal precedente tessuto medievale. Cfr. Segreteria diGabinetto, r. 695,1; 8889(Tav. I): A.S.F

di Castiglia di espansionenell’Africa settentrionale con lacollaborazione delle flotte deiminori stati italiani5.D'altra parte la morte di Solimano(1566) determinava all'interno delsuo impero dissensi tali da farritenere a Filippo II che quello fosseil momento propizio per abbatterlo.La Spagna, comunque, doveva farfronte ad un doppio pericolo: dauna parte i Barbareschi, da Tripolifino a Salè, dall'altra gli stessiTurchi.E chi si spingeva più facilmente acompiere scorrerie lungo le costetirreniche erano proprio i primi, dalmomento che i Turchi, una voltafatto il loro bottino nelle costeioniche ed adriatiche ben raramentesi preoccupavano di spingersioltre6. La sconfitta della Gerba(1560), se aveva rappresentato unaseria lezione per la Spagna (eraormai chiara la necessità didivenire forti e potenti per mare,non essendo più sufficienti lemisure difensive terrestri) allostesso tempo induceva l'accortoduca di Toscana ad un ampiolavoro di armamento marittimo. Inesso si inseriva la creazione, nel1562, del l 'ordine mil i tare

5 Cioè quelle genovesi, toscane, napoletane, siciliane;inoltre quelle dei Cavalieri di Malta. Cfr. F. Braudel1965, p. 1086.Nel maggio del 1564 era concluso un trattato traCosimo e Filippo II in base al quale il duca siimpegnava a fornire dieci galere equipaggiate per ladifesa delle coste mediterranee dai barbareschi. Cfr. F.Inghirani; 1~84~, p. 21).6 F. Braudel 1965, p. 1082. Erede del Barbarossa ilDtagut scorrazzava coi suoi uomini lungo le coste delMediterraneo; depredando ed incutendo terrore finoalle coste della Maremma senese. Cfr. A.S.F.,Mediceo, f. 501, c. 102, Angelo Niccolini a Cosimo,Siena 2 settembre 1563.

cavalleresco dei cavalieri di SantoStefano7.C o m e c o n s e g u e n z adell'intensificazione di tali sforzimari t t imi s i ebbero ne lMediterraneo due episodi famosi:la difesa di Malta nel 1564 e lavittoria a Lepanto, nel 1571.Quest’ultima era stata possibilesolo grazie ad un felice concorso dicircostanze, che avevano alleviatod’improvviso tutte le difficoltàdella Spagna: i Paesi Bassisembravano dominati dal ducad'Alba, l’Inghilterra dovevaaffrontare difficoltà interne, laFrancia era ancora fuoricombattimento. Ma fu solo unmomento di sosta. La Spagna, delresto, non aveva mai potutoconcentrare in un solo punto tuttele sue forze e quindi impegnarsi afondo in una direzione ben precisa.Dopo Lepanto le forze della Legafallivano nel 1571 a Modone; nel1573 Venezia abbandonava la lotta,nel 1574 il turco trionfava allaGoletta ed a Troia8.Dal canto loro i corsari noncessavano di infestare le coste e diconseguenza non era interrottal'opera di difesa, la quale, anzi,rispetto ai primi anni andavaabbracciando un orizzonte piùvasto9.Al momento dell'affermarsi delladinastia medicea nello Stato di

7 L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 30. L’ordine diSanto Stefano, molto noto per via delle sue commende,costituite per lo più da beni fondiari, serviva non soloper combattere i Turchi, ma anche per depredare lecoste nord-africane: un modo come un altro perarricchire Ie casse granducali.8 F. Braudel 1965, p. 1259 e ss.9 A.S.F., Mediceo, f. 225, c. 119, Cosimo ad AchilleGieri, Firenze, 29 ottobre 1567; f. 232, c, 1, Cosimoa Baccio Marignolli, Firenze, 4 maggio 1568.

Siena, le condizioni sanitarie dellaMaremma non erano certo dellemigliori. I1 saccheggio e la rapina,infatti, se compiuti dalle soldataglietedesche al tempo della guerra diSiena, avevano indotto i superstiti afuggire verso i luoghi menopericolosi: i campi abbandonati egli argini dei fiumi non più tenutiliberi, davano origine, in tal modo,al ristagno delle acque causandouna graduale estensione dellamalaria10.Il peggioramento delle condizionisanitarie ed economico- socialidella regione, dunque, messoinsieme al regime di divieti elimitazioni posti al commercio daigranduchi non era certo favorevolead un popolamento e quindimiglioramento della Maremma11.A partire dal 1560 lo stesso Cosimoaveva promosso il trapianto dipopolazioni forestiere in quelleterre, con una serie di privilegi edesenzioni tali da fare apparire

10 Se dal punto di vista dell’architettura militare si ènotata una somiglianza tra la repubblica di Venezia eFirenze, altrettanto comune ai due stati fu la lotta perriscattare dalle acque vaste zone paludose,impegnandovi tecnici e numerosa manodopera. Subitodopo l’annessione allo Stato di Siena, ingegnericome il Lanci ed il Camerini, al servizio dei Medici, sitrovano impegnati in imponenti opere di idraulica nellaMaremma grossetana. Dopo il governo di Cosimo fusoprattutto Ferdinando a continuare I’ opera del padrein tale direzione: alui si devono, infatti, la costruzione di numerosifossi intorno a Grosseto e la creazione di unMagistrato- dei Fossi (1592) con le stesse funzioni diquello creato a Pisa (1547) e a Pistoia (1587). Ordinòla demolizione della Pescaia di Castiglioni colproposito di prosciugare il lago omonimo. Questomaggiore impegno di Ferdinando per le opere dibonifica è certo da inserire sullo sfondo di annifunestati da terribili carestie come quelle intorno al ‘90che r endevano sempre p iù d i f f i c i l el’approvvigionamento del grano.11 S.A. Bandini 1775.

meno dura l'emigrazione12. I nuoviabitanti, infatti, avevano diritto aduna certa quantità di terra, ad unaabitazione, agli strumenti e bestieper lavorare i campi, ad unfinanziamento iniziale darimborsare entro 5 anni, ad unaquantità di grano tale da assicurarela loro sussistenza fino al primoraccolto13. Inizialmente il luogoscelto per tali emigrazioni era statoMassa, in seguito si parlava diSaturnia (un tempo molto florida) esoprattutto di Paganico, dove adopera del secondo granduca di casaMedici , Francesco, furonotrapiantati molti greci14. Questapresenza accordata agli orientaliera forse basata sull'opinionecomune di una loro particolareresistenza alle insidie del clima, masoprattutto sulla maggiore miseriaesistente, nei loro paesi che avrebbecerto sconsigliato gli emigrati aritornarvi.Un magistrato era incaricato diricevere e sistemare le famiglie manmano che arrivavano e dip r o v v e d e r e s o l l e c i t a m e nt eall’assegnazione dei terreni15.Ma tutti questi tentativi fallivano.L'assistenza, infatti, promessa aicoloni avrebbe comportato uncomplesso amministrativo benorganizzato ed ingenti somme da

12 G. Parenti 1937, p. 44-60. Latori di un capitolodi esenzioni stilato da Cosimo I il 30 settembre 1560,dei messi furono spediti nel bresciano e nel veroneseper ingaggiare coloni disposti ad abitare nellaMaremma, garantendo ai volontari le spese del viaggio13 A.S.F Mediceo, f. 51 Francesco a Federico daMontauto, 26 gennaio 1582; Le raccolte del primoanno spettavano per 1/3 al governo, per 2/3 ai coloni;dopo il primo anno spettava metà raccolto ciascuno.14 A.S.F., Mediceo, f. 258, c., lett. cit. e f. 69, c. 138,Aldieri della Case a Francesco, Siena, il gennaio 1575.15 G. Parenti 1917, e A.S.F., Mediceo, f. 2~8, c. f, lett.cit. e f. 669, c. 138, lett. cit.

impiegare in quei luoghi per ilrisarcimento delle case,e per le operazioni di bonifica, perlo meno, più indispensabili. IMedici invece, a cominciare daCosimo, finivano per perseguire,piuttosto, una politica di rapina e disfruttamento nei confronti dellaMaremma Senese, coll'aumentoeccess ivo del le tasse diesportazione del grano ecoll'impedire il libero commercio.Inoltre la scarsa redditività delleterre colonizzate, conseguenzadiretta della politica dei governanti,o comunque le pessime condizionieconomiche , ig ieniche edal imentar i de l le famigl ietrapiantate, il senso d'isolamentodovuto alla diversità della lingua,che rendeva particolarmentedifficile l'assimilazione con lapopolazione autoctona, erano statedeterminanti nel fallimento diquesti primi tentativi dicolonizzazione.D'altra parte i mezzi di cui sipoteva disporre in pieno secoloXVI, dovevano essere molto limitatie certamente da un punto di vistatecnico, incapaci di far fronte acolossali opere di bonifica.Quest'ultima, sotto l'aspettoumano, costò spesso assai cara;significò un lavoro in orribilicondizioni fisiche, una servitù dilavoratori tanto più diseredatiquanto meno efficacementepotevano lamentarsi, perché nonassociati. All'epoca della mietiturasi ricorreva ad una manodoperaabbondante di montanari16 i quali 16 Questi provenivano in particolar, modo dallemontagne di Pistoia. Cfr. R. Galluzzi 1781, tomo IV, p.117. La coltura agricola non era comunque la solapraticata in Maremma. Altre attività erano la caccia,

per sopravvivere erano costretti ademigrare periodicamente. Némigliori erano le condizioni di vitadel contadino abitante stabilmentenella Maremma: già costretto avivere in miserabili condizioni diigiene e sanità, aveva dei padroni aiquali andava ciò che produceva.Tutti i provvedimenti governativi,per tassare il grano, regolare levendite finivano del resto peropprimerlo e scoraggiarlocostringendolo il più delle volte adabbandonare le campagne,naturalmente con conseguenzegravose per la produzione granaria.La politica medicea, nei confrontidella produzione granaria delloStato, fatta di controlli e divieti,assieme al forte incrementodemografico che interessò laToscana tra il 1569 e il 1596 (lo Statodi Siena ebbe un incremento di20734 abitanti da: 114098 a134832)17 finiva per creare un fortesquilibrio tra la possibilitàdell'agricoltura ed il fabbisognodelle popolazioni con conseguenticrisi cerealicole negli anni 1580-90 ecarestie negli anni 1590-91.

Aspetti delle mura grossetane primadell'intervento mediceo

Nel 1449 si ha notizia dal Peccidella deliberazione di fortificareGrosseto colle “entrate di quellacittà e dell'Opera”18. Anche se le

la pesca, I’ allevamento del bestiame e la agricoltura.Per quest’ultima si procedeva ad un sistema dirotazione, seminando il grano dove si era raccolto ilriso e viceversa. Cfr. A.S.F., Mediceo, f. 669, c. 166,Aldieri della Casa a Francesco, Siena, 12 gennaio1575.17 A.S.F., Mediceo, f. 2022, c. 134 e ss.18 Biblioteca Riccardiana di Firenze, G.A. Pecci, ms.cit. c. 143.

notizie relative a questo periodon o n s o n o d o c u m e n t a t eul ter iormente , tu t tav ia èinteressante notare come laRepubblica di Siena, al pari delprincipato mediceo, accollava lespese di costruzioni pubbliche allecomunità stesse od alle Opere Pie,le cui svendite, del resto, costituiteper lo più da beni fondiari, finivanoper gravare sugli stessi contadinigià soggetti ad altri oneri gravosi.In seguito, come risulta da unapianta di Grosseto, conservatapresso 1'Archivio di Stato diFirenze19, la cinta muraria eraridotta per migliorarne la difesa apianta quadrata e munita di quattrobaluardi.Le strade principali, come risultadalla pianta, collegavano le dueporte urbane (S. Pietro e PortaCittadina) con la piazza centrale; inquesta piazza, a forma rettangolaresi affacciavano gli edifici piùrappresentativi: il Duomo ed ilPalazzo dei Priori. Le altre dueporte (Porta S. Michele e Porta delCassero) risultano scomparse: laPorta del Cassero del resto, era giàstata chiusa nel 1429 per ragioni dipubblica sicurezza20 e mantenutachiusa dai Medici.In corrispondenza della Porta di S.Pietro e di quella Cittadina sonodisegnati due torrioni: il primocostruito dai senesi nel 1334, oggicompletamente scomparso, l'altrocostruito nel 1262 i cui resti sonoancora visibili. In corrispondenzadi questa porta sono tracciate trestrade (che costituiranno le arterieprincipali della città anche in epoca 19 A.S.F., Miscellanea medicea , f. 97, c. 133. Lapianta è senza firma e descrizione. (Tav. II).20 V. Petro~i 1971, p. 159.

medicea) in direzione di Istia,Orbetello e del mare. La pianta,però, presenta delle inesattezze dalpunto di vista dell'orientamento: laPorta di S. Pietro è in realtà situataa nord, quella Cittadina a sud edinesatta è pure la disposizione dellafortezza che, tratteggiata lungo lastessa cortina di Porta Cittadina, èinvece situata alle spalle delDuomo.Il retro della pianta reca una scrittachiaramente leggibile (" Disegno diGrosseto fatto secondo el stato dittoda chi viena dellà ") e segnata amatita l'epoca di esecuzione (sec.XVI). I bastioni risultano ancoraprivi di spalla con il fianco checorre rettilineo dalla cortina allafaccia del baluardo e le cortinestesse munite di cavalieri perrafforzare la cinta muraria esterna efacilitare una migliore visibilitànella campagna circostante.Dalla parte di Orbetello le murarisultano ulteriormente rafforzateda una piattaforma munita di duebaluardi e congiungentesi alla cintabastionata principale attraversodue cortine laterali inclinate dellalunghezza dicentosettanta braccia circa21.La stessa piattaforma che reca lascritta “tutto questo de forza seabandona ", si può supporre fattadurante la guerra di Siena daifrancesi. Nel 1552, infatti, si hanotizie che Paolo di Thermes,generale del re di Francia, facevafortificare Grosseto, Port’Ercole eMontepescali "onde fosse sicuro unpaese benchè per la mala qualitàdell'aria poco abitato, pute

21 Su tutte le cortine e bastioni sono indicate le misurein braccia e in basso a destra la scala corrispondente.

fertilissimo e abbondante divettovaglie”22.In seguito finita la guerra, allorchéil Lanci ed i l Cameriniprovvedevano a restaurare ibastioni fortemente rovinati(secondo quanto risulta dalle lettereinviate al granduca dallo stessocapitano e potestà di Grosseto, ilCorvatto da Perugia e FlaminioNelli) la piattaforma doveva esseredemolita anche se di essa non sisono trovati riferimenti specificinelle lettere dei suddettiingegneri23.Di questa cinta bastionata non sihanno notizie precise riguardoall 'anno di costruzione eall'architetto o agli architetti che laprogettarono. Ho potuto soloricavare alcune notizie di sporadiciinterventi di Baldassarre Peruzzi eAnton Maria Lari i quali, in qualitàdi architetti della Repubblica diSiena, nel corso della prima metàdel 1500, si trovavano spesso alavorare ne l la Maremmagrossetana24. 22 A. Ademollo 1872, ~p. ~3. Sembra che opere dirafforzamento fossero, compiute anche dal conteSfona e da Piero Strozzi. Cfr. V. Petrini 1971, p. 111.Era assai comune per I’epoca la presenza di capitanidell’esercito che all’arte della guerra univano capacitànell’arte di fortificare23 Dallo spoglio del Carteggio Universale si ha notiziadi fortificazioni già fatte dai francesi a Grosseto, al cuiservizio lavorò lo stesso Baldassarre Lanci. Cfr.rispettivamente A.S.F. Mediceo, f. 481, c. 134,Corvatto da Perugia a Cosimo, 13 gennaio 1560; eIdem, f. 8, c. 27424 Baldassarre Lanci a Francesco, 21 aprile 1567.Inoltre lo stesso Adriani afferma che nel 1557 ifrancesi fortificavano i luoghi da loro tenuti:Montalcino, Grosseto, Chiusi, Montepescali eRadicofani. G.B. Adriani 1/87, p. 1019.Baldassarre Perzzi nel 1562 si: era soffermato aGrosseto ad esaminare la situazione delle mura. Cfr. A.Ganelli 1967, p. 37. Il Peruzzi era stato assunto comearchitetto della Repubblica dì Siena il 21 agosto 1527e lavorò soprattutto alle opere di fortificazione dellaMaremma grossetana, di Cetona, di Torrita e Sarteano.

La fortezza di Grosseto: i problemi diun grande cantiere

Le ragioni che spingevano i Medicia fortificare Grosseto, come già si èavuto modo di notare, trovavano laloro giustificazione nel timorerappresentato dai corsari ,nell'importanza che aveva laMaremma nel suo complesso, inquanto zona produttrice di grano, enella vasta opera di difesa deiconfini del proprio stato, promossada Cosimo e continuata dai suoisuccessori.I lavori alle mura e baluardi diGrosseto, molto rovinati, per lapassata guerra, erano condottiparallelamente a quelli delle torricostiere: Castel Marino, Cala diForno, ecc. e parallelamente a quellidi altre fortezze dello Stato diSiena25.A partire dal novembre del 156226 siparla, è vero, della necessità di

Morì a Roma il 6 gennaio 1536. Cfr. L. Marri-Martini1923, pp. 200-210. Nel 1540 alle dipendenze del Larilavora alle mura di Grosseto m. Giorgio di Pietro diValle Lugana. Cfr. A. Venturi 1938,p. 650. Dal 1543 al1546 il Lari esegue notevoli quantità di muraglia aGrosseto. A. Ganelli 1967, p. 1~7. Da una relazione diJacomo Boldrini (1760), trascritta dal Petroni (V.Petroni 1971,’ p. 144) sembra che le mura diGrosseto fossero ridotte a forme quadrata nel 1553 edil maggiore dei baluardi, detto La Lupa, fosse dato dacompletare a prigionieri tedeschi con la promessa dilasciarli liberi se avessero adempiuto al loro compito inun certo periodo di tempo.25 Notizie relative: ai danni arrecati alla fortificazionedi Grosseto sono riferite dal capitano Corvatto, dalpotestà Flaminio Nelli ed infine da Giovan Battista deiMedici. Cfr. Mediceo, f. 483, c. 1~4, Corvatto daPerugia, 13 gennaio 1560; c. 175, Flaminio Nelli,Idem, ~8 marzo 1560; f. 484, c. 34, Gio. Battista deiMedici a Cosimo, Firenze, 25 marzo 1560.26 A.S.F. Mediceo, f. 495, c. 1097, Baldassarre Lanci aCosimo, Siena, 26 novembre 1562; f. 49~, c 902,Angelo Niccolini a Bartolomeo Concino, Siena, 14

fondate un baluardo (l'attualeBastione delle Palle), ma le notizierelative alla fortificazione sonomolto generiche e soprattuttoirregolari. Si nota dal fitto carteggiodel duca e del suo segretario che inquesti anni i lavori di tetti dal Lanciriguardano in particolar modo,opere idrauliche27, del resto moltoimportanti, non solo per riscattaredalle acque parte della Maremma,ma anche per offrire un validocontributo alla costruzione dellafortezza, visto che il trasporto deimateriali dipendeva dai fossicostruiti dallo stesso Lanci. Nelmarzo del 1563 sono aggiustati tuttii bastioni intorno a Grosseto e,secondo il giudizio di Baldassarre,risultano in buono stato ed asufficienza in grado di difendere lacittà28. Si trattava, comunque, dilavori, a giudicare dalla brevità conla quale erano eseguiti, di pocaconsistenza, nei quali lo scopoprincipale era quello di rendere lacittà il più sicura possibile dalleincursioni piratesche, dai briganti edalle popolazioni vicine, in attesadi poter cingere Grosseto di nuovefortificazioni. All'esecuzione diquest i lavori contr ibuiva,dapprima, Gio. Battista dei Medici(provveditore delle fortezze), inseguito, il Camerini29 e Baldassarre

giugno 1562; f. 499, c. 516, Baldassarre Lanci aCosimo, Grosseto, 25 aprile 1563.27 A.S.F. Mediceo, f. 484, c. 141, Baldassarre Lanci aCosimo, Campiglia, 2 aprile 1560.28 A.S.F. Mediceo, f. 498, c. 206, Baldassarre Lancia Cosimo Grosseto, 14 marzo 1563.29 A.S.F. Mediceo, f. 493, c. 593, Angelo Niccolinia Cosimo Siena, 24 maggio 1562. Di GiovanniCamerini non si conosce esattamente il luogo e I’annodi nascita. Non è improbabile I’ipotesi che il cognomepatronimico, rimandi alle Marche, regione, del restoin questo periodo, particolarmente ricca di opere e diarchitetti militari. Il Camerini iniziò ad occuparsi di

Lanci30 al quale ultimo appunto èda attribuire il disegno dellafortificazione di quella città. IlLanci, nato ad Urbino intorno al1510, frequentò in patria GirolamoGenga “artefice,rarissimo da cui imparò il disegnoassieme all'architettura... cose cheallora non andavano quasi maidisgiunte”31. Dopo aver lavoratoper i francesi, durante l’assedio di

architettura ed ingegneria nel settore idraulico. In taleveste lo troviamo a lavorare nella Maremma grossetanainsieme al Lanci. Nel 1515, già al servizio dei Medici,lavorò nelle Fiandre, a Piombino, Montepulciano eLivorno. Nel 1548 iniziò la costruzione della fortezzadi Portoferraio e nel 1566 quella del Sasso di Simone.Morì a Portoferraio nel 1570. Dizionario, vol. 17,Roma 1974, pp. 184-185.30 A.S.F., Mediceo, f. 495a, c. 1097, lett. cit .; f. 219, c.20t, Cosimo a Baldassarre Lanci, Pisa, 27 gennaio1563.31 C. Promis 1874, p. 311. La scuola urbinate ebbe,infatti, come suoi capisaldi Francesco Maria dellaRovere e Girolamo Genga. Il tentativo da parte diCosimo di indebolire il vicino Stato di Urbinosottraendogli le menti più geniali nel campodell'architettura militare, iniziato con Gio. BattistaBelluzzi (1506-1554), continuò con Giovanni Camerinie Baldassarre Lanci (1510-1571). Oltre alle moltepliciopere d fortificazione eseguite nel Granducato diToscana (Siena, Radicofani, Grosseto, San Martino inMugello, Montalcino ed i torrioni lungo il litoralemaremmano), eseguì, pure, nella Maremma grossetanamolte opere idrauliche (A.S.F., Mediceo, f. 484, c. 141,lett. cit.); fece studi sulla pianta del porto di Livorno(E. Rocchi 1908, p. 319 e ss.) e diresse lavori al Bagnodi San Filippo ed al Ponte D'Arbia (A.S.F., Mediceo, f.521a, c. 658, Baldassarre Lanci a Francesco, Siena, 18maggio 1566 e f. 505, c. 311, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 11 aprile 1564). Lavorò pure a Malta(1561) per la costruzione di una città sul monte diSant'Elmo (A.S.F., Mediceo, f. 216, c. 9t, Cosimo alGran Maestro di Malta, Firenze, 28 giugno 1561; f.487, c. 285, Baldassarre Lanci a Bartolomeo Concino,Livorno, 5 dicembre 1561; Idem c. 467 a Cosimo,Roma, 26 dicembre 1561), nella tenuta diMarc'Antonio Colonna a Cosimo (Roma, 6 luglio1562; f. 568, c. 26), Marino Lanci a Francesco,Firenze, 16 dicembre 1571) per farvi alcune opere difortificazione e ad Ancona, Ostia, Civitavecchia eRoma, al servizio di Pio IV (una lettera di GabrioSerbelloni informa il duca di come sia rimastosoddisfatto dei lavori eseguiti dal Lanci. Cfr. A.S.F.,Mediceo, f. 488a, c. 695, Gabrio Serbelloni a Cosimo,Roma, 14 maggio 1561).

Montalcino, entrò al servizio deiMedici nel settembre del 155932.Rispetto al figlio Matino ed alGenga, il Lanci era statom a g g i o r m e n t e t e n u t o i nconsiderazione dal duca; del resto aragione se si pensa ai vari ramidell'architettura nei quali avevalavorato (c iv i le , mi l i tare ,religiosa)33; e dal duca stesso avevaavuto di questa considerazioneprove materiali nel dono di unacasa34 e di un mulino a Ponted'Arbia35. Le entrate di cuidisponeva, grazie ai moltepliciservizi prestatigli permettevano,pure l’acquisto di terreni nelMugel lo , ne l la Maremmagrossetana e senese36.Dai numerosi documenti (per lopiù del Lanci) relativi allacostruzione della fortezza diGrosseto, appaiono evidenti led i f f i c o l t à i n c o n t r a t e p e rl’esecuzione dei lavori. Nell’estate,infatti , i1 clima micidialecostringeva solitamente a lungheinterruzioni che, iniziando agiugno, sì protraevano finoall'ottobre37; nell'inverno, quando sisarebbe potuto lavorare per la

32 A questo riguardo, infatti si hanno lettere (dicembre1559- gennaio 1560) di Francesco dei Medici e LelioTorelli riguardo al pagamento del servizio prestato dalLanci al duca per la durata di quattro mesi. Cfr. A.S.F.,Capitani di Parte, f. 708, c. 223, Francesco dei Medicia Cosimo, Firenze, 11 gennaio 1560; Id., c. 224, LelioTorelli a Cosimo, 29 dicembre 1559.33 Infatti al Lanci si deve pure il disegno della Chiesadella Madonna della Rosa in Chianciano. Cfr. E.Repetti, I, p. 689.34 A.S.F., Mediceo, f. 510, c. 452, Belisario Vinta aCosimo, Firenze, 10 ottobre 1563.35 A.S.F., Mediceo, f. 774, c. 407, Cornelio Lanci aFrancesco, Siena, 24 giugno 1585.36 A.S.F., Mediceo, f. 568, c. 263, Marino Lanci aFrancesco, Firenze, 16 dicembre 1571.37 A.S.F., Mediceo, f. 515, c. 454, Baldassarre Lanci aFrancesco, Grosseto, 28 aprile 1565.

maggiore salubrità del clima, si eracostretti ad interrompere i lavori acausa del cattivo tempo.Il sistema usato per reperire lam a n o d o p e r a n e c e s s a r i aall'esecuzione di tali lavori eraquello delle "comandate", cioèl'obbligo dei contadini di prestareservizio ogni volta che le autorità loordinassero. I contadini eranoiscritti in un elenco nel lorocomune, compilato dagli stessirettori del luogo; da esso, ogniqualvolta le necessità lo esigevano,erano ricavate liste di uomini attial lavoro il cui numero variava aseconda del bisogno richiestodall'ingegnere che a sua volta nonpoteva ordinare la comandatasenza un’apposita patenterilasciatagli dal Magistrato deiCapitani di Parte. Se il sistema delle"comandate", praticato da Cosimo,rappresentava in genere un onere,al quale, se potevano, i contadinisfuggivano volentieri, si può bencomprendere come nella Maremmasi cercasse di non andare affatto,oppure, molto spesso, s iabbandonasse il lavoro.È lo stesso Lanci che si lamentadella disobbedienza dei "comandati ", in modo particolare dìquelli provenienti da Colle Vald'Elsa38 e che sostiene la necessità,per limitare questi inconvenienti, diintervenire con sistemi punitivi piùo meno duri a seconda della gravitàdella disobbedienza. L'assenteismoche si riscontrava, regolarmente ad

38 I comandati per Grosseto erano reperiti in genere aSan Gimignano, Volterra, Pomarance e Colle, luoghiritenuti più comodi per la Maremma. Fuggivano dallavoro in numero di venticinque o trenta per volta.A.S.F., Mediceo, f. 519, c. 670, Baldassarre Lanci aFrancesco, Firenze, 12 marzo 1567.

ogni comandata, si diceva causatopure dal fatto che i rettori dellevarie comunità, condizionati dauna serie di favoritismi e privileginell’assegnazione del luogo dilavoro a questo od a quelcontadino, che finivano sempre colgravare di più sui soliti poveracci“et quelli che non hanno amicitiad'essere escusati”39.Perciò il Lanci riproponeva quelloche Cosimo aveva già fatto l'annopassato: cioè d'inviare nei luoghidelle comandate una o due personea far rassegna di tutti gli uominiatti a lavorare dai venticinque aisessanta anni, i quali, segnati inapposito libro, a turno sarebberostati comandati, inviando le liste airettori che, in tal modo, nonavrebbero potuto più a loropiacimento gravare o favoriresempre le stesse persone.Se i comandati disubbedientivenivano scoperti erano punitimolto duramente sia col bastonarlisia col lesinargli la razione di cibogiornaliera la quale, per ognilavorante, era rappresentata da "trelibbre 1/2" di pane, una di carne edun boccale di vino misto ad acqua.Nei giorni di vigilia la carne erasostituita da mezza libbra di cacio;quando poi non si aveva né cacioné carne si dava loro unaminestrone di legumi con la solitaquantità di vino e pane"40. Unarazione questa che, nel suo

39 A.S.F., Mediceo, f. 519, c. 670, lett. cit.40 A.S.F., Mediceo, f. 588, c. 287, Marino Lanci aFrancesco, 21 maggio 1563. Considerando che lalibbra corrisponde a gr. 362, la quantità di paneammontava complessivamente ad un kg. e 267 gr. apersona. Quando però si volevano punire i lavoratoriper le loro inadempienze ci si limitava a dar loro lamisera porzione di nove “oncie” di pane,corrispondente a due etti e settanta grammi.

complesso, si poteva considerarenaturalmente proiettandoci in queldato periodo storico e con quelledate condizioni di vita, sufficienteper lo meno ad allontanare lospettro della fame.Gli inadempienti, altre volte, eranopuniti con “tratti di corda” e con laprigione ed erano obbligati a fare lacomandata senzanessun pagamento41. Ma questonon era il solo caso in cui lagiustizia serviva a procuraremanodopera ai granduchi; spesso,infatti, quando necessitavanolavoratori in zone malsane come laMaremma, si era soliti permutare lepene dei rei di delitti comunicoll'inviarli a prestare la loto operaal servizio dei granduchi. Il 24giugno 1574 era emanata unacircolare in cui si ordinava che icondannati al confino, contadini “oaltri... tratti a lavorare” fosseroinviati a Grosseto onde essereimpegnati alla costruzione dellafortificazione di tale città42. Siriusciva così, con questo mezzo, aprocurare braccia da lavoro inluoghi, dove lavoratori liberi (le cuicondizioni del resto non eranomolto invidiabili) non avevanocertamente voglia di andare. LaMaremma del secolo XVI, infatti, 41 A.S.F., Mediceo, f. 519, c. 670, lett. cit . “[...] quelliche fossero comandati non comparisseno etaspetasseno il secondo comandamento fossero obligati,a venire a lavorare solo con il pane et quelli cheaspetasseno il terzo comandamento, overo fossinofugiti del lavoro, dovessino subbito esser presi e datolidui tratti di corda in publigo, senza scarcerarli primache dessero pagature de venirvi a lavorare un mese aloro spese, senza pagamento alcuno, che se questocastigo si eseguisse subbito alla prima comandata,l'esempio de quelli farebbe che in l'altre (comandate)non sarebbe disubediente alcuno “.42 L. Cantini 1800-1808, vol. VII, Firenze 1803, p. 46.Cfr. A.S.F., Mediceo, f. 243, c. 178t, Francesco aFederigo da Montauto, 22 settembre 1574.

con le sue immense distese dipaludi e macchie selvatiche dovevaessere un quadro di tristezza edesolazione.Tuttavia fra questi nuovicomandati, se così possiamochiamarli, si riscontravano le soliteinadempienza dei contadini. Molti,infatti, riuscivano a fuggire43, altri siammalavano o fingevano diammalarsi pur di nonlavorare: tutt i in generedimostravano di aver più "chiaro distare in prigione” piuttosto ches e r v i r e i g r a n d u c h i a lcompletamento della fortificazionedi Grosseto44. I documenti relativi aquest'ultima attestano purel'impiego di buonavoglie (cioèoperai volontar i ) per laprosecuzione dei lavori e di pastoripistoiesi che spontaneamenteandavano al servizio dei Medicinella Maremma "per havere" qui"commodità del pasco”45. Numerosierano pure i “lombardi”46

(soprattutto nella stagioneinvernale) il cui afflusso nelgranducato se non altro era riflessodella maggiore miseria cheimperversava nelle regioni di loroprovenienza.La popolazione della Maremma eracosì costituita dagli indigeni oabitanti stanzianti, dagli operai opastori forestieri i quali sitrasferivano nel la regioneperiodicamente ed infine dai colonitrapiantati (o meglio che si era 43 A.S.F., Mediceo, f. 589, c. 132, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 2 giugno 1573. In questo meseerano fuggiti ben quarantanove lavoranti.44 A.S.F., Mediceo, f. 588, c. 287, lett. cit.45 A.S.F., Mediceo, f. 572, c. 7, Marino Lanci aFrancesco, Siena, 8 marzo 1572.46 Con questo termine si era soliti indicaregenericamente gli abitanti di oltre Appennino.

cercato di trapiantare) in Maremmafin dal 1560.Le condizioni di vita di questilavoranti, data l'insalubrità delclima per gran parte dell'anno,dovevano essere già di per sépessime. Si aggiunga la loro cronicasottoalimentazione, l'acqua pocopotabile, le abitazioni certamenteprivi dei più elementari requisitiigienici, la scarsità di assistenzamedica47, le misere retribuzioni.Spesso inoltre gli operai che eranoimpiegati alla fortezza di Grossetonon sempre erano esperti dei lavorida compiersi e non animati dainteresse rendevano poco emostravano noncuranza edisprezzo per tutto ciò che licircondava48. Da non dimenticareinfine le condizioni di pericolo nellequali erano costretti a lavorare acausa dei corsari che di frequenteinfestavano la costa vicina.Se l'insieme dei comandaati chevenivano a lavorare alla fortezzaGrosseto rappresentava nel suocomplesso la classe degli sfruttati,insomma dei veri proletari, tuttaviaanche fra essi compariva, se purenel suo piccolo, quel regime diprivilegi che Cosimo sembravaaver posto come base al suoassolutismo.A cominciare dall'ingegnere, ilcapitano, il potestà del luogo, finoal morraiuolo, scalpell ino,picconiere e spianatore49, tutti in

47 A.S.F., Mediceo, f. 487, c. 206, Baldassarre Lanci aCosimo, Grosseto, 14 marzo 1563.48 A.S.F., Mediceo, f. 588, c. 196, Baldassarre Lanci aFrancesco, Grosseto, 12 maggio 1573 e c. 287, lett. cit.49 I “marraioli” erano una specie di guastatori atti ascavare, come quest'ultimi, trincee o a spianare lestrade. Talvolta erano pure addetti a fare calcina; gli“scarpellini”, così chiamati dallo strumento che eranosoliti adoperare (lo scalpello) lavoravano le pietre; i

diversa misura hanno la loroporzione di privilegi, senzaconsiderare il soldato delle bandeche è pure esonerato dall'oneredella comandata.Per l ' amminis traz ione edesecuzione dei lavori è creato unvero e proprio apparato burocraticonel quale ciascuno riesce, a spesenaturalmente dei soliti poveracci, atrarre i propri vantaggi: non pernulla si finisce con il lamentarsidella cattiva amministrazione edelle spese ingorde di queiburocrati50.A fianco dell'autorità dei capitanidel posto ecco, dunque, ingrandirsila funzione e l ' autor i tàdell ' ingegnere militare, delprovveditore, del camarlengo edello scrivano. All’ingegnere spettanon solo il progetto di lavoro, masuo compito è pure quello diordinare di anno in anno gli"ammanimi" necessari per lacontinuazione delle opere, fare lacomandata al momento opportunoe "fare i pregi" di tutto l'occorrenteinsieme col provveditore .Quest'ultimo fra gli altri compiti haquello, molto importante, dellasottoscrizione delle polizze fattedallo scrivano e da questoregistrate in un apposito libro. I1pagamento di esse, spetta alcamarlengo che, al pari delloscrivano, in un registro deveprecisare, adottando il sistema

“picconieri” erano addetti a rompere sassi ed a farelavori in pietra; gli “spianatori” a dare la forma aimattoni. Cfr. Vocabolario della lingua italiana,compilato dagli accademici della Crusca, FirenzeMDCCCXXXIII- MDCCCXL.50 A.S.F., Mediceo, f. 1873, c. 29,.Federigo daMontauto ad Antonio Serguidi, Siena, 15 marzo 1576.

della partita doppia, da chi riceve idenari a chi li dà e perché51.Riguardo al materiale dacostruzione, rene, sassi, calcina,mattoni, legname, spesso si hanotizia, nelle lettere provenienti daGrosseto, delle difficoltà incontrateper il loro trasporto, dalle fornacicostruite lontano da Grosseto, inluoghi più comodi per ilreperimento del materiale e dallacava di pietre, presso l’Ombrone, sipoteva rifornire la fortezza delnecessario, utilizzando il canalefatto costruire da Cosimo52. Spessoperò il fango ed i sassi intasavano illetto del fosso tal punto daimpedire la navigazione erichiedere giorni di lavoro perripulirlo con l’impiego di numerosamanodopera.I1 rifornimento costante deimateriali occorrenti ai lavori dellafortezza era dunque condizionatodalla navigabilità o meno del fosso,il quale del resto rappresentava ungrande risparmio nelle spese ditrasporto rispetto alla via di terrache avrebbe richiesto, non solo unmaggior impiego di uomini, maanche di bestiame.Il reperimento del legname nonrappresentava un grosso problemaessendo la zona ritta di macchie eboschi. Il rifornimento maggioreera fatto nella macchia diCampagnatico, a pochi Km da 51 A.S.F., Mediceo, f. 53, c. 298, “Note di quanto sidebba eseguire per li ministri della fabbrica diGrosseto”, 29 ottobre 1562.52 A.S.F., Mediceo, f. 2134, c. 368, Sommario dellelettere di maestro Baldassarre Lanci. La lettera è senzadata, ma si può ritenere con certezza dell'anno 1566.Riguardo alla cava rimando ad una piantina diGrosseto e dintorni, reperita nel fondo Mediceo (f.1896, c; 244) nella quale è pure visibile il fosso chearrivava fin sotto le mura della città e serviva altrasporto dei materiali da costruzione.

Grosseto e trasportato in città pervia fluviale quando le condizionidell'Ombrone lo permettevano.Questo materiale rivestiva del restouna importanza primaria nellacostruzione di qualunque edificioin quanto oltre ad essere utilizzatoper strutture di sostegno(impalcature, travi ecc.) costituivaanche una indispensabile fonte dicalore per le fornaci. Naturalmenteanche il taglio dei boschi eraabbastanza controllato per evitareinutili devastazioni. Preoccupazionidel genere emergono infatti dallelettere inviate dal duca ai ministridella fabbrica di Grosseto53.Comunque a parte questelimitazioni, tutto sommatoabbastanza normali in un epoca incui non si disponeva di mezzitecnici avanzati , l ’ostacolomaggiore era cer tamenterappresentato dal clima micidialedella Maremmache rendeva oltremodo difficile ilreperimento di manodopera. Diconseguenza i lavori subivanobrusche interruzioni e la ripresa diessi, spesso per il lungo abbandonocostringeva ad un grosso dispendiodi energie e denaro dovendoriparare, immancabilmente, quelloche gia si era iniziato a costruire, inprecedenza.

I lavori alla fortezza di Grosseto (1565-1187)

I lavori più consistenti alla fortezzadi Grosseto erano condotti solo apartire dal mano del 1565: è daquesto. anno, infatti, che le lettere

53 A.S.F., Mediceo, f. 521a, c. 589, Baldasserre Lanci aFrancesco, Siena, i4 maggio 1576.

in proposito sono abbastanzafrequenti e minuziose. Da esserisulta abbastanza evidente ilcattivo stato di quella fortificazionein cui i vecchi baluardi e cortinesono caduti a terra. La rocca stessache è una torre sola con un poco diprocinto" minaccia rovina e sipropone di abbassarla piuttostoche, ricostruendo il pezzo di muracaduto, riportarla all'altezzaoriginaria. Le minuziose relazionisui lavori condotti a Grosseto,proposte di ogni genere da fare alduca ed al principe reggenteFrancesco, sono pei la maggiorparte del Lana che segue di personai lavori, alternandoli, naturalmente,con quelli che conduceva neglistessi anni a Siena e Radicofani. Piùraramente Spagnoletto Niccolini,capitano di Grosseto o LorenzoAlbizi, provveditore generale dellefortezze o lo stesso governatore diSiena, informano il duca dellecondizioni della fortificazione e deipericoli che la città si trova talvoltaad affrontare: incursioni turche,banditi e popolazioni vicine (sullequali a giudicare dai documentinon si poteva fare moltoaffidamento). La Maremma infatti,per la sua stessa conformazionegeografica (vasta, ricca divegetazione e di macchie) e per lascarsità della popolazione a causadella malaria, costituiva un sicuroricovero per i banditi toscani estranieri. La stessa conformazionepolitica dello stato di Siena, coi suoinumerosi feudi (Pitigliano,Camporsevoli, Castellottieri), conlo stato di Castro tra il granducatoe lo stato della Chiesa, a guisa disalvagente per i banditi dell'una edell'altra parte, i Presidi spagnoli e

lo stato di Piombino in mano agliAppiano che controllavano buonaparte della costa toscana, favorivacertamente lo sviluppo delbanditismo54. I primi lavori alla fortezza diGrosseto riguardano la costruzionedel baluardo delle Palle su cui giàCosimo fin dal '62 aveva espresso ilvolere che si iniziasse per primo55.All'infuori dei bastioni, i Medicicostruirono ben poco a Grosseto56;tuttavia questa fortificazione haf i n i t o p e r c o n d i z i o n a r eurbanisticamente lo sviluppo dellacittà fino ai giorni nostri e riflettedal punto di vista architettonicoquel gusto per il razionale, per il"bello ideale” che si manifesta nellasua interezza soprattutto in cittàcostruite ex novo come Portoferraioe Terra del Sole, dove pur dirispettare precisi criteri geometricisi finiva per sottovalutare anchereali difficoltà di costruzione57.I1 baluardo iniziato nel 1565 eracondotto a termine l'annosuccessivo mentre si facevano

54 A.S.F., Mediceo, f. 521, c. 251, SpagnolettoNiccolini a Francesco, Grosseto, 16 aprile 1566; Id., f.586, c. 32, Federigo da Montauto a Francesco, Siena,28 marzo 1573.55 A.S.F., Mediceo, f. 495a, lett. cit.; Id., f. 499, c. 516,Baldassarre Lanci a Cosimo, Siena, 25 aprile 1563; Id.,f. 513a, c. 882, idem, 22 febbraio 1565; Id., f. 521, c.539, idem a Francesco, Siena, 9 maggio 1566.56 Lavori di restauro furono fatti al Duomo ed alPalazzo stesso) furono fatti costruire intorno Piazzaprincipale della città (a destra e di fronte al Palazzostesso) furono fatti costruire, intorno agli anni novantadai Cavalieri di Santo Stefano. Cfr. A.S.F., Mediceo, f.2010, c. 435, Memorie della città di Grosseto, 24luglio 1577; Id., f. 254, c. 236, Federico da Montauto aFrancesco, 20 gennaio 1581; Id., f. 1888, c. 146, CarloFortunati a Lorenzo Usimbardi, Siena, 18 ottobre 1593.57 Lanci con la costruzione della imponente fortezza diGrosseto precedeva il Savorgnano che adotterà lapianta esagona per la cittadella di Casale (1589-1595)ed il Floriani che nel '73 la proponeva per un forte dacostruire presso Tunisi. Cfr. E. Rocchi 1908, p. 442.

presenti al ducale necessità dellarocca, occorrendo la suaapprovazione per poter dare inizioai lavori.Come infatti in campo politico,legislativo ed amministrativo nullapoteva essere fatto senza il rescrittopersonale del duca, così puretrattandosi dei lavori alla fortezzadi Grosseto, cosi importante per lasua posizione strategica, occorrevaregolarmente l'approvazione delsovrano. Allo stesso modo pressodi lui ogni anno erano portati dalloscrivano della fabbrica (VincenzoBetti) i registri nei quali era segnatala quantità di denari ricevuta daldepositario di Siena “per servitio "di quella fortificazione e le sommespese con la precisa destinazione58. I lavori tuttavia subivano semprefrequenti rallentamenti causati inquesti anni dalle difficoltà prima digettare le fondamenta del baluardodi Porta Marina (1567) ed in seguito(1568) dalla quantità eccessiva dipioggia caduta che aveva resoimpraticabile il fosso dal qualedipendeva il rifornimento di tuttoil materiale occorrente allafortezza59. Inoltre in questi anni è lo stessoBaldassarre che, a causa deimolteplici impegni da lui assunti(non solo a Radicofani, Siena, maanche a Campiglia )60, a causa delleforti febbri che lo avevano colpito a

58 A.S.F., Mediceo, f. 521a, c. 549, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 24 agosto 1566.59 A.S.F., Mediceo, f. 536, c. 103, Baldassarre Lanci aFrancesco, Grosseto, 12 aprile 1567; Id., 2 maggio1568; Id., f. 526, c. 535, idem, Siena, 8 marzo 1567;Id., f. 535, c. 627, idem, Grosseto, 28 marzo 1568.60 A.S.F., Mediceo, f. 532, c. 2, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 1 ottobre 1567; Id., f. 228, c. 280,Francesco a Baldassarre Lanci, Poggio a Caiano, 24settembre 1567.

partire dall'estate del '6761, trascurai lavori alla fortezza dl Grosseto onon recandovisi affatto, come nel1569, nel quale anno era cessataogni attività, o recandovisi perpoco, giusto il tempo per lasciaregli ordini necessari62. Nel 1567 i lavori, iniziati nel marzoe protratti fino alla fine di aprile,erano condotti non solo dal Lancima anche al figlio Marino che, apartire da questo anno troviamocostantemente collaboratore delpadre o addirittura lui stesso alladirezione dei lavori63. Nel 1568 e nel 1570 nonostante ilcattivo stato nel quale era ridotto ilfosso si era lavorato servendosi deimateriali avanzati negli anniprecedenti64 al baluardo di PortaMarina mentre si gettavano lefondamenta deglialtri (S, Michele e baluardo dellafortezza)65. Un maggior impegno è assunto nel1571, .nel quale anno si assiste atutta una serie di preparativi per lacontinuazione dei lavori: è inviatoquale sovrintendente generale allafabbrica Francesco da Montauto; siha l 'impiego di numerosamanodopera, ben duemila la

61 A.S.F., Mediceo, f. 531, c. 75, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 17 giugno 1567.62 A.S.F., Mediceo, f. 547, c. 230, Federigo daMontauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile1570.63 A.S.F., Mediceo, f. 528, c. 274, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 21 aprile 1567.64 A.S.F., Mediceo, f. 229, c. 138t, Francesco aBaldassarre Lanci, Firenze, 2 aprile 1568.65 A.S.F., Mediceo, f. 528, c. 274, Baldassarre Lanci aFrancesco, Siena, 21 aprile 1567; negli anni seguenti sicontinua a lavorare a Grosseto anche se le relazioni inproposito sono meno particolareggiate, più rare. Cfr.Id., f. 536, c. 103, Baldassarre Lanci a Francesco,Grosseto, 12 aprile 1568; Id., f. 547, c. 230, Federicoda Montauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile1570; Id., f. 237, c. 70, Francesco a Marino Lanci.

"marraiuoli” e cento "maestri"66; sifanno provvisioni di materiali dacostruzione, di grano e vini, diartiglieria67; ci si preoccupa unavolta tanto, anche, se molto illimitatamente rispetto alle necessitàreali, di una certa assistenzamedica: si parla infatti di inviare aGrosseto venti letti (cifralogicamente irrisoria in confrontoal numero a grande delle personeche si ammalavano) medici emedicine per far fronte a qualsiasinecessità; si parla di trattare bene icontadini comandati a quei lavori,di dare loro un agio per lo menodecente68. In questo anno, 1571,quattro baluardi r isultanoterminati69; a questa attiva ripresadei lavori non poco avevacontribuito il timore rappresentatoin quell' anno dallo sbarco a Port'Ercole di ben quattrocento soldatiprovenienti da Napoli70 e,successivamente, le notizie, arrivateagli orecchi del lo stessogovernatore di Siena, riguardo alprogetto d'ingrandire la fortezza diOrbetello e costruire tre torri lungola costa dello stato dei Presidi71.

66 A.S.F., Mediceo, f. 559, c. 390, Francesco daMontauto a Francesco, Grosseto, 29 aprile 1571.67 A.S.F., Mediceo, f.560, c. 93, Baldassarre Lanci aFrancesco, Grosseto, 7 maggio 1571.68 A.S.F., Mediceo, f. 237, c. 169, Francesco allospedaliere di Siena, 19 aprile 1571.69 A.S.F., Mediceo, f. 560, c. 391, Baldassarre Lanci aFrancesco, Grosseto, 23 maggio 1571; Id., c. 497,Francesco da Montauto a Francesco, 24 maggio 1571;Id., f. 237, c. 195, Francesco a Francesco da Montauto,Firenze, 28 maggio 1571.70 A.S.F., Mediceo, f. 559, c. 252, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 24 aprile 1571.71 Le tre torri dovevano essere costruite rispettivamentepresso Port'Ercole, Ansedonia e Capalbio. Cfr. A.S.F.,Mediceo , f. 566, c. 18t, Federigo da Montauto aFrancesco, Siena, 7 ottobre 1571. Gli ingegneri che,secondo le notizie riferite, lavoravano al servizio delvicerè di Napoli, erano uno bolognese ed uno senese.

Nel novembre del 1571 la mortedel Lanci non aveva causatointerruzione a lcuna nel laprosecuzione della fortificazione diGrosseto, in quanto il figlio Marino,già attivo collaboratore del padrenegli anni passati, poteva sostituirsia Baldassarre nella direzione deilavori senza che la costruzione neavesse a patire72. Essa risultava comunque moltoimperfetta: i bastioni non eranoancora completati, la rocca stessamal ridotta poteva, con moltafacilita in caso di assalto, essereoccupata dai nemici73. Findall'autunno del 1571 MarinoLanci, recatosi a Grosseto, lavoravaalla rocca per la quale, riprendendoun vecchio progetto del padre (cherisaliva al 1566), tornava a farpresente al principe Francesco lanecessità di abbassarla un trentabraccia circa e restaurarla in modotale da renderla capace dimunizioni e vettovagli74. In queglistessi mesi si parlava pure dicostruire gli alloggiamenti dei

Cfr. Id., f. 566, c. 64, Corvatto da Perugia a Francesco,Grosseto, 6 ottobre 1571.72 A.S.F., Mediceo, f. 567, c. 242, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 20 novembre 1571; Id., f. 572, c.25, idem, Siena, 2 marzo 1572; Id., f. 564, c. 314,Federigo da Montauto a Francesco, Grosseto, 27agosto 1571; Id., f. 560, c. 391, lett. cit. Marino Lancicontinuò i lavori alla fortezza di Grosseto, Siena,Radicofani e Montalcino occupandosi pure dellarestaurazione di alcune torri lungo la costamaremmana. Riguardo alla causa della sua morte,nonostante i sospetti di avvelenamento di cui correvavoce, ritengo doverla attribuire allefebbri malariche contratte in Grosseto e dalle quali erastato colpito fin dal 1572. A.S.F., Mediceo, f. 579, c. 7,Federigo da Montauto a Francesco, Siena, 15settembre 1572; Id.; f. 239, c. 17, Francesco a Federigoda Montauto ed al Corvatto, Siena, 26 ottobre 1571.73 Questo dimostra come i progetti di lavoro venisseroeseguiti con molto ritardo rispetto alle necessitàevidenziate al riguardo.74 A.S.F., Mediceo, f. 567, c. 242, lett. cit.

soldati senza però avere, per lomeno in questo anno, notizia di talilavori75. Nel periodo invernale,infatti, si era cessata ogni attivitàper ricominciare solo all'avvicinarsidella buona stagione.I lavori iniziati i primi di marzo1572 (" hora che i tempi si sonoaddolciti “)76 si protraevano, sepure con molte interruzioni, fino aIdicembre dello stesso anno77. Daprincipio si era lavorato conl'impiego di opere volontarie, di"lombardi" (in tutto sessanta,settanta uomini); con l 'impiego dipastori pistoiesi e dei loro bestiami,yeramente indispensabili questiultimi per:il trasporto di calcine elegna ora che il fosso non erapraticabile per essere intasato dalfango e dai sassi78. In seguito ilnumero degli operai andòscemando sempre di più a causadelle solite disubbidienze ediserzioni79. I lavori non poteronoessere ripresi se non verso la metàdi agosto, ma nel frattempo silavorava al baluardo che avrebbedovuto incorporare la vecchiafortezza80 e si era finito diaggiustare il mastio. Quest' ultimo,modificato rispetto alla sua anticastruttura, era stato abbassato: nellaparte superiore si era ricavato unampio solaio capace di conteneredieci pezzi di artiglieria grossa edinternamente stanze per il

75 Idem.76 A.S.F., Mediceo, f. 572, c. 25, lett. cit.77 A.S.F., Mediceo, f. 582, c. 194t, Federigo daMontauto a Francesco, Siena, 12 dicembre 1572.78 A.S.F., Mediceo, f. 572, c. 7, lett. cit.79 A.S.F., Mediceo, f. 577, c. 70, Marino Lanci aFrancesco, Siena, 6 luglio 1572.80 A.S.F., Mediceo, f. 572, c. 215, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 26 marzo 1572.

castellano e per il deposita delgrano81. Allorché riprendevano le attività(agosto 1572) si costruivano, pressola fortezza, gli alloggiamenti deisoldati il cui progetto risalivaall'anno precedente82. In seguito (aparte i danni arrecati a questi ultimidall'incendio provocato da unsoldato di quella città), coll'avvicinarsi della cattiva stagione, lelettere tornano a lamentare ilcattivo stato delle mura e bastioni,in modo particolare di quellorivolto verso Orbetello e di quellodellaFortezza83. Nella primavera del 1573 lescorrerie piratesche contro CastelMarino incutevano timore nellastessa Grosseto che, dato il cattivostato delle mura e baluardi e lacarenza di guardie, non sarebbestato difficile conquistare84. Inconseguenza di ciò, durante tuttoquell' anno si ha un fitto carteggiotra Marino Lanci ed il principeFrancesco relativamente allacontinuazione dei lavori ai bastionidella città, facendo riferimento inmodo particolare al Baluardo dellaFortezza85.

81 A.S.F., Mediceo, f. 574, c. 211, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 3 maggio 1572; Id., f. 573, c.127, Marino Lanci a Francesco, Grosseto, 16aprile 1572; Id ., f. 576, c. 211, Marino Lanci aFrancesco, Grosseto, 30 maggio 1572.82 A.S.F., Mediceo, f. 578, c. 94, Marino Lanci aFrancesco, Radicofani, 17 agosto 1572; Id., c. 276,Marino Lanci a Francesco, Radicofani, 28 agosto 1572.83 A.S.F., Mediceo, f. 582, c. 195, Marino Lanci aFederigo da Montauto, 8 dicembre 1572.84 A.S.F., Mediceo, f. 586, c. 32, Federigo da Montautoa Francesco, Siena, 28 marzo 1573; Id., f. 598, c. 204,Marino Lanci e Federigo da Montauto, Grosseto, 4mano 1574.85 Una faccia del Baluardo della Fortezza era stataalzata nove braccia dal piano del fosso. Aquest'ultima, nel giugno dello stesso anno, dopo averla

Al suo fianco era fatta una portaper accedere alla rocca “ e trarreper quella artiglieria senza passareper la terra dove è la portaprincipale“86. L'anno successivo(1574) si lavorava pure all' odiernobaluardo di Piazza del Mercato87. In seguito, alla morte di MarinoLanci (novembre 1574) la direzionedei lavori era affidata ad un altroingegnere al servizio dei Medici,Simone Genga, anche lui, comeBaldassarre, urbinate. Nato intornoal 153088 non sappiamo di precisoin quale anno venne al servizio deiMedici: si hanno le sue primelettere solo a partire dal 1571a l l o r c h é e s e g u i v a , c o m ecollaboratore del Lanci, lavori a SanMartino in Mugello. Parallelamentelavorava a Terra del Sole89 e nel1572, due anni dopo la morte delCamerini, gli era affidata laprosecuzione dei lavori allafortezza del Sasso di Simone90.Morto Marino Lanci riceveva lacura delle fortificazioni dello statodi Siena al cui completamento, investe più di sovrintendente

alzata un quindici braccia circa, era fatto il cordone e siattendeva a "cavare" le fondamenta del guardanaso.Cfr. M e d i c e o , f. 584, c. 192, Marino Lanci aFrancesco, Siena, 17 gennaio 1573; Id., f. 587, c. 93,idem, 29 aprile 1573; Id., c. 91, idem a BartolomeoConcino, Grosseto, 29 aprile 1573; Id., f. 589, c. 132,lett. cit.; Id ., c. 250, Marino Lanci a Francesco,Grosseto, 31 giugno 1573.86 A.S.F., Mediceo, f. 589, c. 250, lett. cit.87 A.S.F., Mediceo, f. 598, c. 204, lett. cit .; Id., f. 599,c. 63, Marino Lanci a Francesco, Grosseto, 12 aprile1574.88 C. Promis 1874, p. 533.89 A.S.F., Mediceo, f. 560, c. 40, Simone Genga aFrancesco, Terra del Sole, 2 maggio 1571; Id., c. 23,Simone Genga a Francesco, San Martino in Mugello, 1giugno 1571.90 A.S.F., Mediceo, f. 577, c. 16, Simone Genga aFrancesco, San Martino in Mugello, 23 luglio 1572.

generale che di architetto vero eproprio, si dedicò fino al 158291. Nel maggio del 1575 lo troviamo alavorare al baluardo rivolto versoOrbetello, gia iniziato da MarinoLanci, nel quale per essere il luogomolto paludoso si erano incontrate, gravi difficoltà nel gettare lefondamenta92.

91 Il Genga nei confronti del Granduca si dimostròsempre molto ossequiente se pure Francesco noncontraccambiasse questa rispettosità con una certasimpatia per il Genga, la cui partenza dall'Italiasembra, anzi, essere motivata proprio da certisentimenti nutriti nei suoi confronti dal Granduca.Ciononostante, anche lontano dall'Italia, questi noncessò mai (ne sono documento le numerose lettere dalui scritte) di mantenere rapporti prima con Francesco epoi con Ferdinando, scrivendo a loro costantemente esempre con quel tono di sottomissione ed affettatagentilezza che avevano, anche in passato,contraddistinto il suo carattere. Se a lui si deve lacontinuazione dei lavori a Terra del Sole, al Sasso diSimone, a Radicofani, Siena e Grosseto, non altrettantosi può concordare con il Promis (1874, p. 534)riguardo all'affermazione che la fortezza di Montalcino“sia opera sua”. A parte il fatto che la fortezza di per sénon subì modifiche radicali da un punto di vistaarchitettonico ma ci si limitò solo a rafforzarla con unabastione di tipo moderno, sappiamo sicuramente chequesta aggiunta fu opera del Lanci e del figlio Marino(A.S.F., Mediceo, f. 546, c. 795, Bartolomeo Concinoal governatore di Siena, Siena, 17 marzo 1570; Id., f,563, c. 284, Marino Lanci a Francesco, Montalcino, 10luglio 1571). Il Genga lasciò l'Italia, diversamente daquanto sostengono il Promis ed il Rocchi, alla fine del1582. Ne sono documento numerose lettere scrittedallo stesso Genga: la prima, dopo la sua partenza, èdel novembre 1584 e viene da “Micovia”, localitàvicino a Cracovia, dove si era recato per prestareservizio presso il re di Polonia, Stefano Batori (A.S.F.,Mediceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a BelisarioVinta, Micovia, 4 novembre 1584). Secondo le notizieda lui riferite nelle lettere seguenti dovette lavoraredapprima in Transilvania ed in Ungheria e solo in unsecondo tempo in Lituania ed in Livonia (A.S.F.,Mediceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a Francesco,Cracovia, 19 mano 1587; Id., f. 786, c. 326, idem aBelisario Vinta, Varsavia, 10 marzo 1587).92 Superati gli ostacoli peggiori si era alzata una facciadel baluardo di Porta Marina dieci braccia e se n'erafatta in lunghezza ottanta braccia lavorando anche dinotte. Cfr. A.S.F., Mediceo, f. 599, c. 63, lett. cit.; Id.,f. 673, c. 339, Simone Genga a Francesco, Grosseto,23 maggio 1575.

Nell' aprile del 1576,parallelamente a questi lavori, siiniziava la costruzione delBaluardo di San Francesco la cuiubicazione precisa e tracciato eragia stata fissata nella primaveraprecedente93. Quest’ultimo dovevarappresentare una difesa moltoimportante per Grosseto se piùvolte ne è sollecitato i lcompletamento nelle lettera delGenga94. Tutto ciò, probabilmente, era dacollegare al fatto che quel bastione,rivolto verso Paganico e Batignano,doveva servire a difendere la cittàdai banditi annidati in grannumero nelle boscaglie di quellelocalità. A questo baluardo sicontinuava a lavorare l'annosuccessivo (1577), sia per alzareulteriormente le mura, sia perincorporarlo con la fortezzavecchia, essendo costruito al difuori dell'antico circuito95. Nel novembre dello stesso anno siera cominciato a gettate lefondamenta del Baluardo delleMonache e nell'inverno successivomentre si completava questo lavoroanche se con difficoltà a causa delterreno eccessivamente paludoso, sigettavano le fondamenta di quella 93 A.S.F., Mediceo; f. 680, c. 272, Vincenzo, Guidi aFrancesco, Grosseto, 26 dicembre 1575; Id., f. 684, c.326, Simone Genga a Francesco, Grosseto, 2 aprile1576; Id., f. 245, c. 146t, Francesco a Simone Genga, 9aprile 1576; Id., f. 673, c. 339, lett. cit.94 A.S.F., Mediceo, f. 684, c. 326, lett. cit. Anticamentein Grosseto vi era un monastero di Benedettini (“sottoil titolo” di San Fortunato) che, abbandonato da essinel 1220 fu occupato dai Padri Minori conventuali diSan Francesco. Parte di esso era gettato a terra nellacostruzione del bastione omonimo. Cfr. BibliotecaRiccardiana di Firenze, G.A. Pecci, ms. cit., tomo IIIdegli Abbozzi, c. 195.95 A.S.F., Mediceo, f. 695, c. 208, Simone Genga aFrancesco, Grosseto, 24 marzo 1577; Id., f. 246, c.176t, Francesco a Simone Genga, 30 marzo 1577.

cortina che avrebbe dovuto unire ilBaluardo delle Monache a quello diSan Francesco96. E’ significativo come per lacostruzione del primo, baluardonon si abbiano tutto sommatomolte remore ad abbattere ilconvento di Santa Chiara in quantonon si urtano, in questo caso,interessi privati ma si tende solo asalvaguardare la ragione di stato difronte alla quale le esigenze militarisi rivelano prevalenti. Le ultime notizie più preciseforniteci dal Genga (anchese nonsono scritte di suo pugno) riguardoalla fortezza di Grosseto risalgonoal luglio del l57897. In questo annola fortificazione nel suo complessorisultava ancora imperfetta e talecontinuò ad essere negli annisuccessivi98. 96 A.S.F., Mediceo, f. 704, c. 23, lett. cit.; Id., f. 707, c.34, Simone Genga a Francesco, Grosseto, 14 febbraio1578. Al Baluardo delle Monache, come già si era fattoin quello di San Francesco, per far posto alla nuovafortificazione veniva distrutto il monastero delleMonache di Santa Chiara, secondo il progetto diBaldassarre Lanci risalente al 1571. Cfr. A.S.F.,Mediceo, f. 560, c. 95, Baldassarre Lanci a Francesco,Grosseto, 29 aprile 1571.97 A.S.F., Mediceo, f. 2134, c.462, senza data e firma.Si può ritenere dell'anno 1578. Il Baluardo di SanFrancesco non era ancora "condotto in difesa"; ilBaluardo della Fortezza aveva un fianco alto appena"sino al cordone et quel di Porta Merina dieci braccia emezzo"; in nessuno di questi due le casematte eranostate condotte a termine; il Baluardo delle Monache dapoco iniziato aveva un fianco all’altezza del cordone;dei sei baluardi comunque quattro erano “condotti indifesa”, e cioè quello della Fortezza, quello delle Palle,quello dell'Oriuolo e quello di San Michele. Con iltermine "mettere in difesa" intendo indicare queibaluardi che se pure non erano completati nelle loroparti principali, tuttavia erano tra loro uniti dallecortine.98 Ancora nel 1585 si provvedeva ad alzare di quattrobraccia circa il Baluardo dell'Oriuolo e nell'aprile del1586 si proponeva di far accomodare una stanza infortezza per il capitano. Cfr. A.S.F., Mediceo, f. 771, c.83, Marco Antonio Tamagni a Francesco, Grosseto, 28gennaio 1585; Id., f. 780, c. 472, Ambrogio Colombania Belisario Vinta, Grosseto, 20 aprile 1586.

Il Genga lasciava definitivamentel’Italia nel 1582; ed è proprio inquesto anno che consegna le carte eschizzi delle fortificazioni di suacompetenza e Geronimo Seriacopiperchè le consegni al granduca conindicato quanto è stato fatto equanto ancora resta da fare99. In seguito, fino al 1587, le lettererelative alla fortezza sono sempremolto generiche e lamentanosoprattutto lo stato di abbandonodi quella città e la conseguenterovina dei baluardi e cortine. Inmezzo a difficoltà molto graviquali, soprattutto, il micidiale climadella Maremma100 i lavori eseguiti aGrosseto non raggiunsero mai unvero e proprio completamento101.Le stesse difficoltà che si eranofrapposte alla realizzazione di uncerto sviluppo economico,promosso da Cosimo e poi tentatonuovamente da Ferdinando,impedivano l'efficienza completa diquesta fortezza che nonostante ivari espedienti escogitati daigranduchi era immancabilmenteabbandonata a se stessa od abitatasolo sporadicamente. Dal punto di vista militare servìper fare guerra ai banditi specienegli anni attorno al '90 nei qualil'acuirsi di quel fenomeno era damettere in relazione non solo con lacrisi cerealicola le carestie checolpivano la Toscana, ma anche con 99 A.S.F., Mediceo, f; 756, c. 635 Simone Genga aFrancesco, Casa, 10 settembre 1582; Id., c. 303, idem,7 luglio 1582.100 A.S.F., Mediceo, f. 780, c. 389, I Priori della città diGrosseto, febbraio 1583; Id., f. 780 c. 472, AmbrogioColombani a Belisario Vinta, Grosseto, 20 aprile 1586.101 A.S.F., Segreteria di Gabinetto , f. 629, c. 9193,“Descrizione della città e fabbrica di Grosseto”.Odoardo Warren, colonnello del battaglione diartiglieria e direttore generale delle fortificazioni diToscana, 1749.

l'appoggio che Alfonso Piccolomini(il più famoso capobanda deltempo) aveva da Filippo II neltentativo di contrastare in qualchemodo la politica filofrancese diFerdinando102.

Cenni sulla condizione della fortezza diGrosseto durante il governo diFerdinando e nei secoli successivi

Se durante il governo di Cosimo ela reggenza del principe Francesco(all'incirca negli anni 1560-72) laMaremma potè godere di una certafloridezza, in seguito, come risultadalle relazioni inviate al granducaFerdinando da Carlo de' Vecchi(gentiluomo senese)e da DarioMelani (notaio a Grosseto),l'economia ed il tenore di vita delpaese erano andati declinandocontinuamente103. Cause principali: la malaria,idivieti imposti nel commercio delgrano, tasse c gabelle gravose, tuttauna serie di oneri agli abitanti delposto costretti alle comandate perstrada, fossi e guardie, l'estensionedelle bandite104, incompetenze eruberie degli amministratori locali,i banditi.

102 A.S.F., Mediceo, f. 797, c. 377, senza firma e data.Si può ritenere del 1588. Fin da questo anno Filippo IIaveva aumentato le guarnigioni nello Stato dei Presidi;nel 1589, dopo l'uccisione dell'ultimo degli Appiano,inviava a Piombino ottocento soldati per togliere aFerdinando la speranza di prendere quella città.103 A.S.F., Mediceo, f. 2010, c. 594, Maremma diSiena, 1585- 1590; A.S.F., Miscellanea Medicea, f. 29,ins. 23, c. 4, Proposta di Dario Melani al GranducaFerdinando onde rendere fertile la Maremma senese,sec. XVI.104 Le “bandite”, erano terreni riservati al pascolo e datiin affitto a prezzi molto alti. L'estensione dei pascolifatta senza criterio alcuno, solo all'insegna dellaspeculazione, riduceva le terre da coltivare o quantomeno le rendeva poco fertili per la degradazione a cuierano soggette.

A tutta questa serie di problemiFerdinando tentò di ovviare conuna grossa opera di bonifica intutta la Maremma (costruzione difossi per lo scolo delle acque, comequel lo di San Giovanni ;abbattimento della Pescaia diCastiglioni) e con l'emissione dibandi che facil i tassero i lcommercio. Nel 1588105 così erapermessa la libera estrazione dellameta del raccolto a chi avesseprestato la sua opera in Maremma(sospesa poi nel '90 sotto la spintadella prima grave carestia), nel 1595la libera vendita in Grosseto delpesce e di numerosi prodottialimentari (quali uova, polli,piccioni, uva secca e fresca, erbaggi,arance e limoni)106. Le tre grandi carestie che laToscana attraversò durante ilgoverno di Ferdinando (la primagenerale e gravissima in tuttal'Europa meridionale '90-91, laseconda '96-'97, la terza 1600-1601)certo etano state di molto incentivoa prendere seri provvedimenti dalpunto di vista economica. Ed infunzione di questo interesse siassiste in Grosseto107 a tutta unasene di lavori volti a restaurarestrade d'accesso alla città (in modo 105 Fu appunto in questo anno che Ferdinando ordinòuna visita alla Maremma grossetana a cuiparteciparono Federigo Stozzi e Donato dell'Antellafiorentini, Riccardo Mazzatosti, famoso ingegnereromano, Clemente Piccolomini e Lorenzo Griffolisenese. L'anno dopo Ferdinando vi inviò il fratello DonGiovanni e due esperti il Naldini e G. Seriacopi,visitando di persona la Maremma nel 1590. In seguitoa queste perizie fu ordinata l'escavazione delle fosse escoli della pianura grossetana. Cfr. BibliotecaRiccardiana, Mappe e Pianta, Fondo Palagi, 8).106 A.S.F., Mediceo, f. 1897, c. 85, Angelo Vanni,giudice di Grosseto, 16 luglio 1595.107 A.S.F., Mediceo, f. 1889, c. 190, Carlo Fortunati aLorenzo Usimbardi, Siena, 11 ottobre 1593; Id., f.1888, c. 146, idem, 18 ottobre 1593.

particolare la strada verso Istria), alastricare e mantenere pulite quellestesse di Grosseto, a rilasciare casee;costruire botteghe, a migliorare irifornimenti idrici mediante lacostruzione od il risarcimento dellecisterne108. Tra esse negli anniintorno all’87 unica funzionanterimaneva quella dello “Spedale”,costruita dai senesi nel 1465, neipressi della attuale chiesa di S.Francesco. Nel chiostro di questoconvento sul fianco sinistro dellachiesa lo stesso Ferdinando facevacostruire un pozzo detto della“Bufala” ed un'altra cisterna eracostruita negli anni intorno al '90109

nella fortezza (attualmente visibileal centro di una piazza lastricata amattoni) su disegno di RaffaelloPagni110. Architetto di Fiesole, lotroviamo a lavorare soprattutto aSiena, in collaborazione con DonPio Nuti, al palazzo di quella cittàed a Pisa (dal 1588 al 1597), consporadiche presenze a Grosseto suicui lavori si limita ad esprimere 108 A.S.F., Mediceo, f. 1893, c. 852, idem, 24 gennaio1594. Su disegno di Alessandro Pieroni “si fa duacasette con dua botteghe” una sulla via Cittadina, l'altrasulla via delle Prigioni con una spesa di trecento scudi.Alessandro Pieroni era stato incaricato dal Granducaad eseguire una pianta della Maremma che lo indusse,forzatamente, a risiedere per qualche tempo aGrosseto. Cfr. Id ., c. 117, Alessandro Pieroni aLorenzo Usimbardi, Grosseto, 6 gennaio 1594; Id., c.140, idem, 29 gennaio 1594; Id., c. 916, 17 febbraio1594. Sua opera è, inoltre la Chiesa della S.S.Annunziata e Livorno (1601) e la conclusione deilavori al Duomo di quella città (1581- 1595). Cfr.Enciclopedia Italiana, vol. 21, p. 336.109 A.S.F., Mediceo, f. 1889, c. 151, Carlo Fortunati aLorenzo Usimbardi, Grosseto, 2 ottobre 1592; Id., f.1893, idem, 27 gennaio 1594; Id., f. 1889, c. 312,Alcibiade Trecerchi a Lorenzo Usimbardi, Grosseto,21 dicembre 1593; A.S.F., Mediceo, f. 1874, c. c.,Girolamo Stampi (?) a Ferdinando, Grosseto, 2dicembre 1587.110 A.S.F., Mediceo f. 1888, c. 38, Carlo Fortunati aLorenzo Usimbardi, Grosseto, 28 maggio 1593; Id., f.1889, idem, Siena 14 ottobre 1593.

pareri o a fornire disegni senza poicondurli direttamente111. In questi stessi anni (1594) vienepure restaurata l'abitazione dellemonache di Santa Chiara il cuiconvento era stato distrutta durantela costruzione delle mura diGrosseto e non manca l'abitualesigillo religioso con l'unione dellacappella di Santa Lucia infortezza112. Naturalmente la decadenzaeconomica di cui soffriva laMaremma nei primi anni delgoverno di Ferdinando conconseguente spopolamento113 edegradazione del l 'ambientenaturale doveva aver contribuitomolto anche alla ulteriore rovinadelle mura e bastioni. Oltre ainumerosi interventi a carattereeconomico si assiste in questi annianche ad una ripresa dei lavori allafortificazione di quella città. Più omeno tutti i baluardi risultano inrovina a causa delle infiltrazioni diacqua piovana e del terrenopaludoso nel quale erano staticostruiti114. Di fronte a queste

111 F. Gurrieri 1972, p. 78; U. Thieme- F. Becker, vol.26, 1932, p. 144.112 A.S.F., Mediceo, f. 1893, c. 844, AlcibiadeTrecerchi a Lorenzo Usimbardi, Grosseto, 31 gennaio1594.113 Numerose lettere lamentano la carenza di uominiche vadano a lavorare in Maremma nonostante lecondizioni di privilegio loro offerte. La popolazione diGrosseto (intorno ai mille abitanti), alla fine del 1500era una delle più basse anche rispetto a centri di pocoimportanza come Abbadia San Salvatore oPiancastagnaio. Cfr. A.S.F., Mediceo, f. 2015, c. 26t ess.; Id., f. 1889, c. 157, ss. Simone Salviati, capitanodella fortezza di Grosseto, a Lorenzo, Usimbardi,Grosseto, 27 settembre 1592; Id., c. 190, CarloFortunati a Lorenzo Usimbardi, Grosseto, 11 ottobre1593114 A.S.F., Mediceo, f. 843, c. 263, Don Giovanni deiMedici a Ferdinando, 26 novembre 1593; Id., f. 1893,c. 140, Alessandro Pieroni a Lorenzo Usimbardi,Grosseto, 29 gennaio 1594.

difficoltà si cerca di intervenirecostruendo condotti di scolo delleacque in modo da impedire ilcedimento del terreno e contraffortiper rinforzare i punti più debolidelle mura115. Su questi lavori, diretti per lo piùda Alessandro Pieroni (e Massimosuo fratello)116 e seguiti dallo stessoprovveditore di Grosseto CarloFortunati (il quale con minuzioserelazioni ne informa il Granducaper tramite di Lorenzo Usimbardi)esprimono i loro pareri tecniciRaffaelo Pagni e Don Giovanni deiMedia con lunghe e dettagliatep r o p o s t e d ’ i n t e r v e n t o117.Quest’ultimo come il Pagni silimita, per così dire, ad esprimerepareri a distanza non recandosipersonalmente Grosseto dove certole condizioni pessime di vita nondovevano invitare nessuno se noncostretto dall'autorità del sovrano.Don Giovanni (1566-1621) comefratello del Granduca non dovevacerto avere difficoltà a trovate 115 Nella pianta di grosseto del Warren si possononotare queste opere di rinforzo lungo tutta la cortina trail baluardo delle monache e quello di San Michele; sulfianco del Baluardo di San Francesco; in ujn aprtedella cortina tra questo baluardo e quello dellafortezza; tra quello della fortezza e delle palle; traquello infine di porta Marina e san Michele. Cfr.A.S.F. Mediceo, f. 843, c. 263, lett. cit.; Id., f. 1893, c.841, Carlo Fortunati a Lorenzo Usimbardi, Grosseto, 4febbraio 1594; Id., c. 842, Alessandro Pieroni aLorenzo Usimbardi, Grosseto, 4 febbraio 1594; Id., c.805, idem, 28 febbraio 1594; Id. f. 1893, c. 69, CarloFortunati a Lorenzo Usimbadi, Grosseto, 15 aprile1594.116 A.S.F. Mediceo, f. 1892, c. 24, Massimo Pierini aLorenzo Usimbardi, Grosseto, 8 maggio 1594.117 I disegni inviati a Ferdinando e ad AlesssandroPieroni non sono allegati alle lettere in cui se ne fariferimento. Di un disegno di Alessandro Pieroni suirestauri da farte alle mura e baluardi di Grosseto siparla in una lettera di don Giovanni dei Medici (A.S.F.Mediceo, f. 843, c. 263, lett. cit.); di un altro dellostesso Pieroni per il restauro del “Fortezzino” nellafilza 1893 dello stesso fondo (c. 693 e c. 853).

giustificazioni (indisposizione odaltro) che fossero ritenute valideper esonerarlo dai disagi e pericolidella Maremma118. Pure con questedifficoltà a trovare uomini dispostia recarsi a Grosseto molti lavori direstauro vengono eseguiti aibastioni più rovinati119 e a quellodella Fortezza, nei pressi del qualeviene pure costruita la stradacoperta (“ per la sortita di fortezza") cosiddetta perché nascostaall'attaccante da un rialzo continuodi terra o spalto120. Nel maggiode1'93 sopra la porta ferratad ' i n g r e s s o a l l a f o r t e z z a(attualmente di fronte a via AurelioSaffi) viene posto lo stemma deiMedici ed una lapide di marmorecante la seguente iscrizione:

FERDINANDUSMEDICES ETRURIAEMAGNUS DUX TERTIUSA.S. MDXCIII121

In seguito notizie relative ai dannisubiti dalle mura e bastioni diGrosseto ci sono fornite da

118 Don Giovanni deio Medici, come architetto, lavoròinsieme al Buontalenti al forte di San Giorgio a Firenzealla chiesa di Santa Maria in Provenzano a Siena. Cfr.U. Thieme - F. Bewcker, vol. 24, 1930, p. 328.119 I bastioni più rovinati sono quelli delle Monache,delle palle e di San Francesco. A.S.F., Mediceo, f.1889, c. 202 e c. 323; Id., f. 1893, c. 150, c. 409, c. 70.120 A.S.F. Mediceo , f. 1889, c. 106, carlo Fortunati aLorenzo usimbardi, Grosseto 24 Aprile 1593. Questastrada è visibile nella piante di Grosseto del Warren,dove risulta parallela all'orecchione sinistro delBauardo della fortezza.121 A.S.F. Mediceo, f. 1889, c. 105, Carlo Fortunati aLorenzo Usimbardi, Grosseto 29 aprile 1593; Id., f.1888, c. 38, idem, 28 Maggio 1593. La spesa del“Fortezzino” ammontava ad 8500 scudi, quella per irestauri al Baluardo di San Francesco a 2500 scudi.Cfr. Id., f. 1889, c. 342, Carlo fortunati a LorenzoUsimbardi, G4rosseto, 20 agosto, 1593.

Gabriello Ughi122 durante una suavisita alle fortezze dello stato nel1622123. I danni riguardano ilBaluardo delle Palle ed il Baluardodella Fortezza a quest' ultimo eranoapportati i dovuti restauri sudisegno dello stesso Ughi124. Nel 1696 una lunga relazionescritta da Antonio Marmorai cif o r n i s c e u n q u a d r oparticolareggiato della rovinapraticamente di ogni genere dimunizioni esistenti a Grosseto(polveri, artiglieria, moschetti)senza però fare alcun cenno sullostato delle mura e bastioni di quellacittà125. Le guerre di successione chesconvolsero praticamente 1'Europa,nella prima metà del 1700,determinarono radicali mutamentinell'assetto politico territorialedell'Italia. In Toscana alla dinastiamedicea (di cui nel 1737 si estinguel’ultimo dei rappresentanti GianGastone) si sostituisce quella deiLorena con Francesco di Stefanoche regna fino al 1765. Con i Lorenac h e g o v e r n a n o q u a s i

122 gabriello Ughi (Firenze, 1570-1623?) fu allievo delBuontalenti e trascorse buona parte della sua vita inUngheria al seguito di Giovanni de medici.123 A.S.F. Mediceo, f. 1825, ins. 12, Relazione diGabriello Ughi al provveditore della fabbrica efortificazione di Grosseto Gello Catastini, gennaio1622, e istituzioni a Gabriello Ughi per quello che sideve fare a Grosseto per servizi di S.A., Francescodell'antella, firenze, 2 marzo 1623.124 A.S.F. Medicea, f. 1825, ins. 12, Relazione diGabriello Ughi, Firenze, maggio 1624; id., Relazionedi Gello Catastini, Grosseto 29 novembre 1624; letteradi Bastiano Guidotti, provveditore generale dellefortezze, 3 dicembre 1624.125 A.S.F., mediceo, f. 1801, ins. 46, relazione dellavisita fatat dal Marmorai alla fortezza e presidio diGrosseto. Solo nell'anno successivo si ha notizia dellarovina del Baluardo delle Palle. Cfr. nella stessa filzains. 68 Relazione fatta nell'anno 1697 dal Sig. Gio.Maria del Fantasia alle fortezze di Siena, Grosseto edaltri luoghi della Maremma di Siena.

ininterrottamente in Toscana (fattaeccezione del quindicennio delgoverno francese del 1799 al 1814)fino alla proclamazione del Regnod'Italia si assiste ad unaorganizzazione dell 'apparatomilitare e ad una revisione di tuttele opere di fortificazione dello stato.

Già da un compendio economico emilitare, inviato da Luigi Viviani are Carlo di Napoli (1733)126, emergeal riguardo una notevoletrascuratezza nella conservazionedelle fortificazioni ed una carenzadi uomini nei contingenti militaridislocati per tutto lo stato. Lepiazze più importanti sonoLivorno, Portoferraio e Grosseto,ciascuna col suo governatore che hacompetenze nell'amministrazionecivile e militare. Tuttavia a giudicare dal numerodei soldati presenti in esse (1250 aLivorno, 560 a Portoferraio)Grosseto con i suoi 130 uomini hain confronto un contingenteirrisorio127. Come ai tempi diCosimo esistono ancora le bandedivise in terzi: quello dellaRomagna, della Lunigiana e dellaMaremma che si estende su unterritorio piuttosto vasto arrivandoa comprendere anche paesi dellamontagna senese come Radicofani,Castel del Piano, Pitigliano, ecc.Del 1733 è pure una pianta (fattadal governatore di GrossetoCosimo Bagnesi) relativa a lavori dirinforzo da fare nei pressi di Porta

126 Biblioteca Riccardiana di firenze, L. Viviani ms.cit. (tav. III e tav. IV)127 Biblioteca Riccardiana di firenze, L. Viviani, tomoII, c. 65 e ss.

Cittadina128. A parte le notizie circaquesti progetti di lavoro (cheprevedevano la necessità dicostruire una palizzata dal pontelevatoio ai cancelli di ferro (I),circondano il cavaliere di terra (H)la pianta ci fornisce una chiaraimmagine di quella parte dellafortezza che costituì per circa duesecoli l'unico accesso alla città129.L'orecchione (G) del Baluardo diPorta Marina attualmente ètagliato, al di là della portad'ingresso (sormontata dal torrionesenese) (L e M) non esiste più ilcorpo di guardia (N) ed il rastrello(0) che erano parte integrante, dellemura rivolte verso la città.L'esecuzione. di tali lavori risultachiara nella pianta della città diGrosseto fatta dal colonnelloOdoardo Warren nel 1749 duranteuna visita a tutte le fortificazionidello stato130. Le condizioni di Grosseto, secondoquanto ci viene riferito, nondovevano essere delle migliori:infatti a parte la rovina di alcunecortine e baluardi, imperfetti, icanali risultano ricolmi di terra, lacittà pressocchè disabitata ed ilfosso attorno alle mura asciutto. Siparla anche della ricchezza diselvaggina e caccia grossa, del maremolto ricco di pesce, del granoabbondante e del pascolo esercitato 128 A.S.F. Mediceo, f. 2417, c. 1100, cosimo Bagnesi aCarlo rinuccini, segretario di guerra, 23 novembre1733.129 l'altra porta di San Pietro chiusa durante l'epocamedicea venne riaperta, come già si è avuto modo dinotare, nel 1754 e detta per questo Porta Nuova.Attualmente non vi è più traccia di questa perché lenecessità di accesso alla città hanno costretto alladistruzione, in oiù punti, di buona parte delle cortine.130 A.S. F., segreteria di Gabinetto, f. 695, c. 91-92-93.Per la pianta della città di Grosseto cfr. cc. 84-85 (TavV)

dal soliti pastorii della montagnapis to iese e senese , ' maimmancabilmente si ripresenta difronte a questa ricchezza potenzialeil grosso problema irrisolto dellamalaria che assottigliandonotevolnente l'ambiente umanonello stesso tempo degrada quellofisico. Quei progetti di bonifica iniziatidai primi tre Granduchi di Toscana(Cosimo, Francesco e Ferdinando) eproseguiti se pure con minoreenergia dai successori nel corso del1600, furono ripresi con vigore daiLorena,in particolare da Pietro Leopoldo I(sotto la direzione di LeonardoXimenes) e da Leopoldo II (1828)sotto il cui governo i baluardi diGrosseto, trasformati in ridentigiardini e mantenuti tali fino aig iorn i nos t r i , perdevanodefinitivamente la loro funzionemilitare.

APPENDICE

In questa appendice sono trascrittele lettere riguardanti i lavori fatti alcassero di Grosseto in epocamedicea. Per gli altri documenti concernentila costruzione della fortezzarimando alla mia tesi di laureadepositata presso l'Università degliStudi di Firenze, Facoltà diMagistero, Istituto di Storia. (Lefortificazioni nello Stato di Siena altempo dei granduchi Cosimo eFrancesco dei Medici (19187),Relatore Prof. GiorgioSpuli, anno accademico 1972-1973,Parte II.)La maggior parte di questidocumenti sono tratti dal fondoMediceo del Principato, CarteggioUniversale, conservati presso1'Archivio di Stato di Firenze.

I A.S.F.. Mediceo, f. 480 c. 279,Corvatto da Perugia, Grosseto 18agosto 1559.

A dì XVI del presente arrivai inGrosseto e presentai la letterainsieme con i contrassegni di V.E.I.al capitano Checco e lui subito miconsegnò la fortezza e le munizionidelle quali se ne manda memoria aV.E.I. La rocca di questo luogo ètanto in disordine quanto si possadire mai con tutte le finestre e porteeccetto tre che bisogna di farneammanco sette o otto e bisogna difar molte scale e tetti alle stanze chesi possino habitare ed è necessarioche V.E.I. ci provveda delle robedelle quali li mando lista. Saria

necessaria di dieci volte tantoimperò io, per dare meno spesa aV.E.I. che si può, farò con questamunizione che domando allamedesima. Ho domandate questerobe alla comunità: loro sonodesiderosi di far ogni cosa perV.E.I., imperò qui non si truovanessuna di queste cose che fanno dibisogno eccetto che li travi che liprovederanno e i cannelli; il restol’E.V.I. le potrà mandare per mareche al condurlo qui, loro ci darannoi bufali C...3. Lista delle robe che bisognano perla rocca e per la Torre (delle Saline):otto o dieci canne di tavoloventicinque. o trenta moggia dicalcina otto chiaveture con suochiavi quattro per porta grosse equattro piccole mille cinquecentopianelle dugento correnti duomastri muratori cinquanta frapiastrelle e gangheri duo milachiodi di più sorti. Non altro. Dio la feliciti e contenticon sua consorte e figli.

II A.S.F. Mediceo, f. 227 c. 42, ilprincipe Francesco a BaldassarreLanci, Firenze, 9 maggio 1566.Siamo avvertiti che l’acque chepenetrano per le volte della rocca diGrosseto l'hanno ridotta in termineche minacciano presta rovina allaquale facilmente si potrebberimediate con 4 us~~ che buonostecco 1...1.

III : A.S.F. Mediceo, f. 227, c. 42,Francesco a Lorenzo Albizi,

Firenze, 9 maggio 1566. A maestroBaldassarre si commette lariparazione della rocca di Grossetoe di quelle, altre torri di marina,ricordando a voi l'usare diligenzain rivedere le cose che sono a vostracura et rimediare quelle chen'hanno di bisogno.

IV A.S.F. Mediceo, f. 521a, c. 589,Baldassarre Lanci a Francesco,Siena, 14 maggio 1566. A la rocca diGrosseto che è una torre sola conun poco di procinto non m'è parsodovergli far cosa alcuna prima cheio non ne conferissi con V.E.I.,essendo che io giudicavo necessarioabbassarla tanto che scoprissi tuttoil piano e non più, essendo tant'altaal presente et appresso a un fiancod'uno baluardo che, al mio iuditio,essendo abbatyuta porterebbepericolo che le rovine di quella nonlevassero le difese di quello. Oltreche anchor sia vero vi penetraqualche poco d'acqua per di sopraio prometterei a V.E.I. che almenoper cento anni ella non ruvinarebbeanchorche gli siamo cascati gliparapetti e merli che fa che l'acquascorre fra il muro e la volta che perassetarla non basterebbe arestaurare di sopra la volta, mabisognarebbe rifarli tutti quelliparapetti et poi di nuovo rifargli unbattuto che venisse tutto d'unpezzo con il suo pendio che gittassefuora l'acqua; che quando piaccia aV.E.I. di voler che serva cosi senzaabbassarla vi rimanderò i maestri arassettarla anchorché vi stianomalvolentieri a questi tempi etcontentandosi lei che si stesse perinsino a ottobre che si torna amettere mano a quella fabbrica citornerebbe molto comodo niente di

manco quella accenni quanto voleche si facci che taMo • si• :segulliiI...].

Non m'occorrendo altro in buonagratia sua reverente gli bacio lemani et me la recomando pregandoil nostro Signore Iddio la conservisana e feliciti.

V A.S.F. Mediceo, f. 227, c. 48t,Francesco a Baldassarre Lanci,Firenze, 17 maggio 1566. Ci piacegli ordini che avete dato per larocca di Grosseto: si loda il disegnodi abbassarla

VI A.S.F. Mediceo, f. 567, c. 242,Marino Lanci a Francesco,Grosseto, 20 novembre 1571.Inoltre ho accomodato la rocca cheal presente si guarda che vieneincorporata in questa fortezza dallaquale se ne cavarà grandissimecomodità rispetto le sue stanze.Inoltre che nella sommità di essa visi possa tenere una mezzacolobrina accompagnata da duesacri. Ma io sarei di parere quandopiacessi a V.A.S. che detta torres'abbassasse sino alla metà che saràdi trenta braccia, alla quale altezzasi ritrovano bonissime muraglie diun cortile di detta torre digrossezza di quattro braccia, soprala quale, comodamente, vi-starebbeno sei pezzi di grossaartiglieria i quali coprirebbero granparte del la campagna edominerebbero tutta la terra.Restami ora dire a V.A.S. che pertutto il presente mese chiuso ilsuddetto baluardo e fattoalloggiamenti murati et comodi perventicinque soldati, sotto ai quali ciè loggia da tenere al coperto

l'artiglieria che parendole la faròquivi condurre sendo che, da queipochi soldati presente si ritrovanoin questa rocca, sarà guardata emolto più sicura che non è dove sitrova al presente. Mi occorre dire aV.A.S. che l'anno passato feci fareper suo ordine qua nella macchia diCampagnatico tavoloni perdugento casse di artiglieria equattrocento mozzi per ruote diesse che tutti per ancora si trovanonell’ istessa macchia le qualistandovi la presente invernatariceverebbero danno assai rispettol'inondazioni che fa il fiume indetta machia. Così l'altissimo Iddioper sua beningnità la conservi sanae prosperi del continuo in felicitafacendoli con umiltà reverentia.

A.S.F. Mediceo, f. 573, c. 127,Marino Lanci a Francesco,Grosseto, 16 aprile 1572. Si è fornito

di abbassare la torre al piano dellemuraglie del cortile al quale, dipresente, ci faccio fare la volta esotto ad essa ci accomodo un palconel quale vi si può tenere benissimocento cinquanta moggia di grano esotto vi è una stanza da potertenere altre munizione comode allafortezza. Nella parte della torre cisono due bonossime stanze, l'unasopra l'altra, le quali ambedueservirebbono per commode esicurissime prigioni. E sopral'ultima volta che serve per piazza,quando fossi con sua buona gratia,ci farei tirate due miei cannoni. In tanto sul fare la volto sopra ilcortile alla quale ci se ne potràmettere quattro o sei pezzi più equel tanto che piacerà a V.A.S. Etutto per avviso a V.A.S. nella cuibuona gratia humilmente li faccioreverentia.

FONTI MANOSCRITTE

ARCHIVIO DI STATO DIFIRENZE

Mediceo del PrincipatoMinute, 1559-l587, dalla f. 3 alla f.62.Registri, 1559-1587, dalla f. 208 allaf. 270.Carteggio Universale, 1559-1593,dalla f. 475 alla f. 854.Affari di stato e di guerra, f. 1801, f.1825, f. 21~4, f. 23~6, f. 2360, f. 2417,f. 2446.Governo di città e luoghi soggetti,Siena, 1559 1595, dalla f. 1864 alla f.1900; f. 2010, f. 2014, f. 2015, f. 2029,f. 2076; Livorno, f. 2174. Capitani diParte Guelfa

numen neri, f. 704, f. 707, f. 708, f.716, f. 722.

Carte Strozzianeserie I, f. 33, f. 35, f. 21, f. 321appendice 2 - Serie III (382).

Magistrato dei Novedalla f. 2316 alla f. 2323.

Miscellanea Mediceaf. 9 Fondo di piante. f. 29.

Segretaria di Gabinettof. 69 (Raccolta di piante delleprincipali città e fortezze delGranducato di Toscana, levated'ordine di sua maestà Imperiale

sotto la direzione del SignorOdoardo Warren, colonnello delbattaglione di aai~iuia- e direttoregenerale delle fortificazioni inToscana - 1749).

ARCHIVIO DI STATO DI SIENA

G.A. Pecci, Memorie storiche dellecittà terre e castelli che sostate e sonoin dominio senese, sec. XVIII.B. Gherardini, Visita fatta nel 1676alle città terra e castella, comuni ecomunelli dello stato e della città diSiena

BIBLIOTECA NAZIONALE, DIFIRENZEDescrizione di Grosseto e suoi distretti,mss. II, V, 83, sec. XVIII.

V. Ruggen, Città e castelli del senese,Palatino, C.B. 480, sec. XVII.

BIBLIOTECA RICCARDIANA DIFIRENZE

L. Viviani, Compendio storico delgoverno economico e militare dellaToscana , Tomi 2, Firenze 1717,Acquisti Mversi, 142.

Mappe e Piante, Fondo Palgi, 87(Piante illustrative di progetti dellemodifiche apportate e da apportarenella zona del lago Prile e delgrossetano. Forse tutte di SerafinoCalindri 178r).

G.A. Pecci, Memorie storiche dellecittà terra e castella dello stato diSiena, Tomo I-XI degli Abbonzi, sec.XVIZI.

Carmen Bottarelli