3_ Libro Di Enoch

6

Click here to load reader

description

The Books of Enoch

Transcript of 3_ Libro Di Enoch

Page 1: 3_ Libro Di Enoch

Il Libro di Enoch è un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C. Ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua ge'ez (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome Enoch etiope. A Enoch la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):

1 Enoch o Enoch etiope, solitamente indicato come Libro di Enoch, descritto nella presente voce;2 Enoch o Enoch slavo o Apocalisse di Enoch o Segreti di Enoch;3 Enoch o Apocalisse ebraica di Enoch.

Gli studiosi sono sostanzialmente concordi nel vedere nel libro di Enoch il frutto di una rielaborazione di 5 testi precedenti autonomi. Il numero 5 va probabilmente accostato alla Torah, perciò talvolta si parla del Libro di Enoch come del Pentateuco di Enoch. La lingua originaria dei 5 testi autonomi era l'aramaico.

Intorno al IV sec. a.C., di ritorno dall'esilio di Babilonia, sorse in Israele un movimento enochico dal nome del rivelatore: Enoch, il patriarca prediluviano, bisnonno di Noè (Gen 5,18-24). Enoch è anche il primo figlio di Caino (Gn 4,17). È probabile che il nome ebraico Chanok significhi intelligente, per altri sacrificio, e indichi proprio quei sacrifici rituali in cui una vergine o un bambino venivano uccisi sulle fondamenta della nuova città, in modo che il loro fantasma furioso le infestasse e si opponesse a qualunque nemico.

Il patriarca Enoch è il settimo discendente di Adamo lungo la linea di Set (la cosiddetta "grande genealogia dei Setiti" nel capitolo 5 della Genesi). Figlio di Iared, genera a sua volta Matusalemme, il nonno di Noè.

Enoc aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoc camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Enoc fu di trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l’aveva preso (Gn 5,21-24).

Questo ultimo enigmatico versetto ha fatto nascere la tradizione secondo cui egli sarebbe stato rapito in cielo come il profeta Elia (Eliyyahu, forma abbr. Eliyyah: Yah è il mio El, 2Re 2,11). Enoc piacque al Signore e fu rapito, esempio di conversione per tutte le generazioni (Sir 44,16). Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio (Eb 11,5).

Il fatto che Enoch sia stato "rapito in cielo" nel 365º anno della sua vita ha fatto pensare ad alcuni che la sua figura rappresenti la trasformazione in personaggio

1

Page 2: 3_ Libro Di Enoch

biblico di un'antica divinità solare (l'anno solare è composto di 365 giorni). D'altronde lo stesso Elia non avrebbe conosciuto la morte poiché «salì nel turbine verso il cielo» con «un carro di fuoco e cavalli di fuoco» (2Re 2,11). Sono evidenti simboli solari.

G. Boccaccini in I giudaismi del secondo Tempio, Morcelliana 2008, osserva: «Specialisti dell’apocalittica e del misticismo del giudaismo antico concordano nell’identificare la presenza di una opposizione sacerdotale attiva a Gerusalemme sin dagli inizi del Secondo Tempio. L’importanza del movimento è provata dall’impressionante livello di sofisticazione della sua letteratura, che è oggi preservata nelle moderne raccolte di apocrifi dell’Antico Testamento ed ebbe nel Libro dei Vigilanti, nel Levi Aramaico e nel Libro dell’Astronomia le sue prime testimonianze letterarie… Il giudaismo enochico fu certamente (benché non esclusivamente) un movimento mistico e apocalittico. Il riconoscimento dell’esistenza del giudaismo enochico è oggi divenuto un elemento chiave per ogni ricostruzione generale degli sviluppi del pensiero giudaico nel periodo del Secondo Tempio e per la comprensione delle origini qumraniche e cristiane in particolare.

La prima opera di questo movimento che ci sia nota è il Libro dei Vigilanti (= angeli), che si trova all'inizio dei cinque libri raccolti nella redazione finale dalla tradizione etiopica. La raccolta è nota col titolo Enoch Etiopico (sigla 1H) e i cinque libri sono indicati con numerazione ininterrotta (108 capitoli) come appartenenti all'unico libro di Enoch Etiopico. Sigle: Libro dei Vigilanti, LV (IV sec. a.C. cc. 1-36); Libro delle Parabole, LP (cc. 37-71 di poco successivo al 40 a.C.); Libro dell'Astronomia, LA (cc. 72-82 IV sec. a.C.); Libro del Sogni, LS (cc. 83-90 circa 160 a.C.); Epistola di Enoch, EE (cc. 91-105 parte del II sec. a.C. e parte del I). La sezione conclusiva (cc. 106-108) viene talvolta indicata come Apocalisse di Noè. Compare nelle versioni copte ma non greche. Ne è stato ritrovato un frammento aramaico a Qumran (4Q204).

L'enochismo originario, quello che conosciamo dal Libro dei Vigilanti, si distingueva nettamente dal giudaismo di Gerusalemme o sadocita sotto molti aspetti, i più notevoli dei quali sono: la mancanza della Legge mosaica e del Tempio; la negazione della legittimità del sacerdozio al potere; l’attribuzione a Enoch delle funzioni sacerdotali di intercessore in cielo tra Dio e gli angeli caduti; la fede nell'immortalità dell'anima destinata a essere giudicata da Dio dopo la morte; la concezione del male che precede l'uomo; la fine del mondo come tempo di giudizio divino; la credenza negli angeli, nei demòni, nell'Inferno e nel Paradiso; il rifiuto del calendario cultuale di Gerusalemme. L’antico calendario solare sadocita prevedeva l'anno di 360 giorni, con 12 mesi di 30 giorni ciascuno. Il giudaismo enochico invece sosteneva un anno di 364 «giorni». La discussione era più teorica che pratica, perché riguardava piuttosto la natura delle gerarchie celesti che presiedevano alla divisione dei tempi.

Nel Libro dei Vigilanti ha grande valore il fatto della segretezza che si risolve nella «non conoscenza» dei più. L'autore conosce il nome degli angeli. Gli angeli ribelli insegnano agli uomini le arti che sarebbero dovute restare segrete. Le scienze sono svelamento di segreti celesti: non è condannato il sapere, ma la sua diffusione. Il personaggio più importante di questi libri è Enoch che vive nascosto in una parte del cielo ignota a tutti. È lui che svela che il male del mondo non deriva dal peccato che commettono gli uomini, ma da un peccato molto più grave che fu commesso prima e che appare in due miti diversi. I due miti sono quello degli angeli caduti (1H [LV] 6-7) e quello delle stelle fuori posto (1H [LV] 18,15 e 21,6).

Secondo il primo mito, 200 angeli, "figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta" (Gen 6,2). Semeyaza, il capo, e i suoi compagni scesero sul monte Hermon e si unirono alle donne generando i giganti

2

Page 3: 3_ Libro Di Enoch

(Nefilim, Gen 6,4) alti 300 cubiti (135 metri). Con questo gesto, gli angeli contaminarono il mondo e rivelarono agli uomini le scienze segrete (cfr. 1H [LV] 15,6-9). Azazel (cf Lev 16,9s) infatti, e altri angeli insegnarono agli uomini metallurgia e altri saperi (incantesimi, astrologia).

La conseguenza di questo disordine in alto fu che la malvagità degli uomini era grande sulla terra... e il Signore si pentì di aver fatto l'uomo (Gen 6,5-6). Il diluvio si impose allora come purificazione della terra.

Il secondo mito ha un aspetto più scientifico e radicale: gli angeli che avrebbero dovuto guidare le stelle loro affidate in una certa orbita voluta da Dio, preferirono portarle in orbite volute da loro. Fu un atto di superbia che sconvolse l'ordine della natura, perché le stelle create per mandare sulla terra influssi buoni mandarono sulla terra influssi nefasti. Questo avvenimento si produsse nel quarto giorno della creazione e, quindi, prima della creazione dell'uomo. L'uomo perciò fu creato da Dio e inserito in una natura che non aveva i caratteri originali che Dio aveva pensato. La libertà degli angeli sciupò la creazione e vi fece apparire il male.

È interessante notare che nel primo enochismo non solo manca ogni accenno alla Legge e al Tempio, ma manca anche qualsiasi accenno al popolo nel suo insieme, mentre si parla più volte del segreto che avvolge la figura e l'opera di Enoch. (P. Sacchi, Tra giudaismo e Cristianesimo, Morcelliana 2010, p. 215s).

Dal IV sec. a.C., l'enochismo crederà nell'esistenza di leggi eterne scritte nelle Tavole Celesti, delle quali ci resta una trentina di citazioni sparse in varie opere. Sono leggi che possono essere identiche a quelle della Legge di Mosè o anche differirne. Ma non risulta che siano mai state raccolte in un codice. Inoltre, nessuna opera enochica parla di queste leggi in rapporto al giudizio divino, che non si fonderà mai su una qualche legge. Le Tavole Celesti appaiono per la prima volta nel Libro dell'Astronomia (IV sec. a.C.) e per l'ultima nell'Epistola di Enoch (metà del I sec. a.C.).

In definitiva le 5 sezioni del Libro di Enoch in aramaico erano presenti in Palestina nella prima metà del I secolo a.C. Di questo periodo ci sono pervenuti anche frammenti di traduzioni in greco ed ebraico da ritrovamenti di Qumran.

La traduzione greca è anteriore alla Lettera di Giuda che la cita, e dunque va datata attorno alla metà del I secolo d.C. Vi è sostanziale accordo tra gli studiosi occidentali nel ritenere che a partire dalla traduzione greca fu successivamente realizzata la versione ge'ez, nel V-VI secolo.

Diversa è la posizione degli studiosi ed ecclesiastici copti, che ritengono la versione etiopica quella originale. Inoltre, data l'antichità del personaggio antidiluviano di Enoch, il libro rappresenterebbe il primo e più antico testo scritto da uomini. Inutile precisare che agli occhi della moderna critica storico-filologica questa posizione, oltre che falsa, appare anche un po' ingenua.

Canonicità e fortuna

3

Page 4: 3_ Libro Di Enoch

Quanto alla tradizione ebraica, il Libro di Enoch venne definito come apocrifo, cioè non accolto tra i libri biblici, durante il cosiddetto concilio di Jamnia (fine I secolo d.C.), che stabilì definitivamente quali dei testi giudaici fossero da considerarsi canonici e quali non canonici. Lo scrittore cristiano Tertulliano (Cartagine 155 + 230) sosteneva che il motivo di tale rigetto fosse da cercare nella fortuna che il testo aveva nella tradizione cristiana. È tuttavia più facile pensare che il rigetto ebraico fosse motivato dagli altri fattori che determinarono l'esclusione di altri testi giudaici, come il non essere scritto in ebraico e la non antichità della data di composizione. Quanto alla tradizione giudeo-cristiana, Enoch è citato esplicitamente nella Lettera di Giuda:

Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con migliaia e migliaia dei suoi angeli per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvagie che hanno commesso e a tutti gli insulti che, da empi peccatori, hanno lanciato contro di lui» (Gd 14-15).

La citazione esplicita di Enoch all'interno di un testo biblico ha poi spronato alcuni autori successivi a citarlo o a riferirsi implicitamente: Lettera di Barnaba (14,6); Giustino martire (Apologia 2,5); Taziano (Oratio adversus Graecos 8;20); Atenagora di Atene (Legatio pro christianis 24;25); Ireneo (Adversus haereses 1,15,6; 4,16,2; 4,36,4; 5,28,2); Tertulliano (Apologia 22; De Cultu foeminarum 1,2; 2,10; De idolatria 4,9; De virginibus velandis 7); Clemente di Alessandria (Eclogae propheticace 3,456;474; Stromata 3,9); Origene (Contra Celsum 5,52-54; In Ioannem 6,25; In numeros humilia 28,2; De principiis 1,3,3; 4,35); Atti di Perpetua e Felicita (7; 12); Commodiano (Instructiones 1,3); Cipriano (De abitu virginum 14); Pseudocipriano (Ad Novatianum 3); Ippolito (Oratio adversus Graecos 1,393); Lattanzio (Istitutiones 2,14; 4,27; 5,18; 7,7-26); Cassiano (Collatio 8,21).

Il Libro di Enoch tuttavia non venne in definitiva accolto nel canone cristiano (a eccezione della Chiesa Copta), canone che fu definito solo all'inizio del IV secolo. Per i testi dell'Antico Testamento, il criterio canonico cristiano fu fondamentalmente quello di accogliere i testi presenti nella Settanta, la traduzione greca dell'AT di origine giudaica, usata nella tradizione cristiana a partire dal NT (I secolo d.C.). Il Libro di Enoch non compare nella Settanta.

La vera riscoperta del Libro di Enoch avvenne a fine XVIII secolo. Nel 1773, al suo ritorno da un viaggio in Abissinia (attuale Etiopia), il viaggiatore scozzese James Bruce portò con sé in Europa 3 copie di un libro scritto in lingua ge'ez. Una copia fu venduta alla Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford, un'altra alla Regale Libreria di Francia (attuale Bibliothèque Nationale de France), mentre la terza copia fu conservata dallo stesso Bruce.

Non ci si rese conto del vero valore del testo fino a che non venne studiato dall'orientalista francese Silvestre de Sacy (maestro tra l'altro di Champollion) che ne pubblicò nel 1800 una parziale (cc. 1; 2; 5-16; 22; 32) traduzione in latino.

La prima edizione affidabile del testo apparve nel 1851 a cura dell'orientalista tedesco August Dillmann, titolata Libro di Enoch, edizione fedele dei cinque codici, con varianti di lettura, alla quale seguì nel 1853 una traduzione tedesca. In ambito anglosassone fondamentale è stata l'edizione del 1912 pubblicata da Richard H. Charles. Questa edizione critica e il resto del lavoro dello studioso sul Libro di Enoch rappresentano una pietra miliare per lo studio del testo.

4