3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica,...

17
3. La poltrona del dentista. La relazione medico-paziente nel "riunito" contemporaneo di Francesco Marsciani Oggi la poltrona del dentista si chiana "riunito". Già nell'uso di un tale termine si rende evidente l'aspetto complesso, composito, di questo oggetto. L'evoluzione della poltrona del dentista è stata rapida e decisiva negli ultimi 50 anni. Fondamentale per la sua definizione è l'idea di "riunire" in un unico attrezzo funzionale molteplici parti che corrispondono sostanzialmente a un elevato numero di strumenti operatori. In questo modo tutto è a portata di mano, si limitano gli sposta- menti, tutto è già pre-disposto in uno spazio prossimo e avvolgente. Dunque relazioni tra le parti strumentali, da un lato, e configurazione della spazialità della relazione medica, dall'altro, subiscono con lo sviluppo del riunito una notevole trasformazione. I progressi compiuti nella progettazione del riunito vengono così a coincidere con una trasformazione della stessa relazione intersoggettiva tra me- dico e paziente. Tenteremo allora di seguire il senso di tali trasformazioni, facendo attenzione, da un lato, al valore che possono assumere gli aspetti più propriamente progettuali e tecnologici e, dall'altro, al tipo di investimento semantico che si viene a determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita. 1. I valori dei progetto: una tecnologia d'avanguardia A mano a mano che si sviluppano i progetti di riuniti, in particolare negli ultimi decenni, si assiste all'accentuazione degli aspetti più eminentemente tecnici legati alla loro produzione e al loro utilizzo. I riuniti divengono un luogo di sperimentazione di tecnologie avanzate sia sul piano strettamente costruttivo, con l'uso di materiali polimerici di ultima generazione, sia dal punto di vista degli strumenti di controllo della strumentazione, con ampio utilizzo di apparecchiature elettroniche.

Transcript of 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica,...

Page 1: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

3. La poltrona del dentista. La relazione medico-paziente nel "riunito" contemporaneo di Francesco Marsciani

Oggi la poltrona del dentista si chiana "riunito". Già nell'uso di un tale termine si

rende evidente l'aspetto complesso, composito, di questo oggetto.

L'evoluzione della poltrona del dentista è stata rapida e decisiva negli ultimi 50

anni. Fondamentale per la sua definizione è l'idea di "riunire" in un unico attrezzo

funzionale molteplici parti che corrispondono sostanzialmente a un elevato numero di

strumenti operatori. In questo modo tutto è a portata di mano, si limitano gli sposta-

menti, tutto è già pre-disposto in uno spazio prossimo e avvolgente.

Dunque relazioni tra le parti strumentali, da un lato, e configurazione della

spazialità della relazione medica, dall'altro, subiscono con lo sviluppo del riunito una

notevole trasformazione. I progressi compiuti nella progettazione del riunito vengono

così a coincidere con una trasformazione della stessa relazione intersoggettiva tra me-

dico e paziente. Tenteremo allora di seguire il senso di tali trasformazioni, facendo

attenzione, da un lato, al valore che possono assumere gli aspetti più propriamente

progettuali e tecnologici e, dall'altro, al tipo di investimento semantico che si viene a

determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una

articolazione molto precisa della spazialità costruita.

1. I valori dei progetto: una tecnologia d'avanguardia

A mano a mano che si sviluppano i progetti di riuniti, in particolare negli ultimi

decenni, si assiste all'accentuazione degli aspetti più eminentemente tecnici legati alla

loro produzione e al loro utilizzo. I riuniti divengono un luogo di sperimentazione di

tecnologie avanzate sia sul piano strettamente costruttivo, con l'uso di materiali polimerici

di ultima generazione, sia dal punto di vista degli strumenti di controllo della

strumentazione, con ampio utilizzo di apparecchiature elettroniche.

Page 2: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

Si tratta di macchinari sempre più complessi e raffinati, capaci, con la loro

configurazione tecnica molto articolata, di integrare al massimo grado una vasta serie di

funzioni specifiche. Questo aspetto dell'integrazione viene abbondantemente valorizzato

sia nella stampa specialistica, dedicata all'informazione professionale, sia come valore

scientifico-tecnologico di più generale apprezzamento, dovuto al valore che assume per

l'immaginario contemporaneo la densità o ricchezza tecnologica immessa in un pro-

dotto in genere. Un effetto importante di questo tipo di progresso consiste nella

occultazione sempre più accentuata delle componenti meccaniche all'interno di carrozzerie

sempre meno determinate, nel loro aspetto, dalla forma delle parti contenute e,

contemporaneamente, nella sempre maggiore importanza del design di interfaccia, con

un'attenzione molto spinta rivolta alla concezione delle consolle di controllo, tasti, leds,

simboli grafici ecc.

Nel suo insieme, questo tipo di orientamento fa sì che acquistino sempre maggiore

importanza le figure stesse dell'integrazione: si pensi al fatto che una consolle di

comando si presenta come un insieme integrato e omogeneo di possibilità per

l'espletamento di funzioni tra loro anche molto diverse; in altri termini, vi è una stessa lo-

gica astratta che presiede all'attivazione di meccanismi eterogenei, una stessa luminosità e

colorazione, per esempio, che rende visibili tasti differenti, una stessa scelta di stilemi

iconici che coinvolge il grafismo dei simboletti indicatori delle varie funzioni, una stessa

grana della superficie per qualunque tasto previsto, una stessa logica dell'operazione

(sfioramento o pressione di tasti, regolazione di manopole che offrono tutte una stessa

resistenza alla rotazione ecc.).

Page 3: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

Tutto questo segna un evidente contrasto con quanto avveniva in un salone da

barbiere-cavadenti o in un ambulatorio dentistico d'altri tempi, in cui la scelta di uno

strumento e il suo utilizzo prevedevano una differenziazione marcata all'interno della

stessa sensorialità e capacità manuale dell'operatore. Trapanare comportava determinati

movimenti del braccio, del polso e della mano, estrarre comportava movimenti e tensioni

muscolari del tutto differenti, raschiare o iniettare o aspirare movimenti e posture ancora

diversi. Non che oggi tutte le operazioni possano considerarsi omologate ad uno stesso

gesto, ma certamente sembra essere questa la linea di tendenzamanifesta, tale per cui, nella

sostanza, si tratta di premere un pulsante per ottenere l'attivazione di una qualunque

funzione.

Tenendo presente l'aspetto diretto dell'operazione manuale e opponendola all'aspetto

mediato delle procedure operative mediante interfaccia tecnica, si potrebbe mostrare

graficamente la differenza tra le due modalità come nella fig. 2.

Una tale rappresentazione è evidentemente grossolana, ma serve per indicare la

omologazione, nella colonna di destra, delle varie attività operative richieste all'operatore

in tutti quei casi in cui vi è un apparato tecnico che si fa carico delle specificazioni -

.necessarie per attivare alternativamente diverse funzioni. Non si vuole dire che il dentista

oggi compia esattamente la medesima operazione quando preme uno o l'altro pulsante,

ché tra i due_ dovrà pur scegliere, ma che la qualità del suo gesto, la tensione corporea e la

differenziazione manuale-richiesta tende a diventare una stessa qualità e -una stessa

tensione corporea per quasi qualunque funzione egli voglia esercitare; che, in altre parole,

si tratta semplicemente di "premere un tasto".

1.1. Tattilità elettronica

Com'è noto, le nuove interfacce di controllo delle apparecchiature elettroniche

pongono, in generale, un problema di trasformazione della tattilità. Vi è una profonda

Page 4: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

mutazione delle qualità sensibili implicate nel contatto uomo-macchina, mutazione

di cui non si può non tener conto. Sono temi che possono essere sviluppati nel senso,

certo, di una progressiva "virtualizzazione" della nostra esperienza sensibile, ma che

andrebbero descritti in maniera più precisa analizzando quali sono quei ti-atti che vengono

coinvolti nella trasformazione. Si ha, ad esempio, un notevole decremento della presa

manuale, come modalità di presa di possesso dello strumento: si simula--in- sostanza una

vera e propria interazione di tipo intersoggettivo tra strumento e operatore, nella misura

in cui, anziché proporsi come protési, lo strumento stesso "si lascia sollecitare", si--lascia

cioè_-destinare- ad una qualche performance. Si assiste in questo modo ad una forte

accentuazione-della mediazione pseudo-simbolica tra Destinante-professionista, ma più in

generale qualunque tecnico alla guida di un aereo o alla tastiera del suo terminale, e

Soggetto-esecutore, la macchina appunto, dotata di proprie competenze implicite e

presupposte, incorporate di fatto nei programmi elettronici di attività.

Questo significa che la selezione delle opzioni viene sempre meno affidata ad una

competenza sensibile e sempre più ad una competenza di ordine cognitivo, ad una

competenza all'interno della quale la componente (forse peraltro ineliminabile) legata alla

percezione e alla manipolazione diretta del mondo, si vede progressivamente sostituire da

una competenza legata alle relazioni di /sapere/, o, più precisamente, che un /saper-fare/

incorporato si vede soppiantare da un /saper-essere/ riflessivo.

Tutto questo può essere interpretato come un effetto necessario dello sviluppo

della tecnologia, nel senso che le attuali macchine portano ad un loro limite le

tendenze alla desensibilizzazione dei soggetti e nel senso che, per la loro gestione, si

richiede una trasformazione rilevante della competenza degli operatori.

1.2. Competenze tecnico-professionali

Questo secondo aspetto comporta, da parte del costruttore, un'attribuzione di

competenza tecnico-scientifica all'operatore, al professionista, che tende ad accentuarne le

caratteristiche prettamente cognitive e, per converso, a diminuire l'importanza delle sue

abilità manuali, della coordinazione prettamente muscolare dei movimenti. In questo

modo il dentista si vede trasformare d _professionista "chirurgico" in operatore-

tecnico;-in-qualcuno cioè che detiene la conoscenza' dei--- presupposti tecnologici delle

sue operazioni, molto meno "praticante" quanto piuttosto "esperto". Potrebbe venire utile la

distinzione lévi-straussiana, ripresa in questo senso da Flock (1995), tra bricoleur e

ingénieur: il bricoleur interagisce con i materiali e con le qualità sensibili di cui dispone,

Page 5: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

mentre l'ingénieur utilizza consapevolmente i nessi logico-funzionali tra strumento e ope-

razione stabiliti preventivamente sulla base di un progetto. In realtà non è necessario che il

dentista conosca i modi di funzionamento de suo riunito, la tecnologia che controlla la

rotazione del motore o h pressione delle pompe di igienizzazione, ma diventa molto impor-

tante che sappia apprezzare (che sia competente per questo) le qualità tecniche che ne

risultano, che sappia apprezzare il grado di precisione, l'ampiezza delle opzioni, la

versatilità e la potenza esecutiva della macchina che ha acquistato o che si accinge ad

acquistare Occorre che per questo egli sia aggiornato sull'evoluzione tecnologica del suo

mestiere, sulla quantità disponibile di differenti misure di punta di trapano, sull'importanza

di un sistema igienizzante efficiente, sulle possibilità di impostazione di una memoria

elettronica, relativa alle posizioni operatorie ecc.

1.3. La distanza insensibile

Si crea in questo modo un forte velo di mediazione tra dentista e insieme della sua

strumentazione. L'enfasi che viene posta sugli aspetti prevalentemente cognitivi della sua

competenza costituisce uno strato di mediazione nel rapporto tra mano e strumento, une

strato tale da istituire una vera e propria distanza di insensibilità complessiva. Qui si apre

un'interessante questione che riguarda più in generale il nostro rapporto con le interfacce

tecnologiche. Si potrebbe dire che la sensibilità, nella forma dell'estesia, necessita (li una

sorta di compensazione, e che una tale compensazione regola al giorno d'oggi un aspetto

importante della progettazione degli oggetti di design. Questo potrebbe spiegare

l'estendersi, nei nostri oggetti quotidiani, di un'estetica delle superfici eudermiche, delle

superfici calde, moderatamente ruvide, preferibilmente non riflettenti. E evidente che una

tale estetica si va sostituendo progressivamente quella delle superfici metalliche, nella

misura in cui, da un lato, nor è più necessario testualizzare la tecnologia, tramite artifici

materici e luministici che segnalino la robustezza, la perfetta quadratura, la precisione, la

durevolezza, l'assenza di sbavature, la pulizia, e dall'altro, si fanno sempre meno

visibili, accessibili, sempre più aleatorie e virtuali le cosiddette "componenti", le parti

interne, i meccanismi, sempre più miniaturizzati e ridotti in gran parte a puri circuiti di

informazione.

La trasformazione cui facciamo riferimento si riferisce al fatto che, mentre si

rendono accessibili produttivamente materiali polimerici che hanno la pretesa di

presentarsi in quanto tali, negando il metallo dei loro predecessori, di essi si profitta per

ricreare una sorta - di simulacro del sensibile, del contatto, del cutaneo, al limite del

Page 6: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

naturale. È sufficiente, per capirci, ed emblematico il caso dei telecomandi dei televisori o

degli apparecchi hi-fi, ma lo stesso vale per le carrozzerie sempre meno cromate delle

auto, così come per quei simulacri di analogismo presenti nei sistemi di regolazione

(ad esempio nei robot multifunzione delle cucine) che offrono una serie di posizioni, di

velocità, di variazioni per lo più esorbitanti rispetto alle funzioni che sono chiamati a

svolgere, introducendo in questo modo valori di "graduazione" mimetici rispetto al

continuum naturale del gesto idiosincratico dell'umano al lavoro.

1.4. Un'immagine del corpo (e del corpo malato)

Le considerazioni precedenti sarebbero generiche se non ci servissero per introdurre

una trasformazione che ci riguarda più da vicino. Riprendiamo il nostro discorso a partire

dal fatto che il riunito non è una macchina, o non soltanto una macchina, bensì una poltro-

na, un oggetto cioè che accoglie un corpo umano e che lo accoglie (quasi per definizione)

in maniera confortevole, adattandosi ad alcuni suoi riflessi posturali che sono o dovrebbero

essere quelli dei comfort, (lei riposo, del rilassamento'1. Da questo punto di vista non è

difficile leggere il corpo seduto, il corpo accolto, a partire dalla forma dell'oggetto di

seduta, come in un calco che virtualizza la sostanza che fungerà da complemento. Ci sono

sedili per piloti di Formula Uno, sedili per lettori da biblioteca, sgabelli per meditare, che

costruiscono un'immagine del corpo ogni volta specifica, e dotata di atteggiamenti, di

tensioni e detensioni, focalizzata su una determinata attenzione, orientata ad un

determinato programma. Non solo, ma in qualche modo è possibile giocare su una retorica

delle ridondanze, costruendo una poltrona da salotto con una tappezzeria di raso "XVIII

secolo", o al contrario rompere gli schemi proponendo contrasti tra registri e produrre

così, magari per il Moma, un seggiolino della metropolitana con tessuti di pizzo e ricami.

Ora, il riunito ha subito un'evoluzione stilistica e tecnologica che 'anche

un'evoluzione dell'immagine del corpo corrispondente, del corpo del paziente, e

questo almeno --setto-due 'aspetti-principali: da un lato il riunito si fa accogliente,

morbido, con una forma di contenimento tutt'altro che rigida, spesso senza braccioli

nella sue forme più evolute, precostruendo così nella sua stessa prima apparenza

l'idea di una corporeità ammorbidita, indotta al rilassamento, letteralmente "distesa" (e

questo risulta di enorme importanza relativamente alle teorie contemporanee del

dolore che ne attribuiscono grande parte alla rigidità con cui il corpo si atteggia

1 È questo un aspetto su cui insiste giustamente Lisa Serpelloni (1997) in un capitolo dedicato alla poltrona del

dentista.

Page 7: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

difensivamente nei suoi confronti); dall'altro lato il riunito, grazie all'integrazione

tecnologica delle funzioni operative di cui dicevamo più sopra, offre una nuova_ idea di

corporeità, a sua volta ricomposta secondo un'accentuazione dell'integrazione tra le parti e

tra le sensibilità. Non solo, ma il corpo stesso si vede ricomprendere all'interno di una

totalità di cui esso risulta essere solo una parte, come se, e lo vedremo, lo spazio proprio

del riunito fosse uno spazio che integra il corpo del paziente in una nicchia

avvolgente che oltretutto_ gli è omogenea, nel senso che riunito e paziente vengono a

fare tutt'uno nei confronti dell'altro attore presente, il dentista. In questo la

trasformazione diventa una trasformazione complessiva che investe un'intera relazione e

che modifica lo statuto di tutti i termini in questione. Quella che chiamavamo la

competenza tecnica del dentista, fattasi piuttosto tecnologica e sistemica, ha nel dentista

stesso il proprio soggetto e nel complesso riunito-paziente un proprio oggetto adeguato.

Anche ,il corpo del paziente, infatti, così come avviene per il riunito, diventa un corpo

meno "meccanico", meno aggregato, meno articolabile per giunti e leve, ma assai più

informazionale, integrato e sollecitabile, dotato di connessioni interne delle quali la sua

forma esterna non manifesta le leggi, non mostra le proporzioni, non dichiara i

meccanismi. I denti del paziente oggi sono assai più luoghi dell'espressione del

corpo, da igienizzare, da desensibilizzare, dei quali restituire l'apparir-sani, piuttosto che

parti da cavare, da spostare, da riempire con amalgami metallici.

Da questo punto di vista diventano particolarmente eloquenti alcuni tratti che

vengono esaltati nella progettazione delle "punte" strumentali. Si assiste ad una

mimesi dello strumento operatorio nei confronti di determinate qualità della carne su cui

operare, mimesi al centro della quale si colloca una figura molto significativa, quella

dell'innesto, della parte dura, punta di trapano o punta dell'ago, che, come dente nella sua

gengiva, si inserisce in un supporto arrotondato, con zigrinature delicate, spesso con

anelli gommosi per una migliore presa. Ma ciò che più conta è il fatto che una tale

mimesi appare da subito come una trasformazione che lo strumento stesso induce

nell'immagine che i soggetti coinvolti (dentista e paziente) si fanno della parte malata, con

una riduzione relativa delle dimensioni delle parti rigide e dure, delle parti che potrebbero

evocare l'impatto strumentale come un urto, e favorendo al contrario l'estendersi di

un'isotopia della pressione elastica, del tocco, quasi una carezza, tra superfici cutanee,

quelle di un polpastrello e di una gengiva.

Considerazioni analoghe si possono fare per quel che riguarda l'altra grande

rappresentazione del corpo umano che si costruisce a partire dal disegno dell'intera

poltrona. Abbiamo detto come sulle sedute in generale si possano leggere le forme e le

qualità del corpo che esse prevedono di ospitare. Sul riunito del dentista, facendo attenzione

Page 8: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

all'evoluzione che esso ha subìto, non è allora difficile rintracciare quei tratti che

corrispondono a una trasformazione decisiva dell'idea stessa di supporto: tendenzialmente

sempre meno marcati i tratti che separano le parti (poggi a--gambe, sedile; schienale;

poggiatesta), tendenzialmente sempre più valorizzati tutti i tratti di continuità che

manifestano il fluire dei collegamenti. Il corpo perde progressivamente quell'aspetto da

manichino che gli attribuivano le poltrone articolabili di una volta, quelle di diretta

derivazione dai cerusici, composte di parti articolate grazie a ingranaggi e ruote dentate,

perde cioè quell'aspetto da scheletro irrigidito in una posizione fissa, per acquistare

sempre più l'aspetto di un organismo adagiato su un palmo di mano, circondato da tubi

flessibili come dita;-l 'uno che "porge" l'acqua per i risciacqui, l'altro che "rende

disponibili" le punte e le cannule, l'altro ancora che fornisce l'illuminazione. La stessa

opposizione, dunque, tra "rigido" e "flessibile", tra duro e morbido che si carica di una

valorizzazione fondamentale per il trattamento terapeutico, perché non solo favorisce nel

paziente un atteggiamento che allevia tendenzialmente il dolore, ma perché, più

comessivamente, imposta una scena in cui è l'operazione stessa che si trasforma, che

prende una forma omologa con i valori della tecnologia. In un certo senso, così come,

dicevamo, il riunito in quanto macchina tecnologica tende progressivamente ad

assumere il ruolo di operatore in proprio, esercitando le proprie funzioni sulla base di

mandati selezionati dal Destinante-professionista, allo stesso modo il corpo del

paziente si viene delineando come il reagente, dotato di proprie logiche organiche, agli

stimoli del medico, che sempre meno sono o dovrebbero essere spinte ed urti, bensì

induzioni e suggerimenti, leggere, per quanto insistenti e autorevoli, pressioni.

Page 9: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

È quanto si verifica nella vera e propria seduta in quanto sostegno fornito al

paziente da parte della poltrona. Nei modelli più recenti e raffinati le modificazioni della

postura non avvengono più per porzioni separate, obbligando il corpo del paziente a vere

riarticolazioni, ma suggeriscono piuttosto, attraverso inclinazioni più omogenee e continue,

angolazioni opportune che l'insieme oggettuale (poltrona-corpo) è invitato ad assumere,

come una "disposizione all'incontro". Così la stessa figura della "pressione" si fa

sensibile per il corpo intero, nell'esaltazione costruttiva di superfici moderatamente ce-

devoli, pronte ad adattarsi, ma non solo passivamente, alla distribuzione dei pesi e alle

differenze di consistenza proprie di ogni corpo.

È in questo modo che vanno compresi i problemi della cosiddetta ergonomia: non si

tratta mai di adattamento dello strumento, dell'oggetto, ad una configurazione del corpo

prestabilita in quanto ideale, ma della costruzione di una identità complessiva del corpo

stesso insieme alla costruzione del prodotto. Le vecchie poltrone del dentista, con le loro

cromature e con i loro braccioli verticali quali sbarre di contenzione, costruivano

adeguatamente un corpo sul quale operare trazioni e spinte, un corpo terrorizzato da

soggiogare, da trattenere; i riuniti contemporanei costruiscono al contrario uno scenario

di quiete e di distensione, uno scenario che peraltro non limita la propria portata entro i

limiti del riunito stesso, entro lo spazio che esso occupa e definisce, ma che investe dei

propri valori una spazialità più ampia e complessa.

Page 10: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

2. La costruzione dello spazio. Una dialettica tra "chiuso" e "aperto"

2.1. Lo spazio dell'ambulatorio

Al riunito si accede dopo una serie importante di passaggi, che sono sia

passaggi nello spazio che passaggi nel tempo. Prima di riflettere sulla spazialità

dell'accesso al luogo topico della cura, può valere la pena spendere qualche parola sulle

articolazioni della temporalità. La visita dentistica manifesta alcune caratteristiche ricor-

renti, che costituiscono o identificano alcuni momenti essenziali: la visita di controllo, la

seduta di pulizia, gli appuntamenti (sempre con riserva e con larga pratica della disdetta e

del rimando), le cure parziali, i pagamenti con strutture varie di dilazione ecc. Si tratta,

come si può vedere, di una temporalità organizzata secondo un sistema di soglie e di

puntuazioni piuttosto complicato, ma che nell'insieme espone in maniera lampante una

caratteristica precisa, e cioè il fatto che tutte queste soglie ritmano una relazione tra

paziente e studio dentistico che non è mai definitiva, non è mai perfettamente collocata,

mai dei tutto esaurita, una temporalità fondamentalmente imperfettiva. Da un punto di vista

che profitti delle chiavi d'anàlisi della narrativita, e chiaro come un'organizzazione

temporale e aspettuale di questo tipo si inserisca in una rappresentazione - in un racconto -

della relazione dentista/paziente che tende ad esaltarne soltanto alcuni aspetti,

valorizzandoli come centrali e essenziali, e tende contemporaneamente ad occultarne

altri.

La caratteristica più evidente è quella che esalta l'aspetto contrattuale della

relazione, tale per cui si può dire che vi è una sensibilizzazione della libertà e della

responsabilità. Ogni contatto, ogni appuntamento, ogni impegno, si presenta come un

momento locale di una indefinita contrattazione, nella quale, oltretutto, i rispettivi ruoli del

medico e del paziente possono oscillare su parziali ridefinizioni delle competenze. Una

volta non vi era che una situazione canonica: qualcuno, soggiogato da un ascesso, si

rivolgeva a qualcun altro considerato capace di risolvere il problema. Oggi il dentista è

qualcuno che consiglia, che propone varie soluzioni possibili a problemi che non sono quasi

più urgenze, qualcuno che controlla, che segue l'andamento della crescita nella dentatura

infantile, che accompagna quasi amorevolmente. Dal canto suo il paziente è diventato

qualcuno che, in questo racconto di cui il riunito fa parte, valuta e decide, qualcuno che si

considera competente per valutare quanto e quando pagare, qualcuno che richiede

consapevolmente e liberamente le prestazioni dei professionista.

A questa organizzazione della temporalità della relazione corrisponde a modo suo

Page 11: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

l'organizzazione spaziale, dello studio dentistico. Vi è una caratteristica essenziale a cui

bisogna fare attenzione: si tratta del fatto che i locali in cui si articola lo studio - lo

diciamo qui generalizzando una serie di osservazioni che non possono pretendere

all'esaustività - non sono locali chiusi, o meglio, sono locali che non vengono chiusi. Vi è,

soprattutto per gli studi di più recente costruzione, un abbondante uso delle superfici vetrate,

più o meno opacizzate, che consentono sempre di scorgere il passaggio di qualcuno oltre la

sala d'aspetto, o di intravedere la macchina per le analisi radiologiche dalla saletta

dell'igienista. Negli studi più datati, invece, clove si utilizzano di solito le strutture di

vecchi appartamenti, è regola che le porte non vengano chiuse del tutto, bensì solo accostate,

o, quando è chiusa quella che separa il vero e proprio ambulatorio dalla sala d'aspetto o

dall'ufficio, ve ne è sempre un'altra, affacciata su un secondo ambulatorio o su un

corridoio, che resta aperta, attraverso la quale il dentista stesso o il suo collega o

qualche infermiera possono transitare liberamente o agevolmente scambiarsi la voce. In

questo modo lo studio dentistico assume un aspetto di grande spazio articolato per

nicchie, porzioni dedicate in ragione delle funzioni che svolgono e che non marcano alcuna

cesura, alcuna separazione netta.

È ovvio che, con atteggiamento funzionalista, si possono fornire svariate ragioni per

cui questo è possibile: è vero che in uno studio dentistico ci sono meno cose da

proteggere dagli sguardi altrui che nell'ambulatorio di un ginecologo; ma questo non ci

dice nulla in positivo sul valore che una tale organizzazione spaziale può assumere

all'interno del racconto della seduta dentistica. L'essenziale per noi, invece, è proprio

questo: si tratta di comprendere come l'articolazione dello spazio manifesta la specificità

di una relazione tra attori, come la rende sensibile e, presumibilmente, efficace.

Nel suo complesso, lo studio dentistico è uno spazio in cui si convive, nel quale i

diversi attori presenti (personale tecnico e medico, impiegati, altri pazienti) hanno la

tendenza a fluttuare, si spostano con grande facilità e in modo tendenzialmente continuo,

uno spazio nel quale il traffico viene regolato sui momenti parziali di un rapporto

terapeutico per parte sua di tipo estensivo. Se non è il paziente che rientra nella sala

d'aspetto in attesa che l'anestesia faccia effetto, è il dentista stesso che esce e rientra a

più riprese nella saletta di cura, è l'infermiere che torna con lo sviluppo delle lastre

radiografiche, è l'impiegato che comunica che c'è stato uno spostamento negli

appuntamenti ecc. Tutto questo si svolge in una spazialità predisposta al flusso, che lascia

continuamente aperti varchi per superare le soglie, una spazialità che continuamente nega

le chiusure tra ambienti dei quali segnala pur sempre la specificità, una spazialità che

valorizza, vorremmo dire, I'anfratto, cioè la creazione di luoghi e momenti in cui, senza

vere soluzioni' di continuità, di volta in volta si creano situazioni di contatto diretto, intimo,

Page 12: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

tra malato e terapeuta, tra segretaria e cliente pagante.

2.2. Lo spazio del riunito

All'interno dei locali di cui è costituito lo studio, in particolare all'interno delle salette

operatorie, fanno di solito bella mostra di sé, perché imponenti, perché collocati

abitualmente in posizione relativamente centrale e perché quasi esclusivi elementi

d'arredo, i riuniti. Ora, la prima caratteristica di questi oggetti è che essi, con la loro

presenza e grazie alla loro configurazione, riarticolano lo spazio di quella che abbiamo

indicato come una nicchia, la ricentrano intorno ad un luogo topico che è precisamente il

luogo che il corpo del paziente dovrà occupare. In qualche modo si può dire che il riunito,

prima di tutto sul piano visivo, si offre al paziente per accoglierlo.

Nel momento in cui il paziente si accomoda sulla poltrona, egli si trova ad inserirsi in

una nicchia di secondo grado, per così dire, una nicchia nella nicchia, che ripropone a suo

modo alcuni dei caratteri che abbiamo già visto a proposito dello studio. II riunito, in effetti,

costruisce uno spazio con forti tratti di chiusura, nel senso che si tratta di uno spazio

precisamente circoscritto, molto chiaramente delimitato, e con altrettanto forti caratteristiche

di spazio inglobante, ma che, al contempo, non occlude davvero, contiene senza trattenere,

non rinserra. Si tratta di uno spazio che evoca i suoi confini e che al contempo

segnala e anzi enfatizza i varchi per attraversare questi stessi confini. Gli elementi di

chiusura, infatti, sono elementi che, più che costituire, disegnano i bordi dello spazio, li

indicano e lo fanno in maniera tale da risultare una funzione secondaria rispetto a quella a

cui sono primariamente dedicati. Tali elementi, in effetti, sono soprattutto i bracci

flessibili e le consolle che circondano il corpo del paziente ma che dichiarano la loro

presenza per altre funzioni, che avvolgono sì di fatto, ma che sembra quasi condividano con

il paziente I'ineliminabile condizione di occupare uno spazio aperto, insieme al corpo prima

che intorno al corpo, cosicché tutti gli interstizi, i vuoti che restano tra l'uno e l'altro

elemento, pur omogenei al bordo immaginario, restano pur sempre spazi attraversabili dallo

sguardo, e al limite da un qualunque gesto del medico, dell'assistente o addirittura del

paziente stesso.

In questo, una funzione particolare svolge la lampada che sovrasta la poltrona. Nel

corso della seduta essa rappresenta uno dei maggiori elementi di contenimento, giacché è

proprio essa la cortina verso cui volge per lo più lo sguardo del paziente. Ora, trattandosi

di una lampada a illuminazione indiretta, si trova a far circolare, per così dire, lo

sguardo lungo la curvatura convessa che riflette la luce e dinamizza in questo modo, pur

Page 13: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

a partire dalla sua dura consistenza di quinta, una spazialità che vede grazie a lei

esaltata la propria compiutezza, la propria totalità.

Ma c'è di più: il bordo che si disegna intorno al corpo seduto, bordo che

delimita uno spazio inglobante, non è rigido a sua volta, non è predeterminato e fisso,

ma può allargarsi o restringersi perché si tratta di bracci mobili che vengono abitualmente

spostati per rendere accessibile più luce o più prossimi gli strumenti, o per allontanare al

contrario le funzioni operatorie nei momenti di apertura o chiusura della relazione. Così lo

spazio all'interno del riunito è uno spazio con un suo qualche grado di animazione, con

una sua sorta di respirazione, sufficientemente regolata sui momenti significativi del

rapporto medico/paziente. Lo si vedrà a proposito della spazialità propria del corpo

disteso, ma è importante sottolineare questo aspetto che attribuisce alla poltrona stessa una

sua anima. In realtà il riunito tende ad incorporare alcune funzioni che sono specifiche

dell'assistente, come concentrare l'illuminazione, aspirare la saliva, fornire il necessario per i

risciacqui, e nel farlo si anima di movimento e, forse soprattutto, di presenza.-

:>L'integrazione tecnologica delle funzioni diventa nel vissuto della seduta di cura una

sorta di integrazione organica delle azioni, azioni che si colorano nel complesso dei

caratteri antropomorfi e intersoggettivi del servizio, dell'offerta.

Così il riunito, con la sua mole considerevole e collocato più o meno al centro di

un ambiente cui si giunge dopo un'attesa spesso lunga, un ambiente per lo più candido,

asettico e in qualche modo sacralizzato dalla sua appartenenza elettiva alla figura del

medico, può irraggiare una sua aura totemica che investe direttamente il paziente che gli si

avvicina. Su questo sedile animato, dotato di strane braccia e di movimento e luce propria,

il paziente si accomoda e da esso si lascia sostenere.

2.3. Lo spazio del corpo

Il corpo del paziente non rimane lo stesso durante tutti i momenti della seduta di

cura. Anche i suoi confini, grazie alla configurazione del riunito, subiscono trasformazioni

significative. Intendiamo qui il _corpo, sensibilizzato d le pertinenze significanti della

relazione intersoggettiva, naturalmente, ma è proprio rispetto a queste ché ì1 riunito, che

pure resta una poltrona che sostiene l'intero corpo fisico durante tutto l'arco della

terapia, gioca un ruolo nient'affatto secondario. Innanzi tutto il riunito è dotato di

meccanismi che consentono, e impongono al corpo del paziente, varie inclinazioni e

varie altezze. Tali movimenti, resi possibili da una motorizzazione elettrica molto fluida e

silenziosa, producono nel paziente una forte sensazione di alleggerimento del proprio

Page 14: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

corpo, dato che questi si sente letteralmente sollevare o inclinare da una forza che lo

sostiene. Questo è importante perché determina, fin dai primi momenti in cui si prende

posto sulla poltrona, una svalorizzazione di quelle ,parti, del corpo che sono legate alle

funzioni di sostegno: piedi e gambe, soprattutto, ma anche le braccia. E ben noto a tutti

noi, anche per esperienza diretta, quanto siano soprattutto le estremità a caricarsi di

tensione, a irrigidirsi, nei momenti di paura del dolore, quanto stringiamo i pugni,

quanto puntiamo i piedi. Ora, il riunito non impedisce che questo avvenga, soltanto

produce un disinvestimento di valore su queste reazioni di irrigidimento degli arti,

favorendo nei fatti un rilassamento indotto più efficace. Un tale disinvestimento, inoltre, è

progressivo, nel senso che si compie attraverso alcuni passaggi successivi: dapprima il

sostegno puro e semplice, poi l'elevazione in altezza, poi l'inclinazione all'indietro con

un aumento dell'appoggio delle spalle e della nuca, e infine il concentrarsi di più vettori

sulla sola zona della testa e della bocca (fondamentalmente l'illuminazione e l'attenzione

del dentista).

Ebbene, a poco a poco il corpo del paziente diventa la sua bocca; il resto si perde di

fatto nell'indistinto di tutto ciò che resta fuori dallo spazio topico. Gambe, braccia,

resto del corpo vanno a raggiungere l'evanescenza in cui cala lo spazio rimanente

della sala, e poi l'indifferenziato delle altre sale dello studio, in una progressiva

concentrazione sulla bocca che è un progressivo perdere valore di realtà di tutto il resto.

In questo modo si assiste ad una ulteriore costruzione di nicchia nella nicchia, ad un

ulteriore restringimento dello spazio valorizzato. La bocca, che è in effetti il ricettacolo

estremo dell'oggetto proprio della cura dentistica, condivide con i passaggi precedenti

alcuni caratteri dell'organizzazione spaziale: essa, che vive abitualmente di una dialettica

Page 15: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

ravvicinata tra "chiuso" e "aperto" nell'atto di parola, nel sorriso, nella smorfia di dolore,

adotta in questo momento una condizione che è al contempo di massima apertura e di

ricettacolo profondo del proprio contenuto, espone e lascia vedere ma al contempo si

presenta come un luogo in cui entrare, in cui farsi spazio. Tutto si avvicina ad essa: la

grande lampada che tenta di iniettarvi i suoi raggi luminosi, il vassoio degli strumenti che

deve rendere le punte disponibili al massimo grado, e infine le mani e gli sguardi del

dentista e eventualmente dell'assistente, mani e sguardi entrambi protèsi e prolungati nelle

loro pròtesi, sguardi duplicati dallo specchietto e mani enfatizzate sia dagli strumenti che

dalle cannule di aspirazione.

Possiamo parlare del culmine di un lento e progressivo processo di avvicinamento, un

processo fatto di curve, di spazi privi di asperità o di ostacoli: così come siamo lentamente

entrati nell'incontro, tramite l'appuntamento e l'accesso allo studio, così come siamo entrati

nella saletta seguendo un flusso di movimenti spesso ondivaghi, così come ci siamo seduti

sul riunito, necessariamente con una sorta di lentezza per non-urtare nulla, così ora

lentamente si entra nella bocca, anfratto circolare anch'esso, inglobante e a suo modo

totalizzante. Ora, crediamo che sia precisamente quest'ultimo tratto, quello della

circolarità, che caratterizza nell'insieme il vissuto della seduta dentistica per conte le

pratiche contemporanee tentano di costruirla e raccontarla.

2.4. Giochi di visibilità

La poltrona del dentista che abbiamo più sopra indicato come "meccanica",

quella di diretta derivazione dalla poltrona del barbiere, negava certamente la circolarità

della percezione spaziale. Ora, è evidente che per una tale semantica della spazialità

diventano decisivi i percorsi che in essa può compiere la visione. Sembra, nel nostro caso,

costituirsi una opposizione tra visibilità affermata e sua attenuazione, tra una visibilità

"netta", che si presta ai giochi dell'esposizione e del nascondimento, e una visibilità

articolata su percorsi arrotondati, circolari, una visibilità dell'intravisione e della traspa-

renza, una visibilità circoscritta e contemporaneamente praticabile, senza cesure definite.

Potremmo tentare di rappresentare secondo il sistema oppositivo di fig. 6 le relazioni

principali che oppongono una visibilità nettamente istituita ad una visibilità (non-

visibilità?) dell'intravisione:

Page 16: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

All'interno di un tale schema, dovremmo allora collocare sull'asse superiore le

polarità proprie della spazialità tradizionale, per così dire, quella del trattamento

dentistico di una volta, e sull'asse inferiore l'articolazione del regime di visibilità

caratteristico degli studi odontoiatrici di moderna concezione.

Ma in realtà questa rappresentazione sembra non rispondere in maniera adeguata

alle dinamiche proprie della situazione. E come se dovessimo considerare la visibilità

non tanto una categorizzazione primaria delle relazioni spaziali che si stabiliscono sulla

poltrona del dentista, quanto piuttosto un effetto graduabile e articolabile di una più

fondamentale organizzazione dello spazio intersoggettivo. Il riunito di ultima generazione

porta ad uno stadio avanzato una trasformazione progressiva della spazialità che, a partire

da un valore di frontalità, anche se parziale, che caratterizzava la relazione medico-

paziente dell'ambulatorio tradizionale, conduce ad una accentuazione della lateralità e,

contemporaneamente, ad una progressiva localizzazione e concentrazione dei flussi di

attività e di visione. Si passa, in sostanza, da una spazialità polarizzata, in cui la visione

del paziente può estendersi prospetticamente su una scena che egli fronteggia, ma in

cui contemporaneamente gli sono negati gli spazi alle spalle, occupati da armadietti

presumibilmente ricolmi di strumenti ansiogeni, a una spazialità inglobata i cui limiti

sono percorribili da parte dello sguardo, senza impedimenti, e tuttavia senza che questo

sia esattamente libero, bensì sottoposto a una guida, secondo una dinamica

dell'accompagnamento. Lo sguardo del paziente si trova condotto a percorrere uno

spazio senza asperità che lo circonda, in cui si trova imnmerso. I bordi di una tale spazialità

possono ben essere considerati, da un altro punto di vista, delle sorte di quinte, dei pannelli

otturatori, ma, in virtù del processo di concentrazione e localizzazione, non è più l'esterno ciò

che conta, nel senso che quello che si viene così a istituire è lo spazio, tutto lo spazio, lo

spazio della relazione.

La logica di una tale percorribilità dello spazio da parte della visione verrebbe in tal

Page 17: 3. La poltrona del dentista. - Libero.it...determinare nel vissuto di una seduta dentistica, profittando, come si vedrà, di una articolazione molto precisa della spazialità costruita.

modo a corrispondere alla logica di costruzione della spazialità tutta intera della seduta di

cura, quella che abbiamo tentato più sopra di ricostruire. E in questo il riunito risulterebbe

un elemento davvero centrale, allora, per la comprensione della trasformazione, poiché

nel suo disegno, sulle sue superfici, nella tecnologia incamerata e nel tipo di spazio

che esso istituisce, si prefigura, nel momento stesso in cui si produce, un tentativo di

modificare la tonalità emotiva di una relazione da sempre vissuta come particolarmente

disforica. Vedere quel che è dato vedere e non vedere ciò che resta alle spalle instaura un

regime possibile del sospetto, dato che padrone della situazione resta l'altro, il medico; al

contrario, il riunito contemporaneo rende tutto più prossimo, più accessibile non solo per

le mani dell'operatore, ma contemporaneamente per lo sguardo del paziente, alle cui

spalle, oltretutto, sempre più spesso non vi è altro che pavimento.

Dovrebbe essere chiaro che qui non si sostiene che nei fatti non vi siano più zone

dell'ambulatorio inaccessibili allo sguardo: questo non è vero in generale, oltre che

nella miriade di casi specifici con tutte le loro possibili variazioni. Si sostiene però che

si tratta di una logica leggibile nelle configurazioni delle più avanzate poltrone da

dentista, così come nell'allestimento degli studi. La logica è quella di una

spazializzazione che consente allo sguardo di seguire percorsi continui, di avvicinarsi

progressivamente ad una totalità, ottenuta certo per lento restringimento dell'orizzonte, ma

che si dà in quanto tale, inglobando in se stessa, e così tentando di annullare, le polarità di

ogni conflitto.

Bibliografia

J.-M. Floch, Identités visuelles, Paris, Puf, 1995 (tr. it. Identità visive, Mi

lano, Angeli, 1997).

L. Serpelloni, L'umanizzazione del design: un'analisi semiotica, Tesi di

laurea, Milano, luhn, 1997.