3 Immagini dell’immigrazione - Marco Binotto in FuoriLuogo. L’immigrazione e i media italiani

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Parte I – Le notizie Coordinamento Marco Binotto e Marco Bruno

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in FuoriLuogo. L’immigrazione e i media italiani, (a cura di M. Binotto e V. Martino, Pellegrini Editore e Rai Eri, Cosenza, 2004, pp. 368, ISBN: 88-8101-232-4, 12 euro).

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Capitolo II - Se la notizia è clandestina. Il monitor su informazione e immigrazione

Parte I – Le notizie

CoordinamentoMarco Binotto e Marco Bruno

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3. Immagini dell’immigrazione

di Marco Binotto

3.1. Oltre la rappresentazione

Non è semplice costruire una ricerca sui mass media che fornisca una im-magine originale o innovativa ad un lettore non troppo digiuno dai mezzi diinformazione. Una difficoltà acuita in questo caso da un argomento quale l’im-migrazione già trattato negli anni da ricerche che forniscono risultati piuttostoomogenei. È stato questo il maggiore ostacolo di fronte al quale ci siamo tro-vati, ormai più di due anni or sono, nel momento in cui ci accingevamo allaprogettazione di questa ricerca.

Era necessario compiere un’analisi sul contenuto dei news media ma neintuivamo già l’esito. Molto probabilmente il soggetto prevalente delle notizieche avremmo incontrato, l’immagine che ne sarebbe risultata, avrebbe coinci-so quasi completamente con i risultati delle precedenti indagini. Infatti, le ri-cerche compiute su questo tema in Italia ed in Europa non lasciano dubbi circail ritratto fornito dell’immigrazione proveniente dai paesi del Sud del mondo edell’Est europeo. Il triangolo “criminalità – clandestinità – arrivi” 1 riassume lapercezione del “problema”. Il fenomeno migratorio viene vissuto come co-stante “emergenza” e “invasione”: “una tendenza generalizzata è di sovraenfa-tizzare i crimini compiuti da gruppi etnici o da migranti” 2 in questo modoassociando “migranti con crimine” 3. Il risultato delle indagini compiute neimedia italiani dalla fine degli anni Ottanta corrisponde quindi alla rappresenta-zione fornita dai media europei al pari di quella dei paesi di più antica tradizio-ne migratoria (Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi). Per questi ultimi però aquesti temi si è aggiunta da tempo la questione relativa alla convivenza cultu-rale, religiosa e sociale con minoranze ormai stabilmente presenti nel territorionazionale: una questione che solo negli ultimi anni si è affacciata anche nel-l’agenda dei news media italiani.

1 In proposito, si veda il capitolo dedicato alle notizie “economico-culturali”.2 J. Ter Wal (a cura di), Racism and cultural diversity in the mass media. An overview of

research and exemples of good practice in the EU Member State, 1995-2000, EUMC,Vienna2002, p. 42, traduz. nostra.

3 Ibidem, p. 43.

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In questi termini, parte dell’indagine sulle notizie aveva come obiettivoquello di verificare la persistenza di questo ritratto, misurarne l’attuale consi-stenza rintracciandone le principali dimensioni. Appariva però necessario for-nire un livello di analisi supplementare ad una ricerca che come si è visto nonè concentrata solo su questo aspetto, ma che cerca appunto nell’incontro traredazioni-notizie-pubblico una ricerca che superasse la pura descrizione deifenomeni cercando di individuare cause, regole ed effetti. Quindi non era ne-cessario – né possibile – fornire una descrizione troppo estesa o esaustiva delcontenuto dei media, quanto piuttosto offrirne una possibilmente più analiticae che fornisse alcune indicazioni utili a collegarne i contorni con l’indaginedelle procedure giornalistiche di selezione e scrittura oggetto dell’analisi delleredazioni.

3.2. Il percorso della notizia

Solitamente l’analisi del contenuto “manifesto” 4 degli articoli analizza unaserie di testi pubblicati in un determinato periodo di tempo, catalogandoli attra-verso una singola scheda di rilevazione o attraverso un’analisi informatizzata. Inquesto modo è possibile individuare quantitativamente la ricorrenza dei temi,l’ampiezza, la posizione, la ripetizione di termini e formule, oltre a rispondere aduna serie di quesiti circa il contenuto e la forma della loro espressione fornendospesso come risultato una serie di frequenze e percentuali.

Sostanzialmente questo metodo di indagine analizza ogni articolo o servi-zio isolatamente, offrendo un valore corrispondente ad ogni unità di analisiindividuata. Inoltre questa tecnica di analisi non tiene conto dell’usuale conte-nuto degli articoli e dei servizi normalmente presenti nella testata analizzata,del contenuto delle informazioni dello stesso genere e tanto meno della abitua-le ripartizione degli argomenti e delle tipologie delle notizie pubblicate. Soli-tamente queste lacune della content analisys vengono sopperite da analisi ditipo qualitativo sulle edizioni dei notiziari e sullo sviluppo di una notizia signi-ficativa o di un “caso”. Soluzione che, in ogni caso, non fornisce indicazionistatisticamente apprezzabili di questa dimensione routinaria enfatizzando loscollamento tra il piano prescrittivo di molte delle analisi e la sostanziale scom-parsa della “normalità” prodotta dalla stessa logica dei media.

Per questo motivo abbiamo affiancato a queste analisi una serie di variabilie di indagini supplementari che ci permettessero, in modo sistematico, di spe-rimentare una possibile risposta a queste carenze. In particolare, al fine di rap-

4 La content analyses nella iniziale definizione fornita da Berelson è descritta come “unatecnica di ricerca per la descrizione obiettiva sistematica e quantitativa del contenuto manifestodella comunicazione”. Questa formula – utilizzata in praticamente tutti i manuali di sociologiadella comunicazione – ha subito numerose riformulazioni, mantenendo tuttavia il carattere diricerca standardizzata.

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portare la trattazione del tema al consueto comportamento delle testate, abbia-mo compiuto un’indagine su un campione “di controllo” al fine di computarenumero, tipologia e posizione degli articoli presenti di norma sui quotidianianalizzati. Inoltre, con l’obiettivo di ricostruire la relazione tra gli avvenimentie le notizie pubblicate dalle varie testate, e quindi del diverso utilizzo dellenotizie e delle fonti, sono stati identificati e classificati i fatti-notizia da cuitraevano origine i singoli articoli e servizi rilevati. In particolare quest’ultimoaccorgimento – la raccolta dei fatti-notizia – aveva nelle nostre intenzioni l’obiet-tivo di seguire il percorso che gli avvenimenti compiono tra le pagine e leedizioni delle varie testate, con il fine – in particolare – di ricostruirne la prove-nienza e di valutare la differente elaborazione nel contenuto e nel linguaggiovenga compiuta dalle diverse redazioni e dai vari mezzi di comunicazione 5.

Il carattere sperimentale di questo impianto di ricerca rende particolarmen-te problematica l’illustrazione intuitiva del metodo utilizzato come dei suoirisultati, almeno quanto ne ha reso complessa la costruzione metodologia e larealizzazione tecnica. Crediamo in ogni caso possa essere utile ad una migliorecomprensione e analisi dei meccanismi di produzione e presentazione dellenotizie, per questo e per i temi sui quali sarà possibile utilizzare di nuovo que-sto particolare disegno di indagine.

3.3. Immigrazione e immigrati

Comunque non è stata questa la solo difficoltà che abbiamo dovuto supera-re. La stessa definizione dell’ambito di ricerca non ci è apparsa del tutto scon-tata. Il tema “immigrazione”, oggetto della ricerca, non coincide infatti perfet-tamente con le possibili declinazioni e sfumature con cui appare nel discorsomediale e pubblico. In effetti la presenza di forti fenomeni migratori, la cono-scenza dei “fatti del mondo”, la rappresentazione degli stranieri presenti nelterritorio della Repubblica italiana, insieme a quella delle minoranze culturalie religiose, danno luogo ad ambiti diversi anche se congiunti da vaste aree di

5 Complessivamente l’analisi del contenuto di “tipo inchiesta” (Cfr. S. Nobile, La credibilitàdell’analisi del contenuto, Franco Angeli, Milano 1997) è stata realizzata tramite una grigliacomposta per i quotidiani da 34 variabili compilate da una serie di ricercatori sui singoli articolirilevati (unità di rilevazione). Un primo gruppo di item riguardava le caratteristiche strutturalidel “pezzo” quali il numero di pagina o la sezione in cui compariva; un secondo gruppo rilevavail contenuto dell’articolo, le caratteristiche del fatto narrato e i suoi protagonisti rappresentati ointerpellati; l’ultimo gruppo rilevava la presenza di possibili violazioni dei codici deontologicisul trattamento dei dati personali: l’identificazione dei protagonisti dei fatti, la presenza di det-tagli “inutilmente” cruenti o degradanti. Del tutto simile la griglia utilizzata per i telegiornali e iperiodici. Per le trasmissioni televisive accanto a schede dedicate ad ogni servizio – simili aquelle degli articoli o dei servizi dei Tg – veniva compilato anche un questionario riguardantel’intero programma nel caso in cui fosse in tutto o in parte dedicato al tema in esame. Al coordi-namento della progettazione della scheda di analisi ha concorso anche Piero Dominici.

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sovrapposizione. La prima scelta è stata quella quindi di escludere dallarilevazione le notizie riguardanti le minoranze da tempo presenti nel paese (sipensi alle comunità di origine Rom o Sinti) e le notizie riguardanti le regioni diorigine delle migrazioni 6.

A questo punto però permaneva un’ambiguità, un’incertezza non soloimputabile alle implacabili necessità epistemologiche e metodologiche dellaricerca scientifica (sui media). È la stessa rappresentazione mediale del feno-meno spesso a riunire in un’unica cornice realtà che nei fatti sono – o dovreb-bero essere – distinte. L’“immigrazione” e i cittadini stranieri presenti in Italiasono spesso racchiusi in un unico filone tematico nella narrazione mediale espesso politica. Ovviamente la presenza di questi cittadini è molto spesso ri-conducibile a quel fenomeno sociale e demografico chiamato appunto “immi-grazione”, la spiega. Non è possibile però risalire automaticamente il discorsoall’inverso, ovvero associare ogni comportamento (degli stranieri) all’immi-grazione, ogni fatto ad una delle sue cause.

Non si vuole con ciò negare l’esistenza di immigrati che compiono crimini,né che il fenomeno migratorio possa comportare conseguenze spiacevoli o pro-blemi che quindi possono naturalmente comparire nelle cronache di telegior-nali e quotidiani. Il punto è che la connessione tra questi singoli fatti e il feno-meno nel suo complesso – o peggio con gli immigrati “in genere” – non puòessere implicita o lasciata alla casualità non statisticamente attendibile dellenotizie che giungono e vengono selezionate dalle redazioni 7.

Dal punto di vista della descrizione giornalistica degli avvenimenti infattila disamina dei temi e delle questioni può essere, spesso è, svincolata dai sin-goli fatti, si costruisce come approfondimento o come dibattito politico-cultu-rale, come disamina di dati statistici o sociologici ovvero come discussione diproposte legislative o di governo. Spesso viene originato da uno o più fatti dicronaca, ma se ne distanzia immediatamente, negli spazi informativi che glivengono dedicati – le “pagine” di cronaca piuttosto che le rubriche di appro-

6 Le notizie riguardanti gli “esteri” e in particolare i paesi di provenienza non sono stateoggetto di molte ricerche in Italia che però conducono alla comune constatazione della scarsaattenzione dei news media nostrani. Cfr. in proposito, V. De Marchi, M. C. Ercolessi, Terzomondo e quarto potere, Eri–Rai, Torino 1991; e G. Grossi, “Ignorare la relazione, ovvero cometematizzare a vuoto il rapporto Nord-Sud del mondo”, in M. Belluati, G. Grossi, E. Viglongo,Mass Media e società multietnica, Anabasi, Milano 1995.

7 Ormai dovrebbe esser chiaro come la selezione di realtà fornita dall’informazione noncorrisponde in alcun modo ad una rappresentazione “oggettiva” dei fenomeni sociali. Purtropposi tratta di una consapevolezza – rilevata da decenni di studi sociologici sui processi di selezionegiornalistica – non sempre verificabile persino tra le file dei giornalisti in formazione che abbia-mo avuto modo di incontrare nel corso delle attività di sensibilizzazione rivolta agli operatoridella comunicazione previste nell’ambito del progetto Etnequal. Tra i principali e primi studiosiche si sono occupati del rapporto tra rappresentazione giornalistica e “realtà” non possiamo noncitare Stewart Hall e David Altheide. Naturalmente rimandiamo per questi argomenti alla partededicata alle redazioni.

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fondimento settimanali – nel linguaggio utilizzato e nei protagonisti ed espertiinterpellati 8. In effetti sono questi due ambiti distinti ad essere stati selezionatinella nostra ricerca: da una parte il vaglio dell’immigrazione come fenomeno,problema e ambito di governo politico e legislativo, dall’altro le notizie chevedevano come protagonisti singoli o piccoli gruppi di stranieri residenti –legalmente o meno – in Italia. Il primo ambito ha incluso le attività pubblicheo private per favorire l’integrazione e la convivenza insieme agli atti di apertaxenofobia e razzismo, nella seconda si va dai reati compiuti da gruppi crimina-li fino alle attività culturali e ricreative messe in opera dalle comunità naziona-li organizzate.

Purtroppo questi due ambiti di fatti e la loro descrizione non possono dirsidel tutto disgiunti. Una vasta area di contiguità – o meglio di confusione – necomplica l’analisi ponendo nello stesso tempo uno dei maggiori problemicognitivi nella illustrazione e spiegazione del fenomeno migratorio nel suocomplesso. È infatti il terreno di congiunzione tra questi due distinti oggetti didiscorso ad essere potenzialmente “pericoloso”. Su questo territorio si giocainfatti l’estensione delle qualità dello straniero, del singolo deviante, allo stra-niero in quanto tale, al migrante, all’immigrazione.

3.4. Stereotipi criminali

Entrano in gioco in questo caso quegli stereotipi e pregiudizi su cui sifocalizzano la parte maggiore delle riflessioni sul comportamento dei media e

8 La sola eccezione è quella rappresentata da eventi di cronaca interna o internazionale cheassunti nelle agende di “primo piano” dei news media necessariamente vedono congiunte crona-ca e commento, descrizione e analisi: si tratta degli eventi mediali e terroristici, i “gialli” propo-sti dalla cronaca nera – serie di violenze o arresti, operazioni di polizia, incidenti ferroviari oaerei, assassini insoluti – che in qualche caso hanno avuto come protagonisti degli stranieri e chequindi sono stati oggetto di ricerche sulla rappresentazione del tema “immigrazione”.

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sulla diffusione della discriminazione e del razzismo 9. In effetti, si tratta di unprocesso di generalizzazione che trasforma il singolo deviante in parte di unacategoria, il deviante in un deviante tipico, il tipico straniero. L’utilizzo diimmagini stereotipe in tal caso trasforma la generalizzazione – un processoadottato della mente umana per riconoscere cognitivamente una realtà troppocomplessa per essere compresa immediatamente – in una patologia “dello sguar-do” che impedisce di riconoscerla, di distinguere la parte dal tutto 10. In questaoccasione però potrebbe essere la confusione tematica proposta da una serie dicomportamenti del sistema dell’informazione ad assecondare questo frainten-dimento, questa sovrapposizione dei punti di vista.

Due sono i percorsi possibili di descrizione del deviante: quello tradizional-mente adoperato è quello che lega il singolo reato alla questione generale dellacriminalità includendo il reo nella “categoria sociale” dei criminali, accomunandoil fatto ad una serie di comportamenti atipici, “anormali”. Il secondo cerca invecedi ricondurre il crimine ad una particolare “situazione sociale”, ad uno specificomilieu, ad una subcultura marginale. In questo modo, da un lato cerca di spiegarlo,di fornirlo di senso, dall’altro di allonanarsene, di attribuirlo ad altri 11.

Crimine – delinquenza – insicurezza – Legge e ordine

Crimine – devianza – condizione sociale marginale – sottoculture

9 È infatti sui processi di categorizzazione e etnicizzazione che si costruiscono la maggiorparte delle spiegazioni sociopsicologiche dell’insorgere di atteggiamenti intolleranti o xenofobi.Cfr. P. A. Taguieff, La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e sull’antirazzismo, Il Mulino,Bologna 1994, e Il razzismo, Raffaello Cortina, Milano, 1999; H. Tajfel, Gruppi umani e cate-gorie sociali, il Mulino, Bologna 1995.

10 Si fa riferimento all’opera di Walter Lippmann circa l’introduzione del termine stereotipocome necessità di una società in cui “non c’è il tempo né la possibilità per una conoscenzaprofonda. E così ci limitiamo a notare un tratto, che caratterizza un tipo ben conosciuto, e riem-piamo il resto dell’immagine grazie agli stereotipi che ci portiamo in testa” (L’opinione pubbli-ca, Donzelli, Roma 1999, p. 112). Il concetto è largamente utilizzato in psicologia sociale perspiegare i comportamenti razzisti. Cfr. G. W. Allport, La natura del pregiudizio, La Nuova Ita-lia, Firenze 1973; e S. Moscovici, R. M. Farr (a cura di), Rappresentazioni sociali, Il Mulino,Bologna 1989.

11 Queste concezioni del senso comune (Cohen, op. cit.) corrispondono in parte con quellestoricamente costruite dalla criminologia e dalle politiche giudiziarie ricondotte da Jock Young aspecifiche “spiegazioni eziologiche” (Il fallimento della criminologia: per un realismo radicale in“Dei delitti e delle pene”, 1986, 3,) e così come senz’altro efficacemente descritte dall’opera diMichel Foucault: “si dipartono due linee di oggettivazione del crimine e del criminale. Da un latoil criminale, designato come il nemico di tutti [...] cade fuori dal patto, si squalifica come cittadino,e pertanto, insorge in lui come un selvaggio frammento di natura; egli appare come lo scellerato, ilmostro, forse il pazzo, il malato e, ben presto, l’“anormale”. [...] D’altra parte, la necessità dimisurare dall’interno gli effetti del potere punitivo prescrive tattiche di intervento su tutti i crimi-nali”. M. Foucault, 1975, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1993, p. 111.

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In entrambe le traduzioni l’allargamento del discorso spiega la devianzainserendola in due distinti temi: quello della criminalità e quello del degrado.Nel primo caso il protagonista è il criminale in quanto tale, nel secondo ilprotagonista è un criminale perché parte di un gruppo sociale che pratica uno“stile di vita” deviante o anomalo 12. Diverso ci pare il tipo di percorso compiu-to speso nel caso degli “stranieri”.

Crimine – nazionalità – immigrato – immigrazione

Crimine – clandestinità – immigrato – immigrazione

In questo caso la riconoscibilità – “etnica” prima che giuridica – del prota-gonista del crimine devia il discorso che ne spiega l’eziologia. La spiegazionequindi non è più riconducibile ad una tendenza umana personale né alla ap-partenenza sociale del colpevole. La causa del reato è ricondotta allora ad unadelle sue caratteristiche, quella più appariscente: è un extracomunitario.

3.5. La zona grigia

È proprio il termine extracomunitario a rappresentare uno dei terreni dicongiunzione tra l’immigrazione e il comportamento dei singoli immigrati.Collega infatti il comportamento del deviante alla sua nazionalità estendendolo stigma personale dovuto al crimine alla sua provenienza culturale, territo-riale o “etnica”. Attraverso una successione concentrica di etichette il protago-nista delle notizie esce dall’individualità del fatto trasformandosi in problema,nel caso di una questione più generale 13.

12 Si affronteranno più avanti le cosiddette teorie dell’etichettamento, approccio per cui ladevianza non è solo “costruita” attraverso la sua definizione ma diventa oggetto di trattamentosociale oltre che individuale. Cfr. D. Chapman, 1968, Lo stereotipo del criminale, Einaudi, To-rino 1971; si veda in proposito il paragrafo dedicato alle fonti di informazione.

13 “Il referente geografico dell’“extracomunitario” è ben chiaro nella testa di chi usa il vocabo-lo [...] sembra emergere un universo di connotazioni che sta tra la microcriminalità e la marginalità”,M. Maneri, “Lo statuto dell’extracomunitario nella stampa quotidiana”, in M. Delle Donne (a curadi), Relazioni etniche stereotipi e pregiudizi, Edup, Roma 1998, p. 279-490. Cfr. A. Dal Lago (acura di), Lo straniero e il nemico, cit.; L. Balbo, L. Manconi, I razzismi possibili, cit.

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La somma di queste due etichette – nazionalità e immigrazione – costituiscela piena congiunzione tra i due universi simbolici di cui parlavamo, non è quindiin discussione la “gradevolezza” o la intrinseca natura ingiuriosa dei termini –che siano “extracomunitario” o “clandestino” – a rappresentare un processodiscriminatorio, ma il modo in cui queste etichette combinano diversi livelli didescrizione e spiegazione. Da una parte trasformano i singoli stranieri, i singolireati compiuti dagli stranieri, in epifenomeni dell’immigrazione in quanto tale.Dall’altra offrono una specifica visione del “tema immigrazione” 14.

Un’altro terreno di contiguità non è però riconducibile alle procedure e ailinguaggi del giornalismo. La clandestinità tipicamente congiunge un reatoall’immigrazione, l’arrivo di nuovi migranti necessariamente alla condizionedi violare una norma o di non essere in regola con una normativa. In questocaso è la legge a congiungere automaticamente la figura dell’immigrato altema immigrazione e al crimine 15. Ci riferiamo in questo caso alle attività direpressione dell’immigrazione irregolare compiuta delle forze dell’ordine, unafunzione che come si vedrà si traduce in articoli di cronaca in cui confluisconogli immigrati fermati perché privi del permesso di soggiorno, e quelli che sonoprotagonisti o vittime di violenze o di reati contro il patrimonio. Un contenito-re in cui l’immigrazione è criminalità e, forse, viceversa.

Riassumendo, da una parte abbiamo le notizie con protagonisti gli stranieri edall’altra le notizie che trattano di immigrazione; da una parte il comportamentodegli immigrati, dall’altra il comportamento e le preoccupazioni degli italiani difronte alla loro presenza; da una parte gli sbarchi, dall’altro “il degrado”. Comesi vede questa iniziale dicotomia è parte dello sforzo che abbiamo compiuto perricondurre l’estrema varietà dei fatti avvenuti e ripresi dai media in una serielimitata di fatti-tipo alla quale corrisponde una serie convenzionale di narrazionigiornalistiche. Questo tentativo non corrisponde solo alla necessità di disporre diun quadro esaustivo dei modi in cui l’informazione ritrae gli immigrati –estrinsecandolo in una serie di notizie tipicamente ricorrenti – ma come vedre-mo anche alla necessità delle stesse redazioni di costruire una serie codificata di“reazioni tipiche” al continuum offerto dai fatti, dalla realtà 16.

14 Interessante confrontare questa definizione per così dire tecnica di extracomunitario con ilsignificato del termine rilevato dalla ricerca sul PUBBLICO (Parte III, infra).

15 “Una definizione normativa (è considerato straniero chi non è cittadino di uno Stato mem-bro della Comunità Europea) dà luogo a una classificazione che comporta uno status giuridicodi pericolosità sociale che le diverse norme dovranno specificare nella figura soggettiva dell’in-desiderabile, del segnalato ai fini della non ammissione. Il migrante non commette reati: il mi-grante diventa un reato”. A. De Giorgi, Zero tolleranza, DeriveApprodi, Roma 2000, p. 60.

16 Nel dettaglio, gli articoli sono stati selezionati secondi i seguenti criteri: a) articolo/titolo cheriguardasse eventi in cui fossero coinvolti immigrati; b) articolo o titolo sulla “sanatoria” ovveroaltre leggi e dibattiti parlamentari dedicati ai fenomeni migratori; c) presenza nell’articolo o neltitolo dei più comuni termini utilizzati in relazione al fenomeno immigratorio (es.: immigrati/o/a,immigrazione, stranieri, extracomunitari, ecc.); d) articolo o titolo dove fosse chiaramente indicatala nazionalità del protagonista: albanese, rumeno, curdo, cinese, africano, ecc.

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3.6. Notizie tipiche

Nello schema seguente (Tab. 1) sintetizziamo le principali tipologie di no-tizie rintracciate e sulle quali abbiamo concentrato la nostra attenzione. Comesi può notare ognuna di queste tipologie rimanda contemporaneamente ad unpreciso genere informativo – cronaca nera, giudiziaria e bianca - e all’argo-mento trattato. In alcuni casi – per esempio quello degli sbarchi – la tipologiarimanda ad una serie precisa di notizie che nel tempo hanno costruito una con-suetudine nella trattazione e una precisa filiera produttiva. In altri – come nelcaso del dibattito politico – il rimando è ad una precisa serie di dinamichenarrative proprie della comunicazione politica messe in atto dalla direzionedella testate e da sezioni precisamente delineate dalla mappa redazionale. Adognuna di queste tipologie corrisponde quindi una tipologia di fatto e di fonte,ma anche un genere e una specifico settore dell’organizzazione della testata.Per ultimo, evidenziamo il frame tematico al quale quel tipo di notizia rimandain maniera esplicita o più spesso implicita.

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Tipologia Notizia Genere Sezione Stereotipi

Cronaca Piccoli fatti dicronaca nera:incidenti, fatti dicriminalità comu-ne, arresti, procedi-menti giudiziari

Cronaca nerao giudiziaria

Prevalentementenelle pagine di cro-naca locale e nazio-nale

criminalità - irregola-rità - immigrazione

Terroristi Notizie riguardantiatti di terrorismoislamista come at-tentati, indagini, ar-resti, propaganda

Cronaca o addirittu-ra commento,retroscena di “geo-politica” e relazioniinternazionali

Prevalentementenelle pagine di cro-naca nazionale, maoccasionalmente inquelle di politica oaddirittura di primopiano

Fondamentalismoislamico

Sbarchi Notizie di ingressi eincidenti, o megliodi arresti di immigra-ti o richiedenti asiloprevalentementesbarcati nelle costedel sud Italia

Cronaca Prevalentementenelle pagine di cro-naca nazionale e lo-cale, occasional-mente copertina eprimo piano

Enfatizzazione del-la dimensione del-l’arrivo

Dibattito politico Sulla base di unanotizia di cronaca odi uno sbarco, inizia-tiva legislativa o am-ministrativa, dichia-razione politica oistituzionale, dibatti-to internazionale

Cronaca politica(pastone o intervi-sta), cronaca estera,più raramente re-portage

Copertina, primopiano o cronaca po-litica

I m m i g r a z i o n ecome problema

Economia Sulla base della pub-blicazione di un datoeconometrico o diuna ricerca o più ra-ramente di una noti-zia di cronaca o diuno sbarco, di un ini-ziativa o scadenzalegislativa o ammi-nistrativa, di un di-battito politico inter-no o internazionale

Cronaca, commen-to o box

Pagine di economiao supplementi eco-nomici, inchieste oreportage. Più rara-mente cronaca na-zionale o politica

Immigrato = lavo-ratore

Cultura Evento culturale, op-pure sulla base di unanotizia di cronaca odi uno sbarco, diun’iniziativa legisla-tiva o amministrati-va, di una dichiara-zione politica o isti-tuzionale, di un dibat-tito internazionale

Cronaca (bianca),commento o box

Pagine o supple-menti di cultura espettacoli. Più rara-mente copertina,primo piano o cro-naca politica

Possibilità, rischi enecessità della socie-tà “multiculturale”

Esotismo

Tab. 1 – Tipologie di notizia rilevate

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3.7. Tipici effetti

Possiamo associare ad ogni tipologia di notizia alcuni dei dati provenientidall’analisi del contenuto (“inchiesta” e lessico testuale). Nei prossimi capitoliognuna di queste tipologie verrà analizzata con maggiore dettaglio delinean-done i contorni numerici e fornendo l’occasione di valutarne criticamente ilcontenuto attraverso alcuni esempi maggiormente rappresentativi. In ogni casonello schema seguente (Tab. 2) è possibile rintracciare le principali caratteri-stiche di queste tipologie, o meglio i tratti che ne fanno emergere il caratterepotenzialmente rischioso rispetto alla tematica affrontata, ovvero quelle cherischiano di fornire una rappresentazione anche involontariamente discrimina-toria o stereotipata 17.

Tab. 2 – Il contenuto delle notizie tipo

Tipologia Soggetto Definizioni prevalenti Connotazioni

Cronaca Individuo o più rara-mente gruppo (indiffe-renziato o meglio“banda” o “branco”)

“Extracomunitario”,Nazionalità, “regola-re”-“irregolare” 18

Di genere.Meno spesso:“mafia albanese” “rus-sa” e simili;

Terroristi Individui o più spessogruppi.

“Islamici”, “arabi”,nazionalità.

Preoccupazione,Allarmismo

Sbarchi Collettivo spesso in-differenziato. A voltequantificato.

“clandestini”,“profughi”

Allarmismo, Compas-sione

Dibattito politico Collettivo “immigrati”, “extraco-munitari”, flussi

Di genere: “questio-ne”, “problema”, “ris-sa”, …

Economia Collettivo (nazioni o“etnie” di provenien-za, classi e categorie)

“immigrati”, “extra-comunitari”

Immigrati come risor-sa. Quantificazioneeconomica.

Cultura Collettivo (nazioni,culture ed etnie)

“etnie”, “culture”,“sapori”

Enfasi sul colore e ladiversità. Immigraticome risorsa o proble-ma “culturale”.

17 Esemplare il caso degli articoli presenti nelle sezioni dedicate alla cronaca o agli spettacolidove spesso l’intenzione di affrontare temi lontani dai fatti criminali e quindi enfatizzare la quotidianitàdella presenza straniera si traduce in una raffigurazione esotizzate e folkorica delle comunità immi-grate. Cfr. T. van Dijk, “Il “discorso” pedagogico”, in M. Mezzini, T. Testigrosso, A. Zanini, Lafabbrica del pregiudizio, Cospe, Firenze 1994; C. Marletti (a cura di), Televisione e Islam, cit.; F.Giancalone, “L’immagine dell’“Altro”” in Delle Donne (a cura di), op. cit.; C. Gallini, Giochi perico-losi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Roma 1996.

18 L’articolo può essere contestualizzato con eventi simili o precedenti della stessa persona.

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

Com’è ovvio, ad ognuna di queste tipologie generali corrisponde una seriepiù o meno lunga di sottocategorie. Casi tipo concentrati su diverse configura-zioni dei fatti-notizia – rispetto ai protagonisti, alle azioni, al frame tematico –che con maggiore dettaglio orientano le scelte e organizzano il testo. Utiliz-zando l’esempio più ricorrente: la tipologia generale del fatto di cronaca ri-sponde ad una struttura testuale ben precisa e ad un protocollo organizzativo,che nell’argomento specifico incontra almeno tre configurazioni distinte: a)l’atto criminale, b) l’arresto di “clandestini”, c) l’operazione di polizia.

La prima riguarda il fatto di microcriminalità nel quale il migrante è moltospesso identificato come l’autore o la vittima, soprattutto nel caso in cui ilreato avvenga tra immigrati. Il frame implicito è quello che lega immigrazionee criminalità (clandestina), quello esplicito rimanda piuttosto al ruolo dievidenziazione dei pericoli della vita civile, delle ansie del “popolo”, resti-tuendo un immagine caotica del mondo 19. In questi termini tale associazione,quando non è prodotta intenzionalmente dalla linea editoriale della testata, ri-sponde semplicemente a necessità linguistiche – il trattamento del genere cro-naca nera – e a necessità redazionali – le notizie messe a disposizione dallefonti istituzionali.

Nel secondo caso invece il riferimento esplicito è alla “questione immigra-zione” o più precisamente all’immigrazione irregolare. Se la struttura narrati-va è molto simile alla precedente, il reato di “immigrazione clandestina” ol’azione delle forze dell’ordine per reprimerla costituiscono ormai un caso par-ticolare di trattazione, fatti pronti ad essere tematizzati.

Nel terzo caso invece la struttura narrativa e organizzativa è del tutto simi-le, il cambiamento sostanziale avviene nell’origine della notizia e nelle possi-bilità di trattamento tematico: il fatto può essere corredato da particolari cheevidenziamo lo stato sociale “degradato” che caratterizza le situazioni raccon-tate e talvolta da una correlazione informativa tra la consistenza locale e nazio-nale dei flussi migratori con tale situazione sociale.

Sono qui evidenti le due dimensioni della rappresentazione, quella colletti-va e quella “individuale”. Le seconda è proprio quella relativa al fatto di crona-ca dove ai luoghi comuni di genere – “la banda”, il “crimine efferato”, la “pe-riferia degradata” – si somma la nazionalità o “l’etnia” dei protagonisti. Laconnotazione si opera ad un livello inferiore: il criminale potrebbe non essereun immigrato. In questo caso però la ricostruzione simbolica avviene attraver-so i termine ombrello “extracomunitario” o “clandestino”. Come si è detto,

Più raramente ci si riferisce alla “questione immigrazione”, o alla quantità di immigrati presentinella stessa zona o la ricorrenza di fatti simili.

19 Cfr. J. Young, “Oltre il paradigma consensuale: una critica del funzionalismo di sinistranella teoria delle comunicazioni di massa”, in R. Grandi, M. Pavarini, M. Simondi (a cura di), Isegni di Caino. L’immagine della devianza nella comunicazione di massa, Edizioni ScientificheItaliane, Napoli 1985, pp. 141-172, e A. Dal Lago, Non persone…, cit.

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Capitolo III - Immagini dell’immigrazione

anche se non intese necessariamente in senso spregiativo, queste etichette co-stituiscono il tratto comune tra i diversi fatti formando il legame implicito traqueste diverse notizie.

Differente è il caso delle altre tipologie dove l’etichetta rimanda esplicita-mente al “tema immigrazione”, una questione che lega direttamente tutti i sin-goli casi di cronaca interna al comune “problema”. Una caratteristica partico-larmente evidente nel caso degli sbarchi dove però non siamo di fronte ad ungenere informativo tradizionalmente codificato come la cronaca nera ogiudiziaria. In questa occasione questa tipologia non coincide totalmente conil genere di trattazione, quanto piuttosto con un contenuto. Un contenuto cheperò ha ormai costruito una serie di fonti e percorsi preferenziali e ha articolatouna risposta convenzionale nei termini della scrittura giornalistica. Due sonoin questo caso le sottotipologie: a) la notizia di uno sbarco e b) l’incidente.Anche in questo caso la distinzione è originata da una differenza nella sostanzadella notizia, nella gravità del fatto. In realtà, come vedremo, questa differenzacomporta una cambiamento radicale del suo “status”, ovvero della sua visibili-tà e posizione, del tempo dedicato alla sua lavorazione, del suo percorso all’in-terno delle news room.

Per tutte le altre notizie dedicate al “tema” – comunque largamenteminoritarie – risulta determinante il tipo di orientamento e livello di approfon-dimento compiuto dalle singole testate. Da questo indirizzo dipende non solola scelta delle informazioni da fornire e dei termini da utilizzare, ma anche esoprattutto delle fonti da interpellare. Fonti prevalentemente di origine partiticao istituzionale nel caso in cui l’importanza di un fatto di cronaca o l’estensionedi una diatriba sposti il resoconto o la tematizzazione all’interno del frame del“dibattito politico”. Una precisa cornice che fornisce ormai una serie piuttostostabile di sezioni e redattori specializzati, fonti e termini, cliché e canovacciormai consolidati ma soprattutto indipendenti dal tema trattato. In quel mo-mento i singoli fatti o la potenza dei mass media operano direttamente su quelparticolare pubblico costituito dalla classe politica. Allora il “tema immigra-zione”, nonostante resti influenzato dalla consueta rappresentazione mediale,diviene un oggetto di contesa al pari degli altri, diviene, quasi eccezionalmen-te, un tema in sé. In quel caso è paradossalmente “il teatrino della politica” asalvare il “problema” e il giornalista dal solito tran tran.

Ma come abbiamo detto abbiamo escluso dalla nostra indagine gli eventimediali e i momenti di particolare attenzione pubblica. Siamo costretti quindia rituffarci nella monotona quotidianità dell’informazione.