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3° GENNAIO-FEBBRAIO 2016 - ANNO XXX

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3° GENNAIO-FEBBRAIO 2016 - ANNO XXX

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3-4 SCUOLA: INTERVISTA A GIOVANNI SPITALE DI IRENE CINEL

5 SCUOLA: ROAD TO SOCIAL DAY 2016 DI GLORIA BIDESE

6 CONCORSI: CONCORSI E PREMI DI LAURA SAMBRUNA

7 ATTUALITÀ: SAMUEL ARTALE DI MARCO FILIPPIN

8 ATTUALITÀ: UNIONI CIVILI... SI O NO? DI RICCARDO DE MARTINO

9 ATTUALITÀ: LA NOSTRA VITA È “LIQUIDA” DI ELENA SOFIA FURLAN

10 ATTUALITÀ: ACR: IMPARARE DIVERTENDOSI! DI GIORGIA FARRONATO

11 ATTUALITÀ/MUSICA: MIKA FA RITORNO IN LIBANO DI CHIARA BRUNETTI

12 CURIOSITÀ: LE BIBLIOTECHE PIU’ BELLE AL MONDO DI ANNAMARIA TESSARIN

13 CURIOSITÀ:NON È BELLO CIÒ CHE È BELLO, MA È BELLO CIÒ CHE È DI MODA DI SOFIA FANTIN

14 CULTURA/ARTE: LE CLUB DES POÈTES DI ELENA MENON E GIULIA MORO

15 CINEMA: DIO È UNO SCOIATTOLO DI BEATRICE TONIETTO

16 MUSICA: DAVID BOWIE DI FLAMINIA BORSCI

17 IPSE DIXIT

18 SVAGO

19 OROSCOPO DI IRENE FERRONI

Direttore: Lucrezia Angela Volpato(3AS)

Vicedirettore:Marco Filippin(3BC)

Impaginazione:Chiara Tasca (3BC)

Romina Facchinello (3BC)

Grafica:Samuele Vidale (3AC)

Marco Uderzo (3BC)

Per collaborare scrivete a:[email protected]

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N.3 GENNAIO/FEBBRAIO 2016 3

INTERVISTA A GIOVANNI SPITALE di Irene Cinel (5CS),

Oggi racconto la storia di Giovan-ni Spitale, nato nel 1987, che si descrive: “Agnostico titubante,mezzo terrone, cacciatore accani-to di risposte ultime” che ho avuto il piacere di incontrare Sabato 21Novembre.

La tua storia di lotta inizia da giovanissimo; qual é stato se-condo te l’evento chiave?La parte rilevante della mia storia inizia nel 2009: ero un giovane capo scout, e con i ragazzi della mia compagnia stavamo percor-rendo l’alta via numero uno delle dolomiti, da Braies a Cortina. Una sera, sotto la Croda del Becco, i ragazzi hanno proposto un mo-mento di riflessione, un’attività spirituale sulla morte e sulla vita. Ognuno di noi aveva un foglietto sul quale avremmo dovuto stila-re una lista sulle dieci cose che avremmo assolutamente voluto fare prima morire.Nel momento in cui ci mettiamo di fronte alla realtà della nostra morte, iniziamo a capire cosa ren-da la vita davvero importante e davvero degna di essere vissuta. Il primo punto della mia lista era molto semplice: salvare la vita a qualcuno. Tornato a casa ho pen-sato a lungo a come poter realiz-zare il mio desiderio. La risposta era facile, veloce ed efficace: sarei diventato donatore di sangue, di organi e di midollo osseo. Gli or-gani ed i tessuti si prelevano dopo la morte, quindi nessun proble-ma; il sangue si può donare an-che tre volte l’anno, senza alcun fastidio per il donatore. Per il mi-dollo osseo è un po’ diverso: ci si sottopone ad un esame del sangue un po’ particolare, la tipizzazione, che serve a conoscere il profilo HLA del potenziale donatore.Quei dati confluiscono in un da-tabase mondiale, e si rimane a di-sposizione. Si viene chiamati alla

donazione effettiva solo qualora ci fosse una persona in attesa di tra-pianto, e le chances che ciò accadasono piuttosto basse: per chi at-tende un donatore compatibile la probabilità di trovarlo è una sucentomila. Avevo deciso di iniziare a realiz-zare la mia decisione proprio con la tipizzazione, così un venerdì di fine ottobre sono andato in ospe-dale ed ho fatto il passo.

E così venisti a sapere della tua aplasia midollare idiopa-tica... Come reagisti? E la tua famiglia?Quando ho saputo della mia ma-lattia ho rotto una sedia. Ero spa-ventato da morire, letteralmente. La mia famiglia... beh, in modi molto diversi. Mio padre si è in-cupito, mia sorella si è messa in piazza con i volantini dell’ADMO, mia madre... mi ha rimproverato per la sedia, ed ha seguito passo per passo il mio percorso in ospe-dale e fuori. Avevo perso il 98% del mio midollo osseo, e quello che restava non stava producen-do. Avevo due alternative tera-peutiche: la prima era il trapian-to. Come ho già detto, il destino ci sa fare con l’ironia. In Italia al tempo c’erano circa 350.000 do-natori potenziali di midollo osseo, in tutto il mondo 2 milioni. Tratutte queste persone nessuna era compatibile con me.

La seconda scelta era l’opzio-ne terapeutica, che tu hai af-frontato. Quanto ti ha aiutato la filosofia, e quanto lo scou-tismo in tutto ciò?Era l’opzione molto più drastica, ma necessaria: prevedeva il totale arresto del mio midollo osseo conuna potente immunosoppressio-ne, sperando che poi riprendesse a funzionare in maniera normale. Non voglio raccontare dell’ospe-

dale, del mio ricovero, di come si vive quando non sai se il gior-no dopo ti sveglierai, di cosa vuol dire condividere sogni, speranze e paure con altre persone che con-tinuano a morirti attorno. Come d’autunno sugli alberi le foglie, scriveva Ungaretti. Come stare in trincea. Voglio ricordare invece la prepa-razione e l’umanità di medici, in-fermieri ed OSS del San Bortolo di Vicenza. Voglio ricordare le par-tite a carte, i giochi di prestigio, i momenti di normalità strappata con le unghie e con i denti alla ma-lattia. Durante tutto il ricovero ho letto filosofia, dal “Dhammapada” ad “Essere e tempo”, ed è stata unacompagnia fondamentale. Quan-to agli scout, conservo ancora una cartella di lettere, disegni e CD che i miei rover di allora mi avevano fatto recapitare (dopo aver disin-fettato il tutto): molti adesso sonodiventati giovani e bravissimi capi.Ne sono uscito vivo, malmesso ma vivo. La terapia aveva fermato il procedere della malattia, almeno per un po’. Dieci anni, in teoria, se tutto va bene. Ho imparato a non buttare via nemmeno un mi-nuto, a vivere ogni giorno come se fosse il penultimo, valorizzando ogni momento e non smettendo di sognare e di pianificare il futuro. Ma non potevo aspettare e basta, sperando che prima o poi un do-natore arrivasse da solo. Dovevo fare qualcosa: per me, e per tutti quelli come me, la cui vita dipen-de dalla scelta e dalla generosità di qualcun altro. Per quelli che non ce l’hanno fatta: Stefano, Natali-no, Franco e troppi altri. Ho deci-so che bisognava fare qualcosa, e qualcosa mi sono messo a fare.

(continua nella pagina dopo)

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E da lì la scelta degli incontri con le scuole. Quanto credi in ciò che fai?Sì, all’inizio sono state le scuole superiori, ed ero da solo a raccon-tare, ma la cosa è cresciuta. Adessoabbiamo un progetto, si chiama “qualcosa da donare”. Siamo un gruppo di una decina scarsa di volontari di ADMO, l’associazio-ne italiana dei donatori di midol-lo osseo, e raccontiamo la possi-bilità di amare qualcuno che non si conosce, di cui non si sa e non si saprà mai nulla, così tanto da volergli donare una parte di sé.Ci crediamo? Certo che ci credia-mo, ed i numeri ci danno ragio-ne, testimoniando che è davvero possibile cambiare il mondo. Lo scorso anno abbiamo incontrato 694 ragazzi nelle scuole superiori di Bassano e dintorni. Di questi, 197 hanno deciso di diventare potenziali donatori di midollo osseo, determinando un’efficien-za media del 28%. Centonovan-tasette diciottenni hanno deciso di stare dalla parte dell’amore incondizionato, quello di cui oggi non hanno più il coraggio di par-lare nemmeno i preti.

Quest’anno si è concluso con la pubblicazione del tuo pri-mo libro! Da dove arriva la scelta, e da dove il titolo?Il bello delle donazioni anatomiche è che la persona che dona e la per-sona che riceve non si conosconomai. Non si può scegliere di dona-re solo a chi ci è simpatico, o solo ai bianchi, o solo ai cristiani, o solo achi vota come noi. Chi dona conosce solo due cose del ricevente: l’uma-nità ed il bisogno. Devono esserequeste le ragioni su cui fondare la propria scelta, null’altro. Il dono, questa forma di dono, testimoniaogni giorno che è possibile imma-ginare un mondo migliore, più giusto, in cui gli esseri umani

riconoscano l’Altro, ogni altro, come identico a sé. Questo modo di donare è una continua affer-mazione sul valore della vita umana: nessuno è speciale, nes-suno vale più degli altri, ciascuno è fondamentale: nel momento in cui non riconosco il valore della vita di un altro essere umano, che in quanto tale è uguale a me, non riconosco nemmeno il valore del-la mia vita. Ho voluto approfon-dire questa intuizione, vedendoci del valore filosofico ed educativo. Ci ho dedicato anni di ricerca, ed ho raggiunto dei risultati che considero di valore. Credo ferma-mente che le cose belle e le cose importanti vadano condivise, ragion per cui il risultato del mio lavoro è diventato un libro. Si chiama “il dono nelle donazioni”. E’ un libro importante: se cono-scere serve a capire, e capire a scegliere in maniera responsabile e consapevole, questo volume è lo strumento per scegliere su qualcosa che ci riguarda tutti, su qualcosa che siamo: noi, il nostro corpo, la nostra umanità. Non ringrazierò mai abbastanza la mia casa editrice, il Poligrafo, per aver creduto in questo proget-to. Lo stesso si dica per ADMO (sezioni di Vicenza, Belluno, Trento e Bolzano), AIDO (sezione di Belluno) ed AVIS (sezione di Vittorio Veneto), tre associazioni legate alle donazioni che, oltre a crederci, vi hanno anche investi-to.Oggi sono uno dei più giovani autori italiani che si occupino di bioetica. Lavoro in una scuola superiore e questo mi dà un sac-co di soddisfazioni. Continuo a studiare, a scavare, ad approfon-dire. Cosa ho intenzione di fare di quello che resta della mia vita? Filosofia con un piede per terra. Ricerca di spessore su cose che riguardano la vita delle persone.

Ricerca che lasci un segno, che offra nuove domande, ma anche qualche risposta, qualche solu-zione. Credo fermamente nella possibilità di usare la mia filoso-fia per lasciare il mondo un po’ meglio di come l’ho trovato: non ho molto tempo, devo correre.

Ringrazio Spit per la disponibili-tà e la schiettezza, e ricordo il suo progetto “Bassano Città del Dono”approvato dal consiglio comunale cittadino da pochi giorni. L’idea è semplice ed efficace: la legge italiana prevede già da qualche anno che si possano rilasciare le proprie volontà in merito alla donazione di organi in anagrafe, all’atto del rinnovo o del rilascio della carta d’identità. Il progetto “Bassano Città del Dono”, oltre all’attivazione ed al miglioramen-to di tale sistema, lo estende alla donazione di sangue e di midollo osseo, proponendole assieme proprio in virtù della comune idea di dono che le lega.

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ROAD TO SOCIAL DAY 2016

di Gloria Bidese (3CL),

L’esperienza del Social Day na-sce in Scandinavia negli anni ‘60, per poi diffondersi anche in Germania verso la fine del XX secolo. Esso è una modalità concreta, semplice e diretta per introdurre i giovani nel mondo del lavoro, ed educarli non solo all’aiuto del prossimo, ma an-che al rispetto del proprio ter-ritorio.

Per una giornata intera gli stu-denti, con adesione volontaria, si impegnano in un’attività la-vorativa da loro selezionata in base anche alla disponibilità degli adulti coinvolti, trasfor-mando questa esperienza in una vera e propria sfida perso-nale. Tinteggiare cancelli, pu-lire gradini, trasportare merci, scrostare muri... Queste sono solo alcune delle faccende re-alizzabili in questa speciale giornata.

La parola chiave del Social Day è SOLIDARIETÁ, di cui i giova-ni sono gli artefici. Lo scopo di questo evento è infatti la con-sapevolezza della possibilità di poter aiutare persone che non conosciamo, ma che sappiamo essere bisognose del NOSTRO intervento.

La valenza sociale del proget-to è dunque molto importante: un’occasione per il territorio di crescere in partecipazione e cittadidanza attiva. La valenza solidale invece, con-siste nel raccogliere denaro che andrà devoluto alle associazio-ni scelte dai rappresentanti di questo progetto.

Quest’anno la giornata del So-cial Day verrà realizzata sabato 16 aprile, e vi potranno parte-cipare tutti gli studenti della scuola, dalle prime alle quinte.

Per introdurvi in maniera ef-ficace nell’ottica del progetto, abbiamo pensato di istituire un momento dedicato alla For-mazione, che si terrà martedì 8 marzo (3^ ora per gli studenti di Viale XI Febbraio, 4^ ora per gli studenti di Via Beata Giovanna), nel quale vi spiegheremo tutti i particolari di questa giornata.A tutti rivolgo un sentito invito a partecipare, sia per la valenza concreta ed efficace del proget-to, che per l’immensa soddisfa-zione personale del renderci attivi e solidali nei confronti del prossimo.

SPORCHIAMOCI LE MANI!

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CONCORSI E PREMI

Come specificato nel numero precedente, questa Rubrica è volta ad informare tutti gli studenti sui concorsi proposti dalla nostra scuola e sui loro vincitori. Dal momento che nell’articolo precedente ci siamo concen-trati maggiormente sui con-corsi, abbiamo deciso di dedi-care questo ai vincitori. Tuttavia vi ricordiamo di con-trollare l’email di classe per essere a conoscenza di tutti i bandi che vi potrebbero inte-ressare! Vorremo fare i nostri compli-menti ai nostri vincitori: -Chiara Gottardo della 5^BC, seconda classificata al “Premio Letterario Giuseppe Mazzotti Juniores” di San Polo di Piave;- Laura Battaglia della 5^BC, prima classificata al Premio “GINO Pistorello” -Sezione Giovani bandito dall’Accade-mia “Aque slosse” di Bassano del Grappa;

- Anna Favrello della 2^EL, se-gnalata al concorso letterario legato al “Gran Galà del calcio triveneto” di Vicenza;- Francesco Guazzo della 4AC vincitore della VI edizione del premio letterario nazionale “Giovanni Pascoli” di Barga, Lucca; finalista della VI edizio-ne del concorso di poesia “Fe-stival dei due Parchi” di Asco-li Piceno; finalista della VIII edizione del concorso lettera-rio europeo “Premio Wilde” di Spoleto; vincitore della XX edizione del premio letterario internazionale “Il Molinello” di Siena; segnalato della XIII edizione del concorso di poesia “Sant’Agata” di Arzignano, Vi-cenza;-Gio Maria Tessarolo (5AC) se-gnalata per la narrativa all’ulti-mo premio “Tezze di Arzignano”;-Andrea Lago vincitore per la narrativa del premio “Tezze di Arzignano”;

- il team di studenti guidato da Francesco Alessandro Stefano Mikulis Borsoi (5CSA) e for-mato da Massimiliano Mocel-lin, Leonardo Cattarin, Carlo Zen, Giacomo Zonta, Parolin Irene, Antonella Rech, Elia Lessio, Giovanni Cenazato, Stefano Zilio, Riccardo Calca-gno, Luca Parolin, che anche quest’anno è arrivato in finale alla competizione di “Zero Ro-botics 2015”

Ci auguriamo di avere ancora tante persone di cui scrivere, che facciano onore al nostro liceo!

di Laura Sambruna (3AC)

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SAMUEL ARTALE

di Marco Filippin (3BC),

tre cose: non dire mai il tuo vero nome, ogni giorno ripeti-ti incessantemente il tuo, che qua si corre il rischio di dimen-ticarlo, e sopravvivi. “Io, da bravo bambino ben educato, ho obbedito a tutto”.

Egli è finito tra le mani del dot-tor Mengele, scienziato folle che conduceva gli esperimenti più orribili, con una predile-zione per i bambini. È finito tra i Sonderkommando, squadra “speciale” addetta alla rimo-zione dei cadaveri dalle camere a gas. Lui aveva mani piccole, perfette per ispezionare gli ori-fizi dei cadaveri in cerca di og-getti nascosti. Per questo moti-vo soprattutto, l’appartenenza ai Sonderkommando, era tra i primi scelti per l’ultima grande ondata di sterminio perpetuata prima dell’abbandono dei cam-pi, quando la Germania aveva capito di aver perso la guerra. Ma insieme ad altri due uomini i quali avevano capito che aria tirava di è nascosto sotto la neve per due giorni, e alla fine sono arrivati i russi.

Dopo gli è rimasto solo l’odio. Il lager era riuscito nel suo in-tento, egli non aveva più fami-glia, più amici, più casa. Così, arrivato in un orfanatrofio americano è cresciuto senza amici, mettendocela tutta per essere il migliore a scuola, ma solo per il potere, per una qual-che vendetta. Si arruolò nell’e-sercito.

Incontro con l’ultimo sopravvissuto

27 Gennaio 2015, giornata del-la memoria. Ci dirigiamo verso la sala congressi di Confartigia-nato (Vicenza), dove ci aspetta quello che sarà uno dei triste-mente ultimi incontri con un sopravvissuto, un testimone in prima persona dell’inferno di Auschwitz. Samuel Artale, nato ebreo prussiano, parla un perfetto italiano con uno stra-no accento, un misto di ame-ricano e tedesco. Egli infatti, dopo essere stato liberato a 8 anni (internato a 7) dal lager, è finito in un orfanatrofio de-gli Stati Uniti, dove è cresciu-to con odio fino ad incontrare quella che sarebbe stata la sua futura moglie e madre di due figli, italiana. Perché ho citato l’odio?

Vedete, questo potrebbe essere un bellissimo articolo di pura testimonianza, e lo sarà, ma voglio al contempo esprimere un concetto, espresso magni-ficamente dal signor Artale, al quale, solitamente, non si pen-sa. Perché un bambino che vive questa esperienza, il primo giorno appena sceso dal treno sua madre abbattuta davanti a lui e un neonato, conteso alle due parti (uomini da una par-te, donne dall’altra) strappa-to a metà, finirà col diventare quello che vuole il campo: un non-uomo. Ci racconta Samuel quella che è stata la sua vita nel campo. Nessun atto di umani-tà, da nessuna parte. Se non il sopracitato primo giorno, quando un uomo gli disse

Poi incontrò una donna, un’i-taliana di Ferrara, che riuscì a cambiare tutto il suo odio in amore. Così, non ci spiega bene perché, forse neanche lui lo sa. Ma lei è riuscita a farlo vera-mente uscire da Auschwitz, a salvarlo. “Sarei diventato uno dei più efferati criminali altri-menti”, ci dice. Così, dopo es-sere stato salvo nel corpo, dai sensi di colpa che hanno ucciso Primo Levi (“fortunatamente ero un bambino, e non pensavo a queste cose”) ma con l’anima persa nel “buco nero di Au-schwitz”, ha avuto salva la sua umanità. Dopo tanti anni ha perdonato infine tutti, ogni na-zista, ha perso l’odio per tutti, tranne che per quelli che han-no ucciso sua madre, privan-dola dell’ancestrale diritto di protezione dei figli. Scendendo all’inferno ha perso l’umanità e l’ha ritrovata dopo anni, so-lamente grazie all’amore. Una sola cosa però dice di aver per-so per sempre, dal primo passo nel campo: la fede. “Mia moglie è molto cristiana, ha provato a convincermi, ma quella non l’ho mai più ritrovata”.

Così passa un’altra storia di umanità perduta. Prendiamo questa per esempio, ogni gior-no della nostra vita, di quanta malvagità è capace un esse-re umano, ma al contempo di quanta bontà e salvezza.

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umana, eterosessuale o omo-sessuale che sia. L’annuncio si fa inevitabilmente denuncia di ogni forma di discrimina-zione, emarginazione e offesa. È doveroso superare antichi pregiudizi che hanno relegato l’omosessuale nell’ambito del peccato, della perversione,della follia e della malattia. In questa prospettiva, i movimen-ti omosessuali hanno il merito di riportare all’attenzione pub-blica molteplici problematiche sociali e culturali che accom-pagnano la condizione dell’o-mosessuale, e di denunciare le ingiustizie e la violazione dei diritti umani nei diversi ambiti della vita sociale”.Erroneamente vengono defini-ti i paesi cattolici come quelli che più hanno “condannato” l’omosessualità; in realtà, il primo paese ad abolire il rea-to d’omosessualità è stato la Francia nel 1810, il secondo l’I-talia nel 1886 ed infine la Polo-nia nel 1932: tre paesi di lunga tradizione cattolica. I matri-moni gay dividono l’umanità: o si è pro o si è contro, nessuna mezza misura è tollerata. Sono solo 9 i Paesi dell’Unione Eu-ropea che, ad oggi, non preve-dono nessun tipo di tutela per le coppie omosessuali.

Il matrimonio gay vuole esse-re un vero e proprio ricono-scimento civile dell’unione di due persone dello stesso sesso che comporta l’acquisizione di diritti e doveri da parte della coppia.L’idea del matrimonio si basa fondamentalmente sul concet-to di famiglia. Molti, infatti, temono che accettando di le-galizzare le unioni gay si pos-sa giungere all’adozione, il cui tema trova forti opposizioni tra i più radicali che si aggrappano al concetto di famiglia identifi-candolo unicamente come l’u-nione di un uomo ed una don-na.Si è cominciato a considerare il matrimonio gay come una proposta alternativa di costru-ire una famiglia: famiglia non più legata alla esclusiva finalità procreativa, ma fondata essen-zialmente sulla solidarietà e ri-spetto dei loro componenti.Non sappiamo quale sarà la direzione che seguirà il gover-no del nostro paese, tuttavia, non potrà non tenere conto del sentore dell’opinione pubblica, oramai schieratasi in favore del riconoscimento legale dei diritti e dei doveri delle unioni tra persone dello stesso sesso.

UNIONI CIVILI... SI O NO?

di Riccardo De Martino (4AES)

In questi anni le associazioni LGBT di tutto il mondo stan-no unendo le forze e chiedono a gran voce la rivendicazione dei propri diritti: sulla base del fatto che l’unione omoses-suale sia un espressione della propria personalità, essa non deve essere vietata o limitata da norme che la discriminano.La Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, La Carta di Nizzae diverse Risoluzioni del Parlamento Europeo hanno sancito per molti anni la neces-sità di evitare discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale nel diritto ad avere una famiglia. In tutto questo l’Italia si pone al di fuori di qualsiasi confronto giustifi-candosi con l’influenza di una “impronta religiosa” che de-terminerebbe l’impossibilità di celebrare matrimoni gay.Per la Chiesa il matrimonio è solo tra un uomo e una donna, ma altra cosa è riconoscere i diritti individuali delle perso-ne conviventi. A favore di ciò, si espone il teologo moralista padre Lorenzetti:“In base al Vangelo, trasmette l’annuncio dell’incommensu-rabile dignità della persona

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LA NOSTRA VITA È “LIQUIDA”

di Elena Sofia Furlan (4ASA)

La Terra è l’unico pianeta del nostro sistema solare in cui si è potuta sviluppare la vita. Come mai? Grazie alla presenza di acqua, che occupa circa i due terzi del nostro pianeta.Essa è, dunque, un bene che deve essere utilizzato sapiente-mente. Le popolazioni che non ne hanno a sufficienza ne sono consapevoli, mentre quelle che ne abbondano spesso sot-topongono la sua proprietà a speculazioni ed interessi eco-nomici privati. Secondo dati recenti, consumiamo ben 4000 litri d’acqua al giorno per ali-mentarci: si tratta della famosa acqua “invisibile”, ossia quel-la che viene impiegata duran-te il processo produttivo degli alimenti. Proprio per questo motivo non va dimenticata l’e-strema quantità d’acqua che va purtroppo perduta a causa de-gli sprechi alimentari. Quando il nostro cibo finisce tra i rifiu-ti, infatti, è come se andasse sprecata anche tutta l’acqua che è stata necessaria per la sua produzione. A tutto ciò si aggiunge la micidiale pressio-ne causata dal cambiamento climatico che sta alterando un

ciclo dell’acqua già precario. Le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esau-rendo in moltissime aree del pianeta (dalla Cina agli Stati Uniti, dall’India all’Iran) e le zone aride coprono circa il 41% della superficie terrestre. En-tro il 2025 quasi due miliardi di abitanti del pianeta vivran-no in regioni ad alto rischio di crisi idrica.Tutta questa serie di aspetti ha portato all’idea del World Wa-ter Day, la Giornata Mondiale dell’Acqua, indetta dall’Onu nel 1992, per chiedere a tut-to il mondo di ricordare l’im-portanza della salvaguardia dell’acqua come bene comune prezioso per l’umanità e per il Pianeta. Ogni anno l’Onu, in onore di questa importante occasione, si fa portavoce di un messaggio legato al rispar-mio idrico, rivolgendosi sia ai cittadini che alle aziende. Se i cittadini possono intervenire per non sprecare acqua tra le mura domestiche e nella vita quotidiana, le aziende hanno un ruolo importante nella ri-duzione dell’impiego di acqua nei processi produttivi.

Essendo l’acqua un bene di vita e di morte al tempo stesso, solo l’uomo può essere in grado di preservare le caratteristiche benefiche dell’oro blu, facen-done un corretto utilizzo e salvaguardandolo. Una buona azione ecologica, sempre ap-prezzata e utile a far crescere la consapevolezza dell’importan-za dell’acqua, se moltiplicata per milioni di volte produce il suo effetto.

22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua:per ricordare chi non ce l’ha

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ACR: IMPARARE DIVERTENDOSI!

di Giorgia Farronato (4DL)

L’ACR, Azione Cattolica dei Ra-gazzi, è un ramo dell’Azione Cat-tolica dedicato ai giovani dai 4 ai 14 anni. L’associazione si dedica alla formazione dei più piccoli da sempre, e l’ACR (nata nel 1969) rappresenta appunto la concre-tizzazione di questo proposito educativo al cammino di fede, che parte proprio dall’infanzia.

L’AC (Associazione Cattolica) opera a livello parrocchiale e dio-cesano e i gruppi di bambini che frequentano l’ACR nelle varie parrocchie sono guidati da giova-ni educatori, che oltre ad essere formati ed aggiornati attraverso riunioni periodiche, il più delle volte portano un bagaglio di espe-rienza personale nel gruppo, sia come animati che come educato-ri. Durante gli incontri settimana-li i giovani partecipanti vengono suddivisi in gruppi, detti “tap-pe”, in base alla fascia d’età cui appartengono. Solitamente se ne creano tre: questa suddivisione permette agli educatori di poter ideare attività più o meno com-plesse, che forniscano ai ragazzi insegnamenti o spunti di riflessio-ne adatti alla loro età.

Negli ultimi mesi io stessa ho pre-so a far parte del gruppo di edu-catori che nel mio paese si occu-pa dell’organizzazione dell’ACR. Ho potuto così notare, oltre al complesso lavoro che sta dietro l’organizzazione delle attività, come sia importante il legame che si crea tra tutti i membri che vi partecipano. Fondamentale è

la coesione tra gli organizzato-ri, che devono saper intrattenere i ragazzi in caso di imprevisti ed essere pronti ad agire e ad aiutar-si in ogni momento degli incontri. Mettersi alla prova nell’occuparsi dei giovani per qualche ora è un compito particolarmente arduo: essi hanno fiducia negli educatori e si rivolgono a noi per ogni tipo di problema, in assenza dei ge-nitori. Proprio questo aspetto ci responsabilizza e ci fa in qualche modo “crescere”.Per quanto riguarda le attività, esse possono essere basate sulla riflessione su alcuni temi, oppu-re tradursi sotto forma di giochi, i quali però hanno un particolare insegnamento di fondo, che viene discusso alla fine di essi. Questa seconda modalità d’insegnamen-to si è rivelata particolarmente efficace perché i ragazzi riescono a divertirsi mentre imparano ef-fettivamente qualcosa. Il motto diventa quindi “IMPARARE DI-VERTENDOSI!”, e quando noi educatori riusciamo ad insegnar loro alcuni principi base non ne-cessariamente della religione cri-stiana cattolica, ma semplicemen-te di un vivere pacifico e sereno (quali fratellanza, fiducia o aiuto), vedendo anche che si divertono, non possiamo che esserne felici e renderci conto dell’importanza del nostro lavoro.

Questa esperienza inoltre sarà sicuramente utile a formare un gruppo solido tra i più piccoli di ogni parrocchia che vi partecipa. Ancora oggi mantengo l’amicizia

con un piccolo gruppo di ragazzi del mio paese che hanno sempre partecipato a questo tipo di attivi-tà con me durante la nostra prima infanzia. La nostra amicizia è tra le più profonde e sincere e perso-nalmente sono convinta che que-sto sia il più grande tra gli obiet-tivi raggiunti dell’ACR a livello parrocchiale.

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N.3 GENNAIO/FEBBRAIO 2016 11

MIKA FA RITORNO IN LIBANO

di Chiara Brunetti (2AL)

Terzo di cinque fratelli, Mi-chael Holbrook Penniman Jr è nato a Beirut il 18 agosto 1983. All’età di nove anni, però, è sta-to costretto a fuggire con la sua famiglia a causa della guerra civile. Ha vissuto per qualche anno a Parigi, per poi trasfe-rirsi definitivamente a Londra, dove vive tuttora. Prima di Natale, Mika ha fatto ritorno in patria come suppor-ter dell’Unhcr (Agenzia Onu per i rifugiati) per ascoltare le storie dei profughi, scappati dall’Isis o dalla guerra in Siria. In totale sono circa 1,1 milioni e, purtroppo, l’Unhcr non è in grado di aiutare tutte le fami-glie a causa della mancanza di fondi. Sarebbe necessario che la voragine finanziaria venisse colmata dai Paesi e da bene-fattori privati, cosa che invece non accade. Da cinque anni, ormai, lonta-ni dal loro paese d’origine, i rifugiati non hanno più alcun risparmio e sono sempre più dipendenti dagli aiuti forniti dall’Unhcr. Molte famiglie vi-vono in edifici precari senza elettricità né acqua corrente, dove gli inverni sono terribi-li a causa della scarsità di im-pianti di riscaldamento, e sono costrette a pagare un affitto di circa 200 dollari al mese nono-stante non sia loro permesso di lavorare.

Mika ha incontrato numero-se persone (tra cui insegnanti, agricoltori e addirittura inge-gneri informatici), tutte diver-se tra loro, ma accomunate dal desiderio di poter condurre una vita normale. Alcune storie fanno rabbrividi-re: fra di esse c’è quella di un ragazzo di ventidue anni che, a causa di una bomba, ha perso le gambe e che ora spera di co-minciare una nuova vita in un altro paese insieme alla sua fa-miglia. Un’altra famiglia, invece, sta per partire per la Gran Breta-gna. Non sanno quando il viag-gio comincerà, ma vedono da-vanti a loro un futuro migliore. Prima di sapere che sarebbero stati inseriti nella società in-glese, però, avevano accarezza-to l’ipotesi di prendere il mare, raggiungere la Turchia e da lì la Grecia, affrontando un viaggio molto pericoloso che rischiava di non andare a buon fine.Al termine del viaggio, Mika viene presentato ad un grup-po di ragazzi e ragazze. Alcu-ni sono libanesi, altri rifugiati siriani e costituiscono il pri-mo gruppo giovanile del Liba-no con lo scopo di affrontare i pregiudizi e le negatività che le comunità libanesi e i siriani av-vertono gli uni verso gli altri. Il loro interesse è quello di porta-re avanti gli studi continuando

a studiare part-time. “Volevo conoscere quelle per-sone, ascoltare le loro storie”, spiega Mika, “serve un lavoro immenso per poter ridare a ognuna di loro la speranza di giorni nuovi”. Sono racconti, quelli dei profughi, dai quali traspaiono dolore, tristezza, fatica, tenerezza, ma anche la forza di andare avanti nono-stante le difficoltà e di aspet-tare ogni giorno che il futuro migliori.

Visita ai rifugiati

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LE BIBLIOTECHE PIU’ BELLE AL MONDO

di Annamaria Tessarin (1DL)

Le biblioteche: corridoi stra-colmi di libri, una luce tenue che ne rischiara le stanze, il si-lenzio interrotto dal solo scor-rere delle pagine e l’odore della carta creano viaggi nel tempo. Si parla di luoghi magici, in cui ogni persona può ritrovare se stessa. Se non si hanno di-strazioni, qui è possibile tra-scorrere ore senza nemmeno rendersene conto. Sono luo-ghi che custodiscono la storia dell’uomo da quando l’oralità ha lasciato lo spazio all’incisio-ne su carta. In ogni parte della Terra se ne incontra una, dal-le più ampie e ricche alle più piccole, sempre utili, però, a chi cerca un posto per studia-re o per trovare una lettura con cui trascorrere il tempo. Per confrontarle è stata creata una classifica che coinvolge tutte le biblioteche del mondo.

Al primo posto regna la Bi-blioteca Reale del Monastero dell’Escorial fatta costruire nel 1563 da Filippo II, presso Ma-drid, in Spagna. Negli eleganti scaffali sono conservati libri di enorme valore, fra cui grandi collezioni di manoscritti gre-ci, ebraici, arabi e medievali. Custodisce circa 45.000 vo-lumi dei secoli XV e XVI. Nel 1984, l’intero Monastero, ma anche la Biblioteca che esso ospita, sono stati iscritti nell’e-lenco del Patrimonio Mondiale (UNESCO).

Immediatamente dopo, al se-condo posto, segue la sede mo-derna della Biblioteca Reale di Danimarca, conosciuta come “Il diamante nero”. E’ un edi-ficio formato da due cubi neri, inclinati leggermente verso de-stra e uniti da un atrio di otto piani. Esternamente è rico-perta di marmo nero e vetro; l’intera struttura è stata pro-gettata dall’architetto danese Schmidt Hammer Lassen. Essa conta più di 20 mila libri, tra i quali è custodito il più antico libro cristiano evangelico della Danimarca, datato 1060; ven-ne scritto su pergamena e de-scrive i quattro Evangelisti.

Al terzo posto si colloca l’ala Mortlock della State Library of South Australia. L’edificio è stato aperto il 18 dicembre 1884 come biblioteca pubbli-ca, ed attualmente conta circa 23.000 libri; all’interno sono presenti due gallerie con bal-coni decorati in oro, mentre il tetto è una cupola di vetro che permette alla luce naturale di filtrare e illuminare la camera.

Al quarto posto troviamo la biblioteca di Taipei, a Taiwan. Fu costruita nel 2006, con so-luzioni a impatto ambienta-le zero: la materia prima per la struttura è il legno, ci sono poi celle fotovoltaiche sul tetto per l’energia elettrica, sistemi di raccolta dell’acqua piovana

e grandi finestre che garanti-scono illuminazione naturale. In essa sono contenuti 6 milio-ni di libri, 348 mila materiali multimediali, quasi 9.000 pe-riodici e 1.500 quotidiani.

Al quinto e ultimo posto di questa classifica è posizionata la Biblioteca Centrale di Se-attle. L’edificio, alto 11 piani e realizzato in vetro e acciaio, fu aperto al pubblico il 23 maggio 2004. La biblioteca può conte-nere fino a un milione e quat-trocentocinquantamila libri.

Non sempre, quindi, serve spostarsi per viaggiare dentro e fuori sé stessi, a volte basta solo entrare in uno di questi luoghi magici e senza tempo.

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N.3 GENNAIO/FEBBRAIO 2016 13

“NON È BELLO CIÒ CHE È BELLO, MA È BELLO CIÒ CHE È DI MODA”

di Sofia Fantin (4DL)

Cari ragazzi, credo (anzi, sono certa!) che già abbiate capito di cosa tratterà questo articolo, e posso immaginare con altrettan-ta sicurezza come di fronte alla parola “moda” vi stiate dividen-do in due categorie. Due grandi gruppi di persone mosse da due “differenti correnti di pensiero”, che definirei come la corrente dei “consci” e quella degli “inconsci”. Ehm.. momento di confu-sione, vero? Avete ragione. Facciamo un passettino indietro allora. Partiamo da una doman-da semplice semplice: “Cos’è la moda?” Secondo la definizione di “La Repubblica”, la moda è il “modo di vestire e di acconciarsi caratteristico di una data epoca e corrispondente al gusto di una determinata società”. Ma a me piace vederla più come una gran-de rete. Avete presente quelle reti che si usano per catturare i pesci in mare? Sì, proprio quelle! Stili-sti e fashion blogger, se vi sentite offesi per ciò che ho appena scrit-to... Scusatemi, davvero. Ne avete tutto il diritto. Ma è proprio così che mi immagino la moda! Voglio dire: quanto riesce a catturarci da 1 a 10 la moda? Quanto ci intrap-pola tra le sue maglie senza che nemmeno ce ne accorgiamo? A me succede sempre. Ogni anno sempre la stessa storia : esce un articolo e la mia frase canonica è: ”Oh mio Dio! Che brutto! Non lo metterò mai!”. Passano 3 mesi e immancabilmente mi ritrovo alle casse di un negozio con in mano quel fantomatico articolo. Per non parlare della gioia pre-sente sul mio volto sapendo di averlo reso finalmente mio! Non

ditemi che non vi è mai capita-to? Parlo di un articolo, ma può essere anche una canzone o un nuovo taglio di capelli. E perché lo facciamo? Perché quell’articolo è diventato di moda! Ce l’hanno tutti e quindi, automaticamente, è diventato... BELLO! Non avevo detto che era brutto? Sì! Ma ora è di moda! E’ BEL-LIS-SI-MO! Wow, che potenza questa moda ragazzi! Lei sì che sa farsi obbe-dire! E qui tornano in gioco i due grup-pi di prima. Eh sì cari miei, perché ci sono i “consci”, quelli che sanno di voler seguire la moda e lo rico-noscono a loro stessi, e quelli che “Io? La moda? Ma quando mai?!” e poi però finiscono con il vestirsi esattamente come detta la “moda del momento”… Solo che conti-nueranno a non vederlo e quindi ti ripeteranno che loro la moda NON-LA-SEGUONO!Io appartenevo al secondo grup-po, poi però ho guardato in faccia la realtà, capendo che la rete cat-tura anche me, o se non altro che molto spesso decido di tuffarmici dentro… Così’, per non sembra-re troppo diversa insomma! Per molti la moda è un lavoro, per al-tri un hobby, una passione; per al-tri ancora semplicemente la causa principale degli armadi pieni zep-pi di roba e dei portafogli sempre più vuoti. Ognuno è libero di ve-derla come vuole: di seguirla o di ignorarla, di copiarla, imitarla, studiarla o disprezzarla. Di avvi-cinarsi ad essa , ma persino di al-lontanarvisi. Eh già! Perché, non ci crederete mai, ma ci sono persi-no dei “pesciolini” che, per scelta personale, le stanno alla larga,

preferendo nuotare, magari solo per un periodo, in un altro mare...Un mare che a loro realmente pia-ce di più.

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LE CLUB DES POÈTES

di Elena Menon (3BC) e Giulia Moro

Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di poesia, ma perché? Non basta tutta quella che si studia a scuola? A quanto pare no, c’è qualcosa nella poesia di cui a scuola non si parla ed è proprio di questa parte che si occupa il Club Des Poètes. Ma non è una novità, la fame di poesia con cui sta cercando di contagiare la città ha radici lontane. Nasce a Pa-rigi, in un quartiere impettito di palazzi residenziali, in una via brulla di locali, dietro una piccola porta di legno: numero 30, Rue Bourgogne. Lì si apre un ristorante disordinato e ca-sereccio che dopo cena si tra-sforma, per tre sere a settima-na, in una sala buia, rischiarata da qualche candela e riempita dagli echi di poesie recitate in diverse lingue da attori, ama-tori, poeti e passanti.Con questa semplicità un po’ disarmante, nel 1961 nasceva il primo Club des poètes che ancor oggi porta avanti l’inten-to del suo fondatore, il poeta Jean-Pierre Rosnay: rendere la poesia inevitabile. Ma non lasciatevi trarre in in-ganno dal nome: non si tratta affatto di un gruppo di poeti, quanto, piuttosto, di un’ac-cozzaglia di anziani signori, attempate giovinette, univer-sitari e commedianti da ogni angolo di mondo che si ritrova-no, un po’ come in famiglia, ad

ascoltare poesie. C’è chi viene per pura passione intellettuale, qualche poeta straniero a cui è giunta voce di questo nido, il turista curioso e quello della porta accanto che non ha nulla di meglio da fare.Eppure quando si comincia, nessuno rompe il silenzio, i bicchieri di vino rosso tremano sulle tavole e tutti ascoltano. Chi recita prende il suo tempo, declama ciò che vuole e può far piangere o ridere, a suo piaci-mento. I risultati sono straor-dinari, la poesia libera e leni-sce anche gli animi più austeri dando poi spazio ad animate discussioni, incontri e scambi aperti e sinceri, tanto che diffi-cilmente ci si lascia prima della due di notte! Da Parigi la Poesia ha viaggiato fino a qui ed è entrata in ville, ostelli e sale polivalenti senza limiti né grandi preferenze. Ma perché proprio qui? Perché la poesia è un linguaggio attua-le, diretto e autentico capace di metterci in relazione, senza filtri, quando raccontiamo fatti viscerali ed umani. Il più delle volte la relazione nasce sponta-nea, per mimesi: un ragazzo ne ascolta un altro che, in versi, si mette a nudo e si sente nudo anche lui poiché ciò che ascolta gli è familiare, magari così tan-to che, inizialmente, può anche avvertire un po’ di disagio. In questo la poesia ha il grande potere di renderci liberi, un

potere che va riscoperto! Per questo e per tanti altri mo-tivi, il Club des Poètes, vi in-vita a reimparare le poesie a memoria, comprenderle ogni volta in maniera diversa, reci-tarle in una serata tra amici o sul marciapiede. E non pensate “Una poesia a memoria? Vecchia scuola! An-diamo avanti! Ci hanno già co-stretto ad impararne abbastan-za!” perché non è proprio così: innamorarsi di una poesia, im-pararla e farla propria significa avere un’opera d’arte in tasca, un amuleto prezioso, un fram-mento di umanità vissuta e ri-vissuta. Ora che il Club si trova nei pa-raggi e che la poesia è diventa-ta a tutti gli effetti inevitabile, manchi solo tu: vieni a trovar-ci con versi, chitarre, pennelli o più semplicemente a mani vuote!Se vuoi più informazioni sul Club Des Poètes puoi visi-tare la pagina https://www.facebook.com/cdpbassano.it/ e scriverci un messaggio. Ti aspettiamo!

Quando la poesia diventa inevitabile ed entra dappertutto

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N.3 GENNAIO/FEBBRAIO 2016 15

DIO È UNO SCOIATTOLO

di Beatrice Tonietto (5AS)

Revenant di Alejandro Inàrritu (regista di Birdman), vincitore di tre Golden Globe e candidato a dodici Premi Oscar, racconta la storia di Hugh Glass - inter-pretato da uno straordinario Leonardo di Caprio - che cerca di sopravvivere nelle terre sel-vagge dell’America del nord, dopo essere stato aggredito da un orso e tradito dai suoi com-pagni di spedizione. Il lungo-metraggio mostra un uomo, un padre, che lotta contro la Natu-ra e supera tutti gli ostacoli che essa gli presenta davanti, pur di ritrovare il compagno John Fitzgerald (Tom Hardy) e com-piere la sua vendetta. Lo spettatore, per due ore e mezza, segue Di Caprio attra-verso i boschi più freddi del continente: lo vede zoppicare, trascinarsi sulla neve, cicatriz-zarsi le ferite fatte dall’orso con il fuoco, nutrirsi del midollo di una carcassa di cervo, ripa-rarsi all’interno del ventre del suo cavallo. In poche parole, chiunque veda il film partecipa

alle sofferenze del protagoni-sta e comprende che la Natura è crudele ma al tempo stesso può essere la salvezza per chi la conosce e la sa “sfruttare” al meglio.«Dio é uno scoiattolo. Egli compare quando ne hai più bi-sogno e va divorato in fretta, senza pensarci due volte.» Questa battuta, pronunciata da Hardy quando il suo protago-nista racconta di come il padre abbia trovato la fede - ovvero la salvezza - mentre si trova-va disperso nel bosco, riassu-me perfettamente il concetto espresso nella frase preceden-te.

Un altro aspetto da considera-re è la capacità del regista di far sentire il pubblico come se fos-se all’interno della storia. L’o-biettivo appannato dal respiro, le lenti sporcate dagli schizzi di sangue e di acqua, le inquadra-ture che fanno apparire alcune scene, come la lotta tra Glass e l’orso, in tempo reale, tutte

queste tecniche trasformano gli spettatori in documentari-sti e difatti l’idea originale era proprio questa. «Sono entrato nel progetto con il desiderio di cercare un’esperienza più vicino al documentario [...]» ha affer-mato Inàrritu nell’intervista fatta alle première di Roma. «Mi è piaciuto il titolo di un giornale che parlava del nostro film chiamandolo “National Leographic”.» ha continuato il regista messicano divertito.

Revenant è un film che dev’es-sere visto sul grande schermo per ammirare a pieno la bel-lezza della fotografia e dei pa-esaggi. Non bisogna aspettare l’uscita del DVD perché si è troppo pigri per uscire di casa, o scaricarlo da internet perché si è troppo tirchi; bisogna cor-rere al cinema e spendere que-gli otto euro.

Revenant di Alejandro Inàrritu

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DAVID BOWIEdi Flaminia Borsci (4DL)

David Robert Jones, 8-01-1947/10-01-2016, è stato un bril-lante musicista che ha affrontato e rivoluzionato cinque decenni di musica rock.La sua carriera ha inizio negli anni ‘60 ma viene notato solo ver-so il ‘69 grazie alla canzone ‘Space Oddity’ che entra subito con gran successo nelle classifiche inglesi.Inizia gli anni ‘70 dando vita al suo alter ego più famoso, Ziggy Stardust, che è diventato un’ispi-razione per molti artisti e in gene-rale un personaggio chiave nella cultura di massa.Ziggy è un’androgina, bisessuale rockstar di un altro pianeta, in-dossa vestiti femminili e ha i ca-pelli arancioni brillantati; è anche il nome del suo quinto album, il cui titolo originale sarebbe ‘Ziggy Stardust and The Spiders From Mars’, che identifica David come padre del glam rock. La genialità di Bowie come mu-sicista e artista stava nei suoi continui cambiamenti di genere, personaggi e tematiche che era-no delle vere e proprie previsioni di quello che sarebbe andato di moda nel decennio successivo.Nonostante l’immenso successo di Ziggy nel ‘73 uccide il suo per-sonaggio per dedicarsi alla sua nuova passione, il’plastic soul’, creando la sua nuova immagine: The Thin White Duke.Con l’album soul ‘Young Ameri-cans’ Bowie coglie alla sprovvista i suoi fan a causa del nuovo look, abbandonando lo stravagante e si trasformandosi, appunto, nel so-fisticato Duca Bianco. Il singolo ‘Fame’, scritto con John Lennon, lo colloca per la prima volta al pri-mo posto della Top Ten america-na.Successivamente si trasferisce a

Berlino, dove inizia a dipingere e studiare arte e si appassiona alla musica elettronica tedesca. Nel ‘77 esce l’album ‘Low’, nato dalla collaborazione con Brian Eno, un misto di elettronica, pop e altre tecniche. Dopo di esso crea l’al-bum ‘Lodger’, sempre sullo stesso genere, le cui canzoni e video di-ventano delle icone per il nascen-te MTV.Durante gli anni ‘80 produce vari album sul genere pop/funky che riscuotono discreto successo e collabora con diversi produttori e musicisti; torna nella Top Ten con le canzoni ‘Let’s Dance’ e ‘China Girl’.Dall’album dell’84 ‘Tonight’, con-tenente la hit ‘Blue Jean’, all’89 continua a fare musica rimanen-do però sempre su un genere ab-bastanza commerciale, senza pro-durre nuove grandi hit. Ritorna nel 2002 con l’album ‘He-athen’ e nel 2003 con ‘Reality’, al-bum di grande successo che ven-gono seguiti da un tour che però deve interrompere per problemi di salute.Negli anni successivi decide di “ritirarsi” dalla scena pubblica li-mitando la sua carriera a concerti di beneficenza e brevi apparizio-ni, torna in scena il giorno del suo 66esimo compleanno con il singolo ‘Where Are We Now?’ e annunciando il nuovo album ‘The Next Day’, che con un esito più che positivo si colloca ai primi e secondi posti delle classifiche di tutto il mondo. Oltre ad essere un genio della musica ha anche avu-to una breve carriera cinemato-grafica, i suoi ruoli più importanti sono stati il protagonista nel film ‘The Man Who Fell To Earth’ e in ‘Labyrinth-Dove tutto è possibi-le’, è anche apparso in vari altri

film come ‘The Prestige’ dove in-terpreta Nikola Tesla.Gli ultimi aggiornamenti ripor-tano che l’eredità dell’artista am-monti a 100 milioni di dollari: la metà della fortuna va alla vedova, i due figli hanno ricevuto entram-bi il 25% e inoltre la rockstar ha deciso di premiare l’assistente personale con 2 milioni di dollari e l’ex bambinaia con 1 milione.Appena due giorni dopo l’uscita dell’ultimo album David Bowie muore per cancro al fegato e il suo produttore dichiara in un post che Bowie sapeva da almeno 18 mesi della malattia e che aveva creato ‘Blackstar’ come regalo d’addio al mondo.

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IPSE DIXITInvia le tue “Ipse Dixit a: [email protected]

Le suore ti menano! - Giovinazzo

Parleremo di argomenti interessanti: il seno e il coseno! - Giovinazzo

Il seno è uguale a uno! Non esiste seno grande e seno piccolo! - Giovinazzo

Siete sempre seduti lì, sui carboni ardenti! - Puppi

Dite al professor Busana che sarà costretto a passare tutti i suoi giorni, con questi fili, non dico dove! - De Antoni

Chissà cosa volete comunicare voi stracciandovi i jeans... - De Antoni

Mettere la felpa del Brocchi vuol dire far parte di un’azienda! - De Antoni

Oggi la lavagna è diventata improvvisamente più piccola... - P. Caregnato

Questo è un verbo ultrastrong! - P. Caregnato

Per la mia sensibilità linguistica... - P. Caregnato

Voi studenti non firmate mai le mail! E non pensiate che il nome utente della mail aiuti perchè a volte mi arrivano mail da persone che si chiamano “piccolaketty”! - P. Caregnato

Un operaio al limite può parlare con una caldaia, anche quello è un tipo di rapporto e magari ottiene più risposte rispetto al parlare con una persona che non sa cosa dire! - Busana

Devo assolutamente conoscere questa Biasi che mi citate sempre! - Zanellato

Andiamo avanti a bomba! - Baù

Prendiamocela calma. - Baù

Romano: Voi non state tanto col telefono, vero?Studenti: No, certo che no!

Romano: Bene, bene. Spaziate lo sguardo all’orizzonte!

Studente: Prof, è libera il 4 giugno per la cena di classe?Stadler: Ma come faremo a sapere di essere tutti vivi?

Primon: Abbiamo fatto una piccola disgressione temporale ...Primon: Prendete iache e iachete e andate a iocare!

Rosa: Questo esercizio mi offende!

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SVAGO

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N.3 GENNAIO/FEBBRAIO 2016 19

OROSCOPOdi Irene Ferroni (3BC)

ARIETE: in amore tutto bene per gli innamorati a parte una crisi al centro del mese, per i single serviranno tanta sicurezza e buone occasioni. Per il lavoro e lo studio dovrete impegnarvi soprattutto in questo periodo perchè vi frutterà molto.

TORO: avrete poca fortuna con l’amore, ma questo vi consentirà di tagliare i ponti con il passato e aprire una nuova pagina. Con lo studio dovrete tenere duro e impegnarvi molto, ma soprattutto non scoraggiarvi.

GEMELLI: l’amore vi colpirà presto, ma anche voi dovrete colpire l’amato/a! Cercate di sorprendervi nelle giuste occasioni. Lo studio anche se stressante porterà i suoi frutti dei quali vi sentirete orgogliosi!

CANCRO: in amore vi dovrete impegnare per ristabilire un rapporto una volta molto forte, se siete single invece dovreste prevenire e capire le intenzioni di chi vi attrae. In questo mese però avrete molte idee ed energia, quindi mettetele in pratica!

LEONE: state lontani dai litigi ma invece avvicinatevi a luoghi interessanti e insoliti, che vi ispereranno nuove idee da mettere in atto. Godetevi anche una meritata vacanza se potete!

VERGINE: cercate riconciliazione e pace con il vostro partner, mentre consiglio per i single di evitare nuove storie perchè potreste ricevere rifiuti. Cercate di dare il massimo nello studio anche se sarà difficile, perchè non impossibile!

BILANCIA: cercate di uscire e frequentare nuove persone, sarà probabile che fra una di queste ci sarà la vostra anima gemella, invece gli innamorati consolideranno il loro rapporto. I frutti del vostro precedente impegno non tarderanno ad arrivare!

SCORPIONE: non sarete fortunati in amore, ma anzi avrete molti problemi da affrontare, da soli o in coppia. Anche con lo studio sarà un mese faticoso, ma non perdete la speranza perchè dopo una tempesta arriva sempre un cielo sereno!

SAGITTARIO: incontri fortuiti favoriti per i single, mentre gli innamorati dovranno tenersi a distanza da possibi-li litigi e crisi di coppia. Sarete fortunati con lo studio, e questo mese frutterete molto.

CAPRICORNO: anche per voi ci saranno incontri positivi che vi faranno ritornare la fiducia nell’amore. Rilassate-vi molto e non negate mai il vostro aiuto. Forse il prossimo mese riuscirete a raccogliere i frutti del vostro lavoro.

ACQUARIO: l’amore non sarà il massimo, ma grazie a nuovi viaggi riuscirete a trovare culture interessanti che vi apriranno la mente. Questo mese dovrete risparmiarvi e non affaticarvi troppo, ma mai perdere la speranza!

PESCI: gli innamorati si sentiranno appoggiati e coccolati dai propri amati, mentre i single dovranno viaggiare per poter cambiare pagina. Per lo studio dovrete accontentari perchè i risultati non saranno ottimi.

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