23 Mercoledì 10 Luglio 2019 Agricoltura · Conegliano Valdobbiadene e il resto del Prosecco...

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23 Mercoledì 10 Luglio 2019 IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA con CE LE LE in edicola LA P P A C FISC CAL FI SC CAL Agricoltura OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL Oggi Oggi La strategia che muove l’intesa tra Cassa depositi e prestiti, Filiera Italia e Coldiretti Un motore finanziario al food Equity e minibond. Scordamaglia: supply chain al centro DI LUIGI CHIARELLO F inanziamenti di ogni tipo; garanzie a lar- go raggio, sul credito e non solo; emissioni di minibond da parte delle imprese, ricorrendo anche ai cosiddetti basket bonds; per- sino interventi in equity con ingresso diretto nel capitale sociale delle impre- se (come avvenuto con Inalca e Boni- fiche Ferraresi). Sono tutti stru- menti previsti dal protocollo d’intesa sottoscritto sabato, sul palco del villag- gio Coldiretti di Milano, da Cassa depositi e prestiti e Filiera Italia. Un ventaglio di strumenti davvero ampio (consultabile nella sua interezza sul sito di ItaliaOggi) «a supporto della filiera agroa- limentare italiana». Un patto, dietro il quale non c’è solo la necessità di garantire risorse per la crescita di un compar- to caratterizzato, specie nella sua componente agricola, da cronica sottocapitalizzazione. Piuttosto, c’è il mondo che cam- bia. Ci sono nuovi paradigmi da soddisfare per vincere sui mercati. E c’è l’agroalimenta- re italiano - o quantomeno una sua avanguardia, costituita dal sodalizio messo in piedi da palazzo Rospigliosi e da 50 campioni del Made in Italy - che deci- de di raccogliere la sfida. A spiegarne il senso a ItaliaOggi è Luigi Scordama- glia, a.d. Inalca (gruppo Cremoni- ni) e coordinatore di Filiera Italia: «In sostanza, non sarà più la sola impresa di successo, ma l’inte- ra filiera in cui insiste ad essere considerata interlocutore uni- co integrato da Cdp». Meglio: «Ogni filiera produttiva ha uno o più capofila che la rappresen- tano; bene, gli strumenti mes- si in campo da Cdp, nei limiti che deve rispettare, saranno studiati e costruiti su misura, taylor made, filiera per filiera, capofila per capofila». Dunque, ogni impresa sarà valutata da Cdp non più in quanto tale, ma assieme alla sua supply chain. Questa visione guida anche l’accordo per l’internazionaliz- zazione siglato venerdì, sempre a Milano, da Filiera Italia, Col- diretti e Agenzia Ice: «I para- digmi sono cambiati», spiega Scordamaglia. Oggi il mercato bada a tre cose: tracciabilità, sostenibilità e trasparenza. Se vuoi convincere i buyer devi metterti a nudo, fare incoming con la tua supply chain. Per questo l’intesa con Ice punta a promuovere la filiera; il prodot- to e chi c’è dietro. La filosofia è la stessa: la seguiamo dal pun- to di vista finanziario con Cdp e per la promozione con Ice». © Riproduzione riservata RICCARDO RICCI CURBASTRO, per l’ottava volta di fila, è presidente di FederDoc. L’assemblea si è tenuta nella sede romana della confederazione nazionale, che riunisce tutti i consorzi del mondo del vino italiano, Confermati anche i due vicepresidenti, Francesco Liantonio e Stefano Zanette. GIOVANNI BUSI riconfermato presidente del Consorzio Vino Chianti per il quarto mandato consecutivo. I due vicepresidenti sono Ritano Baragli e Alessandro Zanette. Fanno parte del consiglieri anche Tommaso Albergotti, Davide Ancillotti, Ro- lando Bettarini, Fabio Vittorio Carone, Cino Ci- nughi De Pazzi, Angiolo Del Dottore, Gianmarco Diddi, Stefano Fantechi, Marco Ferretti, Leonar- do Francalanci, Paolo Gamberi, Filippo Gaslini Alberti, Francesco Gera, Ferdi- nando Guicciardini, Malcom Leanza, Maria Grazia Mammuccini, Maurizio Masi, Mario Mori, Massimo Peruzzi, Mario Piccini, Filippo Rocchi, Andrea Rossi, Massimo Sensi, Vasco Torrini, Giovanni Trambusti e Gianni Zipoli. [email protected] LELLA BASSIGNANA confermata alla presidenza di Agripiemonteform - Confagricoltura. Vercellese, laureata in Scienze agrarie a Torino, Bassignana è docente all’Istituto Tecnico Agrario Galileo Ferraris di Vercelli, consiglie- ra di Parità della Provincia di Vercelli e rappresentante della Regione Piemonte nel cda dell’Enoteca della Serra. info@ confagricolturalessandria.it MARCO NERI, maremmano, classe 1955, è il nuovo presidente di Confagricol- tura Toscana. Titolare dell’azienda San Otta- viano,400 ettari a Monte- rotondo Marittimo (Gr), Neri nato a Follonica, laurea in Giurispru- denza, due figli, subentra a Francesco Miari Fulcis. Giuseppe Bicocchi e Luca Giannozzi sono invece stati eletti vicepresidenti. Direttore generale è Francesco Postorino. fedtosca@ confagricoltura.it ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO della Fede- razione dei vignaioli indipendenti (Fivi), Matilde Poggi confermata pre- sidente in un consiglio che vede 9 ricon- ferme e 6 volti nuovi. I riconfermati, oltre a Poggi, Rita Babini, Lorenzo Cesconi, Luca Ferraro, Bruna Flaibani, Armin Kobler, Luigi Maffini, Gaetano Morella e Saverio Petrilli. Le new entry sono Vittorio Adriano, Paolo Beretta, Federica Nardello, Diletta Nember, Ermes Pavese, e Stefano Pizzamiglio. info@fivi.it TERZO MANDATO alla presidenza del Movimento Turismo del Vino To- scana per Violante Gardini. Passione per il mondo del vino, nata a Montalcino nel 1984, Gardini si è laureata in Econo- mia aziendale a Firenze e si occupa delle aziende famiglia, Casato Prime Donne di Montalcino e Fattoria del Colle di Trequanda (Si). Fan- no parte del cda: il vicepresidente Emanuela Tamburini, al secondo mandato, oltre a Barbara Luison, segretario e Federico Taddei tesoriere. Il gruppo di lavoro vede la presenza di Nicola Giannetti, Alessandra Casini, Nicola Guidi, Maria Paoletti, Letizia Cesani, Anastasia Mancini, Annabella Pascale, Fabrizio d’Ascenzi, Flavio Nuti, Ulrich Kholmann e Simone Nannipieri. [email protected] L’ ASSEMBLEA ANNUALE Confagricoltu- ra Savona ha confermato Luca De Mi- chelis nel ruolo di presidente. Nominati consiglieri Lucio Fazio, Davide Miche- lini, Fabio Parolini, Massimo Rebella e Fabio Vignone. Gli eletti andranno a comporre il consiglio direttivo insieme ai presidenti delle sezioni di prodotto Luca Benedusi, Paolo Damonte, Loren- zo Ferro, Roberto Vigo. Completano la squadra, Riccardo Vignone per l’Anga, Enrica Mattei per le pari opportunità e Bruno Dani per il Sindacato Pensionati. [email protected] ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLEVATORI (Aia) ha riconfermato come presiden- te Roberto Nocentini, allevatore di bovini nel Mugello, già in carica dal 2016. Nocentini è anche presidente di Coldiretti Firenze-Prato. segrete- [email protected] NUOVO CDA PER STRADA DEL BAROLO e grandi vini di Langa, cambiano sette consiglieri su nove. Confermati il presidente Lorenzo Olivero, titolare della cantina Mario Olivero di Roddi, e il suo vice Mauro Daniele, titolare del- la cantina Le Strette di Novello ed enologo all’Astemia Pentita di Barolo. Nuovo è l’altro vicepresidente, Maria Grazia Ansaldi, direttrice di UVE Rooms & Wine Bar di La Morra. Nel cda anche Tiziano Gaia, Sandro Minella, Emanuela Bolla, Denise Marrone e Fiorella Sacchetto. Direttore è Daniele Manzone. [email protected] © Riproduzione riservata POLTRONE IN ERBA Gli strumenti a disposizione credito agevolato: attraverso il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca accesso al credito: garanzie a fronte di nuovi finanziamenti erogati dalle banche al settore agroalimentare supporto al capitale circolante: sostegno alle aziende associate di Filiera Italia anche attraverso l’accesso ai servizi di Digital Factoring finanza alternativa: promozione di emissioni di «minibond», anche attraverso l’utilizzo di strutture di «basket bond» accesso al credito di imprese mid/large: finanziamenti a medio-lungo termine a supporto degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, efficientamento energetico, sviluppo sostenibile e green economy, crescita, anche per aggregazione, in Italia e all’estero equity: supporto alla crescita delle aziende associate attraverso fondi di investimento, promossi e gestiti da Sgr partecipate da Cdp sostegno a export e internazionalizzazione: finanziamenti e garanzie per lo sviluppo sui mercati esteri e attività di internazionalizzazione cooperazione internazionale: supporto a iniziative per promuovere la crescita sostenibile in paesi in via di sviluppo Luigi Scordamaglia Il protocollo Cdp- Filiera Italia sul sito www.italiaoggi.it/ documenti-italiaoggi 114097115115101103110097115116097109112097064097103101110122105097105109112114101115115046105116 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it

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23Mercoledì 10 Luglio 2019

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

con

CELELE

in edicola

LA PPACFISCCALFISCCALAgricoltura

OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

OggiOggi

La strategia che muove l’intesa tra Cassa depositi e prestiti, Filiera Italia e Coldiretti

Un motore finanziario al foodEquity e minibond. Scordamaglia: supply chain al centro

DI LUIGI CHIARELLO

F inanziamenti di ogni tipo; garanzie a lar-go raggio, sul credito e non solo; emissioni

di minibond da parte delle imprese, ricorrendo anche ai cosiddetti basket bonds; per-sino interventi in equity con ingresso diretto nel capitale sociale delle impre-se (come avvenuto con Inalca e Boni-fiche Ferraresi). Sono tutti stru-menti previsti dal protocollo d’intesa sottoscritto sabato, sul palco del villag-gio Coldiretti di Milano, da Cassa depositi e prestiti e Filiera Italia. Un ventaglio di strumenti davvero ampio (consultabile nella sua interezza sul sito di ItaliaOggi) «a supporto della fi liera agroa-limentare italiana». Un patto, dietro il quale non c’è solo la necessità di garantire risorse per la crescita di un compar-

to caratterizzato, specie nella sua componente agricola, da cronica sottocapitalizzazione. Piuttosto, c’è il mondo che cam-bia. Ci sono nuovi paradigmi da soddisfare per vincere sui mercati. E c’è l’agroalimenta-re italiano - o quantomeno una sua avanguardia, costituita

dal sodalizio messo in piedi da palazzo Rospigliosi e da 50 campioni del Made in Italy - che deci-de di raccogliere la sfi da. A spiegarne il senso a ItaliaOggi è Luigi Scordama-glia, a.d. Inalca (gruppo Cremoni-ni) e coordinatore di Filiera Italia: «In

sostanza, non sarà più la sola impresa di successo, ma l’inte-ra fi liera in cui insiste ad essere considerata interlocutore uni-co integrato da Cdp». Meglio: «Ogni fi liera produttiva ha uno o più capofi la che la rappresen-tano; bene, gli strumenti mes-si in campo da Cdp, nei limiti che deve rispettare, saranno

studiati e costruiti su misura, taylor made, fi liera per fi liera, capofi la per capofi la». Dunque, ogni impresa sarà valutata da Cdp non più in quanto tale, ma assieme alla sua supply chain. Questa visione guida anche l’accordo per l’internazionaliz-zazione siglato venerdì, sempre a Milano, da Filiera Italia, Col-diretti e Agenzia Ice: «I para-digmi sono cambiati», spiega Scordamaglia. Oggi il mercato bada a tre cose: tracciabilità, sostenibilità e trasparenza. Se vuoi convincere i buyer devi metterti a nudo, fare incoming con la tua supply chain. Per questo l’intesa con Ice punta a promuovere la fi liera; il prodot-to e chi c’è dietro. La fi losofi a è la stessa: la seguiamo dal pun-to di vista fi nanziario con Cdp e per la promozione con Ice».

© Riproduzione riservata

RICCARDO RICCI CURBASTRO, per l’ottava volta di fi la, è presidente di FederDoc. L’assemblea si è tenuta nella sede romana della confederazione nazionale, che riunisce tutti i consorzi del mondo del vino italiano, Confermati anche i due vicepresidenti, Francesco Liantonio e Stefano Zanette.

GIOVANNI BUSI riconfermato presidente del Consorzio Vino Chianti per il quarto mandato consecutivo. I due vicepresidenti sono Ritano Baragli e Alessandro Zanette. Fanno parte del consiglieri anche Tommaso Albergotti,

Davide Ancillotti, Ro-lando Bettarini, Fabio Vittorio Carone, Cino Ci-nughi De Pazzi, Angiolo Del Dottore, Gianmarco Diddi, Stefano Fantechi, Marco Ferretti, Leonar-

do Francalanci, Paolo Gamberi, Filippo Gaslini Alberti, Francesco Gera, Ferdi-nando Guicciardini, Malcom Leanza, Maria Grazia Mammuccini, Maurizio Masi, Mario Mori, Massimo Peruzzi, Mario Piccini, Filippo Rocchi, Andrea Rossi, Massimo Sensi, Vasco Torrini, Giovanni Trambusti e Gianni Zipoli. [email protected]

LELLA BASSIGNANA confermata alla presidenza di Agripiemonteform -

Confagricoltura. Vercellese, laureata in Scienze agrarie a Torino, Bassignana è docente all’Istituto Tecnico Agrario Galileo Ferraris di Vercelli, consiglie-ra di Parità della Provincia di Vercelli e rappresentante della Regione Piemonte nel cda dell’Enoteca della Serra. [email protected]

MARCO NERI, maremmano, classe 1955, è il nuovo presidente di Confagricol-tura Toscana. Titolare dell’azienda San Otta-viano, 400 ettari a Monte-rotondo Marittimo (Gr), Neri nato a Follonica, laurea in Giurispru-denza, due fi gli, subentra a Francesco Miari Fulcis. Giuseppe Bicocchi e Luca Giannozzi sono invece stati eletti vicepresidenti. Direttore generale è Francesco Postorino. [email protected]

ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO della Fede-razione dei vignaioli indipendenti (Fivi), Matilde Poggi confermata pre-sidente in un consiglio che vede 9 ricon-ferme e 6 volti nuovi. I riconfermati, oltre a Poggi, Rita Babini, Lorenzo Cesconi, Luca Ferraro, Bruna Flaibani, Armin Kobler, Luigi Maffi ni, Gaetano Morella e Saverio Petrilli. Le new entry sono Vittorio Adriano, Paolo Beretta, Federica

Nardello, Diletta Nember, Ermes Pavese, e Stefano Pizzamiglio. info@fi vi.it

TERZO MANDATO alla presidenza del Movimento Turismo del Vino To-scana per Violante Gardini. Passione per il mondo del vino, nata a Montalcino nel 1984, Gardini si è laureata in Econo-mia aziendale a Firenze e si occupa delle aziende famiglia, Casato Prime Donne di Montalcino e Fattoria del Colle di Trequanda (Si). Fan-no parte del cda: il vicepresidente Emanuela Tamburini, al secondo mandato, oltre a Barbara Luison, segretario e Federico Taddei tesoriere. Il gruppo di lavoro vede la presenza di Nicola Giannetti, Alessandra Casini, Nicola Guidi, Maria Paoletti, Letizia Cesani, Anastasia Mancini, Annabella Pascale, Fabrizio d’Ascenzi, Flavio Nuti, Ulrich Kholmann e Simone Nannipieri. [email protected]

L’ASSEMBLEA ANNUALE Confagricoltu-ra Savona ha confermato Luca De Mi-chelis nel ruolo di presidente. Nominati consiglieri Lucio Fazio, Davide Miche-lini, Fabio Parolini, Massimo Rebella e Fabio Vignone. Gli eletti andranno a comporre il consiglio direttivo insieme ai presidenti delle sezioni di prodotto

Luca Benedusi, Paolo Damonte, Loren-zo Ferro, Roberto Vigo. Completano la squadra, Riccardo Vignone per l’Anga, Enrica Mattei per le pari opportunità e Bruno Dani per il Sindacato Pensionati. [email protected]

ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLEVATORI (Aia) ha riconfermato come presiden-te Roberto Nocentini, allevatore di bovini nel Mugello, già in carica dal 2016. Nocentini è anche presidente di Coldiretti Firenze-Prato. [email protected]

NUOVO CDA PER STRADA DEL BAROLO e grandi vini di Langa, cambiano sette consiglieri su nove. Confermati il presidente Lorenzo Olivero, titolare della cantina Mario Olivero di Roddi, e il suo vice Mauro Daniele, titolare del-la cantina Le Strette di Novello ed enologo all’Astemia Pentita di Barolo. Nuovo è l’altro vicepresidente, Maria Grazia Ansaldi, direttrice di UVE Rooms & Wine Bar di La Morra. Nel cda anche Tiziano Gaia, Sandro Minella, Emanuela Bolla, Denise Marrone e Fiorella Sacchetto. Direttore è Daniele Manzone. [email protected]

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POLTRONE IN ERBA

Gli strumenti a disposizionecredito agevolato: attraverso il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca

accesso al credito: garanzie a fronte di nuovi fi nanziamenti erogati dalle banche al settore agroalimentare

supporto al capitale circolante: sostegno alle aziende associate di Filiera Italia anche attraverso l’accesso ai servizi di Digital Factoring

fi nanza alternativa: promozione di emissioni di «minibond», anche attraverso l’utilizzo di strutture di «basket bond»

accesso al credito di imprese mid/large: fi nanziamenti a medio-lungo termine a supporto degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, effi cientamento energetico, sviluppo sostenibile e green economy, crescita, anche per aggregazione, in Italia e all’estero

equity: supporto alla crescita delle aziende associate attraverso fondi di investimento, promossi e gestiti da Sgr partecipate da Cdp

sostegno a export e internazionalizzazione: fi nanziamenti e garanzie per lo sviluppo sui mercati esteri e attività di internazionalizzazione

cooperazione internazionale: supporto a iniziative per promuovere la crescita sostenibile in paesi in via di sviluppo

Luigi Scordamaglia

Il protocollo Cdp-Filiera Italia sul sito www.italiaoggi.it/documenti-italiaoggi

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24 Mercoledì 10 Luglio 2019 M E R C AT O A G R I C O L OLe conseguenze del riconoscimento delle colline di Valdobbiadene a patrimonio dell’umanità

Prosecco superiore. Nel mondoI produttori: la tutela Unesco distingue la docg dal resto

DI ANDREA SETTEFONTI

Riconoscimento per un territorio, ma anche e soprattutto elemento di distinzione per il vino,

che in quel territorio si produ-ce. È la chiave di lettura che si ha se si gira tra i produttori di Prosecco Docg, dopo che l’Unesco ha riconosciuto le col-line di Valdobbiadene patrimo-nio dell’umanità. Federico Dal Bianco, dell’azienda Masotti-na di Conegliano, sottolinea: «Da adesso il territorio diventa il valore aggiunto del vino. Noi che siamo nati con la parola Prosecco, ora metteremo prima il territorio del prodotto. Sarà un bellissimo incentivo e darà coraggio ad alcuni produttori che ancora tendono a sfruttare la parola magica Prosecco. For-se scrivere Conegliano e basta sull’etichetta, cosa che la mia azienda fa da dieci anni, potrà avere anche più valore». Quan-to ha riconosciuto l’Unesco ser-ve a ridefi nire la distanza tra Conegliano Valdobbiadene e il resto del Prosecco prodot-to in pianura. «Si evidenzia il legame territoriale tra Prosec-co superiore e Valdobbiadene perché nel mondo del Prosecco un po’ di imprecisioni ci sono. E questo riconoscimento ci darà

una grossa mano a distinguere questi 30 km di colline, ricama-te da generazioni di viticoltori, dove si producono 90 mln di bottiglie e non 400 mln. Il rico-noscimento Unesco serve a far chiarezza sui vari tipi di Prosec-co», commenta Franco Adami di Colbertaldo di Vidor (Tv). Dunque l’Unesco ha avuto il merito di mettere un segno e marcare il mondo tra due realtà diverse. «È un riconoscimento a quest’area; ora come viticoltori

abbiamo il dovere di mantenere le condizioni per le quali siamo diventati patrimonio Unesco, stare attenti a non rovinare la bellezza che abbiamo costruito. Quindi no autostrade o gratta-cieli, ma soltanto migliorare e mantenere il capitale inaltera-to», conclude Adami. E, seppur non citabile in etichetta, la scel-ta Unesco peserà sulle bottiglie. Come evidenza il presidente del Consorzio della Docg, In-nocente Nardi. «Unesco non

permette l’uso commerciale del nome. Ma si potrà far sa-pere che, in questo momento, la Docg rappresenta 16 botti-glie su 100 chiamate Prosecco. Servirà a far conoscere questa specifi cità». Benefi ci sui prez-zi? «Non sappiano se ci sarà un effetto diretto, ma si spera in un ritorno indiretto dato dal-la ricerca di sempre maggiore qualità a 360°», chiosa Nardi. «I nostri obiettivi», dice, «sono: rendere ancor più percepito in

termini qualitativi il Coneglia-no Valdobbiadene e far capire al consumatore il signifi cato di produrre una bottiglia su que-ste colline, dove si impiegano 600/700 ore lavoro uomo per ettaro in un anno rispetto alle 100/1500 di un ettaro in pianu-ra. L’aspetto importante sarà far capire che c’è un’area gran-de in pianura dove si produce la Doc, e una piccola zona, che sono le colline protette dall’Une-sco, dove nasce il Prosecco supe-riore Docg». Il prossimo passo, conclude Nardi, «sarà quello di costituire l’associazione che avrà il compito di gestire il sito. Ci sarà poi da pensare alle atti-vità di qualifi cazione dell’acco-glienza, di determinazione del-le informazioni e di proseguire con l’attività di sorveglianza e implementazione delle norme volte a valorizzare l’attribuzio-ne di sito Unesco come il mosai-co agrario che oggi ammiriamo, e i caratteristici ciglioni inerbi-ti, che contraddistinguono la nostra viticoltura e quindi il nostro territorio».

© Riproduzione riservata

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L’Australia supera la Francia nell’export di vino in Cina: nei primi cinque mesi dell’anno, l’ex Celeste impero ha importato vino Aussie per oltre 306 mln di euro, contro i 271 di quello fran-cese. La quota di mercato transalpina scende sotto il 30%, contro il 43% di dieci anni fa. La causa? Un calo di quasi il 34% nelle vendite dei fermi imbottigliati nella prima parte dell’anno. Ancora lontana l’Italia, con meno del 7% di quo-ta import, penalizzata da una riduzione degli acquisti cinesi di quasi il 13% a valore (-6% a volume) rispetto al primo semestre 2018. A scattare l’istantanea sul mercato vinicolo cinese è Winemonitor di Nomisma. Dunque, anche nel 2019 continua la riduzione dell’import di vino in Cina; lo scorso anno il gigante asiatico ha fatto segnare un -2% a valore e un -8% a volu-me. Ma nei primi cinque mesi del 2019, il calo è ancor più signifi cativo: -14% in valore (euro),

-18% in quantità. Eppure, la contrazione non tocca tutti. Se pesa molto su francesi (-31,5% a valori), spagnoli (-16,9%) e italiani (-12,5%), crescono, all’opposto, australiani e cileni del 4,8 e 8,4%. Il calo di vini francesi in Cina riguar-da i fermi imbottigliati (a volume il 95% del totale), diminuiti a valore di quasi il 34%; ma ha risparmiato gli spumanti (Champagne su tutti), cresciuti di oltre il 24%. Nel suo piccolo, l’Italia ha visto ridurre gli acquisti di fermi a valore del 15%, mentre agli spumanti hanno fatto registrare un +5%. «Il prezzo gioca un ruo-lo fondamentale negli acquisti dei vini da parte dei cinesi e gli accordi di libero scambio di cui godono australiani e cileni (che permette loro di entrare in Cina a dazio zero) li favoriscono rispetto ai competitor», ha spiegato Denis Pan-tini, responsabile Nomisma Wine Monitor.

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La Francia perde il primato vinicolo in Cina

Crisi per il vino comune della parte occi-dentale della Sicilia: viene pagato sotto i 20 centesimi al litro, un prezzo che mette in serio pericolo la sopravvivenza di migliaia di azien-de. I produttori chiedono: l’abbassamento delle rese per riequilibrare il mercato e il reddito; maggiore sostegno alle pmi, divieto assoluto di zuccheraggio; maggiori controlli contro le frodi e stop all’emigrazione dei vigneti siciliani verso il Nord Italia.

Le richieste sono state raccolte dalla Cia Si-cilia Occidentale durante in incontro, a cui hanno partecipato oltre 500 produttori. «L’at-tuale sistema di governo del settore in Italia e in Europa non premia gli sforzi dei viticoltori siciliani. Per questo occorre una strategia, che ci permetta di non morire e avviare la ripresa sotto le insegne del buonsenso e della legali-tà», commenta Antonino Cossentino, pre-sidente della Cia Sicilia Occidentale. La Cia ha individuato cinque punti da cui ripartire. «Per i vini da tavola chiediamo di ridurre il tetto di produzione da 500 a 250 quintali per ettaro e di rafforzare i controlli per impedire la vinifi cazione di prodotti non idonei. È anche indispensabile promuovere in sede europea il

divieto della pratica di zuccheraggio in area B; cioè in diverse zone della Spagna, della Francia, della Germania e in alcune province italiane. Inoltre, chiediamo di incrementa-re le percentuali di concorso pubblico per le azioni di promozione previste dall’Ocm vino, rivedendo la ripartizione del sostegno a favore delle pmi. Per fermare l’emorragia dei nostri vigneti verso il Nord Italia, chiediamo di vie-tare il trasferimento dei diritti d’impianto in altre regioni». La situazione si è fatta delicata e Rosa Giovanna Castagna, presidente di Cia Sicilia, chiederà alla Regione Sicilia «l’istituzione di un tavolo di crisi per discutere in maniera più approfondita le problematiche del settore». Molte delle diffi coltà sono legate alla norma sul vino comune, ex vino da tavo-la, che non ha un disciplinare rigoroso come Doc e Igt. Regolamentato dal Testo unico (leg-ge 238/2016), prevede una resa massima di 500 quintali di uva per ettaro. Nelle regioni italiane più vocate alla produzione di vino comune, Sicilia compresa, si registrano gran-di quantità di giacenze, che appesantiscono il mercato e deprimono i prezzi. La Sicilia è la regione italiana con più superfi cie vitata; al vino comune sono destinati quasi 9 mila ettari, più del doppio rispetto al Veneto. Al 15 giugno, nelle cantine siciliane la giacenza era di oltre 760 mila ettolitri, 500 mila di questi nella sola provincia di Trapani, altri 122 mila in quella di Palermo. In Veneto la giacenza è oltre il doppio della Sicilia, 1,8 mln di ettoli-tri, mentre in Emilia-Romagna, sono poco più di 3 mln e in Puglia 1,5 mln. Per Vincenzo Cusumano, direttore dell’Irvo, l’Istituto re-gionale del vino e dell’olio, «per uscire dal problema grandi giacenze, oltre ad abbassare le rese, è necessario incrementare l’imbottiglia-to, che negli ultimi anni in Sicilia è cresciuto dal 15 al 40%».

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Sicilia, vino comune a meno di 20 centesimi

Regolare il mercato delle fi liere vitivinicole italiane pren-dendo spunto dall’eccellenza dello Champagne. Mediante «una sorta di agro-intelligence», l’Aoc Champagne «è risultata vincente sul mercato grazie al controllo di una fi liera informativa e alla cooperazione tra produttori». È quanto spiega Daniela Toccaceli, direttore del Centro Studi economici dell’Accademia dei Georgofi li, che ha curato la ricerca sul caso Champagne e presentata durante un incontro organizzato dalla stessa istituzione fi orentina assieme al Crea e al Centro Studi Gaia dell’Univer-sità di Firenze. Lo studio ha esaminato l’Aoc Cham-pagne come eccellenza mondiale capace di affrontare al meglio i rischi della volatilità dei mercati e dei fattori climatici, per confrontarlo con le Docg Chianti Classico e Prosecco Conegliano Valdobbiadene. Dall’analisi è emerso il ruolo centrale degli strumenti che favoriscono la trasparenza di mercato, cioè il controllo della fi liera in-formativa», commenta Daniela Toccaceli. Questo «permet-te al Comitato interprofessionale del vino di Champagne (Civc) di utilizzare un metodo quali-quantitativo di pre-visione dell’evoluzione della domanda e conseguentemente gli strumenti per il controllo specifi co della produzione e dell’offerta». Lo studio evidenzia anche «l’importanza del coordinamento orizzontale e della cooperazione tra produt-tori, che nel caso specifi co è stato attuato attraver-so il sistema cooperativo; questo ha «strutturato» la fragile maglia produttiva dello Champagne». Per Toccaceli, «i risultati per-mettono di considerare la capacità risolutiva degli strumenti non di per sé, ma unitamente alle con-dizioni di trasparenza del mercato e «strutturazione» della fi liera in cui vengono utilizzati».

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Un’intelligence informativafa vincente lo Champagne

Leggere in chiave femminile il mon-do del vino. È l’obiettivo della prima consulta tra donne del vino che nasce-rà in Sicilia. Un momento di concerta-zione e «un tavolo di confronto, ascol-to, progettazione e rinnovamento della viticoltura e dell’agricoltura sicilia-na», ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Edy Bandiera, du-rante la convention nazionale dell’as-sociazione Donne del Vino, ospitata a Castiglione di Sicilia (Catania). Per

la presidente nazionale, Donatella Cinelli Colombini, «nell’agricoltura italiana, secondo gli ultimi dati Cen-sis, le donne a capo di aziende agricole coltivano il 21% della superfi cie agri-cola utilizzabile ma producono il 28% del pil agricolo. Dal 2003 al 2017 le donne manager rurali sono cresciute del 2,3%, portando un pensiero diffe-rente e orientato all’accoglienza e alla diversifi cazione».

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Il vino al femminile in Trinacria

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

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25Mercoledì 10 Luglio 2019MercoM E R C AT O A G R I C O L OLe verifi che al Csqa. Modifi che in tutte le fasi della produzione e alle modalità di vendita

Prosciutto di Parma al setaccioIl consorzio cambia disciplinare, certifi catori e controlli

Dopo lo scandalo «Pro-sciuttopoli», culmina-to nelle dimissioni di 4 ispettori del Comitato

certifi cazione (Coce) dell’Isti-tuto Parma Qualità (Ipq) e nel conseguente blocco, dal 13 giugno, di certifi cazioni e mar-chiature, il Prosciutto di Parma si dà un nuovo piano, basato su quattro pilastri: terzietà dei controlli, task force di esperti dedicata alla certificazione, modifi ca e rafforzamento del sistema dei controlli, revisione del disciplinare di produzione. Quattro scelte strategiche de-liberate dal cda del Consorzio per migliorare identità e qua-lità del prodotto. Ad effettuare i controlli sarà la società di cer-tifi cazioni Csqa di Thiene (Vi). Addio, dunque, dopo vent’anni, all’Istituto Parma Qualità

(Ipq), nel cui direttivo siedono lo stesso Consorzio Prosciutto di Parma (che rappresenta 150 marchi), Assica (che riunisce prosciuttifi ci e macellatori) e l’Unione nazionale associazioni produttori suini (U.n.a.pro.s., rappresenta gli allevatori). Per Vittorio Capanna, presidente del Consorzio «è il primo forte segnale di rinnovamento, che parte da uno degli ambiti più importanti per una Dop, il si-stema dei controlli, nell’ottica di offrire maggiore trasparenza e massima garanzia ai consuma-tori, assicurando loro la qualità che ci si aspetta dal Prosciutto di Parma». Per Csqa si tratta di «fare le cose nella maniera migliore, in modo tempestivo, dedicando una task force che si occupi del tema in via esclu-siva e immediata», sottolinea

Pietro Bonato, ad e direttore generale della società veneta. Il Consorzio ha avviato anche l’iter di modifi ca del discipli-nare con variazioni in tutti gli anelli della produzione; dalle caratteristiche della materia prima - tra cui genetica, peso e alimentazione dei suini, benes-sere animale, peso e caratteri-stiche delle cosce fresche - fi no al prodotto fi nito come metodo di lavorazione, peso e stagiona-tura del prosciutto, modalità di vendita, prodotto pre-affettato. Il nuovo disciplinare conterrà anche specifi ci elementi per la tracciabilità e la rintracciabi-lità lungo tutta la fi liera. Nel 2018 sono stati prodotti 8,5 mi-lioni di prosciutti per un giro di affari di 1,7 miliardi di euro e una quota export del 30%

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AGRION, LA FONDAZIONE PER LA RICERCA, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese, ha firmato un accordo quadro di collaborazione col Poli-tecnico di Torino per portare avanti progetti di ricerca a beneficio dell’agricoltura in generale e della frutticoltura in particolare. Progetti volti a garantire il corretto apporto idrico ai frut-teti mediante la valutazione dell’umidità del suolo e il più adeguato piano d’irrigazione e a prevedere e contrastare le gelate primaverili.

IL GRUPPO DISTRIBUTIVO ESSELUNGA (7,91 mld euro di fatturato nel 2018) investirà 2 mld euro nel quinquennio 2019-2023, nell’ambito di un piano di crescita che dovrebbe portare l’azienda a sviluppare 8,7 mld euro nel 2023.

SELEX, TERZO GRUPPO della distribuzione moderna italia-na con un fatturato 2018 di 10,95 mld euro e una rete di oltre 2.300 punti vendita, investirà 320 mln euro nel 2019 per continuare a crescere e arrivare a sviluppare vendite per 11,4 mld quest’anno, mediante l’apertura di 54 nuovi negozi e la ristrutturazione di 128 strutture al dettaglio e all’ingrosso esistenti.

ASSALZOO, L’ASSOCIAZIONE nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, rinsalda il suo rapporto con Fie-

ragricola di Veronafiere, stringendo una part-nership, nella quale convogliare il massimo delle

rispettive energie per rafforzare la prossima ma-nifestazione del 2020 e il peso del comparto zootecnico al suo interno, che è dedicato in

maniera trasversale alle principali cate-gorie d’animali da reddito.

UN PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE congiun-to fra il produttore pataticolo F.lli Roma-

gnoli (32,7 mln euro di fatturato), l’Uni-versità della Tuscia e Legambiente ha portato alla messa a punto di quattro varietà commerciali di patate: Levante, Alouette, Carolus e Twister, indicate sia per le produzioni biologiche sia per quelle convenzionali. Tali varietà sono coltivabili con una significativa di-minuzione del numero dei trattamenti e delle dosi di fitofarmaci per la prevenzione delle malattie fogliari della patata.

IL FONDO DI PRIVATE EQUITY parigino Pai Partners si è aggiudicato per 1,4 mld euro Areas, società del gruppo Elior specializzato nella ristorazione in concessione, attiva in Europa, Stati Uniti e America Latina con 2.100 ristoranti e negozi in 91 aeroporti, 84 stazioni ferroviarie e 227 aree di servizio (compresa la rete ita-liana a marchio My Chef) che nel 2018 ha realizzato ricavi per 1,8 ml euro. La cessio-ne consentirà a Elior di focalizzarsi sul suo core business, la ristorazione collettiva.

LA FILIALE DEL REGNO UNITO della multinazionale ame-ricana dei cereali da prima colazione Kellogg Co. rin-salda la sua collaborazione col produttore indipendente inglese di birra Seven Bro7hers Brewery. Quest’ulti-mo, oltre alla birra realizzata utilizzando i corn flakes edibili, ma che non hanno superato i test di qualità della multinazionale, produrrà ora birra con la materia prima dei Coco Pops e dei Rice Krispies.

DAL 2020 L’ITALIA farà parte del Comitato per-manente di consultazione sul vino, costituito da Francia e Spagna. Un luogo in cui «poter discutere e affrontare insieme tematiche comuni ai tre paesi, qua-li l’andamento dei mercati, la gestione dell’offerta e il

contenimento della produzione, cosi come una linea politica condivisa sui temi della futura Pac». A dare

l’annuncio Ruenza Santandrea, coordinatrice settore vino Alleanza cooperative agroali-mentari. Al Comitato partecipano dal 2017

le amministrazioni e organizzazioni di categoria del vino di Francia e Spagna.

Luisa Contri© Riproduzione riservata

RISIKO AGRICOLO

C’è un calo di produzione (-6.47%) per Apo Conerpo. Che, però, si rifl ette meno sul fattura-to: 717 mln (-2,5% sul 2017, eppure in aumento del 2,3% rispetto alla media degli ultimi 5 anni). Il risultato è condizionato da cambiamenti cli-matici ed emergenze fi tosanitarie, ma è «incorag-giante se si considerano la profonda recessione, tutt’altro che superata, l’embargo della Russia, le incertezze della Brexit, le barriere all’import di prodotti ortofrutticoli, la guerra dei dazi»: l’analisi è di Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo gruppo di Villanova di Castenaso (Bo), che riunisce 6 mila aziende agricole e 50 cooperative. In questo quadro, per Vernocchi par-ticolarmente importanti sono gli investimenti in

ricerca, fondamentale per migliorare il reddito delle aziende agricole: «C’è preoccupazione per la redditività, non suffi ciente e minacciata da emergenze fi tosanitarie (cimice, alternariosi, batteriosi), che provocano diminuzione di rese e produzione vendibile». «Il gruppo ha avviato progetti di miglioramento genetico per nuo-ve varietà resistenti alle fi topatie, resilienti ai cambiamenti climatici, e sperimentazioni per la difesa da fi topatie classiche e patogeni alieni». Risultati interessanti si registrano nel miglio-ramento della fase di impollinazione tramite le osmie. Sotto valutazione l’effi cacia delle zeoliti per ridurre l’uso di agrofarmaci».

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Apo Conerpo in fl essione. Eppure in trincea

Cresce la frutta IV gamma del Consorzio Agribologna e del suo brand Fresco Senso che festeggia 10 anni. Questo ha costantemente svilup-pato la capacità produt-tiva dello stabilimento di San Pietro in Casale (Bo), fi no a diventare il primo impianto in Italia per pro-duzione (40 mila quintali di prodotto finito/anno) con una potenzialità di 80-100 mila vaschette/giorno, per un totale di circa 6 mln di vaschette/anno. Tra le novità, la linea di prodotto Aromi di Miele, realizza-ta in partnership con Mie-lizia e la Bag, packaging con manico e cerniera apri e chiudi. Agribologna, che gestisce fasi di produzione, lavorazione e distribuzione di ortofrutta fresca, ha re-gistrato nel 2018 ricavi su-periori a 230 mln (+10%), conta 135 soci agricoltori con 3.200 ettari di superfi -ci coltivate, 220 dipendenti e 2.500 clienti tra gdo, ho-reca e retail.

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Agribolognain crescita

Peperone, simbolo di un territorio e di ricchezza economica insieme a porro dolce, canapa e coniglio. Carmagnola deve tutto all’agricoltura. «La produzione di peperone si estende oggi su 100 ettari anche se ai tempi d’oro, fi no agli anno Ottanta, si arrivava a 500 ettari», commenta Roberto Ger-bino vicepresidente del consorzio di produttori, nato nel 1998 con 10 soci e arrivato oggi a 40. Del peperone di Carmagno-la esistono cinque varietà riconosciute dal Consorzio di cui quattro autoctone, il Quadrato, il Corno di bue, la Trottola, il Tumaticot e una non autoctona, il Quadrato allungato. «Oltre il 65% della produzione è di quadrato allungato, quello più richiesto dal mercato per la sua versatilità, e poi ci sono gli altri di cui il 10% corno di bue e 20% Trot-tola». La scelta del quadrato allungato è dovuta al mercato che richiede «gran-di quantità a prez-zi bassi, facilmente vendibile. Il quadrato ha una resa di 300 quintali per ettaro e un costo di 1.5/2 euro al chilo. La varietà Trottala arriva a 3 euro al chilo e una resa di 150 quintali a ettaro mentre il corno di bue, coltivato ancora in pieno campo mentre gli altri sotto serra, arriva a 400 quintali per ettaro con prezzo su 2 euro». Oggi la produ-zione guarda alla sostenibilità e «alcuni produttori effettuano produzione biologica. Quest’anno è stato impiegato un olio repellente per insetti, ottenuto da piante, per mettere sul mercato un prodotto sano e senza chimica», conclude Ger-bino. I peperoni delle aziende aderenti sono contraddistinti da cassette, box e fascette recanti il logo del Consorzio e la ragione sociale del produttore.

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I cinque volti del peperonemultiuso di Carmagnola

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26 Mercoledì 10 Luglio 2019 TECNOLOGIA & INNOVAZIONEDopo 17 anni di attività, il laboratorio di pistacchi Antichi sapori dell’Etna fattura 40 mln

L’oro di Bronte? Nato per gioco Pistì compra altri ettari e rafforza il brand. Con i retail shop

DI LUISA CONTRI

Raddoppiare il fatturato da 30 a 60 mln di euro nell’arco di due anni. È l’obiettivo di Pistì-An-

tichi sapori dell’Etna, labo-ratorio artigianale per la pro-duzione di dolci tipici siciliani: torroni, frutta martorana, croc-canti e cioccolato, specialità alle mandorle, panettoni e colombe. Ma anche di ingredienti a base pistacchio: farina, granella, pa-sta per gelati, prodotto al na-turale, tostato, sgusciato e non. Il laboratorio è nato nei primi anni 2000 a Bronte (Ct), ad opera di due ventitreenni del posto, Nino Marino e Vincenzo Longhita-no, che oggi di anni ne hanno 40.

«La nostra azienda», racconta a ItaliaOggi Marino, «è nata quasi per gioco. Eravamo entrambi giova-nissimi quan-do, una sera, decidemmo di dar vita ad una

realtà che valorizzasse l’oro verde della nostra terra, i pi-stacchi di Bronte, e le materie prime di qualità della nostra Sicilia. Così nacque il nostro primo laboratorio di pasticce-ria tipica siciliana, che abbiamo chiamato Pistì, proprio per co-municare attraverso un brand facile da ricordare il ruolo cen-trale svolto dai pistacchi nella nostra offerta. Nonostante il nostro laboratorio sia consi-derevolmente cresciuto negli

anni, arrivando a svilupparsi su 4 mila mq scavati nella lava e a dar lavoro a 90 dipenden-ti fissi e 70 stagionali, ci siamo man-tenuti fedeli

all’impostazio-ne artigianale originaria. Uti-lizziamo impa-

statrici e

alcuni altri macchinari, ma il grosso delle nostre lavorazioni è ancora fatto a mano dalle no-stre maestranze, in buona par-te donne, a partire da materie prime selezionatissime e da ricette tradizionali e rivisitate per adeguarle ai gusti e alle esi-genze nutrizionali d’oggi».

Pistì, in 70 ettari di pistac-chieti di proprietà, produce mediamente dalle 85 alle 105 tonnellate di pistacchi di Bron-te l’anno. «Stiamo progettando d’ampliare la nostra produzione d’oro verde», anticipa Marino.

«Stiamo trattando l’acquisto di 20 ettari di pistacchieti nella zona della Dop. Un

investimento non di poco conto, se si consi-dera che il costo di un pistacchie-to in zona raggiunge i 50 mila euro ad ettaro. Contiamo di poterci autofi-nanziare per metà dell’inve-stimento e di farci assistere dagli istituti di credito, che ci accompagnano da tempo per il restante 50%. Già oggi si può dire che lavoriamo circa il 30% della produzione di pistacchi di Bronte, pari complessivamente

a 4 mila-4.500 tonnellate, di cui 3 mila certifi cate Dop».

Prossima alla maggior età Pistì ha imboccato la via di una solida crescita. Nel 2018, il fatturato è cresciuto del 25% sull’anno precedente, passando da 24 a 30 mln euro. E il 2019 dovrebbe chiudersi con un giro d’affari di 40 mln euro. «La clientela acquisita sta incre-mentando via via i quantitativi d’ordine perché riconosce in noi un partner affi dabile», afferma

con soddisfazione Marino. «Non solo. Stiamo acqui-sendo nuovi clienti e ci

stiamo espan-dendo in nuo-vi mercati.

Oggi il no-stro export raggiunge

41 paesi ed è arrivato a

pesare per il 35% sul fatturato complessivo. Pensia-mo sia arrivato il momento di promuovere la notorietà del nostro brand, anche attraver-so un progetto di retail shop. Stiamo lavorando al format. Con ogni probabilità vedrà la luce all’estero».

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alcuni altri macchinari ma il investimento

Arriva una proposta di legge bipartisan, primo fi rmatario Renato Brunetta, per l’insegnamento di storia e cultura del vino e delle eccellenze gastronomiche italiane come materie di educazione civica: 21 insegnamenti, con tanto di dispo-sizioni per la selezione dei docenti. Si tratta di 12 articoli, contenenti anche altre misure per la promozione del settore enogastronomico, depositati in commissione agricoltura alla Camera. Tra questi l’istituzione della Giornata delle eccel-lenze enogastronomiche italiane e di un Atlante annuale nazionale dell’enogastronomia di qualità.

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Insegnare il nostro cibo

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DI ARTURO CENTOFANTI

Dagli scarti dell’agricoltura a com-bustibile diesel. Anche per aerei. E tutto attraverso l’utilizzo di vapore e luce solare. Questo il risultato di una ricerca internazionale pubbli-cata su Nature Energy e fi rmata an-che del Cnr-Iccom (Istituto di chi-mica dei composti organometallici). Lo studio dimostra che è possibile usare materiali fotocatalitici, cioè capaci di usare l’energia solare, per trasformare biomasse derivate da re-sidui agricoli e forestali, in carburanti utilizza-bili dagli aeromobili. La ricerca mira ad au-mentare la sostenibilità energetica del trasporto aereo, ancora dipenden-te dai combustibili fos-sili. «Abbiamo cercato di sviluppare materiali catalitici e fotocataliti-ci, per valorizzare uno scarto che dovrebbe essere smalti-to. Si possono ottenere combusti-bili per autoveicoli e aerei, già oggi in circolazione, senza necessità di cambiare infrastrutture, logistica o trasporti», commenta Paolo For-nasiero di Cnr Iccom e Università di Trieste, che ha curato la ricerca. «L’attenzione va verso gli aerei in quanto, se gli autoveicoli possono avere un grande futuro se alimen-tati a energia elettrica, gli aerei hanno il problema legato al peso delle batterie. Quindi i combustibili liquidi saranno ancora importanti nell’aviazione e cercare combustibi-li più puliti impiegabili da subito, è estremamente importante». E la

ricerca dimostra che si può partire da uno scarto agricolo e arrivare direttamente al distributore. «È possibile realizzare un impianto di-mostrativo, è un processo attuabile, ma renderlo competitivo col diesel da petrolio è più complesso che, accise a parte, è molto economico». Il processo si basa su tre stadi e «noi abbiamo ottimizzato quello di mezzo, quello più diffi cile:

- In un primo passaggio si scindono le molecole di partenza nelle loro com-ponenti più piccole con l’impiego del vapore cal-dissimo e ottenere un liquido che può subire successivi trattamenti.

- Nel secondo pas-saggio, quello chiave, viene aggiunto un fo-tocatalizzatore, cioè un materiale capace di re-agire con la luce solare. Qui si producono idro-geno e altre molecole

che sono dei precursori del diesel.- Il terzo passaggio trasforma

questi composti in diesel vero e proprio», spiega Fornasiero. Per quanto riguarda i costi, incidono molti fattori tra cui «la distanza impianto dove produco rispetto a dove reperisco il materiale di scarto e quanto lo pago. Se lo faccio in pia-nura padana gli scarti sono legati alla stagionalità, in inverno non ho grande disponibilità e se stocco ho problemi di muffa. È possibile realizzare impianti ma prima di passare allo sviluppo industria-le occorrono altri fi nanziamenti», conclude Fornasiero.

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Da scarti agricoli a diesel per aereiDI ANDREA SETTEFONTI

Entrare dentro una pianta per capire il suo stato di salute con un bio transistor che analizza acqua e nutrienti. L’idea l’ha avuta Nicola Coppedè dell’Isti-tuto dei materiali per l’elettronica e il magnetismo (Imem) del Cnr di Parma, che ha brevettato il Bioristor: un sistema biocompatibile non invasivo capace di analizzare la concentrazione ionica della linfa di una pianta, moni-torarne lo stato fi siologico e riconoscere l’insorgenza di eventuali stress biotici e abiotici. Già testato su coltu-re come pomodoro, frumento, vite e kiwi, la novità è stata presentata a InnovAgorà organizzata a Milano lo scor-so maggio. «Siamo andati a piazzare un transistor all’in-terno della pianta attraverso una fi bra biocompatibile fun-zionalizzata con un polimero conduttivo. Una volta inse-rite all’interno della pianta, queste fi bre comunicano attraverso la sua linfa», spiega a ItaliaOggi, Coppe-dè. «Andiamo a monitorare i parametri chimici e biochimici della pianta. In particolare la concentrazione dei sali e le concentrazioni di quelle biomolecole che hanno almeno una carica ionica. Il biopolimero è sensibile agli ioni positivi e quando arrivano cambia la conducibilità. Con gli elettrodi posizionati alla pianta, gli ioni che arrivano sono quelli della lin-fa. Il transito c’è se la pianta è viva, se è secca non vengono rilevati segnali. Quel-lo che rileviamo sono gli elementi vitali della pianta in quanto misuriamo gli ioni e quindi valutiamo l’acqua e la quantità di sali». L’idea è stata sperimentata sul campo, nelle coltivazioni di pomodoro di Mutti. «Il transistor può funzionare

a lungo, si può lasciare all’interno per lunghi periodi. Lo scorso anno abbiamo effettuato la sperimentazione con Mutti per 65 giorni. Quest’anno la ripetiamo, per tutta la stagione dai primi di luglio a settembre per monitorare lo stress idrico, di quanta acqua hanno bisogno. Lo scorso anno abbiamo analizzato la quantità di acqua fornita e se avessi-mo potuto rispettare le indicazioni del sensore si avrebbe avuto un risparmio del 34% di risorsa in tutta la stagione. Questo perché sappiamo la quantità necessaria alla pianta in ogni istante.

Contrariamente ai sensori del terreno o ai droni, con il Bioristor la misurazione avviene in vivo, in continuo e in tempo reale sappiamo lo stato di salute della pianta. E quindi è possibile agire molto rapidamente, entro 12-24 ore». Il sistema si affi da ad processo in cui «il segnale viene letto tramite una scheda elettronica e in-

viato a un wi-fi nel cloud; quindi, viene analizzato con un computer sul quale è possibile seguire in diretta le variazioni di composizione della linfa e, in seguito, le variazioni del suo stato fi siologico». Questa invenzione consente di «capire quello che una pianta ci dice, quando ha sete o quando ha fame. Cioè se è irrigata o concimata a suffi cienza». Oltre a quella sul pomodoro, «in Basilicata è in corso la sperimentazione in una vigna con una piattaforma di fertirrigazione per caprie il bisogno di acqua della vite. Ma si po-trebbe e lavorare su specifi che molecole dell’uva e valutare quando il chicco è cor-rettamente maturo. Così come si possono analizzare specifi ci parametri per ogni singola specie e varietà».

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Un transistor fa le analisi alle piante

Nicola CoppedèPaolo Fornasiero

Nino Marino

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MONTEPULCIANO LENUOVEREGOLE

Impossibile confonderloNell’etichetta delNobileentra la dicitura ‘Toscana’

ILNUMEROUNOGiovanniBusi del Consorzio Vino Chianti

SODDISFATTOIl presidente delConsorzio delVino Nobile di

Montepulciano,Andrea Rossi

LA TOSCANA entra nell’eti-chetta del VinoNobile. E’ arri-vato il via libera della Regioneper lamodifica del disciplinaredella prima Docg italiana,aprendo una nuova era. Unanotizia accolta positivamentedal mondo enoico poliziano edal Consorzio. «Vino NobilediMontepulciano. Denomina-zione di origine controllata egarantita. Toscana»: dopol’adozione della modifica an-che da parte delministero, saràquesta la dicitura obbligatoriaper il Vino Nobile di Monte-pulciano. Una decisione che fachiarezza sul mercato e nellescelte del consumatore, vistoche così si potrà meglio identi-ficare, e allo stesso tempo nonconfondere, il Vino Nobile diMontepulciano con il Monte-pulciano d’Abruzzo.«La richiesta di modifica deidisciplinari di produzioneavanzata dal Consorzio – com-menta l’assessore regionaleall’Agricoltura Marco Rema-schi – è coerente con il proto-collo d’intesa siglato nel 2012dal Consorzio del Vino Nobiledi Montepulciano e dal Con-sorzio Vini d’Abruzzo, dalla

RegioneToscana e dallaRegio-ne Abruzzo, nonché dal mini-stero e daFederdoc. I dueCon-sorzi si erano impegnati nellacorretta identificabilità deidue vini e dei rispettivi territo-ri di origine».Ladicitura obbli-gatoria riguarderà anche ilRos-so e il Vin Santo di Montepul-ciano Doc. Adesso la propostadi modifica dei tre disciplinari

sarà esaminata dal ministeroche poi la porterà all’esame delComitatoNazionale Vini. Solodopo l’adozione del decreto dimodifica del disciplinare daparte del ministero entrerà invigore l’obbligo di inserire iltermine ‘Toscana’. Per il presi-dente del Consorzio AndreaRossi ciò «permetterà di appor-tare chiarezza in tutti i consu-matori, soprattutto stranieri,che fanno confusione con la de-nominazione abruzzese».

L.S.

SOTTOIRIFLETTORI

CARABINIERIe ispettora-to del lavoro fanno visitaad un’azienda agricola delChianti. Ierimattina imili-tari della stazione carabi-nieri di Gaiole in ChiantiinsiemeapersonaledelNu-cleo ispettorato del lavorodi Siena hanno eseguito unaccertamento ispettivo inmateria di lavoro e legisla-zione sociale nonché per lasicurezzanei luoghi di lavo-ro presso un’azienda agri-cola, con sede legale a Mi-lano e sede operativa inquel Comune. E deferito instatodi libertà il 28ennemi-lanese legale rappresentan-te della società.Al giovane, nella propriaqualità di amministratoreunico, è stato contestato dinon aver inviato a visitamedica prima dell’assun-zione 4 lavoratori e a visitamedica periodica altri 7 la-voratori. Il tutto è emersodalla documentazione esi-bita ieri appunto ai militaridai gestori dell’azienda delChianti. E’ così scattata lamulta di 15.913 euro.Il Nucleo carabinieri ispet-torato del lavoro di Sienaha trasmesso gli atti e infor-mato la Procura della Re-pubblica presso ilTribuna-le di Siena.

GAIOLE CARABINIERI

Irregolaritàin azienda agricolaScatta la denuncia

E IL CHIANTI sbarca su Net-flix, la moderna piattaforma distreaming che ha rivoluzionato lafruizione di contenuti audiovisivia tempo di record. Il punto d’in-contro tra questi duemondi appa-rentementi diversi ma allo stessotempo simili, perché entrambi so-no dei simboli, è dato dalla serietelevisiva cult, targata Netflix,‘Stranger Things’. Ideata da Matte Ross Duffer, amatissima dai ra-gazzi appassionati di fantascien-za, vanta nel cast anche una stelladel calibro diWinona Ryder, duenomination all’Oscar e un Gol-denGlobe in bacheca. «Penso cheberremoanche una bottiglia di vi-no rosso... Com’è il vostro ‘Cian-ti’?». «Il nostro Chianti è moltobuono, mediamente corposo, conun accenno di ciliegia».Uno dei più prestigiosi vini almondo diventa protagonista diquesto scambio di battute fra ilprotagonista della serie e il maîtredel ristorante di lusso in cui va acena per far bella figura con unadonna. «Anche chi non sapronun-ciarne il nome lo conosce, anchechi non sa nulla di vino lo ordinaper darsi un tono. Un successoche non è frutto del caso», spiegail presidente del Consorzio VinoChianti Giovanni Busi, rielettoper il quarto mandato consecuti-vo. Sicuramente il fatto che Net-flix sia un canale così diffuso e‘Stranger Things’ una serie getto-natissima tra i giovani, apre dellepotenziali prospettive di mercatoper il ‘noto rosso’. Come ha dettoBusi, «la citazione nella serie diculto per i giovanissimi confermaancora una volta che il Chianti èormai un ‘sovrabrand’ rispetto aigià blasonatissimi made in Italy emade in Tuscany». Il vino Chianti,d’altronde, non è la prima volta

che finisce sullo schermo: gli ap-passionati cinefili si ricorderannodi «DallaRussia con amore» quan-do fu un «alleato» di James Bond,interpretato all’epoca da SeanConnery; oppure ne «Il silenziodegli Innocenti» quando fu men-zionato dal dottor Hannibal Lec-ter.LaToscana, terra di grandi vi-ni, è sovente scelta come set per ci-nema e tv o con i suoi «rossi» alcentro delle riprese. Lunga è latradizione di Montepulciano maanchediMontalcino conZeffirel-li che girò proprio qui alcune sce-ne importanti di «Fratello Sole eSorella Luna». E in «La più bellaserata dellamia vita», filmdiEtto-re Scola, Alberto Sordi è alle pre-se con una bottiglia di Brunellodi Montalcino Riserva BiondiSanti. Cin cin d’autore.

Luca Stefanucci

VinoChianti star di NetflixIl presidente Busi: «Premiato il nostro lavoro sul brand»

L’ASSESSORE REMASCHI«La richiesta dimodificadei disciplinari è coerentecon l’intesa del 2012»

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Pioggia, raffiche di vento e temperature in picchiata

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Per il Vino Nobilela dicitura “Toscana”Più tutela e chiarezza

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Pesca con una attrezzatura illegale, sanzione da 2.000 euro

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