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La Verità Anno II - Numero 221 www.laverita.info - Euro 1 O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 17 settembre 2017 y(7HI1B4*LMNKKR( +/!z!;!#!_ IL SINDACO DI LAMPEDUSA: «SIAMO AL COLLASSO» ZITTI ZITTI, SONO RIPRESI GLI SBARCHI Dalla Sicilia alla Sardegna, centinaia di arrivi. Rivolta nell’ex isola dell’accoglienza: «Dai clandestini minacce e molestie alle donne» Scoppia anche l’emergenza minori: nel 2017 sono entrati ben 18.000 immigrati non accompagnati, quasi tutti maschi fra i 15 e i 17 anni Attentato a Londra, preso un ragazzino. A Milano l’antiterrorismo indaga su furti sospetti L’Anpi infierisce sulla bimba morta di GIAMPAOLO PANSA Nell’aprile del 1945 Giu- seppina Ghersi era una ra- gazzina di 13 anni che a Sa- vona frequentava le magi- strali all’istituto Rossello. Non veniva considerata u- na militante fascista. Apparteneva a u- na famiglia agiata dove nessuno aveva preso la tessera del Partito fascista re- pubblicano. Eppure Giuseppina venne sequestrata e uccisa dopo una via crucis di violenze che (...) segue a pagina 13 IL BESTIARIO Il fisco ricatta le imprese con la tecnologia Nella manovra l’obbligo di fatturazione elettronica. Per chi non si adegua previste penalizzazioni burocratiche La vera rivelazione bomba del pm Woodcock «Così ho protetto Renzi» GIACOMO AMADORI a pagina 3 DOMANDE APERTE I 5 MISTERI ASSAI POCO GLORIOSI DI CONSIP di MAURIZIO BELPIETRO Nel caso Consip di si- curi finora ci sono solo due fatti. Il primo riguarda un oscuro funzionario della centrale di acquisto della pubblica amministrazio- ne. Si chiama Marco Ga- sparri e ha ammesso di es- sersi fatto corrompere da Alfredo Romeo incassan- do una tangente da 100.000 euro. Per questo motivo Gasparri ha pat- teggiato una condanna a un anno e otto mesi, ac- cettando di restituire il malloppo. Il secondo fatto certo è che la Consip, pri- ma che scattasse l’indagi- ne della Procura di Napo- li, stava per assegnare (...) segue a pagina 3 LE DESOLANTI ARGOMENTAZIONI DELL’EX FIRMA DI «REPUBBLICA» Zaia ha una bandiera: per Turani è un idiota C’è chi inalbera il gonfalone di San Marco, chi il vessillo del dollaro. Vedremo chi vince di STEFANO LORENZETTO Ho sempre am- mirato e invidia- to Giuseppe Tu- rani, detto Bep- pino, grande fir- ma del giornali- smo economico, nonostante una spiacevole disavventura giudiziaria dalla quale peral- tro uscì a testa alta. Rendere comprensibili i misteri della finanza anche a chi fu riman- dato a settembre in matemati- ca, parlo di me, è un esercizio che ha del miracoloso. Giusto per esemplificare: ogni volta che leggo l’acronimo Ebitda, io penso a Eta Beta, il perso- naggio di Topolino. A parte a- ver studiato in Bocconi, Tura- ni ha passato una vita alla cor- te di Eugenio Scalfari (altro mostro sacro che sa maneg- giare la calcolatrice meglio della macchina per scrivere), prima all’Espresso e poi alla Repubblica , sempre trattando di economia e curando l’inser- to Affari & Finanza del lunedì, salvo una breve parentesi da editorialista al Corriere della Sera . Solo che Scalfari sta all’Amarone come Turani sta alla Bonarda: se hai sete, e se inclini a essere astemio, prefe- risci la seconda, più briosa e meno impegnativa del primo. Non ho citato a caso il vino frizzante dell’Oltrepò pavese. Turani infatti è nato da quelle parti, a Voghera, fino a ieri u- niversalmente ritenuta patria solo di massaie. Mica vero. L’ho avuto come interlocutore in un convegno del Comitato Leonardo (Italian quality committee) che ho moderato due anni fa presso l’azienda veronese Pedrollo e posso ga- rantire che dal vivo è persino più brillante che su carta, quanto a capacità di farsi capi- re da tutti e di incantare l’udi- torio, due doti per le quali non basta certo la confidenza con il Mocio Vileda della casalinga di Voghera. (...) segue a pagina 11 Discutere di ideologie è pri- vo di senso: si tratta di con- vincimenti ir- razionali, im- permeabili alla critica. È an- che inutile: non c’è nessuna possibilità di far cambiare i- dea a chi le professa: la fede non si discute. Sicché, inter- rogarsi sulla intrinseca vali- dità dell’aspirazione all’au- tonomia delle comunità mi- noritarie, da cui i referen- dum separatisti sempre (...) segue a pagina 10 IL REFERENDUM La Catalogna può diventare un inferno o un paradiso (fiscale) di BRUNO TINTI OGGI IL RADUNO DEL CARROCCIO ALESSANDRO DA ROLD a pagina 9 Senza soldi e senza Bossi Pontida da brividi per Salvini di CLAUDIO ANTONELLI Nella bozza della manovra spunta l’es ten- sione della fattu- razione elettro- nica anche tra i privati per battere l’evasione. Le norme prevedono incenti- vi all’adeguamento, ma han- no un contraltare: penalizza- zioni burocratiche per le altre aziende. Dietro la necessità di semplificare il rapporto con il Fisco si nasconde così il solito ricatto che sostituisce la ne- cessità di gettito all’equità. a pagina 17 di FRANCESCO BORGONOVO Ripresi gli sbarchi. «Lampedusa è al collasso», denuncia il nuovo sindaco. Re- cord di minori non accompagnati. Allerta terrorismo a Londra e a Milano. a pagina 5 BELLONI e PEDRIELLI alle pagine 6 e 7

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LaVer itàAnno II - Numero 221 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 17 settembre 2017

y(7HI1B4*

LMNKKR( +/!z

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IL SINDACO DI LAMPEDUSA: «SIAMO AL COLLASSO»

ZITTI ZITTI, SONO RIPRESI GLI SBARCHIDalla Sicilia alla Sardegna, centinaia di arrivi. Rivolta nell’ex isola dell’accoglienza: «Dai clandestini minacce e molestie alle donne»Scoppia anche l’emergenza minori: nel 2017 sono entrati ben 18.000 immigrati non accompagnati, quasi tutti maschi fra i 15 e i 17 anni

Attentato a Londra, preso un ragazzino. A Milano l’antiterrorismo indaga su furti sospetti

L’Anpi infieriscesulla bimba mortadi GIAMPAOLO PANSA

n Ne l l ’aprile del 1945 Giu-seppina Ghersi era una ra-gazzina di 13 anni che a Sa-vona frequentava le magi-strali all’istituto Rossello.Non veniva considerata u-

na militante fascista. Apparteneva a u-na famiglia agiata dove nessuno avevapreso la tessera del Partito fascista re-pubblicano. Eppure Giuseppina vennesequestrata e uccisa dopo una via crucisdi violenze che (...)

segue a pagina 13

IL BESTIARIO

Il fisco ricatta le imprese con la tecnologiaNella manovra l’obbligo di fatturazione elettronica. Per chi non si adegua previste penalizzazioni burocratiche

La vera rivelazione bombadel pm Woodcock«Così ho protetto Renzi»

GIACOMO AMADORIa pagina 3

DOMANDE APERTE

I 5 MISTERIASSAI POCOGLORIOSIDI CONSIP

di MAURIZIO BELPIETRO

n N e l c a s oConsip di si-curi finora cisono solo duefatti. Il primoriguarda un

oscuro funzionario dellacentrale di acquisto dellapubblica amministrazio-ne. Si chiama Marco Ga-sparri e ha ammesso di es-sersi fatto corrompere daAlfredo Romeo incassan-d o u n a t a n g e n t e d a100.000 euro. Per questomotivo Gasparri ha pat-teggiato una condanna aun anno e otto mesi, ac-cettando di restituire ilmalloppo. Il secondo fattocerto è che la Consip, pri-ma che scattasse l’indagi-ne della Procura di Napo-li, stava per assegnare (...)

segue a pagina 3

LE DESOLANTI ARGOMENTAZIONI DELL’EX FIRMA DI «REPUBBLICA»

Zaia ha una bandiera: per Turani è un idiotaC’è chi inalbera il gonfalone di San Marco, chi il vessillo del dollaro. Vedremo chi vincedi STEFANO LORENZETTO

n Ho sempre am-mirato e invidia-to Giuseppe Tu-ra n i , detto Bep-pino, grande fir-ma del giornali-

smo economico, nonostanteuna spiacevole disavventuragiudiziaria dalla quale peral-tro uscì a testa alta. Renderecomprensibili i misteri dellafinanza anche a chi fu riman-dato a settembre in matemati-

ca, parlo di me, è un esercizioche ha del miracoloso. Giustoper esemplificare: ogni voltache leggo l’acronimo Ebitda,io penso a Eta Beta, il perso-naggio di To p o l i n o. A parte a-ver studiato in Bocconi, Tura-ni ha passato una vita alla cor-te di Eugenio Scalfari (a l tromostro sacro che sa maneg-giare la calcolatrice megliodella macchina per scrivere),prima all’Es p resso e poi allaRe p ub b l ic a , sempre trattandodi economia e curando l’inser -

to Affari & Finanza del lunedì,salvo una breve parentesi daeditorialista al Corriere dellaS e ra . Solo che Scalfari s taall’Amarone come Turani s taalla Bonarda: se hai sete, e seinclini a essere astemio, prefe-risci la seconda, più briosa emeno impegnativa del primo.

Non ho citato a caso il vinofrizzante dell’Oltrepò pavese.Tu ra n i infatti è nato da quelleparti, a Voghera, fino a ieri u-niversalmente ritenuta patriasolo di massaie. Mica vero.

L’ho avuto come interlocutorein un convegno del ComitatoLeonardo (Italian qualitycommittee) che ho moderatodue anni fa presso l’a z ie n d averonese Pedrollo e posso ga-rantire che dal vivo è persinopiù brillante che su carta,quanto a capacità di farsi capi-re da tutti e di incantare l’udi -torio, due doti per le quali nonbasta certo la confidenza conil Mocio Vileda della casalingadi Voghera. (...)

segue a pagina 11

n Discutere diideologie è pri-vo di senso: sitratta di con-vincimenti ir-razionali, im-

permeabili alla critica. È an-che inutile: non c’è nessunapossibilità di far cambiare i-dea a chi le professa: la fedenon si discute. Sicché, inter-rogarsi sulla intrinseca vali-dità dell’aspirazione all’au -tonomia delle comunità mi-noritarie, da cui i referen-dum separatisti sempre (...)

segue a pagina 10

IL REFERENDUM

La Catalognapuò diventare

un infernoo un paradiso

(fiscale)

di BRUNO TINTI

OGGI IL RADUNO DEL CARROCCIO

ALESSANDRO DA ROLD a pagina 9

Senza soldi e senza BossiPontida da brividi per Salvini

di CLAUDIO ANTONELLI

n Ne l l a b oz zadella manovraspunta l’es ten-sione della fattu-razione elettro-nica anche tra i

privati per battere l’eva s io n e.Le norme prevedono incenti-vi all’adeguamento, ma han-no un contraltare: penalizza-zioni burocratiche per le altreaziende. Dietro la necessità disemplificare il rapporto con ilFisco si nasconde così il solitoricatto che sostituisce la ne-cessità di gettito all’e qu i tà .

a pagina 17

di FRANCESCO BORGONOVO

n Ripresi gli sbarchi. «Lampedusa è alcollasso», denuncia il nuovo sindaco. Re-cord di minori non accompagnati. Allertaterrorismo a Londra e a Milano.

a pagina 5B E L LO N I e PEDRIELLI alle pagine 6 e 7

LaVer ità 11DOMENICA17 SETTEMBRE 2017

D E VOT I Raduno in piazza San Marco a Venezia con il gonfalone marciano. Il governatore del Veneto lo ha fatto esporre sugli edifici pubblici

ZBASTONARE IL VENETO, SPORT NAZIONALESegue dalla prima pagina

di STEFANO LORENZETTO

(...) Solo che una persona cre-sciuta nelle terre della Bonar-da dovrebbe astenersi dal giu-dicare chi affonda le proprieradici nella regione dell’Ama -rone, o anche solo del Prosec-co. Io, per dire, non mi sogne-rei mai di sindacare sulle atti-tudini dei pavesi (m’intendo amalapena di Pavesini, ai qualituttavia per la colazione mat-tutina preferisco da qualchetempo i Novarini, più leggeri).Esempio: non so se MassimoD e paol i (Pd), sindaco di Pavia,sia un genio o un tonto, anchese starei più sulla prima ipote-si, visto che lo hanno eletto eche «sacra populi lingua est»,come diceva S e n e ca .

Invece Tu ra n i è uomo digranitiche certezze. Ritieneche i veneti siano un po’ coglio -nazzi e che il loro principalerappresentante istituzionale,il governatore Luca Zaia, siaaddirittura un idiota. Lo hascritto proprio così, papale pa-pale, sul mensile che dirige,Uomini & Business, e l’enormi -tà è sembrata talmente succu-lenta al mio amico Pierlu ig iMag naschi, direttore di Ital iaOggi, in arte Occhio di lince,che l’ha subito ripresa dedi-candovi una paginata.

In questo articolo, Tu ra n ispiega: «La circolazione degliidioti è poco studiata in fisica,che preferisce occuparsi di li-quidi e di particelle. Ma è fon-damentale perché è contagio-sa. E non ha confini politici: gliidioti sono ovunque, non stan-no mai zitti e, anzi, ambisconoa farsi ascoltare da tutti. Il pri-mo della serie è uno ritenutouna persona seria, fino a pocotempo fa (a parte la mania diricoprirsi di brillantina). Ecioè il governatore leghistadella Regione Veneto, una del-le più importanti, Luca Zaia».

Il direttore di Uomini & Bu-si n ess osserva come il politicosi fosse già segnalato qualchesettimana fa per «una verten-za durissima» con il Friuli sul-la paternità del tiramisù. «Laridicolaggine della cosa è evi-dente a chiunque, ma Zaia èintenzionato a ricorrere finoin sede europea, i cui verticisaranno chiamati, carte e per-gamene alla mano, a stabilirechi abbia inventato il dolce», siscandalizza Tu ra-ni. «Ma non basta.Adesso lo stessoZaia si appresta a e-manare (o ha già e-manato) una leggeregionale che im-pone l’obbligo, ne-gli uffici pubblici,di esporre la ban-diera del Veneto,quella con il leonedi San M a rc o. Bel-lissima bandiera,ma uscita da tem-po dal cuore dei ve-neti e di chiunquea l tro » .

La conclusione:« Co n tutte questestorie (compreso un inutile re-ferendum sulla separazionedel Veneto) a che cosa puntaZ a i a? Intanto a farsi notare epoi, secondo lui, a rimarcarel’identità veneta. Finirà che lesue bandiere verranno espo-ste e dimenticate, lasciate incima ai palazzi comunali aprendere sole, polvere e vento.L’identità del Veneto è cosa giàacquisita da tempo. Bellissimaregione, dotata di un dinami-smo economico quasi superio-re a quello dei lombardi e pro-tagonista in questi anni di unosviluppo fra i più forti d’Ita l i a .Anche senza le bandiere di San

M a rc o a garrire al vento».Non voglio improvvisarmi

difensore d’ufficio di Zaia ( m’ècapitato di litigare con lui du-rante un pubblico dibattito,constatando come la sua reat-tività sia particolarmentepronta persino quando non èchiamato in causa). E neppuredel tiramisù, che non ha biso-gno né di carte bollate né dipergamene: mi basta ciò chemi raccontò tanti anni fa unconterraneo di Tu ra n i , il risto-ratore pavese Arturo Filippi-ni, discepolo e socio di A l f re d oB eltra m e, fondatore dello sto-rico Toulà, il quale sosteneva

d’aver appreso dalla viva vocedello scrittore Giovanni Co-misso che il tiramisù lo avevainventato negli anni Trenta,per i clienti a corto di energie,la maîtresse di un bordello del-la Cae de Oro, quartiere dellavecchia Treviso.

Cerchiamo di andare un po’oltre la brillantina Linetti. «Ache cosa punta Z a i a? Intanto afarsi notare», sentenzia Tura -ni. Oh bella, questa sì che è unageniale intuizione. È noto in-fatti che l’occupazione preva-lente dei politici è quella dipassare inosservati. Forse l’u-nico che riuscì nell’encomia -

bile impresa fu Ezio Vanoni,ministro delle Finanze e del Bi-lancio in vari governi guidatida Alcide De Gasperi, «un col-lega modesto e assennato», melo descrisse Matteo Matteotti,figlio di Giacomo, il martireantifascista. Parlò poco, com-parve in pubblico ancora me-no e morì sul lavoro nel 1956,stroncato da un infarto in Se-nato, anche se poi fu ricordatoa lungo per la cosiddetta Vano-ni, la prima denuncia persona-le dei redditi da lui ideata, cheintrodusse in Italia la progres-sività delle imposte. Neppureil «santo» Giorgio La Pira, sin-daco di Firenze, fece mai nullaper dissimulare il proprio atti-vismo. Anzi, riuscì a conqui-stare la ribalta delle cronachepersino da fantasma, quando,evocato da Romano Prodi e Al -berto Clò durante una sedutaspiritica, insieme con l’e cto-plasma di don Luigi Sturzo, in-dicò sulla carta geografica ilpaese del Lazio, Gradoli, in cuile Brigate rosse tenevano pri-gioniero Aldo Moro.

Ma, per tornare a Zaia, «fi-nirà che le sue bandiere ver-ranno esposte e dimenticate,lasciate in cima ai palazzi co-munali a prendere sole, polve-re e vento», decreta Tu ra n i ,anche qui ispirato da mon-sieur de la Palisse. Si sa che laprecipua funzione dei drappi èquella di restare chiusi neibauli, mangiati dalle tarme.Così come è notorio che, nelmalaugurato caso in cui doves-sero essere issati in cima a unpennone, o si trova il modo diripararli dal sole, dalla polveree dal vento (ci aggiungerei lapioggia, la neve e la grandine)oppure sai che scandalo. Il di-rettore di Uomini & Businessdovrebbe però spiegare per-ché il Quirinale, Palazzo Chigi,la Corte costituzionale, e giùgiù per li rami fino all’ultimaprefettura e all’ultimo Comu-

ne della penisola, possano la-sciar sventolare le bandiered’Italia e d’Europa e invece ilVeneto debba privarsi dell’in -segna che gli è propria.

Dalla facciata del municipiodi Voghera, città natale di Tu -ra n i , pende lo stendardo conl’aquila nera in campo giallo,simbolo di quella località. An-che il sindaco Carlo Barbierisarà un idiota che vuole solofarsi notare? È davvero spas-soso, comunque, che la pole-michetta sia stata montata daun pavese, sostantivo che fra lesue accezioni comprendequella di bandiera.

Il fatto è, conclude Tu ra n i ,che «la bandiera del Veneto,quella con il leone di San Mar -co», pur «bellissima» (grazie) è«uscita da tempo dal cuore deiveneti e di chiunque altro».Credo di conoscere bene,senz’altro più del mio illustrecollega, i veneti, non per avervidedicato cinque libri (uno deiquali s’intitola guarda casoproprio Cuor di veneto), bensìper consanguineità, visto chesono un serenissimo suddito.Dunque so che cosa batte nelnostro petto e prevedo che Tu -ra n i ne avrà una confermaall’indomani del referendumconsultivo sull’autonomia, in-detto dalla Regione per il pros-simo 22 ottobre.

Forse il giornalista econo-mico non visita il Veneto damolto tempo. Altrimenti sa-prebbe che i gonfaloni rossodorati con il leone marcianoabbelliscono da sempre, e sen-za bisogno di decreti regionali,non soltanto i palazzi che ospi-tano uffici pubblici ma anche idavanzali e i poggioli di moltis-sime case private, soprattuttoin laguna. E non sono né sbia-diti dal sole, né anneriti dallapolvere, né sdruciti dal vento.L’unico un po’ invecchiato èquello che il conte Giuse ppeV i s c ov ich , ultimo capitano ve-

neziano di Perasto, localitàche oggi appartiene al Monte-negro, seppellì sotto l’a l ta rmaggiore della chiesa il 23 ago-sto 1797, a più di tre mesi dallacaduta della Serenissima permano di Napoleone Bonapar-t e, accompagnato da un solen-ne giuramento - «Ti co nu, nuco ti» - rimasto nella storia.

M’è capitato di conoscereparecchi conterranei di Tura -ni, personaggi di cui conservoun grato ricordo. Penso a Gio -vanna Riccardi, docente di mi-crobiologia all’Università diPavia, che si finanzia da sola lericerche sui casi di Tbc provo-

cati da batteri resistenti agliantibiotici. Penso a Gloria Pe-l i z zo, direttrice della strutturacomplessa di chirurgia pedia-trica del Policlinico San Mat-teo, che senza bisogno del bi-sturi riesce a correggere neinascituri malformazioni gra-vissime, come la spina bifida, eche nel suo reparto ammettecani e gatti affinché tenganocompagnia ai piccoli degenti, echiama gli studenti del conser-vatorio di Pavia a suonare ilviolino nei corridoi, e consen-te ai carcerati in semilibertà ditinteggiare le camere. Pensoallo scrittore Giorgio Boatti,

che ha abbandonato il giorna-lismo per girovagare dalle Alpiall’Aspromonte e ha soggior-nato in una trentina di mona-steri, rintracciando in quellodi Serra San Bruno, in Cala-bria, Joaquim Rafael da Fon-s e ca , oggi frate Paolo, ex ala de-stra dello Sporting Lisbona, ri-vale del grande Eus ebio, lospauracchio del Milan di Ne -reo Rocco e dell’Inter di Hele -nio Herrera. Penso al chirurgoAris Zonta, che eseguì il primoautotrapianto al mondo nelquale donatore e ricevente e-rano la stessa persona, rega-lando altri quattro anni di vitaa un malato terminale con uncancro al fegato, e che nel 1976stava per laureare un certoUmberto Bossi, giunto al sestoanno di medicina. Di nessunodi costoro mai avrei potutopensare che fosse un idiota,come invece ha fatto il paveseTu ra n i con il veneto Zaia, ad-ducendo argomentazioni di u-na inconsistenza desolante.

Purtroppo i non veneti chetendono a giudicare i veneti i-gnorano, o fingono d’i g n o ra re,che stanno riferendosi alla re-pubblica più longeva che siamai apparsa sulla faccia delpianeta, 1.100 anni di storia.Pare impossibile, a questi si-gnori, che un popolo possa an-cora riconoscersi in un passa-to e in una bandiera. Avendocome unico vessillo il dollaro, ei più pitocchi l’euro, pensanoche tutti ragionino come loro.E quindi ritengono che il fineultimo della nostra esistenzasia accumulare soldi. Appar-tengono a questa categoriagiornalisti e scrittori che suCorriere della Sera, La Repub -b l ic a , La Sta m p a , L’Un ità (unaprece), Il Foglio, L’Es p resso lichiamano spregiativamente,riferendosi ai veneti, sgh ei . So-lo per citare i più noti: Cu rz ioM a lte s e, Gad Lerner, V i tto r ioZuc c o n i , Paolo Spriano, Cesa -re De Seta, Chiara Beria di Ar-ge nti n e, Nico Orengo, R a n ie r iPol e s e, Denise Pardo, Gigi Pa-d ova n i , Stefano Cingolani, Ro -berto Cotroneo, Fabrizio Gat-ti , Lanfranco Pace, S i m o n ettaF io r i , Salvatore Tropea, Mau -rizio Crippa, Caterina Pasoli-ni , Jenner Meletti, M atti aC h iu s a n o, Pantaleone Sergi,Maria Teresa Veneziani, M i-chele Smargiassi, Riccardo O-r i z io, Stefano Marroni, Pier -luigi Panza, Luigi Offeddu,

Stefano Bigazzi,Carlo Marincovi-ch , Marco Imari-s io, Giulia Zonca,Franco Giubilei,Roberto Bagnoli,Francesca Bonaz-zol i, Federico DeRosa, Cesare Mar-ti n etti , Bruno Ven-t av o l i , R o b e r t oPer ro ne, Mi rell aSerri, Sergio Gaba-g l io, Toni Jop. Cosìestranei alla cultu-ra di questa terrada ignorare la cor-retta grafia, sc h ei ,abbreviazione de-gli austroungarici

sc h eid e m ü n ze, gli spiccioli inuso nel Lombardo-Veneto. Al-cuni, come Guia Soncini, sonoriusciti perfino nell’imp re sadi storpiare il titolo del libroS c h ei scritto da Gian AntonioStel l a , nato ad Asolo e cresciu-to ad Asiago, trasformandoloin S gh ei .

Perciò se dico che tutti in-sieme, Tu ra n i incluso, hannodavvero rotto gli zebedei aiveneti, sono convinto che ildirettore di uomini ma anchedi business, dunque moltocompetente in fatto di sc h ei ,mi capirà.

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“L’ex firma di «Repubblica»sentenzia: il vessillo marcianoè uscito da tempo dal cuoredei veneti. Ah, sì? Vada in gitaa Venezia. E si rileggail «Ti co nu, nu co ti» del 1797

”“Le grandi firme amano soloil dollaro. Sarà per questoche scambiano sempreper «sghei» gli «schei»derivati agli «scheidemünze»dell’impero austroungarico

Turani dà dell’idiota a Zaiaperché venera San MarcoOffese al governatore leghista per l’obbligo di esporre i gonfaloni: «Prenderanno sole,polvere e vento». Invece è noto che i tricolori sono protetti da pioggia, neve e grandine...