22 30 gennaio 2009 CONVEGNO SUL CELEBRE ARTISTA DEL … · Piacevoli performance di canzoni...

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uomini, per capire perchè non ce l’hanno fatta tramite i ricor- di di chi ha assistito alla trage- dia e di chi non li ha visti più tornare e li può rivedere solo attraverso un oggetto o una foto ormai sbiadita. Complice un’efficace colonna so- nora, sono suggestive le immagini che scorrono in questo la- voro di circa un’ora, per terminare il quale il regi- sta Fredo Valla, pie- montese cre- sciuto alla scuola di Er- manno Olmi e affermatosi l’anno scorso con “Il vento fa il suo giro” (l° premio al Film Meeting di Bergamo 2006), ha lanciato un appello per raccogliere fondi attraver- so la prenotazione di una o più A RTI E S PETTACOLI 30 gennaio 2009 22 Vita Nuova omenica 25 gennaio ci si trova in cortile dopo la Mes- sa parrocchiale tra i soffi di bora. «Che programmi abbiamo per il pomeriggio?» qualcuno chiede. Avan- zo una proposta: «Al Club Primo Rovis della Pro Senectute in via Ginnastica 47 alle ore 16.30 c’è la possibilità di ascol- tare le canzoni dei coniugi Jurcev». Qualcuno si ricorda di Fiorella Corradini, che da piccola abi- tava nella nostra zona, di suo papà, già comandante dei vi- gili urbani, e di sua mamma che aveva una bellissima voce e da giovane avrebbe desiderato fare la cantante. Cantante è divenuta invece la figlia che, sposata con Bruno Jurcev e madre di Max e di Elisabetta (ormai adulti), è ora libera di dedicarsi ai suoi hobbies musicali, che condivide con il ma- rito. Le presentazioni sono lette anche questa volta da Bruno Sorrentino e si rivelano una miniera di notizie per quanto ri- guarda la storia della canzone italiana e dialettale. Lo ave- vamo già sentito anni fa nel teatro di via Ananian, quando in prima fila ad applaudire c’era ancora il compianto don Bruno Speranza. Qualcun altro sa che Bruno e Fiorella si so- no aggiudicati il terzo premio al XXX Festival della Canzone triestina con “Sufia la bora” e anzi sta raccogliendo le sche- de dal quotidiano locale per il tradizionale referendum. Un’amica che non può venire al concerto mi chiede di pro- curarle il loro primo re- centissimo cd, “Sì. sì, Trieste... a modo no- stro”. Dopo gli spettacoli “Addio mia bella si- gnora” e “Addio taba- rin”, Bruno e Fiorella Jurcev concludono dunque in sala Primo Rovis il trittico musica- le sulla grande canzo- ne italiana con “A mezzanotte va”. Per più di un’ora ci pro- pongono una serie di famosi brani d’epoca, degli autentici classici della musica leggera, scelti e riarrangiati da Bruno Jurcev, che li esegue egregiamente al pianoforte. Alla fine, sollecitata al bis dal simpatico presentatore Alessio, Fiorel- la rivela che oggi è il suo compleanno e invita la sala a can- tare con lei quel “Vivere” che tutti certamente hanno can- tato da giovani. Già. La vita è bella a qualsiasi età e i due Jur- cev, insieme da oltre 40 anni, sono una bella testimonianza di fedeltà coniugale. Meritano anche per questo gli applau- si che la sala tributa loro oltre al classico mazzo di fiori. Rita Corsi D l convegno “Lo sguardo dei maestri”, organizzato a Pordenone da Cinema- zero, Centro Espressioni Ci- nematografiche e Cineteca del Friuli, ha portato que- st’anno alla ribalta la figura del regista Joseph Losey. Una preziosa occasione per conoscere ed approfondire il cinema di questo regista, di- venuto modello per un’inte- ra generazione di cineasti, e per indagare sulla sua mo- dernità a cent’anni dalla na- scita. La giornata d’apertura, presieduta da due dei mag- giori studiosi di Losey, i fran- cesi Pierre Rissient e Michel Ciment, ha visto la partecipa- zione di numerosi critici e giornalisti italiani e stranieri, tra cui Goffredo Fofi, Masoli- no D’Amico, James Leahy e Colin Gardner. Al centro del programma, il rapporto di Losey con il teatro d’avanguardia e, in particola- re, l’amicizia e collaborazione con Bertolt Brecht, nonché quella con il drammaturgo in- glese Harold Pinter, Premio Nobel da poco scomparso, che per lui sceneggiò i tre film “Il servo”, “L’incidente” e “Messaggero d’amore”. Even- to speciale, la proiezione del I documentario “Joseph Losey: the man with four names” di Nakata Hideo, che attraverso le numerose testimonianze di amici, produttori e della fami- glia, ha rivelato un Losey “pri- vato”, dall’adolescenza in una comunità del Midwest segna- ta da un’educazione molto se- vera e puritana, al dolore del- l’esilio in terra europea. Co- stretto infatti ad abbandonare gli Stati Uniti durante il mac- cartismo, Losey scelse di rifu- giarsi in Gran Bretagna, dove in breve tempo diventò uno dei principali esponenti del ci- nema britannico, caratterizza- to dalla perfetta padronanza l sesto spettacolo della stagione in atto de l’Armonia, “La locanda de l’omo selvatico” di Edda Vidiz, por- tato in scena dal Gruppo Fariteatro, sta riscuotendo un meritato successo. La commedia tratta liberamente da “La bottega del caffè” di Goldoni e brillan- temente “triestinizzata” dall’autrice con un dialetto arcaico e lieve, frutto di un’accurata ricerca linguistica, vede gli intrighi sollevati da Giosefa, locandiera sfrenatamente loquace, sollevatrice di gratuite indiscrezioni, e i tentativi inutili di suo marito Tita, uo- mo onesto e buono, di porre freno e rimedio alla stolida casca- ta di chiacchiere della sua tutt’altro che dolce metà. La vicenda si snoda negli ultimi giorni di un carnevale di fine ’700. Godibi- lissima la Giosefa della brava Serena Giorgina, affiancata da un eccellente Claudio Vusio nella parte di Tita. Tanto Stefano Co- stanzo nei panni di Alfonso “paron de botega” col vizio del gio- co afflitto dai guai conseguenti e da Ursula, moglie piagnucolo- sa (ma più che giustificata!) interpre- tata da Anna Di Sabato, la Liseta di An- tonella Felluga e il Gigi di Alessandro Benci, servitori vivaci, quanto Iseppo “galantomo in casa svoda” e Claudio Sigovich (che ha curato anche la regia) “zudise del Malefizio”, hanno offerto buona prova dei loro talenti, attornia- ti nelle parti minori da Davide Salve- mini, Marco Aprinci e da Giorgio Vu- sio al tamburo. Il finale è a sorpresa, perciò non lo riveleremo. Maria Luisa Moro e Katia Marizza vanno elogiate per i costumi, molto appropriati. La scena, ideata da Stefano Tremul, essen- ziale ma funzionale, e le luci di Diego Tamaro completano l’ot- tima riuscita di questo allestimento. In replica il 30 e il 31 gennaio e l’1 febbraio, con il consueto ora- rio serale di venerdì e sabato alle 20.30 e domenica alle 16.30 al teatro Silvio Pellico di via Ananian. Graziella Semacchi Gliubich I ARMONIA FINO AL 1° FEBBRAIO “LA LOCANDA DE L’OMO SELVATICO” Una bottega del caffè poco goldoniana ma decisamente divertente E allora tango! uattro donne: Carla, Alda, Paola e Marisa, due di loro sposate, due fidanzate, ma tutte con lo stesso uomo. Ed è proprio lui, l’uomo in questione, Livio Marin, “tom- beur de femmes” nostrano, ricco e brillante, ad invitarle, in sua assenza, a casa. Le quattro donne, accolte dal maggiordo- mo Bruno, iniziano a conoscersi piano piano, e, dando luogo ad una serie di simpatici fraintendimenti, alla fine intuiscono il loro ruolo e l’obiettivo maschilista di Livio: una totale zuffa tra donne che riesca a transitarle “tutte” fuori dalla sua giuri- sdizione sentimentale. Frizzante, svelta, divertente, sono gli aggettivi che meglio de- finiscono la commedia “E allora tango!” andata in scena il 24 e il 25 gennaio al Teatro dei Salesiani di Trieste, proposta dal- la compagnia teatrale “Cambioscena” e liberamente ispirata a “Tango, Monsieur?” di Aldo Lo Castro. Naturalmente il progetto del simpatico protagonista, Livio, non va a buon fine: le quattro donne riescono a ribaltare la si- tuazione, inducendo il simpatico play boy a farsi carico di un vero e proprio harem. Nell’epilogo tragicomico che vede la di- partita di Livio per un affaticamento da “troppo amore” si ri- conoscono la bravura e la simpatica verve di tutti i protagoni- sti di questa brillante rappresentazione. Il pubblico presente non ha lesinato applausi scroscianti a questa compagine tea- trale, che ancora una volta, dopo il successo della passata sta- gione con la commedia “Nel bel mezzo di un gelido inverno”, ha dimostrato la bontà del lavoro del teatro amatoriale. Cristina Degrassi Q Storie a picco Riemergono nel film di FredoValla dei generi e l’osservazione cri- tica nei confronti della società borghese dell’epoca. Il convegno si è concluso con la testimonianza scritta di Alain Delon, in cui l’attore ha sottolineato il ruolo interna- zionale di Losey, sofferman- dosi sulle due pellicole che lo vedono protagonista: “L’as- sassinio di Trotsky” (1972) e “Mr. Klein” (1976), quest’ulti- mo ambientato nella Parigi durante l’occupazione nazista nella seconda guerra mondia- le, da lui definito «in assoluto il miglior film francese sull’Olo- causto». Sarah Gherbitz sattamente 62 anni fa, il 30 gennaio del 1942, il sommergibile italiano Medusa fu silurato dal som- mergibile inglese Thorn al lar- go di Capo Promontore nei pressi di Pola. Gran parte del- l’equipaggio morì al momento dello scoppio, mentre 14 uo- mini rimasero vivi a 30 metri di profondità, imprigionati a poppa, in attesa di essere sal- vati. Ci provarono in molti, co- municando con gli uomini sul fondo attraverso il filo della boa telefonica; ad un certo punto si alzò il vento, comin- ciò a nevicare e i soccorsi furo- no sospesi: ai 14 superstiti del Medusa non restò altro da fare se non attendere da soli che ar- rivasse la morte. Questa vicenda ha ispirato re- centemente il bel libro del giornalista e scrittore Pietro Spirito “Un corpo sul fondo”, edito da Guanda nel 2007, e ora il film documentario di Fredo Valla, presentato in pri- ma visione al Trieste Film Fe- stival domenica 18 gennaio in una sala, quella del cinema Ariston di viale Gessi, gremita di pubblico e di emozione. E proprio di un percorso emoti- vo si tratta: un immergersi nel- la Storia e nelle storie di questi E copie del dvd quand’era anco- ra in fase di realizzazione. Le riprese delle testimonianze dei parenti dei marinai morti e di marinai imbarcati in altri som- mergibili si alternano a scene di animazione, realizzate da Francesco Vecchi, Alessia Cor- dini e Damien Gaillardon, in cui viene ricostruito il mo- mento del siluramento e i suc- cessivi soccorsi, e ad alcuni spezzoni tratti dal film dell’uf- ficiale di Marina prestato al ci- nema Francesco De Robertis, “Uomini sul fondo”, una pelli- cola nella quale avevano reci- tato anche alcuni uomini del Medusa e dell’Otaria e alla quale forse avranno pensato anche i 14 prigionieri quando le cose cominciavano a met- tersi male: l’epilogo del film, infatti, che del resto aveva lo scopo di rassicurare, è decisa- mente meno tragico. Con lo scrittore Pietro Spirito, che ha interpretato se stesso nel ten- tativo di esplorare la memoria e rendere omaggio alla storia con la s minuscola, Valla toglie dall’oblìo uno degli episodi meno noti della II guerra mon- diale. Un tributo a chi ha per- so la vita, un invito a non stan- carsi mai di andare fino in fon- do. In tutte le cose. F.M. Piacevoli performance di canzoni triestine Domenica musicale I coniugi Jurcev al Club Primo Rovis CONVEGNO SUL CELEBRE ARTISTA DEL CINEMA Joseph Losey regista a tutto tondo “Qualchedun de l’altro mondo” Sabato 31 gennaio, alle 20.30, sul palcoscenico del teatro di San Giovanni il Pat Teatro metterà in scena l’i- nedita brillante commedia dialettale “Qualchedun de l’altro mondo” di Gerry Brai- da, per la regia di Lorenzo Braida. Lo spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 15 febbraio: i sabati alle 20.30 e le domeniche alle 17. Presentazione cd musicale Sabato 7 febbraio, alle 17.30, al Caffè San Marco, avrà luo- go la presentazione del cd musicale “Maitag” del Coro femminile Clara Schumann di Trieste. Verranno offerti al pubblico brani musicali trat- ti dal cd e brani eseguiti dal vivo. Ingresso libero. IN BREVE

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uomini, per capire perchè nonce l’hanno fatta tramite i ricor-di di chi ha assistito alla trage-dia e di chi non li ha visti piùtornare e li può rivedere soloattraverso unoggetto o unafoto ormaisbiadita.Compliceun’efficacecolonna so-nora, sonosuggestive leimmaginiche scorronoin questo la-voro di circaun’ora, perterminare ilquale il regi-sta FredoValla, pie-montese cre-sciuto allascuola di Er-manno Olmie affermatosil’anno scorsocon “Il ventofa il suo giro”(l° premio alFilm Meetingdi Bergamo2006), ha lanciato un appelloper raccogliere fondi attraver-so la prenotazione di una o più

ARTI E SPETTACOLI30 gennaio 200922 Vita Nuova

omenica 25 gennaio ci si trova in cortile dopo la Mes-sa parrocchiale tra i soffi di bora. «Che programmiabbiamo per il pomeriggio?» qualcuno chiede. Avan-

zo una proposta: «Al Club Primo Rovis della Pro Senectutein via Ginnastica 47 alle ore 16.30 c’è la possibilità di ascol-tare le canzoni dei coniugi Jurcev».Qualcuno si ricorda di Fiorella Corradini, che da piccola abi-tava nella nostra zona, di suo papà, già comandante dei vi-gili urbani, e di sua mamma che aveva una bellissima vocee da giovane avrebbe desiderato fare la cantante. Cantanteè divenuta invece la figlia che, sposata con Bruno Jurcev emadre di Max e di Elisabetta (ormai adulti), è ora libera didedicarsi ai suoi hobbies musicali, che condivide con il ma-rito.Le presentazioni sono lette anche questa volta da BrunoSorrentino e si rivelano una miniera di notizie per quanto ri-guarda la storia della canzone italiana e dialettale. Lo ave-vamo già sentito anni fa nel teatro di via Ananian, quandoin prima fila ad applaudire c’era ancora il compianto donBruno Speranza. Qualcun altro sa che Bruno e Fiorella si so-no aggiudicati il terzo premio al XXX Festival della Canzonetriestina con “Sufia la bora” e anzi sta raccogliendo le sche-de dal quotidiano locale per il tradizionale referendum.Un’amica che non può venire al concerto mi chiede di pro-

curarle il loro primo re-centissimo cd, “Sì. sì,Trieste... a modo no-stro”.Dopo gli spettacoli“Addio mia bella si-gnora” e “Addio taba-rin”, Bruno e FiorellaJurcev concludonodunque in sala PrimoRovis il trittico musica-le sulla grande canzo-ne italiana con “A mezzanotte va”. Per più di un’ora ci pro-pongono una serie di famosi brani d’epoca, degli autenticiclassici della musica leggera, scelti e riarrangiati da BrunoJurcev, che li esegue egregiamente al pianoforte. Alla fine,sollecitata al bis dal simpatico presentatore Alessio, Fiorel-la rivela che oggi è il suo compleanno e invita la sala a can-tare con lei quel “Vivere” che tutti certamente hanno can-tato da giovani. Già. La vita è bella a qualsiasi età e i due Jur-cev, insieme da oltre 40 anni, sono una bella testimonianzadi fedeltà coniugale. Meritano anche per questo gli applau-si che la sala tributa loro oltre al classico mazzo di fiori.

Rita Corsi

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l convegno “Lo sguardodei maestri”, organizzatoa Pordenone da Cinema-

zero, Centro Espressioni Ci-nematografiche e Cinetecadel Friuli, ha portato que-st’anno alla ribalta la figuradel regista Joseph Losey.Una preziosa occasione perconoscere ed approfondire ilcinema di questo regista, di-venuto modello per un’inte-ra generazione di cineasti, eper indagare sulla sua mo-dernità a cent’anni dalla na-scita. La giornata d’apertura,presieduta da due dei mag-giori studiosi di Losey, i fran-cesi Pierre Rissient e MichelCiment, ha visto la partecipa-zione di numerosi critici egiornalisti italiani e stranieri,tra cui Goffredo Fofi, Masoli-no D’Amico, James Leahy eColin Gardner.Al centro del programma, ilrapporto di Losey con il teatrod’avanguardia e, in particola-re, l’amicizia e collaborazionecon Bertolt Brecht, nonchéquella con il drammaturgo in-glese Harold Pinter, PremioNobel da poco scomparso,che per lui sceneggiò i tre film “Il servo”, “L’incidente” e“Messaggero d’amore”. Even-to speciale, la proiezione del

I

documentario “Joseph Losey:the man with four names” diNakata Hideo, che attraversole numerose testimonianze diamici, produttori e della fami-glia, ha rivelato un Losey “pri-vato”, dall’adolescenza in unacomunità del Midwest segna-ta da un’educazione molto se-vera e puritana, al dolore del-l’esilio in terra europea. Co-stretto infatti ad abbandonaregli Stati Uniti durante il mac-cartismo, Losey scelse di rifu-giarsi in Gran Bretagna, dovein breve tempo diventò unodei principali esponenti del ci-nema britannico, caratterizza-to dalla perfetta padronanza

l sesto spettacolo della stagione inatto de l’Armonia, “La locanda del’omo selvatico” di Edda Vidiz, por-

tato in scena dal Gruppo Fariteatro, stariscuotendo un meritato successo. Lacommedia tratta liberamente da “Labottega del caffè” di Goldoni e brillan-temente “triestinizzata” dall’autrice conun dialetto arcaico e lieve, frutto diun’accurata ricerca linguistica, vede gliintrighi sollevati da Giosefa, locandierasfrenatamente loquace, sollevatrice digratuite indiscrezioni, e i tentativi inutili di suo marito Tita, uo-mo onesto e buono, di porre freno e rimedio alla stolida casca-ta di chiacchiere della sua tutt’altro che dolce metà. La vicendasi snoda negli ultimi giorni di un carnevale di fine ’700. Godibi-lissima la Giosefa della brava Serena Giorgina, affiancata da uneccellente Claudio Vusio nella parte di Tita. Tanto Stefano Co-stanzo nei panni di Alfonso “paron de botega” col vizio del gio-co afflitto dai guai conseguenti e da Ursula, moglie piagnucolo-

sa (ma più che giustificata!) interpre-tata da Anna Di Sabato, la Liseta di An-tonella Felluga e il Gigi di AlessandroBenci, servitori vivaci, quanto Iseppo“galantomo in casa svoda” e ClaudioSigovich (che ha curato anche la regia)“zudise del Malefizio”, hanno offertobuona prova dei loro talenti, attornia-ti nelle parti minori da Davide Salve-mini, Marco Aprinci e da Giorgio Vu-sio al tamburo. Il finale è a sorpresa,perciò non lo riveleremo.

Maria Luisa Moro e Katia Marizza vanno elogiate per i costumi,molto appropriati. La scena, ideata da Stefano Tremul, essen-ziale ma funzionale, e le luci di Diego Tamaro completano l’ot-tima riuscita di questo allestimento.In replica il 30 e il 31 gennaio e l’1 febbraio, con il consueto ora-rio serale di venerdì e sabato alle 20.30 e domenica alle 16.30 alteatro Silvio Pellico di via Ananian.

Graziella Semacchi Gliubich

I

ARMONIA FINO AL 1° FEBBRAIO “LA LOCANDA DE L’OMO SELVATICO”

Una bottega del caffè poco goldonianama decisamente divertente

E allora tango!uattro donne: Carla, Alda, Paola e Marisa, due di lorosposate, due fidanzate, ma tutte con lo stesso uomo. Edè proprio lui, l’uomo in questione, Livio Marin, “tom-

beur de femmes” nostrano, ricco e brillante, ad invitarle, insua assenza, a casa. Le quattro donne, accolte dal maggiordo-mo Bruno, iniziano a conoscersi piano piano, e, dando luogoad una serie di simpatici fraintendimenti, alla fine intuisconoil loro ruolo e l’obiettivo maschilista di Livio: una totale zuffatra donne che riesca a transitarle “tutte” fuori dalla sua giuri-sdizione sentimentale.Frizzante, svelta, divertente, sono gli aggettivi che meglio de-finiscono la commedia “E allora tango!” andata in scena il 24e il 25 gennaio al Teatro dei Salesiani di Trieste, proposta dal-la compagnia teatrale “Cambioscena” e liberamente ispirata a“Tango, Monsieur?” di Aldo Lo Castro.Naturalmente il progetto del simpatico protagonista, Livio,non va a buon fine: le quattro donne riescono a ribaltare la si-tuazione, inducendo il simpatico play boy a farsi carico di unvero e proprio harem. Nell’epilogo tragicomico che vede la di-partita di Livio per un affaticamento da “troppo amore” si ri-conoscono la bravura e la simpatica verve di tutti i protagoni-sti di questa brillante rappresentazione. Il pubblico presentenon ha lesinato applausi scroscianti a questa compagine tea-trale, che ancora una volta, dopo il successo della passata sta-gione con la commedia “Nel bel mezzo di un gelido inverno”,ha dimostrato la bontà del lavoro del teatro amatoriale.

Cristina Degrassi

Q

Storie a piccoRiemergono nel film di Fredo Valla

dei generi e l’osservazione cri-tica nei confronti della societàborghese dell’epoca.Il convegno si è concluso conla testimonianza scritta diAlain Delon, in cui l’attore hasottolineato il ruolo interna-zionale di Losey, sofferman-dosi sulle due pellicole che lovedono protagonista: “L’as-sassinio di Trotsky” (1972) e“Mr. Klein” (1976), quest’ulti-mo ambientato nella Parigidurante l’occupazione nazistanella seconda guerra mondia-le, da lui definito «in assoluto ilmiglior film francese sull’Olo-causto».

Sarah Gherbitz

sattamente 62 anni fa, il30 gennaio del 1942, ilsommergibile italiano

Medusa fu silurato dal som-mergibile inglese Thorn al lar-go di Capo Promontore neipressi di Pola. Gran parte del-l’equipaggio morì al momentodello scoppio, mentre 14 uo-mini rimasero vivi a 30 metri diprofondità, imprigionati apoppa, in attesa di essere sal-vati. Ci provarono in molti, co-municando con gli uomini sulfondo attraverso il filo dellaboa telefonica; ad un certopunto si alzò il vento, comin-ciò a nevicare e i soccorsi furo-no sospesi: ai 14 superstiti delMedusa non restò altro da farese non attendere da soli che ar-rivasse la morte.Questa vicenda ha ispirato re-centemente il bel libro delgiornalista e scrittore PietroSpirito “Un corpo sul fondo”,edito da Guanda nel 2007, eora il film documentario diFredo Valla, presentato in pri-ma visione al Trieste Film Fe-stival domenica 18 gennaio inuna sala, quella del cinemaAriston di viale Gessi, gremitadi pubblico e di emozione. Eproprio di un percorso emoti-vo si tratta: un immergersi nel-la Storia e nelle storie di questi

E copie del dvd quand’era anco-ra in fase di realizzazione. Leriprese delle testimonianze deiparenti dei marinai morti e dimarinai imbarcati in altri som-

mergibili si alternano a scenedi animazione, realizzate daFrancesco Vecchi, Alessia Cor-dini e Damien Gaillardon, incui viene ricostruito il mo-mento del siluramento e i suc-cessivi soccorsi, e ad alcunispezzoni tratti dal film dell’uf-ficiale di Marina prestato al ci-nema Francesco De Robertis,“Uomini sul fondo”, una pelli-cola nella quale avevano reci-tato anche alcuni uomini delMedusa e dell’Otaria e allaquale forse avranno pensatoanche i 14 prigionieri quandole cose cominciavano a met-tersi male: l’epilogo del film,infatti, che del resto aveva loscopo di rassicurare, è decisa-mente meno tragico. Con loscrittore Pietro Spirito, che hainterpretato se stesso nel ten-tativo di esplorare la memoriae rendere omaggio alla storiacon la s minuscola, Valla togliedall’oblìo uno degli episodimeno noti della II guerra mon-diale. Un tributo a chi ha per-so la vita, un invito a non stan-carsi mai di andare fino in fon-do. In tutte le cose.

F.M.

Piacevoli performance di canzoni triestine

Domenica musicaleI coniugi Jurcev al Club Primo Rovis

CONVEGNO SUL CELEBRE ARTISTA DEL CINEMA

Joseph Loseyregista a tutto tondo

“Qualchedun de l’altro mondo”Sabato 31 gennaio, alle20.30, sul palcoscenico delteatro di San Giovanni il PatTeatro metterà in scena l’i-nedita brillante commediadialettale “Qualchedun del’altro mondo” di Gerry Brai-da, per la regia di LorenzoBraida. Lo spettacolo rimarràin scena fino a domenica 15febbraio: i sabati alle 20.30 ele domeniche alle 17.

Presentazione cd musicaleSabato 7 febbraio, alle 17.30,al Caffè San Marco, avrà luo-go la presentazione del cdmusicale “Maitag” del Corofemminile Clara Schumanndi Trieste. Verranno offerti alpubblico brani musicali trat-ti dal cd e brani eseguiti dalvivo. Ingresso libero.

IN BREVE