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Largo Belotti, 16 - 24121 Bergamo - tel. 035 4225333 [email protected] - www.bg.camcom.gov.it Edizione settembre 2012 Le Pietre originali della Bergamasca con il marchio di origine sono: Arabescato Orobico Arenaria di Sarnico Ceppi di Gré e di Poltragno Marmo di Zandobbio Pietra di Berbenno Pietra di Credaro Porfiroide www.bg.camcom.gov.it/pietreoriginalidellabergamasca

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Largo Belotti, 16 - 24121 Bergamo - tel. 035 [email protected] - www.bg.camcom.gov.it

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Le Pietre originali della Bergamasca con il marchio di origine sono:

Arabescato Orobico

Arenaria di Sarnico

Ceppi di Gré e di Poltragno

Marmo di Zandobbio

Pietra di Berbenno

Pietra di Credaro

Porfiroide

www.bg.camcom.gov.it/pietreoriginalidellabergamasca

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La Camera di commercio di Bergamo, con il supporto diServitec srl e del CNR-IDPA*, ha istituito il marchio di originedelle pietre orobiche, che garantisce la provenienza geograficadei materiali lapidei ad uso ornamentale estratti nella provinciadi Bergamo. Si tratta di uno strumento finalizzato alla valorizza-zione ed alla promozione della conoscenza del prodotto lapideobergamasco, che costituisce non solo una risorsa economica,ma soprattutto una preziosa eredità di tradizioni e culturainscindibili dalla storia del territorio. Anche a livello locale,sono in gran parte sconosciute le ottime caratteristiche tecnicheed estetiche dei materiali orobici, a cui vengono spesso preferitepietre di altra provenienza e di limitata o sconosciuta tradizione.

Il marchio è stato ideato in modo da fornire un agile riferi-mento agli addetti ai lavori e non solo, relativamente ad origi-ne, caratteristiche tecniche e varietà commerciali del materiale. Ogni pietra commercializzata con il marchio rispetta le carat-teristiche stabilite nel relativo disciplinare di produzione, undocumento strutturato in 6 articoli, mediante i quali vengonofornite sia informazioni geologiche, che indicano l’unicità delmateriale da un punto di vista genetico e ambientale, sia infor-mazioni tecniche, che mostrano le proprietà e l’applicabilitàdel materiale nei vari contesti edilizi.

Nel dettaglio sono indicati:• formazione geologica di appartenenza• bacini di estrazione e distribuzione geografica degli affioramenti nell’ambito della provincia di Bergamo

• composizione chimica e mineralogica • caratteristiche petrografiche• proprietà meccaniche (valori ottenuti da prove meccaniche eseguite secondo la normativa vigente)

• varietà e formati disponibili in commercio.

* CNR-IDPA Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per laDinamica dei Processi Ambientali

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Marm o diZand

ob

bio

Arenaria di Sarnico

Porfiroide

Arenaria diSarnico

Ceppi di Gré e di Poltragno

Pietra di Credaro

Marmo diZandobbio

ArabescatoOrobico

Pietra diBerbenno

Ubicazione della cava Bresciani

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L’arenaria di Sarnico (detta anche pietradi Sarnico) è una pietra a tutti gli effettiintimamente legata alla storia del territo-rio bergamasco. È forse quella tra le piùconosciute e utilizzate sin dai tempi anti-chi, nelle molteplici sfaccettature dellavita socio-economica del territorio, e neha influenzato dinamiche di sviluppo ter-ritoriale, ma anche socio-culturale.Nella genesi geologica si trovano i pre-supposti delle sue caratteristiche qualemateriale funzionale e pregiato per certiusi. Si ripercorre poi la lunga storia lega-ta agli impieghi, alle tecniche di estrazio-ne e lavorazione, a sua volta inscindibiledall’evoluzione culturale della societàbergamasca che, dal XII secolo a oggi,ne ha ricavato oggetti comuni, decoriornamentali ma anche opere di pregioartistico.Grazie anche al suo areale di affioramen-to, pressoché continuo lungo la fasciapedemontana bergamasca, la si ritrovaquasi ovunque negli utilizzi classici del-l’architettura e dell’arte, ma anche impie-gata per usi tecnico-pratici: in agricoltura,nelle arti e in usi civili generici.Una pietra storica dunque, largamenteimpiegata sin dall’antichità, i cui utilizzi sitrovano in opere costruttive ancora esi-stenti riconducibili ai secoli XII e XIII.L’urna sepolcrale nella vecchia chiesa delmonastero cluniacense alla Madonna diSarnico, situato all’interno dell’ex-mani-fattura sebina, è ancora esistente e risaleal 1100. Gli storici, sebbene non sianoconcordi nel datare i primi utilizzi dell’a-renaria, ritengono che a dare l’impulsoall’uso sistematico della pietra sianostate le lotte tra Guelfi e Ghibellini, cheportavano alla realizzazione sempre piùfrequente di case e manufatti in pietra perdifendersi dai reciproci attacchi armati(Gavazzi, Riva 2008).Le tracce di un utilizzo nell’antichitàvanno evidentemente oltre il Sebino eabbracciano buona parte della provinciadi Bergamo e oltre, ben evidenti neimonumenti più importanti. Si pensi adesempio a Bergamo Alta, dove è semprestato abbondante l'impiego dell'arenarianella realizzazione dei monumenti e dellecase.

I principali poli religiosi come il monaste-ro benedettino di San Paolo d’Argon e ilmonastero di Astino, edificati entrambi apartire dal 1100, cavavano direttamentela pietra arenaria destinata alla costruzio-ne dei monasteri dagli appezzamenti diterreno di proprietà (es. Mapello).La larghissima diffusione della pietra intutta la provincia, riscontrabile in quasitutti gli edifici storici importanti ma ancheconvenzionali, si contrappone nell’ultimosecolo a un rarefazione del suo utilizzo,parallelo alla sostituzione con materialipiù moderni e più facili da lavorare comeil cemento. Sopravvive in un impiego deltutto marginale, legato al restauro di edi-fici storici e a un utilizzo decisamente dinicchia quasi immemore degli antichifasti. Solo una cava è rimasta in provinciadi Bergamo, in loc. Riviero in comune diGandosso, poco lontano da Sarnico.Il favore che ha incontrato l’arenaria diSarnico nei secoli passati non è spiegabi-le solo con la diffusione geografica e lafacile reperibilità locale del materiale, maè probabilmente dovuta a molteplici fat-tori legati a caratteristiche del tutto pecu-liari di una pietra a tutti gli effetti orna-mentale.La facile lavorabilità, la possibilità direperire in affioramento corsi potenti, talida ottenere manufatti impegnativi nelledimensioni e al contempo esteticamentesignificativi nella cortina edilizia, sonoalla base della larga diffusione della pie-tra. Si pensi ad esempio alla realizzazionedelle classiche colonne in arenaria, allespallette per le finestre, archi e chiavi divolta per i portali, elementi non seconda-ri caratterizzanti la cortina edilizia dellabergamasca.Non ultime, le proprietà fisico-meccani-che del materiale lo caratterizzano come

roccia dalla buona resisten-za. Non secondario è il fatto-re estetico: l’omogeneitàall’aspetto, la colorazione daitoni variabili tra il grigio e ilgrigio azzurro, ne fanno unmateriale dal carattere ele-gante e austero allo stessotempo.

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Vasca di abbeverata in arenaria «pilòt»

Rullo in arenaria per la regolarizzazione del terrenoarato: esempio di un utilizzo «quotidiano» nelle anti-che pratiche agricole

Scalone in arenaria del Convento Benedettino di Pontida

Bergamo - Porta S. Agostino delle Mura Venete

Muri e portali in arenaria a Bergamo Alta

Bergamo, Convento di Astinocapitello in arenaria

Clusone, Palazzo Comunaleportale in arenaria

Vista generale della cava di arenaria in loc. Riviero, comune di Gandosso

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L’arenaria di Sarnico, riferita alConiaciano (Cretacico), appartiene allerocce cosiddette sedimentarie clastiche,più precisamente alla classe delle areniticoerenti, formatesi dall’accumulo di sedi-menti di varia origine derivati dallosmantellamento di rocce preesistenti. Aquesta fase sono seguite la compattazio-ne del sedimento e la cementazione, cioèil formarsi di un legante naturale tra i gra-nuli depositati. Questo ha condotto allalitificazione del sedimento e dunque allaformazione del materiale “roccia”, conaspetto caratterizzato da una colorazionevariabile dal grigio al giallo al verde. Lerocce risultanti dalla deposizione di mate-riale detritico fine sabbioso (definite are-narie) si compongono di una polverequarzifera indurita da silice e argilla; igranuli cementati possono essere roton-deggianti e levigati, ma più spesso a spi-goli vivi. La sabbia può essere tondeg-giante o di natura spigolosa con dimen-sioni variabili, comunque mai inferiore a2 mm.La cementazione può essere di varianatura, spesso di natura calcarea, piùraramente dolomitica; molto comune èil cemento di natura argillosa o calcareo-argillosa, oltre al cemento di naturasilicea.Nelle arenarie quarzose è frequente ilfenomeno dell’accrescimento dei cristallidi quarzo subito dopo la sedimentazione;l’accrescimento secondario contribuisceall’incremento di resistenza della roccia,ma nel contempo i singoli granulicostituenti conservano un certo gradodi mobilità e quindi una capacità diflessione.Nella provincia bergamasca, a partire dalsettore occidentale, si rinvengono affiora-menti di arenaria nella piana di Pontida, aMapello, presso Paladina e lungo l’alveodel Brembo a Gromlongo. Affiora nellacollina di Bergamo, in particolare sul ver-sante nord; gli affioramenti proseguonopoi nel bacino del Guerna presso AdraraS. Martino. Nel settore più orientale essava a costituire la collina a monte di

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Sarnico, dove tradizionalmente si sonoconcentrate le maggiori attività estratti-ve. Qui la pendenza degli strati raggiungeanche 70°, mentre è più dolce versoAdrara e Gandosso dove si assesta intor-no a 20°. Lo spessore dell’unità è relati-vamente costante in tutta l’area in ogget-to e può essere valutato attorno a 400metri.I continui movimenti orogenetici hannoconferito l’attuale pendenza degli stratinella zona di Sarnico, generando scivola-menti verso i settori meridionali con for-mazione di faglie che a loro volta sonostate colmate da materiale in sospensio-ne. La struttura variegata che si rinvienenei banchi arenacei testimonia dunquepiù fasi sedimentarie separate da sottilistrati o giunti costituiti da argille pelagi-che e livelletti lentiformi di arenarie fini.Localmente è anche possibile che i livellidi separazione non siano più riconoscibi-li in affioramento a causa dell’azione ero-siva che ha degradato il giunto argillosofino a renderlo irriconoscibile, mettendoa contatto due strati arenacei contigui.

Provini prismatici di arenarie a diversa granulometria predisposti per leprove di laboratorio

L’aspetto in affioramento dell’arenaria di Sarnico

Alterazione in ossidi di ferro in un blocco di arenaria

Alcune delle sezioni sottili utilizzate per le osservazioni al microscopio ottico:in alto, granulo di quarzo microcristallino fibroso; in basso, ossidi e idrossi-di microcristallini.

Immagine storica delle antiche cave di arenaria (le "Molere") di Sarnico

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Per la pietra arenaria, oltre alladefinizione commerciale in senso strettoche come detto richiama i luoghitradizionali di escavazione (arenaria diSarnico, pietra di Gandosso), sono notele definizioni che richiamano il croma-tismo legato all’effetto finito del materialelapideo.I colori dell’arenaria bergamasca sogget-ta a fenomeni di alterazione cromatica,sono tenui, legati ai componenti e ai pro-cessi di sedimentazione; colori spessoprimari, quasi pastello, la cui omogeneitàpuò essere contaminata da inclusioni divaria origine che restituiscono alla super-ficie un effetto particolare, detto marez-zatura.Si osserva la prevalenza o l’esclusivarelazione di determinate varietà di are-naria con il loro impiego, caratteristicache perdura fino ai tempi odierni. Sonoricercati tendenzialmente valorimonocromatici, anche se l’accostamentodelle diverse varietà ha prodotto effetti dicolore particolari: la cortina edilizia diBergamo Alta è un esempio in cui per gliusi generici sono state impiegate diversevarietà, mentre per usi particolari riferitiagli elementi architettonici di dettaglio odi particolare pregio sono state ricercatele varietà monocromatiche grigie. Storicamente il cromatismo maggior-mente ricercato e apprezzato per gli effet-ti riguarda la varietà cosi detta “turchina”o “turchiniccia”, caratterizzata da un’uni-formità di colorazione che tende al grigio,grigio azzurro e richiama le pietre arena-rie toscane pietra Forte e pietra Simona.È poi riconosciuta una varietà secondariae poco ricercata che in gergo locale vienenominata col termine “berettina”, la cuietimologia richiama una roccia dai tonicaldi giallo-ocra.

L’arenaria di Sarnico studiata provienedalla cava di Gandosso. Essa è costituitada litareniti fini e medie, ben selezionate,a cemento spatico.L’osservazione macroscopica evidenziadue colori prevalenti: blu-grigio e mar-roncino chiaro, che consentono di distin-guere le due varietà principali di questomateriale lapideo.Presenta struttura clastica o granulare,con grana varia da molto fine a fine, sub-ordinatamente media. Il valore di resi-stenza all'abrasione è particolarmenteelevato per un'arenaria. I clasti sono pre-valentemente costituiti da quarzo mono epolicristallino, detritico, con estinzioneondulata, selce, feldspati, scisti, muscovi-te, clorite, bioclasti, sparite, dolomite, zir-cone. Il cemento è prevalentemente com-posto da cemento spatico microgranulare.Le caratteristiche tecniche dell’arenaria diSarnico descrivono un materiale partico-larmente adatto per utilizzi in esterno,assicurando il risultato e l’assenza di sfal-damenti nel tempo. Teme il ristagno del-l’acqua e il gelo ed è soggetta ad usura,manifestabile anche con fenomeni di dis-gregazione e polverizzazione superficiale.Dal tipico colore grigio uniforme, è unapietra molto tenera che si presta a ognitipo di lavorazione ed è per questo moti-vo particolarmente apprezzata anche perla realizzazione di cornici, colonne, operestatuarie, complementi e arredo urbano.L’omogeneità mineralogica e le proprietàtecniche del materiale ne consentonoun’ottima lavorabilità. Il colore caratteri-stico di questa arenaria di Sarnico è gri-gio-blu; sono talora presenti sfumaturegrigio-nocciola.Oggi, nella cava di Gandosso, l’abbattimento

del materiale sul fronte di cava avviene con l’u-tilizzo di filo diamantato.

Massavolumica(Kg/m3)

(UNI 9724/2)

2577

Coefficientedi

imbibizione(UNI 9724/2)

1.6

Resistenza a compressionemonoassiale

dopo cicli di gelività(MPa)(EN 1926)(48 cicli)

107

Resistenza aflessione(MPa)

(UNI EN 12372/1)*

12.8

Resistenza all’abrasione(mm)

(UNI EN 1341/3Appendice C)

17

Resistenza alloscivolamento(UNI EN 1341/3Appendice D)

(finitura piano sega)

84

Resistenzaall’urto

(UNI 32.07.248.0)(spessore 30 mm)

5.62

Resistenza a compressionemonoassiale(MPa)(EN 1926)

*

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Cromatismi in una lastra lavorata di arenaria di Sarnico

Cromatismi ed inclusioni di ossididi ferro in una lastra lucidata di arenaria

Cava Bresciani, loc. Riviero, comune di Gandosso.Taglio con filo diamantato

Caratteristiche fisico-meccaniche dell’arenaria di Sarnico(cava di Gandosso)* orientazione dei piani sedimentari rispetto ai piani di carico:

perpendicolare ai piani di asintropia

Panoramica della cava Bresciani in loc. Riviero a Gandosso con vistasul fronte di coltivazione in avanzamento

Fasi di distacco di un blocco di arenaria nella cava Bresciani a Gandosso

Blocchi di arenaria nella cava Bresciani a Gandosso pronti per il trasportoal laboratorio di taglio per la produzione delle lastre commercializzabili

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Le indagini storiche di numerosi autori el’osservazione delle molte fabbriche inambito locale e sul territorio delle provin-ce di Brescia e Bergamo consentono didatare con certezza un impiego della pie-tra di Sarnico a partire dal XV secolo. Inzone prossime alle aree di estrazione l’a-renaria di Sarnico è pure impiegata comesemplice pietra da costruzione, senzalavorazioni. In seguito, la diffusione si èallargata alle valli bergamasche e verso lapianura, grazie alla presenza di vie d’ac-qua navigabili come il lago e i molti cana-li.Dalla fine del Quattrocento al secolo scor-so i manufatti venivano imbarcati dalporto di Fosio, di Sarnico, Paratico eCapriolo. La pietra è spesso usata nellemurature di fortezze, torri, case-torri dietà basso medievale, come elemento inmurature miste di ciottoli, laterizi e altrepietre. In arenaria sono anche le muratu-re a secco delle recinzioni, le pavimenta-zioni stradali, le lastre di sepolture, ecc.Nel Quattrocento l’arenaria era richiestasoprattutto per porticati, loggiati e cami-ni; nel Seicento per stipiti, davanzali, gra-dini, colonne, cordoli di copertura, ele-ganti arconi d’ingresso alle residenze, trale quali spiccano quelle delle famigliaMartinengo di Brescia e del Duca diMantova. Ci sono tracce di un accordo frale famiglie Faccanoni e Biraga, proprieta-rie di cave in Sarnico, per la comune uti-lizzazione del monte Caslini, nella parteoccidentale delle cave.L’impiego è stato notevole nella città diBergamo soprattutto nel Medioevo: adesempio i conci delle chiese di SantaMaria Maggiore e Sant’Agostino, ilPalazzo della Ragione e la Torre delGombito. Ancora nel XIX secolo l’arena-ria fu usata per il rivestimento del pianoterreno dell’Accademia Carrara (arch.Simone Elia, 1810).Nell’Ottocento il trasporto della pietradalla cava al porto o alla ferrovia eraeffettuato con un carro a due ruote chepoteva trasportare fino a trenta quintali dipietra. Con la realizzazione della linea fer-roviaria Paratico-Palazzolo sull’Oglio nel1875 e il conseguente sviluppo di nuovimezzi di trasporto e vie di comunicazione,si è avuto modo di inviare manufatti inarenaria di Sarnico anche al di fuori delbacino lacustre: le mole erano richiestedalle coltellerie della Valtrompia,

Bocciardatura: finitura che si ottiene apercussione usando un martelletto a fittepunte piramidali chiamato bocciarda.Questa lavorazione conferisce un effettoscabro e in rilievo.

Fiammatura: finitura prodotta scaldan-do la superficie con una fiamma ad altatemperatura che conferisce particolarerugosità alla superficie finita.

Taglio di sega: finitura che si ottiene persegagione utilizzando telai multilama.

Rigatura: finitura che si può adottare susuperfici già finite con lavorazioni lisce oscabre. Si ottiene incidendo canali rego-lari con dischi diamantati.

Sabbiatura: finitura che si ottiene proiet-tando a pressione sulla superficie misce-le abrasive a base di sabbia e ossidimetallici. Il risultato è una superficie ruvi-da senza asperità.

Sbozzatura: si ottiene a percussione uti-lizzando scalpelli piatti larghi un paio dicentimetri. Variando l’inclinazione e ladirezione si ottengono effetti diversi.

Lastra bugnata

Lastra rigata

Lastra sabbiata Accostamento di lastre di arenaria con diverse lavorazioni e finiture

I tradizionali attrezzi per la scultura, utilizzati anche per la pietra arenaria

Bergamo, Fontana del Lantro capitelli in arenaria fortemente degradati

Bergamo, Chiesa di S. Maria Maggiore muro in blocchi squadrati di arenaria con inserto in marmo bianco di Zandobbio

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Con il calo della domanda, lo sviluppo delturismo dal 1955 e l’affermazione dimarmi italiani più richiesti e di altri mate-riali meno costosi e di più facile produ-zione, si è assistito a un crollo delle com-messe, fino alla chiusura delle cave inSarnico e alla sopravvivenza della solacava Bresciani a Gandosso. La pietra di Sarnico viene, oggi, spessoimpiegata già con superfici a piano segao levigate, ma acquista pregio esteticoanche in seguito a lavorazioni più raffina-te. Viene infine usata per pavimentazionie cubetti burattati di vario spessore, per-corsi pedonali e strade carrabili, rivesti-menti.In ambito prettamente artistico l’utilizzodella pietra arenaria non può certamenteessere paragonato in termini di utilizzo erisultati ad altre pietre ornamentali, tutta-via sono diversi gli usi in ambito sculto-reo con risultati certamente interessanti.La tecnica usata per i prodotti scultorei digrandi dimensioni era il sistema dei“punti”: da un piccolo modello di cera oda un bozzetto in terracotta, si riportava-no le misure sulla pietra con una sorta dipantografo. Non si conobbe nell’età bar-barica e nel primo Medioevo una vera epropria scultura in pietra se non in ele-mentari forme espressive quali il graffitoe l’incisione.Le caratteristiche tessiturali dell’arenarianon permettono l’utilizzo della stessa perintarsi, tuttavia l’utilizzo del singolo bloc-co consente di ottenere forme e risultatidi rilevo.La limitazione principale all’uso della pie-tra è rappresentata dal forte potere abra-sivo che rende difficoltosa la lavorazionee determina l’usura degli utensili.A livello generale il blocco di arenariaviene sgrossato attraverso l’utilizzo diflessibile e punta per ottenere una primaforma. Successivamente si prosegue neldettaglio con l’utilizzo di scalpello e mar-tello pneumatico. La fase finale prevedeuna finitura con carta abrasiva flessibile.

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dell’Isola d’Elba e di Piombino, dalle car-tiere di Isola del Liri e dalle industrie delnapoletano. La pietra è stata impiegata nel cimiteroMusocco di Milano e a Genova nel cimi-tero monumentale Staglieno e per le ban-chine lungo il mare. È appurato lo spora-dico utilizzo del litotipo anche in chiesedell’Appennino marchigiano-parmense etosco-emiliano. Col cambiare del gusto dei committenti, imanufatti divengono sempre più specia-lizzati e complessi: portali d’ingresso,capitelli, tavoli da giardino, ma anchecippi e basamenti per monumenti funera-ri e non.Dai documenti d’archivio e dalle testimo-nianze degli abitanti di Sarnico si ha laconferma che, dall’Ottocento agli anni1960, erano sette le cave sul monte delleMolere, nelle quali si sono succedutidiversi proprietari e dipendenti prove-nienti da Sarnico e dai paesi vicini.Nell’Ottocento erano impiegati costante-mente da 170 a 300 lavoratori tra segato-ri, scalpellini, cavatori e lisciatori; ognianno venivano lavorati circa diecimilametri cubi di arenaria dalle cave diSarnico e Paratico.All’inizio del XX secolo i dipendenti eranooltre 400, mentre negli anni Cinquanta illoro numero era ormai ridotto a 30-40uomini. Negli ultimi anni di attività estrat-tiva, la lavorazione della pietra si è limita-ta alla sgrossatura dei massi per il com-mercio di blocchi grezzi e a lavori di rifini-tura edile di pilastri. Durante l’alluvionedel Polesine nel 1952 e dell’ottobre del1953 la pietra è stata richiesta per la rico-struzione degli argini del fiume Po. Sonoscomparsi gradualmente i pregiati lavoriscultorei e artistici degli abili scalpellini:solo i committenti più facoltosi li hannorichiesti per stemmi di famiglia, sontuosescalinate ed elementi di arredamento deigiardini di palazzo. Oggi è poco diffuso,ma significativo, il reimpiego dei manu-fatti in pietra da parte di proprietari deipalazzi storici, i quali si rivolgono a dittespecializzate nel restauro lapideo perpoterli conservare adeguatamente.

Caminetto in arenaria di Sarnico

Vecchia cava di arenaria presso la polveriera veneta a Bergamo Alta

Panoramica della cava di arenaria in comune di Gandosso, loc. Riviero

Facciata della chiesa di Gromlongo (comune diPalazzago), interamente in arenaria

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Bergamo, Chiesa di S. Bartolomeo facciata in arena-ria (sec. XIX)

Le antiche cave di arenaria – le “Molere” – di Sarnico, oggi dismesse; in primopiano, l'ingresso al Cimitero di Sarnico, con colonne e strutture in arenaria

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Piscina con rivestimento in arenaria

Portale in arenaria ad Adrara San Martino Castelli Calepio, TagliunoSede Municipale, scala in arenaria

Volto di donna scultura in arenaria(autore: M. Previtali)

Cremona, stazione ferroviaria

Obelisco in arenaria in memoria di Napoleone, Bergamo

Scultura in arenaria di Sarnico

Lapide in ricordo di caduti sul lavoro nelle cave di arenaria a Sarnico

Un moderno muretto in arenaria a Sarnicoabbinato a pavimentazione in porfido

Bergamo, Biblioteca Caversazzispalle e cornicioni in arenaria (sec. XIX)

Bergamo, Chiesa di S. Pancrazio scultura nella lunetta del portalefortemente alterata

Particolare della facciata della Chiesadi Gromlongo (comune di Palazzago)

Colonne, gradini, pavimentazione e contornidi porte e finestre a Sarnico

Finestrella con contorni in arenariaa Sarnico