2018 I GIORNI DELLA RIVOLTA - Tertio Millennio Film Fest · terrà una masterclass tra cinema e...

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GUERRA, RIVOLUZIONE E RISCATTO XXII FESTIVAL DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO I GIORNI DELLA RIVOLTA ROMA 11 - 15 dicembre 2018 2018

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GUERRA, RIVOLUZIONE E RISCATTO

XXII FESTIVALDEL DIALOGO

INTERRELIGIOSO

I GIORNIDELLARIVOLTA

ROMA11 - 15 dicembre 2018

2018

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GUERRA, RIVOLUZIONE E RISCATTO

XXII FESTIVALDEL DIALOGO

INTERRELIGIOSO

I GIORNIDELLARIVOLTA

ROMA11 - 15 dicembre 2018

2018

ROMA11 - 15 dicembre 2018

CINEMA TREVIVicolo del Puttarello, 25 - Roma

FILMOTECA VATICANAPalazzo San CarloCittà del Vaticano

(ingresso P.zza del Sant’Uffizio)

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Fondazione Ente dello Spettacolo

PresidenteMons. Davide Milani

Consiglio di amministrazioneMons. Davide MilaniPresidenteAntonio AmmiratiPaolo BuzzonettiNicola Claudio Elisabetta Soglio

Collegio revisori contiPaolo FortiPresidenteLuigi FelliItalo Arturo Muci

Tertio Millennio Film Fest

Roma 11-15 dicembre 2018Cinema Trevi - Cineteca NazionaleFilmoteca Vaticana

PresidenteMons. Davide Milani

Direzione artisticaMarina SannaGianluca Arnone

OrganizzazioneCaterina Cabra

Contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di sensoGiacomo d’Alelio

Premio Opera Prima Federico PontiggiaValerio SammarcoGiacomo d’Alelio

Coordinamento RdC AwardsValerio Sammarco

Comitato InterreligiosoDelegati Comunità cattolica, protestante, ebraica, musulmana, ortodossa

Paolo RuffiniPrefetto Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede

Card. Gianfranco RavasiPresidente Pontificio Consiglio della Cultura

Fabrizio CapanniDelegato Pontificio Consiglio della Cultura

Claudia Di GiovanniDelegato Filmoteca Vaticana

don Ivan MaffeisDirettore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI

Gianna UrizioPresidente INTERFILM Italia

Luca BarattoDelegato Associazione Protestante Cinema “Roberto Sbaffi”

Ambra TedeschiDirettore Il Pitigliani Centro Ebraico Italiano

Sira FatucciDelegato Il Pitigliani Centro Ebraico Italiano e UCEI

Lafram YassinePresidente UCOII

Yahya Sergio Yahe PallaviciniPresidente COREIS

Yahya Abd al-Ahad ZanoloDelegato COREIS

Leonide EbralidzeDelegato Chiesa ortodossa georgiana

Alexey MaksimovDelegato Chiesa ortodossa russa

CatalogoAlessandra Orlacchio

GraficaMarco MicciStudio grafico Migual

SottotitoliLuca Persiani

Sito ufficiale www.tertiomillenniofilmfest.orgAntonio VaianoLivia Fiorentino

TraduzioniLaura Frantellizzi

FotografoKaren Di Paola

Ufficio StampaGian Luca Pisacane

Digital media communicationFabrizio Caligiuri

Progetto grafico e immagine coordinataAdriano Attus e Marco Mezzadra

SegreteriaMaria D’Amico

Supporto progettuale e organizzativoValeria BuzzonettiMariaroberta Cioce

AmministrazioneMauro NotariFranco Leggiero

SponsorMassimo Meoni

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GIURIA TERTIO MILLENNIO

Claudia Di GiovanniDelegato Filmoteca Vaticana Presidente

Ali Ben MohamedDelegato UCOII - Unione delle Comunità Islamiche d’Italia

Sira Fatucci Delegato Il Pitigliani - Centro Ebraico Italiano e UCEI - Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Elena RibetDelegato Associazione Protestante Cinema “Roberto Sbaffi”

Filippo RivaDelegato Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede

Yahya Abd al-Ahad ZanoloDelegato COREIS - Comunità Religiosa Islamica Italiana

Pavel ZelinskiDelegato Chiesa ortodossa

GIURIA CONTEST NOI CI SIAMO - GIOVANI, VOGLIA DI PARTECIPAZIONE E RICERCA DI SENSO

Costanza QuatriglioRegistaPresidente

Jacopo BallianaTakoua Ben MohamedAndrea BencivengaFrancesca Romana BianchiniValeria MilanoMustafa Martino RomaDelegati Comunità cattolica, protestante, ebraica, musulmana

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DICASTERIUM PRO COMMUNICATIONE

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Un ringraziamento speciale aDicastero per la Comunicazione della Santa Sede Pontificio Consiglio della CulturaFilmoteca VaticanaConferenza Episcopale Italiana - Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali Chiesa ortodossa russaChiesa ortodossa georgianaIl Pitigliani - Centro Ebraico Italiano UCEI - Unione delle Comunità Ebraiche ItalianeCOREIS - Comunità Religiosa Islamica Italiana UCOII - Unione delle Comunità Islamiche d’ItaliaAssociazione Internazionale Protestante Cinema INTERFILMAssociazione Protestante Cinema “Roberto Sbaffi”Regione LazioComune di Roma, Assessorato alla Crescita culturaleCentro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale Centro Nazionale del CortometraggioRai CinemaAvvenireTV2000SIRSapienza Università di Roma - Dipartimento di Lettere e Culture ModerneSapienza Università di Roma - Dipartimento di Studi Europei, Americani e InterculturaliUniversità Carlo IV di Praga Università Comenius di BratislavaIstituto slovacco a RomaCentro Ceco di MilanoAmbasciata della Repubblica Ceca a RomaAmbasciata della Repubblica Slovacca in ItaliaIstituto Giapponese di CulturaI Wonder PicturesPopoli e Religioni – Terni Film FestivalReligion Today Film FestivalFabio FalzonePedram MohammadiGiovanni RaspiniMed Store Harry’s Bar Trevi

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I giorni della rivolta, come recita il sottotitolo che abbiamo scelto per la 22ma edizione del Tertio Millennio Film Fest, sono tutto per noi fuorché giorni tribolati. Mai come quest’anno ci apprestiamo a vivere quest’appuntamento con l’eccitazione di chi sa di aver cucinato un piatto ambizioso e non vede l’ora di farlo assaggiare ai commensali. Il piatto è un programma di film di altissimo livello, tutti inediti in Italia, provenienti dai cinque continenti. Nove film in concorso (di cui tre prime mondiali, tre internazionali, due europee e una italiana), dieci tra opere prime e seconde, tre proiezioni evento in Vaticano, due grandi firme d’autore per l’apertura e la chiusura del festival (Shinya Tsukamoto e Olivier Assayas), un gioiellino che se non è un inedito poco ci manca: il quasi invisibile La cotta di Ermanno Olmi.

Film di finzione e documentari, opere d’autore e di genere. Raccontano di forme di resistenza in un tempo ostile (Mother Fortress e In the Claws of a Century Wanting), di occasioni di riscatto (A Blubird in My Heart, Doubtful e Kairos), di sconvolgimenti esistenziali e morali (Dayan), di rapporti di convivenza difficili (Heaven Without People), di esperienze di educazione tormentate (Lysis) o addirittura tragicamente fallite (Fatwa).

Eventi speciali, come Burning Bush di Agnieszka Holland, con la regista polacca che terrà una masterclass tra cinema e storia sul 50° della Primavera di Praga e la figura di Jan Palach; o come la serata dedicata a Sergio Leone, che il prossimo anno sarà oggetto di diverse celebrazioni per i 90 anni della nascita e i 30 anni della morte. Noi proponiamo in anteprima italiana il documentario spagnolo Sad Hill Unearthed, ambientato nelle location de Il buono, il brutto, il cattivo, con interviste a Ennio Morricone, Clint Eastwood, Joe Dante. A ricordarlo ci sarà Carlo Verdone.

E poi incontri, che partono dal film per allargare lo sguardo sull’attualità: Alganesh di Lia e Marianna Beltrami sull’italo-eritrea Alganesh Fessaha, 62 anni, che ha deciso di dedicare la sua vita a salvare i migranti; Il fattore umano, lo spirito del lavoro di Giacomo Gatti, un viaggio in una quindicina di eccellenze italiane, diversissime per storia e settore ma unite da un filo invisibile, quello della responsabilità; Il mondo addosso di Costanza Quatriglio, che proprio qui a Tertio venne presentato in anteprima dieci anni fa e che costituisce l’esperienza umana e creativa alla base del suo ultimo bellissimo lungometraggio, Sembra mio figlio.

Costanza Quatriglio è anche presidente di giuria del contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso, un concorso di cortometraggi promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con le Comunità religiose che aderiscono al Tertio Millennio Film Fest. Da quest’anno la famiglia si è allargata: UCOII, UCEI, la Chiesa ortodossa russa e georgiana, hanno voluto intraprendere il nostro stesso cammino. La rivolta è iniziata. Piccola, silenziosa, nascosta. Come un seme di speranza.

Mons. Davide MilaniPresidente Fondazione Ente dello Spettacolo

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Z A N (KILLING)di Shinya Tsukamoto

INTERPRETI: Sosuke Ikematsu Mokunoshin, Yu Aoi Yu, Tatsuya Nakamura Genda, Shinya Tsukamoto Sawamura | SCENEGGIATURA: Shinya Tsukamoto | FOTOGRAFIA: Shinya Tsukamoto, Satoshi Hayashi | MONTAGGIO: Shinya Tsukamoto | MUSICA: Chu Ishikawa | SUONO: Masaya Kitada | COSTUMI: Harue Miyamoto | PRODUZIONE: Shinya Tsukamoto per Kaijyu Theater

Drammatico Giappone; 2018DCP; col.80’V.O. con sottotitoli in italiano

Giappone, metà del XIX secolo. Dopo circa 250 anni di pace, i guerrieri samurai si sono impoveriti e molti hanno lasciato i loro padroni per diventare ronin erranti. Mokunoshin Tsuzuki è uno di questi che, per sopravvivere, aiuta i contadini di un villaggio. E si allena quotidianamente con Ichisuke, che ha una sorella, Yu, se-gretamente attratta dal samurai. La vita agricola è tranquilla, ma il Giappone è

in subbuglio per via dei disordini civili scatenati dalla presenza di un ufficiale statunitense, giunto nel Paese del Sol Levante per stimolare il commercio con gli Stati Uniti, e Yu è preoccupata per-ché sente che presto Mokunoshin par-tirà per combattere. I timori della ragaz-za sembrano avverarsi quando in paese giunge Jirozaemon Sawamura, un ronin che offre a Mokunoshin e Ichisuke di se-

guirlo per andare a combattere. L’arrivo di un gruppo di fuorilegge capeggiati dal terribile Sezaemon Genda, spingerà Ichisuke a sfidarli cambiando drastica-mente la vita di tutti.

Un film di samurai pacifista. Mai visto prima.

S I N O S S I

E V E N TO S P EC I A L E FILM D’APERTURA

con il patrocinio dell’Istituto Giapponese di Cultura

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Regista, sceneggiatore, attore, direttore della fotografia, montatore e scenografo della maggior parte dei suoi lavori. Ha ini-ziato a fare film quando era ancora un gio-vane studente e dopo la laurea ha trovato lavoro presso una società di produzione di spot pubblicitari per la TV. Nello stesso pe-riodo ha avuto inizio la sua attività in tea- tro, dove è entrato in contatto con molte delle persone che in seguito hanno fatto parte del cast e della troupe del suo pri-mo lungometraggio, Tetsuo (1989). Il film lo ha posto subito al centro dell’attenzio-ne della scena cinematografica interna-zionale come regista dalla visione e dallo stile originali, guadagnando diversi premi e riconoscimenti per le sue opere, molte delle quali presentate alla Mostra Interna-zionale d’Arte Cinematografica di Venezia: nel 2002 ha vinto il Premio Speciale della Giuria con A Snake of June, nel 2004 Vital è stato presentato in concorso nella sezio-ne Orizzonti, nel 2011 ha ottenuto il Premio Orizzonti per il film Kotoko, nel 2014 ha presentato nella Selezione Ufficiale Nobi e nel 2018, sempre in concorso, Zan. Tra i suoi crediti come attore figura anche la partecipazione al film Silence (2016) di Martin Scorsese.

S H I N YA TS U K A M OTO

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATATetsuo (1989); Tetsuo II: Body Hammer (1992); Tokyo Fist (1995); Bullet Ballet (1998); Gemini (1999); A Snake Of June (2002); Tokage (Lizard, 2003); Vital (2004); Tamamushi (Jewel Beetle, 2005); Haze - Il Muro (Haze, 2005); Akumu tantei (Nightmare Detective, 2006); Akumu tantei 2 (Nightmare Detective 2, 2008); Tetsuo: the Bullet Man (2009); Hazakura to mateki (The Wistle, 2010); Kotoko (2011); Nobi (Fires on the Plain, 2014); Zan (Killing, 2018).

Un giovane ronin che fissa con ardore la propria spada.Era questo il germe di un’idea che mi era venuta anni fa.Come ucciderò un’altra persona con questa spada? Come posso farlo?Qualche samurai deve averlo pensato.Anche se me lo ordina il mio padrone, come posso arrivare a tanto?Non lo avrà forse pensato qualcuno di loro?In Nobi avevo esplorato l’orrore assoluto della guerra, pertanto questa volta volevo che il mio film affrontasse un tema completamente diverso. Quindi, quel verso che rimuginavo in testa è diventato il nucleo del film. Man mano che cresceva dentro di me l’inquietudine per la situazione del mondo, sentivo l’urgenza di esprimerla come fosse un urlo. Quel singolo verso è cresciuto fino a diventare una storia con un incredibile cast di interpreti e una troupe fidata. Viaggiare indietro nel tempo, rispetto agli anni Quaranta in cui è ambientato Nobi, e condensare tutte le armi da fuoco in una sola spada mi ha riavvicinato all’essenza dell’uomo.

N OT E D I R EG I A

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N O N F I C T I O N (DOUBLES VIES) di Olivier Assayas

INTERPRETI: Guillaume Canet Alain, Juliette Binoche Selena, Vincent Macaigne Léonard, Nora Hamzawi Valérie, Christa Théret Laure, Pascal Greggory Marc-Antoine | SCENEGGIATURA: Olivier Assayas | FOTOGRAFIA: Yorick Le Saux | MONTAGGIO: Simon Jacquet | SUONO: Nicolas Cantin, Daniel Sobrino, Aude Baudassé | SCENOGRAFIA: François-Renaud Labarthe | COSTUMI: Jürgen Döring | PRODUZIONE: Charles Gillibert per CG Cinéma; in coproduzione con Vortex Sutra, ARTE France Cinéma, Playtime, ARTE France, CANAL+, CINE+, CINECAPITAL, Cineventure 3, Cofinova 14, Indéfilms 6, La Banque Postale, Image 11, Manon 8, SOFITVCINE | DISTRIBUZIONE: I Wonder Pictures

Commedia Francia, 2018DCP; col.100’V.O. con sottotitoli in italiano

Alain, un editore parigino di successo, e Leonard, uno dei suoi autori storici, sono riluttanti a comprendere appieno e ad abbracciare il mondo dell’editoria contemporanea, fatta di e-book e shop online. Quando si incontrano per discu-tere del nuovo manoscritto di Leonard – l’ennesimo romanzo autobiografico incentrato sulla sua storia d’amore con

una celebrità minore – Alain non può che confessare all’amico ciò che pensa del libro: che è un’opera troppo datata e banale e non può pubblicarla. Ma la mo-glie di Alain, Selena, è invece convinta che si tratti di un vero e proprio capo-lavoro, sicuramente il miglior libro che Leonard abbia mai scritto.

Il pluripremiato regista Olivier Assayas (Irma Vep, Sils Maria, Personal Shopper), per la prima volta alle prese con una commedia, racconta con sguardo leg-gero e ironico il mondo che cambia e il modo in cui riusciamo (o non riusciamo) a reagire a questi cambiamenti.

S I N O S S I

E V E N TO S P EC I A L E FILM DI CHIUSURA

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Il regista e sceneggiatore Olivier Assayas ha mosso i primi passi come pittore e graphic designer. Ha iniziato a realizzare cortometraggi seguendo il suo interesse per la cultura globale e la tecnologia come critico dei Cahiers du Cinéma (1980-1985). Sin dal suo primo lungometraggio Désordre (Il disordine, 1986), selezionato nella Setti-mana Internazionale della Critica alla Mo-stra del Cinema di Venezia, ha realizzato un corpus di opere ampio e diversificato che gli sono valse il riconoscimento in-ternazionale. L’heure d’été (2008) è stato definito dal «New York Times» “il miglior film del XXI secolo (finora)”. Ha inoltre al suo attivo diverse pubblicazioni, tra cui una raccolta di saggi cinematografici, una biografia su Kenneth Anger e una serie di conversazioni con Ingmar Bergman.

O L I V I E R A S S AYA S

F I L M O G R A F I AScopitone (cm, 1978); Nuit féline (cm, 1979); Copyright (cm, 1979); Rectangle - Deux chansons de Jacno (cm/doc, 1981); Laissé inachevé à Tokyo (cm, 1982); Winston Tong en studio (cm/doc, 1984); Il disordine (Désordre/Disorder, 1986); Il bambino d’inverno (L’enfant de l’hiver/Winter’s Child, 1989); Contro il destino (Paris s’éveille/Paris Awakens, 1991); Une nouvelle vie (A New Life, 1993); L’eau froide (Cold Water, 1994); Irma Vep (1996); HHH: Ritratto di Hou Hsiao Hsien (HHH - Portrait de Hou Hsiao Hsien/HHH – A portrait of Hou Hsiao-Hsien, doc, 1997); Fin août, début septembre (Late August, Early September, 1999); Les destinées sentimentales (2000); Demonlover (2002); Clean (2004); Noise (doc, 2005); Paris, je t’aime (ep. Quartier des Enfants Rouges, 2006); Boarding Gate (2007); Chacun son cinéma (ep. Recrudescence, 2007); L’heure d’été (Summer Hours, 2008); Eldorado (TV doc, 2008); Carlos (2010); Qualcosa nell’aria (Après mai/Something in the Air, 2012); Sils Maria (Clouds of Sils Maria, 2014); Personal Shopper (2016); Non-Fiction (Doubles vies, 2018).

Il mondo nel quale viviamo è sempre stato e continua a essere in costante cambiamento. La sfida riguarda la nostra capacità di tenere d’occhio questa mutazione continua, capire che cosa è realmente in gioco, e successivamente adattarvisi o meno. Dopo tutto, questo è l’elemento fondante della politica e delle opinioni. La digitalizzazione del mondo e la sua riduzione ad algoritmi rappresenta il vettore moderno di un cambiamento che ci confonde e travolge incessantemente. L’economia digitale infrange le regole e, spesso, anche le leggi. Inoltre, mette in dubbio tutto ciò che di più stabile e solido sembra esistere nella società e nella realtà circostante, per poi dissolversi nell’istante in cui ne veniamo in contatto. Non Fiction non mira a sondare le dinamiche della new economy. Piuttosto, il suo più modesto intento è osservare in che modo le suddette questioni ci assillano personalmente, emotivamente e, talvolta, comicamente.

N OT E D I R EG I A

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B U R N I N G B U S H (HOŘÍCÍ KEŘ/IL ROVETO ARDENTE)di Agnieszka Holland

INTERPRETI: Tatiana Pauhofová, Ivan Trojan, Martin Huba, Vojtech Kotek, Jaroslava Pokorná, Igor Bareš, Jan Budar, Adrian Jastraban, Miroslav Krobot, Ondrej Malý, Tat’jana Medvecká, David Novotný, Petr Stach | SCENEGGIATURA: Štepán Hulík | FOTOGRAFIA: Rafal Paradowski, Martin Štrba | MONTAGGIO: Pavel Hrdlicka | MUSICA: Antoni Komasa Łazarkiewicz | SUONO: Petr Cechak | SCENOGRAFIA: Milan Býcek | COSTUMI: Katarína Hollá | PRODUZIONE: HBO Europe

Dramma biograficoRepubblica Ceca; 2013col.234’V.O. con sottotitoli in italiano

2018

E V E N TO S P EC I A L E Proiezione realizzata in collaborazione con il Seminario di cinema “Eva Rosenbaumová” 2018, Sapienza Università di Roma;

con il supporto delle università di Praga e Bratislava, dell’Istituto slovacco a Roma, del Centro Ceco di Milano, dell’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma e dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca in Italia

Il film racconta il gesto drammati-co compiuto da Jan Palach, che nel 1969 si diede fuoco per protesta con l’occupazione della Cecoslovacchia e contro il regime totalitario. L’avvocato Dagmar Burešová assume la difesa della sua famiglia nel processo contro il deputato comunista che ha scredita-to il sacrificio di Jan per la libertà.

Il film in tre parti è stato girato per la HBO dalla celebre regista polacca Agnieszka Holland. Le vicende dram-

matiche narrate nel film sono basate su avvenimenti realmente accaduti e anche i personaggi rappresentati sono persone reali. La storia di Jan e quella dell’avvocato Dagmar racconta valori umani fondamentali, come la verità, l’onore, la giustizia e il corag-gio. La lotta per la libertà, per i princi-pi morali, il sacrificio e la capacità di resistere in un’epoca disperata hanno unito le persone nel Paese occupato. Vent’anni dopo il regime totalitario è stato spazzato via. Il 20° anniversario

della morte di Palach nel 1989 ha ispi-rato proteste che hanno portato infine alla caduta del comunismo in Ceco-slovacchia, mentre crollava la cortina di ferro in Europa. Dagmar Burešová, che per tutta la vita ha difeso i rappre-sentanti dell’opposizione perseguitati dal regime, è stata il primo ministro della giustizia nominato nella Cecoslo-vacchia democratica.

S I N O S S I

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Regista e sceneggiatrice, nata a Varsavia nel 1948. Dopo la laurea alla FAMU, l’Accademia di Arti performative di Praga, nel 1971, Agnieszka Holland è tornata in Polonia. Ha cominciato la sua carriera nel cinema collaborando con Krzysztof Zanussi come assistente alla regia e po-tendo contare su Andrzej Wajda come guida e mentore. Il suo debutto televisivo fu Wieczór u Abdona (Una sera-ta da Abdon, 1975) e il suo primo lungometraggio Aktor-zy provincjonalni (Attori di provincia, 1978), fra i film più rappresentativi del cosiddetto “cinema dell’inquietudine morale”, vincitore del Premio Internazionale della Critica al Festival di Cannes nel 1980. Nel 1981, quando in Polonia fu introdotta la legge marziale, Agnieszka Holland emigrò in Francia. In Occidente ha diretto numerosi film, fra cui Europa Eu-ropa (1990), che le è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura. Agnieszka Holland ha ricevuto nomination all’Oscar per il miglior film straniero anche nel 1985 e nel 2012, con Bittere Ernte (Raccolto amaro) e In Darkness.Ha collaborato con l’amico Krzysztof Kieslowski alla sce-neggiatura della trilogia Tre colori (1993). Fra i film di Agnieszka Holland si possono menzionare To Kill a Priest (Un prete da uccidere), Bittere Ernte (Raccolto amaro), Eu-ropa Europa, Olivier Olivier (1992), The Secret Garden (Il giardino segreto, 1993), Total Eclipse (Eclissi totale, 1995), Washington Square (Washington Square – L’ereditiera, 1997), Third Miracle (Il terzo miracolo, 1999), la produzio-ne televisiva HBO Shot in the Heart (2001), Julia Walking Home (2001), Copying Beethoven (Io e Beethoven, 2006) e In Darkness (2011).Ha costruito e diretto numerosi episodi di alcune importan-ti serie televisive statunitensi, come The Wire, Treme, The Killing, House of Cards. Ha diretto la miniserie Burning Bush (Il roveto ardente, 2013), un film drammatico in tre parti per la HBO Europe ispirato al gesto di Jan Palach. Ha diretto inoltre Rosemary’s Baby, una miniserie televisiva andata in onda sulla NBC nel maggio 2014. Il suo ultimo lungome-traggio è Pokot (Spoor, 2017), basato sul romanzo di Olga Tokarczuk Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (in Italia nel 2012). Al 67° Festival Internazionale del Cinema di Berlino (2017) Pokot è stato premiato con l’Orso d’argento per “aver aperto prospettive nuove all’arte cinematografica”.Gli ultimi progetti di Agnieszka Holland – la serie televisiva 1983 per Netflix e il lungometraggio Gareth Jones sono in uscita nei prossimi mesi.Agnieszka Holland ha inoltre scritto sceneggiature anche per altri registi e collaborato con la televisione polacca.

AG N I E SZ K A H O L L A N D

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Il film drammatico in tre parti Hořící keř (Il roveto ardente, distribuito anche come Burning Bush e, in una versione ridotta trasmessa dalla RAI nel 2014, come Il fuoco di Praga), diretto dalla regista polacca Agnieszka Holland, è il progetto più impegnativo, per dimensioni e costi, che la HBO Europe abbia realizzato finora. Riflette una fase della storia cecoslovacca alla quale il cinema ceco non ha dedicato particolare attenzione, quella della cosid-detta “normalizzazione“ del regime totalitario, successi-va all’occupazione militare del Paese nell’agosto 1968. Si apre con la ricostruzione dell’inquietante gesto di Jan Pa-lach, studente a Praga, alla facoltà di Lettere e Filosofia, il quale il 16 gennaio 1969 si diede fuoco in piazza Vence-slao in segno di protesta contro l’occupazione sovietica e tre giorni dopo morì per le ferite riportate. Narra la storia della coraggiosa avvocato Dagmar Burešová, che difese il retaggio di Palach in un processo perso in partenza, mo-strando così le trasformazioni della società cecoslovac-ca dopo l’invasione militare subita da parte degli eserciti di cinque Paesi del Patto di Varsavia. Illustra da un lato come cechi e slovacchi si opposero inizialmente all’occu-pazione, fino a organizzare l’imponente manifestazione svoltasi in occasione dei funerali di Palach; dall’altro la graduale rassegnazione della maggioranza della nazione

schiacciata dalla paura e dalle persecuzioni che andaro-no aumentando.

La sceneggiatura di Štěpán Hulík racconta le conseguenze del sacrifico di Palach. La protagonista è l’avvocato Dagmar Burešová, una persona realmente esistente (Tatiana Pauho-fová), che rappresentò in tribunale i parenti di Palach, la ma-dre Libuše (Jaroslava Pokorná) e il fratello Jiří (Petr Stach), in un processo apparentemente senza speranza. La denuncia dei parenti dello studente morto fu provocata dalle scanda-lose dichiarazioni del deputato Vilém Novotný (Martin Huba), volte a screditare Palach, pronunciate durante un’assemblea del Partito Comunista: secondo le parole menzognere di Nový, lo studente credulone e ignaro si era lasciato coinvol-gere in un orrendo complotto. Il film ricorda anche il gesto di Jan Zajíc, che si arse vivo nel febbraio 1969, suscitando ormai minore eco nell’opinione pubblica sempre più para-lizzata. Mostra le attività di opposizione degli studenti che protestarono pubblicamente contro il regime che sistema-ticamente smantellava le riforme della Primavera di Praga; le attività di spionaggio e delazione promosse dalla polizia di Stato nel tentativo di cancellare il retaggio di Palach dalla memoria collettiva, punendo duramente ogni manifestazio-ne di dissenso rispetto al predominio sovietico.

N OT E S U L F I L M

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È una storia di coraggio individuale, ma anche di manipo-lazione politica e cedimento morale, elementi purtroppo presenti anche nelle società democratiche. Sottolinea il ruolo del singolo, che rischia la vita o addirittura la sacrifica per motivi di coscienza e per ideali apparentemente irrag-giungibili. È una testimonianza preziosa per la compren-sione della storia cecoslovacca degli ultimi cinquant’anni.

Il film presenta una serie di aspetti che lo rendono unico. Vi si ricostruisce l’ambiente di fine anni Sessanta grazie a elevate competenze tecniche. La sequenza iniziale del rogo di Palach, che nella realtà ebbe luogo in piazza Venceslao, è stata girata in un deposito dei tram e perfezionata grazie a effetti speciali. La ricostruzione dell’ambiente mostra anche altri luoghi, a Praga e fuori città (compresa l’autentica casa della famiglia Palach a Všetaty); l’abbigliamento, le tecnolo-gie mediche o televisive, la quotidianità dell’epoca. Nel film vengono impiegati anche materiali autentici, ad esempio alcune riprese dei funerali di Palach. La realizzazione della maschera funebre di Palach è raccontata in una sequen-za memorabile, in cui si riprende l’opera originale, fornita dall’autore stesso, lo scultore Olbram Zoubek. Il film conta inoltre sull’interpretazione di alcuni fra i più affermati attori cechi e slovacchi.

Štěpán Hulík è originario di Uherské Hra-diště, nella Moravia meridionale. Si è laurea-to in teoria del cinema presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Carolina e in sceneggiatura e drammaturgia presso l’Accademia di Cinema di Praga. Nel 2013 ha debuttato come sceneggia-tore con la miniserie in tre parti Hořícíkeř/Burning Bush di Agnieszka Holland (pro-dotta per la HBO). Per questa sceneggia-tura ha ottenuto tre premi: Czech Film Cri-tics’ Award per la migliore sceneggiatura e per la rivelazione dell’anno; Českýlev (Le-one Ceco) per la migliore sceneggiatura.Nel 2016 ha completato, sempre per la HBO, la serie drammatica Pustina/Waste-land, premiata con il Czech Film Critics’ Award nella categoria “Fuori del cinema” e con il Leone Ceco per la miglior serie tele-visiva del 2016; presentata inoltre al Toron-to Film Festival.Oltre che alla sceneggiatura, Štěpán Hulík si è dedicato anche alla storia del cinema, ha pubblicato il volume La cinematografia dell’oblio (2011), dedicato al periodo della cosiddetta normalizzazione (1969-1989) nel cinema cecoslovacco. Il libro ha otte-nuto il premio Magnesia Litera e il Premio speciale della giuria dell’Associazione cinematografica e televisiva ceca FITES. Hulík ha inoltre collaborato alla serie Gli anni difficili del cinema cecoslovacco (Česká televize, 2013), sempre sul tema della normalizzazione.

ŠT Ě PÁ N H U L Í K

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S A D H I L L U N E A RT H E Ddi Guillermo de Oliveira

INTERPRETI: Team del 1966 Ennio Morricone, Clint Eastwood, Carlo Leva, Eugenio Alabiso, Sergio Salvati; Le star del sogno David Alba, Diego Montero, Sergio García, Joseba del Valle; I fan James Hetfield, Joe Dante, Álex de la Iglesia; Gli esperti Peter J. Henley, Sir Christopher Frayling, Stephen Leigh | SCENEGGIATURA: Guillermo de Oliveira | FOTOGRAFIA: Lenny Gómez | MONTAGGIO: Guillermo de Oliveira, Javier Duch | MUSICA: Zeltia Montes | SUONO: Javier Duch | PRODUZIONE: Luisa Cowell, Guillermo de Oliveira per Zapruder Pictures; in associazione con Sadhill Desenterrado A.I.E.

Documentario Spagna; 2017DCP; col.88’V.O. con sottotitoli in italiano

E V E N TO S P EC I A L E

S I N O S S INell’ottobre 2015, un gruppo di fan del film Il buono, il brutto e il cattivo (1966) di Sergio Leone, è andato a visitare la location della sequenza finale del film a Burgos (Spagna). Il sito, ricoperto dalla vegetazione, è rimasto in totale stato di abbandono per 49 anni fin-

ché il gruppo ha messo in moto una iniziativa per riportare alla luce l’iconi-co cimitero di “Sad Hill”. La notizia si è sparsa velocemente tanto che ogni fine settimana, persone provenienti da tutta Europa hanno iniziato ad andare sul posto per partecipare alla sua rico-

struzione. Sad Hill Unearthed esplora i sogni dei fan e le loro motivazioni, ma anche come l’arte, la musica e la cultura possono influire sulle persone trasformandosi in una trascendente esperienza di ricerca.

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S OT TO I L S EG N O D I L EO N E

Guillermo de Oliveira (Vigo, Spagna; 1986) è produttore e regista cinematografico ol-tre che realizzatore di spot pubblicitari. Ha esordito dietro la macchina da presa con l’adattamento di videogiochi in cortome-traggi di finzione, tra cui figurano Max Pay-ne: Valhalla (2012) e Seth’s Gold (2015). Il documentario Sad Hill Unearthed segna il suo debutto nella regia di lungometraggi.

G U I L L E R M OD E O L I V E I R A

Con la prima italiana di questo documentario straordina-rio e la testimonianza di un suo celebre allievo, Carlo Ver-done, Tertio Millennio rende omaggio a uno dei giganti del cinema mondiale, anticipando le celebrazioni per il 90° della nascita e il 30° della morte del prossimo anno.

Spettacolo, mito, favola. Sono queste le principali dimen-sioni all’interno delle quali la produzione filmica di Sergio Leone è stata tradizionalmente collocata. Le sue prodigio-se doti di metteur en scène, unite a una capacità tutta personale di creare opere popolari in grado di porre in re-lazione l’immaginario europeo con quello americano, ne hanno fatto uno dei registi più influenti rispetto all’orizzon-te del cinema contemporaneo e postmoderno (si vedano i suoi influssi su Spielberg, Coppola, Cimino, Scorsese, Eastwood, Woo, Tarantino...).Dietro a quest’impianto cinematografico fondato sul ri-spetto dei grandi autori della storia del cinema, sul gusto «raffinatamente “alessandrino”» di assumere «quale refe-rente principale la produzione artistica precedente eserci-tando una continua funzione citazionale», e al contempo sulla puntuale rottura di tutti i codici tradizionali, in primis quello del genere western, è possibile, anzi necessario, evidenziare una corposa dimensione politica.(Christian Uva, Sergio Leone - Il cinema come favola po-litica, Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo, Roma 2013)

S E RG I O & C A R LOCi sono incontri che finiscono per determinare profonda-mente la vita di una persona. Per Carlo Verdone, quello è stato l’incontro con Sergio Leone. Già amico fraterno del padre Mario, Leone fu il mentore di Verdone avendolo iniziato ai trucchi del mestiere sin dai tempi di Un sacco bello, prodotto da Sergio Leone. Come racconta lo stesso Carlo nel documentario Sky di Simone Del Vecchio Verdo-ne racconta Leone, il padre dello spaghetti western fu un maestro severissimo, ma vitale. Leone produsse anche il successivo lavoro di Verdone, Bianco, Rosso e Verdone e fu tra gli autori della sceneggiatura di Troppo forte.

F I L M O G R A F I AMax Payne: Valhalla (cm, 2012); Modern Warfare: Sunrise (cm, 2013); Seth’s Gold (cm, 2015); Mad Max Payne (cm, 2015); Sad Hill Unearthed (doc, 2017).

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A LGA N E S H - A L L’O R I Z ZO N T E U N A S P E R A N Z A di Lia e Marianna Beltrami

INTERPRETI: Dott.ssa Alganesh Fessaha, Mons. Musie Ghebreghiorghis (OFM Eparca di Embibir Etiopia), Ezekiel Channe | SCENEGGIATURA: Lia e Marianna Beltrami | FOTOGRAFIA: Ferran Paredes Rubio | MONTAGGIO: Lia Beltrami | MUSICA: Alberto Beltrami | PRODUZIONE: Andrea Morghen per Aurora Vision; Realizzato con la collaborazione di: Arcidiocesi di Trento - Centro Missionario, Provincia Autonoma di Trento, Ghandi onlus, Sulle Strade del Mondo onlus | DISTRIBUZIONE: IndieRights Movies

DocumentarioEtiopia, Italia; 2018HD (16:9); col.60’

“Non ci ho creduto finché non l’ho visto”. Un cartello su un muro recita queste parole, mentre cento rifugia-ti eritrei arrivano al centro di smista-mento di Endabaguna, nella regione etiope del Tigray, dopo quattro giorni di viaggio senza cibo, acqua e stipati in un camion senz’aria. Perché le per-sone scappano? Cosa accade prima delle immagini degli sbarchi che ci vengono mostrate quotidianamen-te sui media? Un viaggio intenso at-

traverso quattro campi rifugiati per eritrei in Etiopia, in mezzo a bambini non accompagnati, Kunama perse-guitati, anziani; c’è chi è nei campi da 17 anni e non vede una via d’uscita. Il nostro viaggio seguirà la dottoressa Alganesh Fessaha e il suo lavoro e im-pegno nella protezione dei diritti dei rifugiati, e la liberazione di quelli rapi-ti e torturati nel deserto del Sinai. Tre protagonisti: i rifugiati; Etiopia, terra accogliente; Alganesh che, in mezzo

alla disperazione, ci racconterà le sue speranze all’orizzonte.

Menzione speciale all’ultimo Siloe Film Festival: “il documentario – si legge nella motivazione – testimonia con forza e nitore uno dei capitoli più do-lorosi e misconosciuti del fenomeno migratorio attuale: la rotta e la tratta degli eritrei tra Etiopia e Sinai. Nel rea-lismo della tragedia, Alganesh trova le tracce della speranza”.

S I N O S S I

E V E N TO S P EC I A L E

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Lia Beltrami, vincitrice del Leone d’oro per la Pace 2017, ha diretto oltre 40 docu-mentari in tutto il mondo, vincendo diversi premi per i suoi lavori. È rappresentante di Religions for Peace presso la FAO, ONU. È stata direttrice artistica del Padiglione del-la Santa Sede a EXPO Milano 2015, che ha vinto il premio come miglior sviluppo del tema, e ha curato la direzione artistica del-la mostra fotografica a EXPO Astana 2017. Nel 1997 ha fondato il Religion Today Film Festival, il primo festival dedicato al dia-logo interreligioso. Ha fondato il gruppo Donne di Fede per la Pace a Gerusalemme. È autrice di cinque libri. È presidente della casa di produzione Aurora Vision, advisor per il Dhaka Film Festival in Bangladesh e membro onorario della House of Wisdom a Grenada.

Marianna Beltrami è la figlia di Lia e sua assistente dall’età di 17 anni. Ha girato documentari in Giappone, Israele e Palestina, Italia. È attiva nel gruppo Women of Faith for Peace. Ha scritto un libro sulla storia del free climbing, Zanzara e Labbradoro. Ha recitato in diversi musical in Gran Bretagna, dove vive. Questa è la sua prima opera come regista.

L I A B E LT R A M I

M A R I A N N A B E LT R A M I

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATAZanzara e Labbradoro (2015); I giganti del bene (Heroes Without Capes, 2016); Le Maroc, incrocio di culture e religioni (2016); Ukon il samurai (2016); A Passo d’oro (The Golden Trail, 2017); Wonderful Tapestry of Life (2017); Alganesh (2018); ¡Viva Kino! (2018).

Il cinema ci aiuta a rendere concreta la speranza, perché ci aiuta a interrogare le persone, e innesca delle reazioni. Se qualcuno all’uscita dal cinema compie anche solo un piccolissimo gesto – che può essere una presa di posizione o la condivisione di un post – è già un successo, poiché una qualsiasi azione può diventare un’azione politica.

N OT E D I R EG I A

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I L FAT TO R E U M A N O, LO S P I R I TO D E L L AVO RO(THE HUMAN FACTOR, SPIRIT OF WORK)

Documentario Italia; 20184K ultra HD; col.60’

Il fattore umano, lo spirito del lavoro raccoglie l’esigenza di Inaz, società specializzata in servizi e soluzioni per le risorse umane, di lasciare una te-stimonianza della sua settantennale esperienza imprenditoriale al fianco di aziende italiane piccole e grandi, di diversi settori. Cuore di questa testi-monianza è il tema della responsabilità

d’impresa, ovvero dell’essere umano e della sua centralità nel mondo del lavoro: dai viticoltori del Trentino agli operai delle catene di montaggio, dalle famiglie di tradizione imprenditoriale ai giovani sviluppatori di start-up, dai chi-rurghi che testano mani bio-robotiche al sacerdote che crea posti di lavoro nel Rione Sanità. In un’epoca in cui la fi-

nanza e le nuove tecnologie sembrano scalzarlo dal centro dell’economia, l’uo-mo in questo documentario appassio-nante diretto da Giacomo Gatti, resta il fine di aziende responsabili, diverse per storia, settore e territorio, che cercano di costruire sviluppo, cultura e creativi-tà, modellando senza paura il proprio futuro.

S I N O S S I

di Giacomo Gatti

INTERPRETI: Ali Reza Arabnia, Mauro Boselli, Marcello D’Amelio, Antonio Loffredo, Roberto Moncalvo, Gianni Schisa, Maurizio Sella | SCENEGGIATURA: Giacomo Gatti, Elia Gonella | FOTOGRAFIA: Marco Sgorbati | MONTAGGIO: Omar Cristalli | MUSICA: Cristiano Arcelli | SUONO: Daniel Covi, Ivan Mosconi, Giampiero Musio (presa diretta); Michele Benedetti, Roberto Natale (sound designer) | PRODUZIONE: INAZ srl a cura di Linda Gilli; Con il patrocinio della Federazione Nazionale Dei Cavalieri Del Lavoro; in collaborazione con: Fondazione Ente Spettacolo, Fondazione Cinema per Roma, Festa del Cinema di Roma 2018; Coordinatrice di produzione Inaz: Alessandra Gioini; Delegati di produzione: Stefano Slocovich, William (Billy) Santero, Lara Ghilardoni

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Vive e lavora a Milano come regista, docen-te e giornalista. Per Sky Italia, Sky Arts UK e Sky Deutschland, ha diretto la docufiction Michelangelo, il cuore e la pietra interpre-tata da Rutger Hauer e Giancarlo Giannini con cui è stato inaugurato il canale tv Sky Arte HD. Ha diretto fiction, documentari, promo e spot pubblicitari. Dal 2006 ha col-laborato ai documentari diretti dal regista Ermanno Olmi Terra Madre, Rupi del vino, Il pianeta che ci ospita, Vedete, sono uno di voi. Ha organizzato rassegne, condotto trasmissioni radio e tenuto corsi di regia. Insegna al Politecnico di Milano nella Fa-coltà Design degli Interni.

G I AC O M O GAT T I

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATA170 anni Istituto dei Ciechi di Milano (doc, 2010); Michelangelo, il cuore e la pietra (doc, 2012); Il Fattore Umano, lo Spirito del Lavoro (doc, 2018); I palazzi del potere - Palladio, l’architetto del mondo (doc, 2018).

Il fattore umano, lo spirito del lavoro è un piccolo viaggio alla ricerca di storie positive legate al mondo del lavoro italiano. In un’epoca in cui la finanza e le nuove tecnologie sembrano scalzare l’uomo dal centro dell’economia dove software automatici comprano e vendono titoli di borsa, mentre i robot e le intelligenze artificiali minacciano di sostituire le persone in impieghi sempre nuovi, abbiamo cercato delle realtà concrete, in cui ci sono ancora uomini e donne capaci di fare la differenza. Realtà dove l’uomo è al centro di imprese responsabili, diverse per storia, settore e territorio, che cercano con passione di costruire sviluppo, cultura e creatività, artefici del proprio futuro, senza paura.

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I L M O N D O A D D O S S O (THE WORLD ON THEIR SHOULDER)di Costanza Quatriglio

INTERPRETI: Mohammad Jan, Cosmin, Inga, Josif | SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Costanza Quatriglio | FOTOGRAFIA: Vladan Radovic | MONTAGGIO: Giovanni Ballantini | MUSICA: Vladimir Denissenkov | SUONO: François Waledisch | PRODUZIONE: Rean Mazzone e Costanza Quatriglio per Dream Film, Ila Palma; con il sostegno di UNICEF; con il patrocinio di: UNHCR - The UN Refugee Agency, Save the Children, OIM Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Ministero degli Affari Esteri. Assessorato politiche Sociali e promozione della Salute del Comune di Roma, Assessorato alle politiche Culturali della Provincia di Roma

Documentario Italia; 2006Digital (1.1:85); col.90’

Arrivano da lontano, non hanno ancora diciotto anni e sono soli. La loro casa era in Afghanistan, in Romania, in Mol-davia. Per alcuni i legami familiari sono stati spezzati dalla guerra, da altri le fa-miglie attendono un aiuto finanziario. Le storie di Mohammad Jan, Cosmin,

Inga e Josif si intrecciano nell’incertez-za dell’oggi e nella fatica di costruirsi un futuro.

Un documentario col dono della pre-veggenza: già nel 2006 Costanza Qua-triglio affrontava la questione migranti

quando ancora non erano questione, “adattando” il linguaggio della realtà al mondo interiore di quattro ragazzi immigrati, abbandonati, colti nel deli-cato passaggio all’età adulta. Quattro testimoni dell’inferno di fuori, quattro intime sberle alla nostra indifferenza.

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Costanza Quatriglio, regista e sceneggiatrice. Nata a Palermo, esordisce con L’isola, presen-tato al 56° Festival di Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2003 (Premio CICAE). Dopo es-ser stato nei più importanti festival del mondo (Pusan, Los Angeles, Chicago, Philadelphia, Kiev, Montreal, Rotterdam, Gijón, Bratislava e numero-si altri) – Nastro d’Argento per le musiche di Pa-olo Fresu – L’isola è uscito nelle sale in Francia e nei paesi dell’America Latina di lingua spagnola. È dello stesso anno Racconti per L’isola, making of che svela il metodo utilizzato con gli attori non professionisti nel film L’isola, presentato nella se-zione Nuovi Territori della 60ma Mostra Interna-zionale d’Arte Cinematografica di Venezia.L’amore per il cinema del reale e per la mescolan-za di realtà e finzione è già chiaro fin dai suoi film precedenti (tra questi Ècosaimale?, premiato al Festival di Torino nel 2000, e L’insonnia di Devi, coprodotto da Tele + nel 2001), tanto che dopo L’isola sceglie di proseguire la strada del docu-mentario.Tra i suoi film documentari: la miniserie per Rai Tre del 2004 Raìz; Il mondo addosso, presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2006; Il mio cuore umano, Evento Speciale al Festival di Lo-carno del 2009.I suoi film più recenti evidenziano la continua ricerca personale nel segno della commistione dei generi: Nastro d’Argento per il Miglior Docu-mentario 2013, Terramatta; è stato presentato alle Giornate degli Autori nel 2012, designato Film della Critica da parte del Sindacato Nazio-nale Critici Cinematografici, ha ottenuto rico-noscimenti in diversi festival; Con il fiato sospe-so, presentato alla 70ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Selezione Ufficiale Fuori Concorso), vincitore del Premio Gillo Pontecorvo per il Miglior Film in lingua lati-na e segnalato ai Nastri d’Argento per il gioco di commistione tra finzione e documentario; Trian-gle, Nastro d’Argento per il Miglior Documenta-rio nel 2015, vincitore del Premio Cipputi come Miglior Film sul mondo del lavoro al 32° Torino Film Festival; 87 ore, nella categoria Documen-tari, Premio Speciale 2016 ai Nastri d’Argento; Sembra mio figlio, presentato Fuori Concorso al 71mo Festival di Locarno.

C O STA N Z A Q UAT R I G L I O

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATARewind (cm/video, 1995); Lettera a Monsieur Cinema (cm/video, 1995); Rubinetti raccordi (cm/video, 1996); L’albero (cm, 1997); Anna! (cm, 1998); Il giorno che ho ucciso il mio amico soldato (cm, 1999); Una sera (cm, 2000); 106 nonna Caterina (doc, 2000); Il bambino Gioacchino (doc, 2001); Ècosaimale? (doc, 2000); La Borsa di Helene (doc, 2002);L’Insonnia di Devi - Viaggio attraverso le adozioni internazionali (doc, 2001); L’Isola (2003);

Racconti per l’Isola (cm/doc, 2003); Raìz. Radici a Capo Verde (miniserie, 2004); Comandare. Una Storia Zen (doc, 2005); Il mondo addosso (doc, 2006); Il mio cuore umano (doc, 2009); Terramatta (doc, 2012); Con il fiato sospeso (cm, 2013); Triangle (doc, 2014); LampeduSani (doc, 2014); 9x10 Novanta (ep. Girotondo, 2014); The Zero Hunger Challenge (cm, 2015); 87 ore (doc, 2015); Sembra Mio Figlio (2018).

Volevo fare un film sui giovanissimi migranti arrivati soli a Roma dall’Afghanistan e dai paesi dell’est Europa e mi sono ritrovata a raccontare l’invisibilità.La prima cosa che ho dovuto capire è come rappresentare ciò che non potevo mostrare: quel carico di dolore, di paura, di smarrimento e di necessità di riscatto prima ancora che di affetto, che molti dei giovanissimi incontrati portavano con sé ma soprattutto come restituire il sorprendente percorso dalla non esistenza e quindi dalla privazione di ogni diritto, all’esistenza riconosciuta, quando l’attribuzione di voce, volto, pensiero, volontà, dipende da quanto il paese in cui ti trovi riesce ad accoglierti, da quanto è organizzato, da quante persone riesce a stipendiare.Frequentando per mesi le strade, le stazioni e le strutture di accoglienza, ho seguito le storie di Mohammad Jan, Josif, Cosmin e Inga, e ancora dei giovani testimoni della guerra, partiti dai loro paesi ancora bambini o appena adolescenti.Ognuno di loro compie insieme alla macchina da presa un viaggio dentro percorsi concreti di riscatto ma anche di solitudini e scelte, fino a quando la maggiore età non incombe e ancora una volta la legge della selezione è più forte e la macchina da presa non può che restare, laddove ancora un abbandono e un altro viaggio ricomincia, per un altro paese, un altro tentativo di essere a questo mondo.

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Episodio del film Racconti di giovani amori, è la storia di un ragazzo che si prende una cot-ta per una ragazza più grande di lui, la quale cerca di fargli capire che non si tratta di vero amore, ma di un’infatuazione.

«Fra gli amori finiti ci sono quelli che in realtà non finiranno mai: continuiamo ad amare le persone che abbiamo amato.»

(Ermanno Olmi)

E V E N TO S P EC I A L E

di Ermanno Olmi

INTERPRETI: Luciano Piergiovanni Andrea, Giovanna Claudia Mongino Jeanine | SOGGETTO: Ermanno Olmi | SCENEGGIATURA: Ermanno Olmi | FOTOGRAFIA: Idelmo Simonelli | MONTAGGIO: Carla Colombo | MUSICA: Elvio Favilla | SUONO: Attilio Torricelli | PRODUZIONE: Gaspare Palumbo (Solproduzioni) per Rai - Radiotelevisione Italiana | DISTRIBUZIONE: Indipendenti Regionali

L A C OT TA (THE CRUSH)

DrammaticoItalia; 196735 mm; b/n50’

in collaborazione con Sapienza Università di Roma Dipartimento di Lettere e Culture Moderne

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Ermanno Olmi (1931-2018). Regista e sce-neggiatore, dopo aver raccontato con i suoi primi lavori l’Italia umile degli anni Cinquanta, si è consacrato come cantore della civiltà contadina, indagata nel suo più profondo passato e nelle sue tradizioni, tra interessi antropologici e rituali arcaici. Una poetica magistralmente racchiusa ne L’albero degli zoccoli, Palma d’oro a Can-nes nel 1978 e ancora oggi considerato il suo capolavoro. Negli anni ha allargato i propri interessi sul piano storico, letterario e religioso, man-tenendo sempre un approccio sobrio e ri-goroso, ma non per questo meno poetico, alla materia trattata. Tra le sue opere più significative Il posto (premio OCIC e Premio della Critica a Ve-nezia), Lunga vita alla Signora! (Leone d’ar-gento a Venezia), La leggenda del Santo Bevitore (Leone d’Oro a Venezia), Il mestiere delle armi (vincitore di 9 David di Donatello), Centochiodi (2007) e Terra Madre (2009).

E R M A N N O O L M I

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATAIl tempo si è fermato (1959); Il posto (1961); I fidanzati (1963); E venne un uomo (1965); Racconti di giovani amori (1967); Un certo giorno (1968); Durante l’estate (1971); I recuperanti (1972); La circostanza (1973); L’albero degli zoccoli (1978); Camminacammina (1983); Lunga vita alla signora (1987); La leggenda del Santo Bevitore (1988); Il segreto del bosco vecchio (1993); Genesi. La Creazione e il Diluvio (1994); Il mestiere delle armi (2001); Cantando dietro i paraventi (2003); Tickets (2005, firmato con Abbas Kiarostami e Paul Laverty); Centochiodi (2007); Terra Madre (2009); Rupi del vino (2009); Il villaggio di cartone (2011); Torneranno i prati (2014); Vedete, sono uno di voi (2017).

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A B LU E B I R D I N M Y H E A RT (TU NE TUERAS POINT)di Jérémie Guez

INTERPRETI: Roland Møller Danny, Veerle Baetens Laurence, Lola Le Lann Clara, Lubna Azabal Nadia | SOGGETTO: dal romanzo The Dishwasher di Dannie M. Martin | SCENEGGIATURA: Jérémie Guez | FOTOGRAFIA: Dimitri Karakatsanis | MONTAGGIO: Dieter Diependaele | MUSICA: Séverin Favriau | SUONO: Guilhem Donzel, Matthieu Michaux, Fabien Devillers | SCENOGRAFIA: Geert Paredis | PRODUZIONE: Aimée Buidine, Julien Madon, Julien Leclercq, Jérémie Guez per Atchafalaya Films, Labyrinthe Films | COPRODUZIONE: Umedia, Emotions films UK

Drammatico Belgio, Francia; 2018DCP; col.85’V.O. con sottotitoli in italiano

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Belgio. Appena rilasciato dalla galera con il braccialetto elettronico alla ca-viglia, un uomo, intenzionato d’ora in avanti a rigare dritto, si affeziona alla giovane figlia della proprietaria del mo-tel di cui è ospite. La ragazza, che in lui vede il padre che non ha mai avuto, fi-nisce nelle grinfie di uno spacciatore e toccherà al galeotto rimettere le cose a posto. Suo malgrado.

Storia non nuova, ma attraversata da un’emozione autentica e diretta con piglio sicuro da questo esordiente. Jérémie Guez – attualmente sul set per dirigere un altro crime, The Sound of Philadelphia, con Matthias Schoenaer-ts – sa costruire una bella tensione tra i personaggi, tutti ottimamente interpre-tati (a partire dallo straordinario Roland Møller), e lavora bene anche sulle rifra-zioni ambientali creando l’atmosfera giusta. Dal Belgio un’altra opera prima da non perdere.

S I N O S S I

Quando ero ancora adolescente, mi sono imbattuto casualmente nel libro The Dishwasher, un romanzo californiano underground scritto da un ex detenuto, condannato più volte a diversi anni di carcere.A colpirmi sono state l’autenticità e la forza di quella storia – quella di un individuo in cerca di redenzione –, perché tutto sembra così semplice e vero.Sono rimasto affascinato dal senso di dignità mostrato da persone che spesso hanno dovuto combattere contro le ombre oscure celate nel loro animo, che minacciavano costantemente di emergere. Circa quindici anni dopo, ho scelto di adattare quel romanzo per realizzare il mio primo

film, convinto che la trasposizione europea gli avrebbe dato quella potenza che nella sua ambientazione originale americana sarebbe potuta venire a mancare.Ho deciso di calare questa astrazione letteraria dentro una realtà sociale europea. Il titolo fa riferimento a un poema di Bukowski, sull’impossibilità di essere vulnerabile, su un tipo tosto che cerca di non soccombere a quell’emozione che lo farebbe soffrire, distruggendolo.È diventata così una storia di amore e redenzione, non solo un film di genere. È la storia di un uomo in cammino che, involontariamente, sistema le vite di chi lo circonda mentre scatena una spirale di violenza intorno a sé.

N OT E D I R EG I A

Nonostante la giovane età, il 29enne Jérémie Guez è scrittore pluripremiato, sceneggiatore e regista. Ha pubblicato il suo primo libro all’età di 21 anni e da allo-ra ha scritto quattro romanzi polizieschi acclamati dalla critica, che gli sono valsi l’amicizia e le lodi di James Ellroy, il quale descrive i suoi libri come «una miscela chi-mica di Napalm, virus dell’AIDS e crack». Nel 2014 ha collaborato alla sceneggia-tura del biopic Yves Saint-Laurent (diret-to da Jalil Lespert) e da allora ha scritto e co-sceneggiato diversi script tra cui In the Shadow of Iris (2016), Sparring (2017), The Night Eats the World (2018), Carnivores (2018). Nel 2016 ha diretto un documen-tario sui quartieri settentrionali poveri di Marsiglia, rinomati per essere zone a ri-schio, che ha ricevuto gli elogi della stam-pa. Il suo secondo romanzo, Burn Out è stato adattato per lo schermo nel 2017 da Yann Gozlan, mentre lui nello stesso anno ha diretto il suo primo lungometraggio Tu ne tueras point (A Bluebird in My Heart).

J É R É M I E G U E Z

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATAEn face (cm, 2016); Tu ne tueras point (A Bluebird in My Heart, 2018).

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DAYA N di Behrouz Noorani Pour

INTERPRETI: Naser Babayian, Abdolah Zawareh, Bahareh Sharifi Moghadam | SCENEGGIATURA: Behrouz Noorani Pour | FOTOGRAFIA: Saman Lotfian | MONTAGGIO: Sajad Pahlevanzadeh | MUSICA: Mohsen Sekhavatdoost | SUONO: Behnam Sheykhahmadi | COSTUMI: Alireza Arayesh | PRODUZIONE: Behrouz Noorani Pour per Soureh Cinema Organization

Drammatico Iran; 2018DCP; col.81’V.O. con sottotitoli in italiano

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Ambientato nel giorno dopo l’inizio della guerra in Siria, è la storia di qua-si 4000 rifugiati che non hanno mai potuto raggiungere le loro famiglie a causa dei confini stabiliti dai gruppi ter-roristici. Molti di loro hanno dovuto fare sacrifici e scelte difficili per sopravvive-re, nella speranza di un futuro migliore.

La lotta per la sopravvivenza di una enclave di profughi curdi nel corridoio montuoso al confine tra Turchia, Siria e Kurdistan iracheno. Violenze, privazioni e traffici indicibili scandiscono i giorni di questi dannati mentre la neve scen-de sulle miserie e le devastazioni della guerra coprendo tutto con un silenzio irreale. Con Dayan siamo dalle parti dell’instant-movie: la denuncia della disperata situazione curda è più che mai attuale (qui siamo nel 2014, in pie-no conflitto con l’Isis, ma la realtà dei curdi non è meno difficile oggi, dopo che l’Occidente li ha abbandonati al loro destino) e la prossimità emotiva

con le vittime rischia spesso di fago-citare l’equilibrio compositivo. È un ri-schio comprensibile. D’altra parte, sen-za quest’immersione nell’orrore priva di protezioni avremmo avuto un altro film, meno potente e inchiodante. L’iraniano Behrouz Noorani Pour, che proviene dal documentario, sceglie sì la stra-da del realismo ma astratto e a tratti simbolico, deformando quasi imper-cettibilmente il quadro oggettivo per svelarne il profilo maligno. Il risultato è un’evocazione terrificante dell’inferno in terra, dove le soglie territoriali e vitali sono vertiginosamente mobili. Diffici-lissimo orientarsi, mantenere un ordine diegetico, un punto di vista affidabile. La cifra è quella di un progressivo ot-tenebramento prospettico e morale, che solleva il montaggio dal ruolo di collante narrativo per utilizzarlo come sintomo, reagente discorsivo accanto ai volti, ai corpi e ai riverberi di spazi sconvolti. Costrittivi non perché chiusi ma perché sinistramente indefiniti.

S I N O S S I

Regista, produttore, sceneggiatore e mon-tatore, Behrouz Noorani Pour è nato a Sa-nandaj, capoluogo della provincia iraniana del Kurdistan. Ha iniziato la sua carriera artistica e cinematografica nel 1999 pres-so l’Iranian Young Cinema Society. I suoi cortometraggi sono stati selezionati in nu-merosi festival cinematografici nazionali e internazionali. Ha inoltre diretto importanti documentari, tra cui A157 (2015) che si è aggiudicato diversi premi e riconoscimenti.

B E H RO UZ N O O R A N I P O U R

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATAKhoda Eshtebah Nemikonad (God Doesn’t Make a Mistake; cm/doc; 2013); Melodihaye Sarzameen-e Madari (Melodies From My Homeland; doc; 2013); A157 (doc; 2015); Dayan (2018).

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D O U BT F U L (MUTALIM BESAFEK) di Eliran Elya

INTERPRETI: Ran Danker Assi, Adar Hazazi Gersch Eden, Yaakov Aderet Nachum, Osher Amara Daniel, Liron Ben-Shlush Liraz, Elroi Fass Naor, Melodi Frank Alma, Shalev Girgin Michael, Batel Moseri Rina, Hilla Sarjon Alma | SCENEGGIATURA: Eliran Elya | FOTOGRAFIA: Shai Goldman | MONTAGGIO: Arik Lahav Leibovich | MUSICA: Yoram Hazan, Ran Elimelech | SUONO: Yossi Appelboim | SCENOGRAFIA: Yoav Sinai | COSTUMI: Sarit Sharara | PRODUZIONE: Oren Rogovin per Rogovin Brothers; con il sostegno di: Israeli Film Fund, Gesher Film Fund, YES

DrammaticoIsraele; 2017DCP (1:1.89); col.88’V.O. con sottotitoli in italiano

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2018

Assi, sceneggiatore e poeta, è pieno di dubbi e inquietudini esistenziali. Condannato ai lavori di pubblica uti-lità per aver provocato un incidente guidando in stato di ebbrezza, viene inviato a tenere un laboratorio di film-making a Beersheba per un gruppo di ragazzi agli arresti domiciliari, che stanno scontando la loro pena presso il centro di recupero del quartiere. Ini-zialmente messo in difficoltà dalla per-sonalità irruenta e problematica dei ragazzi, Assi riuscirà a catturarne l’at-tenzione incoraggiandoli a sfruttare la telecamera come mezzo espressivo e coinvolgendoli nelle sue riflessioni esi-stenziali. Sebbene avviatosi nel segno dello scontro, presto si crea un rap-porto particolare tra Assi e Eden, uno dei più aggressivi del gruppo, legame che si mantiene anche quando Assi terminerà il suo corso al centro di re-cupero. Per quanto l’amicizia tra i due aiuti Eden ad aprirsi e a nutrire un so-gno, Assi, non potrà tuttavia fare nulla

per evitare che il carattere irrequieto del ragazzo provochi una tragedia.

Ispirato a una storia vera, Doubtful è l’o-pera prima di Eliran Elya: un film onesto e duro in cui la forza dirimente dell’amici-zia non è sufficiente a dirottare la vita del giovane protagonista verso un lieto fine. Le ricorrenti riflessioni di Assi sulla veridi-cità della percezione finiscono per costi-tuire l’unica via d’uscita per Eden: dubi-tare della realtà, sperare che sia solo un sogno. Il rapporto ampiamente esplora-to tra maestro e allievo è reso qui interes-sante; il realismo del film – che non sfug-ge un confronto con certo Ken Loach o con i fratelli Dardenne – è esaltato dalle straordinarie interpretazioni dei ragazzi del centro, tutti attori non professionisti; coerente e pulito anche nella fotografia e nel montaggio, il film unisce una trama solida a un’attenzione per i piccoli gesti e i tempi morti della vita quotidiana senza perdere mordente né allentare eccessi-vamente il proprio ritmo.

S I N O S S I

Nell’estate del 2010 sono stato mandato a tenere un seminario di cinema per i giovani dissociati e delinquenti a Beersheba. I ragazzi erano agli arresti domiciliari e hanno partecipato alle mie sedute non per loro volontà, ma dopo un certo numero di incontri, sono riuscito a coinvolgerli nella realizzazione di un video in cui raccontavano le loro storie e che si concludeva con un omicidio. La sceneggiatura è stata scritta e diretta da Eden Ohayon, che infine ha pugnalato e ucciso Gadi Vikhman.Non dimenticherò mai gli incontri con questi ragazzi e, dopo aver terminato il mio lavoro, per la prima volta ho visto un barlume di speranza per loro e che, nonostante tutto, la vita sarebbe andata avanti. Tuttavia, a quanto pare il mondo non funziona secondo formule matematiche; il mondo è costruito dalle circostanze.Quando venni a conoscenza del coinvolgimento di Eden nel clamoroso omicidio a Beersheba, ero pieno di sentimenti di rabbia. Quel giorno ho avuto la consapevolezza che avrei

dovuto trovare un modo per raccontare la storia di quei “giovani dissociati”.La storia di Eden è quella di un ragazzo di oggi, che vive nell’odierno Israele. È una piccola storia su un “bambino a rischio”, simile a me. Sono cresciuto come Eden e vivo come Assi. Questa è la mia storia, la storia di un uomo a sua volta dissociato, che aspira a salvare giovani delinquenti che non vogliono essere salvati, attraverso l’arte. Tuttavia, l’incontro tra queste due parti in stato di crisi favorisce un’opportunità per la salvezza reciproca.Doubtful è un film sul subconscio della società israeliana, un film su un cerchio che non si chiude mai, in cui il dolore è la via della speranza e della redenzione.

N OT E D I R EG I A

Il regista e sceneggiatore Eliran Elya, è un giovane filmaker cresciuto a Or Yehuda. Dopo aver effettuato il servizio militare e terminati gli studi di cinema presso la scuola “Camera Obscura” di Tel Aviv, con la regia di diversi cortometraggi al suo atti-vo è tornato a Or Yehuda come insegnante e ha iniziato un pionieristico programma presso la scuola media “Yuvalim”. Nel cor-so dei suoi studi cinematografici, Eliran ha avuto modo di lavorare con alcuni giovani problematici a Beersheba, dove è entrato in contatto con ragazzi speciali e di talento che hanno costituito l’ispirazione per il suo primo lungometraggio, Doubtful.

E L I R A N E LYA

F I L M O G R A F I A15 Seconds (cm, 2009); Hanna’s Scent (cm, 2010); Keshet Beanan (cm, Rainbow, 2012); Dfika Ba’Delet (cm, A Knock On The Door, 2013); Mutalim Besafek (Doubtful, 2017).

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FAT WA di Mahmoud Ben Mahmoud

INTERPRETI: Ahmed Hafiane, Ghalia Benali, Sârra Hanachi | SCENEGGIATURA: Mahmoud Ben Mahmoud | FOTOGRAFIA: Mohamed Maghraoui | MONTAGGIO: Virginie Messiaen | MUSICA: Dhafer Youssef | SUONO: Faouzi Thabet | SCENOGRAFIA: Rahma Béjaoui | COSTUMI: Salah Barka | PRODUZIONE: Habib Bel Hedi & Hatem Ben Miled per Arts Distribution, Jean-Pierre e Luc Dardenne per Les Films du Fleuve

Drammatico Tunisia, Belgio; 2018DCP; col.102’V.O. con sottotitoli in italiano

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Brahim Nadhour, un tunisino che dopo il divorzio si è trasferito in Francia, torna a Tunisi per seppellire il figlio Marouane, morto in un incidente motociclistico. Quando scopre che il giovane Maroua-ne militava in una organizzazione sala-fita, Brahim, decide di condurre delle indagini per identificare le persone che lo hanno indottrinato. Man mano che va avanti con le sue ricerche, Brahim inizia a dubitare della versione ufficiale sulla morte del figlio.

Interessante riflessione interna all’Islam in chiave noir. Mahmoud Ben Mahmoud è un veterano del cinema tunisino, clas-se 1947. Il film è coprodotto dai Darden-ne e ha avuto una lunga gestazione perché è stato censurato dal governo

tunisino. Sul piano formale mantiene uno stile minimalista ed essenziale con un’illuminazione fredda. Il ritmo è quello di un giallo con le investigazioni del pa-dre e gli intrighi, in questo caso religiosi. Claustrofobico, quasi interamente gira-to negli interni delle case e del quartiere dove il radicalismo prende piede. Chi è il colpevole della deriva del ragazzo? Il padre che lavora nel turismo e se n’è an-dato, la madre che ha un nuovo com-pagno e scrive libri provocatori o gli integralisti che gli hanno fatto il lavag-gio del cervello? Come in un altro film tunisino, Weldi, (Quinzaine des Réalisat-eurs 2018), il regista preferisce spostare l’accento sullo sgomento e sul fallimen-to dei padri per raccontare e spiegare il disorientamento dei figli.

S I N O S S I

Che dipenda dal fatto di vivere in un ambiente chiuso o in clandestinità, o di non saper praticare altri discorsi se non di propaganda nelle moschee, nelle carceri e su internet, gli estremisti religiosi non si prestano al confronto. In Tunisia, malgrado la libertà di parola dopo la rivoluzione, raramente si è visto un leader salafita esprimere la propria posizione in TV o in un dibattito pubblico. Alla fine, solo la finzione è in grado di obbligarli a uscire fuori dal loro autismo ideologico per metterli di fronte alle loro contraddizioni. Succede anche che si riesca a rilevare ciò che resta in loro di umanità. Questo è il senso del mio approccio in Fatwa.L’obiettivo era anche quello di mettere a nudo l’attività diabolica del fanatismo al quale il giovane Marouane cede. Il fatto è questo, né l’Islam tollerante che gli ha tramesso il padre né i valori progressisti che gli ha lasciato in eredità la madre sono stati sufficienti a renderlo immune al contagio oscurantista.Il film non vuole tuttavia essere legato a un senso di fallimento ma cerca di evidenziare un altro Islam, positivo e consensuale, rappresentato da Brahim Nadhour, il padre ferito della vittima. Brahim incarna l’Islam della tolleranza e dell’apertura che scaturisce dalla fede, dalla cultura e dalla tradizione. A casa, la sua parte di uomo fatto di debolezze,

contraddizioni e piccole contravvenzioni ai dogmi spesso ha la meglio rispetto a Dio. Brahim beve alcolici, scommette alle corse e non si è opposto al fatto che il figlio, studente di Belle Arti, disegnasse il corpo nudo della sua ragazza. Il suo Islam potrebbe essere considerato impuro, quello di un “cattivo musulmano”, come sostengono i suoi avversari salafiti, ma praticandolo in tal modo è rimasto dalla parte della civiltà. Ed è proprio quell’islam lì, dal volto umano, che sta pagando il prezzo più alto per la violenza degli estremisti.

N OT E D I R EG I A

Mahmoud Ben Mahmoud, sceneggiatore e regista tunisino-belga, ha al suo attivo di-versi lungometraggi e documentari. Tra i suoi lavori più noti figurano: Traver-sées (1982), selezionato al 39mo Festi-val di Venezia, Chich Khan (Poussière de diamant, 1991, diretto con Fadhel Jaïbi) presentato alla 44ma Quinzaine des Réal-isateurs, Les siestes Grenadine (1999), presentato a Cannes Junior, Wajd (Wajd ou les Mille et Une Voix, 2001), presentato a Venezia 58, Le Professeur (2012) vincitore del Festival di Cartagine e Fatwa (2018) il suo sesto lungometraggio. Mahmoud Ben Mahmoud ha anche tenuto per venticin-que anni seminari di sceneggiatura presso la Libera Università di Bruxelles.

M A H M O U D B E N M A H M O U D

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATATraversées (1983); Chich Khan (1991); Les siestes Grenadine (1999); Wajd (2002); Le Professeur (2012); Fatwa (2018).

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H E AV E N W I T H O U T P EO P L E (GHADA EL EID)di Lucien Bourjeily

INTERPRETI: Samira Sarkis Josephine, Laeticia Semaan Laila, Nadim Abou Samra Serge, Jenny Gebara Noha, Farah Shaer Rita, Ghassan Chemali Rabih, Jean-Paul Hage Elias, Hussein Hijazi Gaby, Etafar Aweke Zoufan, Wissam Boutros Antoine, Nancy Karam Christine, Mohammad Abbass Nabil, Toni Habib Samy, Ivy Helo Yara | SCENEGGIATURA: Lucien Bourjeily | FOTOGRAFIA: Ahmad Al Traboulsi | MONTAGGIO: Lucien Bourjeily | SUONO: Haitham Atme | SCENOGRAFIA: Maryam Hoballah, Joeanne Chaiban | COSTUMI: Linda Nafash | PRODUZIONE: Farah Shaer, Lucien Bourjeily

DrammaticoLibano; 2017DCP; col.90’V.O. con sottotitoli in italiano

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2018

Josephine, matriarca di una famiglia tentacolare, è felice perché per la pri-ma volta in due anni è riuscita a riuni-re tutti per il pranzo di Pasqua. Mentre i familiari condividono felicemente il pasto, un incidente risveglia le tensioni latenti tra i vari componenti della fami-glia, scatenando gradualmente il caos.

Film del genere “riunione di famiglia” che comincia conviviale – uno spac-cato di quotidianità libanese a casa

di cristiani ortodossi intorno alla ta-vola imbandita per la Pasqua – finché un avvenimento (in questo caso una busta di denaro che sparisce) non fa affiorare i profondi conflitti interni alla famiglia. Sullo sfondo: trent’anni di storia liba-nese, di tensioni politiche e religiose e il temperamento passionale della fa-miglia mediterranea. Ottima opera prima. Dialoghi, attori, ritmo, tutto funziona.

S I N O S S I

Spesso pensiamo all’interreligiosità come a un banale ostacolo tra due innamorati, ma la realtà è decisamente più complessa quando la si osserva da vicino. Il dialogo tra confessioni diverse è molto più che una semplice rivolta contro un sistema di cui potrebbero essere benissimo un

sottoprodotto. La domanda è: possono le due anime di una società che ha scelto di seppellire il proprio passato violento attraverso un atto di amnesia volontaria, piuttosto che per mezzo di una vera riconciliazione, essere capaci di andare oltre gli stereotipi con cui oggi si rappresentano?

N OT E D I R EG I A

Nato a Beirut durante la guerra civile li-banese, Bourjeily ha cercato rifugio nella narrazione fin dalla tenera età. È scrittore e regista sia di teatro che di film, riconosciu-to a livello internazionale per il suo lavoro nel teatro socio-politico immersivo e in-terattivo. Ha ricevuto la prestigiosa borsa di studio Fulbright e in seguito ha comple-tato un master in cinema presso la Loyola Marymount University di Los Angeles. Ha realizzato diversi cortometraggi. Heaven Without People è il suo primo lungome-traggio.

LU C I E N B O U R J E I LY

F I L M O G R A F I ATaht El Aaricha (cm, 2008); Akh Ursula Akh (cm, 2010); Ariel in Beirut (cm, 2013); Al Kamache (cm, 2013); Ghada El Eid (Heaven Without People, 2017).

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I N T H E C L AWS O F A C E N T U RY WA N T I N G (SA PALAD NG DANTAONG KULANG)di Jewel Maranan

INTERPRETI: Ritchel Anne Labial, Michael Aboganda, Michael “Micheal Liit” Labial Jr., Michaela “Tisay” Labial, Marvin “Akira” Arcillas, Mery Rose “Kirara” Arcillas, Mery Jane Arcillas, Nanay Arcillas, Eddie Gasita, Jive “Jebjeb” Gasita, Belen Gasita, Silveria “Paning” Mori | SCENEGGIATURA: Jewel Maranan | FOTOGRAFIA: Jewel Maranan | MONTAGGIO: Lawrence S. Ang, Jewel Maranan | SUONO: Francis Raphael Solajes, Mikael Andres Quizon | PRODUZIONE: Jewel Maranan per Cinema Is Incomplete

DocumentarioFilippine; 2017DCP; col.120’V.O. con sottotitoli in italiano

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2018

Quattro famiglie vivono in una barac-copoli nei dintorni del porto interna-zionale di Manila, tra i punti più traffi-cati della città. Davanti a loro passano ogni giorno le merci di tutte le nazioni. Presto il porto richiede più spazio e queste quattro famiglie devono spo-starsi altrove.

Le vite di tanti personaggi si incrocia-no in questo doc, sostenuto anche da Doha, che segue il ciclo della vita e il ciclo delle merci, tentando di trac-ciare i legami invisibili che uniscono questi due processi. In the Claws of a Century Wanting è una sinfonia visiva della crescente violenza quotidiana connessa alle aspirazioni di una città globale.

S I N O S S I

Il film è ambientato nello storico distretto portuale di Tondo, a Manila, il più densamente popolato del Paese. I suoi abitanti costituiscono un quarto della popolazione della capitale. È qui che i migranti provenienti dalle campagne si accontentano di alloggi di fortuna e condizioni di vita precarie.Anche io ho vissuto l’esperienza di essere una nuova arrivata in città e ho facilmente intuito le contraddizioni di Tondo, che sebbene non sfuggano alla vista, richiedono un po’ di tempo per essere comprese. Ciò che mi ha lasciato perplessa all’inizio, è il modo in cui uno dei luoghi simbolo dei nostri libri di Storia, si è trasformato in un insediamento per le persone più povere del Paese. Tondo infatti, come ci è stato insegnato, è il luogo di nascita del movimento di liberazione e del suo padre fondatore, colui che ha gettato le basi per l’istituzione della Repubblica delle Filippine.Sempre più mossa da questa ironica contraddizione, nonostante avessi appena preso una laurea in cinema, mi sono ritrovata a frequentare la comunità per due anni, di cui uno come assistente sociale, ma anche come osservatrice che cerca di venire a capo delle incongruenze

di un Paese difficile, che resta però il nostro. Negli anni della mia gioventù vivevo, discutevo e cercavo di risolvere i problemi della comunità insieme alle madri, agli operai e ai giovani, arrivando man mano a comprendere la profondità della nostra sottomissione ai differenti livelli di colonialismo, le cui conseguenze sono sopravvissute alla fine di quella stagione. Avevo quasi dimenticato la mia voglia di fare film. In the Claws of a Century Wanting è un montaggio di osservazioni che mettono a confronto frammenti di vite umane e scenari di industrializzazione. I personaggi sono molti anche se, in effetti, sono due: il luogo della produzione e del mercato e la gente circondata e permeata da esso. E mentre il film si riferisce a una realtà epocale, il suo punto di vista è molto vicino, fluttuante nel tempo dell’attesa, dello sviluppo, della letargia della sopravvivenza, consapevole e insieme ignaro di quel che sarà.Se all’inizio, sono stata attratta dal passato di Tondo, ora sono attratta dal suo futuro e da ciò che rappresenta per me, per noi e per il resto di quello che viene comunemente chiamato il “mondo in via di sviluppo”, un ordine stabilito di supremazia che è tanto certo quanto volatile.

N OT E D I R EG I A

Jewel Maranan è una regista e produttri-ce indipendente di documentari, nonché fondatrice della società di produzione e di-stribuzione Cinema Is Incomplete. Si è lau-reata presso l’University of the Philippines Film Institute e successivamente ha con-seguito il master in cinema documentario della scuola itinerante DocNomads di Li-sbona, Budapest e Bruxelles. È stata anche alunna della Berlinale Talents DocStation e del Doha Film Institute di Qumra. È inoltre attiva come promotrice dello sviluppo del genere documentario nel sud-est asiatico attraverso i network Dokyupeeps e SEA DocNet.

J E W E L M A R A N A N

F I L M O G R A F I ATundong Magiliw: Pasaan isinisilang siyang mahirap? (Tondo, Beloved: To What Are the Poor Born?, 2012); Sa Palad ng Dantaong Kulang (In the Claws of a Century Wanting, 2017).

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K A I RO S di Paul Barakat

INTERPRETI: Chris Bunton Danny, Jerome Pride John | SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paul Barakat | FOTOGRAFIA: Bryan Coelho, Samuel Lancaster | MONTAGGIO: Michelle St Claire | MUSICA: Amanda Brown | SCENOGRAFIA: Carla Barakat | PRODUZIONE: Paul Barakat, Carla Barakat per Sloane Street Films

DrammaticoAustralia; 2018DCP; col.87’V.O. con sottotitoli in italiano

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2018

Danny, un ragazzo con la sindrome di Down, decide di dedicarsi all’arte della boxe nella speranza di essere accetta-to e ottenere rispetto. Purtroppo, però, durante una sessione di allenamento con il suo trainer John, un ex pugile, si verifica un violento incidente. Di conseguenza, i due uomini si trove-ranno ad affrontare le loro paure più profonde: Danny inizia frequentare un laboratorio per artisti disabili, dove sperimenta strane visioni che scatene-

ranno in lui una crisi di identità; John, invece, a causa del suo ego ferito sarà trasportato in un vortice oscuro da cui potrebbe non più fare ritorno.

Lungometraggio australiano indipen-dente che ha richiesto due anni per la sua produzione, Kairos è un dramma non convenzionale sulla boxe con la straordinaria e innovativa interpreta-zione di Chris Bunton, un attore affet-to dalla sindrome di Down.

S I N O S S I

Troppo spesso nel cinema i personaggi con disabilità sono relegati a ruoli minori e, ancora più spesso, sono interpretati da artisti senza disabilità. In generale sembra quindi esserci un malinteso su ciò che gli attori e i cineasti con disabilità sono in grado di fare e spesso questo ha significato che la comunità è stata emarginata e/o travisata.

Kairos mira a distruggere gli stereotipi e a promuovere l’inclusione. Credo che questa comunità meriti di raccontare le proprie storie e di far ascoltare la sua voce. Sono uomini e donne che desiderano condividere le loro esperienze e il loro talento con il resto del mondo, ma che soprattutto vogliono essere capiti.

N OT E D I R EG I A

Regista, sceneggiatore e produttore. Ha subito il fascino del cinema a soli 8 anni, dopo aver visto per caso il film di Martin Scorsese Taxi Driver, e sin dall’adolescen-za ha iniziato a conoscere i vari aspetti del mestiere cinematografico. Ha mosso i primi passi nell’ambiente come opera-tore e montatore freelance, ma diverse sono state anche le sue prove da attore in produzioni cinematografiche, televisi-ve e teatrali. Ha scritto, prodotto e diretto numerosi e pluripremiati cortometraggi, tra cui Fragments (2004) e Gish, un pro-getto multimediale sulla fantascienza che includeva anche un fumetto realizzato in collaborazione con Marcelo Baez, artista della scuderia Marvel. Ha ricoperto il ruo-lo di Responsabile della didattica presso l’International Film School di Sydney (ora AFTT), la stessa scuola di cinema in cui si è laureato. Kairos è il suo lungometraggio d’esordio.

PAU L B A R A K AT

F I L M O G R A F I A S E L E Z I O N ATAFragments (cm, 2004); Squalor (cm, 2012); Gish (cm, 2016); Kairos (2018).

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LYS I S di Rick Ostermann

INTERPRETI: Louis Hofmann, Oliver Masucci, Noémi Besdes | SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Rick Ostermann | FOTOGRAFIA: Louis Hofmann, Oliver Masucci| MONTAGGIO: Julia Dupuis, Barbara Gies | MUSICA: PC Nackt | SUONO: Marcus Vetter | SCENOGRAFIA: Christian Binz | EFFETTI VISIVI: Peter Ruschel | PRODUZIONE: Stefan Sporbert, Rüdiger Heinze, Rick Ostermann per Zum Goldenen Lamm Filmproduktion

Drammatico Germania; 2018DCP; col.91’V.O. con sottotitoli in italiano

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2018

Dopo la morte della madre, un padre decide di portare a fare rafting in un luogo selvaggio il figlio, con cui ha un rapporto distaccato, e la loro av-ventura si trasforma ben presto in un viaggio per la sopravvivenza. L’espe-rienza porterà padre e figlio a cono-scersi meglio, anche riaprendo vec-chie ferite che però daranno modo di fare vedere l’uno all’altro la propria versione della loro storia.

Due attori lasciati in mezzo alla natura selvaggia, senza una sceneggiatura ma con tre action camera (di cui due per le riprese in soggettiva) che sono parte integrante della trama. La storia dei due personaggi si dipana trasfor-mandosi ben presto in un’avventura mozzafiato, fatta di sopravvivenza, senso di colpa e speranza.

S I N O S S I

Con Lysis è mia intenzione narrare la storia di una intensa lotta tra le anime ferite di un padre e suo figlio e quella di un reciproco risarcimento, come un kammerspiel ambientato in mezzo alla natura. Lysis è un progetto cinematografico davvero speciale e unico per me. Non è basato su una sceneggiatura definita, ma è stato completamente improvvisato dagli attori. Lo stile e l’intenso lavoro con loro è stata una grande avventura. Lo stile è molto particolare, perché da un

lato lo spettatore può avere lo stesso punto di vista del personaggio nella finzione e, dall’altro, il personaggio fa in modo che il pubblico abbia la sua stessa visione dal punto di vista emotivo. Esistono altri progetti cinematografici che hanno utilizzato questa tecnica di ripresa e prospettiva insolita, principalmente nei film d’azione o di genere. Ma io volevo creare il dramma sin dall’inizio e stabilire una speciale vicinanza ai sentimenti dei personaggi.

N OT E D I R EG I A

Dopo il diploma delle scuole superiori, il regista e sceneggiatore Rick Ostermann ha iniziato a lavorare su diversi set cine-matografici, prima nella produzione poi come location manager e infine come primo aiuto regista. Il suo cortometraggio Still, nel 2009 è stato proiettato in antepri-ma al festival Max Ophüls di Saarbrücken. Nel 2012 ha girato in Lituania il suo primo lungometraggio, Wolfskinder (da lui anche scritto) e presentato in anteprima alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinemato-grafica di Venezia e vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali. Al festival di Venezia ha partecipato anche nel 2017 con il suo secondo film, Krieg.

R I C K O ST E R M A N N

F I L M O G R A F I ADer Aufzug (cm, 2001); Gleisviereck (cm, 2003); B-Side (cm 2004); Still (Silent, 2008); Sonnenaufgang (cm, 2012); Wolfskinder (2013); Krieg (2017); Lysis (2018).

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M OT H E R FO RT R E S Sdi Maria Luisa Forenza

INTERPRETI: Mother Agnes | SOGGETTO, FOTOGRAFIA E MONTAGGIO: Maria Luisa Forenza | PRODUZIONE: Maria Luisa Forenza per Damascena Film

DocumentarioItalia; 2018HD; col. 78’

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La Madre Carmelitana Agnes, assieme a monaci e monache di diversi conti-nenti (Libano, Portogallo, Francia, Bel-gio, Cile, Venezuela, Colorado-USA), affronta gli effetti della guerra in Siria sul suo Monastero, situato ai piedi di montagne al confine con il Libano dove Al-Qaeda e ISIS insidiosamente si nascondono.Nonostante sia esso stesso bersaglio di attacchi terroristici, il monastero accoglie orfani, vedove, rifugiati (cri-stiani e sunniti), vittime di una guerra fratricida che dal 2011 ha prodotto caos e devastazione dal nord al sud della Siria. Organizzando un con-voglio di ambulanze e camion, che

percorrono strade controllate da cec-chini dell’ISIS, Madre Agnes persegue la missione di fornire aiuti umanitari (cibo, vestiti, medicine) ai siriani im-possibilitati ad espatriare.Girato fra Siria, Svizzera e Italia, il film-documentario non racconta la guerra, bensì esplora la condizione umana in tempo di guerra. È un viag-gio materiale e spirituale, una “storia d’amore” la cui destinazione finale sarà Roma.

Un documentario che è come un rag-gio di luce nell’abisso della guerra in Siria. Il valore testimoniale del cinema nella sua più limpida espressione.

S I N O S S I

Mother Fortress è girato nel Monastero di Qarah secondo una personale ricerca fenomenologico-simbolica destinata ad essere trasgredita ogni qualvolta la realtà della guerra irrompe. La “manifestazione” di personag-gi, luoghi, elementi, eventi stabilisce le regole del racconto (il “cinema sovrano” di Lyotard?).Nella ricerca personale sul “Tempo” come idea-guida delle riprese, il film tenta di cogliere tempo mitico, tempo cronologico, tempo liturgico o kairos, colto nell’oscillazione fra realtà quantitativa e “dilatazione” del presente. Girato in condizioni di emergenza e pericolo incombente per possibili attacchi di Daesh, il film è anche un documento della vita quo-tidiana in Siria.Nel film sono presenti sette lingue: francese, inglese, spagnolo, arabo, portoghese, latino, italiano. Gran parte delle interviste sono in inglese. Le riprese sono state effettuate fra aprile 2014 e giugno 2017 in Siria (Da-masco, Qarah, Tartus, Homs, Aleppo), in California (San Francisco e Bay Area), in Svizzera (Ginevra).Il progetto è nato in California dove ho conosciuto Mother Agnes che a novembre 2013 e aprile 2014 ha fatto un tour per università e parrocchie statunitensi raccontando degli attacchi al suo Monastero e preannun-ciando la nascita del Califfato.

N OT E D I R EG I A

Laureata in Lingue e letterature straniere, si diploma in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma con Duetto trat-to dai Racconti romani di Alberto Moravia, e interpretato da Giulio Brogi. Assistente per Dino Risi, Francesco Maselli, Giancarlo Sepe, dopo un’esperienza a Belgrado con Dusan Makavejev, si dedica prevalente-mente a film-documentari dal forte taglio storico-sociale, girati in Italia e all’este-ro, con produzione e distribuzione RAI, RAI-TRADE, HISTORY CHANNEL, NETFLIX. Fra questi: Guatemala Nunca Mas (con Ri-goberta Menchù), Mussolini: l’ultima veri-tà, e Albino Pierro: inchiesta su un poeta, da cui nasce uno spettacolo teatrale mul-tilingue con Agneta Eckmanner, in scena a Roma e Stoccolma. Concependo la re-gia come appassionante lavoro di ricerca, continua a esplorare frontiere multidisci-plinari che si inverano nel racconto nato sul campo dall’incontro umano. Concepito a San Francisco, il film Mother Fortress è il risultato di questo sforzo conoscitivo ed espressivo.

M A R I A LU I S A FO R E N Z A

F I L M O G R A F I ADuetto (cm/fiction, 1991); Breakfast in Belgrade (cm/doc, 1992); Albino Pierro e la terra del ricordo (mm/doc, 1994); Storie Vere (RaiTre-doc): Anab e le sue sorelle (1993), Ritorno a Ventotene (1993), Esquilino City (1994), Io, tu e Lorenzo (1994), Ragazze FIAT (1995); Guatemala Nunca Mas (mm/doc,1999); Mussolini: l’ultima verità (doc, 2004); Il carteggio Churchill-Mussolini (doc, 2004); Albino Pierro. Inchiesta su un poeta (mm/doc, 2008); Uomini e Terra (mm/doc, 2012); On the Journey (cm/fiction, 2014); Giorgio Mattia (cm/doc, 2014); Gianmarco Bellini (cm/doc, 2017); Mother Fortress (doc, 2018).

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PREMIO TERTIO MILLENNIOAssegnato al miglior film del Festival da una Giuria interreligiosa composta da delegati delle comunità cattolica, protestante, ebraica, musulmana e ortodossa.

PREMIO SPECIALE TERTIO MILLENNIO PER LA COMUNICAZIONEAssegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo a un’opera, editoriale o audiovisiva, di argomento religioso, che si è particolarmente distinta nella veicolazione di valori spirituali in grado di interpellare l’attualità.

RdC AWARDS Gli RdC Awards sono i Premi della «Rivista del Cinematografo», che ogni anno vengono assegnati ai protagonisti del mondo del cinema, della televisione e della cultura. Tra i premiati delle passate edizioni: Marco Bellocchio, Paolo Conte, Carlo Lizzani, Valerio Mastandrea, Alberto Sordi, Matteo Garrone, Peter Bogdanovich, Alexandre Desplat, Gianluca e Massimiliano De Serio, Giuseppe Battiston, Gianni Amelio, Timothy Brock, Emma Dante, William Friedkin, Mario Martone, Pupi Avati, Giuliano Taviani, Paolo Virzì, Andrei Konchalovsky, Alberto Crespi, Gabriele Mainetti, Jonas Carpignano, Pivio e Aldo De Scalzi, Lino Guanciale e Serena Rossi.Il Premio Opera Prima - Sono arrivato prima!, è il riconoscimento assegnato alla migliore opera prima dell’anno secondo i lettori della «Rivista del Cinematografo».

• Premio Toni Bertorelli “Controluce”• Premio Opera Prima - Sono arrivato prima!• Premio Rivelazione 2018 • Premio Colonna Sonora• Premio Miglior Interpretazione Canora• Premio Diego Fabbri al miglior libro di cinema • Premio Navicella TV• Premio Navicella Cinema Italiano

PREMIO CONTEST NOI CI SIAMO - GIOVANI, VOGLIA DI PARTECIPAZIONE E RICERCA DI SENSOIl premio viene assegnato ai primi 3 classificati del contest di cortometraggi sul tema della manifestazione, valutati da una Giuria interreligiosa presieduta dalla regista Costanza Quatriglio e composta da delegati delle comunità cattolica, protestante, ebraica e musulmana.

Conduce la serata il giornalista Fabio Falzone, conduttore della trasmissione Effetto Notte (TV2000)

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Il premio è nato per ricordare Toni Bertorelli attore raffinato e grande interprete che grazie alla particolarità del suo volto, alla intensa profondità delle sue interpretazioni ed al suo carattere eclettico di artista, ci ha regalato in cinema, in teatro e in televisione, delle interpretazioni memorabili. La sua improvvisa scomparsa, nel maggio 2017, a soli 69 anni ci ha lasciato un senso di vuoto e di dolore per la perdita di un attore unico e insostituibile ma soprattutto di un uomo con una grande umanità e spiritualità, come appare chiaramente nel suo ultimo libro Voglio vivere senza di te.

Un comitato assegnerà il Premio ad un attore e ad un’attrice che siano in qualche modo affini a Toni Bertorelli, e cioè fuori dai canoni consueti sia estetici che di recitazione, non importa che si tratti o meno di un protagonista, ma la cui interpretazione sia stata particolarmente significativa e inusuale in quest’ultimo anno.

Il comitato della giuria è costituito da: Marco Bellocchio, Steve Della Casa, Piera Degli Esposti, Fabio Ferzetti, Roberto Herlitzka, Mario Martone, Davide Milani.

I premi di questa seconda edizione 2018 sono rappresentati da due sculture in ceramica, appositamente realizzate dall’artista e attore Giorgio Crisafi.

Giorgio Crisafi è nato nel 1952 a Todi, dove ha frequentato il Liceo Classico per poi studiare Storia del Teatro e Storia dell’Arte all’Università di Bologna con Francesco Arcangeli, Flavio Caroli e Renato Barilli. Nella sua attività artistica alterna da sempre Teatro e Arte. In quarant’anni di attività come attore, ha partecipato a circa ottanta allestimenti con importanti compagnie primarie e Teatri Stabili Nazionali diretto da oltre quaranta registi. Dal 2004 è attivo nel proprio laboratorio a Todi per elaborare l’esperienza maturata nel campo della scultura in ceramica. Ha esposto a Roma e in Umbria, Emilia Romagna, Puglia, Calabria, recentemente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nella mostra La scultura ceramica contemporanea in Italia (2015). Vive a Roma. Hanno scritto sul suo lavoro di scultore: Fulvio Abbate, Nino Caruso, Renato Civello, Linda De Sanctis, Stefano Simoncelli, Bruno Ceccobelli, Gabriele Simongini, Ludovico Pratesi, Cristina Mancini, Riccardo Belloni, Marisa Zattini, Giosetta Fioroni, Franca Angelini, Andrea Baffoni, Carlotta Monteverde, Silvia Imperiale, Monica Zauli, Mariastella Margozzi, Lorenzo Fiorucci, Luigi Ontani, Gianna Besson, Francesco Paolo Del Re.

P R E M I O TO N I B E RTO R E L L I“C O N T RO LU C E” SECONDA EDIZIONE

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Qual è il miglior esordio italiano dell’anno? Quale opera prima nazionale ha colto nel segno? I lettori della «Rivista del Cinematografo» e del daily «cinematografo.it» sono stati chiamati a votare la loro Opera prima italiana preferita in una shortlist di 16 titoli indicata dalla redazione della Rivista.Saranno due lettori ad assegnare il Premio Opera Prima - Sono arrivato prima! durante la cerimonia degli RdC Awards.

BEATE (Italia, 2018; 90’ - Commedia)

Regia: Samad Zarmandilli; Interpreti: Donatella Finocchiaro, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Lucia Sardo; Soggetto e Sceneggiatura: Antonio Cecchi, Gianni Gatti, Salvatore Maira; Fotografia: Cristiano Natalucci; Musiche: Francesco De Luca, Alessandro Forti; Montaggio: Fabio Nunziata; Scenografia: Sabrina Coppolecchia; Costumi: Andrea Cavalletto; Suono: Giuseppe Angelelli, Arianna Arcangeli, Nadia Paone; Produzione: Dario Formisano per eskimo; Distribuzione: Europictures.

In una cittadina del Nordest, una fabbrica che produce e vende con successo lingerie sta per essere chiusa: i proprietari vogliono delocalizzare l’attività, lasciando le poche operaie senza lavoro. Nel vicino “Convento del Manto Santo”, un pugno di suore abili nell’antica arte del ricamo e devote alla salma mummificata della Beata Armida, rischiano di essere trasferite per lasciare il posto a un resort di lusso. Per opporsi a un destino già segnato, operaie e suore intraprendono una singolare collaborazione. Una moderna fiaba sociale e, al tempo stesso, una storia di riscatto, tutta al femminile.

BLUE KIDS (Italia, 2017; 75’ - Drammatico)

Regia: Andrea Tagliaferri; Interpreti: Fabrizio Falco, Matilde Gioli, Agnese Claisse; Sceneggiatura: Pierpaolo Piciarelli, Andrea Tagliaferri; Fotografia: Sara Purgatorio; Musiche: Leonardo Milani; Montaggio: Simone Manetti; Scenografia e Costumi: Mauro Vanzati; Suono: Vincenzo Urselli, Thomas Giorgi; Produzione: Matteo Garrone per Archimede con Rai Cinema; Distribuzione: Master Five Cinematografica.

Un fratello e una sorella, inseparabili ma soli. Un’eredità attesa ma poi svanita. Il confine tra la consapevolezza delle proprie azioni e la totale incoscienza di sé. Un gesto folle che li porterà su una strada senza possibilità di ritorno. È una storia d’amore e vendetta portata all’estremo, che trova fondamento nelle mancanze. La nostalgia della vita prima ancora di averla vissuta, la paura dei sentimenti, l’incapacità di comprenderli, conducono due fratelli in una bolla in cui tutto è possibile perché nulla sembra avere conseguenze.

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DEI (Italia, 2017; 90’ - Drammatico)

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Cosimo Terlizzi; Interpreti: Luigi Catani, Andrea Arcangeli, Martina Catalfamo, Angela Curri, Andrea Piccirillo, Matthieu Dessertine, Carla De Girolamo, Fausto Morciano, Andrea Renzi; Co-sceneggiatrice: Jean Elia; Fotografia: Federico Annichiarico; Musiche: Christian Rainer; Montaggio: Andrea Facchini; Scenografia: Isabella Angelini; Costumi: Sara Fanelli; Suono: Daniele Maraniello; Produzione: Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri, Valeria Golino per Buena Onda con Rai Cinema; Distribuzione: Europictures.

Un ragazzo di campagna nel suo periodo di formazione sente la necessità di spostarsi verso la città, attratto dal mondo dell’intelletto e in conflitto con il mondo rurale che lo ha cresciuto. Eppure di quel mondo è ricco il suo immaginario, ma qualcosa lo spinge ad allontanarsi per crescere nel mondo che per lui è degli “Dei”.È la storia di un cambiamento, di una rinuncia, forse momentanea, alla terra.

DUE PICCOLI ITALIANI (Italia/Islanda, 2018; 94’ - Commedia)

Regia: Paolo Sassanelli; Interpreti: Francesco Colella, Paolo Sassanelli, Rian Gerritsen; Soggetto: Francesco Apice, Luca De Bei, Paolo Sassanelli; in collaborazione con Chiara Balestrazzi; Sceneggiatura: Francesco Apice, Chiara Balestrazzi, Paolo Sassanelli; Fotografia: Federico Annicchiarico; Musiche: Giorgio Giampà, Gyda Valtysdottir; Montaggio: Roberto Di Tanna; Scenografia: Daniele Frabetti; Costumi: Sara Fanelli; Suono: Iacopo Pineschi; Produzione: Tommaso Arrighi per Mood Film, in co-produzione con Gudrun Edda Thorhannesdottir per Duo Productions, in collaborazione con Rai Cinema; Distribuzione: Key Film.

Il rocambolesco viaggio attraverso l’Europa di Salvatore e Felice, due amici un po’ naïf in fuga da un paesino della Puglia, che si ritrovano catapultati a Rotterdam e poi in Islanda. Per la prima volta nella loro vita scopriranno cosa significa sentirsi vivi e felici e, con l’aiuto della generosa e stravagante Anke, supereranno le proprie paure e inibizioni. Il tema del film indaga, attraverso due personaggi borderline, i disagi e le difficoltà del vivere questo momento storico.

FAVOLA (Italia, 2017; 90’ - Commedia)

Regia: Sebastiano Mauri; Interpreti: Filippo Timi, Lucia Mascino, Luca Santagostino, Sergio Albelli, Piera Degli Esposti; Soggetto: Filippo Timi; Sceneggiatura: Sebastiano Mauri, Filippo Timi; Fotografia: Renato Berta; Musiche: Pivio & Aldo De Scalzi; Montaggio: Osvaldo Bargero, Susanna Scarpa; Scenografia: Dimitri Capuani; Costumi: Fabio Zambernardi; Suono: Alessandro Zanon; Produzione: Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar con Rai Cinema; Distribuzione: Nexo Digital.

Stati Uniti, anni 50. Tra barboncini impagliati, tè corretti al whisky, peccaminose lezioni di mambo e minacce d’invasioni aliene, Mrs. Fairytale passa le sue giornate rinchiusa nella sua meravigliosa casa dei sogni e senza un attimo di respiro. Un mondo surreale in cui le aspirazioni e i sogni dei personaggi prendono corpo, si scontrano, crollano e si realizzano. Un sogno, forse, in cui chiunque può finalmente essere chi vuole essere, ma dietro al quale si cela un’altra, sconvolgente realtà. Una commedia fantastica e surreale per confrontarsi con il tema attuale dell’identità, attraverso un’estetica sfarzosa e sorprendente.

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GLI ASTEROIDI (Italia, 2017; 91’ - Drammatico)

Regia: Germano Maccioni; Interpreti: Riccardo Frascari, Nicolas Balotti, Pippo Delbono, Chiara Caselli, Alessandro Tarabelloni, Adriana Barbieri; Sceneggiatura: Giovanni Galavotti, Germano Maccioni; Fotografia: Marcello Dapporto; Musiche: Lorenzo Esposito Fornasari; Montaggio: Corrado Iuvara, Paolo Marzoni; Scenografia: Nicola Bruschi; Costumi: Valentina Cencetti, Loredana Vitale; Suono: Giovanni Frezza; Produzione: Ivan Olgiati per Articolture, Emanuele Giussani per Ocean Productions, con Rai Cinema; Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà.

Pietro, nella confusione dei suoi diciannove anni, vaga insieme a Ivan attraverso una pianura fatta di fabbriche chiuse, poche speranze e piccoli espedienti, finché l’asteroide che minaccia di distruggere la Terra finisce per rivoluzionare il loro spazio vitale. Una provincia inesplorata diviene protagonista, attraverso il suo suggestivo paesaggio, di questo film-metafora (come il vagare dei ragazzi che, proprio come gli asteroidi, si perdono con traiettorie imprevedibili) e coraggioso.

HOTEL GAGARIN (Italia, 2018; 93’ - Commedia)

Regia e Soggetto: Simone Spada; Interpreti: Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’amico, Caterina Shulha, Philippe Leroy; Sceneggiatura: Simone Spada e Lorenzo Rossi Espagnet; Fotografia: Maurizio Calvesi; Musiche: Maurizio Filardo; Montaggio: Clelio Benevento; Scenografia: Luisa Iemma; Costumi: Elena Minesso; Suono: Antongiorgio Sabia; Produzione: Marco Belardi per Lotus Production – una società Leone Film Group – con Rai Cinema; Distribuzione: Altre Storie.

Cinque italiani, spiantati e in cerca di un’occasione, vengono mandati a girare un film in Armenia. Appena arrivati scoppia una guerra e il sedicente produttore sparisce con i soldi. Abbandonati all’Hotel Gagarin, isolato nei boschi e circondato dalla neve, trovano il modo di inventarsi un’originale e inaspettata occasione di felicità che non potranno mai dimenticare. Una commedia divertente, poetica e sgangherata come i suoi protagonisti, che parla di sogni, di cinema e di incontri.

IL TUTTOFARE (Italia, 2018; 96’ - Commedia)

Regia e Sceneggiatura: Valerio Attanasio; Interpreti: Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci, Clara Maria Alonso; Fotografia: Ferran Paredes Rubio; Musiche: Pivio; Montaggio: Giuseppe Trepiccione; Scenografia: Luca Servino; Costumi: Andrea Cavalletto; Suono: Fabio Felici; Produzione: Mario Gianani e Lorenzo Mieli con Lorenzo Gangarossa per Wildside con Vision Distribution, in collaborazione con Sky Cinema; Distribuzione: Vision Distribution.

Antonio Bonocore, praticante in legge, sogna un contratto nel prestigioso studio del suo mentore, il principe del foro Salvatore “Toti” Bellastella. Per lui Antonio fa tutto: assistente, portaborse, autista e perfino cuoco personale. Quando Antonio supera brillantemente l’esame di Stato, ha finalmente la possibilità di diventare socio dello studio – che però è di proprietà di Titti, moglie di Bellastella – con un compenso eccezionale. Ma c’è ancora un favore da fare: sposare Isabel, l’amante argentina di Toti, per assicurarle la cittadinanza italiana… Commedia brillante e amara, che mette al centro un problema molto comune nel nostro Paese: la difficoltà a entrare nel mondo del lavoro.

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LA CASA DI FAMIGLIA (Italia, 2017; 90’ - Commedia)

Regia: Augusto Fornari; Interpreti: Lino Guanciale, Stefano Fresi, Libero De Rienzo, Matilde Gioli, Luigi Diberti; Soggetto: Andrea Maia; Sceneggiatura: Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli; Fotografia: Sebastiano De Pascalis; Musiche: Gianluca Misiti; Montaggio: Pietro Morana; Scenografia: Massimiliano Forlenza; Costumi: Elena Minesso; Produzione: Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Vision Distribution; Distribuzione: Vision Distribution.

Tre fratelli e una sorella, tanto diversi l’uno dall’altro e cresciuti in ricchezza in una bella villa di famiglia in campagna, per aiutare uno di loro in grave difficoltà economica, decidono di ricorrere all’unica soluzione possibile: vendere la casa paterna. Nessuno di loro può tuttavia immaginare che, il giorno dopo la firma dal notaio, possa accadere l’impensabile: il padre Sergio, in coma da molti anni, si risveglia... Da uno spettacolo teatrale di successo, è una storia di padri e di figli, tra momenti di nostalgia e incomprensioni, sorprese, equivoci, colpi di scena e gag esilaranti.

LA TERRA DELL’ABBASTANZA (Italia, 2018; 96’- Drammatico)

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Fabio e Damiano D’Innocenzo; Interpreti: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Luca Zingaretti; Fotografia: Paolo Carnera; Musiche: Toni Bruna; Montaggio: Marco Spoletini; Scenografia: Paolo Bonfini; Costumi: Massimo Cantini Parrini; Suono: Maricetta Lombardo; Produzione: Agostino, Giuseppe e Maria Grazia Saccà per Pepito Produzioni con Rai Cinema; Distribuzione: Adler Entertainment.

Mirko e Manolo sono due giovani amici della periferia di Roma. Sono bravi ragazzi, fino a quando, una notte, investono un uomo e decidono di scappare. La tragedia si trasforma in un apparente colpo di fortuna: l’uomo che hanno ucciso è un pentito di un clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si sono guadagnati un ruolo, il rispetto e il denaro che non hanno mai avuto. In un mondo in cui la sofferenza è sinonimo di debolezza, i due ragazzi protagonisti si spingeranno oltre il limite della sopportazione per vedere fin dove si può fingere di non sentire nulla.

MANUEL (Italia, 2017; 98’ - Drammatico)

Regia: Dario Albertini; Interpreti: Andrea Lattanzi, Francesca Antonelli, Renato Scarpa, Giulia Elettra Gorietti, Raffaella Rea, Giulio Beranek; Sceneggiatura: Dario Albertini, Simone Ranucci; Fotografia: Giuseppe Maio; Musiche: Ivo Parlati, Dario Albertini, Sarah McTeigue, Michael Brunnock; Montaggio: Sarah McTeigue; Scenografia: Alessandra Ricci; Costumi: Virginia Barone; Suono: Biagio Gurrieri; Produzione: Angelo e Matilde Barbagallo per BiBi film con Timvision Production; Distribuzione: Tucker Film.

Manuel, diciott’anni, esce da un istituto per minori privi di sostegno famigliare e, per la prima volta, assapora il gusto dolceamaro della libertà. Sua madre Veronica, chiusa in carcere, vorrebbe tanto tornare indietro e ricominciare. Questi i personaggi strappati dalla realtà e trasportati dentro un film che è prima di tutto un pedinamento sull’uomo, sulle sue speranze e le sue piccole viltà. Ma è anche la storia di un’attesa, un giro a vuoto dell’anima in un contesto periferico che diventa esso stesso personaggio.

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OVUNQUE TU SARAI (Italia, 2017; 89’- Commedia)

Regia: Roberto Capucci; Interpreti: Ricky Memphis, Primo Reggiani, Francesco Montanari, Francesco Apolloni, Ariadna Romero; Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Capucci, Francesco Apolloni; Fotografia: Andrea Arnone; Musiche: Marco Conidi, Daniele Bonaviri, Valerio Calisse; Montaggio: Francesco Galli; Scenografia: Gaspare De Pascali; Costumi: Alessia Condò; Suono: Alessandro Bianchi; Produzione: Roberto Cipullo, Mario Pezzi, Miriam Ruiz Mateos per Camaleo S.r.l., Ulula Films S.l.; Distribuzione: M2 Pictures.

Quattro ragazzi, amici da una vita, partono da Roma direzione Madrid per festeggiare l’addio al celibato di uno di loro, ma soprattutto per fare, come già altre volte, un viaggio insieme. In realtà il viaggio è anche un pretesto per andare a vedere la propria squadra del cuore in trasferta in Champions League. Nel loro percorso incrociano quello di Pilar, una splendida cantante spagnola che, inconsapevolmente, porta scompiglio all’interno di un gruppo affiatato favorendo, tra imprevisti, risate e situazioni rocambolesche, anche il venire a galla di diversità, insicurezze e parole mai dette. Al loro ritorno nulla sarà più come prima.

RESPIRI (Italia, 2017; 97’ - Thriller psicologico)

Regia: Alfredo Fiorillo; Interpreti: Alessio Boni, Pino Calabrese, Lidiya Liberman, Milena Vukotic, Eva Grimaldi, Eleonora Trevisani, Lino Capolicchio, Valentina Cenni; Soggetto e Sceneggiatura: Alfredo Fiorillo, Angela Prudenzi; Fotografia: Massimo Foletti; Musiche: Teho Teardo; Montaggio: Emanuele Bosco, Andrea Santoro, con la supervisione di Walter Fasano; Scenografia: Mauro Radaelli; Costumi: Sabrina Beretta; Produzione: L’Age d’Or, in collaborazione con Agresywna Banda; Distribuzione: Europictures e L’Age d’Or.

Francesco, un ingegnere quarantenne, dopo una misteriosa disgrazia si ritira a vivere in un paese sul lago d’Iseo. Con la figlia ancora piccola occupa l’antica villa di famiglia, una magnifica costruzione liberty lambita dalle acque. Nella grande casa vi è anche un’altra misteriosa persona, di cui si percepisce soltanto l’eco del respiratore che la tiene in vita. Ma ulteriori presenze non meno inquietanti, e decisamente più pericolose, si muovono intorno alla villa...Un viaggio nella mente all’insegna del glorioso cinema di genere italiano.

SAREMO GIOVANI E BELLISSIMI (Italia, 2018; 92’ - Drammatico)

Regia: Letizia Lamartire; Interpreti: Barbora Bobulova, Alessandro Piavani, Massimiliano Gallo, Federica Sabatini; Soggetto: Marco Borromei; Sceneggiatura: Marco Borromei, Letizia Lamartire, Anna Zagaglia; Fotografia: Giuseppe Chessa; Musiche: Matteo Buzzanca; Montaggio: Fabrizio Franzini; Scenografia: Laura Inglese; Costumi: Fiordiligi Focardi; Suono: Denny de Angelis; Produzione: CSC Production con Rai Cinema.

Isabella ha 18 anni nei primi anni Novanta, ed è una star. Incide un album che ha un enorme successo e che per un’estate intera passa su tutte le radio e le televisioni. Poi più niente. Oltre vent’anni più tardi, canta quegli stessi brani in un locale di provincia con suo figlio Bruno, chitarrista. È a causa del ragazzo che la sua carriera si è fermata, o almeno questo è quello che si racconta Isabella. Isabella e Bruno si allontanano e si riavvicinano con la stessa velocità di un riff new wave, più simili a sorella e fratello, intrappolati in un amore unico ed esclusivo. Il tramonto artistico per una e la possibilità di intraprendere un nuovo cammino musicale per l’altro metteranno a dura prova la loro unione.

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2018Film Fest

SCONNESSI (Italia, 2018; 90’ - Commedia)

Regia: Christian Marazziti; Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Ricky Memphis, Carolina Crescentini,Stefano Fresi, Antonia Liskova; Sceneggiatura: Christian Marazziti, Michela Andreozzi, Massimiliano Vado, in collaborazione con Fabrizio Nardi e Gianluca Tocci; Fotografia: Maurizio Calvesi; Musiche: Stefano Switala; Montaggio: Luciana Pandolfelli; Scenografia: Simone Micheli; Costumi: Grazia Materia; Suono: Carlo Missidenti; Produzione: Roberto Cipullo, Mario Pezzi, Alberto Salerno per Camaleo S.r.l. in collaborazione con Falcon Productions Ltd, Vision Distribution; Distribuzione: Vision Distribution.

Il noto scrittore Ettore Ranieri, guru dell’analogico e nemico pubblico di internet, in occasione del suo compleanno invita nel suo chalet in montagna tutta la sua famiglia “allargata”. Quando il gruppo rimane improvvisamente senza connessione internet, tutti entrano nel panico con rocambolesche conseguenze. I segreti e le convinzioni dei protagonisti verranno presto ribaltate, la “sconnessione” li metterà di fronte a tutte le loro insicurezze e dovranno resettare e ripartire. Un film che fa riflettere su questa nuova dimensione comunicativa che oramai ci riguarda in prima persona.

THE END? L’INFERNO FUORI (Italia, 2017; 98’ - Horror)

Regia: Daniele Misischia; Interpreti: Alessandro Roja, Euridice Axen, Claudio Camilli, Carolina Crescentini, Benedetta Cimatti, Roberto Scotto Pagliara, Giada Caruso, Daniele Misischia, Massimo Triggiani, Marco Manetti; Soggetto e Sceneggiatura: Daniele Misischia, Cristiano Ciccotti; Fotografia: Angelo Sorrentino; Musiche: Isac Roitn; Montaggio: Federico Maria Maneschi; Scenografia: Noemi Marchica; Costumi: Ginevra de Carolis; Suono: Lavinia Burcheri; Produzione: Carlo Macchitella, Antonio Manetti, Marco Manetti per Mompracem con Rai Cinema; Distribuzione: 01 Distribution.

In una Roma frenetica e più congestionata del solito, Claudio, un importante uomo d’affari cinico e narcisista, rimane bloccato in ascensore a causa di un guasto. Quel fastidioso inconveniente sarà solo l’inizio. Bloccato tra due piani e intrappolato in una gabbia di metallo, dovrà fare i conti con qualcosa di disumano e aberrante. La città è in preda al delirio, un virus letale sta trasformando le persone. Solo l’istinto di sopravvivenza potrà contrastare l’apocalisse ormai inevitabile. Zombie-movie che dimostra quanto ancora oggi sia possibile – anche in Italia – realizzare opere di genere.

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Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso, è il secondo concorso per cortometraggi promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con le comunità religiose che aderiscono alla XXII edizione del Tertio Millennio Film Fest.Quest’anno il focus è sui giovani, i loro valori, le difficoltà che oggi devono fronteggiare ma anche le risorse che sono capaci di tirare fuori per farlo al meglio. Anche la giuria del contest è giovane, composta da ragazzi esponenti delle varie confessioni religiose. Ai partecipanti (di età compresa tra 18 e 29 anni) è stato chiesto di realizzare un cortometraggio che raccontasse una gioventù “in uscita”, impegnata, che sa rinnovarsi senza per questo rinnegare tradizioni e radici, capace di rigenerarsi dialogando prima di tutto con i propri genitori, le prime guide.Tra tutti i lavori pervenuti – opere della durata minima di 1 minuto e massima di 15 minuti, inedite o edite, ma non in data anteriore al 1° gennaio 2017 – sono stati selezionati 10 cortometraggi, che saranno valutati dalla Giuria interreligiosa presieduta dalla regista Costanza Quatriglio. Verranno premiati i primi tre classificati.

C O N T E ST SECONDA EDIZIONE

N O I C I S I A M O - G I OVA N I, VO G L I A D I PA RT EC I PA Z I O N E E R I C E RC A D I S E N S O

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ASK THE DUST (CHIEDI ALLA POLVERE)(Italia, 2017; 12’ 58’’ - Documentario)

Un progetto di Elisa Battisti, Alberto Castelli, Diletta Dan, Giorgio Fabiano, Francesco Luciani, Matteo Vitelli; da un’idea di Matteo Vitelli; Interpreti: gli abitanti di Arquata del Tronto (AP); Riprese: Elisa Battisti, Alberto Castelli, Francesco Luciani, Matteo Vitelli; Musiche: Dusk di Ian Post, Life di Kevin Graham, Lighthouse di Michael FK, As Dust from the Ground, You walk on the Wind di The Soundkeeper, Motion di Tristan Barton; Montaggio: Matteo Vitelli; Produzione e distribuzione: YAK Production.

La storia di come una famiglia (e una comunità intera) stia cercando di risollevarsi dalla polvere che il “mostro senza volto” ha lasciato cadere sulla storia di Arquata del Tronto (AP).

DENISE (Italia, 2017; 14’ 59’’ - Drammatico)

Regia: Rossella Inglese; Interpreti: Gaya Carbini, Alessandra De Luca, Matteo De Buono; Soggetto e Sceneggiatura: Rossella Inglese; Fotografia: Andrea Benjamin Manenti; Musiche: Prof G; Montaggio: Rossella Inglese; Scenografia: Francesco Grossi; Costumi: Francesco Grossi, Andrea Benjamin Manenti; Suono: Silvia Orengo, Andrea Oppo; Montaggio sonoro: Silvia Orengo, Riccardo Gruppuso; Mixaggio sonoro: Theo Francocci; Produzione: Wave Cinema, Think’o Film, Massimiliano Zanin, Federico Lami; Distribuzione: Zen Movie.

Denise è un’adolescente ossessionata dal giudizio degli altri. Consapevole di essere costantemente osservata da una telecamera, si mostra allo spettatore in maniera sfacciata e provocatoria.

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LA FAIM VA TOUT DROIT (Italia, 2017; 14’ 57’’ - Drammatico)

Regia: Giulia Canella; Interpreti: Phénix Brossard, Laura Doni; Soggetto e Sceneggiatura: Giulia Canella; Fotografia: Martina Cocco; Musiche: Tommaso Ermolli, Guido Dalla Vecchia, Outkeen; Montaggio: Giulia Canella, Guido Tabacco; Scenografia: Flavia Lozano; Costumi: Micol Russo; Suono: Tommaso Barbaro, Luca Canzano; Montaggio e Mixaggio sonoro: Rachele Pittarello; Produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia, Giulia Canella; Distribuzione: Zen Movie.

Charles ripone le proprie speranze in una relazione immaginaria, sperando di sfuggire al rapporto drammatico che ha con il suo corpo e con il cibo.

INANIMATE (Italia/UK, 2018; 8’ 40’’ - Animazione)

Regia e Animazione: Lucia Bulgheroni; Interpreti: Erin Austen, Jay Taylor, Jassa Ahluwalia; Soggetto e Sceneggiatura: Andrew Eu, Lucia Bulheroni; Fotografia: Ronnie McQuillan; Musiche: José D. Pavli; Montaggio: Raphael Pereira; Scenografia: Kristina Kovcs; Supervisore VFX: Amy Gibson; Suono: Louise Patricia Burton; Produzione: NFTS - National Film and Television School, Lennard Ortmann; Distribuzione: Zen Movie.

Katherine ha una vita normale, un lavoro normale, un fidanzato normale e un appartamento normale. O almeno è quello che pensa fino al momento in cui tutto comincia a caderle letteralmente a pezzi!

KINTSUGI (Italia, 2017; 13’ 19’’ - Drammatico)

Regia: Danilo Greco; Interpreti: Cesare Felice, Carlo Fantinato, Domitilla Giovarruscio, Vittoria Felici; Sceneggiatura: Danilo Greco, Federica D’Ignoti, Marco Scali, Giuseppe Agrusta; Fotografia: Davide Ceccarelli; Musiche: Alessio Meleo ed Emanuele Scudo; Montaggio: Michelangelo Di Pierro; Scenografia: Andrea Squillace; Costumi: Silvia Tedesco; Suono: Andrea Oppo e Leonardo Savini; Produzione: Danilo Greco; Distribuzione: Premiere Film.

Un uomo anziano vive in una roulotte e ripara i vasi rotti con la tecnica kintsugi. L’amicizia con un giovane lo aiuterà ad affrontare un rapporto irrisolto della sua vita.

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UN MESTIERE QUALUNQUE (Italia, 2017; 12’ 55’’ - Drammatico)

Regia: Riccardo Federico; Interpreti: Lorenzo Di Paolo, Salvatore Mazza, Samuel C. Francese, Francesco M. Conti, Mattero Di Vincenzo, Davide Poli, Alessandro Greco, Andrea Dante Benazzo, Marco Patania; Soggetto: Riccardo Federico; Sceneggiatura: Riccardo Federico; Fotografia: Marco Valerio Carrara; Musiche: Noyz Narcos, Cor Veleno, Primo Brown (musiche non originali); Montaggio: Giovanni Santonocito; Scenografia: Jacopo Viola, Vanessa Fedele; Costumi: Luchino Masetti, Roberta Prosperi; Suono: Luca Cafarelli; Produzione: Riccardo Federico; Distribuzione: Visioni Corte Film Festival, Viveredicinema.

Lorenzo è un ragazzo che vive da solo con suo padre. In seguito a una lite, decide di lasciare casa e prova a guadagnare qualcosa vendendo marijuana. Presto, però, si renderà conto che la cosa più difficile nella vita non è la ribellione, ma sapersi prendere le proprie responsabilità e, quindi, crescere.

IL NOSTRO LIMITE (Italia, 2017; 10’ 07’’ - Drammatico)

Regia: Adriano Morelli; Interpreti: Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo, Marcomario De Notaris, Emanuele Vicorito; Soggetto e Sceneggiatura: Adriano Morelli, Elena Starace; Fotografia: Emanuele Pasquet; Musiche: Marco Mantovanelli; Montaggio: Irene Vecchio; Scenografia: Davide Carità; Costumi: Melissa Piro, Cristian Antonio Auricchio; Suono: Luca Ranieri; Produzione: Sly Production, O’Groove, Nayan Tara, Entropia Digital Post Production, Silvestro Marino, Carla Carfagna; Distribuzione: Zen Movie.

Luigi e Franco, due giovani ragazzi nati e cresciuti nel quartiere del mercato di Resina, si amano segretamente ma sono costretti a vivere una bugia, condannandosi a una vita infelice.

OSSA (Italia, 2018; 11’ 59’’ - Drammatico)

Regia: Lorenzo Pallotta; Interpreti: Alessio Geminiani; Soggetto e Sceneggiatura: Lorenzo Pallotta e Rossella Inglese; Fotografia: Andrea Benjamin Manenti; Musiche: Bruno Falanga; Montaggio: Massimo Da Re; Scenografia e Costumi: Lorenzo Pallotta; Suono: Silvia Orengo; Montaggio sonoro: Matteo Pagliarossi; Mixaggio sonoro: Federico Nosari, Riccardo Baldoni; Produzione: Limbo Film, Lorenzo Pallotta, Zen Movie, con Fedra Film; Distribuzione: Zen Movie.

Alessio è un ragazzo di tredici anni affetto da DEP, disturbo evitante di personalità. In fuga da casa, si rifugia in un posto lontano dalla città e dalle persone: la natura è il paradiso più sicuro.

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PENELOPE (Italia, 2018; 6’ 29’’ - Drammatico)

Regia: Luca Rabotti; Interpreti: Valeria Rovetta, Marco Granati, Gaia Panni, Nino Jesus Barin; Soggetto e Sceneggiatura: Luca Rabotti; Fotografia: Gaia Panni; Musiche: Autori vari; Montaggio: Gaia Panni, Luca Rabotti; Scenografia: Sara Scaglia; Costumi: Camilla Rovetta; Produzione: Brixiart Visual, Luca Rabotti e Gaia Panni; Distribuzione: Premiere Film.

Penelope prova a gestire la propria solitudine. È proprio vero che non le manca niente?

PIANO TERRA(Italia, 2018; 15’ - Drammatico)

Regia: Natalino Zangaro; Interpreti: Daphne Scoccia, Sandra Ceccarelli, Sara Brait, Morris Sarra e con Pino Calabrese; Soggetto e Sceneggiatura: Natalino Zangaro; Fotografia: Francesco Altamura; Musiche: Mother di Magical Beasts; Montaggio: Ginevra Giacon, Natalino Zangaro; Scenografia: Laura Nannini; Costumi: Maisha Grispino; Montaggio e Mix audio: Alessandro Bonfanti; Produzione: Anna De Marco, Natalino Zangaro; Distribuzione: Premiere Film.

Gloria, una giovane donna incinta deve scontare una pena in carcere al termine della gravidanza. Un incontro in ospedale cambierà il corso della sua vita.

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La Fondazione Ente dello Spettacolo, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e presieduta da Mons. Davide Milani, dal 1946 è impegnata nella diffusione, promozione e valorizzazione della cultura cinematografica in Italia. La Fondazione si pone come riferimento imprescindibile per cinefili, istituzioni e operatori del settore. Collabora attivamente con tutte le principali realtà artistiche e industriali del panorama cinematografico italiano e internazionale, è presente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un proprio spazio e collabora con il MiBAC - Ministero per i beni e le attività culturali. Tra le varie attività svolte nel corso degli anni, la Fondazione è stata impegnata nell’organizzazione di eventi culturali, convegni e seminari nazionali e internazionali, festival, rassegne, anteprime cinematografiche e mostre fotografiche sui temi del cinema. È presente con una propria redazione e un proprio portale nei principali festival cinematografici del mondo. Svolge attività di editoria tradizionale, pubblicando e promuovendo opere a firma di esperti del settore e in collaborazione con i più importanti atenei italiani, ed elettronica con il portale www.cinematografo.it. Dal 1928 la Fondazione pubblica la «Rivista del Cinematografo», il più antico periodico italiano di critica cinematografica. Da sempre sensibile al tema dell’educational, la Fondazione ha organizzato negli anni stage di critica cinematografici con altre importanti realtà del settore, come i francesi “Cahiers du Cinema” e il Centro Sperimentale di Cinematografia.

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2018Film Fest

INDICE

2 Colophon Fondazione Ente dello Spettacolo | Tertio Millennio Film Fest 3 Giuria Tertio Millennio | Giuria Contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso 4 Partner 5 Ringraziamenti 7 Introduzione

8|9 Zan (Killing) di Shinya Tsukamoto 10|11 Non Fiction (Doubles vies) di Olivier Assayas 12|15 Burning Bush (Hořící keř/Il roveto ardente) di Agnieszka Holland 16|17 Sad Hill Unearthed di Guillermo de Oliveira

18|19 Alganesh - All’orizzonte una speranza di Lia e Marianna Beltrami 20|21 Il fattore umano, lo spirito del lavoro (The Human Factor, Spirit of Work) di Giacomo Gatti 22|23 Il mondo addosso (The World On Their Shoulder) di Costanza Quatriglio 24|25 La cotta (The Crush) di Ermanno Olmi 26|27 A Bluebird In My Heart (Tu ne tueras point) di Jérémie Guez 28|29 Dayan di Behrouz Noorani Pour 30|31 Doubtful (Mutalim besafek) di Eliran Elya 32|33 Fatwa di Mahmoud Ben Mahmoud 34|35 Heaven Without People (Ghada el eid) di Lucien Bourjeily 36|37 In the Claws of a Century Wanting (Sa palad ng dantaong kulang) di Jewel Maranan 38|39 Kairos di Paul Barakat 40|41 Lysis di Rick Ostermann 42|43 Mother Fortress di Maria Luisa Forenza

44 Premi 2018 45 Premio Toni Bertorelli “Controluce” 46/51 Premio Opera Prima - Sono Arrivato Prima! 52/56 Contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso

57 Fondazione Ente dello Spettacolo

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INDICE

2 Colophon Fondazione Ente dello Spettacolo | Tertio Millennio Film Fest 3 Giuria Tertio Millennio | Giuria Contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso 4 Partner 5 Ringraziamenti 7 Introduzione

8|9 Zan (Killing) di Shinya Tsukamoto 10|11 Non Fiction (Doubles vies) di Olivier Assayas 12|15 Burning Bush (Hořící keř/Il roveto ardente) di Agnieszka Holland 16|17 Sad Hill Unearthed di Guillermo de Oliveira

18|19 Alganesh - All’orizzonte una speranza di Lia e Marianna Beltrami 20|21 Il fattore umano, lo spirito del lavoro (The Human Factor, Spirit of Work) di Giacomo Gatti 22|23 Il mondo addosso (The World On Their Shoulder) di Costanza Quatriglio 24|25 La cotta (The Crush) di Ermanno Olmi 26|27 A Bluebird In My Heart (Tu ne tueras point) di Jérémie Guez 28|29 Dayan di Behrouz Noorani Pour 30|31 Doubtful (Mutalim besafek) di Eliran Elya 32|33 Fatwa di Mahmoud Ben Mahmoud 34|35 Heaven Without People (Ghada el eid) di Lucien Bourjeily 36|37 In the Claws of a Century Wanting (Sa palad ng dantaong kulang) di Jewel Maranan 38|39 Kairos di Paul Barakat 40|41 Lysis di Rick Ostermann 42|43 Mother Fortress di Maria Luisa Forenza

44 Premi 2018 45 Premio Toni Bertorelli “Controluce” 46/51 Premio Opera Prima - Sono Arrivato Prima! 52/56 Contest Noi ci siamo - Giovani, voglia di partecipazione e ricerca di senso

57 Fondazione Ente dello Spettacolo

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INGRESSO GRATUITO CON PRENOTAZIONE FINO A ESAURIMENTO POSTI

TERTIO MILLENNIO FILM FEST

Informazioni e prenotazioni:Fondazione Ente dello Spettacolo

Via Aurelia, 468 - 00165 RomaTel. 06 96519200

festival@tertiomillenniofilmfest.orgwww.tertiomillenniofilmfest.org

Cinema Trevi - Cineteca NazionaleVicolo del Puttarello, 25

Tel. 06 6781206

Filmoteca VaticanaPalazzo San CarloCittà del Vaticano

(ingresso Piazza del Sant’Uffizio)

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