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2018 – 2022 Una mappa da ridisegnare DOCUMENTO POLITICO CONGRESSUALE 2018

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2018 – 2022 Una mappa da ridisegnare

DOCUMENTO POLITICO CONGRESSUALE 2018

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ARCIRAGAZZI NAZIONALE DOCUMENTO CONGRESSUALE 2018

Sommario

1. PREMESSA 4 1.1 Una fotografia istantanea della situazione italiana 4 1.2 Fotografia dell’Associazione ad oggi (numeri, relazioni, reti, progettualità) 5 1.3 Sviluppare e fare rete a livello nazionale e locale; promuovere, sviluppare e consolidare la partecipazione

ai network, la presenza e azione nella Federazione Arci 7

2. DALLA FOTOGRAFIA ALLE SFIDE 10 2.1 Arciragazzi per il cambiamento: il lavoro sul campo e l’azione politica di aggregazione di forze e ambiti

per lo sviluppo di un’Italia “a misura dei bambini e bambine, ragazzi e ragazze, giovani” 10 2.2 Minorenni “cittadini”: sfide per la partecipazione attiva in associazione e a livello comunitario 13 2.3 La promozione dei giovani alla partecipazione e protagonismo nelle comunità 17 2.4 La rete e le “alleanze” 17 2.5 Approccio olistico educativo permanente e associazione come setting per sperimentazione di percorsi di

apprendimento, formazione e competenze 17 2.6. Lo sviluppo delle Comunità Educanti e la promozione dei diritti e della loro affermazione 18 2.7 Il consolidamento e lo sviluppo della presenza territoriale di Arciragazzi 19 2.8 Il consolidamento e potenziamento della capacità di proposta e progettazione 21 2.9 Verso la definizione di una pedagogia dei diritti 21 2.10 Verso la costruzione di una Rete nazionale sui diritti e la comunità educante 22

3.VALORI 23

4. STRATEGIA 23 4.1 Dalle criticità alle proposte strategiche 23 4.2 Rete nazionale per l’elaborazione di una pedagogia dei diritti 27 4.3. SEP (stakeholder engagement policy) e suoi possibili esiti: dalla rete nazionale sui diritti alle azioni

condivise con le reti storicamente prossimali, fino agli strumenti di “alleanza” oltre lo strumento della

tessera 27 4.4 Strumenti di governance, linee guida, modelli, modalità e accompagnamento di implementazione della

vita associativa 28 4.5 I tre livelli associativi e i rapporti fra di loro 30 4.6 Sviluppo associativo 30 4.7 L’approccio olistico 31 4.8 L’approccio facilitatorio 32 4.9 Formazione continua 32

5.STRUMENTI E METODI 34 5.1 il Patto associativo per i soci 34 5.2. La partecipazione dei soci di ogni età in associazione 35 5.3 Il gioco come opzione culturale - sociale - politico – pedagogica 36 5.4 Approccio pedagogico ed educazione non formale, processi circolari 37 5.5 Approccio scientifico e attenzione documentale ai processi 38 5.6 Una proposta iniziale di modello SEP Arciragazzi 39 5.7 ARCIRAGAZZI e la Gestione delle Risorse 40

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6. LA STRUTTURA 41 6.1 Aspetti generali della struttura Arciragazzi 41 6.3 Aspetti specifici della struttura operativa nazionale 45

7. AZIONI STRUTTURALI 47 7.1 Formazione 47 7.2 Comunicazione 47 7.2 Sviluppo associativo e implementazione strumenti di Governance 48

1. PREMESSA L’undicesimo congresso Arciragazzi arriva in un momento dove le condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza nel panorama mondiale sono oltremodo drammatiche. I dati sono sconfortanti e ancora nel 2017 si registrano: 570 milioni i bambini e le bambine che vivono in condizioni di estrema povertà nel mondo e 750 milioni sono vittime di deprivazioni di vario tipo. Più di 950 milioni i minorenni che rischiano invece di cadere in povertà 30 milioni i minorenni che vivono in condizioni di povertà relativa nei paesi OCSE e nella sola Unione Europea il 27% dei bambini e delle bambine sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. Di questi, in Italia, oltre un milione di bambini vivono in condizioni di estrema povertà, mentre il 34% sono a rischio povertà ed esclusione sociale. 1 bambino su 6 vive in un'area colpita da conflitto. Nel 2016, 357 milioni di bambini vivevano in pericolo in zone colpite dalla guerra; 13,5 milioni di bambine ogni anno sono costrette a sposarsi; 1,2 milioni di bambini e bambine sono sfruttati sessualmente; 152 milioni di bambini e bambine sono costretti a lavorare; 300.000 bambini e bambine in 20 paesi sono coinvolti in conflitti armati; Oltre 50 milioni di bambini rifugiati a causa delle guerre; Per quanto l’Arciragazzi possa essere solo un agente, al momento, di un cambiamento locale e limitato, è nostro dovere impegnarci come richiama il nostro statuto, all’articolo 3: “L’ARCIRAGAZZI si impegna autonomamente e a fianco di singoli cittadini e di altre organizzazioni attive sul piano locale, nazionale e mondiale per: una società basata su un equilibrato rapporto uomo-natura; una valorizzazione e un rispetto delle risorse umane più razionale ed una ripartizione più equa delle risorse naturali ed umane nel mondo e una struttura di relazione internazionale fondata sulla cooperazione e sul rifiuto assoluto ed incondizionato della guerra; un modello di sviluppo economico e tecnico orientato in senso ecologico, diverso dall’attuale dominato dalla logica del mercato e del profitto, che conduce alla distruzione delle risorse naturali, all’alienazione dell’uomo, a nuove disuguaglianze e povertà, ad intollerabili emarginazioni; [...] Oggi, più di ieri, l’Arciragazzi deve ribadire questo impegno e renderlo attuale nei contesti di azione e di intervento, a livello nazionale, regionale e locale. 1.1 Una fotografia istantanea della situazione italiana

Nel mondo le condizioni di circa 750 milioni di bambini e ragazzi sono drammatiche a causa della povertà, le guerre, le discriminazioni e lo sfruttamento. Arciragazzi esiste per cambiare tale situazione, almeno sul territorio italiano a partire dai suoi circoli

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Appare sconfortante come nel documento politico del 2013 (X Congresso) ci fosse un'analisi delle "crisi" che hanno colpito l'Italia: quella economica, di patto sociale, del senso di diritto, di una politica disattenta alla questione infanzia e adolescenza che a distanza di 4 anni andrebbe nella sostanza confermata. Purtroppo le scelte politico-economiche internazionali e nazionali sono state di corto respiro e conservatrici, non accogliendo la sfida di proporre nuovi orizzonti. Negli ultimi quattro anni la crisi economica ha presentato il suo conto sociale al quale si è cercato di rispondere con interventi neoliberisti, spesso non strutturati, sicuramente assistenzialisti e d'emergenza. La percezione diffusa nei giovani, nelle famiglie, in tutti i ceti sociali "deboli" o di nuova "debolezza" è di un senso di incertezza, di estrema fatica quotidiana, una disillusione e una frustrazione dettata dalla mancanza di prospettiva, se non quella di un continuo stato di precarietà. Questa percezione "obbliga" gli individui ad affannarsi per raggiungere la propria stabilità, in un percorso isolato e isolazionista che accresce egoismi e diffidenza verso qualsiasi altra persona che viene percepita come competitor. Questo isolazionismo/individualismo, il sovraccarico di paure e ansie (della povertà, dell’altro, dell’immigrazione) ci restituisce la mappa di un paese timoroso, diffidente, lungi dall'essere aperto e accogliente, un paese sconfortato e convinto di un'assenza di futuro. Di certo, la scarsa competenza dimostrata, la perdita di valori e ideologie di riferimento, la mancanza di coraggio della sinistra italiana ed europea, sempre più attenta a trovare soluzioni moderate se non conservatrici, di mantenimento dello status quo, ha segnato la sconfitta definitiva di un approccio dettato da ansie e paure, poco competente e molto autoreferenziale. Purtroppo, laddove la politica non ha saputo proporre percorsi, obiettivi e soluzioni, il mondo del terzo settore ha avuto, a sua volta, difficoltà a proporre idee e obiettivi veramente innovativi e/o alternativi. L'atteggiamento del Terzo Settore Italiano, che si è trovato messo profondamente in discussione dalla Riforma che lo ha investito, è stato quello di scoprirsi con poche proposte utili alla costruzione di un sistema. La diversità di vedute e di approcci, non hanno trovato un opportuno luogo di dibattito. Consideriamo che si è persa l'occasione di assumersi l'impegno di proporsi come reale "corpo intermedio" in sostituzione di partiti e movimenti che hanno segnato il passo in una deriva populista o oligarchica. Di fatto, pensiamo, sia andata smarrita la bussola che poneva come Nord assoluto l'intenzione di attuare Riforme in grado di avviare una nuova stagione nel paese che mettesse al centro il tema dei diritti, di tutti. In questi quattro anni, la nostra associazione, che altrove diremo quanto piccola e poco significativa nei numeri, ha continuato un viaggio fatto di ricerca, cura e presenza nei contesti possibili, cercando di costruire alleanze e reti per porre non un argine, ma almeno un'attenzione sul disinvestimento politico rispetto ai temi della formazione, dell'educazione e dei diritti dell'infanzia, proponendo ipotesi e approcci educativi. La sconfortante assenza di una regia e di un interlocutore unici, come accade da anni, ha prodotto però una parcellizzazione del sistema. Il fiume si è trasformato in rivoli inutili, incapaci di rendere fertili azioni e interventi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un sistema scuola allo sbando (con proposte quali alternanza scuola-lavoro lontane dalla reale attuabilità soprattutto in luoghi e territori dove il lavoro non esiste), una legge quale il jobs act che mortifica i diritti dei lavoratori, in particolare dei giovani, un sistema pensionistico in profondo affanno, la stessa Riforma del Terzo Settore che appare oggi più che mai a metà del guado. Quattro anni fa riconoscevamo ai soggetti e alle reti di terzo settore, alla società civile diffusa la capacità o, almeno, l'intenzione di proporre analisi approfondite e processi articolati, l'impegno e l'attivazione di iniziative a livello di comunità; era quindi rintracciabile un patrimonio associativo e mutualistico che presidiava, sottotraccia, interi processi comunitari. Questo patrimonio non è andato disperso, ma come detto, è stato messo in crisi e non ha trovato un luogo dove fare realmente sintesi delle proprie istanze e dei propri obiettivi.

La crisi, non solo economica, evidenziata nel 2013 non solo sembra non essersi risolta ma, anzi la stanno ancora pagando i più deboli Ci si sente più soli e si rischia di diventare diffidenti verso “gli altri” visti come un pericolo per sè Se la politica, evidentemente, non è riuscita a dare soluzioni efficaci anche il Terzo Settore non è riuscito ad assumersi le proprie responsabilità e a candidarsi come soggetto di sviluppo La sfida di oggi è quella di “ridisegnare la mappa”

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La sfida che abbiamo davanti è quella di contribuire, in primis, a creare e/o ricreare luoghi e contesti dove sia possibile non solo "fare le cose", ma attuare l'advocacy (denuncia, lotta per il cambiamento, proposizione politica) prima di tutto nei nostri territori e in casa nostra, poi di creare alleanze e reti per costruire e proporre una nuova road map (metodi, strategie) per traguardare un nuovo orizzonte e intestarsi, con altri, la proposta di nuovo progetto educativo della nazione. 1.2 Fotografia dell’Associazione ad oggi (numeri, relazioni, reti, progettualità) L’associazionismo italiano è in gran parte e da diversi anni in decrescita: il numero complessivo di cittadini che decidono di associarsi è in calo costante e la nostra associazione non fa eccezione. Nel corso degli ultimi 4 anni si è scesi da un numero di soci di 5920 (2013) ad un numero di soci di 3890 (2017) e da un numero di circoli di 64 (2013) ad un numero circoli di 59 (2017) Il rimanere al di sotto dei quattromila soci con un tessuto associativo di circa 60 territori affiliati, ci restituisce l’immagine di una piccola organizzazione che ha, però, un focus estremamente definito; grazie anche a questa condizione, Arciragazzi, gode di un buon livello di competenza (dei suoi operatori, volontari o meno che siano) riconosciuto con chiarezza nelle reti a cui partecipiamo (si veda paragrafo successivo). Oltre a questi numeri, a partire dal 2015 l’Ufficio Tesseramento ha iniziato a somministrare ai Circoli un questionario abbastanza corposo per analizzare bisogni, caratteristiche e attività dei Circoli sul territorio. La raccolta di questi dati con cadenza annuale ha permesso di effettuare un’analisi più profonda della nostra realtà associativa, da cui sono emersi alcuni dati significativi. La riduzione del numero di soci non corrisponde necessariamente a una diminuzione dell’intensità della vita associativa. Negli ultimi 4 anni il saldo netto tra circoli non più affiliati e circoli nuovi è stato negativo di appena 5 circoli, a fronte di una perdita secca di circa 2000 soci. Ogni anno l’Associazione continua a registrare richieste di affiliazione da nuove realtà associative, confermando una capacità di attrazione nei confronti di quelle realtà che condividono valori e visione nell’ambito dell’Educazione e dei Diritti.

interna ed esterna per poter iniziare un nuovo viaggio In Italia sempre meno persone scelgono di associarsi per un obiettivo comune: Arciragazzi non è differente ma ha obiettivi molto precisi e operatori/educatori/volontari generalmente capaci e motivati

Anche se Arciragazzi, come tutte le associazioni, ha sempre meno soci, in ogni decennio della sua vita ha visto nascere circoli nuovi; molti negli ultimi anni

Allo stesso tempo, la presenza di Circoli nuovi non indica necessariamente un maggior radicamento territoriale, laddove con radicamento si intende una presenza strutturata e organizzata. Tale maggiore capacità attrattiva di Arciragazzi nei confronti di realtà associative, soprattutto neo costituite, operanti nell'ambito educativo e di aggregazione di bambini e ragazzi è positiva, ma di per sé non sufficiente. È necessario da un lato individuare i fattori alla base di questa capacità attrattiva, per rafforzarli, replicarli e renderli duplicabili. Dall'altro lato è necessario individuare una strategia di presidio territoriale che vada oltre il semplice obiettivo di affiliare Circoli e

Occorre capire meglio cosa rende interessante Arciragazzi nei territori dove

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attrarre soci in un determinato contesto locale. Porsi come un polo attrattivo nei confronti di soggetti diversi: associazioni, educatori, ragazzi/e, famiglie, insegnanti…; non necessariamente l'obiettivo deve essere quello di tesserare tutti i soggetti interessati a fare un percorso comune. Rispetto ai bisogni e alle motivazioni che spingono i nuovi e vecchi Circoli ad affiliarsi, i dati raccolti con il questionario hanno permesso di individuare alcune “aree” o ambiti “aggreganti”, che nonostante le diverse forme di partecipazione territoriale, rappresentano un tratto comune della spinta aggregativa di Arciragazzi:

nascono i circoli nuovi per condividere le esperienze e migliorare tutt*

Questa immagine sintetizza i motivi per cui i circoli dichiarano di esistere: alla base ci sono valori comuni per poi via via passare dai servizi come l’assicurazione, il partecipare in sè, l’autorevolezza politica e fare attività attraverso i progetti

In estrema sintesi, dal punto di vista dei numeri, questa è la fotografia di Arciragazzi ad oggi: Meno soci e meno Risorse (queste ultime presenti prevalentemente a livello territoriale); Numero di Circoli sostanzialmente costante, con capacità di attrarne di nuovi (in particolare associazioni già costituite); Assenza da alcuni territori «chiave»; Cultura amministrativa poco diffusa e pochi «presidi locali»; Presenza tangibile da parte delle Reti e degli interlocutori istituzionali, laddove siamo presenti fisicamente (alcune realtà locali e a livello Nazionale, si veda paragrafo seguente); Crisi del modello di tesseramento attuale; 1.3 Sviluppare e fare rete a livello nazionale e locale; promuovere, sviluppare e consolidare la partecipazione ai network, la presenza e azione nella Federazione Arci Arciragazzi, con il Congresso del 2013, ha operato una “scelta di campo” precisa: operare in rete, a livello di network, per promuovere tematiche legate alla promozione dei diritti e delle politiche per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani. Questa scelta non è stata solo di carattere tattico - derivante dalla consapevolezza dei limiti, numerici e di possibilità di azione, della nostra associazione “da sola”, ma è figlia di un posizionamento strategico e di una convinzione precisi. I cambiamenti di rotta, necessari, possono essere posti in essere solo in un contesto di costruzione di cultura, linguaggi, visioni, consapevolezza dei problemi comuni tra forze diverse, per sensibilità e provenienza. In quest’ottica Arciragazzi a livello nazionale ha messo a disposizione competenze, lavoro volontario, progettualità, presenza ai tavoli, tempo, certe volte ben al di là della proporzione tra risorse interne e impegno profuso, nel contempo cercando di fare sintesi fra i vari tavoli, proponendo connessioni, sostenendo comunicazioni fra gli uni e gli altri. A livello nazionale l’associazione in questo quadriennio ha quindi rinnovato e rilanciato in maniera forte il proprio impegno in alcune reti: in particolare la sua partecipazione nel Forum del Terzo Settore ha assunto un nuovo valore. Per 4 anni (con due diversi portavoce e Consigli Direttivi) ha assunto il coordinamento del gruppo infanzia ed

Arciragazzi ha capito che per far arrivare il proprio messaggio a più persone possibile e per fare al meglio le proprie attività occorre collaborare con altre associazioni simili, sia direttamente sia partecipando a reti nazionali e internazionali

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adolescenza, in combinato con l'AGESCI, venendo riconosciuto da tutti come una delle associazioni più accreditate nel proprio settore, come dimostra anche la partecipazione ininterrotta a contesti come l’OSSERVATORIO NAZIONALE INFANZIA E ADOLESCENZA, la CONSULTA ASSOCIAZIONI DEL GARANTE NAZIONALE INFANZIA E ADOLESCENZA (AGIA) e l’OSSERVATORIO NAZIONALE FAMIGLIA (in quota Forum Terzo Settore). Strategicamente le competenze, le azioni e le conoscenze sviluppate nei network specifici del PIDIDA e del Gruppo CRC - che per parte di Arciragazzi continuano e anzi sono aumentate nel tempo - nonché la partecipazione alla rete di BATTI IL CINQUE (che ha portato tra l’altro all’unica proposta oggi elaborata - insieme all’AGIA - sui Livelli Essenziali per l’Infanzia e l’Adolescenza) si raccordano oggi in una visione strategica che ci vede attivi in questa più ampia rete. Arciragazzi inoltre partecipa da luglio 2016 al “Comitato di Ascolto, Confronto e Approfondimento” presso l’Impresa Sociale “Conibambini” composto da 30 esperti (distribuiti tra Governo, ACRI-Fondazioni Bancarie e Forum Terzo settore) costituito nell’ambito del Fondo Povertà Educativa Minorile. Nel 2016 si è deciso di terminare la nostra esperienza in CONVOL, sia per una scelta di concentrare le poche forze ed energie altrove, sia perché non si condividevano diverse scelte fatte dalla rete. In questi anni si è riportata un’attenzione sulle reti internazionali, riavvicinandoci a IFM-SEI per una nuova adesione, oltre a mantenere contatti con associazioni a noi simili in ambito di scambi e progetti erasmus+ (Esplac su tutte); è inoltre in via di (ri)costruzione una Base Associativa Nazionale “internazionale”, legata alle esperienze degli scambi. E’ stato confermato il nostro impegno in Arci Servizio Civile, rinnovando i delegati. Per quanto riguarda il Forum Nazionale Giovani, si è deciso di avere un ruolo politico con obiettivi a breve e medio termine. Questo ha permesso di riaffermare il nostro peso e di proporre alcuni progetti che nel 2018 stanno raccogliendo i propri frutti. In primis, la traduzione e la stampa del Manuale “Rainbow Resources - Risorse Arcobaleno” con la collaborazione e il sostegno dell’Arcigay. Per quanto riguarda il nostro ruolo in Federazione Arci, infine, si rileva che nonostante il nostro impegno e la nostra disponibilità, essa è poco riconosciuta dalle stesse sigle che la compongono, determinando una condizione di stallo, che Arciragazzi auspica possa sbloccarsi ed evolvere. Questo approccio nazionale si sta progressivamente sviluppando anche a livello territoriale, pur con i limiti dati dalle incombenze legate alla gestione corrente dell’associazione. La partecipazione a tavoli, network, forum, reti da parte di Arciragazzi si traduce spesso anche in “animazione” (progettuale e operativa) di questi contesti e ciò accade non già perché si intende con essi veicolare le nostre proposte, quanto per cercare un terreno comune di azione collettiva riferito alla promozione delle politiche (nazionali e locali) per l’infanzia, l’adolescenza e la promozione dei giovani. Quasi cinque anni dopo questo approccio appare sempre più cogente, senza steccati e con una certa dose di coraggio e “fiducia”, ma deve essere aggiornato e precisato: Da una parte per meglio definire obiettivi di medio periodo della nostra partecipazione a reti, tavoli, forum e network. È in particolare irrimandabile l’individuazione di obiettivi sostenibili - politici, operativi, progettuali - di cambiamento, che siano verificabili e valutabili. Non è più il tempo di “appartenenze” indiscutibili (per storia, tradizione o inerzia) ma va applicato anche a questo processo l’approccio progettuale, che imposta un percorso che - per quanto modificabile lungo la via - deve essere orientato ad obiettivi di cambiamento (delle politiche nazionali o locali, delle condizioni e delle occasioni in cui operiamo, noi con gli altri, etc.) Dall’altra, per definire in modo ancora più preciso la partecipazione ai vari contesti come “parte” armonica di una strategia complessiva di rete. Questo, sia muovendoci coerentemente sui vari contesti ma - soprattutto - operando attivamente perché essi, con o senza il nostro sostegno, si raccordino, parlino, si scambino dati e condividano

Lavorare in rete è una strategia sia nazionale sia locale ma bisogna imparare a dosare meglio le nostre energie (con chi facciamo rete, per quanto tempo, ecc.) ed essere il più concreti possibile

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processi, superando la logica della frammentazione che invece spesso tende ad affermarsi. Questa maggiore precisione di impegno deve integrare anche i livelli associativi: non solo cercando una coerenza tra strategie di network nazionali, regionali e territoriali (e viceversa), coerenza necessaria nella nostra filiera associativa così come nelle filiere delle altre organizzazioni con cui facciamo rete (e frequentemente non è stato così); ma anche operando perché la partecipazione ai network si traduca in possibilità di azione (politica, con i bambini/e, ragazzi/e e giovani) al di là del posizionamento e affinché la nostra azione di “animazione delle reti”, laddove si presenta, sia riconosciuta e sostenuta Questo approccio, i “perché” e i “come” dello stare in rete, si stanno ri-affermando nella direzione sopra esposta (partecipare alle reti, assumere compiti legati a ciò che possiamo sviluppare, proporre percorsi, integrare coerentemente i livelli associativi “ingaggiati” in queste “membership”) anche rispetto a reti internazionali, con le quali si sono riallacciati e consolidati rapporti. Il “network”, infine, può essere preso come paradigma anche per la “rete interna” di Arciragazzi, che si sta caratterizzando sempre più come un “ambiente associativo” policentrico e multifunzionale piuttosto che come una “struttura gerarchica” (per livelli territoriali). Un “ambiente” che vede attivi i tre livelli associativi (nazionale, regionali e territoriali) e i gruppi di soci attivi “a tema” (le “basi associative”) che possono essere attivi in ciascuno di questi tre ambiti associativi. In queste direzioni e in questi contesti (reti nazionali, rete interna, reti locali, rete internazionale e mutui rapporti fra tutte queste) il cammino intrapreso è ben lungi dall’essere concluso ed è invece necessario sviluppare e rendere efficaci strumenti di “manutenzione” e “azione” che prevedano: risorse, culturali, progettuali e strumentali per “stare” nelle (o animare/coordinare le) reti; procedure di monitoraggio in itinere dello “stato dell’arte” dell’agire in rete che evidenzino punti di forza e debolezza, quindi necessari correttivi Quanto sopra vale per tutti i contesti di rete, nazionali, locali interna e internazionale. Si rileva come vi siano inoltre nuove opportunità perseguibili, anche ai sensi del nuovo Codice del Terzo Settore, in particolare guardando alla fattispecie delle “reti di terzo settore” (art. 41 D.Lgs 117/2017, in particolare al comma 1 che definisce le reti composte da almeno 100 ETS su almeno 5 Regioni). Questa fattispecie potrebbe essere un possibile punto di riferimento per la nostra azione di network, che si rifà al concetto di “alliance” nella sua accezione internazionale (comunità di intenti, azione comune sussidiaria all’azione di ciascun soggetto della rete, etc.) e si presenta in questa sede di elaborazione congressuale Arciragazzi come una naturale evoluzione dell’intento citato nel Congresso 2013, ormai superato, di “movimento nazionale educativo popolare”. Aggiornando gli intenti del 2013 alla luce dell’attuale situazione italiana, la proposta di una “alleanza per l’infanzia, l’adolescenza e la promozione dei giovani e delle comunità educanti” potrebbe diventarne l'orizzonte naturale per l’azione di Arciragazzi. Il prossimo gruppo dirigente sarà quindi chiamato a verificare e mettere in campo specifiche strategie in questa direzione. In sintesi, Arciragazzi ritiene politicamente che la dimensione di azione in rete - da perseguire con gli strumenti anche normativi disponibili e attraverso la dotazione di nuovi “tools” - sia l’unica possibilità per superare le frammentazioni e affermare una cultura (e politiche, azioni concrete, a tutti i livelli) dell’infanzia e dell’adolescenza, dei diritti, della promozione giovanile, della costruzione di comunità educanti. In questo orizzonte l’agire associativo Arciragazzi può essere utile al processo, che si annuncia non privo di fatiche, non solo - prevedibilmente - di “difesa” di istanze collettive spesso in questi anni peraltro più annunciate che perseguite (diritti, valore, responsabilità e

Da un certo punto di vista, Arciragazzi stessa deve essere vista come una rete che solo se unita riesce a far sentire la sua voce e migliorare nel tempo

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portata “pubblica” dell’educazione, società aperta, etc.) ma anche - e soprattutto - di riconnessione, ricostruzione e anche “reinvenzione” del panorama educativo e formativo italiano.

2. DALLA FOTOGRAFIA ALLE SFIDE 2.1 Arciragazzi per il cambiamento: il lavoro sul campo e l’azione politica di aggregazione di forze e ambiti per lo sviluppo di un’Italia “a misura dei bambini e bambine, ragazzi e ragazze, giovani” Arciragazzi è una associazione e questo è uno strumento che permette di aggregare forze e persone nell'ambito di percorsi democratici; stare sul territorio permette di non perdere il contatto con la realtà, permette la sperimentazione di metodologie educative e percorsi innovativi, di intercettare le novità e gli stimoli dei ragazzi/e e bambini/e; la tessera è uno strumento di partecipazione democratica alla vita associativa; le reti sono il luogo nel quale definire strategie efficaci per poter incidere sui vari contesti … Ma tutto questo non basta, oppure non è efficacemente messo in opera. Infatti, se l’obiettivo è quello di allargare ed aggregare, in rete tra loro, soggetti diversi, singoli e collettivi, agli strumenti esistenti è necessario aggiungerne altri. Per contrastare l’emergenza educativa in atto e promuovere con efficacia una cultura dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, non è (più?) sufficiente affidarsi esclusivamente a un modello associativo “classico”, fondato solo sul tesseramento. L’idea dell’Associazione ampia, erede della tradizione dei Pionieri d’Italia e mutuato alla nascita di Arciragazzi dal modello Arci, associazione diffusa sul territorio in modo capillare e in grado di aggregare potenzialmente tutti i bambini e tutte le bambine intorno ai valori dell’educazione (laica, nelle origini della nostra storia), fa i conti oggi: da una parte con i processi di disgregazione e disintermediazione in atto da decenni nel nostro Paese e in Europa, con conseguente crisi del senso di azione dei cosiddetti “corpi intermedi” (le forme di aggregazione civile che perseguono interessi collettivi che stanno fra l’individuo e lo stato inteso in senso generale) e dall’altra con un progressivo affermarsi di uno spostamento/slittamento di percezione, che è in modo circolare espresso da parte del terzo settore e dalle norme in via di evoluzione, per il quale lo strumento “associazione” viene sempre più spesso legato a processi economici di fornitura di beni e servizi; senza troppo approfondire questo tema, si deve necessariamente, come Arciragazzi, citare il tema dell’associazionismo educativo; tralasciando per un momento il tema dei “bambini e bambine soci/e di associazione” come modalità di esercizio di cittadinanza attiva, sviluppato nel dettaglio nel paragrafo seguente, non è scontato chiedersi oggi cosa significhi agire in campo educativo come associazione, con bambini ragazzi giovani e famiglie e che rapporto vi sia fra questo agire e la fornitura di servizi e attività regolati da bandi ed evidenze pubbliche, sottostanti a norme, profili e curricula di professionalità di chi vi opera, legato a procedure economiche e gestionali precise. Le due considerazioni, di cui sopra, necessitano di essere approfondite ed è compito del presente documento provare ad individuare domande e questioni, stimolare un dibattito - a partire dal Congresso ma che probabilmente deve procedere oltre esso - e una chiarificazione di intenti e, quindi, posizionamenti e metodi. Circa la prima questione, la “crisi” dello “strumento associazione” (“strumento” è qui inteso in senso civico, segnatamente ed esplicitamente alla luce dell’art. 18 della nostra Costituzione, circa il diritto - e gli scopi - dell’associazionismo), la domanda riguarda il “se” - e quindi il “come” - l’associazione Arciragazzi possa veicolare processi di aggregazione democratica di cittadini, volta al perseguimento degli interessi generali e, segnatamente visto il nostro DNA, per la costruzione di comunità educanti, la

Il modello associativo di Arciragazzi è ancora la risposta migliore ai problemi e le necessità dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze? Forse occorre immaginare altre forme di aggregazione, oltre al tesseramento e alla realizzazione di attività territoriali, per promuovere e realizzare gli obiettivi che ci poniamo

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promozione e l’esercizio dei diritti, l’educazione intesa come bene comune e di “responsabilità pubblica”, etc. Se partiamo dal presupposto e dal riconoscimento che i soggetti (individuali, cioè le persone, e collettivi, cioè le altre aggregazioni di cittadini) e le forze (istituzionali, non istituzionali, culturali, della formazione etc.) potenzialmente “aggregabili” in una rete ampia per promuovere una Italia che potremmo definire con uno slogan “a misura di bambini, ragazzi e giovani” siano in numero maggiore rispetto ai soggetti potenzialmente “associabili” (cioè, segnatamente, i singoli a cui si corrisponde una tessera), allora dobbiamo anche dotarci di strumenti “aggregativi” e di azione comune che siano diversi dal “semplice” tesseramento, in un’ottica inclusiva e nella prospettiva di un “movimento educativo” ampio e diffuso; ritorna in questo caso quanto sopra citato rispetto all’agire in rete, considerando la nostra stessa organizzazione - a sua volta - “rete”; significa probabilmente individuare forme di “aggregazione” differenziate - tessera o tessere che siano, o altro - ovvero strumenti di “pattuizione” fra persone, soggetti collettivi etc. E’, questo, un territorio tutto da inventare, considerando anche che le recenti norme di riforma del terzo settore sono evidentemente ispirate a paradigmi gestionali ed economici che non sempre riescono ad intercettare con facilità queste istanze. Circa la seconda questione sopra citata, essa tocca da vicino, da vicinissimo il nostro operare quotidiano, soprattutto quello territoriale. Per rispondere alla semplice domanda "perché Arciragazzi - oggi nel 2018 - realizza una Ludoteca o un campo estivo, che cosa la distingue da altri?" può essere interessante provare a partire da una digressione storica. Arciragazzi nasce nel 1981 da un percorso sviluppatosi negli anni ‘70 dello scorso secolo come “onda lunga” di una tradizione di associazionismo popolare (e allora incardinato nella sinistra) con l’ipotesi che fosse utile, necessaria e positiva una esperienza di esplicito associazionismo di bambini e bambine, ragazze e ragazzi e adulti. Ovviamente, nel solco di quanto sopra detto, per obiettivi di promozione dell’educazione come impegno civico anzi, meglio, di “condivisione” (tra i soggetti coinvolti) di processi di crescita, formazione, cittadinanza attiva. L’assunto era comunque - e lo rimane - che quelli che più tardi negli anni verranno chiamati “destinatari” (quando non “utenti”) potessero essere “parte attiva del processo associativo” costruito insieme a loro. Lungi dall’essersi affermato in modo completo nel primo decennio di vita dell’associazione, questa visione è stata operativamente “messa in crisi” con alcune leggi degli anni ‘90 (ad esempio la 216/91 e poi la 285/97) che hanno “imposto” (in alcuni casi in modo inevitabile, anche se non sempre) processi di specializzazione, formazione operatori, standard, etc. La nostra collocazione nel settore cosiddetto “socio-aggregativo”, figlia del posizionamento di quegli anni, ha largamente portato alla trasformazione dell’agire operativo, fino quasi a rendere - in questi casi, e non sono pochi - l’adesione all’associazione (la tessera, in quanto tale) non più “essenziale”, certe volte quasi un peso o una procedura formale da esperire per “poter fare il resto”, che al più fornisce copertura assicurativa. Non sta solo in questo processo il calo di tessere (fenomeno che non tocca solo Arciragazzi) ma per noi questo è stato un passaggio essenziale. Mentre, con il 2000 e la frammentazione che ne è seguita, questo processo è continuato, parallelamente - a causa di processi interni legati al crescere in associazione di “ex” bambini e bambine, divenuti giovani adulti e di processi esterni come la nuova normativa del servizio civile nazionale, che ha portato molti ragazzi e ragazze a sperimentare ruoli in associazione - Arciragazzi ha riscoperto un periodo di forte presenza giovanile (diversa da quella, anch’essa giovanile rispetto agli standard attuali - ma non a quelli dell’epoca - degli anni ‘80, che era più di matrice ideologica e militante) e quindi si sono aggiornate alcune sue istanze, allargando il campo dell’azione. I “giovani”, non potendo per anagrafe essere compiutamente “destinatari” (profilo comunque non coerente con lo spirito di Arciragazzi) hanno pertanto in qualche modo contribuito a ridefinire la nostra identità associativa, in alcuni casi (e con alcuni progetti e attività, nazionali, locali e anche internazionali) nella direzione di una “associazione giovanile” (o “anche” giovanile). La fine del primo decennio degli anni 2000 ci consegna quindi un panorama in cui da una

Arciragazzi difende e promuove il gioco, i diritti e la partecipazione sia a livello politico che attraverso le attività quotidiane dei nostri circoli ma non sono più l’unico soggetto a realizzarle. In cosa possiamo dirci “differenti”?

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parte il sistema “socioeducativo” in cui l’associazione (i livelli operativi territoriali) si era posizionata 15 anni prima si è iperspecializzato perdendo, però, gran parte delle risorse a disposizione e dall’altra un interessante “filone” di elaborazione progettuale e di attività di carattere giovanile, con istanze legate alla partecipazione e protagonismo dei ragazzi e delle ragazze “in quanto tali” e non solo come “animatori” e “animatrici”, salvo ovviamente la possibilità di poterlo essere, ma non come percorso obbligato né - alla luce di quello che è successo dopo - come principale istanza. Parallelamente, ma soprattutto dal livello nazionale, si è sviluppata come sottoprodotto (in positivo) della stagione della 285 un’abitudine al “fare rete” che dal 2000 in poi ha portato l’associazione a partecipare a tutte le reti nazionali legate all’infanzia e all’adolescenza e quindi ai giovani; collateralmente a ciò, con la crisi dei rapporti con Arci a partire dalla fine degli anni ‘90 e prima del nuovo “equilibrio” definitosi nel decennio successivo, l’appartenenza “per storia” al mileiu Arci si è depotenziata, con maggiore presenza su altri tavoli e reti, certe volte anche assai inusuali rispetto alla tradizione storica della nostra associazione. Oggi, dunque, convivono tutte queste dimensioni e vi è un quadro normativo per il quale l’essere associazione “per cambiare il mondo” (fosse anche il “mondo” del proprio quartiere) non è sempre così preminente sull’essere associazione “per realizzare questo o quel progetto”, quale che sia il suo valore e quale che siano i valori ideali che lo muovono (degli adulti/operatori/professionisti che lo attivano). Dunque, alla luce di questo percorso (certamente semplificato e non completo), torna la domanda, in parte provocatoria: perché Arciragazzi realizza una Ludoteca, un centro Giovani, un campeggio, uno scambio internazionale, un campo solare/centro estivo? Non siamo più negli anni ‘80 e in parte negli anni ‘90 quando la sola attivazione di queste attività era una “novità”, in qualche modo una “dichiarazione politica” in un contesto che oltre la scuola non vedeva valore educativo nelle attività “extrascolastiche”. Oggi non solo “l’offerta di attività”, ma anche la competenza professionale, la consapevolezza dei problemi sociali (si pensi ai tantissimi progetti sulla Povertà Educativa) sono più sviluppati, e questo è un bene. Non vale nemmeno la risposta che noi facciamo quello che facciamo a costi più accessibili di altri e/o in zone popolari perché da una parte questo non è sempre vero e comunque non siamo i soli ad agire così, e anche questo è un bene. Quindi? Si torna alla domanda. Perché lo facciamo? Perché lavoriamo, giochiamo, facciamo i volontari con i bambini e i ragazzi? La risposta a questa domanda, alla luce di quadro mutato in termini radicali rispetto alla fine degli anni ‘70 che hanno definito il nostro DNA ma anche solo a 15 anni fa, potrebbe essere una delle chiavi per affrontare la sfida dell’aggregazione (dell’essere soci come persone, affiliati come associazioni territoriali), perennemente in calo e anche un “antidoto” alla progressiva scomparsa delle risorse “generaliste” (per fare un esempio, come quelle della Legge 285/97) che garantiscono economicamente l’esistenza di non poche esperienze territoriali. In questa sede non si vuole dare una risposta univoca a questi quesiti ma proporre una riflessione e proporre una direzione, ulteriore e complementare a quella sopra citata dell’aggregazione “di rete” e del considerare Arciragazzi come “network” anche a livello interno. La riflessione propone una sorta di “ritorno al futuro”, cioè una rilettura e riappropriazione delle idee originali di Arciragazzi, alla luce dello spirito costituzionale (e non potrebbe essere altrimenti) dell’associazionismo. L’idea è quindi di ribadire che tutte le attività dell’associazione sono legate al fatto che bambini e bambine, ragazzi e ragazze e adulti sono partecipi, alla pari (e ciascuno per i propri mezzi, la propria età, etc.) di un “discorso pubblico”, di un processo di “cittadinanza attiva” che riguarda loro stessi e le loro comunità. In questa prospettiva una Ludoteca o un Centro Giovani sono “basi associative” del Circolo/Associazione territoriale, i suoi partecipanti sono tali e prendono parte alle decisioni, alla gestione, alle scelte; e un campeggio o uno scambio diventano tappe di un percorso non estemporaneo, formativo e aggregativo, in cui si sperimentano incontri nuovi, meltin’ pot, anche ruoli diversi (si citano qui esplicitamente ad esempio i profili di “facilitatori” sperimentati nelle nostre attività nazionali per i più giovani). E così via. In quest’ottica, però, l’essere

Forse Arciragazzi è “differente” perché’ non è un network di servizi per l’infanzia ma un “luogo” dove bambin*, ragazz* e giovani hanno lo “spazio” per decidere, fare e ragionare; dove servono meno educatori “professionali” e piu’ cittadin* consapevoli e competenti, facilitatori di processi di partecipazione

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“parte”, attraverso la tessera ad esempio, non è più “una formalità”, ma un atto che sancisce l’appartenenza e la condivisione del processo. Significa essere - nella gestione operativa - più accurati, più precisi. Anche per questo sarebbe necessario - qualora questa impostazione fosse condivisa - elaborare strumenti di gestione, linee guida, “istruzioni per l’uso” come sopra citato per le reti. E, infine, in quest’ottica, assumerebbe di nuovo significato il fatto che in Arciragazzi possono operare adulti anche “al di là” dell’azione professionale educativa (da pochi mesi peraltro regolata da una laurea), conferendo loro pari dignità. La proposta, lo si sottolinea, non è semplice né banale. Perché si tratterebbe di essere parte dei settori di cui siamo parte da 20 anni (quello sociale, socioeducativo, etc.) senza abiurarli, “solo” per ciò che necessita eventualmente la realizzazione di attività regolate da norme e standard, ma di definire la nostra identità operativa al di là di questi settori, riprendendo confidenza con il fine ultimo dell’aggregare cittadini e cittadine - quindi bambini e bambine compresi (e su questo ancora una volta si rimanda al paragrafo successivo) - in associazione: un diritto costituzionale per partecipare al bene pubblico. Significherebbe anche dire che “non tutto” quello che facciamo oggi in Arciragazzi, solo perché lo facciamo, è adeguato o all’altezza di questo compito. 2.2 Minorenni “cittadini”: sfide per la partecipazione attiva in associazione e a livello comunitario Da molti anni Arciragazzi è l'unica associazione in Italia a promuovere percorsi associativi per bambini e bambine, ragazzi e ragazze in un contesto completamente laico. Di più, Arciragazzi promuove il diritto di associazione per minorenni in quasi solitudine; è stata - ed è - Arciragazzi a porre attenzione all’implementazione - formale e sostanziale - del diritto di associazione nell’ambito del monitoraggio indipendente circa l’attuazione della CRC in Italia (cfr, Rapporti CRC, art. 15 sul diritto di associazione), arrivando ad enucleare il cuore del problema, che risiede in sostanza in due punti, fra loro collegati seppure distinti: da una parte vi è l’articolazione delle norme civilistiche che presiedono alla “capacità di agire” (che si acquisisce con la maggiore età), che è alla base di numerose azioni legate all’essere soci di una associazione; in un tale contesto, senza interventi diretti e statutari, numerose azioni “come soci” dei minorenni (ogni azione che prevede decisioni per conto terzi: firmare un contratto, rappresentare per delega, etc.) sono potenzialmente invalidabili, dall’altra - per prassi, cultura, inerzia e “abitudine” - i soggetti di terzo settore non intervengono sui loro statuti e regolamenti per affermare il principio del diritto di associazione, come invece potrebbe essere fatto per dare corso al diritto costituzionale di associazione (art. 18) che non prevede (come riconosciuto dal Governo italiano all’ONU) limitazioni di età

Arciragazzi, sostanzialmente unica nel panorama nazionale, promuove percorsi associativi senza porre limiti di età, genere e provenienza geografica ai propri* soc* nel pieno rispetto della Costituzione e delle norme internazionali I soci e le socie minorenni di Arciragazzi hanno diritto a votare e ad essere votati anche se il Codice Civile limita i poteri di un’eventuale minorenne elett* ad una carica sociale con poteri effettivi I soci e le socie adult* devono essere consapevoli che i minorenni hanno tali diritti in associazione e che come tali devono essere promossi e difesi

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In sostanza, laddove una associazione si configura come un “patto” fra persone, nulla osta - nemmeno con gli oggettivi ostacoli posti dalla normativa civilistica - a definire un accordo interno per il quale i soci maggiorenni “accettano” che le decisioni vengano prese anche da minorenni e quindi implicitamente si impegnano a non sollevare mai fattispecie di annullabilità dei relativi atti; laddove un patto simile sia esplicitato, un maggiorenne che aderisce all’associazione “sa” a prescindere che questo è uno degli elementi del patto associativo - che di per sé è ammesso, perché da una parte vale gerarchicamente il principio costituzionale su ogni legge successiva e dall’altra - è bene precisarlo - i minorenni non sono “impediti” nell’esercizio degli atti associativi, ma tali atti possono essere invalidati su richiesta esplicita di altri contraenti il patto stesso; rimane ovviamente il nodo giuridico/amministrativo della limitazione di alcuni atti esterni (come ad esempio firmare un contratto), ma tali fattispecie hanno correntemente dei correttivi che prevedono la concorrenza di persone maggiorenni (si pensi ad un qualsiasi conto in banca o alla proprietà o intestazione di un motorino, tutti atti con valenza esterna che sono ammessi anche per minorenni) che insieme ai minorenni li rendono validi. Arciragazzi, con il Congresso del 2013 ha affrontato questo nodo, precisando con l’art. 20 del nostro Statuto la parità di diritti di maggiorenni e minorenni come soci dell’associazione e a tutt’oggi siamo la sola associazione che ha precisato questo aspetto. Nel nostro percorso abbiamo dunque riconosciuto e affrontato le difficoltà che ancora oggi la legislazione pone per poter realizzare il diritto di associazione dei minorenni e approntato uno strumento valido per superarle. Nonostante questo, dobbiamo francamente riconoscere che oggi in Italia, probabilmente, i maggiori ostacoli all'esercizio di tale Diritto li pongono le associazioni stesse, ponendo limitazioni statutarie molto più incisive rispetto a quelle civilistiche; ciò accade come sopra esplicitato per molte ragioni, tra cui vi è l’inerzia, la prassi, in generale la non “abitudine” a considerare i minorenni “soci alla pari”. Si è anche registrata la difficoltà a “far capire” l’esistenza del problema, prima in seno alla compagine del terzo settore e quindi a livello istituzionale; con non poca fatica - integrando il lavoro fatto nell’ambito del monitoraggio diritti con il Gruppo CRC e la nostra partecipazione ai tavoli del Forum Nazionale TS - si è intervenuti con proposte di superamento degli ostacoli normativi nell’ambito del processo di riforma della legislazione del terzo settore. Purtroppo sia la timidezza di posizionamento su questo punto del terzo settore, sia la centralità della riforma data su altri aspetti dell’agire del mondo non governativo non hanno consentito di arrivare a risultati apprezzabili, nonostante si debba riconoscere che - almeno - il problema oggi è stato riconosciuto in modo abbastanza preciso, tanto da essere anche parte, per la prima volta e grazie al nostro pressing, del Rapporto all’ONU circa l’attuazione della CRC in Italia che nel 2018 sarà consegnato al Comitato sui diritti infanzia e adolescenza delle Nazioni Unite nell’ambito del monitoraggio periodico circa l’attuazione della Convenzione nel nostro Paese. Si sta dunque lavorando per avere un ulteriore avallo autorevole (il Comitato ONU elabora “raccomandazioni” ai paesi che non applicano questo o quell’aspetto della Convenzione che hanno ratificato), così da poter procedere in futuro con la richiesta di correttivi normativi, per i quali siamo peraltro fiduciosi perché in questo caso trattasi - oltre che di applicare la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza - di dare corso ad un diritto costituzionale. A seguito della decisione congressuale del 2013 circa la parità di diritti associativi tra maggiorenni e minorenni, avendo avviato negli anni scorsi un monitoraggio interno su questo aspetto, ne emerge che, anche al nostro interno (rispetto agli Statuti e alle prassi dei soggetti affiliati), si registra un forte ritardo (nelle tabelle di seguito i dati al 2016), con una distanza ancora troppo grande tra l’enorme lavoro teorico fatto su questo tema e una realtà ancora troppo differenziata tra le diverse articolazioni territoriali dell’Associazione. Peraltro, è bene sottolinearlo, le differenze tra le norme statutarie dei diversi Circoli sono indipendenti dall’anzianità dei circoli stessi e dalla loro storia.

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Purtroppo ancora molti circoli non si sono adeguati formalmente e sostanzialmente

In questo campo dobbiamo dunque essere in grado di fare cultura quanto meno al nostro interno, per essere credibili e poterlo fare con maggiore efficacia nel resto del Paese e nel mondo del Terzo Settore. Dobbiamo quindi essere in grado di offrire ai circoli dei percorsi di crescita dove praticare l'esercizio democratico dei diritti dei bambini/e e dei ragazzi/e. Si tratta, da un lato, di affermare con forza il Diritto di tutti i soci e le socie dell’Associazione, a prescindere dall’età, di concorrere attivamente e in modo democratico ai processi di partecipazione e decisione all’interno dei propri Circoli. Dall’altro lato, è necessario comprendere e (ri)affermare culturalmente che l’unico ostacolo all’applicazione di tale Diritto è l’impreparazione degli adulti a saper

La rete dei circoli Arciragazzi deve affrontare il problema e affermare con forza il diritto di tutt* sapendo che le difficoltà sono esclusivamente culturali Ma come fare?

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coinvolgere efficacemente bambini/e e ragazzi/e, nella consapevolezza che nella stragrande maggioranza dei casi questi ultimi sono perfettamente in grado di esprimere un’opinione “esperta”, senza dubbio sulle questioni che li riguardano da vicini. Coerentemente con l’approccio che guarda all’interno e all’esterno dell’associazione, è possibile tratteggiare un percorso: A livello esterno (Forum Terzo Settore, Istituzioni, etc.): consolidamento dell’advocacy su questo tema (anche a valle dell’auspicato endorsment da parte del Comitato ONU su questo argomento), con azioni che procedano in più direzioni: A livello istituzionale, con la richiesta di norme, circolari o altro che sciolgano gli ostacoli posti dalla normativa civilistica e anzi rilancino il diritto di associazione dei minorenni nelle associazioni A livello di terzo settore, la realizzazione di percorsi dedicati (nell’ambito dei tavoli e delle rappresentanze concernenti le APS e le OdV) per definire strumenti formali che sanciscano il diritto di associazione dei minorenni (statuti, regolamenti, etc.) A livello interno, superato l’ostacolo di carattere normativo (non banale), devono essere approfonditi nella pratica altri aspetti riferiti all’organizzazione democratica dell’associazione; “come”, “quando” partecipare? Su cosa? Per cosa? … Posto il principio generale che la parità di diritti associativi non può essere compressa, vi sono ovviamente casi limite e/o situazioni da prendere in considerazione (perché un bambino di 6 anni difficilmente è verosimile possa essere Presidente di un Circolo!). In questo caso, altre elaborazioni dell’Arciragazzi, maturate con il tempo e anche riprese nello Statuto Nazionale, possono essere di aiuto: da una parte si consideri che in Arciragazzi il tema della partecipazione è un elemento trasversale a tutta l’organizzazione associativa. Non solo non vi è una limitazione della partecipazione alla sola fattispecie del “voto” ma si richiama l’associazione ad una pratica costante di coinvolgimento dei soci (di qualsiasi età), sempre, fino a precisare che di norma le modalità delle decisioni devono affermarsi secondo il metodo del consenso. Paradigmaticamente, la figura chiave dell’Arciragazzi è il cerchio. Ogni qual volta sia possibile, le modalità di decisione, in ogni ambito, devono strutturarsi attraverso il consenso, aperto ed esplicito Dall’altra, è utile ricordare come sia stata precisata a livello statutario l’articolazione operativa associativa che per ogni livello (Nazionale, Regionali e Circoli) prevede l’attivazione di “basi associative”, cioè quei contesti non estemporanei di attività in cui le persone (di ogni età) realizzano un percorso comune. In potenza, per fare un esempio, una Ludoteca o un centro Giovani, ma anche il gruppo di ragazzi per per tot mesi realizza un percorso territoriale che sfocia nel campo nazionale ovvero in uno scambio internazionale, sono “basi associative”. Sono questi “i luoghi” e “gli spazi” nei quali si gioca la vita associativa, laddove essi non siano considerati meri servizi (si veda paragrafo precedente) ma occasioni di sviluppo del fare associativo. Peraltro, è anche auspicabile che le “n” basi associative di un dato livello siano formalmente rappresentate nell’organo direttivo (mutatis mutandis, come accade per il Consiglio Nazionale che oltre alla rappresentanza territoriale vede la presenza dei rappresentanti delle basi associative nazionali: formazione e gruppo campo) Integrando questi due aspetti con la norma statutaria della parità di diritti associativi tra maggiorenni e minorenni e con quanto esposto nel paragrafo precedente circa la dimensione aggregativa associativa, è dunque possibile tratteggiare un percorso i cui elementi principali siano: Affermazione del principio che la partecipazione alla vita associativa si esprime in primis all’interno della base associativa, in cui i partecipanti sono “pari” (con distinzioni legate solo ai compiti e ruoli) nella gestione e nel governo della base

Verso le istituzioni possiamo fare pressione per allineare il codice civile alla Costituzione e alle norme internazionali Convincere e coinvolgere le altre organizzazioni che operano su temi a noi simili Convincere i circoli della nostra rete ad adeguare gli statuti e i regolamenti trovando le forme concrete di realizzabilità Ricordiamoci che Arciragazzi utilizza il metodo della partecipazione e del consenso per prendere delle decisioni e che i direttivi non sono l’unico luogo dove si condivide la gestione del potere: ad esempio ci sono le Basi Associative... Per evitare, però, forme di partecipazione solo superficiale o, peggio, di manipolazione, e’ bene diventare tutt* più competenti e trovare i migliori strumenti operativi e di metodo da utilizzare Non è scontato immaginare e costruire spazi di partecipazione reale per i giovani, non più ragazzi ma non ancora considerati adulti ma necessari al ricambio generazionale

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Affermazione del metodo del consenso, il che prevede un potenziamento delle competenze e delle pratiche di ascolto dei soci adulti e degli operatori, perché loro è la responsabilità di “comprendere” e “coinvolgere” i più giovani Affermazione del principio secondo il quale le basi associative sono rappresentate (anche da minorenni se del caso) nell’organo direttivo Oltre a questi, vi sono alcuni aspetti che ancora devono essere approfonditi: È necessario precisare gli strumenti di coinvolgimento dei minorenni (e in particolare dei bambini e delle bambine più piccoli/e) nei contesti formali di rappresentanza (assemblee, congressi, direttivi). Non solo infatti i documenti devono essere “child friendly” ma il coinvolgimento di bambini/e e ragazzi/e impone di sperimentare procedure organizzative dei momenti democratici che siano alla loro altezza, linguaggi tempistiche e modalità operative comprese Parimenti, vanno modellizzati gli strumenti di accompagnamento dei maggiorenni nelle eventuali azioni esterne di rappresentanza condotte da minorenni (con funzioni di tutoraggio) Si tratta, in ultima analisi, di “educare” gli adulti dell’Associazione e la sua organizzazione al coinvolgimento dei soci/e minorenni, lavorando sugli “strumenti” (Statuti, cultura giuridica, kit formativi…), sugli approcci/metodi (formazione) e sull’articolazione/organizzazione dei momenti e dei contesti di partecipazione formale. 2.3 La promozione dei giovani alla partecipazione e protagonismo nelle comunità Se, come affermato in precedenza, i “giovani” hanno contribuito a ridefinire la nostra identità associativa, anche nella direzione di una “associazione giovanile” (o “anche” giovanile) e se riconosciamo e promuoviamo un diritto all’associazionismo per i minorenni, appare naturale oltre che strategico favorire spazi di partecipazione in associazione per i giovani, sostenere la crescita e il ricambio dei dirigenti attraverso una formazione dedicata, proporre ed ascoltare nuove idee, individuare nuove prospettive di lavoro, creare e sostenere contesti di rappresentanza e di partecipazione nelle comunità. Ciò si unisce, ovviamente, all’impegno per lo sviluppo di politiche giovanili in Italia, in primis su tavoli e in reti dedicati. 2.4 La rete e le “alleanze” Coerente dunque con tutto quanto sopra esposto è il rinnovarsi dell’impegno per costruire, sviluppare, partecipare, animare reti con soggetti di terzo settore impegnati sul versante dei diritti e delle politiche giovanili. La scelta strategica di avere un ruolo “di peso” e “di sostanza” indicata come prioritaria nel congresso 2013 e confermata da tutte le azioni nelle varie reti ha permesso all’Arciragazzi di conseguire i risultati precedentemente rendicontati. Tutte queste collaborazioni sono intese nella prospettiva del fare “alleanza”, nel senso anglosassone di “alliance”, partnership e condivisione di obiettivi strategici quando si attivano collaborazioni di ogni sorta. Questa prospettiva, oggi, deve diventare l’approccio prioritario con il quale si andranno a costruire, a sostenere e a sostanziare il lavoro nelle reti, declinando questo approccio in singoli tavoli nazionali ma operando una sintesi di “posizionamento” a livello di strategia nazionale e, nel contempo, promuovendolo anche sui livelli territoriali, anche attraverso strumenti operativi, come sopra riportato. Un approccio che permetta di consegnare all’Arciragazzi un ruolo di enzima soprattutto nella costruzione, implementazione e sostegno delle Comunità Educanti.

Ma da soli non si va lontano, occorre costruire alleanze di scopo, con obiettivi concreti anche se di ampio respiro Arciragazzi considera limitante ragionare di educazione solo per bambin* e ragazz*. Per noi l’educazione è un processo che riguarda tutt* perché stando insieme si cresce, a qualunque età Partiamo dai più giovani perché una comunità che riconosce i minorenni come cittadini a tutti gli effetti è una comunità più giusta e migliore per tutt* Arciragazzi deve giocare un ruolo fondamentale perché questo accada: con le attività sui territori e con le alleanze e le reti

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2.5 Approccio olistico educativo permanente e associazione come setting per sperimentazione di percorsi di apprendimento, formazione e competenze Riprendendo quanto affermato dal documento congressuale del 2013, Arciragazzi intende porsi decisamente al di fuori di una logica settoriale legata “solo” ai bambini/e e ragazzi/e e ancor di più dalla ristretta visione di un soggetto che opera per realizzare attività educative, sociali e aggregative per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani. Si ribadisce quindi in questa sede che l’associazione guarda a tutte le età e le generazioni, in un logica di educazione “life long”, in cui ciascuno ha la possibilità di apprendere (sperimentandosi su nuovi campi ovvero evolvendo il proprio punto di vista sui campi già noti), approfondendo competenze, aree di formazione individuale, etc. L’essere associazione è da noi inteso come uno “strumento” sia per realizzare contesti in cui le persone possano sperimentare esperienze (di apprendimento sociale, di sviluppo di competenze), sia per agire collettivamente sulle (e nelle) comunità affinché migliorino le condizioni perché ciò possa avvenire. Porre l’accento sulle più giovani generazioni è la chiave di lettura di questo impegno, “dentro” l’associazione e “attraverso l’agire” dell’associazione. Per Arciragazzi dunque la scelta di puntare sul miglioramento delle nostre comunità per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani è una scelta strategica perché la “qualità” dei contesti di vita di tutti si rispecchia in quella delle più giovani generazioni, e viceversa. E’ però evidente che la possibilità di “essere parte attiva” di bambini/e, ragazzi/e e giovani - per ragioni generazionali proprie ma anche a causa dei limitati spazi di azione “concessi” dai più “senior” - di incidere sulle scelte riguardanti la propria vita e di partecipare al “discorso pubblico” (a scuola, nelle comunità, in famiglia, nei processi formativi, nell’avvio della vita indipendente e nel lavoro) è sempre più compressa; da qui nasce a nostro parere la necessità che tutti - di ogni età - qualifichino il proprio impegno di cambiamento a favore di - e, aggiungiamo, “con” - coloro che hanno oggettivamente minori chance, in una prospettiva di miglioramento per tutti. In sintesi, affermiamo che una comunità (quartiere, scuola, famiglia, amministrazione, stato …) in cui bambini/e, ragazzi/e e giovani sono “riconosciuti” pienamente come “cittadini”, agenti nel contesto con le loro istanze (e riconosciuti e messi nella condizione di essere tali, cioè “agenti”, da parte di chi ha maggiori “poteri”, risorse, esperienza), è una comunità con più giustizia sociale, bellezza, in cui ci sono più occasioni, più “educazione” (in senso generale e specifico). La sfida di Arciragazzi è quella di operare per comunità più in linea con questa visione e affinché l’associazione stessa si configuri come un insieme di comunità associative con le medesime caratteristiche, senza settorializzazioni ma usando tutte le specializzazioni eventualmente necessarie, volta per volta e caso per caso, impegnando in ciò persone di ogni età. 2.6. Lo sviluppo delle Comunità Educanti e la promozione dei diritti e della loro affermazione Il tema delle Comunità Educanti è via via in fase di approfondimento in questi ultimi 20 anni. Lungi dal considerare le stesse alla luce delle sole chiavi di lettura legate all’istruzione e alla scuola, è ormai noto che la qualifica di “educante” di un dato contesto è connaturata alla sua organizzazione quotidiana, alle sue dinamiche, alle condizioni materiali di vita, di sviluppo, di sperimentazione personale e collettiva. Una comunità è sempre “educante”, ma non sempre lo è in modo “positivo”; un paese, un quartiere, una scuola, un contesto familiare, anche un gruppo associativo “educa” i propri appartenenti e dalle loro azioni ne è determinato. E’ difficile crescere accoglienti, democratici, empatici, rispettosi dell’altro, disposti all’ascolto, aperti, disposti a coinvolgere e far partecipare etc. in contesti che complessivamente non lo sono. Arciragazzi ritiene che la qualità “educativamente positiva” di una comunità sia collegata alla capacità che la stessa esprime - collettivamente e individualmente - nel riconoscere e nell’applicare i diritti delle persone. L’accento di partenza -

Parliamo di comunità, quindi, “educanti” cioè che sanno riconoscere e difendono i Diritti, che sono costruite per includere e promuovere la cittadinanza di tutt*.

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coerentemente con la storia dell’associazione - risiede nei Diritti Umani sanciti nel 1948 e in ciò che ne deriva, in particolare con la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) ratificata nel 1991 dall’Italia, quindi legge nel nostro paese, non a torto definita dal giurista Alfredo Carlo Moro 20 anni fa una “pedagogia dello sviluppo umano”, cioè una chiave di lettura attraverso cui “guardare al mondo” in termini culturali, operativi, politici, professionali prima ancora che giuridici. Alla CRC si affiancano altre elaborazioni, riguardanti tutti i cittadini e in particolare, in questa sede, ha valore ricordare l’attenzione che ogni società deve porre, per essere fertile, rispetto alla formazione e al coinvolgimento dei giovani come sua parte attiva. Dalla CRC si può desumere una lettura universale, che a nostro parere vale per tutti, secondo cui i diritti afferiscono alle risorse e opportunità materiali di vita, alle occasioni di crescita e sviluppo, alla partecipazione alle decisioni che riguardano ciascuno, alla non discriminazione e alla possibilità di perseguire il migliore interesse possibile (inteso come quella situazione in cui, a sua volta, tutti i diritti - nessuno escluso - vengono realizzati nella misura massima realizzabile, per tutti e ciascuno). Al netto di quanto sopra già espresso circa il potere “trasformativo” (in meglio) che l’agire per/con bambini/e e ragazzi/e e i giovani ha per tutti, in questa sede si riafferma dunque che una Comunità Educante si fonda sul riconoscimento da parte di ciascuno dei diritti, per come sopra espressi, e dall’essere e sentirsi tutti “compromessi” e chiamati in causa per la loro realizzazione. Il cammino in questa direzione, le azioni operative conseguenti, il grado di partecipazione e coinvolgimento che si realizza (anche e soprattutto con loro, i bambini/e, ragazzi/e e giovani), i risultati e gli esiti configurano a nostro parere Comunità che possono qualificarsi in modo positivo come Educanti. Arciragazzi intende lavorare per realizzare queste comunità e per essere essa stessa comunità educante. 2.7 Il consolidamento e lo sviluppo della presenza territoriale di Arciragazzi Oltre ai valori aggregati, è interessante osservare anche l’evoluzione della distribuzione del tesseramento di Arciragazzi scorporando il dato nelle singole Regioni. Si può così osservare come la diminuzione del numero assoluto di tessere sia in realtà concentrata in particolare in alcune aree del Paese (in particolare: Emilia Romagna, Lombardia e Lazio). Il dato è interessante perché conferma l’affermazione fatta all’inizio di questo documento, per la quale alla diminuzione del numero di tessere non corrisponde necessariamente una diminuzione dell’attività dell’Associazione sul territorio. In effetti i territori dove si è osservata la contrazione maggiore in termini di numero di soci/e, sono anche quelli in cui c’era la maggiore concentrazione, su alcuni singoli Circoli, di un numero elevato di tesserati, spesso a loro volta utenti di servizi gestiti dall’Associazione attraverso specifiche Convenzioni con gli Enti Locali. In questi anni, oltre a una generale diminuzione delle risorse dedicate dai Comuni ai servizi per l’Infanzia e l’Adolescenza (vedi i tagli alla L. 285/97), come si è detto sopra si è assistito a un vero e proprio ribaltamento del concetto stesso di sussidiarietà, che in parte aveva ispirato la stagione politica degli anni ‘90. Il mondo del Terzo Settore, anche per una sua responsabilità nel perdere la capacità di innovare e sperimentare su quei servizi che aveva promosso in modo pionieristico, si è ritrovato in questi anni a essere considerato un soggetto erogatore di attività a seguito di bandi e gare di appalto, gestendo per conto dei Comuni o degli altri Enti Pubblici tutti quei servizi (sempre meno peraltro) “istituzionalizzati”. Di fatto, in questi anni, chi non è stato in grado di differenziare e aggiornare la propria “offerta” sul territorio, a fronte della specializzazione di professionalità di altre tipologie di soggetti di terzo settore a cui questo sistema meglio si attaglia, o di mantenere il ruolo proprio dell’Associazionismo territoriale su base volontaria, ovvero quello della “sperimentazione” (il che non significa necessariamente non utilizzare competenze retribuite), è entrato in crisi.

Tornando alla diminuzione del numero dei soc*, è interessante vedere quanto questo sia legato alla chiusura di “servizi” istituzionali (legati ad esempio a bandi pubblici). Dove Arciragazzi ha perso la capacità di sperimentare e innovare ha diminuito il suo “peso”

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In queste due immagini possiamo vedere per ogni regione quant* soc* e quante affiliazioni sono state fatte dal 2010 al 2017

La diminuzione del numero dei soci di Arciragazzi, infatti, da un lato testimonia la scomparsa vera e propria di Circoli che fino a pochi anni fa erano floride realtà presenti su territori nei quali gestivano servizi per conto dell’Ente Locale di riferimento, dall’altro attesta l’impossibilità (sancita da alcuni Comuni) per quei Circoli ancora attivi nell’ambito dei servizi all’Infanzia e all’Adolescenza, di proporre percorsi associativi agli “utenti” dei propri servizi, pena la perdita della Convenzione con l’Ente (come sopra già detto, la tessera come attestazione di adesione all’associazione è - nel contesto di gestione di alcuni servizi in alcuni casi - considerato un ostacolo alla realizzazione del servizio stesso). Queste esperienze, oltre a palesare una miopia e un’incapacità strategica da parte di molti Enti Locali (non si ravvisa alcun impedimento normativo all’adesione di una associazione anche in relazione alla gestione di servizi), devono spingere l’Associazione tutta ad un ragionamento più ampio sulla modalità di presidio del territorio. Dobbiamo da una parte imparare a “misurare” la nostra presenza territoriale con dati diversi rispetto a quello del tesseramento, mantenendo la capacità di ascoltare i bisogni che un determinato contesto territoriale esprime in termini di Diritti e di Educazione a prescindere dai servizi che eventualmente i nostri Circoli sono in grado di offrire nel medesimo contesto e, dall’altra, riprendere confidenza e fiducia nella dimensione associativa che si esprime attraverso l’adesione con la tessera, con le finalità e le prospettive sopra descritte. Affinché questo accada, la strategia di sviluppo associativo di Arciragazzi deve essere pianificata in modo coerente e omogeneo dal livello centrale dell’Associazione, che insieme alle articolazioni e livelli territoriali presenti (a partire dai Comitati Regionali attivi), deve essere in grado di offrire una proposta educativa in senso lato diffusa su tutto il territorio nazionale. Bisogna, riprendendo quanto già accennato, (ri)trovare la capacità di essere “animatori sociali” sul territorio, con e nelle reti, formando i nostri dirigenti in tal senso e costruendo ponti e alleanze con i tanti cittadini e cittadine che condividono la visione Arciragazzi di Comunità Educante fondata sui Diritti ma anche, nel contempo, riattivare con convinzione e fiducia - laddove questa sia la soluzione migliore agli obiettivi di miglioramento delle comunità - la dimensione operativa

Rimanere un soggetto che sperimenta e innova significa avere la capacità di ragionare come Nazionale, condividere proposte e metodi con i territori e agire localmente in maniera coordinata

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associativa con l’adesione che si esprime attraverso il tesseramento; le due opzioni non sono in antitesi. Per realizzare tutto questo, si ritiene importante precisare nel periodo che seguirà il Congresso 2018 gli strumenti di partecipazione alle reti locali e quelli organizzativi/di governance della vita interna all’associazione sopra accennati, con particolare riferimento al rilancio del senso delle Basi Associative come luoghi di presenza attiva sul territorio; sarà altresì utile sperimentare nuovi modelli, più articolati e adatti ai vari ambiti di azione, che possano affiancare il tesseramento tradizionale e segnalare nel contempo la prossimità/vicinanza di persone e altre aggregazioni della società civile al progetto di Arciragazzi. 2.8 Il consolidamento e potenziamento della capacità di proposta e progettazione Coerentemente a quanto sopra, è importante continuare a “tesaurizzare” le competenze espresse dall’associazione per potenziare ancor più la nostra capacità progettuale, a servizio degli obiettivi della mission di Arciragazzi, del consolidamento della rete associativa, delle azioni di advocacy, di rete, etc. Nel corso degli ultimi anni, l’elaborazione progettuale di Arciragazzi a livello nazionale si è fortemente ampliata, seppur con alterne fortune, coinvolgendo sempre i livelli territoriali e nel contempo attivando molteplici contatti di rete. Alcuni esempi significativi sono le due iniziative con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: nel 2015, come capofila della rete PIDIDA, la raccolta e la diffusione di esperienze e partecipazione con il progetto “Partecipare, infinito presente” e il secondo in fase di attuazione per la promozione della partecipazione dei soc* minorenni in associazione. Questa funzione deve essere ulteriormente potenziata, con una ricaduta ancora maggiore sui livelli territoriali e il rapporto di rete con i partner con i quali abbiamo o stiamo imbastendo relazioni significative; si ritiene però possibile sviluppare anche altre direzioni progettuali, innovative rispetto al passato, ad esempio elaborando “strutture progettuali” che siano attivabili anche (e soprattutto) a livello locale e che utilizzino come sistema di riferimento i diritti (dell’infanzia e dell’adolescenza, umani, etc.), così da fornire occasioni operative affinché l’associazione possa proporsi come soggetto implementatore di percorsi di attuazione dei diritti, una funzione culturalmente alla nostra portata e che potrebbe essere “originale” (oltre che utile e coerente con la nostra mission) nel panorama italiano. Per questo è importante consolidare l’investimento – anche economicamente (e laddove possibile attraverso reti e collaborazioni con altri) - sulle competenze progettuali che complessivamente Arciragazzi può proporre e/o alle quali, in situazioni di rete, può aderire. 2.9 Verso la definizione di una pedagogia dei diritti Come è noto, esistono e sono attive diverse proposte culturali pedagogiche che fanno riferimento a varie scuole di pensiero. Una delle più note, che Arciragazzi ha in più casi incontrato sul suo cammino, è la “pedagogia del desiderio”, per fare un esempio. Non risulta che vi sia in Italia una “scuola” pedagogica che si richiami direttamente e in modo esplicito ai diritti, partendo in particolare dai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Vi sono studi, trattati, “introduzioni” e linee di lavoro e ricerca pedagogica che si richiamano ai diritti (un esempio su tutti, l’importante lavoro del centro Diritti Umani dell’Università di Padova) così come vi sono progetti “verso una pedagogia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, con percorsi di formazione e sensibilizzazione ai diritti per insegnanti e soggetti territoriali e anche dossier formativi per la scuola per introdurre la CRC nella didattica curriculare. Arciragazzi stessa

Lo strumento per concretizzare quanto appena scritto è la capacità di conservare e ampliare le competenze progettuali, sempre “al servizio” delle idee e mai il contrario La pedagogia è la scienza che studia i processi educativi; è studiata da diversi punti di vista ma nessuno ne ha strutturata una specificamente sui Diritti: occorre porsi l’obiettivo ambizioso di stimolarne la nascita nell’ambito scientifico nazionale nel sistema universitario

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contribuisce a questi percorsi (si pensi recentemente alla traduzione e diffusione del manuale del Consiglio d’Europa di educazione ai diritti umani per i bambini Compasito, alla traduzione del manuale Rainbow Resources (Risorse Arcobaleno) Compasito Specifico su Sessualità e Genere del Consiglio d’Europa e all’accredito presso il Miur dell’associazione per formazione per insegnanti anche sui temi dei diritti). Non vi è però un corpus coerente che possa definirsi “pedagogia dei diritti” (umani e/o dell’infanzia e dell’adolescenza) che sia elaborato in condivisione tra soggetti accademici accreditati, soggetti istituzionali preposti alla sua diffusione e soggetti dell’educazione non formale (come le associazioni) che possano essere “partner”, insieme alle scuole e agli altri ambiti formativi, della sua sperimentazione. Come associazione abbiamo recentemente affermato (in progetti e documenti vari) ad esempio che prassi educative ispirate segnatamente alla CRC possono essere strumenti di contrasto alla Povertà Educativa e in questo documento riaffermiamo che le Comunità Educanti possono svilupparsi solo “intorno” agli sforzi per realizzare i diritti. In una tale situazione Arciragazzi può porsi un obiettivo ambizioso, cioè di proporre, promuovere, contribuire ad animare un percorso che porti in un tempo medio di pochi anni ad esplicitare una formulazione teorica e pratica compiuta di una “pedagogia dei diritti”, partendo dall’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa azione è nelle corde culturali e nella storia dell’Arciragazzi e potrebbe contribuire a far evolvere il discorso culturale pedagogico complessivo nel nostro paese. 2.10 Verso la costruzione di una Rete nazionale sui diritti e la comunità educante Arciragazzi, in coerenza con quanto sopra già introdotto in premessa, può farsi promotrice di una vera e propria Rete associativa, così come definita dal nuovo Codice degli Enti di Terzo Settore (minimo 100 realtà associative affiliate), che aggreghi tutti quei soggetti associativi che agiscono per la costruzione di una cultura dell’Infanzia fondata sui Diritti e per lo sviluppo di una Comunità Educante consapevole e inclusiva. Oggi l’Associazione conta su una sessantina di realtà affiliate, tra Associazioni di primo e secondo livello. La sfida deve quindi essere quella di allargare il numero dei soggetti che scelgono di fare Rete CON Arciragazzi e IN Arciragazzi, a partire da quelle realtà che già oggi operano nell’ambito dei Diritti e che sono a noi più vicine dal punto di vista ideale e valoriale. Il successo di questo obiettivo dipenderà dall’efficacia delle strategie di sviluppo associativo che riusciremo a declinare in questi anni.

Per concludere il capitolo proponiamo la creazione di una nuova rete “per i diritti” che includa la nostra rete e altri soggetti disponibili ad accompagnarci in un viaggio per i Diritti

3.VALORI La nostra Costituzione è lo Statuto, la Storia Associativa è l’esperienza, la memoria. Tutto ciò è sottinteso e non discutibile ma la cornice valoriale del nostro agire deve essere in contatto con la società e i suoi cambiamenti, le sue evoluzioni. Nell’Assemblea dei Circoli del 2017, in coerenza con la redazione partecipata del presente documento, alcuni gruppi di lavoro hanno riflettuto sul tema ragionando su tre categorie: il riconoscimento dei valori che ci sono, quelli su cui occorre un nuovo investimento e i disvalori che riconosciamo e dai quali vogliamo stare lontani. Queste tre categorie sono state applicate alle seguenti aree: I sistemi di welfare e i rapporti con le Istituzioni La scuola, Le famiglie Il territorio La nostra rete interna

Qualche paragrafo fa abbiamo visto che i valori sono la base del nostro stare insieme: ma questi evolvono nel tempo coerentemente con lo sviluppo delle società I valori fondamentali sono la

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I report puntuali sono a disposizione per chi ne facesse richiesta: la loro sintesi va verso una conferma dei valori fondanti: la partecipazione, la solidarietà anche in termini di sussidiarietà, i diritti. Questi valori fondamentali che l’associazione ripropone come architettura del suo agire trovano nell’approfondimento derivante dal dibattito fra i nostri territoriali ambiti concreti in cui misurarsi e da cui misurare l’efficacia del nostro agire: il tema dello sviluppo delle comunità locali attraverso un sistema di welfare che veda il cittadino (minorenne o maggiorenne che sia) protagonista e risorsa; così come sono risorse le famiglie, di qualunque forma esse siano, da far partecipare e rendere protagoniste delle azioni a livello territoriale; il rapporto con un territorio che conservi memoria e costruisca una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, un territorio che tesse reti in maniera trasparente e che allontani da sé sistemi clientelari, illegali e oppressivi e, quindi di per sé, inefficienti; la costruzione di un modo di fare associazione che promuove la formazione permanente anche in termini di juniorship e seniorship di soci, dirigenti, operatori; una rete che si prende cura dei suoi soci rimanendo aperta alla novità in un sistema coordinato di circolarità di idee, modelli e persone; il mantenimento di una propria identità consapevole e la promozione di percorsi educativi olistici per lo sviluppo della persona nel lavoro di rete e nel rapporto con Istituzioni specifiche e altri soggetti di terzo settore Mantenendo quindi chiari i valori fondanti di Arciragazzi e ribadendone l’importanza, si pone all’ordine del giorno il tema delle strategie per realizzarli, renderli concreti, nella vita interna dell’associazione e nelle sue proposte politiche verso il territorio e le Istituzioni.

Partecipazione, la Solidarietà e i Diritti Crediamo in una società dove il cittadin*, di qualunque età, è protagonista e risorsa Vogliamo un territorio che sappia essere comunità educante Costruiamo un’associazione che si prende cura dei suoi soc* in un’ottica di formazione permanente

4. STRATEGIA 4.1 Dalle criticità alle proposte strategiche Da quanto riportato in premessa e nell’individuazione delle sfide, alla luce delle scelte valoriali di fondo, segue la proposta di 15 impegni in vista del nostro 40° anniversario che cadrà nel 2021: Promuovere una strategia complessiva, nazionale e locale, fondata sui diritti delle persone, a partire dalle più giovani generazioni. Le politiche nazionali e locali sono sempre più arroccate su aspetti specifici ed emergenziali. Si è persa da molti anni una visione strategica complessiva che si ispiri a tutto tondo agli ambiti dell’infanzia, dell’adolescenza e dei giovani e da cui discendano misure specifiche; Arciragazzi intende impegnarsi per la (ri)costruzione di una tale visione generale. Contemporaneamente - e a sostegno di quanto sopra - è necessario continuare a promuovere la “cultura” dei diritti, anche attraverso azioni nuove e qualificate, come ad esempio lavorando affinché venga elaborata una “pedagogia dei diritti”, partendo dai diritti dei bambini/e e ragazzi/e, che possa essere un punto di riferimento nel nostro paese. Promuovere strategie di costruzione di Comunità Educanti fondate sui diritti. La percezione diffusa in Italia, di singoli, famiglie, forze sociali e politiche è spesso quella dell’isolamento, della fatica, dell’inutilità o dell’inefficacia degli sforzi comuni. Questa percezione determina atteggiamenti, scelte, posizionamenti raramente collettivi, in uno sforzo costante a “stare a galla”, a “difendersi” da un mondo percepito come “non amico”. Questo determina diffusi sentimenti di impotenza che non infrequentemente si traducono in chiusura in se stessi o in rabbia. Arciragazzi intende proporre di

Promuovere, soprattutto tra i “decisori”, una visione di welfare basato non solo sull’emergenza ma sulla capacità di investire sulle persone, promuovendone i Diritti Promuovere la “pedagogia dei diritti” Investire sulle comunità educanti

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ripartire dalle nostre comunità, affinché siano “educanti” ed “educative” in senso positivo, fondando le stesse sulla comune visione dei diritti delle persone e dei più giovani. Riconoscere e contrastare i fenomeni di Povertà Educativa e di impoverimento dei percorsi formativi, a partire da quelli non formali. La Povertà Educativa è stata “definita formalmente” da pochi anni, come processo di deprivazione di stimoli all’apprendimento di competenze, cognitivo, relazionale, sociale e comunitario. Colpisce bambini/e e adolescenti (e si traduce in esclusione per le giovani generazioni). Arciragazzi ritiene da una parte che vi sia una grande responsabilità da parte delle comunità intese come collettività di soggetti fra loro in relazione, con cui e in cui i singoli “giocano” la loro vita; come associazione, Arciragazzi può dare il proprio contributo principale nel campo dell’educazione non formale e collaborare con i soggetti civili, le scuole, le famiglie e le istituzioni affinché la qualità educante dei contesti di vita contribuisca a contrastare la Povertà Educativa per bambini/e e ragazzi/e. Ciò, però, senza dimenticare che la genesi di questa povertà risiede nella forma e dell’organizzazione che gli adulti danno alle comunità. Sconfiggere la Povertà Educativa significa lavorare prima di tutto tra e con coloro che “presidiano” i processi educativi, direttamente o indirettamente. In questo sforzo gioca una parte non irrilevante la condizione degli adulti, delle famiglie. Si assiste alla moltiplicazione delle fatiche (vere e/o percepite) del vivere quotidiano, al crescere del senso di solitudine, del fatalismo e le stime del dilagare del cosiddetto “analfabetismo funzionale” (di adulti e giovani) sono allarmanti. Tutto ciò non può non riverberarsi sui processi educativi “promossi” per i più giovani. Occorre quindi agire con e per i bambini/e e ragazzi/e e giovani così come con/su gli adulti e le loro aggregazioni, pena l’inefficacia degli sforzi. Promuovere nello specifico i diritti, la partecipazione e la cittadinanza attiva di bambini/e e ragazzi/e, nelle comunità e in associazione. Nella perdita complessiva di visione generale per l’infanzia e l’adolescenza sopra denunciata, sembra riprendere forza il concetto infondato e sbagliato in ogni senso secondo il quale “i diritti sono un lusso”, che si debba agire “sulle emergenze” considerate “vere”. In questa visione non solo perdono forza tutto il percorso e tutte le competenze pur acquisite nel sistema italiano circa i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (spesso considerati come “accessori”, non efficaci, o solo richiami teorici e utopistici) ma anche il riconoscimento di bambini/e e ragazzi/e come soggetti attivi di tali diritti, partecipi (e capaci di partecipare) delle scelte della loro vita. Riprendono forza parole come “destinatari”, “utenti” o peggio - in un linguaggio paramilitarizzato - “target”, si intende sempre di interventi e azioni che perseguono il “loro bene” (superiore interesse), altrove deciso. Queste tendenze sono da contrastare e da invertire, con tutti gli strumenti culturali, operativi e progettuali a disposizione, dentro e fuori l’associazione. Promuovere il protagonismo giovanile e in generale il “patto fra generazioni”. Parimenti al misconoscimento della qualità di “cittadini attivi” di bambini/e e ragazzi/e intesi come minorenni, si assiste ad un paradossale discorso pubblico che da una parte “denuncia” l’esclusione dei giovani (dalla vita civile/sociale, dalla politica, dai processi di formazione e dal lavoro) e dall’altra diminuisce di fatto gli spazi di apertura sociale ai giovani stessi, negli stessi ambiti in cui si riscontra l’esclusione. Con uno strabismo che sembra strutturale, non si vede la frattura del “patto generazionale” che dovrebbe attraversare le dinamiche della società. Questo patto, e la conseguente disponibilità a “lasciare spazio” avendo avuto cura di costruire “setting” protetti (seppur con graduale diminuzione di protezione, come si conviene ad ogni processo di crescita ed educazione), la cui attivazione è in fondo il compito di coloro che hanno maggiore esperienza nei confronti di coloro che ne hanno meno, è il campo in cui è necessario ricominciare a giocare. Arciragazzi, a partire dalla sua organizzazione e come sfida nelle comunità in cui opera, è impegnata in questo sforzo.

La povertà educativa è stata riconosciuta da pochi anni; Arciragazzi contrasta tale fenomeno intervenendo nella società, nelle sue politiche educative, agendo per e con gli adulti Passare dagli interventi di emergenza a quelli di promozione dei Diritti è cambio culturale, faticoso ma necessario Così come Arciragazzi da sola rischia di non farcela, non possiamo immaginare azioni esclusivamente rivolte a bambin* e ragazz*: occorre facilitare la costruzione di patti tra generazioni in cui adulti e più giovani condividono percorsi L’Arciragazzi del 2018 non è e non può essere la stessa di 30 anni fa: molte azioni sperimentali di allora sono patrimonio oggi comune e

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Precisare la mission operativa dell’associazione, sia a livello nazionale che territoriale. Una associazione che si avvia al traguardo della sua quarta decade di vita, spesa in un tempo in cui il mondo è cambiato più volte, può e deve “fare il punto” circa la propria mission e “utilità” nel panorama italiano e nei territori dove agisce. Aver aperto la strada a molteplici filiere (dall’affermare la dignità educativa dell’extrascuola alla sua nascita, passando per l’affermazione dei diritti all’animazione del percorso che ha portato alla legge 285/97 fino al sostegno convinto ai processi delle città amiche dei bambini la cui elaborazione in gran parte va a ricadere sull’attuale concettualizzazione delle “comunità educanti”, nel contempo sperimentando tra le prime associazioni il valore degli scambi giovanili all’estero e anche inedite forme di solidarietà, come la prima rete “senza steccati” con Agesci negli anni ‘80 che portò alla prima esperienza in Italia di “affido a distanza” con i bambini palestinesi della prima Intifada …), tutto questo può e deve da una parte renderci orgogliosi e dall’altra contenti che molto di quello che abbiamo per primi sperimentato (fosse anche il giocare con il paracadute) sia ora condiviso da molteplici soggetti. I tempi sono maturi - e anzi si sente l’esigenza - di procedere in campi più avanzati, o semplicemente diversi o diversamente definiti. Ciò comporta una riflessione non tanto sui nostri valori quanto sulla nostra mission operativa, a livello nazionale e territoriale, da cui discendano anche chiarificazioni circa le attività che nel nostro 40nnale vorremmo ci rappresentassero. Aggiornare e sistematizzare i “metodi” di lavoro educativi arciragazzi: l’approccio facilitatorio, l’animazione, l’attenzione ai processi associativi, la formazione, l’approccio scientifico. Vogliamo essere associazione educativa “non settoriale” ma capace di utilizzare le specializzazioni laddove e quando necessarie. L’affermazione originaria della prima Arciragazzi che proponeva un profilo “educativo” per ogni adulto oggi è superata solo dalla consapevolezza che anche bambini/e e ragazzi/e agiscono in modo “educativo”, per se stessi, per/con gli altri, per/con gli adulti. L’educazione è un processo in cui si agisce a rimbalzo, gli uni verso gli altri, tutti verso gli individui e viceversa. In questo contesto, l’intenzionalità educativa, ovvero la “scelta” dei valori sui quali fondare il setting, il “campo da gioco”, sta in primis nelle mani di chi ha più “potere” (nei processi, nelle situazioni) ed esperienza, quindi negli adulti, non mancando di potenza (significativa) il portato educativo di bambini/e, ragazzi/e e giovani gli uni verso gli altri e nelle relazioni peer to peer. Rendere progressivamente consapevoli gli attori in gioco nella relazione educativa, ciascuno con i propri mezzi e le proprie competenze, è un compito che l’associazione sta facendo progressivamente proprio, nelle elaborazioni teoriche e nelle pratiche più avanzate. La consapevolezza delle competenze “educative” di ciascuno verso gli altri, nei diversi ruoli e nelle diverse posizioni, si sostanzia nell’idea che ciascuno può essere responsabile di parte del processo educativo verso se stesso/a e gli altri, con una funzione quindi di “facilitazione” dei processi, perché - letta in termini “ludici” - nella relazione educativa ciascuno “gioca per sé e per/con gli altri”. Aggiornare e sistematizzare questa felice intuizione (“felice” perché ci restituisce il valore e la bellezza dei processi condivisi e dello stare con gli altri) è un compito alla portata dell’Arciragazzi. Aggregare interessi e condividere percorsi, anche “oltre la tessera”. Oggi la condivisione di obiettivi comuni fra persone può sostanziarsi non solo attraverso l’adesione completa intesa in senso tradizionale con le tessere. Questo vale per Arciragazzi così come per numerose associazioni, forze sociali e politici che vedono “sostegno” al di là dell’appartenenza strutturale. Leggere questo fenomeno ed elaborare strumenti attraverso i quali possano costituirsi alleanze e “cammini comuni” con persone al di là dell’appartenenza all’associazione è una sfida nuova che è interessante esplorare. Il gioco, il gioco, il gioco! L’evidenza del gioco come attività implicitamente e spontaneamente educativa, oltre che culturale, ad ogni età e addirittura come modalità di comunicazione che travalica l’umano e ci pone in connessione con altre specie animali con le quali “giocando ci capiamo”, è ormai acclarata. Eppure il gioco -

questo è un bene. Occorre continuare a riflettere su che associazione vogliamo essere e come concretamente farlo Dobbiamo tenere aggiornati metodi e strumenti, l’educazione è un “gioco” che si gioca insieme agli altri Andare oltre il tesseramento per qualificare condivisione di intenti in una scala più ampia: si può sostenere l’associazione e sostenere i suoi obiettivi anche senza associarsi formalmente Continuiamo a considerare il Gioco un elemento educativo fondamentale: le comunità che non solo lo permettono ma che lo promuovono possono dirsi “educanti”

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che per i bambini/ragazzi è riconosciuto “per legge” come un diritto ai sensi della CRC - è negletto, bistrattato, considerato accessorio, disturbante (della quiete del vivere pubblico, niente di meno!). Esso è espunto dalla nostra vita, anche adulta, se non nei recinti “consentiti” (e controllati) definiti da un dilagante consumismo (anche emozionale). L’organizzazione delle priorità adulte, delle città e delle “agende” che ricadono anche sui bambini, considera il gioco, più o meno dichiaratamente, “una perdita di tempo”. Riscoprire il lato ludico della nostra esperienza di vita e restituire contesti di gioco ai bambini e ai ragazzi è un indicatore della qualità della vita di tutti, oltre che una necessità, una dichiarazione di amore e di libertà, una disposizione al nuovo e all’inconsueto, per ciò che “diverge” e quindi, con la stessa etimologia, per ciò che diverte, che strappa un sorriso, un grido, una corsa, un battere le mani. Giocare è la dimensione naturale dell’Arciragazzi. Nel giocare ci riconosciamo e per il giocare dobbiamo lavorare, progettare, battagliare (per finta, per gioco, quindi per davvero!) per sempre. Ridefinire e implementare l’azione sussidiaria di Arciragazzi attraverso i tre livelli associativi: territoriale, regionale e nazionale. La “ristrutturazione” della forma dello stato italiano dopo la modifica costituzionale del 2001 ci ha consegnato un’Italia che nelle intenzioni doveva divenire “policentrica” con competenze diversificate a livello nazionale, regionale e locale. In 15 anni e più la situazione è purtroppo diversa, con una frammentazione “strutturale”, sovrapposizioni di competenze, vuoti, sperequazione fra diversi contesti e parti del paese. Tutto questo non è solo ascrivibile alle modifiche costituzionali, che però hanno contribuito - con la loro incompleta e confusa attuazione - a peggiorare il quadro. Arciragazzi ha adeguato la propria struttura interna alle modifiche della forma dello stato e anche avviato un “riordino” generale delle competenze di tre livelli - nazionale, regionali e locali - che è ancora in essere, il quale deve tenere conto della frammentazione del panorama italiano con la consapevolezza, però, che è inevitabile agire in questa direzione se si vuole “agire” in modo efficace sulle politiche, sulle scelte amministrative ed essere adeguati alla quadro amministrativo entro cui si opera a livello locale. Vanno quindi potenziati gli sforzi avviati per qualificare le azioni dei tre livelli dell’associazione, nel contempo chiarendo anche le mutue relazioni fra gli stessi, con strumenti condivisi e comuni di “governo” e di azione (linee guida, kit, strumenti operativi, etc.). Operare su vasta scala, a livello nazionale e locale, in rete e con network per promuovere le finalità associative. Le sfide che Arciragazzi si pone non possono essere perseguite da soli. Non solo a causa delle dimensioni dell’associazione ma anche - e soprattutto - perché le azioni che l’associazione vuole perseguire sono necessariamente legate alla condivisione di una comune cultura. Per queste ragioni - all’interno in primo luogo del mondo del terzo settore, Arciragazzi è parte attiva di reti e network, con un impegno che deve qualificarsi sempre più, a tutti i livelli. Promuovere e animare un percorso di costruzione di una Rete Nazionale impegnata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il nuovo Codice del Terzo Settore prevede una fattispecie di “grande” associazione, le “reti” di organizzazioni ETS (Enti del Terzo Settore) che condividono una mission comune. Su questo terreno, sia “utilizzando” i nostri territoriali sia (soprattutto) con altri soggetti associativi, è possibile promuovere una “rete” - ai sensi della nuova normativa del terzo settore - che rappresenti in modo non informale istanze legate ai diritti. Consolidare e sviluppare l’orizzonte internazionale di azione dell’associazione. Arciragazzi “nasce” con una visione che travalica i confini italiani. Nel tempo questo impegno ha visto all’opera alterne energie ma la prospettiva rimane coerente con le finalità associative. Sono stati nel corso di questi ultimi anni ripresi contatti e relazioni operative, soprattutto a livello europeo, che devono essere ulteriormente sostenuti, praticati, nutriti.

Arciragazzi è costituita da tre livelli associativi: il territorio, le regioni e il nazionale. Questa suddivisione dovrebbe corrispondere alla forma dello Stato Italiano ma ancora non lo è: dobbiamo adeguare il rapporto dei nostri tre livelli tra di loro in modo che possano interagire al meglio con i meccanismi di funzionamento della “macchina” italiana Dobbiamo investire sulla struttura associativa: occorre costruire e condividere strumenti operativi, linee guida e di azione per le azioni nazionali, regionali e locali di Arciragazzi E’ importante promuovere alleanze e reti basate sui Diritti per la nascita di una rete di Terzo Settore per la promozione dei diritti Allarghiamo l’orizzonte oltre l’Italia senza dimenticare da dove veniamo Raccogliamo e facciamo conoscere la storia di Arciragazzi

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Sistematizzare e tesaurizzare la storia associativa di Arciragazzi. Verso i nostri 40 anni, Arciragazzi dispone di una “storia” significativa che può essere utile sia come base della nostra identità sia come stimolo per soggetti e persone con cui intraprendiamo cammini condivisi. Dotare l’associazione di un set di strumenti di governo dei processi, interni ed esterni, adeguati all’attuale situazione e coerenti con le finalità associative e le proposte strategiche elencate. Infine, e a compendio di tutto quanto sopra espresso, è necessario che Arciragazzi si doti di elaborazioni e strumenti operativi per poter meglio qualificare la propria organizzazione, i metodi, gli strumenti di governo dei processi e di partecipazione alle reti, etc. Gli ambiti da approfondire sono numerosi, quindi è utile avviare il percorso, prima possibile e mettendo insieme tutte le forze disponibili presenti in associazione. 4.2 Rete nazionale per l’elaborazione di una pedagogia dei diritti La ricerca pedagogica in Italia e all’estero è sempre in evoluzione e dall’approvazione a livello internazionale della CRC vi sono stati tentativi e “laboratori” di pensiero pedagogici che hanno intrapreso un cammino sulla strada della formalizzazione di una “pedagogia dei diritti” (in questo caso dell’infanzia e dell’adolescenza). Questi ambiti stentano però a farsi pratica e a diffondersi e comunque non è ancora ben definito un corpus coerente che possa essere definito una “scuola” pedagogica che assuma la CRC come quadro di riferimento. Operando insieme ad accademici e studiosi e nell’ambito delle reti di terzo settore a cui aderisce, in un’ottica di ricaduta concreta dei sistemi di pensiero più “teoretici” (inevitabili in un tale frangente) Arciragazzi può contribuire a proporre la sistematizzazione, sperimentazione e diffusione di un riferimento pedagogico “formale” che si sviluppi in questo senso. Siamo certi che ciò potrebbe essere uno strumento importante per il nostro paese, a prescindere dall’associazione stessa e già lo sforzo e i passi per arrivarvi potrebbero restituire importanti strumenti, lezioni, stimoli che contribuiscano alla promozione di una cultura “operativa” legata ai diritti. 4.3. SEP (stakeholder engagement policy) e suoi possibili esiti: dalla rete nazionale sui diritti alle azioni condivise con le reti storicamente prossimali, fino agli strumenti di “alleanza” oltre lo strumento della tessera Nell’ottica di qualificare le mutue relazioni fra Arciragazzi e tutti i possibili soggetti, individuali e collettivi, istituzionali e non formali, è necessario adottare uno schema che armonizzi i nostri scopi con i nostri valori. Uno dei concetti base più forti in Arciragazzi - che richiamiamo più volte e che in diverse forme è espresso e rilanciato nel presente documento - riguarda la “partecipazione”. Il “fare con” è un tratto distintivo, dal livello teorico a quello operativo, dell’associazione. In questa direzione, uno strumento a cui guardare con attenzione è il modello della SEP: stakeholder engagement policy, che potrebbe essere tradotto con “strategia di relazione e coinvolgimento con i portatori di interesse”, laddove i “portatori di interesse” sono coloro che si ritiene possano esprimere/avere interesse nell’azione di Arciragazzi ovvero coloro con cui Arciragazzi è interessata a relazionarsi (in ragione di un beneficio che si propone, di una scelta valoriale, etc.) e la relazione/coinvolgimento definisce “l’ingaggio”, inteso come fattivo rapporto, non passivo o uniderizionale, gradazione di partnership. La “strategia” risultante è in realtà, nella terminologia inglese, una “policy”, cioè comporta azioni concrete, risultati misurabili, adozione di strutture, risorse e metodi per realizzarla. Un approccio che guardi al modello della SEP consente di: a) Definire i soggetti con i quali si è in relazione e il perché di questa relazione

Elaboriamo strumenti di lavoro, di governo delle azioni e metodologie comuni Collaborare con enti, accademici, università, scuole per promuovere l’elaborazione formale della “pedagogia dei diritti” Individuare con precisione i soggetti, singoli e collettivi, con i quali agiamo/vogliano agire e definire per ciascuno obiettivi, metodi di lavoro, strumenti di collaborazione

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b) Individuare i principi sui quali si intende impostare la relazione c) Individuare, per ogni soggetto, come declinare tali principi d) Precisare quali strumenti concreti “sanciscono” questa relazione, per ciascun

soggetto In un siffatto modello generale è possibile considerare tutti i casi fin qui elencati: i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti, i professionisti, le istituzioni, le altre organizzazioni, le scuole, etc., coloro che aderiscono (o possono aderire) con la tessera ad Arciragazzi e coloro che sono con essa in una diversa relazione, ancorché prossimale, etc. Parlando di partecipazione, Arciragazzi è culturalmente vicina a modelli, alcuni già standardizzati (come la scala di Roger Hart, i modelli di Gerison Lansdown) e altri relativamente nuovi (il modello Lundy) che, seppure declinati per l’infanzia e l’adolescenza, offrono uno schema di riferimento estendibile a tutti. La proposta strategica, qui sintetizzata e ripresa nel dettaglio in allegato, è quella di adottare un modello - declinando nel nostro contesto l’approccio metodologico della SEP - comune di lettura/analisi e “progettazione” delle relazioni di Arciragazzi con i vari soggetti, tutti i soggetti, che sia rigoroso, non estemporaneo, verificabile e perseguibile. 4.4 Strumenti di governance, linee guida, modelli, modalità e accompagnamento di implementazione della vita associativa Quali che siano le scelte di azioni prioritarie, nell’ottica di un approfondimento generale degli strumenti di gestione e di funzionamento di Arciragazzi, deve ulteriormente consolidarsi una strategia di azione al servizio dello sviluppo associativo, in parte in questi anni già avviata; definire azioni formative rivolte a giovani volontari e volontarie che vogliano impegnarsi nella costituzione e nello sviluppo di Circoli sul territorio; definire “kit” o “linee guida” disponibili per tutti i soci/e e circoli contenenti strumenti da utilizzare nelle proprie attività quotidiane. Di seguito si riporta in tabella una lista di possibili campi in cui è emersa la necessità e l’utilità di approfondire e precisare gli strumenti presenti o di svilupparne ex novo (la tabella si intende come indicativa, un elenco per la riflessione del Congresso e del successivo Consiglio Nazionale):

Tipologia Descrizione sintetica Note

Azioni riferite a coloro che sono impegnati a livello nazionale

Compiti e ruoli dei referenti regionali

Alcuni di questi compiti e ruoli sono stati discussi e approfonditi e possono essere aggiornati; in altri casi è utile precisarli.

Compiti e ruoli dei referenti delle Basi Associative Nazionali

Compiti e ruoli di eventuali figure funzionali definite in seno al – o dal – CN

Compiti e ruoli di funzioni tecniche (progettazione, comunicazione, tesseramento, etc.)

Linee guida/kit

Statuto, Atto Costitutivo, Regolamenti …

Statuto tipo AR a cui adeguarsi (rif codice TS, alcuni elementi chiave come i soci minorenni, la partecipazione, la strutturazione per basi,

Adottare linee guida, strumenti e modelli di lavoro comuni per la realizzazione della vita associativa e delle attività di Arciragazzi La tabella qui a fianco è uno spunto per discutere compiti, ruoli e funzioni dei dirigenti e delle dirigenti dell’associazione e dei livelli operativi della stessa

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etc.)

Sistema organizzativo dell’associazione

Considera la presenza/funzionalità delle Basi Associative nei territoriali, delle figure tecnico/amministrative obbligatorie, etc.

Metodologie generali di funzionamento delle Basi Associative

Organizzazione interna del lavoro e metodologie che qualifichino come Arciragazzi l’attività

Metodologie della relazione democratica: consenso, delega, “cerchio” …

Strumenti per i processi decisionali

Minorenni in associazione

Strategie e opzioni per assicurare la presenza e l’azione “come soci” dei minorenni in associazione

Modelli di schemi di progettazione basati sui diritti

Strumenti per la progettazione locale, regionale e nazionale centrata sulla “struttura” dei diritti

Gestione del tesseramento

Vedi vademecum già disponibile

Gestione del Bilancio e del Bilancio Sociale

Anche ai sensi del nuovo Codice del Terzo Settore

Sistema delle rappresentanze sussidiarie ai vari livelli

Precisa le modalità di lavoro, i compiti, il processo di assunzione di incarico e di verifica/validazione dello stesso nelle situazioni di rappresentanza di un livello associativo in uno degli altri (circolo → Regionale; regionale → nazionale; etc.).

Ruoli e funzioni dei tre livelli associativi

Si veda come esempio la bozza di funzioni previste dal doc congressuale 2013

SEP (Stakeholder Engagment Policy); sua elaborazione e implementazione

Fornisce per i tre livelli associativi un modello standard di analisi degli interlocutori e di definizione delle relazioni che si intendono attivare con essi, quindi conseguentemente degli strumenti per realizzare tali interlocuzioni

Patti Patto soci/associazione

Declina in termini di responsabilità e diritti il valore della “tessera”

Patto interno fra i livelli associativi

Fra Circoli e Regionali; fra Circoli e Nazionale; fra Nazionale e Regionali. Potrebbe essere contestuale all’affiliazione

Patti di collaborazione (nome temporaneo)

Individuazione di formule e strumenti per sancire la collaborazione e la “vicinanza” di persone agli obiettivi dell’associazione senza

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che questa si debba tradurre in una adesione con tessera

Patti di alleanza esterna con soggetti collettivi e organizzazioni

A seguito dell’esito del lavoro della SEP, il Patto di Alleanza Esterna declina a seconda degli interlocutori esterni le caratteristiche del mutuo coinvolgimento e della mutua relazione fra il soggetto AR (locale, regionale, nazionale)

4.5 I tre livelli associativi e i rapporti fra di loro Il Congresso del 2013 ha da una parte riaffermato l’imprescindibile valore dell’azione territoriale che si esprime con i Circoli e dall’altro ha sancito la strutturazione a tre livelli dell’associazione: nazionale, regionale e territoriale, livelli fra loro sussidiari ma che esprimono nel loro complesso l’azione e la presenza di Arciragazzi. Al netto delle “sfide” riportate nel presente documento circa le ragioni per le quali si intraprendono attività locali e i modi, gli obiettivi e le metodologie con le quali queste si realizzano, ampiamente approfondite sopra, emerge in questo passaggio congressuale del 2018 la necessità di riaffermare la validità della tripartizione dei livelli associativi e delle loro funzioni (si veda di seguito) ma di lanciare anche un nuovo tema, cioè quello dell’analisi (e quindi della cura) delle “relazioni” che vi sono fra le varie “parti” di arciragazzi (Circoli con Circoli, regionali e nazionale; regionali fra di loro e con il livello nazionale; il tutto ovviamente in entrambe le direzioni). La prossima consigliatura Arciragazzi, nel generale impegno al riordino/approfondimento/precisazione dei vari aspetti dell’azione e delle caratteristiche dell’associazione, deve concentrarsi anche su questo argomento. 4.6 Sviluppo associativo Il Valore dell’Associarsi è un tema che è stato molto dibattuto in Arciragazzi negli ultimi anni, tanto da formare oggetto degli ultimi tre documenti congressuali approvati negli ultimi dieci anni. Il tema del dibattito è stato quello di definire una proposta associativa visibile, rivolta anche a chi oggi non è socio dell’Associazione. L’Associazione, al netto di quanto già sopra descritto circa il tesseramento “massiccio” di soci in relazione alla gestione dei servizi occorsa negli scorsi anni, si è dimostrata in generale capace di far percepire il “valore” di essere socio o socia a chi già ha scelto di aderire all’Arciragazzi, spesso attratta dalla qualità dei percorsi e delle attività proposte su un determinato territorio. Maggiore difficoltà si è invece da sempre riscontrata nel far percepire tale valore alle persone o alle forze che non intercettano sul proprio territorio una proposta educativa direttamente rivolta a loro. Di fatto oggi Arciragazzi esiste solamente per i propri soci e socie da un lato, e per quelle realtà associative e istituzionali con cui quotidianamente ci confrontiamo nella nostra azione politica e di rete. I numeri e l’ampiezza delle sfide ricordate sopra ci ricordano che questo non è più sufficiente, che è necessario allargare la platea dei soggetti cui ci rivolgiamo, con una proposta educativa e politica visibile e che sia percepita come tale da ogni soggetto potenzialmente interessato a fare un percorso CON Arciragazzi, non necessariamente IN Arciragazzi.

Precisare non solo le funzioni e i ruoli del nazionale, dei regionali e dei circoli ma anche le relazioni fra queste diverse parti dell’associazione Chi è soci* attivo di Arciragazzi sa perché lo è diventato e condivide le finalità ma è difficile far capire agli “altri” i valori dell’associazione Dobbiamo trovare modi di far conoscere l’associazione e di intercettare organizzazioni e persone che “ci stanno cercando senza saperlo” per dargli opportunità di partecipare, fare volontariato, cambiare il proprio territorio.

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Anche alla luce della proposta metodologica sopra esposta (e di seguito declinata) riferita alla SEP, le azioni strategiche da mettere in campo dovranno essere di due tipologie: SVILUPPO ASSOCIATIVO VERSO I POTENZIALI SOCI/CIRCOLI → è necessario mettere in campo azioni che diano visibilità all’offerta educativa dell’Associazione su tutto il territorio nazionale, coadiuvando e supportando i Circoli già esistenti sul territorio a intercettare i bisogni e le esigenze dei bambini/e, ragazzi/e, giovani e famiglie, così come i potenziali volontari che volessero aderire ai percorsi formativi che l’Associazione mette in campo; allo stesso modo la struttura Nazionale, con l’aiuto dei Comitati Regionali attivi, deve definire una strategia di intervento che punti ad aumentare il numero di Circoli sul territorio, definendo percorsi di insediamento territoriale in quei contesti dove l’Associazione non è presente. Per intercettare quei soggetti e quelle forze potenzialmente interessate a un percorso associativo in Arciragazzi, è necessario innanzitutto essere visibili in quel determinato territorio con una strategia comunicativa ad hoc, dall’altro lato chi si rivolge all’Associazione a tale scopo deve poter trovare una struttura in grado di supportare tale sforzo, in termini di formazione, tutoraggio, progettualità e strumenti metodologici; SVILUPPO (DI COLLABORAZIONE) VERSO I POTENZIALI COMPAGNI DI VIAGGIO/SOSTENITORI DEI NOSTRI OBIETTIVI → oltre a proseguire la proficua azione di Rete che vede Arciragazzi protagonista nei molti contesti in cui tale azione si svolge, dal Forum Terzo Settore alle alleanze per i Diritti dell’Infanzia (Pidida e Gruppo CRC in primis), è necessario rivolgersi a chi, privato cittadino e Associazione, vede nei valori e nel metodo di Arciragazzi una risposta alle sfide educative all’enorme deficit di Diritti che subiscono nel Paese i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze. Insegnanti, Educatori e Educatrici, Famiglie… ma anche Architetti/e, Avvocati/e, Amministratori/trici, Giornalisti/e…. Arciragazzi deve essere in grado di rivolgersi a semplici cittadini e cittadine come parte di una comunità educante che possono e devono fare la differenza per la costruzione di una società “a misura di bambino”, promuovendo una cultura dei Diritti e dando la possibilità a chiunque condivida la nostra visione di contribuire nel proprio quotidiano con azioni concrete. E’ necessario definire una vera e propria “scala della condivisione e delle relazioni” (uno degli aspetti che può essere affrontato con il modello della SAP), declinando le diverse modalità (in termini di tempo, di risorse, di impegno nel proprio contesto lavorativo o familiare, etc.) con cui sia possibile “aderire” ai percorsi e agli obiettivi di Arciragazzi anche senza aderire necessariamente a un percorso associativo strutturato con la tessera. 4.7 L’approccio olistico Possiamo definire tale l’attenzione verso la persona in senso globale, tenendo conto degli aspetti fisici, cognitivi, emozionali e relazionali, valorizzazione dell’individualità, in contrasto ad un panorama che invece tende sempre a settorializzare, segmentare, “ridurre” la complessità all’analisi delle sue parti senza troppo curarsi né delle relazioni fra le cose e le parti né tantomeno degli effetti complessivi delle azioni su singole parti. I casi sono sempre più diffusi, nei processi di apprendimento, di esclusione sociale, di aggregazione, di relazione. Per tutti, a cominciare dai bambini/e, ragazzi/e e giovani ma estendibile a tutte le età. A livello educativo, è invece la capacità di equalizzare l'azione sul complesso di tutte le istanze, le aspirazioni (i problemi, i desideri, etc.) che crea la relazione di scambio e un rapporto funzionale alla crescita dell’individuo. Nella fattispecie dell’azione principale di Arciragazzi, i giovani e giovanissimi non possono essere considerati passivi fruitori (di servizi, di “forniture”), “destinatari” o, peggio, “target” (con un linguaggio desunto dall’ambito militare) di azioni di contrasto al disagio e all’emergenza.

Nuovi soc*, quindi, ma anche nuovi modi di stare in associazione sostenendola non necessariamente aderendovi collaborando attivamente: si possono fare patti tra organizzazioni ma anche tra persone Non siamo fatti di pezzi attaccati con lo scotch né la somma dei nostri problemi o dei nostri desideri. Siamo questo e altro, tutto insieme. Vale per gli adulti, per i bambini, per i ragazzi e per i giovani Nell’azione educativa ciascuno acquisisce un ruolo di facilitazione verso gli altri, verso l’esplorazione, la conoscenza e la trasformazione di sé e del mondo … adulti, bambini, ragazzi e giovani sono tutti “facilitatori”, gli uni verso gli altri e con i propri mezzi, ruoli e competenze, in una relazione educativa

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4.8 L’approccio facilitatorio L'azione educativa non avviene mai in un vuoto, ma è “situata” in un contesto, composto da individui e dalle loro interazioni, oltre che da elementi materiali (spazi, tempi, oggetti). Dal contesto si attingono risorse, ed è sui contesti di vita che l'azione educativa vuole calibrarsi per generare cambiamento. Fondamentale è saper leggere i contesti nei quali si lavora e, in base ad essi, saper differenziare la propria azione. Arciragazzi promuove una comunità consapevolmente educante, centrata sui diritti, dove i giovani e i giovanissimi hanno un ruolo attivo e sono portatori di competenze, abilità, esperienze, linguaggi, bisogni… Allo stesso tempo essi sono partecipi di esperienze calibrate su misura per loro, momenti di formazione, progettazione, integrazione e socializzazione attraverso la relazione e il confronto. Questo richiede un continuo sforzo di connessione con il mondo in cui si è inseriti: già a partire da questo l'azione educativa si fonda sull'essere e sull'osservare, oltre che sul sapere. Tutto questo mediante forme di apprendimento esperienziale che partendo dall'esperienza, dal fare, si traducono in elaborazioni e quindi in pensieri. Questo approccio privilegia la partecipazione, il coinvolgimento diretto, la valorizzazione delle competenze acquisite sul campo. Quanto più un'esperienza è in grado di attivare ed integrare le risorse fisiche, emotive, cognitive e relazionali, tanto più risulta significativa per la persona. Il ruolo che ciascuno gioca nella relazione che così di qualifica “educativa” è di mutua facilitazione (ciascuno con i ruoli e le competenze che assume): nel gioco, nella comunicazione, nel fare esperienze di sé e del mondo, etc. 4.9 Formazione continua Arciragazzi sostiene e realizza una concezione della Formazione, come un percorso di crescita continuo e trasversale a tutte le età, che consenta il potenziamento delle capacità dell'individuo, l'acquisizione di nuove competenze, la condivisione e la creazione di diversi e nuovi punti di vista. Si tratta di un processo continuo sia in termini di tempo, poiché l'apprendimento è un processo che avviene lungo tutto l'arco della vita (life-long learning), che in termini di spazio, dal momento che la possibilità di apprendere si sviluppa in ogni ambito di vita (life-wide learning). In tal senso Arciragazzi utilizza la trasmissione circolare dei saperi e lo scambio delle competenze poiché la dimensione di gruppo sostiene e genera apprendimento. I saperi e le competenze individuali, una volta socializzati, messi in condivisione, diventano bene comune e fanno crescere, non solo gli individui, ma la comunità intera. Sperimentare in gruppo consente il confronto, amplifica la carica creativa ed apre a prospettive a cui l'individuo, singolarmente, non può accedere. Inoltre Arciragazzi propone ed applica sistemi decisionali basati sul consenso. L'attenzione è centrata sul processo, che dev'essere partecipativo. Lavorare sul consenso vuol dire evitare di prendere decisioni a maggioranza o ricercare l'unanimità a tutti i costi. L’obiettivo sarà tener conto del contributo di tutti nel modo più efficace a prescindere dal ruolo ed età. Le azioni educative non hanno esiti definiti e omologabili. Stare nella relazione educativa significa aprire all'imprevisto, confrontarsi con l'inaspettato. Non esistono semplicemente prodotti che si vogliono realizzare, ma soprattutto processi che si vogliono attivare. In questi l'errore è un fondamentale alleato nei processi di apprendimento esperienziale. È l'elemento di realtà che obbliga a ripensare l'azione, a riprogettarla, aprendo nuovi scenari. È attraverso l'analisi dell'errore che si attiva la consapevolezza dell'apprendimento. In questa chiave può essere letta anche la comunità educante, che è anche comunità formativa, che noi intendiamo centrata sui diritti e che presuppone l'adozione di un

La formazione è un processo continuo e circolare, in cui i saperi si propongono e si scoprono con l’esperienza e con creatività. Il processo formativo deve essere sempre condiviso e partecipato. La Comunità educante è anche una comunità formativa in cui le 3 E (educazione formale a scuola, non formale in associazione e informale nella vita quotidiana) si integrano

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approccio educativo integrato, in cui i diversi ambiti di apprendimento siano visti come funzionali e interdipendenti l'uno dall'altro, a partire dai contesti di educazione formale (scuola e percorsi formativi certificabili) a quelli di educazione non formale, nei quali spesso Arciragazzi realizza le sue azioni educative, finalizzate a favorire lo sviluppo personale e sociale dei partecipanti e, infine, alle esperienze di apprendimento informale che, avvengono nei contesti di vita quotidiana e consistono nell’imparare facendo (learning by doing).

5.STRUMENTI E METODI 5.1 il Patto associativo per i soci Arciragazzi è un’ETS (Ente del Terzo settore, ai sensi della Legge 106/2016 - Codice Terzo Settore), e più specificamente un’APS - Associazione di Promozione Sociale. Nello spirito di tale definizione, raccoglie, associa, “tessera” tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, gli uomini e le donne che si riconoscono nei valori dell’associazione e partecipano alle attività da essa promosse, sia organizzandole, sia semplicemente partecipando alle attività stesse. Nel corso degli ultimi anni, Arciragazzi ha rivisto e integrato la propria missione associativa, rivolgendo la propria azione non più e non solo a bambini/e e ragazzi/e, ma a tutti quei soggetti “in crescita”, dove il presupposto della crescita è il desiderio e la disponibilità a mettersi in gioco, a evolvere, a partecipare, a prescindere dall’età. Ogni socio/a è parte dell’associazione e in quanto tale condivide con tutti e tutte diritti e doveri che la tessera comporta. In riferimento all’art. 9 dello Statuto i soci e le socie Arciragazzi sono i bambini/e, i ragazzi/e, gli educatori e le educatrici, le famiglie, i simpatizzanti, i dirigenti dell’Associazione, infatti: “L’ARCIRAGAZZI è costituita dalle bambine e dai bambini, dalle ragazze e dai ragazzi, dalle donne e dagli uomini che intendono partecipare attivamente secondo le proprie personali possibilità, ai cambiamenti che interessano il loro ambiente di vita quotidiano, la società, il mondo.” L’elemento comune che contraddistingue la scelta di aderire ad Arciragazzi da parte di soggetti diversi è dunque la condivisione di un progetto associativo e, come abbiamo già detto, il desiderio di mettersi in gioco da parte di soggetti “in crescita”. Il valore dell’associarsi ad Arciragazzi, dunque, risiede in prima istanza nel “fare”. L’Arciragazzi è un’associazione educativa. Questo elemento fa sì che tale percorso rappresenti anche un percorso di crescita personale per chiunque lo intraprenda. In questa direzione è stato sviluppato e applicato il concetto di “Base Associativa”: luogo e tempo, contesto dove i soci sperimentano l’associazione (e quindi l’associarsi). Nel cammino, ad ogni modo, insieme al fare troviamo tante altre dimensioni in cui si concretizza il valore dell’associarsi: “condividere”; “pensare”; “proporre”; “partecipare”... L’adesione ad Arciragazzi si caratterizza inoltre in base ai differenti livelli in cui essa può manifestarsi. Siamo, allo stesso tempo, una rete di circoli; un movimento educativo e culturale; un’associazione che fa politica sul territorio e a livello nazionale. Questi livelli diversi appaiono ordinati all’interno di un percorso che il socio può intraprendere, man mano che cresce la propria consapevolezza della complessità associativa. Le ricerche e gli studi sottolineano come oggi la scelta di associarsi per una persona consista prevalentemente nella qualità dell’attività che viene proposta, e non tanto nella conoscenza del progetto associativo espresso. Questo, per Arciragazzi, significa sia porsi l’obiettivo di intercettare ed accogliere soggetti diversi e ulteriori rispetto a quelli già associati, sia proporsi attraverso opzioni concrete e legate “al fare”.

Arciragazzi è un’associazione di promozione sociale. Chi decide di diventarne soci* sa che ha il diritto di partecipare senza limitazioni e il dovere di perseguire gli obiettivi condivisi: sottoscrive, di fatto, un Patto Cosa fa il soci* di Arciragazzi? Agisce concretamente nel suo circolo, sostiene verso l’esterno le “parole” dell’associazione, studia e fa politica (in senso buono…) Si fa associazione, quindi, “facendo” le cose e promuovendo” i valori: cose distinte ma non separate

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Arciragazzi ad oggi si propone attraverso un progetto e un percorso associativo che difficilmente riesce a raggiungere potenziali nuovi soci o nuove realtà associative, a meno che queste non vengano casualmente in contatto con realtà già consolidate. Tale caratteristica non è peraltro solo nostra, infatti molte Associazioni educative e/o giovanili funzionano in modo analogo. Ciò investe aspetti (e scelte) anche molto diversi tra loro, avendo a che fare con la visibilità dell’associazione, con la comunicazione interna ed esterna, con la capacità di accoglienza e la solidità delle nostre strutture sul territorio, etc.. L’alternativa che ci si profila è infatti tra due prospettive di associazione diverse: da un lato un soggetto in grado di raggiungere i propri soci solo attraverso le attività che propone loro, destinato quindi a crescere solo laddove è già presente e sufficientemente forte e/o supportato. Dall’altro lato un’organizzazione che si doti di una specifica strategia di “esportazione” e “disseminazione” della propria identità ai fini di un coinvolgimento più ampio di quello attuale. Negli anni trascorsi si è investito su questa seconda opzione. La struttura associativa che ci siamo dati, articolata su livelli territoriali autonomi e interdipendenti, ha avuto come fulcro un rafforzamento dell’azione di rete con i soggetti a noi più vicini. I risultati sono stati di ridotto impatto in termini di tessere (ma non di attività), ma come già espresso, probabilmente hanno contenuto l’andamento di riduzione quantitativa e qualitativa del tessuto associativo. Ma, come detto, se la sfida di Arciragazzi è quella di operare per la costruzione, il sostegno e/o l’implementazione di Comunità Educanti che si fondino sul riconoscimento dei diritti da parte di ciascuno appartenente alla comunità stessa devono essere avviate azioni operative che coinvolgano tutti coloro che vedono nei valori e nel metodo di Arciragazzi una risposta alle sfide educative del tempo presente. Arciragazzi dovrà essere in grado di rivolgersi a semplici cittadini e cittadine come elementi attivi e proattivi di una comunità educante, qualunque sia il loro ruolo nella comunità stessa. Dovrà essere, quindi, pensato, costruito e promosso - a fianco del tesseramento consueto, che rappresenta comunque l’esito di un percorso di adesione e di continuo rinnovamento dell’associazione - un percorso di Patto “di collaborazione”, che impegni chiunque lo sottoscriva a partecipare, anche senza tessera, alla costruzione di una società “a misura di bambini, ragazzi, giovani” secondo quanto descritto in questa sede. 5.2. La partecipazione dei soci di ogni età in associazione Dopo la scelta operata nel 2013, che chiarifica definitivamente la possibilità per i minorenni di essere soci alla pari dell’associazione, è coerente procedere con una modifica statutaria che preveda un impegno dei nuovi e vecchi Circoli a adeguare i propri Statuti entro 4 anni (o comunque alla prima assemblea utile), prevedendo l’elettorato attivo e passivo dei soci minorenni e in generale la coerenza con lo Statuto Nazionale dell’associazione. Ovviamente la sola modifica statutaria non è sufficiente e sarà utile anche predisporre percorsi di formazione (in presenza e con strumenti online) su questo aspetto, insieme ad appositi strumenti di governance che concretizzino anche per i minorenni le modalità e le soluzioni per dare corso a questo processo. Nell’ottica sopra anticipata della SEP (strategia di coinvolgimento dei portatori di interesse) questo dei minorenni è per Arciragazzi un punto nodale (si veda anche di seguito), che sarà portato all’attenzione di tutta l’associazione. Potrebbe essere utile a tale proposito prevedere una Campagna Nazionale sul Diritto di Associazione dei minorenni, rivolta da una parte (e in primis) al mondo dell’associazionismo, a partire dalle realtà associative più vicine e dall’altra al sistema istituzionale affinché chiarifichi le modalità per superare quegli ostacoli normativi che

Si può dare spazio alle persone che vogliono fare un pezzo di strada insieme a noi senza diventare per forza soci* con i diritti e i doveri che ne conseguono: si può fare un patto (non) associativo tra coloro che hanno obiettivi comuni ai nostri senza “costringerli” ad essere parte integrante dell’associazione Come abbiamo scritto all’inizio non tutti i circoli hanno adeguato i propri statuti per formalizzare la piena partecipazione dei minorenni: questa cosa va superata anche fornendo loro supporto (formazione, strumenti, ecc.) anche metodologico. In tutti i processi bisogna attuare una dinamica di seniorship e juniorship.

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rendono più difficoltoso (anche se non impossibile) l’esercizio formale del diritto di associazione dei minorenni. All’interno e all’esterno di Arciragazzi, un obiettivo dichiarato è quello che nel nostro paese si sviluppi la possibilità di realizzare, come conseguenza della CRC, delle cosiddette “child led organization” (organizzazioni - non solo informali - “condotte” da minorenni). Inoltre, trattando di giovani generazioni, Arciragazzi ha formalizzato - anche in questo documento come già nel documento congressuale 2013 - l’approccio generale secondo il quale i processi decisionali e organizzativi devono sempre prevedere - laddove possibile - dinamiche di seniorship e junioship, coinvolgendo persone nuove nell’ambito delle varie situazioni, ivi compresi i gruppi dirigenti (e/o di coordinamento di attività). 5.3 Il gioco come opzione culturale - sociale - politico – pedagogica Si ripropone, perché ritenuta ancora attuale, gran parte dell’elaborazione già contenuta nel documento congressuale 2013, rispetto al gioco che per Arciragazzi è una proposta strategica, un metodo, un modo di “fare le cose”. Il gioco è infatti un’attività fondamentale (addirittura non solo del genere umano) per i bambini/e, per i ragazzi/e e gli adulti/e. Assume forme e dimensioni diverse ma è essenziale come il sonno, come il pensiero. Chi non gioca, semplicemente, non è umano! Il semplice gioco, infatti, ha delle connotazioni di carattere culturale - sociale - politico - pedagogiche. Il gioco risponde ad un bisogno culturale in quanto favorire e stimolare il gioco riporta alla necessità di trasmettere una cultura, un modo di fare: il gioco come «normalità» anche nel campo delle relazioni umane; il gioco, come spaziotempo non ghettizzato (o ghettizzante), come attività non «straordinaria» (nel senso di «fuori» dall’ordinario). Favorire il gioco significa proporsi con e proporre una forma mentis ben precisa, che accetta e riconosce le nostre caratteristiche umane, ancorché regolate dalle norme sociali, e le rende fruibili, liberandoci anche dal peso di pressioni psicologiche che, alla lunga, sarebbero insopportabili. È anche sul versante sociale che il gioco ha un forte impatto: dato che chiunque infatti troverà, prima o poi, il modo e il gusto per giocare, sperimenterà così norme di convivenza. In una società che rinnega il gioco, l’atto di giocare sarà vissuto di nascosto, rabbiosamente, «contro» la società e le relazioni; sarà un gioco difficile, duro, cattivo. In una società che ammette e sviluppa il senso del gioco questo potrà essere canalizzato verso la libera espressione del sé, delle emozioni, delle idee e dei sentimenti (singoli e di gruppo) e potrà essere reso maggiormente «adattabile» alle altre esigenze della società stessa. Determinare spazi e tempi giusti per il gioco non significa, però, ghettizzarlo a comportamento «di nicchia» e «contrario» alla logica predominante (che oggi è quella del lavoro e della produzione economica). Troppo spesso, infatti, con il pretesto della «regolazione » del gioco invece lo si contrasta più o meno apertamente, lo si rende così difficile con il risultato di vietarlo. Il diritto al gioco diventa quindi anche un’opzione politica. La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, indica con chiarezza, infatti, che il gioco non può essere vietato (articolo 31), e, cosa che viene affermata nella stessa Convenzione (articolo 3) riguardo al superiore interesse dei bambini, emerge che in caso di «conflitto» fra diritti dei bambini e quelli degli adulti sono i primi ad avere «più» peso. Altro aspetto politico fondamentale è rappresentato dalle scelte relative alla libertà di gioco con le quali si misurano almeno due fattori: per tutti (adulti e bambini) la libertà

Gioco scelta strategica di Arciragazzi. Gioco come bisogno culturale … … sociale … … politico … … pedagogico.

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di espressione del sé; per una categoria specifica (i bambini), che non ha un potere contrattuale legato al voto, la capacità di una società di prendersi cura degli interessi diffusi anche in mancanza di gruppi di pressione specifica. Quindi, in un certo senso, la capacità di una società di essere lungimirante. Inoltre, il diritto al gioco ha una chiara valenza pedagogica. Giocare è educativo, e questo è ormai senso comune tanto che è quasi inutile addentrarsi nel tema. È invece interessante provare ad andare oltre l’ovvietà e dire che la libertà di gioco deve potersi realizzare «insieme» alla libertà di espressione e di scelta quindi, in un certo senso, in modo legato alla «partecipazione». Giocare significa scoprire e «avere a che fare» con il mondo e quindi, ben presto, comprendere le possibilità che si hanno di agire sul e con il mondo e con gli altri. Se quindi il gioco è anche partecipazione è importante che esso possa esprimersi non solo in spazi adeguati (stando attenti che non diventino ghetti, come sono molti luoghi deputati al gioco) ma anche in tempi adeguati (non solo quelli decisi dalla frenesia della vita, nostra o dei genitori) e, infine, anche in modi adeguati (che siano rispondenti all’idea di sviluppo, evoluzione e libertà che il gioco porta con sé). Senza che queste condizioni si possano realizzare il gioco è costrizione, ghettizzazione, attività imposta e quindi si ricade in quanto sopra esposto, circa gli esiti, rabbiosi e cattivi, di una società che nega il (vero) gioco. Il gioco si conferma quindi come metodo privilegiato e “setting” in e di Arciragazzi. Ma esso può essere - e deve essere - anche oggetto di proposta politica, di progettazione territoriale, di formazione per soggetti esterni all’associazione (decisori politici, insegnanti, pubblici ufficiali, amministratori, famiglie, adulti, etc.) e occasione di advocacy. “Liberare” città e spazi pubblici per restituirli al gioco, “liberare” le agende dei bambini, partendo anche dalla traduzione in italiano e diffusione del documento ONU sul Diritto al Gioco (Commento Generale alla CRC n. 17), a sua volta “riscritto” e commentato da bambini. 5.4 Approccio pedagogico ed educazione non formale, processi circolari Riproponendo con minimi aggiornamenti quanto già dichiarato nel documento congressuale del 2013, l’’approccio pedagogico che Arciragazzi adotta, sia nella vita associativa quotidiana che nella progettualità rivolta a cittadini non associati, pone al centro dell’attenzione la persona e i suoi diritti, inserita nel contesto delle molteplici relazioni in cui essa sviluppa il proprio percorso di crescita (un altro modo di definire la Comunità Educante). La persona come soggetto portatore di diritti e responsabilità, che esprime - nei modi, nei tempi e nelle forme più diverse – potenziali e disponibilità/diritto ad essere “soggetto agente” (partecipe, attivo, coinvolto nei suoi contesti). Osservare, ascoltare, informare, stimolare ed affiancare, facilitare, vivere insieme esperienze formative e rielaborare individualmente e in gruppo (apprendimento sociale), sono elementi fondanti di tale pedagogia. Questo significa agire intenzionalmente nella direzione di costruire contesti di apprendimento che, pur nella limitatezza di risorse (o forse proprio grazie a questa), ingenerino desiderio e proiezione immaginativa, autodeterminazione e soluzioni condivise. Contesti educanti per i bambini/ragazzi scevri dal giudizio dell’adulto ma dove egli ottempera al “compito maieutico” con un dialogo aperto, denso di significati da definire comunemente e che rispetta sempre la dignità della persona. La pedagogia Arciragazzi punta alla capacitazione della persona e all’espressione dei suoi potenziali (intelligenze), concentrandosi sul processo - e non solo sull’esito – che si scatena, valorizzando i contenuti, i linguaggi, gli stili comunicativi e concentrando l’oggetto di riflessione sul livello di autoconsapevolezza dell’attore/cittadino. In una società che soffre un grave ritardo nell’elaborazione di nuovi modelli interpretativi rispetto alla popolazione minorile e ai giovani e tende costantemente a categorizzare con definizioni “di mancanza” più che di “sapere, saper fare e saper essere”,

Liberare le città e gli spazi pubblici per il gioco, compito progettuale e di advocacy dell’associazione. Il nostro approccio pedagogico, educativo, mette al centro la persona (sempre senza alcuna distinzione) e mette in relazione le persone in un metaforico cerchio di partecipazione, coinvolgimento, di esperienze La pedagogia di Arciragazzi vuole che ognun* possa esprimere il suo potenziale non per “avere successo” ma per essere pienamente cittadin* del suo tempo e del suo luogo Come già scritto, si parte dalle comunità per promuovere il benessere dei singoli: si tratta sempre di “noi” e non di “io”

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Arciragazzi ha la forza di credere ancora, e oggi ancor di più, che sia necessario il coinvolgimento attivo e responsabile di bambini/e, ragazzi/e e giovani, che hanno poco o quasi nullo peso (in termini di contrattazione). Promuovere il benessere e la comunità educanti (a partire dalle “comunità” che sono i gruppi con e in cui operiamo) è parte fondante dell’approccio pedagogico Arciragazzi; ciò significa smarcarsi dall’emergenza del problema contingente e avere il coraggio di affermare la necessità di modificare gli strumenti educativi e gli ambienti in cui si va ad agire. Calarsi coscientemente in contesti informali, dove le dinamiche relazionali seguono traiettorie proprie e non predeterminate da confezionamenti “adultocentrici”, richiede pluralità di strumenti e modalità concilianti (che si adattano alle norme non scritte delle relazioni tra le persone). È doveroso, quindi, dare importanza e valore ai processi e ai contesti dove sia possibile condividere competenze tra i pari, apprendere insieme. Ma anche dove i diversi attori (genitori, scuola, comunità e minorenni) possano confrontarsi, cooperare e crescere insieme (sharing competence, peer to peer, patti generazionali). Arciragazzi può contribuire a quanto sopra operando nel campo dell’educazione non formale. Infatti, a partire dalle definizioni sull'educazione offerte dal Consiglio d'Europa, l’associazione strutturando e progettando le proprie attività prevalentemente nel tempo libero di bambini/e e ragazzi/e e giovani, sviluppa le sue azioni prevalentemente nell'ambito dell'educazione non formale. Questa, quanto meno, è la connotazione che hanno la maggior parte dei progetti attivati nelle nostre basi associative. Per fare ciò, da tempo, per presidiare i risultati dei processi educativi, si utilizzano approcci ispirati al modello del PDCA (plan-do-check-act). Lo stesso strumento, tradotto e ripensato nel metodo del ciclo della progettazione (pensare, fare, verificare e ripensare) è patrimonio operativo e metodologico di Arciragazzi nelle piccole azioni così come nei grandi progetti. 5.5 Approccio scientifico e attenzione documentale ai processi Arciragazzi, coerentemente con il modello PDCA sopra citato, nel corso degli ultimi sei anni, ha iniziato a costruire un processo di rilevazione, analisi e proposta focalizzato sull’azione educativa e formativa che l’associazione nazionale e le realtà territoriali affiliate realizzano. La necessità che ha guidato il lavoro della base associativa è stata quella di trasformare uno “storytelling” disomogeneo in un approccio organico capace di portare alla luce pratiche, metodi, competenze, orizzonti valoriali e di trovare il filo rosso di congiunzione; contemporaneamente, si è pensato, così facendo, di rispondere ad una richiesta della base sociale che chiede strumenti e modelli di lavoro frutto di una più ampia condivisione, basati anche su sistemi di archiviazione e consultazione in formato digitale per aumentare l’accessibilità e la diffusione tra i circoli e soci. Il gruppo di lavoro (base associativa Gruppo Scientifico) costituitosi dopo il Congresso 2013 ha concentrato i suoi sforzi in particolar modo nel ricostruire il background dell’aspetto formativo di Arciragazzi, ripercorrendo tracciati storici e raccogliendo elementi degli ultimi anni e predisponendo una piattaforma wiki (https://sites.google.com/site/formazionearciragazzi/) consultabile con accesso riservato a chi ne fa richiesta. Il tema della formazione ha riguardato non solo il piano interno, ma, soprattutto, ha approfondito il fronte esterno, con una specifica attenzione al mondo scuola, visto il risultato raggiunto faticosamente negli anni precedenti che ha permesso all’associazione nazionale di raggiungere l’accreditamento presso il MIUR come ente formatore per il personale della scuola.

L’approccio che Arciragazzi usa per costruire le proprie attività è quello che chiamiamo “circolare”: si progetta, si sperimenta, si valuta per eventualmente cambiare il progetto e poi si risperimenta Arciragazzi pensa prima di agire e poi riflette su quello che ha fatto. Questo è un approccio scientifico, che ha metodo: occorre migliorare nel formalizzare il metodo, raccogliere i documenti e organizzarli in modo che possano essere utilizzati da chiunque nel futuro La Base Associativa “Gruppo Scientifico” ha iniziato a fare questo lavoro, estremamente difficile e faticoso

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Sono state costruite, con il contributo di un buon gruppo di soci preparati sul tema, due piattaforme digitali, una dedicata ai formatori (https://sites.google.com/site/scuolarciragazzi/) e l’altra ai tutor (https://sites.google.com/site/tutorscuolarciragazzi/). Parallelamente si sono svolti alcuni incontri di scambio esperienze e di autoformazione tra coloro che da anni hanno curato moduli formativi rivolti ai docenti. Tutto ciò ha permesso di documentare i percorsi e dotarsi di comuni strumenti di lavoro (dall’agenda del formatore ai questionari di valutazione). Infine la base associativa Gruppo Scientifico si è adoperata per recuperare e collegare segmenti dell’intera vita associativa in un quadro organico che possa esser utile a tracciare un identikit più argomentato e approfondito del progetto educativo Arciragazzi (https://sites.google.com/site/progettoeducativoarciragazzi/) Visti i risultati, si propone: di continuare l'azione di approccio scientifico, invitandolo ad una collaborazione più stretta con altri Gruppi di lavoro interni all'Associazione (presidi scientifici territoriali, gruppo campo ed altri) nonché con partner esterni di continuare a coinvolgere l'intera associazione (partendo da territoriali più disponibili e sensibili) in un lavoro di raccolta, sistematizzazione e indicizzazione della documentazione (progetti, azioni educative che si promuovono sul territorio, ecc), di avviare, riorganizzare o rafforzare processi e azioni di rete (sia con circoli/basi Arciragazzi, sia con partner esterni) che abbiano come obiettivo lo sviluppo di competenze, la loro tesaurizzazione, la loro valorizzazione. 5.6 Una proposta iniziale di modello SEP Arciragazzi Nel precedente paragrafo 4.3 è stata introdotta la proposta metodologica di pensare il nostro agire (a tutti i livelli associativi e verso/con tutti coloro con cui operiamo, dentro e fuori Arciragazzi) come associazione attraverso il modello della SEP, cioè attraverso la costruzione di strategie di coinvolgimento/partecipazione e dei (e relazione con i) portatori di interesse. Elaborare un modello compiuto di SEP che sia valido per le varie situazioni e i vari livelli di Arciragazzi non è compito di un documento congressuale e anzi questa è una riflessione che deve essere condotta in modo ampio e impegnare un periodo congruo dopo l’appuntamento del Congresso. In questa sede si riporta la sintesi di alcune proposte metodologiche generali per avviare la discussione e alcune istanze specifiche tratte dai valori e dai metodi già consolidati in Arciragazzi, il tutto elaborato in modo originale per la nostra associazione; il testo approfondito è disponibile all’All. 1. Il primo passo sarà quello di definire i soggetti con i quali si è in relazione e i motivi che sostengono questa relazione. Ci sono molti modelli di riferimento per individuare questi soggetti, gli “stakeholder”. Il secondo passo previsto dalla SEP è quello di descrivere con precisione quale è l’organizzazione interna dell’associazione in riferimento ai vari soggetti. Chi è in relazione con chi (o chi deve esserlo). Il terzo passo previsto per la SEP è di solito quello di esplicitare i “principi” che presidiano la relazione. Il quarto passo è dunque quello di cominciare a definire “come si concretizza” la dinamica relazionale coerentemente con la scala di “coinvolgimento”, ovvero come possono gli stakeholder “effettivamente” (cioè, in modo efficace) avere “voce in capitolo” nella relazione con Arciragazzi (o, al contrario, come l’associazione può efficacemente essere in relazione con tali stakeholder). Infine, l’ultimo passo è quello di individuare gli “strumenti” che sanciscono la relazione. Il passo finale è dunque la sintesi di tutto quanto sopra, che riassume in modo sinottico l’analisi e la mappatura.

Individuare gli interlocutori dell’associazione, precisare il tipo di relazione di coinvolgimento e partecipazione vogliamo avere con loro.

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Dal processo di cui sopra, non emerge direttamente “l’oggetto” della relazione, il “cosa si fa con chi” ma la tipologia di “ingaggio” con lo stakeholder (quella che abbiamo chiamato “relazione”) e al più la tipologia delle istanze che con esso si condividono; il “cosa concreto” derivi dalla relazione si definisce volta per volta, la SEP è “solo” una strategia di modalità di relazioni. È altresì chiaro che la dinamica relazionale può essere invertita (non solo le istanze dell’interlocutore verso AR ma anche quelle di AR verso l’interlocutore ovvero le istanze comuni, questo dipende dalla gradazione scelta di relazione). Inoltre, questa “procedura” di elaborazione può aiutare nell’assessment associativo, perché sostiene la precisazione degli interlocutori, le forze interne (e gli strumenti) per essere con loro in relazione, una fotografia dello status quo e del livello di relazione che si vorrebbe raggiungere con uno o l’altro, etc. 5.7 ARCIRAGAZZI e la Gestione delle Risorse La contrazione del numero di soci e socie in questi ultimi anni ha inciso chiaramente anche sull’entità delle Risorse disponibili per l’Associazione. Allo stesso tempo, la struttura estremamente leggera di Arciragazzi ha fatto sì che il venir meno di una parte di risorse non abbia pregiudicato la possibilità di svolgere tutte le attività istituzionali previste. A tutt’oggi, il Tesseramento rimane la principale fonte di finanziamento dell’Associazione (circa il 70% dei Proventi), mentre i costi della “struttura” (Gestione Segreteria, Tesseramento, Costi Assicurativi, Costi Generali) non superano il 40% degli oneri, che in gran parte sono costituiti dai costi per attività istituzionali previste dallo Statuto (Assemblee, Eventi formativi, Campo Nazionale, Costi di Rappresentanza e Riunioni di Organismi Dirigenti). I Proventi che hanno visto la maggiore riduzione in questi anni sono stati quelli provenienti da Progetti cofinanziati da Enti Pubblici, in primis quelli previsti per l’Associazionismo di Promozione Sociale (ex L. 383/2000) e per il Supporto all’Associazionismo (ex L. 438/97). Nonostante l’intensa attività progettuale di questi anni, a prescindere da una generale riduzione di Risorse pubbliche destinate all’Infanzia e all’Adolescenza, gli esiti dei bandi hanno visto una netta prevalenza di progettualità concentrate sull’area del disagio, piuttosto che sulla promozione del benessere e dei Diritti. Analoga difficoltà viene registrata, sia a livello locale che nazionale, da parte di chi si rivolge a donatori privati chiedendo risorse che non siano dedicate a una delle tante “emergenze” che i mezzi di comunicazione portano, di volta in volta, alla luce della ribalta. In generale quindi, ragionare di Gestione delle Risorse è strettamente collegato con la discussione sul modello e sul patto associativo. Se infatti il numero di soci non è necessariamente un indice della vitalità dell’Associazione, è necessario valorizzare anche tutto ciò che non è “tesseramento”, incrementando la platea dei potenziali “finanziatori” di Arciragazzi al di là dei soci e socie dell’Associazione. Questa prospettiva necessita di specifiche azioni di fundraising, che dovranno essere specifiche e mirate ad azioni concrete. Per la nostra Associazione, infatti, priva di una struttura di dipendenti e di costi del Personale, l’individuazione delle fonti di finanziamento non è mai stato un obiettivo in sé e per sé, ma resta sempre subordinato e finalizzato alle attività e alle progettualità che si intendono realizzare. Occorre quindi valorizzare tale condizione es essere in grado di individuare azioni progettuali strategiche che permettano nei prossimi anni di determinare quello sviluppo associativo descritto nei paragrafi precedenti, rafforzando a tale scopo la struttura dell’Arciragazzi, in termini di supporto ai territori, comunicazione e sviluppo in estensione dell’azione territoriale.

Un’associazione che ha meno soc* è anche un’associazione che ha meno soldi. Arciragazzi, da sempre, ha una struttura organizzativa molto leggera che ha risentito poco di questa criticità. Come riuscire a mantenere un livello sufficiente di risorse per continuare a esistere è un discorso che solo in parte riguarda il “farsi finanziare”; vuol dire anche ragionare insieme sul patto che ci lega

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6. LA STRUTTURA 6.1 Aspetti generali della struttura Arciragazzi Le caratteristiche della struttura associativa, definite nel 2013 e tutt’ora valide seppur da consolidare e ulteriormente perseguire, rispondono ai seguenti obiettivi: superare definitivamente la visione (e percezione) gerarchica e lineare che vedeva consequenziali i livelli territoriali e nazionale dell’associazione (con al più nel mezzo i regionali), struttura che peraltro ribaltava la direzione di quanto accaduto nei primi anni di vita dell’associazione (in cui era il livello nazionale a determinare scelte e orientamenti di quelli territoriali); nel contempo, realizzare ovunque possibile una “architettura” coerente con l’attuale struttura dello Stato italiano. L’associazione si organizza dunque per livelli autonomi ma interdipendenti fra di loro, sussidiari.

valorizzare, a ciascun livello, la partecipazione dei soci – singolarmente o nei gruppi organizzati – non solo nella “gestione” operativa dell’associazione ma anche nella sperimentazione del “fare associazione”; dando quindi loro la possibilità di intervenire, ad ogni livello, nella definizione delle linee di azione, delle sperimentazioni, delle scelte di lavoro. Questo orientamento – intenzionalmente ispirato all’allargamento della governance – comporta giocoforza un maggiore impegno anche nel “governo” delle varie parti fra di loro interagenti, intendendo con tale termine sia la funzione di coordinamento/facilitazione che quella di messa a disposizione di strumenti operativi e funzionali che consentano l’operatività dei soci e massimizzino le loro possibilità di partecipazione alla vita dell’associazione, ad ogni livello.

tesaurizzare la spinta partecipativa dei gruppi di lavoro e dei soci, ad ogni livello, negli organismi di rappresentanza politica dell’associazione, sia ad ogni singolo livello che nelle strutture di raccordo fra i livelli armonizzare le strutture dei vari livelli associativi, proponendo uno schema generale omogeneo seppur “a maglie larghe”, tale che possa valere per tutti senza particolari variazioni rispetti all’esistente Dai sopracitati obiettivi discende l’articolazione della struttura, che si articola come segue:

tre sono i “livelli” associativi di Arciragazzi: i Circoli Territoriali, che operano su un dato territorio i Comitati/Coordinamenti Regionali il Nazionale Arciragazzi Questi tre livelli sono in relazione sussidiaria fra di loro, parimenti ai livelli che si è dato lo Stato con la modifica del Titolo V della Costituzione. Da nessuno di essi discende l’altro ma sono fra di loro distinti e quindi “dati”. La sussidiarietà consta nel fatto che ciascun livello ha funzioni e compiti: alcuni sono esclusivi di uno o dell’altro livello; altri sono concorrenti, cioè si realizzano attraverso la collaborazione fra due o fra tutti e tre i livelli. Non è impossibile in qualche caso pensare anche a livelli cittadini/provinciali in caso di presenza di più Circoli, ma questi non sono strettamente necessari né “obbligati”.

Avere una struttura vuol dire provare ad avere solidità e operatività: sapere chi deve fare cosa Ogni soci* è importante nella misura in cui decide di partecipare in uno o più dei livelli citati I livelli associativi (circolo, regionale e nazionale) sono autonomi ma “sussidiari”, si aiutano e si completano a vicenda

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Esempi di funzioni dei livelli territoriali Circolo

territoriale Regionale Nazionale

Attività territoriale con bambini/e e ragazzi/e nella propria città/quartiere: centri gioco,

ludoteche, attività estive, etc. X

Attività di progettazione del territorio “child friendly”

X

Messa a disposizione di spazi aggregativi ovvero di proposte associative per giovani

X

Sperimentazione di percorsi locali/operativi con Arci e/o percorsi di doppia affiliazione, etc.

X

Iniziative con le scuole (con i bambini/e, di formazione, con gli insegnanti, etc.)

x X

Implementazione della Campagna Nazionale x X X

Iniziative di formazione per propri dirigenti x X x

Iniziative politiche di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza al proprio

livello (cittadino, regionale, nazionale) x X X

Costruzione di reti di terzo settore al proprio livello (cittadino/di quartiere, regionale,

nazionale) x X X

Coordinamento regionale dei Circoli territoriali X

Rappresentanza in consiglio nazionale X

Realizzazione di iniziative promozionali di advocacy e lobbying sulle politiche minorili e

giovanili a livello legislativo regionale, rapporti con i garanti, con i forum TS etc.

X

Costruzione di specifici percorsi associativi condivisi (campagne, monitoraggi, advocacy) in

rete X x

Supporto formativo/strumenti di governance X

Ciascun livello di cui sopra si articola secondo 3 assi, la stessa struttura valendo per tutti i livelli: le Basi Associative, che sono – al livello di appartenenza – i gruppi non estemporanei dove i soci dell’associazione sperimentano e danno vita alle azioni associative. Le Basi sono caratterizzate dall’apertura verso tutti i soci interessati, salvo prevedere specifici percorsi di ingresso e accompagnamento per chi decide – sulla base dell’interesse – di

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aderirvi; tali percorsi possono essere più o meno articolati a seconda della specificità dell’argomento che segue quella data “base associativa”; le Basi agiscono con ampia autonomia di elaborazione, programmazione, metodologia di lavoro nell’ambito del proprio livello e sono caratterizzate da una certa continuità (cioè non sono “attività spot”). Sono anche caratterizzate dal fatto che esse si relazionano con il resto delle attività presenti al proprio livello e quindi mettono a disposizione, anche a rotazione, persone con funzioni di rappresentanza le funzioni tecnico-operative di supporto, che sono caratterizzate dalle competenze tecniche di singoli e/o di gruppi che le svolgono e sono in linea generale “di servizio” alla vita dell’associazione. La loro autonomia è pertanto più limitata rispetto alle Basi Associative, nonostante sia coerente con i principi dell’associazione la messa in campo e la valorizzazione della creatività e della sperimentazione anche nell’implementazione delle funzioni tecniche che però sono date “con incarico” dal livello politico/dirigenziale del livello stesso gli organismi dirigenziali e politici, che devono garantire la rappresentanza formale e sostanziale dei soci e le istanze presenti grazie all’operatività collettiva delle Basi Associative I tre assi di cui sopra sono lo scheletro su cui ciascun livello si organizza. Qualche esempio:

Livello Base Associativa Funzione tecnica Organismo politico

Circolo Gruppo dei bambini/ludoteca/centro gioco/gruppo di animazione …

Segreteria, amministrazione, gruppo progetti, etc.

Direttivo (che deve rappresentare i soci singoli ma anche le Basi Associative presenti) e Presidente/Presidenza

Gruppo dei ragazzi, e/o Famiglie, giovani etc.

Regionale Gruppi di lavoro intercircolo (formazione, animazione, advocacy)

Segreteria, gestione relazioni di rete, progetti

La Presidenza regionale/ il Consiglio Direttivo / Coordinamento Regionale e il Presidente

Nazionale Gruppo Campo, Network tematici (internazionale, giovani), Gruppi scientifico e formazione

Segreteria, tesseramento, coordinamento, gruppo progetti, comunicazione, etc.

Consiglio Nazionale/ Presidenza e Presidente

Le 3 articolazioni di livello sono fra di loro interdipendenti e la natura, i compiti e la loro programmazione sono definiti rispettivamente nelle Assemblee di Circolo, Regionali e Nazionale. 6.1 Rapporto tra livelli associativi e assi funzionali La sussidiarietà del corpus associativo si sostanzia con gli organismi politici regionali e nazionale, che sono anche “di raccordo” fra i livelli:

Ognuno dei tre livelli può sviluppare delle Basi Associative (gruppi di soc* che si organizzano per un obiettivo preciso), funzioni tecnico-operative (chi “lavora” per l’associazione, anche volontariamente, mettendo a disposizione quello che sa fare) e gli organismi dirigenziali e politici Esempi di incroci tra livelli e funzioni della struttura politica nazionale

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- il coordinamento regionale (o Direttivo), che rappresenta tutti i Circoli attivi in Regione e anche i gruppi intercircolo (basi associative) eventualmente presenti. Da tale coordinamento (o direttivo), ovvero in qualche caso dall’assemblea, viene eletto il Presidente (ed eventualmente la Presidenza, qualora questa funzione sia presente). I livelli regionali sono tutti APS, coerentemente con il Nazionale;

- il Consiglio Nazionale, che deve rappresentare i regionali e le basi associative attive a livello nazionale. La Presidenza è eletta in sede di Congresso Nazionale; i rappresentanti dei Regionali sono da essi indicati. Presidenza, rappresentanti regionali e rappresentanti delle Basi Associative Nazionali formano il Consiglio Nazionale, che elegge il Presidente.

La vita dell’associazione nazionale è scandita con un processo permanente che vede: - la definizione, ogni anno, di una “campagna”, un “contenitore” tematico (e

relativo slogan) che impegna e orienta le azioni dell’associazione e i suoi eventi; - la realizzazione di almeno 3 eventi ogni anno a livello nazionale, a cui aggiungerne

uno di “rappresentanza”: a) il campo nazionale, luogo di incontro di bambini/e, ragazzi/e, giovani,

operatori/trici; b) l’appuntamento annuale di formazione, che approfondisce gli aspetti

metodologici delle azioni associative; c) l’assemblea nazionale dei Circoli territoriali e delle Basi, che a fine di ogni

anno verifica l’azione svolta ed elabora le linee generali della programmazione annuale futura.

Ogni due anni (a metà mandato del CN), l’Assemblea dei Circoli e dei Regionali si configura come una Conferenza di verifica di metà mandato, in cui si fa il punto della situazione sul complesso del lavoro dell’associazione, rilanciando verso il Congresso successivo con eventuali correzioni di marcia. Questi 3 appuntamenti – tutti o una loro parte – possono anche essere organizzati ai livelli regionali e territoriali dell’associazione. Oltre ai tre eventi di cui sopra, si intende verificare la possibilità di realizzare ogni anno un evento di incontro e rappresentanza, che potrebbe essere collegato alla presentazione dell’azione dell’associazione a livello nazionale al mondo politico/istituzionale e costituire un momento di presentazione delle istanze e delle proposte Arciragazzi. Un tale momento potrebbe anche essere utilizzato per avviare la sperimentazione di “meeting di ragazzi” (giovani soci, volontari e dirigenti dell’associazione), in parte impegnati essi stessi nell’evento di rappresentanza, laddove le condizioni logistiche lo permettano. Per ogni livello e per ogni articolazione dell’associazione (sia politico che tecnico che di “base associativa”) vale il principio dell’accessibilità per tutti. In particolare: - le “Basi Associative” sono sempre aperte a chiunque si dimostri interessato; - i gruppi dirigenziali sono aperti a tutti. Si specifica ancora una volta che l’elettorato

passivo (essere eletti) in Arciragazzi vale anche per i minorenni; - anche i gruppi tecnici dovrebbero di norma essere aperti, non nel senso che “tutti

possono fare tutto” ma nella dimensione del “training”; cioè, fermo restando la necessità di assicurare la funzionalità dell’incarico a persona o a persone con le adeguate competenze, qualora altri vogliano cimentarsi su tesseramento, progetti, relazioni di rete, gestione dei bilanci, devono avere la possibilità di farlo.

Per rendere effettivo questo orientamento, ad ogni livello e per ogni funzione e ambito dell’associazione deve essere messa a disposizione una funzione di “accoglienza/accompagnamento” da parte di chi ha maggiori conoscenze/competenze verso gli interessati in modo che possa sempre crearsi una dinamica di “seniorship/juniorship”. Tali processi sono evidentemente differenziati a seconda dei livelli, delle funzioni e dei temi. In questa sede ciò che si sottolinea è il principio

Infine, i livelli politici regionali e nazionali Ogni anno si sceglie un grande tema che può diventare una campagna da condividere e si realizzano tre eventi: il Campo nazionale, l’assemblea dei circoli e l’incontro formativo nazionale Oltre ai tre eventi si vuole organizzare, ogni anno, un evento rivolto all’esterno di presentazione dell’associazione e delle sue istanze Nessuna funzione è negata a priori a nessuno, per nessun motivo; ogni funzione deve essere garantita dall’impegno e dalla volontà di costruire, insieme agli altri e alle altre, le competenze necessarie In questo senso vogliamo promuovere la metodologia

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generale di “possibilità di accesso”, che deve essere garantito in modo pro-attivo eliminando scalini “di accesso” per tutti. 6.2 Le modalità decisionali All’interno dei Gruppi e degli organismi dirigenziali, a ciascun livello, l’associazione pratica e sperimenta il metodo del consenso, in modo che le decisioni possano essere prese con la condivisione del maggior numero di partecipanti. In estrema ratio, il metodo del voto a maggioranza consente di superare eventuali impasse. 6.3 Aspetti specifici della struttura operativa nazionale Arciragazzi ha conservato la maggior parte delle funzioni tecnico operative nazionali con una struttura che valorizza le competenze territoriali (la Segreteria a Brescia, il Tesseramento a Pisa, il Coordinamento a Genova) e la sinergia con gli organismi politici, in particolar modo con la Presidenza e il vice presidente con delega alle risorse. Le risorse economiche investite in questo sistema non sono molte: questo espone il funzionamento dell’associazione ad una posizione di debolezza in quanto le energie e il tempo a disposizione è poco più che volontario ma ha preservato e conservato la struttura in sé in questo periodo di forte crisi (cosa che ha colpito duramente altre organizzazioni costrette a ridurre il personale operativo e le funzioni gestionali). Al di là di questo discorso generale, si possono evidenziare le quattro maggiori criticità: 1) comunque l’Italia è un paese che non è progredito dal punto di vista del

decentramento amministrativo e non concentrare l’assetto organizzativo a Roma ci mette spesso in difficoltà in termini di efficienza e contatti con le istituzioni;

2) stare al passo delle altre grandi organizzazioni, in termini di produzione di materiali, capacità progettuale, comunicazione, espone la struttura a forti stress da eccessivi carichi di lavoro distribuiti non omogeneamente nell’arco dell’anno;

3) le risorse provenienti esclusivamente da tesseramento e affiliazioni è sufficiente a tenere “la macchina” in funzione ma non di farle fare lunghi viaggi;

4) sempre in termini di risorse disponibili (umane, economiche, temporali) si fa molta fatica a presidiare lo sviluppo interno (la comunicazione, la progettazione comune, l’incrocio operativo tra livelli e assi operativi).

Pur potenziando al massimo la progettazione ed il fundraising, occorre investire nella sussidiarietà tra i livelli associativi in modo che competenze specifiche possano essere condivise massimizzando le risorse e facendo economia di scala. Nello schema che segue è illustrata una proposta aggiornata dell’attuale modello di funzionamento della struttura nazionale sia dal punto di vista politico che da quello organizzativo contemplando anche la quantità di risorse minimo sufficiente.

“junior/senior” che, parafrasando Guerre Stellari, prevede che “siano sempre in due, un maestro e un apprendista” garantendo che i secondi possano essere i primi al momento giusto In Arciragazzi esercitiamo la democrazia fin dove è possibile attraverso il metodo del consenso, se non è possibile si vota Al momento la struttura operativa è gestita da un gruppo di persone tra Brescia, Pisa e Genova (con il supporto del comitato di Roma) L’impegno è tanto ma le risorse a disposizione sono poche Un modo per fare meglio è collaborare tra i livelli associativi

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Questo schema suggerisce come si potrebbe potenziare la struttura rimando prudenti

7. AZIONI STRUTTURALI 7.1 Formazione

Il progetto formativo nasce da un’esigenza condivisa di raccogliere, sistematizzare e formalizzare pratiche che l’Associazione nelle varie personalità e competenze che la compongono, mette in atto quotidianamente sul territorio locale e nazionale. Gli obiettivi del percorso formativo Arciragazzi sono: - Trasmettere metodologie, strumenti e competenze - Rinforzare l’identità associativa - Principi associativi - Modalità d’azione (stile) - Condivisione buone pratiche - Riconoscimento sociale dell’Associazione attraverso la valorizzazione del percorso

formativo svolto - Promuovere il benessere, la crescita e la motivazione personale di tutte le persone

coinvolte Il progetto, prevede un percorso formativo base ed altri moduli di approfondimento specifici. PERCORSO FORMATIVO BASE È rivolto a tutti i soci*, con lo scopo di permettere l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze trasversali, promuovere il senso di appartenenza attraverso la creazione e il rafforzamento di un linguaggio condiviso e la diffusione di buone pratiche. PERCORSO FORMATIVO PER DIRIGENTI Approfondimento tecnico-amministrativo, progettistica, bandi, gestione associativa, fundraising, comunicazione. SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO SCIENTIFICO

La formazione comune è un elemento fondamentale del nostro modo di fare associazione C’è la “formazione base”, rivolta a tutt* per condividere linguaggi e metodi La “formazione per dirigenti” investe nelle persone che vogliono assumersi delle responsabilità nell’associazione

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Spazio di riflessione metodologica e di ricerca (anche con gli interventi di esperti esterni all’associazione), rappresenta la possibilità di aprirsi all’esterno. FORMAZIONE PER CAMPO NAZIONALE Spazio formativo all’interno del Campo Nazionale di Arciragazzi. SEMINARI PER FORMATORI Dedicato a chi si occupa di formazione o vuole diventare formatore nei circoli o in percorsi nazionali o progetti esterni, momento anche di confronto e scambio di competenze, progetti, saperi. Alla luce di quanto affermato nel punto 3 (VALORI), comma 4 (Costruiamo un’associazione che si prende cura dei suoi soc* in un’ottica di formazione permanente) e nel punto 4.9 Formazione Continua; AR riconosce come azione strutturale fondante la Formazione e ne istituzionalizza la struttura organizzativa nella Base Associativa Formazione la quale si farà garante del Percorso Formativo sopradescritto inteso non come progetto, ma come attività istituzionale. Al fine di garantire Percorsi Formativi oggettivamente validi si ritiene necessario individuare e definire i contenuti minimi necessari e i tempi minimi necessari per tali contenuti per ogni Percorso Formativo. 7.2 Comunicazione Esistono pochi soggetti, nell’area del non profit, che sanno fare comunicazione o hanno le risorse per far gestire questa parte fondamentale della vita associativa. In particolare ad Arciragazzi, pur nella limitatezza dei suoi mezzi, la comunicazione serve per aumentare l’efficienza della rete associativa e per promuovere l’organizzazione verso l’esterno: i territori devono poter comunicare sia a livello orizzontale che verticale ciò che fanno (o ciò di cui hanno bisogno), il nazionale deve poter fare lo stesso. Alcuni strumenti sono già rodati e valutati positivamente (mailing list e indirizzario, seppur continuamente in aggiornamento) altri sono da rivedere (ad esempio la gestione dei social), altri ancora sono completamente da attivare (ad esempio un sistema di promozione sui media attraverso un ufficio stampa). In questo scenario il sito web può e deve giocare un ruolo da protagonista sia come “vetrina associativa” per entrambi i livelli (da valorizzare i siti web locali in una intranet, ad esempio) sia come luogo di funzionamento dell’associazione (la conservazione e lo scambio di documenti, il confronto tra i soci, il meccanismo automatizzato di tesseramento e affiliazione, ecc.). In generale occorre fare un salto di qualità nella direzione dell’elaborazione di una strategia di comunicazione coordinata (tra territori e nazionale, ad esempio, anche in termini di grafica e messaggi) al passo coi tempi (attraverso una gestione non occasionale, ad esempio, dei social network). Tutto ciò ha un alto valore, anche commerciale, e sarà quindi necessario capire se abbiamo all’interno dell’organizzazione le competenze e gli strumenti necessari o occorrerà rivolgersi all’esterno. 7.2 Sviluppo associativo e implementazione strumenti di Governance

I compiti che attendono Arciragazzi nella prossima consigliatura, in coerenza con quanto esposto nel presente documento, sono principalmente inerenti ad una precisazione e ricollocazione dell’associazione alla luce da una parte delle mutate condizioni generali (normative e del panorama italiano) e dall’altra della necessità di

Il Campo Nazionale ha un suo momento formativo specifico così come quello destinato a chi vuol essere un formatore o una formatrice. Comunicare bene nel sociale è estremamente difficile soprattutto per chi, come noi, vuole valorizzare le competenze interne per salvaguardare gli obiettivi associativi Web, social e mailing list sono gli strumenti più alla nostra portata (anche economicamente) e che potrebbero funzionare meglio Occorre, però, pensare alla comunicazione in maniera strategica, legata a tutti gli aspetti del fare assocaitivo Infine, Arciragazzi deve (in coerenza con le metodologie descritte in precedenza) sperimentare nuovi strumenti organizzativi e di governo dell’associazione: strumenti per i territori, fare rete sia internamente che esternamente, riflettere e condividere, armonizzare

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consolidare il processo di ridefinzione dell’assetto organizzativo che è stato avviato con il Congresso del 2013. Essi sono, in sintesi: - Elaborare un set completo di strumenti di governance e di implementazione

dell’azione associativa, a tutti i livelli (si veda il paragrafo 4.4) al fine di qualificare l’operato interno di arciragazzi, a livello interno nella dimensione nazionale, regionale e locale e a livello esterno nelle reti in cui siamo presenti;

- Promuovere la dimensione del networking come elemento strategico di azione politica, a tutti i livelli

- Approfondire in modo condiviso le mission operative della nostra azione locale, regionale e nazionale alla luce del riaffermare della dimensione associativa di arciragazzi e della strutturazione che prevede l’agire delle Basi Associative, nel contempo sperimentando nuove forme di collaborazione con cittadini, professionisti e soggetti che possono essere prossimali ai nostri obiettivi

- Consolidare definitivamente la caratteristica di “associazione di bambini/e, ragazzi/e, giovani e adulti” armonizzando statuti, regolamenti, metodologie e strumenti

- Promuovere azioni nazionali di affermazione di una cultura e di politiche per l’infanzia e l’adolescenza (rete sui diritti, pedagogia dei diritti, etc.)

- Promuovere una advocacy orientata alla costruzione di comunità educanti fondate sui diritti

- Potenziare le nostre competenze progettuali, amministrative e gestionali, a tutti i livelli

statuti e regole per accogliere tutt*, fare azioni di pressione verso la politica, investire sulle comunità, diventare più brav* a progettare e gestire

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