2016 Per una cultura politecnica

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QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI PROGETTAZIONE ECOLOGICA PER LA QUALITÀ AMBIENTALE Luca Marescotti Per una cultura delle tecnologie ambientali DOI: 10.13140/RG.2.1.1567.1449 2015-2016 2° semestre

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QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI PROGETTAZIONE ECOLOGICA PER LA

QUALITÀ AMBIENTALE

Luca Marescotti

Per una cultura delle tecnologie ambientali

DOI: 10.13140/RG.2.1.1567.1449

2015-2016 2° semestre

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IL SENSO DELLE PAROLETHE MEANING OF WORDS

Le lezioni seguono il libro di testo:

Luca Marescotti, Città Tecnologie Ambiente. Le tecnologie per la sostenibilità e la protezione ambientale

Nelle diapositive sono riportati estratti del testo

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IL POLITECNICO E LA CULTURA POLITECNICA

UNA CULTURA POLITECNICA

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I confini disciplinari dell’urbanistica sono compresi tra l’architettura, l’ingegneria, l’ecologia, le scienze agrarie e quelle forestali.

Il territorio è l’oggetto di intervento dell’urbanistica, in quanto supporto fisico delle attività umane, che con il tempo è stato radicalmente trasformato. Si è mutato l’ambiente naturale originale in un ambiente antropizzato, cioè costruito e organizzato dagli esseri

umani attraverso opere di bonifica e costruzione di insediamenti e infrastrutture, selezione di colture agrarie e addomesticamento di animali.

Il territorio degli urbanisti è il luogo degli insediamenti, delle infrastrutture e delle culture, è il suolo lambito dalle acque, che insieme interagiscono direttamente e indirettamente,

coinvolgendo l’atmosfera nei processi vitali: biosfera, ambiente e territorio sono definizioni sviluppate secondo punti di vista diversi, ma identificano sempre i luoghi del vivere umano.

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urbanistica al politecnico

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“La Psicologia è lo studio delle facultà del pensiero.

La più adulta e perfetta forma del nostro pensiero è la contemplazione scientifica, - la contemplazione dell'ordine universale, - dell'ordine nella

natura e nell'umanità.”

...

“Come dunque si spiega codesto splendido privilegio del pensiero scientifico? S'è un produtto spontaneo e immediato delle facultà umane, perchè non si offre egualmente in tutti i popoli? Quali sono le condizioni

necessarie affinchè le facultà che si affermano eguali in tutto il genere umano, si esaltino fino a questo ápice della loro potenza? Come nascono

in seno ai popoli le scienze? V'è una Psicologia delle scienze?”

[Carlo Cattaneo, Psicologia delle menti associate. Idea d'una Psicologia delle scienze. Appunti delle cinque lezioni di psicologia da lui tenute tra

il 1859 e il 1866 al Regio istituto lombardo di scienze, lettere e arti.]

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“Talete vide nell'acqua l'elemento per eccellenza. Noi vediamo nell'aqua una combinazione; noi ne siamo certi, perché possiamo disfarla e rifarla: il

vero è il fatto, dice Vico.

Avrebbe potuto Talete ne' tempi suoi pervenire a tanto? Da Talete a Lavoisier corsero ventiquattro secoli, seco portando tutto il lavoro della scienza degli antichi Greci, delli Arabi e dei moderni. La scoperta dei

componenti dell'aqua era un ultimo gradino in una lunga scala di pensieri, a edificar la quale avevano collaborato molte generazioni. Essa non era

l'opera delle facultà solitarie d'un uomo, bensì quella delle facultà associate di più individui e di più nazioni.”

[Carlo Cattaneo, Psicologia delle menti associate. Idea d'una Psicologia delle scienze. Appunti delle cinque lezioni di psicologia da lui tenute tra il

1859 e il 1866 al Regio istituto lombardo di scienze, lettere e arti.]

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“È dunque una necessità della costruzione scientifica ch'essa surga nel seno d'una società, anzi di molte società, dimodoché al

mancar dell'una per qualche avversità l'opera possa venir continuata da un'altra.

All'elaborazione della scienza non basterebbero dunque tutte le facultà dell'intelletto, se l'uomo non fosse già per istinto di natura

un essere socievole, s'egli avesse, non l'istinto del castoro, ma quello dell'aragno il quale abita solitario nel centro della sua

tela. Ecco dunque l'istinto entrare nell'opera scientifica come un necessario coefficiente.”

[Carlo Cattaneo, Psicologia delle menti associate. Idea d'una Psicologia delle scienze. Appunti delle cinque lezioni di psicologia da lui tenute tra

il 1859 e il 1866 al Regio istituto lombardo di scienze, lettere e arti.]

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URBANISTICA AL POLITECNICOcultura

scienza tra le scienzetecnica per la protezione dell'ambiente

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L’ecologia applicata studia le relazioni nell’ambiente tra i sistemi viventi e l’urbanistica si occupa della pianificazione dell’organizzazione delle

attività umane sul territorio, a volte tramite pianificazione e programmazione, a volte tramite realizzazione diretta di opere pubbliche

o di insediamenti, a volte trasformando colture e usi del suolo.

I modi di intervento dell’urbanistica sono quindi molteplici.

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Si è soliti affrontare lo studio dell’urbanistica come studio (o analisi) del territorio e come pianificazione delle trasformazioni, ma limitandosi a

tutto ciò che è edificato, all’edificare e all’edificabile, dunque agli insediamenti e in parte alle infrastrutture.

Nei piani territoriali e nelle applicazioni delle tecniche di valutazione ambientale troppo spesso domina l’interesse verso la “costruzione fisica” del territorio, trascurando la continuità dei fenomeni e la loro dimensione

ambientale.

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Urban populationUrban population refers to people living in urban areas as defined by national statistical offices. It is calculated using World Bank population estimates and urban ratios from the United Nations World Urbanization Prospects. Aggregation of urban and rural population

may not add up to total population because of different country coverages.

World Bank Staff estimates based on United Nations, World Urbanization Prospects.

The World Bank Group, License Open

Catalog Sources World Development Indicators

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IL POLITECNICO E LA CULTURA POLITECNICA

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Vi sono due argomenti che mostrano la debolezza di una visione meramente locale:

1) l’estensione mondiale del processo di urbanizzazione

2) l’estensione planetaria dell’impatto urbano sull’ambiente

Per non dire di un terzo argomento:

L’esplosione dell’urbanesimo mondiale si manifesta nei paesi del sud del mondo, mostrando una dimensione totalmente nuova del processo di

antropizzazione dell’ambiente

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Qual era la differenza nelle precedenti immagini?

Urban population [The World Bank Group]

Nella prima & nella seconda immagine: la quantità di popolazione urbana nel mondo per nazione (1981-1985 & 2011-2015)

Nella terza immagine: la percentuale di popolazione urbana per nazione

Nella quarta immagine: il tasso annuale di crescita della popolazione urbana per nazione

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Il terzo mondo, con altre parole i paesi in via di sviluppo o PVS, è caratterizzato dalla crescita dall’urbanesimo accelerato e dall’aumento

del numero delle grandi città.

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Architetti e urbanisti alterano l’ambiente, modellano i luoghi della residenza, del lavoro e dei servizi, danno forma agli insediamenti e

indirizzano lo sfruttamento del territorio.

Per quanto con le loro opere portino effetti macroambientali e planetari, finora le loro attività di progettazione e di pianificazione sono state

alimentate da una visione vecchia di risorse quasi illimitate.

È necessaria una nuova coscienza collettiva, che si può formare a partire da un nuovo modello conoscitivo, capace di realizzare nuovi

strumenti di misura e di controllo, ma anche di modificare le responsabilità individuali e soprattutto sociali verso il patrimonio

collettivo.

IL POLITECNICO E LA CULTURA POLITECNICA

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ORGANIZZAZIONE DELLE CITTÀ

abitare le città come strumenti?le città come officine?

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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Il tema della tecnologia è al centro della cultura moderna, è nel cuore stesso dell’istituzione Politecnico; da questo nucleo di discipline tese a

trasferire le scoperte scientifiche nella produzione industriale può e deve scaturire l’attenzione alle responsabilità disciplinari, dall’urbanistica

all’architettura fino al disegno industriale.

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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“Ed è con la presa di possesso della teoria sulla pratica che si potrebbe caratterizzare la tecnica della seconda rivoluzione industriale, per

servirci dell’espressione di Friedmann, quella dell’industria neotecnica dell’età dell’elettricità e della scienza applicata.

Con la loro fusione si caratterizza l’epoca contemporanea, quella degli strumenti che hanno la dimensione di officine, e di officine che hanno

tutta la precisione di strumenti.”

[Georges Friedmann, Dove va il lavoro umano?, Edizioni di Comunita, 1950.]

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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Dallo studio delle tecnologia come modi e mezzi della produzione industriale è necessario passare a osservare e utilizzare la tecnologia

nell’organizzazione territoriale in senso lato, cioè nell’urbanistica, intesa nella duplice accezione di pianificazione urbana e di pianificazione

territoriale,

sia come tecnologie di processo (i mezzi con cui “produrre territorio”, e nello specifico delle tecnologie di processo quelle per produrre le opere

pubbliche che sono alla base dell’organizzazione territoriale),

sia come tecnologie di prodotto, cioè la città e il territorio come prodotti tecnologici.

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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Non è immediato trasferire analoghe valutazioni sull’organizzazione territoriale: la sostanza tecnologica contenuta non sempre traspare

oppure è talmente entrata nell’abitudine da non essere più percepibile, se non per confronti con altre situazioni urbane.

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

Per chiudere il processo bisogna farsi carico di tutto il

ciclo di vita del prodotto.Life Cycle Assessment

Riduzione degli impatti ambientali, chiusura dei cicli

produttivi, valutazione complessiva della

“produzione di territorio” (per esempio, considerando

globalmente i recuperi delle aree dismesse e le riqualificazioni

urbane e infrastrutturali).

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TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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“PRODUZIONE” DI TERRITORIO

attraverso “trasformazioni” delle coperture del suoloutilizza tecnologie di processo e di prodotto

spesso non facilmente individuabili e valutabili.

Per esempio, nelle attività agro silvo pastorali sono presenti da sempre le tecnologie di processo: la rivoluzione agricola ne è un esempio, ma è parziale, perché lo sviluppo in

questo settore è stato anche nella produzione di prodotti nuovi e di altre tecnologie:

la scelta delle specie addomesticabili, la selezione genetica, gli incroci, la green revolution, le biotecnologie.

Le tecnologie assumono una funzione enorme per la loro capacità di orientare il segno dell’impatto ambientale: dunque si richiede di vedere come efficacia di un intervento non solo il prodotto realizzato, ma complessivamente il prodotto assieme agli scarti e

all’impatto ambientale. La presa di coscienza concreta e completa del processo produttivo permetterà di sviluppare tecnologie appropriate e idonee per ridurre

complessivamente gli impatti negativi.

TECNOLOGIE DI PRODOTTO E TECNOLOGIE DI PROCESSO

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ORGANIZZAZIONE DELLE CITTÀ

L'urbanistica e le funzioni dello stato e dei pubblici poteri

ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE, RISORSE, BENI PUBBLICI

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CONOSCENZE FONDAMENTALI

elementi propri dell’urbanistica, a cui legare le possibili azioni di intervento sul territorio,

elementi propri dell'ecologia, “conoscenze ambientali” geobiochimiche, cicli, equilibri, protezione e ripristino

PER POTER FORMULARE

correttamente e approfonditamente obiettivi e procedure operative

L'URBANISTICA E LE FUNZIONI DELLO STATO E DEI PUBBLICI POTERI

ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE, RISORSE, BENI PUBBLICI

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bene pubblico

opera pubblica e lavori pubblici,

pubblica amministrazione

diritto amministrativo

governo di azioni di lunga durata

tecniche & normative

efficienza e efficacia.

ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE, RISORSE, BENI PUBBLICI

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L’urbanistica come tecnica comporta una sottomissione disciplinare all’azione amministrativa; l’urbanistica come scienza formula teorie, che

permettono di indagare effetti e efficacia.

I piani e le loro attuazioni sono esperimenti che verificano le teorie e anche la correttezza del rapporto tra obiettivi e politiche.

L’URBANISTICA COME SCIENZA

CON PARI DIGNITÀ

TRA LE SCIENZE AMMINISTRATIVE

ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE, RISORSE, BENI PUBBLICI

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L’introduzione degli standard urbanistici o l'istituzione dei parchi ha avuto

spesso finalità molto ristrette nella pianificazione (il benessere dei cittadini, il benessere di un solo gruppo di cittadini)

raramente visioni vaste del concetto di “risorse”

Le risorse naturali, quelle note e quelle ancora non note, devono essere considerate come beni pubblici

lo stesso territorio costituisce un bene pubblico e in quanto tale la proprietà privata del suolo dovrebbe essere concepita in riferimento alle

caratteristiche del bene pubblico

la formazione e la fruizione del territorio

oggetti di pianificazione e amministrazione secondo un diritto pubblico comprensivo dell'istituto di “bene pubblico”.

ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE, RISORSE, BENI PUBBLICI

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INQUADRAMENTO SCIENTIFICO E TEORICO

SUPPORTI ALLE DECISIONI E AL CONTROLLO

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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PIANIFICAZIONE DELL'USO DEL SUOLO ALLE SCALE NAZIONALI, REGIONALI, PROVINCIALI E LOCALI

PIANI DI EMERGENZA PER LA PRODUZIONE DELL’ENERGIA, PER LA GESTIONE DI INCIDENTI INDUSTRIALI RILEVANTI, Di DISASTRI

NATURALI ECCEZIONALI

PIANI DI BONIFICA DI TERRENI INDUSTRIALI DISMESSI, DI CAVE, DI SITI INQUINATI

PIANI DI REGIMENTAZIONE E SFRUTTAMENTO DELLE ACQUE

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

La teoria deve andare oltre il piano e rielaborare tutta la questione ambientale

e territoriale.

In questo primo percorso sarà necessario dimostrare la centralità, e

dunque le responsabilità, dell’urbanistica nella sua complessità di scienza e di insieme di tecnologia nella protezione

dell’ambiente.

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I confini amministrativi e politici non circoscrivono l’ambiente, questa è la patria di tutti gli esseri viventi.

Le tecnologie forniscono non solo soluzioni concrete nella progettazione e realizzazione delle opere, ma sono anche strumenti di supporto al

processo decisionale e offrono possibilità di controllo delle trasformazioni un tempo impensabili, aspetti questi ultimi che sono intimamente legati

all’analisi e alla misurazione dei fenomeni territoriali, sociali ed economici nel processo decisionale attraverso definizione delle metodologie

operative e delle modalità con cui effettuare le misurazioni.

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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La questione ambientale è complessa perché combina le dinamiche naturali con gli impatti antropici, spinti dalla questione demografica e

l’urbanesimo, dalla questione tecnologica (tecnologie pesanti e tecnologie dolci), dalla questione dello sviluppo basato sui consumi e

sulle ineguaglianze.

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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L’urbanistica è l’insieme degli atti di pianificazione e di programmazione delle trasformazioni territoriali.

Ogni azione tendente a modificare l’organizzazione del territorio, sia mutando la distribuzione della popolazione e delle strutture produttive e

delle infrastrutture di servizio, sia alterando le relazioni tra esse, è un atto urbanistico.

La pianificazione di queste azioni e del loro attuarsi nel tempo è urbanistica. La storia dell’urbanistica è quindi la storia del modo con cui

queste azioni sono state decise e attuate.

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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Così la pianificazione di tutti quegli atti urbanistici diviene urbanistica, facendo attenzione che non tutti gli atti urbanistici rientrano o possono

rientrare nella sfera disciplinare dell’urbanistica e che l’urbanistica non si sostanzia, né può sostanziarsi solo attraverso piani.

L'urbanistica come scienza deve osservare il territorio e comprendere il modo umano di “produrlo” per organizzarlo secondo interessi sociali e

produttivi.

LINEAMENTI TEORICI PER TECNOLOGIE APPROPRIATE

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URBANISTICA E AMBIENTE

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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La parola ambiente rimanda con immediatezza all’ecologia, i cui primi elementi compaiono alla fine del XIX secolo a proposito delle ricerche biologiche sull’evoluzione, sulle relazioni

interne tra gli esseri viventi e sulle relazioni esterne tra esseri viventi e ambiente circostante.

1749 - le relazioni di tutti gli organismi viventi tra di loro e nel loro esseri adattati all’ambiente, nelle loro trasformazioni e nelle lotte

per la sopravvivenza furono studiate dal medico botanico Carlo Linneo (Carl Nilsson Linnaeus) (1707-1778)

Oeconomia naturae (economia della natura)

1866 - “ecologia” ovvero la “scienza dei rapporti dell’organismo con l’ambiente” un termine introdotto dal biologo Ernst Heinrich Haeckel

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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DEGRADOpunto di riferimento

misurazione della trasformazione rispetto a un “prima” “durante” e “dopo” (ex-ante, cantiere, ex-post)

la “quantità” e la “qualità” della trasformazione

misurata e misurabile

nuovi problemi, nuove tecnologie, nuovi contesti

ri-orientamento del piano

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

Luca Marescotti 46 / 91

DEGRADO PROTEZIONE RIPRISTINOProtezione e ripristino in realtà possono assumere una valenza ambigua, rispetto sia alla dimensione delle dinamiche ambientali, non sempre note

o circoscritte, sia alle possibilità effettive di ripristinare condizioni preesistenti, a fronte di processi complessi e di azioni irreversibili.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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non basta parlare di

DEGRADO PROTEZIONE RIPRISTINO

occorrono altre priorità a partire dai concetti

RISCHIO PRECAUZIONE PREVENZIONE

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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INDICATORE AMBIENTALE

Gli indicatori ambientali possono essere definiti come variabili; i dati costituiscono le misure delle variabili (nel caso di indicatori quantitativi) oppure le osservazioni delle variabili

(nel caso di indicatori qualitativi) in tempi differenti, in differenti luoghi, per differenti popolazioni o come

combinazioni di questi.

Il confronto tra serie storiche mostra la dinamica del fenomeno in esame.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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EMISSIONI

Le emissioni sono le sostanze espulse da specifiche sorgenti

nell’atmosfera (per esempio da edifici, da impianti industriali, da autoveicoli).

Per la definizione delle soglie di attenzione e di pericolo esistono valori diversi specifici per singole sostanze; i paesi che hanno adottato la definizione di soglie, hanno operato

con autonomia definendo non omogeneamente sia le sostanze sottoposte a controllo, sia le concentrazioni

massime ammissibili di emissione.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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TRASMISSIONE

Le sostanze espulse nell’atmosfera o nel suolo o nell'acqua si diffondono e sono trasportate dalle dinamiche del mezzo in cui sono emesse in relazione alle loro caratteristiche di peso e dimensione; soprattutto nei luoghi di lavoro per questa fase

sono stati stabiliti valori massimi ammissibili di concentrazione.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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IMMISSIONI

La fase di ricaduta delle sostanze espulse comporta il loro inserimento in un altro “mezzo” con possibili reazioni chimiche. Similmente alle altre fasi di emissione e di

trasmissione possono essere definiti valori massimi di concentrazione.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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TOSSICITÀ

La tossicità di una sostanza implica la misura della quantità (massa) minima capace a causare effetti dannosi su un

sistema biologico. La quantità minima può essere espressa in concentrazione di quella sostanza in un mezzo. La

tossicità di una sostanza si misura in termini relativi e in funzione di quanta poca sostanza (massa o mole con

riferimento alle dimensioni molecolari) occorre per ottenere effetti dannosi. Tuttavia la tossicità dipende dalla probabilità che il sistema biologico sia esposto alla sostanza (curve di

risposta – concentrazione - durata oppure di risposta – dose - durata). Esistono soglie di tossicità, con misure di effetti non

osservati, minimi, non nocivi e nocivi, in base ai quali si forniscono fattori di incertezza, fattori di sicurezza.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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DANNO

I danni possono essere di diverso tipo: in relazione al soggetto colpito: danno al suolo, da calpestio, da

trasmissione, da immissione o da radiazione; danni ai sensi (all’udito, alla vista); danno alle basi azotate, alla flora, alla fauna; in relazione all’entità: danno primario o secondario;

danno temporaneo o permanente o periodico; danno somatico o biochimico o anatomico.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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PERICOLO

Il concetto di pericolo è legato a sostanze pericolose per la loro tossicità, perché infiammabili o esplosive; inoltre si

riferisce a luoghi in cui sono accumulate sostanze pericolose. Da questo deriva l’importanza del catasto dei

“carichi antichi” (discariche dismesse, aree industriali con produzione di sostanze pericolose) e la registrazione di quanto è in formazione, poiché le tecnologie attuali di

trattamento dei rifiuti pericolosi potrebbero dimostrarsi in un futuro inefficaci.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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PERICOLOSITÀ RELATIVA

La definizione di pericolosità relativa è impiegata per sottolineare anche l’importanza di classi per marcare il grado

di rischio legato a un sito.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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RISCHIO ZEROIn una data condizione non si accetta alcun rischio, ma si tratta di

condizioni rare, difficilmente riscontrabili nella pratica. RISCHIO ACCETTABILE

In genere, dove vi sono interventi antropici ma non solo l’obiettivo realistico e perseguibile con successo è la riduzione

del rischio entro soglie accettabili.

La stessa definizione probabilistica del rischio implicitamente presuppone l’impossibilità di ottenere situazioni a rischio zero, evidenziando così che la condizione di attività svolte in totale assenza di rischi di per sé non possa

essere accettata teoricamente, né posta come obiettivo di progetto. Dunque, è ragionevole effettuare interventi, il cui impatto può generare dei rischi, ma si

devono prevedere opere per garantire che le probabilità di rischio e che l’entità dei danni siano contenute entro soglie accettabili.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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RISCHIO, INDUSTRIE A RISCHIO, RISCHIO AMBIENTALE

Il concetto di rischio si configura diversamente da quello di pericolo e si definisce come probabilità di manifestazione di

un danno, più o meno grave (magnitudo), in relazione all’esecuzione di determinate attività.

L’impatto può essere primario, se con interferenze dirette, o secondario, se con eventi successivi nello spazio e nel tempo, oppure può essere

positivo o negativo, reversibile o irreversibile. Dalla definizione di impatto ambientale si deriva quella di rischio ambientale, esprimibile

possibilmente in termini probabilistici, come può essere nel caso di studiare gli effetti di eventi inquinanti probabili in seguito a determinati

interventi.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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H*P=PhExp

Physical exposure was obtained by modelling the area affected by each recorded event. [Pelling et al. 2004, p.100]

United Nations Development ProgrammeBureau for Crisis Prevention and Recovery www.undp.org/bcpr

COMBINAZIONI DI RISCHI, RISCHIO SISTEMICO

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L'urbanistica, oggi, e il nostro comune futuro.

Perchè rimodulare discipline, competenze e formazione.

La normalità sarà la crisi?

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Emergency, Indirect and Cumulative Impacts

European Commission/ L. J. Walker, J. Johnston, Guidelines for the Assessment of Indirect

and Cumulative Impacts as well as Impact Interactions. May

1999, Luxembourg, Office for Official Publications of the

European Communities, 2001

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Emergency, Indirect and Cumulative Impacts

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AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

Il rischio è una funzione della probabilità che si verifichi un evento non voluto, da cui derivano danni alle persone e alle

cose assieme a perdite economiche.

Gli impatti si misurano attraverso l’entità probabile del danno, la quantità di popolazione esposta e la vulnerabilità

(dipende dall'evento: per esempio può dipendere dalla robustezza delle strutture edilizie o dalla durata dell’esposizione).

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SITI INQUINATI

L’aggettivo qualitativo inquinato o contaminato si usa per definire la condizione “non naturale” di un sito. Se tali condizioni

derivassero da azioni umane reversibili, il ripristino ambientale potrebbe significare il riportare il sito alla sua naturalità (la

condizione in cui era prima) o per lo meno a condizioni accettabili, tali cioè da non provocare nel tempo danni agli esseri viventi.

La contaminazione deve poter essere misurata come presenza di contaminanti in concentrazioni superiori a valori predeterminati. La natura dell’inquinante e il

livello della contaminazione, che definiscono le caratteristiche dell’inquinamento, devono essere associate al carattere del possibile uso del suolo

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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SITI PERICOLOSI PER L’IMMISSIONE DI SOSTANZE INQUINANTI

Un sito circoscritto, ove si registri la pericolosità indotta da interventi esterni è definibile come “sito pericoloso”.

L’individuazione e la delimitazione non implica la necessità dell’intervento di bonifica, ma la capacità di gestione del rischio.

SITI CON PERICOLOSITÀ INTRINSECA NATURALE

La pericolosità di un sito può talvolta dipendere da cause naturali, (gas radon, minerali di mercurio o arsenico). Nella maggior parte

dei casi, se non nella generalità, è improponibile la bonifica, mentre è necessaria la gestione del rischio per eventuali presenze umane o

di altre specie.

AMBIENTE: QUALE PROTEZIONE, QUALE RIPRISTINO

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SOCIETÀ UMANE, URBANISTICA, HABITAT E NICCHIA ECOLOGICA

RIPENSARE L'URBANISTICA

LEGGERE IL PAESAGGIO COME MOSAICI INTERPRETABILI A DIVERSE SCALE

UNITÀ DI PAESAGGIOTESSERE DI UN MOSAICO IL CUI SENSO STA

NELL'INTEREZZA E NELLE RECIPROCHE ARMONIE

LEGGERE LE TRASFORMAZIONI

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PAESAGGIO

In che modo oggi le società umane si relazionano all’ambiente?

Come si riconoscono le nicchie ecologiche umane?Quali finalità nelle leggi?

Realtà ecologica e mappe mentali

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Unità di paesaggio a diverse scale: micropaesaggi erbosi naturali e artificiali racchiusi in pochi metri

quadrati e macropaesaggi grandi chilometri quadrati composti da querceti, acquitrini e paludi.

[Fonte: Turner et al.]

Paesaggi urbani a Sun Lakes-Phoenix, Arizona affiancati a paesaggi agricoli alimentati da falde

freatiche. [Fonte: Google Maps 2015].

UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

Luca Marescotti 69 / 91

Realtà ecologica e mappe mentali

Ernst Haeckel (1834-1919)ecologia 1866

Il termine «ecologia» (gr. oikía casa, ambiente, e lógos discorso) venne per la prima volta introdotto in campo biologico da Ernst

Heinrich Haeckel (1834-1919), come «scienza dei rapporti dell’organismo con l’ambiente» (Morfologia generale degli

organismi, 1866). Dunque una sorta di «economia della natura».

[E. Haeckel, Storia della creazione, 1868.]

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Realtà ecologica e mappe mentali

Ecologia del paesaggio

Carl Trol, Landscape Ecology, 1939

geografo

Interpretazione delle fotografie aeree per studiare le interazioni tra AMBIENTE e FLORA.

[ Carl Trol, “Luftbildplan und ökologische Bodenforschung (Aerial photography and ecological studies of the earth)”, Zeitschrift der

Gesellschaft für Erdkunde, Berlino, 1939, pp.241-298.]

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Realtà ecologica e mappe mentali

Landscape Ecology 1939

Heterogeneity is the measure of how different parts of a landscape are from one another.

Landscape ecology looks at how this spatial structure affects organism abundance at the landscape level, as well as the behavior and functioning of the landscape as a whole. This includes studying the influence of pattern, or the internal order of a landscape, on process, or the continuous operation of functions of organisms.

Landscape ecology also includes geomorphology as applied to the design and architecture of landscapes. Geomorphology is the study of how geological formations

are responsible for the structure of a landscape.

[ Carl Trol, “Luftbildplan und ökologische Bodenforschung (Aerial photography and ecological studies of the earth)”.]

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Realtà ecologica e mappe mentali

Modelli di paesaggio (patterns)

Elementi strutturali geografici (patches)

Un insieme di modelli di paesaggio (patterns): tipo, entità, frequenza di eterogeneità

Il paesaggio è un mosaico ambientale.Una serie di elementi strutturali geograficamente distinti (patches),

omogenei per gli elementi paesaggistici che li compongono,

Tali elementi strutturali variano per forma, dimensione e disposizione nello spazio considerato in funzione

delle condizioni originali e di sviluppo.

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Realtà ecologica e mappe mentali

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Realtà ecologica e mappe mentali

Fonte: Alessandro Peressotti, Università degli Studi di Udine

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Realtà ecologica e mappe mentali

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Realtà ecologica e mappe mentali

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UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

“Che cosa è allora un paesaggio? Suggeriamo una definizione generale che non richiede una scala assoluta: un paesaggio è una zona che è

territorialmente eterogenea in almeno un fattore di interesse. Sebbene alla scala umana possiamo osservare ‘un mosaico grande chilometri su cui

ricorrono ecosistemi locali’ [Forman, 1995] è importante riconoscere che l’ecologia del paesaggio può occuparsi di paesaggi che si estendono per decine di metri e non chilometri, e che un paesaggio può essere anche

interno a un sistema acquatico. Inoltre, possiamo osservare un paesaggio rappresentato da un gradiente attraverso cui gli ecosistemi non hanno

caratteri ripetitivi o ricorrenti. Questa nostra definizione è sufficientemente generale da permettere di considerare entrambi gli aspetti dell’ecologia del

paesaggio prima citati.”

[Fonte: Turner et al, 2001, p.7]

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UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

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UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

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UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

“Quando vediamo un paesaggio, osserviamo la sua composizione e configurazione territoriale: gli elementi presenti e le loro modalità di

composizione. In un paesaggio agricolo, possiamo osservare foreste che fiancheggiano torrenti e creste scoscese, mentre coltivi e pascoli

occupano i versanti più morbidi delle aree montane. Nel paesaggio di una foresta boreale dominata dal fuoco, possiamo osservare grandi aree

contigue di vecchie foreste, giovani foreste, assieme alla vegetazione iniziale di una fase di successione. In un bosco deciduo, possiamo

osservare piccoli intervalli in quella che sarebbe altrimenti una continuità tra le chiome degli alberi, e possiamo individuare la transizione tra

comunità forestali dominate da differenti specie di alberi.

[Fonte: Turner et al, 2001, p.71]

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UN PAESAGGIO FATTO DI MOSAICI E TESSERECON DIVERSE SCALE DI LETTURA

“In un paesaggio costiero, possiamo osservare lunghe e strette strisce di vegetazione simile a uno che si muove dal margine tra terra e acqua verso l'interno. Nei paesaggi di piccole estensioni (vale a dire di 100 m

per 100 m), possiamo osservare complesse strutture di zone vegetate e non vegetate. Come si sono sviluppate tutte queste diverse strutture?

Come cambiano nel tempo?”

[Fonte: Turner et al, 2001, p.71]

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Definition of commonly used terms in landscape ecology[Fonte: Turner et al, 2001]

Configuration: Specific arrangement of spatial elements; often used synonymously with spatial structure or patch structure.

Connectivity: Spatial continuity of a habitat or cover type across a landscape.

Corridor: Relatively narrow strip of a particular type that differs from the areas adjacent on both sides.

Cover type: Category within a classification scheme defined by the user that distinguishes among the different habitats, ecosystems, or vegetation types on a landscape.

Edge: Portion of an ecosystem or cover type near its perimeter and within which environmental conditions may differ from interior locations in the ecosystem; also used as a measure of the length of adjacency between cover types on a landscape.

[Fonte: Turner et al., 2001]

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Definition of commonly used terms in landscape ecology

Fragmentation: Breaking up of a habitat or cover type into smaller, disconnected parcels.

Heterogeneity: Quality or state of consisting of dissimilar elements, as with mixed habitats or cover types occurring on a landscape; opposite of homogeneity, in which elements are the same.

Landscape: Area that is spatially heterogeneous in at least one factor of interest.

Matrix: Background cover type in a landscape, characterized by extensive cover and high connectivity; not all landscapes have a definable matrix.

Patch: Surface area that differs from its surroundings in nature or appearance.

Scale: Spatial or temporal dimension of an object or process, characterized by both grain and extent.

[Fonte: Turner et al. 2001]

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SOCIETÀ UMANE, URBANISTICA, HABITAT E NICCHIA ECOLOGICA

Un possibile percorso per approfondire le proprie conoscenze: Richard T. T. Forman, Landscape Ecology, 1986- Land Mosaics: the Ecology of Landscapes and Regions, 2001 - Urban Ecology: Science of Cities, 2014

Turner, Monica G., Robert H. Gardner, e Robert V. O’Neill. Landscape Ecology in Theory and Practice: Pattern and Process. New York: Springer, 2001.

IMPARARE DALL'ECOLOGIA PER RIPROGRAMMARE IL NOSTRO MODO DI PENSARE

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Pattern: strutture, modelli, … [The Pattern language]

E ora un breve accenno a Christopher Alexander (… e a Helmut Leitner) e le quindici proprietà dell'interezza o della vita (vita come ordine; la natura dell'ordine)

WHOLENESS AND LIFE

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Pattern: strutture, modelli, … [The Pattern language]

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Pattern: strutture, modelli

aka also know as

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Pattern: strutture, modelli

QWAN quality without a name / Lebendigkeit

qualità senza un nome / vitalità

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Pattern: strutture, modelli

QWAN / Lebendigkeit quality without a name, qualità senza nome / vitalità

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WHOLENESS AND LIFE

Un altro possibile percorso per approfondire le proprie conoscenze:

Christopher Alexander, The Nature of Order, Berkeley, Center for Environmental Structure, 2002-2005

Peter Baumgartner, Richard Sickinger, PURPLSOC Pursuit of Pattern Languages for Societal Change. The Workshop 2014. Designing Lively Scenarios with the Pattern Approach of Christopher Alexander. Berlino, 2015.

ALTRI PERCORSI PER RIPROGRAMMARE IL NOSTRO MODO DI PENSARE