FRANCESCO MANARA Università Politecnica delle Marche ...

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ARTISTA IN RESIDENZA ALESSIO ALLEGRINI OLIVER KERN MERCOLEDI 14 GENNAIO 2015 TEATRO SPERIMENTALE, ore 21.00 DOMENICA 18 GENNAIO 2015 TEATRO DELLE MUSE, ore 17.30 ALESSIO ALLEGRINI corno ALESSIO ALLEGRINI FRANCESCO MANARA pianoforte corno e direzione FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana l'anniversario dei 10 anni dalla nascita della FORM - Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, di cui nel 2015 Allegrini è ospite, dirigendo un programma che prevede musiche di Wagner, Strauss e Beethoven. Allegrini ha partecipato come testimonial ai due films di Failoni e Merini: "In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l'Havana”, e "L'Orchestra", dedicato all'Orchestra Mozart di Claudio Abbado. FRANCESCO MANARA Francesco Manara ha frequentato il Conservatorio "G. Verdi" di Torino dove nel 1990 si è diplomato sotto la guida di M. Marin con il massimo dei voti, lode e menzione d'onore. In seguito, grazie ad una borsa di studio conferitagli dalla "De Sono Associazione per la Musica" si è perfezionato con G. Prencipe, F. Gulli, R. Ricci, S. Gheorghiu e ad Amsterdam con H. Krebbers. In formazione di duo violino e pianoforte ha studiato con F. Gulli/E. Cavallo e con P. Amoyal/A. Weissenberg e si è diplomato presso la Scuola Superiore di Musica da Camera del Trio di Trieste, anche in formazione di trio. Nel 1992 è stato scelto da Riccardo Muti come Primo Violino Solista dell'Orchestra del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Sempre come Primo Violino Solista è stato invitato a suonare con l’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Mozart di Bologna, la Bayerische Staatsoper Orchestre di Monaco e la Royal Concertgebauw Orchestra di Amsterdam. In questo ruolo ha collaborato con direttori quali C. Abbado, D. Barenboim, F. Bruggen, S. Bychkov, R. Chailly, M. W. Chung, Sir Colin Davis, R. F. de Burgos, G. Dudamel, V. Gerghiev, C. M. Giulini, D. Harding, L. Maazel, Z. Metha, R. Muti, A. Pappano, G. Prêtre, M. Rostropovich, G. Rozdstvenskij, G. Sinopoli, J. Temirkanov, R. Ticciati. È stato Premiato in numerosi Concorsi Internazionali tra cui “Michelangelo Abbado” di Sondrio (Primo Premio), "J. Joachim" di Hannover, "A. Stradivari"di Cremona, "L. Spohr"di Freiburg, "DongA" di Seoul, "ARD" di Monaco, "Čajkovskij" di Mosca (Premio speciale), "Premio Paganini" di Genova (Premio speciale), CIEM di Ginevra (Primo Premio). Le affermazioni in tali concorsi lo hanno condotto presto verso una brillante carriera solistica che lo ha visto esibirsi con un centinaio di orchestre tra cui l'Orchestra della Suisse Romande, Bayrische Runfunk di Monaco, Radio di Stoccarda, Radio di Hannover, Wiener Kammerorchester, Royal Philarmonic Orchestra, Tokyo Symphony, Sinfonica Nazionale della RAI e, in più occasioni, la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti. Nel 1998 ha debuttato al Lincoln Center di New York con il Concerto op. 61 di Beethoven. Nella Stagione 2011 è stato invitato dalla Royal Philarmonic Orchestra per suonare il concerto di Čajkovskij a Londra. Il suo repertorio, che spazia da Bach ai contemporanei, comprende anche i 24 Capricci di Paganini, eseguiti integralmente più volte, e tutte le Sonate e Partite di Bach. Con l'Orchestra di Padova e del Veneto ha inciso il Concerto di B. Compagnoli (Dynamic), con la Filarmonica della Scala diretta da Muti, la Sinfonia Concertante di Mozart (Sony), con il violista Danilo Rossi e con i Cameristi della Scala, le 8 Stagioni di Vivaldi e Piazzolla per la Musicom. Con questo gruppo e con questo programma, nel luglio 2007 si è esibito in Piazza del Duomo a Milano davanti a un pubblico di oltre 10.000 persone. Il concerto ha avuto un tale successo di pubblico e di critica che è stato energia ritmica che si sprigiona da tutta l’orchestra. Certo: è evidente che Beethoven compie nella Quarta, con una di quelle stupefacenti e improvvise “virate” che caratterizzano tutto il suo itinerario compositivo, un volontario e programmatico “ritorno” al Settecento. Tuttavia è altrettanto evidente che non si tratta affatto di un ritorno tout court, quanto piuttosto di una “rifondazione” dello spirito del Settecento in un’ottica assolutamente personale e decisamente moderna; rifondazione tanto più importante se si pensa che essa si inserisce nella fase iniziale di quel lungo processo di assimilazione e di rigenerazione del passato musicale che giungerà poi a compimento negli eccelsi capolavori dell’estrema maturità. Cristiano Veroli ALESSIO ALLEGRINI Alessio Allegrini è Presidente del "Movimento Musicians for Human Rights" e Direttore Artistico della "Human Rights Orchestra", MFHR, che si occupa di sostenere lo sviluppo della cultura dei Diritti Umani attraverso la musica. Sotto la Direzione di Allegrini, l'Orchestra si è esibita per il terzo anno consecutivo presso la prestigiosa sala del KKL di Lucerna (Svizzera), con solisti di prestigio superlativo, quali Maria Joao Pires, Hélène Grimaud, Laurie Rubin e Isabelle Faust. In veste di direttore Allegrini ha esordito circa 10 anni fa, dirigendo presso la Simphony Hall di Osaka un singolare concerto tenuto da un'orchestra formata da 100 donne e un gruppo di 87 corni francesi, destando enorme curiosità e un caloroso successo di pubblico. Nel marzo scorso Allegrini ha debuttato presso il Teatro Lirico di Cagliari dirigendo Wagner e Brahms ottenendo grande successo di pubblico e critica. Primo corno solista dell'Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Lucerne Festival Orchestra e Orchestra Mozart, all'età di 23 anni viene scelto dal maestro Riccardo Muti come Primo Corno Solista presso il Teatro alla Scala di Milano. È stato ospite presso Berliner Philarmoniker, Bayerischer Rundfunk Orchester, Mahler Chamber Orchestra, N.Y. Philarmonia Orchestra. Allegrini e' vincitore dei concorsi "Prague Spring Competition" e "A.R.D." di Monaco di Baviera. Recentemente ha eseguito la prima europea del Concerto per corno di Eliott Carter. Riccardo Panfili ha scritto per lui "Out" per corno, orchestra d'archi e percussioni, eseguito in prima mondiale a Berlino, dove Allegrini e Panfili sono stati insieme protagonisti con grande successo e unanime consenso di pubblico e critica. Nel 2006 ha ricevuto in Italia, dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi, il premio nazionale La casa delle Arti, “per aver saputo coniugare impegno professionale e stile di vita". Ha inciso in 3 diversi CD, per la Deutsche Grammophone i concerti di Mozart per corno e orchestra, la Sinfonia Concertante e i Concerti Brandeburghesi (Orchestra Mozart, Dir. Claudio Abbado). In veste di direttore d'orchestra, ha inciso per Amadeus i concerti per oboe di Strauss e Lebrun, presso il Teatro delle Muse di Ancona, per Stagione 2014 / 2015 93ma Concertistica violino ripetuto al Festival di Ravello, a Parigi, al Teatro dell’Opera di Varsavia, in Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Lituania, Lettonia e a Mosca, nella prestigiosa Sala Čajkovskij. Con quest’orchestra Manara suona in tutto il mondo, nella duplice veste di direttore e solista. Recentemente si è esibito in tournée negli Stati Uniti (incluso un concerto alla Carnegie Hall nel giorno del compleanno di Verdi) in trascrizioni solistiche di opere verdiane. Ha inoltre effettuato registrazioni per la Radio di Monaco, per Radio France e per la Suisse Romande. Francesco Manara è il fondatore del "Trio Johannes" con il quale ha inciso l’integrale dei trii e dei quartetti con pianoforte di Brahms (per la rivista Amadeus) e il Trio Arciduca di Beethoven. Questa formazione cameristica è stata premiata al Concorso Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste e a quello di Osaka ed è risultata vincitrice del "Concert Artists Guild Competition" di New York. Nel 2002 il trio ha debuttato alla prestigiosa "Carnegie Hall" di New York. Dal 2001 è inoltre il Primo Violino del "Quartetto d'Archi della Scala", con il quale si esibito in Italia, Sudamerica, Giappone, Stati Uniti, Francia, Germania, Svizzera e Austria (Mozarteum di Salisburgo) e ha effettuato registrazioni per la casa discografica Fonè con musiche di Verdi, per la rivista Amadeus, per le etichette Decca e Concerto (Naxos). Docente di violino presso l'Accademia della Scala, la Milano Music Master e il Conservatorio di Reggio Emilia è stato invitato a tenere masterclass alla Manhattan School di New York, in Giappone, Colombia e Venezuela e ha tenuto corsi di qualificazione professionale per orchestra presso la Scuola di Musica di Fiesole e il Laboratorio Sperimentale di Spoleto e corsi di violino all'Istituto Superiore di Musica "L. Perosi" di Biella, all’Accademia di Alto Perfezionamento di Portogruaro, al “Musica Riva Festival”, alla Scuola Musicale di Milano, all’Accademia “Stupor Mundi” di Castelbuono (Palermo) e all’“Accademia Musicale Pescarese”. Ha tenuto masterclass presso i Conservatori di Milano, Como, Udine, Reggio Calabria, Cosenza, Palermo. Francesco Manara è giurato di prestigiosi concorsi internazionali come il Concorso “Romanini” di Brescia, il “Premio Paganini” di Genova e il Concorso “Joachim” di Hannover. La famosa rivista "The Strad", che lo ha più volte recensito, lo ha definito "un artista di notevole sincerità e profondità, pronto ad affrontare i più importanti palcoscenici del mondo". Suona un Giovanbattista Guadagnini del 1773. OLIVER KERN Oliver Kern nasce nel 1970 a Schwäbisch Gmünd in Germania, dove inizia lo studio del pianoforte a soli 5 anni. Giovanissimo intraprende l’attività artistica, distinguendosi nel panorama musicale tedesco per i brillanti risultati ottenuti in concorsi pianistici internazionali. Si diploma con lode in pianoforte, in direzione d’orchestra e di coro, all’Accademia “Staatliche Hochschule für Musik” di Stoccarda, sotto la guida di Wan Ing Ong. Successivamente si perfeziona in pianoforte con i maestri Rudolf Buchbinder e Karl-Heinz Kämmerling, alla “Musik-Akademie” di Basilea e al “Mozarteum” di Salisburgo. Ottiene molti riconoscimenti in Concorsi pianistici internazionali: primi e secondi premi nei Concorsi di Senigallia, Hamamatsu, Pechino e Parigi. Si impone all’attenzione della critica vincendo i due prestigiosi concorsi “ARD” di Monaco 1999, “Beethoven” di Vienna 2001, nel quale consegue anche il premio speciale per la migliore interpretazione delle Sonate di Beethoven. Quest’ultima vittoria conferisce a Kern l’eccellenza di primo tedesco ad aver conseguito tale traguardo. Apprezzato interprete di Beethoven e Brahms, la critica gli riconosce il merito di un virtuosismo tecnico non fine a se stesso, ma rivolto ad un’accurata ricerca timbrica ed espressiva: “l’esecuzione beethoveniana di Kern è la prima veramente convincente dopo quelle dei mostri sacri degli anni Trenta-Cinquanta” (R. Risaliti). Il suo rigore intellettivo lo induce alla realizzazione di progetti culturali singolari: esegue l’opera omnia pianistica di Brahms nel Classix Festival 2003 a Braunschweig e nella Stagione musicale 2004-2005 a Seoul, in Corea. “Con grande intensità e poesia Kern modella il ciclo delle opere brahmsiane” (Braunschweiger Zeitung). Si è esibito in Festival importanti e in famose Sale da concerto in America,in Asia e in Europa, riscuotendo ovunque successi di pubblico: Musikverein di Vienna, Auditorium S. Cecilia di Roma, Teatro alla Scala Milano, Schauspielhaus di Berlino, Musikhalle di Amburgo, Herkulessaal di Monaco, Salle Gaveau di Parigi, Saitama Arts Centre Tokyo, Seoul Arts Center, Century Hall Beijing. Ha suonato con orchestre famose, New Japan Philharmonic Orchestra, Seoul Symphony Orchestra, China National Symphony Orchestra, Radiosinfonieorchestre di Berlino, Monaco, Hannover e Vienna, dirette dai Maestri Dennis Russell Davies, Michael Stern, Lü Jia, Marc Soustrot, Gerard Oskamp, Dmitri Yablonski. Ha inciso per la radio e la televisione tedesca, austriaca, francese, italiana e giapponese. Svolge, oltre a quella solistica, attività di musica da camera con il celebre Quartetto d’Archi della Scala, con Francesco Manara, Primo violino solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala, con Alessio Allegrini, Primo corno solista dell’Orchestra “Mozart” di C. Abbado e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia. Ha pubblicato per la casa discografica “Realsound” diversi CD con opere solistiche di Beethoven, Berg, Brahms, Chopin, Ravel, Schubert, Schumann, Scriabin, Stravinskij. Oliver Kern inoltre, dopo aver insegnato come Professore di Pianoforte alla Hanyang University Seoul/Korea e alla Hochschule für Musik und Theater Hamburg, è Professore di pianoforte alla rinomata Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte. Prossimo appuntamento Martedì 27 gennaio 2015 - Teatro delle Muse, ore 20.30 SOPRAVVISSUTI melologo per voce narrante, bayan solista e ensemble tratto da I cannibali di George Tabori GERMANO SCURTI bayan solista AdM ENSEMBLE CONCERTO PER LA MEMORIA fuori abbonamento sponsor e sponsor tecnici: partner: con il contributo di: Comune di Ancona Regione Marche Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con il sostegno di: G & Associati Studio Legale Giampiero Paoli e Associati P ALCHETTISTI TEATRODELLE MUSE del BIGLIETTERIA Tel. 071 52525 - Fax 071 52622 [email protected] PER INFORMAZIONI Amici della Musica “G. Michelli” Tel. 071 2070119 [email protected] www.amicimusica.an.it ABBONAMENTI Concerti compresi nell’abbonamento alla Stagione 2014/2015 degli Amici della Musica Ingresso gratuito riservato a studenti dell’Università Politecnica delle Marche in posti predefiniti: per le modalità consultare il sito www.amicimusica.an.it, sezione INFO, o rivolgersi alla biglietteria del Teatro delle Muse. BIGLIETTI PRIMO CONCERTO Interi: € 22,00 Ridotti: € 13,50 (riservato a: Palchettisti, Amici delle Muse, ARCI, UNITRE, studenti universitari, giovani da 19 a 26 anni, invalidi e disabili – un biglietto omaggio per l’accompagnatore) Ridotti extra: € 4,00 (gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori e Superiori, bambini e ragazzi fino a 19 anni) Ingresso gratuito riservato a n. 10 studenti dell’Università Politecnica delle Marche BIGLIETTI SECONDO CONCERTO Interi: Platea € 35,00 I Galleria € 29,00 II Galleria € 18,00 III Galleria € 10,00 Palchi laterali € 14,00 Ridotti: Platea € 28,00 I Galleria € 23,00 II Galleria € 14,00 (riservato a Palchettisti; Amici delle Muse; ARCI; UNITRE; studenti universitari in II Galleria; giovani da 19 a 26 anni; bambini e ragazzi fino a 19 anni in Platea e I Galleria Muse se non accompagnati da un adulto pagante; invalidi e disabili – un biglietto omaggio per l’accompagnatore) Ridotti extra: 6 (gruppi di allievi di Scuole Medie Superiori; ragazzi da 15 a 19 anni, in II e III Galleria se non accompagnati da un adulto pagante, o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante) Ridotti superextra: 4 (gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori; bambini e ragazzi fino a 15 anni, in II e III Galleria se non accompagnati da un adulto pagante, o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante) Università Politecnica delle Marche Per le attività culturali

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ARTISTA IN RESIDENZA

ALESSIO ALLEGRINI

OLIVER KERN

MERCOLEDI 14 GENNAIO 2015TEATRO SPERIMENTALE, ore 21.00

DOMENICA 18 GENNAIO 2015TEATRO DELLE MUSE, ore 17.30

ALESSIO ALLEGRINI

cornoALESSIO ALLEGRINIFRANCESCO MANARA

pianoforte

corno e direzione

FORMOrchestra Filarmonica Marchigiana

NOTE AL PROGRAMMA

Eugène Bozza, En Forêt per corno e pianoforte op. 40

Genesi. Conosciuto soprattutto per le sue pagine per ensemble di fiati, Bozza scrive En Forêt nel 1941 dedicandolo a Deveny, docente di corno al Conservatorio di Parigi. Il brano è anche un pezzo di prova per gli allievi, poiché presenta tutta la vasta gamma di difficoltà tecniche e espressive dello strumento.Struttura. Il linguaggio musicale è fedele alla scrittura tonale, dinamico e con una forza che sfocia spesso in forme grandiose e esuberanti. Quasi tutte le possibilità tecniche del corno sono contenute in questo pezzo: glissandi e trilli, con la sordina e senza, pressione o leggerezza delle labbra.Ricezione. Uno dei migliori lavori scritti per corno e pianoforte, nonostante la sua difficoltà esecutiva, resta un brano flessibile e agile. Parte del fascino deriva anche dal fatto che la musica si ispira a un racconto medievale sulla figura di Sant’Uberto, patrono dei cacciatori. La leggenda narra che un giorno, durante una battuta di caccia, il nobile Uberto soccorre un cervo rimasto impigliato con i palchi nei rami di un albero. Avvicinandosi, il giovane vede una croce tra le corna dell’animale e, preso da fervore mistico, cambia la sua vita e si converte al cristianesimo. Bozza utilizza la narrazione nell’utilizzo di due stili: quello venatorio del corno da caccia e quello sacro del canto gregoriano.Annus mirabilis. Nel 1941 truppe tedesche a Leopoli massacrano scienziati e professori polacchi, cominciano i rastrellamenti di ebrei e le deportazioni nei campi di sterminio, i giapponesi attaccano a sorpresa la flotta americana a Pearl Harbor, Rebecca, la prima moglie di Hitchcock vince l’Oscar come miglior film, non viene assegnato il Nobel, debutta il Quartetto Cetra, nasce Placido Domingo, muore James Joyce.

Maurice Ravel, Sonata per violino e pianoforte n. 2

Genesi. La partitura della Sonata, abbozzata nel 1922, viene ripresa l’anno successivo e completata nel ‘27. Dedicato all’amica Hélène Jourdan-Morhamge, che a causa di problemi di salute non lo eseguirà mai, il lavoro debutta a Parigi nella Salle Erard il 30 maggio 1927, con Enescu al violino e Ravel al piano.Struttura. Il delicato lirismo dell’Allegretto iniziale è contrastato da temi angolari e indipendenti nella scrittura delle parti. Un esteso passaggio cantabile del violino, sovrapposto ai primi due temi, arriva verso la fine del movimento, che si conclude con un fugato a tre voci. Il secondo movimento, Blues, anticipa il viaggio di Ravel negli Stati Uniti del ‘28. Il linguaggio blues è stilizzato attraverso la bitonalità e la ricchezza timbrica, e molto diffusi sono elementi del jazz “puro”, come settime diminuite e ritmo sincopato.Nel terzo movimento, Perpetuum mobile, la brillantezza del violino è in contrasto con la relativa semplicità dell’accompagnamento, con riferimenti tematici ai due movimenti precedenti. Una breve ripresa del materiale d’apertura nel finale è sostenuta da un tema di Blues.Giudizio. Le creazioni cui il compositore si dedica mentre concepisce questo lavoro lasciano la loro impronta nella miscela di stili. In particolare,

questa Sonata illustra il senso singolare di Ravel per il colore strumentale, attraverso l’esaltazione delle differenze tra violino e piano. In fondo, il musicista ritiene essenzialmente incompatibili i due strumenti e, soprattutto nel primo movimento, esplora tutte le possibilità offerte da questo attrito.Annus mirabilis. Nel 1927 prima trasmissione televisiva via cavo fra Washington e New York, entra in vigore la tassa sul celibato, De Gasperi è arrestato, nasce il Premio Oscar, Lindbergh compie il primo volo in solitaria sull’Atlantico, Gianoli trasmette in diretta la prima radiocronaca, Sacco e Vanzetti sono giustiziati, il film Il cantante di jazz inaugura il cinema sonoro, nasce Mario Bortolotto, muore Ferdinando Russo.

Maurice Ravel, La Valse, Mouvement de valse viénoise, in re maggiore

Genesi. Il progetto de La Valse, nata come poema sinfonico intitolato Wien e dedicato alla “musa della Belle Ėpoque” Misia Sert, viene accantonato nel 1914. Ripreso qualche anno più tardi come “poème chorégraphique pour orchestre”, è proposto a Djagilev che però non lo ritiene adatto a un balletto. Bisogna aspettare il 1929 perché La Valse, già eseguita per due pianoforti il 23 ottobre 1920 a Vienna da Ravel e Casella, e per orchestra diretta da Chevillard a Parigi il 12 dicembre 1920, riesca ad essere un balletto, con le coreografie di Ida Rubinstein.Struttura. La scrittura è carica di una nuova veemenza. Nonostante Ravel dichiarasse di voler omaggiare il grande Strauss, qui la fantasia della danza si libera dai suoi legacci, non scorre serenamente, ma intraprende gesti ampi e modifica con rapidità le sue movenze, talvolta contrastanti. La rievocazione nostalgica si affianca a una “caricatura grottesca” del valzer viennese.Ricezione. Uno dei brani più amati del repertorio sinfonico, il balletto La Valse non ha molta fortuna. È nella trascrizione per due pianoforti che la composizione fa il giro del mondo. Si deve, invece, ad una trasmissione radiofonica di France Musique dell’8 aprile 1984 la notorietà della versione per pianoforte solo, nell’esecuzione di François-Joël Thiollier.Annus mirabilis. Nel 1920 a Napoli s’inaugura il Museo Nazionale, in Svizzera viene bocciata l’estensione del diritto di voto alle donne, Gandhi inizia la campagna di resistenza passiva e non violenta, negli Stati Uniti entra in vigore il proibizionismo e nasce la prima stazione radio, escono il primo serial muto Fantômas di Sedgwick e Il gabinetto del dottor Calidari di Wiene, nascono Giorgio Bocca e Isaac Asimov, muoiono Giovanni Capurro autore de ‘O sole mio e Augusto Righi.

Johannes Brahms, Trio per corno, violino e pianoforte op. 40

Genesi. «Il primo tempo trabocca di insinuanti melodie e l’ultimo parte sparato come da una pistola» scrive Clara Schumann del Trio nato nel 1865, pochi mesi dopo la morte della madre del compositore. Il suo dolore si esprime nel movimento lento marcato mesto, nel tema degli ultimi due movimenti basato su una melodia popolare insegnatagli dalla madre, nell’inusuale organico formato da strumenti che Brahms aveva

l'anniversario dei 10 anni dalla nascita della FORM - Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, di cui nel 2015 Allegrini è ospite, dirigendo un programma che prevede musiche di Wagner, Strauss e Beethoven.Allegrini ha partecipato come testimonial ai due films di Failoni e Merini: "In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l'Havana”, e "L'Orchestra", dedicato all'Orchestra Mozart di Claudio Abbado.

FRANCESCO MANARA

Francesco Manara ha frequentato il Conservatorio "G. Verdi" di Torino dove nel 1990 si è diplomato sotto la guida di M. Marin con il massimo dei voti, lode e menzione d'onore. In seguito, grazie ad una borsa di studio conferitagli dalla "De Sono Associazione per la Musica" si è perfezionato con G. Prencipe, F. Gulli, R. Ricci, S. Gheorghiu e ad Amsterdam con H. Krebbers. In formazione di duo violino e pianoforte ha studiato con F. Gulli/E. Cavallo e con P. Amoyal/A. Weissenberg e si è diplomato presso la Scuola Superiore di Musica da Camera del Trio di Trieste, anche in formazione di trio. Nel 1992 è stato scelto da Riccardo Muti come Primo Violino Solista dell'Orchestra del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Sempre come Primo Violino Solista è stato invitato a suonare con l’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Mozart di Bologna, la Bayerische Staatsoper Orchestre di Monaco e la Royal Concertgebauw Orchestra di Amsterdam. In questo ruolo ha collaborato con direttori quali C. Abbado, D. Barenboim, F. Bruggen, S. Bychkov, R. Chailly, M. W. Chung, Sir Colin Davis, R. F. de Burgos, G. Dudamel, V. Gerghiev, C. M. Giulini, D. Harding, L. Maazel, Z. Metha, R. Muti, A. Pappano, G. Prêtre, M. Rostropovich, G. Rozdstvenskij, G. Sinopoli, J. Temirkanov, R. Ticciati. È stato Premiato in numerosi Concorsi Internazionali tra cui “Michelangelo Abbado” di Sondrio (Primo Premio), "J. Joachim" di Hannover, "A. Stradivari"di Cremona, "L. Spohr"di Freiburg, "Dong‐A" di Seoul, "ARD" di Monaco, "Čajkovskij" di Mosca (Premio speciale), "Premio Paganini" di Genova (Premio speciale), CIEM di Ginevra (Primo Premio). Le affermazioni in tali concorsi lo hanno condotto presto verso una brillante carriera solistica che lo ha visto esibirsi con un centinaio di orchestre tra cui l'Orchestra della Suisse Romande, Bayrische Runfunk di Monaco, Radio di Stoccarda, Radio di Hannover, Wiener Kammerorchester, Royal Philarmonic Orchestra, Tokyo Symphony, Sinfonica Nazionale della RAI e, in più occasioni, la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.Nel 1998 ha debuttato al Lincoln Center di New York con il Concerto op. 61 di Beethoven. Nella Stagione 2011 è stato invitato dalla Royal Philarmonic Orchestra per suonare il concerto di Čajkovskij a Londra.Il suo repertorio, che spazia da Bach ai contemporanei, comprende anche i 24 Capricci di Paganini, eseguiti integralmente più volte, e tutte le Sonate e Partite di Bach.Con l'Orchestra di Padova e del Veneto ha inciso il Concerto di B. Compagnoli (Dynamic), con la Filarmonica della Scala diretta da Muti, la Sinfonia Concertante di Mozart (Sony), con il violista Danilo Rossi e con i Cameristi della Scala, le 8 Stagioni di Vivaldi e Piazzolla per la Musicom. Con questo gruppo e con questo programma, nel luglio 2007 si è esibito in Piazza del Duomo a Milano davanti a un pubblico di oltre 10.000 persone. Il concerto ha avuto un tale successo di pubblico e di critica che è stato

studiato da ragazzo. Prima esecuzione: 28 novembre 1865 a Zurigo, con Brahms al piano, Hegar al violino e Gläss al corno.Struttura. Il primo movimento è scomposto in vari episodi. A un Andante segue un Poco più animato, poi un Tempo primo che, dopo un ponte, riporta l’Andante iniziale. Tornano il Poco più animato e il Tempo primo che conclude con una coda. Libertà d’invenzione, ma anche esigenze legate all’uso del corno, preparato dall’alternanza dei movimenti ad entrare con il tema principale marcato dolce espressivo. Il secondo tema, più leggero, lo porta il Poco più animato, mentre un terzo motivo fa da collante tra le parti.Lo Scherzo. Allegro è in forma-sonata a due temi, uno ritmico, l’altro melodico. Al breve sviluppo segue una riesposizione senza particolari variazioni. Un unico tema di sapore popolare abita il trio, Molto meno allegro, dopo di che lo Scherzo viene ripetuto testualmente.Anche nell’Adagio mesto Brahms adotta l’avvicendarsi dei motivi: il clima d’inquietudine è espresso dagli effetti sonori del corno. Si contrappone la precisa scrittura armonica del piano. Due i temi divisi in quattro sezioni, con una premonizione del finale.Il Finale (Allegro con brio) segue quasi senza soluzione di continuità: ricordi di battute di caccia e cavalli al galoppo. Tre i temi proposti nell’esposizione, mentre un quarto si udirà solo nello sviluppo. La riesposizione è fedele, con una coda basata soprattutto sul primo tema.Ricezione. Strumentazione particolare e successo evidente visto il proliferare di trii per corno scritti da allora. Brahms specifica l’uso del corno naturale, non quello con le valvole. Non è un dettaglio minore, né un problema che limita, bensì una scelta che indirizza al vero contenuto del pezzo: il corno naturale determina il materiale musicale a ogni livello, dai temi al colore, all’udibilità della grande struttura formale. Il pezzo, nella sua vera essenza e non solo nella sua strumentazione, è un pezzo per corno naturale.Annus mirabilis. Nel 1865 Vittorio Emanuele II si insedia a Firenze, Mendel enuncia le leggi sull’ereditarietà, è assassinato Abraham Lincoln, debutta Tristano e Isotta di Wagner, negli Stati Uniti alcuni veterani della guerra di secessione fondano il Ku Klux Klan, nasce Paul Dukas, muore Felice Romani.

Anna Cepollaro15 dicembre 2014

Richard Wagner, Idillio di Sigfrido, WWV 103

La mattina di Natale del 1870, giorno del suo trentatreesimo compleanno, Cosima Wagner fu dolcemente svegliata dal suono di una splendida musica che giungeva dalle scale antistanti la sua camera da letto della bella villa di Tribschen. Poco dopo vide entrare, attorniato dai suoi cinque figli, il marito Richard che le recava in dono la partitura del brano musicale che stava ascoltando. Si trattava del Siegfried-Idyll (Idillio di Sigfrido), scritto da Wagner in omaggio a sua moglie durante il periodo della composizione della terza opera del ciclo dell’Anello del Nibelungo, il Siegfried, e fatto eseguire per la prima volta, quella stessa mattina, da una piccola orchestra da camera.Il gesto teatrale con cui il “grande incantatore” consegnava il brano a

energia ritmica che si sprigiona da tutta l’orchestra. Certo: è evidente che Beethoven compie nella Quarta, con una di quelle stupefacenti e improvvise “virate” che caratterizzano tutto il suo itinerario compositivo, un volontario e programmatico “ritorno” al Settecento. Tuttavia è altrettanto evidente che non si tratta affatto di un ritorno tout court, quanto piuttosto di una “rifondazione” dello spirito del Settecento in un’ottica assolutamente personale e decisamente moderna; rifondazione tanto più importante se si pensa che essa si inserisce nella fase iniziale di quel lungo processo di assimilazione e di rigenerazione del passato musicale che giungerà poi a compimento negli eccelsi capolavori dell’estrema maturità.

Cristiano Veroli

ALESSIO ALLEGRINI

Alessio Allegrini è Presidente del "Movimento Musicians for Human Rights" e Direttore Artistico della "Human Rights Orchestra", MFHR, che si occupa di sostenere lo sviluppo della cultura dei Diritti Umani attraverso la musica.Sotto la Direzione di Allegrini, l'Orchestra si è esibita per il terzo anno consecutivo presso la prestigiosa sala del KKL di Lucerna (Svizzera), con solisti di prestigio superlativo, quali Maria Joao Pires, Hélène Grimaud, Laurie Rubin e Isabelle Faust.In veste di direttore Allegrini ha esordito circa 10 anni fa, dirigendo presso la Simphony Hall di Osaka un singolare concerto tenuto da un'orchestra formata da 100 donne e un gruppo di 87 corni francesi, destando enorme curiosità e un caloroso successo di pubblico.Nel marzo scorso Allegrini ha debuttato presso il Teatro Lirico di Cagliari dirigendo Wagner e Brahms ottenendo grande successo di pubblico e critica.Primo corno solista dell'Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Lucerne Festival Orchestra e Orchestra Mozart, all'età di 23 anni viene scelto dal maestro Riccardo Muti come Primo Corno Solista presso il Teatro alla Scala di Milano. È stato ospite presso Berliner Philarmoniker, Bayerischer Rundfunk Orchester, Mahler Chamber Orchestra, N.Y. Philarmonia Orchestra.Allegrini e' vincitore dei concorsi "Prague Spring Competition" e "A.R.D." di Monaco di Baviera.Recentemente ha eseguito la prima europea del Concerto per corno di Eliott Carter.Riccardo Panfili ha scritto per lui "Out" per corno, orchestra d'archi e percussioni, eseguito in prima mondiale a Berlino, dove Allegrini e Panfili sono stati insieme protagonisti con grande successo e unanime consenso di pubblico e critica.Nel 2006 ha ricevuto in Italia, dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi, il premio nazionale La casa delle Arti, “per aver saputo coniugare impegno professionale e stile di vita".Ha inciso in 3 diversi CD, per la Deutsche Grammophone i concerti di Mozart per corno e orchestra, la Sinfonia Concertante e i Concerti Brandeburghesi (Orchestra Mozart, Dir. Claudio Abbado).In veste di direttore d'orchestra, ha inciso per Amadeus i concerti per oboe di Strauss e Lebrun, presso il Teatro delle Muse di Ancona, per

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certistica

violino

ripetuto al Festival di Ravello, a Parigi, al Teatro dell’Opera di Varsavia, in Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Lituania, Lettonia e a Mosca, nella prestigiosa Sala Čajkovskij. Con quest’orchestra Manara suona in tutto il mondo, nella duplice veste di direttore e solista. Recentemente si è esibito in tournée negli Stati Uniti (incluso un concerto alla Carnegie Hall nel giorno del compleanno di Verdi) in trascrizioni solistiche di opere verdiane. Ha inoltre effettuato registrazioni per la Radio di Monaco, per Radio France e per la Suisse Romande.Francesco Manara è il fondatore del "Trio Johannes" con il quale ha inciso l’integrale dei trii e dei quartetti con pianoforte di Brahms (per la rivista Amadeus) e il Trio Arciduca di Beethoven. Questa formazione cameristica è stata premiata al Concorso Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste e a quello di Osaka ed è risultata vincitrice del "Concert Artists Guild Competition" di New York. Nel 2002 il trio ha debuttato alla prestigiosa "Carnegie Hall" di New York. Dal 2001 è inoltre il Primo Violino del "Quartetto d'Archi della Scala", con il quale si esibito in Italia, Sudamerica, Giappone, Stati Uniti, Francia, Germania, Svizzera e Austria (Mozarteum di Salisburgo) e ha effettuato registrazioni per la casa discografica Fonè con musiche di Verdi, per la rivista Amadeus, per le etichette Decca e Concerto (Naxos).Docente di violino presso l'Accademia della Scala, la Milano Music Master e il Conservatorio di Reggio Emilia è stato invitato a tenere masterclass alla Manhattan School di New York, in Giappone, Colombia e Venezuela e ha tenuto corsi di qualificazione professionale per orchestra presso la Scuola di Musica di Fiesole e il Laboratorio Sperimentale di Spoleto e corsi di violino all'Istituto Superiore di Musica "L. Perosi" di Biella, all’Accademia di Alto Perfezionamento di Portogruaro, al “Musica Riva Festival”, alla Scuola Musicale di Milano, all’Accademia “Stupor Mundi” di Castelbuono (Palermo) e all’“Accademia Musicale Pescarese”. Ha tenuto masterclass presso i Conservatori di Milano, Como, Udine, Reggio Calabria, Cosenza, Palermo. Francesco Manara è giurato di prestigiosi concorsi internazionali come il Concorso “Romanini” di Brescia, il “Premio Paganini” di Genova e il Concorso “Joachim” di Hannover. La famosa rivista "The Strad", che lo ha più volte recensito, lo ha definito "un artista di notevole sincerità e profondità, pronto ad affrontare i più importanti palcoscenici del mondo". Suona un Giovanbattista Guadagnini del 1773.

OLIVER KERN

Oliver Kern nasce nel 1970 a Schwäbisch Gmünd in Germania, dove inizia lo studio del pianoforte a soli 5 anni. Giovanissimo intraprende l’attività artistica, distinguendosi nel panorama musicale tedesco per i brillanti risultati ottenuti in concorsi pianistici internazionali. Si diploma con lode in pianoforte, in direzione d’orchestra e di coro, all’Accademia “Staatliche Hochschule für Musik” di Stoccarda, sotto la guida di Wan Ing Ong. Successivamente si perfeziona in pianoforte con i maestri Rudolf Buchbinder e Karl-Heinz Kämmerling, alla “Musik-Akademie” di Basilea e al “Mozarteum” di Salisburgo. Ottiene molti riconoscimenti in Concorsi pianistici internazionali: primi e secondi premi nei Concorsi di Senigallia, Hamamatsu, Pechino e Parigi.

Si impone all’attenzione della critica vincendo i due prestigiosi concorsi “ARD” di Monaco 1999, “Beethoven” di Vienna 2001, nel quale consegue anche il premio speciale per la migliore interpretazione delle Sonate di Beethoven. Quest’ultima vittoria conferisce a Kern l’eccellenza di primo tedesco ad aver conseguito tale traguardo.Apprezzato interprete di Beethoven e Brahms, la critica gli riconosce il merito di un virtuosismo tecnico non fine a se stesso, ma rivolto ad un’accurata ricerca timbrica ed espressiva: “l’esecuzione beethoveniana di Kern è la prima veramente convincente dopo quelle dei mostri sacri degli anni Trenta-Cinquanta” (R. Risaliti). Il suo rigore intellettivo lo induce alla realizzazione di progetti culturali singolari: esegue l’opera omnia pianistica di Brahms nel Classix Festival 2003 a Braunschweig e nella Stagione musicale 2004-2005 a Seoul, in Corea. “Con grande intensità e poesia Kern modella il ciclo delle opere brahmsiane” (Braunschweiger Zeitung).Si è esibito in Festival importanti e in famose Sale da concerto in America,in Asia e in Europa, riscuotendo ovunque successi di pubblico: Musikverein di Vienna, Auditorium S. Cecilia di Roma, Teatro alla Scala Milano, Schauspielhaus di Berlino, Musikhalle di Amburgo, Herkulessaal di Monaco, Salle Gaveau di Parigi, Saitama Arts Centre Tokyo, Seoul Arts Center, Century Hall Beijing. Ha suonato con orchestre famose, New Japan Philharmonic Orchestra, Seoul Symphony Orchestra, China National Symphony Orchestra, Radiosinfonieorchestre di Berlino, Monaco, Hannover e Vienna, dirette dai Maestri Dennis Russell Davies, Michael Stern, Lü Jia, Marc Soustrot, Gerard Oskamp, Dmitri Yablonski. Ha inciso per la radio e la televisione tedesca, austriaca, francese, italiana e giapponese.Svolge, oltre a quella solistica, attività di musica da camera con il celebre Quartetto d’Archi della Scala, con Francesco Manara, Primo violino solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala, con Alessio Allegrini, Primo corno solista dell’Orchestra “Mozart” di C. Abbado e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia.Ha pubblicato per la casa discografica “Realsound” diversi CD con opere solistiche di Beethoven, Berg, Brahms, Chopin, Ravel, Schubert, Schumann, Scriabin, Stravinskij.Oliver Kern inoltre, dopo aver insegnato come Professore di Pianoforte alla Hanyang University Seoul/Korea e alla Hochschule für Musik und Theater Hamburg, è Professore di pianoforte alla rinomata Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte.

Prossimo appuntamento Martedì 27 gennaio 2015 - Teatro delle Muse, ore 20.30

SOPRAVVISSUTI melologo per voce narrante, bayan solista e ensemble tratto da I cannibali di George TaboriGERMANO SCURTI bayan solista AdM ENSEMBLE

CONCERTO PER LA MEMORIA fuori abbonamento

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Comune di AnconaRegione MarcheMinistero dei Benie delle Attività Culturalie del Turismo

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Studio LegaleGiampiero Paoli e Associati

PALCHETTISTITEATRO DELLE MUSE

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BIGLIETTERIATel. 071 52525 - Fax 071 [email protected]

PER INFORMAZIONIAmici della Musica “G. Michelli”Tel. 071 [email protected]

ABBONAMENTIConcerti compresi nell’abbonamento alla Stagione 2014/2015 degli Amici della Musica

Ingresso gratuito riservato a studenti dell’Università Politecnica delle Marche in posti predefiniti: per le modalità consultare il sito www.amicimusica.an.it, sezione INFO, o rivolgersi alla biglietteria del Teatro delle Muse.

BIGLIETTI PRIMO CONCERTOInteri: € 22,00Ridotti: € 13,50 (riservato a: Palchettisti, Amici delle Muse, ARCI, UNITRE, studenti universitari, giovani da 19 a 26 anni, invalidi e disabili – un biglietto omaggio per l’accompagnatore)

Ridotti extra: € 4,00 (gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori e Superiori, bambini e ragazzi fino a 19 anni)Ingresso gratuito riservato a n. 10 studenti dell’Università Politecnica delle Marche

BIGLIETTI SECONDO CONCERTOInteri: Platea € 35,00 I Galleria € 29,00 II Galleria € 18,00III Galleria € 10,00 Palchi laterali € 14,00Ridotti: Platea € 28,00 I Galleria € 23,00 II Galleria € 14,00(riservato a Palchettisti; Amici delle Muse; ARCI; UNITRE; studenti universitari in II Galleria; giovani da 19 a 26 anni; bambini e ragazzi fino a 19 anni in Platea e I Galleria Muse se non accompagnati da un adulto pagante; invalidi e disabili – un biglietto omaggio per l’accompagnatore)

Ridotti extra: € 6(gruppi di allievi di Scuole Medie Superiori; ragazzi da 15 a 19 anni, in II e III Galleria se non accompagnati da un adulto pagante, o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante)

Ridotti superextra: € 4(gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori; bambini e ragazzi fino a 15 anni, in II e III Galleria se non accompagnati da un adulto pagante, o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante)

Università Politecnica delle Marche

Per le attività culturali

Cosima e, di fatto, alla storia, non era fine a se stesso, ma nasceva dal desiderio, assai radicato nella cultura europea romantico-decadente, di riuscire a fondere vita e creazione artistica in una sola entità. In quel modo, infatti, il risveglio di Brünnhilde dall’incantesimo del sonno grazie al bacio dell’eroe Siegfried, atto d’inizio del duetto d’amore che conclude l’opera omonima, veniva a coincidere col risveglio di Cosima da parte del suo innamorato Richard per mezzo di un “bacio musicale” che era composto, non a caso, su temi tratti da quella stessa opera che di lì a poco Wagner avrebbe portato a compimento. La fusione tra arte e vita era dunque, in questo caso, perfetta. Non solo. La composizione dell’Idillio, gioiello strumentale da camera caratterizzato da una scrittura limpida, pura, aurorale, esprimente un desiderio di comunione con una natura incontaminata e benevola in una dimensione di imperturbabile benessere spirituale che tanto estasiò Cosima e Nietzsche, veniva a suggellare il raggiungimento di una tranquillità domestica e di una stabilità economica tanto a lungo desiderate da Wagner e, dunque, a simboleggiare il risveglio ad una nuova vita. Quella vera, racchiusa in quel momento di intimità borghese; quella immaginaria, proiettata nel sogno dall’inestinguibile desiderio umano di eterna felicità: un velo d’illusione disteso dolcemente su Cosima-Brünnhilde e Richard-Siegfried oltre il quale campeggia, come nel mito, l’orizzonte sfumato dell’inevitabile crepuscolo, appena visibile fra le dense trame, cromaticamente cangianti, dell’estenuante cadenza finale.

Richard Strauss, Concerto per corno e orchestra n. 1 in mi bemolle magg., op. 11

Uno degli elementi che più colpiscono nel Concerto per corno e orchestra n. 1 in mi bemolle magg., op. 11 di Richard Strauss, composto fra il 1882-83 ed eseguito per la prima volta nella sua versione orchestrale a Meiningen il 4 marzo 1885 dal cornista Gustav Leinhos sotto la direzione di Hans von Bülow, è la sua perfetta unità formale; tanto più sorprendente se si pensa che il concerto fu scritto da un diciannovenne appena licenziato dalle scuole secondarie. Tale perfetta unità è dovuta principalmente al sapiente uso costruttivo di un plastico e incisivo motto d’apertura del corno solista che, presente in forme variate nel corso di tutta la composizione come una sorta di leitmotiv, o motivo conduttore – gli stessi temi principali dei tre movimenti ne traggono origine – ricompare durante l’ultimo movimento quasi nella sua forma iniziale, creando così una bilanciata struttura ciclica. Quest’opera giovanile, inoltre, sebbene appaia profondamente influenzata da precedenti modelli classici e romantici (vi si riconoscono a tratti Mozart, Weber, Mendelssohn e Schumann), colpisce anche per la presenza di alcuni elementi fortemente originali che diverranno in seguito caratteristici dello stile maturato di Strauss. L’inconfondibile impronta personale del compositore si manifesta con grande evidenza nell’esposizione del motto d’apertura, il quale, diversamente dall’uso tradizionale, viene prima enunciato dalla voce sola del corno e subito dopo ripreso e sviluppato da tutta l’orchestra. Con questo espediente Strauss ottiene un effetto di “musica prima della musica”, simile a quello che poi impiegherà, in forme più grandiose, nel suo celebre poema sinfonico Cosi parlò Zarathustra – dove un motto analogo, intonato dalla tromba solista, funge come nel

Concerto per corno da cellula generativa primaria (o Naturmotiv, secondo l’espressione tedesca) – ad esprimere l’atto divino primordiale da cui si origina tutta la creazione. Ma forse l’aspetto più accattivante del concerto è rappresentato dal modo in cui Strauss sfrutta l’eccezionale capacità di metamorfosi timbrica del corno. Facendo appello alle particolari caratteristiche “anfibie” dello strumento, che lo rendono partecipe tanto della potenza degli ottoni quanto della dolcezza dei legni, egli compone una parte per corno solista estremamente ricca e varia, dai toni a volte eroici, a volte elegiaci, la quale, oltre a soddisfare pienamente il desiderio dell’esecutore di far mostra della propria abilità tecnico-interpretativa, suggestiona ed incanta il pubblico con la sua forte carica evocativa.

Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 4 in si bemolle magg., op. 60

«... All’inizio un movimento lento, pieno di idee spezzate, dove nessuna è in rapporto con le altre! Ogni quarto d’ora, tre o quattro note! Poi un rullio di timpani, e misteriose frasi delle viole, il tutto ornato da una folla di pause e di silenzi [...]. Beethoven in questa Sinfonia ha voluto sottrarsi a ogni regola, anche perché la regola incatena soltanto il genio». Questo il commento di Carl Maria von Weber sulla Quarta Sinfonia in si bem. magg., op. 60 di Beethoven, scritta nell’autunno del 1806 e dedicata al conte Franz von Oppersdorf, committente dell’opera. Un commento forse eccessivamente provocatorio e sopra le righe, ma nella sostanza non molto distante dalla realtà delle cose. Indubbiamente la Quarta Sinfonia, soprattutto per il fatto di essere collocata in mezzo a due compagne di dimensioni colossali e di impatto rivoluzionario come la Terza e la Quinta, potrebbe apparire a un primo approccio un’opera misurata, nient’affatto sovversiva e sostanzialmente priva di quella “geniale sregolatezza” individuata da Weber. Anzi: il carattere giocoso, sereno e “spensierato”, le dimensioni complessivamente rispettabili ma per nulla fuori dal comune e non ultima la presenza di un Adagio introduttivo di chiara derivazione haydniana – che richiama molto da vicino, nei toni cupi e nell’atmosfera di inquieta attesa prima dell’accecante esplosione di luce del fortissimo orchestrale, la sinfonia d’apertura de La creazione – tenderebbero a ricondurre il lavoro beethoveniano nei ranghi della tradizione settecentesca e ad avvicinarlo così all’atmosfera delle prime due composizioni sinfoniche del maestro. Tuttavia, ad un ascolto attento, ci si accorge che la Quarta presenta delle caratteristiche fortemente innovative che la distaccano nettamente da tutta la tradizione sinfonica precedente. Caratteristiche senz’altro più nascoste e sottili rispetto a quelle di altre sinfonie di Beethoven, ma non per questo meno importanti e significative: come le inedite soluzioni timbriche, rintracciabili soprattutto nel settore dei fiati, generate da un nuovo tipo di sensibilità poetica – si noti, in particolare nel secondo movimento, il rilievo dato alle frasi melodiche intonate dai clarinetti, piene di quella vaghezza malinconica tanto apprezzata, in seguito, dalla generazione romantica – le ardite spezzature asimmetriche del discorso musicale, ottenute, secondo le acute osservazioni di Weber, attraverso l’impiego delle pause e la frammentazione delle idee melodiche tra le diverse sezioni strumentali – frammentazione spesso sottolineata da improvvisi contrasti dinamici – e soprattutto l’infiammata, travolgente

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NOTE AL PROGRAMMA

Eugène Bozza, En Forêt per corno e pianoforte op. 40

Genesi. Conosciuto soprattutto per le sue pagine per ensemble di fiati, Bozza scrive En Forêt nel 1941 dedicandolo a Deveny, docente di corno al Conservatorio di Parigi. Il brano è anche un pezzo di prova per gli allievi, poiché presenta tutta la vasta gamma di difficoltà tecniche e espressive dello strumento.Struttura. Il linguaggio musicale è fedele alla scrittura tonale, dinamico e con una forza che sfocia spesso in forme grandiose e esuberanti. Quasi tutte le possibilità tecniche del corno sono contenute in questo pezzo: glissandi e trilli, con la sordina e senza, pressione o leggerezza delle labbra.Ricezione. Uno dei migliori lavori scritti per corno e pianoforte, nonostante la sua difficoltà esecutiva, resta un brano flessibile e agile. Parte del fascino deriva anche dal fatto che la musica si ispira a un racconto medievale sulla figura di Sant’Uberto, patrono dei cacciatori. La leggenda narra che un giorno, durante una battuta di caccia, il nobile Uberto soccorre un cervo rimasto impigliato con i palchi nei rami di un albero. Avvicinandosi, il giovane vede una croce tra le corna dell’animale e, preso da fervore mistico, cambia la sua vita e si converte al cristianesimo. Bozza utilizza la narrazione nell’utilizzo di due stili: quello venatorio del corno da caccia e quello sacro del canto gregoriano.Annus mirabilis. Nel 1941 truppe tedesche a Leopoli massacrano scienziati e professori polacchi, cominciano i rastrellamenti di ebrei e le deportazioni nei campi di sterminio, i giapponesi attaccano a sorpresa la flotta americana a Pearl Harbor, Rebecca, la prima moglie di Hitchcock vince l’Oscar come miglior film, non viene assegnato il Nobel, debutta il Quartetto Cetra, nasce Placido Domingo, muore James Joyce.

Maurice Ravel, Sonata per violino e pianoforte n. 2

Genesi. La partitura della Sonata, abbozzata nel 1922, viene ripresa l’anno successivo e completata nel ‘27. Dedicato all’amica Hélène Jourdan-Morhamge, che a causa di problemi di salute non lo eseguirà mai, il lavoro debutta a Parigi nella Salle Erard il 30 maggio 1927, con Enescu al violino e Ravel al piano.Struttura. Il delicato lirismo dell’Allegretto iniziale è contrastato da temi angolari e indipendenti nella scrittura delle parti. Un esteso passaggio cantabile del violino, sovrapposto ai primi due temi, arriva verso la fine del movimento, che si conclude con un fugato a tre voci. Il secondo movimento, Blues, anticipa il viaggio di Ravel negli Stati Uniti del ‘28. Il linguaggio blues è stilizzato attraverso la bitonalità e la ricchezza timbrica, e molto diffusi sono elementi del jazz “puro”, come settime diminuite e ritmo sincopato.Nel terzo movimento, Perpetuum mobile, la brillantezza del violino è in contrasto con la relativa semplicità dell’accompagnamento, con riferimenti tematici ai due movimenti precedenti. Una breve ripresa del materiale d’apertura nel finale è sostenuta da un tema di Blues.Giudizio. Le creazioni cui il compositore si dedica mentre concepisce questo lavoro lasciano la loro impronta nella miscela di stili. In particolare,

questa Sonata illustra il senso singolare di Ravel per il colore strumentale, attraverso l’esaltazione delle differenze tra violino e piano. In fondo, il musicista ritiene essenzialmente incompatibili i due strumenti e, soprattutto nel primo movimento, esplora tutte le possibilità offerte da questo attrito.Annus mirabilis. Nel 1927 prima trasmissione televisiva via cavo fra Washington e New York, entra in vigore la tassa sul celibato, De Gasperi è arrestato, nasce il Premio Oscar, Lindbergh compie il primo volo in solitaria sull’Atlantico, Gianoli trasmette in diretta la prima radiocronaca, Sacco e Vanzetti sono giustiziati, il film Il cantante di jazz inaugura il cinema sonoro, nasce Mario Bortolotto, muore Ferdinando Russo.

Maurice Ravel, La Valse, Mouvement de valse viénoise, in re maggiore

Genesi. Il progetto de La Valse, nata come poema sinfonico intitolato Wien e dedicato alla “musa della Belle Ėpoque” Misia Sert, viene accantonato nel 1914. Ripreso qualche anno più tardi come “poème chorégraphique pour orchestre”, è proposto a Djagilev che però non lo ritiene adatto a un balletto. Bisogna aspettare il 1929 perché La Valse, già eseguita per due pianoforti il 23 ottobre 1920 a Vienna da Ravel e Casella, e per orchestra diretta da Chevillard a Parigi il 12 dicembre 1920, riesca ad essere un balletto, con le coreografie di Ida Rubinstein.Struttura. La scrittura è carica di una nuova veemenza. Nonostante Ravel dichiarasse di voler omaggiare il grande Strauss, qui la fantasia della danza si libera dai suoi legacci, non scorre serenamente, ma intraprende gesti ampi e modifica con rapidità le sue movenze, talvolta contrastanti. La rievocazione nostalgica si affianca a una “caricatura grottesca” del valzer viennese.Ricezione. Uno dei brani più amati del repertorio sinfonico, il balletto La Valse non ha molta fortuna. È nella trascrizione per due pianoforti che la composizione fa il giro del mondo. Si deve, invece, ad una trasmissione radiofonica di France Musique dell’8 aprile 1984 la notorietà della versione per pianoforte solo, nell’esecuzione di François-Joël Thiollier.Annus mirabilis. Nel 1920 a Napoli s’inaugura il Museo Nazionale, in Svizzera viene bocciata l’estensione del diritto di voto alle donne, Gandhi inizia la campagna di resistenza passiva e non violenta, negli Stati Uniti entra in vigore il proibizionismo e nasce la prima stazione radio, escono il primo serial muto Fantômas di Sedgwick e Il gabinetto del dottor Calidari di Wiene, nascono Giorgio Bocca e Isaac Asimov, muoiono Giovanni Capurro autore de ‘O sole mio e Augusto Righi.

Johannes Brahms, Trio per corno, violino e pianoforte op. 40

Genesi. «Il primo tempo trabocca di insinuanti melodie e l’ultimo parte sparato come da una pistola» scrive Clara Schumann del Trio nato nel 1865, pochi mesi dopo la morte della madre del compositore. Il suo dolore si esprime nel movimento lento marcato mesto, nel tema degli ultimi due movimenti basato su una melodia popolare insegnatagli dalla madre, nell’inusuale organico formato da strumenti che Brahms aveva

l'anniversario dei 10 anni dalla nascita della FORM - Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, di cui nel 2015 Allegrini è ospite, dirigendo un programma che prevede musiche di Wagner, Strauss e Beethoven.Allegrini ha partecipato come testimonial ai due films di Failoni e Merini: "In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l'Havana”, e "L'Orchestra", dedicato all'Orchestra Mozart di Claudio Abbado.

FRANCESCO MANARA

Francesco Manara ha frequentato il Conservatorio "G. Verdi" di Torino dove nel 1990 si è diplomato sotto la guida di M. Marin con il massimo dei voti, lode e menzione d'onore. In seguito, grazie ad una borsa di studio conferitagli dalla "De Sono Associazione per la Musica" si è perfezionato con G. Prencipe, F. Gulli, R. Ricci, S. Gheorghiu e ad Amsterdam con H. Krebbers. In formazione di duo violino e pianoforte ha studiato con F. Gulli/E. Cavallo e con P. Amoyal/A. Weissenberg e si è diplomato presso la Scuola Superiore di Musica da Camera del Trio di Trieste, anche in formazione di trio. Nel 1992 è stato scelto da Riccardo Muti come Primo Violino Solista dell'Orchestra del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Sempre come Primo Violino Solista è stato invitato a suonare con l’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Mozart di Bologna, la Bayerische Staatsoper Orchestre di Monaco e la Royal Concertgebauw Orchestra di Amsterdam. In questo ruolo ha collaborato con direttori quali C. Abbado, D. Barenboim, F. Bruggen, S. Bychkov, R. Chailly, M. W. Chung, Sir Colin Davis, R. F. de Burgos, G. Dudamel, V. Gerghiev, C. M. Giulini, D. Harding, L. Maazel, Z. Metha, R. Muti, A. Pappano, G. Prêtre, M. Rostropovich, G. Rozdstvenskij, G. Sinopoli, J. Temirkanov, R. Ticciati. È stato Premiato in numerosi Concorsi Internazionali tra cui “Michelangelo Abbado” di Sondrio (Primo Premio), "J. Joachim" di Hannover, "A. Stradivari"di Cremona, "L. Spohr"di Freiburg, "Dong‐A" di Seoul, "ARD" di Monaco, "Čajkovskij" di Mosca (Premio speciale), "Premio Paganini" di Genova (Premio speciale), CIEM di Ginevra (Primo Premio). Le affermazioni in tali concorsi lo hanno condotto presto verso una brillante carriera solistica che lo ha visto esibirsi con un centinaio di orchestre tra cui l'Orchestra della Suisse Romande, Bayrische Runfunk di Monaco, Radio di Stoccarda, Radio di Hannover, Wiener Kammerorchester, Royal Philarmonic Orchestra, Tokyo Symphony, Sinfonica Nazionale della RAI e, in più occasioni, la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.Nel 1998 ha debuttato al Lincoln Center di New York con il Concerto op. 61 di Beethoven. Nella Stagione 2011 è stato invitato dalla Royal Philarmonic Orchestra per suonare il concerto di Čajkovskij a Londra.Il suo repertorio, che spazia da Bach ai contemporanei, comprende anche i 24 Capricci di Paganini, eseguiti integralmente più volte, e tutte le Sonate e Partite di Bach.Con l'Orchestra di Padova e del Veneto ha inciso il Concerto di B. Compagnoli (Dynamic), con la Filarmonica della Scala diretta da Muti, la Sinfonia Concertante di Mozart (Sony), con il violista Danilo Rossi e con i Cameristi della Scala, le 8 Stagioni di Vivaldi e Piazzolla per la Musicom. Con questo gruppo e con questo programma, nel luglio 2007 si è esibito in Piazza del Duomo a Milano davanti a un pubblico di oltre 10.000 persone. Il concerto ha avuto un tale successo di pubblico e di critica che è stato

studiato da ragazzo. Prima esecuzione: 28 novembre 1865 a Zurigo, con Brahms al piano, Hegar al violino e Gläss al corno.Struttura. Il primo movimento è scomposto in vari episodi. A un Andante segue un Poco più animato, poi un Tempo primo che, dopo un ponte, riporta l’Andante iniziale. Tornano il Poco più animato e il Tempo primo che conclude con una coda. Libertà d’invenzione, ma anche esigenze legate all’uso del corno, preparato dall’alternanza dei movimenti ad entrare con il tema principale marcato dolce espressivo. Il secondo tema, più leggero, lo porta il Poco più animato, mentre un terzo motivo fa da collante tra le parti.Lo Scherzo. Allegro è in forma-sonata a due temi, uno ritmico, l’altro melodico. Al breve sviluppo segue una riesposizione senza particolari variazioni. Un unico tema di sapore popolare abita il trio, Molto meno allegro, dopo di che lo Scherzo viene ripetuto testualmente.Anche nell’Adagio mesto Brahms adotta l’avvicendarsi dei motivi: il clima d’inquietudine è espresso dagli effetti sonori del corno. Si contrappone la precisa scrittura armonica del piano. Due i temi divisi in quattro sezioni, con una premonizione del finale.Il Finale (Allegro con brio) segue quasi senza soluzione di continuità: ricordi di battute di caccia e cavalli al galoppo. Tre i temi proposti nell’esposizione, mentre un quarto si udirà solo nello sviluppo. La riesposizione è fedele, con una coda basata soprattutto sul primo tema.Ricezione. Strumentazione particolare e successo evidente visto il proliferare di trii per corno scritti da allora. Brahms specifica l’uso del corno naturale, non quello con le valvole. Non è un dettaglio minore, né un problema che limita, bensì una scelta che indirizza al vero contenuto del pezzo: il corno naturale determina il materiale musicale a ogni livello, dai temi al colore, all’udibilità della grande struttura formale. Il pezzo, nella sua vera essenza e non solo nella sua strumentazione, è un pezzo per corno naturale.Annus mirabilis. Nel 1865 Vittorio Emanuele II si insedia a Firenze, Mendel enuncia le leggi sull’ereditarietà, è assassinato Abraham Lincoln, debutta Tristano e Isotta di Wagner, negli Stati Uniti alcuni veterani della guerra di secessione fondano il Ku Klux Klan, nasce Paul Dukas, muore Felice Romani.

Anna Cepollaro15 dicembre 2014

Richard Wagner, Idillio di Sigfrido, WWV 103

La mattina di Natale del 1870, giorno del suo trentatreesimo compleanno, Cosima Wagner fu dolcemente svegliata dal suono di una splendida musica che giungeva dalle scale antistanti la sua camera da letto della bella villa di Tribschen. Poco dopo vide entrare, attorniato dai suoi cinque figli, il marito Richard che le recava in dono la partitura del brano musicale che stava ascoltando. Si trattava del Siegfried-Idyll (Idillio di Sigfrido), scritto da Wagner in omaggio a sua moglie durante il periodo della composizione della terza opera del ciclo dell’Anello del Nibelungo, il Siegfried, e fatto eseguire per la prima volta, quella stessa mattina, da una piccola orchestra da camera.Il gesto teatrale con cui il “grande incantatore” consegnava il brano a

energia ritmica che si sprigiona da tutta l’orchestra. Certo: è evidente che Beethoven compie nella Quarta, con una di quelle stupefacenti e improvvise “virate” che caratterizzano tutto il suo itinerario compositivo, un volontario e programmatico “ritorno” al Settecento. Tuttavia è altrettanto evidente che non si tratta affatto di un ritorno tout court, quanto piuttosto di una “rifondazione” dello spirito del Settecento in un’ottica assolutamente personale e decisamente moderna; rifondazione tanto più importante se si pensa che essa si inserisce nella fase iniziale di quel lungo processo di assimilazione e di rigenerazione del passato musicale che giungerà poi a compimento negli eccelsi capolavori dell’estrema maturità.

Cristiano Veroli

ALESSIO ALLEGRINI

Alessio Allegrini è Presidente del "Movimento Musicians for Human Rights" e Direttore Artistico della "Human Rights Orchestra", MFHR, che si occupa di sostenere lo sviluppo della cultura dei Diritti Umani attraverso la musica.Sotto la Direzione di Allegrini, l'Orchestra si è esibita per il terzo anno consecutivo presso la prestigiosa sala del KKL di Lucerna (Svizzera), con solisti di prestigio superlativo, quali Maria Joao Pires, Hélène Grimaud, Laurie Rubin e Isabelle Faust.In veste di direttore Allegrini ha esordito circa 10 anni fa, dirigendo presso la Simphony Hall di Osaka un singolare concerto tenuto da un'orchestra formata da 100 donne e un gruppo di 87 corni francesi, destando enorme curiosità e un caloroso successo di pubblico.Nel marzo scorso Allegrini ha debuttato presso il Teatro Lirico di Cagliari dirigendo Wagner e Brahms ottenendo grande successo di pubblico e critica.Primo corno solista dell'Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Lucerne Festival Orchestra e Orchestra Mozart, all'età di 23 anni viene scelto dal maestro Riccardo Muti come Primo Corno Solista presso il Teatro alla Scala di Milano. È stato ospite presso Berliner Philarmoniker, Bayerischer Rundfunk Orchester, Mahler Chamber Orchestra, N.Y. Philarmonia Orchestra.Allegrini e' vincitore dei concorsi "Prague Spring Competition" e "A.R.D." di Monaco di Baviera.Recentemente ha eseguito la prima europea del Concerto per corno di Eliott Carter.Riccardo Panfili ha scritto per lui "Out" per corno, orchestra d'archi e percussioni, eseguito in prima mondiale a Berlino, dove Allegrini e Panfili sono stati insieme protagonisti con grande successo e unanime consenso di pubblico e critica.Nel 2006 ha ricevuto in Italia, dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi, il premio nazionale La casa delle Arti, “per aver saputo coniugare impegno professionale e stile di vita".Ha inciso in 3 diversi CD, per la Deutsche Grammophone i concerti di Mozart per corno e orchestra, la Sinfonia Concertante e i Concerti Brandeburghesi (Orchestra Mozart, Dir. Claudio Abbado).In veste di direttore d'orchestra, ha inciso per Amadeus i concerti per oboe di Strauss e Lebrun, presso il Teatro delle Muse di Ancona, per

PRIMO CONCERTOMercoledì 14 gennaio 2015

Teatro Sperimentale, ore 21.00

ALESSIO ALLEGRINI cornoFRANCESCO MANARA violino

OLIVER KERN pianoforte

Eugène Bozza (Nizza, 1905 – Valenciennes, 1991)

En Forêt, per corno e pianoforte, op. 40Maurice Ravel

(Ciboure, 1875 – Parigi, 1937)Sonata per violino e pianoforte, n. 2

Maurice Ravel La Valse, Mouvement de valse viénoise, in re magg.

***Johannes Brahms

(Amburgo, 1833 – Vienna, 1897)Trio per corno, violino e pianoforte, op. 40

SECONDO CONCERTODomenica 18 gennaio 2015

Teatro delle Muse, ore 17.30

ALESSIO ALLEGRINI corno e direzioneFORM Orchestra Filarmonica Marchigiana

Richard Wagner(Lipsia, 1813 – Venezia, 1883)

Siegfried-Idyll (Idillio di Sigfrido), WWV 103Richard Strauss

(Monaco di Baviera, 1864 – Garmisch-Partenkirchen, 1949)Concerto n. 1 in mi bemolle magg. per corno e orchestra, op. 11

***Ludwig van Beethoven

(Bonn, 1770 – Vienna, 1827)Sinfonia n. 4 in si bemolle magg., op. 60

ripetuto al Festival di Ravello, a Parigi, al Teatro dell’Opera di Varsavia, in Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Lituania, Lettonia e a Mosca, nella prestigiosa Sala Čajkovskij. Con quest’orchestra Manara suona in tutto il mondo, nella duplice veste di direttore e solista. Recentemente si è esibito in tournée negli Stati Uniti (incluso un concerto alla Carnegie Hall nel giorno del compleanno di Verdi) in trascrizioni solistiche di opere verdiane. Ha inoltre effettuato registrazioni per la Radio di Monaco, per Radio France e per la Suisse Romande.Francesco Manara è il fondatore del "Trio Johannes" con il quale ha inciso l’integrale dei trii e dei quartetti con pianoforte di Brahms (per la rivista Amadeus) e il Trio Arciduca di Beethoven. Questa formazione cameristica è stata premiata al Concorso Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste e a quello di Osaka ed è risultata vincitrice del "Concert Artists Guild Competition" di New York. Nel 2002 il trio ha debuttato alla prestigiosa "Carnegie Hall" di New York. Dal 2001 è inoltre il Primo Violino del "Quartetto d'Archi della Scala", con il quale si esibito in Italia, Sudamerica, Giappone, Stati Uniti, Francia, Germania, Svizzera e Austria (Mozarteum di Salisburgo) e ha effettuato registrazioni per la casa discografica Fonè con musiche di Verdi, per la rivista Amadeus, per le etichette Decca e Concerto (Naxos).Docente di violino presso l'Accademia della Scala, la Milano Music Master e il Conservatorio di Reggio Emilia è stato invitato a tenere masterclass alla Manhattan School di New York, in Giappone, Colombia e Venezuela e ha tenuto corsi di qualificazione professionale per orchestra presso la Scuola di Musica di Fiesole e il Laboratorio Sperimentale di Spoleto e corsi di violino all'Istituto Superiore di Musica "L. Perosi" di Biella, all’Accademia di Alto Perfezionamento di Portogruaro, al “Musica Riva Festival”, alla Scuola Musicale di Milano, all’Accademia “Stupor Mundi” di Castelbuono (Palermo) e all’“Accademia Musicale Pescarese”. Ha tenuto masterclass presso i Conservatori di Milano, Como, Udine, Reggio Calabria, Cosenza, Palermo. Francesco Manara è giurato di prestigiosi concorsi internazionali come il Concorso “Romanini” di Brescia, il “Premio Paganini” di Genova e il Concorso “Joachim” di Hannover. La famosa rivista "The Strad", che lo ha più volte recensito, lo ha definito "un artista di notevole sincerità e profondità, pronto ad affrontare i più importanti palcoscenici del mondo". Suona un Giovanbattista Guadagnini del 1773.

OLIVER KERN

Oliver Kern nasce nel 1970 a Schwäbisch Gmünd in Germania, dove inizia lo studio del pianoforte a soli 5 anni. Giovanissimo intraprende l’attività artistica, distinguendosi nel panorama musicale tedesco per i brillanti risultati ottenuti in concorsi pianistici internazionali. Si diploma con lode in pianoforte, in direzione d’orchestra e di coro, all’Accademia “Staatliche Hochschule für Musik” di Stoccarda, sotto la guida di Wan Ing Ong. Successivamente si perfeziona in pianoforte con i maestri Rudolf Buchbinder e Karl-Heinz Kämmerling, alla “Musik-Akademie” di Basilea e al “Mozarteum” di Salisburgo. Ottiene molti riconoscimenti in Concorsi pianistici internazionali: primi e secondi premi nei Concorsi di Senigallia, Hamamatsu, Pechino e Parigi.

Si impone all’attenzione della critica vincendo i due prestigiosi concorsi “ARD” di Monaco 1999, “Beethoven” di Vienna 2001, nel quale consegue anche il premio speciale per la migliore interpretazione delle Sonate di Beethoven. Quest’ultima vittoria conferisce a Kern l’eccellenza di primo tedesco ad aver conseguito tale traguardo.Apprezzato interprete di Beethoven e Brahms, la critica gli riconosce il merito di un virtuosismo tecnico non fine a se stesso, ma rivolto ad un’accurata ricerca timbrica ed espressiva: “l’esecuzione beethoveniana di Kern è la prima veramente convincente dopo quelle dei mostri sacri degli anni Trenta-Cinquanta” (R. Risaliti). Il suo rigore intellettivo lo induce alla realizzazione di progetti culturali singolari: esegue l’opera omnia pianistica di Brahms nel Classix Festival 2003 a Braunschweig e nella Stagione musicale 2004-2005 a Seoul, in Corea. “Con grande intensità e poesia Kern modella il ciclo delle opere brahmsiane” (Braunschweiger Zeitung).Si è esibito in Festival importanti e in famose Sale da concerto in America,in Asia e in Europa, riscuotendo ovunque successi di pubblico: Musikverein di Vienna, Auditorium S. Cecilia di Roma, Teatro alla Scala Milano, Schauspielhaus di Berlino, Musikhalle di Amburgo, Herkulessaal di Monaco, Salle Gaveau di Parigi, Saitama Arts Centre Tokyo, Seoul Arts Center, Century Hall Beijing. Ha suonato con orchestre famose, New Japan Philharmonic Orchestra, Seoul Symphony Orchestra, China National Symphony Orchestra, Radiosinfonieorchestre di Berlino, Monaco, Hannover e Vienna, dirette dai Maestri Dennis Russell Davies, Michael Stern, Lü Jia, Marc Soustrot, Gerard Oskamp, Dmitri Yablonski. Ha inciso per la radio e la televisione tedesca, austriaca, francese, italiana e giapponese.Svolge, oltre a quella solistica, attività di musica da camera con il celebre Quartetto d’Archi della Scala, con Francesco Manara, Primo violino solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala, con Alessio Allegrini, Primo corno solista dell’Orchestra “Mozart” di C. Abbado e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia.Ha pubblicato per la casa discografica “Realsound” diversi CD con opere solistiche di Beethoven, Berg, Brahms, Chopin, Ravel, Schubert, Schumann, Scriabin, Stravinskij.Oliver Kern inoltre, dopo aver insegnato come Professore di Pianoforte alla Hanyang University Seoul/Korea e alla Hochschule für Musik und Theater Hamburg, è Professore di pianoforte alla rinomata Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte.

in collaborazione con

Cosima e, di fatto, alla storia, non era fine a se stesso, ma nasceva dal desiderio, assai radicato nella cultura europea romantico-decadente, di riuscire a fondere vita e creazione artistica in una sola entità. In quel modo, infatti, il risveglio di Brünnhilde dall’incantesimo del sonno grazie al bacio dell’eroe Siegfried, atto d’inizio del duetto d’amore che conclude l’opera omonima, veniva a coincidere col risveglio di Cosima da parte del suo innamorato Richard per mezzo di un “bacio musicale” che era composto, non a caso, su temi tratti da quella stessa opera che di lì a poco Wagner avrebbe portato a compimento. La fusione tra arte e vita era dunque, in questo caso, perfetta. Non solo. La composizione dell’Idillio, gioiello strumentale da camera caratterizzato da una scrittura limpida, pura, aurorale, esprimente un desiderio di comunione con una natura incontaminata e benevola in una dimensione di imperturbabile benessere spirituale che tanto estasiò Cosima e Nietzsche, veniva a suggellare il raggiungimento di una tranquillità domestica e di una stabilità economica tanto a lungo desiderate da Wagner e, dunque, a simboleggiare il risveglio ad una nuova vita. Quella vera, racchiusa in quel momento di intimità borghese; quella immaginaria, proiettata nel sogno dall’inestinguibile desiderio umano di eterna felicità: un velo d’illusione disteso dolcemente su Cosima-Brünnhilde e Richard-Siegfried oltre il quale campeggia, come nel mito, l’orizzonte sfumato dell’inevitabile crepuscolo, appena visibile fra le dense trame, cromaticamente cangianti, dell’estenuante cadenza finale.

Richard Strauss, Concerto per corno e orchestra n. 1 in mi bemolle magg., op. 11

Uno degli elementi che più colpiscono nel Concerto per corno e orchestra n. 1 in mi bemolle magg., op. 11 di Richard Strauss, composto fra il 1882-83 ed eseguito per la prima volta nella sua versione orchestrale a Meiningen il 4 marzo 1885 dal cornista Gustav Leinhos sotto la direzione di Hans von Bülow, è la sua perfetta unità formale; tanto più sorprendente se si pensa che il concerto fu scritto da un diciannovenne appena licenziato dalle scuole secondarie. Tale perfetta unità è dovuta principalmente al sapiente uso costruttivo di un plastico e incisivo motto d’apertura del corno solista che, presente in forme variate nel corso di tutta la composizione come una sorta di leitmotiv, o motivo conduttore – gli stessi temi principali dei tre movimenti ne traggono origine – ricompare durante l’ultimo movimento quasi nella sua forma iniziale, creando così una bilanciata struttura ciclica. Quest’opera giovanile, inoltre, sebbene appaia profondamente influenzata da precedenti modelli classici e romantici (vi si riconoscono a tratti Mozart, Weber, Mendelssohn e Schumann), colpisce anche per la presenza di alcuni elementi fortemente originali che diverranno in seguito caratteristici dello stile maturato di Strauss. L’inconfondibile impronta personale del compositore si manifesta con grande evidenza nell’esposizione del motto d’apertura, il quale, diversamente dall’uso tradizionale, viene prima enunciato dalla voce sola del corno e subito dopo ripreso e sviluppato da tutta l’orchestra. Con questo espediente Strauss ottiene un effetto di “musica prima della musica”, simile a quello che poi impiegherà, in forme più grandiose, nel suo celebre poema sinfonico Cosi parlò Zarathustra – dove un motto analogo, intonato dalla tromba solista, funge come nel

Concerto per corno da cellula generativa primaria (o Naturmotiv, secondo l’espressione tedesca) – ad esprimere l’atto divino primordiale da cui si origina tutta la creazione. Ma forse l’aspetto più accattivante del concerto è rappresentato dal modo in cui Strauss sfrutta l’eccezionale capacità di metamorfosi timbrica del corno. Facendo appello alle particolari caratteristiche “anfibie” dello strumento, che lo rendono partecipe tanto della potenza degli ottoni quanto della dolcezza dei legni, egli compone una parte per corno solista estremamente ricca e varia, dai toni a volte eroici, a volte elegiaci, la quale, oltre a soddisfare pienamente il desiderio dell’esecutore di far mostra della propria abilità tecnico-interpretativa, suggestiona ed incanta il pubblico con la sua forte carica evocativa.

Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 4 in si bemolle magg., op. 60

«... All’inizio un movimento lento, pieno di idee spezzate, dove nessuna è in rapporto con le altre! Ogni quarto d’ora, tre o quattro note! Poi un rullio di timpani, e misteriose frasi delle viole, il tutto ornato da una folla di pause e di silenzi [...]. Beethoven in questa Sinfonia ha voluto sottrarsi a ogni regola, anche perché la regola incatena soltanto il genio». Questo il commento di Carl Maria von Weber sulla Quarta Sinfonia in si bem. magg., op. 60 di Beethoven, scritta nell’autunno del 1806 e dedicata al conte Franz von Oppersdorf, committente dell’opera. Un commento forse eccessivamente provocatorio e sopra le righe, ma nella sostanza non molto distante dalla realtà delle cose. Indubbiamente la Quarta Sinfonia, soprattutto per il fatto di essere collocata in mezzo a due compagne di dimensioni colossali e di impatto rivoluzionario come la Terza e la Quinta, potrebbe apparire a un primo approccio un’opera misurata, nient’affatto sovversiva e sostanzialmente priva di quella “geniale sregolatezza” individuata da Weber. Anzi: il carattere giocoso, sereno e “spensierato”, le dimensioni complessivamente rispettabili ma per nulla fuori dal comune e non ultima la presenza di un Adagio introduttivo di chiara derivazione haydniana – che richiama molto da vicino, nei toni cupi e nell’atmosfera di inquieta attesa prima dell’accecante esplosione di luce del fortissimo orchestrale, la sinfonia d’apertura de La creazione – tenderebbero a ricondurre il lavoro beethoveniano nei ranghi della tradizione settecentesca e ad avvicinarlo così all’atmosfera delle prime due composizioni sinfoniche del maestro. Tuttavia, ad un ascolto attento, ci si accorge che la Quarta presenta delle caratteristiche fortemente innovative che la distaccano nettamente da tutta la tradizione sinfonica precedente. Caratteristiche senz’altro più nascoste e sottili rispetto a quelle di altre sinfonie di Beethoven, ma non per questo meno importanti e significative: come le inedite soluzioni timbriche, rintracciabili soprattutto nel settore dei fiati, generate da un nuovo tipo di sensibilità poetica – si noti, in particolare nel secondo movimento, il rilievo dato alle frasi melodiche intonate dai clarinetti, piene di quella vaghezza malinconica tanto apprezzata, in seguito, dalla generazione romantica – le ardite spezzature asimmetriche del discorso musicale, ottenute, secondo le acute osservazioni di Weber, attraverso l’impiego delle pause e la frammentazione delle idee melodiche tra le diverse sezioni strumentali – frammentazione spesso sottolineata da improvvisi contrasti dinamici – e soprattutto l’infiammata, travolgente