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Marco Rossi Doria Scuola, vocaboli e attributi per parlare al presente Leonello Tronti Impresa e capitale umano: l’ora del lavoro qualificato Stefano Vaglio Green Economy, l’ambientazione di un sogno Giuseppe Longhi La nuova geografia della metropoli globale Maurizio Mariani La città che mangia La quinta stagione l’Italia e il tempo delle scelte MILANO PERIODICO DI APPROFONDIMENTO VERSO L’EXPO 2015 Intervista a Lorella Zanardo Il Paese delle verità nascoste n.0

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Numero zero del periodico freepress Milano|2015

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Marco Rossi DoriaScuola, vocaboli e attributi

per parlare al presente

Leonello TrontiImpresa e capitale umano:l’ora del lavoro qualificato

Stefano VaglioGreen Economy,

l’ambientazione di un sogno

Giuseppe LonghiLa nuova geografia

della metropoli globale

Maurizio Mariani

La cittàche mangia

La quinta stagionel’Italia e il tempo delle scelte

MILANOperiodico di approfondimento verso l’eXpo

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Intervista a Lorella Zanardo

Il Paese delleverità nascoste

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LOMBARDIA COOPERATIVA al servizio della tua impresa

Una moderna associazione di imprese, per completare al me-glio la sua funzione di rappresentanza politica e istituziona-le, non può sottrarsi alla responsabilità di sviluppare adeguati strumenti di sostegno e di aiuto per le sue associate.Sia che si tratti di una cooperativa appena costituita, sia che si trat-ti di un’impresa più grande e strutturata, ciò che conta per ogni associata è sapere di poter contare su degli strumenti qualificati, veloci ed efficaci. In questi anni, con il mutare del contesto sociale ed economico, Legacoop ha allargato la pro-pria offerta di servizi, investendo nel consolidamento di alcuni servizi già esistenti e nella promozione di strumenti e prodotti innovativi in svariati settori: credito, finanza e assicurazione, formazione e selezione, assistenza, fisco, lavoro e contabilità, consulenza e informazione.

Visita il nostro sito www.legacooplombardia.it

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editorialeC’è chi soffre per la scomparsa delle mezze stagioni, simbolo di equilibrio e ordine, e chi vede nel presente

l’immagine della decadenza del nostro tempo. Ma c’è anche chi vive e costruisce una Quinta Stagione.

Per queste persone parlare di sfide per l’Italia significa interpretare i bisogni della realtà quotidiana più che i timori

sollevati dall’ultima emergenza - per quanto su alcune scelte il carattere dell’urgenza rimanga.

Una realtà piena, che accresce le possibilità del nostro futuro innovando la relazione con l’ambiente e con il cibo,

innovando la scuola, il lavoro, l’impresa e la società. L’EXPO Universale di Milano ci offre l’occasione e il

pretesto per considerare, insieme al Mondo, i risultati e le prospettive di questa stagione. Il 2015 è un orizzonte

ragionevolmente vicino a cui l’Italia non può non guardare. MILANO 2015 nasce per arrivare a quell’appuntamento più

consapevoli, e più fiduciosi, provando a condividere in queste pagine prassi e pensiero. Non tentar, nuoce.

Marco Tognettipresidente di LAMA

La QuintaStagione

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PILLOLE DAL WEB

INTERVISTA

Marco Rossi Doria Scuola, vocaboli e attributi per parlare al presente

Leonello TrontiImpresa e capitale umano: l’ora del lavoro qualificato

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sommario

NOTIzIE DALL’EXPO 15VOcI DA MILANO 16

Maurizio MarianiLa città che mangia

MILANO 2015Periodico di informazioneReg. Tribunale di Milano n° 434 del 03/08/2011.Chiuso in redazione il 27 settembre 2011.

Direttore responsabile: Giusy Palumbo

Hanno collaborato: Giuseppe Longhi, Riccardo Luciani, Maurizio Mariani, Giusi Melidona, Martina Milani, Laura Radice, Marco Rossi Doria, Andrea Semplici, Leonello Tronti, Stefano Vaglio.

Copertina:Illustrazione di Emiliano Ponzi

Web: www.2015milano.net

Contatti: [email protected]

Editore: LAMA – Development and Cooperation AgencyUfficio di Milanovia Magolfa, 21 – 20143 MilanoTel: +393333386022

Sede di Firenzevia B. Latini, 73 – 50133 FirenzeTel/Fax: + 39 055576962www.agenzialama.eu

Grafica: e.20 srl – Bergamo

Stampa: Glifo Associati s.c. – Milano

Stampato: su carta riciclataDistribuito gratuitamente

Gli articoli e i testi di questo numero sono disponibili sotto la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0.

12Lorella Zanardo, il Paese delle verità nascoste

Stefano VaglioGreen economy, l’ambientazione di un sogno

Giuseppe Longhi La nuova geografia della metropoli globale

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Conosco ben poco dell’Alta Velocità. Il mio è un istinto. Ma non ci sto a ritrovarmi con le spalle al muro. Dove vorrebbe

mettermi l’ex-sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Lui pensa alla Tav: “Bisogna scegliere: c’è chi vuole la crescita e chi

la decrescita”. Si può anche saltare il muro: è possibile una storia condivisa attorno a un collegamento ferroviario?

È possibile sfuggire ai dogmi? E se si potesse dire che il buen vivir non sta né nella crescita e nemmeno nella decrescita,

ma “in una giusta misura”? In momenti di crisi, è difficile (inaccettabile? coraggioso? oppure irrealistico?)

parlare di decrescita. Ma l’idea di un benessere equo e sostenibile ha un senso profondo. È comprensibile. Scrive Martha Nussbaum,

filosofa statunitense: “I governi si concentrano sulla crescita economica, mentre gli esseri umani sono più interessati alla giustizia

e al benessere”. Credo che giustizia e benessere siano più duraturi di un ciclo economico. Io voglio sapere se una crescita illimitata

sta mangiandosi il futuro dei figli e del pianeta. 40 anni fa, in Italia, circolavano 10 milioni di automobili, oggi sono circa 35 milioni

(44 milioni con autocarri e bus): la crescita economica ne è stata felice, chi spende la sua vita in un ingorgo meno. Molto meno.

La sfida più grande che l’umanità ha davanti sono i cambiamenti climatici. Le soluzioni tecnologiche, da sole, sono insufficienti.

L’efficienza è uno strumento, non un fine. Ancora una volta: è necessaria condivisione. Idea collettiva dei limiti. Capacità di

ascoltare, di fermarsi a parlare. Più uomini di parola che del fare. Perché, alla fine, il fare sia un progetto comune. Vi è un paradosso

ben conosciuto da almeno quaranta anni: oltre un certo livello, a una maggior crescita, non corrisponde una maggior felicità.

Sì, la felicità (meglio, forse: la soddisfazione) è una giusta misura.

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L’Opinione di

Andrea SempliciGiornalista freelance

La giusta misura

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il puntoFoto di Susanna Stigler

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L’Opinione di

Andrea SempliciGiornalista freelance

La giusta misura

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Quando si parla di scuola si entra in un paesaggio complesso. La scuola, oggi, deve fare i conti con almeno quattro radicali novità, che cambiano tutta la scena dell’educare e dell’apprendere:

• inuovimediafannosìchesiimparadavvero ovunque e in mille modi, manipolando un’enorme quantità di dati e mezzi fin da piccoli, tanto che cambia lo stesso modo di funzionare del cervello umano.

La scuola trasmissiva è finita e la funzione docente è una cosa che va ricostruita coniugando fruizione e produzione di sapere, ricerca e rigore del metodo ma con i nuovi mezzi;

• amontedellescuolenonvièpiùsololafamiglia mono-nucleare ma vi sono le famiglie, al plurale e con una pluralità di valori e modelli educativi;

• lascuolaèabitatadapersonechevengono da tutto il mondo, per le quali l’Italia è la nuova Patria;

• imodelli educativi diffusi sonodrasticamente mutati perché sia le regole costruite a casa e, dunque, la strutturazione precoce del super-io di

ogni bambino e ragazzo, sia la socialità spontanea tra coetanei non sono più esperienze universali e diffuse.

Alla scuola di oggi vengono, pertanto, dati compiti aggiuntivi e educativi generali: luogo di studio e ricomposizione del sapere diffuso, di socialità, di prima regolazione, di confronto tra famiglie e docenti su cosa è educare. Ma il contratto di lavoro dei docenti è sostanzialmente quello degli anni settanta, il tempo dedicato a riprendere tutte queste fila è ridotto al minimo. E nel prossimo triennio saranno tagliati 23 miliardi di euro per l’istruzione pubblica!È impossibile fare le nozze coi fichi secchi. Ed è francamente patetico chi predica che basta il grembiulino, il bel liceo di una volta e il cinque in condotta per rispondere a un profondissimo mutamento antropologico di tutta la nostra società che si somma a una rivoluzione dei media che ha un solo precedente: nel passaggio dal sapere orale a quello scritto, avvenuto cinquemila anni fa. Ci vorrebbe un’altra e grande politica per affrontare la situazione e fare un vero balzo in avanti. Per ora non c’è. Costruirla si deve.

Marco Rossi Doria docente, esperto di politiche educative

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scuola, vocaboli e attributiper parlare al presente

Foto di Riccardo Luciani

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Uno snodo cruciale che l’Italia deve attraversare per affrontare le sfide del domani è quello del rapporto tra impresa e capitale umano. L’impresa è infatti il luogo dove si condensano le condizioni per lo sviluppo, realizzando la crescita economica e sociale tramite l’accumulazione del capitale umano e organizzativo. A questo proposito, un’importante nota di ottimismo ci deriva dall’analisi del progresso tecnico diretto negli Stati Uniti, dove negli anni ’70 e primi anni ’80 si è verificato un forte shock di offerta di lavoro qualificato, nonostante non ci fosse alcun aumento, bensì una riduzione del premio salariale per i lavoratori con diplomi universitari. Le imprese erano spiazzate: non avevano previsto tale scenario con sufficiente anticipo e la tecnologia dei processi produttivi non aveva avuto il tempo di adeguarsi. La risposta iniziale fu quella di un sistema produttivo con tecnologia data: la riduzione della remunerazione dei lavoratori qualificati in presenza di un aumento della loro offerta. Poi però, man mano che le imprese hanno cominciato a trasformarsi, adeguando le tecnologie e l’organizzazione all’offerta di lavoro, il premio retributivo è rapidamente cresciuto, segnalando un’elevata elasticità di sostituzione dei lavoratori qualificati

rispetto agli altri input. L’estensione del mercato dei lavoratori qualificati ha causato uno sviluppo tecnologico e organizzativo, con un aumento generalizzato della produttività.L’esempio presenta più di un’analogia con il caso dell’economia italiana, dove la performance produttiva e salariale fa supporre che le imprese stiano ancora adeguando le tecnologie e l’organizzazione alle nuove caratteristiche dell’offerta di lavoro che, anche qui, vede un forte aumento di lavoratori qualificati.Negli anni passati, in presenza di una certa rigidità tecnologica, si è avuta una dinamica molto moderata delle retribuzioni e della stessa crescita. Oggi, in conseguenza della crisi internazionale, il riorientamento e la riqualificazione del sistema produttivo sono ormai all’ordine del giorno. Lo sviluppo di modelli legati all’innovazione organizzativa, alle nuove tecnologie, ai sistemi di learning organisation, al prevalere dei processi sulle funzioni, rappresentano per l’impresa italiana passaggi non solo necessari ma obbligati.E solo con queste modifiche potrà avere luogo il processo virtuoso di espansione delle competenze necessario per una nuova fase di accelerazione dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Mi5

impresa e capitale umano:l’ora del lavoro qualificato

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Leonello TrontiFacoltà di Economia “Federico Caffé”, Università Roma Tre

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la città che mangiail piatto italiano sulla tavola del mondoSono le città che mangiano, che chiedono pesca e agricoltura, che danno il lavoro nei campi ed in mare, ma sono sempre le città che producono rifiuti, quale “prodotto” di un sistema alimentare che difficilmente si può definire sostenibile.Da un recente rapporto della FAO, è emerso che a livello mondiale circa un terzo del cibo prodotto si perde, parte a monte (fasi di produzione, food losses) e parte a valle (fase di consumo, food waste) della filiera; la perdita totale si stima in circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che diviene rifiuto.Nei Paesi industrializzati la quota maggiore la si perde nella fase a valle, per inverso a causa di deficienze strutturali e mancanza di tecnologie di conservazione, nei Paesi in via di sviluppo la quota maggiore si perde a monte.Se a questo aggiungiamo gli imballaggi e la logistica, ci rendiamo conto che la filiera agroalimentare genera impatti ambientali, sociali ed economici non certamente trascurabili.Ma ritorniamo alle città, oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e questa è una tendenza che va accelerando, recenti stime affermano che nel 2030 la popolazione urbana salirà oltre il 70%, e se partiamo dalla considerazione banale che in città non si coltiva, non si alleva e non si pesca, ecco che quanto sopra descrive realtà e questioni ormai ineludibili.Il modello di vita attuale, sempre più individuale e frenetico ci ha portato a dare poco valore al cibo e all’alimentazione in generale. Il sistema attuale ci offre alimenti a prezzo forse più conveniente rispetto al passato, ma dando scarso valore al cibo impoveriamo la filiera stessa, arricchendo per

inverso la filiera della chimica e della farmaceutica. Spendiamo poco per mangiare, ma poi spendiamo più soldi in cure e medicine, in Europa il 30% dei bambini è a rischio di obesità ed oltre il 10% è già obeso; la scarsa sostenibilità del sistema alimentare basato prevalentemente sulle proteine animali la si intravede in tutta la sua drammaticità se mettiamo a confronto i consumi occidentali di carni rosse con quelli cinesi, dove una popolazione quattro volte superiore consuma dieci volte meno.Cosa succederà il giorno che gli amici cinesi vorranno mangiare più carne rossa? Di quanta acqua e quanto foraggio avremo bisogno?Un vero e proprio cambio di paradigma si rende

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Foto di Riccardo Luciani

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necessario se vogliamo parlare di sostenibilità nelle filiere agroalimentari, si devono definire delle nuove “politiche alimentari” basate non solo su aspetti nutrizionali e di sicurezza alimentare, che sono e restano dei fondamentali, ma anche sul valore stesso del cibo.La sfida del futuro verte anche sulla considerazione degli impatti ambientali e sociali e non solo economici della filiera, dalla produzione al consumo, passando per la grande distribuzione e la ristorazione fuori casa.I mercati internazionali guardano all’Italia e alla dieta mediterranea come ad un caso da studiare ed imitare, molte imprese fanno business con il tricolore, ma di italiano hanno solo il nome del prodotto e non la sede dei loro affari.Il sistema agroalimentare italiano è forte nella parte a monte, ma più debole nella parte a valle, nel mondo della distribuzione alimentare si fa fatica a trovare un player italiano tra i primi dieci operatori in Europa o al mondo, idem se andiamo nella ristorazione; molte grandi catene di fast food vendono

pizza e panini, insegne tricolore, ma troppo poche sono le imprese italiane che competono sul mercato globale.Dobbiamo capire che il concetto di “piccolo è bello” e del km zero non ci aiutano a creare ricchezza per il Paese, anche su questo aspetto la mancanza di visione si fa sentire, e se la dieta mediterranea è parte del patrimonio mondiale dell’umanità, allo stesso tempo gli attori della distribuzione e della ristorazione italiana devono guardare oltre le Alpi ed il Mediterraneo; devono accrescere la loro visione e la loro capacità di fare business in un mercato globale.Il cambio di paradigma, come tutti i cambiamenti, crea delle opportunità di crescita per chi è in prima linea nella ricerca e nell’innovazione, due parole chiave per la competizione globale; chi resta indietro perderà un’opportunità importante, il 2015 arriva in fretta e l’Expo Universale di Milano è una splendida vetrina ed un’ottima opportunità di crescita per il food made in Italy.

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Maurizio MarianiPresidente di Risteco

Foto di Riccardo Luciani

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Ognuno di noi è partecipe di uno stesso sogno: vogliamo essere felici, vivere a lungo, lavorare per guadagnarci un’esistenza serena. Nonostante questo sogno sia sempre stato evidente, abbiamo perseguito l’esatto contrario spingendo all’estremo un sistema basato solo sul profitto. Attualmente la nostra società si sta lasciando alle spalle l’era industriale per abbracciare quella digitale e green. L’economia tradizionale, basata sui consumi e sullo sfruttamento delle risorse naturali, senza alcuna considerazione per la loro sostituzione o per gli scarti generati, appare ormai insostenibile. L’adesione alla causa ambientale non è più un gesto urlato o un’astuta operazione di marketing, ma una convinta scelta esistenziale.Nei momenti di cambiamento, come quello che stiamo vivendo, la migliore performance viene prodotta da chi sa adattare rapidamente la propria vita e il proprio business creando un sistema capace di generare benessere per se stesso, la comunità, l’ambiente e l’economia. La strada più efficace è quella di lasciarsi alle spalle l’economia globalizzata per rafforzare quelle locali, in termini di produzione e distribuzione degli alimenti, circolazione dei prodotti di consumo e così via. Un processo che non deve basarsi sulla paura e sul rifiuto, bensì su quelle stesse imprenditorialità e creatività che hanno guidato il progresso

fino ad oggi.È in questo contesto che si inquadrano le principali opportunità tracciate dalla green economy e testimoniate da molte storie aziendali emblematiche, oggi soprattutto all’estero ma domani in potenziale anche in Italia. Ci sono multinazionali, come PPR (colosso del lusso comprendente marchi quali Gucci, Yves Saint Laurent e Bottega Veneta), che hanno sviluppato un poderoso settore dedicato alla sostenibilità sociale ed ambientale e legano i bonus dei manager alla riduzione delle emissioni atmosferiche di gas serra; esistono spin-off accademiche nate cavalcando l’onda scaturita dall’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, tra queste MyClimate, fondazione no-profit fuoriuscita nel 2002 dall’ETH di Zurigo, che oggi impiega quarantadue dipendenti e si occupa della valutazione dell’impatto antropico in termini di emissioni di gas serra (carbon assessment), di misure di compensazione volontaria (voluntary carbon offsetting) e programmi volti ad aumentare la consapevolezza popolare sui cambiamenti climatici (climate education). Storie di successo accomunate dall’intuizione di scommettere sull’innovazione, creativa e tecnologica, e sulla responsabilità d’impresa, sociale e ambientale, focalizzandosi sui temi del riscaldamento globale, delle energie rinnovabili e della tutela della biodiversità.

Green economy, l’ambientazione di un sogno

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Stefano Vaglio

docente di Ecologia Umana all’ Università di

Firenze e socio di Carbon Sink Group s.a.s.

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Milano, alla pari delle grandi metropoli, ha un’agenda obbligata di obiettivi, definiti da una parte dalle convenzioni internazionali, dall’altra dalla nuova geopolitica, che vede la storica dimensione europea cedere il passo alla realtà euro-asiatica. La prima dimensione è segnata da una serie di appuntamenti:

•2015, revisione radicale delle infrastrutture urbane per la realizzazione di una metropoli smart, sostenibile ed inclusiva, perfettamente aderente agli obiettivi del programma Europa 2015;

•2030, revisione radicale delle politiche metropolitane per prevenire gli effetti del cambiamento climatico e raggiungere l’obiettivo del consumo “quasi zero” di energia da parte di edifici e infrastrutture della mobilità;

•2050, raggiungimento dell’obiettivo del bilancio energetico metropolitano positivo grazie al pieno sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e all’azzeramento delle emissioni. A questo si deve aggiungere l’obiettivo della realizzazione di una società non solo inclusiva ma perfettamente simmetrica, nella quale amministratori e cittadini dialogano alla pari anche grazie alla disponibilità di nuove reti di TLC e di supporti tecnologici che aumentano l’intelligenza del sistema metropolitano.

La realizzazione di questa agenda richiede la disponibilità di una nuova classe politica capace di interagire in tempo reale con i cittadini, chiara nelle decisioni, paziente nella discussione e nella divulgazione, flessibile nelle realizzazioni, ma soprattutto consapevole che il governo della città non è più incentrato in modo prevalente sulla soddisfazione dei bisogni dei residenti, ma è generativo, ossia capace di generare relazioni attive con lo spazio delle megalopoli globali.In questa direzione, la prima serie di appuntamenti non è solo finalizzata alla modernizzazione della metropoli lombarda ma al suo inserimento nella nuova realtà euro-asiatica.Dobbiamo abituarci a metabolizzare questa nuova geografia operativa, abituarci ad importare nuove culture e ad esportare le nostre nuove esperienze. La nuova dimensione globale ci obbliga ad andare al di là della dimensione fisica della metropoli a favore della sua dimensione relazionale e a riattualizzare le storiche infrastrutture dei fondaci lombardi, quei presidi in terra straniera – come Lombard Street a Londra o Rue des Lombards a Parigi - attraverso i quali i mercanti milanesi fino al ‘600 hanno avuto un ruolo di assoluta avanguardia nello sviluppo urbano europeo. Oggi questa esperienza deve essere riattualizzata per dialogare con l’oriente.

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Giuseppe Longhiprofessore in Urbanistica all’Università IUAV di Venezia

la nuova geografiadella metropoli globale

Foto di Francesco Romano

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La crisi del sistema di welfare e le sempre minori risorse pubbliche a disposizione delle amministrazioni decentrate si ripercuotono, tra le altre, sulle aziende ospedaliere a gestione pubblica, provocando criticità nell’erogazione dei servizi ordinari e rallentando i percorsi di innovazione. Questo scenario ha modificato gradualmente la missione di molte organizzazioni non profit che storicamente sono sorte nell’orbita delle strutture sanitarie con obiettivi prioritari di volontariato e assistenza. La necessità e la volontà di contribuire al buon funzionamento delle aziende di riferimento ha fatto sì che queste organizzazioni si dotassero di strumenti per una raccolta fondi strutturata e in grado, almeno in parte, di supplire alla carenza di risorse economiche pubbliche.L’Associazione OBM – Buzzi Onlus,

organizzazione nata nel 2004 per volontà di medici e personale dello storico Ospedale dei Bambini di Milano, ha saputo interpretare questi cambiamenti affiancandosi all’azienda ospedaliera nel finanziamento di progetti di sviluppo riguardanti differenti ambiti: sviluppo tecnologico, umanizzazione degli ambienti e ricerca, oltreché garantire la presenza di volontari nei reparti, in collaborazione con altre realtà non profit.La naturale evoluzione di questo sistema virtuoso deve prevedere un dialogo aperto e constante tra ente pubblico e realtà sussidiaria nella programmazione degli interventi, in grado di creare un’integrazione tra questi attori necessariamente interconnessi al fine di ottimizzare le risorse disponibili e garantire servizi eccellenti.

Buone pratiche di sussidiarietà in ambito sanitario

OBM ONLUS è nata nel 2004 con l’obiettivo di migliorare la cura e l’assistenza di bambini, donne e famiglie che si rivolgono all’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. OBM Onlus organizza e promuove iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi affinché l’Ospedale possa coniugare eccellenza sanitaria, innovazione tecnologica e alta qualità dell’accoglienza per i bambini.

Un impegno che ha bisogno del contributo di tutti.Anche del tuo!

SOSTIENI LE ATTIVITÀ DI OBM ONLUS:Banca Popolare Commercio & IndustriaIBAN IT43L0504801682000000010186

DONA IL TUO 5x1000 A OBM: CF 97376440158

PER INFORMAZIONI SU OBM:Via Castelvetro, 32 20154 Milano • email: [email protected]

sito web: www.ospedaledeibambini.it • telefono: 02 57995359 • cercaci su Facebook!

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OBM ONLUS è nata nel 2004 con l’obiettivo di migliorare la cura e l’assistenza di bambini, donne e famiglie che si rivolgono all’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. OBM Onlus organizza e promuove iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi affinché l’Ospedale possa coniugare eccellenza sanitaria, innovazione tecnologica e alta qualità dell’accoglienza per i bambini.

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OBM ONLUS è nata nel 2004 con l’obiettivo di migliorare la cura e l’assistenza di bambini, donne e famiglie che si rivolgono all’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. OBM Onlus organizza e promuove iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi affinché l’Ospedale possa coniugare eccellenza sanitaria, innovazione tecnologica e alta qualità dell’accoglienza per i bambini.

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Operaie al lavoro nel Biscottificio Dogliani di Avenza Carrara (MS). Foto Archivio Dogliani

Zona industriale di Carrara. Scende la sera nel tratto di viale Zaccagna che porta al mare, mentre un suono ininterrotto di voci si alza dai cancelli del Biscottificio Dogliani. Qui, nello spazio normalmente adibito a parcheggio della fabbrica, siedono più di trecento persone: si discute del corpo femminile fatto a pezzi dalla televisione e tutto da ricomporre, come il ruolo delle donne. Sul palco c’è Lorella Zanardo, tra il pubblico molte operaie e dipendenti del Biscottificio accompagnate da amiche, mariti e figli. Incontriamo l’autrice dopo che anche l’ultima persona in fila ha ottenuto una sua dedica sul libro e quando ormai l’arena estiva, liberata da sedie e microfoni, torna ad essere il piazzale di sempre.

Lorella Zanardo, com’è l’Italia vista da così vicino?In giro c’è un sacco di gente che ha voglia di fare, e che fa. Il vero problema è che questa Italia non viene raccontata dai media che sono molto poco rappresentativi.

Cosa si perde l’Italia a rappresentare le donne in una posizione di contorno?

Si perde una verità onorevole che un Paese serio dovrebbe mostrare con orgoglio. Le italiane lavorano in media due ore in più al giorno rispetto a tutte le altre europee. Sono donne ammirevoli ma non compaiono mai, soprattutto quelle più anziane che pure sono il nostro welfare.

Le quote rosa possono rendere le donne più visibili?Per molto tempo sono stata contraria alle quote. Mi dicevo: “io non ne ho bisogno”. Poi ho capito che c’è una grandissima barriera. Se togliamo le ‘figlie di’, di donne nei CDA non ce ne sono, perciò la legge sulle quote rosa è importante: serve a sbloccare la situazione. Col tempo, penseremo a fare anche una selezione sulla bravura.

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il paese delle verità nascostea colloquio con lorella Zanardo che parla dell’italia rimossa dal racconto mediatico

di Martina Milani

””per anni ci è stato chiesto di imitare la figura maschile

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Lorella Zanardo è autrice, insieme a Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù, del documentario Il Corpo delle Donne, 25 minuti di immagini tratte dalla televisione italiana, affollata di volti rifatti e corpi femminili spogliati. Il Corpo delle Donne, uscito nel 2009, è già stato visto on line 3 milioni di volte ed è diventato anche un libro e un blog (www.ilcorpodelledonne.net)

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Le donne al potere sono diverse dagli uomini?Le donne sono diverse dagli uomini, grazie a Dio. E la diversità è sempre sinonimo di ricchezza. Nel mondo del lavoro è ancora difficile esprimerla perché per anni ci è stato chiesto di imitare la figura maschile, cioè il modello vincente. Adesso, chi tra noi ha più maturità, dovrebbe portare l’idea che è giunto il momento di esistere, di distinguerci, dando coraggio anche alle ragazze più giovani. Fa niente se perdiamo il consenso; tutte le persone che hanno cambiato il mondo hanno accettato di essere molto contrastate.

Come si fa a portare avanti questa battaglia?Io dico sempre: “mezz’ora di protesta al giorno”.

In concreto?Si può fare molto in prima perso-na, ad esempio con l’email bombing, che consiste nel mandare lettere di protesta ad aziende che strumen-talizzano l’immagine della donna nella pubblicità. Grazie a queste denunce, ne sono già state ritirate molte. Spesso non si sa perché i media non lo dicono.

Cosa si aspetta dall’EXPO?Io sono una milanese che ha vissuto tanti anni all’estero. Da questo evento mi aspetto di entrare finalmente in Europa. Può essere un’ottima occasione per ricollocare Milano a livello di una

Parigi o di una Berlino. Sempre se ci diamo una mossa però!

Cosa spera di trovare nell’Italia del 2015 e cosa non vorrebbe più?Vorrei che nel 2015 l’Italia ricavasse gran parte delle sue entrate da un turismo di alto livello e che, usando al meglio il nostro patrimonio artistico-culturale, riuscissimo a non avere più disoccupazione. Non vorrei si dovesse più parlare di mafia, può sembrare ingenuo ma è vergognoso quando siamo all’estero e ancora ci chiamano Mafiosi.

Un fatto recente che le ha dato fi-ducia nel futuro?Tutte le volte che incontro i giovani nelle scuole. Mi dico “Che bello, l’Italia sta cambiando. Magari io non la vedrò ma i miei figli sì”. I ragazzini sono più europei degli adulti: intervengono nei dibattiti, trovano penalizzante l’immagine della donna in tv e ne parlano con grande naturalezza. Credo che questa sia una possibilità di cambiamento enorme che mi dà gioia e fiducia nel futuro.

””adesso è giuntoil momento didistinguerci

Foto di Laura Albano

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PILLOLE DAL WEB

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Un buon grafico unito a un “più o meno esperto” statistico danno vita ad immagini che in pochi secondi cercano di raccontare un fatto, un evento, una storia. Ricercatissime anche da quotidiani e periodici che vogliono colorare le proprie pagine ed attrarre giovani lettori, le infografiche sono uno degli oggetti di culto più copiati e condivisi dal popolo del web. GOOD Inc. ne propone una serie, scaricabili, in alta definizione, gratuite e veramente interessanti. GOOD è una piattaforma di Media composta da organizzazioni non profit, professionisti e aziende ed ha come obiettivo quello di ‘vivere bene e fare del bene’ (to live well and do good). Come resistere?

Infografiche, il Tao del web moderno www.good.is/infographics

Con oltre 300 titoli a disposizione POV (Documentaries with a Point Of View) è la raccolta più vasta disponibile sul web di non-fiction films indipendenti. Si tratta di video racconti ed inchieste che offrono agli utenti un punto di vista tematico sul mondo. Il database on line permette di navigare titoli dal 1988 ad oggi, suddivisi per anno, argomenti e soggetti. PBS, azienda non-profit statunitense, raccoglie 349 stazioni televisive pubbliche nazionali ed offre gratuitamente questo servizio agli utenti di tutta la Rete.

POV – Documentari conun punto di vista www.pbs.org/pov

A New Rainbow Warrior, una nuova nave per Greenpeace. È questo l’obiettivo dell’ultima campagna (già premiata prima di essersi conclusa da Favourite Website Awards - “Site of the Month”) della più famosa organizzazione ambientalista del mondo. Accedendo al sito di A New Warrior, l’utente può contribuire all’acquisto delle strutture e degli equipaggiamenti per la nave. L’esperienza di coinvolgimento che lo spazio web crea è molto forte e tutti gli elementi della comunicazione sono ben orchestrati. C’è tempo fino a fine ottobre per visitare il sito, scegliere di fare una donazione ed entrare nel cosiddetto ‘wall of fame’ della nuova Rainbow Warrior.

Risorge dal web il grandeguerriero del mare http://anewwarrior.greenpeace.orgIl sito TED.com, con oltre 900 Talks, si è attestato

negli ultimi anni come il più importante Think Tank del web. Gli imperativi che ne stanno alla base sono semplici: radunare i migliori pensatori del mondo, mettere a loro disposizione un tempo variabile dai 10 ai 20 minuti per poter esprimere un concetto, aiutarli a diffonderlo e a promuoverlo a vari livelli. Partecipare alle conferenze TED è costoso, ma c’è una soluzione: i contenuti e gli interventi dei pensatori si possono ascoltare sul sito dell’organizzazione che offre gratuitamente anche un supporto multilingue. Tra i nostri preferiti, il contributo di Ken Robinson dal titolo “Come la scuola distrugge la creatività”.

TED, le idee prendono il volo www.ted.com

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NOTIZIE DALL’EXPOCarta 2015: il manifesto contro la fame nel mondo Expo 2015 Spa e il professor Umberto Veronesi hanno avviato il progetto “Carta 2015”, un documento che si propone di definire le linee guida per un'alimentazione corretta e sufficiente, un vero e proprio lascito per l'evoluzione dell'umanità e dei suoi stili di vita. Nel manifesto confluiranno le ricerche della comunità scientifica internazionale, sotto il coordinamento di un pool di studiosi italiani tra i quali lo stesso professor Veronesi.

Expo si tinge di rosa Lo sviluppo delle donne nel mondo è incoraggiato da Expo 2015 Spa attraverso il Comitato Consultivo “2015: Women and Expo”: un programma che per cinque anni sarà attivo nella promozione di progetti a sostegno della creatività imprenditoriale femminile nel mondo. Grande attenzione sarà dedicata al tema "Feed the Planet, Energy for Life" e alla cooperazione fra Paesi e culture del mondo.

Arriva il Masterplan in 3D L'Expo di Milano sarà presto visitabile anche in formato tridimensionale grazie al Centro di Sviluppo della realtà virtuale del Parco Scientifico Tecnologico ComoNExT di Lomazzo (CO). Grazie alle più moderne tecnologie del 3D sarà infatti possibile “passeggiare” in tempo reale nell'area espositiva di Rho-Pero e interagire con la realtà virtuale che riprodurrà fedelmente l'intero progetto.

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Expo in numeri

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VOCI DAMILANO

La periferia che saleDinamiche, pulsanti e vitali le periferie milanesi rappresentano oggi il nuovo centro, laboratori silenziosi in cui nascono idee ed imprese. Via Padova, Santa Giulia, Pompeo Leoni, Gratosoglio, i contesti storici delle aree di Canonica-Sarpi, oltre ad essere periferie emblema della città che cambia, sono anche i luoghi esplorati da Massimo Bricocoli e Paola Savoldi per raccontare “Milano downtown. Azione pubblica e luoghi dell’abitare” (Edizioni et al.). A dimostrare come il cambiamento a Milano parta dalle periferie è il mondo delle imprese. Stando ad una recente elaborazione della Camera di Commercio di Milano, infatti, le

zone periferiche sono imprenditorialmente più dinamiche rispetto al centro. L’indice del dinamismo è stato valutato basandosi su quattro indicatori: la variazione nel numero di imprese attive nel corso dell’ultimo anno, la densità delle imprese con titolare donna, l’età media dei titolari e la densità di imprese straniere sul totale. Al primo posto per dinamicità e attrattiva imprenditoriale c’è l’area di via Padova, seguita dalle zone Isola e Bovisa, tutte fuori dalla Circonvallazione e nessuna dentro la Cerchia dei Bastioni. Il centro, dalla sua, continua ad essere al primo posto per numero di imprese attive a Milano città. Ancora per quanto?

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Urban bike messengers, l’eco-consegna su due ruoteBicicletta da pista Cinelli, navigatore GPS e borsa impermeabile in spalla, gli Urban bike Messengers sono i pionieri milanesi delle consegne su due ruote. Affidabili, veloci ed ecologici, i corrieri ciclisti attraversano impavidi la città, nel traffico all’ora di punta così come sulle (poche) piste ciclabili disponibili, trasportando tutto ciò che non superi i cm 50lx31hx18p, fino a un massimo di 5 kg, mentre per le consegne speciali c’è il sistema Cargo da prenotare il giorno prima. Documenti cartacei, inviti, regali, foto, libri, dvd, cd, orologi, pezzi di ricambio, chiavi, medicinali, tra le consegne più frequenti, con la possibilità di acquistare carnet a prezzi

ridotti e soprattutto senza sensi di colpa per le emissioni di Co2 - oltre 18,93 sono le tonnellate risparmiate dal 2008, anno di nascita di Ubm, ad oggi si legge nell’home page del sito: www.urbanbm.it. A conferma del successo di un modello d’impresa etica– oltre ai duecento clienti e alla diffusione in altre città come Bologna, Roma, Firenze, Venezia, Parma, Bari, Catania – è arrivato lo scorso giugno il Premio Piazza Mercanti della Camera di Commercio di Milano nella categoria Tutela dell’Ambiente. Inoltre Ubm si è allargata al delivery food con Velofood, il servizio di consegne pasti e spesa a domicilio che riunisce un gruppo di ristoranti, botteghe e gastronomie milanesi sensibili alla sostenibilità. L’unico oil concesso, in questo caso, è quello d’oliva.

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il fotovoltaicoeticamente sensibile

Coopwork è un’impresa no-profit che realizzaintegrazione sociale e lavorativa offrendo

servizi alla persona finalizzati all’inserimentolavorativo di persone in stato di svantaggio

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dell’ambiente contribuirà allo sviluppo diprogrammi di integrazione sociale

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A scuola per imparare a viaggiare“Diteci, che avete visto?”, alla domanda che Charles Baudelaire poneva agli strabilianti viaggiatori del suo tempo, oggi rispondono gli alunni della Scuola del Viaggio, un’associazione fondata nel 2005 a Milano da Claudio Visentin. Con una visione di turismo responsabile, vale a dire leggero, sostenibile e solidale, la scuola organizza laboratori di scrittura, fotografia e carnet di viaggi, collaborando con viaggiatori

e scrittori esperti come Paolo Rumiz, Giuseppe Cederna, Tony Wheeler – il “padre” della Lonely Planet – e Beppe Severgnini. Imparare a viaggiare per imparare a vedere oltre, del resto se nella lingua italiana manca il corrispettivo di parole come serendipity e flâneur, qualcosa da imparare davvero c’è. Il laboratorio di scrittura 2011 si terrà a Milano ogni lunedì di ottobre e novembre. Per informazioni: www.scuoladelviaggio.it

L’ora delle TecnovisionarieQuello tra donne e tecnologie non è un binomio impossibile, come suggerito spesso da chi si presta a facili ironie, anzi, è un abbinamento fortunato capace di innescare processi di innovazione e cambiamento. L’associazione Donne e Tecnologie, nata nel 2009, con sede a Milano, si occupa di questo: promuovere il talento femminile nel settore tecnologico attraverso progetti di networking, formazione, scambio e incontro. Tra le principali iniziative dell’associazione c’è anche la conferenza “Women&Technologies® 2008-2015” che ogni anno raduna imprenditrici, studiose ed

esperte del settore tecnologico. L’edizione 2011 è dedicata al tema della salute, agli strumenti e alle applicazioni di diagnosi e cura.La conferenza è fissata per lunedì 7 novembre, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. Nell’occasione sarà consegnato anche il Premio internazionale “Le Tecnovisionarie”, il riconoscimento dedicato alle donne che hanno saputo innovare i contesti lavorativi grazie alle tecnologie e a una ‘visione’ luminosa sul futuro.Sul sito della conferenza si trovano le informazioni per inviare le candidature e conoscere il programma: www.womentech.info

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I valori, quando si fondano sulla fiducia e sulla credibilità di chi li possiede e li coltiva,si possono riassumere in una parola, in un segno, in un colore.

Dire è comunicazione d’intenti e di progettualità, trasmissione di idee, di conoscenza, d’esperienza.Fare è la sintesi dell’attività, energia verso nuove imprese, capacità di ascolto e di offrire risposte.

Ai nostri clienti e a quelli che lo diventeranno è dedicato il nostro lavoro quotidiano: un lavoro dove il dire e il fare sono tutt’uno e sintesi di una filosofia dell’operare.

Il presente messaggio pubblicitario ha finalità esclusivamente promozionali.

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