20150610 Fondamentali ribassisti
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NUS Consulting Group
Via Melchiorre Gioia n° 168
20125 Milano
Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni economiche e di mercato e dei prezzi
contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del presente documento e sono soggette a cambiamenti senza preavviso.
Nessuna parte di questo documento può essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a nessuna
persona diversa dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group.
©Copyright 2015, NUS Consulting Group, Tutti i diritti Riservati
News Flash Fondamentali ribassisti
10 giugno 2015
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La scorsa settimana i membri dell’OPEC si sono riuniti e, come previsto, hanno deciso di mantenere
l’attuale tetto produttivo di 30 milioni di barili al giorno. Sebbene l’OPEC abbia sottolineato il suo desiderio
che i Paesi membri si attengano alla quota stabilita, i dati relativi alla produzione presente e passata
evidenziano come questo tetto non sia stato rispettato. Il recente aumento dei prezzi del petrolio deve
essere visto con ostilità dal momento che l’OPEC continua a mantenere il suo proverbiale aumento dei
livelli produttivi, la produzione USA interna è in continuo aumento e la crescita globale resta limitata.
Come previsto, la scorsa settimana, l’OPEC ha deciso di mantenere invariati i suoi livelli produttivi. Tuttavia,
negli ultimi mesi, la produzione ha
continuato ad aumentare. Come è
possibile osservare dal grafico
illustrato qui accanto, quest’anno i
livelli produttivi dell’OPEC sono
saliti costantemente,
raggiungendo un picco massimo il
mese scorso di 30.98 mb/g, circa 1
milione di barili al di sopra della
quota stabilita. Uno dei principali
produttori che ha contribuito a
spingere i numeri dell’OPEC verso
l’alto è l’Arabia Saudita che a
maggio ha raggiunto un picco
produttivo storico di 10.3 mb/g.
Sembra evidente che l’OPEC (in particolare l’Arabia Saudita) resti legata alla sua strategia di produzione
crescente con l’obiettivo di guadagnare quote di mercato nonostante il crollo dei prezzi verificatosi lo
scorso anno.
Uno degli effetti collaterali della strategia che mirava prima a mantenere le quote di mercato e poi a
incrementare i prezzi è stata la pressione che ha esercitato sul mercato statunitense il petrolio shale. Il
settore shale USA ha visto una rapida crescita negli ultimi tre anni alimentandosi soprattutto con alti livelli
di debito forniti dai mercati finanziari. Il
crollo dei prezzi del petrolio nell’ultimo
anno ha costretto le aziende con i bilanci
più deboli a bloccare l’attività di
trivellazione e concentrarsi sui loro pozzi
più redditizi. L’impatto dei prezzi in
diminuzione è chiaramente visibile nel
crollo del numero di pozzi attivi negli
Stati Uniti. Come è possibile notare dal
grafico esposto qui a sinistra, i pozzi
petroliferi operativi negli Stati Uniti sono
diminuiti da un picco di circa 1.600
registrato nel mese di settembre 2014 a
642 della scorsa settimana. Nonostante il crollo precipitoso dei pozzi attivi, la produzione petrolifera USA
continua ad aumentare tanto che ha raggiunto la scorsa settimana un nuovo livello record di 9.6
mb/giorno. Si prevede che la crescita della produzione USA diminuirà lungo la seconda metà dell’anno
ma è molto improbabile che cali concretamente.
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Alla luce di questa situazione, considerando anche il fatto che altri importanti produttori petroliferi (come
per esempio la Russia) continuano a produrre a ritmi elevati, il recente aumento sia del WTI che del Brent
sembrano essere molto discutibili.
Sebbene le tensioni geopolitiche continuino ad infuriare in Medio Oriente, i mercati di fatto non hanno
subito nessuna interruzione fisica dei flussi petroliferi. Inoltre, come conseguenza delle recenti negoziazioni
con l’Iran, sembra che i mercati abbiano visto un aumento dei flussi petroliferi provenienti dall’Iran verso i
mercati emergenti. Infine, in base ai dati economici pubblicati recentemente fuori dagli Stati Uniti, l’Unione
Europea e la Cina continuano a registrare un’attività economica (per esempio la domanda) stabile nel
migliore dei casi. Questo contesto non sembrerebbe in grado di supportare un aumento ripido e
continuato dei prezzi. Di conseguenza a nostro avviso il recente drammatico aumento dei prezzi non è
supportato dai fondamentali sottostanti e molto probabilmente avrà vita breve. Prevediamo che i prezzi
subiranno una decisa inversione di marcia nelle prossime settimane. La nostra previsione di breve periodo
parte dal presupposto che le tensioni geopolitiche non si complichino e che il mercato non veda un
aumento concreto del rischio di interruzioni produttive o non si verifichi una concreta interruzione della
produzione petrolifera.
Per ulteriori notizie in ambito energetico ed informazioni, resto a Vostra completa disposizione.
Con l’occasione porgo i miei migliori saluti.
Claudio Enriquez
Amministratore Delegato
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Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni
economiche e di mercato e dei prezzi contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del
presente documento e sono soggette a cambiamenti senza preavviso. Nessuna parte di questo documento può
essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a nessuna persona diversa
dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group.
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