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2 • 1 APRILE 1988

Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 - 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .

Conto corr . post . n . 46.20.02 intestato a Direzione Ge-nerale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTA

Redazione: Marco Bongioanni - Maria Collino - PierdanteGiordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi - CosimoSemeraro .

Collaboratori : Giuliana Accorsero - Nino Barraco - Ser-gio Centofanti - Paolo del Vaglio - Umberto De Vanna -Monica Ferrari - Maria Galluzzo - Maurizio Nicita - SilvanoStracca .

Impaginazione : Ufficio Grafico SEIArchivio : Guido Cantoni (Roma)

Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)

Fotocomposizione, spedizione : Stabilimento GraficoSEI - Torino

Stampa: ILTE - Torino

Registrazione : Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-sto) per tutti .* Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandare notiziee foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna apubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Te-sti e materiali inviati non vengono restituiti .Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio NazionaleCooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185Roma - Tel . (06) 49 .50 .185 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lin-gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Fran-cia - Germania - Giappone - India (in inglese, malaya-l'am, tamil e telugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia- Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud- Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda- Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limitidel possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vec-chio .

SOMMARIO

3 CRONACHE SALESIANE

8 LETTERE DAL MONDOdi don Egidio Viganò

10 CRONACHE DEL CENTENARIOUn Santo sempre nuovo fra scultoripittori e medaglistidi Giuseppe Costa

14 PROBLEMI EDUCATIVII giovani e la biotecnologia : un interesseda indirizzare verso scelte di vitadi Gaetano Nanetti

18 PROBLEMI EDUCATIVI«Agli scienziati diciamo : non tutto il possi-bile è lecito , .servizio redazionale

24 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPODalla gioventù del Terzo Mondo la spintaall'autosviluppodi Gaetano Nanetti

27 VITA ECCLESIALEUna enciclica tutta da viveredi Silvano Stracca

30 VITA ECCLESIALEL'educazione allo sviluppo comincia dallaconoscenzadi Gaetano Nanetti

34 PROTAGONISTIIl cardinale salesiano si batte per il dialogounica via d'uscita alla crisi del Nicaraguaservizio redazionale

38 STORIA SALESIANAQuella musica cara più al cuore che alleorecchiedi Monica Ferrari

RUBRICHECerchiamo di capire 5 - Pigy di Del Vaglio, 6 - Librie altro, 22 - I nostri Santi, 41 - I nostri morti, 42 -Solidarietà, 43 .

1 Aprile 1988Anno 112Numero 7

In copertina :Medaglia commemorativadel Centenario opera delloscultore Enrico ManfrlniServizio a pag . 10

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ITALIA

Si arricchisce d'artela chiesa di Pacognano

Ci sono molti modi per ricordare unanniversario. Don Arcadio Vacalebre- il non dimenticato delegatonazionale degli exallievi - ha volutoricordare il suo 50° di professionereligiosa e 40° di sacerdozio fornendola cappella della casa salesiana diPacognano di pregevoli bassorilievi .La cerimonia di inaugurazione si èsvolta l'8 dicembre 1987 presenti condon Arcadio e molti amici anche gliautori delle opere : Tullia Matania eRaffaello Salvatori .1 bassorilievi in marmo presentanol'Ausiliatrice nell'atto di offrirel'Eucarestia e Don Bosco circondatoda santi e beati salesiani .

Nell'arte originale della Matania -hanno scritto i critici - siarmonizzano mirabilmente l'antico e ilnuovo. L'anatomia e lo scorcio sonoperfetti come negli autori classici, losforzo di svelare lo spirito mediante itratti fisici è squisitamente moderno .Anche da parte del BS auguri vivissimiper don Arcadio!

PAPUA NEW GUINEA

II Centenario di Don Bosconella foresta

Ecco una cronaca del centenarioinviataci da don Giuseppe Giaimemissionario in Papua New Guinea .Dopo giorni e notti di pioggiaininterrotta, il 31 gennaio 1988 spuntòchiaro anche nel cielo di Araimiri .Essendo domenica, ci alziamo di buonmattino e, dopo le lodi mattutine alSignore e una fugace colazione, ilparroco, il Sig . Kramar e tre suore simettono in macchina pregustando lagioia di celebrare il centenario dellamorte del nostro caro padre neivillaggi con la nostra gente, attornoall'altare, avendo per cattedrale il cielosfavillante e per colonne e fiori glialberi del cocco .Ma è che a pochi chilometri dal centrola nostra vecchia macchina incominciaa soffiare stanca e si rifiuta diproseguire. Che fare? Il Sig. Kramartorna indietro a chiedere aiuto, mentreil parroco e le suore si mettonol'occorrente per la messa su le spalle ela strada tra le gambe. Dopo giorni dipioggia, ci si affonda nei pantanimelmosi. Cammina, cammina,cammina! Per stradette e sentieri nellaforesta, e poi nella sabbia lungo il

mare . I ruscelli sono diventati torrentiimpetuosi e ad attraversarli l'acquasale alla vita .Si cammina per due ore sotto il soleche si è fatto cocente: siamo a - ottogradi sud e d'estate! II sudore e lasente non si contano .Quando incominciamo la primamessa, siamo già stanchi, ma si ha lagioia di una buona presenza, circa 120persone. Poi cammina ancora e si hala seconda messa seguita dal battesimodi due bambini . Quando ci fermiamoal lato della strada per metterequalcosa sotto i denti sono già le ore13, ma la nostra giornata non èancora finita . Ci si trascina,specialmente le suore, a un terzovillaggio . La nostra terza messa finiscealle 3 del pomeriggio .Adesso incomincia l'avventura delritorno . Dopo un'ultima camminata dimezz'ora, finalmente si ha la gioia ditrovare una macchina che ci porta acasa, dove arriviamo alle 4pomeridiane, stanchi e affamati .Eppure l'allegria non manca . Si parladi Don Bosco e delle celebrazioni chein questo giorno si tengono in tutto ilmondo. Immaginiamo di trovarci nellaBasilica di Maria Ausiliatrice inTorino e sul Colle Don Bosco . Nella

I Nella foto :Immagini dellasingolare celebrazione .

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nostra fantasia vediamo le folleimmense, le funzioni stupende,episcopati interi che concelebrano inchiese maestose sfavillanti di luci emagnificamente adornate di fiori edarazzi, le commemorazioni nelle piùprestigiose aule del mondo spesso allapresenza delle supreme autoritàreligiose, civili e militari .Tutto questo per l'umile pastorello deiBecchi, il contadino di Dio, che acent'anni dalla sua morte ha riempitoil mondo .A noi il privilegio di essere rimasti aiBecchi, e molto più indietro che aiBecchi! E come all'umile pastorello funecessaria molta fede per realizzare isuoi sogni, così anche a noi occorremolta fede per gioire e celebrare ilcentenario di Don Bosco nella foresta .

ITALIA

Una «SettimanaOratoriana»a Faenza

La «Settimana Oratoriana», che si èsvolta a Faenza, ha dato un'ulterioreconferma della lungimirante intuizionedi Don Bosco : un Oratorio che nonfosse una forma alienante che favivere in una beata incoscienza, mapiuttosto una vera santificazione dellagioia di vivere .L'aspetto religioso-educativo,innanzitutto, è stato messo in risaltodal Vescovo Diocesano Mons .Francesco T. Bertozzi con la suaMessa al campo e con alcuni suoiinterventi . In uno di essi ha ribaditocome il Piano Pastorale Diocesanopreveda nell'Oratorio salesianol'ambiente privilegiato cittadino, chedovrà svolgere una funzione educativaverso tutta la gioventù, «così che,seppure in grado diverso, essa sental'azione della Chiesa Madre e Maestra,che fa gli uomini nuovi» . La funzione,quindi, dei gruppi di impegnocristiano presenti all'Oratorio (ACR,ADS, Agesci) sarà quella di unapresenza valida e necessaria ai finidell'animazione e della testimonianzanei confronti della massa giovanile . Se

t

ne è avuto conferma la sera delmercoledì 23 con l'incontro deigiovani associati guidato da SandroRondoni sul tema «1 giovani e ilPapa». Chi vi ha preso parte hapotuto avvertire quale influsso possaavere la tensione spirituale di giovaniche hanno fatto la scelta di Cristo sugiovani che non appartengono agruppi organizzati . Un'esperienza cheli ha scossi profondamente,spronandoli a una più viva coerenza divita. Altrettanto stimolante è statol'incontro di sabato 26 sul tema del«Volontariato» guidato da don OresteBenzi, fondatore di una delleAssociazioni di volontariato piùsignificative del Centro Italia .Precisato che il «volontario» è uncittadino che, adempiuti i suoi doveridi stato e quelli civili, pone se stesso agratuita disposizione della comunità, èpassato poi a dimostrare comeun'esperienza educativa o disolidarietà, ispirata al Vangelo, esigaadesione interiore, forte capacità disacrificio e di donazione senzainteressi, l'esempio visibile e la lucedella carità cristiana, alimentata dauna fede solida .Inoltre, tra tutti i gruppi organizzati,quello che meglio ha dimostratocapacità organizzative e direalizzazione è stato l'Agesci . Hamontato nel cortile dell'Istituto untipico campo 'scout : una tenda persquadriglia sopraelevata, un angolo di

. Nella foto: gli sbandieratori del

Rione Giallo entrano in campo

squadriglia con tavolo e i «fuochi», ilpennone, la cambusa e un enormetendone capace di accogliere l'interobranco: inoltre, ha vivacizzato per unpomeriggio intero il cortiledell'Oratorio con un'arena di giochiper ragazzi e un entusiasmante scoutbali . Nell'insieme, una vera bella copiadel classico cortile di Don Bosco, dovei ragazzi esprimono tutte le lorocapacità e allargano il cuore almassimo della gioia .L'interesse sportivo di tanti ragazzi egiovani è stato appagato da vivaci eappassionati tornei di calcio,pallacanestro, pallavolo e subbuteo, e,specialmente nella serata di lunedì 21settembre, dall'incontro conl'allenatore della squadra del Bologna,M. Maifredi, che ha intrattenutol'uditorio per circa due ore . Egli hasvelato il misterioso mondo del calcio,evidenziandone gli aspetti positivi,come pure le delusioni che esso riservaspecialmente a quanti gli si avvicinanocon scarso impegno e poca serietà . Exallievo dell'Opera Salesiana di Brescia,ha ricordato con soddisfazione egratitudine l'azione educativa ricevutae ha indicato nel clima festoso esereno dell'Oratorio l'ambiente idealeper ogni giovane che voglia prepararsibene alla vita . Anche a quella delcalcio . . .La musica anche questa volta ha fattola parte del leone : tre sere dedicate auna rassegna di nove complessimusicali di giovani faentini e una aMark Harris, grande musicista e notoarrangiatore delle musiche di Fabrizio

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De Andrè e di Giorgio Gaber .Anche la Comunicazione Sociale èstata fatta segno di grande attenzionenel corso della «Settimana», perchéDon Bosco aveva ben intuito il valoredella scuola di massa, che cura culturae diffonde modelli di vita . «Primapagina: i giovani e il giornalismo» èstato il tema di una tavola rotonda cheha visto protagonisti tre illustripersonalità del settore : il doti . GianniCampi, Vicepresidente nazionaledell'Ordine dei giornalisti, la dott .ssaPaola Rubbi, pubblicista eresponsabile di Rai 3 nella sede diBologna e il penalista Avv. RobertoCampisi del foro di Forlì . Guidati concompetenza e abilità dal moderatoreProf. Enrico Docci, i tre esperti hannomesso in chiara luce ai molti giovaniinteressati il valore della libertà distampa, la nobiltà della professionespecifica e i limiti posti dallalegislazione a difesa dei fondamentalidiritti della persona . Una ampia eprecisa panoramica su di un settore,per il quale si è visto tanto interesse .Anche coloro che sono solitirimpiangere un mondo dove il palco ela platea un tempo erano rigidamenteseparati e dove coloro che cavalcavanole assi del palcoscenico dovevanoprima passare attraverso rigideaccademie, hanno ammesso che «Chicin frac: cabaret sotto le stelle», concui un nutrito gruppo di giovanichiudeva le singole serate della«Settimana» è stata forse la più bellasorpresa dell'intera manifestazione .Hanno arricchito il già densoprogramma anche due interessantimostre: la prima, fotografica, harievocato il viaggio del Papa a Faenzadel Maggio 1986, mentre la seconda sisarebbe potuta chiamare la «cavalcatadei costumi» . Un'autentica rassegna dicostumi dei vari secoli, tratti dalfornitissimo guardaroba del Teatro deiSalesiani, dai tempi dell'antica Romafino ai nostri giorni : vestiti, maschere,divise, armature, arredamenti . . .Notevole interesse, inoltre, hannoriscosso la ricca raccolta dei copionidelle recite rappresentate, alcunifondali di indubbio valore artistico, imanifesti e la preziosadocumentazione fotografica . Unalunga storia, quella del Teatro deiSalesiani, veramente meritevole diessere scritta .

1 APRILE Y988 ~ 5

erchiC adicapirTmo

EFFETTO MILIARDOLa «eccessiva disponibilità di ogni tipo di beni materiali in favore di alcu-

ne fasce sociali rende facilmente gli uomini schiavi del "possesso" e del go-dimento immediato, senza altro orizzonte che la moltiplicazione o la conti-nua sostituzione delle cose, che già si posseggono, con altre ancora più per-fette . È la cosiddetta civiltà dei "consumi", o consumismo . . . » . «Il male nonconsiste nell'—avere" in quanto tale, ma nel possedere in modo irrispettosodella qualità e dell'ordinata gerarchia dei beni che si hanno . Qualità e gerar-chia che scaturiscono dalla subordinazione dei beni e dalla loro disponibilitàall'—essere" dell'uomo e alla sua vera vocazione» .

Perché questa lunga citazione dell'ultima Enciclica di Giovanni Paolo 11,«Sollicitudo Rei Socialis», dedicata ai problemi dello sviluppo degli uominie dei popoli? La ragione è offerta dalla miliardite, un fenomeno che ormaidilaga e che indica come virtù un antico vizio degli uomini, conosciuto fral'altro come uno dei sette peccati capitali, l'avarizia. Che è contemporanea-mente la cupidigia di avere e l'indisponibilità a dare, come dire una colpa at-tiva e passiva .

La miliardite ha precisi nomi, cognomi, indirizzi e organi di stampa . Lelotterie nazionali, per esempio, Viareggio, Monza, Merano - per citare lepiù ricche -, sino ad altre manifestazioni minori del genere, sul piano regio-nale o addirittura locale . 1 grandi spettacoli televisivi, in secondo luogo, chesi prolungano e allungano - spesso come minestre riscaldate - per settima-ne e settimane . I noti animatori, ancora, che devono indurre la gente ad ac-quistare i biglietti in palio e che vediamo raggianti di contentezza se possonoannunciare con orgoglio il «tutto venduto» . I giornali, poi, che si contendo-no i giochi più popolari, a prezzo talvolta di vere e proprie scorrettezze (comeè accaduto di recente fra due quotidiani laicamente assai impegnati nel mora-lismo da denuncia) per assicurarsi l'esclusiva di quelli per i quali il pubblicomostra un accentuato favore e che non hanno bisogno di un eccessivo di-spendio di intelligenza . Gli slogan suonano: «nessuno distribuisce più dana-ro di noi», «premi favolosi ai vincitori del nostro concorso», «ogni settima-na una occasione d'oro (in lingotti)», «guadagnerete decine di milioni» . Pernon parlare dell'ormai collaudata istituzione del Totocalcio e del Totip, ilprimo dei quali distribuisce per una buona parte delle domeniche premi cheammontano, ogni volta, a cifre pari o superiori a quanto si raccoglie annual-mente in Italia nelle collette missionarie .

Tutto questo sulla base di colpi di fortuna, senza lavorare, senza faticare .Cerchiamo di capire che proprio in questi casi si contravviene alla «qualità»e alla «ordinata gerarchia» delle quali il Papa ha parlato nell'Enciclica : è daritenere che molto pochi fra gli scommettitori siano mossi da motivi più no-bili, come la destinazione dell'eventuale guadagno a opere di solidarietà odella sperata vincita al Totocalcio al risanamento del bilancio comunale (lohanno fatto, giocando purtroppo senza esito, gli amministratori di un disse-stato paesino del Centro-sud) .

Ci si riempie così la mente, il cuore e la bocca di miliardi promessi e spera-ti . E se non si ottengono? Qui comincia un altro doloroso discorso di comeci si ingegni per averli altrimenti . Per esempio con il furto, la violenza e lacorruzione, la prostituzione, il commercio della droga e delle armi . A scapitodella qualità della vita e dell'ordinata gerarchia dei valori . Come appuntoammonisce Giovanni Paolo Il nell'Enciclica dedicata ai problemi della so-cietà .

Angelo Paoluzi

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6 • 1 APRILE 1988

Nuovo repartodi elettrotecnicaall'Agnelli di Torino

Il centenario di Don Bosco innumerose località ha portato unrinnovato impegno dei Salesiani e deiloro sostenitori a servire sempremeglio la missione giovanile . Cosìl'Istituto Agnelli di Torino grazie allasignora Gemma Cesa Mongilardi cheha voluto donare una intera aulatecnologicamente all'avanguardia haulteriormente migliorato le proprieattrezzature .L'inaugurazione della nuova aula(nella foto il taglio inaugurale da partedella generosa Benefattrice e l'aula) èavvenuta con la partecipazione deiragazzi e della comunità il cuidirettore don Remo Paganelli non hamancato di farsi interprete dellacomune soddisfazione e riconoscenza .

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AUSTRIA

Don Bosco santo popolare

La popolarità di un santo si esprimeanche attraverso i tanti segni presentinell'ambiente. L'anno centenario haattivato numerose iniziative in talsenso: monumenti nuovi, vie e piazzededicate a Don Bosco, restauri diquadri . .. Ecco due immagini d'unpilone dedicato a Don Bosco inAustria. Le ha scattate un amicofotografo di passaggio a Graz, cittàdove i salesiani sono presenti dal 1935 .

MESSICO

Monsignor Rodriguezsulle sette in America Latina

Vescovi degli Stati Uniti edell'America Latina si sono incontratia Tijuana in Messico per trattare inquattro giorni di lavoro il fenomenodei cosiddetti «tele-evangelisti» oanche «Chiesa elettronica», cioè dellapredicazione intensiva delle setteprotestanti alla televisione . Perconoscere i particolari del problema la

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Radio Vaticana il 28 febbraio 1988 haintervistato il vescovo salesianomonsignor Oscar RodriguezMadariaga che è segretario generaledella Conferenza Episcopale Latino-America (CELAM) . Ecco l'intervista .

D. Monsignore, ci può offrire unriassunto delle discussioni di questoincontro?

R. Si, en primer lugar es uno de losprogramas del . . .Sì . In primo luogo devo dire che sitratta di un programma deldipartimento delle Comunicazionisociali del Celam . Esso ha per scopodi offrire una risposta alla sfida dellacosiddetta «Chiesa elettronica», vale adire la predicazione di certi movimentireligiosi fondamentalisti, soprattuttodegli Stati Uniti e dell'America Latinacon un duplice obiettivo : individuareuna risposta pastorale al fenomeno, dauna parte; e dall'altra, essere capaci didiffondere anche noi la Parolaservendoci della TV e delle modernetecnologie della comunicazione . Cisono già tre canali televisivi dellaChiesa cattolica latinoamericana .

D. Non c'è il rischio di nuovi conflitticon le sette e con il loro modo di agiresovente aggressivo nei confronti deicattolici?

R. Yo no diria conflictos porque nose trata de oponer . . .Non parlerei di conflitti, poiché non si

tratta di opporre una cosa control'altra . Tenendo come punto dipartenza la sfida che ci pongono lesette, noi abbiamo il dovere di cercarerisposte pastorali, creative e capaci diusare il progresso ip questo campo perconsolidare la presenza della Chiesanella nuova evangelizzazione, in cuisiamo impegnati .

D. In sintesi, quali sono le risoluzionidell'incontro?

R. Pues hoy es precisamente el dia delas resoluciones. . .Posso anticiparne alcune : ad esempio,l'organizzazione di una retedistributiva a livello continentale del«video-pastorale», che si producenella stessa America Latina. Poi,abbiamo pensato di creare una rivistasettimanale della Chiesa che serva perunire di più le nostre Chiese e i nostriPaesi, cercando al tempo stesso didare un'informazione obiettiva perpromuovere l'amore alla Chiesa e lapartecipazione soprattutto dei laici .

ITALIA

à~ :_M x

Invito a tutti iRadioamatori

Per iniziativa di Giorgio Giordani(14.000) di Parma, responsabile diRadio Scouts e riproposta da «RadioRivista», l'organo dei Radioamatori

1 APRILE 1988 • 7

italiani nell'anno centenario di DonBosco centinaia di antenne lancerannoun popte ideale di amicizia efraternità.Sono invitati in particolare iradioamatori a collegarsi in contattoepistolare o telefonico con donGabriele Sanità (12 .KSG) Via sanGiovanni Bosco, 15 - 25125 Brescia(tel . 030/22.14 .62), dal qualericeveranno direttive tecniche per icollegamenti via radio .Questa iniziativa è già rimbalzataall'estero attraverso la stampasalesiana e quella specifica per glìappassionati in telecomunicazioni e cisi augura che siano molti a rispondereall'appello, in modo che, nei giorniindicati, il nome di «Don Bosco»risuoni nell'etere come messaggio diriconoscenza e di fraternità .E per tutti gli altri radioamatori? Perloro è prevista una gradita sorpresa . Acoloro che, nel corso dell'annocentenario, collegheranno determinatestazioni radio di exallievi, verràinviato un Diploma-ricordo e unabiografia del Santo .

Ci pare che questa iniziativa, con lasua originalità, possa ancora piùonorare Don Bosco in uno degliaspetti più evidenti della sua opera, lacomunicazione .

Nella foto :don Sanità mentretrasmette .

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8 • 1 APRILE 1988

Il ritornello di «Giù dai colli» è ormai famoso intutto il mondo .

Non so se anche il Papa lo ha cantato .Però l'ha citato nella sua preziosa Lettera diretta a

noi, ai genitori e agli educatori tutti .Ha illustrato magistralmente la strada del «Don

Bosco ritorna» tra i giovani .Ma poi ha aggiunto una strofa: un «a solo» che

nessuno ha mai cantato ; ed è il «Ritorno a Don Bo-sco». È la strada che noi dobbiamo percorrere «peressere educatori capaci di una fedeltà antica ed insie-me attenti, come lui, alle mille necessità dei giovani dioggi» .

Questo suggerimento del Papa è originale e stimo-lante anche se è senza musica .

La lettera «Juvenum patris» presenta Don Boscocome un «Maestro per l'educazione» e spiega in chesenso egli «ritorna» con i criteri pedagogici e con laspiritualità del suo Sistema Preventivo .

Quanto ci arricchisce il meditare il commento chefa il Papa al famoso trinomio «ragione, religione,amorevolezza»!

Il nostro «Ritorno a Don Bosco» percorre la stradadei valori di questo trinomio .

L'odierna domanda educativa, sia nella Società chenella Chiesa, presenta delle interpellanze ai genitori eagli educatori che sono vere sfide .

Il Papa risponde enumerando alcune condizioni te-stimoniate dal grande Santo educatore :

- l'amore di predilezione per la gioventù : «andia-mo ai giovani» ;- il saper «stabilire, in forza di una energia inte-

riore, una sintesi tra attività evangelizzatrice ed attivi-tà educativa» ; perché la preoccupazione di evangeliz-zare si situa all'interno dell'itinerario di promozioneumana: evangelizzare educando ed . educare evangeliz-zando ;- quindi, «una speciale sensibilità per i valori e le

istituzioni culturali, acquistando una approfondita

Don Viganòci parla

«DON BOSCO RITORNA»

conoscenza delle scienze umane», in sintesi vitale conla preoccupazione «di ordinare tutto il processo edu-cativo al fine religioso della salvezza» ;- l'impegno per ricuperare «una pedagogia reali-

sta della santità», che è «intrinseca all'arte educativadi Don Bosco. Egli può essere giustamente definito"Maestro di spiritualità giovanile"» ;- l'imperativo vitale e sociale insieme di « fare del-

l'educazione la propria ragion d'essere "dedicando-si" ad essa come a finalità prioritaria» con la sua giàricordata singolare interazione fra evangelizzazione epromozione umana ;

- lo straordinario influsso educativo della «fami-glia», della «scuola», dell'avviamento formativo al«lavoro», e delle «forme associative» ;

- l'indispensabilità di tipici «momenti educativi»di colloquio e di incontro personale che possono esse-re multiformi e che diventano «occasione di vera gui-da spirituale» . E, questo, un importante mezzo peda-gogico offerto ai giovani per l'impostazione della lorovita e per un doveroso discernimento vocazionale .

Certamente queste condizioni di «Ritorno a DonBosco» dovranno rivestirsi di modalità nuove, ma lasostanza e i principi sono gli stessi che lo guidarono aValdocco .

Si tratta di convincersi che con l'attività educativasi sta «compiendo uno squisito esercizio di maternitàecclesiale» . È davvero una visione cristiana fortemen-te impegnativa .Don Bosco, seguendola, ha fatto emergere un

aspetto particolare a cui dare molto rilievo : ed è cheegli ha realizzato la sua personale santità proprio me-diante l'impegno educativo, vissuto come vocazioneecclesiale e praticato con una metodologia che tendeaudacemente ed efficacemente a portare anche glieducandi alle mete di una peculiare santità giovanile .

«Proprio un tale interscambio tra "educazione" e"santità" - afferma il Santo Padre - è l'aspetto ca-ratteristico della sua figura : Don Bosco è un "educa-

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LETTERA DI' GIOVANNI PAOLO II NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN GIOVANNI BOSCO

EPISTULA

PRESBYTEROAEGIDIO VIGANO'

DATARECTORI MALORI

SOCIETATISS. FRANCISCI SALESII

POST CENTUMTRANSACTOS ANNOS

AB OBITUS. IOANNIS BOSCO

~te P0), salutem et Ape'stoticem BenedlctloOem.

t . Ii1VENUM PATRIS tm8818(e), Sane* 1Oannla Bosco,oblttu0 post 008)0881080800)00801000 rum dUecta loto ~(a-n,

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CONCLUSA IN COSTA RICA LA PRIMA TORNATA DI COLLOQUI

Riprenderanno a Città del Guatemalat contatti tra sandinisti e «contrar»

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cesco di Sales -, è discepolo di un "maestro spiritua-

le santo" - Giuseppe Cafasso - e sa formare tra i

suoi giovani un "educando santo" - Domenico Sa-

vio » .

Ecco allora, cari amici tutti, che il «Don Bosco ri-

torna» e il «Ritorno a Don Bosco» parlano di gioia e

di programma di santità pedagogica quale dono pre-

POLITICO RELIGIOSO

Concluso

a Londra

il vertice

franco-britannico

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1 APRILE 1988 ' 9

Acta diurna

Contro la mafia

una sensibilità politica In senso alto

Gli awanlmentl recenti - 01,0, per oblettivl da co0se-dalla sentenza del .mesti guire, per mezze d'Intervamoprocesso . dl Palermo al con- e per tempi dl etmezlone .eeguentl crudeli dalittl, dalle C'è II livello degli Intreccipolemiche in sede giudizlarlo diedri di interessi economi-agli sviluppi In 'ade politico- cabnonziarl de mettere e nu-IeUluzlonele - ripropongono do ; c'è Il livello delle connl-Ia questione malia In tutta la venie dirotte 0 Indirette, in,su . gro~ità e compiesal(à. E teme ed Intemerlomll dasolledlen0conolderazionich . snleecherare inosorabllmen-I paasom estendere ad ena. te; c'è Il livello delle Bacchelaghi fenomeni di criminelltàorganizzate, come quelli chaInsanguinano le Calabria e laCampania .

C'è primo di tutto lo 000ferma, contro ogni otlimism-eempllciste, che le metteà un male con radici proten-de. con Inbltrarlonl 000ncer-tanti . con manife0nzioni a0tiche ed egglomeasslma nel-lo .te . .o tempo . II primo or-rore do !vi(e)n è il ritenereche questo malo possa ..aerodebellato con pochi colpi bensasestab una volta per 00(00 .DeWeionl 80080, 1040000 fino-va0bIlmente Illualonl (retlo-loee.0'01200 pane, Il dconosd-

menio reelistco della con-plesaltà del lenomeno nonsomare ornamene dall'im-p1e4o 40.)80 e 0081000(0 dlogni pagaIbile Nsorso aut pia-no dell'omergenra Immediata .Ogni meno che fosse Im .Otivatamente negato o non deitutte Impiegato slsoe(amlOImente In

i,udurhn cent-

buio di complioirà_ Ogni de-bito prevenuto o r prosa ò.Invoca. un punta e favore dal .In giu,Ilels, tm elemento fon .damentale per une vittoriadomo.—

bic0oosce0, Il lenomenoper quello che è comparte -m1 lo llleln e n., la rollar

idi erretratezre e dl di-pozione da ricuperare : c'è Illivello del 100wm de rlna-nere e quello del coraggio datutelare e de onorare esem-plarmente.

Par contro. ogni fattore didWlelone che fosse, ancheInawortitamenle, ellmentatepuò indebolire il potenziatedi difese e dl c0ntrattecc0 .Per evitarlo, el richiede d.Ogni parte e In ogni sodeBrando censo dl responsabi .fltà, accompagmto de unét-tenta con.apevolaoea delle..Ioni che possonodetermln...I ..I veri plani,da 4uello pelcolegico a quel-lo operoflvo,C'à Insomma bisogno di

mea) pmv0ntlvl e repressiVIadeguati. di strategie e piùampio termine, di sensibilitàpolitica in senso *0o . Urgeune mobilltazlone dl .80.100ze c1v111 e morali che deve0000, li suo punto dl forze edi fruttlbceziune 0Dprattuttonelle nuove oemrezlonl .

Lo molla è problema di tut.ti, Non mancano. In questesettimane, segni positivi chel'Intero Paese - delle mao.ime lOtltuzlonl el singoli 010'

tadinl - aria facendosene—I- La Oslgon0 te 00010,Anime l-1-n a I- __

giato e già collaudato che aspettano i giovani dai loro

genitori ed educatori .

Siamo chiamati, oggi, a rilanciare - ispirandoci a

Don Bosco - la santità giovanile, rinnovando intelli-

gentemente la presentazione dei suoi valori e delle sue

attrattive .

don Egidio Viganò

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Un vario e riccocontributodi artisti allecelebrazionicentenarie

1 . Piatto di Caffaro Rore2. Pittura di Caffaro Rore alColle don Bosco3. Medaglia di Manfrini4.7 .10 . Particolari delmonumento (INT. Museomissionario) di Tesei5. Medaglia di Annigoni6. Crocifisso di Gian Domenico8. Particolare dei monumento alColle don Bosco9. Medaglia di Gian Domenico11 . Retro medaglia di GianDomenico

UN SANTO SEMPRE NUOVOFRA SCULTORI,PITTORI E MEDAGLISTI

Le celebrazioni cente-narie della morte di san GiovanniBosco hanno prodotto una serie diinnumerevoli iniziative : si può tran-quillamente affermare che ovunquebatta un cuore autenticamente sale-siano lì si è fatto o si farà qualcosa

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7

per ricordare Don Bosco . Unosguardo, sia pure non completo alletante iniziative rivela facilmente chemolte di esse hanno la firma di illu-stri artisti . Ne presentiamo qualcu-na e saremo grati a quanti vorrannofarci pervenire analoghe documen-

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tazioni su iniziative realizzate a li-vello locale .Incominciamo dalla medaglia

commemorativa fatta prepararedalla Congregazione Salesiana . Lascelta è caduta su Enrico Manfrini .Scultore ben noto, il maestro Man-frini è nato a Lugo di Romagna il 27marzo 1917 . Già allievo di France-sco Messina a Brera, dopo il perio-do bellico si impone al pubblico conopere notevoli che è possibile oggiammirare in numerose chiese galle-rie e collezioni . Ma la produzioneforse più cara allo Scultore è quellafatta per Paolo VI anche perché quialla squisita sensibilità artistica chefu propria di Montini, si è aggiunta

anche quella di una amicizià e stimareciproca . Per Paolo VI vivo, Enri-co Manfrini ha curato altari, croci-fissi, e medaglie ed a Papa Montinimorto, lo scultore ha dedicato ese-guendoli i monumenti della sua cit-tà natale Concesio, di Cagliari, del-l'Arcivescovado di Brescia e del Se-minario di Milano. L'impronta del-la sua arte si trova in molte «porte»come quelle del duomo di Siena,della chiesa dedicata a S . Paolo aDamasco, della cattedrale di Troia,della Badia di Cava dei Tirreni, del-la cattedrale di Lecco, della catte-drale di S . Francisco in California .

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Manfrini ha preparato questamedaglia nonostante i suoi molte-plici impegni : non poteva del restodire di no all'amico salesiano donLorenzoni conosciuto al tempo deisuoi primi lavori a S . Francisco .

«lo - ci ha dichiarato nello stu-dio milanese - non sono stato allie-vo dei Salesiani, li ho conosciuti so-prattutto a San Francisco . Conosce-vo però Don Bosco . Mio padre mene raccontò la vita per cui modellar-ne il volto per la medaglia è statoper me come riandare nel mondodella mia tanto cara fanciullezza» .

Altra medaglia commemorativa è2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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12 • 1 APRILE 1988

U Lo scultore Sergio GianDomenico

stata preparata per iniziativa dellaConfederazione Mondiale degliExallievi di Don Bosco ed Exallievedi Maria Ausiliatrice . II delegatomondiale don Charles Cini d'intesacon le due Presidenze si è affidatoall'Istituto Poligrafico e Zecca delloStato italiano che, su effigie di DonBosco del Maestro Pietro Annigoniha realizzato - con delizia per i nu-mismatici - un trittico in oro, ar-gento e bronzo . Pietro Annigoni ènoto al grande pubblico soprattuttoper i famosi «ritratti» ma non trala-scia di dedicarsi all'esecuzione divaste composizioni, tele e affreschi,tra le quali ricordiamo quelle delConvento di S. Marco a Firenze,della Chiesa Maggiore di Montecas-sino e della Chiesa del Santo a Pa-dova .

Sempre in tema di affreschi e pas-sando ad un altro artista-ndr : il BSgli ha dedicato un ampio articolonel numero del 1/3/1986 - ricor-diamo il grande quadro ad olio ese-guito dal pittore Mario Caffaro Ro-re per la cripta del Tempio di DonBosco al Colle dove è possibile tro-vare anche due opere dello scultoreromano Ennio Tesei .

Cinquantenne, Tesei è nel pienodella sua maturità artistica avendogià realizzato opere in molte cittàitaliane ed estere fra le quali ancheun monumento a Cristoforo Co-lombo nel New Jersey . Per il Colle

della «casetta» Tesei ha modellatodue opere: nella prima ha plastica-mente ricordato le «prodezze» diGiovannino Bosco funambolo men-tre nell'altro, posto all'interno delmuseo missionario, è scolpito unDon Bosco adulto tutto teso allarealizzazione del «da mihi animascoetera tolle» .

All'incisore e medaglista SergioGian Domenico poi è stata commis-sionata una «Croce» con l'effigiedel Buon Pastore, modello primo diquella carità pastorale che deve ca-ratterizzare il tratto di ogni aposto-lo salesiano .

« Da una rapida ricerca - ha det-to l'incisore - sul tema del BuonPastore da raffigurare al centro del-la croce di forma latina è emersoche storicamente tra le rappresenta-zioni più notevoli del Buon Pastore,raffigurazione ispirata ad un passoevangelico fin dal II sec ., c'è unascultura ora al Museo Vaticano edun affresco nelle catacombe di Pri-scilla a Roma .

Considerato che la rappresenta-zione iconica della scultura è stataampiamente ripetuta sia per interoche in parte, ho rivolto il mio inte-resse sull'affresco delle catacombedi Priscilla a Roma, notando che ildipinto dal lato compositivo è mol-to interessante, è racchiuso in uncerchio, e tenuto conto che con unpo' di fantasia potevo ricostruirequello che il tempo aveva divorato,ho riprodotto sul recto un Buon Pa-store con una corta tunica, una pe-cora sulla spalla ed altre due ai suoipiedi, ai lati della figura due alberel-li, su ciascuno dei quali c'è unagrossa colomba con nel becco un ra-moscello d'olivo .

Una scena avvincente piena di fa-scino decisamente dotata di un fortespirito cristiano, anche in conside-razione della data della sua realizza-zione e del luogo dove è stata posta .

Sul resto della croce un motivodecorativo rispecchia lo stile d'epo-ca della scena centrale .

Nel verso della croce priva diqualsiasi decorazione spicca al cen-tro una parte di una famosa frase diDon Bosco; «STUDIA DI FARTIAMARE prima di farti temere» .

Sergio Gian Domenico ha anchepreparato altre due medaglie com-missionate rispettivamente dalle

Lo scultore di fama mondialeEttore Calvelli

Polisportive Giovanili Salesiane edal Dicastero della Famiglia Sale-siana. Altra iniziativa, ancora degliExallievi e delle Exallieve con lasponsorizzazione della Ditta SergioMalaguti di Bologna, è quella di unpiatto commemorativo di porcella-na su bozzetto sempre di CaffaroRore che in tal modo si affermasempre più e direi definitivamentecome il pittore di Don Bosco e deiSanti Salesiani . II piatto è realizzatodalla «Richard Ginori Porcellanaspa» ed è il primo di una serie peruna collezione sulla presenza sale-siana nei 95 paesi del mondo dove laFamiglia Salesiana è presente . Ilpiatto - è in vendita presso tutti inegozi della rete Richard Ginori epuò essere richiesto anche alla Con-

Lo scultore Ennio Tesei nel suostudio

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'

Enrico Manfrini davanti ad unasua recente opera destinata aS. Francisco

federazione Mondiale Exailievi -rappresenta il volto del Santo da cuitraspare la bontà e l'amore per lagioventù povera e abbandonata .

Ed infine, ancora una medaglia .È il Don Bosco di Ettore Calvelli,75 anni, presente nei Musei Vaticanicon ventisei opere .

La medaglia preparata da Calvel-li, un artista profondamente religio-so, verrà data il prossimo 14 mag-gio, a tutti i novizi salesiani così co-me il «Buon Pastore» verrà dato aireligiosi salesiani professi perpetui .

Allo Scultore Calvelli è stato re-centemente chiesto quante medagliedi soggetto sacro avesse realizzato .

« Non lo so - ha risposto -, nonle ho mai contate . So solamente chenon mi sono certo ripetuto, perchéil cuore ogni volta mi dava emozio-ni diverse e la mano percorrevanuove strade . Posso dire che ogniMadonna aveva qualcosa di diversoda comunicare, ogni Santo unarealtà diversa da presentare, ogniCristo il suo personale drammaticomessaggio d'amore, comprensibileperò a tutti» .

Ed è anche per questo che ognivolto di san Giovanni Bosco saràper chi lo riceve al tempo stesso an-tico e nuovo. È in fondo questo unmessaggio che lega l'arte allo spiri-to. Non è bello?

Giuseppe Costa

«Senza Don Bosco il mondosarebbe più povero . . . »di Franz Kónig

Quando sento il nome di Don Bosco ricordo il mio Studentato a Roma . Leggeva-mo come lettura di tavola la biografia di Don Bosco . Toccava una volta al futuro Pri-mate della Polonia, il Cardinale Wyszynski a leggere . Si trattava del seguente epi-sodio della vita dell'ammirabile santo : Due parroci erano del parere che Don Boscosi dovesse portare in manicomio . «L'ammalato» però indovinava l'intenzione deidue e insisteva cortesemente che i signori entrassero per primi in carrozza, poichiudeva la porta con un colpo. Così gli illustri signori finivano loro stessi in mani-comio, dove dopo lunghe discussioni furono poi liberati . . . - Nel leggere questo lostudente Wyszynski scoppiava in una risata ; la lettura fu fatta smettere .

Quale figura simpatica, questo Don Bosco! Lo si deve guardare - l'apostolo deigiovani - con la sua amorevolezza provocante e giovanile . lo venero e stimo moltoDon Bosco . Vedo in lui un grande uomo e santo, attraverso il quale fu sparsa tantabenedizione su tutta la cristianità, su tutto il mondo . Con la fondazione dell'operasociale per i giovani in tutti i continenti, con la congregazione dei Salesiani, con le«Suore di Don Bosco» e con «l'associazione dei Cooperatori Salesiani», col suo es-sere sacerdote, scrittore ed educatore, portò nel mondo tanta speranza . E possia-mo notare proprio in questo straordinario testimone della Carità di Cristo quantaarmonia esiste tra umano e divino, tra il visibile e l'invisibile . Ma quello che la Chie-sa ha potuto apprendere di più in Giovanni Bosco, è il modello dell'unione profon-da con Dio, dalla quale deriva il suo impegno senza riserve in mezzo ai giovani .

Le parole spingono e influenzano, ma ancor di più spinge l'esempio . Quantoconvergono in Don Bosco naturalezza, realismo e ottimismo con un amore disinte-ressato, cristiano per Dio e per il prossimo! Persone come lui sono senza tante pa-role guide luminose in un mondo ed in una società che sarebbe più povera, se nonavesse questa «luce del mondo» e questo «sale della terra» (MI . 5,13). . .

Scrivendo nel marzo 1876 Don Bosco ci rivela il suo intimo : «Cari amici miei! (co-sì chiamava i suoi giovani) Lasciate che ve lo dica e niuno si offenda, voi siete tuttiladri! lo dico e lo ripeto, voi mi avete preso tutto . Quando fui tra di voi, mi avete in-cantato colla vostra benevolenza ed amorevolezza, mi avete legate le facoltà dellamente colla vostra pietà ; mi rimaneva ancora questo povero cuore, di cui già miavevate rubati gli affetti per intiero . Ora la vostra lettera segnata da 200 mani ami-che e carissime ha preso possesso di tutto questo cuore, cui nulla più è rimasto,se non un vivo desiderio di amarvi nel Signore, di farvi del bene, salvare l'animadi tutti . Questo generoso tratto di affezione mi invita a recarmi il più presto possibi-le a farvi una nuova visita . . . In quella occasione voglio proprio che stiamo allegri dianima e di corpo e che facciamo vedere al mondo quanto si possa stare allegri . . .Vi ringrazio cordialissimamente di tutto quello che avete fatto per me . ( . . .) Dio vi be-nedica tutti e credetemi sempre in Gesù Cristo aff.mo Sacerdote Giovanni Bosco» .

Cent'anni fa (il 31 gennaio 1888) il santo del sorriso birichino chiuse i suoi occhi .Ma il suo cuore spinge gli uomini ancora oggi . Donando il pane a tanti ragazzi po-veri diventava lui stesso pane della speranza per la gioventù . Don Bosco con lasua vita ha insegnato alla Chiesa di vedere nella gioventù il suo futuro . Lo hannoderiso quando giocava con i suoi ragazzi, quando li portava a Dio in maniera noncomune, ma lui non si scoraggiava . Amava quello che amavano i giovani e così igiovani amavano quello che amava lui . Don Bosco ci regalava una nuova forma dipastorale, un nuovo metodo nel prendersi cura della gioventù . Come è impossibiletogliere dall'arcobaleno un colore, così non, può immaginarsi il quadro variopintodella storia della Chiesa senza Don Bosco . E meraviglioso poter notare «nell'annogiubilare» di Don Bosco, come il Carisma del «Padre degli abbandonati» è ancoravivo in Austria e in tutti i continenti .

Se Don Bosco oggi qui al Congresso potesse parlare, forse chiederebbe : «Nonè il vostro tempo che state vivendo simile al tempo mio? Non ci sono vicino a voigiovani che sono in ricerca della vita? Quanti di loro sono disoccupati e non hannouna famiglia intatta? E in quanti di loro si è spenta la speranza, perché non c'eranessuno ad indicare loro la via?» E Don Bosco continuerebbe : «lo alle autorità ec-clesiastiche e civili sono stato incomodo - come sabbia nel meccanismo della so-cietà-, ma la mia idea vive ancora nei miei salesiani, nelle mie suore e cooperato-ri . Hanno il mio programma e cercano di realizzarlo . Per aiutare i giovani secondole mie idee - che provengono dal nostro Signore Gesù Cristo - io cerco urgente-mente persone che mi vengono in aiuto» . - Così Don Bosco ., .

A me resta augurare a tutti quelli che vogliono dare il loro cuore alla gioventù co-me Don Bosco, coraggio, fiducia e l'amore sconfinato di questo «santo dei nostritempi» ; - perché la nostra gente giovane senta oggi più che mai che solo l'Amorepuò rendere la vita degna di essere vissuta .

Card . Dr . Franz KònigCongresso pedagogico internaz . dei SDB a Vienna - 12 gennaio 1988

deltè~n tearero1 APRILE 1988 • 13

I

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PROBLEMI EDUCATIVI

14 • 1 APRILE 1988

Lo sviluppo della ricerca scientificaimpone di stabilire limiti alla suaapplicazione. Molte novità ci aspettano inquesto campo. Bisogna prepararsi avalutarle soprattutto sotto l'aspetto morale .

All'esame di maturitàdell'anno scorso, uno dei temi diitaliano proposti agli studenti dei li-cei scientifici era così formulato : «Irecenti sviluppi della biologia e del-la genetica schiudono alla scienzamoderna nuove, incalcolabili possi-bilità e nello stesso tempo pongonoproblemi estremamente seri e com-plessi . Esprimete le vostre riflessio-

ni e valutazioni in proposito» . Igiornali, all'indomani della primaprova scritta, non sfuggirono allatentazione di richiamare nei titolidei loro resoconti un fatto di crona-ca che aveva suscitato scalpore, ecioè le presunte sperimentazioni perrealizzare in -laboratorio un antro-poide metà uomo e metà scimmia .«L'uomo-scimmia alla Maturità»,

Da Taraddei - SgarellaEducazione all'immagine voi. 2°

titolava sbrigativamente un quoti-diano .

Resta tuttavia il fatto che il temaassegnato ottenne un largo succes-so: la grande maggioranza dei can-didati lo preferì a quello di culturagenerale. È, questa, una prima testi-monianza dell'interesse che l'argo-mento suscita fra i giovani . Ma co-me fu affrontato il tema? Ecco unsecondo aspetto che merita di esseresottolineato . Tutti, o quasi, gli stu-denti svolsero il tema prescindendodagli aspetti puramente scientifici,come era del resto logico attendersidato che biologia e genetica appar-tengono, almeno a certi livelli, aipiani di studio superiori, universita-ri. Lo affrontarono invece sotto ilprofilo morale, quindi della liceità o

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I GIOVANIE LA BIO-TECNOLOGIA:UN INTERESSEDA INDIRIZZAREVERSO SCELTE DI VITA

meno, da parte dell'uomo, di av-venturarsi oltre ogni limite nel cam-po minato della manipolazione ge-netica .

Contro l'usosconsideratodella scienzaA quali conclusioni giunsero i

giovani? Da sondaggi compiuti tragli studenti e da quanto risulta daglielaborati, è stato possibile coglierela pressoché unanime riprovazionedi un uso sconsiderato della scienza,pur nel riconoscimento dell'impos-sibilità di contrastare la libera ricer-ca scientifica per una sempre mi-gliore conoscenza della realtà checirconda l'uomo . Con parole loro, igiovani hanno recuperato una con-cezione, peraltro non nuova, che di-stingue fra limiti della ricerca scien-tifica e limiti della sua applicazionepratica : improponibili i primi, indi-spensabili i secondi .

Ciò sembra essere tanto più veronel caso delle biotecnologie, che seda un lato possono apportare bene-fici all'uomo affrontando con me-todi nuovi i nodi ancora irrisolti dimolte malattie o provvedendo a in-crementare la produzione di cibo,dall'altro nascondono insidie capacidi arrecare danni irreparabili all'in-

tero genere umano. Non a casoqualcuno ha parlato di «bombabiologica» . Biotecnologia è un ter-mine che, per quanto entrato nellinguaggio corrente, si presta adequivoci e conserva comunque ilsuo significato complesso . Sta adindicare l'integrazione della biochi-mica, della microbiologia, dell'in-gegneria genetica .

Nella sua forma più semplificata,è biotecnologia anche la fermenta-zione dell'uva per farne vino, o dellatte per ricavarne formaggio . Piùdi recente, si è pensato di introdurreenzimi come additivo nei detersivi enei fitofarmaci . Ma la ricerca, e lasua applicazione, nel campo dellebiotecnologie si è allargata a dismi-sura. I laboratori coinvolti in pro-

grammi di ricerca sono 361 solo ne-gli Stati Uniti, 161 in Giappone, 250in Europa. Gli stanziamenti sono incontinuo aumento e se oggi si calco-lano in milioni di dollari, si parleràdi miliardi di qui al Duemila . Biso-gna dunque aspettarsi numerose no-vità ad essere preparati a valutarle .Già ora la ricerca applicata all'agri-coltura ha consentito di realizzareibridi che hanno dato risultati im-portanti: grazie ad essi, l'India, perfare un esempio, ha ottenuto rac-colti di cereali che le hanno consen-tito di raggiungere l'autosufficienzaalimentare. Gli esperti prevedonoche nel giro di pochi anni l'interaagricoltura subirà una vera e pro-pria rivoluzione .

Entro il 1995 si dovrebbe ottenere

I APRILE 1988 - 15

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di modificare il corredo genetico dialcune piante per renderle resistentiall'attacco dei parassiti . Questo ri-sultato eliminerà dalle campagnel'uso degli anticrittogamici e dei di-serbanti, cioè di quelle sostanze chi-miche che oggi vengono abbondan-temente sparse sulle coltivazioni perproteggerle dai parassiti, ma che ri-sultano dannose all'uomo e allastessa pianta . Sono ormai molti icasi di acque sotterranee rese nonpotabili dalle infiltrazioni di sostan-ze chimiche penetrate attraverso ilterreno . Si è anche ottenuto di agiresulle piante per favorirne l'adatta-mento a particolari condizioni cli-matiche .

Crescenterilevanzadella bioetica

Anche se in questo settore i pro-gressi compiuti dalla scienza negliultimi anni sono stati enormi, nonc'è dubbio si sta battendo una stra-da non nuova: fin dall'antichitàl'uomo, divenuto, da cacciatore,agricoltore, è intervenuto, sia purein modo rudimentale, sui vegetali,creando innumerevoli ibridi . II di-scorso prende un'altra piega se ci siaddentra nel regno degli animali .Qui la scienza ha ottenuto di far di-ventare realtà ciò che in passatosembrava fantasia, con la realizza-zione di «organismi multicellularinon esistenti in natura», come si èsoliti dire per definire incroci deltutto innaturali, quale, ad esempio,quello fra cavallo e zebra per otte-nere lo «zebrallo» . Gli animali han-no sensibilità, caratteristiche precisesia fisiche che psicologiche . Interve-nire con leggerezza per modificarle,vuol dire considerare gli animali co-me «cose», oggetti . Già qui entra incampo la bioetica, cioè l'etica dellavita applicata ai problemi nuovi su-scitati dal progresso della scienza edella tecnologia .

Ma la bioetica acquista tutta lasua rilevanza quando ad essere inprimo piano è l'uomo . Nessuno puònegare la validità della biotecnolo-gia se si muove, in modo lecito, per

combattere le malattie, gli handi-cap, o quando sviluppa strumentiterapeutici e diagnostici. Ma, so-prattutto negli ultimi tempi, lascienza sembra essersi posta su unpiano inclinato che ha sollevato in-terrogativi inquietanti negli stessiambienti scientifici . Molti ricercato-ri si sono chiesti, con angoscia, senon sia già stato superato il «confi-ne invalicabile» . Alcuni di essi, co-me il professor Jacques Testard,che ottenne di far nascere «in pro-vetta» la prima bambina francese,hanno deciso di abbandonare que-sto campo di ricerca, turbati daiproblemi che esso solleva, sia di na-tura scientifica che etica e filosofi-ca. «Perché produrre nuovi artifici- ha scritto Testard - senza maiosare porsi la domanda fondamen-tale del loro significato per la storiae la vita quotidiana dell'uomo?» .

Ma vediamo quali sono stati ipassi compiuti su questo piano in-clinato, limitandoli tuttavia al solosettore della procreazione . Li enu-mereremo così come la cronaca li havia via portati alla ribalta, lasciandoad altri, su queste stesse pagine, ilcompito di formulare il giudiziomorale. Nel 1978 nacque la primabambina «in provetta» ; nel 1984nacque a Melbourne la bambina«venuta dal freddo», cioè da unembrione congelato per due mesi ;nel 1985 nacque in America unbambino da una «madre-surroga-to», come viene chiamata la donnaportatrice di un embrione altrui ; nel1986 nacque a Napoli la prima bam-bina con sesso predeterminato . Pas-sando a tutt'altro settore, nel 1987accadde l'incredibile : l'ipotesi, lan-ciata da un docente universitario, diibridare in laboratorio scimpanzè e

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specie umana, per dar vita a unumanoide da utilizzare per «man-sioni ripetitive e sgradevoli» - unaspecie di schiavo - o come serba-toio di organi per trapianti .

La delirante ipotesi suscitò un co-ro di riprovazione : «È un'ipotesibestiale - disse il premio Nobel Ri-ta Levi Montalcini - e ripugnante .Esperimenti di questo genere mi di-sgustano e gli scienziati non dovreb-bero neppure concepirli . Credo chesia giunto il momento di porre pre-cisi limiti a manipolazioni genetichedi questo tipo, alle quali sono netta-mente contraria» .

A ngosciosiscenarifuturibili

Sono, quelle che abbìamo ricor-dato, alcune tappe biotecnologicheche hanno sollevato una infinità diproblemi di varia natura . Da quello

drammaticamente umano della«madre-surrogato» che poi rifiutadi separarsi dalla creatura che haportato in sé per nove mesi, a quel-lo, agghiacciante, del destino di em-brioni che non vengono utilizzati oaddirittura destinati a esperimentidi laboratorio . Ma ancora più spa-ventosi sono gli scenari futuribili .Ha detto il prof. Carlo Bo: «Se siportassero alle loro ultime conse-guenze queste scoperte e questi si-stemi, se si arrivasse a incidere nellavita stessa del cervello, se si arrivas-se a costruire uomini con cervello asenso unico, assisteremmo, sì, alnuovo miracolo, ma avremmo com-messo il più spaventoso degli errori,anzi dei delitti» . Come giudicare al-trimenti la possibilità di riprodurreuomini perfettamente identici, diselezionare razze, di predeterminarecaratteri biologici e psicologici?

Di fronte a queste prospettive siinvocano regole deontologiche egiuridiche . In vari Paesi sono statenominate commissioni di studio .Sotto l'aspetto morale, il magistero

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Foto Archivio SEI

della Chiesa, prima attraverso lavoce di parecchi episcopati, poi conl'Istruzione della Congregazioneper la dottrina della Fede centratain particolare sulla procreazioneumana e la fecondazione artificialesia eterologa che omologa, è inter-venuto per richiamare alla regolafondamentale del rispetto della vitaumana fin dal suo concepimento enella stessa misura che si riserva alneonato e all'uomo adulto .Torniamo un momento al tema di

italiano assegnato ai giovani dei li-cei scientifici . L'interesse che glistudenti hanno dimostrato per l'ar-gomento, deve essere visto come uninvito agli educatori perché indiriz-zino quello stesso interesse versouno sbocco compatibile con la sal-vaguardia dell'uomo, della sua na-tura, del suo destino . Molti di que-gli stessi studenti proseguirannolungo la strada delle conoscenzescientifiche . È di fondamentale im-portanza orientarli verso scelte divita e non di morte .

G . N .

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«AGLISCIENZIATIDICIAMO:NON TUTTOIL POSSIBILEÈ LECITO»Don Guido Gatti,docente dell'Universitàsalesiana esorta i giovaniad affrontare i problemiposti dalla bioingegneriacon lo studio e ilragionamento.

Don Guido Gatti è, dal1977, docente di teologia morale al-la Pontificia Università salesiana . Alui ci siamo rivolti per avere, dallostudioso e dal salesiano, alcune in-dicazioni di fondo sui problemi cherientrano nel campo della bioetica .«Per bioetica si intendono in

realtà capitoli della morale e settoridi vita molto diversi l'uno dall'al-tro . Uno di essi è sicuramente quel-lo della fecondazione in vitro . Su diessa la Chiesa si è pronunciata an-che con un documento della Con-gregazione per la dottrina della fe-de, l'«Istruzione sul rispetto dellavita umana nascente e la dignità del-la procreazione» . Praticamente, la

Chiesa dice no alla fecondazione invitro vera e propria, non soltanto aquella eterologa - cioè con dona-zione di seme o di ovulo di personaestranea alla coppia - e in questocaso il no sarebbe abbastanza com-prensibile e scontato almeno da par-te cattolica; dice no non soltantoquando l'operazione contempla lafecondazione di diversi embrioni,

alcuni dei quali vengono impiantatinella donna e altri invece vengonoutilizzati per le ricerche di laborato-rio, e anche qui il no sarebbe perfet-tamente in linea con l'insegnamentoche, per quanto impopolare oggi, laChiesa continua, direi senza pauradi sembrare importuna, a far risuo-nare alle orecchie del mondo, l'inse-gnamento, cioè, che la vita prenata-

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le è vita veramente, pienamenteumana, quindi assolutamente indi-sponibile da parte dell'uomo. LaChiesa dice no, anche alla feconda-zione in vitro omologa, cioè all'in-terno dello stesso matrimonio . Ed èstato proprio quest'ultimo no dellaCongregazione per la dottrina dellafede che ha sollevato, non dico ru-more perché non ha colpito molto

l'opinione pubblica, ma dissensi ereazioni negative .

Come si spiegano queste rea-zioni?

«Evidentemente, in questo cam-po, che è strettamente connesso conquello della sessualità perché nor-malmente la vita viene procreata at-traverso l'atto coniugale, la Chiesa

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utilizza un criterio di valutazioneetica che non è quello comunementeusato, diciamo così, dall'uomo del-la strada, e anche dalla Chiesa stes-sa in altri campi della morale. Mi ri-ferisco al criterio delle conseguenze,dei risultati dell'azione, in termininon morali . Normalmente è maleprodurre del male anche se esso nonè male morale. È male morale pro-

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Foto Archivio SEI - Di Francescantonio

durre del male non morale, peresempio causare sofferenze fisiche,morte, ferimenti, ecc . Ed è un benemorale produrre un bene in sè an-che non morale, per esempio daregioia, vita, benessere, sviluppo cul-turale. Il dovere della carità nonconsiste soltanto nel rendere piùbuoni gli altri, ma anche nello sfa-marli, nell'alleviare le loro sofferen-ze, cioè nel procurare beni non mo-rali .

« Nel caso della procreazione, en-tra in gioco un altro criterio di valu-tazione delle azioni umane non de-sunto dai risultati, ma dai significatiche le azioni hanno in se stesse . Sitratta, in altri termini, di prenderein considerazione il fatto che certeazioni umane non sono prima ditutto mezzi in vista di fini, ma sonoespressioni che non hanno altro fineche quello di permettere all'uomo didire la verità profonda del suo esse-

re. L'atto coniugale è una di questeazioni, così come il dare la vita .Cioè il loro valore morale non con-siste tanto nel risultato prodotto,che pure, nel caso del dare la vita, èqualcosa di grandioso, e che oltre-tutto presuppone l'intervento diDio, quanto nel significato che l'at-to ha in sè. Ora, la fecondazione invitro scinde l'atto del dare la vitadal contesto di un atto d'amore, cheè il suo ambiente naturale, e trasfor-ma un atto che dice gratuità e rico-noscenza per un dono, in un attoche dice efficienza, produttività,dominio. Tutto ciò vuol dire snatu-rare il significato dell'atto di dare lavita. È un criterio difficile da capireper la cultura moderna, che è essen-zialmente efficientista . Però, senzala comprensione di questo criteriobasato sul significato delle azioni,non si capirebbe nulla della moralesessuale cattolica . Così come non si

capirebbe, per fare un esempio intutt'altro campo, il significato mo-rale del martirio nella tradizione cri-stiana, cioè di un gesto che non pro-duce nulla, ma che si misura soloper la verità di ciò che dice, trattan-dosi della verità stessa dell'uomo .

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Ma agli operatori, agli uomini discienza, anche a quelli che non sonodisposti ad accettare le indicazionidella morale cattolica, che cosa dideve dire?

«Bisogna avere il coraggio, iocredo, di dire chiaro agli uomini discienza che non tutto quello che èpossibile è lecito . Ci sono delle con-siderazioni morali a cui essi sono te-nuti come tutti gli esseri umani, eche non dipendono soltanto dai ri-sultati scientifici del loro lavoro .Supponiamo che quei ricercatoriche, nei campi di concentramento diAuschwitz o di Mauthausen, hannofatto certi tipi di esperimenti medicimolto crudeli sui detenuti, avesseroottenuto dei risultati scientifici bril-

lanti, perfino utili all'umanità : nonper questo potremmo legittimareciò che hanno fatto . Nell'ambitodella ricerca scientifica non c'è soloun conto profitti e perdite . Quandoquesta ricerca è fatta sull'uomo, c'èdi mezzo l'uomo . E la singola per-

sona umana è altrettanto inviolabilee più importante e decisiva degli in-teressi globali dell'umanità conside-rata in maniera astratta . In definiti-va, l'uomo non può essere mai sa-crificato agli interessi della scienza .

Si può ipotizzare una scienza cheproceda nella ricerca teorica senzapoi riversare i risulti nelle applica-zioni pratiche?

«C'è in effetti la ricerca che nonlascia tracce sull'uomo o su qualun-que altro oggetto di ricerca, ma è uncaso limite. Normalmente la ricercamanipola l'oggetto della ricerca .Non è quindi ricerca pure, è ancheazione concreta - sull'uomo con-creto .

FotoArchivio SEI

Si è soliti dire che la scienza nonpuò fermarsi e che sta agli uoministabilire quali risultati possono tro-vare applicazione. Non c'è il rischioche ci siano uomini disposti ad ac-cettare limiti all'applicazione e altriche li rifiutano?

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« Lo scienziato stesso deve calco-lare questo rischio, valutando, peresempio, per chi lavora . Chi è ilcommittente della sua ricerca : lagrande industria multinazionale o lagente? Sono cose ben diverse . Nondobbiamo dimenticare che gli scien-ziati atomici che lavorarono allabomba durante l'ultima guerra simisero nelle mani dei militari, affi-dando la loro responsabilità ad al-tri. Quando poi chiesero che labomba fosse inizialmente gettata inun deserto a scopo dimostrativo op-pure che venisse dato un preavviso,non furono ascoltati : ma non perquesto non si possono ritenere, al-meno in parte, responsabili. Lastessa cosa può valere per lo scien-ziato oggi . Direi di più : la gente,l'opinione pubblica, la società cometale non possono lasciare il tipo diricerca di cui stiamo parlando né al-lo scienziato soltanto, men che me-no, alle grandi industrie, siano essealimentari o farmaceutiche .

Che cosa suggerisce ai giovani inordine a questi temi?

«I giovani possono fare sentire laloro voce, come già è accaduto perla difesa della natura, per la pace,ecc. Ma la cosa più importante chedebbono fare, proprio perché nonsono ancora in grado di arrivare auna valutazione realistica di tutta lacomplessità della cosa, è, io credo,di studiare, cioè di rendersi contoche esiste un genere di problemi chenormalmente non vengono abba-stanza presi in considerazione, e chesono invece problemi dell'uomo inquanto uomo, cioè problemi mo-rali .

Quali sono i compiti, in questocampo specifico, dell'educatore?

«Deve aiutare i giovani in primoluogo a pensare . Di fronte a questotipo di problemi, suscitare buonisentimenti serve a poco . Questi pro-blemi si affrontano ragionando,pensando, studiando, valutando lecose, conoscendo. Sono convintoche i «mostri» che l'ingegneria ge-netica dovesse riuscire a produrresarebbero il frutto del «sonno dellaragione», e in particolare della ra-gione critica» .

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UNA NUOVACOLLANA AVE

PER LA FORMAZIONEDEL LAICATO

L'Editrice AVE pubblica una nuova collana «PA-GINE», a cura della Presidenza nazionale dell'A-zione Cattolica . La collana, che unisce la serietà diimpostazione ad un linguaggio semplice, è articola-ta per ora in tre Unità tematiche che indicano lepriorità nella formazione di ogni laico impegna-to nell'ambito della Pastorale diocesana-parroc-chiale .

La conoscenza della Chiesa, quale è emersa dalConcilio Vaticano Il e il cammino successivamentepercorso, la consapevolezza dei ruolo dei laici nel-la Chiesa e nel mondo, l'approfondimento dellastoria, dell'identità e della struttura dell'A .C ., all'in-domani dell'Evento conciliare, sono gli obiettivi difondo che ciascuna unità persegue attraverso unaserie di fascicoli . In forma breve ma con un'otticaglobale ogni numero di «PAGINE» sviluppa il temanei suoi vari aspetti : quadri storici, approfondimentidi teologia e numerosi suggerimenti bibliograficiper lo studio personale, ma anche schede che deli-neano sinteticamente il contenuto di alcuni docu-menti del Magistero e glossari per spiegare leparole-chiave della Comunità ecclesiale di oggi (in-culturazione, recezione del Concilio, Chiesa lo-cale . . .) .

Ogni fascicolo oltre a presentare il tema nei suoitermini essenziali è arricchito da schede con do-mande per il lavoro di gruppo e/o personale e pureda una ampia serie di indicazioni metodologiche,raccolte sotto la voce «In margine» . Questo capito-lo è riproposto ad ogni numero e può essere utiliz-zato per promuovere concretamente le Scuole As-sociative di A.C ., come pure Scuole di Formazioneper laici corresponsabili della Pastorale nella Chie-sa locale.

La prima Unità, Nella Chiesa del Concilio, escecon quattro fascicoli :- Per conoscere il Concilio- La Chiesa del Concilio- La Chiesa locale- II volto conciliare della Chiesa italiana .Nel corso dell'anno saranno pubblicati i fascicoli

della seconda Unità, Laici nella Chiesa e nel mon-do, e quindi della terza, L'A.C. : storia-identità-cultura .

Il costo di ogni fascicolo è L . 5.000 .Per eventuali ordinazioni rivolgersi in Libreria o

direttamente all'A .V.E., Via Aurelia, 481 - 00165ROMA.

JOSEPH AUBRY(a cura di), La famiglia salesia-na di Don Bosco, Lettere delRettor Maggiore, ElleDiCi Leu-mann 1988, pp. 270, L . 18.000 .In quanto «successore di Don

Bosco», il Rettor Maggiore deiSalesiani è, secondo la loro re-gola, «padre e centro di unitàdella Famiglia Salesiana» . L'at-tuale superiore (eletto nel 1977)ha svolto questa sua responsa-bilità - tra l'altro - attraverso«lettere» rivolte ai Salesiani : so-no lettere di varia indole ma dicontenuto spirituale, che illumi-nano sul vasto movimento su-scitato da Don Bosco e oggioperante nella Chiesa a livellomondiale .Queste lettere, armonizzate

fra loro e organizzate in volume,costituiscono una trattazionepraticamente completa sulla Fa-miglia di Don Bosco, e ancheautorevole perché «firmata» dachi è al vertice di questa fami-glia .

Destinatari - sono ovviamen-te, anzitutto, i Salesiani, a cui lelettere risultano indirizzate . Manon meno gli altri membri dellaFamiglia Salesiana, che in que-st'opera vedono indicata conprecisione la loro posizione efunzione, nel progetto apostoli-co di Don Bosco. Interesse avràpure il volume per gli studiosi avari titoli della vita religiosa, chepossono trovare nella Famigliadi Don Bosco un significativo fe-nomeno di vitalità ecclesiale .

FRANCO GALEONELo avete fatto a me . Cristianied Ebrei, ricordare per dialo-gare, Mandese Editore, Taran-to, 1986, pagg. 304, L . 26.000.«Ricordare per dialogare» : il

sottotitolo del libro di FrancoGaleone rappresenta, in realtà,il filo conduttore di tutta l'opera,frutto di una esperienza di stu-dio di cinque anni in Israele esoprattutto di una coscienzasensibile ai, problemi della Chie-sa di oggi . E un libro ricco, desti-nato a un pubblico ampio : dallostudioso di storia, al credenteche non vuole rimanere fermo avecchi pregiudizi, al laico che siinteressa al dialogo tra Chiesaed Ebrei .

È un libro che vuole essere unutile strumento affinché «i cri-stiani comprendano l'ebraicitàdi Gesù e gli ebrei comprenda-no il senso intimo e profondo deifratello Gesù» . Ma si rivela altempo stesso uno strumento po-sitivamente provocatorio . Conrigore storico, infatti, l'Autore siinterroga sul perché dell'anti-giudaismo dei passato e del pre-sente e non tace nessuna dellepagine più dure scritte durante isecoli, quali le crociate, l'inqui-sizione, i ghetti, i pogroms e i la-ger. E un'opera che l'autorestesso definisce limitata : «Ho in-teso solo risvegliare la nostra re-sponsabilità davanti al popoloebraico. Responsabilità dellepersecuzioni passate, provoca-te dal disprezzo intollerante, ali-mentate dalle Scritture malcomprese e divulgate da un cer-to insegnamento catechetico,da una predicazione cristianasenza Cristo, da uno pseudofolklore religioso» .

Lo avete I'ar„ a me

Il volume si articola in tre par-ti, corredate da interessanti re-pertori iconografici e da puntualiriferimenti bibliografici : nella pri-ma parte Galeone ricerca le ori-gini dell'antigiudaismo nellefonti culturali e cultuali dei pa-gani e dei cristiani, proponendonuove interpretazioni delle Sa-cre Scritture ; esamina quindi ilpercorso storico dell'antisemiti-smo dal periodo romano a quel-lo medioevale, fino al periodonazista, con un'interessanteanalisi del fenomeno del ghettoe della sua vita interna . Parlan-do del passato più prossimo epurtroppo più drammatico, l'Au-tore afferma decisamente chel'antisemitismo nazista, pur

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opera di criminali, e atei, nonsarebbe stato possibile senza labimillenaria intolleranza dei cri-stiani ; la carrellata degli orrorinazisti lascia spazio a un'inquie-tante interrogativo sul perchédei silenzio dell'Europa e di unaparte, almeno, della chiesa . Manon dobbiamo aver paura dellastoria, afferma Galeone ; é giun-tq il momento di compiere unsalto qualitativo nelle relazionicon gli Ebrei, di operare una de-cisa rottura con il passato : il-feli-

Letteratura giovanile e stampa:colloquio con GIORGIO CALCAGNO,

responsabile del supplemento «Tuttolibri» del quotidiano «La Stampa» .

Letteratura per ragazzi : si dice che ilsettore è in crisi . Disattenzione, disde-gno del mondo culturale, disinteresse epoca iniziativa da parte delle case editri-ci . . . Ci sono oggi in Italia, a suo giudi-zio, scrittori di valore per i più giovani?

Mi sembra che il mondo editoriale si im-pegni ottimamente in una politica di ri-cerca di autori, di illustratori ; noto piut-tosto un disinteresse in ambito cultura-le, giornalistico . In genere gli scrittorinon sono particolarmente invogliati,sollecitati da una richiesta di mercato :certo i talenti sono oggettivamente po-chi, anche nel campo della letteraturaper adulti, dove per esigenze editoriali icasi letterari, i nomi nuovi si inventano,anche se non esistono . Ricordiamo peròi Pinin Carpi, Argilli, Orengo, la Soli-nas Donghi, o anche scrittori non «spe-cializzati», come Arpino, che hanno re-galato testi bellissimi al mondo dell'in-fanzia .

L'attenzione della stampa per la lettera-tura giovanile è scarsa ; le recensioni esegnalazioni dei critici letterari sono te-legrafiche e saltuarie . Perché?

Innanzitutto quando si scrive di lettera-tura per ragazzi ci si rivolge ad una stri-scia più sottile di lettori ; inoltre è venu-to sempre più a mancare un rapportocon i genitori che, volendo regalare unlibro ai bambini, si facevano consigliarenelle scelte . Il peso della critica ha anco-ra una forte influenza nella letteraturaper adulti : se il libro invece è visto solo

ce periodo post-conciliare chestiamo vivendo non ne è che l'i-nizio .

Nella terza parte dell'opera,dedicata proprio alle prospettivedel futuro, viene analizzato il do-cumento conciliare Nostra Aeta-te 4, vera e propria svolta stori-ca preparata da Giovanni XXIII,il papa che per primo si fermò abenedire gli Ebrei all'uscita del-la preghiera nel Tempio . Unasvolta confermata il 13 aprile1986 dalla visita di Giovanni

Paolo Il alla sinagoga romana .Sull'avvenimento così scriveva«Civiltà Cattolica»: «Questo in-contro conclude, in certo modo,dopo il pontificato di GiovanniXXIII e il Concilio Vaticano Il unlungo periodo sul quale occorrenon stancarsi di riflettere, pertrarne gli opportuni insegna-menti».

Galeone ha seguito questo in-vito e con il suo libro ci esorta aricordare, a prendere coscien-za. Un libro che risulterà una

come un bell'oggetto, importante soloper l'aspetto esterno, per il suo valore divetrina, non come strumento pedagogi-co, è evidente che viene svuotata la fun-zione dei giornali, delle rubriche dellaradio, della televisione che si propongo-no di indicare i libri più nuovi, più inte-ressanti, di qualità . Comunque un po'di spazio sui giornali alla produzionedei ragazzi viene destinato ; «Tuttoli-bri» segue poi sempre con attenzione laFiera del Libro per Ragazzi di Bologna :anche quest'anno avremo un inviatoche ci relazioni sulle novità più impor-tanti all'estero, per stimolare attraversoil confronto, i rapporti «di "scambio»,anche la creatività, l'iniziativa dell'edi-toria italiana .

Ma nelle classifiche di vendita pubblica-te dai giornali si fatica a trovare un tito-lo, un nome : rispecchiano realmente ilmercato?

È vero: nell'ultima classifica riferita almercato librario '86 riportata da «Tut-tolibri» tra i più venduti non compari-vano titoli di libri per ragazzi ; bisogna«scendere» fino al 28° posto per trova-re Il Piccolo Principe di Saint-Exupery,un classico, e non solo per i più giovani .Le classifiche non possono riflettereuna realtà che sfugge: un mercato di li-bri per ragazzi esiste, ma in libreria rap-presenta solo il 7,4%, ed è in libreriache si fanno le rilevazioni statistiche ;spesso la ragione è dovuta ad altri luo-ghi o forme di vendita, che incidono suirendiconti delle case editrici, ma non sul

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provocazione (voluta!) per quan-ti non hanno ancora compresoche una religiosità di rottura èl'unica premessa valida ad undialogo «sinodale» a cui noi tuttiaspiriamo. «Mi auguro solo -scrive Galeone a conclusionedei suo libro - che questo lavo-ro contribuisca a cercare - al dilà del colore della pelle, del cre-do politico e religioso, del siste-ma economico e culturale - ilvero volto dell'unico Dio, dei Pa-dre comune» .

costume, sulla dialettica culturale delpaese che nasce in libreria .

Un critico letterario come giudica il fu-metto: una «sottospecie» della lettera-tura?

Ci sono critici letterari appassionati let-tori di fumetti, attenti alle novità e ca-paci di proporle, di parlarne, come Ore-ste Del Buono, Carlo Dalla Corte, adesempio: ma non tutti hanno gli stru-menti culturali per farlo . Personalmen-te conosco poco il fumetto e non lo con-sidero un genere letterario : una rispetta-bilissima e spesso pregevole forma diespressività, di creatività, ma un'altracosa dalla letteratura .

Cosa leggerebbe ad un bambino, comelo avvicinerebbe al gusto per la lettura?

Oggi non vedo molte cose originali dalpunto di vista letterario : punterei so-prattutto sui racconti di realtà, che cre-do possano rispondere di più alle esi-genze dei giovani di oggi : resoconti diviaggio, anche fantasiosi, libri sulla na-tura, sulla scienza . E poi non dimenti-chiamo i classici, magari proposti eadattati alle capacità, ai gusti del bam-bino; ho ricevuto pochi giorni fa unMoby Dick riscritto da Mia Peluso pro-prio per bambini, con il «c'era una vol-ta» all'inizio : certo non è Melville, ma èun racconto d'avventure che può affa-scinare e, chissà, un giorno avvicinareun ragazzo al grande scrittore .

a cura di Monica Mondo

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

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DALLA GIOVENTÙDEL TERZO MONDOLA SPINTAALL'AUTOSVILUPPOLa cooperazione tende a sottovalutarela scuola e l'educazione, che sonoinvece le basi per trasformare i giovanida soggetti passivi a protagonisti dellarinascita dei loro Paesi .

Nella ormai lunga, edolorosa, odissea del popolo pale-stinese, si sono aggiunte, di recente,la rivolta e la repressione nei territo-ri occupati dagli israeliani . Ad ani-mare la prima e a subire la secondasono soprattutto i giovani, ma an-che i ragazzi e gli adolescenti . Du-rante i disordini a Gaza e in Cisgior-dania le forze di polizia hanno trat-to in arresto - secondo il quotidia-

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no arabo «AI Fajir» - non menodi 450 giovani sotto i sedici anni .Alcuni di essi hanno dichiarato diessere stati percossi duramente neiposti di polizia . Dopo questa trau-matica esperienza, i giovani hannofatto ritorno nei campi profughi,dove vivono in condizioni che glistessi funzionari dell'ONU prepostiall'assistenza ai rifugiati palestinesi,definiscono «insopportabili» . Fre-quentano, o hanno frequentato, lescuole di fortuna che le NazioniUnite hanno aperto all'interno deicampi, ma in tutti domina un acutosenso di frustrazione di fronte a unavvenire che sembra privo di qual-siasi sbocco .

In Sudafrica, dalla proclamazio-ne del primo stato d'emergenza, nelgiugno 1985, sono stati «fermati»dalla polizia 173 mila giovani, di es-si 18 mila sono stati arrestati . Moltihanno conosciuto frustate, percos-se, scariche elettriche e ne hanno ri-portato profondi traumi fisici e psi-chici . Racconta un ragazzo nero di15 anni : «Mi vennero a prendere incasa durante la notte . Erano sei po-liziotti e tre bianchi in abiti civili .Stavamo tutti dormendo . Mia ma-dre chiese perché mi arrestavano,ma non ottenne risposta . Mi carica-rono su un cellulare e mi condusse-ro negli uffici di un posto di polizia .Qui mi chiesero se sapevo qualcosadi una riunione clandestina di neri .Risposi che non ne sapevo nulla, eallora mi picchiarono ripetutamen-te, a turno . Poi toccò ad altri ragaz-zi, sentivo le loro grida» . La tensio-ne razziale che percorre da anni ilSudafrica colpisce duramente i gio-vani e anche i bambini .

In Turchia, le forze di poliziahanno torturato, nell'aprile 1987,quattro ragazzi originari dell'Ana-tolia, in risposta ad alcune azioni diguerriglia dei curdi . In America La-tina gli adolescenti scomparsi sononumerosissimi. Altri languono die-tro le sbarre di qualche prigione .

tJna realtàdrammatica

Gli episodi che abbiamo citatoaprono solo un piccolo squarcionella condizione di tanti giovani eragazzi, oggi, in numerosi Paesi ditutti i Continenti . Una realtà dram-matica. L'ha messa sotto gli occhidel mondo l'ultimo rapporto di«Amnesty International», l'asso-ciazione indipendente che da annidenuncia le violazioni dei dirittiumani. II documento è sconvolgen-te anche perché cita numerosi casidi atrocità commessi ai danni dibambini in 18 Paesi . Creature inno-centi, che spesso hanno pochi annidi vita, vengono torturate per in-durre i genitori a fornire informa-zioni, altre muoiono accanto ai fa-migliari durante massacri compiutida soldati o da guerriglieri, altri an-cora trascorrono lunghi periodi didetenzione in spaventose prigionisenza mai arrivare al processo .

Ricostruire questa realtà dram-matica costringe a ricordare anche iragazzi di 12-14 anni mandati a mo-rire sui campi minati che separano icontendenti nella guerra fra Iran eIraq, vittime del fanatismo che sitinge di follia . O fa ritornare allamente le immagini angosciose deibambini ugandesi gravati dal pesodei mitra che portano a tracolla . Ildramma si consuma soprattutto neiPaesi del Terzo Mondo, dove domi-nano guerriglie, regimi dispostici,dittature spietate . Gli stessi Paesidove, a farla da padroni, sono spes-so la miseria, la fame, la disoccupa-zione, la malattia .

Che cosa ci dice tutto questo?Che sono soprattutto i ragazzi, igiovani a subire le conseguenze disituazioni politiche, sociali, econo-miche degradate . Eppure sarà diffi-cile, per non dire impossibile, ope-rare un profondo cambiamento nelmondo in crisi se non entreranno in

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campo proprio loro, i giovani . Nona caso, in uno dei suoi numerosi di-scorsi rivolti ai giovani, GiovanniPaolo II li ha esortati a farsi avantie a «chiamare con chiarezza per no-me l'ingiustizia, lo sfruttamentodell'uomo da parte dell'uomo, delloStato, dei meccanismi di certi siste-mi e regimi . Occorre - ha aggiunto- chiamare per nome tutte le ingiu-stizie sociali, le discriminazioni, tut-te le violenze inflitte all'uomo, alsuo fisico, al suo spirito, alla suacoscienza, alla sua dignità, alla suavita» .

Una massadi giovani

Nelle regioni meno sviluppate delmondo, la popolazione giovanile èpiù che raddoppiata negli ultimi de-cenni, e si prevede che arriverà a893 milioni nel Duemila . Ciò vuoidire che a quell'epoca, l'83 per cen-to della popolazione giovanile vivrànei Paesi in via di sviluppo . Come siorienterà questa enorme massa digiovani? È qui che diventa fonda-mentale il coinvolgimento dellascuola, degli educatori in genere,nelle problematiche dello sviluppo .Oggi, nei Paesi del Terzo Mondo èenorme il numero dei ragazzi chenon sono mai andati a scuola . Negliultimi decenni le campagne di alfa-betizzazione condotte da quasi tuttii governi hanno ridotto il tasso dianalfabetismo . Ma esso rimane al-tissimo, e, soprattutto, si scontracon la forte pressione demografica .

E, poi, che tipo di scuola vienemessa a disposizione di questi gio-vani, di questi ragazzi fin dalla pri-ma età scolare? Percorrere le con-trade dell'Africa, per fare solo unesempio, vuol dire venire a contat-to, specie nelle zone rurali, con unsistema scolastico carente sottomolti aspetti . Si va dalla mancanza

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di attrezzature, anche le più elemen-tari, come lavagne, matite, quader-ni, a insegnanti non sempre all'al-tezza del loro compito . Di frequen-te, i bambini che imparano a scrive-re e a leggere tracciando parole onumeri sulla sabbia perché manca-no di quaderni, dopo poco tempodimenticano le scarse nozioni ap-prese nelle scuole e vanno a ingros-sare la già nutrita schiera degli anal-fabeti di ritorno .

Lo stesso indirizzo didattico hareso più difficile la situazione . Rag-giunta l'indipendenza, in molti Pae-si l'insegnamento è stato visto comela via di accesso a professioni quali-ficate, ma la delusione non ha tar-dato a manifestarsi a causa dellepersistenti condizioni di sottosvi-luppo economico e sociale . Si è per-duto molto tempo prezioso, cheavrebbe dovuto essere impiegatoper formare, nelle scuole professio-nali, il personale di cui ha bisognotanta parte del Terzo Mondo, e cioèagricoltori, tecnici, artigiani .

L 'indirizzodei missionari

La cooperazione allo sviluppo siarticola in numerosi settori d'inter-vento. Provvede ai bisogni con ca-rattere d'urgenza di fronte a situa-zioni di carestia o di fame, forniscefinanziamenti per rendere più pro-duttiva l'agricoltura, per creare in-frastrutture, ecc. Tende invece atrascurare il fondamentale campodell'istruzione e dell'educazione . Inquesto settore, e senza voler negarecerte storture peraltro dovute aitempi, la presenza cristiana, tramitei missionari, ha saputo compiereun'opera meritoria . Basta pensareche prima che arrivassero i missio-nari, in Africa non esistevano scuo-le nel senso proprio del termine .Oggi lo stile missionario è ovvia-mente cambiato, ma la scuola è ri-masta un punto fermo . E solo lamiopia di certi governi ha portato a

disastrose nazionalizzazioni, cui si èpoi tentato di porre rimedio chie-dendo ai missionari di continuare laloro attività di insegnamento . Inparticolare, la presenza salesiananel Terzo Mondo ha saputo fin dal-l'inizio coniugare l'esigenza dell'e-ducazione dei giovani e un orienta-mento degli studi aderente alle si-tuazioni locali . La tendenza, speciein Africa, è quella di offrire ai gio-vani scuole professionali, con indi-rizzi agrario, tecnico ecc .

I giovani del Terzo Mondo deb-bono essere aiutati a diventare i veriprotagonisti dello sviluppo . Fino adoggi, e gli episodi che abbiamo ri-cordato all'inizio lo dimostrano, es-si hanno subito le conseguenze delprofondo malessere che attanagliatanta parte dell'umanità . Aiutarli araggiungere la consapevolezza deiloro compiti, vuol dire contribuire arendere migliore il futuro per tuttigli uomini, dentro e fuori il TerzoMondo .

Gaetano Nanetti2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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VITA ECCLESIALE

UNAENCICLICATUTTA DAVIVERE

«Come le altre encicli-che di Papa Giovanni Paolo 11, an-che la "Sollicitudo rei socialis" èindubbiamente e fortemente segna-ta, da un capo all'altro, dal trattodistintivo di colui che l'ha firmata .In tale documento tutto - anima ecorpo - respira Papa Wojtyla, unpapa che ha acquisito una ricca

esperienza tanto dei popoli quantodegli uomini, un papa che non cessadi esplorare l'insegnamento conci-liare del Vaticano Il e, in particola-re, della "Gaudium et Spes"» .

Con queste parole il cardinaleRoger Etchegaray, presidente dellaCommissione pontificia «Giustiziae Pace», ha presentato alla stampa

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La recente enciclicasociale di Giovanni

Paolo II rilancial'impegno per

lo sviluppodei popolida partedi tutti.

internazionale la settima enciclica diGiovanni Paolo 11, pubblicata nelventesimo anniversario della « Po-pulorum Progressio », per rilanciareil soffio, lo slancio, ispiratore deldocumento così profetico di Pao-lo VI .

L'idea di sviluppo è la trave mae-stra della lunga ed originale rifles-

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sione dell'enciclica sulla solidarietàtra i popoli, che prende le mosse dalmotto famoso della «PopulorumProgressio», «lo sviluppo è il nuo-vo nome della pace», e si propone«di sottolineare, con l'aiuto dell'in-dagine teologica sulla realtà con-temporanea, la necessità di unaconcezione più ricca e differenziatadello sviluppo» .

È probabilmente per non aver sa-puto riconoscere, e ancor meno ap-plicare, il nocciolo della «Populo-rum Progressio», la quale descrivelo sviluppo come «il passaggio dacondizioni meno umane a condizio-ni più umane» in cui «l'essere» pri-meggia su «l'avere», che oggi i po-poli, delusi dai modelli di sviluppoda loro fabbricati, sembrano insab-biarsi nella disperazione o sollevarsinella violenza .

Ecco perché Giovanni Paolo IIs'impegna a proiettare lentamente,davanti agli occhi di tutti, il film diuno sviluppo autentico e integrale,degno dell'uomo creato a immaginedi Dio . «Ridotto a problema tecni-co, lo sviluppo sarebbe svuotato delsuo vero contenuto e si compirebbeun atto di tradimento verso l'uomoe i popoli, al cui servizio esso deveessere messo» .

L'enciclica non mira a disegnareun quadro completo dei problemisociali che si pongono all'umanità .II suo progetto è tutt'altro, più pro-fondo, e appartiene alla missionestessa della Chiesa : indicare ai po-poli un orizzonte per affrontare lesfide gigantesche dello sviluppo . Unsimile orizzonte è la visione solidaledel mondo . La forza d'attrazionedell'enciclica consiste nell'insisten-za a cogliere il mondo nella sua glo-balità e nella sua unità fondamen-tale .

« La collaborazione allo sviluppodi tutto l'uomo e di ogni uomo, in-fatti, è un dovere di tutti verso tuttie deve, al tempo stesso, essere co-mune alle quattro parti del mondo :Est e Ovest, Nord e Sud» . Altri-menti, dice Giovanni Paolo II, losviluppo «si ipertrofizza e si perver-te» . Perciò, le due concezioni dellosviluppo derivanti dalle due ideolo-gie che dominano il mondo, si pre-sentano «entrambe imperfette e talida esigere una radicale correzione» .

E intorno a quest'idea di solida-

rietà e di interdipendenza che il Pa-pa abbozza un panorama avvincen-te del mondo contemporaneo, conle sue ombre e le sue luci . GiovanniPaolo Il procede ad un'analisi ap-profondita dell'attuale situazioneeconomica e politica, in quanto creaostacoli allo sviluppo . La divisionedel mondo in due blocchi contrap-posti, Est e Ovest, viene segnalatacome una delle cause maggiori delsottosviluppo, appunto per le sueconseguenze nei rapporti tra Nord eSud .

L'opposizione politica, ideologi-ca e militare, tra Oriente ed Occi-dente viene trasferita nei paesi in viadi sviluppo, «contribuendo così adallargare il fossato, che già esiste sulpiano economico tra Nord e Sud edè conseguenza della distanza tra idue mondi più sviluppati e quellimeno sviluppati » . Perciò « la dottri-na sociale della Chiesa assume unatteggiamento critico nei confrontisia del capitalismo liberista sia delcollettivismo marxista» .

«Ognuno dei due blocchi», de-nuncia il Papa, « nasconde dentro disè, a suo modo, la tendenza all'im-perialismo o a forme di neo-colonialismo» . «E questa situazio-ne anormale - conseguenza di unaguerra o di una preoccupazione in-gigantita, oltre il lecito, da motividella propria sicurezza - che mor-tifica lo slancio di cooperazione so-lidale di tutti per il bene comune delgenere umano, a danno soprattuttodi popoli pacifici, bloccati nel lorodiritto di accesso ai beni destinati atutti gli uomini» .

In questo contesto Giovanni Pao-lo Il si riferisce, con giudizi severi,alla produzione e all'accumulazionedegli armamenti e al commercio chese ne fa, in quanto fattori estrema-mente negativi nella problematicadello sviluppo ; alla piaga di milionidi rifugiati; al fenomeno del terrori-smo «mai giustificabile»: «Il cri-stianesimo proibisce . . . il ricorso allevie dell'odio, all'assassinio di perso-ne indifese, ai metodi del terrori-smo» .

Tra i fatti positivi del ventennioche ci . separa dalla pubblicazionedella «Populorum Progressio»,l'enciclica segnala l'accresciuta co-scienza dell'interdipendenza tra uo-mini e popoli, del rispetto per la vita

(«nonostante tutte le tentazioni didistruggerla, dall'aborto all'eutana-sia»), della preoccupazione per lapace (la pace «è indivisibile: o è di-tutti, o non è di nessuno»), del ri-spetto per l'integrità della natura .

I1 Papa analizza con cura la no-zione di sviluppo e tiene ad affer-mare il carattere morale dell'auten-tico sviluppo e le esigenze che ne de-rivano : «Lo sviluppo non può con-sistere soltanto nell'uso, nel domi-nio e nel possesso indiscriminatodelle cose create e dei prodotti del-l'industria umana, ma soprattuttonel subordinare il possesso, il domi-nio e l'uso alla somiglianza divinadell'uomo e alla sua vocazione al-I'immortalità» .

L'enciclica ricorda che «fa partedell'insegnamento e della praticapiù antica della Chiesa la convinzio-ne di esser tenuta per vocazione -essa stessa, i suoi ministri e ciascunodei suoi membri - ad alleviare lamiseria dei sofferenti, vicini e lonta-ni, non solo col "superfluo ", maanche col "necessario " . Di fronteai casi di bisogno, non si possonopreferire gli ornamenti superfluidelle Chiese e la suppellettile prezio-sa del culto divino ; al contrario, po-trebbe essere obbligatorio alienarequesti beni per dar pane, bevanda,vestito e casa a chi ne è privo» .

I1 rapporto tra rispetto dei dirittiumani e sviluppo viene esplicita-mente affrontato nelle cento paginedel testo, con speciale allusione aldiritto alla libertà religiosa, ma an-che ad alcuni diritti sociali e politici,la cui negazione è direttamente con-traria allo sviluppo autentico . Sulpiano internazionale, poi, « è neces-sario il pieno rispetto dell'identitàdi ciascun popolo con le sue caratte-ristiche storiche e culturali» .

Adeguatamente analizzato è pureil rapporto tra preoccupazione eco-logica e sviluppo . L'enciclica richia-ma ad una «crescente consapevolez-za che non si può fare impunementeuso delle diverse categorie di esseri,viventi o inanimati : animali, piante,elementi naturali» . Rammenta la«limitazione delle risorse naturali,alcune delle quali non sono rinno-vabili », e le conseguenze di un certotipo di sviluppo sulla «qualità dellavita» nelle zone industrializzate .

L'analisi degli ostacoli di ordine2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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morale contrari allo sviluppo con-duce il Papa ad «una lettura teolo-gica» dei problemi attuali dello svi-luppo puramente materiale (super-sviluppo) e del relativo sottosvilup-po. Qui ci si sofferma specialmentesulla «brama esclusiva di profitto ela sete di potere» assoluto, in quan-to peccati personali che inducono«strutture di peccato», causa a lorovolta di altri peccati . II che rendetalvolta molto difficile il vero cam-biamento di mentalità, la conversio-ne del cuore, che presuppone il veroautentico sviluppo .

Giovanni Paolo Il indica la via daseguire per superare gli ostacoli nel-la «solidarietà», in quanto «doveremorale» radicato nel fatto dell'in-terdipendenza tra uomini . e popoli .«In virtù del suo impegno evangeli-co, la Chiesa si sente chiamata a re-stare accanto alle folle povere, a di-scernere la giustizia delle loro ri-chieste, a contribuire a soddisfarle,senza perdere di vista il bene deigruppi nel quadro del bene co-mune» .

La solidarietà esclude lo sfrutta-mento, l'oppressione, l'annienta-mento degli altri, uomini e popoli .In tal modo, la solidarietà «è via al-la pace e insieme allo sviluppo . In-fatti, la pace del mondo è inconce-pibile se non si giunge, da parte dei

responsabili, a riconoscere che l'in-terdipendenza esige di per sé il supe-ramento della politica dei blocchi,la rinuncia a ogni forma di imperia-lismo economico, militare, e politi-co, e la trasformazione della re-ciproca diffidenza in collabo-razione» .

Naturalmente, la Chiesa non ha«soluzioni tecniche» da offrire alproblema del sottosviluppo . «Ladottrina sociale della Chiesa non èuna "terza via" tra capitalismo li-berista e collettivismo marxista» .Non è neppure un'ideologia, ma ap-partiene al campo della teologia .L'insegnamento e la diffusione del-la dottrina sociale fanno parte dellamissione evangelizzatrice dellaChiesa . Ed essendo essa indirizzataa guidare la condotta delle persone,ne deriva di conseguenza «l'impe-gno per la giustizia», di cui fa partepure «la denuncia dei mali e delleingiustizie» .

Il Papa rinnova con forza l'op-zione preferenziale per i poveri :«Oggi, attesa la dimensione mon-diale che la questione sociale ha as-sunto, quest'amore preferenziale,con le decisioni che esso ci ispira,non può non abbracciare le immen-se moltitudini di affamati, di men-dicanti, di senzatetto, senza assi-stenza medica e, soprattutto, senza

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speranza di un futuro migliore : nonsi può non prendere atto di questerealtà. L'ignorarle significherebbeassimilarli al "ricco epulone ", chefingeva di non conoscere Lazzaro,giacente fuori della sua porta» .

La preoccupazione verso i poverideve tradursi, a tutti i livelli, in atticoncreti fino a giungere ad una seriedi riforme urgenti e necessarie: peresempio, la riforma del sistema mo-netario e finanziario mondiale, iltrasferimento delle tecnologie, la ri-forma dei meccanismi di funziona-mento delle Organizzazioni Interna-zionali, di cui si riconoscono neltempo tutti i meriti .

Lo sviluppo richiede soprattutto«spirito d'iniziativa» da parte deglistessi paesi che ne hanno bisogno .L'enciclica chiede, tra l'altro, l'af-fermazione dell'autonomia e delpieno sviluppo di ogni individuo, lavera partecipazione di ognuno aiprocessi politici, l'evoluzione di re-gimi «corrotti, dittatoriali o autori-tari» verso la democrazia, la solida-rietà tra le nazioni povere, special-mente della stessa area geografica .

Alla luce dell'insegnamento sem-pre valido della « Populorum Pro-gressio», il Papa ha voluto dunqueesaminare la situazione del mondo,allo scopo di attualizzare e appro-fondire la nozione di sviluppo, masoprattutto di far vedere a tutti -cristiani e non - l'urgenza e la ne-cessità, anche morale, di un impe-gno solidale in uno sviluppo a misu-ra d'uomo, se si vuole davvero cheuomini e popoli realizzino la voca-zione a cui sono stati chiamati dal-l'inizio della creazione e di cui sia-mo responsabili tutti dinanzi a Dio .

«Non sono giustificabili», scriveGiovanni Paolo 11, «né la dispera-zione, né il pessimismo, né la passi-vità. . . Come si può peccare peregoismo, per brama di guadagnoesagerato e di potere, si può anchemancare . . . per timore, indecisionee, in fondo, per codardia . Siamotutti chiamati, anzi obbligati, ad af-frontare la tremenda sfida dell'ulti-ma decade del secondo Millennio.Anche perché i pericoli incombentiminacciano tutti: una crisi economi-ca mondiale, una guerra senza fron-tiere, senza vincitori né vinti» .

Silvano Stracca2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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1 W, - ' :K L'enciclica «Sollicitudorei socialis», anche volendola legge-re solo in riferimento al panoramadei problemi che inquietano il mon-do contemporaneo, offre una va-stissima gamma di spunti a chi in-tendesse fare del documento il testobase per diffondere la conoscenzadi quei problemi e favorire il dibat-tito su di essi. Basterebbe questo -e, ovviamente, c'è molto altro, sot-to molteplici profili - per renderel'enciclica di Giovanni Paolo II me-ritevole di essere portata a cono-scenza del maggior numero possibi-le di persone. Sarebbe un vero pec-cato che rimanesse chiusa entro cer-chie ristrette di uomini politici, dieconomisti, di giornalisti, di socio-logi (che peraltro ne hanno parlatocon interesse, talvolta con accentipolemici) e non si dilatasse, invece,verso un più ampio ascolto .

I1 tema dello sviluppo interessatutti, non solo nei Paesi che lo svi-luppo non l'hanno ancora raggiun-to, ma anche in quelli che ne benefi-ciano in abbondanza. In questi ulti-mi la gente deve essere aiutata a ca-pire che cosa è la solidarietà vera econcreta. E se da questo orecchionon ci sente, deve essere almenospinta a prendere coscienza che unosviluppo distorto, ottenuto a spesedi altri, alla fine è destinato ad ave-re contraccolpi negativi .

Far uscire il mondo, tutto il mon-do, dal sottosviluppo richiede unimpegno enorme, che impegneràmolte generazioni . Lo può confer-mare chiunque abbia visitato qual-che Paese del Terzo Mondo . Perraggiungere l'obiettivo, l'azione deigoverni costituisce un elemento in-dispensabile, ma è notorio che i go-verni sono spesso restii a muoversi,specie in questo campo, se non sen-tono dietro di sè la pressione diun'opinione pubblica consapevole edeterminata. Occorre dunque for-marla, questa opinione pubblica,

L'EDUCAZIONEALLO SVILUPPOCOMINCIA DALLACONOSCENZAInnumerevoli spunti suggeritidall'Enciclica di Giovanni Paolo Ilper un approfondimento deiproblemi che assillano il inondocontemporaneo.

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favorendo con ogni mezzo un'edu-cazione allo sviluppo . Il primo sta-dio è costituito dalla conoscenza .Pensiamo quindi agli educatori, chepercorrendo i numerosissimi puntidell'enciclica, illustrano ai giovaniloro affidati i problemi richiamatinel documento . È in questa lineache vogliamo qui segnalare alcunipunti della Lettera del Papa, quasiun'esemplificazione, senza la prete-sa di dare di ciascuno di essi un'e-sauriente illustrazione e tanto menodi completare l'intero quadro .

Il mondosottosviluppato

«Sotto il profilo economicoscrive il Papa - i Paesi in via di svi-luppo sono molti di più di quelli svi-luppati: le moltitudini umane privedei beni e dei servizi offerti dallosviluppo, sono assai più numerosedi quelle che ne dispongono» . E piùavanti aggiunge: «All'abbondanzadi beni e di servizi disponibili in al-

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cune parti del mondo, soprattuttoal Nord sviluppato, corrisponde nelSud un inammissibile ritardo, ed èproprio in questa fascia geopoliticache vive la maggior parte del genereumano» . Difatti, il mondo in via disviluppo ospita oggi il 75 per centodella popolazione globale e, con gliattuali ritmi di crescita, potrebbearrivare ad ospitarne il 90 per centonel 2040. Su questa ampia porzionedi umanità si abbattono le peggioridisgrazie. Per non pochi Paesi è or-mai privo di senso dire «in via disviluppo»: sarebbe più appropriatoe realistico parlare di Paesi «in viadi ulteriore sottosviluppo» . A que-sto riguardo basta citare l'ultimorapporto della Banca mondiale, se-condo cui in molti Paesi del TerzoMondo «reddito, consumi e investi-menti sono diminuiti, tornando ailivelli del 1970 . Per alcuni, la rica-duta è addirittura ai livelli del1960» .

E qui, in questo mondo immersonella miseria, che muoiono almenocento bambini (da 0 a 12 anni) sumille, mentre nei Paesi sviluppati, ilNord, ne muoiono 19 su mille . Si ècalcolato che dal 1975 al 1980, ditutti i bambini morti nel mondo, il97 per cento apparteneva al TerzoMondo. Per coloro che sopravvivo-no alla falcidia delle malattie infan-tili, la speranza di vita è enorme-mente più bassa al Sud che al Nord .Per gli abitanti della Mauritania, lavita media è di 41 anni per gli uomi-ni e 46 per le donne, nel Nepal ri-spettivamente 44 e 43, in Tanzania49 e 52. Negli Stati Uniti e, in gene-re, nell'Occidente, la vita media è di70 anni per gli uomini e 76 per ledonne; in Australia di 71 e 78 . È no-to che, oltre alle malattie, nel TerzoMondo è spesso di casa la fame .Quest'ultima, anziché calare, cre-sce: nel 1987, il Programma alimen-tare mondiale delle Nazioni Uniteha distribuito 827 mila tonnellate di

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cibo, ma prevede che nell'88 i biso-gni saliranno a un milione di tonnel-late .

Quarto mondo

È un'espressione entrata nel lin-guaggio corrente dei «mass media» .C'è il primo mondo, il secondo, ilterzo e ora, appunto, anche il quar-to. Il Papa vi fa riferimento per direche questa suddivisione «è il segnodella diffusa sensazione che l'unitàdel mondo, in altri termini del gene-re umano, sia seriamente compro-messa». Quarto mondo sta a indi-care quel gruppo di Paesi dominatidalla povertà assoluta, i più poveritra i poveri . Con uno dei soliti eufe-mismi che vorrebbero addolcire illinguaggio delle agenzie internazio-nali, li si definisce «meno avanza-ti», che è un modo elegante per di-re, più crudamente, « i più arretra-ti» . I tratti caratteristici sono unprodotto lordo inferiore ai 100 dol-lari l'anno per abitante, una pro-porzione di industrializzazione infe-riore al 10 per cento nella formazio-ne del prodotto lordo (l'economia,insomma, poggia tutta sull'agricol-tura, che è spesso praticata con me-todi primitivi), un tasso di alfabetiz-zazione inferiore al 20 per cento del-la popolazione. Nell'area della pro-fonda miseria vivono 300 milioni dipersone, un ottavo della popolazio-ne del Terzo Mondo (esclusa la Ci-na), divisi in 31 Stati, di cui 21 inAfrica .

A nalfabetismo

Giovanni Paolo Il, nell'elencaregli indici negativi che concorrono aformare il sottosviluppo segnalaquello, preoccupante sul piano cul-turale, «dell'analfabetismo, la dif-ficoltà o l'impossibilità di accederea livelli superiori d'istruzione» . At-tualmente, nel mondo si contanocirca 830 milioni di analfabeti asso-luti. Nel giro di pochi anni, secondostime dell'UNESCO, potrebberoraggiungere il miliardo . È vero chenegli ultimi 25 anni lo sviluppo del-l'educazione nel mondo è stato con-

siderevole poiché si è quasi raddop-piato il numero degli studenti . Ciònonostante, la percentuale mondia-le non dà segni di voler diminuire .A detenere il poco invidiabile pri-mato nella classifica mondiale del-l'analfabetismo è ancora una voltal'Africa. Qui si raggiungono cifresbalorditive : il 91 per cento nel Bur-kina Faso, il 63 per cento di uominie il 99 per cento di donne nel Ciad,l'81 e il 98 nel Mali, l'89 e il 95,5 nelNiger. In assoluto, ci sono in Africa162 milioni di analfabeti . La cifra,sempre in assoluto, per l'Asia, è di604 milioni. Seguono l'America La-tina, i Caraibi, gli Stati arabi . Nelmondo ci sono 120 milioni di bam-bini che, pur essendo in età scolare,non frequentano nessuna scuola .La tendenza dell'analfabetismo acrescere è certamente dovuta all'in-cremento della popolazione, ma vachiamata in causa anche la respon-sabilità dei governi che non provve-dono a dotare i loro Paesi di un effi-ciente servizio scolastico .

Questo dell'analfabetismo è forseuno dei settori dove più si eviden-ziano talune linee di «corrisponden-za» fra il Nord e il Sud . Difatti an-che il ricco Nord ha i suoi analfabeti(20 milioni solo nei Paesi della Co-munità europea) . Si tratta in generedi analfabetismo di ritorno : personeche avendo frequentato poco e malela scuola finiscono per disimpararea leggere e a scrivere .

Debito internazionale

Come ricorda Giovanni Paolo IInell'ampio capitolo dedicato a què-sto problema, la «Populorum pro-gressio» di Paolo VI aveva previstol'incremento del debito pubblico in-ternazionale . Una previsione total-mente confermata dalla realtà . Og-gi, sui Paesi poveri grava un debitoche supera i 1100 miliardi di dollari,una somma enorme, che nessunoriesce a vedere come sarà possibilerimborsare. E difatti qualche Paese,sia in America Latina che in Africa,ha deciso unilateralmente di sospen-dere i pagamenti, soprattutto deglionerosissimi interessi . Ma questastrada non si è dimostrata percorri-bile perché all'interruzione dei rim-

borsi si accompagna la totale chiu-sura delle fonti di credito, con l'im-possibilità di ottenere altri finanzia-menti spesso indispensabili . A pa-gare il prezzo più alto di questa pe-sante palla al piede del debito sonole popolazioni più povere, che han-no visto aumentare i prezzi dei ge-neri di prima necessità e dei serviziindispensabili . Ciò ha causato inmolti Paesi, in Tunisia, in Marocco,in Zambia, sommosse popolari, le«rivolte del pane» .

Razzismo

L'Enciclica condanna aperta-mente la discriminazione razziale,che definisce come la piaga «piùodiosa» . Naturalmente, quando siparla di razzismo nella nostra epo-ca, la mente va dritta al Sudafrica .,Non c'è dubbio che in questo Paeseesso assume la forma più inaccetta-bile, perché qui la discriminazionebasata sul colore della pelle è affi-data a disposizioni di legge, è sanci-ta nei codici . Anche se negli ultimianni la minoranza bianca che detie-ne tutto intero il potere politico,economico, militare ha dovuto ab-bandonare, sotto la spinta di fortipressioni internazionali, alcune fraforme più odiose dell'apartheid (peresempio, ha abolito il divieto dicontrarre matrimoni misti), la con-vinzione generale è che si sia postomano ad aspetti marginali, lascian-do intatta la sostanza di un regimein cui per i neri non c'è alcuno spa-zio che consenta loro di essere uo-mini liberi in un Paese libero . Di quila reazione più comune in Sudafri-ca : la ribellione . Purtroppo il ricor-so alla violenza comporta un inevi-tabile tributo di sangue . È già suc-cesso, succede ancora oggi e succe-derà domani . Finora è stato versatosoprattutto il sangue dei neri . Ma ilrazzismo sudafricano non deve as-solutamente costituire una specie diparavento dietro cui nascondere al-tre forme di razzismo, forse menoclamorose, ma altrettanto inaccet-tabili. Parliamo del razzismo prati-cato in diversi Paesi di immigrazio-ne europea, dove approdano tantepersone provenienti dal TerzoMondo .

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Irrigazione in India.Donne indianepuliscono il fondodi un canale

Rifugiati

Il Papa ne parla come di «unapiaga tipica e rivelatrice degli squili-bri e dei conflitti del mondo con-temporaneo» . I rifugiati sono per-sone alle quali «guerre, calamitànaturali, persecuzioni e dominazio-ni di ogni tipo hanno sottratto la ca-sa, il lavoro, la famiglia, la patria» .Quanti sono, oggi, i profughi nelmondo? È quasi impossibile dareuna cifra esatta, perché sono unamassa fluttuante, che sfugge a veri-fiche sistematiche . C'è chi dice diecimilioni, chi arriva a venti . La cifrache sembra accostarsi di più allarealtà è forse quella fornita dall'Al-to Commissariato dell'ONU per irifugiati: dodici milioni . Molta gen-te è fuggita dai Paesi del «secondomondo», dall'Est, per sottrarsi apersecuzioni politiche, religiose, eanche, nel caso degli ebrei, razziali .Ma è nei Paesi del Terzo e Quartomondo che si registra il più ampiomovimento coatto di popolazioni .L'apporto dell'Africa è enorme : suogni due profughi nel mondo, uno èafricano . Poi ci sono i profughi pa-lestinesi con il loro dramma di senzapatria, quelli dell'Afganistan rifu-giati in Pakistan (ormai tre milioni),

i cambogiani riparati in Thailandiae molti altri ancora. Le condizionidi vita dei profughi sono il più dellevolte spaventose . E ancora il Papache lo mette in evidenza: «La trage-dia di queste moltitudini si riflettesul volto disfatto di uomini, donne,bambini, che in un mondo diviso edivenuto inospitale non riescono atrovare più un focolare» .

Responsabilità

Sono numerosi i passi dell'Enci-clica di Giovanni Paolo Il che insi-stono su un aspetto drammatico delsottosviluppo : il continuo peggiora-re delle condizioni di vita di moltipopoli. Il Papa ne ricerca le cause,per attribuire le relative responsabi-lità. La conflittualità politica eideologica fra Est e Ovest gioca unsuo ruolo preciso . Nel loro com-plesso, le Nazioni sviluppate «nonsempre, almeno nella debita misu-ra, hanno sentito il dovere di porta-re aiuto ai Paesi separati dal mondodel benessere» . Ma con altrettantachiarezza il Papa segnala «le indub-bie, gravi omissioni da parte dellestesse Nazioni in via di sviluppo e,specialmente, da parte di quanti ne

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detengono il potere economico epolitico» . È la stessa Enciclica a de-nunciare che «nei Paesi meno svi-luppati si vedono non di rado mani-festazioni di egoismo e di ostenta-zione della ricchezza, tanto sconcer-tante quanto scandalosa» . Sono ric-chezze che provengono spesso daforme di sfruttamento praticate dachi ha preso il posto dell'anticosfruttatore colonialista . Ma c'è for-se una responsabilità maggiore cheva attribuita a molti governi deiPaesi in via di sviluppo: quella chesi riferisce alla scarsa attenzione ri-volta al mondo contadino . L'agri-coltura non è stata sostenuta, i pic-coli agricoltori sono stati penalizza-ti con redditi inferiori alla sogliadella sopravvivenza, con un duplicedisastroso risultato : di incentivarela corsa alle città allargando così lesacche di miseria urbana, e di ridur-re costantemente la produzioneàgricola, specie alimentare, con ilconseguente diffondersi della fame .Nessuno nega le difficoltà in cui sidibattono tanti governi del TerzoMondo, ma non si aiuta la gente diquei Paesi nascondendo, come è ac-caduto tanto a lungo in passato, glierrori e le responsabilità di certeclassi dirigenti .

Gaetano Nanetti2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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PROTAGONISTI

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IL CARDINALESALESIANOSI BATTE PERIL DIALOGOUNICA VIAD'USCITAALLA CRISIDEL NICARAGUAMiguel Obando Bravo vuole cheil suo Paese ritrovi pace, libertà,rispetto dei diritti umani. Letroppe dittature, i tanti giovaniuccisi, le sofferenze del popoloin una terra sfortunata.

. .~ È il Primate cattolico diun Paese che non si può dire fortu-nato . In più, è stato chiamato a reg-gere la Diocesi di Managua e, suc-cessivamente, elevato alla porporacardinalizia, in corrispondenza diavvenimenti che hanno visto i rap-porti fra lo Stato e la Chiesa rag-giungere punte di tensione altissi-me. Il cardinale Mignel ObandoBravo, salesiano, ha affrontato concoraggio e determinazione gli avve-nimenti, forte della certezza di bat-tersi per la libertà, la giustizia, la

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pace. In definitiva, per dare al po-polo del Nicaragua un futuro mi-gliore .

Il ruolo di mediazione che l'arci-vescovo di Managua è impegnato asvolgere per pacificare il Paese do-po anni di lacerante guerra civile, neha fatto una figura di rilevanza in-ternazionale . Questo spiega perché,in occasione della sua visita in Ita-lia, nel gennaio scorso, quando è in-tervenuto, appunto come salesiano,alle cerimonie torinesi d'aperturadell'anno centenario di Don Bosco,Obando Bravo sia stato addiritturastretto d'assedio dai giornalisti .Tutti volevano sapere come sarebbeandato a finire il tentativo di com-porre il conflitto che in Nicaraguaoppone il governo, i «contras»,cioè i guerriglieri che combattonocontro il regime sandinista, e l'op-posizione interna .

Un compitodifficile e delicato

Il cardinale non ha concesso«esclusive» a nessuno, ha risposto,cordiale e disponibile, alle domandedi tutti . Ma chi, fra i giornalisti, siilludeva, un po' ingenuamente, dicavarne una intervista sensazionale,è rimasto deluso . E non poteva cheessere così . La delicata veste di me-diatore calato in una situazione chepiù intricata e difficile non si può,imponeva al Porporato il massimoriserbo . E lui, ovviamente, l'ha ri-spettato .

li fatto è, poi, che lo stesso Oban-do Bravo, anche volendolo, nonavrebbe potuto prevedere come sisarebbero messe in seguito le cose,quale sarebbe stato lo sbocco di unatrattativa portata avanti quasi astrattoni, fra diffidenze reciproche,condizioni fra loro contrapposte, ri-

chieste di concessioni tutt'altro chepacificamente accolte dall'una edall'altra parte . Non lo poteva sa-pere il cardinale, come non lo sape-vano i rappresentanti dei due schie-ramenti .Ciò che, invece, il cardinale

Obando Bravo ha saputo da sem-pre, con estrema lucidità, è che se ilNicaragua vuole avviarsi lungo lastrada della pacificazione occorreche da una parte e dall'altra si diaprova di buona volontà, che gli unie gli altri si sottraggano ai pesanticondizionamenti esterni e, soprat-tutto, si facciano carico delle soffe-renze del popolo nicaraguegno . Egliha sempre guardato a questa pro-spettiva, come ha ripetuto instanca-bilmente a tutti i giornalisti, «confiducia e speranza», perché - haaggiunto - «il Nicaragua ha biso-gno di pace» .

Su questo punto è impossibile nu-trire dubbi . Lungo tutta la sua sto-ria, questo piccolo Paese (vasto co-me metà dell'Italia, con meno di tremilioni di abitanti), di periodi di pa-ce ne ha conosciuti pochi, e si è sem-pre trattato di una pace precaria . Sipuò risalire agli anni che lo viderorendersi indipendente dai colonizza-tori spagnoli (1838) per cogliere su-bito i sintomi di un malessere origi-nato da ingerenze straniere,, soprat-tutto britanniche e nordamericane .Agli inizi di questo secolo, nel 1912,gli Stati Uniti occuparono militar-mente il Paese e decisero di andarse-ne solo nel 1933, in seguito a una ri-volta popolare capeggiata da CèsarAugusto Sandino, che convinse ilgoverno di Washington a mutare li-nea politica .

E si arriva agli anni a noi più vici-ni, quando la famiglia Somoza tra-sformò il Paese in una specie di feu-do privato, imponendo un regime diterrore, di ingiustizia, di brutalesfruttamento della popolazione, a

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vantaggio proprio e di una ristrettaoligarchia . A tutto questo si aggiun-se, nel 1977, uno dei terremoti piùdisastrosi di tutte le epoche, con mi-gliaia di morti . Managua fu rasa alsuolo. Ancora oggi una vasta areacentrale della città non è ricostruitaperché si considera che lì si trovi l'e-picentro del sisma. Il Nicaragua èuna terra vulcanica e i movimentitellurici sono frequenti, anche senon sempre provocano danni allepersone e alle cose . Non a caso ilPaese è stato definito «la terra chetrema» .

L 'era oscuradei Somoza

Uno dei periodi più oscuri dei Ni-caragua è stato senza ombra di dub-bio quello dell'ultimo Somoza,Anastasio, nipote del capostipitedella famiglia - egli pure di nomeAnastasio - che prese il potere nel1936, passandolo poi al figlio Luis .Come i suoi predecessori, AnastasioIl governò col terrore e depredò ilPaese, arricchendosi a dismisura .Era diventato proprietario di mezzoNicaragua e non esitava, pur di ac-cumulare denaro, a compiere ne-fandezze, come quella di creare unasocietà che rivendeva agli ospedaliamericani il sangue raccolto per po-chi soldi fra contadini e disoccu-pati .

L'esasperazione popolare rag-giunse l'apice dopo il terremoto, alquale seguirono speculazioni edili-zie attivate da Somoza . Per cinqueanni, il Paese fu sconvolto da scio-peri, insurrezioni, rivolte . I gruppidi opposizione si riunirono nelFronte di liberazione intitolato aSandino, per rinnovare nel nomedel guerrigliero ucciso nel febbraio1934 - pare per ordine di Anasta-

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sio I, all'epoca comandante dellaGuardia nazionale - il processo diriscatto nazionale. Il movimentosandinista era all'inizio formato dauomini di diversa fede politica, uni-ti solo dal desiderio di farla finitacon la dittatura e di instaurare la de-mocrazia . C'erano intellettuali, cat-tolici, marxisti, sindacalisti, libera-li . La Chiesa cattolica dimostrò diappoggiare l'insurrezione sandini-sta, e svolse un ruolo di primo pia-no nella caduta del regime di Somo-za. Miguel Obando Bravo, già allo-ra arcivescovo di Managua, non esi-tò a condannare pubblicamente «laconcentrazione di ricchezza realiz-zata con mezzi ingiusti, nelle manidi un ristretto numero di persone» esostenne la causa che invocava unprofondo cambiamento, sollecitan-do nei fedeli «il risveglio della lorodignità di uomini e di cristiani» .

Questa scelta, chiara e decisa, at-tirò su mons . Obando Bravo l'ira diSomoza, che lo soprannominò «ilcomandante Miguel», con l'intentodi farlo passare per un membro del-la guerriglia antisomozista (ancoraoggi il titolo dei capi sandinisti èquello di «comandante») . Final-mente, il 29 luglio 1979, Somoza,ormai abbandonato da tutti, fu co-stretto a fuggire, riparando in Para-guay, dove fu ucciso un anno dopo .

1 sandinisti si installarono al po-tere e sembrò veramente che un'eranuova si fosse aperta per il marto-riato Paese . Ma così non è stato .Obando Bravo e la Chiesa del Nica-ragua si sono opposti al potere san-dinista quando uno dei gruppi checomponevano il Fronte ha prevalsosugli altri imponendo al Paese mo-delli e ideologie che contrastano coni principi cristiani e negano il plura-lismo politico e la libertà . L'involu-zione del sandinismo con l'occupa-zione totalitaria del potere è statavista come un tradimento del suoprimitivo programma, che propu-gnava una rivoluzione democraticadiretta ad attuare la giustizia nellalibertà .

È stata proprio la violazione dellelibertà basilari a creare la fratturafra lo Stato e la Chiesa . I sandinistihanno ripetutamente tentato di iso-lare l'arcivescovo di Managua, nelfrattempo creato dal Papa cardinalecon una decisione che ne rafforzava

l'autorità morale, e di ridurlo al si-lenzio . Nel luglio 1986, nel momen-to più acuto della cirsi nei rapportifra il governo e la Chiesa, i sandini-sti espulsero dal Paese mons . PauloAntonio Vega, vice presidente dellaConferenza episcopale . Provvedi-menti di espulsione colpirono un al-tro Vescovo, mons . Carballo, alquale fu impedito di rientrare in Pa-tria, nonché diversi sacerdoti e mis-sionari . Contro Obando Bravo, ilgoverno fece ricorso anche alla in-fame calunnia, accusandolo di rice-vere direttamente denaro dagli StatiUniti . Ma l'accusa più ricorrenteera che il cardinale «svolge un'azio-ne politica», accusa che accomunatutte le dittature quando voglionoperseguitare la Chiesa .

Contro tuttele ingerenze straniere

L'arcivescovo non ha ceduto, lasua voce si è sempre levata per re-clamare libertà per la Chiesa, demo-crazia nel pluralismo e nella libertà

di espressione. I fedeli gli si sonostretti intorno manifestandogli laloro solidarietà, decisi a non piegar-si . Nonostante le dure prove, Oban-do Bravo ha sempre dichiarato divolere la pace, di privilegiare il dia-logo e non la lotta armata . Purtrop-po, il Nicaragua ha avuto la sventu-ra di conoscere la guerra civile .Quando l'Unione sovietica fornì alPaese un massiccio appoggio milita-re, facendo dell'esercito nicarague-gno il più grande di tutto il Centro-America, gli Stati Uniti, allarmatidall'ingerenza sovietica nel Conti-nente, decisero di sostenere finan-ziariamente i «contras», i guerri-glieri antisandinisti .

La lotta armata e scelte economi-che sbagliate hanno gettato il Paesenella miseria . Difficoltà economi-che crescenti, approvvigionamentidi generi alimentari di prima neces-sità sempre più difficili, inflazionegaloppante . Nelle città mancano lemedicine, spesso manca l'acqua .Questa situazione ha provocato undiffuso malcontento popolare e ciòha indotto il governo a rivedere ta-lune sue posizioni e ad accogliere in-

Un premio della Paceper il Cardinale

Il Premio per la Pace che il Centro Culturale SS . Croce di Taranto è solito asse-gnare da alcuni anni, quest'anno è stato dato al cardinale Obando y Bravo . Perl'occasione il Primate del Nicaragua è venuto a Taranto il 4 febbraio 1988 dove èstato accolto con molta simpatia dai giovani della scuola salesiana della città e danumerose autorità . Questa la motivazione del Premio : «Per la tenacia e la fede concui il Cardinale opera per portare il suo popolo e altri popoli dell'America Latina allariconciliazione per mezzo del dialogo- .

Questo premio era già stato precedentemente conferito a personalità di spiccocome E. Colombo, Card, J . Glemp, Madre Teresa di Calcutta, Prof . A . Zichichi,Mons. A . Riboldi, e Maria Pia Fanfani .

In precedenza, il Cardinale salesiano aveva incontrato i giovani dell'Istituto DonBosco, ai quali ha raccontato la storia della sua vocazione salesiana, i problemidella democrazia nicaraguense, il suo impegno di riconciliazione fra le opposte fa-zioni . Il Cardinale Bravo, con cuore «oratoriano», ha riscosso subito la simpatia de-gli allievi, e così è stato agevole far capire ai giovani che non tutti i loro coetaneihanno il dono della cultura e della democrazia, il dono del cibo e della vita, perchéogni giorno muoiono mediamente 60 giovani : i Paesi ricchi mettono le armi, i Paesipoveri mettono i morti!

Questo è stato uno dei passaggi più significativi dell'incontro : «La Chiesa non siidentifica con alcun partito politico . Nel precedente regime dittatoriale di estremadestra, la Chiesa fu voce di chi non aveva voce . Quando poi quel regime cadde, iVescovi del Nicaragua pubblicarono una Lettera pastorale riaffermando l'identitàdel pensiero cristiano per una società giusta, ma senza lotte di classe . La personaumana è l'oggetto principale delle nostre preoccupazioni» .

Franco Galeone

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fine l'insistente invito di ObandoBravo a trovare una via d'uscita ba-sata sulla riconciliazione nazionale .Il cardinale ha così ottenuto la ria-pertura della radio cattolica, il rien-tro di alcuni sacerdoti espulsi, l'a-bolizione dello stato d'emergenza,la liberazione di detenuti politici, laripresa delle pubblicazioni del quo-tidiano d'opposizione «La Pren-sa», chiuso nel 1986 .Obando Bravo è sempre stato

contro le ingerenze straniere . In unalettera indirizzata ai fedeli in unodei momenti più difficili, scrisse :«È urgente e decisivo che i nicara-guegni, liberi da ingerenze e ideolo-gie straniere, trovino una via d'usci-ta all'attuale situazione di conflit-tualità, di cui approfittano potenzestraniere per continuare lo sfrutta-mento economico e ideologico dellanostra Patria, considerandoci unapedina dei loro giochi . . . Giudichia-mo condannabile ogni forma d'aiu-to, qualunque sia la sua fonte, checonduca alla distruzione, al dolore,alla morte nelle nostre famiglie, al-l'odio, alla divisione fra i nicara-guegni» .

1 Il cardinale Obando Bravoall'inaugurazione del Museomissionario del Colle don Bosco(Foto Franco Marzi)

Recentemente, e proprio allo sco-po di favorire il processo di demo-cratizzazione del Nicaragua, la Ca-mera dei rappresentanti americanaha respinto la richiesta del presiden-te Reagan di concedere ulteriori aiu-ti ai «contras» . Una decisione che ilcardinale di Managua ha giudicato,per gli stessi motivi, positivamente .Egli pensa sempre con infinita penaai troppi giovani che ogni giornomuoiono in Nicaragua, da una par-te o dall'altra, e che egli consideratutti figli suoi . Vuole che si pongafine «all'odio che distrugge sola-mente, non costruisce mai» . E aTorino ha detto a un giornalista :«La Chiesa non intende sposare al-cun regime politico. Resta fedele al-la sua missione di sempre : denun-ciare le ingiustizie, da qualsiasi par-te provengano, ed adoperarsi per laconvivenza civile e il rispetto dei di-

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ritti umani» . In altra occasione ave-va affermato : «La Chiesa proponecome unica soluzione vera la ricon-ciliazione e il dialogo» .

In questo quadro, Obando Bravosi è assunto con generosità, senzabadare ai rischi, il difficile compitodi presiedere la Commissione nazio-nale di riconciliazione . Un compitoreso arduo da una situazione che,almeno al momento in cui scrivia-mo, resta complicata. «Ma ho fidu-cia», ha dichiarato . L'augurio del-l'intera Famiglia salesiana, unita aquanti hanno a cuore la pace e la li-bertà in Nicaragua come in qualsia-si altro luogo al mondo, è che il car-dinale Miguel Obando Bravo possariuscire nel nobile intento che si èprefisso, che la sua tenacia sia allafine premiata dal successo. In ognicaso, quale che sia lo sbocco dellacrisi nicaraguegna, resterà fermonella storia del Nicaragua la figuradi questo sacerdote salesiano, checon cuore generoso, con indomitavolontà e con personale sacrificioha impegnato se stesso per il benedel suo popolo .

CI

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STORIA SALESIANA

Uno studio di MarioRigoldi su «Don Boscoe la musica» riproponeun aspetto tipico della

pedagogiadonboschiana.Il volume è stato

pubblicato grazieall'intelligentesponsorizzazione dellaCassa Rurale edArtigiana di Carugate(MI).

La musica ha, da sem-pre, esercitato un enorme fascinotra gli uomini di tutti i secoli, fin daquando, nei tempi passati, ascoltar-la veniva considerato un privilegio,la possibilità concreta di elevarsiverso un mondo spiritualmente piùraffinato. Anche se parte di questopotere si è perso nel corso dei secoli,la musica ha conservato intatto ilsuo fascino, specialmente all'inter-no delle giovani generazioni . Pote-

UELLA MUSICA

CARA PIÙ AL CUORE

CHE ALLE ORECCHIE

va un «intenditore» di giovani qua-le era Don Bosco, rimanere insensi-bile di fronte a questo fascino? Nodi certo, anche perché lui stesso dagiovane ne era rimasto colpito . Sap-piamo, infatti, che il piccolo Gio-vanni con la sua bella voce era l'ani-matore delle feste religiose paesane .Ma fu specialmente con l'arrivo aCasteinuovo per proseguire gli studiche sbocciò il suo amore per la mu-sica, e responsabile ne fu . . . un sar-to!, tale Roberto Gioanni, «buondilettante di canto gregoriano»,presso cui Don Bosco alloggiava .Grazie a questo maestro improvvi-sato Don Bosco si diede - sono pa-role sue - «con tutto il cuore al-l'arte musicale. In pochi mesi poteimontare sull'orchestra e fare partiobbligate con buon successo» . Ol-tre al canto il giovane Bosco coltivò

anche lo studio del pianoforte e delviolino .

Don Bosco ben conosceva, quin-di, le capacità aggregative della mu-sica e se ne servì come uno strumen-to per avvicinare i suoi giovani al-l'Oratorio e come un mezzo di edu-cazione tanto morale quanto intel-lettuale per i suoi allievi . In una let-tera del 1850 scriveva : «Un Orato-rio senza musica è come un corposenz'anima» e nelle «Memorie bio-grafiche» possiamo leggere : «Il cul-to della musica doveva riuscire inperpetuo uno dei distintivi delle suecase, un elemento necessario alla lo-ro vita» . E da queste convinzioniche, insieme col primo Oratorio,nasce la Scuola di musica . A dir laverità, già prima, Don Bosco inse-gnava la musica ai suoi ragazzi dovecapitava, anche per strada : i torine-

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si infatti potevano vedere spesso ungiovane prete che passeggiando travia Doragrossa e piazza Milano in-sieme a sei o sette ragazzi ripetevapiù volte a bassa voce con loro unacanzone!

A parte questi inizi . . . pioneristici,ben presto la Scuola di musica si ca-ratterizzò per la sua serietà e orga-nizzazione . All'inizio includeva so-lo un corso per musica vocale ma siandò via via sempre più ampliandofino a comprendere anche corsi dimusica strumentale, con lo studiodel pianoforte e del violino e con laformazione di una vera e propriabanda. Anche il coro giunse a livellidi perfezione tali da poter affronta-re l'esecuzione di composizioni deipiù grandi maestri e da venire ri-chiesto da più parti .Ma non precorriamo ì tempi e

torniamo al 1846 quando Don Bo-sco, animato da una profonda con-vinzione, cercava di trasmettere ilproprio amore per la musica ai suoigiovani allievi . Come fare? Eranoinnanzitutto necessari canti sempli-ci, orecchiabili ma con un certocontenuto spirituale . Don Boscoprovvedeva a tutto personalmente .Per i testi nessun problema ; e le mu-siche? L'ispirazione non mancava,

ma Don Bosco era pronto a racco-gliere anche i più divèrsi spunti . Peresempio, forse non tutti sanno chela musica del popolare «Angiolettodel mio Dio» che ancora oggi risuo-na nei ricordi di molti ha origine daun coro di operai che Don Bosco sitrovò ad ascoltare mentre ritorna-vano a casa sulla sera. La melodiaarmoniosa ma nel contempo ritmicapiacque tanto al Santo che non per-se tempo a trascriverla e a trasfor-marla in un canto dedicato all'An-gelo Custode, il cui testo fu scrittoda Silvio Pellico . Anche il canto«Noi siamo figli di Maria» ha un'o-rigine simile, forse ancora più cu-riosa. Don Bosco, passando una se-ra per piazza Milano, a Torino, in-contrò alcuni suonatori ambulantiche, con l'accompagnamento di unachitarra e un violino, narravanouna di quelle belle storie dalle vicen-de drammatiche ma dal lieto fineche tanto piacevano a quei tempi . IIritornello della canzone era senz'al-tro orecchiabile e Don Bosco, ap-poggiandosi allo stipite del palazzodella Prefettura, in un angolo dellapiazza, tirò fuori carta e penna e siappuntò il motivo .

Anche un Tantum Ergo a una vo-ce sola deriva da una melodia udita

Dal «Regolamento della Scuola dimusica dell'oratorio di S . Francescodi Sales» :

t . La scuola di musica e canto ha per scopo di affezionare i giovaniall'Oratorio onde lo frequentino nei giorni festivi, si avvezzino di com-piere i doveri religiosi e tengano una cristiana e morale condotta .

2. Tutti sono obbligati a frequentare l'Oratorio nei giorni festivi e apartecipare a tutte le pratiche religiose che quivi si compiono .

4. Per essere accettati bisogna aver compiuto nove anni e dar pro-va del sapere affinché venga assegnata una classe adatta . Per essereammessi alla scuola di Canto bisogna almeno essere in grado di leg-gere il latino e l'italiano .

5. Da ogni allievo cantore si esige formale promessa di non andarea cantare nei pubblici teatri, né in altri spettacoli o trattenimenti in cuipossa essere compromessa la Religione o il buon costume .

6. Nelle solennità maggiori vi sarà musica vocale con orchestra,nelle feste ordinarie vi sarà canto gregoriano con organo od armo-nium .

I APRILE 1988 - 39suonare dalle trombe di alcuni sol-dati che venivano ad esercitarsi neipressi dell'Oratorio . L'orecchiabili-tà di questi motivi, molti dei qualigià conosciuti dalla gente, favoriva,quindi, il ricordo e la partecipazio-ne al coro . Episodi come quello deipescatori che sulle sponde del Po siuniscono al canto dei giovani diDon Bosco in gita in barca non era-no infrequenti . Nel resoconto diuna gita a Superga del marzo 1846si legge : «Si osservava silenzio sinfuori delle abitazioni della città ; poicominciavano gli schiamazzi, cantie grida, ma sempre in fila e ordina-ti. In mezzo a quei trambusti aveva-mo la nostra musica che consistevain un tamburo, in una tromba e inuna chitarra . Era tutto un disaccor-do ma con le voci dei giovani basta-va per fare una meravigliosa armo-nia». In un articolo del BollettinoSalesiano di pochi anni dopo, l'au-tore, don Bonetti, ricordando que-sto e simili episodi, quasi quasi sve-la l'origine della musica delle canzo-ni che accompagnavano i giovanidurante le gite : «I musici del paesegradirono il buon cuore dei ragazzi,e il loro canto, ma non poterononon ridere della strana musica chepareva quella medesima con cui unavolta in piazza Castello i saltimban-chi facevano ballare le scimmie» .

Nel frattempo l'attività dellaScuola progrediva e si orientavaverso studi più approfonditi di can-to gregoriano . Furono comprateuna fisarmonica, una spinetta e nel1847 un vecchio organo a cilindro .Per il primo organo vero e proprio,quello a canne, bisognerà aspettareil 1857 ed anche allora lo strumentonon era . . . dei migliori : «Era co-struito forse un due secoli prima,ben poco armonico, ma pur servivaper esercitare le dita del noviziosuonatore. Tutti ricordano comeuna canna colla valvola rotta man-dasse certe urla sgarbate che provo-cavano nei giovani le risa più sapo-rite . Questo strumento era stato col-locato nella camera vicina a quelladi Don Bosco (possiamo immagina-re con quale piacere per le orecchiedel Santo, visto le condizioni del-l'organo!) e più d'uno dei primi chelo suonarono divenne valente orga-nista» . Probabilmente deriva pro-prio da questo periodo una delle

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40 • 1 APRILE 1988

convinzioni di Don Bosco che, purricercando sempre che i suoi cantoristudiassero e cantassero ai migliorilivelli, consigliava di ascoltare i gio-vani «più col cuore che con le orec-chie» .

La Scuola (che dal 1848 viene di-visa in due classi) era gratuita e ri-chiamava alle sue lezioni serali ungran numero di allievi, in maggiorparte figli di poveri artigiani . Era laprima volta, è utile ricordarlo, cheesisteva ' una scuola di musica pub-blica e gratuita e soprattutto era laprima volta che il' canto veniva inse-gnato in una classe a molti allievicontemporaneamente . Fino ad allo-ra ogni ragazzo che desiderasse im-parare la musica vocale doveva cer-care un maestro che gli desse lezioniseparatamente e solo in seguito,sufficientemente istruito, si univacon altri allievi a formare il coro . 11nuovo metodo «simultaneo» diDon Bosco attrasse molti curiosi, enon solo : « I famosi maestri di ar-monia Rossi Luigi, Bianchi Giusep-pe, Cerruti Giuseppe e altri veniva-

LA BANDAAccanto alla scuola di canto si era

venuta formando nel corso degli an-ni una scuola di musica strumentale,con la conseguente formazione diuna banda. La prima banda eracomposta di dodici elementi ma viavia andò aumentando, anche se traalterne vicende (i giovani suonatorisembravano più irrequieti e indisci-plinati dei cantori e indulgevanotroppo nelle osterie) fino ad affer-marsi in concorsi non solo nazionali .A noi è rimasta una gustosissima

fotografia che ritrae il Santo sedutomolto soddisfatto in mezzo alla suabanda in cui i ragazzi, compreso ilpiccolo tamburino o il suonatore ditriangolo accovacciato ai piedi diDon Bosco imbracciano orgogliosi iloro strumenti .

Della banda Don Bosco si servivaper rallegrare le feste e, secondo l'u-so del tempo, come accompagna-mento della musica vocale durantealcune funzioni in chiesa. Ma eradurante le passeggiate che la bandadiventava la vera e propria «prota-gonista». Suonava ovunque e conun programma sempre vario e adat-

no per più settimane, quasi ogni se-ra, ad ascoltare le mie lezioni» .

A Torino la voce correva e persi-no il Municipio mandò una delega-zione ad informarsi delle attivitàdella scuola . I rappresentanti dellacittà rimasero così soddisfatti chedecisero di assegnare un premiostraordinario di 1000 franchi e unsussidio annuale di 300 franchi allascuola, sussidio che verrà pagatoper trentun anni, dal 1847 al 1878 .Visti i tempi e il clima politico del-l'epoca, evidentemente all'oratoriofacevano le cose sul serio!Ma come veniva insegnata la mu-

sica a Valdocco? Leggiamo sulle«Memorie biografiche» : «Don Bo-sco, dunque, seduto alla spinetta edavendo innanzi schierati i suoi can-tori novizi, tante volte batteva i suoimotivi sui tasti, li cantava egli stes-so, li faceva ripetere dal suo coro,che finalmente riusciva a farli im-primere nella loro memoria» .

Ogni lezione cominciava e termi-nava con alcune preghiere rivolte al-la Madonna: per Don Bosco la mu-

lo alle circostanze. Erano state infat-ti appositamente preparate per i pic-coli suonatori una serie di marce eera stata musicata anche una Messa,un Vespro e vari Tantum Ergo. Eccola cronaca di una passeggiata ad Al-bugnano nel Monferrato, nel 1863,una delle tante che Don Bosco orga-nizzava nel periodo estivo per i suoiallievi e che, da premio per i ragazzi,si trasformavano in efficace propa-ganda dell'opera salesiana: « Si par-tiva colla musica in testa che suona-va. Siccome i nostri musici avevanodato fiato alle trombe e salutato ilpaese a suon di tamburi e di clarini,irruppero da tutte le parti quantisentirono l'improvviso concerto .Noi godevamo di quell'accorrere digente, delle meraviglie che le si di-pingeva in fronte, di quel prendereposto fra noi per sapere chi erava-mo . . . E noi allora a dire che veniva-mo da Torino e che si suonava perrallegrare il paese. Alla sera, tra lamusica, tra la speranza di sentir pre-dicare Don Bosco . . . il fatto stà chevennero tutti alla Chiesa» .

sica rappresentava uno dei mezziper educare i suoi ragazzi e per que-sto voleva che le cose si facessero se-riamente . «La ginnastica, la musi-ca, il teatrino, le passeggiate sonomezzi efficacissimi per ottenere ladisciplina, giovare alla moralità ealla Santità» . E per diffondere me-glio fra gli Oratori le composizionisue e dei suoi collaboratori fondò inseguito una Calcografia musicalesalesiana, mentre già alcuni testierano stati pubblicati nelle varieedizioni del «Giovane Provve-duto» .

Ben presto la fama dei cantori diDon Bosco varcò i confini di Tori-no. I giovani erano richiesti un po'dovunque e Don Bosco accettavaquesti inviti perché voleva che i suoiallievi, col comportamento correttoe cristiano che aveva loro insegnatoinsieme alle note, risultassero diesempio e di edificazione per tutti ifedeli . Le gite erano comunque oc-casione di svaghi e di divertimenti,oltrechè di grandi mangiate di po-lenta! Nel 1886 la Scuola arrivò inLombardia, e precisamente a Mila-no, Busto Arsizio e Brescia . I canto-ri seguivano Don Bosco che tenevauna serie di conferenze sulle Missio-ni in America Latina (dove eranogià stati inviati dei Maestri Canto-ri!) . Leggiamo sul liberale «Corrie-re della Sera» del 13 settembre :«Davvero non crediamo possibileottenere da giovinetti maggiore in-tonazione, migliore fusione e piùbei coloriti di quelli gustati ieri» . Edurante un'analoga occasione, eccoil giudizio espresso da «Il Cittadi-no» di Genova, in data . 11 maggio1887 : «Noi siamo lieti ce Genovaabbia potuto finalmente sentire checosa si voglia dire quando si dice :educhiamo i ragazzi a cantare lamusica sacra e che questo esempioce lo abbia fornito quell'esemplaredi ogni opera buona, mandato dallaDivina Provvidenza a far rifiorire inogni sua parte la chiesa di Dio, cheè il venerando Don Bosco» .

Nello stesso anno la Scuola algran completo fu ricevuta a Romada Leone XIII: mancava solo DonBosco, all'epoca già seriamente am-malato .

Monica Ferrari(condensato da Mario Rigoldi

«D . Bosco e la musica»)

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MIGLIORAMENTOIN SALUTE

R ingrazio con tutto il cuoreil Beato D. Rua per aver-

mi ottenuto un grande migliora-mento della mia salute .

Due anni orsono, per grandipreoccupazioni, caddi in unagrave forma di esaurimento ner-voso. Leggendo il Bollettino Sa-lesiano ebbi fede in D . Rua e alui affidai la mia salute .

Ottenni un rapido migliora-mento che continua ancora .

Corolla Margherita - Torino

SCOPPIODI UNO PNEUMATICO

L a sera dell'1i maggio u .s .,sull'autostrada dei laghi,

la nostra auto che viaggiava ol-tre i 100 Km orari, causa l'im-provviso scoppio di uno pneu-matico, iniziava a zigzagare perun centinaio di metri divellendosei paletti del guard-rail, poi conun testa-coda finiva nella corsiadi destra.Poteva essere una strage e

invece dalle lamiere contorteuscimmo tutti quasi illesi .Coniugi Ferlini e Sr. Luciana -

Borgomanero

GRAZIE,

DMONSIGNOR VERSIGLIA

esidero dire il mio graziea Monsignor Versiglia per

aver dato pronto conforto In unasituazione familiare penosis-sima .

M. M. - Varese

CI HA PENSATO LUI

D opo due esperienze ne-gative di gravidanza tutti i

dottori mi consigliavano di ri-nunciare all'idea di poter avereun bambino .

Nel febbraio '86 mi accorsi di

essere nuovamente incinta. Co-sa fare? Mi fu consigliato di affi-darmi a S. D. Savio, Lui ciavrebbe pensato . E così è stato .Poco dopo incontrai uno specia-lista che con un intervento chi-rurgico mi ha aiutata a portareavanti la gravidanza.

Ora c'è una bellissima bambi-na. Grazie S. D . Savio .

P. Pagliarini in BenettonPonte S. Nicolò, PD

WM

TUMORE AL PANCREAS

esideriamo ringraziare D .Rua per aver assistito,

confortato e aiutato mia sorelladurante un'operazione chirur-gica .

L'esito di questo interventoera alquanto incerto trattandosidi un tumore al pancreas . Gra-zie all'intercessione di D . Ruatutto si è risolto per il meglio .

Sr. Maria FMA - Como

DOVEVA ESSEREUN MALE INCURABILE

el settembre u .s . mio pa-dre accusava dei grossi

disturbi . Il professore ordinò variaccertamenti . Diagnosi : maleincurabile .

Affidai la grazia a S. D . Savioe intanto ancora analisi su ana-lisi .Ultimamente in una visita

specialistica il professore ci dis-se che non c'era assolutamentenulla . Ringrazio di cuore .

Sa varino Angela - CT

L'HO CHIAMATODOMENICO

a tempo desideravo unsecondo figlio e non arri-

vava. Su suggerimento di unamia amica mi sono rivolta aS. D. Savio. Ho indossato l'Abi-tino e ho iniziato una novena. 1=arrivato un bel maschietto e l'hochiamato Domenico .

Sagrò Marianna - CZ

S1 ~aStYl~~

SMAMMA DIABETICA

ono una mamma diabeti-ca con due bimbe morte il

giorno dopo la loro nascita acausa della mia malattia .

All'arrivo della terza gravidan-za tutti i professori mi consiglia-vano di abortire . Ero disperata,non volevo, ma cosa dovevofare?

Mi rivolsi a S . D. Savio contanta fede e sentii che dovevoandare avanti . Con questa fidu-cia e con l'aiuto di questo gran-de Santo delle culle ora Annali-sa, la mia bimba, ha sei anni esta bene .

Lettera firmata

UN DISTURBO CURABILE

a tempo, mia sorella, sof-friva di un forte dolore alla

spalla destra.Il dubbio di un brutto male

era, in lei, tanto forte da ridurreil suo morale a terra . Mi rivolsicon fiducia a M . Ausiliatrice ini-ziando una novena.

Fatti i dovuti accertamenti ri-sultò un disturbo facilmente cu-rabile . Con riconoscenza .

Una fedele lettrice

Per 1,

S. D. SAVIOE UNA NOVANTENNE

a un po' di tempo mia ma-dre accusava dolori atro-

cissimi in prossimità dell'ossosacro. Il tutto aggravato da unafebbre molto alta . Le indaginicliniche sembravano non dareuna diagnosi precisa. Finalmen-te un noto chirurgo diagnosticò :«Allarmante stato di suppurazio-ne interna dovuta ad una puntu-ra». Era necessario un piccolointervento ma reso difficile dal-l'età della paziente . Quello chevenne fuori dall'incisione fu unacosa indescrivibile, tanto che mifu detto: «Sua madre ha pochigiorni di vita» .

Presi l'abitino di S . D . Savio esupplicai: «Come hai guarito tuamadre, devi guarire pure la mia,

1 APRILE 1988 ' 41

anche se ha novant'annil» .L'indomani, cosa incredibile,

la ferita apparve perfettamenteasciutta e in via di cicatrizza-zione .

Susanna Augello - AG

RINGRAZIANOPER GRAZIE RICEVUTE

Ottoveglio VincenzaPellerci LucaPerazzolo SantinaFamiglia PavanPetitti DomenicaPetrini MaddalenaPira MariaPrato LuigiaProno MarioRacchelli RitaRe Margherita e SilviaRepetto GiorgioRinaldi AntoniaRolando MargheritaRossi Enrichetta e BottaAnnaRuin MarisaSacchetta AldoSaltari PrimaSamele NicolaSeppe GiuseppinaFamiglia SartiScaglione MariaScribano MariaScotti MariaSetti VaniaSeverina RosaSodano Giangrande Giu-seppinaSola RosannaSoprani MariaSpotti AnnaSpreafico RobertoStefanizzi ElettraStorace dott. SilvioTagliabue AttiliaTallone AngelaTeddi PasqualinaTorbol CarmelaTorriglia FrancaTonetti L .Turinetto MariaValente Roberto e Gra-ziaValli Fiorenza e GiovanniVaracalli FilomenaVecchio RosaVender MariaVigliocco GiovanniVigo GiacomoViotti LuiginaVommaro SettimioZilio Maria

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42 - 1 APRILE 1988

SOLA BOLLATI sig .ra MARIA, coo-peratrice salesiana' t Scalenghe(TO) a 63 anni

Mamma esemplare, cristiana con-vinta . Passò gli ultimi anni della suavita nella sofferenza con un male in-curabile che la ridusse a una larvaumana.

Fino all'ultimo istante ebbe la pre-ghiera sulle labbra .

BELLAMIO sig .na SILVIA t Este a79 anni

Vivo cordoglio tra tutti i conoscenticon speciale ricordo della sua tra-sparenza e della particolare devozio-ne che nutriva verso M . Ausiliatrice eDon Bosco .

MARRI GERMANA, cooperatricesalesianaDeceduta improvvisamente in

Alessandria. Donna di fede, attentaad ogni bisogno delle persone che levivevano accanto, ci ha insegnato lagioia di chi si fa tutto a tutti . Il suo ri-cordo, fattosi riconoscenza ci ri-mane .

GIANNOTTI IOLE In CARRARA,cooperatrice salesiana t Alessan-dria a 61 anni

Deceduta in seguito ad un graveincidente automobilistico . Coopera-trice convinta, faceva parte del Con-siglio Ispettoriale della Novarese edera responsabile del Laboratorio.Mamma Margherita» .

Sempre disponibile a tutte le inizia-tive di bene, lascia un esempio di vitacristiana e di vera salesianità .

SACCONE sig. GIUSEPPE coope-ratore salesiano t Padova il 2 giu-gno 1987

Quanti lo hanno conosciuto hannocertamente ammirato in lui : un cri-stiano di autentica e coerente fede ;

un vero devoto di M . Ausiliatrice; unfratello di grande disponibilità di ani-mo e di cuore; un laborioso e affet-tuoso padre di famiglia .

Attratto dalla figura di S . G . Boscodivenne un costante CooperatoreSalesiano, orientò e impregnò la suavita e le sue azioni dello spirito diDon Bosco : nella fedeltà alle varieriunioni, agli annuali corsi di EserciziSpirituali, a Gruppi di Preghiera . Allascuola di D . Bosco crebbe e si svilup-pò il suo grande amore a M . Ausilia-trice .

Lo ringraziamo dei suoi esempi,della sua preziosa testimonianzaumana e cristiana .

ZUMAGLINI cav . GINETTA, coope-ratrice salesiana t a Vercelli

Cooperatrice della prima ora, pia ecaritatevole. Beneficò tutti con i donidella sua cartolibreria, contenta diessere ricordata nelle preghiere .

Il suo ricordo rimane indelebile inquanti la conobbero .

DELLA VALLE LUCIANO, coopera-tore salesiano t Alessandria a 63anni

È tornato alla casa del Padre, dopolunga e dolorosa malattia sopportatacon piena lucidità e cristiana adesio-ne al volere di Dio .

Si è distinto per l'onestà della vitae per lo zelo apostolico dimostratosoprattutto nel sostegno fattivo alleOpere Parrocchiali .Aveva per Don Bosco un amore

grandissimo e diffusivo .

CORDERO GIUSEPPE cooperatoresalesiano t Pietra Ligure a 75 anni

Frequentò l'Oratorio salesiano Re-baudengo di Torino fin dalla sua gio-vinezza e finché la salute glielo per-mise .

La morte lo ha colto improvvisa-mente per una brutta caduta, ma si-curamente pronto nella sua profondafede .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D.P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : • . . . lascio alla Direzione Generale Ope-re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

L rOStYIOYtt_--

CASELLA MARIA SPARTA t il 14settembre 1987

Donna di nobili virtù e di profondafede religiosa, devota della MadonnaAusiliatrice e di -Don Bosco . I figli laricordano con immenso affetto, certiche dall'alto continuerà a vegliare sudi loro.

GORZEGNO sig . BIAGINO ex-allievo e cooperatore salesiano tCuneo a 76 anni

Nell'Oratorio S . Paolo di Torinovisse la sua infanzia . Anni che lasce-ranno in lui una impronta indelebileper la sua formazione .

In seguito, trasferitosi a Cuneo, ri-trovò nell'opera salesiana della città,un punto di riferimento stabile. Si re-se immediatamente disponibile ver-so gli altri .

Il suo impegno nel sociale lo portòa partecipare attivamente a molteopere educative del suo ambiente .

Condivise con passione la voca-zione salesiana e missionaria dei fi-glio don Osvaldo.

LIDIA PIERINA SCOTTI t Costiglio-le (AT) a 85 anni

Ci hai donato, o Signore, un rifles-so della tua bontà con la silenziosatestimonianza di affetto, di lavoro, dipietà che ci ha offerto sempre mam-ma Pierina .

Accoglila nella tua gioia, affidale lacustodia e la cura della nostra vita ebontà .

ANIELLO rag . GATTO cooperatoresalesiano t latina

Cooperatore e grande benefattoreera sempre presente con la sua ope-ra fatta di generosità e di bontà . An-che dopo la morte ha preferito operedi bene ai rituali fiori .

Lascia in tutti noi un ricordo e unesempio di donazione agli altri pa-gando anche di persona quando eranecessario .

FE VOLA GIOVANNA In LUBRANOcooperatrice salesiana t Napoli a76 anni

Cooperatrice .attiva, modello di vitaimpegnata, moglie e madre esem-plare, ha sempre affrontato, i non po-chi dolori della vita, con spirito di fe-de e di speranza .

Disponibile ai bisogni dei poveri at-traverso il Laboratorio Mamma Mar-gherita.

PONTEL MARIA In FEDE coopera-trice salesiana t a 79 anni

Assidua nel partecipare all'Euca-restia. Donna di fede profonda, rima-sta sola, seppe affrontare le non po-che sofferenze derivate da una ma-lattia grave .Prestava la sua collaborazione

presso il Laboratorio Mamma Mar-gherita di Napoli .

FREDDI sig .ra MARIA ved . CLARI,cooperatrice ed exallleva t Tromel-lo (PV) a 74 anni

Rimasta vedova giovanissimi, ful'angelo tutelare dei fratello e delletre sorelle, ed ebbe la gioia di veder-ne entrare una, suor Angela, tra le Fi-glie di Maria Ausiliatrice.

La sua vita fu caratterizzata dalladevozione a Maria Ausiliatrice e a S.Giovanni Bosco, sempre accompa-gnata da fede profonda . Cooperatri-ce salesiana, ricevette dalle mani diD. Ricceri il diploma di zelatrice .

Operò come segretaria della loca-le Unione Exallieve, partecipandocon impegno ad ogni attività e pre-senziando alle giornate di spiritualitànegli incontri a livello ispettoriale, iquali erano per lei motivi di grandegioia . Esplicò la sua attività di apo-stolato anche come presidente par-rocchiale delle donne di Azione Cat-tolica, dimostrandosi sempre coeren-te nelle scelte di vita .

Il Signore la volle improvvisamentea sé, dopo che ebbe partecipato allaCelebrazione Eucaristica, trovandolacosì pronta alla chiamata con la lam-pada accesa.

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione dei Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :. . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data) (firma per disteso)

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Borsa: Maria Ausiliatrice, .Salus in-firmorum» ora pronobis, a cura di V .Buffa, L . 5 .000 .000

Borsa : Don F . Rinaldi, in memoriadi Suor Battaglino Maggiorina, a cu-ra di N .N ., L. 2 .000 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffra-gio di Sr. Pia Galli, a cura di una

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : S . Giovanni Bosco, in attesa Exallieva

vanni Bosco, in ricordo dei genitori di una grazia, a cura di Genco Giu-Pietro e Rosa, e per protezione sulla seppe, Orbassano

Borsa : S . Cuore di Gesù e S . Gio-Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura di famiglia, a cura di Zambelli Carla -

venni Bosco, a cura di N .N ., Riva-M.G ., L . 1 .000 .000

CO, L. 200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio- rolo

venni Bosco, invocando protezione,a cura della Famiglia Terzago

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco, Domenico Savio, per grazie ri-

orsa : Maria Ausiliatrice, aiuta miacevute e per protezione sui miei cari,

B a cura di B.Efiglia nella scuola e nella vita-Grazie,

.

a cura di M . Luisa Ricatti

Borsa : Don Bosco, protettore dellafamiglia, e per grazia ricevuta, a curadi N .N ., L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa: In suffragio di Francisca Ser-vanni Bosco, per ringraziamento e bani, a cura di Antonia Scribani,protezione, a cura di A.R ., L . 500 .000 L . 150 .000

Borsa : Ven. Don F. Rinaldi, a cura Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-di M .G ., L . 500 .000

vanni Bosco, implorando una gra-zia, a cura di F .A., L . 150 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando protezio- Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Lio-ne, a cura di Aiassa Natalina e Fami- vanni Bosco, in ringraziamento eglia, L . 500.000

supplicando protezione, a cura diColonnello Broéll Anna, L . 120 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, per protezione sulla famigliae in suffragio dei defunti, a cura diGattoni Ugo, L . 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in memoria dei genito-ri Albiod Carlo e Confalonieri Luigia,a cura della figlia Luciana Pessina,L .300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in memoria e suffragiodi Enzo Cagnassone, a cura della ve-dova Caterina, L. 250 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, in memoria di Sr. AngelaBarone, a cura di un Gruppo di Ex al-lieve, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in ringraziamento e per avereprotezione, a cura Dott . Prof . CleliaTealdi - CN

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, secondo intenzione, a cu-ra di M.G ., Vigone

Borsa: In memoria e suffragio diNunziatina Leanza, a cura del maritoe dei figli

Borsa : S . Domenico Savio, per pro-tezione della famiglia Gambino e delnipotino Matteo

Borsa: S. Domenico Savio, invo-cando protezione per Marta e Danie-le, a cura dei nonni materni

olldane aborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla Direzioneopere Don Bosco

Borsa : In memoria e suffragio del sa-lesiano Ferraris Pietro, a cura dei ni-poti

1 APRILE 1988 - 43

Borsa : In memoria dei miei defunti, acura di Ines Cavicchioli

Borsa : In memoria e suffragio diD'Aquanno Maria, a cura di Mons.Vincenzo Matrunola - Cassino

Borsa : In suffragio dei miei cari, acura di Broardo Domenica

Borsa : S . Giovanni Bosco, in suffra-gio di Fulvia Nogarotto, a cura del

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- marito

vanni Bosco, invocando protezionesulla famiglia di Laura Pasqualetti e Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-Anna Burelli

sco, Domenico Savio, per grazia ri-cevuta e da ricevere, a cura di D'Ad-

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- da Adelaidesco, in suffragio dei miei defunti, acura di Maria Berardi - Mestre VE

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, per protezione e aumento di fe-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Do- de a cura di Fiacca Agostino e Vera

menico Savio, implorando una gra- - PGzia, a cura di C .G .

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-Borsa : Sr. Eusebia Palomino, per sco, Papa Giovanni, invocando pro-

grazia ricevuta e in attesa di altre, a lezi one sulla famiglia, a cura di Bot-

cura di Delia Bertalmio

lazzi Margherita - GE

Borsa : Don Filippo Rinaldi, con ri-conoscenza, a cura di F .G .T . - TO,L.500 .000

Borse MissionarieBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

da L. 100.000vanni Bosco, in ringraziamento e in-vocando protezione, a cura di Nicolo-di Anita, L . 500 .000

Borsa: Beato M. Rua e GiovanniXXIII, a suffragio di Lodovico Fonta-na, a cura della moglie e dei figli

Borsa : Don Bosco, a cura di Centro Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-Cooperatori di Castellanza - VA

sco, per protezione e aiuto, a cura diCarducci Giacomo e Antonella - PG

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, per protezione e aiuto, a cura diFani Francesco e Rita - TR

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in suffragio del marito Luigi, acura di Anna Porcedda

Borsa : S . Giovanni Bosco, in me-moria e suffragio di Maestro DanteBononcini, a cura della moglie Maz-zoli Evelina, L . 210 .000

sco, Sr . Eusebia, per grazia ricevu-

preghiere per una guarigione, a curate, a cura di B .I ., TO

Borsa: Don Bosco, per auspicio di di D .P .occupazione, a cura di MigliavaccaBorando Luigia

Borsa: In memoria di Mons . Cimattie dei fratelli salesiani Don Virginio e

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo- Don Eusebio Battezzati, implorandoBorsa : Maria Ausiliatrice, a cura

ria e suffragio dei miei genitori Cesa- protezione sui familiari di Battezzatidella Famiglia Bettani - BG, Borsa : In memoria di Don Giacomo re e Natalina, a cura di Galli Teodora NataleL.200.000

Melliga, a cura di Francesca, TOBorsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-

Borsa : Don Bosco, invocando pro- Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi vanni Bosco, in suffragio di Vergotti- sco, Domenico Savio, in ringrazia-tezione su di me e sulla mia famiglia, Salesiani, in memoria di Luigi Casta- ni Serafino e protezione della fami- mento e invocando protezione, a cu-a cura di Roveda Giovanni - PV, gno e implorando protezione, a cura glia, a cura di S .A., Ballano

ra di Giancarlo Crespi - MIL.200.000

della moglie RosaBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : S. Cuore di Gesù e Maria

Borsa : S. Giovanni Bosco e S . Do- Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- vanni Bosco, per protezione al fra- Ausiliatrice, a suffragio dei genitorimenico Savio, a cura di A .F.M . - - vanni Bosco, a suffragio di Gallo Er- tello dopo difficile operazione, a cura Anna e Mario Buonomo, a cura diEdolo, L . 200 .000

nesta, a cura di Borgatello Angela

di Renata Martini

Claudio Buonomo

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, per protezione e aiuto, a cura diCarducci Paolo e Simonetta - TR

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento, acura della Famiglia Goria, TO

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- Rua, per grazia ricevuta da A .A .

sco, Domenico Savio, implorando

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Chi è l'autoreGiacomo Dacquino, ex allievo salesiano,affermato psichiatra e psicanalista, è docentepresso l'Università Pontificia Salesiana di Torino .Studioso dei rapporti tra religione e psicanalisiha pubblicato presso la SEI il volumeReligiosità e psicanalisi giunto alla settima edizione .

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