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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. ANICA 16 aprile 2015

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ANICA

16 aprile 2015

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INDICE

ANICA CITAZIONI

16/04/2015 Pubblicom Now

Al via l'alleanza musica-audiovisivo per promuovere creatività e uso legale delletecnologie nelle scuole

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CINEMA

16/04/2015 Il Sole 24 Ore

Cinema, incassi in crescita7

16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Jude Law a caccia dell'oro in un sommergibile tedesco8

16/04/2015 La Repubblica - Nazionale

L'allucinante racconto di Snowden sulle intercettazioni9

16/04/2015 La Repubblica - Roma

"Nordic Film Fest" dalla commedia rosa ai brividi del noir10

16/04/2015 La Stampa - Nazionale

Moretti testimone per tutti noi11

16/04/2015 Il Messaggero - Nazionale

Ben Stiller nel traffico: per arrivare ai Fori va di corsa nelle aiuole12

16/04/2015 Il Messaggero - Nazionale

Cinema turco protagonista in ambasciata13

16/04/2015 Il Messaggero - Nazionale

La verità su Snowden in un docu da Oscar14

16/04/2015 Il Messaggero - Nazionale

La ragazza ideale? Quella che ti stende15

16/04/2015 Il Messaggero - Pesaro

Sempre più Sbancati16

16/04/2015 QN - Il Giorno - Varese

Ridere di gusto:la commediaregina del Baff17

16/04/2015 Libero - Nazionale

Busto Arsizio omaggia Monicelli18

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16/04/2015 Alto Adige - Nazionale

Gli zombie in Val d'Isarco Ma è soltanto un film19

16/04/2015 Il Tirreno - Nazionale

Un "corto" labronico alla conquista di Cannes20

16/04/2015 Il Tirreno - Pisa

Pisa città ideale per fare i film 80 anni dopo i fasti di Pisorno21

16/04/2015 L'Arena di Verona

«Il mio film sul mondo al di là dello specchio»22

16/04/2015 Famiglia Cristiana

"Chiamatemi Francesco" Bergoglio visto da vicino23

16/04/2015 Famiglia Cristiana

UN FILM CONTRO I PREGIUDIZI SUGLI STRANIERI25

TELEVISIONE

16/04/2015 Il Foglio

COSA BOLLE PER BOLLORÉ27

16/04/2015 ItaliaOggi

Tv, a febbraio Mediaset giù del 2,8% Rai -6,1%, Sky -10,8%, La7 -12%30

16/04/2015 MF - Nazionale

Al via il Grande Fratello degli spot31

16/04/2015 MF - Nazionale

La pubblicità perde altri 50 milioni32

16/04/2015 La Repubblica - Napoli

Una città in terapia sui teleschermi della metropolitana33

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ANICA CITAZIONI

1 articolo

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partnerShip Al via l'alleanza musica-audiovisivo per promuovere creatività e uso legaledelle tecnologie nelle scuole Anica, Fapav, MPA e Univideo hanno annunciato l'ingresso in European Multimedia Copyright Alliance,

alleanza di organizzazioni ed associazioni europee che dal 2009 si occupa di realizzare nelle scuole il

progetto educativo "Rispettiamo la creatività", fondato da Afi, Nuovo Imaie e Siae. "Rispettiamo la creatività",

che dal prossimo anno scolastico vedrà l'introduzione di temi inerenti il settore audiovisivo, è destinato alle

scuole secondarie di I° grado e segue una metodologia consolidata che prevede: promozione diretta nelle

scuole, distribuzione gratuita di kit didattici per gli insegnanti, monitoraggio intermedio dell'andamento del

progetto, un concorso a premi sul tema della creatività e un'azione di valutazione qualitativa e quantitativa del

suo impatto attraverso interviste e questionari. Il progetto è stato presentato e promosso nell'ambito del

Comitato Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per lo sviluppo e la tutela dell'offerta legale di opere

digitali che ne ha condiviso contenuti e obiettivi, quale iniziativa idonea a garantire un'azione di

sensibilizzazione conforme agli obiettivi educativi promossi dall'Autorità, alla quale è stata già sottoposta

richiesta di patrocinio. L'iniziativa vedrà la partecipazione della Direzione Generale Biblioteche e Istituti

Culturali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ne ha condiviso il messaggio e le modalità attuative.

A oggi il progetto, realizzato in collaborazione con Ellesse Edu, che opera nel campo dell'educational

marketing, ha coinvolto le scuole di 12 regioni per un totale di 3.811 classi e 89.575 studenti.

16/04/2015 20Pag. Pubblicom Now

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CINEMA

18 articoli

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Grande schermo. Da gennaio +13,5% - A rischio le sale minori Cinema, incassi in crescita A. Bio. pFacendo un confronto frai cinema chiusie quelli aperti nel periodo 2003-2014, la bilancia pende verso il

basso: c'è un saldo negativo di 721 unità. Gli schermi però sono 85 in più,a conferma di come il mercato si

sia spostato versoi grandi operatori e le multisala. Luigi Cuciniello, presidente degli esercenti dell'Anec invita

ad accostare questo dato ai numeri, questa volta positivi, che arrivano dal box office nei primi mesi dell'anno.I

236 milioni di euro incassati fra l'1 gennaio e il 12 aprile di quest'anno sono il 13,5% in più rispetto allo stesso

periodo del 2014. Allo stesso modo,i 36,6 milioni di presenze segnano una crescita dell'11,68% rispettoa un

anno prima. «Penso che la riflessione in corso sulla necessità di aumentare l'offerta di prodotti e le uscite

anche nei mesi estivi (si veda Il Sole 24 Ore del 9 aprile, ndr) sia giustae opportuna. Allo stesso modo - dice

Cuciniello - credo e spero che si debba trattare con attenzione il tema delle piccole sale. Senza un dibattito

attento si rischia di perdere una specificità culturale importante». Oggie domani se ne parlerà in un convegno

organizzato dall'Anec a Roma. Ma anche se il box office rimanda buoni segnali- "Cinquanta sfumature di

grigio" (19,6 milioni di euro), "American Sniper" (19 milioni)e "Si accettano miracoli" (11,6 milioni) sonoi primi

tre film di inizio 2015 per incassi- l'obiettivo è quello di puntare a «far salire un mercato cheè stabilea 100

milioni di biglietti l'anno», spiega Cuciniello. E l'attenzioneè puntata sui provvedimenti di riforma annunciati dal

ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. È in questo contesto che vanno lette le proposte sulle quali

Anec miraa portare l'attenzione. «Occorrerebbe- dice Cuciniello- trasformarei contributi in conto interesse e

conto capitale in crediti di imposta. Questo faciliterebbe». Su questi due punti il presidente Anec punta l'indice

controi «crediti pregressi in materia di contributi in conto capitale, circa 15 milioni di euro da fine 2009 da

recuperare». Così come sarebbero da ripristinare «i crediti di imposta alla programmazione dei cinema che

hanno subito nel 2014 il taglio del 15%».

16/04/2015 17Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 7

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Black Sea Jude Law a caccia dell'oro in un sommergibile tedesco Maurizio Porro Sapore di sale, sapore di vecchio cinema di guerra, mar nero e sottomarini, ricordi di mari caldi con Clark

Gable ma anche di U-Boat , Ottobre rosso e K-19 della Bigelow, donna in missione in un genere da veri

uomini.

Una mezza sporca dozzina non disinteressati a un tesoro d'oro nascosto in un sommergibile tedesco

affondato in guerra su fondali russi. Prepara il piano e sceglie l'equipaggio russo-scozzese un comandante

esperto in recupero relitti licenziato e contattato da un misterioso Paperone per la ricerca nelle coste

georgiane del Black sea. Amante di claustrofobia, di colpi di scena e spie, il regista Kevin MacDonald usa per

il film (vittorioso al Noir in festival di Courmayeur) un sommergibile scozzese come l'accento dello stempiato e

palestrato Jude Law, che conosce un po' alla volta come sono andate veramente le cose, mentre cresce la

voglia di salire in coperta. Molto classico, con voce off che serve da scorciatoia narrativa, montaggi paralleli,

sceneggiatura da fiction, invasione d'acqua digitale, rivalità sudate negli abitacoli fino al finale col gesto di

eroismo neo capitalistico.

C'è una certa tesa curiosità per il finale e il discorso nascosto sulla febbre dell'oro che omologa differenze e

distanze è un plus valore superficiale ma nuovo rispetto al genere in alto mare.

Se le varie psicologie sono dozzinali e fin troppe sorprese sono seminate nella sceneggiatura, vale sempre

l'incubo claustrofobico da ventimila leghe sotto i mari finché tutti, col pregevole, ruvido tratto dei caratteristi, si

riemerge all'aria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Protagonista Jude Law (42) è il capitano di un sottomarino alla ricerca di un carico d'oro disperso in

«Black Sea», film del regista premio Oscar Kevin MacDonald

16/04/2015 43Pag. Corriere della Sera(diffusione:619980, tiratura:779916)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 8

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DOCUMENTARIO R2 L'allucinante racconto di Snowden sulle intercettazioni (r.n.) PREMIATO come miglior documentario agli Oscar 2015, Citizenfourè un thriller di spionaggio da far

impallidire l'agente Jason Bourne e tutto il cinema di fiction paranoica degli ultimi decenni. Qui, infatti, il

cattivo non è immaginario ma reale: è la NSA, l'agenzia americana di sicurezza nazionale che, nel

programma di lotta contro il terrorismo, ha gestito un numero enorme di intercettazioni illegali. Nel 2013 la

regista Laura Poitras ha ricevuto una mail criptata dall'ex-dipendente dell'agenzia Edward Snowden. Il quale,

nel chiuso della stanza di Hong Kong in cui si era nascosto per sfuggire alle rappresaglie, ha accettato di

anticipare davanti alla cinepresa le rivelazioni che stava per fare al mondo. Non era prevista una regia,

eppure ogni inquadratura è meditata e «necessaria».

Malgrado la sorprendente calma con cui Snowden parla, il film è attraversato da flussi di adrenalina e

trasmette un senso di paranoia: ma è il minimo, quando ti rendi conto dell'immenso potere che le tecnologie

possono dare a un Governo.

Foto: CITIZENFOUR Regia di Laura Poitras Con Edward Snowden, Julian Assange, Barack Obama

16/04/2015 53Pag. La Repubblica(diffusione:556325, tiratura:710716)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 9

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CASA DEL CINEMA "Nordic Film Fest" dalla commedia rosa ai brividi del noir FRANCO MONTINI DA OGGI a domenica alla Casa del Cinema è in programma la IV edizione del Nordic Film Fest, rassegna

dedicata alle cinematografie di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Le proiezioni sono dedicate

a film inediti, molti dei quali indagano sui lati più oscuri della vita quotidiana, assecondando l'attenzione verso

il noir. È il caso del film che oggi, con una doppia proiezione alle 18.30 e alle 21, inaugura la manifestazione:

"The keeper of lost causes" del regista danese Mikkel Norgaard (nella foto, una scena del film), centrato sulla

misteriosa sparizione di una donna. I titoli selezionati, tre in rappresentanza di ogni nazione, mescolano

successi commerciali e cinema d'autore: dal finlandese "The Grump" di Dome Karukoski, allo svedese "The

reunion" di Anna Odell, premio Fipresci per la Settimana Internazionale della Critica alla Mostra di Venezia

2013.

Casa del Cinema Largo Mastroianni 1, da oggi a domenica, tel. 06-423601

16/04/2015 16Pag. La Repubblica - ed. Roma(diffusione:556325, tiratura:710716)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 10

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Drammatico Moretti testimone per tutti noi In "Mia madre", sul lutto, l'autore conferma la sua ostinata esigenza di autenticità ALESSANDRA LEVANTESI KEZICH Uno dei motivi, il motivo?, per cui amiamo il cinema di Nanni Moretti è l'ostinata istanza morale sulla quale si

fonda. Fin dai tempi di Io sono un autarchico , il cineasta si è posto sullo schermo in una posizione centrale di

incredulo, indignato osservatore. Da un lato una società civile alla deriva; dall'altra lui, volta a volta barricato

dietro un altare o una macchina da presa, sferzante, irritato, irritante ed egocentrico, certo: ma nel suo

sofferto mettersi in discussione, noi spettatori abbiamo sempre avvertito un'urgenza di testimonianza per

conto e a nome di tutti. Così accade in Mia madre , dove la regista Margherita (l'eccellente Buy), impegnata a

girare un film sulla condizione operaia e ad assistere la mamma malata, precipita nel disagio e nel senso di

inadeguatezza: si infuria sul set, se la prende con l'attore americano John Turturro che non capisce nulla, se

la prende soprattutto con se stessa. Non diversa dal dirigente Pci di Palombella rossa o dal papa

dimissionario di Habemus Papam , Margherita si muove nel territorio vago dell'interiorità dove realtà e sogno,

eventi e pensieri si confondono. Aleggia in spirito il Fellini di 8 e mezzo , ma tradotto nello stile sobrio, pudico,

brechtiano/grottesco di Nanni, il quale come attore si ritaglia il ruolo di Giovanni, il fratello di Margherita che

ha lasciato il lavoro per stare accanto alla mamma, incarnata con trepida sensibilità da Giulia Lazzarini. Mia

madre non è un film sul lutto, è un film che sul lutto annunciato avvita una crisi esistenziale e alla fine in

qualche modo la sublima. Anche se la storia procede volutamente sull'accumulo e non sullo scarto narrativo,

a nostro avviso al copione avrebbe giovato una maggiore incisività drammaturgica, ma, ben sottolineata dalle

note di Arvo Pärt e di Britten, l'atmosfera del film resta coerentemente rarefatta, onirico-minimalista,

avvolgente. E negli occhi chiari di Margherita leggiamo intatta quell'esigenza di autenticità che è uno dei

motivi, il motivo?, per cui amiamo il cinema di Moretti.

Foto: Interiorità Nanni Moretti e Margherita Buy in una scena di «Mia madre»: non è un film sul lutto, semmai

è un film che sul lutto annunciato avvita una crisi esistenziale e alla fine in qualche modo la sublima

Foto: MIA MADRE Di Nanni Moretti; con Margherita Buy, N.Moretti, John Turturro. Italia 2015 TORINO :

Ambrosio, Due giardini, Eliseo, F.lli Marx, Reposi, Romano, The Space, Uci MILANO : Anteo, Apollo,

Arcobaleno, Colosseo, Ducale, Eliseo, Gloria, The Space, Uci; ROMA : Adriano, Alhambra, Andromeda,

Antares, Barberini, Ciak, Cineland, Eden,Eurcine, Fiamma, Giulio Cesare, Jolly, King, Lux, Maestoso,

Mignon, Nuovo Sacher, Odeon, Roxyparioli, Royal, Savoy,Tibur,Trianon

16/04/2015 34Pag. La Stampa(diffusione:309253, tiratura:418328)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 11

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Ben Stiller nel traffico: per arrivare ai Fori va di corsa nelle aiuole Effetto "Zoolander 2": allestito il set, spariscono centurioni e ambulanti abusivi. Per evitare i fan l'attorecalpesta il prato I CAMION BAR SONO RIMASTI APERTI LE SCENE DOVRANNO ESSERE GIRATE DINUOVO PERCHÈ SI VEDONO I PONTEGGI DEI RESTAURI Laura Larcan IL FILM Quando si dice il potere di Hollywood. Ben Stiller è riuscito, almeno per una lunga calda giornata, a

"ripulire" i Fori Imperiali da venditori di souvenir patacca, centurioni e gladiatori, statue viventi, ambulanti di

selfie stick. Il cordone dei blockers, gli addetti alla sicurezza schierati ieri in forze dalla produzione del film

"Zoolander 2", in libera uscita dagli Studios di Cinecittà, è riuscito a tenere a debita distanza dall'area del set

tutto questo esercito di folcloristico business abusivo. Certo, per Mister "Una notte al museo" l'impresa di

allontanare dalla location anche camion bar e bancarelle non è stata altrettanto "vincitrice". Ma comunque,

per il divo americano, battere il ciak di "Zoolander 2" in via dei Fori Imperiali è stata una sfida. Senza contare

l'amara sorpresa che gli avrebbero riservato gli alti ponteggi che "incartano" il cantiere nel Foro della Pace

dove si stanno innalzando le sette colonne di Vespasiano per il Natale di Roma. IMPALCATURA

INVADENTE Da quanto si apprende, l'impalcatura entrerebbe nell'inquadratura della scena che avrebbe

dovuto girare presso il benzinaio di largo Corrado Ricci. E Stiller pare sia costretto a tagliarla. Stamattina i

tecnici della produzione smonteranno le scenografie che ad arte evocavano una stazione di servizio anni '60.

Ma un set ad alto tasso folla come il boulevard dell'area archeologica centrale, super gettonato da migliaia di

turisti, è stato davvero una prova. Basti solo considerare che, ieri, la fatica cinematografica di cui Stiller è

interprete, regista e produttore, ha avuto un prologo a sorpresa. Come quando i vigili hanno cominciato a

presidiare le transenne, rallentando il passaggio dei mezzi autorizzati provenienti da via Cavour. Così è

successo che se i Fori Imperiali chiudevano per il set, Ben Stiller rimaneva bloccato nel traffico di macchine

incolonnate a largo Corrado Ricci. Il divo non si è perso d'animo, però. È sceso dalla macchina di servizio,

tuta blu elettrico, scarpe da ginnastica, occhiali da sole, e ha continuato correndo da perfetto podista. La

ressa di curiosi non ha dato tregua al divo, tanto che per evitare i fan ha addirittura scavalcato in un'aiuola

recintata (dove sarebbe pure vietato calpestare l'erba). L'imponente set ha faticato a conciliarsi con il regime

di traffico limitato. A cadenze regolari, Stiller doveva interrompere i ciak in modo che i vigili urbani facessero

fluire ambulanze, taxi, autobus. Ma, dopo l'exploit di lunedì con le riprese a Villa Borghese, anche i Fori

Imperiali hanno rivissuto un'atmosfera da anni '60. Macchine d'epoca hanno invaso la strada e il look delle

comparse aveva tutto un sapore vintage. Lui, in arte Derek Zoolander, a bordo della sua Spider rossa,

sfoggiava una improbabile tuta laminata con tanto di fascetta in testa. Mise clonata dal giovane attore che

interpreta il figlio Derek Junior, al secolo Cyrus Arnold, che per esigenze di copione, rincorre il padre al

volante del bolide lanciato lungo i Fori. Nel pomeriggio, tutti all'Aventino, per il set blindatissimo allestito nel

Giardino degli Aranci. Cambio di costume per l'attore, fasciato da un completo di pelle oro e nero, che fa

pendant con lo stile fashion del piccolo Derek-Cyrus. Panchine di finto marmo, comparse a passeggio. È la

Roma retrò vista con gli occhi di Stiller-Zoolander. A destra, l'attore a largo Ricci è costretto a proseguire a

piedi per raggiungere il set A sinistra, la trasgressione di Stiller: calpesta l'aiuola (fotoservizio

STANISCI/GABRIELLI) Accanto, cambio di location ieri pomeriggio Ben Stiller controlla il set di Zoolander2

allestito al Giardino degli Aranci, all'Aventino A sinistra, Ben Stiller e Cyrus Arnold sulla spider in via dei Fori

Imperiali. Sotto, l'attore impartisce istruzioni alla sua troupe

16/04/2015 46Pag. Il Messaggero(diffusione:210842, tiratura:295190)

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A Palazzo Gamberini diplomazia e attori celebrano il festival. Guest star, Ozpetek Cinema turco protagonista in ambasciata Roberta Petronio IL RICEVIMENTO Palazzo Gamberini si illumina per festeggiare il cinema turco e i suoi protagonisti. La sede

dell'ambasciata di Turchia in Italia è un edificio splendido, affrescato e decorato dagli stessi artisti che hanno

reso magnifico il Quirinale. Ieri ha incantato i cento invitati che hanno transitato nelle sue sale all'ora del

cocktail. Si festeggia una nuova edizione, la quarta, del Film Festival Turco, e come vuole la tradizione

l'ambasciatore Aydin Adnan Sezgin alla vigilia dell'evento apre la sua residenza diplomatica romana per il

ricevimento che precede il taglio del nastro della manifestazione. È soprattutto l'occasione per dare il

benvenuto alla delegazione turca di attori e registi, e farla incontrare con una rappresentanza di colleghi

italiani. Il regista Ferzan Ozpetek, presidente onorario del Festival, si sente a casa, è a suo agio mentre

brinda e saluta: sarà lui ad aprire le danze oggi sul grande schermo della sala cinematografica di piazza

Barberini, presentando il film di inaugurazione "Se mi dimentico sussurra", di Çagan Irmak. Splendide cornici

dorate, affreschi, e specchi antichi dove si riflettono profili di volti noti del nostro cinema: le attrici Carolina

Crescentini e Chiara Francini , il regista Ivano De Matteo , la produttrice Tilde Corsi e lo sceneggiatore Gianni

Romoli , l'agente Moira Mazzantini . Dalla Turchia sono arrivati, per partecipare alla quattro giorni della

kermesse, la presidente del Film Festival Turco di Roma Serap Engin , l'attrice e cantante Hümeyra Akbay ,

una celebrità in patria anche grazie alla pellicola "Operaio Fortunato" di Atif Yilmaz, l'attore Mehmet Günsür

che ha esordito proprio con Ozpetek nel film "Il bagno turco. Hammam", e poi l'affascinante attore Cagatay

Ulusoy direttamente da Istanbul con Engin Aykanat , e ancora Kenan Imirzalioglu. Hou Hanru , direttore

artistico del Maxxi, che sta preparando una mostra su Istanbul, si mescola al parterre con Donatella Saroli .

L'atmosfera cosmopolita che ricorda gli ambienti della "città delle meraviglie" contagia tutti nel salone dei

ricevimenti stile neo-rococò, il dinner a lume di candela promette delizie. Si dibatte dei film che verranno

proiettati nei prossimi giorni, per raccontare la Turchia di oggi attraverso la visione dei suoi autori e dei suoi

interpreti. Dodici film che fanno il pieno di pubblico, ad Ankara come sul Bosforo, e ora alla conquista della

Capitale. (foto BARILLARI) Sotto, Carolina Crescentini (foto BARSOUM/TOIATI) Sopra, Serap Engin e

Ferzan Ozpetek a Palazzo Gamberini A destra, Chiara Francini In alto, Hümeyra Akbay Al centro, Aydin

Adnan Sezgin con Cagatay Ulusoy Qui sopra, Donatella Saroli brinda con Hou Hanru

16/04/2015 47Pag. Il Messaggero(diffusione:210842, tiratura:295190)

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cinema La verità su Snowden in un docu da Oscar Francesco Alò Il misterioso Citizenfour prima contatta via computer, poi convoca fisicamente la scomoda documentarista

Laura Poitras e il giornalista del Guardian Gleen Greenwald presso l'hotel Mira di Honk Kong. Fornirà

documenti top secret su quanto il governo americano abbia sfruttato l'indignazione mondiale per i tragici

attentati dell'11 settembre 2001 per poi spiare i suoi cittadini ignorando libertà individuali e privacy. Poitras e

Greenwald pensano di incontrare una spia sexy alla Orson Welles de Il terzo uomo . Invece ecco un educato

nerd ventinovenne occhialuto, genietto dell'intelligence Nsa e Cia, educato e pure spiritoso («Nervoso?»

chioserà quando Greenwald rompe una penna per l'agitazione alla prima domanda). Si chiama Edward

Snowden e in quel giugno 2013 diventerà il ricercato numero 1 degli Usa. Questo eccezionale documentario,

premio Oscar 2015, svela in diretta quel fatto. Greenwald pubblica i suoi devastanti scoop durante la

settimana di riprese del documentario con Snowden che osserva terrorizzato in televisione i primi servizi su di

lui. Molto più interessante, umano ed eccitante di tanti spy movie . Oliver Stone sta girando ora il suo film su

Snowden. Buona fortuna.

Citizenfour DOCUMENTARUIO, USA, 113' di Laura Poitras, con Edward Snowden, Jacob Appelbaum,

Julian Assange, Kevin Bankston, Glenn Greenwald SPY STORY Snowden su un megaschermo tv a Hong

Kong

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Dopo tanti film piagnucolosi sui giovani senza futuro, eccone uno che prende il toro per le corna. Tracommedia e avventura La ragazza ideale? Quella che ti stende Fabio Ferzetti Un film d'amore girato come un film d'avventura, con un'eco delle migliori commedie sofisticate americane

(amore e rivalità naturalmente, se no che amore è?). Un film d'avventura in cui i paesaggi sono protagonisti

quanto i personaggi, ma senza la supponenza di tanto cinema d'autore. La storia di un incontro complicato - il

classico boy meets girl - raccontata con una fantasia e un coraggio (coraggio fisico, non per dire) che coglie il

modo di vivere e insieme i sentimenti profondi di tanti giovani d'oggi con una nettezza, uno slancio, una

felicità a dir poco insoliti. Premiatissimo, dall'ultima Quinzaine di Cannes in poi , The Fighters , cioè Les

combattants (ma perché dobbiamo sempre anglicizzare i titoli come servi sciocchi?) parte in quarta sui titoli di

testa e non si ferma più. In un mondo che ha relegato il lavoro manuale e le abilità fisiche sui gradini più bassi

della scala sociale, come se solo l'eccellenza sportiva meritasse fama e guadagni, Arnaud e suo fratello sono

due mosche bianche, e due artigiani in via d'estinzione. Alla morte del padre infatti hanno preso in gestione la

falegnameria di famiglia, da qualche parte in Aquitania. Ora tocca a loro fabbricare e vendere mobili. Il futuro

si prospetta grigio, ma c'è chi vede più nero di loro: la bella Madeleine, una bionda con la faccia da bambina

e un fisico allenato che un giorno Arnaud si trova di fronte in un torneo di lotta balneare. Doveva essere uno

scherzo, sarà l'inizio di una cosa serissima. Perché Madeleine, anche se di famiglia agiata, è sicura che il

mondo stia per finire, dunque le interessa una cosa sola: imparare a sopravvivere. E non gliene frega proprio

niente di studiare macroeconomia. La piscina della casa di famiglia le serve per nuotare con uno zaino pieno

di tegole, altro che tintarella. Nel frullatore non mette kiwi e banane, ma un pesce crudo, per allenarsi alle

durezze della vita militare, l'unica che concepisce. E siccome una così o la stendi o ti stende, ecco il pacifico

Arnaud mollare fratello e legnami per seguire Madeleine in un corso estivo per parà. Come un cagnolino,

anche se un cagnolino è l'ultima cosa che può interessare Madeleine, come capirà presto... Ne esce un film

in cui i dialoghi nascono sempre dall'azione, e non viceversa, con una naturalezza, un divertimento, una

logica emotiva semplice e insieme profonda che dovrebbero far morire d'invidia il 95 % dei registi italiani.

Durante quel campo militare infatti Madeleine e Arnaud non solo si scopriranno a vicenda, ma si metteranno

alla prova, in tutti i sensi, in un percorso di crescita che il primo film di Thomas Cailley, fotografato da suo

fratello David (sì, ancora due fratelli cineasti), rende con rigore, energia e finezza insieme. Davvero da non

perdere.

The Fighters AVVENTURA, FRANCIA, 98' di Thomas Cailley, con Adèle Haenel, Kevin Azaïs, Antoine

Laurent, Brigitte Rouan, William Lebghil

Foto: ADAMO ED EVA Adèle Haenel e Kevin Azaïs persi nella natura in una scena del film. Sotto, Haenel

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Fano, il regista Secchiaroli pronto al sequel del film cult intanto da oggi mette in vendita nelle edicole il dvd Sempre più Sbancati CINEMA

Dal grande schermo all'home video. Non sfugge alle regole del mercato «Gli Sbancati», la pellicola del

regista fanese Henry Secchiaroli che, dopo il successo delle proiezioni in sala, approda da oggi nelle

edicole in versione Dvd, e addirittura, in Blu-ray. Segno inequivocabile che il film-commedia, interpretato da in

dialetto fanese da attori locali e girato nella città della Fortuna la scorsa estate, ha ottenuto un grandissimo

successo ai botteghini. Persino l'esperimento di portarle la pellicola fuori dai confini cittadini ha ottenuto un

discreto successo con la doppia proiezione pesarese. E certamente quando si parla de «Gli Sbancati» si può

affermare che si tratta di un evento cinematografico che difficilmente verrà dimenticato dai fanesi. La

testimonianza non sono solo le migliaia di persone che hanno visto al cinema la pellicola e che hanno

richiesto al regista Henry Secchiaroli di farne un dvd. «Quello che mi ha fatto più piacere - racconta

Secchiaroli - è che questa richiesta non sia arrivata solamente da chi per un motivo o per un altro si era perso

la visione de "Gli Sbancati" ma anche da coloro che lo avevano visto e che avevano piacere di poterlo

inserire nella propria videoteca». Così, da oggi pomeriggio, la pellicola in dialetto fanese si potrà acquistare in

tutte le edicole di Fano e nelle librerie Mondadori e «Il Libro». Sarà presente anche l'opzione con sottotitoli in

italiano ed inglese e, su ordinazione, in formato Blu-ray.

IL CASTING

Intanto Henry Secchiaroli ha terminato il "location tour" per il sequel. Nel suo giro per la provincia il regista e

ideatore della pellicola ha già individuato i luoghi dove saranno girate le scene della nuova pellicola le cui

riprese dovrebbero iniziare questa estate. Tra le città che saranno toccate, oltre a Fano, ci saranno Pesaro,

Urbino, Urbania, Mondavio, Cartoceto con una puntata a Rimini. L'80% del cast è già confermato (si tratta

degli attori del primo film). Manca invece il casting per le scene da girare a Pesaro. Sulla scelta degli attori e/o

comparse, il regista Secchiaroli sta già visionando attori delle compagnie dialettali pesaresi.

Claudio Salvi

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16/04/2015 39Pag. Il Messaggero - ed. Pesaro(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Ridere di gusto:la commediaregina del Baff Capolavori italiani a Busto Arsizio di SILVIO DANESE BUSTO ARSIZIO ANNO tredicesimo, e secondo della direzione spigliata e conviviale

dell'espertone Steve Della Casa: si va a incominciare l'edizione 2015 del Busto Arsizio Film Festival (da

sabato al 24 aprile), nel segno della commedia, che in fondo ha accompagnato ciclicamente le scorse

puntate, costituendo una caratteristica naturale del Baff, organizzato dall'associazione B.A. Film Factory e dal

Comune di Busto Arsizio, con l'Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni. Nel misurato equilibrio tra

film e ospiti, non di passerella, ma di passaggio culturale, tra cui Gianmarco Tognazzi, Pasquale Squitieri,

Samanta Cornaviera, Giorgio Pasotti, Walter Veltroni e Vittorio Sgarbi (documentato in Sgarbistan di

Elisabetta Marelli) c'è anche una madrina d'élite, Valeria Solarino, alla quale si fa onore con due pellicole, La

terra dei santi, esordio alla regia di Fernando Muraca e, in anteprima assoluta, Mi chiamo Maya, di Tommaso

Agnese (in sala dal 7 maggio). Ma è Sergio Castellitto, insignito del premio Platinum Dino Ceccuzzi

all'eccellenza cinematografica, a inaugurare il festival (sabato sera) presentando l'ultimo film Nessuno si

salva da solo. IL BAFF 2015, dedicato alla commedia italiana, punta quest'anno su Mario Monicelli, con una

mostra e un gruppetto di film restaurati. Diciamo una quasi-mostra, perché è un'anteprima dell'esposizione

Mario Monicelli e Rap - 100 anni di cinema, tra stampe pittoriche realizzate da Rap (Chiara Rapaccini), e una

selezione di foto dai set, l'immancabile convegno e la proiezione di due capolavori, Risate di gioia con Anna

Magnani e Totò, e L'armata Brancaleone, con Vittorio Gassman, oltre al documentario Vicino al Colosseo c'è

Monti. Ci sentiamo di consigliare, mentre sta uscendo anche nelle sale, il documentario di Veltroni I bambini

sanno, sensibile, divertente e toccante resoconto dal pianeta al di sotto del metro d'altezza, opera seconda

che Veltroni accompagna a Busto, sostenendo anche una masterclass aperta. SUL DESTINO complessivo

del festival dice il direttore: «Busto Arsizio è una delle città italiane a più alta densità di cineforum esistenti,

amati e apprezzati da un pubblico attento e competente. Inoltre esiste una scuola d'elite come l'Istituto

Antonioni, e una Film Commission attiva da parecchi anni. In questa situazione, il festival è come l'extra di un

dvd. Nei giorni della manifestazione, noi portiamo a Busto attori e registi noti, gente popolare che parlerà di

cinema, giornalisti, storici e critici della settima arte. Ma non sarà un tappeto rosso fine a se stesso». Novità di

quest'anno, la sezione Made in Italy Anticipazioni: il bustese Max Croc racconterà il suo prossimo film Poli

opposti entrando nelle maglie del meccanismo produttivo cinematografico e svelandone molti segreti.

16/04/2015 16Pag. QN - Il Giorno - ed. Varese(diffusione:69063, tiratura:107480)

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FESTIVAL Busto Arsizio omaggia Monicelli CLAUDIA OSMETTI Un omaggio a Mario Monicelli. Si apre con un ricordo particolare al regista di Amici Miei la XIII edizione del

B.A. Film Festival, la rassegna cinematografica di Busto Arsizio che da diversi anni accoglie, nella cittadina

lombarda gli appassionati del grande schermo. Così dal 18 al 24 aprile andrà in scena la commedia, e nel

vero senso della parola. Monicelli sarà ricordato nelle fotografie scattate sui set grazie alla mostra Mario

Monicelli e Rap, 100 anni di cinema , ma non solo: un convegno sull'artista, la proiezione del documentario

Vicino al Colosseo c'è Monti e di alcuni suoi capolavori come Risate di gioia e L'armata Brancaleone

racconteranno il maestro di Viareggio cui, tra pochi giorni, cade l'anniversario dei 100 anni dalla nascita. Il

Baff è un festival del cinema diretto al pubblico, e non agli addetti ai lavori. Anche perché quello di Busto

Arsizio è un territorio che il grande schermo lo mastica eccome: sono tanti gli amanti del cinema, prova ne è il

gran numero di cineforum che ogni anno anima la città. Quest'anno madrina della rassegna sarà Valeria

Solarino. Sergio Castellitto interverrà alla serata inaugurale della kermesse e sarà presente alla proiezione

del suo ultimo film Nessuno si salva da solo . Giorgio Pasotti presenterà la sua prima opera da regista ( Io,

Arlecchino ) assieme a Matteo Bini. Vittorio Sgarbi guarderà assieme agli interessati il documentario

Sgarbistan di Maria Elisabetta Marelli. Walter Veltroni porterà la sua nuova pellicola I bambini sanno .

L'ingresso a tutti gli eventi è gratuito.

16/04/2015 26Pag. Libero(diffusione:125215, tiratura:224026)

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Gli zombie in Val d'Isarco Ma è soltanto un film Sul set di «Attack of the Ledershosenzombies» di produzioneviennese Alle riprese hanno collaborato artigiani e attori locali, ma anche i vigili del fuoco Gli zombie in Val d'Isarco Ma è soltanto un film Gli zombie in Val d'Isarco

Ma è soltanto un film

Sul set di «Attack of the Ledershosenzombies» di produzione viennese

Alle riprese hanno collaborato artigiani e attori locali, ma anche i vigili del fuoco

di Fabio De Villa wVIPITENO Morti viventi famelici arrivati fino in alta valle d'Isarco per soddisfare i loro

appetiti, rifocillandosi di carne umana fra ignari turisti di una baita e l'altra. Il loro unico difetto? La musica li

blocca. Potrebbe sembrare quasi la trama tra un film dell'orrore ed uno comico... ed infatti lo è. Da diverse

settimane, tra la valle di Giovo e Vipiteno si stanno portando avanti delle spettacolari riprese

cinematografiche di un nuovo film sugli zombi (abbreviazione americanizzata di morti viventi) che sta

incuriosendo non poco l'intera valle, tanto da aver spinto molti a proporsi come attori e comparse. Alle riprese

collaborano anche vigili del fuoco volontari, uomini del Soccorso alpino, elicotteristi e giovani artigiani. Tutti

uniti per la realizzazione di una commedia tra fantascienza e orrore firmata da un giovanissimo regista di

Vienna. Tra le tante spettacolarizzazioni del film, gli effetti speciali in stile "holliwoodiano", i trucchi a dir poco

realistici degli attori, c'è anche la mano di abilissimi artigiani locali che in meno di sei settimane hanno

ricostruito un'intera baita di alta montagna all'interno di un capannone a Vipiteno, con tanto di bar, sala da

ballo e bagni finti. Tutto questo nel realismo più totale. Qui dentro infatti, si stanno svolgendo tutt'oggi le

scene degli interni del film in questione che, solo fino a qualche settimana fa, era in fase di registrazione in

alta montagna sulla valle di Giovo per scene esterne. Da metà marzo per 33 giorni, in tutta la zona si sta

girando la commedia «Attack of the Lederhosenzombies» di Dominik Hartl che ne ha scritto anche la

sceneggiatura assieme ad Armin Prediger. Le location del film sono molteplici, Racines, Giovo e dintorni e la

zona artigianale di Casateia. Il Fondo provinciale per le produzioni cinematografiche e televisive sostiene il

progetto con un finanziamento di 330.00 euro e la Business Location Südtirol - Alto Adige lo supporta

attivamente con diversi servizi. Anche in questa produzione sono coinvolti diversi filmmaker altoatesini, come

la "Trenkwalder & Partner" che si sta occupando dell'allestimento del set e di servizi della produzione,

compresa la costruzione della baita in un capannone di Casateia dove si stanno svolgendo oggi le riprese,

ma sono presenti anche la costumista Cinzia Cioffi e Caterina Frontull nel reparto guardaroba. La trama del

film, prodotto dalla Fischer Film di Vienna vede un giovane amante dello snowboard abbandonato in

montagna con la fidanzata e altri amici. I ragazzi trovano riparo in un rifugio, dove un Aprés-Ski-Party si

trasforma in un incubo infernale di zombie e animali mutanti. La loro unica salvezza si rivelerà poi nella

musica che ha questo strano potere di bloccare i morti viventi. L'attore inglese Laurie Calvert e l'attrice

slovacca Gabriela Marcinkova sono gli interpreti principali del film, in cui recitano anche Karl Fischer,

Margarete Tiesel, Kari Rakkola e Martin Loos. Per la prima volta dall'inizio delle riprese, nei giorni scorsi è

stato possibile visitare il set di Caseteia e incontrare gli attori e il regista, nonché tutta la troupe del film.

GUARDA LA FOTOGALLERY E IL VIDEO E COMMENTA WWW.ALTOADIGE.IT

16/04/2015 40Pag. Alto Adige(diffusione:36446, tiratura:45959)

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Un "corto" labronico alla conquista di Cannes "New Room" al festival nella sezione Short Film Corner È unviaggio intimista del regista Simone Tognarelli Un "corto" labronico alla conquista di Cannes Un "corto" labronico

alla conquista di Cannes

"New Room" al festival nella sezione Short Film Corner

È un viaggio intimista del regista Simone Tognarelli

di Rosanna Harper wLIVORNO Un cortometraggio livornese parteciperà al Festival di Cannes che dal 13

maggio si prolungherà fino al 24. Il corto, scritto e diretto dal regista e filmmaker livornese Simone Tognarelli,

è stato infatti selezionato nel circuito Short Film Corner del Festival: una vetrina, lo Short Film Corner che,

come spiegato dal regista e sceneggiatore del corto insieme al livornese Jacopo Aliboni (che ha curato anche

le musiche) offre la possibilità ai cortometraggi di essere visionati all'interno del Festival da produttori che, a

loro volta, potranno decidere di investire (o meno) su nuovi prodotti, puntando dunque su nuove personalità.

Insomma, un bel trampolino di lancio per Simone, che si è detto compiaciuto e sorpreso di questa selezione

che ha il profumo di internazionalità, per l'intero cast del cortometraggio girato a budget zero, quindi

interamente auto prodotto. Il lavoro, che si intitola "New Born", è stato girato in un solo giorno, a maggio dello

scorso anno, negli spazi dell'Hotel Rex di Antignano, dura circa 10 minuti e trae ispirazione dalle suggestioni

ambivalenti e ombreggianti provenienti da alcuni illustri registi: David Lynch, David Cronenberg, Maya Deren.

Nel cortometraggio, come raccontato da Simone, è presente il tema del doppio: "un viaggio interiore - ha

raccontato, ma senza svelare troppi i dettagli - alla ricerca della coscienza, del sé, una riflessione che arriva

dal confronto tra l'uomo e il mondo dei media, dalla miriade di informazioni che quotidianamente incanaliamo

senza difesa". Il cortometraggio, parlato in lingua inglese, ha richiamato la partecipazione degli attori Gea

Martina Landini e Michael Segal, mentre il cast si compone di: Francesco Mazzei, direttore alla fotografia,

Iacopo Navari aiuto regista, Tommaso Paolicchi make-up artist, Davide Tognarelli assistente di produzione,

Angelo Liuzi per le fotografie di scena, Alessio Barzocchini agli effetti, Sara Spagnoli segretaria di edizione,

Ekaterina Kulakovskaya assistente al montaggio. I costumi sono di l'Alchimista Alternative Shop, mentre la

produzione è di Rods Pictures & Big Bug Visions. "Una esperienza bellissima - ha aggiunto Simone - vissuta

con entusiasmo e sinergia da tutto il cast. Ho ricevuto tanti complimenti dalle persone che hanno visto il corto:

ha un impatto molto forte, e questo è motivo di soddisfazione". Si tratta della prima regia al cortometraggio

per Simone Tognarelli, 31 anni, nato e cresciuto a Livorno, che vive a Guasticce dove lavora nel call centre

People Care da cinque anni. Un lavoro, probabilmente in scadenza, che associa alla passione per il cinema:

ha un lavoro di post produzione a Pisa, mentre alle spalle ha esperienza di regia, come aiuto operatore nel

film "Una ragione per combattere" di Alessandro Baccini, e una collaborazione come secondo operatore di

macchina in "Just in time". Simone, ha spiegato, guarda con favore gli stimoli provenienti dall'estero: "La

burocrazia presente in Italia - ha spiegato - non facilita la partecipazione ai festival di cortometraggi

nonostante la loro larga diffusione, mentre all'estero i meccanismi di partecipazione sono sicuramente molto

più snelli, anche per questo motivo il cortometraggio è parlato in inglese". Progetti per il futuro? "Con Iacopo

Aliboni e Maurizio Fontanelli - ha concluso - abbiamo girato un cortometraggio in stop motion realizzato con

dei pupazzi per il prossimo anno. L'idea è quello di inserirlo in un contesto di video installazione".

16/04/2015 35Pag. Il Tirreno(diffusione:80832, tiratura:102004)

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CINEMA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015 20

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Pisa città ideale per fare i film 80 anni dopo i fasti di Pisorno Il convegno europeo dei produttoricinematografici si è concluso con un successo Girre: «Dagli scenari ambientalistici al centro storico. Qui c'ètutto quel che serve» Pisa città ideale per fare i film 80 anni dopo i fasti di Pisorno Pisa città ideale per fare i film

80 anni dopo i fasti di Pisorno

Il convegno europeo dei produttori cinematografici si è concluso con un successo

Girre: «Dagli scenari ambientalistici al centro storico. Qui c'è tutto quel che serve»

di Rebecca Pardi wPISA Quando nel 1934, Giovacchino Forzano rilevò dall'ente autonomo di Tirrenia gli

spazi dove avrebbe trovato sede la prima cittadella del cinema italiano, aveva ben chiaro quello che Pisa

poteva offrire all'industria del cinema internazionale. Pisorno è stata la prima città del cinema italiano, prima

che fosse creata Cinecittà. Pisa si presentava in una posizione geograficamente felice, al centro della costa

Toscana, in un territorio di grande suggestione storica e paesaggistica. Aveva poi quel background culturale

che le veniva dall'essere da sempre una fucina di saperi e competenze e poteva garantire professionalità

altamente specializzate per tutte le fasi di lavorazione di un film. Dotata già al tempo di ottime infrastrutture di

comunicazione che la collegavano al resto d'Europa, di un clima dolce che garantiva molte giornate

disponibili nell'anno per le riprese esterne, Pisa apparve da subito come il luogo ideale per consentire al

cinema italiano di spiccare il volo. Oggi Pisa si presenta ai produttori cinematografici che la scelgono quale

set per i propri film con le stesse potenzialità di ieri e ancora più opportunità: ben 182 produttori

cinematografici internazionali dell'Atelier du Cinéma Européen (Ace) che hanno svolto il loro annuale

appuntamento sotto l'ombra della Torre, sono partiti domenica, salutando al Bastione San Gallo le autorità,

con una certezza: Pisa non è solo Piazza dei Miracoli, ma molto altro. La settimana del cinema ha calato il

sipario salutando i suoi ospiti con la visita di Villa Roncioni a Pugnano, location perfetta per girare film

d'epoca grazie al supporto della Fondazione Cerratelli che ha messo a disposizione abiti di scena di ogni

periodo storico e la spiaggia del Gombo a San Rossore, dipinto silenzioso di rara bellezza. «Pisa si è

proposta al cinema internazionale forte della sua tradizione sul tema - dice Paolo Ghezzi - nella

consapevolezza di avere aspetti logistici, ambientali ed organizzativi non comuni nel panorama

internazionale. Per questo è stato assunto l'impegno comune di lavorare nei prossimi mesi per valutare la

possibilità di un protocollo operativo che consenta convenienze reali per valorizzare il territorio locale e le

aspettative del mondo della produzione e della regia cinematografica». «Pisa - ha confermato il presidente di

Ace, Ronan Girre - ha infrastrutture logistiche e ambientazioni diverse tutte a portata di mano: troviamo degli

scenari antichi ed un patrimonio storico molto ben conservato insieme ad una campagna limitrofa magnifica e

a dei parchi naturali, dove nessun elemento moderno viene a disturbare l'occhio. Tutto ciò a meno di quindici

minuti da un aeroporto internazionale. Valori aggiunti, questi, - conclude Girre- che consentono possibili

pianificazioni economiche di grande convenienza e di ottenere risposte in tempi rapidi alle tante esigenze di

chi fa cinema». «Abbiamo realizzato - conclude il vicesindaco Ghezzi - quello che volevamo da questo

appuntamento: mostrarci al cinema internazionale in tutte le nostre potenzialità e questa convergenza tra le

nostre aspettative e quello che i produttori Ace hanno ottenuto dalla loro presenza in città è quanto di meglio

avremmo potuto desiderare». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

16/04/2015 19Pag. Il Tirreno - ed. Pisa(diffusione:80832, tiratura:102004)

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CINEMA. Il regista e sceneggiatore Rizzi «Il mio film sul mondo al di là dello specchio» Il regista Alberto Rizzi sul set di Sleeping Wonder a Palazzo Paletta, in zona Duomo FOTO ... «I veri disabili

sono gli incapaci di amare»: così Alberto Rizzi, regista e sceneggiatore del cortometraggio Sleeping Wonder,

riassume l'anima del film. Un progetto importante, nato dalla collaborazione della compagnia teatrale di Rizzi,

Ippogrifo, con l'associazione Amici del Tesoro, che da dieci anni si occupa, a Verona, di disabilità. «L'idea era

fare un film per sensibilizzare, mandando un messaggio di integrazione, senza retorica, confezionando un

prodotto artistico dall'appeal cinematografico. In sette minuti si passerà, rocambolescamente, dai tempi

moderni a scene subacquee, dal Medioevo al Settecento». Al centro della trama c'è una ragazza, interpretata

dalla primattrice di Ippogrifo Chiara Mascalzoni che, come una novella Alice nel Paese delle Meraviglie,

scivola in una dimensione onirica, nella quale vive diversi incontri simbolici. Le riprese, iniziate nella notte tra

sabato e domenica in piazza Erbe, sono proseguite in centro storico, all'interno delle sale affrescate del neo

restaurato Palazzo Paletta in via Arcidiacono Pacifico (zona Duomo). Tra le altre location: l'agriturismo San

Mattia, con la sua vista mozzafiato sulla città; il forte del Pestrino; la piscina Le Grazie e il bosco del Ledro Art

Park, in Trentino, dove si girerà una scena particolarmente affollata, grazie all'aiuto delle associazioni di

rievocatori storici: Lame Scaligere, Compagnia del Doppio Soldo e La Gualdana del Malconsiglio. Il

cortometraggio vede la partecipazione del grande regista e attore argentino Cesar Brie (sarà il padre della

protagonista); della comica Alessandra Faiella (la madre); di Lino Guanciale, noto attore di cinema e fiction, in

questi giorni su Rai1 ne La dama velata (l'innamorato); di Ida Marinelli, socia fondatrice del Teatro dell'Elfo di

Milano e, naturalmente, dei ragazzi degli Amici del Tesoro. «Alice entra in un mondo capovolto, sottosopra. È

la mia idea di diversità: il mondo al di là dello specchio, il mondo che non esiste, che viene escluso dalla

società, di cui non si parla, che non è integrato, un problema differito ai servizi sociali e sanitari, non

veramente qui, ora e con noi»: prosegue Rizzi. Il regista, per dare vita a questo mondo, ha chiamato un

direttore della fotografia d'eccezione: Michele Brandstetter de Bellesini, notissimo soprattutto in ambito

pubblicitario, ma autore anche di videoclip e fiction. Il sonoro del mondo magico è invece catturato in presa

diretta da Tommaso Ferrari. «La cosa più difficile, fino ad oggi, sono state le scene in piscina»: racconta

Chiara Mascalzoni. «Non ho un buon rapporto con l'acqua, ho dovuto nuotare vestita, con gli occhi aperti. È

andata bene e alla fine mi sono divertita molto. Oggi non vedo l'ora di girare le scene in costume

settecentesco, un mio sogno di bambina». Per Chiara questa è la terza esperienza davanti alla cinepresa,

dopo Orlando & Co, di Rizzi e il corto Summertime, di Tobia Passigato. Sleeping Wonder è realizzato col

supporto del Comune di San Giovanni Lupatoto; il patrocinio del Comune di Verona, Regione Veneto,

Comune di Ledro, Amia Verona e il prezioso aiuto della Verona Film Commission.

16/04/2015 51Pag. L'Arena di Verona(diffusione:49862, tiratura:383000)

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IN ITALIA E NEL MONDO Il film di Daniele Luchetti "Chiamatemi Francesco" Bergoglio visto da vicino SIAMO ANDATI IN ESCLUSIVA SUL SET DEL NUOVO FILM SUL PAPA. CHE, DICE IL REGISTA, «NONSARÀ UN SANTINO, MA IL RITRATTO DI UN UOMO CHE HA SCIOLTO I NODI DELLA SUA ESISTENZA» Roberto Zichittella - foto di Angelo Di Pietro VENERDÌ SANTO SUL SET ALL'EUR Nella foto: l'attore cileno Sergio Hernandez, 57 anni, sul set nei panni

di Jorge Mario Bergoglio ai tempi in cui era vescovo. EVenerdì Santo, il vento scompiglia le chiome fiorite dei

ciliegi giapponesi attorno al laghetto dell'Eur e i romani si godono il sole. Ma il set ricreato in un appartamento

del quartiere ci porta a una notte del 1976 a Buenos Aires. Grandi teloni neri appesi al balcone ricreano il

buio notturno, i mobili sono opportunamente datati e i libri appoggiati qua e là nel salotto sono tutti in

spagnolo. L'appartamento è animato dal via vai di tecnici e attrezzisti, poi si piomba nel silenzio e risuona una

voce: «Azione!». Una giovane donna tremante e ferita, appena rilasciata dai militari che tengono incatenata

l'Argentina, suona alla porta. Entra. Un'altra donna le corre incontro, la abbraccia, scoppia a piangere. È sua

madre, Esther Ballestrino, un'intellettuale marxista grande amica di Jorge Bergoglio, fra le fondatrici del

movimento delle Madri di Plaza de Mayo, poi uccisa dal regime. È una scena intensa, che vedremo alla fine

dell'anno in Chiamatemi Francesco, il film che racconta la vicenda umana e spirituale di Jorge Mario

Bergoglio dagli anni della gioventù fino all'elezione al soglio pontificio del marzo 2013. Circa mezzo secolo di

vita, in cui Bergoglio è stato giovane prete, insegnante, provinciale dei Gesuiti argentini, vescovo ausiliario e

poi vescovo di Buenos Aires, infine cardinale e protagonista di due Conclavi. Prodotto dalla Taodue, girato in

spagnolo, il film è diretto da Daniele Luchetti, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Martin Salinas.

Le riprese sono cominciate a gennaio e si concludono a fine aprile. Quattro mesi intensi fra l'Argentina, la

Germania, Torino e Roma. ALL'INIZIO DEL GIUBILEO. «Contiamo di uscire nelle sale il 3 dicembre, pochi

giorni prima dell'inizio del Giubileo e del compleanno del Papa», assicura il produttore Pietro Valsecchi.

Valsecchi ha già prodotto due film dedicati a Wojtyla e ora confida di essere rimasto affascinato da papa

Francesco, «un uomo semplice, mai retorico, che con le sue parole e i suoi gesti sa arrivare a tutti, credenti e

laici». La sfida maggiore, aggiunge Valsecchi, «sarà riuscire a trasmettere al meglio l'autenticità di questo

Papa». L'onore e l'onere di interpretare Jorge Bergoglio ricade su due attori sudamericani. L'argentino

Rodrigo De la Serna, 38 anni, ammirato ne I diari della motocicletta sarà il Bergoglio giovane. Il cileno Sergio

Hernandez, 57 anni, vestirà invece i panni del gesuita ormai vescovo e cardinale. «Sono molto felice di poter

lavorare a un progetto così interessante», dice Rodrigo De la Serna. «Bergoglio», aggiunge, «è un

personaggio molto complesso, ma al tempo stesso semplice. Interpretare un contemporaneo come l'attuale

Papa mi fa tanta paura, però è una sfida molto importante non solo a livello professionale, ma anche

personale». Hernandez, per meglio prepararsi al ruolo, all'inizio di marzo ha incontrato il cardinale Ricardo

Ezzati, arcivescovo di Santiago del Cile, il quale gli ha raccontato chi è Bergoglio visto da vicino. Anche

Hernandez considera l'interpretazione di Bergoglio «la sfida più complessa» della sua carriera. «Papa

Francesco», spiega l'attore, «è genuino, non si mette mai in posa. Ogni suo gesto non è calcolato, ma

espressione della sua sensibilità e di ciò che lui è davvero e profondamente in quel momento». «Per qualche

giorno ho avuto in casa due Papi», scherza il regista Daniele Luchetti, ricordando gli incontri di questi mesi

con i due attori. «Scrivendo la sceneggiatura», spiega Luchetti, «ci siamo domandati se Bergoglio sia stato

sempre così e la risposta per fortuna è no. Racconto Bergoglio come una persona che è stata diversa da

come la vediamo oggi, anche poco sorridente. Non faremo un santino. Nella sua vita abbiamo individuato

come punto di svolta il periodo in Germania e la sua devozione per l'immagine della Madonna che scioglie i

nodi. Lì Bergoglio ha sciolto i nodi della sua esistenza e ha potuto affrontare con coraggio l'impegno di

vescovo a Buenos Aires e infine di Pontefice». NEI CINEMA PARROCCHIALI. Il film costerà 12-13 milioni di

euro. «Non è un instant movie», spiega il produttore Valsecchi, «ma un racconto ricco di impegno e

sensibilità. L'anteprima sarà un grande evento a novembre, che forse organizzeremo negli Stati Uniti. Poi il

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film uscirà nelle sale distribuito da Medusa e in seguito in televisione. Mi piacerebbe vederlo circolare anche

nel circuito dei cinema parrocchiali e nelle scuole, perché papa Francesco è un uomo che sa parlare a tutti.

Attendiamo curiosi il suo giudizio sul film, ma intanto abbiamo la coscienza a posto».

Foto: NELLE SALE A DICEMBRE Nelle foto di queste pagine: l'attore argentino Rodrigo De la Serna, 3S

anni, interpreta il giovane Bergoglio nel film di Daniele Luchetti "Chiamatemi Francesco", in uscita a

dicembre.

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OMAR SY UN FILM CONTRO I PREGIUDIZI SUGLI STRANIERI È diventato famoso nei panni del badante di "Quasi amici". E ora in "Samba" interpreta un immigrato che sibatte per la sua famiglia Maurizio Turrioni è poco da ridere, stavolta. A firmare il film Samba è la stessa coppia di registi, Olivier Nakache ed Eric

Toledano, che tre anni fa ha portato al successo Quasi amici: 51 milioni di spettatori in tutto il mondo, la

pellicola francese più vista di sempre. Protagonista, poi, è ancora il loro attore feticcio, Omar Sy, gigante

dall'aria scaltra, labbra enormi disenero del tetraplegico milionario. Ma la storia di Samba (ispirata al libro di

Delphine Coulin Samba pour la France, edito in Italia da Rizzoli) è più sociale, scomoda, amara. Non unisce

gli spettatori nel classico "volemose bene" capace di alleggerire le coscienze. Le disavventure del clandestino

Samba (da dieci anni a Parigi sempre alla ricerca di una regolarizzazione tramite il lavoro) s'incrociano con le

insicurezze sentimentali di Alice, manager in crisi (tanto da spendere un anno sabbatico nel volontariato pur

di ritrovare fiducia in sé stessa). E si sorride a denti stretti. Mai i due si sarebbero incontrati se non fosse per

l'emergenza che li spoglia dei pregiudizi spingendoli alla condivisione. Magari, perfino all'amore. Ma il lieto

fine non è scontato in una società in cui documenti ed etichette contano più di ciò che si è. Nei panni

stropicciati di un'Alice piena di slanci e ritrosie, Charlotte Gainsbourg offre una prova toccante. A reggere il

peso della storia è però Omar Sy, in un ruolo più sofferto e sensibile di quello che gli ha dato fama mondiale.

«È il ritmo della commedia all'italiana, il nostro grande modello», sottolineano i registi, al loro 4 * quinto film in

coppia (ancora con le musiche illuminanti di Ludovico Einaudi). «È vero però che in Francia la gente si è

divisa sul film. Non tutti capiscono come si possa mischiare il tragico con il comico». Lo ha invece imparato

bene Omar Sy, in bacheca il César vinto come miglior attore per Quasi amici, qui al suo quarto film con

Nakache-Toledano. «Con loro, ormai, lavoro a occhi chiusi», confessa dall'alto del suo metro e novanta

questo ragazzone che non dimostra i suoi 37 anni, sposato da sempre con Helena e già papà di quattro figli.

«Prima di girare, subisso i due registi di domande. Cerco di capire il personaggio, di chiarire i dubbi. Sul set,

poi, vado d'istinto. Amo lasciarmi andare e metterci del mio». Chi è, allora, il suo Samba? «Un uomo pieno di

dignità e di coraggio, costretto ad andare avanti a ogni costo contro tutto e contro tutti. Se non lo fa, crollano

con lui le persone della famiglia che ha lasciato in Senegal. Se paragono la sua vita alla mia, mi rendo conto

dell'abisso che ci separa. C'è chi si gioca la vita nell'istante in cui varca una frontiera. Io, con il passaporto e

la mia bella faccia, vado dove mi pare. La mia sola preoccupazione è di trovare un taxi quando arrivo

all'aeroporto». Quarto di otto fratelli, lei è figlio di immigrati: sua madre, originaria della Mauritania, era

cameriera, e suo padre un operaio senegalese. Nato a Trappes, è cresciuto in piena banlieu. Quanto pesa,

ancora oggi, il razzismo in Europa? «Assieme a Eric e Olivier, pensavamo da tempo a un film sulla vita di un

sans-papiers. C'è voluto il libro della Coulin per sviluppare il personaggio giusto. I pregiudizi restano, chissà

se con i film potremo cambiare qualcosa. 10 la periferia me la porto dentro. Vivevamo in dieci, pigiati in un

appartamentino. Ho imparato ad adattarmi, a non sentirmi speciale». Quando ha capito di voler fare l'attore?

«A dire la verità, neppure lo sognavo. I miei volevano che mi diplomassi e che trovassi un lavoro. Un giorno,

poi, accompagno un amico alla radio per la puntata pilota di un programma. Mancano alcuni ospiti, allora

m'invento un calciatore nigeriano. Divento popolare: dalla radio passo alla Tv con Canal Plus, poi conosco

Olivier Nakache ed Eric Toledano su un set. Ed eccomi qui». Quanto è cambiata la sua vita con 11

successo? «Non è cambiata proprio per nulla. Vivo sempre con la stessa donna, mia § moglie, e la mattina

porto i figli a scuo- g la. Niente paparazzi davanti casa o § quando esco per strada. Certo, la gente adesso mi

riconosce e magari mi dice | qualche parola gentile». • I DAVID KOSKAS, THIERRY VALLETOUX

Foto: UN TRIO CHE FUNZIONA Sopra: Omar Sy con Charlotte Gainsbourg in "Samba". A fianco: con

Francois Cluzet in "Quasi amici", sempre dei registi Olivier Nakache ed Eric Toledano.

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TELEVISIONE

5 articoli

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COSA BOLLE PER BOLLORÉ Un po' salvatore, un po' Murdoch europeo. Perché il capo di Vivendi è finito al centro del risiko italianoL'arrivo nel salotto italiano, fra Mediobanca e Generali, il legame con Tarak Ben Ammar, l'abboccamento conRenzi In Francia Vincent è protagonista di punta del gioco dei media e ha messo nel mirino anche Hachette(di Lagardère) Le ultime mosse? Sotto il fumo cuoce parecchio arrosto. Forse tutto sarà più chiaro domani,giorno dell'assemblea di Vivendi In Italia si dice che potrebbe aiutare il Cav. a s Stefano Cingolani Chiunque scriva su Vincent Bolloré è sempre tentato di gettare la palla avanti. Ecco l'uomo che aiuterà Silvio

Berlusconi a sistemare l'eredità, collocando Mediaset e Mondadori in un grande gruppo internazionale; ecco il

finanziere che bilancia le banche nel salotto buono di Via Filodrammatici; l'investitore che toglie dai pasticci

Telecom Italia dopo il divorzio con gli spagnoli di Telefonica. Oppure, proiettandosi al di là delle Alpi, ecco il

magnate che riuscirà a contrastare Rupert Murdoch in Europa realizzando il progetto che da un quarto di

secolo è solo un sogno: la convergenza tra contenitori e contenuti, tra tv, internet, editoria, cinema e

telecomunicazioni, tra nuovi e vecchi media, tra pubblicità e finanza. Progetti, ambizioni, ma cosa c'è di

concreto? Le mosse degli ultimi mesi confermano che sotto il fumo cuoce parecchio arrosto. E forse tutto

sarà più chiaro domani, venerdì 17 aprile, giorno in cui si terrà l'assemblea di Vivendi convocata all'Olympia,

la mitica sala da concerti parigina. L'appuntamento è delicato visto che Bolloré, presidente e principale

azionista, è sotto il tiro dei fondi di investimento irritati perché non sono stati distribuiti abbastanza dividendi,

allo scopo di mettere da parte un gruzzolo consistente per nuove avventure. Il fondo americano Psam, che

possiede poco meno dell'un per cento, ha ottenuto che vengano pagati ben 2,7 miliardi in più. Ma persino il

più piccolo socio vuol sapere come saranno impiegati i 4 miliardi e mezzo di euro a disposizione per

acquisizioni strategiche anche in Italia dove Vivendi è già il primo azionista industriale di Telecom, avendo

preso l'8,3 per cento della spagnola Telefonica. In Francia, Bolloré è protagonista di punta nel risiko dei

media e ha messo nel mirino anche Hachette che fa capo a Lagardère, grande fornitore di aerei e armi

all'Armée e a mercanti di mezzo mondo. Di qua dalle Alpi ha interpretato molte parti nella commedia dell'alta

finanza, ma sempre con un ruolo di spalla. Adesso potrebbe diventare primo attore. Lo vuole davvero? E con

quale spartito? E' sbarcato in Mediobanca nel 2002 mentre era in corso la battaglia per il dopo Cuccia. Arrivò

chiamato da Vincenzo Maranghi, introdotto dal suo vecchio mentore Antoine Bernheim, socio della banca

Lazard che faceva da sponda a Mediobanca. Ma poi ha cambiato fronte e ha trattato con Cesare Geronzi e

Alessandro Profumo che hanno defenestrato Maranghi. Grazie al produttore e finanziere franco-tunisino

Tarak Ben Ammar, s'è avvicinato a Silvio Berlusconi. E' entrato nelle Assicurazioni Generali per sostenere

Bernheim che poi ha scaricato (come poi ha fatto con lo stesso Geronzi). Ha stretto un accordo con la

Pininfarina in crisi nera, per produrre un'auto elettrica, la Bluecar: adesso viene costruita in Francia da

Renault e va ad alimentare il circuito urbano del car sharing Autolib. A 63 anni e con una nuova fidanzata non

più segreta (della sua storia con la giovane mannequin Vanessa Modely ha scritto persino l'agenzia ufficiale

France Presse) può vantarsi di aver salvato l'eredità paterna (nel 1981 con l'aiuto dei Rothschild e di

Bernheim) per costruire un gruppo molto più grande con una struttura famigliare davvero all'antica, portando

progressivamente al timone i quattro figli di primo letto: Cyrille sarà il successore, Yannick presiede Havas, la

figlia minore Marie è in consiglio di Mediobanca, mentre il primogenito Sébastien, che non ha il talento per

governare, è lo stratega nelle nuove tecnologie. Bolloré è passato dalla carta per le sigarette alla haute

finance. La sua ricchezza, stimata da Forbes in 7 miliardi di dollari, è ramificata in un vero e proprio impero

fatto di miniere e piantagioni in Africa, trasporti, logistica, produzione di batterie al litio e auto elettriche. Ma la

vera ambizione è diventare il più importante magnate dei nuovi e vecchi media in Europa accanto a Rupert

Murdoch da un lato e al gruppo tedesco Bertelsmann dall'altro. Con Vivendi il bucaniere ha conquistato una

vera portaerei. Il gruppo francese di telecomunicazioni nato dopo lunghi e tortuosi travagli dalla vecchia

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Générale des Eaux (acquedotti e gas) era rimasto senza una mano forte e Bolloré lo ha scalato. Nel giugno

dello scorso anno è diventato presidente; oggi è anche l'azionista di riferimento con il 12 per cento (l'ultimo

pacchetto lo ha acquistato ai primi di aprile) seguito da BlackRock, Société Générale, Amundi (sussidiaria di

Société Générale e di Crédit Agricole) e Caisse des dépôts et consignations (la Cdp francese). Fin

dall'autunno ha preso di fatto il comando e ha imposto una sterzata. Innanzitutto ha fatto scorporare Sfr,

secondo gruppo telefonico francese, per poi venderlo ad Altice posseduta da Patrick Drahi, il "re del cavo",

rampante imprenditore delle telecomunicazioni. Il secondo passo è stato passare a Telefonica Gvt, uno dei

principali operatori nelle telecomunicazioni in Brasile, ambito anche da Telecom Italia. E gli spagnoli hanno

pagato in parte con le azioni del gruppo italiano che avevano in portafoglio. Le cessioni hanno fatto incassare

13 miliardi di euro: anche se una parte entrerà solo quest'anno, si tratta di una liquidità enorme, pari all'intero

fatturato del gruppo, con utili per ben 4,7 miliardi, confermando il nomignolo di re del cash flow con il quale

Bolloré è conosciuto nella finanza internazionale. Un mago della finanza, dunque, ma la sua strategia è

davvero coerente? Prima ha spinto Vivendi fuori dalla telefonia, poi è rientrato dalla porta sul retro in Telecom

Italia? Come mai? Il telefono non è il suo core business, però l'uomo d'affari francese ha già spiegato che

vuole essere protagonista "nell'inevitabile consolidamento del settore", cioè nella girandola di fusioni e

acquisizioni che coinvolge già l'intera Europa. Dunque, è merce di scambio preziosa. La grande caccia punta

sui media, in particolare i nuovi come Dailymotion, un sito che fa concorrenza a You Tube nell'Hexagone.

Bolloré controlla già Havas, uno dei maggiori gruppi mondiali nella pubblicità, e intende prenderne il controllo

totale. Vivendi possiede Canal Plus, numero uno nella tv a pagamento in Francia, e Universal Music, una

delle tre major discografiche (con Warner e Sony). Ma guarda anche alla carta stampata, a cominciare dal

settimanale l'Express, testata piccola seppur prestigiosa. Mai nella sua vita il finanziere francese ha fatto

capire le proprie intenzioni, scommettendo sempre sull'effetto sorpresa. Avvenne quando fece una incursione

clamorosa in Lazard e poi con Mediobanca. Anche lo scossone in Vivendi, rovesciata come un guanto, ha

preso tutti alla sprovvista. Dunque, è davvero azzardato provare a indovinare. Le voci che corrono negli

ambienti finanziari è che l'Italia possa offrire una importante occasione nel mercato televisivo. Perché Canal

Plus è solo una bella nicchia (ha uno share del 4 per cento) e Vivendi non possiede una tv in chiaro sia via

etere sia digitale. Il gruppo Berlusconi non ha la potenza di fuoco di un tempo. Mediaset è una bella azienda,

però sta soffrendo la crisi (è tornata in utile nel 2013 dopo aver chiuso in rosso il 2012) e ha una cultura molto

tradizionale, tanto che deve rafforzarsi in tutto l'universo internet. Inoltre, nonostante i vari tentativi di sbarcare

all'estero (quello spagnolo è l'unico davvero riuscito) rimane un'azienda italocentrica. Si è parlato di nuovo (lo

si fa ormai da dieci anni) di un patto se non addirittura di una fusione tra Telecom e Mediaset. Operazione

complessa e politicamente sensibile. Allo stato attuale sembra improbabile che possa ottenere il via libera.

Ma ben diverso sarebbe un accordo su ampia scala con Vivendi. "Dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo,

come abbiamo fatto negli anni 80", s'è lasciato sfuggire Fedele Confalonieri. L'offerta per le torri televisive

della Rai, comunque finirà (probabilmente con una joint-venture), è una tappa della più grande riconversione.

Mediaset ha bisogno di una svolta. Con ricavi di 3 miliardi e mezzo di euro, la sua taglia è troppo piccola per

far fronte ai colossi internazionali. Le voci su possibili alleanze e matrimoni hanno fatto salire il valore di

Borsa (la capitalizzazione s'aggira sui 5,5 miliardi) e a Piazza Affari la voce ricorrente è che Vivendi sia il

promesso sposo. I rumors di un interesse per Sky che Murdoch vuole riorganizzare in tutta Europa sono stati

smentiti da Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato del gruppo francese, perché "troppo costosa".

Intanto Sky ha stretto un accordo con Telecom per distribuire i suoi programmi in fibra ottica. Le trattative per

Premium si sono arenate. E c'è chi dice che Berlusconi possa trattare una pax televisiva con Murdoch, forte

dei diritti per la Champions League dei prossimi tre anni. "Siamo in fase fluida in cui tutti parlano con tutti",

fanno sapere i portavoce dei protagonisti. Una formula che si usa quando sta maturando un coup de théâtre.

Canal Plus, Mediaset, Sky offrono contenuti. Telecom Italia è un contenitore e può distribuire la tv attraverso

la banda larga (sia in rame sia in fibra ottica). E' proprio questo il nucleo base della convergenza. Ma bisogna

investire tanti quattrini sia nei contenuti sia nel contenitore oggi chiaramente inadeguato. Il mercato italiano,

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del resto, è troppo piccolo e parrocchiale per essere davvero profittevole. Ecco perché non basta stringere

accordi sul prodotto, ci vuole a monte un soggetto dalle spalle larghe e dalla taglia internazionale, capace di

scegliere e mobilitare risorse. Bolloré ha aumentato la sua posizione pure in Mediobanca: è già il secondo

azionista e può salire fino all'8 per cento, cioè allo stesso livello di Unicredit. A sua volta Mediobanca è

ancora socio di Telecom nel cui consiglio siede Tarak Ben Ammar, anche se Alberto Nagel, amministratore

delegato di Mediobanca, intende vendere la quota ormai inferiore al 2 per cento. L'azienda telefonica italiana

è piena di debiti, i ricavi sono in discesa, mentre incombe l'incognita sulla banda larga e il passaggio dal rame

alla fibra ottica (dovrebbe avvenire solo nel 2030, però bisogna cominciare a investire). Dunque non è

esattamente una mucca da mungere, tuttavia può servire da leva. Ci sono stati abboccamenti con Orange (la

ex France Télécom ancora controllata dal Tesoro, fattura 41 miliardi ossia tre volte Telecom Italia) e tutti

negano che sia stato deciso qualcosa. Tanta carne, anche troppa, bolle nel pentolone di questo potau-feu.

Non basta un grande chef, ci vuole un maître sapiente. Inutile nascondere che là dove c'è da costruire il

consenso, nell'universo dei persuasori, la politica gioca un ruolo determinante. I legami di Bolloré sono

soprattutto a destra. Amico di Nicolas Sarkozy e di Carla Bruni che invita nel suo yacht, è un conservatore

che frequenta la chiesa anche se divorziato e fascinoso tombeur des femmes. La sua seconda moglie è

l'attrice e scrittrice Valérie Jeanneret, ma proprio questo mese ha presentato agli intimi la frizzante Modely. Il

figlio Yannick ha sposato la nipote di Martin Bouygues, patron del più grande gruppo di costruzioni e del

primo canale televisivo, da sempre un pilastro dei neogollisti. In Italia Bolloré è vicino a Berlusconi, però se

vuol giocare a tutto campo deve diventare trasversale. Le capacità di manovra non gli mancano, un bretone

sa affrontare i rapidi mutamenti del vento oceanico, lo ha dimostrato negli affari dove ogni volta ha mollato

quelli che gli avevano aperto la porta, come Bernheim, o nella stessa Vivendi dove ha fatto fuori JeanRené

Fourtou. Ben Ammar è rimasto, invece, al suo fianco, con lui condivide il progetto multimediale e ha

partecipato anche alla trattativa con Telefonica. La sponda italiana ha provocato a Bolloré anche qualche

brutto incidente tanto da essere condannato dalla Consob (una multa di 3 milioni e l'interdizione per 18 mesi

da ogni carica) per le operazioni finanziarie con le quali nel 2010 ha cercato di salvare il gruppo Ligresti

coinvolgendo la compagnia francese Groupama. Baciare pantofole non è nello stile del francese, in genere è

sempre accaduto il contrario. Eppure, bon gré mal gré, dovrà trovare un canale con il presidente del

Consiglio, Matteo Renzi. Molti sostengono che può aiutarlo Giuseppe Recchi, presidente di Telecom che ha

buoni agganci nel milieu renziano. Tuttavia, quando la giostra comincerà a girare, non mancheranno certo le

occasioni per rapporti meno indiretti. Negli affari come nella vita, la chimica personale conta spesso più dei

quattrini. Renzi si mostra aperto all'intervento di robusti investitori stranieri in Italia. Deve fare i conti, in ogni

caso, con una forte corrente protezionistica. Informazione e telecomunicazioni sono attività considerate

ovunque, anche negli Stati Uniti, sensibili se non proprio strategiche. Non bastano le autorità indipendenti a

tutelare gli interessi nazionali; tanto meno se sono in ballo le televisioni che rappresentano il principale

collegamento con la più ampia opinione pubblica (e lo saranno ancora a lungo). Basta ricordare che quando

conquistò la 20th Century Fox, l'australiano Murdoch dovette prendere il passaporto statunitense. Nel 1999

Silvio Berlusconi stava sul punto di vendere Mediaset proprio allo "Squalo" e fu Massimo D'Alema, allora

presidente del Consiglio, a proclamare il Biscione "patrimonio del paese". Quanto a Telecom Italia, nel 2006

Marco Tronchetti Provera trattava l'ingresso di Murdoch o in alternativa di Time Warner e General Electric,

informò l'allora capo del governo Romano Prodi il quale "auspicò" che il controllo restasse italiano. Ne venne

fuori il pasticcio Telco con banche, assicurazioni e Telefonica. I tempi non sono poi così cambiati. Il caso Ilva,

per quanto diverso, dimostra che Renzi non ci pensa due volte a mettere in campo lo stato per affrontare una

crisi irrisolvibile altrimenti. Bolloré lo sa bene; quanto a Ben Ammar, naviga da troppo tempo lungo le coste

della penisola. E a lui, che faceva da ufficiale di collegamento tra Craxi e Arafat, Matteo ricorda tanto Bettino.

Twitter @scingolo

Foto: Vincent Bolloré. A 63 anni e con una nuova fidanzata non più segreta (della giovane mannequin

Vanessa Modely ha scritto persino France Presse) può vantarsi di aver salvato l'eredità paterna

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Tv, a febbraio Mediaset giù del 2,8% Rai -6,1%, Sky -10,8%, La7 -12% CLAUDIO PLAZZOTTA Niente da fare, gli investimenti pubblicitari anche sul mezzo televisivo proprio non ce la fanno a riprendere.

Febbraio, infatti, è stato un mese durissimo, con segni meno un po' per tutti i principali gruppi. Mediaset ha

chiuso con un -2,8% rispetto allo stesso mese del 2014, Rai con un -6,1%, nonostante il buon Festival di

Sanremo, e pure Sky ha dovuto incassare un -10,8% che, tuttavia, al netto delle Olimpiadi di Sochi trasmesse

in esclusiva nel 2014, si trasformerebbe in un +3,2%. La7 è il gruppo con il calo maggiore: -12%,

confermando la essione già subita in gennaio. Insomma, dopo due mesi questo 2015 sembra essere un altro

anno problematico, in attesa, forse, di un evento come Expo 2015 sul quale tante aziende hanno concentrato

i loro budget di comunicazione. Tra gennaio e febbraio la tv italiana ha raccolto complessivamente 552 milioni

di euro, giù di quasi il 5% sullo stesso bimestre 2014. I canali di Mediaset hanno portato a Cologno Monzese

322,5 mln di euro, in contrazione del 3,8% (la tabellare, però, va meglio ed è a -1,8%), e quelli Rai si sono

fermati a 126,7 mln, giù di quasi il 9% (la tabellare è calata di quasi il 10%, le telepromozioni si sono ridotte

del 24%). Sky si deve accontentare di 65,8 mln (-2,5%) e La7 di 22,7 mln (-12,4%). Unici segnali positivi

arrivano da Mtv, che con i suoi 10 mln di euro nei primi due mesi 2015 migliora del 19% il risultato 2014.

Flette, infi ne, anche il gruppo di canali Discovery dedicati ai kids (Frisbee e K2) consolidato con Deejay tv:

tra gennaio e febbraio in totale sono stati raccolti 4,2 mln di euro, in calo del 3%.

I risultati dei gruppi tv Raccolta gen-feb 2015 Var.% su gen-feb 2014 MEDIASET 322.540 -3,8 RAI 126.788

-8,7 SKY 65.796 -2,5 LA 7 22.751 -12,4 MTV 10.013 19,1 DISCOVERY (KIDS+DJ) 4.217 -3,0 Fonte:

Elaborazione ItaliaOggi su dati netti di mercato in milioni di euro

16/04/2015 4Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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MEDIASET APRE IL CANTIERE DELLA SINCRONIZZAZIONE TRA LA PUBBLICITÀ TV E ONLINE Al via il Grande Fratello degli spot Avviata la collaborazione con piattaforma inglese WyWy Al contempo è stato lanciato il progetto diprofilazione dell'audience puntando sull'aggregazione dei big data Andrea Montanari Presidio della tv, senza trascurare il web. Visto che sul mercato televisivo italiano, dove il gruppo mantiene

una leadership indiscussa sul fronte della raccolta pubblicitaria, si sta assistendo a una sempre maggior

frammentazione degli ascolti e sono arrivati due colossi Usa del calibro di Sky Italia e Discovery (in attesa

dello sbarco di Netflix), Mediaset ha deciso di accelerare sull'integrazione dell'offerta pubblicitaria tv e online.

Come emerge dal bilancio 2014 del gruppo presieduto da Fedele Confalonieri e guidato dal vice presidente

Pier Silvio Berlusconi, sono stati lanciati due progetti per accrescere le quote di mercato nel campo

dell'advertising, integrando l'offerta e catalogando al meglio tutte le informazioni relative ai clienti e ai

telespettatori. Come viene specificato nel documento societario, il tutto è fatto per «incrementare il valore del

core business, ovvero la vendita di spazi pubblicitari in tv aggregando poi i big data. Il primo cantiere aperto,

con la collaborazione della piattaforma tecnologica e digitale inglese WyWy, riguarda la possibilità e

necessità di «realizzare» all'interno del gruppo Mediaset «una tecnologia di sincronizzazione tra la pubblicità

tv e quella internet», al fine di armonizzare e uniformare gli spot sul piccolo schermo e quelli in rete. Questo

perché, «resta strategica l'individuazione di nuove forme di comunicazione pubblicitaria che identifichino

Mediaset come riferimento del settore con lo scopo di incrementare l'efficacia degli investimenti», si legge nel

bilancio consolidato. Questa forma di sperimentazione che fa ruota attorno alla controllata Mediamond, e che

proseguirà anche quest'anno, ha anche lo scopo di «estendere il contatto pubblicitario alle nuove abitudini di

utilizzo e fruizione dei mezzi multimediali». In contemporanea, e per completare questo percorso di revisione

delle strategie pubblicitarie, il Biscione ha aperto un altro cantiere legato al concetto di aggregazione dei

cosiddetti big data. In questo caso, si vuole realizzare un «monitoraggio del comportamento dell'utente nel

consumo dei servizi audiovisivi da confrontare con i dati Auditel» per migliorare «profilazione e

clusterizzazione» dell'audience. (riproduzione riservata)

Foto: Pier Silvio Berlusconi

Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/mediaset

16/04/2015 15Pag. MF(diffusione:104189, tiratura:173386)

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NEL BIMESTRE NIELSEN REGISTRA UN -5,2%. CALA IL WEB. ATTESE PER EXPO La pubblicità perde altri 50 milioni Andrea Montanari Toccherà davvero attendere l'avvio, a inizio maggio, dell'Expo di Milano (dura sei mesi) per sperare in una

ripresa degli investimenti pubblicitari. Perché l'inizio d'anno, rappresentato dai dati relativi al primo bimestre

2015 diffusi ieri dalla Nielsen, sono ancora negativi. Tanto che a fine febbraio il saldo della spesa in

advertising era complessivamente in calo del 5,2% a 891,67 milioni, con una perdita di valore, rispetto allo

stesso periodo del 2014, di quasi 50 milioni (48,9 milioni). E che le aziende stiano continuando a tirare la

cinghia su tutti i mezzi di comunicazione lo dimostra il solo dato positivo, tra i principali media, della radio

(+5,2%) che però pesa davvero poco, il 5,8% sul totale del monte-investimenti. «Dopo un gennaio negativo

oltre le aspettative (-6,6%, ndr ), il mese di febbraio mostra un miglioramento del trend che ci fa essere più

ottimisti in vista di Expo2015», ha commentato Alberto Dal Sasso, manager del gruppo internazionale. Anche

perché «marzo confermerà il trend positivo di avvicinamento a quota zero», ha aggiunto Dal Sasso, «anche

se solo le analisi sul secondo trimestre potranno darci un'idea più chiara dell'andamento del 2015». Ma non

va trascurato che se a maggio inizia per l'appunto a Milano l'esposizione universale, l'anno scorso i mesi di

giugno e luglio potevano contare su un evento della portata dei Mondiali di calcio giocatisi in Brasile. Il mezzo

televisivo, che pesa per il 62% della spesa totale, perde quasi il 5% di raccolta scendendo a un incasso di

poco superiore ai 552 milioni. Continua poi il trend negativo del mezzo web: che raccoglie solo 60 milioni con

una flessione del 5,3%. Sempre negativo il dato della raccolta sulla carta stampata: i quotidiani incamerano

101,9 milioni (-8.9%), mentre i periodici tengono di più: 51,9 milioni (-6,2%). Solo l'outdoor (affissioni), che

però pesa davvero poco sul mercato pubblicitario, fa registrare un balzo dell'8,1% salendo a 8,4 milioni. Il

cinema, nonostante l'exploit di spettatori (oltre 32 milioni, +8,4%, le presenze nelle sale italiane, il dato a fine

marzo secondo Audimovie), raccoglie ormai le briciole: 2,77 milioni (-6,2%). Analizzando i dati relativi alla

raccolta pubblicitaria delle principali emittenti televisive emerge che a fine febbraio si salva solo Mtv (10

milioni, +19,1%) che fa gola a Sky Italia e altri broadcaster. Perché Mediaset, che ha pur sempre più del 36%

della torta complessiva degli introiti da spot, ha chiuso il bimestre a 322,5 milioni, in calo del 3,8% a fronte di

uno share medio giornaliero nel mese di febbraio del 33,23%. La Rai, che vince la battaglia degli ascolti

(share del 39,47%), si è fermata a 126,8 milioni (-8,7%). La pay tv di Rupert Murdoch, con 65,8 milioni (-

2,5%), consolida il terzo posto, ma nel solo mese di febbraio (share del 4,55%, a cui va aggiunto l'1,25% di

Fox), ha chiuso con un saldo negativo del 10,8% (nel 2014 poteva contare sulle Olimpiadi invernali di Sochi,

senza le quali il saldo sarebbe stato di +3,2%, ndr ). Chi soffre, percentualmente, più di tutti è La7 del gruppo

Cairo Communication: a fronte di uno share totale del 3,4% a febbraio, la raccolta del primo bimestre è stata

di 22,7 milioni (-12,4%). (riproduzione riservata)

A FINE FEBBRAIO LA7 DI CAIRO SOFFRE PIÙ DI TUTTE LE TV Dati netti in milioni di euro Mediaset Rai

Sky italia La7 Totale tv Internet Quotidiani Periodici Radio TOTALE MERCATO 322,5 126,8 65,8 22,7 552,1

60 101,9 51,9 51,6 891,67 -3,8% -8,7% -2,5% -12,4% -4,9% -5,3% -8,9% -6,2% 5,2% -5,2% -2,8% -6,1% -

10,8% -12% -3,5% 58,42% 22,96% 11,92% 4,12% 36,17% 14,22% 7,38% 2,55% Gennaio-febbraio 2014

Variazione gen/feb 2014 Mese di febbraio 2014 % su totale tv % su totale mercato

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Spettacoli Una città in terapia sui teleschermi della metropolitana Da oggi la fiction "Napoli - In Treatment" in onda sui canali di Videometrò e sul web Un progetto ideato daRoberta De Martino con la "voce" dell'attrice Rosaria De Cicco MARIO BASILE «DOTTÒ, io sto 'nguaiata. Sono una città piena di problemi». La signora Partenope è scossa. Entra nello

studio dello psicoterapeuta Antonio Cimone con la lucida consapevolezza delle proprie sofferenze. Le sente

addosso, le guarda negli occhi, le snocciola una dopo l'altra al suo analista: la criminalità, il problema rifuti

mai risolto per davvero, il trasporto pubblico non all'altezza. È sorpreso anche il dottore.

Ha di fronte una città che gioca a carte scoperte mettendo sul tavolo deliri, ansie e paure, proprio come

farebbe un normale paziente. Roba mai vista. La signora Partenope è la prima città al mondo ad andare in

terapia.

Accade in "Napoli - In Treatment", psico-fiction da oggi in onda per cinque mesi sui canali di Videometrò,

l'emittente visibile sugli schermi delle stazioni di metropolitana e funicolari cittadine, e sul sito del progetto

(www.napolintreatment.it). Un format sospeso tra fiction e reality pensato dalla psicologa e giornalista

Roberta De Martino, che ha tratto proprio dalla sua esperienza professionale l'idea: «Giornalisti e psicologi

lavorano con le domande, questi ultimi per promuovere il benessere degli individui. Da qui è nata l'idea di un

progetto che fonde giornalismo e psicologia per fare il bene non di un singolo individuo ma di una città

intera». Venti sedute/puntate - una a settimana secondo il tipico setting terapeutico - divise in clip quotidiane

di un minuto, ognuna con al centro un "tema-sintomo" differente. La regia è dei videomaker Angelo e

Pierfrancesco Borruto. Napoli vive nella voce di Rosaria De Cicco, il dottor Cimone, invece, è interpretato da

Francesco Mastandrea. A lui il compito di accompagnare la signora Partenope lungo la terapia per restituirle

autostima, liberandola dalla gabbia delle dicotomie e mostrandole che è «una carta sporca di cui qualcuno se

ne importa».

Napoli, infatti, non sarà sola: la terapia diventa di gruppo quando sullo schermo appaiono cittadini impegnati

nel migliorarla. Pazienti speciali che incarnano i valori positivi della città, come Tina Palumbo che organizza

corsi di cucina per immigrati ai Quartieri, Raniero Madonna e Raffaele Guarino di Stop Biocidio, lo scrittore

Maurizio de Giovanni, Raffaele Del Giudice presidente di Asia. Tutti i pazienti, così come attori e registi,

hanno lavorato a titolo gratuito. La supervisione del progetto - che già sogna una seconda stagione e il salto

in televisione - è affidata a a Renzo Carli (già ordinario di Psicologia clinica alla Sapienza), Giovanni

Madonna (responsabile Istituto italiano psicoterapia relazionale) e Antonella Bozzaotra (presidente

dell'Ordine degli psicologi della Campania). «Il cuore del progetto è considerare la città come fosse un solo

paziente - spiega Madonna - può funzionare stando attenti a non reificare la metafora. La cura è sempre una

riconnessione, un rimettere insieme ciò che è stato separato. Il lavoro del progetto è articolare in maniera

sottile il confine tra il bene e il male. Pensare a una città come a una persona aiuta a rimettere insieme i

pezzi. Perché Napoli è una città lacerata. Si può trovare però un punto di incontro. Invece di generare

resistenza, si può generare collaborazione». Una delle frasi che ispira la psico-fiction è "le parole creano

mondi". Le parole , aggiunge Madionna, «hanno creato questa lacerazione: da un lato abbiamo la città

dilaniata dalla camorra e dall'altro la città paradisiaca. Il modello teorico che fa da sfondo è l'ecologia della

mente proposto da Bateson.

Questo modello punta ad annullare la dicotomia ma senza fare confusioni. Le distinzioni vanno fatte, ma

senza generare separazione».

IL CAST LA PSICOLOGA Roberta De Martino psicologa e giornalista ha ideato il format "Napoli In Treament"

GLI OSPITI Nel ruolo dei personaggi "positivi" della città lo scrittore Maurizio de Giovanni e altri ospiti GLI

ATTORI Francesco Mastandrea (a sinistra) interpreta il dottor Cimone. La voce di Napoli è di Rosaria De

Cicco PER SAPERNE DI PIÙ www.napolintreatment.it www.maggiodellamusica.it

16/04/2015 17Pag. La Repubblica - ed. Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Foto: LA STORIA Nella "psico-fiction" la città di Napoli è la paziente di un terapeuta

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