2015-07-06_il lunedì - Da expo 2015 le 5 parole d’oro

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Attualità Economia & Finanza 6 6 luglio 2015 Da Expo 2015 le cinque parole d’oro per rafforzare la presenza sui mercati esteri Riso Scotti e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con la rivista Food, hanno organizzato un dibattito con alcuni dei princi- pali protagonisti del food&beverage made in Italy, per evidenziare quali strategie vanno messe in campo dalle imprese che vogliono accelera- re lo sviluppo sui mercati inter- nazionali. A Expo Milano 2015, nello spazio espositivo The Waterstone di Intesa Sanpaolo, Le ricette per avere successo all’estero raccontate da cinque Top Gun dell’agroalimentare italiano bisnonno che ha iniziato questa impresa nel 1890, con un muli- no, a cui negli anni si è aggiun- to un pastificio e addirittura un biscottificio. Ma la tenacia è anche una caratteristica impor- tante della nostra pasta. Con la tenacia, oggi abbiamo raggiun- to una quota di mercato del 10% a volume e siamo diventa- ti protagonisti del settore”. mente rispetto a ciò che faccia- mo”. Francesco Mutti, Ammini- stratore Delegato dell’omonima industria del pomodoro, mette in luce la necessità di muoversi sui mercati internazionali, ana- lizzando le peculiarità di ogni singolo paese. Parla di com- prensione. “Il mondo non è uno solo, ma occorre declinare i Mario Modica ECONOMIA di Per Zefferino Monini, Presidente e Amministratore Delegato della Spa olearia, invece la parola chiave per competere sullo scenario inter- nazionale è passione. “L’olio è un prodotto che non si può stan- dardizzare, per questo occorre passione. Non siamo industria- li, ma artigiani, e quindi dob- biamo appassionarci costante- propri prodotti in relazione alle caratteristiche di ogni mercato in cui si sceglie di esportare, quindi in relazione alle abitudi- ni del consumatore e alle esi- genze del trade; ma per attivar- si in questo modo servono forti investimenti, non sempre possi- bili per le dimensioni aziendali del nostro sistema produttivo. Per Dario Scotti, Presidente e Amministratore Delegato del gruppo risiero pavese, l’ingre- diente principale nonché indi- spensabile per aggredire i mer- cati esteri è il coraggio “che serve per passare dai pensieri alle decisioni strategiche. Coraggio significa da un lato accollarsi i rischi e dall’altro fare autocritica quando le cose non vanno come vogliamo, sapendo anche fare un passo indietro, se occorre”. Matteo Zoppas, Consigliere Delegato del Gruppo San Benedetto, si affida alla parola cultura. “Quando esportiamo un prodotto, esportiamo il nostro saper fare e quindi la nostra cultura, anche se siamo meno bravi degli altri a trasfe- rirla. Dobbiamo riuscire a far comprendere ancora meglio il nostro prodotto perché, quando si parla di Italia, nel mondo si parla del prodotto migliore!”. In chiusura, un commento degli imprenditori alla sfida che il Governo italiano ha più volte rilanciato. La strada per raggiungere i 50 miliardi di euro di export entro il 2020 è ancora lunga e irta di ostacoli, ma lo sforzo delle isti- tuzioni che per la prima volta hanno investito in azioni mirate in paesi target per valorizzare e promuovere l’autentico italian food è un segnale positivo per l’industria italiana. “Per la prima volta - dichiara infatti Divella – Mipaaf, Mise e Ice hanno fatto gioco di squadra per portare il made in Italy nel mondo”. Monini mette in luce la necessità di andare oltre il populismo dell’origine della materia prima se si vuole cre- scere in quantità oltre che in qualità: “Il nostro settore ha bisogno di essere disciplinato per moltiplicare le produzioni di qualità, altrimenti aumenta il rischio che le nostre aziende passino in mani straniere”. Per Francesco Mutti, per rendere possibile il traguardo dei 50 miliardi di export, occorrono interventi strutturali e in effi- cienza per le nostre filiere. Per Dario Scotti, se l’Italia è un mercato statico, l’estero rappre- senta una grande opportunità per un’azienda che produce riso: un prodotto che sfama il mondo e che sposa la domanda crescente di prodotti salutistici. Matteo Zoppas sottolinea: “La pressione fiscale è troppo ele- vata; abbiamo un gettito che incide del 20-30% in più rispet- to ai nostri competitor. Noi imprenditori dobbiamo neces- sariamente continuare ad inve- stire in risorse, innovazione e prodotti di qualità che sappia- mo fare meglio di altri. Non possiamo esportare commo- dity”. Cosa serve e cosa chiede un imprenditore per rafforzare la sua presenza nei mercati esteri? Per far crescere un’azienda all’estero occor- re avere un ruolo di “imprenditore cruciale”. Una figura di persona che ha la visione si circonda di persone tenaci e passionale. L’imprenditore è parte attiva e fondamentale dello sviluppo e della crescita dei mercati esteri. Quello che chiede l’imprenditore è che il sistema esterno almeno lo agevoli in quello che è la sua missione. Vuol dire non ricevere soldi, contributi, ma semplicemente quelle informazioni, quelle relazioni fonda- mentali per ottenere risultati all’estero. Prima avete scelto una parola a rappre- sentare il vostro impegno nell’export. Ha scelto “coraggio” quanto si rispecchia nella sua personalità imprenditoriale? Questa parola si rispecchia sia nella mio essere imprenditore che nel mio essere uomo. Io ho sempre cercato di pensare, decidere e fare a livello personale, familiare e a livello imprenditoriale. Ho sempre pensato che sia necessario trasformare le idee che ti vengo- no in fatti concreti. A questo punto arriva il rischio vero di imprenditore dove occorre questa dose di coraggio per mettersi in gioco. Prima parlava del rapporto con la Cina per quel che riguarda l’Export. Più che un paese è un continente non si può paragonare a qualsiasi altro luogo è un mer- cato che merita un discorso specifico. La Cina è un mondo diverso dal nostro quindi occorre un modo di affrontarlo completa- mente specifico. E’ un grande mercato ma non facile, forse è il mercato più difficile. Faccio fatica a pensare ad altri paesi con livelli di differenziazione e di particolarità come la Cina. E quindi questa Cina vuol dire un’opportunità straordinaria ma biso- gna avere anche un grado per affrontarla spaventosamente elevato. A Pavia iniziamo ad avere una forte pre- Scotti è presente a Expo non solo come sponsor ma anche come organizzatore di momenti di dibattito. Nella tavola rotonda si parlava di come crescere nel mondo dell’esportazione e a dibattere sull’argomento cinque Top Gun dell’industria agoalimentare. Alla fine del dibattito Dario Scotti, il Patron dell’indu- stria pavese, ha risposto ad alcune domande L’intervista a Dario Scotti senza imprenditoriale cinese, anche nel mondo dello sport. La popolazione cinese ha avuto in Italia un’evoluzione micidiale nel corso degli anni. Mi ricordo solo 15-20 anni fa arrivavano come semplice mano d’opera poi hanno ini- ziato con la ristorazione oggi li troviamo in tantissime attività micro imprenditoriali. Anche a Pavia se andiamo al mercato due banchetti su tre sono gestiti da cinesi ed è proprio dalla micro impresa che nasce la media e grande impresa. E’ dalla famiglia di imprenditori che nasce l’imprenditore, que- sto processo di imprenditoria cinese è desti- nato a svilupparsi. Mentre invece la Romania altro paese dove ha grossi interessi. La Romania è completamente diversa dalla Cina è pure un paese di grandi opportunità. Io a volte la paragono alla Cina d’Europa. Per quanto riguarda le unità produttive la Cina oggi fa esportazione di azienda vera. La Romania per qualche aspetto è rimasta indietro non ci sono ancora gli imprenditori veri e propri, qualcosa inizia a smuoversi soprattutto nel settore artigianale, Sicuramente anche in questo paese vedremo un’evoluzione positiva. Il mondo va globalizzandosi e tutto va rasso- migliandosi. Noi perderemo dei vantaggi come italiani in Italia speriamo di ricostruir- celi fuori. Prima ha fatto qualche battuta polemica sul rapporto che voi grossi produttori avete con la grande distribuzione. Ma con la grande distribuzione non è sem- plice lavorare hanno delle logiche spesso di conflittualità di dualismo con l’industria. Quindi a volte è un problema lavorare con loro. Però i problemi possono essere oppor- tunità, rendono più difficile la vita però allo stesso tempo offrono delle grosse opportu- nità. Sta all’impresa di essere capace di costruirsi degli obiettivi, degli equilibri e dei vantaggi reciproci. Per assurdo l’industria deve essere capace di costruirsi dei vantaggi per lei e vantaggi per la gdo e poi vender- glieli. Prima ha parlato di questi suoi rapporti con la compagine estera presente in mino- ranza nella Riso Scotti che ha aperto sce- nari esteri. Quello che trovo interessante è che questo rapporto ci sta dando sì dei vantaggi com- merciali ma soprattutto un vantaggio di cul- tura. L’importanza della professionalità, del- l’organizzazione tutti concetti che avevo ben presenti e che erano presenti in azienda con il confronto con questa grande azienda ci ha permesso di capire che non sono condizioni importanti per andare avanti, ma sono con- dizioni fondamentali per fare un grande salto. Cosa è rimasto dell’ entusiasmo di Dario Scotti che circa quarantanni fa entrava nell’azienda familiare. E’ rimasto lo stesso entusiasmo che avevo a ventitré anni quando ho iniziato a muovere i primi passi e che ho ancora oggi a cinquan- tanove anni. Poi ho avuto dei cambiamenti nel corso della mia vita, ho acquisito più pro- fessionalità, più equilibrio magari meno disponibilità nei confronti delle varie situa- zioni ma la forte passione è rimasta. E la passione è fondamentale per qualsiasi imprenditore. Ed essere un punto di riferimento per l’in- dustria pavese. Ma io non so se sono un punto di riferimen- to per l’industria pavese. Ma insomma rimane sempre il più grosso industriale in Pavia. Si sono il più importante però devo dire che i rapporti con il tessuto pavese sono modesti non sono come potrebbero essere. Ci siamo posizionati ad un livello più alto che ci ha fatto allontanare dalla realtà delle problema- tiche della città. Si può però sempre recupe- rare per fare sempre meglio. di Mario Modica , , attraverso le case history di big brand come Scotti, Mutti, Divella, Gruppo SanBenedetto e Monini, si è parlato di limiti e margini di miglioramento del nostro sistema-Paese, di opera- zioni finanziarie finalizzate alla crescita oltreconfine, di relazio- ni virtuose con i partner del trade estero, di operazioni di co-marketing per affrontare nuovi mercati, di sostenibilità come leva competitiva del made in Italy agli occhi dei consumatori di tutto il mondo. Per riassumere la loro filosofia imprenditoriale all’estero, i cin- que imprenditori coinvolti nel dibattito hanno scelto ciascuno una parola chiave, in grado di sintetizzare i punti di forza della loro presenza sui mercati inter- nazionali. Cinque parole per un ‘micro-dizionario’ che rappre- senta una sorta di vademecum per chi guarda con interesse crescente ai paesi esteri. Cinque ricette per vincere la sfida, più volte ribadita dal Governo italiano, di far passare l’export dell’agroalimentare italiano da 33 a 50 miliardi di euro entro il 2020. #TENACIA Divella #PASSIO- NE Monini #COMPRENSIO- NE Mutti #CORAGGIO Scotti #CULTURA Zoppas Cinque personalità forti, eredi di famiglie che nel tempo hanno saputo creare brand competitivi, capaci di affronta- re mercati internazionali con coraggio e tenacia, animati dalla passione per il loro lavoro e per i loro prodotti, solidi nella loro cultura imprenditoriale, nell’analisi e comprensione delle peculiarità di ogni singolo Paese. Francesco Divella, Procuratore dell’omonimo gruppo pastaio, ha scelto la parola tenacia per la sua dupli- ce valenza. “Per affrontare i mercati esteri c’è bisogno di tenacia come quella del mio

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AttualitàEconomia & Finanza

66 luglio

2015

Da Expo 2015 le cinque parole d’oro perrafforzare la presenza sui mercati esteri

Riso Scotti e Intesa Sanpaolo,in collaborazione con la rivistaFood, hanno organizzato undibattito con alcuni dei princi-pali protagonisti delfood&beverage made in Italy,per evidenziare quali strategievanno messe in campo dalleimprese che vogliono accelera-re lo sviluppo sui mercati inter-nazionali. A Expo Milano 2015,nello spazio espositivo TheWaterstone di Intesa Sanpaolo,

Le ricette per avere successo all’estero raccontate da cinque Top Gun dell’agroalimentare italiano

bisnonno che ha iniziato questaimpresa nel 1890, con un muli-no, a cui negli anni si è aggiun-to un pastificio e addirittura unbiscottificio. Ma la tenacia èanche una caratteristica impor-tante della nostra pasta. Con latenacia, oggi abbiamo raggiun-to una quota di mercato del10% a volume e siamo diventa-ti protagonisti del settore”.

mente rispetto a ciò che faccia-mo”. Francesco Mutti, Ammini-stratore Delegato dell’omonimaindustria del pomodoro, mettein luce la necessità di muoversisui mercati internazionali, ana-lizzando le peculiarità di ognisingolo paese. Parla di com-prensione. “Il mondo non è unosolo, ma occorre declinare i

Mario Modica

ECONOMIA

di

Per Zefferino Monini,Presidente e AmministratoreDelegato della Spa olearia,invece la parola chiave percompetere sullo scenario inter-nazionale è passione. “L’olio èun prodotto che non si può stan-dardizzare, per questo occorrepassione. Non siamo industria-li, ma artigiani, e quindi dob-biamo appassionarci costante-

propri prodotti in relazione allecaratteristiche di ogni mercatoin cui si sceglie di esportare,quindi in relazione alle abitudi-ni del consumatore e alle esi-genze del trade; ma per attivar-si in questo modo servono fortiinvestimenti, non sempre possi-bili per le dimensioni aziendalidel nostro sistema produttivo. Per Dario Scotti, Presidente e

Amministratore Delegato delgruppo risiero pavese, l’ingre-diente principale nonché indi-spensabile per aggredire i mer-cati esteri è il coraggio “cheserve per passare dai pensierialle decisioni strategiche.Coraggio significa da un latoaccollarsi i rischi e dall’altrofare autocritica quando le cosenon vanno come vogliamo,sapendo anche fare un passoindietro, se occorre”. Matteo Zoppas, ConsigliereDelegato del Gruppo SanBenedetto, si affida alla parolacultura. “Quando esportiamoun prodotto, esportiamo ilnostro saper fare e quindi lanostra cultura, anche se siamomeno bravi degli altri a trasfe-rirla. Dobbiamo riuscire a farcomprendere ancora meglio ilnostro prodotto perché, quandosi parla di Italia, nel mondo siparla del prodotto migliore!”. In chiusura, un commento degliimprenditori alla sfida che ilGoverno italiano ha più volterilanciato.La strada per raggiungere i 50miliardi di euro di export entroil 2020 è ancora lunga e irta diostacoli, ma lo sforzo delle isti-tuzioni che per la prima voltahanno investito in azioni miratein paesi target per valorizzare epromuovere l’autentico italianfood è un segnale positivo perl’industria italiana. “Per laprima volta - dichiara infattiDivella – Mipaaf, Mise e Icehanno fatto gioco di squadraper portare il made in Italy nelmondo”. Monini mette in lucela necessità di andare oltre ilpopulismo dell’origine dellamateria prima se si vuole cre-scere in quantità oltre che inqualità: “Il nostro settore habisogno di essere disciplinatoper moltiplicare le produzionidi qualità, altrimenti aumenta ilrischio che le nostre aziendepassino in mani straniere”. PerFrancesco Mutti, per renderepossibile il traguardo dei 50miliardi di export, occorronointerventi strutturali e in effi-cienza per le nostre filiere. PerDario Scotti, se l’Italia è unmercato statico, l’estero rappre-senta una grande opportunitàper un’azienda che produceriso: un prodotto che sfama ilmondo e che sposa la domandacrescente di prodotti salutistici.Matteo Zoppas sottolinea: “Lapressione fiscale è troppo ele-vata; abbiamo un gettito cheincide del 20-30% in più rispet-to ai nostri competitor. Noiimprenditori dobbiamo neces-sariamente continuare ad inve-stire in risorse, innovazione eprodotti di qualità che sappia-mo fare meglio di altri. Nonpossiamo esportare commo-dity”.

Cosa serve e cosa chiede un imprenditoreper rafforzare la sua presenza nei mercatiesteri? Per far crescere un’azienda all’estero occor-re avere un ruolo di “imprenditore cruciale”.Una figura di persona che ha la visione sicirconda di persone tenaci e passionale.L’imprenditore è parte attiva e fondamentaledello sviluppo e della crescita dei mercatiesteri. Quello che chiede l’imprenditore èche il sistema esterno almeno lo agevoli inquello che è la sua missione. Vuol dire nonricevere soldi, contributi, ma semplicementequelle informazioni, quelle relazioni fonda-mentali per ottenere risultati all’estero. Prima avete scelto una parola a rappre-sentare il vostro impegno nell’export. Hascelto “coraggio” quanto si rispecchianella sua personalità imprenditoriale? Questa parola si rispecchia sia nella mioessere imprenditore che nel mio essere uomo.Io ho sempre cercato di pensare, decidere efare a livello personale, familiare e a livelloimprenditoriale. Ho sempre pensato che sianecessario trasformare le idee che ti vengo-no in fatti concreti. A questo punto arriva ilrischio vero di imprenditore dove occorrequesta dose di coraggio per mettersi ingioco. Prima parlava del rapporto con la Cinaper quel che riguarda l’Export. Più che un paese è un continente non si puòparagonare a qualsiasi altro luogo è un mer-cato che merita un discorso specifico. LaCina è un mondo diverso dal nostro quindioccorre un modo di affrontarlo completa-mente specifico. E’ un grande mercato manon facile, forse è il mercato più difficile.Faccio fatica a pensare ad altri paesi conlivelli di differenziazione e di particolaritàcome la Cina. E quindi questa Cina vuoldire un’opportunità straordinaria ma biso-gna avere anche un grado per affrontarlaspaventosamente elevato.A Pavia iniziamo ad avere una forte pre-

Scotti è presente a Expo non solo come sponsor maanche come organizzatore di momenti di dibattito.Nella tavola rotonda si parlava di come crescere nelmondo dell’esportazione e a dibattere sull’argomentocinque Top Gun dell’industria agoalimentare. Alla fine del dibattito Dario Scotti, il Patron dell’indu-stria pavese, ha risposto ad alcune domande

L’intervista a Dario Scotti‘‘

senza imprenditoriale cinese, anche nelmondo dello sport. La popolazione cinese ha avuto in Italiaun’evoluzione micidiale nel corso degli anni.Mi ricordo solo 15-20 anni fa arrivavanocome semplice mano d’opera poi hanno ini-ziato con la ristorazione oggi li troviamo intantissime attività micro imprenditoriali.Anche a Pavia se andiamo al mercato duebanchetti su tre sono gestiti da cinesi ed èproprio dalla micro impresa che nasce lamedia e grande impresa. E’dalla famiglia diimprenditori che nasce l’imprenditore, que-sto processo di imprenditoria cinese è desti-nato a svilupparsi. Mentre invece la Romania altro paesedove ha grossi interessi. La Romania è completamente diversa dallaCina è pure un paese di grandi opportunità.Io a volte la paragono alla Cina d’Europa.Per quanto riguarda le unità produttive laCina oggi fa esportazione di azienda vera.La Romania per qualche aspetto è rimastaindietro non ci sono ancora gli imprenditoriveri e propri, qualcosa inizia a smuoversisoprattutto nel settore artigianale,Sicuramente anche in questo paese vedremoun’evoluzione positiva. Il mondo va globalizzandosi e tutto va rasso-migliandosi. Noi perderemo dei vantaggicome italiani in Italia speriamo di ricostruir-celi fuori. Prima ha fatto qualche battuta polemicasul rapporto che voi grossi produttoriavete con la grande distribuzione. Ma con la grande distribuzione non è sem-plice lavorare hanno delle logiche spesso diconflittualità di dualismo con l’industria.Quindi a volte è un problema lavorare conloro. Però i problemi possono essere oppor-tunità, rendono più difficile la vita però allostesso tempo offrono delle grosse opportu-nità. Sta all’impresa di essere capace dicostruirsi degli obiettivi, degli equilibri e deivantaggi reciproci. Per assurdo l’industria

deve essere capace di costruirsi dei vantaggiper lei e vantaggi per la gdo e poi vender-glieli. Prima ha parlato di questi suoi rapporticon la compagine estera presente in mino-ranza nella Riso Scotti che ha aperto sce-nari esteri. Quello che trovo interessante è che questorapporto ci sta dando sì dei vantaggi com-merciali ma soprattutto un vantaggio di cul-tura. L’importanza della professionalità, del-l’organizzazione tutti concetti che avevo benpresenti e che erano presenti in azienda conil confronto con questa grande azienda ci hapermesso di capire che non sono condizioniimportanti per andare avanti, ma sono con-dizioni fondamentali per fare un grandesalto. Cosa è rimasto dell’ entusiasmo di DarioScotti che circa quarantanni fa entravanell’azienda familiare. E’ rimasto lo stesso entusiasmo che avevo aventitré anni quando ho iniziato a muovere iprimi passi e che ho ancora oggi a cinquan-tanove anni. Poi ho avuto dei cambiamentinel corso della mia vita, ho acquisito più pro-fessionalità, più equilibrio magari menodisponibilità nei confronti delle varie situa-zioni ma la forte passione è rimasta. E lapassione è fondamentale per qualsiasiimprenditore. Ed essere un punto di riferimento per l’in-dustria pavese.Ma io non so se sono un punto di riferimen-to per l’industria pavese. Ma insomma rimane sempre il più grossoindustriale in Pavia. Si sono il più importante però devo dire chei rapporti con il tessuto pavese sono modestinon sono come potrebbero essere. Ci siamoposizionati ad un livello più alto che ci hafatto allontanare dalla realtà delle problema-tiche della città. Si può però sempre recupe-rare per fare sempre meglio.

di Mario Modica ,,

attraverso le case history di bigbrand come Scotti, Mutti,Divella, Gruppo SanBenedettoe Monini, si è parlato di limiti emargini di miglioramento delnostro sistema-Paese, di opera-zioni finanziarie finalizzate allacrescita oltreconfine, di relazio-ni virtuose con i partner deltrade estero, di operazioni dico-marketing per affrontarenuovi mercati, di sostenibilitàcome leva competitiva delmade in Italy agli occhi deiconsumatori di tutto il mondo. Per riassumere la loro filosofiaimprenditoriale all’estero, i cin-que imprenditori coinvolti neldibattito hanno scelto ciascunouna parola chiave, in grado disintetizzare i punti di forza dellaloro presenza sui mercati inter-nazionali. Cinque parole per un‘micro-dizionario’ che rappre-senta una sorta di vademecumper chi guarda con interessecrescente ai paesi esteri. Cinque ricette per vincere lasfida, più volte ribadita dalGoverno italiano, di far passarel’export dell’agroalimentareitaliano da 33 a 50 miliardi dieuro entro il 2020. #TENACIA Divella #PASSIO-NE Monini #COMPRENSIO-NE Mutti #CORAGGIO Scotti#CULTURA Zoppas Cinque personalità forti, eredidi famiglie che nel tempohanno saputo creare brandcompetitivi, capaci di affronta-re mercati internazionali concoraggio e tenacia, animatidalla passione per il loro lavoroe per i loro prodotti, solidi nellaloro cultura imprenditoriale,nell’analisi e comprensionedelle peculiarità di ogni singoloPaese. Francesco Divella,Procuratore dell’omonimogruppo pastaio, ha scelto laparola tenacia per la sua dupli-ce valenza. “Per affrontare imercati esteri c’è bisogno ditenacia come quella del mio