20140329 breve lectio su gv 9

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Breve Lectio su Gv 9 Gerusalemme Romitaggio del Getsemani 29 marzo 2014 1. Contesto capitolo Il capitolo 9 è strettamente legato al brano precedente, soprattutto da 8, 12 (Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»). Anche in questo contesto vi è una forte polemica con i farisei, che non credono a ciò che Gesù dice. Sono cioè ciechi, perché giudicano secondo la carne. 2. Paralleli 2Re 5. Eliseo, Naaman, Giezi (יִ זֲ חֵ ג); Is 35: 5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi. Mc 8, 22-26: (22 ¶ Giunsero a Betsaida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio, gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui e gli domandò: «Vedi qualche cosa?» 24 Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché vedo come alberi che camminano». 25 Allora gli pose di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. 26 Gesù lo rimandò a casa sua e gli disse: «Non entrare neppure nel villaggio»). Guarigione progressiva del cieco preceduta dalla difficoltà dei di- scepoli a credere, anche dopo avere visto i miracoli (Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?... non capite?). Mc 10, 46-52 (Cieco di Gerico. I discepoli sgridavano, ma il cieco aveva fede e fu salvato, quindi vedette). Vedi anche: Ex 20,5; Ez 18,20; etc. 3. Struttura 1-7 Miracolo 8-9 Domanda su identità del cieco 10-12 Processo: come è stato fatto il miracolo 13-17 / 24-34 Processo al cieco nato 18-23 Processo ai genitori 35-39 Conclusione 40-41 Ultima controversia coni farisei 4. Senso del brano Come per la samaritana, qui siamo di fronte ad una catechesi che ci presenta Gesù come Signore (38), non solo come luce ma come colui che ci consente di vedere, nella sua luce. È di Gesù che si discute, della sua identità. Il brano porta il lettore a dare un giudizio su Ge- sù. Su di lui dobbiamo esprimerci, come i farisei e come il cieco nato: 39 Gesù disse: «Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che ve- dono diventino ciechi». La rivelazione è al v 38: credi nel Figlio dell’Uomo, colui che tu vedi e che sta di fonte a te? Come con la samaritana, anche qui Gesù si autorivela e interpella il suo interlocutore. È la domanda che sta di fronte a noi ancora oggi.

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Breve Lectio su Gv 9 Gerusalemme Romitaggio del Getsemani

29 marzo 2014

1. Contesto capitolo

Il capitolo 9 è strettamente legato al brano precedente, soprattutto da 8, 12 (Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»). Anche in questo contesto vi è una forte polemica con i farisei, che non credono a ciò che Gesù dice. Sono cioè ciechi, perché giudicano secondo la carne.

2. Paralleli 2Re 5. Eliseo, Naaman, Giezi (ֵגֲחזִי); Is 35: 5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi. Mc 8, 22-26: (22 ¶ Giunsero a Betsaida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio, gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui e gli domandò: «Vedi qualche cosa?» 24 Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché vedo come alberi che camminano». 25 Allora gli pose di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. 26 Gesù lo rimandò a casa sua e gli disse: «Non entrare neppure nel villaggio»). Guarigione progressiva del cieco preceduta dalla difficoltà dei di-scepoli a credere, anche dopo avere visto i miracoli (Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?... non capite?). Mc 10, 46-52 (Cieco di Gerico. I discepoli sgridavano, ma il cieco aveva fede e fu salvato, quindi vedette). Vedi anche: Ex 20,5; Ez 18,20; etc.

3. Struttura 1-7 Miracolo 8-9 Domanda su identità del cieco 10-12 Processo: come è stato fatto il miracolo 13-17 / 24-34 Processo al cieco nato 18-23 Processo ai genitori 35-39 Conclusione 40-41 Ultima controversia coni farisei

4. Senso del brano Come per la samaritana, qui siamo di fronte ad una catechesi che ci presenta Gesù come Signore (38), non solo come luce ma come colui che ci consente di vedere, nella sua luce. È di Gesù che si discute, della sua identità. Il brano porta il lettore a dare un giudizio su Ge-sù. Su di lui dobbiamo esprimerci, come i farisei e come il cieco nato: 39 Gesù disse: «Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che ve-dono diventino ciechi». La rivelazione è al v 38: credi nel Figlio dell’Uomo, colui che tu vedi e che sta di fonte a te? Come con la samaritana, anche qui Gesù si autorivela e interpella il suo interlocutore. È la domanda che sta di fronte a noi ancora oggi.

Il brano, come sappiamo, era usato anche come catechesi – scrutinio pre-battesimale. Il battesimo era chiamato anche illuminazione. Gesù, nuovo Adamo che con la terra e la saliva dona la luce a chi non poteva assolutamen-te averla mai conosciuta, costituisce un richiamo alla creazione. Gesù ci rende creature nuove. Sullo sfondo vi sono due piani storici: quello della vita di Gesù e quello della chiesa di Giovanni (il versetto 22 è emblematico in questo senso, si parla già di espulsione: Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga).

5. Progresso di comprensione Fede progressiva del cieco nato in contrapposizione alla progressiva incredulità dei farisei. Farisei: giudizio sospeso (16: È peccatore perché non rispetta il sabato. Altri: ma come può un peccatore guarire un cieco nato? E vi era disaccordo tra di loro), poi ad una certezza (24: noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore). E poi ignoranza (29: Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia). Nel v. 34 l’espulsione del cieco na-to ratifica il loro rifiuto totale. I farisei non nominano mai Gesù per nome (costui, lui, guai a chiamarlo il Cristo - 22; quell’uomo, ecc.). Cieco nato: è un profeta (17); viene da Dio (33: Se quest’uomo non fosse da Dio, non potrebbe fare nulla); poi si prostra dinanzi al Figlio dell’Uomo (38). È un processo analogo a quello della samaritana. La vera identità di Gesù è al versetto 38. Le altre definizioni sono solo parziali. Il catecumeno era introdotto alla piena verità su Gesù, ad accogliere la sua Signo-ria, che diventerà visibile dopo la resurrezione.

6. Riflessioni La prima considerazione è che quello del cieco nato è un racconto lungo:

◦ è lungo perché è il cammino di conversione del credente, che deve passare dalle tenebre alla luce, dall'elemosinare la vita dagli altri, come il cieco nato, al riceve-re la vita da Cristo.

◦ E questo è un cammino lungo, che esige pazienza, perseveranza, che non si compie in un giorno. Anzi, è il cammino di tutta la vita!

La seconda considerazione è il legame profondo che il racconto evidenzia tra la luce e la Parola:

◦ il fine di questo riacquistare la vista non è solamente vedere, ma vedere “colui che gli parla” (9,37) (cfr. anche il vangelo della Samaritana: “sono io che parlo con Te” (4,26)), cioè avere con Cristo una relazione piena.

◦ Questo stesso legame lo incontriamo nel racconto dei discepoli di Emmaus, do-ve i due viandanti, dopo aver ascoltato Gesù, lo riconoscono quando spezza il pane, imparano a vederlo.

◦ È significativo che i farisei, che occupano tanto spazio di questo brano, parla-no molto di Gesù, si interrogano su di Lui e questionano a suo riguardo il cie-co e i suoi genitori, ma non parlano mai con Lui, cioè non entrano in relazione con Lui.

Il cieco, invece, una volta guarito, arriva all'incontro, cioè a vedere Colui che gli parla.

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◦ All'inizio, semplicemente, il cieco fa quello che Gesù gli dice, ma non lo incon-tra. Invece questa è la salvezza: vedere Gesù, e scoprire che questo è dono Suo, è grazia.

◦ L’iniziativa in questo brano è di Gesù. Non vi è una richiesta di guarigione da parte del cieco. Questi, una volta guarito, non segue Gesù, non riesce a com-prendere immediatamente la sua identità, non sa nemmeno dove sia. Ironica-mente, pur avendo acquistato la vista, l’ha perso di vista.

◦ È Gesù che alla fine va in cerca del cieco, dopo avere sentito che è stato cacciato dai farisei e a lui direttamente si rivolge (35). Non sono più i farisei a interrogar-lo, ma è Lui che si pone di fronte al cieco che, nella sua rettitudine, lo accoglie e lo riconosce.

• In breve: Lui non ci dona semplicemente la luce per vedere, ma per vedere Lui. ▪ Lo vediamo non quando pensiamo di essere capaci di vederlo, ma quando

riconosciamo di non saperlo fare: gli occhi nuovi che Gesù dona sono occhi umili

▪ “La prima condizione per uscire dal peccato è avere coscienza di essere nel peccato. Se i farisei si riconoscessero spiritualmente ciechi, già rimarrebbero illuminati e il loro peccato sarebbe tolto. Invece la superba convinzione di vedere, di essere giusti, li indurisce nel confronto con la luce; il loro peccato, appunto perché coscientizzato nell’incontro con la luce, diventa più grave e rimane” (Segalla, Giovanni, 978).

Nel buio non si distingue il pulito dallo sporco. La luce porta necessariamen-te un giudizio, fa chiarezza.

• Ma cosa significa vederlo?

◦ Discepoli di Emmaus: riconoscerlo presente dentro la propria storia, cioè avere della propria storia e della storia dell'uomo uno sguardo di fede, che rilegge tut-to, anche la morte, dentro la luce della Pasqua (“…non bisognava...” e quindi ri-conoscersi salvati).

• Il cammino della fede richiede un passaggio doloroso, che è quello della solitudine:

◦ il cieco viene in qualche modo misconosciuto dalla famiglia ed espulso dalla si-nagoga;

◦ non significa necessariamente che ci deve capitare la stessa cosa, ma che Gesù lo si incontra fuori dall'ambito ristretto delle nostre certezze, dei nostri schemi mentali... I farisei non furono capaci di uscirne, e non colsero la grande novità che stava di fronte a loro. Potevano certo vedere, avevano la vista, ma non pote-vano vedere Lui, non potevano riconoscerlo.

◦ Significa anche che lo si incontra magari proprio lì, dove meno ci si aspetterebbe di incontrarlo

La domanda su Gesù sta di fronte a noi ancora oggi. Dobbiamo chiederci non solo se ci vediamo, ma se vediamo Lui. E anche dopo averlo visto, se siamo capaci di accoglierlo, di riconoscerlo nella sua verità, per quello che è veramente; non solamente come un profeta, o come un buon uomo che viene da Dio, ma come colui che ti parla, come il Signore. Siamo ciechi abba-

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stanza (v. 41), per poter dire in piena coscienza, con gli occhi illuminati solo dalla sua luce, piegando le ginocchia: “Credo, Signore”?

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa

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