LAZIO 20140316.pdfmappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da...

3
No alla chiusura del centro trasfusionale di Formia opo l’assemblea pubblica dell’8 febbraio, e la discussione in consiglio comunale, la battaglia contro la chiusura del Centro trasfusionale del Dono Svizzero di Formia continua. Ieri un corteo–fiume è partito da Piazza Vittoria destinazione ospedale per dimostrare al Presidente Zingaretti e al nuovo Direttore Generale dell’Asl di Latina Caporossi che nel Sud Pontino nessuno vuole la chiusura del Centro. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato Emotrasfusi Sud pontino e ha coinvolto le popolazioni di Sperlonga, Monte S. Biagio, Lenola, Campodimele, Fondi, Itri, Gaeta, Formia, Spigno Saturnia, Minturno–Scauri, SS.Cosma e Damiano, Castelforte. Ad oggi il centro presta assistenza ad oltre 110 persone: 62 che necessitano di trasfusioni, 49 di una salasso – terapia e molti altri dell’eritroaferesi terapeutica. La chiusura determinerebbe una migrazione forzata verso l’ospedale di Latina. Il presidio raccoglie 2000 sacche l’anno più altre 2000 da donazioni esterne, la provincia di Latina è l’unica nel Lazio autosufficiente. In caso di chiusura molti donatori non saranno più disponibili e l’ospedale dovrà acquistare le sacche a 200 euro ciascuna. Poi c’è il costo del personale, i disagi del pronto soccorso e le spese di trasporto. Sicuri che conviene? Simona Gionta D FIRENZE È GIÀ QUI E ASPETTA LA CHIESA DI OGNI GIORNO NAZARENO BONCOMPAGNI In piazza contro l’illegalità Latina, sabato l’evento di Libera. Venerdì veglia col Papa dei parenti delle vittime di mafia a tentazione è quella di prendersela comoda perché, vabbè, in fondo a novembre 2015 ci manca ancora parecchio. E presi come siamo da mille altre incombenze e discussioni, figuriamoci se si trova, nelle nostre diocesi, tempo ed energie per metterci a riflettere pure sul convegno ecclesiale di Firenze. E invece tempo ed energie bisogna che si trovino. Senza troppo indugiare. Perché l’invito che in vista di Firenze 2015 la Cei ha già trasmesso sin dall’ottobre scorso parla chiaro: quello che vedrà convenire le Chiese locali di tutta Italia nel capoluogo toscano non vuol essere un momento in cui parlino solo gli esperti. Di quel «nuovo umanesimo» che, secondo il titolo scelto per il convegno, si trova in Cristo non dovranno parlare solo i teologi e i pastoralisti. E nemmeno, per capire dove la nostra realtà sta andando e in che modo i credenti in Gesù possano proporre qualcosa di autenticamente «umano» alla gente del nostro tempo, ci si dovrà affidare solo alle ricerche sociologiche e alle analisi degli esperti. Perché la vera «esperta in umanità» – ricorda l’invito firmato dal presidente del Comitato preparatorio, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia – è la Chiesa concreta. Quella del quotidiano. Quella che l’umanità giorno dopo giorno incontra. Viene così chiesto alle realtà locali di offrire contributi per il convegno. Non generiche considerazioni e opinioni, ma esperienze da condividere. A ogni Chiesa particolare, e quindi anche alle diciotto comunità diocesane che vivono nel territorio laziale, si propone di inviare tre tipi di risposta alla domanda di fondo «Come la fede in Gesù Cristo illumina l’umano e aiuta a crescere in umanità?», rispondendovi con «la narrazione di un’esperienza positiva, l’indicazione di un nodo problematico, la segnalazione delle vie attivate per il superamento delle difficoltà». E questo lo sappiamo già da mesi. Ora dal Comitato preparatorio giunge anche un ulteriore «spunto per il lavoro diocesano» che suggerisce possibili aree tematiche su cui concentrarsi per scegliere l’esperienza positiva da raccontare (eventualmente affiancata da una seconda specificamente riguardante i giovani) e per riflettere su problematiche e possibili strategie: riguardano «le forme e i percorsi di incontro con Cristo», le «difficoltà di credere e di educare» e «la mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da auspicare che, in quello stile «partecipativo» che tanto ci raccomanda papa Francesco – lui che viene da un modello di Chiesa, quella latinoamericana, dove la «sinodalità» e la corresponsabilità dei fedeli è esperienza ben più consolidata che da noi – consigli pastorali, consulte laicali, realtà aggregative delle nostre diocesi si mettano subito all’opera. L DI REMIGIO RUSSO rriveranno sabato in migliaia da tutta Italia a Latina per ribadire il «no» a ogni forma di illegalità. Tra loro anche i 700 familiari delle vit- time di mafia: il dono più grande per chi è stato provato dalla violenza e dal dolore sarà incontrare il Papa venerdì alle 17.30 nella chiesa di San Grego- rio VII a Roma per una veglia di pre- ghiera, annunciata giusto ieri (ne dia- mo conto nelle pagine nazionali, ndr). L’evento nazionale di sabato è orga- nizzato da «Libera» nell’ambito della XIX Giornata della Memoria e del- l’impegno in ricordo delle vittime del- le mafie; parteciperanno numerosi rappresentanti del mondo politico ed ecclesiale, a partire dal vescovo di La- tina monsignor Mariano Crociata. Per don Luigi Ciotti, fondatore e pre- sidente dell’associazione torinese, «la disponibilità del Papa – ha detto in u- na dichiarazione diffusa in sala stam- pa vaticana – ad accompagnare i fa- miliari a questo momento carico di dolore ma anche di speranza, è segno di un’attenzione e di una sensibilità che loro hanno colto sin dal primo momento». La scelta del capoluogo pontino don Ciotti l’ha motivata spie- gando che nella provincia di Latina «le organizzazioni criminali riciclano il denaro sporco. Lo vediamo dalle tan- te inchieste della magistratura ed è co- munque storia». «Qui a Latina – pro- segue don Luigi – c’è chi indiretta- A mente o meno sostie- ne questo fenomeno. Le mafie non sono nulla se non trovano sul luogo la conniven- za di professionisti, segmenti di politica e di imprenditoria. Pro- prio in questo periodo le mafie fanno affari come banca per le pic- cole imprese in crisi». Una situazione che ri- guarda tutto il Lazio, sempre più preda del- la malavita organizza- ta, dai centri del sud della regione fino alla capitale. Tuttavia, don Ciotti e Libera sono consapevoli che esiste uno stra- to della società che invece aspira alla giustizia e alla legalità e che lavora per raggiungere questo obiettivo di pace. «Veniamo in questa terra a noi molto cara per portare un segnale di condi- visione e responsabilità – spiega sem- pre don Ciotti –. Non dimentichiamo che questi posti hanno grandi risorse e potenzialità, ma sono anche segna- ti dalla presenza sempre più grave e diffusa delle mafie. Occorre dunque reagire per sottolineare l’urgenza di un impegno in territori di frontiera che rischiano di restare nell’ombra». L’impegno di cui parla il fondatore di Libera riguarda in prima persona gli stessi cristiani, i quali devono riap- propriarsi del loro ruolo «per saldare cielo e terra», che porta poi non solo a denunciare le ingiustizie ma anche a presentare proposte alternative, o- rientate al bene comune. «Il cristiano non vive per aria. Noi ab- biamo due punti di riferimento: il Van- gelo prima di tutto e poi la Costitu- zione», ha rimarcato don Ciotti du- rante l’incontro di presentazione te- nuto presso la Curia diocesana di La- tina, «il Vangelo è incompatibile con corruzione, mafie e illegalità». Tuttavia, il vero impegno di un cri- stiano viene ancora prima perché «non c’è legalità senza uguaglianza e senza diritti il progresso economico non sarà più sociale». Senza dimenticare, però, che «prima di chiedere un atteggia- mento corretto agli altri occorre chie- derlo a noi stessi». Così è possibile per don Luigi Ciotti affermare di «essere stanco di sentir parlare di legalità; ini- ziamo a parlare di responsabilità». Come all’assemblea cittadina venerdì scorso a Roma, promossa da Libera e altre associazioni, per affermare con forza che «la società corresponsabile reagisce, si organizza, propone nuovi strumenti per le nuove generazioni: di informazione, di consumo critico, di lotte per i diritti, di richieste di traspa- renza, giustizia e legalità». Un attivismo che può esporre a criti- che come quella di «una Chiesa di par- te e che vuole fare politica». In tal ca- so non c’è alcun problema per don Ciotti: «Sì, sono e siamo di parte; da quella che dà dignità e libertà alle per- sone. La politica lontana dalla politi- ca (intesa come ricerca del bene co- mune) non è politica. D’altronde già Paolo VI diceva che la politica è la più alta forma di carità». Un impegno, quello della carità, che per l’associa- zione Libera «dura 365 giorni l’anno». sanità a comunità del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, come di consueto, ha accolto uno dei padri missionari che, ogni anno, visitano i seminari d’Italia ai fini di sensibilizzare i seminaristi alla missione ad gentes. Il Leoniano è stato visitato da padre Costanzo Donegana del Pime, originario di Como, che ha vissuto per vent’anni in Brasile nella periferia di San Paolo. In collaborazione con il gruppo Gamis (gruppo di animazione missionaria in seminario) padre Costanzo ha incontrato la comunità del Leoniano in due momenti: nel primo ha raccontato la sua esperienza missionaria nelle favelas di san Paolo e ha risposto ad alcune domande dei ragazzi; nel secondo ha celebrato l’Eucaristia. Entrando in sintonia con il magistero di papa Francesco ha incoraggiato i seminaristi alla lettura dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, in particolare della parte in cui il papa si ferma a riflettere sulla «Chiesa in uscita»: una Chiesa capace di uscire da sé per andare incontro alle periferie non tanto geografiche quanto piuttosto esistenziali; tra queste realtà le più significative per un uomo di missione sono quelle nelle quali il vangelo di Cristo non è ancora conosciuto; la sfida più grande è invece far entrare l’annuncio cristiano nel rispetto delle civiltà e delle culture di ogni popolo. La presenza del missionario nella comunità del seminario è sempre un evento di grazia particolare perché permette ai giovani in ricerca di confrontarsi con una Chiesa che va oltre i confini della propria realtà diocesana, e che probabilmente attende ancora uomini e donne pronti a dare la vita per annunciare il Vangelo. Giacomo Luca di Leo L Leoniano I seminaristi incontrano la missione tra gli ultimi La Giornata contro le mafie Latina la manifestazione ini- zierà alle 9 del mattino con il raduno dei partecipanti in via I- sonzo, da dove alle 10 partirà il cor- teo che arriverà alle 11 in piazza del Popolo. Alle 12 il momento più toccante: la lettura dei nomi delle vittime di mafia cui seguiranno al- cuni interventi. La Giornata della Memoria sarà anche occasione di incontro con i familiari delle vitti- me, che in «Libera» hanno trovato la forza di risorgere dal loro dram- ma. Nel pomeriggio i seminari e in- fine la conclusione. Su www.me- moriaeimpegno.it il programma dettagliato. R.Rus. A l’appuntamento Per don Luigi Ciotti «noi cristiani abbiamo due punti di riferimento: il Vangelo prima di tutto e poi la Costituzione La Parola incompatibile con corruzione, mafie e ogni ingiustizia» Migliaia le persone attese sabato prossimo al corteo di Latina. Qua sopra: don Ciotti ALBANO SAPERE ACCOGLIERE LA VITA FRAGILE a pagina 3 ANAGNI UNA CHIESA MISSIONARIA a pagina 4 C. CASTELLANA «UNA MERAVIGLIA DI SORPRESE» a pagina 5 CIVITAVECCHIA «ASCOLTARE IL SILENZIO» a pagina 6 FROSINONE SAPERSI DIRE «PER SEMPRE» a pagina 7 GAETA CARO PAPA TI SCRIVO... a pagina 8 LATINA CROCIATA INCONTRA I CATECHISTI a pagina 9 PALESTRINA RISPETTARE LA DIGNITÀ a pagina 10 PORTO-S.RUFINA «PIÙ IN LÀ DEL DOLORE» a pagina 11 SORA «LA FEDE S’INNALZI AD ALFABETO DI DIO» a pagina 13 TIVOLI UN VERO GESTO DI CARITÀ CONCRETA a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI «LAVORIAMO PER L’UNITÀ» a pagina 12 LAZIO SETTE uando Mosè scese dal Sinai dopo aver incontrato Dio, non lo si poteva guardare in volto: era troppo luminoso! Dovette met- tersi un velo sul viso. Sul volto di Gesù che soffriva e moriva per noi uomini, invece, non c’era un velo. Ma non potevano guardarlo u- guale, tanto era sfigurato. Eppure questo volto attrae ancora irre- sistibilmente molti uomini e donne nel mondo. In Lui, nello splen- dore che promana ancora oggi il suo volto, c’è la radice di ogni gioia per l’uomo! Non muoviamo i passi della penitenza quaresimale per una filosofia ascetica o per una pratica religiosa. È l’attrazione del- lo splendore che risplende sul Figlio di Dio fatto carne a muovere i nostri passi verso la santa montagna dove Egli ci conduce. Ed ec- co che il cristiano diventa un nuovo Mosè. Contempla il volto splen- dente del Dio fatto carne ed è riempito di una così pace colma di gioia serena! Una pace che genera nella storia la lotta tra due mo- vimenti contrastanti: in alcuni una repulsione irragionevole (e spes- so violenta) e in altri un’indicibile attrazione. La storia, da quando Gesù è risorto, è quella di una frattura insanabile tra chi si lascia ammaliare dalla gloria che splende sul volto di Cristo e che anima la gioia cristiana e chi da questa stessa gioia si lascia colmare di o- dio, di risentimento, di invidia gelosa. Ma tu, cristiano, tu che sei ricolmo di questa gloria non puoi restare lì dove sei! Devi immer- gerti nella bellezza di Dio (la vera «grande bellezza»!) devi risplen- dere anche tu di gioia infinita, la gioia del Vangelo che trasuda dal tuo agire, dal tuo parlare, dal tuo essere! Francesco Guglietta Q La (vera) grande bellezza Domenica, 16 marzo 2014 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 LAZIO PRIMA REGIONE «NO-SLOT» a pagina 2 INCHIESTA

Transcript of LAZIO 20140316.pdfmappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da...

Page 1: LAZIO 20140316.pdfmappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da auspicare che, in quello stile «partecipativo» che tanto ci raccomanda papa Francesco

No alla chiusura del centrotrasfusionale di Formia

opo l’assemblea pubblica dell’8febbraio, e la discussione in

consiglio comunale, la battaglia contro lachiusura del Centro trasfusionale delDono Svizzero di Formia continua. Ieriun corteo–fiume è partito da PiazzaVittoria destinazione ospedale perdimostrare al Presidente Zingaretti e alnuovo Direttore Generale dell’Asl diLatina Caporossi che nel Sud Pontinonessuno vuole la chiusura del Centro. Lamanifestazione è stata organizzata dalComitato Emotrasfusi Sud pontino e hacoinvolto le popolazioni di Sperlonga,Monte S. Biagio, Lenola, Campodimele,Fondi, Itri, Gaeta, Formia, SpignoSaturnia, Minturno–Scauri, SS.Cosma eDamiano, Castelforte. Ad oggi il centropresta assistenza ad oltre 110 persone:62 che necessitano di trasfusioni, 49 diuna salasso – terapia e molti altridell’eritroaferesi terapeutica. La chiusuradeterminerebbe una migrazione forzata

verso l’ospedale di Latina. Il presidioraccoglie 2000 sacche l’anno più altre2000 da donazioni esterne, la provinciadi Latina è l’unica nel Lazioautosufficiente. In caso di chiusura moltidonatori non saranno più disponibili el’ospedale dovrà acquistare le sacche a200 euro ciascuna. Poi c’è il costo delpersonale, i disagi del pronto soccorso ele spese di trasporto. Sicuri che conviene?

Simona Gionta

D

FIRENZE È GIÀ QUIE ASPETTA LA CHIESA

DI OGNI GIORNO

NAZARENO BONCOMPAGNIIn piazzacontrol’illegalità

Latina, sabato l’evento di Libera. Venerdì veglia col Papa dei parenti delle vittime di mafia

a tentazione è quella diprendersela comoda perché,vabbè, in fondo a novembre 2015

ci manca ancora parecchio. E presicome siamo da mille altre incombenzee discussioni, figuriamoci se si trova,nelle nostre diocesi, tempo ed energieper metterci a riflettere pure sulconvegno ecclesiale di Firenze. E invecetempo ed energie bisogna che sitrovino. Senza troppo indugiare. Perchél’invito che in vista di Firenze 2015 laCei ha già trasmesso sin dall’ottobrescorso parla chiaro: quello che vedràconvenire le Chiese locali di tutta Italianel capoluogo toscano non vuol essereun momento in cui parlino solo gliesperti. Di quel «nuovo umanesimo»che, secondo il titolo scelto per ilconvegno, si trova in Cristo nondovranno parlare solo i teologi e ipastoralisti. E nemmeno, per capiredove la nostra realtà sta andando e inche modo i credenti in Gesù possanoproporre qualcosa di autenticamente«umano» alla gente del nostro tempo,ci si dovrà affidare solo alle ricerchesociologiche e alle analisi degli esperti.Perché la vera «esperta in umanità» –ricorda l’invito firmato dal presidentedel Comitato preparatorio,l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia– è la Chiesa concreta. Quella delquotidiano. Quella che l’umanitàgiorno dopo giorno incontra. Viene così chiesto alle realtà locali dioffrire contributi per il convegno. Nongeneriche considerazioni e opinioni,ma esperienze da condividere. A ogniChiesa particolare, e quindi anche allediciotto comunità diocesane chevivono nel territorio laziale, si proponedi inviare tre tipi di risposta alladomanda di fondo «Come la fede inGesù Cristo illumina l’umano e aiuta acrescere in umanità?», rispondendovicon «la narrazione di un’esperienzapositiva, l’indicazione di un nodoproblematico, la segnalazione delle vieattivate per il superamento delledifficoltà». E questo lo sappiamo già damesi. Ora dal Comitato preparatoriogiunge anche un ulteriore «spunto peril lavoro diocesano» che suggeriscepossibili aree tematiche su cuiconcentrarsi per scegliere l’esperienzapositiva da raccontare (eventualmenteaffiancata da una secondaspecificamente riguardante i giovani) eper riflettere su problematiche epossibili strategie: riguardano «le formee i percorsi di incontro con Cristo», le«difficoltà di credere e di educare» e «lamappa dei luoghi in cui avvienel’esperienza della fede.È allora davvero da auspicare che, inquello stile «partecipativo» che tanto ciraccomanda papa Francesco – lui cheviene da un modello di Chiesa, quellalatinoamericana, dove la «sinodalità» ela corresponsabilità dei fedeli èesperienza ben più consolidata che danoi – consigli pastorali, consulte laicali,realtà aggregative delle nostre diocesi simettano subito all’opera.

L

DI REMIGIO RUSSO

rriveranno sabato in migliaia datutta Italia a Latina per ribadireil «no» a ogni forma di illegalità.

Tra loro anche i 700 familiari delle vit-time di mafia: il dono più grande perchi è stato provato dalla violenza e daldolore sarà incontrare il Papa venerdìalle 17.30 nella chiesa di San Grego-rio VII a Roma per una veglia di pre-ghiera, annunciata giusto ieri (ne dia-mo conto nelle pagine nazionali, ndr).L’evento nazionale di sabato è orga-nizzato da «Libera» nell’ambito dellaXIX Giornata della Memoria e del-l’impegno in ricordo delle vittime del-le mafie; parteciperanno numerosirappresentanti del mondo politico edecclesiale, a partire dal vescovo di La-tina monsignor Mariano Crociata.Per don Luigi Ciotti, fondatore e pre-sidente dell’associazione torinese, «ladisponibilità del Papa – ha detto in u-na dichiarazione diffusa in sala stam-pa vaticana – ad accompagnare i fa-miliari a questo momento carico didolore ma anche di speranza, è segnodi un’attenzione e di una sensibilitàche loro hanno colto sin dal primomomento». La scelta del capoluogopontino don Ciotti l’ha motivata spie-gando che nella provincia di Latina «leorganizzazioni criminali riciclano ildenaro sporco. Lo vediamo dalle tan-te inchieste della magistratura ed è co-munque storia». «Qui a Latina – pro-segue don Luigi – c’è chi indiretta-

A

mente o meno sostie-ne questo fenomeno.Le mafie non sononulla se non trovanosul luogo la conniven-za di professionisti,segmenti di politica edi imprenditoria. Pro-prio in questo periodole mafie fanno affaricome banca per le pic-cole imprese in crisi».Una situazione che ri-guarda tutto il Lazio,sempre più preda del-la malavita organizza-ta, dai centri del suddella regione fino allacapitale. Tuttavia, don Ciotti e Liberasono consapevoli che esiste uno stra-to della società che invece aspira allagiustizia e alla legalità e che lavora perraggiungere questo obiettivo di pace.«Veniamo in questa terra a noi moltocara per portare un segnale di condi-visione e responsabilità – spiega sem-pre don Ciotti –. Non dimentichiamoche questi posti hanno grandi risorsee potenzialità, ma sono anche segna-ti dalla presenza sempre più grave ediffusa delle mafie. Occorre dunquereagire per sottolineare l’urgenza di unimpegno in territori di frontiera cherischiano di restare nell’ombra».L’impegno di cui parla il fondatore diLibera riguarda in prima persona glistessi cristiani, i quali devono riap-propriarsi del loro ruolo «per saldarecielo e terra», che porta poi non soloa denunciare le ingiustizie ma anchea presentare proposte alternative, o-rientate al bene comune.«Il cristiano non vive per aria. Noi ab-biamo due punti di riferimento: il Van-gelo prima di tutto e poi la Costitu-zione», ha rimarcato don Ciotti du-rante l’incontro di presentazione te-nuto presso la Curia diocesana di La-tina, «il Vangelo è incompatibile concorruzione, mafie e illegalità».Tuttavia, il vero impegno di un cri-stiano viene ancora prima perché «nonc’è legalità senza uguaglianza e senza

diritti il progresso economico non saràpiù sociale». Senza dimenticare, però,che «prima di chiedere un atteggia-mento corretto agli altri occorre chie-derlo a noi stessi». Così è possibile perdon Luigi Ciotti affermare di «esserestanco di sentir parlare di legalità; ini-ziamo a parlare di responsabilità».Come all’assemblea cittadina venerdìscorso a Roma, promossa da Libera ealtre associazioni, per affermare conforza che «la società corresponsabilereagisce, si organizza, propone nuovistrumenti per le nuove generazioni: diinformazione, di consumo critico, dilotte per i diritti, di richieste di traspa-renza, giustizia e legalità».Un attivismo che può esporre a criti-che come quella di «una Chiesa di par-te e che vuole fare politica». In tal ca-so non c’è alcun problema per donCiotti: «Sì, sono e siamo di parte; daquella che dà dignità e libertà alle per-sone. La politica lontana dalla politi-ca (intesa come ricerca del bene co-mune) non è politica. D’altronde giàPaolo VI diceva che la politica è la piùalta forma di carità». Un impegno,quello della carità, che per l’associa-zione Libera «dura 365 giorni l’anno».

sanità

a comunità del PontificioCollegio Leoniano di

Anagni, come di consueto, haaccolto uno dei padrimissionari che, ogni anno,visitano i seminari d’Italia aifini di sensibilizzare iseminaristi alla missione adgentes. Il Leoniano è statovisitato da padre CostanzoDonegana del Pime, originario di Como, che ha vissuto pervent’anni in Brasile nella periferia di San Paolo. In collaborazionecon il gruppo Gamis (gruppo di animazione missionaria inseminario) padre Costanzo ha incontrato la comunità del Leonianoin due momenti: nel primo ha raccontato la sua esperienzamissionaria nelle favelas di san Paolo e ha risposto ad alcunedomande dei ragazzi; nel secondo ha celebrato l’Eucaristia.Entrando in sintonia con il magistero di papa Francesco haincoraggiato i seminaristi alla lettura dell’esortazione apostolicaEvangelii gaudium, in particolare della parte in cui il papa si fermaa riflettere sulla «Chiesa in uscita»: una Chiesa capace di uscire da séper andare incontro alle periferie non tanto geografiche quantopiuttosto esistenziali; tra queste realtà le più significative per unuomo di missione sono quelle nelle quali il vangelo di Cristo non èancora conosciuto; la sfida più grande è invece far entrarel’annuncio cristiano nel rispetto delle civiltà e delle culture di ognipopolo. La presenza del missionario nella comunità del seminario èsempre un evento di grazia particolare perché permette ai giovaniin ricerca di confrontarsi con una Chiesa che va oltre i confini dellapropria realtà diocesana, e che probabilmente attende ancorauomini e donne pronti a dare la vita per annunciare il Vangelo.

Giacomo Luca di Leo

L

LeonianoI seminaristiincontranola missionetra gli ultimi

La Giornata contro le mafieLatina la manifestazione ini-

zierà alle 9 del mattino con ilraduno dei partecipanti in via I-sonzo, da dove alle 10 partirà il cor-teo che arriverà alle 11 in piazzadel Popolo. Alle 12 il momento piùtoccante: la lettura dei nomi dellevittime di mafia cui seguiranno al-cuni interventi. La Giornata dellaMemoria sarà anche occasione diincontro con i familiari delle vitti-me, che in «Libera» hanno trovatola forza di risorgere dal loro dram-ma. Nel pomeriggio i seminari e in-fine la conclusione. Su www.me-moriaeimpegno.it il programmadettagliato.

R.Rus.

A

l’appuntamento

Per don Luigi Ciotti«noi cristiani abbiamodue punti di riferimento:il Vangelo prima di tuttoe poi la CostituzioneLa Parola incompatibilecon corruzione, mafie e ogni ingiustizia»

Migliaia le persone attese sabato prossimoal corteo di Latina. Qua sopra: don Ciotti

◆ ALBANOSAPERE ACCOGLIERELA VITA FRAGILE

a pagina 3

◆ ANAGNIUNA CHIESAMISSIONARIA

a pagina 4

◆ C. CASTELLANA«UNA MERAVIGLIADI SORPRESE»

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIA«ASCOLTAREIL SILENZIO»

a pagina 6

◆ FROSINONESAPERSI DIRE«PER SEMPRE»

a pagina 7

◆ GAETACARO PAPATI SCRIVO...

a pagina 8

◆ LATINACROCIATA INCONTRAI CATECHISTI

a pagina 9

◆ PALESTRINARISPETTARELA DIGNITÀ

a pagina 10

◆ PORTO-S.RUFINA«PIÙ IN LÀDEL DOLORE»

a pagina 11

◆ SORA«LA FEDE S’INNALZIAD ALFABETO DI DIO»

a pagina 13

◆ TIVOLIUN VERO GESTODI CARITÀ CONCRETA

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETI«LAVORIAMOPER L’UNITÀ»

a pagina 12

LAZIOSETTE

uando Mosè scese dal Sinai dopo aver incontrato Dio, non losi poteva guardare in volto: era troppo luminoso! Dovette met-

tersi un velo sul viso. Sul volto di Gesù che soffriva e moriva per noiuomini, invece, non c’era un velo. Ma non potevano guardarlo u-guale, tanto era sfigurato. Eppure questo volto attrae ancora irre-sistibilmente molti uomini e donne nel mondo. In Lui, nello splen-dore che promana ancora oggi il suo volto, c’è la radice di ogni gioiaper l’uomo! Non muoviamo i passi della penitenza quaresimale peruna filosofia ascetica o per una pratica religiosa. È l’attrazione del-lo splendore che risplende sul Figlio di Dio fatto carne a muoverei nostri passi verso la santa montagna dove Egli ci conduce. Ed ec-co che il cristiano diventa un nuovo Mosè. Contempla il volto splen-dente del Dio fatto carne ed è riempito di una così pace colma digioia serena! Una pace che genera nella storia la lotta tra due mo-vimenti contrastanti: in alcuni una repulsione irragionevole (e spes-so violenta) e in altri un’indicibile attrazione. La storia, da quandoGesù è risorto, è quella di una frattura insanabile tra chi si lasciaammaliare dalla gloria che splende sul volto di Cristo e che animala gioia cristiana e chi da questa stessa gioia si lascia colmare di o-dio, di risentimento, di invidia gelosa. Ma tu, cristiano, tu che seiricolmo di questa gloria non puoi restare lì dove sei! Devi immer-gerti nella bellezza di Dio (la vera «grande bellezza»!) devi risplen-dere anche tu di gioia infinita, la gioia del Vangelo che trasuda daltuo agire, dal tuo parlare, dal tuo essere!

Francesco Guglietta

QLa (vera) grande bellezza

Domenica, 16 marzo 2014

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

Email: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected]: Salvatore Mazza

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAmail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ LAZIOPRIMA REGIONE«NO-SLOT»

a pagina 2

INCHIESTA

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: LAZIO 20140316.pdfmappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da auspicare che, in quello stile «partecipativo» che tanto ci raccomanda papa Francesco

A Fiuggi la scuola triennale per consulenti familiari

ato il continuo dilagarsi di eventinegativi che ledono il focolaredomestico la figura del consulente

familiare, preparato e formato, che operanel contesto di un consultorio diventa unaesigenza e un conforto importante perquanti vivono nella difficoltà. Per garantirela giusta formazione di esperti il Cispef(Centro di consulenza familiare interventoe sostegno psicologico, psicoterapia,prevenzione e formazione) organizza uncorso triennale per consulenti familiaricapace di offrire al futuro professionista,innanzitutto, un percorso personale dicrescita; di insegnare le tecniche specifichedella professione e di dare nozioni di base

afferenti a diverse discipline con le quali ilconsulente familiare deve saper interagirein un armonico lavoro di équipe: lapedagogia, la sociologia, la psicologia, lapsicopatologia, il diritto, l’etica, lamedicina. Superato il triennio formativo siottiene un Diploma come consulentefamiliare, professione regolamentata con laLegge n. 4 del 14 gennaio 2013,«Disposizioni in materia di professioni nonorganizzate». La consulenza familiareutilizza una metodologia capace di vivereuna relazione di aiuto finalizzata ad aiutarechi ne fruisce a riscoprire le proprie risorseinterne affinché conviva serenamente con lapropria situazione di vita reale nelquotidiano. Il consulente familiare è quindiun facilitatore, esperto delle relazioni, unprofessionista socio–educativo capace diaiutare a mettere in atto le risorse personalinecessarie a trovare soluzioni alle diverseproblematiche che si trova ad affrontarenella propria vita. Il corso di formazione è

rivolto a tutti coloro che operanonell’ambito socio–educativo o nel settoredelle professioni che richiedonocompetenze tecniche di comunicazione perinterventi di sostegno come: assistentisociali, educatori, insegnanti, psicologi,pedagogisti, psicopedagogisti, formatori,infermieri, sacerdoti, animatori, leader,volontari, selezionatori e formatori delpersonale, direttori e assistenti di comunitàinfantili, ma anche laureandi in scienzeumanistiche, psicologia, pedagogia,sociologia o servizi sociali. Inoltre è rivoltoanche a chi, avendo un diplomaquinquennale di Scuola Superiore, vuoleconoscere meglio se stesso o costruirsi unaidentità professionale. Il corso è tenuto daprofessionisti opportunamente formatinell’ambito della consulenza familiare. Essisono supportati, soprattutto per laformazione teorica, da psicoterapeuti,docenti universitari e specialisti in ognunodei tre ambiti a cui afferiscono le lezioni

teoriche: discipline fondamentali;consulenza familiare;orientamenti teorici. Il consulente familiarepuò lavorare o prestare servizio comevolontario presso un consultorio pubblicoo privato su tutto il territorio nazionale. Altermine del percorsoformativo presso il Cispef ci si può iscriverecome socio aggregato all’Aiccef(Associazione italiana consulenti coniugalie familiari) e dopo 18 mesi e 150 ore ditirocinio può fare richiesta per diventaresocio effettivo usufruendo di tutti i privilegie servizi che questa associazione nazionalepuò offrire. Come socio effettivo si puòsvolgere la libera professione aprendo lapartita Iva. Infine, ogni consulentefamiliare, può operare anche presso gli entipubblici o privati dove è prevista tale figuraprofessionale. I corsi si svolgeranno nellasede di Fiuggi per info e iscrizioni0775.1902221–347 1842688 Indirizzomail: [email protected]

D

Italiano per stranieri,un insegnamento-giungla

L’organismo regionaleecumenismo e dialogoal convegno annualeprosegue un camminoin cui sono coinvoltidocenti, alunni,operatori pastoralie rappresentantidi tutte le religioni

Per educarei cuori alla pace

DI ALESSANDRO REA

nche quest’anno la Commis-sione regionale per l’ecume-nismo e il dialogo ha orga-

nizzato il Convegno ecumenico, sultema La risposta cristiana alla vio-lenza, giovedì prossimo, 20 marzo,a Sacrofano. Per comprendere me-glio l’importanza del dialogo tra levarie sfumature delle diverse con-

Afessioni, abbiamo posto qualchedomanda al vescovo di Sora–Aqui-no–Pontecorvo, Gerardo Antonaz-zo, Presidente della Commissione.Quali solo le ragioni dell’incon-tro? Qualche progetto, qualche i-niziativa in cantiere?Il Convegno regionale promossodalla Commissione per l’ecumeni-smo e il dialogo è oramai un ap-puntamento più che atteso, consi-derata la numerosa e motivata par-tecipazione, cresciuta nel corso de-gli anni. Per questo, piuttosto chedi progetti, parlerei di un cammi-no che prosegue, nel quale sonoparticolarmente coinvolti i docen-ti, per i quali è stato concesso l’e-sonero dal Miur, gli alunni delle ul-time classi degli Istituti superiori, e-ducatori e operatori pastorali. Ipo-tizziamo anche per quest’anno, u-na presenza di circa seicento par-tecipanti. L’incontro è segno di co-me le tematiche presentate e di-scusse fanno parte concretamentedi argomenti molto attuali. Quale il senso della presenza alConvegno di cristiani di altre de-

nominazioni?Il significato è innanzitutto quellodi esprimere il senso della comu-nione fraterna tra le diverse con-fessioni cristiane, grazie alla con-divisione dell’ascolto della Paroladi Dio. La modalità di espressionedel Convegno, pertanto, si costrui-sce intorno ad un’esperienza se-gnatamente ecumenica sia nellapreghiera sia nello studio degli o-biettivi socialmente sensibili. Qual è l’importanza del tema scel-to, e cosa comporta tutto ciò perle comunità dei fedeli?Si affronterà quest’anno l’aumentodei segni di violenza quotidiana, ein ogni parte del pianeta. L’urto de-testabile della violenza contaminail settore politico, sociale, religioso,familiare, culturale. Si passa dalfemminicidio all’omicidio di crea-ture indifese, dal bullismo all’ag-gressione violenta per strada, dallaviolenza familiare al disgregato eviolento tessuto urbano, dalle guer-re civili alle interminabili lotte dipotere. La risposta cristiana alla vio-lenza parta dall’evangelica metà-

noia, rieducazione del cuore e del-la mente, a favore del rispetto in-violabile di ogni persona umana,per l’accesso di ciascuno ai dirittipiù elementari e inalienabili, e al-la soddisfazioni dei bisogni uma-ni fondamentali. La risposta cri-stiana deve suggerire soluzioni pos-sibili a questo dramma umano. Èinteressante riportare quanto PapaFrancesco afferma nell’Evangelligaudium a proposito del conflitto:«Vi è un modo, il più adeguato, diporsi di fronte al conflitto. È accet-tare di sopportare il conflitto, ri-solverlo e trasformarlo in un anel-lo di collegamento di un nuovoprocesso. In questo modo, si ren-de possibile sviluppare una comu-nione nelle differenze… i conflitti,le tensioni e gli opposti possonoraggiungere una pluriforme unitàche genera nuova vita».In definitiva è importante far e-mergere la responsabilità dei cri-stiani nel testimoniare con le ri-sorse spirituali, l’indebolimento eil debellamento pacifico di ogniforma di violenza.

DI SIMONA GIONTA

nsegnare italiano agli stranierinel nostro Paese è una giungla.

Un labirinto di mancatapreparazione e assenza legislativa. Un ragazzo, arrivato in Italia, vieneinserito in una classe scolastica dinorma di grado inferiore rispettoalla sua età per gli ovvi problemilegati all’apprendimento dellalingua. A scuola non trova insegnanticon la giusta competenza a menoche non abbiano privatamenteacquisito una certificazione L2 perl’insegnamento dell’italiano aglistranieri. Anche qualora avessero lacompetenza, il programma daportare avanti e i 25 ragazzi inmedia da seguire sicuramente nonpermetterebbero ai docenti didedicarsi come dovrebberoall’alunno immigrato. Lo studentestraniero ha bisogni diversi, anche sel’apprendimento è veloce nulla è daritenere scontato e la lingua è unodei primi passi per l’integrazione. Ècosì che in Italia molto spesso silavora in emergenza. Infatti, acoprire la drammatica esigenza èsoprattutto il privato sociale che conprogetti e volontariato assicura ilgiusto e doveroso «servizio».Lo Stato è il primo latitante: il Miurnon considera l’insegnamento dellalingua agli stranieri una materiacurriculare, lo reputa solo unproblema senza riconoscere aidocenti certificati Ditals alcunaprofessionalità, alcun punteggio ingraduatoria, solo un titolo culturalein più. Una qualifica, invece, che èsinonimo di studio, di un tirocinio

formativo, di conoscenzeglottologiche e linguistichenecessarie per l’insegnamento agliimmigrati.Ancora un’altra giungla si apre perl’acquisizione della certificazione:nessuna formazione statale per gliinsegnanti, solo corsi privati omaster con costi diversi a secondadel miglior offerente. A Roma è nata la «Rete scuolemigranti», il punto di riferimento diuna serie di associazioni che cerca dirispondere alle varie richieste sulterritorio mettendo incomunicazione le diverse realtà.Contemporaneamente continua labattaglia del movimento«Riconoscimento dellaprofessionalità agli insegnanti diitaliano L2/LS» per perorare la causadei docenti «invisibili». Con lapubblicazione da parte del Miur nelfebbraio scorso delle nuove lineeguida per l’accoglienza el’insegnamento ad alunni stranieri,la mancanza di una legislazioneadeguata al problema e l’assenza delriconoscimento della professionalitàsembra una contraddizione non dapoco. Il film «La mia classe», direttoda Daniele Gaglianone e interpretatoda Valerio Mastrandrea, prodotto incollaborazione con RaiCinema maescluso dal palinsesto a causa dellamancata affinità con l’attualepolitica aziendale, racconta congrande lucidità le difficoltà e lericchezze dell’insegnamento aglistranieri. La lingua è unità,confronto e condivisione. E’ da quiche si parte per l’integrazione, è cosìche si combatte il pregiudizio.

I

l prossimo 6 aprile si terrà nel-l’oratorio don Bosco di Ariccia,

sito in via degli Olmi, un laborato-rio di formazione per genitori, e-ducatori e famiglie dal titolo: «A-dolescenti e disagio; come daresperanza?». Il laboratorio ha origi-ne da un incontro di don AntonioScigliuzzo, direttore del Serviziodiocesano per la pastorale giova-

nile della diocesi di Albano e Dia-nova, Associazione Onlus dedita alrecupero sociale e da dipendenze.Il tema, quanto mai attuale, è cen-trato dalle parole di papa France-sco che nel suo messaggio per laQuaresima 2014 pone l’accento sul-le famiglie che vivono angoscia edisagio per le innumerevoli formedi dipendenza di cui soffrono in

modo indistinto giovani ed adulti.L’iniziativa ha lo scopo di metterea confronto educatori e famiglie,esperti di dipendenze e accompa-gnatori spirituali, per confrontarsiin merito al fenomeno, cogliere leattese educative e proporre vie chepossano restituire dignità alla per-sona e prospettive di vita.

Antonio Scigliuzzo

IRagazzi e disagio, ridare speranza alle famiglie

Con voto unanime il Lazio prima Regione «no slot»DI ALBERTO COLAIACOMO

e famiglie del Lazio spendono per ilgioco d’azzardo il doppio di quantoutilizzano per riscaldare le loro

abitazioni e tanto quanto occorre per lecure mediche. Slot machine, gratta evinci, scommesse, videopoker e concorsia premi rappresentano il 12 per centodella spesa per consumi e il 4,5 per centodel Pil laziale, e fanno la regione la terzadel Paese per fatturato in concorsi apremi malgrado sia la sesta perpopolazione residente. Roma è la capitaleitaliana del gioco d’azzardo con 718 saleslot, mentre Latina è la provincia in cui ilgioco è più diffuso tra la popolazione,con una spesa procapite di 1.668 euroall’anno per abitante, seguita daFrosinone (1.530), Roma (1.386),Viterbo (869) e Rieti (848).

Numeri preoccupanti e che chiamano leforze sociali a una mobilitazione senzaprecedenti, per questo il 27 febbraioscorso l’assessore alle Politiche socialidella Regione Lazio, Rita Visini, haconvocato l’assemblea pubblica «Conl’azzardo non si gioca». Di fronte a oltreduecento delegati provenienti da tutti idistretti socio–sanitari laziali e con larappresentanza delle maggiori realtà delvolontariato e del terzo settore, l’assessoreVisini e la consigliera di opposizioneOlimpia Tarzia, vice presidente dellaCommissione cultura, hanno presentatole due iniziative regionali per arginare ilfenomeno, tutte votate dal Consiglioregionale all’unanimità. Anzitutto la legge 5 del 2013 che haintrodotto criteri per la regolamentarel’apertura degli esercizi commerciali e cheprevede il sostegno ai gestori che

rinuncino a installare macchinemangiasoldi, introducendo anche ilmarchio «Slot free–RL» per quei locali chenon hanno le apparecchiature per il giocod’azzardo. La seconda misura riguarda invece la Reteregionale degli sportelli «no slot»: 51punti di ascolto e accoglienza rivolti allevittime del gioco d’azzardo patologico sututto il territorio regionale. Gli sportelli,per i quali la Regione ha stanziato unmilione di euro, entreranno in funzionein ognuno dei 15 municipi di RomaCapitale e in ciascuno degli altri 36distretti socio–sanitari della Regione, esaranno affiancati anche da un numeroverde a disposizione dei cittadini chehanno bisogno di informazioni pratichesui servizi di contrasto alle ludopatie. «Il gioco d’azzardo è un’autenticaemergenza sociale» ha spiegato l’assessore

Rita Visini, perchè «la disperazionecausata dalla crisi economica spinge algioco soprattutto i più poveri, idisoccupati, i pensionati, così comefortemente a rischio sono i giovanissimi,attratti dalle sirene delle vincite. Con larete degli sportelli no slot vogliamo dareun segnale forte nella lotta alle ludopatiee dare una prima attuazione alla leggecontro il gioco d’azzardo patologicoapprovata all’unanimità dal Consiglioregionale lo scorso luglio». La consiglieraOlimpia Tarzia, vice presidente dellaCommissione cultura e prima firmatariadella legge, ha parlato del provvedimentoapprovato all’unanimità «come esempiodi buona politica che verrà ripreso ancheda altri enti italiani, malgrado lecompetenze per regolamentare il settoresiano soprattutto affidate alle legginazionali».

L

Un’importante occasione peravere consulenti familiari formati a dare risposte efficacialle difficoltà di questo tempo

Una classemultietnica

impegno educativo

Dalla Pisana sostegno ai gestoriche non installino nei loro locali le macchine mangiasoldi e supportoalle vittime del gioco d’azzardo

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 16 marzo 2014

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: LAZIO 20140316.pdfmappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. È allora davvero da auspicare che, in quello stile «partecipativo» che tanto ci raccomanda papa Francesco

L’abbraccio del vescovo Reali a undici catecumeniDI ROBERTO LEONI

abato scorso, durante la Messa vespertinadella prima domenica di Quaresima, ilvescovo Gino Reali, ha accolto in

Cattedrale con il suggestivo ritodell’iscrizione del nome, undici catecumeni.Undici storie differenti, che raccontano comeè sempre possibile avvicinarsi al Signore Gesùe alla sua Chiesa. Adulti che quando nonsono stati battezzati dai loro genitori per i piùdifferenti motivi. Persone di altre fedi cheritrovano nel cristianesimo la verità e l’amoreche stanno cercando da sempre. Tantepossono essere le motivazioni, ma quello chele accomuna tutte è aver ricevuto lasorprendente visita di Gesù. Le parole di unapersona amica, i discorsi fatti sul luogo dilavoro, la lettura di un libro, la visita ad unaChiesa, la testimonianza della carità: ogniistante può manifestarsi come occasione perincontrare il Signore vivo. Come ha spiegato

il vescovo durante l’omelia, commentando ilVangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto,vicino a ogni catecumeno c’è semprequalcuno o qualcosa, attraverso il quale simostra un lineamento del volto misterioso diDio che fa nascere la curiosità diapprofondire quella esperienza iniziale. Ilcatecumenato è un periodo di grazia cheintende rispondere a questo desiderionaturale di scoperta della figura di Cristo,quell’uomo nuovo che, come diceva sanPaolo nella seconda lettura, viene a ristabilirequel rapporto di grazia mandato in frantumidalla scelta di Adamo. Ad accogliere questinuovi figli di Dio è l’intera famiglia diocesanache, a partire dalla parrocchia, segue i passi dicoloro che vogliono entrare a far parte dellaChiesa ricevendo il battesimo. Questo è ilsenso del rito dell’iscrizione del nome,chiamato anche “elezione”, che compete alvescovo e si inserisce bene all’inizio deltempo quaresimale. Dopo la proclamazione

della parola di Dio, il vescovo ha domandatoai catecumeni: «Cosa chiedete?», e costorohanno risposto: «Chiediamo di diventarecristiani con il sacramento del Battesimo!».Sono poi intervenuti i catechisti ed i padrini,per dare testimonianza in merito alla serietàdel cammino di preparazione che dura, perqualcuno, da anni. Infine, una preghiera delvescovo ha ammesso formalmente icatecumeni a ricevere i sacramentidell’iniziazione nelle prossime feste diPasqua. Prima di uscire, i catecumeni hannofirmato il registro assieme ai padrini e aicatechisti, e poi sono stati congedati perché –secondo l’uso antico della Chiesa – essi nonpossono ancora partecipare alla secondaparte della Messa, quella del sacrificioeucaristico, ma solo alla prima, quella dellaproclamazione della Parola di Dio. Lasciatatemporaneamente l’assemblea, vi sonorientrati per la benedizione finale ed ilcongedo.

SI dati del catecumenato

i elencano di seguito idati dei catecumeniaccolti in diocesi,

aggiornati all’8 marzo2014.Numero di richieste eanno: 7 nel 1999; 19 nel2000, 14 nel 2001; 19 nel2002, 11 nel 2003, 8 nel2004, 18 nel 2005, 18 nel2006, 19 nel 2007, 17 nel2008, 14 nel 2009, 7 nel2010, 20 nel 2011, 7 nel2012, 3 nel 2013 e 11 nel2014.In totale le domande diiscrizione al catecumenatoraccolte dal 1999 ad oggisono state 222.

Ro. Leo.

S

La fede oltre il doloreil segno.Storia di Francesca e della sua famiglia:così nella sofferenza si scopre la presenza di DioDI SIMONE CIAMPANELLA

uando la parola«testimonianza» si presentanei nostri discorsi, non

sempre abbiamo la consapevolezzadi quanto il suo significato possadeclinarsi drammaticamente nellavita. Un dramma esistenziale,chiamato a raccontare una fede verae responsabile in Dio, i cui decretispesso parlano una lingua a noiincomprensibile e dolorosa, il cuisenso solo la speranza riesce adintuire. Siamo a Santa Marinella,dove Nicoletta e Marcello, martedìscorso hanno accompagnato la loroprima figlia Francesca prima inchiesa e poi al cimiteroper l’ultimo saluto.Grande commozione intutti i presenti perchénessun genitoredovrebbe trovarsi incircostanze così.Commozione ancora piùgrande perché Francescaera gravemente malatafin dalla nascita. Chi l’haconosciuta ricorda i suoidue occhi grandi, capacidi vedere meglio di noi ildisegno imperscrutabile dellavolontà di Dio, proprio perchépartecipa alla sofferenza a cui ilFiglio di Dio non si è volutosottrarre. Malattia e morte di unapersona giovane. Siamo in unalogica diversa, più grande di noi,nella quale i punti di riferimentosolo razionali non tengono più, ecerchiamo di aggrapparci allacertezza della fede. Non a caso,nell’omelia del funerale, donSalvatore Rizzo ha associatol’esperienza di Francesca e della suafamiglia a quella del Signore Gesùnell’orto del Getsemani. In quellaterribile notte, in preda ad angosciamortale, Gesù ha invocatol’allontanamento dell’amaro calicedella sofferenza, ma poi conabbandono fiducioso ha accettatoliberamente il volere del Padre. Cosìnella vita di Francesca, e di tantialtri malati come lei. Così nella vita

Qdella famiglia diFrancesca: un misterolungo 24 anni, trascorsi acontatto con lasofferenza. Un misteroche s’impone prepotentead ognuno, e ci porta ariflettere sul «perché?» –una domanda che nontrova alcuna rispostalogica, ed umana, perchél’unica risposta puòvenirci da Dio, che nonabbandona nellasofferenza ma ci entrainsieme con noi. Grazie aquesta famiglia discreta eumile, che ci offre la

stessa risposta, quella diaccettare al di fuori diogni comprensione ilprogetto di Dio su diloro, mentre rimaniamocolpiti dalla grandedignità e dall’amore nonscontato che essi hannoriversato su Francesca.Forse è proprio lo stileferiale che li hacontraddistinti, perchécome tanti altri sonopersone normali, nonsupereroi. In virtù di questatestimonianza, la nostra attenzionesi sposta dall’esperienza del doloreall’esperienza della misteriosapresenza di Dio. Davanti a questigenitori non può esistere minimodubbio sul fatto che Dio esiste,perché se non è stato lui a sostenerliin una prova così grande, chi puòaverlo fatto? Anche il nostro

vescovo ha voluto rendersi presenteil giorno del funerale, e attraversoun messaggio ha condivisol’immagine di una famiglia cheinsegna la carità a tutti noi.«Francesca – dice monsignor Reali –nella sua fragilità, è stata come unraggio di luce, come un donoaccolto e custodito con l’affetto piùgrande dalla sua famiglia che ha

saputo condividerlo con noi. La suastoria, se ci ha ricordato la fragilitàdi tutti, ci ha fatto vederesoprattutto la forza dell’amore, conla bella testimonianza che ci hannodato Nicoletta e Marcello, chedobbiamo ringraziare perché cihanno mostrato come sia veraquella parola del Signore che diceche tutto è possibile per chi ama».

Nell’omelia per le esequiedella giovane, don Rizzoha sottolineato che la lungamalattia della ragazza«ci ricorda la nostra fragilitàma ci dà testimonianzadella forza dell’amore»

in memoria dei martiri

DI SERENA CAMPITIELLO

l 6 marzo si è concluso il percorsodi formazione per i centri di ascol-to parrocchiali di nuova o di pros-

sima apertura, organizzato dalla Cari-tas diocesana. Quest’anno l’équipe del-la Rete dei Centri di ascolto ha pensa-to di rilasciare un attestato di parteci-pazione così da valorizzare l’impegno,la costanza, lo spirito di squadra, l’en-tusiasmo e la determinazione dei par-tecipanti. Positivo il giudizio dei fre-quentanti, che hanno condiviso con ladocente, Luisa Cappelletti, le impres-sioni sull’esperienza fatta. Attraversoun approccio di laboratorio, i parteci-panti hanno potuto immedesimarsi eprovare ad immaginare le persone chepotrebbero arrivare nei loro centri diascolto. La parte teorica ha poi fornitoriferimenti tecnici sull’ascolto e unaprima guida per cimentarsi nella con-duzione di un colloquio di aiuto. Dal-la valutazione è emersa la crescita delgruppo che, dalla diffidenza inizialedovuta al fatto di non conoscersi e ad

un certo disorientamento per un cor-so che non si immaginava così prati-co, ha imparato ad aprirsi, a ricono-scere i limiti personali e infine ad affi-darsi, proprio come avviene nel soste-gno agli altri. La relazione di aiuto è sce-vra da pregiudizi, da interpretazionipersonalistiche, da protagonismo econsente alla persona che chiede so-stegno di trovare da sé le soluzioni mi-gliori alla propria situazione ed evita achi si fa prossimo di cadere nella ten-tazione di “salvare il mondo”. Un al-tro argomento affrontato durante gliincontri è consistito nel valorizzare ilconfronto in équipe come metodo im-prescindibile per il servizio svolto; in-fatti solo la condivisione con gli altrioperatori permette di alleggerire il ca-rico emozionale e di valutare la presain carico rispetto alle possibilità delleparrocchie. Questo corso di educazio-ne all’ascolto costituisce la prima fasedella formazione e getta le basi per unsecondo livello di approfondimento apartire dall’esperienza di ascolto chegli operatori raccoglieranno.

I

Caritas, concluso il corsodi educazione all’ascolto

l 24 marzo 1980 veniva ucciso il vescovo Oscar Arnulfo Romero mentre sta-va elevando l’Eucaristia durante la Messa. Da 22 anni a questa parte tutte

le chiese ricordano in quella data il sacrificio di tutti i missionari martiri. Conla preghiera, il digiuno e con ogni altra azione opportuna le chiese voglionodiffondere la testimonianza di tutti quei discepoli di Cristo che ancora oggicon la loro vita dimostrano la loro fede con la morte. Quest’anno l’Ufficio mis-sionario ha deciso di dedicare proprio alla figura del pastore salvadoregno unmomento di riflessione per tutti, soprattutto per i volontari che mercoledìscorso hanno inizitato il corso di formazione al VolEst. Attraverso il film Ro-mero di John Duigan si vuole proporre attraverso un documento visivo inte-ressante l’impegno del vescovo Romero nei confronti degli ultimi. Dopo la proie-zione ci saranno testimonianze dirette da El Salvador che apriranno la di-scussione tra i partecipanti. L’appuntamento è per domenica 23 marzo alle o-re 16 presso l’Auditorium della Curia vescovile di Porto-Santa Rufina (Via delCenacolo, 53).

Federico Tartaglia

I

Il film «Romero» in curia

DI LAURETTA GIANESIN *

suor Candida Bellotti è semprepiaciuto venire a trascorrerequalche giorno con noi, nella

nostra Casa generalizia delle SuoreMinistre degli Infermi, alla Giustiniananella zona nord di Roma. Quest’anno laproposta di anticipare le sue vacanzeromane l’ha fatta trasalire di una gioiaincontenibile: avrebbe incontrato papaFrancesco proprio nel giorno del suo107° compleanno, il 20 febbraio. Eccola,dunque, fra noi la suora più anziana delmondo. Un po’ stanca dopo il viaggioma in breve tempo di nuovo in forma.Acuta osservatrice, arguta nelle suebattute, libera e decisa nelle sue

affermazioni, contenta di essere, perqualche giorno, al centro delle nostreattenzioni e coccole, ma sempre pronta aindirizzare a Dio la sua gratitudine:«Tutto è dono suo!». Papa Francesco hacolto subito nello sguardo vivace di suorCandida l’intensità di una vita e infatti leha subito detto «Ma lei non è vecchia!».Il Pontefice ha riversato su di lei la suaconsueta e sempre fresca tenerezza. Asuor Candida, che avrebbe voluto diretante cose al Santo Padre, quei gestiaffettuosi, quella benedizione speciale,quel sorriso carico di ammirazione e diincoraggiamento, sono sembrati unfugace sogno. Più reali, forse, per lei,perché più insistenti e prolungate, ledomande dei vari giornalisti che l’hanno

raggiunta in tanti momenti, incantati dalfare sbrigativo e sicuro di questaultracentenaria e interessati pure adimparare da lei delle preghiere essenziali.Cara suor Candida, le foto che haiportato con te evocheranno pian pianoalla tua mente la presenza affettuosa diFrancesco in questo momentoparticolare della tua vita. Da parte mianon potrò mai dimenticare le parole concui mi hai salutato, prima di partire,certamente al pensiero del nostroprossimo capitolo generale: «Decidete dadonne libere!». Grazie, sorella mia, perquesta giovinezza interiore che haisempre coltivato e che davvero ci farespirare il profumo della libertà!

* cicaria generale Smi

A

Suor Candida, a 107 anni dal Papaiunge alla terza tappa ilpercorso Legalità tra i gio-

vani che le parrocchie di San-ta Marinella stanno realizzan-do in collaborazione con il co-mune. Dopo aver trattato del-l’uso e abuso di alcol e dellepotenzialità e rischi di Inter-net, nel prossimo appunta-mento sarà proposto un semi-nario dedicato a Stupefacenti:rischi, aspetti legali e psicolo-gici. L’incontro, come tutti pre-cedenti, ha l’obiettivo di intro-durre i giovani ad alcuni temiessenziali che coinvolgono laloro vita sociale. Si tratta di lan-

ciare degli input che permet-tano ai partecipanti di farsiun’idea generale dei vari argo-menti trattati prestando parti-colare attenzione a mantene-re vivo l’interesse di chi ascol-ta. Dopo le relazioni iniziali iragazzi potranno intervenireper fare domande e condivi-dere la loro esperienza. L’e-vento, rivolto anche agli adul-ti ed educatori, si svolgerà il 23marzo alle 17.30 presso la par-rocchia Santa Maria del Car-melo in Via Flaminia Odescal-chi, 25.

Alessandro Pielich

G

Terza tappa per il percorsodi educazione alla legalità

Appuntamenti in diocesiOggi. Lettura Bibbia. 18 marzo. Ritiroclero. 19 marzo. San Giuseppe, patronodi Ladispoli e Santa Marinella. 20marzo. Formazione lettori. S. Cuore,Ladispoli, ore 20.30. 23 marzo.Proiezione «Romero», Curia vescovile,ore 16. 25 marzo. Professione perpetuaMissionarie S. Carlo Borromeo.Formazione lettori. S. Cuore, Ladispoli,ore 20.30. 28 marzo. Incontro dirigentiscolastici. Curia vescovile, ore 9.30.

agenda 11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected]

Domenica, 16 marzo 2014

www.diocesiportosantarufina.it

formazione

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30