2013 DEL NEGRO Montecuccoli e La Guerra Contro Il Turco in Ungheria

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    Raimondo Montecuccoli e la guerra

    contro i turchi: riflessioni su strategiae arte militare

    di Piero Del Negro

    Societ Italiana di Storia Militare

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    conflitto di religione, raggiunsero senza dubbio il loro azimut negli anni

    1660 in relazione e in reazione agli ottomani, come indicano la vittoriadi S. Gottardo del 1 agosto 16642 e, appunto, Della guerra contro ilTurco, unopera conclusa nel 16703, ma frutto della rielaborazione e delripensamento di una serie di scritti redatti negli anni 1661-644.

    Prima del 1661 Montecuccoliguard unicamente o quasi versooccidente. Nellampio Trattato dellaguerra, che lallora colonnello dicavalleria scrisse o comunque porta termine a Stettino nel 1641,mentre era prigioniero degli svedesi,

    gli accenni ai turchi si contano sulledita di una mano. Gli ottomanierano evocati soprattutto in quanto,incarnando la massima minaccia chegravava sui cristiani, da un latogiustificavano il monopolio dellacorona imperiale da parte degliAsburgo (chi meglio di casadAustria era in grado di farresistenza alle forze del Turco?)5 edallaltro potevano essere utilizzaticome un pretesto per imporre nuove tasse ai sudditi ( detto vulgare depopuli della Germania neglImperatori Austriaci che, quando voglionochieder danari a qualche Dieta, fanno subito correr avvisi et imprimergazette e venir lettere dUngheria che il Turco si muove con armateformidabili e poderose, per assaltare la Cristianit dalla partedUngheria)6.

    2 Cfr. da ultimo Hubert Michael Mader, Raimund Frst Montecuccoli und die Schlachtvon St. Gotthard-Mogensdorf im Jahr 1664: Eine Bewrungsprobe Europas, insterreichische Militrische Zeitschrift, 2006, n. 3, pp. 307-322.3 Ma la prima redazione risaliva al 1668: cfr. R. Luraghi, Introduzione, a R.Montecuccoli,Della guerra contro il Turco in Ungheria 1660-1664, in ORM, II, p.244.4 Cfr. ORM, III, pp. 126-160 e 171-187. A sua volta lo scritto LUngheria nellanno

    MDCLXXVII(ivi, pp. 244-274) riassume e aggiorna i resoconti e le proposte contenutiinDella guerra contro il Turco in Ungheria 1660-1664.5 R. Montecuccoli,Trattato della guerra, in ORM, I, p. 160.6Ivi, p. 186.

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    Montecuccoli citava poi tra le ricompense, di cui potevano beneficiare

    i soldati, lo scudo doro - lo zecchino - concesso dai veneziani, allora -nel secondo Quattrocento - in guerra contro il Gran Turco Maometto(vale a dire Maometto II), ai cappelletti - in realt agli stradiotti - perciascuna testa del nemico che fosse riportata7. In effetti la guerra deiturchi era analizzata dal modenese unicamente in relazione allefortificazioni: il Turco non costuma di fortificar molte piazze, perchnissuno ardirebbe intraprender dandar assalire alcuna delle principaliche non avesse subito sulle braccia unarmata potentissima la quale lofaria ben ritirare. Oltre che quando ei dubita che se ne voglia assalirqualcheduna, vi getta dentro otto o diecimila soldati, e cos non si curadaltra fortificazione8. Non doveva quindi meravigliare che i turchi

    anche oggid decidono la pi parte delle lor guerre per battaglie9

    .Erano, come si pu vedere, delle chiose tecniche, nelle quali laprospettiva della guerra santa affiorava in un modo un po rituale, comeavveniva del resto quando il colonnello ricordava che i maestri deifuochi dartifizio, nellinsegnare la composizione dei fuochi velenosi,fanno far giuramento che chi gli impara non se ne debba in modo alcunoservire se non contro il nemico commune dei Cristiani, il Turco10.

    Nellaltra opera maggiore degli anni 1640, la prima versione deltrattatoDelle battaglie, Montecuccoli prese in considerazione i turchi inun numero ancora inferiore di occasioni, ricordando soltanto cheavevano la forza della [loro] armata principalmente nella Cavallerialeggera, armata darmi da tiro11 e insistendo sulla necessit di dare,prima del combattimento, da bere a soldati qualche cosa chedissipando dallimmaginazione le idee meste et oscure, riempie il capodi spiriti caldi et allegri. La bevanda, sulla quale si soffermavalungamente, rivelando una grande competenza nel campo della botanica,era il Maslach deturchi, un succo meloso ricavato daunumbrellifera, il quale, disciolto nellidromele e preso, subitoeccita unanimosit meravigliosa nelluomo et talora li fa simili afuribondi, s che, rapiti fuori di s medesimi, e particolarmente in guerra,non temono alcun pericolo per grande che sia12.

    7Ivi, p. 279.8Ivi, p. 231.9Ivi, p. 234.10Ivi, p. 387.11 R. Montecuccoli,Delle battaglie, in ORM, II, p. 89.12Ivi, pp. 75-77.

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    Anche quando Montecuccoli fu costretto a confrontarsi, come accadde

    nel caso delDiscorso sopra le fortezze, che si dovriano avere negli Statidi S.M. Cesarea datato Praga 14 dicembre 1648, con un tema, cheimponeva di prendere in considerazione il pericolo ottomano13 e diconseguenza lassetto delle fortezze collocate sulla lunga frontiera cheseparava i domini imperiali da quelli turchi, se la cav con unaconsiderazione, che tra laltro faceva trasparire la mancanza di una suaconoscenza diretta - per adoperare un eufemismo - del quadro locale:nella Schiavonia e Croazia, si suppone che le piazze da tenersi sianostate erette e fortificate con esquisito giudizio, poich li pericoli delTurco sono sempre stati iminenti, e le guerre moderne non ci hannorecato confusione. Pure, dalla pianta che bisogna fare di ciascheduna di

    per s [...] si conoscer se vi sar qualche diffetto, che si dovrrimediare14.

    Le guerre moderne, un aggettivo, questultimo, in questo casoimpiegato nel suo significato etimologico di contemporaneo, non cihanno recato confusione: questa frase offriva la chiave percomprendere e, in una certa misura, giustificare la disattenzione

    dellallora tenente-maresciallo neiconfronti degli ottomani. Anchese continuava ad evocare lipericoli del Turco nella misurain cui rappresentavano, per cosdire, la ragione sufficientepolitico-militare di casadAustria, nello stesso tempo nonpoteva non tener conto del fattoche dal 1606 regnava la pacesulla frontiera con gli ottomani. Iquaranta e pi anni di tranquillit,di cui aveva beneficiato il confinemeridionale dellImpero - unatranquillit che risaltava ancora

    13 Il pericolo ottomano era evocato soprattutto per giustificare la creazione di unessercito in pronto, vale a dire di un esercito permanente, che era ritenutoindispensabile a Sua Maest, limperatore Ferdinando III, la quale circondata inuna parte dal Turco nimico commune della Cristianit, e nellaltra da una quantit dipotentati forestieri, che sono nellImperio, Francia [Franconia, nella versione astampa qui utilizzata], Svezia, e Danimarca, insaziabili ne desideri, e vasti ne dissegniloro (R. Montecuccoli,Discorso sopra le fortezze, che si dovriano avere negli Stati diS.M. Cesarea, in ORM, III, p. 106).14Ivi, pp. 104-105.

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    pi nitidamente se era paragonata allo stato di guerra di fatto permanente

    che aveva contraddistinto i rapporti degli Asburgo con i protestanti,allinterno e allesterno dellImpero, e con la Francia, cattolica maalleata alle potenze del Nord luterane o calviniste - avevano trasformatoli pericoli del Turco da effettivi a virtuali e nello stesso tempoavevano estromesso la guerra ottomana da un fondaco di exemplaalimentato, va da s, soprattutto dai pi recenti sviluppi bellici. Nonmeraviglia pertanto che nelle Tavole militari del 1653, un ambiziosotentativo di raccogliere, come ha scritto Raimondo Luraghi, in unquadro unico tutta larte e la scienza militare e quindi di redigere unvero e proprio vademecum militare ad uso dei comandanti15,Montecuccoli, pur ricordando decine e decine di generali e di battaglie,

    non cogliesse mai lopportunit di menzionare i turchi.Quando, nel 1661, fu affidato a Montecuccoli, che nelloccasione fu

    promosso a feldmaresciallo generale, il difficile compito di fronteggiareunoffensiva ottomana in Ungheria e in Transilvania, la guerra contro iturchi venne ad occupare, come ovvio, il centro della sua riflessioneteorica e, ad un tempo, pragmatica (nel caso del modenese i due piani sierano sempre influenzati vicendevolmente)16. A partire dallUmilissimo

    parere intorno alla conservazione dellUngheria e della Transilvaniapresentato allimperatore Leopoldo I il 25 febbraio 166217 Montecuccolisvilupp una riflessione, che sarebbe culminata prima della battaglia diS. Gottardo nelDiscorso della guerra contro il Turco e nel 1670 nel suogi citato capolavoroDella guerra contro il Turco in Ungheria.

    NellUmilissimo parere erano individuate tre possibili strategie, unalinea difensiva (lasciandosi sostanzialmente le cose ne termini inchelle sono), una linea di consolidamento delle posizioni asburgichenella parte dellUngheria rimasta in possesso degli imperiali e una lineaaggressiva nei confronti degli ottomani. Era nel corso di un bilancio deirischi e dei vantaggi, che comportava ladozione di questultima lineastrategica, che si faceva necessariamente strada un confronto tra i turchie gli europei in chiave militare o, pi precisamente, tattica, il confrontotra gli eserciti che combattono con larte - evidentemente quelli

    cristiani - e gli eserciti - come quello ottomano - che combattono collagran moltitudine. Da tale confronto Montecuccoli ricavava lottimistica

    15 R. Luraghi, Introduzione, a R. Montecuccoli,Tavole militari, in ORM, II, p. 125.16 Cfr. Thomas M. Barker, The Military Intellectual and Battle - Raimondo

    Montecuccoli and the Thirty Years War, New York - Albany, State University of NewYork Press, 1975.17 Cfr. ORM, III, 127-133.

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    convinzione che la Cristianit non [avesse] mai avuto armi s floride in

    piede, e s raffinate nellarte militare comella ha di presente

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    , una tesiribadita anche in una memoria redatta un paio di settimane pi tardi,Combinazione della guerra contral Turco in Transilvania, edUngheria19 e ulteriormente sviluppata in un documento coevo, il Saggiodella combinazione ad artem sciendi universalem.

    In questultimo Saggio il generale precisava che la forma di guerradel Turco si : I. di dar battaglia, II. abbondare di cavalleria, III.consumar i viveri e distruggere le campagne, IV. circondar il nemico, V.usar grande sforzo nellespugnazione delle piazze, VI. fare grandiscorrerie, VII. uscire tardi la campagna, mentre quella della nostraguerra devessere: I. aver un gran vantaggio dalla natura e dallArme, II.

    pigiare il piede, pigliar posti, espugnar piazze, III. non si spostare maitroppo da suoi magazzini, e da suoi vantaggi, e se si pu da un fiumereale, IV. prevenire linimico nelluscire in campagna, ed espugnarequalche luogo prima che il Turco esca, V. far caminare continuamente lerecrute di fanti e cavalli, perch continuamente vanno scemando.Ancora una volta la risultante di tale analisi parallela era assaiconfortante: si pu andare a dirittura a far giornata col Turco perch,purchegli sia capace di dar battaglia, egli non pu mai vincerla, nonpotendo egli fortificarsi per la grande circonferenza, e per non averfanteria abbastanza in proporzione della cavalleria per guardare le linee,e per diffenderle20.

    Sempre nel 1662 alcune schematiche Osservazioni di Montecuccoliaprivano la strada ad una riflessione, che ricalcava solo in parte quellaprecedente sulla forma di guerra e che puntava invece ad illustrare ivantaggi dei due eserciti. I turchi avevano dalla loro: I. la quantitgrande della gente numerosa, II. la celerit che hanno i cavalli Turchi, ilmodo del vivere, darmarsi e di vestirsi, III. il commando dispotico etirannico, col quale ad un minimo cenno hanno carriaggi, guastatori,proviande, e quello che desiderano da paesi contigui, che atterisconocollabbruggiarli, laddove i vantaggi nostri erano: I. espugnare, ediffender le piazze, II. andare a pi fermo, e non per fatti, III. fortificarsi

    nel campo, e non lasciarsi forzar a battaglia a grado dellinimico, e poterforzar lui a combattere quando si voglia, non sapendosi egli serviredellarte. In somma, il vantaggio del Turco consiste nella furia e

    18Ivi, p. 133.19Ivi, pp. 134-137.20Ivi, pp. 138-146: 142 e 144.

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    nellurto; il vantaggio de nostri, nellArte e nel vantaggio dellArme,

    de siti, e della prevenzione

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    .Nel Discorso della guerra contro il Turco, datato Vienna 1 marzo

    1664, furono ripresi e sviluppati in modo organico i precedenti appunti.Montecuccoli individu sedici principi relativi alla guerra dei turchi, aiquali contrappose venti massime, vale a dire altrettante proposte chedovevano consentire di tener testa agli ottomani negli assedi e sui campidi battaglia. Lo schema binario del Discorso individuava qualiprotagonisti i turchi e i cristiani, ma Montecuccoli di fatto rovesciava loschema usuale delle guerre di religione, subordinando, in una certamisura, la religione alla guerra o, meglio, adoperando lefficienzamilitare quale un metro per giudicare la validit delle scelte di civilt,

    ivi comprese quelle dettate dalla religione.Ad esempio il primo principio recitava: il Turco ha pi gran numero

    di gente e pi poderoso essercito dei Cristiani, perch: 1. possiede unvasto Impero; 2. la poligamia dei suoi Stati augmenta la moltiplicazionedegli uomini; 3. tutti vanno alla guerra, non dandosi altra scala per salireagli onori e alle ricchezze che quella delle armi; n essendo fra di loromonasteri o chiostri, academie o studi, esercizi o altre professioni chedistolgono le persone dallarte militare [...]; 4. ha il Turco di continuo inpiedi una milizia grossissima propria e ausiliaria. Nel secondo principiosi spiegava che il Turco valoroso nel combattere quanto il Cristiano

    perch: 1. ha la taglia ben fatta e robusta, si nutre di poco ma buon cibo,non distrugge con la crapula la complessione; 2. avvezzo alleserciziodellarmi, ond ardito; 3. tiene lora e il genere della morte essereinscritti dal fato a ciascheduno sulla fronte e per inevitabili, ondenemmeno in tempo di contagio usa il Turco precauzione alcuna.

    Quanto alle armi e alle tattiche, il tallone dAchille degli ottomani, laCavalleria turca pi agile che lalemanna [...] ma non pu sostenerferma lo urto duno squadrone proporzionato, ben insieme serrato egravemente armato, mentre la Fanteria [...] priva delle picche, nonpu, investita da uno squadrone o da un battaglione di picchieri,

    sostenersi intiera e resistere. Di qui la tesi che tutto il nostro vantaggio di formar un corpo solido s fermo ed impenetrabile, che ovunque eglistia o vada sia come una fortezza; e impenetrabilit non si pu attenderese non dalla picca e dalla corazza. Di conseguenza la cavalleria leggeradei cristiani, la quale si comportava come quella ottomana, in quantoanchessa non poteva star salda quandella [era] vigorosamente

    21Ivi, pp. 156-158: 156.

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    investita, non doveva essere in un troppo gran numero, perch col suo

    moto a caracollo [...] cagioneria troppa confusione nella battaglia.Inoltre il Turco conduce seco Artiglieria di numero e di calibro molto

    maggiore della nostra e di conseguenza fa ben maggiore effetto dellanostra, ma a riscontro ella molto pi difficile a condursi, a maneggiarsie pi lenta a ritirarsi e a raggiustarsi; in poche parole, il compito, cheMontecuccoli assegnava allartiglieria degli imperiali, quello di potersempre covrire i lati dellesercito sia nel marciare, nellalloggiare e nelcombattere, era imperfettamente assolto dagli ottomani, i quali, tralaltro, non fortificavano i loro accampamenti in quanto, come gisappiamo, facevano assegnamento sulla moltitudine della gente e nonavevano Fanteria abbastanza in proporzione della circonferenza, per

    guardarlo. Del resto anche le piazze del Turco non sono buone comele nostre; non sono fabbricate alla moderna, non hanno fianchi reali [...]le case fabbricate maggior parte di legno e questo perch si fidanonella quantit del presidio e nella forza dellesercito che hanno sempre inpiedi per rendersi padroni del campo.

    Uno dei limiti della guerra degli ottomani era la stagionalit: nonsuole il Turco prima della fine di maggio o del principio di giugno porsiin campagna, in quanto la quantit smisurata dei cavalli, cammelli ealtri armento non trova sostentamento prima che lerba sia spuntata fuorie che li grani sono prossimi a maturare e la lontananza della gente che

    ritrae dallAsia impedisce di riunirla prima dellavanzata primavera. Diconseguenza il guerreggiare di vernotempo un avvantaggio che icristiani avranno sopra il Turco, il quale, tra laltro, col bere acquanon s atto a sopportare il freddo.

    Montecuccoli riconosceva invece che il modo di guerreggiare delTurco pi adeguato alla segretezza, risoluzione, celerit e esecuzionedel nostro, perch: 1. il dominio del Turco monarchico e assolutamentedispotico, acquistato per lo ius dellarmi [...] 2. le commissioni sono datelibere, assolute e con piena autorit al Capitano dellesercito [...] 3.dipendendo il tutto dal consiglio dun solo che non ha pari nel carico n

    collegati per concertarli, che ha il comando illimitato [...] a cui cenniobbediscono ciecamente lesercito e il paese [...] vengono a cessare etogliersi quelle cause che di lor natura involgono consulte, conferenze,obiezioni, dispute, dissensioni e emulazioni, e quindi per conseguenzanecessaria divulgazione dei segreti, irresoluzioni, discrepanze efreddezze nellesecuzione. Montecuccoli, che anche alla battaglia di S.Gottardo si sarebbe trovato alla testa di un esercito federale, quello delReich, appoggiato in quella circostanza da un solido corpo francese,insisteva sulla necessit di ovviare a questo stato di cose, dando

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    lautorit assoluta ad uno solo, o aggiungergli un consiglio di pochi ma

    buoni, fideli, esperti

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    .La vittoria di S. Gottardo conseguita da Montecuccoli sui turchi non

    incise pi che tanto - come testimoniano le considerazioni raccolte inDella guerra col turco in Ungheria, le quali spesso riprendevano allalettera quelle del Discorso - sulla sua visione della potenza ottomana esul suo giudizio relativo alle istituzioni militari. Quanto alla potenza,scrisse che non senza buon discorso alla regione ed al sito sagacementerifflesso, ha il Turco fatta la guerra con tanta profusione di sangue,doro, e di tempo per il conquisto di Candia, poich con essa si haassicurato il dominio della Grecia e dellAsia23. La sconfitta ottomanadel 1664 non era affatto considerata dal vincitore della battaglia una

    svolta epocale, un sicuro indizio che il declino dellimpero ottomano eraormai dietro langolo. Al contrario il feldmaresciallo riteneva che vanoerror lusinga coloro che delle forze del Turco parlano con poca stima:tanti regni da lui conquistati n mai pi da cristiani ripresi, tante piazzeforti espugnate, tante battaglie campali vinte, convincono di temerit edinsufficienza sentimenti cos impropri, i concetti di chi vibrando perispada la lingua, batte con parole magnifiche loste24. E ricordavaanche, in chiave storica, che dal disprezzo che si fatto del Turcohanno principalmente avuto origine le nostre perdite; la temerit o latrascuraggine di combattere sproporzionatamente pochi contra molti, hamesso le vittorie in mano de barbari25

    I pregi delle istituzioni militari ottomane erano quelli gi individuatinelle opere precedenti, in particolare nel Discorso: il Turco, del cuidominio la forma tutta bellicosa e feroce, ha gli apprestamenti militarisempre in assetto e, grazie a questo lungo apparecchio, potevapuntare su una presta vittoria e quindi condurre, al pari degli antichiromani, guerre corte e grosse26. Se Montecuccoli talvolta avallava latradizionale immagine negativa degli ottomani (tenebre per quel cheriguardava la religione, tirannide sul fronte politico, lubrico continuode precipizi del corpo e dellanima quanto alla morale)27, ci non

    22 R. Montecuccoli,Discorso della guerra contro il Turco, in ORM, II, pp. 205-239:206, 209-210, 213-215, 219, 222, 227 e 229.23 ID.,Della guerra contro il Turco in Ungheria 1660-1664, inORM, II, p. 310.24Ivi, p. 388.25Ivi, p. 492.26Ivi, pp. 463 e 465.27Ivi, p. 421.

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    valeva in ambito militare, nel quale al contrario riconosceva ai turchi

    delle qualit belliche talmente spiccate che non esitava a collocarli,come abbiamo visto, accanto ai romani e, in unaltra occasione, sullostesso piano degli spartani28. Ci che invidiava particolarmente agliottomani era, oltre al lungo apparecchio, la milizia perpetua inpiede, lesercito permanente29. Quando passava in rassegna i tipi direclutamento pi adatti a raggiungere tale obiettivo, Montecuccoli finivaper attribuire la palma ad un sistema, come quello svedese,lIndelningsverket, basato su una sorta di coscrizione: sarebbegliinsopportabile aggravio, era la domanda retorica che si poneva, se adogni dieci case simponesse il sostentar un soldato, cui, presente,fornissero il vitto ed il vestito, absente, il danaro equivalente?30.

    Nello stesso tempo il feldmaresciallo accostava gli svedesi agliottomani, sottolineando che ha la Svezia destinato in ciaschedunaprovincia un certo numero di case e campi, come Timari, per lomantenimento de soldati31. Tuttavia va anche precisato che il timar,che era, come spiegava lo stesso Montecuccoli, un assegnamentodentrata sopra certi terreni, per lo pi acquistati in guerra, e che hannoqualche rapporto alle colonie romane o alli feudi ed alle commende32,forniva allesercito ottomano la cavalleria leggera, mentrelIndelningsverketalimentava soprattutto la fanteria pesante di picchieri,contribuiva, cio, a quellandare a pi fermo, e non per fatti e aformar un corpo solido [...] fermo ed impenetrabile che erano le cartevincenti della tattica cristiana.

    Inoltre Montecuccoli suggeriva che dovriasi in ciascheduna provinciafondare unAccademia militare (ad imitazione de Giannizzeri delSerraglio) dove instrutti alla guerra venissero gli orfani, i bastardi, imendicanti e i poveri che negli ospitali soglionsi alimentare,aggiungendo anche, sul filo della sua polemica contro le istituzionireligiose e universitarie che sottraevano finanziamenti, uomini e lustro aquelle militari, che la fondazione di cotali scole saria forse di maggiormerito al zelo de fondatori e di maggior promozione alla CristianaReligione, che quella non di novi monasteri o di ginnasi superflui33.

    28Ivi, p. 466.29Ivi, p. 465.30Ivi, p. 472.31Ivi, p. 469.32Ivi, p. 465.33Ivi, p. 474.

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    Un altro punto forte delle istituzioni militari ottomane era quella che

    Montecuccoli definiva la virt esecutiva, vale a dire la capacit ditradurre i piani in operazioni e, pi in generale, di gestire efficacementela guerra. Tale virt nasceva dal comando che hanno que Capidespotico, indiviso: dispotico in quanto rifletteva le leggifondamentali del regno ottomano, che prevedevano che un solo siaPrincipe e tutti gli altri sieno schiavi e che garantivano di conseguenzaal Capitano generale dellesercito turco commissioni libere, assolutee con piena autorit; indiviso, in quanto non ha il capo n pari nelcarico, n ausiliari, n collegati per consultarli nellimprese e nelledissensioni per conciliarli; ma a di lui cenni e lesercito e il paese tuttociecamente obbediscono34.

    Lesercito permanente garantiva capi e soldati sperimentati, valorosied esecutivi. Quanto al valore, nasceva prima dalla complessionerobusta, [...] poi dalla perizia del maneggio dellarme e degli esercizimilitari, [...] dalle vittorie passate; da que duo gran poli dellorbepolitico: premio, e pena, luno amplissimo, laltra severissima appo iturchi; dalla religione persuadentegli conseguirsi leterna beatitudine nelmorir combattendo35. Inoltre ottima la disciplina fra i turchi. Sonoforti, obbedienti, temperanti, nella speranza di gran premi e nel timor digran pene; il soldato ottomano era, come riconosce anche la pi recentestoriografia, quando lo confronta con il soldato europeocontemporaneo36, ben nutrito e ben coperto; questo stato di benesserecontribuiva a far s che i turchi fossero obedientissimi nellosservazionedelle lor leggi, nellinstituzione di abitar in camerate insieme, delsilenzio, dellorazioni e nel rispetto agli offiziali e nella prontezza dieseguir i commandamenti37.

    Il numero, un comando dispotico, lesercito permanente basato su unun valido tipo di reclutamento, la logistica ben temperata: questi, inestrema sintesi, i vantaggi degli ottomani. Anche se non mancavanoin tali ambiti delle note critiche (Montecuccoli sottolineava che avviper di presente tra essi ancora degli abusi e delle corruzioni, poichalcuni vengono di primo balzo dagli offizi della Porta al comando degli

    eserciti innalzati, mentre il Soldano ne lussi marcido e dellemaomettane leggi poco curante, non esce pi in persona alle

    34Ivi, p. 481.35Ivi, pp. 480-481.36 Rhoads Murphey,Ottoman Warfare 1500-1700, London, University College LondonPress, 1999, pp. 88-89.37 R.Montecuccoli,Della guerra contro il Turco, cit., in ORM, II, pp. 487-488.

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    conquiste)38, i limiti dei turchi sul piano militare riguardavano

    soprattutto la tattica e, in misura minore, la tecnologia. vero che ilfeldmaresciallo, ricuperando e generalizzando una contrapposizione gipresente nellUmilissimo parere del 1662, sosteneva anche la tesi, assaiimpegnativa e non a caso da egli stesso contraddetta sotto pi aspetti,che li popoli barbari ripongono principalmente i loro vantaggi nellamoltitudine e nel furore; ma le milizie ammaestrate, nellordine e nelvalore39.

    In effetti, quando enumerava gli elementi, in cui consistevaprincipalmente il nostro vantaggio col Turco, Montecuccoli liindividuava in aspetti tecnici, non nelle qualit morali, vale a direnella fortificazione, la cui sottigliezza egli non cape; nel maneggio

    spedito dellArtiglieria, che appresso di lui pi lento; ne fuochidartifizio e nel distinto movimento dellesercito, che fra suoi confuso40. In particolare non sono [...] i lor movimenti cos a minutodistinti come i nostri, e de Giannizzeri luso, doppo aver fatta colmoschetto lor salva, trar fuora la sabla e con essa correr su loste41.Invece, come indicavano i punti da osservarsi nella battaglia, vale adire le istruzioni operative date da Montecuccoli alla vigilia dellabattaglia di S. Gottardo, la moschetteria non faccia tutta insieme unasalva, ma compartiscasi in modo chuna o due file per volta sparando, litiri sieno continui, e dove lultima di esse ha dato fuoco, abbia la primaricaricato e listesso deesi osservare nello sparare dellArtiglieria42.Inoltre li pezzetti da reggimento, vale a dire lartiglieria reggimentale,vansi caricando e sparando e spingendo [...] con la stessa prestezzacome altri marciano, dovunque e si vuole43.

    Larchitettura bastionata, lordine e la sodezza sui campi dibattaglia garantiti dalle picche e dalla cavalleria pesante, il fuococontinuo, limpiego tattico dellartiglieria: erano queste le principaliconquiste tecniche e tecnologiche tipiche di quel fenomeno delletmoderna che stato definito e precisato - in particolare da GeoffreyParker - in relazione allaffermazione dellOccidente, la rivoluzione

    38Ivi, p. 48039Ivi, p. 463.40Ivi, p. 499.41Ivi, p. 486.42Ivi, p. 439.43Ivi, p. 534.

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    militare44, una rivoluzione, come denunciava Montecuccoli, in taluni

    decisivi aspetti ignorata - checch ne affermino Rhoads Murphey eJeremy Black45 - dagli ottomani46 e che al contrario il generalemodenese aveva evocato fin dai primi anni 1660 nella sua caratteristicadi fondo, quando aveva assegnato ai cristiani il vantaggio di avere adisposizione armi non solo floride, ma anche e soprattuttoraffinate nellarte militare47.

    The Battle of Saint Gotthard (1664) triumphal arch in Church St. Joseph, into thevillage of Mogersdorf, paint Josef Rsch, 1912

    44 Cfr. la recente puntualizzazione, in riferimento soprattutto al caso italiano, ma sullabase di unampia comparazione a livello europeo, di Luciano Pezzolo,La rivoluzionemilitare: una prospettiva italiana 1400-1700, inMilitari in et moderna: la centralitdi un tema di confine, Milano, 20 giugno 2004, a cura di Alessandra Dattero e StefanoLevati,Milano, Cisalpino, 2006, pp. 15-62.45 Cfr. R.Murphey,Ottoman Warfare, cit., pp. 106-108, che riprende la tesi esposta da Jeremy Black, A Military Revolution? Military change and European Society 1550-1800,Basingstoke, MacMillan, 1991.46 Cfr. anche, a questo proposito, il meditato giudizio di un altro italiano, che eraentrato al servizio imperiale pochi anni dopo la scomparsa di Montecuccoli, il

    bolognese Luigi Ferdinando Marsili, lautore dello Stato militare dellImperioOttomanno, incremento e decremento del medesimo /Ltat militaire de lEmpireOttoman, ses progrs et sa dcadence, 2 voll., in Haya, appresso Pietro Grosse, eGiovan Neaulme, Pietro de Hondt, Adriano Moetjens - in Amsterdamo, appressoHerm. Uytwerf, Franc. Changuion, 1732. Sullesperienza militare di Marsili e sulla suavalutazione dei turchi, assai pi critica di quella di Montecuccoli, ancorch in largamisura parallela, cfr. Piero Del Negro, Luigi Ferdinando Marsilie le armes savantesnellEuropa tra Sei e Settecento, inLa politica, la scienza, le armi: Luigi Ferdinando

    Marsili e la costruzione della frontiera dellImpero e dellEuropa, a cura di RaffaellaGherardi,Bologna, Clueb, 2010, pp. 101-145.47 Cfr. sopra alla nota 18 la citazione tratta da R.Montecuccoli,Umilissimo parere, cit.

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    3 agosto 1664 Mogersdorf an der Raab, St. Gotthart (Szentgotthard)