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    Ossigenoterapia

    Cenni di fisiologiaIl meccanismo della respirazione regolato da 3 componenti fondamentali: i sensori, il

    controllore centrale e gli effettori.I sensori sono costituiti dai chemiorecettori centrali, situati nel midollo allungato, e dai

    chemiorecettori periferici situati nei corpi (glomi) carotidei e in quelli aortici. I chemiorecettoricentrali rispondono alle modificazioni della concentrazione di ioni idrogeno (H+) del liquidocerebrale extracellulare, quelli periferici sono invece sensibili a variazioni della pressione parziale

    di ossigeno (PaO2) e di anidride carbonica (PaCO2) e del pH nel sangue arterioso.Il controllore centrale corrisponde a 2 distinti gruppi di neuroni, responsabili rispettivamente

    del controllo volontario e del controllo automatico. Il primo risiede a livello della cortecciacerebrale, mentre il secondo nel ponte e nel bulbo. Larea bulbare deputata alla regolazione dellarespirazione automatica definita centro respiratorio. La scarica ritmica dei neuroni presenti nelcentro respiratorio alla base dellautomaticit della respirazione. I centri respiratori pontini(centro pneumotassico e centro apneustico) interferiscono con lattivit del centro respiratoriobulbare regolando il ritmo della respirazione. Lattivit del centro respiratorio bulbare regolataanche dalle informazioni provenienti dai chemiocettori. Lattivit del centro respiratorio aumentase nel sangue arterioso aumenta la pressione parziale dellanidride carbonica (PaCO2) o laconcentrazione di ioni H+ oppure se si riduce la pressione parziale dellossigeno (PaO2). Al controllochimico si sovrappongono altri meccanismi di controllo per gli aggiustamenti fini della

    respirazione in situazioni particolari.Gli effettori corrispondono ai muscoli della respirazione: diaframma, muscoli intercostali,muscoli addominali e muscoli accessori (di cui i principali sono gli sternocleidomastoidei).Lattivit dei muscoli respiratori determina la ventilazione.

    Con la volont possibile inibire la respirazione ma solo per un periodo di tempo limitato,superato il quale il controllo volontario viene sopraffatto dal controllo automatico e il respiroriprende. Il momento in cui linibizione volontaria del respiro cessa di agire determinatodallaumento della PaCO2 e dalla riduzione della PaO2 ed chiamato punto di rottura.

    Con la respirazione lossigeno inalato entra nei polmoni e raggiunge gli alveoli dove avviene loscambio gassoso tra ossigeno (O2) e anidride carbonica (CO2). Lossigeno passa dagli alveoli alsangue capillare, lanidride carbonica passa dal sangue capillare agli alveoli e viene quindiespirata. Durante lespirazione la percentuale di O2 nellaria alveolare diminuisce e quella di CO2aumenta sino allinspirazione successiva. Nella tabella 1 sono indicati i valori di riferimento in

    condizioni fisiologiche di PaO2 e PaCO2 nellaria inspirata e nei principali distretti.

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    Tabella 1. Pressione parziale dei gas respiratori1

    PaO2mmHg

    PaCO2mmHg

    aria inalata 156 0

    alveoli 100 40

    sangue arterioso 97 40

    sangue venoso 50 46

    Durante la respirazione un adulto sano ha una frequenza respiratoria di 14-20 atti al minutomentre i bambini hanno una frequenza maggiore (20-30 atti al minuto). Nelladulto la pressioneparziale di ossigeno nel sangue arterioso di norma superiore agli 80 mmHg, ma tale valore variain funzione dellet (vedi tabella 2). Il sangue arterioso a livello dei capillari cede ossigeno aitessuti e si arricchisce di anidride carbonica. Ne consegue la riduzione della pressione parzialedellossigeno (PaO2) da circa 97 mmHg a livello arterioso a 50 mmHg a livello venoso.

    Tabella 2. Valori di PaO2 rispetto allet1

    Et PaO2

    neonato

    40-70 mmHgbambino/adulto 97 mmHg normale

    >80 mmHg range accettabile

    65 mmHg range accettabileadulto 90 anni >60 mmHg range accettabile

    Per valutare lossigenazione di un soggetto si possono utilizzare metodi non invasivi(pulsiossimetria) oppure metodi invasivi (emogasanalisi e saturimetria venosa) ma sololemogasanalisi viene accettata per porre lindicazione allossigenoterapia.

    GlossarioEmogasanalisi: prelievo di un campione di sangue arterioso (emogasanalisi arteriosa o EGA) o venosa tramite punturapercutanea di unarteria o di una vena, per determinare le pressioni parziali dei gas nel sangue.Pressione parziale di ossigeno (PaO2): un indice della concentrazione di O2.pH: il logaritmo inverso della concentrazione degli ioni idrogeno. Man mano che lacidit aumenta, il pH diminuisce.Valori del pH compatibili con la vita sono approssimativamente compresi tra 6,8 e 7,8.Pressione parziale di anidride (PaCO2): un indice del carico acido. La Co2 viene trasportata nel sangue, nel plasma enei liquidi extracellulari in 3 forme: disciolta, come bicarbonato e combinata con proteine.Saturazione arteriosa: la saturazione di ossigeno arterioso (SatO2) viene definita come rapporto tra emoglobinaossigenata (HbO2) ed emoglobina totale.Bicarbonati: indicano il carico basicoEccesso di Basi (BE): un valore utilizzato per quantificare la presenza di basi nel sangue (per lo pi HCO3-). Simisura in mmoli/l. Quando diventa negativo, significa che c' carenza di basi e il soggetta ha unacidosi metabolica.

    Ipossia

    Lipossia pu essere provocata da diverse cause:2

    bassa pressione parziale di ossigeno nellaria inspirata (per esempio se il soggetto in altamontagna);

    ipoventilazione alveolare (per esempio se il soggetto soffre di apnee notturne);

    squilibrio tra ventilazione e perfusione (per esempio se il soggetto soffre di asma acuto o diatelectasie);

    shunt cuore destro-cuore sinistro per difetto congenito;

    perfusione tessutale inadeguata;

    basse concentrazioni di emoglobina nel sangue circolante;

    curva di dissociazione dellossigeno patologica (emoglobine anomale, carbossiemoglobina

    elevata); danno istotossico degli enzimi intracelulari (setticemia, avvelenamento da cianuro).

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    Tabella 3. Caratteristiche del soggetto in ipossia1

    Ipossia Saturazionedellossigeno

    Sintomi

    lieve 91-94% Tachipnea, cianosiperiferica, tachicardia

    moderata 86-90% Alterazione stato dicoscienza, apatia,

    rallentamentopsicomotorio, cianosi,tachicardia.

    grave

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    ossigeno e anidride carbonica, la saturazione di ossigeno (vedi glossario) e lequilibrio acido-base(vedi tabella 4).

    Tabella 4. Valori di riferimento dellemogasanalisi (sangue arterioso)1

    Adulto

    pH 7,35-7,45

    PaO2 80-90 mmHgPaCO2 35-45 mmHg

    HCO3-

    22-26 mEq/l

    BE (eccessodi basi)

    02

    Saturimetria venosa

    La saturimetria venosa il valore medio della saturazione venosa in ossigeno del sangueproveniente da tutti i tessuti. I tessuti ad alto flusso ma a bassa estrazione di ossigeno (rene)hanno una maggiore rilevanza sulle variazioni della saturimetria di quelli con basso flusso ma conunestrazione molto pi alta (miocardio).3

    Nei pazienti instabili la saturimetria venosa segnala precocemente lo squilibrio del trasporto diossigeno e nei pazienti in instabilit emodinamica o respiratoria un indicatore dellefficacia della

    terapia. Valori normali della saturimetria (68%-77%) suggeriscono un equilibrio tra ossigenodisponibile e quello consumato dai tessuti. Una brusca riduzione della saturimetria (

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    OssigenoterapiaLo scopo dellossigenoterapia di mantenere i livelli di ossigeno nel sangue arterioso entro

    valori fisiologici per ridurre al minimo i danni causati dallipossia tessutale costantementepresente in pazienti con scambi gassosi compromessi. Si basa sullaumento del gradiente di

    pressione dellossigeno attraverso la membrana alveolo-capillare. Quando lemoglobina statacompletamente saturata, un aumento ulteriore della frazione di ossigeno nellaria inspirata (FiO2)incrementa la quantit di ossigeno disciolto nel sangue.

    In condizioni normali (respirazione normale in aria ambiente) la FiO2 0,21 e lossigenodisciolto nel sangue circa il 2%. Valori pi elevati si possono ottenere con lossigenoterapiaiperbarica.2

    Lossigeno equiparato a un farmaco e va utilizzato solo su prescrizione. La scelta dellaconcentrazione dipende dai valori dellemogasanalisi e il sistema di erogazione in base al flusso dasomministrare.6

    Lossigenoterapia ad alto flusso consiste nella somministrazione di ossigeno a unaconcentrazione superiore a 0,60 per periodi brevi.

    Lossigenoterapia a basso flusso viene utilizzata nei pazienti con insufficienza respiratoria dabroncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) per migliorare sopravvivenza e qualit di vita.

    Nella BPCO si ha indicazione allinizio dellossigenoterapia a lungo termine quando la PaO2 inferiore a 55 mmHg o quando la PaO2 compresa tra 55 e 60 mmHg in presenza di policitemia,ipertensione polmonare, segni di ipossia tessutale, cardiopatia ischemica. Lossigenoterapia a lungotermine viene anche prescritta nelle seguenti condizioni: fibrotorace post-tubercolare, malattieinterstiziali del polmone, pneumoconiosi, cifoscoliosi, malattie neuromuscolari, bronchiectasie,ipertensione polmonare grave, ipossiemia intermittente durante il sonno e durante lo sforzo.7

    La somministrazione di ossigeno in acuto indicata nelle patologie broncopolmonari daqualsiasi causa, accidenti cerebrovascolari, sanguinamento massivo, shock, traumi e alcuni tipi diavvelenamento, come quello da monossido di carbonio, possono essere trattati conossigenoterapia. La velocit di somministrazione dellossigeno variabile rispetto a gravit epatologia. Visto il particolare comportamento della curva di dissociazione dellemoglobina,lobiettivo terapeutico raggiungere una saturazione di ossigeno di almeno il 90%, in quanto al disotto di tale valore piccole variazioni della saturazione causano grandi riduzioni della pressione

    parziale di ossigeno.In caso di dispnea che non risponde ad altri trattamenti o in pazienti particolari come bronco

    pneumopatia cronica ostruttiva, malattie interstiziali polmonari, scompenso cardiaco e soggetti incure palliative, lossigenoterapia pu essere prescritta per uso intermittente. Mancano per provesullefficacia della terapia intermittente, ma considerata un placebo.6

    Nei pazienti ospedalizzati durante la somministrazione di ossigeno occorre sempre valutare isintomi e tenere sotto controllo:8

    la saturazione periferica tramite pulsiossimetria (da mantenersi sopra il 90% tranne neipazienti con BPCO);

    la frequenza respiratoria e lutilizzo della muscolatura accessoria (regolarit e profonditdellatto);

    la cianosi delle mucose, del letto ungueale;

    la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa;

    lo stato di coscienza (stato confusionale o soporoso possono indicare unipercapnia).

    Sistemi di somministrazione dellossigeno

    Nei pazienti non intubati lossigeno pu essere somministrato con apparati a basso o ad altoflusso, cos classificati in base allinterferenza dellaria ambiente nel sistema e alla presenza diserbatoi inspiratori.

    I sistemi a basso flusso forniscono al paziente un flusso inspiratorio inferiore alla sua richiesta,per questo motivo il volume inspirato viene integrato dallaria ambiente e non possibilesomministrare lossigeno a percentuale controllata. La FiO2 varia molto in base alle modalit diventilazione del soggetto.5

    I sistemi ad alto flusso invece sono in grado di soddisfare completamente le esigenze del

    paziente ed erogano un flusso che pu essere anche 4 volte superiore a quello richiesto.Consentono di predefinire la percentuale di ossigeno inalato.

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    Apparati a basso flusso

    Cannule o occhiali nasaliLa FiO2 massima erogabile compresa fra 0,24 e 0,50 e il flusso massimo di circa 6 litri al

    minuto Se si utilizzano flussi superiori a 3 litri al minuto, necessario utilizzare il gorgogliatore perumidificazione per evitare lessiccamento della mucosa nasale. Per semplicit di calcolo si puconsiderare che ogni litro al minuto erogato aggiunge il 3-4% alla FiO2 (aria ambiente circa 21%). Unflusso di 1 l al minuto eroga una FiO2 del 24%, mentre un flusso di 2 litri al minuto eroga una FiO2del 28%. La FiO2 effettiva per dipende dalla compliancedel paziente, oltre che dalla patologia dibase. Una frequenza respiratoria elevata diluisce lossigeno inspirato con laria ambiente.

    Non ancora dimostrato che la respirazione prevalentemente buccale riduca la quantit diossigeno inspirato. Tra orolaringe e rinofaringe si formano riserve di ossigeno che viene inalatoindipendentemente dalla via utilizzata.

    Le cannule nasali sono ben tollerate dal paziente, perch gli permettono di parlare e mangiare.E importante verificare il correttoposizionamento e lo stato delle mucose nasali per il rischio chesi formino lesioni da decubito. Le cannule nasali disperdono ossigeno durante lespirazione,soprattutto se prolungata.9

    Figura 1. Cannula nasale

    Maschere facciali sempliciLa FiO2 massima erogabile compresa fra 0,40 e 0,60 e il flusso di ossigeno deve essere fra 6 e

    12 litri al minuto. Il volume daria varia tra i 100 e i 300 ml. Le maschere sono dotate di aperturelaterali per disperdere lanidride carbonica espirata e inspirare laria ambiente. La Fi02 inspiratavaria in base alla frequenza e al tipo di respirazione. Le maschere sono ingombranti e pococonfortevoli, perch impediscono di parlare, alimentarsi e di espettorare.7 A bassi flussi per, sipu inalare laria appena espirata, non sempre rimossa dallinterno della maschera. E semprenecessario umidificare laria utilizzando un umidificatore.10

    Apparati ad alto flussoMaschera di Venturi

    Sfrutta leffetto Venturi cio lossigeno sotto pressione passa attraverso un orifizio strettodeterminando una pressione subatmosferica che risucchia laria ambiente dentro il sistema. Estata progettata per situazioni in cui sono necessarie basse concentrazioni di ossigeno (24-40%).

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    Figura 2. Maschera di Venturi

    Il flusso sufficientemente rapido da far uscire lanidride carbonica che si accumula nellamascherina. Variando la misura dellorifizio e il flusso, la FiO2 pu essere impostata a 0,24, 0,28,0,31, 0,35, 0,40, 0,50 e 0,60 (il kit fornito con ugelli di diversi colori ognuno dei qualicorrisponde a un certo flusso e a una certa FiO2), consentendo un controllo molto precisodellossigeno somministrato. Queste maschere assicurano il fabbisogno respiratorio,

    indipendentemente dal tipo di respirazione. Nei pazienti con patologia polmonare cronicaostruttiva questo tipo di maschera non solo migliora lipossia, ma riduce anche il rischio diritenzione di CO2.10

    Tabella 5. Flusso di ossigeno e FiO2 con maschera di Venturi10

    FiO2 O2(l/min)

    Colore raccordo

    24% 2 azzurro

    28% 4 giallo

    31% 6 bianco

    35% 8 verde

    40% 8 rosso

    50% 12 arancione

    Maschere con reservoira parziale rebreathingUn reservoir di circa 600-1.000 ml di volume collegato a una maschera facciale semplice.

    Quando il reservoir si riempie di ossigeno, allinspirazione gran parte del volume viene dalreservoir, dove la concentrazione di ossigeno maggiore. La FiO2 massima erogabile compresafra 0,60 e 0,90 e il flusso di ossigeno deve essere compreso fra 6 e 15 litri al minuto. Circa unterzo del volume espirato penetra nel reservoirmentre il restante esce dalle aperture laterali dellamaschera.

    Figura 3. Maschera con reservoir

    Maschere con reservoirnon rebreathingSono molto simili alle maschere con reservoira parziale rebreathingma sono dotate di valvole

    unidirezionali sia sul serbatoio inspiratorio sia sulle aperture laterali. Possono raggiungere FiO2

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    maggiori delle maschere precedenti e i flussi necessari sono uguali. Per esempio se il reservoirben riempito e la maschera aderisce al viso si pu assicurare un flusso minimo di 15 litri alminuto fino a una FiO2 di 1,00.

    Cateteri transtrachealiIl catetere transtracheale viene inserito attraverso la cricoide tra il secondo e il terzo anello

    tracheale. Questi dispositivi permettono di somministrare lossigeno a 2 cm di distanza dallacarena, la dispersione di O2 minima e la trachea funge da serbatoio di ossigeno. Consentono unrisparmio di ossigeno di circa il 50% e lossigenazione non varia con la frequenza respiratoria, ilvolume corrente o il flusso inspiratorio. Il paziente non deve indossare maschere o occhialini, mapu avere complicanze quali enfisema sottocutaneo, infezioni e cheloidi cicatriziali.11

    Lossigenoterapia transtracheale va presa in considerazione nei soggetti che devono esseresottoposti a ossigenoterapia a lungo termine. I cateteri transtracheali sono una buona alternativaper i pazienti che non tollerano la cannula nasale, in quelli con ipossiemia refrattaria o con unamobilit limitata. Sono controindicati in caso di disturbi della coagulazione non correggibili,malattie terminali, poca motivazione o scarso supporto, impossibilit a effettuare le visite dicontrollo oppure in caso di ostruzione a livello delle alte vie aeree.12

    Ottimizzatori di flusso ed economizzatori

    Gli ottimizzatori di flussoGli ottimizzatori di flusso sono serbatoi contenuti nelle espansioni laterali di particolari

    cannule per ossigenoterapia. I serbatoi (uno o 2 secondo i modelli) raccolgono lossigeno (circa 20ml) emesso in fase espiratoria, che viene aspirato allinizio dellinspirazione successiva.

    Gli economizzatoriGli economizzatori limitano la somministrazione di ossigeno alla prima parte dellinspirazione.

    Sono sistemi a domanda che, grazie allapertura di unelettrovalvola attivabile con un sensore dipressione, consentono di erogare lossigeno nella prima fase dellinspirazione. Esistono diversisistemi (una quindicina) che in genere possono essere collegati alle diverse fonti di erogazione diossigeno. Si deve valutare la capacit del paziente di adattarsi alle variazioni respiratorie.

    Tabella 6. FiO2 stimata con diversi sistemi di somministrazione dellossigeno10

    Dispositivi Flusso erogato(l/min)

    FiO2 stimata

    cannule nasali 1-2

    3-5

    6-9

    10-15

    0,24-0,28

    0,28-0,35

    0,35-0,45

    0,45-0,50

    Sistemi a basso flusso: variano in base a flusso erogato,frequenza respiratoria e volume inspirato

    maschera facciale 6-8

    8-10

    10-12

    0,34-0,45

    0,45-0,55

    0,55-0,65maschera conreservoir a parrzialereabrething

    6-15 0,55-0,75

    maschera con

    reservoir nonrebreathing

    10-15 0,80-1,00

    maschera di Venturi 2

    4

    6

    8

    8

    2

    0,24

    0,28

    0,31

    0,35

    0,40

    0,50

    Sistemi ad alto flusso: erogano una percentuale diossigeno pi precisa

    cateteritranstracheali

    0,28-1,00

    Sistemi di erogazione dellossigeno

    Lossigeno pu essere somministrato sia in ospedale che a domicilio, con sistemi diversi chevanno scelti in base alle esigenze del paziente ed alla facilit di uso.

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    Bombole a gas compresso o a ossigeno gassosoSono utili per le terapie a breve termine. Le capienze variano, secondo i fornitori, dai 500 ai

    10.000 ml. Vanno sempre utilizzate con un riduttore della pressione, un flussometro e unumidificatore.

    Bombole a ossigeno liquido di tipo stazionario (bombola madre)e portatile (stroller)

    Le bombole a ossigeno liquido sono la modalit di erogazione pi adatta ai pazienti checontinuano a essere indipendenti e riescono a camminare perch grazie al contenitore portatile, ilpaziente pu mantenere una normale vita di relazione. Un litro di ossigeno liquido si converte in860 litri di ossigeno gassoso e la pressione di ossigeno nella bombola circa 100 volte inferiore aquella dellossigeno gassoso, quindi il rischio di esplosione sostanzialmente nullo. Occorre peruna bombola madre da cui caricare i dispositivi portatili.

    I concentratoriIl concentratore rimuove azoto e vapor acqueo dallaria ambiente, concentra lossigeno e pu

    erogarlo al flusso desiderato anche 24 ore su 24. Il concentratore funziona a corrente e non devenecessariamente essere collocato nella stanza del paziente.

    La riduzione dei costi rispetto allossigeno gassoso (circa il 25% in meno) e il limitato ingombro(38x34x55 centimetri, con un peso di circa 23 kg) sono i vantaggi principali dei concentratori. Dicontro per limitano la mobilit del paziente, non consentono di raggiungere flussi elevati (>4l/min) e sono rumorosi. Si deve inoltre tenere sempre una bombola di ossigeno di scorta, in casodi mancanza improvvisa di energia elettrica.

    Raccomandazioniper una gestione corretta

    dei sistemi erogatori

    UmidificatoriOltre a controllare il dosaggio da somministrare importante somministrare lossigeno umido,

    per prevenire lessiccamento delle mucose. Il controllo e la sostituzione dellumidificatore varianosecondo lutilizzo. Occorre controllare la quantit di acqua distillata nellumidificatore e valutarese necessario sostituirlo, nel caso degli umidificatori monouso, o se necessario il rabbocco.Sugli umidificatori sempre segnata la quantit minima e massima richiesta. Se si usa ungorgogliatore le incrostazioni calcaree possono alterarne il funzionamento fino a ostruire lingressodellossigeno.

    Sistemi di erogazioneLe cannule nasali devono essere in narice e il tubo non deve stringere sotto il mento. La

    maschera deve essere posizionata correttamente, evitando sfiati dai bordi ( possibile stringere laclip metallica in corrispondenza del naso). Si deve controllare il fissaggio dei raccordi (pereventuali perdite) e la presenza di nodi o di clampaggi indesiderati. E possibile adattare la

    maschera al viso del paziente premendo e modellando la clip di metallo presente allaltezza delnaso. Una posizione scorretta dellelastico di fissaggio pu portare a irritazione o edema dacompressione al volto. Se possibile il paziente dovrebbe indossare la dentiera, per una maggioreaderenza della maschera.

    E importante garantire un minimo di mobilit al paziente, utilizzando sistemi della lunghezzacorretta (allaumento del numero di raccordi aumenta il rischio di perdite).

    Non vanno utilizzati grassi od olii lubrificanti sulle guarnizioni per il pericolo di incendio.I presidi per la somministrazione di ossigeno (maschera, occhialini, prolunghe di raccordo)

    vanno sostituiti ogni 24 ore nei reparti a rischio (per esempio in terapia intensiva o in patologianeonatale) e nei pazienti con infezioni delle vie respiratorie. Negli altri casi sono da considerarsimonoutente e lintervallo di sostituzione il seguente:13

    sondini: ogni 24 ore e al bisogno (quando sporchi);

    cannule nasali: una volta alla settimana e al bisogno;

    maschere: una volta alla settimana e al bisogno.Inoltre si ricorda di eseguire il lavaggio sociale delle mani a ogni manipolazione e di sostituire

    lumidificatore a fine degenza.

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    Istruzione del pazienteBisogna insegnare al paziente (vedi dopo Assistenza al paziente in ossigenoterapia) a ricaricare

    lo stroller dalla bombola madre, avvertendolo di tenerlo sempre dritto. Gli stroller hannodimensioni e pesi diversi (da 2 a 3 kg) con autonomia da 3 a 7 ore a seconda del flusso di ossigenoe del peso dello stroller.

    I sistemi tipodewar

    di ossigeno liquido sono dotati di un indicatore luminoso di carica. E benecontrollarne lo stato prima e dopo ogni utilizzo.Controllare ogni 24 ore la quantit di ossigeno nelle bombole e valutarne lautonomia.

    Moltiplicando la pressione nella bombola per il volume della bombola si ottengono i litri contenuti.Le bombole di ossigeno devono essere dotate, oltre che di regolatore di flusso, anche di unmanometro. La pressione viene letta sul manometro ed espressa in bar, varia in base allo statodi riempimento della bombola. Il volume della bombola riportato sulla bombola o sulla schedaacclusa (per esempio una bombola di 5 litri di ossigeno ha una pressione letta sul manometro di150 bar. Moltiplicando la pressione (150 bar) per il volume della bombola (5 litri) si ottengono ilitri di ossigeno contenuti (150 x 5 =750). Per valutare lautonomia sufficiente quindi dividere ilvolume di ossigeno residuo per la quantit somministrata espressa in litri al minuto (con unconsumo di 10 litri/minuto, la bombola avr unautonomia di 75 minuti).

    I pazienti che utilizzano lossigeno liquido devono saper ricaricare lo stroller dalla bombola

    madre. Occorre spiegare ai pazienti di: mantenere lo strollerin posizione verticale per evitare fuoriuscite di ossigeno liquido

    verificare tramite lindicatore di riempimento a ledo a dinamometro che il contenuto diossigeno liquido nellunit base sia sufficiente;

    posizionare lunit portatile in modo che sinnesti nellapposito alloggio sagomato postosul coperchio dellunit base;

    esercitare una pressione dallalto verso il basso per collegare i connettori diriempimento, appoggiando una mano sulla sommit del contenitore per mantenerelunit portatile in posizione verticale;

    azionare senza forzare la leva di riempimento tenendo sempre la mano sulla sommitdellunit portatile. Ci permetter il travaso dellossigeno liquido segnalato da unsibilo piuttosto acuto e dalla fuoriuscita di ossigeno gassoso;

    alzare e abbassare la leva di riempimento ogni 20-30 secondi per evitare la formazionedi ghiaccio che potrebbe causarne il blocco per congelamento;

    mantenere premuta lunit portatile per assicurarne la stabilit e la corretta posizionedi riempimento;

    chiudere la leva di riempimento dopo circa un minuto e mezzo dalliniziodelloperazione di ricarica quando si nota un denso vapore bianco intorno al coperchiodellunit base che indica il riempimento dellunit portatile;

    sganciare lunit base premendo lapposito pulsante di rilascio trattenendo dallatracolla lunit portatile. Se tale operazione si rivelasse difficoltosa ci potrebbedipendere da un congelamento del punto di connessione delle unit. Non forzare e,senza alcun tipo di intervento, attendere qualche minuto per permettere al ghiaccio disciogliersi, poi sganciare lunit portatile;

    controllare sullindicatore di livello dellunit portatile il contenuto di ossigeno (in

    genere un dinamometro che si attiva afferrando la cinghia di trasporto dal latodellindicatore);

    se la leva di riempimento non dovesse chiudersi, rimuovere comunque lunit portatiledallunit base premendo il pulsante di sblocco. Lunit portatile interromperlerogazione di ossigeno dopo qualche minuto. Attendere pochi istanti per permettere alghiaccio di sciogliersi, poi chiudere la leva di riempimento;

    evitare qualsiasi contatto con il liquido versato, il ghiaccio e i vapori se il contenitore sicapovolge accidentalmente perch potrebbe causare lesioni cutanee da ipotermia;

    fare riferimento alle indicazioni fornite dal produttore.

    Assistenza al paziente in ossigenoterapiaLa saturazione dellemoglobina deve essere controllata in continuo. Il paziente va posizionato

    seduto o semiseduto, alzando la testiera del letto o utilizzando un cuscino.

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    Oltre alla valutazione del miglioramento della saturazione si deve controllare il respiro (se ilsoggetto respira con meno difficolt, senza utilizzare i muscoli respiratori accessori, se hatachipnea, dispnea), i parametri vitali, le caratteristiche qualitative e quantitative delle secrezioni.

    Pu essere utile associare un programma di fisioterapia respiratoria: manovre di percussione,vibrazione e drenaggio posturale ed esercizi di respirazione profonda, tosse efficace e utilizzo dellospirometro stimolante.

    Se lo stato di coscienza del paziente alterato o vi unalterazione del riflesso della tosse puessere utile posizionare un sondino nasogastrico per evitare linalazione, la distensione gastrica eil rischio di polmonite ab ingestis.11

    Eventuali aritmie cardiache sono una risposta allipossia tessutale che stimola i chemocettoridellarco aortico e del seno carotideo con tachicardia e tachipnea per aumentare la quantit diemoglobina satura circolante. Le tachiaritmie aumentano il consumo di ossigeno a livello cardiaco.

    Lambiente va controllato, conservando il microclima cio mantenendo temperatura e umiditcostanti.

    Si deve insegnare al paziente una corretta igiene orale. Il primo sintomo la secchezza dellefauci, che pu dare infezioni al cavo orale poich viene meno lazione disinfettante e pulente dellasaliva oltre a causare difficolt a parlare, mangiare e deglutire. Questo sintomo pu esserecontrollato umidificando lambiente utilizzando un umidificatore nella camera o una pentola conacqua bollente vicino al letto e aumentando lintroduzione di liquidi per bocca. Se il paziente ha

    arsura in bocca ma non ha desiderio di bere o ha vomito pu succhiare dei cubetti di ghiaccio disola acqua oppure preparati con spremute di arancia e pompelmo o arancia e limone.14 Lavitamina C contenuta in questi agrumi stimola la secrezione salivare ma bisogna fare attenzioneche non vi siano lesioni in bocca perch soprattutto il limone potrebbe causare bruciore. Si pusuggerire di masticare pezzi di ananas che stimolano la salivazione. Spruzzare in bocca umettantiartificiali pi volte al giorno pu essere daiuto. La saliva artificiale non ha le propriet pulenti edisinfettanti della saliva naturale ma elimina la spiacevole sensazione della bocca asciutta. Se ilpaziente respira a bocca aperta, deve bere sorsi di acqua di frequente.

    Durante la somministrazione di ossigeno tramite la maschera va prestata particolareattenzione alla cute del volto.

    Luso non corretto di presidi pu non assicurare lapporto di ossigeno ideale per il paziente.Inoltre, pu risultare pericoloso per il paziente e loperatore. Utilizzare alti flussi di ossigeno con le

    cannule nasali pu creare un riempimento di gas del gorgogliatore non sfogato dal raccordo oltread aumentare il rischio di epistassi e di danni alle mucose nasali da aumentata pressione diuscita del gas.10

    Complicanze dellossigenoterapiaLa somministrazione di ossigeno va sempre controllata con attenzione, soprattutto nei soggetti

    affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), nei quali i centri respiratori sonoinsensibili allo stimolo della CO2 e sono attivati indirettamente dallo stimolo ipossico dei glomicarotidei. Per questo, il miglioramento della PaO2 pu accompagnarsi a una riduzione dellaventilazione con conseguente aggravamento dellipercapnia (fino al coma ipercapnico).15

    Alte concentrazioni di ossigeno e per periodi prolungati possono portare effetti tossici aspecifici,

    dovuti alle alterazioni dellattivit enzimatica cellulare.16

    In rari casi stata segnalata unatossicit da O2 anche con concentrazioni basse del 24%.A livello polmonare possibile avere riduzione dellattivit muco-ciliare e della funzione

    macrofagica, formazione di membrane ialine e vasodilatazione polmonare.A livello sistemico le complicanze possibili sono vasocostrizione sistemica, riduzionedelleritropoiesi e della gittata cardiaca.17

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    Dossier InFad anno 3, n. 38, aprile 2008Editore Zadig via Calzecchi 10, 20133 Milanowww.zadig.ite-mail: [email protected].: 02 7526131 fax: 02 76113040

    Direttore: Pietro DriRedazione: Nicoletta ScarpaAutore dossier: Paolo Catenacci, Fondazione San Raffaele del monte Tabor, Milano