2004-02-06 D-Day

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LA REPUBBLICA 35MERCOLEDÌ 2 GIUGNO 2004

DIARIODI

IL GIORNO in cui prendemmo laspiaggia Volpe Verde era il 6 giugno,e il vento soffiava forte da nordovest.

Quando il mezzo da sbarco si levò sulla cresta di un’on-da, si poté vedere la fila bassa e snella degli incrociato-ri e le due grandi corazzate con la murata verso la spiag-gia. Si videro i lampi fiammeggianti dei loro cannoni e ilfumo nero spinto contro il vento prima di esserne sof-fiato via.

«Qual è la tua rotta, timoniere?» urlò da poppa il sot-totenente Robert Anderson di Roanoke, Virginia. «Due-centoventi, signore» rispose il timoniere Frank Currierdi Saugus, Massachussetts. Era un ragazzo dal visomagro e lentigginoso con gli occhi fissi sul compasso.«Allora manovra su duecentoventi, prerdio!», disse An-derson. «E non su tutto questo maledetto oceano».

Era nervoso, ma l’equipaggio dell’imbarcazione, chestava per fare il suo primo sbarco sotto il fuoco sa-peva che aveva guidato sbarchi in Africa, in Siciliae a Salerno, e aveva fiducia in lui.

D-DAY

(segue dalla prima pagina)

Era sempre stato un uomosentimentale, una figura cor-diale e pacifica in tutte le si-

tuazioni e provvisto di un cuore ge-neroso che invece di limitarsi asanguinare andava incontro a veree proprie emorragie. È perfetta-mente normale te-lefonare a mio padreverso le 6.30 di sera etrovarlo sconvolto,in lacrime, dopoaver guardato il tele-giornale.

Poi un anno fa miè capitato di trovar-mi in Normandia, afar visita a una poe-tessa americana che scrive compo-sizioni in versi sulle varie fasi dellastoria sociale di quella regione, e leiun giorno mi ha condotto in gita auna spiaggia dove ho nuotato inacque gelide e grigie, simili a quel-le che la mia stessa isola può offri-re. Fui particolarmente, irragione-volmente lenta, mentre nuotavo, aessere colpita dal pensiero che for-se quella era la spiaggia sulla qualeera sbarcato mio padre, cinquan-tanove anni prima. Ho riferito su-bito questa mia congettura allapoetessa, e lei mi ha posto tutta unaserie di domande per conoscere idettagli, che però a mia volta nonconoscevo neanch’io. La nostragiornata ha preso così un’altra pie-ga, un risvolto storico, per così di-re. Mi ha mostrato la spiaggia di Ju-no, le scogliere nelle quali si eranoannidati i cecchini, il groviglio deicespugli rivelatisi letali, e infine ilcimitero americano. Migliaia e mi-gliaia di croci bianche squadrate,intervallate da numerose Stelle diDavide, allineate in file impeccabi-li su un prato curatissimo. A perdi-ta d’occhio. Così è venuto fuori chesono proprio figlia di mio padre: misono ritrovata in lacrime.

Quando sono ritornata a casa,mi sono sentita animata da zelogiornalistico. Ho acquistato un dit-tafono e già mi è parso di essere al-la metà dell’opera. Ero entusiastaall’idea di calarmi nei panni di unimpavido cronista a caccia di veritàtaciute, e di portare alla luce lacommovente storia di guerra di unuomo che per tutta la vita aveva ri-tenuto troppo doloroso anche soloparlarne. Ma quando sono arrivataa Felixstowe ho scoperto inveceche mio padre non era affatto rilut-

se che ne simboleggiano altre),avrebbe simbolizzato il fatto chequando vi sono delle guerre è gen-te assolutamente normale a com-batterle. Accanto agli eroi e ai mar-tiri, ai sergenti e ai generali, vi sonomilioni di giovani del tutto ordina-ri che molto semplicemente vi ci sisono trovati, dopo essersi da poco

lasciati l’infanzia al-le spalle. Harvey erauno di quelli, un gio-vanotto di EastCroydon, apparte-nente alla classeoperaia, che nonaveva saputo che al-tro fare. Aveva ab-bandonato la scuolamolto presto e nella

nostra famiglia si diceva che loavesse fatto per la fantomatica ra-gione che sua madre non aveva vo-luto comperargli l’uniforme dellascuola elementare. A 17 anni eraancora troppo giovane per esserechiamato sotto le armi, ma quandoun giorno si trovò a passare davan-ti all’ufficio reclute sulla high streetvi entrò. Presero i suoi dati e gli co-municarono che sarebbe statochiamato non appena avesse com-piuto 17 anni e sei mesi. «La cosa mifece sentire un poco speciale, equando si è teenager è proprioquesto che si desidera, non è vero?»

Nel novembre 1943 il primo ad-destramento era finito. Furonotutti spediti a Suffolk, dove Harveysi unì al sesto reggimento d’assaltodel genio militare britannico. Unasettimana dopo Natale furono mo-bilitati. «Questo significa che la no-stra unità ufficialmente era inguerra. Sì, penso fosse così. Signifi-ca che se disertavi o facevi robe delgenere potevano anche fucilarti».Seguirono quindi sei mesi di adde-stramento in reggimento, di adde-stramento con i tank, di lezioni sucome montarci su, come dormircisotto, come ripararlo quando sirompeva. Ma Harvey non dovevaancora vedere nessun tipo d’azio-ne prima del 1945. Occorreva ave-re 19 anni per partire. Quando il re-sto della sua unità si mosse versoCalshott, lui andò a Felixtowe «coni vecchi rincoglioniti, l’esercito deinonni. Ma vi rimasi soltanto tresettimane, perché il decreto cam-biò. Di colpo si poteva partire an-che a diciotto anni. E così toccò ame». La guerra di Harvey ebbe ini-zio.

(segue a pagina 36)

tante a parlarne. In giardino ha ap-parecchiato uno spuntino a base dipesce e ha sistemato con grande at-tenzione il microfono sul suo pic-colo supporto.

«È buffo, ora che me ne parli.Davvero!» ha esclamato. Perché èbuffo? «Beh, ci ho pensato un po’su, sai, con l’anniversario... soloadesso inizio a credere che mi pia-cerebbe davvero riavere indietrole mie medaglie... sai, prima del-l’anno prossimo. Sarebbe bello,non credi?». Perché non ne ha fat-to richiesta? «Beh... ti fanno paga-re per fartele riavere, ti pare?» Gliho spiegato che ci avrei pensato io,ma mio padre è rimasto in ogni

modo alquanto perplesso. Ecco, mio padre è sempre stato

tormentato dalla contraddizioneche esisteva tra l’odiare la guerraed esservi stato, tra il sentirsiproiettato — come lui diceva —verso il futuro e al tempo stessonon voler essere dimenticato deltutto. Penso che egli fosse profon-damente sorpreso di rivolere in-dietro le sue medaglie dopo tantotempo. Io stessa ero sbigottita diessere così impaziente di ammi-rarle. Un veterano di guerra moltogentile che vive di fronte a mio pa-dre l’ha aiutato a spedire tutte lecarte necessarie. Quando sono ar-rivate, sono salita fino a Felixtowe

e ci siamo seduti insieme a con-templarle, come se ad essere siste-mati sul tavolo della cucina ci fos-sero dei ciottoli lunari. Avrei volu-to che mi rivelasse quanto menoche cosa quelle medaglie signifi-cassero per lui e, da un certo puntodi vista, nelle settimane seguenti ciprovò. Sono stata una pessima in-tervistatrice. Nella mia testa la sto-ria c’era già tutta, ma ogni settima-na che andavo da lui, al pari di ognipessimo giornalista del mondo,cercavo di far sì che la sua storia siconformasse alla versione che ave-vo in testa. Volevo che mio padremi raccontasse la guerra di “Salva-te il soldato Ryan” oppure quella de

“La grande fuga”. Lui invece inten-deva spiegarmi soltanto quello cheera successo a lui. Ogni uomo ha lasua guerra, diversa da quella dichiunque altro. La guerra di miopadre era stata marginale, inaffer-rabile, imprevista, pacatamenteeroica da un certo punto di vista,frenetica per altri aspetti. Era statal’esperienza più estrema di un uo-mo assolutamente ordinario. Nonfu la guerra del soldato Ryan, o laguerra di Steve McQueen, e nep-pure la guerra di Bert Scaife (di cuivi parlerò più avanti). Fu la guerradi Harvey Smith. Se proprio dove-va simbolizzare qualcosa (mio pa-dre non era molto addentro alle co-

Mio padre che sbarcò in NormandiaZADIE SMITH

Era l’albadel 6 giugno

1944 quandoebbe inizio

l’operazione

L’Americamise la suapotenza alservizio dellalibertà

COSÌ UNA SCRITTRICE RIEVOCA QUEL GIORNO

Soldati americanisu un mezzo da

sbarco all’alba del6 giugno 1944: tra

poco darannol’assalto

D-DAYD-DAY

ERNEST HEMINGWAY

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36 LA REPUBBLICA MERCOLEDÌ 2 GIUGNO 2004

LE TAPPE

PRINCIPALI

IL PIANO NOVEMBRE 1943

Roosevelt e Churchill fissanol’invasione della Francia occupata dai tedeschi per la primavera 1944. Il piano prende il nome di “Operazione Overlord”

DE GAULLE 3 GIUGNO 1943

De Gaulle si reca con Churchill daEisenhower per avere informazionisull’Operazione Overlord. Il generalefrancese rileva nel piano una serie dierrori, ma Eisenhower è irremovibile

I LIBRI

STEPHEN E.

AMBROSE

D-day. Storiadello sbarco inNormandia,Rizzoli 1998(2004)

LARRY

COLLINS

D-Day. Lastoria segreta,Mondadori2004

DAVID

STAFFORD

D.Day: contoalla rovesciaI dieci giorniche deciserola guerra,il Saggiatore2004

RODERICK

DE NORMANN

ROBIN

NEILLAND

D-day 1944.Voci dallaNormandia,Mondadori2003

DAN VAN

DER VAT

D. Day. Losbarco inNormandia,SEP 2003

CORNELIUS

RYAN

Il giorno piùlungo, Rizzoli2003

MAX

HASTINGS

Overlord. Il Dday e labattaglia diNormandia,Mondadori1999

JOHN

KEEGAN

La secondaguerramondiale,Rizzoli 2002

RICHARD

OVERY

La strada dellavittoria. Perchégli alleatihanno vinto lasecondaguerramondiale, ilMulino 2002

TZVETAN

TODOROV

Una tragediavissuta,Garzanti 1995

Sono le 6,30 del mattino. Siamo in pro-cinto di sbarcare a “Omaha Beach” co-me la chiamano gli Alleati. Gli elementi

sono in tempesta e il mezzo da sbarco è pie-no d’acqua a metà. Lo spettacolo è da incubo.Poi arriva l’ordine: «Andate!» Ci buttiamonella mischia, in combattimento: è un’espe-rienza del tutto nuova per me, ma che espe-rienza! Non abbiamo alcuna possibilità di ri-piegare perché sbarchiamo in un’acqua incui non tocchiamo neppu-re. Non abbiamo alternati-ve: la spiaggia è dissemina-ta di mine... la corrente checi respinge verso il largo cimette totalmente in baliadei tedeschi. Sguazzo nel-l’acqua per circa un’ora esono più morto che vivo. Èpressoché impossibile met-tere piede sulla spiaggia.Perdo ogni speranza, recitole mie ultime preghiere. Infine riesco a met-tere piede sulla spiaggia, sono quasi asside-rato, del tutto incapace di muovermi e perdoconoscenza. Quando rinvengo, il combatti-mento è al suo clou: mi agito, cerco un fucile,cerco la mia attrezzatura... riesco a recupera-re tutto e ne sono compiaciuto. Ma mio Dio!Che cosa resta della nostra unità? Un grup-petto d’uomini, 25 su 160. Il battaglione è an-ch’esso quasi annientato: su mille uomini so-no stati uccisi o feriti in ottocento. ..

Dom Bart

Disperato, pregoPoi tocco la riva

UN SOLDATO AMERICANO

Mio caro, mio adorato, che giornata!Stavo per andare a prendere l’au-tobus quando papà mi dice che

aveva appena sentito in negozio che era incorso lo sbarco. Siamo rientrati insieme incasa per sentire le notizie alla radio. Non ri-cordo di aver mai avuto una paura similein tutta la mia vita... Mamma e papà eranoincollati alla radio. Io sonoandata in cucina per poterpiangere in tutta tranquil-lità. Ho pregato Dio chenon ti accada nulla di ma-le e che ti riporti sano e sal-vo a casa il più presto pos-sibile. Oggi ci sono statidue flash speciali di noti-zie e a mezzogiorno ci sia-mo precipitati alla radioper ascoltarne uno... Miocaro penso che tu abbia avuto un’idea me-ravigliosa a voler montare uno scellino suun anello per regalarmelo. Mi piace questatua idea perché in passato non hai maiavuto idee del genere. Penso — anzi, ne so-no sicura — di avere il miglior marito dellaterra. Buonanotte, amore mio. Sono fieradell’uomo che amo. Ti supplico: abbiti cu-ra. Ti amo, ti amo, ti amo. Tua moglie Mil

P. s. Il presidente Roosevelt ha chiestoalla nazione intera di unirsi a lui staseranella preghiera delle 9. So che tutti l’hannofatto più che volentieri.

Tua Mil (Mildred Estes)

Arrivano notiziee io piango per te

UNA MOGLIE

LE IMMAGINILe immagini di questepagine sono tratte dallibro Paroles du Jour J.Lettres et carnets du Dé-barquement, été 1944di Jean-Pierre Guéno eJérôme Pecnard, pub-blicato in Francia daLes Arènes. Il volumeraccoglie testimonian-ze, lettere e immaginiinedite di protagonistialleati, francesi e tede-schi dello sbarco inNormandia e dei giorniseguenti

L’orrore e l’eroismo raccontati da una figlia attraverso gli occhi di un padre soldato

(segue da pagina 35)

Trascorse quell’ultimo mesenascosto da qualche partecon il suo reggimento nei bo-

schi di Fawley. Non c’è paragonecome si vedono bene le stelle da lì ri-spetto a Croydon... Il 3 giugno insie-me al resto del suo reggimentoascoltò il discorso finale. «Fu allorache ci dissero la verità: dove sarem-mo andati, a King Beach, e quando.Sperai di essere a bordo di un tank,ma all’ultimo minuto mi assegna-rono come radiotelegrafista sul ca-mion dell’ufficiale di comando.Tutti i ragazzi pensarono che fosseabbastanza buffo, io da solo, impe-golato con il comandante!». Il cin-que giugno, verso le undici di sera,salparono. Avrebbero dovuto sbar-care all’alba, ovviamente, ma lecondizioni del mare erano pessime.Erano immobilizzati dalla paura,stavano tutti male. Nel bel mezzodella traversata Harvey vide per laprima volta una nave da guerra, unenorme bestione scuro che scivola-va sull’acqua. Proprio mentre guar-dava dai suoi cannoni partì unabordata e l’imbarcazione si inclinòdi lato per il contraccolpo. «Alloracapii. Prima non avevo capito. Miresi conto che si faceva sul serio».Ma per Harvey non doveva essereserio come per migliaia di altri pri-ma di lui.

Non dovette sbarcare alle sei delmattino, non dovette sbarcare abordo di un tank (molti dei quali ve-nivano centrati da granate che unavolta cadute al loro interno «scop-piavano», facendoli implodere), nédovette sbarcare a Omaha, come gliamericani. Sebbene non se nepotesse rendere conto, era giàmolto fortunato. Si avvicinòalla spiaggia King, relativa-mente tranquilla, solo versometà giornata e attese, men-tre il suo comandante discu-teva con un generale ameri-cano presente a bordo, cheera convinto fosse troppopericoloso sbarcare. Primadi ritrovarsi sulla spiaggia passaro-no così altre due ore. Quel giornomio padre visse così tante esperien-ze diverse che per essere racconta-te dovrebbero essere centellinateaccuratamente nell’arco di anni in-teri, e furono invece concentratenell’arco di sole ventiquattro ore.

Quella era la prima volta in vita suache aveva lasciato l’Inghilterra. Laprima volta che era stato in mare. Laprima volta che vedeva un cadave-re.

«Guardavo fuori dal retro delcamion. Ovunque c’erano corpidi tedeschi morti. Erano uguali anoi, avremmo potuto esserci noial loro posto. Era raccapriccian-te. A quel punto già avevamo sa-puto che il maggiore Elphinsto-ne, il nostro maggiore, era mortonell’istante stesso in cui era sbar-cato sulla spiaggia. Aveva sportola testa dal tank per dare un’occhia-ta in giro e «pop!!», un cecchino loaveva colpito dritto alla testa. Ma tudevi scrivere che quel giornoper me andò liscia. Mi andòassolutamente liscia. Tuttoera già stato fatto, capisci? Tut-

ZADIE SMITH

to era finito. Io non ero come BertScaife». Chi? «Quel tizio divenneuna leggenda vivente alla fine dellagiornata. Aveva beccato così tantiuomini, aveva messo a tacere tantidi quei mortai... più tardi fu decora-to. Io non ero come Bert Scaife.Nemmeno lontanamente».

Il camion a bordo del quale viag-giava Harvey salì lungo i percorsiaperti, disarmato. Vi erano trinceeovunque e gente che gli sparava ad-dosso, ma con l’aiuto della radio egrazie a delle buone informazioniriuscirono a passare indenni attra-verso il peggio. Si fermarono pressoun monastero che era stato occupa-to dai nazisti ed era poi stato abban-donato. Nell’ingresso c’era il cada-vere di un uomo, in uniforme nazi-sta. Mio padre si chinò su di lui perrivoltarlo e si sarebbe sicuramenteaccasciato accanto a quello, privodi sensi, se il suo comandante nongli avesse bloccato la mano appenain tempo. Il cadavere era una trap-pola esplosiva. Quella notte dormìin un orto fragrante di profumi. «Eche altro, poi?» chiesi a mio padre.«Poco dopo mi fermai a Bayeux ecomperai una penna». A quel pun-to la pazienza con mio padre stavaper toccare il fondo. «Hai compera-to una penna... « ho ripetuto. Lui miguarda, sconsolato. «E’ così difficilericordare... ricordo solo le cose po-co importanti». Harvey fu ferito. Hadegli shrapnel all’inguine, cosa cheho saputo soltanto perché un dot-tore lo ha scoperto per caso, nel cor-so di una radiografia di controllo nel1991, quarantasette anni dopo cheHarvey pensava che quelle scheggegli fossero state tolte. «Beh, è diver-so. Mi capitò dopo aver comperatola penna». Prima di allora non me loavrebbe mai detto... pare che alcu-ni giorni dopo l’episodio della pen-na, mio padre nel cuore della nottesi trovasse ancora una volta in un

Quel giorno mio padre

visse così tante

esperienze diverse

che per raccontarle

avrebbe dovuto passare

il resto dei suoi anni

LA GUERRA DI UN

VITA QUOTIDIANABirra, sigarette,carte da gioco,

medicine, glioggetti quotidiani

del soldato

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LA REPUBBLICA 37MERCOLEDÌ 2 GIUGNO 2004

IL RINVIO 4 GIUGNO 1944Il D-day è posticipato di 24 ore. Sonoprevisti temporali e Eisenhower decideche è meglio rimandare per noncompromettere la superiorità aereadegli Alleati

LO SBARCO 6 GIUGNO 1944All’alba del 6 giugno gli Alleatisbarcano sulle spiagge normanne. E’ ilD-day. Centinaia di corazzate, mezzida sbarco, incrociatori invadono lecoste. La battaglia sarà terribile

SALVATE ILSOLDATORYANMezz’ora diviolenza senzaeufemismi perraccontare il D-Day. La guerracon tutte le suecrudeltà , datutte le parti(compresi gliamericani cheammazzano iprigionieritedeschi). 5OscarDi StevenSpielberg(1998)

IL GIORNOPIÙ LUNGOIl giorno dellosbarco alleatoin Normandiasecondo lacronaca delcolonnelloCorneliusRyan. Un caststellare, daJohn Wayne aHenry Fonda,RichardBurton, RobertMitchum, SeanConnery, CurdJurgensDi Ken Annakin,AndrewMarton,Bernhard Wicki(1962)

IL GRANDEUNO ROSSOLe avventure di4 soldatiarruolati nellaprima divisionedella fanteriaamericana chepartecipanoanche allosbarco inNormandia einfinecombattono inCecoslovac-chia Di SamuelFuller (1980)

QUELLASPORCADOZZINAPoco primadello sbarco inNormandia, ilmaggioreReisman deveconquistare uncastello dove èinstallato ilquartiergenerale deinazisti nellaFranciaoccupataDi RobertAldrich (1967)

I FILM

gioso. Ho detto:«Ok, papà, ho ca-pito». Poi mi ri-chiama ancora,

questa volta per far-mi una scenata. «Haivisto quel program-ma della Bbc chestanno girando, conquei giovanotti? Lifanno salire in treno e

vorrebbero fingere chefossero in guerra... ma ti pa-

re? È un mucchio di scioc-chezze! Come se potessero ri-

creare anche la paura! Cosa ne san-no di come ci si sentiva, quando ticonsegnavano un’uniforme con lamaschera antigas... che cosa ciò vo-lesse dire per il tuo animo!».

Mentre parla controllo le rispo-ste che mi ha dato in precedenza.Ok, non è stato coraggioso, ma glichiedo se è quanto meno fiero diquello che ha fatto. «Non proprio.Se fossi stato uno di quei medici sul-la spiaggia, o se avessi fatto qualco-sa come quel Bert Scaife, suppongoche sarei fiero di me. Ma non è così».Harvey Smith non è Bert Scaife —vuole che io sia ben chiara a questoproposito. Quando catturò quel na-zista, i suoi commilitoni volevanoucciderlo. Mio padre li convinse in-vece ad accontentarsi di una puni-zione meno estrema e fece cammi-nare il nazista davanti al loro tankper cinque miglia prima di conse-gnarlo alle autorità. Era tipico diHarvey sentirsi in qualche modoimbarazzato nel raccontarmi quel-l’episodio. Credeva di essersi com-portato crudelmente. So che Har-vey ritiene l’orgoglio una virtù dinessun conto. A suo modo di vede-re le cose, un individuo agisce o aiu-ta per quello che può o non agisce enon aiuta affatto, ed esserne fieri inseguito non serve a granché, noncambia nulla. Tuttavia io sono mol-to fiera di un uomo che è stato capa-ce di comportarsi sempre umana-mente nella più disumana delle cir-costanze. Per farlo occorre avere uncoraggio enorme. Questo è un mo-do del tutto speciale di essere co-raggiosi, e questa è una qualità chemio padre condivide con milioni diuomini e di donne qualunque checombatterono quella sciagurataguerra.

Copyright (c) 2004 Zadie SmithTraduzione di Anna Bissanti

Sono le 9 del mattino, e dopo unanotte agitatissima viviamo ore diangoscia, stretti l’uno contro l’altro

e continuamente scossi, circondati dabombe aeree che cadono ovunque e daproiettili lanciati dalla flotta britannicache secondo i nostri vicini avrebbe dovu-to essere al largo. Per un attimo la pro-spettiva di un prossimo sbarco ci sostie-ne, ma ti assicuro chenon ce la passiamo bene,assordati e scossi dalle ri-petute esplosioni, cheprovengono senza dub-bio da depositi di muni-zioni, e mentre siamoconvinti che la casa ci ca-drà presto sulle spalle in-vochiamo il Signore. E iminuti ci sembrano delleore. Le nuvole di fumo siavvicinano sempre più. La porta che col-lega la cucina con la cameretta contiguasi blocca sbarrandoci il passaggio, ched’altra parte è diventato inutile. Al primopiano cade del gesso sul letto di Christia-ne, e si sente uno scoppio in cortile; si ro-vesciano tegole sopra il garage e forse an-che sulla casa. Aspettiamo un momentodi tregua, ma arriverà tra qualche ora, traqualche giorno, o tra qualche mese. Riu-sciremo a viverla? È quanto oggi possia-mo chiederci.

Gaston Deroix

La mia lunga albavissuta con angoscia

UN CIVILE FRANCESE

Cari genitori, cari fratelli e cara so-rella, vostro figlio, vostro fratellovi esprime tutto il suo affetto.

Martedì 6 giugno c’è stato un attaccosenza precedenti, un attacco inimma-ginabile, mai visto, nemmeno in Rus-sia... All’alba, verso le 4, abbiamo ini-ziato a intravedere il profilo delle pri-me grosse navi nemiche. Ben prestonon c’era più nemmeno un metro qua-dro di terreno che nonfosse stato colpito dalleloro granate. Poi ha avu-to inizio il massacro.Molti dei mezzi da sbar-co erano già stati di-strutti dalla nostra arti-glieria pesante, ma mol-ti altri si erano arenatisulla riva. Gli americanipertanto dovevano per-correre duecentocin-quanta metri di spiaggia allo scoperto,e ciò è stato loro fatale... Davanti allenostre postazioni sulla spiaggia abbia-mo lasciato dai duemila ai duemilacin-quecento attaccanti morti o feriti. Cia-scuno di noi ha fatto il possibile percontrastare l’incredibile superioritànumerica degli americani. Io solo hodovuto sparare più di 400 raffiche. Peroggi è tutto! Vi abbraccio forte! Vostrofiglio, vostro fratello che tanto vi ama,

Franz (Franz Gockel)

Ho sparato400 raffiche

UN SOLDATO TEDESCO

GLI AUTORIIl testo di Ernest He-mingway che costitui-sce il Sillabario è unacorrispondenza diguerra raccolta in ByLine. Dal nostro inviatoErnest Hemingway(Mondadori). ZadieSmith è l’autrice delBest seller internazio-nale Denti Bianchi(Mondadori). Le lette-re dei protagonistipubblicate in questepagine sono tratte dallibro Paroles du Jour J

La memoria di un uomo che per anni aveva preferito il silenzio alle parole

Aiutò a liberare Belsen. In Ger-mania prese parte attiva aglisforzi per la ricostruzione. Masono quelle poche settimane inNormandia quelle che davverocontarono per lui. Gli errori cheaveva commesso, le cose che

non aveva fatto, la fortuna cheaveva avuto.

Per finire, gli ho chiesto se pensa-va di essere stato co-raggioso in Norman-dia. «Non sono statocoraggioso! Non mi fu

chiesto di esserlo... ionon ero Bert Scaife! Per-sonalmente non sono

stato coraggioso, se è que-sto che vuoi sapere». Ed è per

questo che non ne aveva maiparlato? «Non proprio... sup-

pongo che quando ti rendi con-to che in fondo stavi facendo la

tua parte a uccidere della gentenormale, beh... è una cosa brutta.Ho trascorso un anno in Germaniadopo la guerra, sai?, lavorando perl’esercito. Ho stretto amicizia condei tedeschi. Stavo quasi per sposa-re una ragazza tedesca di campa-gna. Aveva la mascella forte. Bellaragazza... in casa sua c’era la foto delfratello con indosso l’uniforme deinazisti. Avrà avuto diciotto anni enon sarebbe mai più tornato a casa.

Un mio commilitone, che era ve-nuto con me in visita a casasua, voleva voltare la fotoverso il muro, ma io gli dissidi non farlo. Era soltantogente di campagna. In quellaguerra vi era stata grande cru-deltà, ma quella era gentesemplice».

Questo è quanto ho registra-to, la fine della mia intervista.Poco dopo, però, mi ha telefo-nato parecchie volte per ribadi-re una cosa. Non era stato corag-

orto. Decise di prepararsi il tè, comesi faceva durante la guerra, ovveroriempiendo di sabbia una latta dibiscotti, versandovi un goccio dibenzina e dandovi fuoco. Nonavrebbe dovuto farlo. Videro lafiamma e arrivò un colpo di mor-taio. Harvey non sa con esattezzaquanti uomini morirono, forse due,forse tre. Dico: ma papà, si è tratta-to di uno stupido sbaglio, tutti com-mettiamo errori a quell’età. Ma insituazioni normali errori del generenon implicano la morte di nessuno.«Fu colpa mia, capisci?». Ma no chenon lo fu, si trattò di un incidente.«Sì, sì», risponde Harvey, canzo-nando le mie parole e piangendosommessamente. «Se è così chevuoi metterla... «. Si risvegliò su unabarella a bordo di un camion, condue tedeschi morti a entrambi i lati,raccolti chissà dove dopo qualchealtro incidente. E quella fu la finedella sua guerra, durata appenaqualche settimana, finché, in In-ghilterra, non si riprese completa-mente. Quando ritornò, negli ulti-mi mesi di guerra, fece delle coseparticolarmente degne di nota.Catturò un nazista di alto grado.

Gli chiesi se pensava di

essere stato coraggioso

in Normandia, «Non

sono stato coraggioso,

non mi fu chiesto di

esserlo», rispose

DOPO LO SBARCOSopra, un

soldato americanoferito, un inglese

scrive, un tedescoprigioniero

EROE PER CASO

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€ 1,40); Regno Unito Lst. 1,30; Rep. Ceca Kc 56; Slovenia Sit. 280; Spagna€ 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr.2,5 (con il Venerdì Fr. 2,80); Ungheria Ft. 350; U.S.A $ 1. Concessionaria di pubblicità: A. MANZONI & C. Milano - via Nervesa 21, tel. 02/574941

Fondatore Eugenio Scalfari Direttore Ezio Mauro

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ZADIE SMITH

SAPEVO che mio padre era sta-to in guerra. Sapevo anche cheil padre di nessun altro v’era

andato, essendo stato più saggio la-sciare tale onere ai nonni. Ma, per ilresto, non potevo dire di saperne dipiù. Harvey non me ne aveva maiparlato. Crebbi e un poco alla voltascoprii, da diverse fonti, che cosaera stata la guerra. Mio padre inve-ce non me ne parlò mai. Più ne ve-nivo a sapere di quella guerra e sem-pre più astruso mi riusciva concilia-re l’orrore e l’eroismo in Norman-dia con l’Harvey Smith prudente edai modi gentili che conoscevo.SEGUE ALLE PAGINE 35, 36 e 37

DIARIO

Il D-Day di mio padreL’ex tecnico della Roma:

“L’Inter è arrivata tardi”

Capello amaro

“Il mio addio

è convenuto

a tutti”MARCO MENSURATI

A PAGINA 44

Manomessa bottiglia di minerale

Adesso il piccolo è fuori pericolo

Acquabomber

a Palermo

bimbo beve

la candeggina

SALVO PALAZZOLO

A PAGINA 23

L’ESIBIZIONE

DELLA MALATTIA

Bossi alla radio: rinviate Pontida e io verròIl messaggio registrato trasmesso dall’emittente della Lega. Il Senatur parla in modo affannato, a tratti incomprensibile: “Sono schiacciato dal dolore ma tornerò”

Radio Padania diffonde la registrazione del messaggio di Bossi ALLE PAGINE 6 e 7

FRANCESCO MERLO

MAI avremmo pensato di potervolere bene a Umberto Bossi,che per noi è sempre stato la sen-

tina di tutti i pregiudizi infamanti e raz-zisti contro il Meridione del mondo. E in-vece ieri pomeriggio il suo soffio di vocestraziato e straziante, registrato e tra-smesso da Radio Padania, ci ha com-mosso perché è la prova che stanno mal-trattando un ammalato per ragioni elet-toralistiche, che c’è un accanimento po-litico, ben più insensato di quello tera-peutico.

SEGUE A PAGINA 17

L’ACROBAZIA

POLITICA

IL PACCO DONO

AMERICANO

VITTORIO ZUCCONI

WASHINGTON

DA OSPITE educato, nonarriverà a mani vuoteGeorge Bush all'incontro

con l'Europa che conta e conquella che finge di contare. InFrancia, in Italia e poi al verticedegli Otto in Georgia, porterà ilpacco dono del nuovo governoprovvisiorio iracheno, che glipermetterà di vantare progressiverso la democrazia con l'impri-matur dell'Onu e salvare le in-certe fortune elettorali dei go-verni satellite. Dare una “facciairachena” e una parvenza di le-gittimità Onu all'occupazione,era il risultato improrogabileche Bush doveva ottenere infretta per riagganciare i governidissidenti, confortare i governisatelliti nervosi e proteggere, so-prattutto, la propria vacillantepopolarità interna.

SEGUE A PAGINA 17

Il sunnita al Yawar nuovo presidente, lo sciita Allawi premier. Vola il prezzo del petrolio: supera i 42 dollari al barile

Nasce il governo irachenoBush: la piena sovranità è vicina.Bomba contro i curdi: 25 morti

BAGDAD — L’Iraq ha un nuovo go-verno. L’ultima mediazione con gliUsa ha prodotto un capo tribù sunni-ta, lo sceicco Ghazi al Yawar, presi-dente del paese. Premier è lo sciitaIyad Allawi, molto vicino all’ammini-strazione Bush e che dopo la sua no-mina si è subito pronunciato per lapermanenza del contingente ameri-cano in Iraq. Bush ha dato il pieno ap-poggio al nuovo vertice: «Ora la de-mocrazia è più vicina». Il consigliereper la sicurezza nazionale Condo-leezza Rice ha tentato di allontanareil sospetto di un esecutivo troppo fi-loUsa: «Non sono marionette nellenostre mani». Ma a Bagdad si conti-nua a morire: un’autobomba è esplo-sa a poche centinaia di metri dalla sa-la dove il nuovo governo stava tenen-do la conferenza stampa, colpendo lasede del partito curdo e uccidendo 25persone. Oggi arriva la salma di Anto-nio Amato, il cuoco italiano uccisonell’assalto terroristico in ArabiaSaudita. Per lui, ha detto il padre, cisaranno i funerali di Stato. Nuovo re-cord storico per il prezzo del greggioche ha sfondato i 42 dollari al barile.

DELL’OMO, SANNINOSTAGLIANÒ e ZAMPAGLIONE

ALLE PAGINE 2, 3, 4 e 5

Allarme dell’ambasciata Usa per gli americani in Italia. I disubbidienti minacciano incursioni

Ciampi: appello al dialogo per il 2 giugno

parata tra le proteste, Roma blindata

Passa di mano il 10% dei titoli

Fiat, scambida record

la Borsa credeai nuovi vertici

Marchionne e Montezemolo

TORINO — Partenza sprint perLuca Cordero di Montezemo-lo, nuovo presidente dellaFiat: in Borsa il titolo vola, pre-sentata la nuova squadra conSergio Marchionne e John Phi-lip Elkann. Gianlugi Gabetti:“Vinto lo scontro sulle regole,la famiglia ora ha un futuro”

ALLE PAGINE 10,11 e 13

Il pericolo

di un altro G8

GIUSEPPE D’AVANZO

C’È davvero un italiano tra gliassassini di Fabrizio Quat-trocchi? Non un iracheno

che conosce l’italiano per avere quida noi studiato o lavorato, ma un ita-liano italiano, nato italiano, di linguaitaliana, con una famiglia e una storiae un passaporto italiano, un tipo checombatte e uccide con i mujahiddinper scelta politica e ideologica. Lo di-cono autorevoli fonti di informazio-ne, quali sono il Corriere della Sera ePorta a Porta. Vale la pena prenderemolto sul serio la notizia (gravissima,inquietante) chiedendosi quali sonole evidenze del fatto.

SEGUE A PAGINA 17

IL CASO

Il suggeritore

inesistente

MIRIAM MAFAI

IL 2 GIUGNO 1946 segnò unasvolta radicale nella storia e nel-le istituzioni del paese. Appena

usciti dal fascismo e dalla guerra de-cidemmo di liberarci dalla monar-chia, votammo in maggioranza perla Repubblica e scegliemmo gli uo-mini e le donne che avrebbero scrit-to la Costituzione. A buon dirittoquella data è stata celebrata, a lun-go, come la nostra festa nazionale.Poi, per guadagnare un giorno lavo-rativo, venne cancellata. È merito diCiampi averla recuperata come da-ta celebrativa della unità nazionale.

SEGUE A PAGINA 18SERVIZI ALLE PAGINE 14 e 15

LA POLEMICA

CON REPUBBLICA

La collana “Le strade del giallo”

Domani Montalbán

“Assassinio

al Comitato Centrale”

Il 3° romanzo della collezionedi 50 volumi a richiestaa soli 5,90 euro in più

Oggi in Italia la salma

di Antonio Amato. Il

padre: “E’ morto da

eroe, funerali di Stato”

GUIDO PASSALACQUA

MILANO

UMBERTO Bossi annulla Pontida,ma non cancella, forse, il suo ritor-no alla politica. Forse. Bossi ha più

volte dimostrato di saper risorgere dallesue ceneri, ma ieri, nel salone di Via Belle-rio, l’ascolto del suo messaggio via radio haassunto i toni di un malinconico addio. Il“Va pensiero” suonato a Radio Padania fa-ceva capire il senso del dramma che atta-nagliava tutti i militanti della Lega.

SEGUE A PAGINA 6

Quella voce lascia

la Lega nel dramma

IL RETROSCENA

BERNARDO VALLI

PRIMA di emettere giudizisul nuovo governo irache-no, e quindi di fare prono-

stici sul suo futuro, bisogna ve-derlo alla prova. La sua duratasarà breve se il calendario politi-co previsto sarà rispettato: entroil gennaio prossimo si dovreb-bero tenere le elezioni destinatea dare una legittimità popolare aun nuovo esecutivo, e a dar vitaa un’assemblea costituente: manell’Iraq di oggi sette mesi pos-sono sembrare l’eternità.

Per il governo annunciato ieria Bagdad la prima prova saràtuttavia immediata e probabil-mente decisiva. Al fine di con-quistare un po’ di credibilità agliocchi del Paese, i nuovi ministridovranno dimostrare, al piùpresto, subito, sin dai primi pas-si, di essere autonomi rispettoagli americani.

SEGUE A PAGINA 16

Il segretario della Cgil

Epifani al premier

“Basta attacchi”

DE MARCHIS A PAGINA 9

L’INTERVISTA