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Lori Foster Per Salvare Una Rossa Taken! Prima edizione Harmony Destiny © 2001 Seconda edizione Harmony Temptation N° 26B del 21/5/2003 ISSN 1125 - 4890 Capitolo 1 L'Eccitazione gli era cresciuta dentro a tal punto che temeva di esplodere  per il desiderio. Non era quello che si era aspettato, non era quello che aveva programmato. I capezzoli di Virginia si inturgidirono sotto le punte delle sue dita e lei gemette eccitandolo ancora di più. Gli infilò le dita tra i capelli, gli sussurrò con un tono disperato: «Ti prego!», e lui dimenticò il suo obiettivo. Dimenticò che i suoi intenti erano altri, che non era veramente attratto da quella donna. «Dillon...» «Ssh... Va tutto bene, tesoro» le mormorò lui, ed era vero. Incredibilmente, andava più che bene. Le scostò maggiormente i lembi del cappotto e le sollevò la camicetta sul petto. I suoi seni, pieni, sodi e generosi, si adattavano perfettamente alle sue mani, e lui desiderò sopra ogni altra cosa di averla nuda tra le  braccia, di guardare il colore dei suoi capezzoli alla luce della luna che entrava dal parabrezza, di vedere il piacere nei suoi occhi nocciola, solitamente pieni di determinazione e di arroganza, che ora erano addolciti dal desiderio che provava per lui. Diede dei baci caldi sulla pelle di seta del suo collo e aspirò il suo  personalissimo profumo. Non aveva mai notato che Virginia avesse un  profumo così... unico, prima. Non aveva nemmeno notato quanto era sexy, né immaginato che potesse rispondere con tanto calore alle sue carezze. Gemette di nuovo e lui le sussurrò delle parole dolci riprendendo a  Lori Foster 1 2003 - Per Salvare Una Rossa

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Lori Foster

Per Salvare Una RossaTaken!

Prima edizione Harmony Destiny © 2001

Seconda edizione Harmony Temptation N° 26B del 21/5/2003ISSN 1125 - 4890

Capitolo

1

L'Eccitazione gli era cresciuta dentro a tal punto che temeva di esplodere per il desiderio. Non era quello che si era aspettato, non era quello cheaveva programmato. I capezzoli di Virginia si inturgidirono sotto le puntedelle sue dita e lei gemette eccitandolo ancora di più. Gli infilò le dita tra icapelli, gli sussurrò con un tono disperato: «Ti prego!», e lui dimenticò il

suo obiettivo. Dimenticò che i suoi intenti erano altri, che non eraveramente attratto da quella donna.«Dillon...»«Ssh... Va tutto bene, tesoro» le mormorò lui, ed era vero.

Incredibilmente, andava più che bene.Le scostò maggiormente i lembi del cappotto e le sollevò la camicetta

sul petto. I suoi seni, pieni, sodi e generosi, si adattavano perfettamentealle sue mani, e lui desiderò sopra ogni altra cosa di averla nuda tra le

 braccia, di guardare il colore dei suoi capezzoli alla luce della luna cheentrava dal parabrezza, di vedere il piacere nei suoi occhi nocciola,solitamente pieni di determinazione e di arroganza, che ora erano addolcitidal desiderio che provava per lui.

Diede dei baci caldi sulla pelle di seta del suo collo e aspirò il suo personalissimo profumo. Non aveva mai notato che Virginia avesse un profumo così... unico, prima. Non aveva nemmeno notato quanto era sexy,né immaginato che potesse rispondere con tanto calore alle sue carezze.

Gemette di nuovo e lui le sussurrò delle parole dolci riprendendo a

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titillarle i capezzoli. La sentì fremere in tutto il corpo, e fu lui che adesso silasciò sfuggire un gemito. Quello che stava accadendo non andava affatto bene, ma era terribilmente piacevole...

Le ragioni per cui aveva freddamente programmato di sedurla adesso gli

sembravano lontane. Gli era impossibile negare l'estremo piacere che stavaa sua volta provando, l'incredibile, innegabile eccitazione di cui era preda edi cui sicuramente Virginia era cosciente.

Flirtare in macchina era terribilmente scomodo, ma non importava:anche se la notte era freddissima, la passione li riscaldava. Lui sapeva chenella grande casa il party era al culmine. La luce che proveniva dallefinestre illuminate faceva brillare la neve e l'eco della musica cheimpazzava all'interno giungeva fino a loro.

Ciò che stava facendo, e il luogo in cui lo stava facendo, era pericoloso,ma era finalmente riuscito a restare solo con lei e non aveva nessunaintenzione di perdere quel vantaggio. Doveva affrettare le cose: aveva già perso fin troppo tempo.

Per trentasei anni era stato un bastardo meschino e determinato, un trattodel carattere che gli aveva instillato suo padre fin dall'infanzia. Nondimenticava mai i fini che si era prefissato, non usciva mai dal tracciatoche si era imposto, ma adesso, in quel preciso momento, sembrava che ilsuo principale obiettivo fosse passato in secondo piano. Voleva Virginianuda fra le sue braccia, lì, su quello stretto sedile. Voleva entrare in lei, porre fine a quella che stava diventando una tortura...

«Fermati, Dillon.»Il suo tono adesso non aveva niente di autoritario. La sua voce era

morbida, dolce, roca per il desiderio, incredibilmente femminile e di nuovolui si meravigliò che all'improvviso fosse diventata tanto diversa da comesi era aspettato, che reagisse in modo tanto diverso da quello che avevaimmaginato.

Invece di ascoltarla, la strinse a sé. Virginia gli infilò nuovamente lemani nei capelli e, prendendolo come un incoraggiamento, lui le liberò iseni dal reggiseno e prese a titillarle i capezzoli con le labbra. Si chiesecome sarebbe stato fare l'amore con quella donna così inaspettatamentesensibile ai suoi baci e alle sue carezze, quella donna che gli faceva venir voglia di... divorarla.

Le fece scivolare una mano sul ventre, e i suoi gemiti divennerodisperati. Fece scivolare le dita tra le sue gambe, la sentì trattenere il

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respiro, poi lei gli disse: «No!» e, tremando, si scostò da lui, si assestò sulsedile, appoggiò la nuca al poggiatesta e chiuse gli occhi. «Scusami, manon posso farlo.»

Il cervello annebbiato di Dillon tornò lentamente alla realtà. Non poteva

farlo? Era lui quello che si era dovuto sforzare per raggiungere il suoobiettivo... all'inizio. Era venuto a Delaport City solo per sedurla e avereda lei delle risposte. Non aveva affatto messo in conto che lei potesseessere riluttante all'idea di fare l'amore con lui.

«Virginia...»«No» ripeté lei scuotendo la testa. «Non è giusto. Nascondermi qui con

te come se mi vergognassi è una cosa meschina. Il fatto che lavori per lamia compagnia e che ho la facoltà di licenziarti in ogni momento non midà il diritto di trattarti senza rispetto» gli spiegò mentre si rimetteva a posto la camicetta.

Pensava di trattarlo male perché si stavano nascondendo? Ma lorodovevano nascondersi, altrimenti il suo piano non avrebbe funzionato!Dillon le prese il viso tra le mani. Lunghi ricci di capelli color tizianoerano sfuggiti alle forcine e ora le sfioravano le spalle. Ne fu sorpreso. Disolito Virginia portava i capelli raccolti, non aveva idea di quanto fosserolunghi.

Coi capelli sciolti aveva un'aria... vulnerabile, un aggettivo che poche  persone avrebbero attribuito a Virginia Johnson. Ed era anche moltofemminile. Le sue dita giocherellarono con una ciocca, che trovòincredibilmente morbida e setosa. Si chiese come sarebbe stata con queicapelli rossi completamente sciolti. Una specie di Venere del Botticelli, pensò. Una dea pagana...

Scosse la testa. Evidentemente era stato troppo a lungo senza una donna,si disse. Negli ultimi tempi aveva avuto altre priorità, come per esempiosalvare suo fratello. Doveva mantenere il dominio di sé, tenere ben presente lo scopo di quella seduzione...

«Virginia, sai bene che non puoi farti vedere con me» le disse col suotono più dolce. «Cliff la prenderebbe malissimo, senza contare i pettegolezzi che nascerebbero a tal proposito.»

Lei scosse la testa.Durante le due settimane in cui le aveva fatto una corte decisa quanto

discreta, Dillon aveva imparato che Virginia Johnson aveva fatto dellatestardaggine un'arte; un'arte irritante e sottile quanto l'arroganza e la

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mancanza di modestia riguardo alle sue indubbie capacità negli affari.Aveva imparato anche che era bravissima nel prendere decisioni, e cheamava farlo sapere a tutti ricorrendo anche a qualcosa che si avvicinavamolto alla brutalità.

«Non me ne importa un accidente di cosa può pensare mio fratello» glidisse. «È uno snob e raramente ci troviamo d'accordo su qualcosa. Non hanessun diritto su di me e tantomeno può dirmi cosa devo o non devo farenella vita.»

«Non è questa l'impressione che si ha di lui» ribatté Dillon. Sapendo chedoveva stare molto attento nel parlare, prudentemente non aggiunse altro.  Non era certo un tipo accondiscendente, lui. Viveva la propria vitaseguendo delle regole tutte sue, secondo un codice d'onore indipendentedalle comuni regole della società. A parte suo padre e suo fratello, nondoveva niente a nessuno, ma Virginia era una donna di potere con uncarattere autoritario, abituata a esse re indipendente quanto lui, accidenti alei. Si schiarì la gola e aggiunse: «Tuo fratello è molto protettivo, nei tuoiconfronti».

«È soltanto un bullo e io sono l'unica che ha il fegato di tenergli testa.Ho il controllo della maggioranza delle azioni e lui sa benissimo che senzadi me porterebbe la compagnia alla rovina nel giro di poche settimane.»

Anche nel buio Dillon riuscì a cogliere la collera sul suo viso. Virginianon era quel che si dice una bella donna, almeno, prima di quella sera luinon l'aveva mai considerata tale, ed era decisamente testarda e controllata.Impartire ordini a destra e a manca le piaceva e la divertiva. Era anchedecisamente sovrappeso, ma poco prima, quando l'aveva tenuta tra le  braccia, non le era sembrata poi così grassa, ma calda e morbida.«Virginia, non posso permettere che tu...»

«Non puoi permettere?» lo interruppe lei. «Io faccio sempre quello chevoglio, Dillon. Dovresti saperlo.» Si riabbottonò il cappotto, fece per aprire la portiera, ma lui la bloccò afferrandole il polso.

Dal momento in cui le era stato presentato si era dovuto mordere lalingua mille volte per non rivelare la sua vera natura, e molto spesso ildesiderio di rimetterla al suo posto era stato così forte che aveva fattofatica a trattenersi.

Lei guardò la mano che le stringeva il polso, poi gli diede uno sguardoche diceva: Come osi?

Dillon sapeva da tempo che non amava né essere contraddetta, né che

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qualcuno le dicesse cosa doveva o non doveva fare. La maggior parte degliuomini che lavoravano per lei stavano molto attenti a non irritarla perchétemevano di essere licenziati, per cui quelli che osavano ribattere eranoveramente pochi. Lui non temeva affatto per la sua carriera. Lavorare per 

la sua compagnia era solo un fatto temporaneo, un modo per avvicinarsi alei tanto da impedire il piano distruttivo nei confronti di Wade messo inatto da Cliff; e comunque non era nella sua natura permettere a una donna,qualsiasi donna, di dargli degli ordini e tantomeno di sottostare al suo pugno di ferro.

«Ascoltami, tesoro» le disse, lasciandole il polso per accarezzarle il braccio. L'unico modo che aveva per avvicinarsi il più possibile a lei era disedurla, di fare in modo che lo desiderasse, ma sedurre una lady di ferronon era affatto semplice. Aveva praticamente dovuto sfoderare tutto il suofascino e le sue capacità seduttive, e non c'era abituato. Di solito le donnesi lasciavano sedurre da lui con grande facilità, ma Virginia era stata cosìrefrattaria che il suo ego ne aveva sofferto. Al punto che, più che unanecessità, il suo piano stava diventando una sfida personale da vincere.

«Se non pensi alla tua reputazione, pensa alla mia» le disse. «Se Cliff dovesse venire a sapere di noi due mi butterebbe fuori in un nanosecondo.È questo che vuoi?»

Lei gli diede dei colpetti sulla mano con fare accondiscendente. «Non preoccuparti. Non glielo permetterei mai. Sono io che alla fine decido chi buttar fuori e chi no.»

Lui sospirò. «Non potrei sopportare di essere difeso da una donna. Lagente direbbe che miro solo al tuo denaro e...»

«Non dire sciocchezze. Lo sanno tutti che non mi sposerò mai, e quellosarebbe l'unico modo in cui potresti mettere le mani sui miei soldi. Ilnostro è solo un affaire, Dillon.»

«Che riguarda solo noi due!» ribatté lui con un tono duro.Lei aggrottò la fronte. Dillon fece un respiro profondo e aggiunse:

«Scusami. Non volevo alzare la voce, ma quello che c'è tra noi è un fatto privato e voglio che resti tale».

Virginia lo guardò con scetticismo e lui imprecò fra sé. Accidenti a lei!Perché doveva sempre controllare tutto e tutti? Il buffo era che per lui erala stessa cosa, solo che i motivi erano diversi. Era stato allevato con ilconcetto che doveva essere sempre molto cauto e avere sempre il controllodegli eventi della propria vita. Crescendo aveva interiorizzato la necessità

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di tenere tutto sotto controllo per proteggere i suoi cari, mentre Virginianon aveva scuse.

Lei lo guardò e annuì. «Okay, se sei così sensibile riguardo a questafaccenda farò in modo che la cosa resti tra noi, ma non ho nessuna

intenzione di fare l'amore in macchina. È ridicolo.»«Sono d'accordo con te.» Era quello che Dillon aspettava, quello per cuiaveva lavorato per due settimane mettendo a dura prova la propria pazienza. «Potremmo prenderci un giorno libero e andarcene insieme daqualche parte per stare un po' soli» aggiunse, poi deglutì a vuoto e sicostrinse a dire: «Non sai quanto ti desidero, tesoro».

Ora che non la stava toccando né baciando, nel sentire di nuovo quel suotono deciso e autoritario ogni desiderio era svanito in lui, per lasciare il posto a una fredda determinazione e Virginia era tornata a essere il puntofocale del suo schema, il mezzo per raggiungere il suo scopo, fermorestando che non aveva intenzione di farne la sua vittima. Anche se allafine ne sarebbe potuta uscire un po' umiliata, non voleva ferirla. Tuttoquello che voleva ottenere era riuscire a fermare il fratello di lei e salvare il proprio.

«Non posso prendermi una giornata libera, Dillon. Vieni da me questanotte. Dal momento che vivo sola nessuno lo saprà, visto che ti premetanto la tua reputazione.»

Lui le avrebbe dato volentieri un pugno, per quel suo tono. Virginiavoleva passare giusto un paio d'ore con lui, non certo passarci la notte e,stranamente, si sentì insultato nella sua dignità di maschio. E poi, per guadagnarsi la sua fiducia e trovare le prove della frode che era stata postain atto ai danni della compagnia in modo che il responsabile risultasseWade, aveva bisogno di tempo.

Per far questo era necessario che Cliff non venisse a sapere di lui e suasorella.

«No, è troppo rischioso» ribatté. «Qualcuno potrebbe vedermi.»Lei fece un sospiro drammatico e i suoi occhi nocciola sembrarono

dorati, alla luce della luna. «Sei sicuro di volerlo veramente? Voglio dire, per un uomo che solo pochi momenti fa era eccitato come lo eri tu, misembra che tu stia trovando un po' troppi ostacoli. Non ho mai incontratoun uomo così ridicolmente sensibile riguardo alla propria reputazione. Ocosì assurdamente cauto.»

Dillon rimase zitto per alcuni secondi. Cliff era soltanto un prestanome,

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  perché era Virginia che comunque conduceva il gioco, e tutte le suesperanze di tirar fuori Wade da quel dannato pasticcio erano riposte in lei.

Virginia sospirò di nuovo e precisò: «Mi dispiace. Questa situazione eradel tutto imprevista. Non sono abituata a cose del genere».

Dillon non aveva dubbi, in proposito. Quale uomo avrebbe dato lacaccia a una strega come quella? Mentre poco prima la baciava eaccarezzava si era rivelata dolce e femminile e lui aveva dimenticato chedonna fredda e dominatrice era in realtà; ma quello che aveva imparato inquei momenti sull'altra faccia della sua personalità non era stato casuale. Non erano sicuramente molti gli uomini che avevano cercato di andare aldi là della facciata, e se non fosse stato per Wade di sicuro non ci avrebbe provato nemmeno lui.

«So che è una situazione complicata, ma non vedo un altro modo per...»le disse.

«Forse faremmo meglio a dimenticare tutta la faccenda» lo interruppelei. «Non sono molto tagliata per queste cose e incomincio a sentirmi adisagio.»

«No!» Maledizione, non poteva permettersi di perdere tempo coi tira emolla proprio adesso! Portarla fino a quel punto gli era costato tempo efatica e... «Non voglio lasciar perdere. Ti desidero troppo, Virginia.»

Dillon la prese di nuovo fra le braccia e la baciò. Com'era dolce,morbida e sexy! non poté fare a meno di dirsi, e di nuovo dimenticò checercare di sedurla era stata tutta una strategia.

Lei gemette di nuovo, e quando poco dopo Dillon le lasciò le labbra glisussurrò: «Dammi un attimo di tempo, okay? Ti chiamo fra qualchegiorno, okay?».

Aprì la portiera prima che Dillon potesse impedirglielo, ma forse erameglio così. La strada era piena di auto parcheggiate e chiunque, arrivandoo ripartendo, avrebbe potuto vederli. Nessuno sapeva chi lui fosseveramente, e una volta che si fosse guadagnato la fiducia di lei e avesserovinato i piani di Cliff sarebbe sparito. Se qualcuno avesse sospettato chelui aveva una storia con Virginia il suo piano sarebbe fallito, e Wade neavrebbe sofferto moltissimo.

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Capitolo

2

Quando Virginia entrò arretrando nella grande casa dalla porta dellacucina, andò a sbattere contro suo fratello Cliff che la guardòsospettosamente. «Che stavi facendo là fuori?»

Lei lo scostò da una parte e si tolse il cappotto. Tutti quei baci e quellecarezze l'avevano accaldata. Si era riabbottonata il cappotto solo per creareuna barriera contro la travolgente attrazione e le confuse emozioni che leaveva suscitato Dillon. Essere attratta a quel modo da un uomo non era unacosa a cui era abituata, e men che meno essere attratta da un uomo come

Dillon. Al solo ricordo di come si era sentita tra le sue braccia ebbe un brivido. «Stavo intrattenendo una relazione segreta, naturalmente» rispose.

«Molto divertente» rispose acido Cliff. «Vuoi dire che esiste un uomoabbastanza pazzo da desiderarti?» ridacchiò poi.

Virginia si limitò a scuotere la testa. In un certo senso Cliff avevaragione. Era raro che un uomo le facesse la corte; almeno, non il genere diuomo che cerca solo una relazione passeggera. Nessuno aveva mai usato per lei il termine  sex symbol; non con quei chili di troppo e quella sua

 personalità incisiva. Gli uomini che cercavano di sposarla per via delle suequote azionarie nella compagnia erano almeno una decina all'anno, le lorointenzioni non erano mai onorevoli o galanti, ed erano in parte la causadella sua spietatezza. Aveva deciso di rimanere single perché non avevamai incontrato un uomo che le andasse bene: o erano dei disgustosicercatori di dote o dei buoni a nulla.

Quando aveva conosciuto Dillon per la prima volta si era fatta dellesperanze. Rispetto agli imbecilli che suo fratello inevitabilmente

assumeva, Dillon Jones era un tipo diverso. Alto e snello, muscoloso senzaaver l'aria di passare la maggior parte del suo tempo libero in palestra, conle spalle larghe e i fianchi stretti, dava piuttosto l'impressione di trascorrereil suo tempo all'aria aperta non appena gli era possibile. E dava anchel'impressione di essere molto sicuro di sé, di possedere una prontezzamentale sconosciuta alla maggior parte degli uomini.

Possedeva anche quel genere di intensità che fa sentire immediatamenteuna donna in sua balia, ma la cosa non la spaventava. Niente la

spaventava. Era stata una bambina per nulla carina o accattivante che

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aveva dovuto combattere per ottenere qualsiasi cosa desiderasse, compresol'affetto. Si era fatta strada a fatica nella compagnia di suo padre, e dopoessere passata attraverso la terribile esperienza della morte dei suoigenitori, e la lotta per il potere all'interno della società che ne era seguita,

ormai erano pochissime le cose che nella vita potevano allarmarla,compresa la corte di Dillon.Che, sfortunatamente, stava però dimostrando di essere un pusillanime

come tutti gli altri. Bastava che lei dicesse una parolina e subito sirimetteva al suo posto per paura di irritarla. Perché non era in grado ditrovare un uomo che sapesse tenerle testa?

Era decisamente delusa dalla sua mancanza di spina dorsale, ma nonabbastanza da dare un taglio alla faccenda, rifletté. Forse, con un po' difortuna quell'uomo avrebbe potuto sorprenderla. Quando avesse capito chelei abbaiava ma non mordeva...

«A cosa stai pensando?» le chiese Cliff. «Cosa diavolo hai fatto là fuori per essere così distratta?»

«Senti, non sono dell'umore giusto per sopportare il tuo sarcasmo,fratellino. Non dovresti essere di là a intrattenere gli ospiti o qualcosa delgenere?»

«Dovresti essere di là da tempo anche tu» ribatté acido lui. «Sai beneche ci sono un sacco di soci importanti.»

«Davvero? Come la tua assistente personale? Ho visto Laura seguirtigiudiziosamente come un cagnolino, prima. Immagino che adesso ti stiacercando.»

Cliff si irrigidì. «La signorina Neil non ti riguarda, Virginia.»In realtà a Virginia non importava niente di ciò che Cliff faceva nel

tempo libero con Laura Neil, anche se sospettava che l'avesse promossa asua assistente personale solo per riuscire a portarsela a letto. Nonostantedisapprovasse quella relazione in effetti non erano fatti suoi, per cui silimitò a stringersi nelle spalle. «È vero. Okay, adesso dimmi cosa vuoi.»

«Voglio sapere cosa stavi facendo là fuori di così importante datrascurare i tuoi doveri.»

«Te l'ho già detto» rispose secca lei, che a quel punto desiderava solo direstare sola per riflettere su come procedere con Dillon. «Quello che faccionella mia vita non sono affari tuoi. E adesso smettila di seccarmi o nesubirai le conseguenze.»

Come si era aspettata, Cliff si chiuse in un silenzio impotente e se ne

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andò. Era un vero peccato che fosse nato prima di lei. Ed era un peccatoancora più grave che il loro padre avesse deciso che la compagnia dovesseessere rappresentata da Cliff nonostante fosse privo di spina dorsale e nonavesse il necessario senso degli affari solo perché era un uomo.

Lei avrebbe ricoperto quella carica molto, ma molto meglio. Avevaimparato l'arte delle vendite direttamente sul campo, lavorando part-timenelle tre piccole filiali della ditta e studiando contemporaneamenteorganizzazione aziendale, era abilissima negli affari e molto preparata, ma poiché era una donna non era lei il presidente della compagnia. Anche senon poteva interferire negli affari quotidiani della ditta, comunque,nessuna decisione importante poteva essere presa senza la suaapprovazione, ed era proprio quella piccola clausola nel testamento del padre che le aveva guadagnato l'odio di Cliff, che era stato un bambinoinsignificante ed era diventato un uomo altrettanto insignificante.

Comunque loro due avevano trovato un modo per convivere sul lavoro,anche se in realtà lei conosceva poco suo fratello. Conosceva poco ancheKelsey, sua sorella. Possedeva anche lei delle quote della compagnia ma, poiché detestava di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato fra lei e Cliff, inoccasione delle riunioni dava la delega a qualche altro azionista colrisultato che non si vedevano nemmeno in quelle circostanze.

Kelsey si interessava ai suoi studi e al suo computer, e quasi per nulladegli affari di famiglia. A volte, come quella sera, Virginia la invidiava.Sarebbe stato bello, per una volta, essere una donna normale, una donnacome tutte le altre. Se non altro non avrebbe dovuto interrogarsi sulle vereragioni per cui Dillon stava cercando di sedurla...

Che la desiderasse era innegabile: certe reazioni fisiche non si possonosimulare. La sua eccitazione era stata concreta, evidente, l'aveva sentitacontro di sé; ma c'era sicuramente dell'altro, ne era certa. E se fosse statauna parte della compagnia, cui in realtà puntava?

Quando Cliff lo aveva assunto come sovrintendente della sicurezzainterna aveva letto il suo file perché era diverso dai soliti tipi che suofratello assumeva in genere. Invece di un membro del suo tennis club, conquegli occhi scuri che a volte sembravano neri come la notte sembrava piuttosto un mercenario. O un rinnegato. E il suo file rivelava che nonaveva mai fatto lo stesso lavoro troppo a lungo. Aveva girato tutto il paese,a volte aveva operato anche all'estero, e lei era certa che di recente dovesseessere stato in un posto caldo, perché era molto abbronzato e i suoi capelli,

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insolitamente lunghi, apparivano schiariti dal sole.Le sue qualificazioni e le sue referenze erano comunque eccellenti, e dal

momento che era anche stato per un certo periodo nell'esercito, Cliff loaveva assunto nonostante il suo aspetto.

Sicuramente Dillon Jones conosceva il suo lavoro. Fin dai primi giorni,con la sua approvazione, naturalmente, aveva assunto delle nuove guardiedi sicurezza a vari livelli, e aveva licenziato due guardie notturne che nonaveva trovato al loro posto ma intente a giocare a poker in una saletta.Aveva anche fatto delle ricerche personali su tutti coloro che si trovavanosotto la sua giurisdizione, dimostrando di prendere molto sul serio il proprio compito e di esigere dagli altri la stessa serietà.

Che fosse intelligente lo si vedeva dal suo sguardo, ed era innegabile chefosse molto attraente e sexy, ma per lei continuava a essere un enigma.

Sarebbe stata con lui una sola notte, decise. E anche se in seguito sifosse resa conto che aveva degli altri motivi per sedurla non importava. Ilsuo cuore non ne avrebbe sofferto. Lei voleva un uomo in grado di tenerletesta, che potesse essere un compagno di vita, che fosse alla sua altezzasotto tutti i punti di vista, e Dillon, con quel suo fisico da sballo e quegliincredibili baci, sarebbe stato semplicemente un riempitivo, un episodio per interrompere la sua solitudine. Che ormai durava da troppo tempo.

Sì, aveva bisogno di carezze, di attenzioni, di quel tipo di attenzioni chesolo un uomo può dare a una donna, e anche se non poteva prendere sulserio un uomo come quello, aveva tutto il diritto di concedersi una piccolafantasia, e Dillon Jones era proprio il tipo adatto.

«Allora? Com'è andata?» chiese Wade a Dillon nel momento in cui gliaprì la porta.

Maledizione, avere tra i piedi Wade era l'ultima cosa di cui aveva  bisogno in quel momento! pensò lui. Quella serata lo aveva irritato  parecchio e non aveva nessuna voglia di mettersi a discutere con suofratello.

Si strinse nelle spalle, si tolse il cappotto di pelle e gli stivaletti e glidomandò: «Che cosa ci fai, qui? Hai intenzione di mandare tutto all'aria, per caso? Se qualcuno scopre che siamo fratelli...».

«Sono stato attento» lo interruppe Wade. «Sono sceso dall'autobusall'angolo e ho proseguito a piedi. E comunque è buio e non può avermivisto nessuno. Allora, mi dici cosa è successo?»

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«Calmati.» Lui e Wade erano stati allevati da genitori diversi, e la lororispettiva visione della vita non avrebbe potuto essere più diversa. «Non èancora successo niente. Forse succederà qualcosa durante la prossimasettimana.»

«Maledizione e stramaledizione!» Wade prese a camminare avanti eindietro. «Qual è il problema con quella donna? Nessuna ti ha mai trattatocosì, prima! Di solito sei tu quello che deve tenerle a distanza!»

Dillon scosse la testa. «Non essere ridicolo. Io non sono Romeo, okay?E Virginia non è affatto una stupida. Sarà anche una virago, ma non èaffatto una sciocca.»

«Quella è una...»«Dacci una taglio, Wade» lo interruppe lui brusco, e trovarsi a difendere

Virginia lo stupì.Era sempre stato protettivo, nei confronti delle donne, ma di tutte le

femmine che aveva conosciuto lei era quella che meno di tutte aveva bisogno di un cavaliere che la difendesse. Oltretutto l'idea di usarla non gli  piaceva per niente, anche se sapeva di non avere alternative: Virginiaaveva le risposte che gli servivano e lui aveva un solo modo per ottenerle.

 Nervosissimo, Wade sedette in una poltrona. «Devi affrettare i tempi,Dillon. Siamo già fuori tempo e comincio ad avere degli incubi in cuifinisco in prigione.»

«Ti ho già detto che non lo permetterò. Mal che vada ti porterò fuori dal paese prima che succeda. Puoi stare da me in Messico, mentre io chiariscola faccenda. Come sta Kelsey?» gli chiese poi per distrarlo.

«Incomincia ad avere le nausee mattutine. Sta male, e quel suo dannatofratello sta cercando in tutti i modi di separarci. Pensa che siccome sonosenza lavoro, e per di più accusato di un crimine, lei dovrebbe lasciarmi.Ha paura di vedermi, poverina, e mi devo accontentare di qualchetelefonata occasionale. Se continua così, avrà il bambino prima cheabbiamo modo di sposarci.»

Dillon andò in cucina, prese una lattina di Coca Cola e nell'aprirla simacchiò la camicia.

Per via del party dei Johnson si era messo camicia e cravatta anche se lecravatte per lui erano una tortura, ma anche quelle rientravano nel piano per aiutare suo fratello.

Il suo fratellastro, si corresse. Non avevano avuto lo stesso padre, maWade era suo fratello a tutti gli effetti. Quando la loro madre era morta

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lasciando Wade solo, lui aveva cercato Dillon, gli aveva chiesto di partecipare al funerale e gli aveva detto che voleva far parte della sua vita.

Lui a quel tempo aveva appena lasciato l'esercito, viveva un'esistenzamolto solitaria ma indipendente, non sapeva da secoli dove diavolo fosse

finita sua madre e cosa stesse facendo, e non era particolarmenteinteressato a saperlo. Non sapeva che nel frattempo si fosse risposata e avesse avuto un altro

figlio. Suo padre si era limitato a dirgli che a un certo punto non aveva piùvoluto saperne di loro due e se n'era andata e poi non ne aveva parlato mai più.

Mentre lui cresceva, nella loro vita erano passate parecchie donne,nessuna delle quali era stata una presenza importante: le relazioni di suo  padre non erano mai durate a lungo. Nonostante fossero sempre statiabbastanza vicini, non aveva mai capito fino in fondo certi atteggiamentidi suo padre, rifletté, e sospirò.

Scoprire all'improvviso di avere un fratello lo aveva colto di sorpresa,ma l'idea che qualcuno volesse far parte della sua vita, qualcuno che lui potesse proteggere, gli era piaciuta subito.

La prima cosa che aveva fatto era stato di aiutarlo finanziariamente perché potesse frequentare il college, e dopo otto anni durante i quali eranosempre rimasti in contatto e si erano incontrati ogni volta che era stato possibile tra loro si era creato un legame davvero fraterno.

Dillon si tolse la camicia, si lasciò andare sul divano e bevve mezzalattina tutta d'un fiato.

Wade scosse la testa. «Guardati! Cos'ha che non va quella donna?Perché diavolo non ti vuole? Io darei un orecchio, per avere un fisico comeil tuo!»

Dillon rise. «Per l'amore del cielo! Datti una calmata, okay?»«Ma è vero! Tutte le donne della compagnia stravedono per te.

Segretarie, dirigenti... tutte! Non ho mai visto niente del genere da quandolavoro lì. Con me sono sempre state tutte molto fredde, riservate. Kelsey èstata l'unica che mi ha prestato attenzione, le altre mi hanno sempreregolarmente ignorato. Poi sei arrivato tu e si sono... animate. Bisbiglianotra loro ogni volta che passi in un corridoio. Persino a Laura Neil vienel'occhio di triglia, il che è un vero miracolo.»

«Un miracolo?» Dillon era consapevole dell'attenzione di Laura, ma nonl'aveva trovata una cosa stupefacente.

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«Da quando sta con Cliff non ha mai guardato nessun altro. Non fa cheleccargli i piedi, non te ne sei accorto?»

«Forse è innamorata» buttò là Dillon.Wade storse la bocca. «Prima che mi mettessi con Kelsey io e lei

abbiamo avuto una relazione, e dopo che abbiamo rotto Cliff l'ha promossasua assistente personale. Non è affatto innamorata di lui e lui l'ha promossa per tenersela più vicina. Secondo me spera che Cliff la sposi, ma nonaccadrà mai. Forse sta incominciando a rendersene conto ed è per questoche ha messo gli occhi su di te. Comunque, come ti ho già detto, un pensierino su di te l'hanno fatto tutte. Kelsey mi ha riferito che alcune diloro hanno fatto delle scommesse su chi ti avrà per prima.»

«Stai scherzando!» esclamò Dillon sbarrando gli occhi.«No, mio caro. E trovo davvero strano che Virginia sia immune al tuo

fascino.»«Non è immune.»«Forse... Forse non è attratta dagli uomini. Forse preferisce le donne.»Dillon sollevò gli occhi al cielo. «No, gli uomini le piacciono. Non c'è

niente che non vada, in lei, semplicemente non ama avere dei legami chelimitino la sua libertà e la sua indipendenza. Senza contare che ci va moltocauta, dato che la maggior parte degli uomini mirano al suo denaro.»

«Be', il denaro è l'unica cosa attraente che ha. Data la mia posizionenella contabilità mi trovo spesso a contatto con lei e devo confessarti chemi intimidisce parecchio. Mi fa anche un po' paura, con quella linguaaffilata come un rasoio che può tagliarti in due. E poi si comporta come undittatore.»

Lui aveva invece sperimentato come la sua lingua potesse esseremorbida e sinuosa, se un uomo si meritava di baciarla nel modo giusto, maaveva l'impressione che non ci avessero provato in molti...

«Cosa hai deciso di fare, a questo punto?» gli chiese Wade.«Aspettare. Mi ha detto che prenderà una decisione entro la prossima

settimana.»«Kelsey si agiterà molto, se non risolvo in fretta questa faccenda. Non

vede l'ora di lasciare il suo posto di lavoro. Non ne può più di Cliff.»Dillon aveva incrociato Kelsey più volte, alla compagnia, e l'aveva

trovata una ragazzina viziata.Si era accorto che Virginia e Cliff cercavano di proteggerla dal mondo,

anche perché, essendo la più giovane, aveva preso peggio degli altri la

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morte dei genitori. Era comunque il tipo di donna che lui aveva sempreevitato come la peste. Il tipo che si aspetta di essere coccolata e accudita dicontinuo e che non sa nulla della vita reale. Ma, del resto, nemmeno Wadeera quel che si dice un fulgido esempio di maturità...

«Sei sicuro che è questo che vuoi, Wade?» gli chiese. «Ti ricordo chesiamo ancora in tempo per portare la cosa in tribunale.»«Non c'è modo di indurre Cliff a ritirare la denuncia. Oltretutto non ho la

minima idea di quali prove creda di avere in mano, quindi non saprei comemuovermi. Kelsey mi ha detto che lui sostiene di avere delle proveschiaccianti, e mi chiedo a cosa diavolo si riferisca e come cavolo le abbiafabbricate.»

Se Wade aveva fretta, Dillon invece voleva andar ci piano. Volevascoprire quali prove Cliff avesse in mente di usare contro suo fratello. Aquanto pareva, quell'uomo stava investigando su Wade da tempo, e se nonfosse stato per Kelsey loro non ne avrebbero saputo niente se non quandofosse stato troppo tardi.

Ancora non c'era stata nessuna denuncia legale, ma Cliff aveva sospesoWade dalla sua carica, senza stipendio, finché non avesse finito diraccogliere le prove, e il tempo correva.

Comunque Cliff era un uomo di potere e Dillon doveva investigare suquella faccenda con molta attenzione e discrezione, dato che nessuno loaveva autorizzato a farlo. Doveva ficcare il naso in una serie di file edocumenti che non aveva nessun diritto di esaminare cercando nelfrattempo di non finire in galera, e per fare questo aveva bisogno diVirginia. Non aveva nessuna intenzione di ferirla, ma sarebbenecessariamente stata il suo agnello sacrificale. Nonostante conoscesse giàla risposta non poté fare a meno di chiedere a Wade: «Sei sicuro che Cliff non cambierebbe idea se sapesse che Kelsey aspetta un bambino?».

«Stai scherzando? Probabilmente eviterebbe di denunciarmi, ma mioffrirebbe dei soldi per sparire. Pensa che Kelsey sia troppo giovane per sposarsi.»

«Be'» disse Dillon, «non ha tutti i torti. Kelsey ha solo ventidue anni, etu pochi di più. Il matrimonio non è una cosa da prendere alla leggera,fratellino.»

Wade strinse i pugni. «Kelsey aspetta un bambino, Dillon. Come potreilasciarla proprio adesso? So per esperienza personale che una donnacostretta ad allevare un figlio da sola non ha una vita facile. I bambini

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hanno bisogno di un padre e Kelsey ha bisogno di un marito.»«Capisco.» Dillon avrebbe voluto che avessero mostrato entrambi un po'

 più di responsabilità, prima di tutto non mettendosi in quella situazione,ma ormai era inutile discuterne.

Wade riprese a camminare avanti e indietro. «Non è che Kelsey sia una bambina, ma è l'unica famiglia che Cliff ha ed è molto protettivo con lei.Io non sono certo un partito da mandare in visibilio un probabile cognato,tantomeno Cliff Johnson, ma voglio avere la possibilità di provarci.»

Dillon fece un verso di disgusto. Detestava sentire Wade piangere sullasua infanzia sfortunata. Se lui e sua madre non erano stati ricchi, lui e suo padre non avevano certo vissuto nel lusso, rifletté. Ma, se non altro,avevano vissuto una vita... avventurosa, si disse subito dopo.

«Cliff ha anche Virginia» ricordò al fratello.«Bel vantaggio!» commentò lui. «Una sorella come quella è meglio non

averla. È una prepotente, vuole comandare tutti a bacchetta e ha uncarattere perfido. Dopo la morte dei genitori ha preso a spadroneggiare elui la detesta.»

Dillon era convinto che Virginia avesse preso in mano la situazione perché Cliff non era in grado di farlo e Kelsey a quel tempo era poco piùche una bambina. «Se Virginia per lui conta così poco, come mai si preoccupa tanto di chi frequenta?»

Wade si strinse nelle spalle. «In effetti dovrebbe essere contento, sequalcuno lo liberasse da lei. Probabilmente teme che possano sposarla per isuoi soldi, che per la maggior parte sono costituiti da azioni dellacompagnia, e di perdere così quel poco potere che ha.»

Dillon si alzò a sua volta. Aveva bisogno di restare solo per fare il puntodella situazione. Non poteva permettersi di essere protettivo con Virginia,di provare dei sentimenti nei suoi confronti. Doveva restare lucido e freddo  perché aveva un lavoro da fare, quindi non doveva assolutamentecoinvolgersi da un punto di vista emotivo.

«Vai a casa adesso, Wade» gli disse. «Ho bisogno di dormire, ecomunque non è saggio che tu ti fermi qui a lungo. Se qualcuno dovessescoprire anche solo che ci vediamo in privato, tutto il piano salterebbe.»

«Lo so. Mi dispiace Dillon, ma non potevo aspettare.»«D'ora in poi dovrai armarti di pazienza» ribatté lui asciutto. «Non devi

 più venire qui, capito? Mi metterò in contatto io non appena avrò scopertoqualcosa.» sperava così di calmarlo.

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Riluttante, Wade si avviò alla porta. «Okay» convenne dalla soglia.«Non occorre che ti dica quanto apprezzi tutto questo. Non avrei saputo achi altri rivolgermi. L'unico avvocato con cui ho parlato non mi è stato per niente utile, e comunque so che Cliff non si accontenterebbe di licenziarmi

e basta. Si è messo in mente di rovinarmi, e io e Kelsey non sappiamo cosafare. Contro di lui io non ho una sola possibilità. Cliff può avere i miglioriavvocati, gente che può farmi a pezzi senza tante storie. Finirò in prigionee lei si ritroverà sola col bambino. Cliff le renderà la vita impossibile, nesono certo, e...»

«Basta, Wade» lo interruppe Dillon. I melodrammi gli davano la nausea,accidenti! Invece di fare il commercialista, Wade avrebbe dovuto darsi alteatro! «Ti ho detto che ti tirerò fuori da questo pasticcio e lo farò.»

Wade annuì, gli fece un mezzo sorriso e se ne andò.Dillon chiuse la porta a chiave e spense le luci. Finalmente solo coi suoi

 pensieri, si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Forse avrebbe fattomeglio a cercare di tirar su abbastanza denaro per pagare un buonavvocato. Non il genere di avvocato cui si era rivolto all'inizio suo fratello,ma uno di quegli squali da tribunale in grado di competere con quelli di cuisi sarebbe servito Cliff. Avrebbe potuto vendere la proprietà che aveva inMessico, ma poi avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo e ormai avevaricominciato da zero già troppe volte.

E c'erano delle altre priorità da considerare. Suo padre non era piùgiovane e la vita che aveva condotto alla lunga gli aveva causato alcuni problemi di salute. Se Virginia fosse stata una donna come tutte le altre lafaccenda sarebbe stata più semplice, ma era un tipo molto particolare,quasi unico, una vera spina nel fianco. Non aveva mai conosciuto unadonna come lei...

Si infilò sotto le coperte e intrecciò le mani dietro la testa. Era buio efaceva freddo, e sui vetri della finestra il ghiaccio faceva sì che la lucedella luna disegnasse una specie di magico pizzo sulla parete.

Si chiese come avrebbe reagito Virginia se avesse scoperto che il suounico interesse nei suoi confronti riguardava i suoi file, e che la suaventiduenne sorellina era incinta dell'uomo che era stato accusato di aver sottratto un mucchio di denaro alla società e voleva sposarlo. E chequell'uomo era il suo fratellastro.

Ma soprattutto si chiese come avrebbe reagito se avesse scoperto chenon era l'imbranato che supponeva lui fosse. Ne avrebbe sofferto? Si

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sarebbe sentita ferita?Probabilmente, in qualunque modo avesse reagito non sarebbe stato

come lui si aspettava. Perché era diversa da tutte le altre donne e di certonon gli avrebbe reso le cose facili.

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Capitolo

3

Dillon si trovava nell'ufficio di Cliff, quando due giorni dopo Virginia vientrò. La schiena appoggiata casualmente alla sedia, le gambe allungatedavanti a sé, in un attimo le fece dimenticare la ragione per cui era andatadal fratello. Notò come i jeans gli aderivano addosso sottolineandogli ilsesso, come la camicia gli evidenziava le spalle ampie, che tenevaentrambe le mani intrecciate sul ventre piatto, che aveva i capelli cosìlunghi che sfioravano il colletto sbottonato della camicia e che aveva lemaniche arrotolate sulle braccia muscolose.

Quando i loro sguardi si incontrarono, provò un leggero brivido. Dillonaveva un'aria completamente rilassata, ma i suoi occhi erano all'erta. Le piaceva molto che avesse quell'aria sicura di sé e un po' arrogante, neiconfronti di suo fratello. Trovava la cosa particolarmente sexy, e il suocuore prese a battere più forte.

Guardò Cliff seduto dietro la massiccia scrivania e gli chiese: «Cosa cifa lui qui? Sono per caso sorti dei problemi?».

Cliff la guardò infastidito. «È il capo della mia sicurezza. Perché non

dovrebbe essere qui?»Lei si avvicinò alla scrivania cercando di ignorare lo sguardo di Dillon,che sentiva su di sé in modo concreto. Si appoggiò con le mani al ripiano echiese a Cliff: «Stiamo prendendo qualche decisione o decidendo qualchecambiamento, per caso? È per questo che il signor Jones si trova qui?».

«Accidenti, Virginia! Non devi per caso andare in palestra o seguire iltuo corso per dimagrire?» ribatté lui.

Lei se ne sentì ferita. Il suo peso era sempre stato un problema, per lei,

ma non era certo qualcosa che voleva discutere in presenza di Dillon.Di solito risolveva la faccenda vestendosi con degli indumenti che nonsottolineassero i suoi punti critici, e la tunica di lana leggera che quellamattina indossava sui pantaloni faceva meraviglie. Almeno, così avevacreduto. All'improvviso era diventata dolorosamente consapevole dei suoifianchi troppo larghi, del suo punto vita non certo da vespa, della rotonditàdel suo ventre e delle sue cosce, e avrebbe voluto essere lontana millemiglia dagli occhi di entrambi.

Sospirò appena. I colpi bassi erano una specialità di Cliff, e ormai

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avrebbe dovuto essere insensibile alle sue sparate maligne. Non osòguardare Dillon. Non voleva sapere cosa pensasse del commento di suofratello, cosa pensasse di lei. «Sono una donna molto impegnata, Cliff» glidisse, «ma ho sempre il tempo di venire a vedere cosa stai combinando.»

Lui sembrò sul punto di esplodere, ma si limitò a dare una rapidaocchiata a Dillon e poi alzò gli occhi al cielo.Virginia si irrigidì. Litigare con Cliff era diventato uno sport quasi

quotidiano, sia sul piano del lavoro sia su quello personale. «Ricordi, vero,che ogni decisione prima di tutto deve passare al mio vaglio?» gli rimarcò.

«E come posso dimenticarlo, dal momento che non fai che sbattermelocontinuamente in faccia?»

«Allora?» lo sollecitò lei prendendo il plico che stava davanti a lui per sfogliarlo. Dopo qualche secondo disse: «Ah, il progetto Eastland». Ignoròla sorpresa di Cliff. Ormai suo fratello avrebbe dovuto sapere che nonesisteva aspetto dei loro affari di cui lei non fosse al corrente. Lacompagnia era la sua vita, il solo ambito in cui sapesse muoversi davvero  bene, e non avrebbe mai permesso che qualcosa che la riguardavasfuggisse al suo controllo.

L'idea di espandersi acquistando dei negozi per la vendita al minutonell'Eastland le piaceva. Una volta costruita la nuova autostrada, la zonacommerciale sarebbe rifiorita.

Occorrevano solo del tempo e il denaro da investire, e la società li avevaentrambi. Un'espansione avrebbe portato loro nuova linfa vitale in quellazona, e attirato nuovi dettaglianti.

«Mi sembra un buon progetto» aggiunse. «Mandamene alcune copie inufficio e ti farò sapere cosa ne penso.»

Cliff ribatté a denti stretti: «È stato calcolato tutto. È già stato testato eapprovato persino il personale della sicurezza, ed entro oggi avrò stilatol'accordo di acquisto».

«No» disse lei. «Prima voglio studiare bene i costi dell'operazione. Nonc'è nessuna fretta. Ci vuole del tempo per...»

Cliff si alzò di scatto.Era rosso in viso e teneva i pugni stretti lungo i fianchi. «Virginia, stai

tirando troppo la corda!» sibilò, poi si rivolse a Dillon e gli ordinò: «Tiaspetto nella sala riunioni tra dieci minuti!».

Subito dopo se ne andò, e nel silenzio che seguì Virginia rimase aguardare la porta a bocca aperta. Non era da Cliff perdere a quel modo la

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calma di fronte a dei dipendenti...Senza volerlo, guardò Dillon. Non si era mosso di un centimetro, non

sembrava per niente turbato dalla spropositata reazione di Cliff e il suosguardo era imperscrutabile. Gli fece un mezzo sorriso: per qualche strana,

stupida ragione, era sulla difensiva. Il fatto che qualcun altro sapesse chesuo fratello la trattava in quel modo era avvilente quanto lo era statol'essere chiamata cicciona alle elementari.

«Sembra proprio che oggi abbia toccato i tasti sbagliati» disse con untono casuale, per salvare la faccia.

«O quelli giusti» ribatté Dillon.«Che intendi dire?»«Perché lo provochi a quel modo, Virginia?» chiese ancora lui.Lei si avviò alla porta. Discutere le faccende di famiglia coi dipendenti,

  per quanto attraenti fossero, non era sua abitudine, ma si ritrovò arispondere: «Ho il diritto di sapere cosa succede in questa compagniaquanto lui. Se non di più».

Si voltò, e si accorse che Dillon era a pochi centimetri da lei. Trattenne ilrespiro, fece un passo indietro e andò a sbattere contro la porta. Non si eraaccorta che lui l'aveva seguita...

Dillon fece un passo avanti fissandola negli occhi. Le fece un carezza suuna guancia e le sussurrò: «Ci sono dei modi più gentili, per una donna, per ottenere ciò che vuole. Soprattutto da suo fratello».

Per un attimo Virginia rimase paralizzata dal contatto della sua mano: siera subito sentita stranamente eccitata. Scosse la testa. «Secondo te dovreiandare a forza di sorrisetti e sbattimenti di ciglia, per placare Cliff? Nonsono atteggiamenti che fanno parte di me, Dillon, e pensavo che lo avessicapito.»

«Pensi che troverai del tempo per me, questa settimana?» le chiese lui.«Cos'è? Hai fretta?» ribatté lei brusca, ancora irritata dal comportamento

di Cliff.«No, sono semplicemente un po'... ansioso.»Virginia si sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio lieve sul

collo. «Purtroppo venerdì ho un meeting importante, ma posso prendermitutto il giovedì.»

«A che ora, allora?»«All'ora che vuoi.»«Molto presto, così avremo tutta la giornata per stare insieme. Questa

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attesa mi sta uccidendo.» le confessò ansioso lui.Dopo la staffilata di Cliff sul suo peso, l'evidente desiderio di Dillon fu

 per Virginia come un balsamo benefico. Gli porse le labbra, e lui la baciòaccarezzandole sensualmente la schiena e i fianchi. Ma con le parole di

suo fratello che ancora le echeggiavano nella mente, lei si sentì a disagio esi staccò in fretta da lui.Dillon la guardò interrogativamente, lei distolse lo sguardo per non

arrossire.Gli uomini che erano entrati nella sua vita erano stati sempre molto

discreti, non avevano mai azzardato dei gesti affettuosi in pieno giornocome stava facendo Dillon. In trent'anni di vita lei aveva avuto due amanti,e con entrambi aveva fatto del sesso soltanto di notte e sotto le coperte,cosa che le era andata più che bene. Aveva fatto con loro del sessosoddisfacente, sicuro e, tutto sommato, prevedibile; e anche se non era maistato spettacoloso, fra le loro braccia era stata bene e si era sentita felicecome mai in altre situazioni.

Si augurò che anche Dillon si adattasse a quella routine, che non siaspettasse da lei delle prestazioni troppo... fantasiose.

«Non mi sembra che questo sia il posto migliore per avere un approccio,non credi?» gli fece notare.

«No, non lo è» convenne Dillon. «Scusami.» aggiunse continuando aguardarla.

Lei sospirò. «Dal momento che tieni particolarmente alle apparenze ci potremmo incontrare al parcheggio della zona commerciale vicino a casamia, così nessuno ci vedrà partire.»

«Ti va bene alle sei?»«Del mattino?»«Sì. Così avremo più tempo per stare insieme.»«Okay» annuì Virginia. «Dove vorresti andare?»Dillon esitò, le accarezzò di nuovo la guancia e rispose: «Sarà una

sorpresa».Lei lo guardò divertita.«Come mai eri venuta da Cliff? Era qualcosa di importante?»«Oddio, me n'ero dimenticata! La mia macchina ha qualcosa che non va

e volevo chiedergli di prestarmi la sua.»«Non c'è problema» disse Dillon prendendo dalla tasca un mazzo di

chiavi. «Prendi quella della ditta che di solito uso io. È nel garage, al piano

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terra. Cos'ha la tua che non va? Se vuoi posso darle un'occhiata.»Virginia prese le chiavi. «I freni non funzionano più. Stavo per uscire

dal parcheggio sotterraneo, quando mi sono ricordata che avevodimenticato delle carte sulla mia scrivania e ho frenato. Il pedale ha

funzionato a vuoto. Per fortuna stavo andando molto piano. Mi sonofermata perché ho puntato contro il guardrail. Non voglio pensare a cosasarebbe potuto succedere se avessi percorso tutta la rampa e mi fossiimmessa nel traffico...»

  Nella guancia di Dillon prese a tremare un nervo. «Voglio darleun'occhiata.»

«Controllare la mia macchina non fa parte delle tue mansioni, Dillon»ribatté lei, poi gli sorrise e aggiunse: «È un peccato che venerdì abbia dafare. Avremmo avuto più tempo per stare insieme».

Lui sorrise distrattamente e le aprì la porta, come se all'improvvisoavesse fretta di andarsene. «Ci vediamo giovedì, allora» le disse.

Virginia annuì lentamente. Dillon era un uomo strano, decise, ma l'ideache giovedì avrebbe passato tutta la giornata, e forse anche la notte, con luil'allettava moltissimo.

«Non parlarmi mai più come se fossi un lacchè.»Cliff si girò e sbarrò gli occhi. Dillon chiuse lentamente la porta dietro di

sé e gli si avvicinò. Non era veramente arrabbiato con Cliff per come loaveva trattato poco prima, ma aveva bisogno di sfogarsi. Non era riuscito adare un'occhiata alla macchina di Virginia perché era già stata portata via,ma aveva comunque avuto conferma dei suoi sospetti. Qualcuno avevamanomesso i freni, perché sull'asfalto, dove la macchina era rimasta fermain attesa del carro attrezzi, c'era una piccola pozza della sostanza rossastrache costituiva il fluido dei freni.

«Di cosa stai parlando?» gli chiese Cliff.Dillon appoggiò le mani sul ripiano della scrivania e si sporse verso di

lui con fare imperioso «Del fatto di usare quel tono con me. Se vuoi darmiun appuntamento ti basta dirlo, non è necessario abbaiare.»

«Senti, io...»«Io sono un ottimo elemento, Cliff. Sono un professionista di tutto

rispetto che fa bene il suo lavoro. Ho migliorato la qualità del tuo sistemadi sicurezza. Non ho bisogno di questo particolare lavoro e non mi piaceche si usino con me certi toni, hai capito?»

Dillon ci stava dando dentro, ma sembrava che ogni volta che lo

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affrontava poi Cliff lo rispettasse di più. Al contrario di Virginia. Eradavvero un professionista eccellente, forse il migliore sulla piazza. Erastato suo padre a insegnargli i trucchi del mestiere, sia legali sia illegali, ilche faceva di lui un elemento unico. Cliff aveva bisogno di lui, soprattutto

con Virginia che gli soffiava sul collo.D'altra parte, adesso che si era convinto che lei era in pericolo, forseavrebbe fatto meglio ad andarci piano, con Cliff. Virginia avevafinalmente deciso di concedergli un po' di intimità, ed era possibile che sefosse riuscito a ottenere da lei le informazioni che gli servivano sarebberiuscito a chiudere presto il caso. Di sicuro Virginia sapeva in cosaconsistessero le prove che Cliff sbandierava di avere, e poteva solo sperareche lei gliene parlasse.

Si augurava con tutto il cuore che sarebbe stato davvero così semplice. Non ne poteva più di far la parte del dipendente modello. Aveva sempre preferito lavorare da solo, accettare degli incarichi a breve termine e poi passare il suo tempo libero tra l'uno e l'altro in Messico, con suo padre, isuoi cavalli e la sua terra.

Si disse che una volta stabilita una relazione con Virginia avrebbe potutolasciare la compagnia. Come libero professionista lei lo avrebbe di certotrovato sicuramente più interessante e non avrebbe avuto nessuna ragionedi pensare che la stesse usando.

Scosse la testa. Non gli piaceva per niente il calore che gli scaldava levene quando considerava il fatto di piacerle. Quello che Virginia Johnson  pensava o avrebbe pensato non aveva importanza. E non ne avevanemmeno il fatto che i suoi occhi dai riflessi dorati fossero o menoannebbiati dal desiderio. Niente di tutto questo importava. Niente di tuttoquesto avrebbe dovuto importare...

Il sospiro sonoro di Cliff lo riportò al presente. «Hai ragione, Dillon» glidisse. «Non c'era motivo che ti trattassi a quel modo, ma Virginia riesce airritarmi come nessun altro. È così arrogante, così... ho già abbastanza problemi senza che lei me ne crei degli altri, maledizione!»

Dillon si raddrizzò lentamente. «Di che si tratta? Forse posso darti unamano.»

«Si tratta di una situazione che si è venuta a creare prima che tiassumessi.»

«E qual è esattamente il problema?»«Un nostro dipendente ha usato la sua posizione nell'amministrazione

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 per sottrarci dei soldi. Si è appropriato ogni volta di piccole somme, per cui non ce ne siamo accorti subito. Ho capito subito di chi si trattava e l'holicenziato. Fino a questo momento non ho potuto accusarlo ufficialmente perché non avevo delle prove precise e il raccoglierle ha preso più tempo

di quanto non pensassi. Sai bene quanto può essere difficile rintracciare deinumeri, ma adesso credo proprio che riuscirò a inchiodarlo. Ormai è unaquestione di giorni.»

«Che tipo di prove hai in mano?» gli chiese Dillon cercando dicontrollare sia il tono di voce, sia l'impulso di dargli un pugno sulla bocca.

«Scusami, ma i miei avvocati mi hanno proibito di parlarne. Ti bastisapere che quando andremo in tribunale vinceremo.»

Cliff chiese con l'interfono a Laura di portare loro del caffè, radunòalcuni fogli sul ripiano e si rivolse di nuovo a Dillon. «Tra poco ho unariunione, ma prima voglio parlare con te della nostra espansione nel centrocommerciale.»

Dillon si chiese se fosse stato lui a manomettere i freni della macchinadella sorella e pensò subito che era possibilissimo. «Okay» gli disse.«Sono tutto orecchi.» Era convinto che quell'operazione nel centrocommerciale sarebbe stata solo uno spreco di denaro. Finché quella zonanon fosse stata risanata sarebbe stato meglio che i soldi della compagniavenissero investiti per rimodernare i punti vendita già esistenti, manonostante Virginia glielo avesse detto e ridetto, lui non sembrava volerlocapire.

«Prima però ti voglio parlare di una cosa che riguarda mia sorella» glirivelò Cliff.

Dillon si voltò verso la finestra, che si trovava al quarto piano del palazzo. Sotto di loro scorreva il traffico cittadino, producendo smog erumore. Ai lati della strada era stata ammucchiata la neve dei giorni precedenti, ormai annerita dagli scappamenti. Cosa sarebbe successo seVirginia si fosse immessa senza freni in quel traffico?

Detestava stare a Delaport City. Avrebbe voluto essere a casa, adascoltare suo padre che gli raccontava le sue vecchie avventure. Quella chestava vivendo lì non era un'avventura, ma un grosso errore.

«Di tua sorella?» ripeté voltandosi di nuovo verso Cliff.«Ehm, sì... Ho letto nel tuo file che ti occupi anche di investigazioni, e

così...»«Mi occupo di un sacco di cose, oltre alla sorveglianza» annuì lui.

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Il suo curriculum era molto accurato, in caso Cliff si fosse preso la brigadi controllarlo, ma dubitava che quello smidollato lo avrebbe mai fatto.

Era sicuro che invece lo avrebbe fatto Virginia, per cui aveva inserito inomi delle poche compagnie per le quali aveva lavorato quando aveva

avuto bisogno di soldi.«Virginia ha insistito per controllare le tue referenze» gli disse infattiCliff, «e ne è rimasta impressionata, ma il fatto che non sei mai rimasto alungo nella stessa compagnia l'ha lasciata perplessa. Te ne ha maiaccennato?»

«No. A parte dei brevi scambi di parole, io e lei non abbiamo praticamente mai parlato.»

«Fantastico! Quindi non sospetterà di te.»«Sospettare di me? In che senso? Cosa vuoi che faccia, Cliff?»«Voglio che tu la spii. Virginia si vede di nascosto con qualcuno, e Dio

solo sa di cosa è capace quella donna.»Dillon strinse i denti. Virginia era capace di scoraggiare qualsiasi

avance, di vivere del tutto isolata con la propria lingua tagliente e la propria arroganza, ma anche di eccitarlo come mai si sarebbe aspettato.Era stata anche capace di crearsi un nemico che stava cercando di farle delmale?

«Che intendi dire che si vede con qualcuno?»«L'altra sera, al party, l'ho sorpresa che sgattaiolava in cucina dopo

essere stata fuori.»«A essere sincero non riesco a immaginare Virginia che sgattaiola.»«Hai ragione. Diciamo che l'ho sorpresa mentre rientrava nella cucina,

se preferisci, dopo essere stata fuori a cospirare contro di me.»«A cospirare contro di te? Scusa, ma non poteva semplicemente aver 

incontrato un amante?»«È quello che mi ha detto lei» annuì Cliff con un sorriso. «Ma guarda!»

aggiunse poi scuotendo la testa divertito. «Tu e lei avete lo stesso sensodell'umorismo!»

La porta si aprì e Laura Neil entrò con un vassoio. Dillon si chiese se per caso non avesse origliato alla porta, ma si disse che comunque la cosa nonavrebbe avuto importanza. Notò che guardava Cliff con uno sguardoadorante, mentre si era limitata a fare a lui un cenno con la testa.

Dopo aver servito loro il caffè chiese se desideravano qualcos'altro, Cliff rispose di no senza guardarla, la congedò e Dillon provò un senso di pena

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 per lei.Che fosse terribilmente infatuata di Cliff era evidente, ed era altrettanto

evidente che Cliff si limitava a usare la propria posizione per approfittarsidi lei: la qual cosa costituì per lui un motivo in più per disprezzarlo.

Dopo che Laura se ne fu andata sorseggiò il suo caffè, in attesa, e dopo pochi minuti Cliff esplose. «Allora? Cos'hai deciso?»«Riguardo a cosa? Non mi pare che tu mi abbia chiesto niente.»«Riguardo al fatto di scoprire cosa sta combinando Virginia, con chi si

vede!»«Quanto ci guadagnerei?»«Un bonus di cinquemila dollari. Che se scoprissi qualcosa di concreto

verrebbe raddoppiato.»L'ironia della cosa divertì Dillon. Cliff che lo pagava per spiare se

stesso! Ma quel piccolo bastardo intendeva spiare anche sua sorella, e isuoi sospetti crebbero ancora di più. No, decisamente non aveva nessunafiducia, in quell'uomo...

Annuì, e Cliff sorrise soddisfatto. Non poteva che accettare, si disseDillon, altrimenti quel bastardo avrebbe assunto qualcun altro e lui eVirginia sarebbero stati nei guai.

«Hai un'idea di chi possa essere?»«Certamente qualcuno che pensa di trarre da lei dei vantaggi. Qualcuno

che lavora all'interno della compagnia, probabilmente» rispose Cliff.«Niente di più preciso?»«Si tratta di certo di un tipo con una personalità debole, senza spina

dorsale. Sai com'è Virginia, no? Non si metterebbe mai con uno come te,in grado di tenerle testa e non farsi manipolare. Lei esige sempre lamassima obbedienza, non accetterebbe mai qualcuno in grado di sfidarla.»

«Quindi è uno smidollato, che devo cercare?» gli chiese divertito Dillon.«Esatto. Ma che nel contempo può esserle utile. Magari per via di certi

collegamenti.»«Sei sicuro che non abbia semplicemente una relazione della quale non

vuole metterti al corrente?»«Sicurissimo. E poi gli uomini si interessano a lei per una sola ragione:

usarla. Anche se va dicendo che non si sposerà mai, devo proteggerla dai  profittatori. Virginia è troppo acida e sgradevole per suscitare unsentimento genuino in qualcuno, e non potrebbe che uscirne ferita. Senzacontare che la cosa potrebbe avere delle ripercussioni dannose sulla

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compagnia.»Dillon si alzò. «Okay, mi darò da fare in questo senso. A proposito,

Virginia oggi ha avuto dei problemi coi freni della sua macchina» disse aCliff guardandolo dritto negli occhi.

«Ah, sì?»«Le ho prestato la mia.» continuò Dillon.«Bene» commentò distratto Cliff finendo di radunare i suoi appunti per 

l'imminente meeting. «Sei stato molto gentile.»Dillon strinse i denti. Cliff non aveva avuto la reazione che si era

aspettato.Andò alla porta, e mentre usciva disse senza voltarsi: «Mi prendo il resto

della giornata libera. Ci sentiamo».Cliff si limitò ad annuire, ma Dillon aveva già richiuso la porta.

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Capitolo

4

Virginia aveva appena riattaccato il telefono quando qualcuno grattòleggermente alla sua porta. Sollevò gli occhi, frustrata per come era andatala giornata. Prima i problemi con la macchina, poi lo scontro con Cliff ealla fine il meeting che non era andato per niente bene.

Decisamente quella non era stata la sua giornata, ed era stanca. Un bagno caldo e una buona dormita a quel punto sembravano la solo cura.

«Avanti.»Dillon mise dentro la testa. «Stai per andare a casa?»

Come sempre, uno sguardo in quegli occhi scuri fu sufficiente ascaldarle le vene. Ormai non aspettava altro che di passare la sua giornatalibera con lui. «Stavo giusto per chiamare un taxi. Cosa è successo?»L'idea di doversi eventualmente fermare ancora in ufficio non le andava per niente, ma per Dillon avrebbe fatto un'eccezione. Passare del tempocon lui non sarebbe stato certo un sacrificio.

Lui entrò e richiuse la porta. Era accigliato, e lei sospirò. «Mio fratello tiha chiesto di parlarmi del suo progetto nella zona commerciale?»

«Parlare di affari con Cliff non rientra nelle mie mansioni.»Lei sorrise. «Sono stanca. È stata una giornata pessima.»«Sono venuto per darti un passaggio.»«Farmi da autista rientra invece nelle tue mansioni?»«Perché no? Come capo della sicurezza ho anche il compito di

controllare che tu arrivi a casa sana e salva.»Virginia non poté fare a meno di sorridere. «Mi sembra un po' tirata per i

capelli, Dillon.»

«Non del tutto.» Dillon le si avvicinò, lo sguardo imperscrutabile. «Horagione di credere che i tuoi freni siano stati manomessi» le disse.Lei rifletté un attimo, poi si alzò e prese il cappotto dall'attaccapanni.

Prima che potesse infilarlo, lui la raggiunse e le mise le mani sulle spalle.«Sto parlando seriamente, Virginia.»

«È un'ipotesi ridicola» ribatté lei voltandosi. «Devono essere stati deiteppistelli che hanno preso il nostro parcheggio come campo delle loroazioni. Dovremo mettere un paio di uomini della sicurezza di guardia.»

Dillon le fece una carezza su una guancia. «Forse non sono stati dei

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teppisti, Virginia. Forse qualcuno ha manomesso i freni della tua macchinadeliberatamente.»

«Vuoi dire che ho un nemico?» Pur vedendo quanto Dillon era  preoccupato, lei non riusciva a prendere seriamente quella faccenda.

«Forse stai lavorando troppo, Dillon. Probabilmente ha più bisogno di medi staccare un paio di giorni.»Lui fece un respiro profondo e ribatté: «Okay, ma permettimi di

accompagnarti a casa».«Sono una ragazza grande, Dillon. Non ho bisogno di una balia.»Lui sorrise, e quel sorriso era così smagliante che lei si sentì le ginocchia

molli. La baciò, e Virginia dimenticò che si trovavano nel bel mezzo delsuo ufficio dove chiunque sarebbe potuto entrare in qualsiasi momento.Poco dopo Dillon si staccò da lei solo quel tanto che gli consentiva di parlare, le disse con voce roca: «Lo so. Fin troppo bene» e la baciò dinuovo.

Fu un bacio veloce e appassionato, e alla fine lui fece un passo indietro ele chiese: «Cosa ti ha detto il meccanico?».

Virginia ebbe qualche difficoltà a riprendere il controllo. Quell'uomo erauna vera tentazione, e lei era stanca di resistergli. «Non gli ho ancora parlato. Non potrà darle un'occhiata prima di domani mattina.»

«Allora potresti farmi il grande favore di essere molto prudente, fino adomani?»

Lei stava per ribattere, se non altro per riaffermare la propriaindipendenza. Aveva sempre dovuto combattere così duramente per affermare se stessa che ormai non sapeva più quando era il caso dismetterla. In realtà l'idea che lui l'accompagnasse a casa le piaceva. Forseuna volta là avrebbe smesso di preoccuparsi delle apparenze, sarebbeentrato e avrebbe fatto l'amore con lei tutta la notte, pensò; e alla sola ideasi sentì invadere da un'ondata di calore.

«D'accordo» gli disse, e prima di annuire Dillon la fissò in silenzio negliocchi per alcuni lunghi secondi. Poi le prese di mano il cappotto, l'aiutò ainfilarlo, aprì la porta e si scostò per farla passare.

Dillon non aveva voglia di indagare troppo profondamente sulla suasoddisfazione. Che Virginia avesse acconsentito al suo desiderio lo facevasentire come un conquistatore, una cosa che non gli era successa moltospesso e che sentiva non gli sarebbe accaduta di nuovo molto presto. Lei

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adesso era tranquilla. Troppo tranquilla, e lui si stava chiedendo se per caso non si fosse pentita di aver avuto quel momento di debolezza. Per luila prudenza non era certo una debolezza, ma di sicuro lo era per Virginia.

«Prendi la prossima a sinistra.»

Dillon ricordò a se stesso che lei pensava che non sapesse dove viveva estette ben attento ad aspettare le sue indicazioni per arrivare al suoindirizzo. In realtà, non appena era stato assunto si era peritato di fare uncontrollo completo su di lei.

Quando dopo aver imboccato il suo vialetto si fermò davanti alla suacasa e lei fece per aprire la portiera, lui girò in fretta intorno alla macchina,l'aiutò a scendere.

Rimasero a guardarsi negli occhi in silenzio nella luce della luna per alcuni secondi, Dillon si accorse di desiderarla pazzamente.

Si detestava per questo, ma la desiderava. Il ferreo controllo che avevadi solito su se stesso sembrava svanire quando si trattava di quella donna,ed era una cosa senza senso, dal momento che lei non gli piaceva affatto.

«Vuoi entrare?» gli chiese.Dillon esitò. Non bisognava certo essere dei geni per capire come

sarebbero andate le cose se avesse accettato, e al solo pensiero si eccitòfisicamente. Ma fare l'amore con lei quella sera non sarebbe statointelligente. Cercò freneticamente una scusa plausibile per rifiutare, ma prima che potesse parlare vide una tenda muoversi dietro una finestra e siirrigidì.

«Hai un cane o un gatto, in casa?» le chiese.«No. Cosa diavolo...»«Ssh» fece lui. «C'è qualcuno, in casa tua.»«Cosa?»«Dammi la chiave.»Virginia obbedì, ma quando Dillon le disse di tornare in macchina si

rifiutò, e quando lui si avviò lentamente verso l'ingresso lo seguì.«Accidenti» le sussurrò lui fermandosi. «Vai in macchina, maledizione.»

«È casa mia» rispose lei decisa.Lui la prese per le spalle e la scosse. «Questo non è un gioco, Virginia!

Per una volta vuoi...»Un attimo dopo sentirono sbattere la porta sul retro nel silenzio della

notte. «Stai giù!» le ordinò Dillon prendendo a correre in quella direzione.Come arrivò sul retro della casa capì che l'intruso era in salvo. Il prato

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era circondato da un bosco le cui ombre scure lo avevano inghiottito.Imprecò e imprecò di nuovo quando Virginia gli toccò la spalla e per poco,colto di sorpresa, non la colpì.

Senza una parola, sapeva che lei non avrebbe accettato un ordine

nemmeno se ne fosse dipesa la propria vita, la prese per un braccio e laguidò verso gli scalini che conducevano alla porta di servizio, tenendosi suun lato del sentiero per non cancellare le eventuali impronte lasciate dallosconosciuto.

Una volta entrati trovò due interruttori accanto alla porta. Uno serviva ailluminare la cucina, l'altro l'esterno. Diede un'occhiata in giro, ma non percepì nessun movimento.

«Chiama la polizia» disse a Virginia.«A che servirebbe? Chiunque fosse ormai è lontano.»«Può darsi che non fosse solo» ribatté lui. «Chiama la polizia.»Attese che lei sollevasse la cornetta e si inoltrò con circospezione nel

corridoio accendendo via via le luci. Ispezionò tutte le stanze del pianterreno, poi salì silenziosamente le scale ricoperte da una guida, equando Virginia lo chiamò dal pianerottolo aveva ispezionato anche lecamere del primo piano.

«Va tutto bene» le rispose lui dall'ultima camera da letto.«La polizia sta arrivando. Ha detto di farti restare in cucina, che non devi

cercare di fare l'eroe» gli disse lei fermandosi sulla soglia.«È il mio lavoro» ribatté Dillon.«Fare l'eroe?»Dillon sorrise. Lo stava prendendo in giro. Si guardò intorno, capì che

quella era la sua camera da letto e commentò: «La tua stanza è una verasorpresa».

«Che intendi dire?»Lui uscì nel corridoio e stringendosi nelle spalle rispose: «Che è più

femminile di quanto mi aspettassi. Alludo alle tende di pizzo e ai cuscinicoi nastri». Sembrò che lei non sapesse cosa dire, e cambiò argomento.«Che ne dici di un po' di caffè? Sono sicuro che i poliziotti loapprezzeranno, in una notte fredda come questa.»

Un attimo dopo delle sirene annunciarono l'arrivo degli agenti. Con lorogrande sorpresa, tranne che per Dillon, accertarono che nella casa nonmancava nulla, e classificarono l'intrusione come una semplice effrazione.

Mentre più tardi bevevano tutti insieme il caffè nel soggiorno, un

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giovane ufficiale disse a Virginia: «Con una casa come questa, signora,doveva aspettarsi che prima o poi qualcuno tentasse un furto».

«Sono entrati dalla porta della cucina» le disse un poliziotto altrettantogiovane.

«Ma come hanno fatto?» chiese irritata lei. «Era sicuramente chiusa achiave.»«Hanno forzato la serratura. Lasci le luci accese, questa notte» rispose

l'ufficiale. «E se vuole un consiglio, domani stesso faccia installare unsistema d'allarme. Una donna che vive sola in un posto isolato comequesto...» continuò il poliziotto.

«Ci penso io domattina» lo interruppe Dillon.Virginia aggrottò le sopracciglia, ma non disse nulla. Dillon aveva già

spiegato la sua posizione nella compagnia di Virginia e il motivo per cuil'aveva accompagnata a casa.

L'ufficiale annuì. «Bene. Lascerò di guardia una pattuglia per il restodella notte, anche se è difficile che quel tipo, o quei tipi, ritornino, dalmomento che sono stati sorpresi.»

Dillon non era d'accordo, ma non appena i poliziotti se ne furono andatidisse a Virginia: «Non dovresti restare qui, stanotte».

«Dacci un taglio, okay? Sono stanca e voglio andare a letto. Non honessun desiderio di trasferirmi da un'altra parte.»

Lui prese a camminare avanti e indietro chiedendosi perché lei lo stessefissando a quel modo. «Qual è il tuo problema?» le chiese fermandosi.«Possibile che non ti renda conto che sei stata minacciata ben due voltenello stesso giorno?»

«Ho semplicemente avuto dei problemi con la macchina e poi un ladro siè introdotto in casa mia» ribatté asciutta lei. «Non ho subito degli attentati,Dillon.»

Lui strinse i pugni e cercò di non perdere la calma.«Come pensi che sia entrato quel tipo?»«Forzando la serratura, naturalmente.»«Non c'è nessun segno che l'abbia forzata. Sembra piuttosto che abbia

usato una chiave.»Lei sbarrò gli occhi e fece un passo indietro.«Mi stai... mi stai dicendo che qualcuno che conosco sta cercando di

farmi del male? E chi diavolo sarebbe?»Probabilmente avrebbe dovuto dirle che sospettava di Cliff, ma non ne

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ebbe il coraggio. Nonostante la sua prepotenza e il suo orgoglio Virginiaera pur sempre una donna, e più vulnerabile di quanto non desse aintendere. Da quello che sapeva di lei, non aveva avuto una vita facile, néqualcuno che l'avesse mai amata veramente, e scoprire che suo fratello

  poteva aver cercato di farle del male avrebbe potuto distruggerla. Ecomunque lui aveva un altro motivo per esitare, ed era la possibilità che seavesse espresso i suoi sospetti lei avrebbe potuto accusare invece Wade per scagionare il fratello. Per lei Wade sarebbe stato il colpevole ideale.Cliff lo aveva accusato di furto, e piuttosto che credere che Cliff la volessefar fuori per lei sarebbe stato più facile pensare che Wade volessevendicarsi, e così alla fine sarebbe stato anche accusato di effrazione e ditentato omicidio per la storia dei freni...

D'impulso, la prese tra le braccia e la strinse a sé. «Mi dispiace» le disse.«Forse ho esagerato coi miei sospetti, ma permettimi di preoccuparmi per te, okay?»

Lei gli sorrise. «Se proprio insisti... Comunque non è necessario, Dillon.Starò attenta. Non sono una stupida.»

«Lo so.» Dillon la baciò, e non avrebbe più smesso. Le sue labbra eranodolci, morbide e arrendevoli, e le assaporò con grande piacere. Virginia silasciò sfuggire un gemito, quando lui le mordicchiò il labbro inferiore, poi,imprecando fra i denti, Dillon la lasciò e prese il cappotto.

«Sei sicura che questa notte starai tranquilla?»Dalla sua espressione capì che lei avrebbe voluto chiedergli di restare,

ma che l'orgoglio la tratteneva, e si disse che era meglio così. In meno diventiquattro ore era cambiato tutto, e adesso voleva riflettere con calmasugli ultimi avvenimenti. Che qualcuno stesse minacciando la sicurezza diVirginia ormai era evidente e, che a lei piacesse o no, mentre cercava diaiutare Wade lui avrebbe fatto del suo meglio per proteggerla.

«Perché non ti prendi una vacanza e non te ne vai via per un po', finchéle acque non si saranno calmate?» le chiese.

«Quali acque? Non ti sembra di drammatizzare un po' troppo?»«Questa non è stata una semplice effrazione, Virginia.»«Ma certo che lo è stata!»«Non hanno rubato niente, accidenti! Come te lo spieghi?»Lei si strinse nelle spalle. «Col fatto che abbiamo sorpreso il o i ladri.»Dillon la prese per le braccia, la pazienza ormai al limite. «E se fossi

stata sola? Se non ci fossi stato anch'io? Pensi che quel tizio sarebbe

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scappato lo stesso?»Lei lo fissò, sconcertata dal suo tono.«Questo è il mio mestiere, tesoro» le disse Dillon addolcendosi. «So di

cosa sto parlando, e ti ripeto che dovresti andartene per un po'. Va' a stare

in un albergo, per favore. Io ti raggiungerò giovedì come avevamodeciso.»Lei gli accarezzò una spalla come per blandirlo. «Io qui ho delle

responsabilità, Dillon. E del resto non mi è sembrato che la polizia ritengache quello che è accaduto sia allarmante.»

Lui respirò a fondo. «Sono certo che la compagnia può fare a meno di te per qualche giorno» insistette. Se non avesse dovuto preoccuparsi per lei,ed essendo in grado di dare un'occhiata alle carte del suo ufficio, non solosi sarebbe potuto procurare finalmente le informazioni che avrebberoscagionato Wade, ma avrebbe anche potuto scoprire chi diavolo era il bastardo che la perseguitava. Gli sarebbe bastato solo un po' di tempo.

Lei radunò le tazze vuote per metterle nella lavapiatti, e quando ebbefinito lo guardò con gli occhi pieni di dolcezza e gli disse: «Tu mi piaci,Dillon. Mi piacerebbe passare ancora del tempo con te, ma è stato un pomeriggio lungo. Non chiedermi troppo, per favore. La compagnia per me viene prima di ogni altra cosa, ricordalo».

Già, ma non apparteneva solo a lei, era anche di suo fratello, e lui avevala sensazione che Cliff fosse stanco di dividerla con la sorella. Virginianon gli avrebbe dato retta, circa il fatto di prendersi una pausa, lo sapeva.

Chiuse un attimo gli occhi.Dal momento in cui si era messo in quella situazione si era sentito allo

stesso tempo protettivo e possessivo, nei suoi confronti. Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, e l'avrebbe protetta al di là della suavolontà anche a costo di rendersi insopportabile.

Aveva un solo giorno, e cioè l'indomani, per fare il punto dellasituazione e studiare un nuovo piano. Senza contare che avrebbe dovutoinstallare un sistema d'allarme nella sua casa.

Sospirò, all'idea delle implicazioni del piano che si stava formando nellasua mente. Virginia avrebbe rimpianto il loro mancato incontro di giovedì,ma se non altro sarebbe stata al sicuro.

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Capitolo

5

Dillon sentì vagamente lo squillo della sveglia, ma non era abbastanzaforte da strapparlo al suo sogno. Sapeva che stava sognando, che non stavavivendo una situazione reale, ma non riusciva ugualmente a svegliarsi.

La cella era fredda e buia, e pur sapendo che avrebbe dovuto trascorrervimolto tempo non era quella la sua preoccupazione maggiore: era piuttostoVirginia, che lo fissava al di là delle sbarre, il ventre che denotava unagravidanza avanzata.

Suo figlio.

Sullo sfondo Cliff li additava ridendo e lei appariva triste e lo accusavacon lo sguardo.

Il trillo divenne sempre più insistente, quasi un grido. Finalmente Dillonsi svegliò, il cuore che gli batteva all'impazzata, i muscoli tesi eun'erezione evidente.

Incredibile. Si passò una mano sul viso e respirò a fondo finché lacontrazione allo stomaco non si affievolì. Il lenzuolo arrotolato intorno allegambe, gli sembrava di essere in una fornace, tanto era accaldato. Quel

sogno, e la reazione che ne era derivata, non avevano senso e lui nonvoleva sapere né cosa significassero né soffermarsi sullo strano effetto cheVirginia aveva su di lui.

Era Kelsey che aspettava un bambino, e lui adesso, oltre a salvare suofratello, aveva deciso di proteggere Virginia e, soprattutto, di non toccarla, per cui non ci sarebbe stata nessuna possibilità che quel sogno diventasserealtà.

Si asciugò con le mani il sudore dal viso. La sveglia, sul comodino,

continuava a suonare e finalmente la spense.Erano quasi le cinque del mattino. Un'ora dopo avrebbe dovutoincontrarsi con Virginia. Il giorno fatidico era arrivato.

Il cuore che ancora gli batteva forte per via del sogno, che era stato  piuttosto un incubo, districò le gambe dal lenzuolo e lasciò che l'ariafredda del mattino gli avvolgesse il corpo nudo. Infreddolito, rifletté sullagiornata che lo aspettava.

Aveva deciso di rapire Virginia.

Da quando avevano sorpreso l'intruso nella sua casa non aveva fatto che

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 pensare a come intervenire, a come proteggere sia lei sia Wade, e dalmomento che lei continuava a rifiutarsi di andarsene per qualche giornoaveva deciso di rapirla.

Il solo pensiero gli aveva fatto venire un nodo allo stomaco. Chiunque la

conoscesse poteva immaginare come lei avrebbe reagito al fatto di esseretenuta prigioniera.Aveva dovuto combattere con le unghie e coi denti perché accettasse di

far installare un sistema d'allarme nella casa, ma alla fine si era accordatocon la migliore delle ditte perché la cosa fosse sistemata in giornata.

Sapeva che non sarebbe stata una prigioniera facile, e l'idea di darlequello shock lo faceva star male, ma non aveva alternative. PoveraVirginia, con quel fratello che la ridicolizzava davanti ai dipendenti etiranneggiava la sorella minore! Non c'era da meravigliarsi se era diventatal'Erinni che era. Doveva difendersi dagli sciacalli, da coloro che la usavanosenza il minimo scrupolo...

Per tutta la vita lui aveva pensato che esistessero due tipi di famiglie:quelle formate da un figlio come lui e da un genitore come suo padre, che per poter sopravvivere si basavano sul coraggio, la forza e la solidarietà,dato che l'uno poteva contare solo sull'altro; e quelle basate sull'amore e latenerezza, coi bambini che giocano festosi in giardino, i cani che abbaiano,il barbecue sul retro della casa; ma col tempo si era reso conto che neesistevano di altri tipi, ed era a una di queste che Virginia apparteneva.

Lei era di ferro, non c'erano dubbi, ma era sicuro che non avesse maiavuto in famiglia la considerazione di cui aveva bisogno. E nemmeno delvero affetto e della tenerezza. Anche se sua madre lo aveva abbandonato,lui era stato fortunato ad avere suo padre sempre vicino, a insegnarglicome difendersi dal mondo...

Guardò di nuovo l'orologio. Fra meno di un'ora sarebbe passato a prenderla. Lei si aspettava una giornata di intimità, e lui le avrebbe invece procurato lo spavento più grande della sua vita. Avrebbe voluto andarseneda lì, dimenticare Virginia e la sua dannata famiglia, accidenti. Quel sognoridicolo non significava niente. Anche se gli aveva contratto lo stomaco,non significava un accidente. Non avrebbe voluto essere attratto da lei, ma per qualche strana ragione la desiderava. E desiderava anche proteggerla.Doveva essere colpa di un qualche bizzarro, indiscutibile fatto chimico...

 Non sarebbe stato facile, ma ce l'avrebbe fatta. Una volta che Virginiafosse stata al sicuro avrebbe potuto concentrarsi su Wade.

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Si chiese se Cliff stesse usando lo scarso interesse di sua sorella riguardoal sistematico furto di denaro per farle del male, per escluderla dallacompagnia. Virginia non aveva mai detto una parola, a proposito di quegliammanchi. Sembrava quasi che non fosse al corrente dell'accusa che Cliff 

aveva fatto a Wade. E se in realtà fosse andata molto, troppo vicina ascoprire le manovre di suo fratello? Virginia prendeva molto sul serio ilsuo ruolo all'interno della società e non avrebbe mai partecipato a un piano per falsificare delle prove...

Che Cliff avesse avuto paura che lei scoprisse che era quello, che luistava facendo?

Lui era comunque sicuro che qualcuno stesse cercando di farle del malee che stesse stringendo la corda intorno al collo di Wade. Non era rimastomolto tempo, purtroppo, per cui doveva assolutamente mettere le mani suquei file e scoprire chi era il vero responsabile degli ammanchi. RapireVirginia era la sua sola possibilità, l'unico modo che aveva per risolvereentrambi i problemi in una volta sola.

A Virginia non sarebbe piaciuto per niente, non avrebbe capito le sueragioni, ma Wade sì. Sapeva che se non avesse risolto subito la faccendanon l'avrebbe fatto mai più, e salvare Wade, al di là dei sentimenti che provava per lui, era suo dovere, si disse mentre usciva dal letto per andarea fare la doccia.

Virginia non riusciva a calmare la propria eccitazione. Era arrivata al parcheggio con cinque minuti di anticipo e tutto era freddo, buio e copertodi uno strato di ghiaccio che luccicava magicamente alla luce dei lampionidella strada e della luna.

Un quarto d'ora dopo due fari illuminarono finalmente il parcheggio e poi la sua macchina. Il cuore prese a batterle forte e chiuse gli occhi per calmarsi. Sentiva che Dillon era diverso dagli altri uomini: non era tipo daaccontentarsi delle mezze misure, e nemmeno il genere di individuo che sinasconde nell'ombra. E poi la faceva sentire decisamente sexy.

Una cosa assurda per una donna della sua età con dei problemi disovrappeso, ma era così che lui la faceva sentire. Si era persino messadella biancheria sexy, e invece di raccogliere come al solito i capelli liaveva lasciasti sciolti. Quando si era guardata allo specchio si era sentitaun po' stupida, ma alla fine li aveva lasciati così com'erano.

Si era messa una gonna lunga di cachemire color panna con una

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camicetta di seta e un lungo cardigan dello stesso colore. Anche il cappottoera color panna, col risultato che l'unica nota forte erano i suoi capellirossi. E il rossore sulle guance.

Il veicolo che si fermò di fianco alla sua macchina non era l'auto che

usava di solito Dillon, ma un camioncino, dal quale lui scese concircospezione per via del ghiaccio che si era formato per terra. Allungòuna mano per aprirle la portiera e le disse: «Fa' attenzione. Il terreno è unalastra di ghiaccio».

Lei gli porse la mano guantata e scese dalla macchina. Come il giorno prima, lo sentì attento e protettivo, come se davvero fosse preoccupato per lei. L'aver sorpreso quel tizio a casa sua lo aveva turbato molto, e in fondoin fondo, nonostante l'essere indipendente fosse diventata per lei unaseconda natura, l'idea che Dillon si preoccupasse per lei le faceva piacere.

«Ce la faccio da sola, grazie. Lasciami prendere la mia sacca dal bagagliaio.»

«Una sacca?» chiese stupito lui.«Ti aspettavi che passassi un'intera giornata con te senza portarmi

dietro... qualcosa? Non avevo la minima idea se saremmo usciti a cena ose... saremmo sempre stati in camera.»

Aveva messo nella sacca l'occorrente per sistemarsi i capelli, qualcosa disexy da indossare quando sarebbero andati a letto, e un abito elegante per la cena. Dal momento che non aveva mai pianificato in anticipo un rendez -vous,  prima di allora, non sapeva cosa le sarebbe servito, ma non avevanessuna intenzione di spiegarlo a Dillon. «Fammi prendere quella sacca»tagliò corto.

«Te la prendo io» ribatté lui cingendole un braccio e sostenendola finoalla portiera del camioncino. «Sali pure da questa parte. Inutile che rischidi scivolare e cadere.»

«Perché io dovrei scivolare e tu no? Il fatto di essere un uomo ti rende più stabile sul ghiaccio?» lo stuzzicò lei.

Dillon sospirò. «Io so come cadere senza farmi male.»«Okay» gli disse Virginia dandogli le chiavi. «Accomodati.»Quando lo superò per salire sul camioncino, lui le fece notare: «Lo sai

che hai un bellissimo sedere, vero?».Il cuore le mancò un battito, a quel rozzo complimento. Virginia si

voltò, e dalla sua espressione avrebbe giurato che Dillon fosse sincero.«Devo dire che ci sai fare, con le parole.»

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«Scusa l'espressione alquanto... colorita, ma come avrai notato non houn linguaggio molto poetico, in genere. Comunque riconosco un belsedere, quando ne vedo uno» ribatté lui accarezzandole una natica.

Lei si accorse di arrossire e fu contenta che fosse buio. Non era abituata

a quel tipo di complimenti. Non era abituata ai complimenti in generale.«Grazie» gli disse con un sorriso divertito Virginia.«Mi piace anche come ti sei pettinata. Lo hai fatto per me?» chiese

Dillon.Un altro uomo lo avrebbe pensato, ma non lo avrebbe chiesto, notò lei.

Per non metterla in imbarazzo.«Li tieni sempre sciolti quando fai l'amore?» la incalzò Dillon

accarezzandoglieli.Oddio, pensò Virginia un attimo prima che lui la baciasse.Fu un bacio appassionato, famelico, prepotente. Lei non era abituata a

tanta foga, a tanto ardore. Dillon era troppo diretto, spontaneo... virile. E laeccitava troppo...

La lasciò lentamente, a poco a poco, mordicchiandole le labbra, poiappoggiò la fronte alla sua tempia e la tenne stretta a sé. «Avanti, sali.Prendo la tua sacca e ce andiamo» le disse dopo alcuni, lunghi secondi.

Virginia diede un'occhiata al camioncino e gli chiese: «Di chi è?».«Mio. L'ho preferito alla macchina perché sul ghiaccio tiene meglio la

strada.»Dillon l'aiutò a salire, aspettò che scivolasse sul sedile accanto a quello

di guida, prese la sua sacca, la sistemò sotto il suo sedile, richiuse la portiera e partì.

 Non parlò né mentre lasciavano il posteggio né dopo che si furonoimmessi sulla strada. Virginia si accorse che aveva cambiatoatteggiamento, che tutta l'atmosfera fra loro era cambiata. Cambiò posizione sul sedile, improvvisamente a disagio, innervosita.

«Allacciati la cintura di sicurezza» le ordinò Dillon con un tono secco.«Non usare quel tono con me, o la nostra gita finirà ancor prima di

incominciare» ribatté lei altrettanto secca guardandolo dritto negli occhi.Lui strinse i denti e prese un thermos con una tazzina di plastica dal

cassetto del cruscotto. «Ho pensato che una tazza di caffè ti avrebbe fatto piacere. Ti ho fatta alzare così presto che probabilmente non hai avuto iltempo di berne una a casa.»

«Grazie» disse lei accettandolo.

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Dillon sorrise. «Se te lo domando in un tono gentile, te l'allacci lacintura di sicurezza?» le chiese subito dopo.

Lei sorrise a sua volta, se l'allacciò e lo guardò. «Contento?»Dillon annuì e le posò una mano su una coscia. Virginia trattenne il

respiro. Era bastato quel semplice contatto a turbarla. Si chiese qualesarebbe stata la sua prossima mossa, ma lui sembrava tutto preso dallaguida, quasi distratto. Teneva semplicemente la mano sulla sua cosciasenza accarezzarla, senza distogliere un attimo gli occhi dal parabrezza.

Si versò il caffè, ne bevve un paio di sorsi e poi gli chiese: «Ne vuoianche tu?».

«Non ora, grazie.»«Mi vuoi dire dove stiamo andando?»«È una sorpresa.»Dillon era diventato decisamente strano, pensò Virginia. Perché era così

silenzioso? Perché non la guardava nemmeno per un attimo? Aveva lasensazione che qualcosa non andasse. Si era per caso pentito di averle datoquell'appuntamento? Aveva deciso di colpo di non corteggiarla più? Siaspettava che fosse lei a fare una mossa? E se era così, che genere dimossa?

Era decisamente diverso da tutti gli uomini che aveva incontrato fino aquel momento, si disse mentre beveva un altro sorso di caffè, sentendosisempre più a disagio.

Poco dopo lui prese una deviazione che portava verso il Kentucky, e presto, con quel silenzio, il fatto che lei avesse dormito poco si fecesentire. Gli occhi le si chiudevano, e appoggiò la nuca al poggiatesta.«Dove stiamo andando, Dillon?» gli chiese di nuovo.

Lui le fece una breve carezza su una guancia. «Sembri un coniglietto bianco» le disse.

Aveva un tono dolce, adesso. Virginia si sforzò di aprire gli occhi,inutilmente. «Volevo essere bella per te» sussurrò, e subito si chiese perché mai glielo avesse detto. Posò la tazza quasi vuota sul cruscotto.Desiderava solo dormire. «Mi dispiace» sentì che le diceva Dillon. «Midispiace moltissimo. Ricordatelo, Virginia.»

Qualcosa non tornava, pensò vagamente lei. Dillon sembravaaddolorato, ma anche molto deciso. Cercò di nuovo di aprire gli occhi.Tutto sembrava annebbiato, non riusciva a mettere bene a fuoco nulla.

All'improvviso capì. Col respiro corto gli disse: «Bastardo! Mi hai

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avvelenata!».«No, non ti ho avvelenata» ribatté lui, e a lei sembrò che la sua voce

giungesse da lontano. Non l'aveva forse avvertita che qualcuno stavacercando di farle del male? Ma Dillon era insieme a lei, quando avevano

sorpreso l'intruso in casa sua...A meno che non fosse suo complice.Cercò di mettere a fuoco il suo viso e vide che era molto teso. Il

camioncino proseguiva il suo viaggio portandola sempre più lontano dacasa. Si sentiva sempre più debole, si rendeva conto che stava per perdereconoscenza e fece uno sforzo terribile per non venire meno.

Dillon avrebbe voluto che gli dicesse qualcosa, qualunque cosa, invecedi fissarlo in quel modo. Lo stava guardando come nel sogno, e al soloricordo lo stomaco gli si contrasse di nuovo. Virginia doveva essereterrorizzata e lui si odiava per averle fatto ciò che le aveva fatto, maciononostante era all'erta, pronto ad affrontare qualsiasi sua reazione.

«Cosa mi hai fatto?»Lui sentì freddo al cuore. «Ti ho dato un sonnifero. Non voglio farti del

male. Smetti di combattere contro l'effetto della droga, Virginia.» Nonvedeva l'ora che si addormentasse per non vedere più il disgusto nei suoiocchi.

«Dove siamo?»«Da nessuna parte, ancora.» Dillon lasciò l'autostrada e prese una strada

secondaria molto meno trafficata. Era decisamente più lunga di quella chestavano percorrendo, ma del tutto priva di traffico. «Abbiamo ancora dafare un certo numero di chilometri.»

Lei voltò faticosamente la testa verso il finestrino e vide scorrere deglialberi in un paesaggio coperto di neve. Fuori adesso faceva molto piùfreddo, e dalle fessure del camioncino entrava dell'aria gelida.

Quando vide che Virginia rabbrividiva e si strofinava gli occhi con i pugni, Dillon provò un moto di tenerezza. «Non devi aver paura, tesoro» ledisse.

«Ho sete» ribatté semplicemente lei.Lui prese una bottiglietta d'acqua minerale dal cruscotto, gliela porse e

lei, non senza una certa fatica, svitò il tappo, se la portò alla bocca e ne bevve quasi la metà.

Quando subito dopo lo colpì, Dillon non immaginava che potesse avere

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ancora tanta forza. Lo colpì con la bottiglietta di plastica, che si ruppe  procurandogli delle escoriazioni al labbro e al naso. Lui imprecò, lestrappò di mano la bottiglietta e accostò sbandando al bordo della strada.

Virginia si buttò sulla maniglia della portiera. Trovandola bloccata,

imprecò e prese a colpirla con dei pugni, gridando.Dillon la prese per le spalle e la fece voltare verso di sé. Virginia prese ascalciare cercando disperatamente di divincolarsi. Lui la bloccò buttandosicon tutto il proprio peso sopra di lei e poi trattenendola per i polsi.

«Calmati. Va tutto bene» le disse.«Bastardo!» sibilò lei guardandolo con odio.«Te lo giuro, non ho nessuna intenzione di farti del male. Ti spiegherò

tutto quando saremo arrivati allo chalet.»«Quale chalet?»«Quello in cui ho intenzione di tenerti per qualche giorno, finché non

sarò sicuro che non corri nessun pericolo. Posso lasciarti andare, adesso?»Lei sbatté ripetutamente le palpebre, cercò ancora una volta di

divincolarsi e poi gli disse: «Ti sanguina un labbro, e il naso ti stadiventando blu».

«Probabilmente me lo hai rotto. Hai un bel destro, non c'è che dire.»«Non capisco. Non sei l'uomo che pensavo fossi.»«No, non credo di esserlo. Ma non voglio farti del male. Fra qualche

giorno ti riporterò a casa.»Lei annuì lentamente, e quando Dillon la lasciò respirò a fondo e si

rimise a sedere tranquilla. «Devo andare in bagno» gli disse.«Mi dispiace, ma non ci sono né stazioni di servizio né autogrill prima di

 parecchie miglia.»«Io ho bisogno di andare in bagno subito. Non posso aspettare.»Dillon considerò la possibilità di farla scendere, poi la guardò e si disse

che avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei gli credesse. «Okay. Scendi aterra. Io volterò le spalle.»

Lei arrossì, e in quel momento lui la trovò molto attraente e femminile. Icapelli scompigliati, gli occhi color topazio animati dalla rabbia edall'ansia, era irresistibile. Detestava essere la causa della sua paura, manon aveva avuto scelta.

Come aprì la portiera e scese, fu investito da una folata gelida. Si voltò etese una mano a Virginia per aiutarla a scendere a sua volta. Dopo una breve esitazione, lei scivolò verso il posto di guida e la prese.

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Lo colpì all'inguine, forte, ma non abbastanza da metterlo fuori gioco.Lui cadde sulle ginocchia stringendo i denti per il dolore e la insultò conrabbia. Questa volta, non appena le avesse messo le mani addosso...

Virginia cercò di scappare, ma le gambe non le reggevano e cadde

  parecchie volte. Mentre Dillon cercava di rialzarsi si diresse verso icespugli, che peraltro non avrebbero potuto nasconderla, incespicandonella neve, cadendo di nuovo.

Dillon respirò a fondo e poi le corse dietro.Sentendolo arrivare lei si voltò un attimo... e subito dopo svenne.Dillon la vide cadere a terra e rimanere immobile. Le si avvicinò col

cuore che gli batteva all'impazzata, si inginocchiò accanto a lei e le gridò:«Virginia!».

Virginia non si mosse.«Virginia, per l'amore del cielo, apri gli occhi!»Lei sbatté leggermente le ciglia e sussurrò: «Sei un miserabile bastardo,

Dillon...».«Lo so, tesoro, lo so» le disse lui scostandole i capelli dal viso e

 prendendola poi tra le braccia. «Stai tranquilla, adesso. Come ti senti?»«Mi hai... drogata...» bofonchiò lei.«Andrà tutto bene, Virginia. Non ti farò del male. Mai.»Lei si mise a piangere silenziosamente.«Ti prego, sta' tranquilla. Va tutto bene, te lo assicuro.»Dillon imprecò tra i denti. Le sue parole suonavano assurde anche a lui.

 Non stava andando per niente bene, e aveva la sensazione che nientesarebbe più andato bene, in futuro.

Se la strinse al petto e prese a cullarla. «Rilassati. Non resistere al sonno,tesoro. Mi prenderò cura di te, mi prenderò cura io di tutto. È questo chesto cercando di fare, credimi.»

Virginia chiuse di nuovo gli occhi, il suo corpo si rilassò; ma prima diaddormentarsi sussurrò: «Non mi hai mai desiderata veramente. Non mivolevi veramente. Accidenti a te, Dillon. Non hai mai desideratoveramente di...».

Il suo respiro divenne regolare. Si era finalmente addormentata, e inmodo profondo. Dillon si alzò, la prese in braccio e la riportò alcamioncino. Si rese conto di avere un gran freddo e che gli faceva male lagola, ma non era nulla al confronto del male che sentiva al cuore. Per il bene stesso di Virginia doveva fare in modo che lei non potesse fargli

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qualche altro scherzo. Sapeva che se ne avesse dato la possibilità avrebbecombattuto con le unghie e coi denti per liberarsi, per cui doveva prenderedelle precauzioni che non le sarebbero piaciute per niente.

Per la seconda volta nello spazio di poche ore la sistemò di nuovo sul

camioncino mentre nella mente gli echeggiavano ancora le sue parole. Nonmi hai mai desiderata veramente...

Si sbagliava di grosso. La desiderava più di quanto avesse maidesiderato qualunque altra donna, e non capiva come mai. Non gli piacevano né la sua famiglia, né i suoi problemi, né la confusione in cui loaveva gettato.

Si era addormentata imprecando contro di lui.Be', non c'era da stupirsene. Le accarezzò la testa, che lui stesso le aveva

 posato sulle proprie gambe. Sentiva il suo respiro sulla pelle, sotto la stoffadei pantaloni...

Era un vero bastardo, si disse. Prima rapiva una donna e poi si eccitavaal contatto col suo corpo addormentato. Ma non poteva farci niente. Tuttoin lei lo eccitava, di fronte a lei era del tutto disarmato. Comunque nonavrebbe approfittato di lei. Non l'avrebbe toccata, anche se si sarebbe presoqualche vantaggio, si disse cercando di prendere le distanze da ciò cheaveva fatto.

Una mano sul volante e l'altra che le accarezzava i capelli sparsi sullesue gambe come una fiamma, si chiese come sarebbe stato averla nuda frale proprie braccia in un letto.

Abbassò un attimo lo sguardo sul suo viso. Era pallida, e non aveva piùnulla della virago che era nella vita quotidiana. Era una donna come tuttele altre, abbandonata nel sonno con le labbra socchiuse, e terribilmenteattraente.

Poteva solo immaginare come avrebbe reagito quando si fosse svegliata.Ormai non mancava molto, dato che non avrebbe dormito per più diun'ora. Gli aveva dato una dose di sonnifero sufficiente a farla dormirequel tanto che serviva perché non si rendesse conto di dove la stava portando.

Il sole stava incominciando a spuntare a est, quando circa un'ora dopoarrivarono in vista della loro destinazione, e lei mosse leggermente le ditadi una mano. Fece un debole verso e di nuovo si immobilizzò. Sarebbe bastato che dormisse ancora per pochi minuti, pensò Dillon, perché lui

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aveva ancora una cosa da fare, cioè prendere una piccola precauzione, prima di raggiungere lo chalet.

Dato che Virginia non avrebbe mai acconsentito a spogliarsi, doveva provvedere lui finché era ancora in tempo.

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Capitolo

6

Virginia aprì gli occhi. Cautamente, non capendo cosa non andava ecome mai si sentiva così disorientata, si guardò intorno. La testa prese amartellarle, quando i suoi occhi si soffermarono sulle pareti di assi e sul pavimento nudo.

Si trovava in un letto con molte coperte addosso che la tenevano calda,ma il viso era gelato. L'ambiente, che sembrava più che altro una capanna,non sembrava avere molte comodità, ma nel camino sulla parete davanti alletto ardeva un bel fuoco che gettava dei bagliori rossastri nell'altra stanza,

che era buia.A poco a poco ricordò gli avvenimenti riguardanti il suo viaggio con

Dillon e provò una stretta al cuore. Dovette mordersi un labbro, per impedire che gli occhi le si riempissero di lacrime.

Quel maledetto bastardo. Quel delinquente. Quel miserabile teppista.L'aveva rapita! L'aveva presa in giro fingendo di desiderarla mentre eratutta una finzione!

Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma le asciugò subito con le mani.

Virginia Johnson non piangeva mai.Dopo alcuni respiri profondi si guardò di nuovo intorno in cerca diDillon. Sembrava che non fosse da nessuna parte. La baita era piccolissima, aveva soltanto un altro locale e un bagno che si intravedevaoltre una porta aperta accanto all'angolo cottura, che comprendeva unfornello, un piccolo frigo, un congelatore e un lavandino d'acciaio sopra ilquale c'era l'unica finestra della casa, oscurata quasi del tutto dalla neve.

Davanti al camino c'erano una sedia a dondolo e una vecchia poltrona, e

il letto in cui lei si trovava, poco più che un giaciglio, era sistemato controla parete opposta. Oltre la sua testa c'era un piccolo cassettone che fungevaanche da comodino, sopra il quale c'erano un orologio e una lampada e nelmezzo della stanza c'era un vecchio tavolo di pino grezzo con due sediealtrettanto malandate.

 Non si sentiva alcun suono, a parte lo scoppiettare del camino, e leideglutì a fatica chiedendosi se avrebbe avuto modo di scappare.

Accidenti al freddo, alla neve e alla distanza che avevano percorso, e che

non era in grado di valutare. Non poteva accettare di essere una vittima

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senza vie d'uscita. Non le importava, se per tornare casa avesse dovutofarsela a piedi nella neve...

Quando si tirò su a sedere e le coperte le scivolarono in grembo, notòuna cosa che le era sfuggita: Dillon le aveva tolto i vestiti.

Grazie al cielo le aveva lasciato la canottiera di seta, ma sotto non aveva più né il reggiseno né gli slip!Travolta da un senso di mortificazione, si chiese come si fosse permesso

di spogliarla, e al pensiero che avesse contemplato il suo corpo appesantitodai chili di troppo, con quei fianchi troppo larghi, quelle cosce troppogrosse e quel ventre troppo abbondante, si sentì morire.

Si chiese se avesse riso di lei, mentre le toglieva la biancheria sexy chesi era messa; se il suo tentativo di essere seducente lo avesse divertito...

Si sentì quasi venir meno per l'imbarazzo. Le guance le si infiammarono,lo sguardo le si appannò. Era molto più di quanto una donna potessesopportare, e accettare.

Per sua fortuna l'umiliazione lasciò presto il posto a una gran rabbia, e fuun grido di rabbia quasi selvaggia, quello che le uscì dalla gola e risuonònella piccola capanna.

La porta dell'ingresso si aprì di colpo e Dillon si precipitò dentro, ilcorpo in posizione d'attacco, gli occhi che in un attimo controllarono tuttol'interno.

Virginia si ammutolì immediatamente. Il Dillon che aveva davanti nonera più quello che conosceva. I capelli trattenuti da una bandana rossalegata intorno alla fronte, sembrava un dio pagano. Le ferite che aveva sulnaso e sul labbro inferiore davano un ulteriore tocco al suo aspettoselvaggio. I jeans che indossava, lisi e scoloriti, avevano uno strappo sullacoscia e su un ginocchio, le maniche della camicia di flanella aperta sul petto erano arrotolate fin sopra al gomito e il suo torace era lucido disudore.

«Cosa succede?» le chiese.Lei capì che si era aspettato di trovare un aggressore e dovette fare uno

sforzo per non ridere amaramente. Era lui il suo aggressore...«Gridi sempre a quel modo quando ti svegli?» le chiese poiché lei non

rispondeva.«Dove diavolo sono i miei indumenti?»«Al sicuro.»«Che diavolo significa, al sicuro? Maledizione, Dillon, cosa diavolo sta

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succedendo?»Lui richiuse la porta e andò a sedersi sul bordo del letto. Lei si ritrasse

fino alla parete, che sentì gelida contro la schiena seminuda. Riuscivacomunque a sentire l'odore di lui, un misto di colonia, virilità e sano

sudore, e fece fatica a sostenere il suo sguardo.«È incredibile quanto siano belli i tuoi capelli» le disse inaspettatamentecon un tono basso. Allungò una mano, si fece scorrere una lunga ciocca tradue dita e sussurrò: «Non ho mai visto dei capelli come i tuoi».

Virginia si irrigidì, lui ritrasse la mano e la scrutò attentamentemordicchiandosi l'interno del labbro. «Stavo tagliando della legna, làfuori» disse poco dopo. «Avevo intenzione di essere presente quando tifossi svegliata in modo che non ti spaventassi, ma come puoi vedere ilcamino e il fornello sono l'unica fonte di riscaldamento e così...»

«Lasciami andare, Dillon.»«No.» Dillon si tolse la bandana e la usò per asciugarsi il sudore dal

viso, poi si passò una mano nei capelli e lei sentì di nuovo quel suo odoreunico, inconfondibile. «Finisco di tagliare la legna e ti preparo qualcosa damangiare. Ti scaldo una minestra, okay? Ti sentirai meglio, dopo aver mangiato.»

Decisamente, non era più l'uomo che lei aveva conosciuto. Non simuoveva e non parlava come il vecchio Dillon; in lui non c'era più nessunadeferenza, nessun atteggiamento formale: le comunicava semplicementecosa aveva intenzione di fare dando per scontato che lei lo avrebbeaccettato.

Era stata rapita, si disse Virginia. Era stata rapita da un uomo che nonconosceva. Da quell 'uomo.

«Ridammi i miei vestiti, brutto bastardo!»Lui scosse leggermente la testa. «Che linguaggio scurrile, per una

signora del tuo livello sociale!» commentò.D'impulso lei gli si avventò contro cercando di dargli dei pugni. Dillon

le bloccò subito i polsi, e con un sorriso divertito le disse: «Non sai chesollievo sia per me il fatto non ti metta a piangere e non tremi di paura».

La appiattì sul letto tenendole le braccia bloccate sopra la testa, le sistese addosso per impedirle di divincolarsi e le sussurrò: «Non cercare dicombattere contro di me. Perderesti».

Gli occhi nei suoi, era così vicino che Virginia sentiva il suo respiro sulviso. Poi la lasciò di scatto e si alzò, lasciandola col cuore che le batteva

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all'impazzata.Lei rimase immobile, cercando di riprendere fiato, di combattere la

travolgente sensazione di desiderio che quel corpo caldo, muscoloso eanimalesco aveva suscitato in lei.

Dillon prese dal tavolo una sedia e sedette di fronte al letto. «Ti ho toltoi vestiti per impedirti di scappare» le disse. «Non posso permettere che tuti faccia del male, ed è quello che ti succederebbe se tentassi di scappare daqui.»

Lentamente, lei si mise a sedere coprendosi fino al collo con le coperte.«Cosa mi faresti se cercassi di scappare?»Dillon rise. «Non ho intenzione di farti niente, Virginia.»Quella risposta, accompagnata da una risata, la ferirono più di quanto lei

non volesse ammettere. «Non è al sesso, che stavo alludendo. Non temere.Mi sono resa conto che non mi hai mai desiderata, che hai finto di volermisolo per potermi raggirare.»

Dillon si fece di colpo serio. «Siamo molto lontani da tutto, Virginia. Làfuori ci sono solo ghiaccio e neve e gelo. Se dovessi cercare aiuto osemplicemente di tornare a casa, sappi che non ce la faresti mai. Ha ripresoa nevicare e le strade sono impraticabili. Prenderti i vestiti è stato un modo per impedirti di tentare quella che sarebbe una vera pazzia.»

«Non scapperò, te lo prometto, ma ridammi i miei vestiti.»Dillon sospirò. «Ormai ti conosco, Virginia. So benissimo come lavora

la tua mente. Cercheresti comunque di scappare, perché l'idea di restartenequi senza far niente ti riesce insopportabile.»

«Sì, mi conosci bene» annuì lei. Avrebbe voluto ferirlo come lui avevafatto con lei, ma non ci sarebbe mai riuscita perché a Dillon di lei nonimportava niente. Non gli era mai importato niente. «Immagino che tuabbia lavorato a lungo a questo piano, non è così? Quand'è esattamente cheti è venuta l'idea di rapirmi?»

«Subito dopo che abbiamo sorpreso quell'intruso a casa tua.»«Davvero? Possibile che tu non riesca a essere onesto nemmeno adesso?

Ti aspetti che creda che fino a quel momento sei stato sincero, per caso,che quello che c'era stato tra noi era vero?»

Lui non le lasciò gli occhi, ma Virginia si accorse che aveva stretto i  pugni. «Mi sono fatto assumere dalla compagnia e ho cercato diguadagnarmi la tua fiducia per un motivo preciso» rispose.

Sentirglielo dire, nonostante lo avesse ormai capito, era tutt'altra cosa.

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«Che idiota, sono stata...» fu tutto quello che Virginia riuscì a dire.«Non sei un'idiota. È che io sono molto bravo nel mio lavoro.»«Cioè a mentire» ribatté lei.Dillon sospirò, poi le chiese: «Hai fame? Vuoi qualcosa da bere?».

«In modo che tu possa di nuovo avvelenarmi? No, grazie. Non vorreiche una dose ulteriore mi uccidesse.»Dillon imprecò fra i denti e si alzò. «Te l'ho già detto, non ho nessuna

intenzione di farti del male. Anzi, ti ho portato qui per la ragione opposta,accidenti. Sto cercando di metterti al sicuro, Virginia.»

«Davvero?» disse lei sollevando un sopracciglio. Dentro di sé, per qualche strana ragione, si rifiutava di aver veramente paura di lui. Aveva passato più di due settimane cercando di conoscerlo e non riusciva acredere di aver perso ogni capacità di intuizione, non accettava l'idea diaver commesso un errore di valutazione così tragico. Comunque si sentivaferita. Molto ferita, e il dispiacere che provava la stava accecando. «Come puoi anche solo pensare che possa credere alla parola di un rapitore? Di un pervertito?»

«Io non sono un pervertito, Virginia.»«Mi hai spogliata mentre ero priva di conoscenza, brutto bastardo! Mi...

mi hai guardata! È la cosa più vergognosa e disgustosa che...»Lui le si avvicinò e le disse: «Se non la smetti di provocarmi ti tolgo

anche quel poco che hai ancora addosso!».Virginia si tirò le coperte fino al mento chiedendosi perché avesse

sempre desiderato incontrare un uomo in grado di tenerle testa. Deglutì avuoto e decise che avrebbe fatto meglio a stare zitta per non irritarloancora di più.

Lui scosse la testa con un'aria disgustata e fece un passo indietro.«Accidenti, non voglio gridare con te» disse. «Non voglio spaventarti»aggiunse sperando di calmarla.

«No, vuoi semplicemente imbrogliarmi» borbottò lei delusa eamareggiata.

Dillon piegò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. «Tu non sai maiquando è il momento di fermarti, vero?» Si passò entrambe le mani sulviso e smise di ridere. «Sei una donna davvero unica, lo sai?»

Quelle parole, dette con un tono improvvisamente dolce, le arrivarono alcuore, ma subito dopo lei si impose di non farsi prendere in giro di nuovo.«Non hai più nessun motivo di dirmi delle stupidaggini» gli ricordò con un

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tono gelido. «Ormai il tuo piano è riuscito, non hai motivo di continuare lafarsa.»

Dillon sedette di nuovo sulla sedia. «Vuoi sentire qual è davvero il mio piano, o preferisci continuare a insultarmi?»

Fu come se le avesse dato uno schiaffo. «Come hai osato?» gli gridòVirginia.«Non guardarmi in quel modo, okay? Ti ripeto che non ho nessuna

intenzione di farti del male.»«No, certo! Ti sei limitato a rapirmi e tenermi prigioniera!»«E adesso sto cercando di spiegarti perché l'ho fatto e cosa ho in mente.»«Puoi risparmiare il fiato perché lo so già.»«Davvero? E che spiegazione ha trovato il tuo cervellino?»«Che vuoi dei soldi, ma non li avrai. Il tuo è un piano stupido, Dillon, e

mi stupisce perché non ti credevo affatto uno stupido. Sei un criminalestupido, Dillon. Possibile che non ti sia reso conto che Cliff mi detesta?  Non mi sorprenderebbe affatto se si rifiutasse di pagare il riscatto.Probabilmente sarebbe felicissimo di liberarsi di me.»

«Che è proprio la cosa che mi preoccupa di più!» commentò lui in untono rabbioso.

«Ti preoccupa, eh? E si può sapere cosa pensi di fare?»Lui si alzò, mise a posto la sedia, si rimise la bandana e le disse:

«Continueremo questa conversazione più tardi. Se sto ancora a sentirti potrei fare qualcosa di violento».

«Hai appena ripetuto che non hai intenzione di farmi del male. Oltre aessere un rapitore e un pervertito sei anche un gran bugiardo!»

Si pentì subito di quella frase, ma le parole erano l'unica arma che aveva.Si sentiva vulnerabile, senza difese ed emotivamente ferita, e odiavasentirsi in quel modo. Odiava quasi anche Dillon.

Lui riaprì la porta. «Non sono un bugiardo» le disse voltandosi unattimo. «È vero che non ho intenzione di farti del male. Almeno, non nelmodo che intendi tu. Ma se insisti nell'insultarmi ti metto sulle mieginocchia e ti sculaccio come si fa con i bambini. Credimi, sarebbeun'esperienza che non ti piacerebbe per niente.» Si voltò del tutto, indugiòcon lo sguardo sul suo corpo nascosto nelle coperte e aggiunse: «Mentreio, dato quello che mi hai fatto passare nelle ultime due settimane, credo proprio che ne apprezzerei ogni minuto».

Come la porta si richiuse alle sue spalle, Virginia riprese a respirare.

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Dillon non era affatto l'uomo che lei aveva creduto. E, definitivamente,non era l'amante che si aspettava.

 Non era uomo da mezze misure, e lei aveva la certezza che quandofaceva l'amore lo facesse con tutta l'intensità di cui era capace, che fosse

molto esigente e che prendesse tutto ciò che una donna era in grado didargli dandole a sua volta tutto ciò che era in grado di darle.Rabbrividì, al pensiero di fare l'amore con quel nuovo Dillon, con

quell'uomo duro e autoritario col quale, per qualche inspiegabile ragione,lei si sentiva al sicuro. In fondo non aveva mai avuto realmente paura dilui, si rese conto. No, Dillon Jones non le avrebbe mai fatto del male...

Il suo modo di trattarla, deciso, autoritario, ma mai brutale, lasconcertava, e non poteva negare che lui l'attraesse ancora molto. Nonostante sapesse che per lui era stata tutta una commedia lo desideravaancora, dovette ammettere, forse ancor più di prima.

Ma come poteva desiderarlo ancora tanto? si chiese disperata. Nonostante tutto, nonostante quello che era successo, nonostante ormaisapesse la verità?

Prima di incontrarlo non sapeva nemmeno che un desiderio simile  potesse esistere. Se non fosse scappata subito da lui, probabilmentesarebbe finita col pregarlo di fare l'amore con lei...

E non poteva permettere che questo accadesse.

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Capitolo

7

Tagliare la legna si rivelò un'attività catartica: Dillon sentì sparire a pocoa poco la tensione che lo avvolgeva, sia sessuale sia emotiva. VedereVirginia seduta su quel letto con quei capelli sciolti, folti e setosi, i grossiseni che premevano contro la seta della canottiera, gli era costato.

Quando l'aveva spogliata aveva cercato di farlo con distacco, avevacercato di non guardarla, e si era detestato perché si era eccitatougualmente. E quando poi si era svegliata e aveva incominciato a sputargliaddosso il suo veleno non era stato capace di non guardarla. La desiderava.

La desiderava talmente tanto che non riusciva a smettere di pensarci...Avrebbe dovuto spiegarle tutto. La cosa avrebbe dato un senso a quello

che le stava accadendo, ma era sicuro che non avrebbe mai potutosopportare l'idea che Cliff si fosse spinto così in là con lei. Lui Cliff volevadistruggerlo, e ci sarebbe riuscito.

E poi c'era la possibilità che lei potesse non credergli, se le avesseraccontato tutto adesso. Aveva ammesso di sapere che a Cliff importava poco di lei, ma lui era certo che non pensava che fosse capace di farle

veramente del male. Lei Cliff lo disprezzava, ma non lo temeva.Comunque lui avrebbe dovuto raccontarle di Wade. Forse non loavrebbe più considerato un bastardo spinto dal denaro, e forse si sarebberesa conto dell'assurdità della sua accusa riguardo al fatto che lui nonl'aveva mai desiderata, mentre invece la desiderava quasi ossessivamente.

Mettere una certa distanza tra loro era stata una necessità immediata.L'aveva rapita, e quando tutto fosse finito se ne sarebbe andato, per cui non poteva complicare ancora di più le cose dando spazio al suo desiderio.

Minacciare di sculacciarla era stato un atto di difesa. In realtà avrebbevoluto prenderla tra le braccia e baciarla dolcemente, essere un maschio per la propria femmina. Non avrebbe mai potuto sollevare anche solo unamano, su di lei. Suo padre gli aveva insegnato che far del male a qualcuno più debole è un segno di vigliaccheria, tanto più se si tratta di una donna.Le donne dovevano essere protette, difese, come del resto la propriafamiglia...

Solo che Virginia non voleva essere protetta da nessuno. A parte la forza

fisica, era una donna autonoma in tutti i sensi, il che significava che nella

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sua vita non c'era spazio per lui. Lei non aveva bisogno di ciò che lui era ingrado di darle, e quando tutto fosse stato detto e fatto non lo avrebbevoluto vedere.

Lui comunque non aveva intenzione di spiegarle ciò che provava. Se

avesse avuto un po' di paura di lui, forse avrebbe smesso di insultarlo, loavrebbe lasciato in pace. Le sue reazioni gli piacevano, ma nel contempolo turbavano, e lui non poteva rischiare di perdere il controllo.

Le braccia cariche di tronchi, poco dopo aprì la porta con un calcio.Guardò automaticamente verso il letto, e non appena vide che lei non c'eralasciò cadere la legna a terra e si spostò di lato giusto in tempo per evitareuna padellata sulla testa.

Imprecò, poi afferrò le gambe nude di Virginia e le fece perderel'equilibrio.

Lei cadde sul fondoschiena e gridò alcune imprecazioni degne di unoscaricatore. Cercò di nuovo di colpirlo sulla testa, ma Dillon le strappò dimano la padella e, siccome lei reagì come un belva, le si buttò addosso per immobilizzarla.

«Stai ferma, altrimenti ti farai male!» le intimò.«Sei tu l'unico che mi fa del male, idiota! Lasciami andare!»Cercò di morderlo su una spalla, ma Dillon si ritrasse in tempo.

Immobilizzandole i polsi le disse: «Forse è arrivato il momento disomministrarti quella sculacciata».

«Provaci e ti eviro!»Quanta violenza per una falsa minaccia! pensò lui.Virginia si divincolò, e lui si eccitò. «Hai già cercato di evirarmi,

ricordi? Forse per colpa tua non potrò avere dei bambini.»«I criminali non rimpiangono certo di non aver avuto dei bambini»

ribatté lei, sarcastica.Era assurdo che quella donna, che non gli piaceva, gli facesse perdere la

testa a quel modo, pensò lui.Si tirò su e rimase in ginocchio fra le sue gambe divaricate. Lei cercò di

divincolarsi, ma la sua presa sui suoi polsi era fortissima. Guardandolanegli occhi Dillon le chiese: «Perché hai cercato di fracassarmi la testa?».

«Perché non voglio che mi usi.»Lui non poté fare a meno di osservare il suo corpo. La canottiera

sollevata fino al seno, la pancia e le gambe nude, aveva fianchi rotondi ecosce ben tornite, come ogni donna dovrebbe avere, ed era una vera

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tentazione.Distogliendo a fatica gli occhi da quel corpo dannatamente femminile, la

guardò di nuovo in viso, si accorse che era arrossita. Lui stesso facevafatica a respirare.

«Non ho nessuna intenzione di approfittare di te, Virginia. Non deviaver paura che io possa...»«Non era a quello che alludevo, maledetto idiota, ma al fatto che mi usi

 per ottenere del denaro!»Dillon sospirò. Si accorse che lei aveva un brutto graffio su una spalla ed

esclamò: «Accidenti! Ti ho fatto male!».«Tu devi essere pazzo! Prima mi rapisci, e poi ti preoccupi perché mi hai

fatto un paio di graffi!»«Ti fa male da qualche parte?»«No, solo...»«Fammi vedere.» insistette lui.Lei chiuse gli occhi. «Lasciami andare, maledetto bastardo!» lo

minacciò digrignando i denti.«Hai battuto il sedere. Ti fa male?» insistette lui.«Ti prego! Tutto questo è ridicolo!»Dillon la lasciò, si alzò, la aiutò ad alzarsi e le disse: «Tornatene a letto.

Il pavimento è gelato».«Perché non mi ridai i miei stivali?»«Perché va bene così.»Lei sibilò un insulto e lui rise. «Cerca di rendertene conto, Virginia. Così

come sei non puoi scappare, quindi tornatene a letto prima che ti ci porti iodi peso.»

Dillon raccolse da terra la padella, la rimise al suo posto e poi prese araccogliere da terra i tronchi ignorando Virginia. Poco dopo sentìscricchiolare le molle del letto e capì che gli aveva obbedito.

Dopo essersi lavato, aprì il frigorifero, ne tolse un pezzo di carne e presea tagliarlo a pezzetti per farne uno spezzatino.

«Cliff sta cercando di accusare di furto mi fratello Wade» le disse.«Wade Sanders è mio fratello, o meglio, il mio fratellastro. È per questoche non portiamo lo stesso cognome e non ci somigliamo. Siamo figlidella stessa madre, anche se io praticamente non l'ho mai conosciuta.»

Si voltò un attimo verso Virginia, che sembrava non avere nessunareazione. «Wade è innocente, naturalmente, ma finché non saprò quali

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sono le prove che tuo fratello sostiene di avere contro di lui, non possodifenderlo. Di certo noi non abbiamo i soldi che ha la vostra famiglia, e per affrontare un processo ce ne vogliono moltissimi. Gli avvocati di Cliff  potrebbero crocifiggere Wade anche se è innocente, per cui sono stato

costretto ad agire in modo... particolare.»Dillon mise lo spezzatino in una pentola, aggiunse dell'olio e dellacipolla, lo mise sul fornello e poi sistemò alcuni tronchi nel camino. Per quanto lo riguardava nella stanza faceva fin troppo caldo, ma lui eracompletamente vestito mentre Virginia...

Si voltò verso di lei, che era rimasta tutto il tempo muta e immobile, e ledisse: «Ho un'altra sorpresa per te. Wade e Kelsey si amano».

Virginia si lasciò sfuggire un gemito, ma lui la ignorò. Finì diraccogliere i tronchi sparsi per terra e aggiunse: «Oltre a tutto questo, eindipendentemente da come la pensi tu, qualcuno sta cercando di farti delmale. Non so di chi si tratti, ma ho i miei sospetti in proposito».

«L'unico che sta cercando di farmi del male sei tu, Dillon.»«Ti sbagli» ribatté lui senza voltarsi, mentre sistemava i tronchi in una

 pila accanto al camino. «Non ti ho mentito, a questo proposito. Quandotutto sarà finito ti riporterò a casa e me ne andrò. Non devi temere niente,da parte mia.»

«Intendi dire che te ne andrai non appena avrai avuto i soldi?»«Non ho intenzione di chiedere nemmeno un cent, Virginia. Voglio solo

scagionare Wade, ma non posso darmi da fare in questo senso se nelfrattempo devo preoccuparmi della tua incolumità.»

«Hai detto che non appena tutto sarà finito e mi avrai riportata a casa tene andrai. Posso sapere dove?»

Dillon scosse la testa. Non poteva dirle che se ne sarebbe tornato inMessico, dove aveva la sua casa. Meno Virginia sapeva di lui, meglio era.«Con te lontana dal tuo ufficio sarò in grado di esaminare i tuoi file, farealcune ricerche» le rispose invece.

«Vuoi dire che mi hai rapita per poter avere accesso al mio ufficio? Chemi hai drogata e mi tieni prigioniera in questa lurida capanna sperduta nelmezzo del nulla, e che mi hai spaventata a morte, solo per poter avereaccesso ai miei file?» gli chiese lei, attonita.

In effetti il suo sconcerto era comprensibile, ma non stava tenendo contoche qualcuno voleva farle del male. «Cliff odia Wade e sta cercando dirovinarlo» le ricordò Dillon. «Tutto quello di cui ho bisogno è un po' di

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tempo per scagionare mio fratello.»«Non hai mai pensato che possa essere colpevole?»«Lo escludo nel modo più assoluto.»«Anch'io pensavo di saper giudicare le persone» ribatté lei gelida.

Dillon la ignoro. «Ormai conosco Cliff abbastanza bene. È un bastardoche vuole che tutto vada come desidera lui, che sia giusto o no. Nonsopporta che tu abbia un ruolo importante nella compagnia perché la cosaoffende il suo orgoglio, non perché pensi che il tuo lavoro non siaimportante, e adesso sta cercando di distruggere Wade perché non vuoleche stia con Kelsey, non perché lui è veramente colpevole. Tuo fratello èun insicuro e, come tutti quelli che sono molto insicuri, risolve i propri problemi in modo surrettizio.»

Di nuovo Virginia non disse nulla. Lui si schiarì la gola. «In ogni casoWade e Kelsey si sposeranno.»

«Oh, no!» esclamò lei preoccupatissima. «Kelsey non sa quello che fa.Ha solo ventidue anni e...»

«Ne ha quasi ventitré, ed è convinta di fare la cosa giusta. Dice di amareWade, e so che lui ne è pazzamente innamorato e si prenderà cura di lei.»

«Ti prego, Dillon! Devi permettermi di parlare con lei, di farlaragionare! Te ne prego!»

Dillon si avvicinò al letto. Virginia era in preda a un autentico attacco diansia. «Pregare qualcuno non le si addice, signorina Johnson» le fecenotare calmo.

«Accidenti a te! Non è il momento di scherzare, Dillon!»«Kelsey è incinta, Virginia. Aspetta un bambino da Wade. L'idea di

finire in prigione lo terrorizza soprattutto perché Kelsey si ritroverebbe dasola con il bambino.»

«Se teneva tanto a lei avrebbe dovuto stare attento e non metterlaincinta!» sbottò Virginia.

«Sì, avrebbe dovuto stare attento, ma ormai quel che è fatto è fatto. Enon dimenticare che mio fratello non era da solo, erano in due.»

«Ci sono delle alternative, al matrimonio.»«Per esempio?» ribatté lui stringendo gli occhi.«Potrei aiutare Kelsey ad allevare il bambino. Oggi come oggi le donne

non hanno necessariamente bisogno di avere un uomo intorno, per cavarsela, e io posso provvedere a entrambi. Kelsey è mia sorella, e quel bambino è mio nipote.»

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Dillon si rilassò. Le accarezzò i capelli che il riflesso del camino rendevaancora più rossi. Andava pazzo, per quei capelli... «Stai suggerendo cheWade dovrebbe rinunciare a suo figlio? Sarebbe questa la tua ingegnosaalternativa?» le chiese.

«Io... non lo so. Ho bisogno di un po' di tempo per rifletterci sopra.»«Non c'è tempo, Virginia. Bisogna decidere subito. Wade e Kelsey sisposeranno, e Wade dovrà essere scagionato, se non vuoi avere in famigliaun galeotto.»

«Come fai a sapere che Wade non ha rubato quei soldi? Da quello che soci sono delle prove schiaccianti, contro di lui.»

«Sai quali sono?» le chiese Dillon.«E perché te lo dovrei dire? Nel caso te lo sia dimenticato, tu sei il

cattivo della faccenda e io la vittima. Non aspettarti che ti renda le cosefacili, Dillon.»

«Infatti non me lo aspetto» sorrise lui, «ma se non mi dai qualchedettaglio io non ti dico più niente.» sapeva che così lei avrebbe capitolato.

«Un momento! Non è giusto! Voglio sapere come stanno veramente lecose!»

«Qui non puoi darmi degli ordini, Virginia. So che per te non avere loscettro del comando è un'esperienza nuova, ma potrebbe essereinteressante.»

Lei diventò rossa per la rabbia. «Se è la guerra che vuoi, accomodati!»sibilò. «Ma stai tranquillo che la prossima volta non sbaglierò il colpo, conla padella!»

Dillon sedette sul bordo del letto. Lei si sollevò le coperte fino al mentoe gli rivolse uno sguardo di sfida.

Com'era eccitante! pensò Dillon. «Vuoi dire che poco fa hai sbagliatodeliberatamente e che la prossima volta cercherai di spaccarmi la testa? Tiringrazio per l'avvertimento, tesoro. Se non altro potrò prendere le precauzioni del caso.»

«Co... cosa intendi dire?» gli chiese lei, visibilmente spiazzata.«Hai notato che questo è l'unico letto della casa?»Lei socchiuse le labbra come se se ne fosse resa conto solo in quel

momento. «Questo è una specie di letto, semmai. È poco più di ungiaciglio, e per di più troppo stretto.»

«Quindi se dovessimo dividerlo in due saremmo come delle sardine inscatola.»

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Lei scosse la testa. «Tu non ti infilerai in questo letto con me, Dillon!»«Dal momento che sei stata così generosa da avvertirmi che intendi

spaccarmi la testa, ti avverto che ho intenzione di legarti a quel letto,questa notte.»

«Non lo farai!»«Sì, che lo farò. Mi piace svegliarmi con la testa intatta, la mattina.»disse ironico.

«Dillon...»«Perché adesso non cerchi di riposare un po', tesoro? Il pranzo sarà

 pronto tra un paio d'ore.»Dillon tornò al fornello con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Non

aveva davvero intenzione di legarla. Era convinto che sarebbe riuscitougualmente a tenerla a bada, e comunque preferiva avere a che fare con lasua rabbia, piuttosto che vederla impaurita o, peggio, in lacrime.

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Capitolo

8

Dillon era un bravo cuoco, non poteva negarlo, ma il fatto che laguardasse ogni volta che si portava un boccone alle labbra le aveva fatto passare l'appetito. Sapeva benissimo di avere dei chili di troppo e nonvoleva che lui pensasse che fosse una mangiona. Anche se la vanità era unsentimento assurdo per una vittima, in fondo lei non si sentiva del tutto unavittima. In qualche modo sarebbe uscita da quella situazione, e quello nonera il momento di preoccuparsi della linea, si disse. Dopotutto ci aveva provato inutilmente per anni.

«Non mangi più?» le chiese lui.Era rimasto in silenzio così a lungo che Virginia sussultò rischiando di

fare scivolar giù la coperta. Se la risistemò meglio intorno al corpo pensando che avvolta in quella vecchia coperta di lana come se fosse stataun  sarong  doveva essere ridicola, ma dal momento che Dillon si era dinuovo rifiutato di darle i suoi indumenti si era arrangiata con quella perchéera arcistufa di stare a letto.

«Non ho più fame» rispose.

Lui fece una smorfia. «Devi mangiare, altrimenti ti indebolirai e non potrai più aggredirmi. Avanti, finisci quello che hai nel piatto.»«No, grazie.»«Non metterti a fare la martire, okay?» Dillon scosse la testa «Mi stai

deludendo.»«Devo stare attenta al mio peso» disse lei.«Perché?»La stava prendendo in giro, accidenti! «Perché ho addosso dieci chili di

troppo, ecco perché» gli rispose decisa.«Io trovo che ti stanno bene. Molto bene. Ti rendono morbida e rotonda.Le donne troppo magre pungono. Non è un caso che la maggior parte degliuomini preferisca le donne con un po' di carne addosso. Sono deimeravigliosi... cuscini.»

In tutta la sua vita Virginia non aveva mai sentito niente di più crudo. Nédi più ridicolo. Come osava Dillon parlarle a quel modo, insultandola efacendole allo stesso tempo dei complimenti? «Grazie mille per il suo

 punto di vista maschile, signor Jones, ma...»

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«In realtà mi chiamo Oaks. Dillon Oaks junior, per la precisione, vistoche porto il nome di mio padre.»

«Sei un Junior?»«Sì, anche se non lo dico mai a nessuno. Mio padre, decisamente, non è

molto popolare da queste parti, e se qualcuno dovesse fare delleconnessioni dovrei rispondere a domande cui di solito non mi piacerispondere.»

«Vuoi dire che anche tuo padre è un rapitore?» chiese sorpresa Virginia.Dillon si alzò e andò a mettere il proprio piatto nel lavandino.

«Rispondo solo se finisci lo spezzatino.»Lei lo finì. Maledizione, era affamata, Dillon sapeva benissimo che era

sovrappeso e sembrava che non gliene importasse nulla, e morire di fame per fargli dispetto non aveva senso. Oltretutto era davvero un ottimo cuocoe quello spezzatino era una vera leccornia.

Come lei gli ebbe dato il piatto vuoto da mettere nel lavandino, lesedette di nuovo di fronte e le disse: «Mio padre aveva quasi quarant'anni,quando io sono nato. L'esercito era la sua vita, e quando mia madre gli si presentò con me di pochi mesi in braccio era l'ultima cosa che si eraaspettato. Mi ha detto che è stato il più grande shock della sua vita. Anche perché mia madre gli disse subito che non voleva saperne di me. A lui era bastata un'occhiata per capire che ero davvero figlio suo. Anche se ero piccolissimo gli assomigliavo già in modo incredibile, per cui accettò dioccuparsi di me. Poco dopo lasciò l'esercito per fare il padre a tempo pieno. Fu un gesto eccezionale da parte sua, dato che si sentiva un militarefino al midollo. Aveva fatto la seconda guerra mondiale, la guerra di Coreaed era anche stato in Vietnam, non aveva la minima idea di come si vivevada civili, ma sapeva che, dato che non aveva una moglie, se fosse rimastonell'esercito non avrebbe potuto allevare bene un figlio».

Virginia si sistemò meglio sulla sedia. Lo chalet adesso era caldo, ma poiché il pavimento era comunque gelido puntò i piedi sul bordo dellasedia e si circondò le ginocchia con le braccia. «No ha pensato di darti inadozione?» gli chiese.

Dillon la guardò indignato. «Non mio padre. Dal momento che nonsapeva niente di bambini ha avuto dei momenti piuttosto difficili, mi haconfessato, ma non ha mai rimpianto di essersi occupato di me. Il sangue èsangue, non faceva che ripetermi, e un uomo degno di questo nome si deveoccupare prima di tutto della sua famiglia.»

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Era per via di quel principio, e di quell'insegnamento, che Dillon si stavadando tanto da fare per Wade, si disse Virginia, ma comunque lei nonscusava il suo comportamento per il solo fatto che aveva avuto una buonaragione per agire come aveva agito. «E poi?» gli chiese. Dillon si strinse

nelle spalle. «Dopo aver lasciato l'esercito si è trovato un lavoro regolare,ma la vita civile non lo soddisfaceva. Non si ritrovava nel normalecontesto civile, e i civili non si trovavano con lui. C'era in lui qualcosa chespaventava gli uomini e... attirava le donne.»

Anche Dillon aveva un'aura poco rassicurante, adesso che lo conoscevameglio, pensò Virginia. E anche lui era terribilmente attraente. «E tu haimai avuto paura di lui?»

«Mai, ma ne ho avuto spesso per lui. A volte, quando stava via per lunghi periodi, un mese, o anche di più, diventavo ansioso, nervoso, ma luitornava sempre.»

«E nel frattempo chi si occupava di te?»«Una governante. Una bravissima governante.»Virginia non riusciva a immaginare un'esistenza di quel genere. «Forse

avrebbe fatto meglio a darti in adozione. Se non altro avresti sempre avutovicino dei genitori.»

«In realtà lui passava con me molto più tempo di quanto non facciano ingenere dei normali genitori. Mi ha insegnato tutto quello che sapeva.Come difendermi, come ottenere ciò che voglio, come prendermi curadelle persone che mi stanno a cuore. Mi ha insegnato una morale e deivalori personalissimi, ma che mi hanno aiutato molto nella vita. In poche parole mi ha insegnato a stare al mondo.»

«Se era un padre così eccezionale, come mai ti lasciava solo conun'estranea?»

«Perché a un certo punto è diventato un mercenario.»«Vuoi dire che era un killer a pagamento?» gli chiese lei con gli occhi

sbarrati.«Detto così sembra un assassino. Non andava in giro a tagliare la gola a

degli innocenti. Lavorava per il nostro governo. E anche per qualche altraAgenzia.»

«Ne parli con orgoglio» commentò lei. Se uno dei suoi genitori avesseavuto un'attività del genere lei sarebbe morta per il dispiacere, pensò,mentre Dillon sembrava compiaciuto del sordido mestiere di suo padre.

«No, so solo che ha fatto tutto quel che poteva per potermi tenere con sé,

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 per farmi capire che teneva a me più che a ogni altra cosa, che nella suavita io venivo prima di tutto. Ho sempre saputo che, qualunque cosa fossesuccessa, lui sarebbe stato lì per me, che se mi fossi trovato in pericolosarebbe accorso in mio aiuto, che avessi ragione o no. È a questo che serve

la famiglia. A darti aiuto e supporto.»Virginia non aveva mai pensato alla propria famiglia in quei termini. Isuoi genitori le avevano sicuramente voluto bene, nonostante lei non fossela loro preferita, ma Dillon parlava come se la vita fosse una guerra pienadi rischi, trappole e traversie; probabilmente perché quello era l'unicomondo che aveva conosciuto.

Provò un moto di pena per lui, ma lo combatté subito. Non volevasentirsi dispiaciuta per lui: quello che le aveva fatto era imperdonabile. Non aveva creduto nemmeno per un attimo che l'avesse rapita per metterlaal sicuro: voleva semplicemente frugare nel suo ufficio per difendere suofratello. Se Cliff lo avesse sorpreso sarebbe finito in prigione.

Doveva trovare assolutamente il modo di ragionare con lui. Convincerloa lasciarla andare.

Dillon prese uno strofinaccio e pulì il tavolo. «So usare tutti i tipi diarmi, ma il mio strumento migliore per difendermi e attaccare sono lemani» le spiegò. «Mio padre ha incominciato a insegnarmi l'autodifesaquando avevo sei anni. Mi ha insegnato tutto sulla sicurezza, comeorganizzarla e come violarla. Sono molto bravo, nel mio lavoro, ed è per questo che Cliff mi ha assunto.»

«Sei anche tu un mercenario come tuo padre?» lo incalzò lei sarcastica.«No, possiedo un ranch nel quale allevo cavalli, e ci vivo con lui da

quando, qualche anno fa, si è ritirato dalla professione.» Dillon le sorrise ele chiese: «Ti va di fare una partita a carte?».

«Stai scherzando, vero?»«No. Visto che siamo chiusi qua dentro, sarebbe un modo carino per 

distrarci prima che sia ora di metterci a letto.»Il solo pensiero la turbò. Virginia distolse lo sguardo. Niente, nella sua

vita, l'aveva preparata a un uomo come quello e non aveva idea di comecomportarsi. «Mi lascerai qui da sola per andare a frugare nel mioufficio?» gli chiese.

«Sì. Conto di andarci domani mattina, ma qui sarai al sicuro.»«Al sicuro? E se dovesse succedermi qualcosa? Ti rendi conto che in

questo buco non c'è un telefono? Nessuno che possa darmi una mano in

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caso di bisogno?»Dillon prese dal cassettone un mazzo di carte. «Esatto. Non c'è telefono

e non ci sono dei vicini, per cui mentre farò le mie ricerche saraicompletamente sola, ma se incominci a dirmi qualcosa me la sbrigherò in

 poche ore.»Virginia si strinse nelle spalle. Se fosse rimasta sola sarebbe riuscita ascappare. Avrebbe seguito le tracce del camioncino e prima o poi avrebberaggiunto la strada e fatto l'autostop.

Già, ma non aveva i vestiti, maledizione!«Senti, ho un gran freddo. Non potresti darmi i miei indumenti? E i miei

stivali?» gli chiese raggomitolandosi ancora di più nel letto.Dillon finì di stendere il suo solitario, poi senza sollevare gli occhi

rispose: «Mi hai preso per uno stupido? Non hai una sola possibilità dilasciare questo posto. Siamo miglia e miglia lontani da tutto ed è cadutamoltissima neve. Domani mattina ce ne sarà uno strato alto quasi mezzometro.»

«Ma tu intendi partire lo stesso.»«Il camioncino ha la doppia trazione e le catene.»«Bastardo!» sibilò lei tra i denti.«Possiamo fare un patto, se vuoi.»«Che tipo di patto?» chiese lei dopo una breve esitazione. «Vediamo. Mi

hai drogata, rapita e mi hai rubato i vestiti. Mi chiedo di cos'altro saresticapace.»

«Ti ho detto e ridetto che non ho intenzione di farti del male.»«Mi avevi anche detto...» Virginia s'interruppe, incrociò le braccia sul

 petto e si appoggiò allo schienale.«Dammi le prove che Cliff sostiene di avere contro Wade, dammi il

tempo per dimostrare che sono false e ti riporto subito a casa. Forseriusciremo anche a scoprire chi è il vero ladro.»

Dillon continuava a tenere gli occhi sulle carte, e la cosa la stavainnervosendo parecchio. Virginia rifletté sulla sua proposta. Che maleavrebbe potuto derivare dal fatto che fosse al corrente delle prove di Cliff?si chiese. Constatando la sua colpevolezza, avrebbe aiutato Wade ascappare all'estero e lui non avrebbe sposato Kelsey. Non gli avrebbe dettoche era stata lei, e non Cliff, a scoprire gli ammanchi, comunque. Nonfinché fosse stata sua prigioniera.

«Se sapessi in cosa consistono quelle prove potrei sbrigarmi in fretta»

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insistette lui. «E se, come penso, sono false o distorte, potrei evitare a miofratello sia un processo sia la detenzione preventiva solo perché Cliff nonvuole che lui sposi Kelsey.»

«È questo che pensi? Che Cliff abbia messo in piedi questa storia per 

evitare che Wade sposi la nostra sorellina?»«Sì, perché è così che agiscono i vigliacchi. Con l'inganno enell'ombra.»

«Detto da te suona un po' grottesco.»Possibile che avesse inavvertitamente fornito a Cliff il perfetto

strumento per una vendetta? si chiese sconcertata Virginia. In effetti, orache ci pensava, quando gli aveva mostrato quei conti artefatti al di là dellarabbia gli era sembrato stranamente soddisfatto. Lei, all'inizio, non avevala minima idea di chi potesse essere stato, e infatti aveva incaricato uninvestigatore di fare per conto suo un'indagine che era tutt'ora in corso, ma poi Cliff era saltato fuori col nome di Wade e...

E poi c'erano gli ultimi strani fatti che le erano successi. «Staisostenendo che Cliff sapeva da tempo che Wade e Kelsey si frequentavanoe non mi ha mai detto niente?» gli chiese.

«Probabilmente voleva occuparsi della cosa personalmente, senzainterferenze da parte tua. Tu lo tratti come se fosse ancora un ragazzino. Non mi stupisce che desideri fare qualcosa per conto suo.»

«Adesso lo difendi?»«Niente affatto. Penso soltanto che tuo fratello sia un pazzo, a

 permetterti di dargli ordini a quel modo. Un vero uomo ti avrebbe mandataal diavolo tanto tempo fa.»

Virginia dimenticò la sua attuale posizione, dimenticò tutto trannel'orgoglio. La compagnia era la sua vita, l'unica cosa in cui fosse riuscitanella sua esistenza, la fonte della sua indipendenza e del suo potere, eadesso Dillon la riduceva a una qualsiasi donnetta assetata di dominio!

Si alzò talmente di scatto che la sedia cadde all'indietro.«Senti» le disse lui. «Io avrei voluto che tu collaborassi con me per 

chiarire questa storia, la cui verità andrebbe anche a beneficio dellacompagnia. Tu hai delle grandi capacità, sei determinata e forte. L'errore più grosso di Cliff è di cercare di sminuire le tue doti invece di trarne unvantaggio comune, secondo me.»

Lei sembrò calmarsi. E sembrò stupita dalle sue parole. «Stai solocercando di blandirmi» gli disse dopo qualche attimo.

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«No, Virginia. Sai anche tu che quello che ho detto è vero. Cliff avrebbemolto più successo, con te al suo fianco, ma è così stupido che fa di tutto per tenerti nell'ombra.»

«È quello che sostengo anch'io» dovette ammettere lei.

«Non ne dubito, ma immagino che tu lo abbia fatto con violenza e moltaarroganza. Devi trovare un altro modo con lui, credimi.»«Ma senti! Adesso devo prendere lezioni di strategia aziendale da uno

sporco rapitore!» sbottò lei.«Dimmi in cosa consistono le prove di Cliff, Virginia.»Lei esitò di nuovo, poi raccolse la sedia e sedette. «Okay. Come

  probabilmente sai, Wade è stato licenziato. Io volevo semplicementesospenderlo, ma Cliff non ne ha voluto sapere. Gli ho ricordato che lavoracon noi da anni e che in tutto quel tempo non era mai successo niente, chesarebbe stato il caso di indagare anche in altre direzioni, ma è stato inutile. Non sapevo che mia sorella stesse frequentando Wade. Fino a poco tempofa viveva lontana da noi, non si interessava della compagnia e io e lei ci  parlavamo di rado. Come sai, Wade è stato allontanato con moltadiscrezione, ma il fatto è che da quando è stato licenziato non è piùmancato nemmeno un cent.»

Virginia lo guardò, e all'improvviso si rese conto che gli credeva, checredeva che Dillon avesse fatto tutto per suo fratello. «Dal giorno in cui èstato licenziato non è più mancato un cent.» ripeté. «Cliff ha assunto dueinvestigatori, io ne ho assunto uno per conto mio e tutti e tre sono convintiche non si sia trattato di un errore contabile, ma di una sottrazionesistematica di piccole somme che alla fine costituiscono una grossasomma.» Virginia fece una pausa, e vedendo che Dillon non cambiavaespressione, né reagiva, gli disse: «Non ti rendi conto che questa è una prova schiacciante?».

Lui si alzò e le andò vicino. Le sollevò il mento, si chinò verso di lei e la baciò. La baciò con una tenerezza inaspettata, poi le disse: «È ora dimettersi a letto, tesoro. Forse ti farebbe piacere fare una doccia calda, prima di coricarti».

Lei lo guardò stupefatta. «Dillon, hai sentito quello che ti ho detto? CheWade sia colpevole è evidente!»

«Vai a farti una doccia calda, Virginia. Ci sono degli asciugamani puliti,nel bagno, e immagino che tu abbia portato con te tutto l'occorrente per latoeletta.»

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«Dillon, devi dare un taglio a questa storia, altrimenti verrai incriminatoanche tu come complice di un delinquente!»

«Ti sbagli, Virginia. Non ti dice niente il fatto che Cliff lo abbiaaccusato ancor  prima di avere la sua preziosa prova?»

«N... no, non ci avevo pensato» ammise lei.«Di certo qualcun altro all'interno della compagnia era al corrente dellacosa. Di sicuro lo era il colpevole, che naturalmente dopo l'allontanamentodi Wade si è guardato bene dal sottrarre altri soldi. E che probabilmente èla stessa persona che sta cercando di farti del male.»

«E per quale motivo?»«Ancora non mi è del tutto chiaro.»«Senti, se non è stato Wade e tu pensi di riuscire a scoprire chi è stato, il

 problema è risolto e possiamo tornare a casa» gli disse Virginia.Dillon scosse la testa. «Hai dimenticato la faccenda dei freni e

dell'intruso? E non guardarmi in quel modo, accidenti! I tuoi freni eranostati messi fuori uso volutamente, e qualcuno è entrato in casa tuaservendosi di una chiave. Se non fossi stato con te non sappiamo cosasarebbe successo, e l'idea che qualcuno possa farti del male non mi piace per niente. Non permetterò che succeda.» Dillon le fece una carezza sullaguancia. «Mi dispiace, ma la faccenda non è affatto risolta. Sono convintoche questi avvenimenti siano legati tra loro, il che accorcia di molto la listadei sospetti.»

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Capitolo

9

Virginia avrebbe voluto che si spiegasse, ma Dillon non aveva cuore didirle tutta la verità. Non ancora. Non prima di avere altre informazioni.Sarebbe già stato abbastanza penoso spiegarlo a Wade.

Ormai si era abituato all'idea che la colpa di tutto quel pasticcio fosse diCliff, ma più rifletteva più si convinceva che doveva aver goduto dell'aiutodi qualcun altro, perché non era abbastanza abile da mettere in piedi unraggiro del genere tutto da solo.

Avrebbe dovuto pensarci prima, accidenti! Il fatto che, cosa di cui ormai

era definitivamente convinto, gli episodi contro Virginia e la faccenda delfurto fossero collegati poteva solo significare che Cliff, se non aveva agitodi persona, aveva incaricato qualcuno di manomettere i freni dellamacchina di sua sorella e di nascondersi poi nella sua casa. Comunquestessero le cose, Dillon aveva intenzione di distruggerli tutti, e speravasolo che Virginia non ne venisse travolta.

Mentre fissava il fuoco nel camino, ascoltava il rumore della doccia conla consapevolezza che lei era a pochi metri da lui, nuda, bagnata e

 preoccupata. Dio, quanto la desiderava! Quanto avrebbe voluto prenderlatra le braccia e confortarla, proteggerla dalla sua scombinata famiglia!Quando prima l'aveva baciata aveva provato una grande dolcezza, unasentimento che non aveva mai sperimentato prima. Non era stato un fattodi passione, aveva semplicemente voluto confortarla, farle sentire checapiva il suo stato d'animo...

Di solito le sue relazioni con le donne erano meramente sessuali. Nonaveva mai avuto il tempo, né la voglia, di avere delle relazioni

sentimentali, ma con Virginia gli stava capitando qualcosa di diverso. Sisarebbe accontentato di limitarsi a baciarla per tutta la notte...Questo non significava che non desiderasse pazzamente fare l'amore con

lei, comunque. Perdersi in quel suo corpo sensualissimo fino a dimenticaretutto e tutti. Ma era un sogno impossibile, oltre che poco prudente.

Il rumore della doccia cessò e lui chiuse gli occhi. La immaginò intentaad asciugarsi le curve generose, il seno prosperoso...

L'eccitazione che quelle immagini gli suscitarono fu quasi dolorosa,

tanto era intensa e impossibile da controllare.

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Si alzò e si avvicinò alla finestra sopra il lavandino.La neve che continuava a cadere fitta coprendo tutto, lo avrebbe aiutato

a mettere in atto il suo piano. Muoversi da lì sarebbe stato difficile anche per lui che aveva a disposizione il camioncino...

La porta del bagno si aprì leggermente e lui si voltò.«Ho bisogno di mettermi qualcosa di pulito» gli disse Virginia attraversolo spiraglio.

Dillon sospirò. «Purtroppo, meno sei vestita più sei al sicuro.»Lei si accigliò. «Non posso rimettermi la biancheria che ho tenuto

addosso per tutto il giorno, quindi dammi almeno quella!»Lui rifletté un attimo, poi disse: «Okay. Torno subito».Si avviò alla porta. Lei esclamò con un tono allarmato: «Dillon!».«Torno subito, stai tranquilla» la rassicurò lui, dispiaciuto di averla resa

così insicura. «Vado solo fino al camioncino per prenderti un cambio e unadelle mie camicie.» Rifletté un attimo e poi aggiunse: «Non pensare dispaccarmi la testa. Non potresti fuggire comunque. Ho staccato alcuni filidel motore e non riusciresti a mettere in moto il camioncino».

Virginia sbatté la porta.Quando Dillon rientrò con il cambio e una camicia per lei e qualcosa per 

sé, Virginia era ancora nel bagno, e quando lui bussò si limitò ad allungareuna mano fuori dalla porta per prendere ciò che le aveva portato.

Lui sedette di fronte al camino, riflettendo su come comportarsi con lei.Aveva imparato che per molte persone era più facile accettare l'idea diavere una chance che di essere completamente dominate, ma eradeterminatissimo a portare avanti il suo piano senza ripensamenti. Sapevache al momento Virginia lo detestava, ma doveva trovare il modo dimetterla a proprio agio in modo che si addormentasse e lui potesseabbassare un momento la guardia.

Poco dopo uscì dal bagno con la sua camicia, e la coperta sulle spallecome il mantello di una regina. Lui si alzò e le disse: «Okay, mettiti aletto».

Lei sbarrò gli occhi. «Cosa hai in mente di fare?»«Ti ho detto che ti avrei legata, no?»«No!»«Non voglio rischiare che tu mi aggredisca di nuovo.»«Tu non mi legherai, Dillon!»Dillon odiò se stesso. Si sentì come un animale, ma non aveva scelta.

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«C'è solo un'altra possibilità» le disse. «Che io dorma con te, in modo dasentire ogni tuo movimento. Per mia fortuna ho il sonno leggero. Potreianche dormire sulla sedia, naturalmente, ma in questo caso dovrei legarti.A te la scelta.»

«Non c'è nessuna scelta, ma va bene. Abbiamo bisogno entrambi didormire.»«Va bene cosa?»«Dormiremo insieme.»Dillon rimase per un attimo senza parole.«Qual è il problema?» gli chiese lei. «Mi hai fatto capire chiaramente

che non mi vuoi, quindi...»Lui non rispose. Non poteva rispondere.Virginia era per caso cieca? si chiese. Possibile che non si fosse resa

conto di quanto lo eccitava? Eppure aveva sicuramente già avuto degliamanti, dato che aveva trent'anni. Avrebbe dovuto riconoscere i segni delsuo desiderio, tanto più che erano così evidenti... Anche in quel momentoera così eccitato che sarebbe bastata una sua carezza per farlo esplodere...

Annuì. Aveva bisogno di una doccia fredda, si disse. Come avrebbe potuto dormirle accanto senza toccarla? si chiese mentre si dirigeva versola porta del bagno. Dopo averla richiusa, vi appoggiò le spalle e chiuse gliocchi respirando ripetutamente a fondo, poi si infilò sotto la doccia chedopo l'uso che ne aveva fatto Virginia ormai era appena tiepida e girò lamanopola per avere l'acqua fredda.

Era quasi gelata, ma non servì a calmare i suoi bollenti spiriti. Come poteva presentarsi a lei in quelle condizioni? si chiese sconcertato. Non gliera mai capitata una situazione del genere...

Dovette rimanere a lungo sotto l'acqua fredda, prima di essere  presentabile. Si asciugò, si mise degli slip e una t-shirt puliti e infilònuovamente i jeans. Sdraiarsi accanto a Virginia senza quelli come protezione sarebbe stata una pazzia.

Si lavò i denti, si ravviò i capelli con le dita e tornò nella stanza,rischiarata solo dai riflessi delle fiamme del camino. Virginia era già nelletto, effettivamente molto stretto.

La rete cigolò, quando lui fece per stendersi accanto a lei, che si spostò il più possibile verso la parete tenendosi al materasso per non rotolare versodi lui, cosa che invece avrebbe fatto molto volentieri in altre circostanze.

«Questo letto è davvero molto stretto» ribadì.

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Virginia dalla sua estremità non rispose.«Forse sarebbe meglio se ci abbracciassimo.»«Forse sarebbe meglio se chiudessi la bocca e cercassi di dormire!»

ribatté lei.

«Okay.»«Dillon?» lo chiamò Virginia dopo qualche minuto.«Sì?»«Cosa faresti se scoprissi che Wade è colpevole?»«Credo che lo riempirei di pugni.»«Anche se è tuo fratello?»«Soprattutto per quello. Non lo farei certo finire in prigione, ma gli farei

capire a calci che quello che ha fatto è terribile e che c'è un prezzo da pagare.»

«È bello che tu lo difenda. Non tutti i fratelli sono come te.»«Alludi a Cliff? E tu cosa faresti se saltasse fuori che lui o Kelsey hanno

infranto la legge? Che è stato uno di loro a rubare quei soldi?»«Non lo so. Non ho le idee chiare come te, in proposito.»«Ma tu li ami entrambi, no?»«Sì, ma non abbiamo il rapporto che tu evidentemente hai tu con tuo

 padre e Wade.»«Potreste cercare di averlo.»«Ormai è troppo tardi. Se tu riesci a scagionare Wade e lui sposerà

Kelsey, la nostra famiglia sarà ancor più separata.»«Non è detto. I problemi possono distruggere le famiglie come riunirle.

Se dai a Wade una chance, e credo che quello che penso a proposito delfurto abbia un serio fondamento, alla fine potresti scoprire che le cose sonomigliori di quanto non pensi.»

«Ah!» esclamò Virginia voltandosi verso di lui. «Mi hai rapita, ti rifiutidi dirmi chi è secondo te il vero colpevole e dovrei crederti?»

«Dammi il tempo di confermare certi miei sospetti e ti dirò tutto.»«Quando?»«Domani stesso, probabilmente. Non appena sarò tornato.»«Potrei cercare di scappare.»«Non lo farai. Non hai davvero paura di me, non temi per te stessa e la

tua famiglia e quindi non hai motivo di scappare.»«Tu non puoi sapere cosa provo.»«Lo so, invece. Sai benissimo che non ti farò del male e sei ansiosa di

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sapere come stanno veramente le cose. Domani, dopo che sarò tornato,decideremo cosa fare.»

«Davvero mi dirai tutto?»«Te lo prometto.»

«Okay. Accetto la parola del mio rapitore, dato che non ho scelta.»Virginia sospirò. «Cliff mi farà passare le pene dell'inferno, per questastoria.»

«Questo lo vedremo.»Virginia si voltò di nuovo verso la parete. «Buonanotte, Dillon.»Dillon si limitò ad annuire. Non si era mai sentito più scomodo e a

disagio, ma si disse che doveva trovare il modo di dormire. L'indomanisarebbe stata una giornata pesantissima ed era necessario che fosse informa.

Mezz'ora dopo Virginia respirava regolarmente nel sonno, e il fatto chefosse rotolata contro di lui era una tortura. Si voltò in modo da darle laschiena e si mise a fissare il camino riflettendo ulteriormente sullasituazione e i personaggi che vi erano coinvolti, ma ignorare la presenza diquel corpo morbido e caldo contro il proprio era impossibile. Se le cosestavano come lui sospettava, non sapeva come avrebbe fatto a proteggereVirginia dalla tegola che le sarebbe caduta sulla testa. Il solo pensiero gliera insopportabile, e se ne chiese la ragione.

La verità era che lei gli piaceva, molto, e quella consapevolezza lospaventò. Ma ciò che provava era troppo forte, perché potesse negarlo...

Virginia si svegliò accaldata, sudata, turbata. Si accorse di essere finitaaddosso a Dillon, al suo corpo altrettanto caldo, sudato, eccitato. La suaeccitazione le premeva contro lo stomaco e lei teneva una guanciaappoggiata sul suo petto e un braccio abbandonato sopra il suo stomaco.

Aprì lentamente gli occhi e vide che lui la stava guardando. «Ti seisvegliata» le disse con voce roca, e l'abbracciò.

«Dillon...» sussurrò lei.«È bello averti accanto così calda e languida. Mi piace moltissimo.»Virginia non si mosse. Non volle farlo. Si era addormentata

desiderandolo come non aveva mai desiderato nessun altro uomo, eadesso...

Quando prese ad accarezzarla, non cercò di fermarlo. Dillon era un tipoforte, ma poteva essere anche il più delicato e tenero degli uomini. Le sue

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carezze erano quanto di più desiderabile potesse esserci al mondo, equando divennero più audaci gemette di piacere.

Lui guidò la sua mano verso la sua eccitazione e le suggerì comeaccarezzarlo a sua volta, e mentre lei lo accontentava le accarezzò i capelli

respirando in modo sempre più affrettato.Poi, all'improvviso, la bloccò. Prese a baciarla sui seni, sulle cosce, sullostomaco e le mormorò: «Dio, come sei sexy!».

Lei si eccitò ancora di più, sentendo quelle parole, e sentì il propriocorpo diventare sempre più sensibile sotto le sue audaci carezze e i suoi baci proibiti.

Si accorse che di minuto in minuto gli si abbandonava sempre più, che a poco a poco stava perdendo il controllo di sé, ma si accorse che non glieneimportava nulla. Era come se una forza soverchiante avesse messo a tacerela sua volontà, la sua razionalità, il suo orgoglio.

«Dillon...» sussurrò di nuovo inarcandosi contro di lui. Non si era maisentita così, non era mai stata in preda a un desiderio così forte. Era comese solo quello contasse, se le importasse solo di arrivare al culmine.

Ma Dillon sembrava non avere nessuna fretta. Continuò ad accarezzarlae a baciarla finché il piacere divenne quasi una tortura. Voleva che Dillonentrasse in lei, che quel desiderio disperato avesse la sua conclusione, masembrava che lui traesse un piacere immenso nel vederla struggersi didesiderio.

«Ti prego...» non poté fare a meno di implorarlo.«Non ancora, tesoro. Voglio che ricordi tutto questo a lungo. Ti voglio

dare qualcosa che non hai mai avuto prima.»«Ma io...» ansimò lei.«Ssh... Questa volta non hai scelta.»Poco dopo Virginia non sapeva più dove si trovava. Dillon giocò ancora

a lungo col suo corpo portandolo al limite. Voleva farla impazzire? sichiese vagamente lei pregandolo, implorandolo di porre fine a quellostillicidio, e poco dopo lui la fece esplodere con un lungo, sensualissimo bacio proibito.

Lei gridò, mentre veniva travolta dal piacere. Per un tempo che nonavrebbe saputo quantificare giacque immobile, col respiro corto, gli occhichiusi, persa al mondo, a se stessa, a tutto. Era a malapena consapevoledelle braccia di Dillon che la tenevano stretta a sé, sussurrandole paroleche in un altro momento non avrebbe sopportato di sentirsi dire.

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Quando finalmente ebbe il coraggio di riaprire gli occhi, lui la stavaguardando e sorrideva, il viso arrossato, i capelli scompigliati, le labbrasocchiuse e ancora umide di lei.

«Dormi, adesso» le sussurrò.

«Ma tu...»«Dormi, tesoro.» Nonostante si sforzasse di restare sveglia, presto gli occhi le si chiusero

e scivolò nel sonno. L'ultima cosa di cui ebbe percezione fu che dopoaverle sistemato addosso la coperta Dillon le aveva messo una mano sullostomaco e le aveva accostato le labbra alla tempia. Pensò vagamente chenon si era mai sentita soddisfatta fisicamente come in quel momento, e cheera la prima volta che dormiva con un uomo dopo aver fatto l'amore conlui...

Poi non fu più consapevole di nulla.Quando si svegliò, dall'unica finestra dello chalet entrava una luce

 bianca di neve. La testa le ronzava come se la sera prima avesse bevutotroppo, e non le ci volle molto per scoprire che era sola nel letto e cheDillon non era più nello chalet.

Si alzò di scatto, scese a terra e corse alla porta. Poi vide che sul tavoloc'era un biglietto e lo prese col cuore che le batteva all'impazzata.

Dillon se n'era andato.

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Capitolo

10

Dillon era di pessimo umore. Si sentiva un codardo, per esseresgattaiolato via in quel modo dallo chalet, approfittando del fatto cheVirginia era profondamente addormentata. Aveva avuto con lei la piùincredibile esperienza sessuale della sua vita, e non aveva nemmeno fattol'amore con lei fino in fondo...

Dopo aver parcheggiato nel posteggio del suo condominio, si passò unamano sulla barba ormai ispida. Quando aprì la portiera fu investito da unaventata di gelo, e subito il suo pensiero andò a Virginia e si chiese se la

legna che le aveva messo nel camino sarebbe bastata a tenerla al caldo finoal suo ritorno.

Guardò l'orologio. Aveva meno di un'ora per presentarsi da Cliff, edoveva esaminare i file di Virginia prima che arrivassero gli altri.

 Non appena fosse saltato fuori che lei era sparita sarebbe scoppiato un pandemonio, e ottenere le informazioni che gli servivano sarebbe statoancora più difficile.

Doveva sbrigarsi. Voleva tornare al più presto da Virginia per 

assicurarsi che dopo quella incredibile notte stesse bene.Fece una doccia calda, si rasò, si cambiò e uscì di nuovo per recarsi allacompagnia.

Cliff, seduto alla sua scrivania, stava terminando di leggere la posta.Dillon attendeva impazientemente che avesse finito.

Data la sua posizione possedeva le chiavi di tutti gli uffici e aveva avutomodo di consultare i file di Virginia perché la sua segretaria non era

ancora arrivata. Rintracciare quelli che lo interessavano era stato un lavorodi grande pazienza, ma poi aveva notato sulla scrivania di Virginia una busta priva di mittente e l'aveva aperta.

Conteneva due dischetti con una piccola nota che aveva portato subito inmacchina con il computer portatile di lei, e adesso non vedeva l'ora ditornare allo chalet per chiederle delle spiegazioni.

Pur sapendo che stava facendo fare delle indagini per conto suo, erastato assalito da una gran rabbia. Perché non gli aveva parlato dei suoi

sospetti riguardo al furto? Perché non si fidava abbastanza di lui o perché

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aveva un qualche interesse a far condannare Wade?Tutto quello di cui aveva bisogno adesso era che Cliff sapesse che

Virginia non si era presentata al lavoro, la qual cosa sarebbe avvenuta daun momento all'altro. Nella sua agenda aveva visto che quella mattina

aveva un appuntamento per il quale era già in ritardo e...«Allora» disse Cliff mettendo da parte la posta. «Hai scopertoqualcosa?»

«Alludi a tua sorella?» chiese l'altro.Lui annuì. «Devo assolutamente sapere cosa sta combinando, cosa ha in

mente. Sai che ieri è scomparsa per tutta la giornata? Si è presa unagiornata libera ma non ha detto alla sua segretaria dove sarebbe andata.»

«Lo so. Ho dato un'occhiata alla sua agenda e non c'era nessun appuntoriguardo a ieri.»

«La sua agenda... Accidenti, non ho pensato a consultarla. Forse dovreidarci un'occhiata. Voglio dire, è possibile che ci sia qualcosa che per tenon significa niente, ma che potrebbe illuminarmi. Come per esempio unappuntamento col suo complice.»

«Li ho controllati tutti e non c'è niente che non sia... regolare» ribattéDillon. «La cosa non mi ha sorpreso, comunque. Virginia non è affattostupida né ingenua, e se sta combinando davvero qualcosa alle tue spallenon ha certo segnato appunti sospetti nella propria agenda.»

«Già» fece Cliff.Dei colpetti alla porta annunciarono l'arrivo di Laura che portò loro del

caffè. Aveva un'espressione preoccupata che Cliff non notò perché non si prese la briga di guardarla.

«Signor Johnson» gli disse mentre gli porgeva la sua tazza, «lasegretaria della signorina Johnson mi ha detto che non è ancora arrivata inufficio.»

«Virginia in ritardo? Inaudito!» esclamò lui.«Sì, signore. Il fatto è che pare che avesse un appuntamento mezz'ora fa

con il signor Wilson, lui afferma che si dovevano vedere per una questioneimportante.»

Cliff prese automaticamente la cornetta e compose un numero. Dillonmantenne un'espressione impassibile. «A casa non risponde» disse pocodopo Cliff riattaccando. «Evidentemente sta venendo qui.» Si rivolse aLaura. «Fai venire qui il signor Wilson. E fatti mandare subito dallasegretaria di Virginia il suo file al riguardo.»

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«Ma la signorina Johnson potrebbe arrivare da un momento all'altro...»obiettò lei.

«Non ho nessuna voglia di aspettarla» ribatté Cliff. «Fai come ti hodetto.»

«Forse dovresti rifletterci un momento» gli suggerì Dillon non appenaLaura se ne fu andata.Cliff si rabbuiò ancora di più, si alzò e prese a camminare avanti e

indietro con l'aria di non sapere cosa fare.«Secondo me dovresti dire al signor Wilson che Virginia non sta bene»

continuò Dillon. «C'è un'epidemia di influenza, in giro, quindi è plausibile.Si tratta di spostare l'appuntamento di un paio di giorni. È inutile crearedegli allarmismi nella compagnia.»

«Ma dove diavolo può essere finita?» gli chiese Cliff con un tonoansioso.

«Sembri preoccupato» gli disse lui, incuriosito dalla sua reazione.Il telefono squillò e Cliff si affrettò a inserire il vivavoce. Era la

segretaria di Virginia che gli diceva che non poteva dargli il file del signor Wilson perché non aveva la chiave d'accesso al computer.

«Le risultano altri appuntamenti, per questa mattina?» le chiese luisempre in tono ansioso.

«Ne ha altri tre qui in ufficio e uno fuori all'ora di pranzo» rispose ladonna.

«Continui a telefonare a casa sua, e se la trova me lo faccia saperesubito» le disse Cliff prima di interrompere la chiamata.

Sedette di nuovo dietro la scrivania e disse come tra sé: «Ieri e ancheoggi. Qualcosa non va. Dev'esserle successo qualcosa, accidenti! In tuttiquesti anni non ha mai, mai, saltato un appuntamento!».

Dillon si alzò lentamente. Quella di Cliff era una preoccupazione vera,quindi dopotutto era in pensiero per la sorella, rifletté. Se era stato lui asabotare la sua macchina e a mandare qualcuno a casa sua, come maiadesso l'idea che potesse esserle successo qualcosa lo preoccupava tanto?«Tu cosa pensi che possa esserle successo?» gli chiese.

«E come diavolo faccio a saperlo? Forse il suo complice le è diventatonemico. Sono sicuro che si è coinvolta con qualcuno. Santo cielo, ormaidovrebbe saperlo che se un uomo si interessa a lei è perché ha dei secondifini! Che non deve fidarsi!»

Dillon dovette reprimere un moto di rabbia. «Virginia è una donna di

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  buon senso, Cliff. Non mi sembra tipo da mettersi in una situazionerischiosa» gli fece notare.

«È troppo testarda per non correre dei rischi. Si butta nelle situazionicome se niente possa fermarla o sfuggire al suo controllo e tutti debbano

obbedire ai suoi ordini!»Dillon pensò a come si era abbandonata, a come lo aveva pregato,implorato per il desiderio, a come aveva gridato quando aveva raggiunto ilculmine del piacere. A come si era sottomessa alla sua volontà.

«Maledizione! Dove diavolo si è cacciata?» imprecò Cliff.Dillon pensò che doveva tornare al più presto da lei. Quando tutto si

fosse risolto, lei e Cliff se la sarebbero vista tra loro come megliocredevano. Il loro rapporto non era un suo problema, non lo riguardava.

«Ti suggerisco di dire al signor Wilson che Virginia si èimprovvisamente ammalata e che si vedranno non appena lei starà meglio.L'ultima cosa di cui hai bisogno è di gettare nel panico la compagnia. Ioadesso faccio un salto a casa sua, mi assicuro che non sia là e chiedo aisuoi vicini quando l'hanno vista per l'ultima volta.»

«Pensi anche tu che le sia successo qualcosa?»Cliff era terribilmente pallido e di nuovo Dillon si chiese cosa provasse

veramente per sua sorella.«Non ne ho idea, ma per prima cosa voglio dare un'occhiata a casa sua»

rispose. «Ti chiamo più tardi, okay? Non preoccuparti, e non dire anessuno che è sparita. Ha preso una brutta influenza, è rimasta a letto e nonrisponde al telefono, d'accordo?»

Cliff annuì distrattamente. Lui aprì la porta e si trovò davanti Laura conil signor Wilson. Si presentò all'uomo, e gli disse che gli dispiaceva, maavevano appena appurato che Virginia era a casa con una brutta influenza.

Dopo che ebbe richiuso la porta, Laura uscì a sua volta nel corridoio e lochiamò. «Virginia non ha niente di grave, vero?» gli chiese in un tonoansioso.

Era davvero preoccupata anche lei? si chiese Dillon. «No, stia tranquilla.Ha solo una brutta influenza che l'ha messa momentaneamente a terra.»

«Meno male. Ero preoccupata. Le porti i miei auguri, per favore.»«Non credo che la vedrò prima di lei» rispose pronto Dillon, ma la

supposizione di Laura che lui potesse frequentarla lo aveva turbato.«Già, certo» annuì lei imbarazzata. «Chissà come mi è venuto in mente

di...»

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Lui si strinse nelle spalle e se ne andò. Virginia era il tipo di donna concui effettivamente avrebbe potuto avere una relazione seria, rifletté. Avevauna volontà di ferro, era intelligente e indipendente. Era anche la donna  più sensuale che avesse mai incontrato, ne era convinto anche se non

avevano fatto l'amore fino in fondo. Averla semplicemente tra le braccia, baciarla e accarezzarla era stata un'esperienza che non avrebbe dimenticatofacilmente. E quando se ne fosse andato si sarebbe lasciato dietro un pezzodi cuore, ne era sicuro.

Sentì il grido di Virginia non appena si avvicinò alla porta dello chalet, eil sangue gli si gelò nelle vene. Aprì in fretta, immaginando scene di ognigenere, ma tutto quello che vide fu Virginia che, con la sola camiciaindosso, saltellava per la stanza menando dei colpi per terra conl'attizzatoio.

Come lo vide, corse a rifugiarsi fra le sue braccia e cercò di saltargli in braccio. Poi si voltò in direzione del camino e indicò balbettando qualcosa per terra.

Un grosso ragno nero correva impazzito da una parte all'altra,terrorizzato.

«Uccidilo!» gli gridò.Dillon scoppiò a ridere.«Non c'è niente da ridere, accidenti a te! Uccidilo, Dillon!»Il ragno prese a correre verso di loro e lei strillò come una pazza.Dillon la scostò da sé, si diresse verso il ragno, lo spinse fuori dalla porta

con la punta della scarpa e la richiuse.«Ecco fatto» disse a Virginia.«Non... non può rientrare, vero?»«No, tesoro.»«Stavo prendendo un tronco da mettere nel camino quando è spuntato da

dietro un altro tronco e mi ha guardato dritto negli occhi, e come sonoarretrata è corso verso di me. Ho usato l'attizzatoio per respingerlo, ma nonè servito a niente.»

«Come sai che ti ha guardata dritto negli occhi?» le chiese Dillondivertito.

«L'ho visto!»Dillon rise di nuovo, poi la baciò su una tempia e sulla guancia. «Va

tutto bene, adesso. Mi dispiace che ti abbia spaventata. Sono tornato il più

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 presto possibile.»Virginia sospirò. «Mi sento una cretina, ma... ho una vera fobia, per gli

insetti,sin da bambina. Non li sopporto!»«L'ho notato. E deve averlo notato anche quel brutto ragno. Chissà che

freddo avrà, adesso, là fuori...»Si accorse che la camicia le si era sbottonata sul petto scoprendole unseno e non riuscì a staccare gli occhi da quella visone. La prese tra le braccia e la strinse a sé, subito eccitato.

«Lasciami andare, Dillon. Subito» gli intimò lei.

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Capitolo

11

Virginia aveva voglia di piangere, e la cosa la faceva infuriare. Quandoquella mattina si era svegliata era così arrabbiata che aveva fatto fatica amettere a fuoco la stanza, ma poi era stata sopraffatta da un'ondata dirimorso.

La consapevolezza di essersi innamorata di Dillon si era fatta strada inlei lentamente, e le aveva preso l'anima e il cuore. Si era resa conto chequando se ne fosse andato si sarebbe sentita come un guscio vuoto, ma siera detta che lui non avrebbe potuto, né dovuto, restare.

Lui non le aveva mentito, non si era preso gioco di lei. L'avevasemplicemente fatta innamorare, le aveva mostrato come sarebbe potutoessere tra loro se la situazione fosse stata differente, se lei fosse stata unadonna diversa, e quella riflessione l'aveva sconvolta.

Tutto quello che poteva sperare era di sedurlo da un punto di vistasessuale, se non sentimentale. Lo desiderava disperatamente. Desideravafargli provare quello che aveva provato lei la notte prima. Volevaaccumulare il maggior numero di emozioni in modo che quando lui se ne

fosse andato a lei sarebbero rimasti i ricordi. Sapeva benissimo gli obiettiviche era in grado o non in grado di raggiungere nella vita, e sapeva che nonci sarebbe più stato un uomo per lei. Mai.

Avrebbe voluto accoglierlo sul letto, essere con lui dolce e femminile, einvece si era fatta sorprendere nel pieno di una crisi isterica per un dannatoragno...

Lui la strinse di nuovo a sé e prese a baciarla voracemente.«Fai l'amore con me, Dillon» gli disse lei quando le loro labbra si

lasciarono un attimo.«Non posso, Virginia. Lo sai.»«Che intendi dire?»«Lo sai.»«Io non so niente! Fai l'amore con me, Dillon! Voglio che tu faccia

l'amore con me fino in fondo, questa volta!»«Contrariamente a quello che credi, non puoi avere sempre quello che

vuoi.»

«Allora lasciami. Io voglio tutto o niente.»

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«Tu vuoi troppo.»Lei si liberò dal suo abbraccio, andò ad appoggiarsi con la schiena al

lavandino e cercò di controllare il misto di rabbia e frustrazione che l'avevaassalita.

Lui si tolse il cappotto e la camicia, si sdraiò sul letto si mise un bracciosul viso. Dopo una breve esitazione, lei gli si avvicinò lentamente e presead accarezzarlo.

«Virginia...»«Zitto... Non muoverti» gli sussurrò lei.Dillon obbedì. Chiuse gli occhi e si lasciò andare alle sue carezze. Poco

dopo mormorò di nuovo: «Virginia...».«Non ti piace?» gli chiese lei.«Mi piace troppo.»«Bene, allora.»Senza smettere di accarezzarlo, Virginia prese a dargli dei piccoli baci

sul collo, sul petto, sullo stomaco. Dillon si lasciò sfuggire un gemito, e leigli sbottonò i jeans e prese ad accarezzarlo e baciarlo intimamente.

«Ti prego, fai l'amore con me» gli disse poco dopo a fior di labbra.Lui si alzò dal letto, si passò una mano nei capelli, respirò a fondo e le

disse: «Nel camioncino ho due dischetti che ti ha lasciato in ufficio il tuoinvestigatore, con un biglietto che dice che contengono delle provedefinitive. In un modo o nell'altro, entro oggi la faccenda sarà risolta e iome ne andrò. Hai capito quel che ti ho detto? Io non posso restare qui,e...».

«Allora fai l'amore con me prima che sia troppo tardi. Il resto puòaspettare.»

L'esitazione di Dillon fu brevissima. Pochi attimi dopo erano entrambinudi sul letto, eccitati come non mai.

Quando Dillon entrò in lei Virginia perse ogni contatto con la realtà e gliocchi le si riempirono di lacrime, tanto erano forti l'emozione e il piacereche lui le stava dando.

Si adattarono presto l'uno al ritmo dell'altro, e poco dopo entrambiraggiunsero selvaggiamente il culmine del piacere.

Giacquero a lungo l'uno allacciato all'altro, i cuori che battevano forte, inuna specie di nebbia incantata. E quando Virginia riprese il contatto con larealtà si disse che, qualunque cosa fosse successa, non avrebbe mairimpianto quei momenti, mai rimpianto di aver incontrato quell'uomo.

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Dillon avrebbe voluto che lei si coprisse. Fare l'amore con Virginia per tre volte in poche ore non aveva placato il suo desiderio per lei.

Lei lo accarezzò dolcemente, teneramente. Nessuna donna lo aveva mai

travolto a quel modo, prima di allora. Lasciarla gli sarebbe stato difficile. Nessuna donna era riuscita a suscitargli quelle sensazioni, quelle emozioni,quei sentimenti...

Dopo che ebbero mangiato i sandwich che lui aveva portato, Dillon andòa prendere nel camioncino il computer portatile di Virginia, lo mise sultavolo, inserì il primo dischetto e la invitò a leggerlo.

Lei digitò la sua chiave e gli disse: «Ho incaricato Troy di scoprire chidiavolo ha spostato quelle somme da un file all'altro, e qui ci dovrebbeessere il resoconto delle sue ricerche».

  Nel dischetto Troy confermava che effettivamente gli spostamenti didenaro erano avvenuti tramite computer e forniva una serie di prove.Dillon e Virginia constatarono che molti di essi erano avvenuti mentreCliff si trovava fuori città, il che lo escludeva dalla lista dei sospetti.

«Non potrebbe significare che per fare queste operazioni tuo fratello siserviva di un'altra persona?» le chiese Dillon pensieroso.

«E di chi, secondo te?»«Be', sicuramente nel corso degli anni ti sarai fatta dei nemici, all'interno

della compagnia.»«Tu hai sempre sospettato di Cliff, vero?»«È uno dei nomi che mi è venuto in mente» rispose diplomaticamente

lui.«Dillon, dimmi la verità, per favore!»«Qualcuno ha cercato di farti del male, Virginia, non dimenticarlo. Ha

tagliato i freni della tua macchina, e non possiamo sapere cosa ti sarebbesuccesso se non te ne fossi accorta in tempo. Non possiamo saperenemmeno che intenzione avesse la persona che si era nascosta in casa tuadopo essere entrata con la chiave. Chi potrebbe avere dei vantaggi, se tisuccedesse qualcosa di grave?»

«Stai insinuando che qualcuno della mia famiglia ha cercato di farmideliberatamente del male?»

«Non lo so. Prima di stamattina avrei giurato che Cliff ne sarebbe statocapace, ma quando Laura gli ha detto che non ti eri presentata al tuo primoappuntamento della giornata si è preoccupato moltissimo e mi ha

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incaricato di cercarti. Che è quello che ufficialmente io starei facendoadesso. Non appena avremo finito con questi dischetti ti riporto a casa, esono sicuro che lui ti accoglierà a braccia aperte.»

«Non credere che sia preoccupato per me» affermò Virginia, senza

cercare di nascondere l'amarezza. «È semplicemente spaventato perché sache da solo non è in grado di mandare avanti la compagnia.»«Comunque non può essere stato lui a organizzare quei furti. Non senza

l'aiuto di qualcuno, perlomeno. Io un'idea di chi possa essere stato ce l'ho,ma prima voglio finire di esaminare questi dischetti.»

Si rimisero insieme al lavoro. Troy aveva ricostruito ogni operazione. Le prime erano avvenute con la password di Wade, poi erano state usateanche quelle di Cliff, di Virginia e di qualcun altro. Erano partite tuttedallo stesso terminale, e non ci volle molto perché sia Dillon sia Virginiaarrivassero alla stessa conclusione.

«Laura Neil...» sussurrò lui. «I conti tornano. Un tempo ha avuto unarelazione con Wade, ma poi lui l'ha lasciata per Kelsey.»

«Lei allora si è messa con Cliff» continuò Virginia, «che però la trattamalissimo. Ho insistito con lui più di una volta perché la trasferisse in unodei punti vendita. Si è sempre rifiutato, ma da quando ha perso interesse per lei, praticamente la ignora.»

«L'ho notato.»«Dillon, dobbiamo andarcene da qui. Devo assolutamente parlare con

Troy, chiedergli di controllare i conti personali di Laura, di verificare senel tempo abbia per caso fatto degli acquisti sospetti.»

«E che qualifica ha Troy per accedere ai suoi conti?»«È un hacker» rispose tranquilla Virginia. «Allora? Mi ridai finalmente i

miei vestiti?»«Non ancora. Vado a prendere il mio cellulare sul camioncino così puoi

chiamare Troy. Ancora non me la sento di riportarti in città. Nondimenticare che chiunque ci abbia già provato potrebbe ancora farti delmale. Voglio prima assicurarmi che la colpevole sia davvero Laura econtattare la polizia, prima di riportati indietro.»

Virginia chiuse la comunicazione. Erano le sei del pomeriggio e Troy siera dato da fare per ore.

«Allora?» le chiese Dillon.«Laura ha depositato tutte le somme su un suo conto, il che prova

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inconfutabilmente la sua colpevolezza e l'innocenza di tuo fratello. Haanche messo in vendita la sua casa.» Virginia sospirò. «Okay. Possiamotornare, adesso. Chiameremo la polizia da casa mia.»

Dillon esitò, poi le disse con un tono pieno di significato: «Preferirei

 partire domani mattina, ma è meglio non perdere tempo. Cliff è molto preoccupato per te e Wade e Kelsey hanno il diritto di sapere che lui èstato scagionato». Poi andò al camioncino per prendere i vestiti diVirginia.

Un'ora dopo erano già sulla strada del ritorno.

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Capitolo

12

Dillon sentì che qualcosa non andava nel momento in cui le portedell'ascensore si aprirono.

 Non avrebbe potuto spiegare a Virginia di cosa si trattava perché non eraqualcosa di concreto, ma avvertiva una strana sensazione allo stomaco chegli diceva che lei era in pericolo. «Voglio che tu aspetti al piano di sottocon la guardia notturna» le disse.

Lei sollevò le sopracciglia. «E perché? A quest'ora non c'è più nessunonell'edificio della compagnia.»

«Ho la sensazione che qualcosa non vada e non voglio correre rischi.»Con un sorriso, lei si avviò decisa lungo il corridoio verso l'ufficio del

fratello. «Ti aspetti di trovare Laura Neil pronta a fare una strage?»Dillon l'afferrò per un braccio e la mise dietro di sé. «Non sottovalutarla

solo perché è una donna» le disse sottovoce, poi le indicò la portadell'ufficio di Cliff dalla quale filtrava della luce. Tutti gli uffici sarebberodovuti essere chiusi per la notte...

«Cosa diavolo fa mio fratello qui a quest'ora?» mormorò lei.

«Ssh...» le intimò Dillon. «Se dici un'altra parola ti rinchiudo da qualche parte.» La guidò verso una grande pianta ornamentale dietro la quale lafece acquattare e le sussurrò: «Resta qui, mentre vado a dare un'occhiata. Non muoverti, okay?».

Lei annuì, lui le diede un bacio lieve sulle labbra e aggiunse: «Non posso sopportare nemmeno l'idea che possa succederti qualcosa di male».

La porta che dava nella stanza esterna dell'ufficio di Cliff si aprisilenziosamente. Dillon diede cautamente un'occhiata all'interno, vide che

la luce proveniva dall'altra stanza ed entrò.Sentì subito che al di là dell'altra porta due persone stavano parlandoconcitatamente e si fermò ad ascoltare.

 Non gli ci volle molto per capire che Laura si era resa conto che il suogioco era finito. Cliff stava cercando di convincerla che l'amava, ma lei lointerruppe con una risata.

«Sei sempre stato un gran bastardo. Ti meriti tutto quello che ti hofatto.»

«Io credevo che tu mi amassi.»

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«All'inizio, forse» ribatté lei con un tono improvvisamente cattivo.«Quando Wade mi ha lasciato ho giurato a me stessa di fargliela pagare. Ilfatto che tu l'abbia licenziato è già stata una bella soddisfazione, ma tuasorella ha continuato a investigare per conto suo e... ha sempre cercato di

rovinare i miei piani, quella strega, a incominciare dai miei piani su di te!»concluse Laura sempre più incattivita.«Virginia non ha niente a che fare con me e te.»«Come sei ingenuo, Cliff! Hai detto che ti saresti preso cura di me e ho

creduto che mi avresti sposato. Sapevo che l'unica vera minaccia sarebbestata Virginia. Farebbe qualsiasi cosa per proteggere questa maledettacompagnia, ed ero certa che avrebbe indagato su quei furti finché non miavesse scoperta.»

«Mio Dio, le hai fatto qualcosa di male?»«No, ho solo cercato di spaventarla per distrarla dalla faccenda. Se

avesse temuto per la propria incolumità non avrebbe avuto il tempo dificcare il naso dove non doveva.»

Dillon sentì che Cliff si schiariva la gola. Si era accorto che la voce glitremava per la paura, e ne dedusse che Laura dovesse avere una pistola.

«È quando ti sei accorta che stavo perdendo interesse nei tuoi confrontiche hai deciso tutto?»

«Non esattamente. Mi ero già resa conto che se anche mi avessi sposatonon sarebbe cambiato nulla. Alla fine Virginia sarebbe riuscita ascreditarmi del tutto. È lei che di fatto manda avanti questa compagnia,non tu, per cui ho deciso di appropriarmi di un'ultima somma e tagliare lacorda. Sei stato davvero uno stupido a venire qui stasera, Cliff.»

«Ero preoccupato per mia sorella, accidenti a te!»«Già... La cosa mi ha sorpreso, sai? Credevo che voi due vi odiaste. A

meno che la tua preoccupazione non dipenda dal fatto che sai benissimoche senza di lei non sapresti mandare avanti la baracca.»

Per la prima volta Cliff sembrò arrabbiato. «Brutta puttana! Virginia èmia sorella, e al di là dei nostri conflitti le voglio bene! La compagnia nonha niente a che vedere col mio stato d'animo!»

Dillon sentì la presenza di Virginia accanto a sé prima ancora che lei lotoccasse. Si voltò e la vide in piedi accanto a lui nel buio, gli occhi pieni dilacrime. Avrebbe voluto imprecare, portarla via da lì per nasconderla daqualche parte, al sicuro, ma in quel momento non poteva fare niente.Anche il più piccolo rumore avrebbe allarmato Laura, e dopo quello che

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gli aveva appena sentito dire non voleva che Cliff venisse ucciso.Si portò un dito alle labbra, mentre Laura riprendeva a parlare.«Non so dove diavolo sia finita tua sorella» disse.«Se le hai fatto del male ti uccido!» ribatté Cliff.

Lei scoppiò di nuovo a ridere. «Io sono l'unica che ha una pistola, Cliff.Credimi, non avrei nessuno scrupolo a ficcare una pallottola in quel tuocuore di pietra, ma prima finisci di trasferire quei fondi dove ti ho detto,okay? Abbiamo già perso fin troppo tempo in chiacchiere.»

Seguì un breve silenzio nel quale si sentì il ticchettio di una tastiera, poiCliff, continuando a fissare il video, annunciò con un tono neutro: «Fatto».

«Fantastico. Adesso alzati e vieni verso di me.»«Non puoi ammazzarmi qui, Laura. Le guardie notturne ti sentirebbero,

e da quando ho assunto Dillon ti assicuro che sono dei professionistieccellenti.»

«Sta zitto. Devo pensare.»«Sai perché mi sono stancato di te così in fretta, Laura?»«Stai zitto, maledizione!»«Probabilmente per la stessa ragione di Wade. Sei una vera leccapiedi,

Laura. Puoi criticare mia sorella fin che vuoi, ma lei almeno è una donnaintelligente. Una che quando parla dice delle cose interessanti.»

«Chiudi quella bocca!»«Tutto quello che ho avuto da te è stata una cieca adorazione. Una cosa

che a volte mi dava la nausea.»Laura prese a gridare istericamente, e fu in quel momento che Dillon

irruppe nella stanza.Lei si girò, sparò e lo mancò.Lui si gettò a terra e rotolò sul pavimento.Cliff corse verso la stanza esterna e per poco non fece finire per terra

Virginia che stava infilando la testa nell'ufficio.Dillon afferrò il polso di Laura e glielo torse finché lei non mollò la

 pistola.Mentre Virginia si precipitava a raccogliere l'arma, Laura si divincolò

come una furia graffiando Dillon sul viso e sul collo, tirandoglicontemporaneamente dei calci.

Quando Virginia si rese conto che Dillon si limitava a cercare di tenerlaferma senza reagire, si avvicinò alla ragazza e le disse: «Fagli anche soloun altro livido o un altro graffio e dovrai vedertela con me».

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Lo disse con un tono tale che Laura si immobilizzò. Dillon sorrise e lestrinse i polsi dietro la schiena.

Un attimo dopo le guardie irruppero nella stanza e presero la ragazza inconsegna. Dillon tolse di mano la pistola a Virginia e le disse gelido:

«Dovevi restare nel corridoio, se non sbaglio».Prima che lei potesse ribattere, Cliff iniziò a raccontare in modoconcitato alle guardie ciò che era successo. Dillon lo ascoltò con unorecchio solo, tutta la sua attenzione su Virginia, che appariva pallidissima.

Le guardie misero a Laura le manette e la portarono via. Avevanoavvertito la polizia che stava arrivando.

«È tutto finito, vero?» chiese Virginia con un filo di voce.Grosse lacrime le spuntarono agli occhi. Dillon deglutì a fatica e le

disse: «Non fare così. Mi fa male al cuore».«Io ti amo, lo sai vero?»Dillon chiuse gli occhi e respirò a fondo. «Devo tornare a casa, Virginia.

In Messico. Da mio padre. Non posso fare diversamente.»Cliff si avvicinò e posò una mano sul braccio della sorella.«Questa sì che è bella! Per poco quella pazza non mi sparava e tu piangi

 per un dipendente!» commentò prima di uscire dalla stanza.Dillon, lo sguardo fisso in quello di lei, le disse: «Se dovessi avere di

nuovo bisogno di me fammelo sapere, tesoro».«Ma non puoi andartene adesso!» gridò quasi lei, disperata. «Non te lo

 permetterò!»«È meglio che non mi faccia trovare qui dalla polizia. Sono sicuro che

saprai cavartela da sola» ribatté Dillon. Le diede un bacio lieve sullelabbra. «Ti amo anch'io, tesoro. Avanti, non piangere. Ti assicuro che se potessi non ti lascerei. Credo... credo che non dimenticherò mai il tempoche abbiamo passato insieme in quello chalet» le mormorò accarezzandoleuna guancia, poi si voltò e infilò la porta.

«Okay, Cliff» la sentì dire al fratello mentre usciva nel corridoio.«Rimbocchiamoci le maniche. Dobbiamo far ordine in questo pasticcio.»

Dillon sorrise. Virginia se la sarebbe cavata benissimo, non aveva bisogno di lui, pensò, e lo stomaco gli si contrasse. Negli ultimi giorniquella donna gli aveva riempito la vita, gli aveva fatto capire cos'eral'amore, e adesso lui ebbe la certezza che da quel momento in poi sisarebbe sentito svuotato e pensò che, probabilmente, era quello che si

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meritava.

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Epilogo

Un mese dopo

«Wade dice di aver avuto una promozione e anche un bonus.»Il padre di Dillon rise contento. «I Johnson gli hanno dato un po' di soldi

 per attenuare il loro senso di colpa?»«Immagino di sì. Virginia ha proposto la promozione e Cliff il bonus.

Come regalo di nozze. A quanto dice Wade è molto... consistente.»«Sono contento per lui. Iniziare un matrimonio con le spalle coperte non

fa mai male.»

Dillon fissò il suo caffè per alcuni secondi, perso nei propri pensieri, poisi portò la tazza alle labbra, ne bevve un lungo sorso e quel liquido amarogli diede un attimo di conforto.

Mise da parte la lettera di Wade e, guardando suo padre negli occhi tantosimili ai suoi, nei quali brillava una strana luce divertita, gli disse:«Virginia sta cedendo parte del suo potere a Cliff. Secondo Wade, lui haimparato la lezione» concluse distogliendo lo sguardo dal padre.

«Perché hai quella faccia scura, allora? Sono stufo di vederti sempre di

malumore.»Glielo aveva detto con un sorriso. Aveva una strana aria divertita fin daquando, poche ore prima, lui era tornato dal suo viaggio d'affari.

«Non sono di malumore. È che c'è qualcosa che non capisco e...» Dillonrifiutò il toast imburrato che suo padre gli tendeva e continuò: «SecondoWade, quello che è successo ha riavvicinato Cliff, Virginia e Kelsey.Virginia si è persino offerta di vendere la sua quota a Cliff, ma lui harifiutato. Ha detto che finché non avrà imparato a gestire le cose per conto

suo avrà bisogno della sua guida, e sembra anche che Kelsey incominci ainteressarsi alla compagnia insieme a Wade».«Be', mi sembra un bel quadretto familiare» commentò il padre.«Già, ma non riesco a immaginare Virginia che vende la sua quota.

Quella compagnia significa tutto, per lei. È tutta la sua vita. C'è qualcosache non mi torna.»

«Tu hai semplicemente paura di aver fatto un grosso errore, Dillon, eccotutto. Secondo me dovresti tornare da lei, te l'ho già detto. Quando un

uomo trova una donna come quella, non deve lasciarsela scappare.»

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Suo padre glielo aveva ripetuto un centinaio di volte. Per settimane loaveva tormentato chiedendogli ogni dettaglio su Virginia, ogni piccolo particolare che la riguardasse..

Lui non aveva ammesso di amarla, perché non voleva ferirlo

rivelandogli di essere tornato solo perché era convinto che avesse bisognodi lui.«Dimmi che aspetto ha, Dillon.»«Papà...» Parlare di Virginia gli faceva male al cuore.«Ha dei lunghi capelli rossi, vero? Ed è rotonda nei punti giusti.»«Sì.» Dillon sorrise nonostante l'umore nero. «È morbida e sexy, ma così

indipendente, volitiva e testarda da spaventare la maggior parte degliuomini.»

«Ma non te.»«È una donna forte. Una lottatrice.»«Una donna così potrebbe essere un'ottima moglie e un'ottima madre.»Pensare a Virginia in quei termini per Dillon era un tormento. Gli era

così facile immaginarla con un bambino in braccio e un rapportofinanziario sulla scrivania! Avrebbe messo al mondo dei bambini bellissimi, di gran carattere e indipendenti come lei. E con loro due comegenitori non avrebbero mai sofferto né la solitudine né la paura.

Ma non sarebbe mai successo. Le aveva detto che se avesse avuto dinuovo bisogno di lui avrebbe dovuto farglielo sapere, ma Virginia non siera mai fatta viva.

Avrebbe potuto avere da Cliff sia il suo numero di telefono sia il suoindirizzo, ma ormai era passato un mese, e lei non aveva dato nessunsegno di vita.

Aveva ripreso la sua esistenza di sempre, esattamente come lui le avevadetto di fare, ma per quanto lo riguardava il ricordo di ciò che c'era statotra loro lo tormentava giorno e notte. Non poteva e non volevadimenticare.

Finì di bere il caffè e si alzò. «Devo riparare un recinto, e tra non moltoverrà il veterinario per esaminare le femmine che ho appena comprato.»

Come si mosse, la testa prese a girargli e ripiombò sulla sedia. Suo padrelo guardò divertito.

Accidenti, cosa gli stava succedendo? si chiese lui. Non potevaammalarsi proprio adesso. Da quando era tornato al ranch si era messo alavorare come un mulo dall'alba al tramonto per non pensare a Virginia,

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ma le sue notti erano senza fine. Le riempiva disegnando progetti efacendo conti senza trarne il minimo sollievo perché lei era costantementenei suoi pensieri.

Guardò suo padre e non riuscì a mettere bene a fuoco il suo viso. «Cosa

diavolo mi sta succedendo?»La porta si aprì e Virginia entrò nella cucina. Dillon sbatté ripetutamentele palpebre chiedendosi se stesse avendo un'allucinazione, se stessevedendo ciò che non c'era tanto era il desiderio di averla accanto.

Sollevò una mano verso di lei, e lei andò a sedersi sulle sue ginocchia.«Ti amo, Dillon.»«Mio Dio... Non dovresti essere qui...»«E invece eccomi qui, in carne e ossa. Mi avevi detto che se avessi avuto

 bisogno di te avrei dovuto fartelo sapere, ed eccomi qua. Solo che ho bisogno di te per sempre, non per un breve periodo, e siccome non seivenuto da me sono venuta a prenderti.»

Dillon si sentiva svenire. «Cosa diavolo mi hai fatto?»«Ho messo del sonnifero nel tuo caffè.»Il padre di Dillon scoppiò a ridere. «Hai avuto un buon maestro, non c'è

dubbio» commentò, poi, vedendo che il figlio stava per svenire, gridò:«Venite a dare una mano a questa signora, ragazzi! Mio figlio non èesattamente una piuma!».

Virginia, con una punta di preoccupazione nella voce, gli disse: «Laringrazio, signore. Non vorrei che quest'uomo si facesse male per nulla almondo».

«Chiamami pure papà. Dopotutto tra poco saremo parenti, no?» la invitòlui.

Prima di perdere del tutto conoscenza, Dillon sorrise.

Si svegliò nudo. Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno. Sentì chesotto aveva un lenzuolo di seta, ma che sopra non aveva nulla.

Lui almeno aveva avuto la decenza di lasciare a Virginia la canottiera,accidenti! Le aveva anche messo addosso una coperta, ma quella strega sen'era guardata bene, pensò sorridendo.

Il posto in cui si trovava non aveva niente a che vedere con lo chalet incui l'aveva portata lui. Sul comodino c'era una bottiglia di champagnedentro un secchiello da ghiaccio, e sulla parete di fronte c'era un camino agas che mandava intorno dei bagliori rossastri.

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Fece per sedersi e si accorse di avere la mani legate alla testiera di ferro battuto del letto. Con un cordone di seta intorno ai polsi.

Si stiracchiò, imprecò divertito, e un momento dopo Virginia aprì la porta ed entrò nella stanza. «Ti sei svegliato, finalmente!» esclamò.

Lui fece finta di divincolarsi, di essere arrabbiato. «Legarmi era proprionecessario?»Virginia sedette accanto a lui sul bordo del letto, osservò il suo corpo

nudo e si accorse che era eccitato. «A cosa stai pensando?» gli chiesedivertita.

«A fare l'amore con te. Subito.»Gli occhi di lei brillarono, le guance le si arrossarono. «Capisco... Ma

 prima dovremmo fare alcune cose.»«Togliti la vestaglia.»Lei sollevò gli occhi al cielo. «Hai una brutta tendenza a darmi degli

ordini, Dillon...»«So che la cosa ti piace, quindi togliti quella dannata vestaglia.»Virginia esitò un attimo, poi si strinse nelle spalle e disse: «Okay. Serviti

 pure».La vestaglia di seta le scivolò giù dalle spalle fino all'inguine. Lei si alzò

e se ne liberò del tutto.«Mi sei mancata terribilmente, tesoro» le disse Dillon.Virginia si sdraiò accanto a lui e gli sussurrò: «Non quanto tu sei

mancato a me. Ogni giorno sollevavo la cornetta del telefono per chiamarti, per pregarti di tornare da me, ma quando te ne sei andato ericosì deciso, fermo nella tua decisione che all'ultimo momento mi è sempremancato il coraggio. Se mi avessi rifiutata, non lo avrei sopportato».

«Non lo avrei mai fatto, tesoro.»«Lo so. Wade mi ha detto che secondo lui avresti voluto restare con me,

che non avresti mai lasciato tuo padre da solo qui in Messico per unaquestione di lealtà.»

Dillon la baciò sui capelli cercando discretamente di liberare i polsilegati, ma lei aveva fatto un buon lavoro. Non sapeva per quanto temposarebbe stato ancora in grado di resistere, di lasciare che fosse lei acondurre il gioco. «Sapevo che tu non avresti mai potuto lasciare lacompagnia e che io non avrei mai potuto lasciare mio padre. Sono tuttoquello che abbiamo, Virginia.»

«Lo capisco, ma la compagnia non significa più così tanto, per me.

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Pensavo che fosse tutta la mia vita solo perché non avevo altro, ma dopoaver incontrato te ho capito che niente era altrettanto importante per me.»

«Hai offerto a Cliff la tua quota per poter venire a vivere qui in Messicocon me?»

Virginia scosse la testa. «No, Dillon. Non riesco a pensare di vivere quiin Messico. No, lasciami finire. Non sono adatta per quel tipo di vita.»Dillon si guardò intorno nella stanza lussuosa e annuì. «Me ne rendo

conto.»«Mi dispiace, ma ritrovarmi davanti un grosso ragno che mi fissa

minaccioso e avere sempre i piedi freddi non sono stati momentimemorabili.»

«E che mi dici di tutto il resto?» le chiese lui.«Che è stato ciò che di meglio una donna possa sognare.»Dillon sorrise.«Kelsey avrà il suo bambino fra pochi mesi, e Cliff ha ancora bisogno

della mia guida, per cui finché non avrà imparato a camminare da solo glifarò da consulente. E adesso devo dirti una cosa, ma non devi arrabbiarti.»

«Cos'hai combinato?»«Ho comprato un ranch» rispose in fretta lei. «Un po' più grande di

quello che hai tu in Messico e... smettila di scuotere la testa, per favore!Quando avrai venduto il tuo mi darai la tua parte, okay?»

«No, non è per niente okay!» Dillon cercò di liberare i polsi, e poichénon ci riuscì imprecò ripetutamente.

Virginia gli si mise sopra, a cavalcioni. «È per questo che ti ho legato,Dillon Johnson. Sei così dannatamente testardo!» gli disse.

«Sarei io, il testardo?»«Sì. Ti amo, Dillon, e voglio che resti con me. Vorrei lasciare subito a

Cliff il controllo della compagnia, ma rischierebbe di mandarla in rovina equindi dovrò aiutarlo ancora per un po', dopodiché mi occuperò degli affarimiei, e cioè del ranch e della proprietà che lo circonda. Si trova pocolontano dal confine con il Messico, quindi non lontano da tuo padre nédalla mia famiglia, per cui potremo visitare spesso sia lui sia Cliff, Kelseye Wade. E il loro bambino, quando sarà nato.»

«Virginia...»«Quel posto ti piacerà, Dillon. Si trova qualche decina di chilometri più

a nord di Albuquerque. La casa è molto grande e il paesaggio èmeraviglioso. La persona che me l'ha venduto mi ha ceduto anche i cavalli.

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È davvero perfetto per noi, credimi.»Dillon scoppiò a ridere. Quella sua abitudine di decidere per tutti era

esasperante, ma gli era mancata moltissimo. «Okay. Darò un'occhiata altuo ranch, ma te lo ripagherò fino all'ultimo centesimo. Non ho nessuna

intenzione di vivere con il tuo denaro, baby.»Lei fece una smorfia. «Nemmeno io, quindi me ne terrò la metà.»Dillon fece forza sui polsi e tirò finché non spezzò il ricciolo di ferro

 battuto del letto a cui lei lo aveva legato.Virginia rimase di stucco, ma poi gli prese i polsi, slegò il cordone che

ancora li legava e si gettò fra le sue braccia.«Ti amo, Dillon. Ti prego, sposami. Voglio avere dei figli con te, voglio

invecchiare insieme a te.»«Anch'io ti amo, Virginia.»«Io ti adoro, Dillon. E adoro anche tuo padre, che non vede l'ora che

anche tu lo renda nonno.»«Farò il possibile.»«Sai, mi ha detto che non gli dispiacerebbe corteggiare seriamente una

certa signora che conosce, se finalmente tu ti sistemerai.»«Stai scherzando?»«Niente affatto.»Dillon rise, e subito dopo la baciò.«Non mi hai ancora detto se mi sposerai» gli ricordò lei quando le loro

labbra si lasciarono.«Be', dal momento che abbiamo intenzione di avere tutti quei

 bambini...» fu la risposta di Dillon. Non le disse che avrebbe vissuto ovunque, in qualsiasi posto, pur di stare

con lei, e quando poco dopo fecero l'amore ringraziò il cielo per averglielafatta incontrare e pensò che sì, a volte la vita poteva essere davveromeravigliosa.

FINE

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