Piatti da Salvare Ricette

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ABRUZZO 150 g di cioccolato 125 g di zucchero 80 g di burro 60 g di mandorle 50 g di fecola 60 g di farina bianca 5 uova 10 mandorle amare PARROZZO Mettere le mandorle in acqua bollente e quindi pelarle, pestarle nel mortaio dopo averle coperte con due cucchiai di zucchero. Sciogliere il burro, versare i tuorli in una terrina con il rimanente zucchero, sbattere bene e unire le mandorle pestate. Aggiungere la farina e la fecola con il rimanente burro. Montare a neve gli albumi e unirli all’impasto. Quindi metterlo in una tortiera imburrata e mettere lo stampo in forno ben caldo. Lasciare cuocere per 45 minuti. Preparare la crema al cioccolato e quando sarà cotta e raffreddata, spalmarla con il cioccolato coprendola completamente. Preparazione Ingredienti per 4 persone:

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Piatti da Salvare Ricette

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ABRUZZO

• 150 g di cioccolato

• 125 g di zucchero

• 80 g di burro

• 60 g di mandorle

• 50 g di fecola

• 60 g di farina bianca

• 5 uova

• 10 mandorle amare

PARROZZO

Mettere le mandorle in acqua bollente e quindi pelarle, pestarle nel mortaio

dopo averle coperte con due cucchiai di zucchero.

Sciogliere il burro, versare i tuorli in una terrina con il rimanente zucchero,

sbattere bene e unire le mandorle pestate. Aggiungere la farina e la fecola con il

rimanente burro.

Montare a neve gli albumi e unirli all’impasto. Quindi metterlo in una tortiera

imburrata e mettere lo stampo in forno ben caldo. Lasciare cuocere per 45

minuti.

Preparare la crema al cioccolato e quando sarà cotta e raffreddata, spalmarla

con il cioccolato coprendola completamente.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

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Il Parrozzo è un dolce abruzzese, la ricetta originale prevedeva che fosse

preparato utilizzando farina di mais o semolino; molto diffuso nel pescacarese,

viene solitamente consumato in occasione delle festività natalizie. E’ stato

inventato a Pescara nel 1920, da Luigi D’Amico, titolare di un laboratorio di

pasticceria, ispirandosi al pane rozzo, una sorta di pagnotta rustica semisferica,

fatta con il granoturco, che i contadini conservavano per diversi giorni. Nella

elaborazione del suo dolce, D’Amico ha riprodotto il colore giallo del granoturco,

utilizzando uova e farina di mandorle, mentre con la copertura di cioccolato ha

richiamato il colore scuro tipico del pane cotto a legna. Il Parrozzo è stato

celebrato in un noto poema: “La canzone del Parrozzo”, composto da Gabriele

D’Annunzio, nativo abruzzese, al quale D’Amico fece assaggiare il suo dolce.

Oggi, il Parrozzo è probabilmente il dolce più rappresentativo della regione,

tanto è vero che nel 2013 a Pescara, venti abili pasticceri ne hanno sfornato

uno da tre metri di diametro e un metro e mezzo di altezza, in occasione delle

celebrazioni per i centocinquanta anni dalla nascita del Vate.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

Il Ritrovo del Parrozzo, via Pepe 42 Pescara. E’ il locale che l’ideatore del

dolce, Luigi D’Amico, aprì a Pescara nel 1927; non lontano dalla casa di

Gabrierle D’Annunzio divenne, ben presto, luogo di incontro di intellettuali e

artisti dell’epoca. Si possono gustare il parrozzo, ma anche altre specialità dolci

e salate.

DOVE ASSAGGIARLA

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BASILICATA

• 500 g di lampascioni

• 200 g di pomodori

• Olio extravergine di oliva

• Aceto

• Un cucchiaio di zucchero

• Sale

LAMPASCIONI IN AGRODOLCE

Pulire e lessare i lampascioni, scaldare in una padella l'olio, aggiungervi i

pomodori a pezzetti e lasciare cuocere per pochi minuti.

Aggiungere quindi i lampascioni, schiacciandoli con una forchetta, lo zucchero,

qualche goccia di aceto e il sale e lasciare insaporire per qualche minuto.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 4: Piatti da Salvare Ricette

La Mangiatoia, via Giotto 23, Rotondella (MT)

DOVE ASSAGGIARLA

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CALABRIA

• 500 g di piselli freschi

• 400 g di bracioline di maiale

• 300 g di funghi freschi (o 30 g di funghi secchi)

• 200 g di carne tritata di maiale

• Una costa di sedano

• 1 cipolla

• 1 costa di sedano

• 3 carciofi teneri

• 4 uova

• Formaggio pecorino

• Mozzarella

• Sugo di arrosto

• Alloro

• Olio d'oliva

• Sale

SAGNE CHINE

Rosolare la carne trita e le braciole in poco olio, mettere la sola cane tritata in

un tegame: unire tre cucchiai di pecorino grattugiato, un uovo, sale, pepe,

amalgamando gli ingredienti.

Con il composto fare delle polpettine e friggerle in abbondante olio. Quando

saranno ben rosolate scolare.

Soffriggere quindi nell'olio la cipolla e il sedano tritati, poi unire i funghi, ben

puliti e tagliati a fettine (se sono secchi ammorbidirli in acqua tiepida), i carciofi

mondati e tagliati a spicchi, i piselli e una foglio d'alloro.

Cuocere a fuoco moderato, mescolando spesso. Dopo aver preparato la pasta

per le lasagne (600 g di farina di grano duro, acqua e sale) tagliarle a riquadri di

circa 10 cm di lato e disporli in una grande teglia, alternati a strati di polpettine,

uova sode a fette, pecorino grattugiato, bracioline, mozzarella a fettine e le

verdure cotte.

Coprire con pecorino e mozzarella, condire con sugo d'arrosto e mettere al

forno caldissimo.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 6: Piatti da Salvare Ricette

La Taverna dei Briganti, Contrada Difisella, Cotronei (KR)

Locanda di Alia Via Ietticelli, 55 Castrovillari, Cosenza 0981 46370

DOVE ASSAGGIARLA

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CAMPANIA

Ingredienti per la pasta:

• 500 g di farina bianca

• 5 tuorli

• 250 g di zucchero

• Zucchero a velo

Ingredienti per il ripieno:

• 500 g di ricotta

• 6 uova intere

• 350 g di zucchero

• 250 g di grano cotto nel latte

• Acqua di fiori

• Cannella

LA PASTIERA

Impastando la farina con i rossi delle uova, la sugna, lo zucchero, si potrà

ricavarne una bella pasta frolla, che dovrà essere approntata in precedenza.

Preparare poi un impasto, amalgamando la ricotta, lo zucchero, i tuorli d'uovo,

la cannella e l'acqua di fiori e aggiungendo le chiare montate.

Introdurre questa massa di buoni sapori in una teglia nella quale si sarà

adagiata la pasta frolla che dovrà ricoprire il tutto.

Prima di infornare, con un po' di pasta frolla si potrà formare in superficie due

nastrini incrociati, per decorazione.

Cuocere un'ora circa e imbiancare di zucchero a velo prima di servire.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 8: Piatti da Salvare Ricette

Antico Forno F.lli Attanasio, Vico Ferrovia 1/2/3/4, Napoli

Bellavia Via O. Fragnito, 82 – Rione Alto – Napoli. Tel. +39 081.5463298

Pasquale Marigliano (via G. D’Annunzio, 23 80040 San Gennarello di Ottaviano

– Napoli. Tel. +39 081.5296831)

Pasticceria Amoroso Strada Provinciale di Caserta, 143 80144 Napoli

DOVE ASSAGGIARLA

Una storia molto nota racconta di Maria Teresa D'Austria, moglie del re

Ferdinando II° di Borbone, che, cedendo alle insistenze del marito famoso per la

sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera sorridendo

per la prima volta in pubblico. Ferdinando, il più napoletano dei Borbone non si

dece scappare la battuta: “Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora

dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo.

La Pastiera è uno dei dolci simbolo della tradizione napoletana in cui si

incrociano le tradizioni familiari e la scuola pasticcera classica. Secondo una

antica leggenda, nasce quando una volta sulla spiaggia le mogli dei pescatori

lasciarono nella notte delle ceste con ricotta, frutta candita, grano e uova e fiori

d'arancio come offerte per il “Mare”, affinché questo lasciasse tornare i loro

mariti sani e salvi a terra.

Al mattino ritornate in spiaggia per accogliere i loro consorti notarono che

durante la notte i flutti avevano mischiato gli ingredienti ed insieme agli uomini di

ritorno, nelle loro ceste c'era una torta: la Pastiera. Sicuramente questo dolce,

con il suo gusto classico poco zuccherino e rinfrescato dai fiori d'arancio,

accompagnava le antiche feste pagane per celebrare il ritorno della Primavera:

la ricotta addolcita è la trasfigurazione delle offerte votive di latte e miele tipiche

anche delle prime cerimonie cristiane. a cui si aggiungono il grano, augurio di

ricchezza e fecondità e le uova, simbolo di vita nascente.

L'acqua di fiori d'arancio è l'annuncio della Primavera. La versione odierna, fu

messa a punto in un antico monastero napoletano rimasto ignoto. Comunque

sia andata, ancor oggi sulla tavola pasquale dei napoletani questo dolce non

può mancare.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

Page 9: Piatti da Salvare Ricette

EMILIA ROMAGNA

•500 g di farina di grano tenero

•40 g di strutto

•Acqua

•40 g di lievito di birra

GNOCCO FRITTO

consiste in un intriso di fior di farina con acqua (alcuni lo impastano con latte,

altri con acqua minerale, che aiuterebbe la lievitazione al momento della

frittura), lievito, sale e strutto in piccola quantità.

Si tira in soglia non troppo sottile, dopo aver fatto riposare la pasta per circa

15/20 minuti e la si ritaglia in rombi, la si frigge in abbondante olio o con strutto

molto caldi: è ideale con i salumi, per uno spuntino pomeridiano, una cena

genuina o anche una sostanziosa colazione.

Una variante consiste nel farcire i pezzi di gnocco con sottilissime fette di

formaggio, procedendo come per un tortello. In ogni caso dovrò essere

mangiato ben caldo, appena fritto.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 10: Piatti da Salvare Ricette

Lo Gnocco Fritto è un piatto della tradizione emiliana, ormai ampiamente diffuso

in tutto il paese, anche per la semplicità degli ingredienti e della preparazione.

Nonostante la ricetta sia uguale per l’intera regione, la definizione gnocco fritto è

utilizzata nel modenese, nelle altre provincie, la stessa pietanza assume nomi

diversi: crescentina a Bologna, torta fritta a Parma, chisulèn o burtlèina nell’area

di Piacenza. Lo gnocco fritto è sicuramente una preparazione molto antica

pare, infatti, che le origini risalgano ai Longobardi, che lasciarono la ricetta in

eredità agli abitanti della regione, in seguito alla loro lunga dominazione nei

territori emiliani. Solitamente proposto come antipasto, accompagnato dai

gustosi affettati della regione o da formaggi e verdure, ma anche da zampone

tiepido, può essere considerato un piatto unico, visto l’alto valore nutrizionale

degli ingredienti.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

All’Hosteria Giusti di Modena, alla Trattoria Cà dell’Orso a Ponte dell’Olio,

oppure nell’Appennino modenese a Ponte Gombola nel comune di Polinago

(MO), nella zona definita Valle degli Asinelli, presso la Podesteria, in via

Castello, 16 tel. 335/7018182. La podesteria o Asineria di Gombola è una

fattoria a conduzione familiare e rientra tra i progetti di Aria Aperta, struttura di

servizi per il turismo, l’ambiente e il tempo libero. Il progetto, volto a sviluppare

un’azione di conoscenza dell’asino, nella sua dimensione naturalistica, storica,

didattica e ricreativa, ne suggerisce la valorizzazione nell’ambito

dell’educazione ambientale, escursionistica e di pet-teraphy e propone attività

ludiche, formative, escursioni e gastronomia con prodotti del territorio. E’

possibile soggiornare nell’ostello, ma anche in tenda, negli spazi appositamente

messi a disposizione.

DOVE ASSAGGIARLA

Page 11: Piatti da Salvare Ricette

FRIULI VENEZIA GIULIA

Ingredienti per la pasta:

• 400 g di farina bianca

• 300 g di burro

• 1 uovo

• 100 g di zucchero

• 1 bicchierino di grappa

Ingredienti per il ripieno:

• 2 uova

• 100 g di noci tritate

• 100 g di prugne secche

• 100 g di fichi secchi

• 50 g di canditi di cedro e arancia

• 75 g di uvetta

• 50 g di pinoli

• 50 g di burro

• F arina

• Scorza di 1 limone

• 1 cucchiaio di pane grattugiato

• 1 bicchierino di rum

GUBANA

Lavorare insieme in una ciotola l'uvetta (fatta rinvenire precedentemente in

acqua calda), i canditi, i fichi secchi spezzettati, la scorza di limone, il

pangrattato. Versare nella ciotola il tuorlo dell'uovo e l'albume montato a neve.

Il composto ottenuto va accartocciato in una sfoglia di pasta fino a formare un

rotolo.

Infornare, mettendo il tutto in un supporto di cottura e passando con un pennello

con un po' di tuorlo d'uovo e spolverando con lo zucchero.

La cottura, a forno caldo, durerà un'ora o poco meno.

L'involucro costoso della gubana anziché di sfoglia, può essere si pasta dolce

lievitata.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 13: Piatti da Salvare Ricette

LAZIO

• 1 kg di maiale

• 2 coratelle di abbacchio comprensive del

cuore e del fegato

• 9 carciofi

• Vino bianco dei Castelli

• Mezzo litro di brodo

• Olio di oliva

• Mezzo limone

• Sale

• Pepe

CORATELLA DI ABBACCHIO CON CARCIOFI

Impastando la farina con i rossi delle uova, la sugna, lo zucchero, si potrà

ricavarne una bella pasta frolla, che dovrà essere approntata in precedenza.

Preparare poi un impasto, amalgamando la ricotta, lo zucchero, i tuorli d'uovo,

la cannella e l'acqua di fiori e aggiungendo le chiare montate.

Introdurre questa massa di buoni sapori in una teglia nella quale si sarà

adagiata la pasta frolla che dovrà ricoprire il tutto.

Prima di infornare, con un po' di pasta frolla si potrà formare in superficie due

nastrini incrociati, per decorazione.

Cuocere un'ora circa e imbiancare di zucchero a velo prima di servire.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 14: Piatti da Salvare Ricette

Armando al Pantheon, Salita de' Crescenzi 31, Roma tel. 0668803034

DOVE ASSAGGIARLA

Page 15: Piatti da Salvare Ricette

LIGURIA

• 250 g di fagioli bianchi cannellini secchi

• 250 g di ceci secchi

• 100 g di grano farro

• Un pizzico di bicarbonato

• Olio d’oliva

• Sale

• Pepe

MESCIUA

Mettere a bagno per 48 ore il grano; per i fagioli e i ceci, ai quali va aggiunto un

po’ di bicarbonato, basteranno 24 ore.

Togliere i cereali dall’acqua, sciacquarli bene e metterli nella pentola a

pressione con acqua poco più di quanta ne occorrerà a cottura ultimata (due litri

scarsi). Chiudere accuratamente la pentola, controllare la valvola, accendere il

fuoco e appena si sente il sibilo del vapore regolare la fiamma al minimo e

lasciare cuocere per un’ora.

Aprire la pentola, controllare la cottura e salare. Se necessario cuocere ancora

per qualche minuto a pentola aperta.

Servire con olio e pepe.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 16: Piatti da Salvare Ricette

La Mesciua oppure Mesciüa, mes-ciüa, mescciûa o mesciùa è un piatto tipico

della cucina spezzina e non è difficile indovinare, anche solo per semplice

assonanza, che si tratta di una “mescolanza” di alimenti; nello specifico, è una

zuppa composta da legumi (fagioli cannellini o ceci) e cerali (grano o farro). Si

dice che sia stato inventato in un giorno “di magra”, in cui non cerano

abbastanza fagioli per fare una fagiolata, ne abbastanza grano per fare il pane.

Nella tradizione popolare, si racconta anche che sia nata dall’abitudine, in uso

tra le mogli dei portuali, di mischiare i legumi che cadevano dai sacchi, durante

le operazioni di scarico delle navi. La Mesciua rientra senz’altro tra i tanti piatti

così detti “poveri”, che esaltano i sapori e innalzano la qualità della cucina

italiana. In Liguria viene proposto in moltissime trattorie e nei mercati si

possono acquistare mix di legumi già preparati per la preparazione della zuppa.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

Osteria All’Inferno dal 1905, via Lorenzo Costa La Spezia

DOVE ASSAGGIARLA

Page 17: Piatti da Salvare Ricette

LOMBARDIA

LOMBARDIA – CASSOEULA

Ingredienti:

1 kg di maiale

400 g di luganega

3-4 cotenne fresche

1 piedino

4-6 verzini (salamini di verza)

1,5 kg di verza

Sedano

Patate

Carote

1 cipolla

25 g di olio d’oliva

50 g di burro

Vino bianco secco

Brodo

Salsa di pomodoro

Sale

Pepe

.

CASSOUELA

Ingredienti per 4 persone:

Page 18: Piatti da Salvare Ricette

Preparazione

Bollire lungamente il piedino e le cotenne, per sgrassarli. Far tostare in una

casseruola mezzo etto di burro (non margarina) con un po’ di cipolla.

Aggiungere le cotiche, il piedino e una discreta quantità di coste di maiale. Far

tostare il tutto e quindi aggiungervi un mezzo pomodoro tritato con una piccola

dose di patate tagliate a fatte e di sedano.

Dopo qualche minuto di rosolatura, aggiungervi acqua calda, abbastanza da

coprire tutto quanto è stato messo nella casseruola. Aggiungere quattro o

cinque o sei salamini appositi, detti appunto di verzata. Far cuocere quindi per

quasi due ore; aggiungervi verze ben lavate, in abbondanza, e lasciar cuocere

per un’altra mezzora.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

La Cassoeula, altrimenti casoeula, cassouela, casoela, cassuola o cazzuola

(diminutivo di cazza, tegame) deve, appunto, il suo nome alla casseruola

utilizzata per cucinarla. La stessa pietanza viene anche definita bottaggio,

mutuato dal francese “potage”, minestra e “pot”, pignatta. La preparazione,

così come la conosciamo oggi, risale ai primi del novecento, ma esistono

varianti ben più antiche e di controversa origine. La leggenda popolare

racconta che, al tempo della dominazione spagnola, un ufficiale dell’esercito

occupante, abbia insegnato alla sua amante, la cuoca di una nobile famiglia di

Milano, una ricetta a base di carne di maiale e verze, che riscosse un enorme

successo. Le versioni più verosimili e accreditate sono, però, altre.

Con tutta probabilità le origini della pietanza erano legate alla festività di San

Antonio, il 17 gennaio, che coincideva con la conclusione del periodo di

macellazione dei maiali. E’ dunque prevedibile che la grande disponibilità di

carne suina, abbia incentivato la preparazione di piatti che ne

considerassero l’impiego. E’ altresì plausibile, la versione che sostiene che

la cassoeula derivi da una ricetta barocca che, in origine, presupponeva

l’utilizzo di diversi tipi di carne, tra cui il maiale, e che le condizioni

economiche del popolo, per lo più composto da contadini, l’abbiano

trasformata, adattandola alle proprie necessità, prevedendo l’utilizzo

esclusivo del maiale e, peraltro, delle parti meno pregiate (cotenna, piedini,

testa e costine), più facilmente disponibili per le classi sociali meno abbienti.

Come ogni ricetta tradizionale, la preparazione varia di zona in zona:

Page 19: Piatti da Salvare Ricette

in provincia di Como, ad esempio, non si usano i piedini, ma solo la testa del

maiale e si aggiunge un bicchiere di vino, mentre nel pavese si usano

esclusivamente le costine; nella zona ovest di Milano, dalla Lomellina, fino al

Varesotto, la pietanza si chiama rago e si prepara con la carne d’oca. In alcune

versioni moderne è stato aggiunto il pomodoro, sicuramente non previsto nel

procedimento originale ed è stato abolito l’impiego del burro, sostituendolo con

l’olio di oliva; questo non rende certamente meno sostanzioso un piatto

tipicamente invernale e sicuramente molto calorico.

DOVE ASSAGGIARLA

Al Matarel, in corso Garibaldi, 75 a Milano - tel. (02) 654204, storica trattoria

meneghina, con piatti tipici milanesi e lombardi.

Page 20: Piatti da Salvare Ricette

MARCHE

• 500 g di farina bianca 00

• 4 uova

• 100 g di lombo di lauro

• 100 g di lombo di maiale

• 200 g di regaglie di pollo

• 30 g di lardo

• 200 g di pomodori

• 2 dl di olio di oliva extravergine

• 1 cipolla

• Sale

• Pepe

• Besciamella

• Parmigiano

VINCISGRASSI

Tirare una normale sfoglia e tagliarla a quadretti; quindi lessarli, adagiandoli su

di un panno ad asciugare.

Preparare la besciamella a bagnomaria. Soffriggere il lardo macinato (per dare

profumo al condimento) in olio d’oliva con una cipolla. Tolta la cipolla,

aggiungere il lombo di manzo, il lombo di maiale, le regaglie (tutto tritato),

accompagnare con i pomodori passati al setaccio, con poco sale e un pizzico di

pepe. Cuocere più lentamente possibile.

In una pirofila si passerà uno strato di pasta lessata sulla quale si porrà la salsa

ottenuta con un po’ di besciamella e così per 4 o 5 volte, in altrettanti strati

sovrapposti.

Spolverare con grana grattugiato e mettere a cuocere per 30 minuti in forno a

150° di temperatura.

Preparazione

Ingredienti per 6 persone:

Page 21: Piatti da Salvare Ricette

I vincisgrassi sono una piatto tipico della tradizione gastronomica marchigiana,

in particolare della zona del maceratese. Si tratta di una pasta incassettata,

condita con besciamella, ragù di carne, interiora di pollo (o di anatra o di oca).

Le versioni più raffinate prevedono anche l’impiego di animelle di vitello e di

tartufo nero, visto che le Marche ne producono tutto l’anno e di ottima qualità.

E’ un piatto nobile e antico e, secondo la leggenda, fu l’omaggio di un cuoco, la

cui provenienza è contesa tra anconetani e maceratesi, al principe Windisch-

Graetz (da qui l’origine del nome), generale austriaco giunto a liberare Ancona

alla fine del 700. Di parere diverso, gli storici della gastronomia che sostengono

che in un libro di Antonio Nebbia, famoso cuoce di corte, uscito ben venti anni

prima dell’arrivo del principe, compariva la ricetta per la preparazione di una

salsa per condire i princisgras (grasso di principe), da intendere come piatto

ricco o, appunto, piatto da principe. In effetti i princisgras, pasticcio di pasta e

carne, paiono essere gli antenati dei vincisgrassi; nella ricetta originale, non

comparivano ne il pomodoro, ne la besciamella, che risultano, invece, negli

ingredienti dei vincisgrassi.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

Locanda Hostaria della Posta, Trattoria Antonietta via Garibaldi, 19 Jesi –

tel. 0731 207173. Ai due Cigni di Montecosaro Scalo, raffinato ristorante

aderente all’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo, potete invece assaggiare i

veri e propri Princisgras, che sono la specialità del buon ricordo del ristorante.

DOVE ASSAGGIARLA

Page 22: Piatti da Salvare Ricette

MOLISE

• 150 gr Pasta fatta in casa

• Acqua di cottura

• ¼ Vino rosso ( Tintilia )

• Pepe/diavolillo tritato

LO SCATTONE (ra Scattone )

Di fondamentale importanza e'che la pasta sia rigorosamente fatta in casa, in

preferenza Sagne o Taccozze. Dopo aver cotto per meta' la pasta, prelevarne

una piccola quantità unitamente ad alcuni mestoli dell’acqua di cottura e

versare il tutto in una tazza. Aggiungere un bicchiere di vino rosso locale

precedentemente portato in ebollizione . Impreziosire il piatto con un tocco

finale di pepe o peperoncino ben tritato.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 23: Piatti da Salvare Ricette

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

DOVE ASSAGGIARLA

In origine i contadini molisani, di ritorno dai campi, ingannavano l’attesa del

pranzo con questo piatto. A detta di molte persone anziane lo Scattone “Apr’

lu stommc" : serviva infatti per riscaldarsi ed aprire lo stomaco alle altre

pietanze, non a caso si consumava all'inizio del pasto come prodotto liquido,

soprattutto nelle giornate fredde e di gran fatica nei campi. Ancora oggi lo

scattone e' un antipasto rituale offerto nelle vie del paese. Possiam averne un

assaggio a 'Frammenti d'Antico' a Bagnoli, nella sfilata dei carri di carnevale

e nelle feste patronali. Vino rosso e pepe nella stessa broda di cottura della

pasta ( ' la lavatura e vino' ) , lo rendon un gustoso aperitivo per i contadini,

specie durante il periodo della mietitura e della vendemmia. Perfino negli

Stati Uniti e'stato oggetto di studi scientifici. La Wayne State University di

Detroit divulgo'su una prestigiosa rivista i risultati di una ricerca condotta nel

1973 sulle abitudini alimentari di un paese denominato ‘Cortina d’Aglio’,

pseudonimo in realtà di Bagnoli del Trigno. Lo Scattone si conquisto'

nell'indagine un posto di rilievo per esser stato citato non solo come un

‘salutare mangia-e-bevi’ prima della degustazione vera e propria del pranzo

o della cena, ma per la reputazione acquisita tra gli abitanti quale infallibile

rimedio naturale contro il raffreddore. Infatti consumato prima di andare a

dormire libera le vie respiratorie e predispone ad un miglior risveglio.

RISTORANTE CALICE ROSSO / Domus Area - Complesso

alberghiero CIrconvallazione esterna SNC 86091- Bagnoli del Trigno

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Page 24: Piatti da Salvare Ricette

PIEMONTE

• 300 g di riso

• 60/80 g di salamella d’la duja

• 100 g di lardo

• 150 g di fagioli borlotti

• 2 pomodori

• ½ verza (foglie esterne)

• 1 costa di sedano

• 1 carota

• 1 bicchiere di vino rosso

• Sale

• brodo

PANISCIA ALLA NOVARESE

Comporta l’impiego di brodo di verdure in luogo di brodo di carne, e di lardo in

luogo di burro.

A parte di pongano a cuocere le verdure in acqua (circa 1 litro e ½); si sala il

tutto mantenendo la cottura per circa 2 ore. In altro recipiente si fa soffriggere

un battuto di lardo (o burro) con cipolla. Si può aggiungere a questo punto un

salame “d’la duja”.

Quando tutto sarà ben rosolato unire il riso, rosolarlo ancora con gli ingredienti

sopra descritti, bagnarlo con un bicchiere di buon vino rosso e successivamente

aggiungere, poco alla volta, il brodo con le verdure, che si è messo a cuocere a

parte.

Quando il riso sarà cotto giustamente, ne risulterà un composto piuttosto solido

al punto che, piantandovi dentro il cucchiaio, sia in grado di sostenerlo ritto

(sarà quindi come si usa dire “all’onda”).

Una generosa pepata ed è pronto per essere gustato.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 25: Piatti da Salvare Ricette

Esistono due versioni della “paniscia” quella novarese, descritta nella ricetta

sopra, e quella vercellese che non utilizza le verdure. Nonostante oggi venga

preparata con il riso, che proprio nelle zone del novarese e vercellese raggiunge

produzioni importanti e di grande qualità, un tempo si preparava utilizzando il

“panìco” (o altro cereale poco pregiato); proprio dal temine latino “panicum” (migliaccio) pare derivare l’origine etimologica del nome.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

Circolo della Paniscia , Cavallino Bianco, 2 ladroni.

DOVE ASSAGGIARLA

Page 26: Piatti da Salvare Ricette

PUGLIA

• 50 g di cicerchia

• 50 g di fave secche

• 50 g di fagioli

• 50 g di piselli secchi

• 100 g di grano

• 1 peperoncino

LA CAPRIATA

La sera prima mettere a bagno gli ingredienti in acqua salata; il giorno

successivo scolare l’acqua, sciacquare e mettere il tutto in una pentola.

Aggiungere un peperoncino, aggiustare di sale, versare un po’ d’olio e coprire di

acqua. Cuocere per circa due ore e mezzo, quindi condire con olio extravergine

crudo e servire su due crostini di pane abbrustolito.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 27: Piatti da Salvare Ricette

La capriata è un piatto antichissimo diffuso in tutta la regione con piccole

varianti, a seconda della zona. Le fave secche compaiono quale ingrediente

basilare, a cui si aggiungono, a seconda dell’area di provenienza e della

disponibilità, altri elementi, tra cui cereali e verdure. In Puglia si trova, per lo più,

la versione più semplice, che prevede il semplice accostamento con le cicorie

che, con il gusto leggermente amarognolo, bilanciano perfettamente la

dolcezza delle fave. La versione descritta è, con tutta probabilità, una variante

originaria dalla zona di confine con la Basilicata, dove la stessa preparazione è

conosciuta con il nome di “arrapat” e privilegia l’aggiunta di altri legumi e cereali.

La capriata ha origini antichissime, l’etimologia della parola riporta al greco

“kapiridia”(focaccia fatta di grano pestato). Aristofane nella sue commedia “Le

Rane”, racconta di come Ercole, figlio di Giove, se ne cibasse in abbondanza,

per ritemprarsi prima di intraprendere le sue leggendarie fatiche.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

al ristorante del Borgo Bianco Resort & Spa di Poglignano a mare; Trattoria

Ambasciata Orsarese, via Tenente Iorio, 53 Foggia; Ristorante Peccato di Vino

Otranto.

DOVE ASSAGGIARLA

Page 28: Piatti da Salvare Ricette

SARDEGNA

• 500 g di polpa di maiale

• Costine

• Piedini

• Orecchie

• Ossa di maiale (eventuali)

• 300 g di salsiccia fresca

• 200 g di pancetta

• 500 g di fave secche

• 4 mazzi di finocchietti selvatici

• 2 finocchi

• 2 mazzi di cardi

• Foglie di cavolo

• 2 cipolle lunghe

• 200 g di lardo

• 2 pomodori secchi

• Aglio

• Prezzemolo

• Peperoncino

FAVATA

Tenere le fave ammollate in acqua dal giorno precedente.

Ottenere con le carni il brodo e mettervi a cuocere le fave per circa un'ora

assieme ai finocchietti tagliati a pezzetti.

Appena cotto aggiungere i cardi mondati, le foglie di cavolo, i finocchi, le

cipolline tagliate a fette.

A fine cottura aggiustare di sale grosso, rituffare le carni nel brodo arricchito.

Completare con il pesto ottenuto dal battuto di lardo, dai pomodori e dagli altri

ingredienti.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 29: Piatti da Salvare Ricette

Pane e vino di Sardegna, via Dante 32, Cagliari

DOVE ASSAGGIARLA

Page 30: Piatti da Salvare Ricette

SICILIA

• 400 g di grano tenero

• 300 g di ricotta

• Cacao (o cioccolato a scagliette)

• 200 g di zucchero

• 100 g di zucca candita

• Polvere di cannella

CUCCIA

Pulire accuratamente il frumento, metterlo a bagno in acqua fredda per 24 ore.

Sciacquarlo più volte e lessarlo in abbondante acqua con un cucchiaio di sale

Raggiungerà la cottura dopo non meno di un paio d'ore, quando i chicchi del

frumento risulteranno morbidi ma non sfatti.

Scolare e condire con la ricotta, lo zucchero e la cannella. Setacciare,

aggiungere al composto il cacao, il candito di zucca ridotto a dadini,

amalgamando per bene. Da ultimo spolverare di cacao e servire freddo

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 31: Piatti da Salvare Ricette

Pasticceria Artale, via Landolina 32, Siracusa

DOVE ASSAGGIARLA

Page 32: Piatti da Salvare Ricette

TOSCANA

• 400 g di pane scuro, cotto a legna,

raffermo

• 400 g di fagioli bianchi cannellini

• 400 g di cavolo nero

• Mezza palla di cavolo verza (circa 700 g)

• 300 g di bietola in foglia

• 2 patate medie

• 1 cucchiaio di conserva ( o 300 g di

pelati)

• Timo

• Odori (1 cipolla, 2 gambi di sedano, 2

carote, 2 spicchi d'aglio)

• 150 cc di olio extravergine di oliva

• Sale

• Pepe nero in grani

RIBOLLITA

Lessare i fagioli in 2 litri abbondanti d'acqua ghiacciata; passarne ½ e rimettere

la purea nel brodo di cottura. Fare un battuto con gli odori e farlo rosolare

lentamente nell'olio, con il rimo.

Unire le verdure tagliate a pezzi, salare, pepare e unire la broda dei fagioli,

quindi portare a cottura le verdure e, alla fine, aggiungere i fagioli interi. Unire il

pane a fette, girare bene e togliere dal fuoco.

Lasciar riposare a lungo, poi ribollire per alcuni minuti.

Servire tiepida, con una goccia di olio e pepe appena macinato.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 33: Piatti da Salvare Ricette

Antica Trattoria La Torre, piazza del Comune, Castellina in Chianti (SI)

DOVE ASSAGGIARLA

Page 34: Piatti da Salvare Ricette

TRENTINO

Ingredienti:

120 g di burro

250 g di zucchero

2 uova

60 g di farina

1 bustina di lievito per dolci

½ litro di latte

Sale

700 g di noci sgusciate

300 g di fichi

150 g di pinoli

150 g di uva sultanina

100 g di cedro candito tagliato a dadetti

Una buccia d’arancia grattugiata

Un bicchiere di brandy

ZELTEN

sbattete vigorosamente, in una terrina, il burro, lo zucchero e le uova, unirvi la

farina e il lievito e quindi, mescolando con mestolo, il latte.

Aggiungere metà delle noci a pezzetti, i fichi tagliuzzati, i pinoli interi, il cedro,

l’uva sultanina, la buccia d’arancia e il brandy.

Lavorare il tutto per circa 15 minuti e porlo in una teglia unta e infarinata;

stendere con le mani finché risulta alto circa 1 cm.

Guarnire con le noci tagliate a metà e mettere in forno ben caldo per circa 40

minuti, levare quando la superficie appare color bruno.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 35: Piatti da Salvare Ricette

DOVE ASSAGGIARLA

Lo Zelten è un dolce di chiara influenza mitteleuropea che si prepara

tradizionalmente nel periodo natalizio; la parola zelten deriva dal tedesco

selten, che significa appunto “a volte”. E’ un tipico pane di frutta e rientra nella

categoria dei così detti pani dolci, che consistono sostanzialmente in versioni

arricchite del pane fatto in casa. Non è possibile identificare una ricetta precisa,

esistono infinite varianti, a seconda della vallata di provenienza e delle singole

tradizioni familiari. In generale, è possibile distinguere due tipologie: quella

trentina, che contiene più pasta e meno frutta e quella sudtirolese che utilizza,

invece, una grande quantità di frutta.

Il ritrovamento della ricetta di questo dolce su un antico manoscritto fa risalire le

sue origine fin dal ‘700. Una delle tante leggende della tradizione racconta che

lo zelten veniva preparato il 21 dicembre, vigilia di San Tommaso, da tutta la

famiglia, in particolare dalle giovani donne che vi si dedicavano con grande

dedizione, perché il dolce veniva poi donato al futuro fidanzato o sposo.

Usualmente, in ogni casa se ne preparava uno da consumare in famiglia e altri,

di dimensioni più piccole, da regalare. Dove assaggiarlo:

panificio Bernard, Pozza di Fassa (TN)

Cenni sull’origine del piatto

Page 36: Piatti da Salvare Ricette

UMBRIA

• 100 g di patate

• 100 g di sedano

• 100 g di carote

• 100 g di fagioli

• 100 g di lenticchie

• 100 g di granoturco

• 100 g di ceci

• 100 g di grano

• 100 g di orzo

• 100 g di farro

• 100 g di cicerchie

• 1 cipolla piccola

• Olio extravergine di oliva

• 5-6 dadolini di pane fritto per porzione

• Sale

L’IMBRECCIATA

Mettere a bagno separatamente tutti i legumi e i cereali alla sera e quindi, al

mattino seguente, cuocerli, sempre separatamente, rispettando i diversi tempi di

cottura

In un tegame ben capiente far appassire la cipolla, affettata molto sottile,

nell'olio e in un po' di acqua di cottura dei legumi e aggiungere quindi prima il

sedano e le carote e, quando questi sono giunti a metà cottura, le patate.

A cottura delle verdure quasi ultimata aggiungere tutti i legumi e i cereali e

terminare di cuocerli nella loro acqua di cottura.

L'imbrecciata va servita ben calda con l'aggiunta di crostini di pane appena fritti

e un cucchiaio di olio extravergine di oliva.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 37: Piatti da Salvare Ricette

Il Borghetto Borgo Garibaldi 8, Deruta (PG)

DOVE ASSAGGIARLA

Page 38: Piatti da Salvare Ricette

VALDAOSTA

4 porzioni di filetto

1 carota

1 cipolla

1 gambo di sedano

Burro

Vino rosso

Sale

Pepe

FILETTO A LA “CARBONADE”

Bollire il vino con tutti gli ingredienti, ridurlo a una salsa morbida e trasparente.

Saltare in padella il filetto con rosmarino, aglio, sale e pepe, unire la salsa al

vino.

Lasciare per un attimo che la carne di impregni della salsa al vino, dopo averla

separata dalla salsa mantecate la medesima con dadini di burro.

Adagiare sul piatto un disco di polenta leggermente più largo del filetto stesso

(la polenta naturalmente preparata in anticipo), adagiarvi sopra il filetto, ricoprire

il tutto con la salsa al vino rosso e sulla parte superiore della carne aggiungere

una crema di cipolla frullata.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 39: Piatti da Salvare Ricette

“La carbonade” è un piatto molto antico, originario delle Alpi occidentali e molto

diffuso anche nel sud est della Francia; originariamente veniva preparata

utilizzando carne bovina salata, oggi quasi introvabile. Tipica della Valle d’Aosta,

è una ricetta comune anche nella cucina fiamminga e non è dato sapere quale

delle due tradizioni culinarie può vantarne la paternità. Con tutta probabilità, lo

scambio gastronomico si è verificato durante le lunghe soste a cui erano

costretti i viaggiatori per transitare dal Gran San Bernardo che, un tempo,

metteva in comunicazione l’Italia al nord Europa.

CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO

La Clusaz

DOVE ASSAGGIARLA

Page 40: Piatti da Salvare Ricette

VENETO

• 500 g di fegato di vitello

• 2 cipolle bianche

• 40 g di burro

• ½ bicchiere d'olio di oliva

• Prezzemolo

• Sale

• Pepe

FEGATO ALLA VENEZIANA

Tagliare il fegato a listarelle. Far scaldare in padella l'olio e il burro, versarvi le

cipolle ridotte a fettine sottili e far imbiondire lentamente.

Aggiungere il fegato e cuocere per pochi minuti a fuoco alto. Aggiustare di sale

e di pepe e cospargere con un trito di prezzemolo.

Accompagnare con polenta.

Preparazione

Ingredienti per 4 persone:

Page 41: Piatti da Salvare Ricette

Ristorante Moro, via Piave 192, Venezia

DOVE ASSAGGIARLA