20 - rocca.cittadella.org · 43 Aldo Antonelli Altro e oltre Fatto con amore Rocca 15 ottobre 2018...

5
TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 3.50 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi ISSN 2498-955X bambini in carcere espansione cinese in territorio africano democratici Usa un fenomeno nuovo di comunicazione politica Governo la stretta del Def società contrapposizione tra popolo e élites sanità dopo anni di tagli e traversie CSM laici senza casacca corsi e ricorsi storici la scienza motore di sviluppo nuovo umanesimo Francesco il lavoro, l’economia 20 15 ottobre 2018

Transcript of 20 - rocca.cittadella.org · 43 Aldo Antonelli Altro e oltre Fatto con amore Rocca 15 ottobre 2018...

TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 3.50

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi ISSN 2498-955X

bambini in carcere

espansione cinesein territorio africanodemocratici Usaun fenomeno nuovodi comunicazionepoliticaGovernola stretta del Defsocietàcontrapposizionetra popolo e élitessanitàdopo anni di taglie traversieCSMlaici senza casaccacorsi e ricorsi storicila scienza motoredi svilupponuovo umanesimoFrancescoil lavoro, l’economia

2015 ottobre 2018

44 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoSe una ragazza dice «voglio diventare prete»

47 Autore ignotoCredoDire la fede oggi

48 Carlo MolariTeologiaUn documento antico ma molto istruttivo

50 Silvia PettitiLa voce di ArturoLettera ad Adele Toscano

52 Stefano CazzatoMaestri del nostro tempoJean HyppoliteDa Hegel al postmoderno

54 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaGiuseppe PetronioLetteratura è società

56 Vincenzo AndraousPovertàLe rese e le sconfitte

57 Paolo VecchiCinemaUn affare di famiglia

58 Roberto CarusiTeatroAristofane, oggi

58 Renzo SalviRf&TvLe rane

59 Mariano ApaArteArchitettura

59 Michele De LucaFotografiaMichele Pellegrino

60 Ernesto LuziSpettacoli51° Festival delle Nazioni

60 Giovanni RuggeriSiti InternetCopyright: funzionerà?

61 Libri

62 Carlo TimioRocca SchedeOrganizzazioni in primo pianoCepol (Accademia europea di polizia)

63 Luigina MorsolinFraternitàUn saluto da Ramu

som

mari

o4 Ci scrivono i lettori

6 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

10 Giovanni SabatoNotizie dalla scienza

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Maurizio SalviInternazionaleL’espansione cinese in territorio africano

15 Tonio Dell’OlioCamineiroRiace e l’anima della legge

16 Roberta CarliniGovernoLa stretta del Def

19 Romolo MenighettiOltre la cronacaPaolo VI, quarant’anni fa

20 Ritanna ArmeniSocietàContrapposizione tra popolo e élites

22 Fiorella FarinelliBambini in carcereLa Casa di Leda e le altre

25 Oliviero MottaTerre di vetroLa seconda serata

26 Gian Carlo CaselliConsiglio Superiore della MagistraturaLaici senza casacca

28 Cristiana PulcinelliSanitàDopo anni di tagli e traversie

30 Daniele DoglioNuovi democratici UsaUn fenomeno nuovo di comunicazione politica

33 Marco GallizioliDiario scolastico anno ottavoIl fuoco incrociato di sguardi vissuti

36 Claudio Cagnazzo«Uno vale uno» e «Prima gli italiani»Il nuovo look di un vecchio linguaggio

38 Pietro GrecoCorsi e ricorsi storiciLa scienza motore di sviluppo

40 Brunetto SalvaraniNuovo umanesimoFrancesco, il lavoro, l’economia

43 Aldo AntonelliAltro e oltreFatto con amore

Rocca

15 ottobre2018

20

22

RO

CC

A 1

5 O

TTO

BR

E 2

018

lla «Casa di Leda» di Roma, lacasa-famiglia che dal 2017 acco-glie le donne incarcerate assie-me ai loro figli, il 2 marzo 2018 èarrivato anche papa Francesco.Con grandi uova di Pasqua

per i bambini, piccoli regali e grandi pa-role di speranza per le mamme, espressio-ni di vicinanza e di sostegno a chi ha idea-to, finanzia e gestisce la struttura. Una vi-sita toccante e preziosa.Oggi sono in molti a chiedersi se una casacome quella «di Leda» avrebbe potuto evi-tare la tragedia di Rebibbia di qualche gior-no fa. I due bambini di 9 e di 18 mesi get-tati dalla loro madre nella tromba dellescale del carcere, la più piccola morta sulcolpo, il più grande poco dopo, dopo inu-tili cure all’ospedale del Bambin Gesù. Unatragedia umana, una strage del diritto. Maquando qualche anno fa nell’elegante quar-tiere dell’Eur si diffuse l’informazione cheuna delle lussuose ville confiscate alla cri-minalità e destinate ad un uso pubblicosarebbe diventata un luogo di accoglienzadi detenute, si alzarono soprattutto con-trarietà. Anche ammettendo che sia unabuona cosa evitare che piccoli innocentidebbano crescere tra sbarre e cancelli,perché bisogna farlo proprio qui? Perché

correre il rischio, in questo tranquillo quar-tiere residenziale, di frequentazioni sgra-devoli, di controlli di polizia, e magari an-che di possibili evasioni o conflitti a fuo-co? Perché, inoltre, sobbarcarsi l’onereeconomico di far stare meglio chi si è resocolpevole di un reato?Egoismi, pregiudizi, fantasmi. Il solito li-vore vendicativo contro chi ha sbagliato,la solita idea del carcere come discaricain cui blindare tutti gli errori del mondo.Anche in un quartiere come l’Eur in cuinon è certo il disagio sociale a innescarela caduta di ogni sentimento di umana ecivile solidarietà. Poi le contrarietà si sonoacquietate o almeno ridimensionate, quan-do si è saputo che a finanziare l’attivitàera intervenuta la Fondazione Poste Ita-liane onlus, che all’arredamento e ai gio-chi aveva generosamente pensato Ikea, chela gestione veniva affidata all’associazio-ne di volontariato Roma Insieme. E che ilComune, e quindi le finanze dei cittadini,ci rimettevano poco o niente, visto chel’amministrazione capitolina si sarebbe li-mitata, come in molti altri casi assai menogiustificati ma che non fanno scandalo, apagare le utenze. Con la sapiente e caldavisita di papa Francesco a fare il resto, adare l’esempio e a ricordare a tutti di che

FiorellaFarinelli A

23

RO

CC

A 1

5 O

TTO

BR

E 2

018

la Casa di Ledae le altre

BAMBINI IN CARCERE

pasta dovrebbe essere fatta un’umanitàdegna di questo nome.

i diritti dei bambini

Ma alla domanda se la Casa di Leda avreb-be potuto evitare la tragedia di Rebibbianon si può rispondere. Innanzitutto per-ché quella donna disperata, forse mental-mente instabile, forse travolta da quelladoppia carcerazione, forse troppo sola perreggere l’angoscia e il senso di colpa, inquel contesto sano e accogliente non èpotuta andarci. Perché il giudice ha respin-to la richiesta avanzata dall’avvocato ditramutare la custodia cautelare in attesadi giudizio in arresto domiciliare. E per-ché l’avvocato, che forse della Casa di Ledanon sapeva niente, ha indicato invece undomicilio – presso un amico nigeriano,come nigeriano è il compagno della don-na e padre dei bambini, anche lui detenu-to ma in Germania – che al giudice non èapparso convincente. Già, perché si do-vrebbe considerare affidabile una perso-na che viene dall’Africa, e perché trovareun’alternativa al carcere per la mamma didue bambini che, sebbene di cittadinanzatedesca, è di origini georgiane?Sono tanti e diversi i fili che compongo-

no la matassa maligna di questa tragedia.Il più importante è che, in questo comein altri casi, non si è voluto rispettare ilprincipio, contenuto sia nella Convenzio-ne Onu sui diritti dei bambini sia nellaCarta dei diritti fondamentali dell’Unio-ne Europea, secondo cui sono sempre gliinteressi dei minori a dover essere consi-derati prevalenti. Che cosa significa que-sto, per i bambini più piccoli? Che il lorodiritto a godere delle cure della mamma– è noto che nei primi tre anni di vita ilrapporto anche fisico mamma-figlio èdecisivo per l’equilibrio affettivo – nonpuò avere come automatica conseguenzail dover obbligatoriamente vivere in unambiente che, come il carcere, è la nega-zione di altri diritti fondamentali. Allaluce, all’aria aperta, alla libertà di corre-re, esplorare la realtà, frequentare i coe-tanei, andare all’asilo, essere esposti aglistimoli sensoriali e cognitivi di un conte-sto normale.

le strutture di accoglienza

Ma se i bambini non devono stare in car-cere, anche le mamme che se ne prendo-no cura, ancorché colpevoli di reati – eancor di più se, come nel caso della mam-

2424

RO

CC

A 1

5 O

TTO

BR

E 2

018

BAMBINIINCARCERE

ma di Rebibbia, in attesa di giudizio – de-vono nei limiti del possibile essere custo-dite con i loro figli in contesti adatti. Biso-gna costruirli questi contesti, metterci in-telligenza sociale, umanità, competenzeprofessionali, tutto quello che serve perevitare ai bambini l’alternativa tra starecon la mamma ma tra le sbarre o essereliberi dalle sbarre ma senza la mamma.Ma che dice, in proposito, la legge? In Ita-lia è tuttora in vigore l’Ordinamento Peni-tenziario del 1973 che consente la deten-zione con la mamma dei bambini fino ai 3anni di età. Con la successiva legge 62 del2011, che il limite di età lo innalza a 6 anni,si consente però alle mamme detenute discontare la pena in case-famiglie protetteanche fino ai 10 anni di età dei figli, con lapossibilità di accompagnarli a scuola e diassisterli in ospedale. Case previste per unmassimo di sei nuclei familiari.Nei sette anni trascorsi da quella legge, lecase-famiglie che rispondono ai requisitirichiesti dalla legge sono però solo due,una a Roma e una a Milano, mentre la pre-vista istituzione di appositi Icam – istitutia custodia attenuata per le detenute ma-dri, una via intermedia tra i reparti-nidodei carceri femminili e le case-famiglia – èstata largamente disattesa. Secondo l’XIRapporto dell’associazione Antigone sul-lo stato delle carceri, di questi istituti cene sono al momento solo cinque, con po-chissimi posti disponibili. E a Roma, no-nostante la presenza della sezione femmi-nile del carcere di Rebibbia, non ce n’ènessuno.Passi in avanti anche per lo sviluppo dinuove strutture di accoglienza stavano inverità per essere fatti, nella passata legi-slatura, con una riforma dell’Ordinamen-to Penitenziario che conteneva novità im-portanti in termini di accesso alle «penealternative», cioè a modalità non esclusi-vamente carcerarie di scontare la pena. Inmaggiore coerenza, finalmente, con le suefinalità rieducative, così come sancito inCostituzione, e quindi con un maggiorericorso al valore riabilitativo del lavoro,dell’istruzione e formazione professiona-le, delle relazioni interpersonali e sociali.Tutte attività che richiedono spesso ambi-ti e condizioni poco compatibili con unregime carcerario stretto. Una speranza dimaggiore civiltà, e anche di maggiore effi-cacia della pena, visto che sono proprio idetenuti che non lavorano, che non han-no relazioni sociali, che negli anni dellapena non trovano opportunità e ragioni dicambiamento profondo di se stessi, quelliche ricadono più facilmente nel crimine.

Che dal carcere escono peggiori di comeci sono entrati.

come si è affondata una buona legge

Sappiamo tutti com’è finita, quell’impor-tante riforma, e anche i motivi del suo fal-limento. Se per timore di perdere consen-si – si era a ridosso di una scadenza eletto-rale che si annunciava difficile – il partitoallora al governo decise di rinviare l’ema-nazione dei decreti attuativi a dopo le vo-tazioni, il governo che gli è succeduto hautilizzato quel pavido temporeggiamentoper bloccare del tutto la riforma. Tutto illavoro fatto, lavoro lungo e prezioso di giu-risti, esperti, politici, è andato perduto. Astravincere, per il momento, è il forte ven-to giustizialista e securitario che ha por-tato al potere il governo gialloverde. Il ri-schio di peggiorare una situazione carce-raria già molto critica anche per motivistrutturali – il sovraffollamento, per esem-pio, con 108 detenuti ogni 100 posti letto– è molto concreto. Lo conferma, tra l’al-tro, proprio la reazione ai fatti di Rebib-bia. Nessuna riflessione, dalle parti delgoverno e di chi lo sostiene, sulla disuma-nità della carcerazione di una mamma coisuoi bambini anche per reati non partico-larmente gravi e comunque, come nel casodi Rebibbia, ancora non giudicati. Né,tanto meno, sull’evidente disapplicazio-ne di quanto previsto dalla legge 62 del2011. Solo la discutibile decisione da par-te del giudice di «allontanamento» delladirettrice del reparto e del suo staff, conla solita esibizione muscolare di intran-sigenza punitiva dei veri o presunti col-pevoli. Mentre circola come sempre neisocial il consueto torrente di rancoroseinvettive a proposito dei soldi che toccaspendere per mantenere «tutta questamarmaglia», degli stranieri da rispedirenelle galere dei paesi di provenienza, de-gli assistenti sociali e degli psicologi dalicenziare perché non sanno far altro checoprire i delinquenti, e via elencando. Nonpoteva mancare, e infatti c’è, anche la leg-genda metropolitana delle donne che sifarebbero ingravidare continuamente perevitare il carcere. Come la popolana na-poletana – Sophia Loren – di «Ieri, oggi,domani» di Vittorio De Sica. Come qual-che ragazza Rom dei nostri tempi. Ma ibambini incarcerati con le loro mammesono oggi in tutto solo 62. Un problemacosì insostenibile per un paese ricco eavanzato come il nostro?

Fiorella Farinelli