2 sommario 6 - O.P.I. della Provincia di Perugia€¦ · Oddi, Cinzia Paolucci, Ambra Proietti, ......

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Editoriale ................................. 2 di Renata Buono Il Collegio informa Il sito web del Collegio ................... 3 a cura di Gabriella Carnio Gazzetta Ufficiale 2002 ................... 6 a cura di Mario Bernardini Il Sole 24 ore-Sanità....................... 7 a cura di Donatella Rabassini Spazio aperto L’operatore socio-sanitario: quale contributo all’assistenza? ......... 10 di Luciano Pettinacci C’era una volta l’ancella del medico ... 16 di Virginia Sebastiani L’infermiere di famiglia.................. 17 di Lorella Montanari In primo piano L’attenzione alla ricerca: per un salto di qualità professionale .... 23 di Giovanna Machi Verso la ricerca infermieristica .......... 25 di Michela Dini L’angolo della Segreteria Gli appuntamenti con la formazione e l’aggiornamento ........ 29 a cura della Segreteria del Collegio di PG E DITORE Coordinamento Regionale dei Collegi IP.AS.VI. di Perugia e Terni D IRETTORE R ESPONSABILE Renata Buono R ESPONSABILE DI R EDAZIONE Lorella Montanari S EGRETERIA DI R EDAZIONE Paola Pinti, Nazzareno Basili C OMITATO DI R EDAZIONE Marcello Borchiellini, Mirio Camuzzi, Luciana Cavalli, Nora Marinelli, Silvana Oddi, Cinzia Paolucci, Ambra Proietti, Donatella Rabassini G RUPPO E DITORIALE PER «I N P RIMO P IANO » Sergio Angeletti, Patrizia Borghesi, Gabriella Carnio, Michela Dini, Franca Gasparri, Giovanna Machi, Mauro Petrangeli, Aviano Rossi P ROGETTO E G RAFICA Arti Grafiche Antica Porziuncola Cannara (Pg) C HIUSO IN DATA 3/10/2002 A UTORIZZAZIONE Registrato presso il Tribunale di Perugia n. 45 del 24/11/1997 ANNO IV – N. 3 LUGLIO/SETTEMBRE 2002 sommario sommario

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Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2di Renata Buono

Il Collegio informa

Il sito web del Collegio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3a cura di Gabriella Carnio

Gazzetta Ufficiale 2002. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6a cura di Mario Bernardini

Il Sole 24 ore-Sanità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7a cura di Donatella Rabassini

Spazio aperto

L’operatore socio-sanitario:quale contributo all’assistenza? . . . . . . . . . 10

di Luciano Pettinacci

C’era una volta l’ancella del medico . . . 16di Virginia Sebastiani

L’infermiere di famiglia. . . . . . . . . . . . . . . . . . 17di Lorella Montanari

In primo piano

L’attenzione alla ricerca:per un salto di qualità professionale . . . . 23

di Giovanna Machi

Verso la ricerca infermieristica . . . . . . . . . . 25di Michela Dini

L’angolo della SegreteriaGli appuntamenti con la formazione e l’aggiornamento . . . . . . . . 29

a cura della Segreteria del Collegio di PG

EE DD II TT OO RR EE

Coordinamento Regionaledei Collegi IP.AS.VI. di Perugia e Terni

DD II RR EE TT TT OO RR EE RR EE SS PP OO NN SS AA BB II LL EE

Renata Buono

RR EE SS PP OO NN SS AA BB II LL EE DD II RR EE DD AA ZZ II OO NN EE

Lorella Montanari

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Paola Pinti, Nazzareno Basili

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Marcello Borchiellini, Mirio Camuzzi,Luciana Cavalli, Nora Marinelli, SilvanaOddi, Cinzia Paolucci, Ambra Proietti,

Donatella Rabassini

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Sergio Angeletti, Patrizia Borghesi, Gabriella Carnio, Michela Dini, Franca

Gasparri, Giovanna Machi,Mauro Petrangeli, Aviano Rossi

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Arti Grafiche Antica PorziuncolaCannara (Pg)

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3/10/2002

AA UU TT OO RR II ZZ ZZ AA ZZ II OO NN EE

Registrato presso il Tribunale di Perugian. 45 del 24/11/1997

ANNO IV – N. 3 LUGLIO/SETTEMBRE 2002

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Ed ora di nuovo si vota...Per un cittadino che crede nella democrazia del proprio Paese, il momentodelle votazioni per contribuire a decidere quale forza politica decideràdella vita sociale, economica e legislativa della nazione è importantee decisivo, è un diritto, ma anche un dovere.Anche se si perde!Queste considerazioni sono altrettanto vere anche in un ambito più ristrettocome quello professionale.Con le elezioni che ogni tre anni avvengono, si decide quale gruppo di colleghi guiderà il Collegio, indirizzerà la politica infermieristica,realizzerà il programma delle attività approvato dall'Assemblea, utilizzandocon razionalità e parsimonia le risorse economiche provenienti dalle quoteannuali degli iscritti.Perché questo avvenga sono indispensabili due ingredienti principali:

• il primo è rappresentato dai colleghi che si metteranno a disposizionedella comunità professionale per essere eletti, manifestando, attraversol'apposito modulo che trovate nelle pagine della Rivista, la propria candidatura e che verrà resa nota agli elettori presso la sede di ogni singolo Collegio. I candidati dovrebbero essere numerosi perché vi siaun'ampia possibilità di scelta ed essere sia delle diverse tipologie professionali che dei diversi ambiti lavorativi.

• il secondo ingrediente è costituito dai votanti che anche questi dovrannoessere numerosi per offrire al nuovo consiglio direttivo un mandato fortee vero.

Solo così infatti potrà essere il reale rappresentante di tutti gli iscritti.E allora, quando sarete convocati, non esitate, andate ad esprimere il vostro voto, i giorni e gli orari che presto vi comunicheremo sicuramenteve lo permetteranno.Servono idee e persone o meglio persone con le idee!!!O candidati o elettori, ognuno di noi ha un ruolo ed allora esercitiamolocon la consapevolezza di contribuire, anche esercitando questo diritto/dovere,al progresso ed allo sviluppo continuo delle tre professioni che costituisconoil nostro Albo.

Renata Buono

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Dalla fine di ottobre

Il sito web del Collegioa cura di Gabriella Carnio �

IL COLLEGIO INFORMA

3luglio/settembre

ABBIAMO VOLUTO CREARE un sito che possafavorire l’integrazione, l’informazionee il confronto all’interno della nostraprofessione.

Vi troverete le news, notizie relative al fun-zionamento del Collegio e tutte le infor-

Finalmente siamo arrivati allamessa in rete del nostro sito il cuiposticipato «debutto» è statocausato da problemi tecnici lega-ti all’impostazione in rete del sito.

mazioni utili della segreteria, una parte de-dicata alla legislazione infermieristica e diinteresse per la professione, una parte de-dicata alla formazione, alla libera profes-sione, al Cives, all’E.C.M.

Troverete inoltre un archivio della nostraRivista regionale, tutte le opportunità di ag-giornamento e quelle lavorative.

E per aprirci al confronto, una serie diLinks di carattere specifico e di interesse ge-nerale. Accogliamo i suggerimenti di chinavigando volesse contribuire all’imple-mentazione e lo sviluppo del nostro sito.

CHISIAMO?

NOVITÀ

SEGRETERIA

Mappa del sitoMappa del sito

@ componenti Consiglio Direttivo@ quanti siamo?@ componenti Collegio dei Revisori dei conti

@ orario di apertura al pubblico@ indirizzo e.mail; numero telefonico @ «referenti» del Collegio

@ es. = operatore socio-sanitario

@ iscrizione albo@ autocertificazione; certificato albo@ trasferimento da/a@ cambio residenza@ cancellazione@ tesserino

@ riscossione quote annuali@ quesiti@ colloqui@ festa del patrono della città@ abolizione registrazione diploma@ biblioteca

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IL COLLEGIO INFORMA

4 luglio/settembre

@ D.L.19.06.1999 n. 229@ ccnl 1999/II° biennio economico 00/01@ piano sanitario nazionale 1998/2000@ legge tutela maternità@ sicurezza sul lavoro@ D.L. 26.11.1999 n. 532 @ codice europeo buona condotta@ parità uomo-donna-prov. 07.06.2002@ D.P.C.M. 29.11.2001 – lea@ legge 23.12.78 n. 833

normative di interesse sanitario @ legge 29.12.1993 n. 578@ D.M. 31.03.1994/circ. 12.07.01 n. 2198@ legge 03/04/2001 n. 120@ legge 08.02.2001 n. 12@ circolare 28.03.2001 n. 4@ decreto 03.08.2001@ linee guida cure palliative

@ decreto 25.01.2001@ ospedale senza dolore@ elisoccorso: linee guida@ salute mentale

normative per cittadini stranieri@ comunitari@ extracomunitari@ 10 regole per l’assistenza sanitaria

agli stranieri@ 10 regole per l’assistenza sanitaria

agli immigrati@ leggi interesse per lo straniero

gazzetta ufficiale@ varie leggi pubblicate

b.u.r.@ varie pubblicazioni

normative universitarie@ approvazione tabella XVIII@ regolamento recante norme concernenti

l’autonomia didattica degli atenei@ D.M. lauree triennali@ D.M. lauree specialistiche@ legge 1/2002

master I° livello@ master funz. coordinamento@ master in sanità pubblica

@ master in area pediatrica

università di Perugia@ sito università di Perugia@ bando lauree triennali@ percorso formativo@ ordinamento didattico@ tesi@ numeri utili

università d’Italia

@ codice deontologico@ tariffario@ norme di comportamento@ previdenza obbligatoria 10/2/96 n. 103@ legge 05.02.1992 n. 175,

pubblicità san.@ D.M. 16.09.1994 n. 657,

pubblicità san.

@ adempimenti necessari@ regolamento relativo a criteri per

il riscatto di attività prof.li precedenti@ approvazione delibera n.

102/00/prv IP.AS.VI.@ relazione del convegno 1-2 dicem-

bre ’01@ link

VARIELEGGI

FORMAZIONE

LIBERAPROFESSIONE

LEGGI

normative del Collegio@ D.Lgs. c.p.s. 13.09.1946 n. 233@ DPR 05.04.1950 n. 221@ legge 29.10.1954 n. 1049@ codice civile art. 2229@ obbligatorietà iscrizione albonormative della professione inf.ca@ legge 26.02.1999 n. 42@ D.M. 14.09.1994 n. 739

@ codice deontologico @ G.U. 14.10.1996 n. 241; tabella

XVIII° ter@ il patto infermiere-cittadino@ D.M. 17.01.1997 n. 69 – a.s.@ D.M. 17.01.1997 n. 70 – i. pediatrico@ legge 10.08.2000 n. 251@ legge 08.01.2002 n. 1@ figure di supporto

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IL COLLEGIO INFORMA

@ lettera ministro della salute su e.c.m.@ informazioni su e.c.m.

@ circolare 05.03.2002 n. 448

@ trasferimenti con cambio/mobilità@ offerte di lavoro@ art. 19 – domanda di mobilità

@ concorsi @ link

@ istruzioni per pubblicare in rivista@ componenti comitato di redazione

@ rivista infermieristica

@ vari appuntamenti con la formazione e l’aggiornamento

@ codice deontologico@ patto infermiere-cittadino

@ comitato etico

in fase di costruzione

@ siti istituzionali nazionali@ siti interesse professionale infermieristico

@ siti istituzionali regionali@ siti associazioni

@ az. Sanitarie Umbria(n. telefonici; sito internet)

@ Regione Umbria(n. telefonici; sito internet)

@ Comune Perugia(n. telefonici; sito internet)

E.C.M.

LAVORO

RIVISTA

AGGIORNA-MENTO

ETICA EDEONTOLOGIA

F.A.Q.

LINK

INDIRIZZIUTILI

PENSACIPENSACI

ELEZIONE DEL NUOVOCONSIGLIO DIRETTIVO

COLLEGIOREVISORI DEI CONTI

un impegno importante

TRIENNIO 2003-2005TRIENNIO 2003-2005

@ consiglio direttivo@ statuto/notizie@ griglia iscrizione

@ normative protezione civile@ linkCIVES

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VI PROPONIAMO UNA recensione delle leggie dei decreti più interessanti rilevati dal-la Gazzetta Ufficiale. Per ragioni di spa-zio verranno pubblicati i riferimenti at-

traverso cui risalire sia al numero della Gazzet-ta che all’articolo. Ove gli iscritti fossero interes-sati ad acquisire il testo integrale, possono fa-re riferimento al Collegio di appartenenza.

G. U. del 27.05.2002 n. 122Presidenza del Consiglio dei MinistriDecreto 16 aprile 2002Linee guida sui criteri di priorità per l’acces-so alle prestazioni diagnostiche e terapeuti-che e sui tempi massimi di attesa

G. U. del 18.06.2002 n. 141Comunicato del Ministero del lavoroe delle politiche sociali

Approvazione della delibera n. 102/00/prvadottata in data 12 dicembre 2002 dall’IPASVI

G. U. del 19.06.2002 n. 142Presidenza del Consiglio dei Ministridipartimento della funzione pubblicaDecreto 14 dicembre 2001Modifica del decreto 18 ottobre 1999 relati-vo alle modalità di trasferimento dei contri-buti a favore dell’ARAN per il comparto sanità

G. U. del 25.06.2002 n. 147Ministero della saluteDecreto 14 giugno 2002 Disposizioni di principio sull’organizzazione esul funzionamento dei servizi per le tossicodi-pendenze delle aziende unità sanitarie locali– SER.T, di cui al decreto ministeriale 30 no-vembre 1990, n. 444

IL COLLEGIO INFORMA

Gazzetta Ufficiale 2002a cura di Mario Bernardini

Se vuoi proporre la tua CANDIDATURAcompila la scheda e consegnala alla Segreteria del tuo Collegio

SCHEDA CANDIDATI COLLEGI IP.AS.VI.

Provincia di

l sottoscrittsi candida quale membro del Consiglio Direttivo

Firma

l sottoscrittsi candida quale membro del Collegio dei revisori dei conti

Firma

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IL COLLEGIO INFORMA

7luglio/settembre

G. U. del 08.07.2002 n. 158Decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138Interventi urgenti in materia tributaria, di pri-vatizzazioni, di contenimento della spesa far-maceutica e per il sostegno dell’economia an-che nelle aree svantaggiate

G. U. del 09.07.2002 n. 159Ministero della SaluteDecreto 18 giugno 2002 Autorizzazione alle regioni a compiere gli at-ti istruttori per il riconoscimento dei titoli abili-tanti dell’area sanitaria conseguiti in paesi ex-tracomunitari ai sensi dell’art. 1, comma 10-ter, del decreto-legge 12 novembre 2001, n.402, convertito in legge dall’art. 1 della leg-ge 8 gennaio 2002, n. 1

G. U. del 03.08.2002 n. 181Ministero della Salute e Ministero della GiustiziaDecreto 10 aprile 2002Individuazione del personale operante negliistituti penitenziari, nei settori della preven-

zione e della assistenza ai detenuti e agli in-ternati tossicodipendenti(supplemento ordinario n. 159)

G. U. del 26.08.2002 n. 199Legge 30 luglio 2002 n. 189Modifica alla normativa in materia di immi-grazione e di asilo(supplemento ordinario n. 173)

G. U. del 27.08.2002 n. 200Ministero della SaluteDecreto 2 agosto 2002Integrazione del decreto del ministro dellasalute del 18 giugno 2002, recante l’autoriz-zazione alle regioni a compiere gli atti istrut-tori per il riconoscimento dei titoli abilitantidell’area sanitaria conseguiti in paesi extra-comunitari ai sensi dell’art. 1, comma 10-ter,del decreto-legge 12 novembre 2001, n.402, convertito in legge dall’art. 1 della leg-ge 8 gennaio 2002, n. 1 �

Il Sole 24 ore-Sanitàa cura di Donatella Rabassini

Livelli essenziali di assistenzae recepimento nelle regioniIn quasi tutte le regioni è stata esclusa lachirurgia estetica, mentre i certificati per losport, specie per i minori, sono rimasti qua-

si ovunque nei LEA, come i cicli già inizia-ti di terapia riabilitativa ambulatoriale.

Alcune prestazioni «sulle quali individua-re modalità più appropriate di erogazione»sono state in due regioni spostate a livellodi D.H. Chiariti inoltre l’8 agosto alcuni pun-ti, come l’esclusione della sola specialisticaambulatoriale di rieducazione funzionale.

Rimaste in sospeso le visite fiscali, il fi-nanziamento delle agenzie per l’ambien-te e per l’assistenza agli stranieri. L’Umbriaha escluso tutte le prestazioni tranne le vi-site agli studenti nelle scuole e ai disabili.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 31/326-19 agosto 2002)

Rubrica di informazione: vi pro-poniamo brevi flash delle notiziepiù interessanti tratte dal «Il So-le 24 Ore-Sanità». Per la visionecompleta degli articoli ci si puòrivolgere alla segreteria del pro-prio Collegio di appartenenza.

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IL COLLEGIO INFORMA

8 luglio/settembre

Day surgery: tracciata la rottaLa conferenza Stato-Regioni ha ap-

provato le «Linee guida per le attivitàdi Day Surgery» che dovranno esseresempre più incrementate per una mi-gliore adeguatezza delle prestazioni edell’assistenza e per la razionalizzazionedelle risorse nella rete organizzativaospedaliera.

Nel numero 27 agosto-2settembre ven-gono pubblicate per esteso precedute daun commento, mentre nel successivo nu-mero del 3-9 settembre viene tracciato unbilancio della diffusione del ricorso alla chi-rurgia di 1 giorno (maggiore al nord e alcentro e minore nel sud) e viene analiz-zato e descritto il metodo messo a puntodal Ministero e dall’Asp del Lazio per laverifica dei 43 Drg a «rischio». Da notareche l’Umbria risulta la Regione col minornumero di Drg eccedenti i valori soglia na-zionali (solo 96 ricoveri inappropriati con-tro i 33.376 della Puglia).(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 33 27ago-2sett 2002 e n. 34 3-9 settembre2002)

Check up adiConfrontando gli anni 1999 e 2000 il

bilancio non risulta rallegrante nonostan-te PSN e PSR che pun-tano al potenziamentodel territorio.

L’ADI si attesta sui240.000 utenti (l’1,6%di incremento) di cuil’80% maggiori di 65anni con circa 24 ore diassistenza a testa, ingran parte erogato dapersonale infermieristico.L’ADI quindi non sembra aver mutato lapropria caratteristica di servizio destinatoprincipalmente agli anziani, dominio qua-si esclusivo della professione infermieristica.

(N.D.R.: C’è da dire che l’Umbria si at-testa a circa il 2% di assistiti rispetto allapopolazione totale, allineandosi alle di-rettive nazionali) Anche nella nostra re-gione si registra un calo degli utenti in ca-rico. I dati della ricerca, potrebbero esse-re falsati da mancate compilazioni deimoduli di rilevazione da parte di alcuneAsl, come fa notare l’autore dell’articolo.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 34 3-9settembre 2002)

Check up territorio«Diminuiscono le strutture pubbliche

ma crescono quelle accreditate... i datisulle caratteristiche organizzative delle Aslsono singolari: i distretti – che in base al-la riforma ter, averebbero dovuto diven-tare i cardini dell’assistenza sul territorio –sono diminuiti da 942 a 923» il calomaggiore si è registrato proprio in Um-bria dove sono passati da 42 a 12. I DSMsono più o meno stabili, come i posti let-to nei centri residenziali in cui il calo deipubblici è compensato dall’aumento deiprivati. È cresciuto invece il tasso di utiliz-zo delle strutture semiresidenziali. In ge-nerale le strutture sanitrie territoriali pub-bliche sono lievemente diminuite a favo-re di quelle private accreditate, con unaprevalenza di queste ultime al centro-sud.

Tra le strutture, quellesemiresidenziali privateaccreditate sono triplica-te, mentre cala l’offertaper tossicodipendenti eassistenza pubblica aimalati di Aids non con-trobilanciata da un au-mento di quelle private.Sul fronte degli anziani ilpubblico è rimasto sta-

bile, il privato è aumentato anche se inmisura debole.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 34 3-9settembre 2002)

Da notare che l’Umbriarisulta la Regione col mi-nor numero di Drg ecce-denti i valori soglia nazio-nali (solo 96 ricoveri inap-propriati contro i 33.376della Puglia)

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IL COLLEGIO INFORMA

9luglio/settembre

L’autunno rovente in aziendaIl contratto dei Dirigenti non è l’unico

obiettivo da raggiungere.Annalisa Silvestro di sente lusingata e

si chiede come mai i circa 500 dirigentiinfermieri danno tanta preoccupazioneagli oltre 117.000 dirigenti medici e non.Prospetta una forte collaborazione tramedici e infermieri per la gestione sani-taria del paziente non solo in ospedale,ma specialmente sul territorio dove au-spica per la nostra professione il traguar-do della dirigenza sanitaria.

«L’organizzazione del lavoro che cam-bia – sottolinea – assegna al dirigente in-fermiere il governo della parte prevalen-te dell’assistenza al paziente. In questoambito il medico resta il coordinatore del-l’unità operativa, chiede risposte ai precisiobiettivi che lui stesso fissa, ma il percorsocon cui raggiungerli lo decide il neo-diri-gente».

Per quanto riguarda il fantasma dellacarenza infermieristica la Silvestro spiegache il provvedimento del Governo (conla legge 1/2002) aveva l’obiettivo di da-re agli infermieri un messaggio positivo edi invogliare i giovani ad intraprendere laprofessione: equipollenza dei titoli, for-mazione, remunerazione del lavoro ex-tra sono il riconoscimento di una profes-sionalità che non può essere sostituibilecon quella degli extracomunitari.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 34 3-9settembre 2002)

Nessuna paura ma vogliamopiù chiarezza

I sindacati dei medici a parole non so-no contrari ai dirigenti infermieri, ma espri-mono preoccupazione per l’unitarietà deitrattamenti che spettano ai malati, oltre adessere preoccupati per la nascita di nuovisindacati di categoria che renderanno an-cora più complesse le contrattazioni.

Altra preoccupazione è quella di unachiara definizione di ruoli e funzioni, ol-tre alla eventualità che per la scarsità difondi i posti dei nuovi dirigenti infermierivengano creati a discapito di altre pro-fessioni.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 34 3-9settembre 2002)

Professioni: autonomia è farcrescere tasse e balzelli

Più della metà dei posti assegnati al-le Università per i 22 profili di area sani-taria sono per gli Infermieri, ma sono co-munque inferiori al turn over e alle ri-chieste della categoria, senza contare che,specie al Nord, il numero delle domandenon supera mai i posti disponibili. Le pro-cedure dell’esame di ammissione (dovele domande superino i posti disponibili)sono stabilite con decreto e l’esame sisvolge in una data unica in tutte le Uni-versità. I quiz, definiti in ogni Ateneo, so-no uguali per tutti gli indirizzi. Tutti i corsihanno durata triennale con 4500 ore diattività e la frequenza è obbligatoria peralmeno il 75% del monte ore. Tutti i cor-si hanno 25 esami da superare più l’esa-me di stato abilitante alla professione.

Quasi tutti gli atenei accettano l’iscri-zione tramite posta, alcune tramite fax ointernet. Le tasse di iscrizione sono stabili-te autonomamente e solo 5 Universitànon fanno pagare alcuna tassa. Variabiledal 20 agosto al 4 settembre la scaden-za per la presentazione delle domande.

In sostanza ogni anno la gestione del-le procedure di ammissione migliora, maancora sarebbe auspicabile l’intervento sualcuni obiettivi: iscrizione e pagamentodella tassa tramite internet ed elimina-zione della marca da bollo per le Uni-versità che ancora la prevedono.(Il Sole 24 ore Sanità Anno V n. 31/326-19 agosto 2002) �

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ÈORMAI NOTO A TUTTI come negli ultimidecenni si sia radicalmente modifi-cata la struttura demografica del no-stro paese e dei paesi appartenenti

al cosiddetto mondo occidentale. Il costante aumento della popolazio-

ne anziana e la continua riduzione deltasso di natalità, provoca come è natu-rale, una inevitabile ricaduta nei servizisociali, assistenziali e sanitari.

Le proiezioni degli esperti indicano chenel 2015 nel nostro paese le persone con

più di 65 anni rappresenteranno il 40%della popolazione. Contemporaneamentesi è modificata anche la struttura della fa-miglia e sono aumentate in modo consi-derevole le famiglie composte da un so-lo componente. Appare evidente che inquesta dimensione i bisogni delle personeanziane si sono imposti prepotentementeall’attenzione di chi deve orientare il siste-ma dei servizi socio-sanitari.

Uno degli effetti determinati da talesituazione è stato l’aumento costante de-gli operatori addetti all’assistenza.

Gli operatori di supportonell’ambito socio-assistenziale

Nel contesto appena descritto sonostati definiti profili come l’Operatore So-cio Assistenziale (OSA) o l’Addetto all’As-sistenza di Base (AAdB), cioè operatoriche assistono prevalentemente anziani odisabili nelle attività di vita quotidiana.

Gli ambiti nei quali gli operatori sud-detti sono inseriti sono: i servizi domici-liari, le case di riposo, le case albergo,con un’utenza prevalentemente costituitada persone in situazioni di ridotta auto-nomia.

Si è registrato in tali contesti un pro-gressivo spostamento delle richieste di in-tervento da una generica area di assisten-za-aiuto ad esigenze di assistenza direttaalla persona. Agli operatori, anche se non

SPAZIO APERTO

Con il mutamento della strutturademografica e delle patologie è inprogressivo aumento, nel nostropaese, la richiesta di assistenzasocio-sanitaria. Questo, insiemeanche all’evoluzione di alcuneprofessioni sanitarie come l’infer-mieristica,ha favorito lo sviluppodi operatori di supporto ai qualiattribuire l’assistenza di base.Nelfebbraio del 2001 è stato indivi-duato il profilo dell’operatore so-cio-sanitario.Quali miglioramen-ti è lecito aspettarsi con l’inseri-mento di questa figura nellestrutture socio-sanitarie?

10 luglio/settembre

L’operatore socio-sanitario:quale contributo all’assistenza?

di Luciano Pettinacci �

� Ufficio formazione del Personale, Az. Ospedalieradi Perugia

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appartenenti all’area sanitaria è sempre piùrichiesto di saper utilizzare tecniche assi-stenziali di tipo infermieristico, di conoscerestrumenti ed attrezzature per la riabilitazio-ne e di saper gestire relazioni critiche co-me quelle con gli utenti e familiari.

Inoltre si è avvertita sempre più l’esi-genza di superare la divisione spesso ri-gida, tra l’area sociale e quella sanitaria.Nella seconda metà degli anni ’90, nelsettore socio sanitario si cominciò a pro-porre l’istituzione di una figura assisten-ziale non specialistica che integrasse lecompetenze tipiche dell’Operatore Tecni-co addetto all’Assistenza (OTA) con quel-le altrettanto tipiche dell’AAdB. AlcuneRegioni (Emilia Romagna, Veneto, Tren-tino) hanno dato luogo alla sperimenta-zione di percorsi formativi unici per en-trambe le figure.

Tutto ciò motivato principalmente: dal-la tendenza alla destituzionalizzazione delmalato, dell’anziano, del disabile, e lascelta della casa come luogo privilegiatodi cura, dalla necessità di un integrazionedelle prestazioni sociali e sanitarie, dallatendenza ad una limitazione del numerodelle figure professionali di comparto. Inpratica un sistema professionale dove ven-gono definite vaste aree di competenzecomuni che permettano agli operatori diinserirsi in contesti ampi ed aree di ap-profondimento specifico.

Gli operatori di supportonell’ambito sanitario

Nell’ambito sanitario la necessità di unoperatore di base a cui assegnare sem-plici attività, si può far risalire senz’altro al-l’abrogazione, avvenuta agli inizi degli an-ni ’80 della figura dell’infermiere generico(L. 243/80).

Ciò determinò, accanto ad alcuni ef-fetti positivi, anche dei risvolti negativi co-me ad esempio: l’affidamento di man-

sioni di tipo alberghiero e di assistenza dibase all’infermiere professionale con unaconseguente dequalificazione e frustrazio-ne di quest’ultima figura; l’insufficientesoddisfazione dei bisogni di base e di ti-po alberghiero degli utenti ricoverati.

A tale situazione si cercò di porre rime-dio negli anni successivi prima con l’istituzio-ne dell’Ausiliario Socio-Sanitario Specializza-to (DM 45/84), al quale vennero affidati, ol-tre che le tradizionali attività di sanificazio-ne ambientale, anche compiti semplici diassistenza diretta in collaborazione con ilpersonale infermieristico; poi, all’inizio deglianni novanta, con l’istituzione del profilodell’Operatore Tecnico addetto all’Assisten-za (DPR 384/90), che prevedeva un allar-gamento delle mansioni di tipo assistenzia-li. Lo stesso Decreto indicava, inoltre, comenecessaria la revisione dei modelli organiz-zativi delle équipe assistenziali per ottimiz-zare il lavoro infermieristico.

I risultati di tale processo sono statinella maggior parte dei casi deludenti,soprattutto per: 1) lo scarso impegno del-le direzioni dei servizi sanitari a speri-mentare nuovi modelli organizzativi enuovi piani di lavoro, per cui il persona-le formato assumeva la nuova qualificama in molti casi continuava a svolgerele mansioni pregresse; 2) l’atteggiamen-to degli stessi operatori volto a conside-rare il passaggio di qualifica più comeuna semplice progressione economicapiuttosto che un avanzamento professio-nale ed assunzione di nuove responsabi-lità; 3) un allargamento delle mansioniforse non sufficiente a permettere, daparte dell’OTA, un supporto più incisivoall’assistenza.

In merito a quest’ultima considerazione,va detto che la complessità dei processi dicura, richiede un apporto sempre mag-giore dei caregivers, siano essi i familiari ogli operatori di ruolo come nel caso del-l’OTA. È sempre più frequente che, specie

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12 luglio/settembre

TABELLA 1

Provvedimento 22 febbraio 2001«Accordo tra il Ministro della Sanità, il Ministro per la Solidarietà Sociale e le regioni e provincie autonome di Trento e Bolza-no, per la individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’operatore socio sanitario e per la definizionedell’ordinamento didattico dei corsi di formazione» Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 91 del 19/4/2001. Omissis….

Allegato A (elenco delle principali attività previste per l’operatore socio-sanitario)1) Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero: assiste la persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle at-tività quotidiane e di igiene personale; realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico; collabora ad attivitàfinalizzate al mantenimento delle capacità psicofisiche residue, alla rieducazione, alla riattivazione e al recupero funzionale;realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi; coadiuva il personale sanitario e sociale nell’assistenza almalato anche terminale e morente; aiuta la gestione dell’utente nel suo ambito di vita; cura la pulizia e l’igiene ambien-tale. 2) Intervento igienico-sanitario e di carattere sociale: osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizionidi rischio-danno dell’utente; collabora all’attuazione degli interventi assistenziali; valuta, per quanto di competenza, gli inter-venti più appropriati da proporre; collabora all’attuazione di sistemi di verifica degli interventi; riconosce e utilizza linguaggie sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative; mette in atto relazioni-comunicazio-ni di aiuto con l’utente e la famiglia, per l’integrazione sociale e il mantenimento e recupero dell’identità personale. 3) Sup-porto gestionale, organizzativo e formativo: utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rile-vato durante il servizio; collabora alla verifica della qualità del servizio; concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo,alla realizzazione dei tirocini e alla loro valutazione; collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequentacorsi di aggiornamento; collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici. Allegato B (competenze dell’operatore socio-sanitario)COMPETENZE TECNICHE: in base alle proprie competenze e in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani dilavoro. È in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli, ecc…). È in grado di collaborare con l’utente e la sua famiglia: nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene ecambio biancheria; nella preparazione e/o aiuto all’assunzione dei pasti; quando necessario, e a domicilio, per l’effet-tuazione degli acquisti; nella sanificazione e sanitizzazione ambientale. È in grado di curare la pulizia e la manuten-zione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pa-sti. Sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare. Sa garantire la raccolta e lo stoc-caggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e dei campioni per gli esami diagnostici, secon-do protocolli stabiliti. Sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamentodelle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendi-mento e mantenimento di posture corrette. In sostituzione e appoggio dei familiari e su indicazione del personale pre-posto è in grado di: aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi me-dicali di semplice uso; aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie; osservare, riconoscere e riferire alcuni dei piùcomuni sintomi di allarme che l’utente può presentare (pallore, sudorazione, ecc…); attuare interventi di primo soccor-so; effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse ed effettuare iniezioni intramuscolari; controllare e assistere lasomministrazione delle diete; aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero e ilmantenimento di capacità cognitive e manuali; collaborare a educare al movimento e favorire movimenti di mobiliz-zazione semplici su singoli e gruppi; provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella-carrozzella; collaborarealla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento; utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicu-rezza dell’utente, riducendo al massimo il rischio; svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il di-sbrigo di pratiche burocratiche; accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi. COMPETENZE RELATIVE ALLE CONOSCENZE RICHIESTE: conosce le principali tipologie di utenti e le problematiche connesse; conosce le di-verse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati; riconosce per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appro-priate per rapportarsi all’utente sofferente, disorientato, agitato; è in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condi-zioni dell’utente per le quali è necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche; conosce le modalità di rilevazio-ne, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi all’utente; conosce le condizioni di rischio e le piùcomuni sindromi da prolungato allettamento e immobilizzazione; conosce i principali interventi semplici di educazione allasalute, rivolti agli utenti e ai loro famigliari; conosce l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle reti informali. COMPETENZE RELAZIONALI: sa lavorare in équipe; si avvicina e si rapporta con l’utente e con la famiglia, comunicando in mo-do partecipativo in tutte la attività quotidiane di assistenza; sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolandoal dialogo; è in grado di interagire, in collaborazione con il personale sanitario, con il malato morente; sa coinvolgerele reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori; sa sollecitare e organizzare momentidi socializzazione, fornendo sostegno alla partecipazione a iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che in ambitoresidenziale; è in grado di partecipare all’accoglimento dell’utente per assicurare una puntuale informazione sul Servi-zio e sulle risorse; è in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità; affiancandosi ai tiroci-nanti, sa trasmettere i propri contenuti operativi.

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nella gestione delle situazioni protratte ecomplesse, familiari o persone del volon-tariato adeguatamente formate debbanoeseguire atti anche relativamente com-plessi; pertanto non si vede perché le stes-se attività non possano essere svolte daoperatori qualificati come gli OTA.

Probabilmente i limiti imposti dallanorma alle possibilità di azione dell’OTA,sono uno dei motivi che hanno indottole istanze sociali all’individuazione delprofilo dell’Operatore Socio-Sanitario.

Un nuova figura: l’OperatoreSocio-Sanitario (OSS)

La figura dell’OSS è stata formalmen-te istituita con il Provvedimento del 22febbraio 2001, dalla Conferenza Perma-nente tra lo Stato le Regioni e le Provin-ce autonome di Trento e Bolzano, che neha disciplinato le competenze professionali(tabella n. 1) ed il percorso formativo.

In particolare si afferma che l’OSSsvolge le sue attività sia nel settore so-

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TABELLA 2

Contratto integrativo del CCNL del personale del comparto sanità stipulato il 7 aprile 1999(sottoscritto il 20 settembre 2001) Omissis...

Art. 4 (modifiche ed integrazioni alla categoria B)

Operatore socio-sanitario1) Ad integrazione dell’art. 19 del CCNL 7 aprile 1999 è istituito il profilo dell’operatore socio sanitario, inserito nella

categoria B, livello economico Bs. Di conseguenza l’allegato 1 al CCNL del 7 aprile 1999, dove sono ricompresele declaratorie della relativa categoria e dei profili è modificato dall’allegato 1 al presente CCNL.

2) Il profilo di operatore tecnico addetto all’assistenza, inserito nella categoria B livello iniziale è considerato ad esau-rimento con l’istituzione, nelle dotazioni organiche di ciascuna azienda, del profilo dell’operatore socio sanitario.

3) Le aziende provvedono con oneri a proprio carico alla istituzione nella dotazione organica del nuovo profilo rite-nuto necessario sulla base delle proprie esigenze organizzative.

4) Alle selezioni per la copertura dei posti di operatore socio sanitario sono ammessi gli operatori tecnici addetti al-l’assistenza sino al loro completo esaurimento, in possesso dello specifico titolo di operatore socio sanitario. Per ipassaggi dalla posizione economica B alla posizione BS si applicano le procedure previste dall’art. 15, comma 2del CCNL 7 aprile 1999.

5) Per il primo biennio dal termine di cui al comma 2, possono, altresì, partecipare alle selezioni interne di cui al com-ma 4 anche i dipendenti collocati in categoria A, in possesso dello specifico titolo di operatore socio sanitario e cin-que anni di esperienza professionale, ferma rimanendo la priorità di passaggio degli operatori tecnici addetti al-l’assistenza in quanto ad esaurimento.

TABELLA 3

Operatore Socio Sanitario con formazione complementare «Schema di Accordo Conferenza Stato-Regioni»*

Omissis...

Allegato A (elenco delle principali attività previste per l’operatore socio-sanitario specializzato)L’operatore socio sanitario che ha seguito con profitto il corso di formazione complementare in assistenza sanitaria, ol-tre a svolgere le competenze professionali del proprio profilo, coadiuva l’infermiere o l’ostetrica/o e, in base all’orga-nizzazione dell’unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infer-mieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione, è in grado di eseguire: la somministrazione, per via naturale, dellaterapia prescritta; la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica pianificazione infermieristica; i bagni terapeuti-ci, impacchi medicali e frizioni; la rilevazione e l’annotazione di alcuni parametri vitali (frequenza cardiaca, frequen-za respiratoria e temperatura) del paziente; la raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnostico; le medicazionisemplici e bendaggi; i clisteri; la mobilizzazione dei pazienti non autosufficienti per la prevenzione di decubiti e alte-razioni cutanee; la respirazione artificiale, massaggio cardiaco esterno; la cura e il lavaggio e preparazione del ma-teriale per la sterilizzazione; l’attuazione e il mantenimento dell’igiene della persona; la pulizia, disinfezione e steriliz-zazione delle apparecchiature, attrezzature sanitarie e dei dispositivi medici; la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti dif-ferenziati; il trasporto del materiale biologico ai fini diagnostici; la somministrazione dei pasti e delle diete.* Tratto dal Sole 24 Ore Sanità del 16-22 luglio 2002

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ciale che in quello sanitario e che svolgel’attività in collaborazione con gli altrioperatori professionali preposti all’assi-stenza sanitaria e a quella sociale. All’OSSvengono attribuiti compiti di: assistenzadiretta e di aiuto domestico alberghiero;intervento igienico-sanitario e di caratte-re sociale; supporto gestionale, organiz-zativo e formativo.

La nuova figura è stata recepita anchedall’ultimo Contratto Nazionale di Lavoro delComparto Sanità ed inquadrata nella Cate-goria B, livello economico Bs (tabella n. 2).Il corso di formazione avrà una durata mini-ma di 1000 ore così articolate: a) modulodi base minimo 200 ore; b) modulo profes-sionalizzante minimo 250 ore; c) esercita-zioni/stages minimo 100 ore; d) tirocinio pra-tico minimo 400 ore.

Oltre al corso di base possono essereattivati moduli di formazione integrativaper un massimo di 200 ore mirati a spe-cifici contesti operativi (es. anziani, mala-ti terminali, utenti psichiatrici, eccetera).

Per l’ammissione al corso è richiesta lascuola dell’obbligo e il compimento del17° anno di età.

Analizzando il profilo si può afferma-re che l’allargamento delle mansioni dicui si è parlato nella prima parte dell’ar-ticolo sono recepite in modo sfumato eprobabilmente sarà il campo di lavoroche, come spesso avviene, determinerànella pratica l’ambito reale di esercizioprofessionale di questa nuova figura.

I presupposti per un ulteriore allarga-mento delle mansioni dell’OSS sono staticreati dalla Legge n.1/2002, dove all’arti-colo 1 comma 8, oltre a riconfermare le di-sposizioni del Provvedimento del 22.02.2001, si prevede per l’OSS «una formazio-ne complementare in assistenza sanitariache consente a detto operatore di collabo-rare con l’infermiere e con l’ostetrica a svol-gere alcune attività assistenziali... omissisconformemente alle direttive del responsa-

bile dell’assistenza infermieristica od ostetri-ca e sotto la sua supervisione».

A tale riguardo, la Conferenza Per-manente Stato, Regioni e Province auto-nome di Trento e Bolzano ha recente-mente emanato lo schema di accordoper la formazione complementare in as-sistenza sanitaria dell’OSS (tabella n. 3).

I corsi, che dovranno avere una dura-ta di almeno 300 ore, saranno organiz-zati dalle Regioni e vi potranno accede-re solo chi ha già conseguito il titolo diOSS di base e sia in possesso di almeno10 anni di scolarità.

Il compito di tale figura sarà soprattut-to quello di collaborare con infermieri edostetriche e potranno agire in base alle di-rettive di quest’ultimi. Tra le prestazionipossibili anche la somministrazione dellaterapia prescritta, per via naturale, intra-muscolare e sottocutanea, la rilevazionedei parametri vitali, medicazioni e ben-daggi, l’esecuzione di clisteri, mobilizza-zione del paziente eccetera.

L’OSS e l’AssistenzaInfermieristica

L’istituzione dell’OSS di base e quellocon formazione complementare ha aper-to ed alimenterà, come era logico pre-vedere, un forte dibattito all’interno del-la Professione infermieristica; dibattito con-traddistinto da posizioni spesso tra di loroantitetiche. In alcuni colleghi c’è il timoredi vedere progressivamente espropriato ilproprio ambito professionale, in altri in-vece c’è l’auspicio che l’inserimento diuna figura di supporto, opportunamentequalificata, possa restituire all’infermiere ilruolo che gli compete. Nell’affrontare l’ar-gomento non si può certo ignorare quel-lo che è avvenuto negli ultimi 10 anniper la Professione infermieristica.

La formazione è passata dalle ScuoleRegionali all’Università, con l’istituzione del-

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la Laurea triennale, dei Master e della Lau-rea specialistica. Sul fronte dell’esercizio pro-fessionale, l’emanazione del Profilo (DM739/94), l’abrogazione del Mansionario (L.42/99) e l’istituzione della Dirigenza infer-mieristica (L. 251/2000) hanno prodotto uncambiamento epocale dal punto di vistagiuridico per l’Infermiere.

Tale cambiamento formale non haperò ancora determinato un pari cam-biamento nella pratica quotidiana.

Ancora oggi il lavoro dell’infermiere èun misto di manovalanza e intellettualitàvolto a far fronte a numerose e spessogeneriche necessità assistenziali.

Si registra pertanto una notevole di-screpanza tra il curriculum formativo, giu-stamente richiesto, e l’esercizio professio-nale reale. Questo provoca inevitabil-mente fenomeni di frustrazione, disaffe-zione e soprattutto rende poco attraentela professione ai giovani.

In questo momento l’infermieristica sitrova di fronte alla concreta opportunità dipassare dal ruolo storico ancellare al me-dico a quello ben più significativo dellaresponsabilità professionale in alcune areedi clinica e di management aziendale.

In questo momento l’inserimento di unoperatore a minor costo di preparazione,come l’OSS, nell’attività assistenziale di ba-se può risultare interessante e produrre be-nefici nel sistema, in particolare per l’assi-stenza infermieristica, a patto che si realiz-zino alcune condizioni: venga differenziatal’assistenza in «base», attribuibile all’OSS, ein «avanzata» specifica dell’infermiere; l’in-fermiere venga preparato, sul piano me-todologico e tecnico, ad occuparsi di assi-stenza avanzata, cioè mirata: a produrrenell’assistito lo sviluppo di competenza inautocura e attivazione di nuovi comporta-menti di salute; alla messa a punto di pro-cedure organizzative e cliniche standardiz-zate; alla pianificazione per obiettivi del-l’assistenza con valutazione degli esiti; al-

l’utilizzo di una documentazione infermie-ristica; eccetera; venga ridotto l’impegnoinfermieristico in attività di segretariato e disupporto alla attività medica. Se l’infermie-re rimane vincolato soprattutto ad attivitàquali la somministrazione dei farmaci el’applicazione di procedure diagnosticheavrà poco tempo da dedicare all’attivitàprofessionale avanzata.

Sotto tali presupposti è stata condottauna sperimentazione, tra il 1999 e il 2002,dal Centro Formazione e Ricerca (CEREF)di Padova per conto della Regione Vene-to con un campione di 9 unità operativedi 7 ospedali della Regione.

I risultati raggiunti dimostrano l’effica-cia di interventi volti a rivedere l’uso im-proprio del personale infermieristico perattività effettuabili da altri operatori. Lostudio ha inoltre dimostrato che, anche ri-ducendo il numero complessivo di infer-mieri ma attribuendoli ad ambiti più per-tinenti al loro profilo professionale, laqualità dell’assistenza che il paziente ri-ceve migliora e si innalza il contributospecifico dell’infermiere ai risultati di salu-te della persona assistita.

BIBLIOGRAFIA

P. CASSON - A. CAVICCHIOLI - M. MORELLO - A.POMES - G. ZANNELLA, Manuale per l’opera-tore socio-sanitario, CEA Casa Editrice Am-brosiana, Milano 2001.

L. SPIANI - M. CUEL, OTAA: un progetto sperimen-tale di formazione, Foglio Notizie n. 6/1999,Federazione Nazionale Collegi IP.AS.VI.

R. ZANOTTI, Infermiere e O.T.A.A. nella nuova or-ganizzazione dell’assistenza nelle Aziende Sa-nitarie, Mondo Infermieristico n.1/2002, CE-REF, Padova.

Silvestro (a cura di), L’operatore socio-sanitario,Farmaci-Supplemento della rivista L’infer-miere n. 2/2002, Federazione Nazionale Col-legi IP.AS.VI, Roma. �

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SPAZIO APERTO

Cura era una dea di genere femminile cheaveva la responsabilità dell’essere umano

per tutta la durata della vita. Oltre Cura an-che le dee Igea e Panacea avevano un ruolorilevante per la salute. Malgrado queste pre-messe millenarie, nel corso dei secoli la me-dicina è stata un’attività professionale gestitada uomini, riservando alle donne un ruolo su-bordinato. Dati storici ci rivelano che nel ruo-lo di guarda-ammalati, alla fine del 1800,erano presenti una grande percentuale di uo-mini, il 55% del personale laico; mentre, neiprimi decenni del novecento, seguendo il mo-dello inglese, si ha una femminilizzazione delruolo infermieristico. L’attitudine alla sotto-missione, le doti naturali di femminilità e ma-ternità, la poca scolarizzazione, sanciscono ladonna come personaggio consono ad aiutareil medico. Infermiera = mani del medico! Vi-ceversa, come detto dall’associazione mediciospedalieri, «la donna come medico è unapresunzione contraria alla natura». I valorinumerici iniziano a modificarsi soltantointorno agli anni settanta. La legge n.124 del 1971 estende agli uomini la possibi-lità di iscriversi alle scuole per infermieri pro-fessionali e pone fine all’obbligo dell’interna-to. In ambito medico, a metà degli anni set-tanta, le donne sono un terzo degli iscritti al-la facoltà di medicina, raggiungendo, alla fi-ne degli anni novanta il 53% dei laureati. Inambito infermieristico, gli uomini rappresen-tano un quinto della categoria, il 21% del to-tale al febbraio 2001. Questo significa che ilrapporto medico-infermiere, sempre piùspesso avviene tra persone dello stesso sessoo che vede la donna nel ruolo considerato do-

minante. In realtà questa definizione (domi-nante!) è divenuta anacronistica. Durante ilpercorso di crescita professionale, l’infermie-re ha spostato la sua attenzione sulle re-sponsabilità nei riguardi del paziente, rom-pendo l’obbligo d’ancellarità verso il medico.I ruoli possiamo distinguerli in chi cura (risa-namento dal male), ambito medico ed in chisi prende cura (intervento olistico), ambito in-fermieristico. La differenziazione di genere inogni professione porta dei vantaggi se ognu-no cerca di non imitare l’altro ma di darequalcosa di diverso. Sono le diversità che ar-ricchiscono e completano anche se il loroprodotto naturale è il conflitto. La gestionecostruttiva di quest’ultimo, l’imparare a me-diare, dovranno far parte del percorso avvia-to da uomini e donne delle due categorie sa-nitarie più «popolate». Mediare sembra dovràessere la parola più usata dalle infermiere ita-liane che paradossalmente vedono occupatiquasi tutti i posti organizzativi e gestionali dauomini. Perugia rispecchia pienamente la si-tuazione nazionale. Quanto detto serve soloa prendere atto e riflettere sulle cause. Postidecisionali debbono essere occupati da sog-getti motivati e professionalmente capaci cheabbiano tra gli obiettivi principali la volontàdi far continuare a crescere e maturare la pro-fessione infermieristica, il genere (maschile ofemminile) non ha importanza. Se il pensie-ro generale considera la donna più propensaad ascoltare i sentimenti e l’uomo più prepa-rato nel tecnologico, la collaborazione a qual-siasi livello faciliterà il connubio tra high teched high touch che sembra essere la sfida sa-nitaria dei prossimi anni. �

C’era una volta l’ancella del medicoC’era una volta l’ancella del medicodi Virginia Sebastiani (Medicina Interna e Vascolare; Az. Ospedaliera – Perugia)

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Relazione presentata nella giornata di studio: «Percorsiassistenziali alternativi all’ospedalizzazione; le propostedegli Infermieri» del 10 maggio 2002

L’infermiere di famigliadi Lorella Montanari �

L’evoluzione della professioneinfermieristica, alla luce dei nuo-vi percorsi formativi e dell’attri-buzione ex legge dell’ autonomaresponsabilità dell’assistenza ge-nerale infermieristica, comportal’acquisizione di un mutato ruo-lo dell’infermiere in grado di of-frire una risposta alternativa alpercorso ospedaliero.

� C.d.S. n° 4 – Madonna Alta (Perugia)

va, infatti fin dal 1978 con la legge 833si comincia a parlare di assistenza sanita-ria di base.

Con la stesura dei PSN ‘94/96 e ‘98/00il discorso si amplia, inserendo il concet-to di assistenza domiciliare programmatae di assistenza domiciliare integrata.

Ma è con il Documento OMS «Salute21 – Politica quadro della salute per tut-ti nella Regione Europea» del 1999 chefinalmente si pone l’interesse sulla fami-glia e sulla casa come ambiente idealedove espletare l’assistenza, ambiente incui i membri della famiglia possono far-si carico dei problemi di salute e creareil concetto di «famiglia sana».

L’Infermiere di Famiglia è un professio-nista chiave dei sistemi sanitari moderniche, assieme al Medico di Famiglia, do-vrebbe costituire il perno su cui incentrarel’assistenza sanitaria di base, capace di ga-rantire il raggiungimento degli obiettivi disalute pubblica espressi nel documento (inparticolare gli obiettivi 15 e 18 che defi-niscono la specificità dell’inf. di famiglia).

In Salute 21 si delinea un professionistainserito nel sistema dell’assistenza sanitariadi base che accede a una larga fascia dipopolazione e che costituisce il primo pun-to di incontro con il servizio sanitario.

NELL’AMBITO DI QUESTO DISCORSO, appareevidente la necessità di introdurrenel SSN nuove modalità operativeorientate al «prendersi cura» della

persona, che trovano nell’Infermiere di fa-miglia la massima espressione nello sce-nario futuro della sanità pubblica.

L’Infermiere di Famiglia nel contesto legislativo

La tendenza a spostare progressiva-mente l’asse dell’assistenza dalla strutturaospedaliera al territorio non è cosa nuo-

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funzioni dell’infermiere, precisamente alProfilo Professionale ed al Codice Deon-tologico, i quali insieme all’ordinamentodidattico dei corsi di Laurea ne identifi-cano l’ambito specifico di attività.

Obiettivi principali di tale modello, sipossono così sintetizzare:

❒ promuovere e proteggere la salutedella popolazione lungo tutto l’arcodella vita;

❒ ridurre l’incidenza delle patologie e deitraumi maggiori e alleviare le soffe-renze che ne derivano;

❒ mantenere e/o migliorare l’equilibriodell’intera famiglia aiutandola e suppor-tandola nel seguire la salute del singolo.

Da quanto detto finora, si può dedur-re che l’infermiere diventa il responsabiledi un gruppo predefinito di nuclei fami-liari, ed assume un ruolo strategico negliinterventi di assistenza preventiva, curati-va, riabilitativa e di sostegno.

Il suo ruolo è basato sulla capacità dirispondere a specifiche problematiche ela sua attività si svolge durante tutto ilcontinuum assistenziale e comprende lapromozione della salute, la prevenzionedella malattia, la riabilitazione e l’assi-stenza ai malati e ai morenti.

L’infermiere di famiglia è presente intutte le varie fasi assistenziali di diagnosi

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L’infermiere di famiglia si trova in unaposizione ideale per raccogliere dati edinformazioni sullo stato di salute della po-polazione, sui bisogni della comunità epuò inoltre valutare il possibile impattoche possono avere sulla salute della fa-miglia fattori sociali, ambientali ed eco-nomici.

Grazie a un prolungato contatto conle famiglie, alla conoscenza dei singolimembri che ne fanno parte e dell’am-biente in cui essi vivono, l’infermiere puòinstaurare una relazione fiduciaria che fa-cilita lo svolgimento delle funzioni e del-le attività nell’ambito delle cure primariee costituisce garanzia di miglior efficaciae continuità nell’assistenza.

Successivamente, con la Dichiarazionedi Monaco del Giugno 2000, si ribadiscel’importanza di tale figura, e si sottolineala necessità di dare agli infermieri e aimedici l’opportunità di una formazione dibase comune.

Le recenti disposizione legislative ita-liane che hanno interessato la professio-ne infermieristica, hanno prodotto un cli-ma favorevole al recepimento delle po-litiche sanitarie per l’Europa elaboratedall’OMS, in particolare:

❒ legge 739/94 (individuazione del pro-filo professionale)

❒ legge 42/99 (abrogazione del man-sionario)

❒ legge 251/ 00 (accesso alla formazio-ne universitaria per l’infermiere)

❒ elaborazione del nuovo Codice Deon-tologico.

Ipotesi di attivitàdell’Infermiere di Famiglia

Per identificare le competenze, le re-sponsabilità e le possibilità di sviluppo del-l’infermiere di famiglia in Italia è indi-spensabile fare riferimento ai documentiche individuano e descrivono il ruolo e le

SPAZIO APERTO

Documento OMS «Salute 21 – Po-litica quadro della salute per tut-ti nella Regione Europea» del1999 che finalmente si pone l’in-teresse sulla famiglia e sulla casacome ambiente ideale dove esple-tare l’assistenza, ambiente in cuii membri della famiglia possonofarsi carico dei problemi di salu-te e creare il concetto di «fami-glia sana»

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19luglio/settembre

e cura, fino alla completa guarigione ela sua attività è caratterizzata per:

❒ essere punto di riferimento per i biso-gni di salute della comunità, assiemecon il medico di base, con il quale la-vora fianco a fianco svolgendo compi-ti complementari senza essere solo unintermediario;

❒ unire le strutture sanitarie e sociali ai nu-clei che compongono la popolazione;

❒ avvicinare i servizi alla famiglia, far co-noscere le risorse, l’organizzazione e idoveri delle istituzioni;

❒ essere terapeuta (nell’ambito dellapropria sfera di competenze), profes-sionista autonomo e responsabile chesi rapporta con le altre figure profes-sionali del sistema sanitario e sociale.

Ma cosa fa nello specifico questo nuovoprofessionista e quali sono le sue funzioni?

Come già detto, il campo di azioneè piuttosto vasto e ricco di spunti, ma con-siderando la possibile evoluzione degliscenari, lo scopo dell’infermiere di fami-glia diventa quello di:

❒ coadiuvare i singoli individui in deter-minati momenti;

❒ aiutare gli individui ad adattarsi allamalattia e alla disabilità cronica o neimomenti di stress (con l’insegnamentodelle tecniche di auto-cura e di ge-stione delle malattie croniche);

❒ trascorrere buona parte del suo tempoa lavorare a domicilio dei pazienti conle loro famiglie

❒ fornire consigli pratici riguardo stili di vi-ta e fattori comportamentali di rischio;

❒ assistere le famiglie in materia di salu-te (attraverso l’educazione/informazio-ne sia al paziente che a chi lo assiste);

❒ garantire che i problemi sanitari dellefamiglie siano curati al loro insorgere(diagnosi precoce);

❒ identificare gli effetti dei fattori socio

economici sulla salute della famigliaed indirizzare quest’ultima alle strutturepiù adatte, assumendo se necessarioanche il ruolo di mediatore culturale;

❒ facilita le dimissioni precoci dagli ospedalifornendo assistenza infermieristica a do-micilio; (reinserendo tempestivamente ilsoggetto nel suo ambiente naturale);

❒ agire da tramite tra la famiglia ed ilmedico di base, intervenendo al suoposto quando i bisogni identificati sonodi carattere prevalentemente infermieri-stico (progettando ed attuando percorsidi assistenza mirati e personalizzati).

L’infermiere di famiglia dovrà essereefficace ed efficiente nel:

❒ identificare e valutare lo stato di salu-te e i bisogni degli individui e delle fa-miglie nel loro contesto culturale e dicomunità;

❒ prendere decisioni basate sui principietici;

❒ promuovere la salute degli individui,delle famiglie e delle comunità;

❒ applicare la conoscenza di diverse stra-tegie di insegnamento ed apprendi-mento con i singoli, le famiglie e lecomunità;

❒ utilizzare e valutare diversi metodi dicomunicazione;

❒ partecipare alle attività di prevenzione;❒ coordinare e gestire l’assistenza, compre-

sa quella delegata ad altro personale;❒ documentare sistematicamente la pro-

pria pratica;❒ creare, gestire ed utilizzare informazio-

ni statistiche (dati) cliniche e basate sul-la ricerca per pianificare l’assistenza edefinire le priorità nelle attività relativealla salute e alla malattia;

❒ sostenere ed incoraggiare gli individuie le famiglie ad influenzare e parte-cipare alle decisioni relative alla lorosalute;

SPAZIO APERTO

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❒ pediatria; ❒ area critica.

Per quanto concerne la formazionenell’area di sanità pubblica, è già statapresentata dalla Federazione una bozzadi struttura dei corsi di MASTER che si ar-ticola in 6 moduli per un totale di 1500ore.

Il collegio di Perugia, a tal proposito, haproposto all’Università di Perugia di attivareprioritariamente il Master in sanità pubblica.

Al termine della formazione comple-mentare, l’infermiere di famiglia dovràaver acquisito le componenti fondamenta-li del ruolo che riguardano: l’erogazione diassistenza; il processo decisionale; la comu-nicazione; la leadership nell’ambito dellacomunità; il management.

È evidente che, data la complessitàdel ruolo, l’infermiere di famiglia dovràessere considerato un infermiere specia-lizzato ed avere seguito un corso ricono-sciuto e accreditato che gli permetta diacquisire le competenze necessarie.

Allo stato attuale delle cose possiamoquindi dire che l’infermiere di famigliadovrà rispondere ad alcuni requisiti fon-damentali:

❒ dovrà aver svolto un anno di espe-rienza clinica successiva all’abilitazione;

20 luglio/settembre

❒ definire standard e valutare l’efficaciadelle attività infermieristiche di famiglia;

❒ lavorare da soli o in équipe;❒ gestire il cambiamento ed esserne agenti;❒ mantenere relazioni professionali ed

un ruolo collegiale di sostegno con icolleghi;

❒ mostrare l’evidenza di un impegno al-la formazione continua ed allo svilup-po professionale.

La formazioneA partire dall’anno accademico 2001/

2002 le Università dovranno adeguarsi aquanto disposto dal D.M. 509/99, che in-dividua titoli di primo e di secondo livellorappresentati dalla laurea e dalla laureaspecialistica, in conseguenza di ciò, a par-tire dal prossimo anno accademico, il tito-lo di infermiere sarà attribuito tramite con-seguimento di laurea di 1° livello.

Attualmente la Federazione Naziona-le dei Collegi IPASVI sta lavorando per ot-tenere la realizzazione di Master Universi-tari che prevederanno moduli di compe-tenza nelle aree definite dal Profilo Pro-fessionale e che riguardano:

❒ salute mentale e psichiatrica;❒ geriatria;❒ sanità pubblica;

SPAZIO APERTO

Master in Sanità Pubblica6 moduli di 60 CFU per totali 1500 ore

14 CFU 6 CFU 10 CFU 8 CFU 8 CFU 14 CFU

350 ore 150 ore 250 ore 200 ore 200 ore 350 ore

Epidemilogia

metodologia

di analisi in sanità

pubblica e sistema

informativo

Infermieristica

basata sull’evidenza

scientifica e sulla

ricerca

Educazione

alla salute

Infermieristica

nella sorveglianza

del rischio infettivo

Infermieristica

nei luoghi di lavoro

Infermieristica

di comunità

e di famiglia

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costui è un professionista che lavorando incollaborazione con il «general practitioner»(MMG), segue i pazienti che lui assiste siain ambulatorio che a domicilio.

Le due figure sono legate da un con-tratto in forza del quale il medico cheusufruisce dei servizi del «nurse practictio-ner» riceve un contributo da parte del Na-tional Health Service.

Tale modello, nell’era della devolu-tion, potrebbe essere mutuato e speri-mentato già a partire dal prossimo PSRrivedendo gli accordi dell’équipe territo-riali posti in essere dalla Regione.

Per quanto riguarda l’attività dell’infer-miere, l’ambulatorio di medicina generalerappresenta una grande opportunità di evi-denziare spazi operativi nella gestione di pa-zienti con i quali si è instaurato un solido rap-porto di stima e fiducia.

Si avrebbe la possibilità di gestire inparziale autonomia particolari classi dipazienti sulla base di procedure e pro-tocolli preventivamente concordati con ilmedico.

Si prospetta inoltre la possibilità di se-guire anche nell’ambito domiciliare i pro-pri assistiti, e di svolgere una importanteopera di educazione sanitaria e di pro-mozione della salute operando, magari,su programmi stabiliti di comune accordocon il medico.

Una opportunità molto importante epraticamente inesplorata è costituita dal-

la possibilità di ap-profondire la ricer-ca in campo infer-mieristico.

Accanto a que-ste competenze sicolloca ovviamen-te una serie di in-terventi di tipo tec-nico, come terapiainiettiva intramu-scolare e sottocuta-

❒ dovrà anche svolgere un tirocinio sotto tu-torato di almeno tre mesi per seguire unafamiglia sia a domicilio che sul territorio;

❒ dovrà aver acquisito competenze ap-propriate attraverso un master di spe-cializzazione in sanità pubblica.

Inserimento di questa figuranel sistema di assistenzaterritoriale

È chiaro che l’infermiere di famigliadovrà collaborare con il medico di baseed essere il suo principale interlocutore,inoltre dovrà interagire con le altre figu-re dell’équipe che seguono il territorio,per esempio l’assistente sociale, il fisiote-rapista, lo psicologo, ecc.

L’attività dell’infermiere di famiglia po-trebbe essere svolta in qualità di liberoprofessionista, regolata da specifiche con-venzioni (alla stregua dei medici di fa-miglia), oppure come dipendente delleASL (come sono attualmente inquadratigli infermieri che si occupano di assisten-za domiciliare).

Le utenze potrebbero essere gestite oin associazione a gruppi di medici di me-dicina generale (si seguono gli stessi pa-zienti che ha in carico il MMG), oppureper suddivisione in aree territoriali (per es.un quartiere della città).

I raccordi per la collocazione di que-sta figura si rimandano alle istituzioni, chetroveranno la solu-zione migliore pergli aspetti organiz-zativi.

Si noti che in Eu-ropa l’unico model-lo organizzativopresente e collau-dato è quello an-glosassone, dove sifa riferimento al«nurse practitioner»:

21luglio/settembre

SPAZIO APERTO

ÉQUIPE TERRITORIALEÉQUIPE TERRITORIALE

Assistente Sociale

Ospedale Infermiere specialistico

Fisiterapista

Psicologo

Consultorio

M.MG. Infermiere di famiglia

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22 luglio/settembre

nea, medicazioni, terapia endovenosa,vaccinazioni antinfluenzali o di altro tipo,prestazioni di piccolo pronto soccorso ecc.

ConclusioniAlcune delle funzioni dell’infermiere di

famiglia fanno già parte del ruolo degliinfermieri che lavorano nell’ambito dellasanità pubblica o dell’assistenza primaria,in particolare dell’infermiere che si occu-pa di assistenza domiciliare o di assisten-za ambulatoriale territoriale.

Attualmente, chi si occupa di assisten-za domiciliare, nella pratica quotidianasvolge solo prestazioni occasionali legateprincipalmente a momenti di cura, che sicaratterizzano per la loro natura preva-lentemente tecnica ma che non espri-mono le competenze che differenziano ilruolo dell’infermiere di famiglia.

Non è possibile ad oggi focalizzare l’at-tenzione sulle famiglie, sulla casa vista co-me luogo principale di attività, o sull’am-biente di vita e di lavoro dei singoli, co-me pure manca la continuità assistenzialeper tutto l’arco della vita delle persone.

Per far evolvere questa situazione saràfondamentale un rapporto stabile e du-raturo nel tempo tra l’infermiere e le fa-miglie assistite.

Rimane da capire quale modello or-ganizzativo possa risultare applicabile nelnostro attuale sistema sanitario e quali leforme contrattuali più idonee per quantoriguarda inquadramento e retribuzione.

Nel caso in cui l’infermiere di famigliavenga inquadrato come dipendente del-la ASL, vi sarà un trattamento in linea diprincipio simile a quello degli attuali In-fermieri del territorio.

Nel caso dell’infermiere di famiglia in-teso come libero professionista si potreb-be prevedere, a carico del SSN, un siste-ma di compensi in cambio di prestazio-ni assistenziali ben definite.

Tutto ciò può solo essere intravisto al-l’orizzonte, ma non è irrealizzabile.

L’infermiere di famiglia deve essere vi-sto come un’evoluzione del sistema di as-sistenza al malato che può esprimere po-tenzialità ancora latenti per la professio-ne infermieristica.

BIBLIOGRAFIA

Uff. Reg. per l’Europa dell’O.M.S. – «Health21:the health for all policy for the WHO Euro-pean Region, Copenhaghen 1999».Dichiarazione di Monaco, giugno 2000.

P. DI GIULIO, «Cure a domicilio», articolo pub-blicato su: L’Infermiere n. 1/2001.

P.D.B., «L’infermiere va in famiglia», articolo pub-blicato su Sole 24h Sanità del 03/12/2001

E. MARTELLI, «L’Infermiere di Famiglia. Prospet-tive di Sviluppo nell’ambito dell’AssistenzaSanitaria di Base».

S. PAOLETTI-E. RUFFINO, «L’infermiere di fami-glia», articolo pubblicato su ASL n. 6 del08/02/2002.

M. RAMPINI, «A fianco della famiglia», articolopubblicato su L’Infermiere n. 4/2002. �

SPAZIO APERTO

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23luglio/settembre

L’attenzione alla ricerca:per un salto di qualità professionale

di Giovanna Machi �

IN PRIMO PIANO

V.HENDERSON HA SCRITTO: «per poter par-lare del nursing come di una scien-za, bisogna dimostrare che esso sipresta ad essere oggetto di ricerca

scientifica…» ma se oggi in tutte le profes-sioni l’indagine scientifica serve a risolveredei problemi e fornisce la base alle attivitàdi programmazione, perché dovrebbe fa-re eccezione proprio la professione infer-mieristica?

In effetti la nostra professione si è ba-sata a lungo sulla intuizione e sulla tradi-zione, oggi si avverte l’esigenza che si svi-luppi maggiormente la ricerca.

Già F. Nightingale fece ricerche utiliz-zandone i risultati per chiedere alle auto-rità del suo Paese (Gran Bretagna) deter-minati miglioramenti in campo sanitario.

Gli infermieri conoscono la Nightinga-le per il libro «Notes on nursing» e perl’interazione paziente-ambiente su cuifondò la pratica infermieristica, molti tut-

tavia ignorano il contributo che ha ap-portato nel campo della ricerca.

Utilizzò al massimo la statistica e giàdurante la guerra di Crimea (1854-1855)raccolse accuratamente i dati che avreb-bero provato l’efficacia del suo sistema dinursing ospedaliero.

La capacità della Nightingale nell’im-piego dei grafici in statistica continua an-cora oggi ad influenzare la ricerca.

Quest’ultima è un processo sistematicodi indagine sui fenomeni di interesse in-fermieristico mirato a produrre conoscenzenuove e generalizzabili che possono esse-re utilizzate per migliorare l’attività profes-sionale, non può essere quindi considera-ta un lusso per accademici «...ma uno stru-mento per sviluppare la qualità delle de-cisioni, prescrizioni e azioni infermieristi-che» (Mc Farlane 1984).

La ricerca è l’anello che collega Teo-ria Formazione e Pratica.

Infatti secondo Dicoff e James (1968)la teoria nasce dalla pratica, viene per-fezionata dalla ricerca e utilizzata per mi-gliorare la pratica (qualora venisse menoquest’ultimo passaggio la ricerca sarebbeun vero e proprio spreco di energie).

È un processo tramite il quale aumen-ta la conoscenza di base per le attività in-fermieristiche.

Così le formulazioni teoriche supporta-te dai risultati di ricerca, danno fonda-

La professione infermieristica èchiamata a compiere un salto diqualità per rispondere alle sfidedi fronte alle quali si trova oggi,per questo è indispensabile,a mioparere, l’attenzione alla ricerca.

� C.d.S. di Città di Castello (Perugia)

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24 luglio/settembre

mento alla conoscenza scientifica nell’at-tività di assistenza.

Lo scopo della ricerca è quello di for-nire conoscenze per:

❒ migliorare il rapporto efficacia-efficienza;❒ migliorare la qualità di vita degli ope-

ratori, degli assistiti e dei loro familiari.

Esistono due diversi approcci di ricer-ca: quantitativa e qualitativa.

La ricerca di tipo quantitativo è basa-to sulla convinzione che gli esseri umanisono oggettivamente misurabili.

Il ricercatore focalizza la propria at-tenzione sulla misurazione di una o piùcaratteristiche umane (psicologiche, fisio-logiche, sociali, religiose) nel tentativo diisolare quelle di mag-giore interesse allo sco-po di ottenere una im-magine chiara, astrattadal contesto, del feno-meno studiato.

L’astrazione si ottiene attraverso l’eli-minazione o il controllo delle variabili chepossono interferire su quelle in esame.

Esistono cinque metodi diversi di ricer-ca quantitativa (classificazione di Burns eGrove):

❒ ESPLORATIVA: indaga e descrive i feno-meni, serve ad orientare il ricercatore,a familiarizzarlo con determinati pro-blemi. Si attua in genere quando nonsi conosce molto sull’argomento.

❒ DESCRITTIVA: usata per chiarire concetti eindividuare relazioni per ulteriori svilup-pi della teoria e della ricerca

❒ CORRELATIVA: esamina l’esistenza di rela-zioni tra variabili;

❒ SPERIMENTALE: esamina i rapporti causa-ef-fetto in ambienti controllati e costitui-scono i progetti con maggiore control-lo sulla manipolazione delle variabili;

❒ QUASI-SPERIMENTALE: è simile a un proget-to sperimentale inserito in un ambiente

naturale, per esaminare le relazioni dicausa ed effetto. Si differenzia dalla pre-cedente poiché esercita un minor con-trollo sul momento e sulla persona a cuisono diretti gli stimoli sperimentali.

La ricerca di tipo qualitativo combinala natura scientifica e quella artistica.

Il termine qualitativo si riferisce a dif-ferenti metodologie di ricerca; ognuna diqueste ci aiuta a rispondere a quesiti sucomportamenti e fenomeni quotidiani re-lativi alla salute e alla assistenza infer-mieristica.

Gli studi qualitativi sono «naturalistici»ossia sempre condotti attraverso il contat-to con le persone nel loro «ambiente na-turale»; si occupano degli esseri umani

nella loro integrità, in-centrando l’attenzionesull’ esperienza umanavista nel suo contestonaturale.

Per esempio l’espe-rienza personale del dolore è del tuttosoggettiva e in quanto tale diversa da in-dividuo a individuo e può essere valuta-ta solo attraverso il resoconto soggettivodi ciascuno.

Il significato personale del dolore emer-ge da un contesto fatto di storia personale,rapporti interpersonali, programmi futuri,poiché l’individuo vive in un rapporto di in-terazione dinamico con l’ambiente.

In sintesi la ricerca favorisce un mi-glioramento qualitativo della professioneinfermieristica, permette di rispondere inmaniera adeguata ai quesiti che l’attivitàprofessionale pone quotidianamente e in-segna a non agire per «abitudine», macon il supporto di una sperimentazione edi uno studio adeguati.

La risposta o le risposte ai nostri quesitiprofessionali possono scaturire soltanto dauna ricerca seria e metodologicamentecorretta. �

IN PRIMO PIANO

La ricerca è l’anello checollega Teoria Formazionee Pratica

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25luglio/settembre

Verso la ricercainfermieristica

di Michela Dini �

IN PRIMO PIANO

I L «DOVERE ALLA RICERCA» è ricordato anchenel Codice Deontologico che la profes-sione si è dato a partire dal 1996 (dueanni dopo il profilo). Leggendolo, infatti, notiamo che al

punto 3 si dice: «L’infermiere aggiorna leproprie conoscenze attraverso la formazio-ne professionale, la riflessione critica sull’e-sperienza e la ricerca al fine di migliorarela sua competenza.

L’infermiere fonda il proprio operato suconoscenze validate e aggiornate, così dagarantire alla persona le cure e l’assisten-za più efficaci.

L’infermiere partecipa alla formazioneprofessionale, promuove e attiva la ricer-

ca, cura la diffusione dei risultasti, al finedi migliorare l’assistenza infermieristica».

Il Codice, dunque, ribadisce l’importan-za della ricerca intesa come aspetto fon-damentale della professione da non rele-gare a quella posizione di marginalità chefino ad oggi l’ha caratterizzata.

Ma cosa si intende quando si parla di ri-cerca «infermieristica»? Un’attività di ricercascientifica a tutti gli effetti. Dal punto di vi-sta metodologico, infatti, non differisce dal-la ricerca scientifica di qualsiasi altra discipli-na e di conseguenza anche la ricerca in-fermieristica si avvale di modelli sperimen-tali, quasi-sperimentali, osservazionali e de-scrittivi di relazione. Qualche disaccordo na-sce, invece, sul termine «infermieristica»: Al-cuni tendono a considerarla «infermieristi-ca» per il solo fatto che i ricercatori siano (odebbano essere) infermieri. Altri, ritengonoche, si dovrebbe chiamare «infermieristica»solo la ricerca che indaga fenomeni diret-tamente collegabili all’attività infermieristicae produce conoscenza utilizzabile dagli in-fermieri per migliorare la loro assistenza.

In Italia (a differenza del Nord Europa,Stati Uniti e Canada) solo in questi ultimianni si è scoperta la centralità della ricer-ca infermieristica. Questo ritardo ha fatto siche l’attività di ricerca, nel nostro paese, èoggi meno intensa rispetto ad altri. I studida noi prodotti sono, inoltre, caratterizzatidalla semplicità del disegno (studi esplo-

«L’infermiere contribuisce allaformazione del personale di sup-porto e concorre direttamenteall’aggiornamento relativo al pro-prio profilo professionale e allaricerca». Così recita l’articolo 1Comma 4 del Profilo professio-nale dell’infermiere. Una posizio-ne legislativa questa che, per laprima volta in Italia, dà una po-sto di rilevanza alla ricerca infer-mieristica.

�U.O. Rianimazione-Area Critica; Osp. C. di Castello

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mento di una pratica che ha dato semprebuoni risultati empirici; per questo servonopiù studi da poter correlare e comparare.

Solo dopo aver fatto questo generedi analisi possiamo avviare quell’attivitàche permette di trasformare i risultati del-la ricerca in linee guida e protocolli as-sistenziali.

Riviste scientifiche, Internete gli Infermieri Italiani

Riviste scientifiche e internet sono duemezzi imprescindibili per qualsiasi infermie-re che voglia basate la propria attività nonsul «sentito dire» ma sulle evidenze scienti-fiche prodotte dalle ricerche. Come è la si-tuazione italiana da questo punto di vista?

Ha risposto a questa domanda un no-stro collega che ha fatto della ricerca in-

fermieristica la sua pro-fessione. Il dott. RenzoCanotti, direttore del In-ternational Institute ofNursing Research di Pa-dova, docente di Teoriadel Nursing all’Universitàdi Padova e Verona,

docente di Teoria e Ricerca Infermieristicaalla Case Western Reserve University diCleveland (USA).

Per fare assistenza basatasull’evidenza è necessario avere riviste scientifiche.Come è la situazione italianada questo punto di vista?

Le riviste Italiane hanno generalmenteuna finalità diffusiva, si prefiggono cioè difar conoscere esperienze e fatti relativi al-la professione. Ci sono due limiti nelle ri-viste italiane perché queste possano ave-re lo status di riviste scientifiche:❒ la quantità e la qualità della ricerca

prodotta in Italia è probabilmente in-

26 luglio/settembre

rativi non generalizzabili) che produconoevidenza empirica ma non scientifica.

Fra i fattori che hanno contribuito a que-sto ritardo, ha certamente giocato un ruolorilevante l’assenza di un percorso formativospecifico. Ultimamente, però, sembra chele cose stiano lentamente migliorando siadal punto di vista formativo che come nu-mero di progetti elaborati. Positivo, in talsenso, sarà anche l’ormai prossimo (speria-mo) avvio della laurea specialistica. Non bi-sogna però confondere la laurea speciali-stica – titolo professionale – che deve per-seguire lo sviluppo della capacità professio-nale avanzata dell’infermiere con quelloche dovrebbe essere un dottorato di ricer-ca – titolo scientifico- mirato alla prepara-zione del ricercatore. Il dottorato ha un pro-gramma totalmente mirato alla ricerca,quindi è un infermiereche non si occupa piùdell’assistenza ma dellostudio dei fenomeni cor-relati alla salute e all’as-sistenza. Ciò non devetuttavia indurre a pensa-re che la conoscenzadella metodologia scien-tifica dell’indagine sia da collocare solo a li-vello di dottorato. Per questo già a livellodella nuova laurea generale «la metodo-logia della ricerca infermieristica» dovrebbeavere un ruolo primario e trasmettere quel-le competenze metodologiche che per-metteranno agli infermieri di collaborarecon consapevolezza e correttezza nei pro-getti di ricerca che si possono attivare. Qual-siasi infermiere dovrebbe essere in gradosia di dare un proprio contributo allo svilup-po e alla realizzazione della ricerca infer-mieristica, sia, e soprattutto, saper leggere«criticamente» una ricerca e i suoi risultatiper tradurli poi in pratica assistenziale. An-che se, va ricordato che, un solo studio nonè sufficiente per produrre l’evidenza scienti-fica necessaria per giustificare il cambia-

IN PRIMO PIANO

Un infermiere deve saperleggere la ricerca, saper di-stinguere la buona ricercadalla cattiva ricerca o pseu-do-ricerca

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sufficiente per alimentare una rivistascientifica (non di semplice editoria distudi). Per dieci articoli accettati biso-gna averne ricevuti almeno trenta davalutare;

❒ una rivista scientifica si appoggia alla co-munità scientifica di riferimento; questovale sia per trovare gli esperti a cui chie-dere la revisione degli studi ricevuti siaper avere un numero sufficienti di po-tenziali lettori/abbonati. Se il paese nondispone di tale comunità, la rivista nonpuò sopravvivere o mantenere lo stan-dard necessario.

Credo che sia importante chiedersi seoggi serve veramente una rivista scientifi-ca italiana o se non basti appoggiarsi aquelle già esistenti in campo internaziona-le. Forse sarebbe più utile mantenere quel-le che abbiamo per diffondere meglio laconoscenza, mi riferisco all’importante ope-ra di traduzione che queste possono fareal fine di diffondere conoscenza scientificaagli infermieri che leggono solo in italia-no. Non credo che avrebbe molto sensoin questa fase cercare di creare qualcosadi originale (rimanendo vincolati alla lin-gua italiana) che possa competere conquanto esiste a livello internazionale.

Si deve stare molto attentialle pubblicazioni?

Sì, perché il fatto che sia pubblicato nonvuol dire che lo studio è scientifico. Se larivista non lo garantisce sul piano scientifi-co la pubblicazione non è una certifica-zione sufficiente di bontà. L’atteggiamentodel lettore deve essere sempre critico eper questo bisogna avere un minimo diconoscenza di quelli che sono gli elementidi metodo che caratterizzano uno studioscientifico. Solo il possesso di tali elementipermette di valutare il valore dei risultatie il livello dello studio pubblicato.

Va comunque anche fatta una ulterio-re considerazione: molti infermieri non leg-gono o non danno importanza a ciò chela ricerca continuamente produce; tale si-tuazione va modificata perché l’infermieredeve operare riflettendo e ponendosi que-siti sulle alternative di azione e di risultatoatteso dal proprio intervento. L’utilità dellaricerca va quindi strettamente correlato al-l’evoluzione professionale del nursing per-ché solo un infermiere che si pone do-mande e coglie problemi avverte l’utilitàdi avere indicazioni di metodo e conte-nuto affidabili perché prodotte con un ap-proccio rigoroso e controllato.

Un infermiere deve dunque saper leg-gere la ricerca, saper distinguere la buonaricerca dalla cattiva ricerca o pseudo-ricer-ca. Per questo deve avere buone cono-scenze metodologiche oppure potersi fida-re di riviste che garantiscono ciò che vienepubblicato.

Quali sono in Italia questeriviste?

Abbiamo già detto che non disponia-mo, per varie ragioni, di riviste scientifichedi primo livello (vengono pubblicati gli stu-di). Disponiamo però di una prima e perora unica rivista di editoria secondaria(vengono pubblicate le revisioni critiche distudi significativi) ed è quella alla quale iocollaboro come co-direttore con il prof.Danieli e un buon gruppo interdisciplinareinternazionale di redazione scientifica. Larivista, nata nel 2000, si chiama L’Infer-mieristica basata sulle evidenze. Di stra-niere ce ne sono molte fra cui Nursing Re-search, Advanced Nursing Science, We-stern Journal of Nursing Research che pub-blicano studi infermieristici originali e rivistecome Evidence Based Nursing, e EvidenceBased Mental Health in collaborazione traNursing Royal College e Britisch medicalJurnal per l’editoria secondaria.

IN PRIMO PIANO

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28 luglio/settembre

In tutto ciò Internet quanto puòessere di aiuto agli Infermieri?

Internet permette di accedere facil-mente e direttamente alle informazioni;come sempre esiste però il lato positivoe quello negativo della cosa. Quando leinformazioni sono tantissime e sono pocoorganizzate si rischia di fare confusione edi trovare tanta informazione non neces-saria o non cercata. Esiste anche il rischiodi siti non certificati o controllati che pro-pongono risultati di studi e conoscenzaspacciata come scientifica ma che inrealtà fungono da diffusori di sette, credie interessi non scientifici.

L’aspetto positivo di Internet è quello diaccedere facilmente all’informazione, aigrandi data-base dove si trovano recen-sioni di articoli e liste di pubblicazioni; og-gi è spesso possibile anche ottenere copiadell’articolo di interesse pagando un mo-desto contributo direttamente via Internet.

Per l’infermiere italiano l’elemento criti-co nell’uso di Internet per la ricerca dellaletteratura è la lingua, dato che gli artico-li recensiti e i motori di ricerca sono quasisempre in inglese.

Fortunatamente, stanno uscendo dei si-stemi di ricerca di terza generazione cheaiutano a discriminare e a trovare solo leinformazioni che veramente servono e ta-li motori assumono la lingua che trovanonel sistema operativo che viene utilizzatodall’utente.

Quali sono i principali siti a cuigli infermieri possonorivolgersi?

I siti disponibili in Internet, di interesse in-fermieristico, sono letteralmente diverse mi-gliaia. I principali si riferiscono ad associa-zioni cliniche, culturali e scientifiche (abbia-mo oggi anche il sito dell’European Acca-demy of Nursing Science «FEANS.ORG»).

Molti sono i siti che forniscono gratuitamen-te l’accesso a Medline per la ricerca di let-teratura (basta digitare»medline» in Lycos oVirgilio). Esistono poi i siti che corrispondo-no alle riviste infermieristiche (Nursing Re-search) o agli editori (Springer, Lippincott) dicui basta digitare il nome su un qualsiasimotore di ricerca.

Un grande vantaggio di Internet è in-fatti quello di non necessitare di indirizziprecisi (come per la posta tradizionale) madi «parole-chiave» con le quali vengonoesplorati i siti o le pagine che le conten-gono. Mi astengo quindi dal fornire indi-rizzi precisi, anche perché spesso cambia-no, ed invito a provare digitando le pa-role che interessano in un qualsiasi moto-re di ricerca per vedere il risultato. Prova-te infatti a digitare «Nursing Journal» o«Nursing Science» e osservate quanto vie-ne proposto dal video!

Forse il nostro problema oggi non è piùdi essere informati ma di selezionare leinformazioni; per fare questo serve natu-ralmente chiarezza su cosa si vuole otte-nere! �

IN PRIMO PIANO

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29luglio/settembre

S. M. degli Angeli (Assisi) – Domus Pacis30 ottobre 2002

PROGRAMMA

ore 15,00 Registrazione partecipanti

ore 15,30 Apertura lavori

ore 16,00 L’infermiere e le cure complementariCATERINA MARSAGLIA

ore 16,30 Le linee guida della professione per le cure complementariGIOVANNI VALERIO

ore 17,00 Pausa caffè

ore 17,15 Cure complementari: quale formazione?MARIA CRISTINA MARTELLA

ore 17,45 Esperienze di cure complementariELIANA BRIZIO

ore 18,15 Dibattito

ore 18,45 Conclusioni

ore 19,00 Chiusura dei lavori e consegna degli attestati di partecipazione

Per informazioni: Segreteria Collegio IP.AS.VI. – tel. 075 5997832

L’ANGOLO DELLA SEGRETERIA

G I O R N ATA D I S T U D I O

L’INFERMIEREE LE CURE COMPLEMENTARI

Gli appuntamenti con la formazione e l’aggiornamentoa cura della Segreteria del Collegio di Perugia

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L’ANGOLO DELLA SEGRETERIA

P R O G R A M M A

Venerdì 25 Ottobre 2002Presentazione dei docentied introduzione al corso.Saluto del Presidente IPASVI di Perugia DAIMARCELLO BORCHIELLINI

9.00 Brain storming9.30 Elementi di fisiopatologia delle Lesioni

da Pressione (LP)10.30 La prevenzione delle LDD: come, quan-

do, perché11.15 Pausa11.45 Gli ausili antidecubito, peculiarità,

pregi e difetti12.30 Discussione in gruppo13.00 Pausa 14.00 Principi di guarigione in campo umido:

come la teoria di Winter ha modificatoil concetto di guarigione

14.30 La classificazione delle medicazionie loro caratteristiche e peculiarità

15.30 Dimostrazione tecnica con discussionein gruppo

16.00 Le linee guida AHCPR sulla prevenzione e trattamento delle LP.

16.30 Lavori di Gruppo con presentazionidi casi clinici

17.30 Termine dei lavori

Sabato 26 Ottobre 20029.00 Inquadramento clinico diagnostico e

complicanze delle Lesioni Vascolari (LV)9.40 L’elastocompressione

10.00 La terapia medica10.30 Pausa11.00 La terapia chirurgica11.30 Lavori di gruppo

sulla elastocompressione12.15 Gli innesti cutanei 12.45 Test di Valutazione del corso e verifica

dell’apprendimentoTermine dei lavori

AISLeCAssociazione Infermieristica

per lo Studio delle Lesioni Cutanee

In collaborazione con il Collegio

IPASVI di Perugia

CORSO PRATICO

PREVENZIONE E TRATTAMENTODELLE LESIONI CUTANEE CRONICHE

9 crediti formativi E.C.M.Perugia Hit Hotel

25-26 Ottobre 2002

Promosso ed organizzato da AISLECAssociazione Infermieristica

per lo Studio delle Lesioni CutaneeDirettore del Corso IP. Andrea Bellingeri

Segreteria organizzativa:V.le dei Mille, 140 – 43100 PARMA

Tel. 0521 290191 • fax 0521 291314DR. FRANCO AIELLO

e.mail: [email protected]

Infermieraprofessionale dipendente dell’Azienda Sa-nitaria Locale n. 3 di Foligno (provinciadi Perugia) con incarico a tempo indeter-minato di ruolo è disponibile ad effettua-re cambio per compensazione con altro/acollega a pari profilo professionale pressoaziende sanitarie della regione Campania.(recapito telefonico: 347/1282133)

annuncio cambio

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L’ANGOLO DELLA SEGRETERIA

SCHEDA DI ISCRIZIONEda compilare ed inviare via fax 0521 291314 a: Medicina Viva entro il 20 Ottobre 2002

Prevenzione e trattamento delle lesioni cutanee croniche – Perugia 25/26 Ottobre 2002

Cognome ............................................................................................................................................................

Nome ............................................................... Nato/a a ...................................................... il ......................

Codice Fiscale (obbligatorio) ...............................................................................................................................

Indirizzo privato ........................................................................................................................ CAP ..................

Città ...................................................................................... Provincia ...............................................................

Tel. ............................................ Fax ............................................. E-mail: .......................................................

Ente ......................................................................................................................................................................

Reparto ................................................................... qualifica e funzione ..........................................................

Desidero partecipare al Corso in qualità di: ❒ Socio Aislec/ IPASVI PG € 144,00 ❒ Non Socio € 160,00

Invio l’importo tramite:❒ assegno bancario o vaglia postale, intestato e spedito a Medicina Viva – Viale dei Mille 140, 43100 Parma❒ bonifico bancario su Cassa di Risparmio di Parma & Piacenza – Ag. 1 di Parma c/c 82117331 ABI 6230 CAB 12701Ai sensi dell’art. 13 legge 675/96 in ogni momento potrò consultare o far modificare i miei dati, chiedere notizie o revocare l’autorizzazione al loro utilizzo scri-vendo a Medicina Viva, V.le dei Mille 140 (Parma)

DATI PER LA FATTURAZIONE (da compilare solo se diversa dall’intestatario)

Ragione Sociale ..................................................................................................................................................................

Indirizzo .........................................................................................................................................CAP ...............................

Città .................................................................... Provincia ........................................ P.IVA C.F. ......................................

Data ................................................... Firma ........................................................

INFORMAZIONI GENERALICondizioni generali di iscrizione. La preiscrizione tramite scheda allegata è obbligatoria. Per permettere un miglior ap-prendimento pratico, il numero massimo di partecipanti è stato stabilito in 100 e verranno accettate le prenotazioni inbase all’ordine cronologico di arrivo delle schede. I richiedenti che rimarranno esclusi, verranno avvisati via fax ed in-seriti in una lista d’attesa. Gli organizzatori si riservano il diritto di cancellare il Corso e di spostarlo a data da destinarsinel caso in cui non venisse raggiunto un numero minimo di iscrizioni. In questo caso l’importo versato verrà restituito adogni iscritto a mezzo assicurata postale o tramite bonifico bancario.Attestati di Partecipazione e Crediti Formativi ECM. Regolamento. È stato richiesto l’accreditamento ECM al competenteMin-Sal per Infermieri. Ai candidati verrà consegnato un modulo con 12 domande con una «soglia di superamento» di8 su 12, pertanto agli stessi che non raggiungeranno questo minimo richiesto NON verranno assegnati crediti. Solo aipartecipanti ad almeno il 90% delle ore del corso verrà riconosciuto il credito ECM e gli attestati di partecipazione ver-ranno inviati per posta dopo la loro valutazione.

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L’ANGOLO DELLA SEGRETERIA

32 luglio/settembre

8� 9� 10 novembre 2002

col il patrocinio di:

facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia

Azienda Sanitaria Locale n. 4 di Terni � Coordinamento Regionale IP.AS.VI. Umbria

IN CORSO DI ASSEGNAZIONE CREDITI FORMATIVI E.C.M.

Quota di iscrizione: € 200,00

Istituto Enrico Fermi – str. di Lacugnano n. 67 � 06132 S. Sisto (Pg)

Per informazioni: tel. 075 5287441 � fax 075 5270313

CORSO INTERATTIVO D’AGGIORNAMENTOSULLE INFEZIONI OSPEDALIERE

CORSO INTERATTIVO D’AGGIORNAMENTOSULLE INFEZIONI OSPEDALIERE

RUOLO DELLA DIRIGENZA INFERMIERISTICANEL NUOVO MILLENNIO

RUOLO DELLA DIRIGENZA INFERMIERISTICANEL NUOVO MILLENNIO

COMITATO INFERMIERI DIRIGENTIcon il patrocinio del Comune di Orvieto

CORSO CONVEGNO NAZIONALE

Orvieto 5 � 6� 7 dicembre 2002Centro Congressi Palazzo del Popolo

IN CORSO DI ASSEGNAZIONE CREDITI FORMATIVI E.C.M.

Quota di iscrizione: € 240,00 entro il 10-11-2002 � € 270,00 dopo tale data

Segreteria organizzativa: tel. 0763 344666 � fax 0763 343943

SSiieennaa 31.10.2002 scadenza

Università degli Studi di Siena

CCoorrssoo ddii ppeerrffeezziioonnaammeennttoo

ddiirreezziioonnee ggeessttiioonnaallee

ddeellllee ssttuuttttuurree ssaanniittaarriiee

anno accademico 2002-2003

tel. 0577 234465 • 333 6775205

http://www.unisi.it/ricerca/ist/

igiene/corsi.htm

SSiieennaa 31.10.2002 scadenzaUniversità degli Studi di SienaCCoorrssoo ddii ppeerrffeezziioonnaammeennttoo

pprrooggrraammmmaazziioonneeeedd oorrggaanniizzzzaazziioonnee ddeeii sseerrvviizzii ssaanniittaarrii

anno accademico 2002-2003tel. 0577 234465 • 333 6775205

http://www.unisi.it/ricerca/ist/igiene/corsi.htm

FFoolliiggnnoo 5.12.19.26 ottobre

CCoorrssoo mmoodduullaarree aanniinn

pprroottooccoollllii,, pprroocceedduurree,,

ll iinneeee gguuiiddaa

tel. 0382 22650 • fax 0382 33822

www.anin.it

AAnnnnoo aaccccaaddeemmiiccoo 2002 -2004Università degli Studi di Modena

e Reggio EmiliaFacoltà di medicina e chirurgiadipartimento di scienze igienistiche,

microbiologiche e biostatisticheQuinto corso di perfezionamento/Master in

MMaannaaggeemmeenntt ppeerr iinnffeerrmmiieerrii,,oosstteettrriicchhee ee tteeccnniicciissaanniittaarrii ppeerr llee ffuunnzziioonnii

ddii ccoooorrddiinnaammeennttootel. 059 2055225 • fax 059 2055588