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Facolt di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Una celebre vignetta del New Yorker di qualche anno fa (luglio 1993)

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Il programma del corso: testi di riferimento per tutti gli studenti

1. F. Comunello, Networked sociability. Riflessioni e analisi sulle relazioni (anche) mediate dalle tecnologie, Guerini, Milano, 2010 2. H. Jenkins, Cultura convergente, Apogeo, Milano

Il programma del corso: gli articoli delle riviste internazionali3 e 4. Due articoli a scelta dello studente alternativamente tratti dalle riviste: a. CMC Journal, http://jcmc.indiana.edu/

(a scelta dello studente all'interno del numero monografico del JCMC sui Social Network Sites (ottobre 2007) o tra gli articoli pubblicati a partire dal 2010)b. New media and society, Sage (selezionando gli articoli pubblicati a partire dal 2010) c. First Monday (selezionando gli articoli pubblicati a partire dal 2010) d. Science, Technology and society (numero di ottobre 2010) e. Information, Communication and society (articoli pubblicati a partire dal 2010) (gli articoli selezionati vanno comunicati alla docente almeno una settimana prima della data dell'esame)

Il programma: testo a scelta per non frequentanti5. Un testo a scelta selezionato dall'elenco che segue**: - M. Berra, A. R. Meo, Libert di Software, harware e conoscenza,Bollati Boringhieri, Torino - Y. Benkler, La ricchezza della rete, Universit Bocconi Editore (qualora fosse selezionato questo testo, sar sufficiente selezionare un solo articolo di rivista) - M. Castells, La nascita della societ in rete, Universit Bocconi Editore (qualora fosse selezionato questo testo, sar sufficiente selezionare un solo articolo di rivista)

- F. Comunello, Reti nella rete, Guerini, Milano, 2006- C. Shirky, Surplus cognitivo, Codice, 2010 - C. Anderson, La coda lunga, Bruno Mondadori (edizione 2010) - E. Pedemonte, Morte e resurrezione dei giornali, Garzanti, 2010 - L. Manovich, Software takes command, reperibile all'indirizzo http://lab.softwarestudies.com/2008/11/softbook.html

Il programma: note

* La conoscenza dei temi di base relativi ai nuovi media data per scontata in quanto propedeutica al corso. Qualora si intendesse rafforzare la propria preparazione in tal senso, si consiglia la lettura di A. Marinelli, Connessioni, Guerini ** Gli studenti frequentanti che parteciperanno all'attivit di ricerca proposta dalla cattedra saranno esonerati dal testo a scelta e potranno selezionare un solo articolo (che sar individuato anche a partire dai temi affrontati nell'attivit di ricerca)

*** La lettura degli articoli in inglese, pur fortemente raccomandata, pu essere sostituita con due testi scelti tra quelli indicati dalla cattedra per gli approfondimenti all'interno del programma o tra i testi a scelta.

Di cosa parleremo nel corso?Le et degli internet studies; sistematizzazione di un meta-campo di studio Modelli ed evoluzione della CMC Culture convergenti e partecipative "Web 2.0" e UGC

Metodi e tecniche della ricerca con/su InternetReti e network: una riflessione semantica Comunit virtuali vs networked individualism Network society Networked sociability

I Social Network SitesMobile social networks e sistemi georeferenziati Digital divide Propriet intellettuale, copyright e creative commons nel mondo digitale ...

Con che sguardo osserviamo i fenomeni che analizziamo?Importa che losservatore partecipi alloggetto della sua osservazione; occorre

in un certo senso amare il cinema, avere piacere a introdurre una moneta in unjuke-box [] Occorre conoscere il mondo senza sentirvisi estranei [] Loggettivit che va ricercata quella che integra losservato nellosservazione, e non loggettivismo che crede di raggiungere loggetto sopprimendo losservato (E. Morin, 1962, p. 38). Textual Poachers e molte delle mie opera successive sono state scritte dalla prospettiva di un Aca/Fan, ovvero di una creatura ibrida che in parte fan e in parte accademico []. Obiettivo del mio lavoro stato superare il gap tra

questi due mondi. Per me una sfida personale riuscire a trovare un modo perfar uscire la teoria culturale dal ghetto delle librerie universitarie per aprire un pi ampio spazio in cui parlare dei media che sono importanti per noi dal punto di vista del consumatore (H. Jenkins)

Internet Studies?

Internet studies is a field of academia dealing with the interaction between the Internet and modern society, and the sociological and technological implications on one another (intro voce Internet Studies, Wikipedia, 2010) Internet Studies is an interdisciplinary field studying the social, psychological, pedagogical, political, technical, cultural, artistic, and other dimensions of the internet and associated information and communication technologies. While studies of the internet are now widespread across academic disciplines, there is a growing collaboration among these investigations. In recent years, "internet studies" have become institutionalized as courses of study at several institutions of higher learning... (intro voce Internet Studies, Wikipedia, 28 settembre 2011)

Internet Studies: a meta-field (D. Silver) The changing role of disciplinarity (Markham e Baym)

Un tentativo di definizione (bozza provvisoria)

un campo di studi multidisciplinare (...) internet e alle tecnologie digitali.

(>Wellman) suddivide gli I.S. in tre et (...) Se nei primi anni la riflessione si concentrava su pochi temi (tra cui CMC, comunit virtuali e digital divide), oggi gli I.S. analizzano argomenti che spaziano dalle proiezioni identitarie online ai videogiochi, dai (>SNS) alle (>culture convergenti e partecipative), dall'(>internet governance) all'attivismo in rete, dal rapporto tra internet e giovani alle applicazioni della comunicazione online in ambito politico, istituzionale, di mercato. Tra i protagonisti della riflessione disciplinare, metodologica e di etica della ricerca va menzionata l'(>AoIR ). Tra le riviste di riferimento si annoverano: New Media and Society, Information Society, Information Communication and Society, Jounal of Computer-mediated communication, Convergence, First Monday.

A meta-field of study

For the time being, it appears as though the largest umbrella underneath

which many of us would huddle is called internet studies. While simultaneously drawing and building from other, older research streams (computers and composition, computer-supported cooperative work, hyper/ cybertext theory, and humancomputer interaction, to name just a few) and waiting for others to join, follow, or contest internet studies (also labeled studies of cyberculture, digital culture, information society, or new media) continues to grow as what can only be called a meta-field of study. The meta-fields development and directions, coupled with attention towards the affiliations that its members do and do not make, constitute an important and interesting site of intellectual, academic, and political work David Silver, 2004, Internet/cyberculture/digital culture/new media/fill-in-theblank studies, New media and society, Vol6(1):5564

Come si scrive internet?

Internet is often spelled with a capital I. In keeping with current trends in internet studies, we prefer the lower case i. Capitalizing suggests that internet is a proper noun and implies either that it is a being, like Nancy or Annette, or that it is a specific place, like Madison or Lawrence. Both metaphors lead to granting the internet agency and power that are better granted to those who develop and use it (Baym e Markham, Internet Inquiry. Conversations about method, Sage, 2009)

Internet e la ricerca empirica (primi cenni)

The internet is directly implicated in at least four major transformations of our epoch: Media convergence Mediated identities Redefinitions of social boundaries The transcendence of geographical boundaries

Each of these intertwined cultural context inevitably affects the identification of research objects, engagement with research fields, and design and conduct of qualitative inquiry of contemporary social life (Baym e Markham, p. x)

The changing role of disciplinarity

While most disciplines have awakened to an understanding of the importance of the internet in their fields, most do not have a richly developed core of scholars who agree on methodological approaches or standards. This absence of disciplinary boundaries keeps internet studies both desirable and frustrating (Baym e Markham, p. xiv) Absence of canonical texts, few key journals, such as: new media and society; Information Society; Journal of Computer-Mediated-Communication; Information Community and Society

Verso una prima sistematizzazione

Con levoluzione registrata nel corso degli ultimi due decenni sia da internet, sia dalla ricerca accademica su internet, sono emersi con chiarezza due aspetti. Innanzitutto, studiare una tecnologia cos complessa e articolata richiede il contributo di numerose discipline e la loro cooperazione interdisciplinare. In secondo luogo, ci che inizialmente era una serie sporadica di primi tentativi di cogliere un fenomeno nuovo, oggi ha raggiunto la maturit di un corpus di letteratura che rappresenta non solo un ampio spettro di risultati, sempre pi raffinati, ma anche un set sempre pi sofisticato di riflessioni teoriche sui metodi di ricerca pi appropriati, oltre che sulletica della ricerca (Burnett, Consalvo, Ess, 2010, p. 2)

The three ages of Internet Studies

B. Wellman (2004): The tree ages of Internet Studies: ten, five and zero years ago, in New media and society La preistoria (1992-1994): Computer Supported Cooperative Work (CSCW); esperimenti in laboratorio (vedi Sproull e Kiesler Connections, 1991) I remember standing lonely at the microphone during a comments period at the CSCW 1992 conference. Feeling extremely frustrated, I exclaimed: You dont understand! The future is not writing stand alone applications for small groups. It is in understanding that computer networks support the kinds of social networks in which people usually live and often work () They are sparsely-knit () People dont just relate to each other online, they incorporate thei computer-mediated communication into their full range of interaction: in-person, phone, fax, ad even writing

The first age of Internet Studies

The Internet became dot.com-ed (met anni 90) Utopians: The most transforming technological event since the capture of fire (John Perry Barlow, 1995); presentism e parochialism; guardavano ai fenomeni online come se fossero isolati Dystopians: it disconnects us from each other Pundits and computer scientists alike were still trying to get a handle of what was happening without taking much account of social science knowledge Computer supported social networks: Internet vista come nuova tecnologia che segue la via tracciata da altri promotori di connettivit

The second age of Internet Studies (1998-2003)

Crescente attenzione da parte del mercato e dei policymakers Crescita continua delluso di Internet: We have moved from a world of internet wizards to a world of ordinary people routinely using the internet (internet diventa una cosa importante, ma non una cosa speciale) Ricerca empirica su larga scala (universit, governi, aziende Pew Internet & American Life Project e World Internet Project) Neither the utopians hopes nor the dystopians fears Dalle ricerche emerge che a un uso crescente di Internet si accompagnano maggiori contatti anche con altri mezzi (face to face, telefono, ecc.)

Verso la terza et degli internet studies

Le prime due et degli internet studies sono state semplici. Nella prima et, non cera bisogno di ricorrere ai dati: bastava uneloquente euforia o unaltrettanto eloquente disperazione. Nella seconda et, i ricercatori potevano cogliere frutti facilmente raggiungibili, utilizzando metodi standard della ricerca sociale questionari e lavoro sul campo per documentare la natura di internet (Wellman, 2010, p. 21)

La terza fase: dalla documentazione allanalisi (2004- )

Progetti di ricerca pi focalizzati, supportati dalla teoria (tipologie di relazioni sociali supportate, sviluppo di individualized networks: personalizzazione, portabilit, connettivit ubiqua) The Internet is helping each person to become a communication and information switchboard (quadro comandi) between persons, networks, and insititutions Groups have clearly become individualized networks The person has become the portal

Alcuni temi di ricerca (Association of Internet Researchers)

Ronald E. Rice, New media/Internet research topics of the association of Internet researchers (2005). Information Society. 21 (4), pp. 285-299. Postprint available free at: http://repositories.cdlib.org/postprints/943

I convegni dell'AoIR

2011 IR 10: Performance and participation (Seattle) 2010 IR 11.0: Sustainability, Participation, Action 2008 IR 9.0: Rethinking Communities, Rethinking Place (Copenhagen) 2007 IR 8.0: Lets Play! (Vancouver) 2006 IR 7.0: Internet Convergences (Brisbane) 2005 IR 6.0: Internet Generations (Chicago) 2004 IR 5.0: Ubiquity? (Brighton) 2003 IR 4.0: Broadening the Band (Toronto) 2002 IR 3.0: Net/Work/Theory (Maastricht) 2001 IR 2.0: InterConnections (Minneapolis) 2000 IR 1.0: The State of the Discipline (Lawrence)

Verso una quarta fase degli internet studies?

Sistematizzazione (manuali, associazioni, riviste) Campo autonomo Integrazione mainstream discipline Integrazioni con network studies e audience studies

Introduzione alla CMC

Comunicazione mediata dal computer: di cosa parliamo? Computer? Comunicazione? Mediata?

Discutere di CMC attraverso la CMC: la ML dellAoIR (Association of Internet Researchers)

http://courses.ischool.berkeley.edu/i290-12/f07/air-l_cmc.php Association of Internet Researchers mailing list discussion of "CMC" Date: Mon, 24 Jul 2006 17:05:45 +0200 From: Jillana Enteen Subject: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected] Hello all, I'm trying to sort out the differences in etymology and meaning between CMC, ICT and digital communication. I'm having a hard time-- other than recognizing the academic/educational basis for ICT and its roots in IT, it seems to me that these terms are used interchangeably. Any thoughts? best wishes, jillana Jillana Enteen [email protected]

AIR-L: CMC datato?

Date: Mon, 24 Jul 2006 16:18:36 +0100 From: "Martin Garthwaite" Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected] Jillana, I would agree, if you look at a time line, I remember reading about CMC over 15 years ago, and I'll go out on a limb here and say that quite a lot of the research on CMC was done pre-mass adoption of Internet. So services like CompuServe, CIX and AOL that provided walled gardens that were not originally part of the Internet. CMC also referred to mailing lists like this one, e-mail, usenet groups, all these systems were pre-html technologies. ICT appears to me to be a catch all term, and I find digital communication a little ambiguous. Martin. [email protected] MSc candidate media@lse

AIR-L: CMC come termine ombrello Date: Mon, 24 Jul 2006 11:24:30 -0500 From: "Ledbetter, Andrew Michael" Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: I've struggled with the term "CMC" in my own writing. While I wouldn't agree that the term is "archaic" (as many scholars still use the term frequently), it does "feel" dated to me. (). But, in my own writing, I have tried to refer to specific media as much as possible (e-mail, IM, chat, Facebook, etc.) rather than using the term "CMC"... which might be a healthy move on the whole, since we know that there are significant qualitative and quantitative differences in communication across those media, despite their common online nature. Yet, simultaneously, people sometimes seem to think about, and socially construct, online communication channels as a unified whole. Thus, it seems reasonable that we have an umbrella term to refer to such media. Recently, I have tended to use "online communication"---it is less verbose than "computer-mediated communication", seems less intrusive than an acronym, and seems broad enough to include a lot of different technologies (e.g., both Internet and non-Internet interaction, etc.). In short, it seems to get the job done all right, though I'm sure the term has shortcomings too. But of course, I'm sure appropriate terminology varies from discipline to discipline. Andrew M. Ledbetter Ph.D. Candidate and Graduate Teaching Assistant Department of Communication Studies University of Kansas

AIR-L: aggiornare la terminologia

Date: Tue, 25 Jul 2006 15:40:17 +0200 From: Jillana Enteen Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected] Thanks for all your thoughts on this. I'm eager to see how the discussion continues (...) I do think it's necessary to find an umbrella term to talk about digital networked communication (I use this term tentively)--one that takes into account that we cannot anticipate how what we "communicate," () or how the bytes we transmit will "travel," (i.e. the route of the information) or how they will be received. In other words, understanding that information is transmitted digitally from "others" (other people, other places) encourages a media-specific term, but assuming that this term, as Charlie points out, means computer to computer is now out of the question. Think of different browser qualities (safari versus outlook explorer or computer versus blackberry, for instance)--what people see can vary greatly from what is sent. In the past, it has been useful to place television in one category when considering broadcasting and/or spectatorship, and telephony in another, when examining the implications of (almost) instantaneous voice transmission. Consequently, I find it imperative to have a category (as most have agreed) that takes into account the increasing flexibility--where we might as easily be watching a downloaded television show on our ipod OR on our harddrive, networked television or talk through regular telephones via vonage as surfing the internet--yet the way information arrives is related. The term must maintain an awareness of the complexity of these new vehicles for digital transmission and increasing possible interfaces for their consumption. This is not to discourage specific considerations--which should use terms as specifically as possible. At this point, studying "internet use" may be too broad--www or IRC or mobile-to-mobile SMS, located in a particular moment and among specific users speaks more to the point. I find it interesting, and compelling, that CMC is outdated. And as a "former" scholar of CMC, I'm still pondering over what term might speak best for my framework. thanks and best wishes jillana Jillana Enteen [email protected]

AIR-L: Barry Wellman

Date: Wed, 26 Jul 2006 11:57:51 -0400 From: Barry Wellman Subject: [Air-l] CMC, network of networks To: aoir list I believe that Roxanne Hiltz and Murray Turoff were first/early users of "Computer Mediated Communication" (CMC) in the first edition of Hiltz, S. Roxanne, and Murray Turoff. 1978. The Network Nation. Reading, MA: Addison-Wesley. Yup, that's before some list members were born. (But I don't have the book handy.) THeir Network Nation title was consciously adopted from Paul Craven and my "The Network City" paper (1973). Which also introduced "network of networks" well before the Internet. And which may have begat "THe Network Society" (Castells, 1996), and certainly begat Tracy Kennedy and my "The Network Household" (2007; ICS) and my "networked individualism" (2000; IJURR) As far as CMC/ICT, I've been increasingly using ICT because it encompasses information as well as communication. (Of course, info has to be communicated to be useful.) My sense is that the CSCW crowd still uses CMC a fair amount. Talk about anachronisms -- CSCW sure is a misleading one. But yet there is an annual conference. Everything old is new again. Barry _____________________________________________________________________ Barry Wellman Professor of Sociology NetLab Director wellman at chass.utoronto.ca http://www.chass.utoronto.ca/~wellman Centre for Urban & Community Studies University of Toronto 455 Spadina Avenue Toronto Canada M5S 2G8 fax:+1-416-978-7162 You're invited to visit & contribute to the new version of "Updating Cybertimes: It's Time to Bring Our Culture into Cyberspace" http://chass.utoronto.ca/oldnew/cybertimes.php

AIR-L: William Dutton (allora direttore OII)

Date: Wed, 26 Jul 2006 21:12:02 +0100 From: "William Dutton" Subject: Re: [Air-l] Social software and ICT on Wikipedia To: , As Paolo Massa and Barry Wellman point out, all of these terms -ICT, new media, CMC, etc -- are anchored in specific research programmes, historical periods, and technologies. They are not interchangeable. While it would be great to improve Wikipedia, I suggest that a useful source might be a book by Loader and others, which is part of the Key Concepts series of Routledge. It is a 2004 publication, but this discussion might encourage them to update Cyberculture: Key Concepts. See: http://informationr.net/ir/reviews/revs143.html In my opinion, these terms matter, so its great to see that a single post has generated such a stir around the meaning of closely related by distinct terms. Bill

Alle origini della CMC

Licklider e Taylor The computer as a Communication Device, 1968 Hiltz e Turoff, The Network Nation: Human Communication via Computer, 1978 Il primo filone sistematico di ricerca sulla CMC si sviluppa a partire dagli anni 80 nellambito della psicologia sociale: Impatto in ambito organizzativo, implementazione reti di comunicazione nelle aziende Ottenere il massimo dalle nuove tecnologie in gruppi di utilizzatori molto task oriented Valutare questi strumenti non solo sul piano tecnologico, ma anche per i loro effetti sociopsicologici (gerarchie, controllo decisioni, codici non verbali, ecc.)

Lapproccio RCS: reduced social cues (Kiesler, Sproull, Dubrovsky) indicatori sociali ridotti

Domande: quali sono gli effetti di una comunicazione semplice e rapida, in grado di raggiungere qualunque ufficio decentrato? esistono strategie per compensare la mancanza di codici non verbali? Le persone avvertono le differenze di status o di prestigio? Si sentono pi anonime?

Approccio RSC - segue

Scarsit di informazioni relative al contesto della comunicazione Scarsit di norme condivise per orientare comunicazione La cmc ritenuta povera dal punto di vista sociale La mancanza di feedback sociale rende difficile il coordinamento degli attori e la comprensione dei messaggi Le capacit di influenza sociale degli attori si livellano Stile comunicativo pi libero e impersonale Anonimato e deindividuazione

Sul piano organizzativo, dunque, la Cmc avrebbe due effetti contrastanti: Livella differenze di status partecipazione pi libera da condizionamenti sociali Crea situazioni di deindividuazione e sottrae gli attori dai vincoli normativi Un gruppo che interagisce via cmc, dunque, sar pi democratico ma anche pi lento nelle decisioni Status equalization (esperimenti): in interazioni FtF i partecipanti di status pi elevato dominano la discussione, nellinterazione via computer la relazione pi equilibrata (ridotta ansia da valutazione, aumento disattenzione sociale)

Informazioni relative al contesto sociale: statiche: aspetto delle persone, arredamento dellufficio ecc. dinamiche: comportamento non verbale

Per costruire il contesto: variabili di tipo geografico (collocazione), organizzativo (posizione gerarchica), contingente (tipo di relazione tra gli interlocutori) Sproull e Kiesler (1986), ricerca sugli effetti della posta elettronica in una grande azienda: Cmc veicola poche informazioni sul contesto sociale Le persone tendono a sopravvalutare la propria importanza Posta elettronica preferibilmente utilizzata per comunicare con i superiori gerarchici Posta elettronica preferita per comunicare cattive notizie Durante lorario di lavoro la posta elettronica utilizzata spesso per comunicazioni non inerenti al lavoro

Status equalization

Limitazione della larghezza di banda (quantit di informazioni veicolabili nellunit di tempo). Dunque: CMC efficace per trasmettere informazioni precise, ma povera in relazione agli aspetti sociali della relazione Livellamento di status e maggiore visibilit soggetti normalmente esclusi Ambiente sociale debolmente normato, incline al litigio (flaming), a comportamenti antisociali e a posizioni polarizzate Limiti approccio RSC: contraddizioni (cmc poco adatta per dimensione sociale, ma mail spesso personali anche dal lavoro); aspetti sociali trattati in termini informazionali; determinismo; non spiega uso cmc per scopi personali o con comportamenti normati.

SIDE: Social Identity De-individuation Inizio anni 90, psicologia sociale (Lea, Spears) La larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha nulla a che fare con la sua capacit di trasmettere indici sociali (intestazioni e firme, conoscenze precedenti, ecc.) La cmc limita solo alcuni codici usati nella comunicazione interpersonale (codici non verbali) Distinzione tra lidentit personale e le diverse identit sociali di un individuo: questo spiega perch la deindividuazione pu condurre a comportamenti ipersociali o pi rigidamente normati di altri E il contesto che coinvolge gli attori come singoli individui o enfatizzando lidentit sociale

SIDE - segue

(Esperimenti): in una situazione di deindividuazione si realizzano due tipi opposti di comportamento: asociale o ipersociale (in funzione del tipo di identit di riferimento) Questo contraddice teorie ingenue dellinfluenza sociale; modello SIDE ha concezione dei processi sociali di tipo cognitivo La cmc si presta ad essere utilizzata come strumento di controllo sociale Ma la condizione di deindividuazione pu distogliere le persone dalle conseguenze che le loro azioni hanno sugli altri (decisioni spiacevoli o impopolari)

Teoria Hyperpersonal Social Information Processing SIP (Walther, Burgoon) Cmc non solo non fredda, ma tende a sovraccaricarsi di contenuti sociali (iperpersonale) Cmc generalmente pi lenta della comunicazione FtF (questo spiega discrepanze con esperimenti in lab): cmc pu veicolare la stessa socialit della comunicazione FtF, se si lascia agli attori il tempo di svilupparla (in laboratorio: limitazione temporale e assenza di aspettative su interazioni future) Al di fuori delle condizioni di laboratorio, gli esseri umani non comunicano quasi mai esclusivamente con un mezzo (cmc o FtF) Selective self presentation; scelta dei tempi; feedback pi mediato e behavioural confirmation Like ordinary behaviour, only more so (Spears, Lea)

Il contesto sociale

Passaggio verso comprensione pi completa della cmc: Superamento teoria matematica dellinformazione Critica a concezione ingenua dellinformazione (che un prodotto sociale, non un bene che esiste in natura) Concezione non riduzionistica della dimensione sociale (codici, universi simbolici ci accompagnano come parte integrante nostra esistenza) Realt sociale come costrutto e non come dato ontologico

Il contesto sociale: relazione circolare con lazione Si pone in discussione il determinismo, ad esempio la presunzione di intrinseca democraticit delle tecnologie Dallesperimento in lab allapproccio etnografico: lattenzione si sposta dagli effetti della cmc comparata con FtF a processi di costruzione simbolica dei significati e dellazione online (N. Baym, S.Turkle, ecc.)

La CMC oggi: alcuni ambiti di ricerca

http://jcmc.indiana.edu (Journal of Computer Mediated Communication) Alcuni Special Themes tratti dal jcmc:- War Coverage in Cyberspace (gennaio 2007) - The Social, Political, Economic, and Cultural Dimensions of Search Engines (aprile 2007) - Cross-Cultural Perspectives on Religion and ComputerMediated Communication (aprile 2007) - Blogging (luglio2007) - Social Network Sites (ottobre 2007)

Il Jcmc nel 2009 e nel 2010

- special issue: Ehealth (gennaio- luglio 2010)Blog Functions as Risk and Crisis Communication During Hurricane Katrina (pages 131)Wendy Macias, Karen Hilyard and Vicki FreimuthArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01490.xThe Diffusion of a Task Recommendation System to Facilitate Contributions to an Online Community (pages 3259)Y. Connie Yuan, Dan Cosley, Howards T. Welser, Ling Xia and Geri GayArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.10836101.2009.01491.xCommunication Communities or CyberGhettos?: A Path Analysis Model Examining Factors that

Explain Selective Exposure to Blogs (pages 6082)Thomas J. Johnson, Shannon L. Bichard and Weiwu ZhangArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01492.Facebook and Online Privacy: Attitudes, Behaviors, and Unintended Consequences (pages 83108)Bernhard Debatin, Jennette P. Lovejoy, Ann-Kathrin Horn and Brittany N. HughesArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01494.xGratifications and Seeding Behavior of Online Adolescents (pages 109137)C. Courtois, P. Mechant, L. De Marez and G. VerleyeArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01496.xInternet in the Daily Life of Journalists: Explaining the use of the Internet by Work-Related Characteristics and Professional Opinions (pages 138157)Liesbeth Hermans, Maurice Vergeer and Leen D'HaenensArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.10836101.2009.01497.xEthno-Racial Identity Displays on Facebook (pages 158188)Sherri Grasmuck, Jason Martin and Shanyang ZhaoArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.0149Consequences of media and Internet use for offline and online network capital and well-being. A causal model approach (pages 189 210)Maurice Vergeer and Ben PelzerArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1

Il JCMC nel 2011

Alcuni temi: - mondi virtuali - SNS - mobile geotagging - selective posting - uso dell'email nelle comunicazioni docente/studente, ecc.

Riferimenti per eventuali approfondimenti

R. Scalisi, Users, Guerini e Associati, Milano, 2001 L. Paccagnella, La comunicazione al computer, Il Mulino, Bologna, 2000 (in particolare cap. 1 e 2) http://courses.ischool.berkeley.edu/i290-12/f07/airl_cmc.php (discussione su AIR on CMC) www.jcmc.indiana.edu Licklider e Taylor, The computer as a communication device (1968), disponibile in webcattedra

Le domande iniziali: computer?Normalmente le nuove tecnologie della comunicazione sono identificate con il Personal Computer, la tecnologia emblema della rivoluzione nel trattamento digitale delle informazioni e con Internet, la rete che consente a milioni di PC di scambiarsi informazioni e, come conseguenza, a centinaia di milioni di persone di comunicare tra di loro e di accedere al patrimonio di conoscenza racchiuso negli archivi (e nei server) di tutto il mondo.

Se consideriamo il processo evolutivo dei nuovi media dobbiamo per notare che la tendenza di lungo periodo non di tipo centripeto ma di tipo centrifugo non una sola macchina digitale per tutte le nostre esigenze di comunicazione, informazione, intrattenimento ma tante macchine digitali (e tanti media vecchi e/o nuovissimi) capaci di dialogare tra loro mediante le tecnologie di rete; abbiamo spesso scambiato il presupposto - la convergenza assicurata dalla conversione di tutti gli archivi da formati di tipo analogico a formati digitali e consentita dalla macchina (il PC) in grado di gestirla con la finalit del processo evolutivo. Il PC e il suo alfabeto non rappresentano dunque lintero universo dei nuovi media. (da A. Marinelli, Connessioni, Guerini, Milano 2004)

Quando gli utenti non erano utenti

Negli anni Sessanta una tipica azione di introduzione di informazioni in un computer prevedeva tre attori, che potremmo definire tre tipi di utenti: lesperto che codificava su fogli di carta le sue specificazioni, il perforatore (o la perforatrice) che perforava le schede riproducendo in forma diversa lidentica informazione passatagli, loperatore che forniva le schede al computer attraverso un lettore di schede. Da un lato, inoltre, cera questo gruppo di esperti che avevano la competenza di agire sul calcolatore, dallaltro cerano tutti coloro che ricevevano i risultati dellelaborazione informatica, sulla base dei quali dovevano prendere decisioni, senza in realt avere alcuna conoscenza delle procedure che li avevano prodotti (Scalisi 2001: 51).

Utenti solo quando il computer diviene uno strumento personale - e nello stesso tempo strumento per raggiungere una grande variet di obiettivi, non necessariamente connessi al calcolo o allinformatica che inizia ad emergere unelaborazione teorica che considera lutente come una delle variabili in gioco. dunque con la nascita del personal computer, e della GUI (Grafical User Interface), che si pu parlare di nascita dellutente. La nozione di utente, dunque, espressione caratteristica di un modello che vede un soggetto interagire con un dispositivo informatico; lincontro tra i due elementi dellinterazione avviene al livello dellinterfaccia (utente), che rappresenta il punto di contatto e di scambio tra il dispositivo ed il corpo dellutente, concepito sia come porta percettiva, che conduce allattivit di elaborazione condotta a livello cognitivo, sia come ponte ergonomico per lazione. Nasce la riflessione sulla Human Computer Interaction

Scomparsa degli utenti?

Progressivamente il modello della HCI stato affiancato e ridefinito da modelli concorrenti, tanto che si giunti a parlare di scomparsa dellutente (Scalisi 2001: 145 sgg.). Possiamo individuare due filoni principali che hanno condotto alla scomparsa dellutente, o meglio, ad una sua ridefinizione: il modello della Computer Mediated Communication (CMC) la progressiva affermazione di tecnologie invisibili e onnipresenti.

With o through the Net?

Diversamente dalla HCI, la CMC non si concentra tanto sullinterazione tra utente e sistema, quanto sulle interazioni tra soggetti supportate dalla tecnologia. Ma la CMC non sostituisce totalmente la HCI: anche in contesti di CMC, infatti, linterfaccia non cessa di avere un ruolo nel determinare la maggiore o minore facilit di utilizzo dei dispositivi, che a sua volta ha ricadute spesso rilevanti sulle modalit di interazione adottate dai soggetti. I soggetti dellinterazione non cessano totalmente di essere interpretati come utenti ma quello dellutente diviene solo uno dei livelli di analisi pertinenti quando riflettiamo sulla CMC. In questambito divengono centrali le dinamiche di interazione tra soggetti, mentre i dispositivi tecnologici costituiscono lambiente, il contesto dellinterazione stessa.

Malgrado la CMC, come ambito che studia linterazione tra individui attraverso la rete si affermi in un momento successivo rispetto allaffermazione della HCI, lutilizzo della rete come strumento di comunicazione e contatto tra individui precedente alla diffusione del personal computer e allo sviluppo del concetto di utente. il primo periodo della diffusione di Internet caratterizzato da un utilizzo come strumento di comunicazione tra individui. Molto prima della nascita del Web, infatti, si diffondono fenomeni come le BBS (Bulletin Board System) e le e-mail, dando origine, a partire dagli anni Settanta, ad unimponente letteratura sul fenomeno delle cosiddette comunit virtuali. Vedi anche Castells 2001 e i comunitari virtuali

Lutente nel Web

In Internet lutente far la sua comparsa solo con la diffusione del Web e dei browser grafici (Mosaic, antecedente di Netscape, del 1994). Fino a quel momento, Internet (e il Web solo testuale) erano rimasti sostanzialmente nelle mani di utilizzatori che erano anche professionisti (o appassionati) delle tecnologie Con i browser grafici, invece, il Web si apre ad un pubblico pi vasto, gi abituato alla GUI, che dunque si trasforma in utente. Nascono in questo contesto le riflessioni sulla progettazione Web centrata sullutente e sullusabilit dei siti Web.

Comunicazione tra macchine? Tra uomini? Tra macchine e uomini? La societ pu essere compresa soltanto attraverso lo studio dei messaggi e dei mezzi di comunicazione relativi ad essi; e () nello sviluppo futuro di questi messaggi e mezzi di comunicazione, i messaggi fra luomo e le macchine, fra le macchine e luomo, e fra macchine e macchine sono destinati ad avere una parte sempre pi importante (Wiener 1950: 2324).

Il linguaggio non un attributo esclusivo delluomo, bens un carattere che egli pu condividere fino a un certo grado con le macchine da lui costruite () Generalmente noi crediamo che la comunicazione e il linguaggio siano diretti da persona a persona. possibile tuttavia che una persona parli a una macchina, una macchina a una persona e una macchina a una macchina (). C un linguaggio emesso dalluomo e diretto alle macchine e c un linguaggio emesso dalle macchine e diretto alluomo (Wiener 1950: 101 - 102)

Web 2.0 L'utente guida il cambiamento (?)

Did you know?

Web 2.0 is a set of economic, social and technology trends that collectively form the basis for the next generation of the Internet: a more mature and distinctive medium characterized by user participation, openness and network effects. Tim OReilly

Il web 2.0 visto da SlideShare

Critical perspectives on web 2.0

Critical perspectives on Web 2.0 First Monday, vol. 13, march 2008 Web 2.0 represents not a sociotechnological advance in the World Wide Web, but rather a powerful framing device of professional elites that define what enters the public discourse about the impact of the Web on society. Scholz deflates the claims of revolutionary technical innovation and social empowerment held dear by many Web 2.0 evangelists, revealing instead that the technologies and communities underlying Web 2.0 have existed, in one form or another, long before Tim OReilly first uttered the phrase (M. Zimmer) Theres something quite brilliant, from a corporateconsumer marketing perspective, about the term Web 2.0. Its very name Web 2.0 embodies newandimprovedness: a new version, a new stage, a new paradigm, a new Web, a new way of living. Attached to any old noun, 2.0 makes the noun new: Library 2.0, Scholarship 2.0, Culture 2.0, Politics 2.0. Hyping new media is nothing new, but lately the marketing meme machine behind Web 2.0 appears to be set on overdrive (D. Silver)

The long tail, C. Anderson

Un esempio: netflix

What's next?

Web 3.0? Eric Schmidt, CEO google, sul web 3.0 Web semantico: trasformazione del World Wide Web in unambiente dove i documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, e cos via) siano associati ad informazioni e dati (metadati) che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all'interrogazione, all'interpretazione e, pi in generale, all'elaborazione automatica. The Semantic Web A new form of Web content that is meaningful to computers will unleash a revolution of new possibilities

By Tim Berners-Lee, James Hendler and Ora Lassila May 17, 2001

What's next

Web 3.0 e internet of thingsCloud computing un modello ibrido di sfruttamento delle risorse offerte dalle reti di computer, Internet principalmente, che supera il vecchio schema client/server che lo ha caratterizzato ed in parte dominato sino ad oggi. La premessa basilare consiste nellassumere che in questa nuova architettura i data service (servizi hardware) e le funzionalit offerte (servizi software) dovrebbero risiedere prevalentemente sui server web (le nuvole) piuttosto che diffusi sui singoli computer connessi in rete: dovrebbero essere in qualche nuvola da qualche parte ' (E. Schmidt)

The computing revolution was about digitizing information. The wirelesscommunication revolution is about making digital information about anything, available anywhere, at almost no cost () Huge amounts of data that were once impossible or too expensive to collect will become the backbone of entirely new services. () A disruptive change is occurring in the digital environment thanks to physical computing, pervasive networks and abundant digital storage (Aprile 2007)

Ubiquitous computing e calm computing

Ubiquitous computing e calm computing Interfacce e manipolazione diretta Un video (ubiquitous computing by Michio Kaku) I-Phone e Ubiquitous computing

Internet (la rete Tcp-Ip) non solo il web

VoIP Skype OnLine gaming

p2p download and sharing Streaming AV Media Player VoD IpTV E-mail

Web http Explorer

Messaggistica MSN

Il web morto(?)C. Anderson, M. Wolff, Wired US, estate 2010 Anderson Negli ultimi anni uno dei cambiamenti pi significativi nel mondo digitale stato il passaggio dal web aperto a piattaforme che utilizzano internet come mezzo di trasporto, ma non il browser come display (ad es. le apps) La transizione stata innescata dall'avvento dell'Iphone: mondo che i consumatori scelgono sempre pi spesso perch queste piattaforme dedicate funzionano meglio o sono pi adatte alla vita quotidiana Produttori e consumatori sono concordi: il web non il culmine della rivoluzione digitale Il web come strumento prezioso, ma non come l'intera cassetta degli attrezzi (Anderson contrappone la sua visione a chi parla di webtop)

Il web morto? - segue

Push vs pull (Wired, 1997). proprio come il web 2.0 soltanto un web 1.0 che funziona, l'idea (del futuro predominio dei media push) rinata Il web in fondo solo una delle tante applicazioni che esistono in internet, e utilizza protocolli IP e TCP per muovere i pacchetti. La rivoluzione questa architettura, non le applicazioni specifiche che ci sono costruite sopra. Oggi il contenuto che vedi sul tuo browser ammonta a meno di un quarto del traffico internet Applicazioni responsabili del maggior traffico internet: email, p2p, reti aziendali, comunicazioni da macchina a macchina delle API (application programming interface), le chiamate skype, i giochi online, Itunes, film in streaming (netflix, ecc.)

Un'era post-web?Mobile: fruizione resa pi semplice dalle applicazioni E' vero, apprezziamo l'ambiente aperto, ma preferiamo la strada pi facile, anche a pagamento (dal modello free al modello freemium) Oggi internet ospita una grande quantit di giardinetti privati (walled gardens), in un certo senso il web l'eccezione, non la regola Il web aperto della peer production () continua a prosperare, sprinto da incentivi non monetizzabili come la voglia di espressione () Ma il concetto del web come mercat per la distribuzione digitale in crisi () La vera rivoluzione internet () La natura della rete cambiata, passando dalla scrivania alle tasche (C. Anderson, in italiano su Wired, ottobre 2010)

Sistemi chiusi e business

Allontanamento dall'open web dipende anche dal crescente dominio di uomini d'affari pi inclini a pensare nei termini di tutto o nulla dei media tradizionali () frutto di un'idea che rifiuta l'etica, la tecnologia e il business model del web. Esempio: Facebook, sistema chiuso, che diventato un mondo parallelo al web, un'esperienza assai diversa e certamente pi appagante e allettante, che divorava il tempo prima passato a passare pigramente da un sito all'altro - applicazioni Integrazione logica tecnologica e media; ci si sposta verso mercato in cui il contenuto domina la tecnologia Apple (Itunes) sposa logica media tradizionali (controlla i contenuti) M. Wolff, in italiano su Wired, ottobre 2010