18122011 Il giovane Guttuso

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    LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 18DICEMBRE2011NUMERO 357

    CULT

    La copertina

    BACCALARIO e KINNEY

    Nuove tecnologiee libri per bambini

    ecco le e-storiedel futuro

    Le recensioni

    SIMONETTA FIORI

    Quei raccontisulla bellezzadegli adolescentieccentrici

    Allinterno

    Lintervista

    LUCA FRAIOLI

    Lo scienziatoHubert ReevesSpiego le stelle

    ai miei nipoti

    Lopera

    ANGELO FOLETTO

    Luca Guadagninodebutto liricoUn grande Falstaffsenza birignao

    Il romanzo

    ALESSANDRO BARICCO

    Una certa ideadi mondo:

    Medici di cortee lezioni di libert

    Verde Natal,

    il menu vegetariano

    I sapori

    LICIA GRANELLO

    e UMBERTO VERONESI

    Tutti i segretidel ladrodi biciclette

    Lattualit

    LUCA RASTELLO

    stato come trovare un tesoro. Inaspettato e sorprenden-te. Pi di cinquecento pagine di quaderni di scuola di Re-nato Guttuso, fitti di appunti sullarte, sullarchitettura,sulla filosofia, densi delle passioni di un ragazzo che nonpoteva immaginare che sarebbe diventato un artista fa-moso, ricco, potente. Cercavamo immagini per un film

    documentario in occasione dellimminente centenario della na-scita, quando lanziana ma ancora vivace amica dellartista, che ciaveva permesso di consultare le foto di famiglia nel suo piccolo ecaotico appartamento alla marina di Baghe ria, si ricordata: Ma cisono anche dei quaderni di Renato!. Dopo unaffannosa ricerca trai ricordi di una vita, Flora, la figlia del poeta Ignazio Butitta, lamico

    da sempre di Guttuso, apre una vecchia scatola da cioccolatini emostra a uno stupito Antonino Russo, docente universitario di lin-guistica e germanistica a Palermo, e a chi scrive, le pagine del gio-vane Renato, rimaste sconosciute per pi di ottantanni.

    (segue nelle pagine successive)

    GIANCARLO BOCCHI

    In S. Maria Novella si conserva il quadro della Trinit. [...]Nel centro Cristo mentre dallalto tende leterno padre conle braccia aperte per raccogliere il figlio. Dinanzi alla cro-ce Maria e Giovanni e presso le colonne scannellate il com-mittente in ginocchio insieme alla moglie.Questa lopera che ci rimane di Masaccio, il quale fu un

    innovatore del nuovo stile pittorico, perch rompendo la tradi-zione della scuola di Giotto, imita larte di Donatello per lespres-sione, e introduce per la prima volta la prospettiva che ha appre-so da Brunelleschi.

    Piero della Francesca[...] Lultima opera che volle lasciare a Borgo S. Sepolc ro il quadrodella Resurrezione: Cristo dai grandi occhi sorge dal sepolcro, su cuipoggia il piede sinistro, piantando sullurna lo stendardo crociato.

    (segue nelle pagine successive)

    RENATO GUTTUSO

    Temi sui grandi maestri,nudi e falce e martelloNel centenario della nascitai quaderni di scuoladi un ragazzoche gi artista

    Guttuso FOTOARCHIVIOPASQUALINO-PAL

    ERMO

    GiovaneIl

    Repubblica Nazionale

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    GLI APPUNTI

    Sotto, alcunepagine dei quadernidi scuola di Guttusofitte di appuntisullarte,sullarchitetturae sulla filosofia

    (segue dalla copertina)

    R

    acconta Flora Butit-ta: Quando nel 1945

    mor la madre, Rena-to non pot parteci-pare ai suoi funerali.La casa fu liberata dal

    proprietario e alcuni effetti personalivennero affidati al podest. Dopoqualche tempo Renato torn a Baghe-ria per ritirarli. Insieme al pittore Ga-rajo, io lo aiutai. Fu per questo che mi re-gal i suoi quaderni di scuola, per sdebi-tarsi. Per lei sono solo un ricordo, maquegli otto quaderni ora ritrovati raccon-tano molto dellartista siciliano, una par-te importante della sua esistenza, un pe-riodo tra i meno conosciuti, di certo il pideterminante per la formazione delle sueidee sullarte e sulla vita. Anni di povert e disperanza. Di forti ideali e di scelte obbligate.Di passioni e dincertezze.

    Tutto ha inizio a Bagheria, un paese di mil-le casette e una decina di sontuose vi lle nobi-liari, il giorno di Santo Stefano del 1911. MaGioacchino e Gina, i genitori, vogliono rega-lare al piccolo Aldo Renato Guttuso una set-timana di vita e lo registrano allanagrafe diPalermo solo il 2 gennaio 1912.

    Il primo ricordo di Guttuso bambino drammatico. Un colpo di lupara rimbombanel vicolo sotto casa, dietro corso Butera. Dalbalconcino, ornato di vasi di gerani, Renatovede un uomo cadere a terra, morto. La vio-lenza della sua terra gli entra dentro per la pri-ma volta, lasciando unimpronta indelebilesulla sua sensibilit. La seconda scoperta diRenato quella di avere due genitori moltodiversi tra loro. La madre una donna sem-plice, che vorrebbe imporgli uneducazionecattolica. Ogni giorno cerca di trascinarlo amessa, in Cattedrale. Il padre invece un an-ticlericale, figlio di un garibaldino mazzinia-no, un uomo dai modi eleganti e raffinati cheama larte, scrive di teatro e di cinema. unagrimensore e porta spesso con s il figlio ingiro per i campi insegnandogli ad amare lu-manit dolente e disperata della Sicilia.

    Appena adolescente, Renato di casa alcircolo anarco-socialista Filippo Turati,fondato da Ignazio Butitta a Bagheria, dovesi pubblica il foglio La povera gentee si orga-

    nizzano le manifestazioni dei braccianti. lasua prima scuola di antifascismo, proprionegli anni in cui il regime di Mussolini si vaconsolidando. A dodici anni scopre davantialla nuova casa di corso Diaz, sempre a Ba-gheria, una miniera di colori, segni e figure: la bottega di Emilio Murdolo, pittore di car-retti siciliani, suo primo maestro. Da quelmomento Renato inizia a sfogliare con pas-sione i libri darte del padre, futura fonte di-spirazione per i quaderni del liceo.

    Intanto in casa Guttuso si tira la cinghia. Lamadre sogna il figlio avvocato e vede lin-namoramento del ragazzo per larte comeun ostacolo alle proprie ambizioni. Gioac-chino, fine acquerellista, incoraggia invecela passione del figlio e gli suggerisce di fre-quentare gli altri artisti locali. Renato dascolto alla madre, continu a a studiare e no-nostante le difficolt economiche vieneiscritto al liceo classico Umberto Primo diPalermo. Ma gi a quindici anni inizia anchea scrivere di arte sul primo dei suoi quaderniora ritrovati, e apre il suo primo studio nel

    piccolo abbaino che si affaccia sul terrazzinodi casa con vista sul golfo. Presto questo spa-zio angusto, ma panoramico e soleggiato, di-venta una factory frequentata dai giovaniartisti come Nino Franchina, Giuseppe Bar-

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    La copertinaAutoritratti

    bera, Nino Garajo, e anche da Topazia Allia-ta di Salaparuta, giovane ed esuberante du-chessa, che studia allaccademia darte e di-pinge con talento. I due diventano insepara-bili, e si innamorano. Renato si presenta alpadre di Topazia a Villa Valguarnera, e chie-de ufficialmente al duca il permesso di fre-quentare la figlia. Iniziano le incursioni deidue giovani a Palermo sulla veloce limousi-ne guidata dallo chauffeur sudanese del du-ca di Salaparuta. Non pensano ci siano gran-di differenze tra loro, ma quando il gruppo diartisti si riunisce sulla terrazza di corso Diaza parlare di arte e di futuro, la madre di Rena-to non pu offrire loro che una piccola fettadi melone per ciascuno.

    Il giovane, di idee antifasciste, a Palermo sitrova a fare i conti con unaltra realt. Incon-tra un grande maestro di pittura nel futuristaPippo Rizzo, uno degli artisti di punta delmovimento di Marinetti, che predica la ri-volta contro Giotto, Raffaello e Tiziano. Ma il

    giovane Guttuso non la pensa all o stesso mo-do. Decine di pagine dei suoi quaderni sonodedicate non solo ai grandi della pittura an-tica, ma anche ai cosiddetti minori, che perlui minori non sono. I quaderni del lice o si

    riempiono di pi di cento tra schizzi, disegni,studi di figure, che ora attendono di essereesaminati in modo approfondito. Tutte le al-tre materie lo interessano assai meno e i votiin pagella sono appena accettabili. Renatovorrebbe disegnare e dipingere, dipingere edisegnare. Sono proprio i suoi quaderni a ri-portare questurgenza, questa pulsione. Il-luminano un mondo fatto di grandi passio-ni, ma anche di scelte difficili e non pi rin-viabili. Non pi il tempo scrive deigiardini di limoni, delle notti di luna e dei di-scorsi antichi dei contadini di Bagheria.Non pi il tempo di far convivere pacifica-mente il libero pensiero del padre e ilconformismo della madre. C una vita davivere accanitamente. Ma quale, e dove?

    Il giovane Renato legge i discorsi di Leninsugli opuscoli dellAvanti!diffusi clandesti-namente. Sui quaderni di scuola compareuna piccola falce e martello, vicino a figureindistinte e al disegno di un ometto trasfigu-

    rato alla George Grosz. Disegno autografo oforse frutto collettivo della factory baghe-rese. Compare anche unannotazione, pro-babilmente dello stesso Renato, ma con cal-ligrafia stravolta: Renato Guttuso Bagheria,

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Riflessioni sulla filosofia e sullarchitettura, lunghi componimenti sui padrifondatori da Masaccio a Michelangelo. Ma soprattutto decine e decine di schizzi,bozzetti, studi di figure che segnalano lurgenza di disegnare e di dipingereNel centenario della nascita, i primi passi di un ragazzodiviso tra la Sicilia, la lotta degli umili e la pittura

    I miei quaderni di scuoladisegna meglio con la mano sinistra....Frequenta il coetaneo Franco Grasso, at-tentamente osservato dalla polizia politicafascista, animatore di un gruppo che si svi-lupper nel Fuai, il Fronte unitario antifasci-sta dispirazione comunista. Ma poi, quan-do si iscriver alla facolt di legge per volontdella madre, per usufruire dei servizi assi-stenziali e per poter partecipare alle esposi-zioni pubbliche deve accettare la tessera deiGuf, i Giovani universitari fascisti.

    Sono gli eventi che decidono per il ven-tenne. Solo dopo alcune mostre nel conti-nente e il successo ottenuto da due opereesposte alla Prima Quadriennale di Roma,nel 1931, Renato decide che non diventermai un avvocato. Abbandoner gli studi uni-versitari e partir per la capitale. Ormai ha intesta una sola cosa: fare lartista. E artista di-venter, sar lartista di punta della sinistraitaliana, il pittore acclamato ma anche criti-cato, lamico di Picasso ma anche il difenso-

    re del realismo, luomo che amava i trasgres-sori ma che trasgressore non era. Perenne-mente al bivio nei suoi primi ventanni, scel-se infine il Pci.

    GIANCARLO BOCCHI

    LE MATITE

    Nudi,caricature,una piccolafalcee martello:schizzi,disegnie studidi figureritrovatisui quadernidi Guttuso(Archivio AsbSi ringraziaFlora Butitta)Nella fotodi copertinaGuttusonel 1930nel suo studioromano

    GuttusoRenato

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    Tema: I tre grandi maestriche hanno cambiato larte

    RENATO GUTTUSO

    (seguedalla copertina)

    In terra dormono le guardie, di cui una profondamente immerso nel sonno e sembra divederlo russare. Anche qui il paesaggio formato di montagne sparse di alberi e cespu-gli. Con questa opera si chiude la sua faticosa vita.

    Raffaello[...] Egli pens alla Sicilia perch anchessa avesse qualche sua pittura. Fece per il Conventodello Spasimo dei frati di Monte Oliveto, a Palermo, un quadro ove dipinse lo spasimo di Cri-sto. La storia di questa tavola ha del miracoloso. Raffaello la sped per nave ben chiusa; mala nave fu travolta da una tempesta e sbattuta dalle onde and a frantumarsi sulla spiaggialigure. I genovesi videro una cassa, laprirono e vi trovarono il quadro intatto. [...]

    Leonardo da Vinci[...] lunico che possa stare alla pari con Raffaello. Mentre la produzione di Raffaello ab-bondante quella di Leonardo consta solo di otto opere, almeno quelle che noi abbiamo. Macerto molte altre opere egli dovette produ rre, le quali se fossero a noi giunte ci avrebbero stu-pito. Egli ebbe un ingegno straordinario, perch non fu solo un insigne artista, ma anche in-gegnere, architetto, idraulico, matematico, fisico, naturalista, poeta, letterato. Egli quindi sidistrasse troppo dallarte. Fu dotato di una strana caratte ristica, cio di non essere mai con-tento delle sue opere. [...] Mentre di ogni pittore possiamo trovare una derivazione, Leo-nardo non ha veramente alcuna educazione, tranne un po di Verrocchio. Infatti Leonardoquando era fanciullo molto prese dal maestro Verrocchio, il quale impose nellarte unor-ma profonda per essere stato anche il maestro del Perugino.[...]

    MichelangeloEgli fu uno dei pi grandi artisti del mondo, specialmente per il fatto che non essendo nato perlarte, con lo studio divenne sommo nellarchitettura, pittura, e specialmente scultura. A tre-dici anni lasciava la scuola di lettere si recava nella bottega del Ghirlandaio per impararsi il di-segno e la tecnica dellaffresco, e l rimase per un anno. In seguito frequent la scuola di scul-tura, che si impartiva nei giardini dei Medici, ricchi di statue. Egli i l solo pittore che pu sta-re accanto a Raffaello e Leonardo. Ebbe infinite schiere di allievi, tra i quali il Vasari. A ot-tantanni moriva pianto da tutta Roma che vedeva in lui spegnersi uno dei pi grandi artistidel mondo. Ed ora dopo la luminosa triade formata da Raffaello, Leonardo, e Michelangelo,larte comincia a decadere e non d alcun artista che possa stare accanto ad essi.

    (Brani tratti dal quaderno n.1, 1927)

    IL DOCUMENTARIO

    I quaderni giovanili di Guttusoe molti filmati inediti sarannopresentati nel film documentariodi Giancarlo Bocchi La vita arte,che andr in onda in occasionedel centenario della nascita dellartista

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    Tronchesina e furgone. Sono i ferri essenzialidiun mestiere che si credeva fissatoper sempre nel bianco e nero di De Sica

    E che invece, grazie al boom di un ciclismometropolitano anti-crisi e anti-smog, sta conoscendouna nuova primavera. Parola di un esperto del settore

    LattualitRemake

    Stia tranquillo, non ci vorr micamolto. Da buon piemontese, ilsignor Giovanni si rivolge a mecon un rigido lei di cortesia. Altavolo di un caff di piazza, frontemercato, in una piccola citt del

    nord. Si discute di furti di biciclette, fra intenditori.Mi creda, c meno attenzione, la gente ci bada me-no. Non pi il tempo che se ti rubano la biciclettaperdi il lavoro. Discretissimo sfoggio di cultura: nonc neanche bisogno di citare esplicitamente De Sica,fra gente di mondo. Del resto Giovanni ha let per ri-cordare il film e forse, frugando nellinfanzia, anche iltrio Lescano che cantava Ma dove vai bellezza in bi-cicletta. Certo, anche che c pi traffico, pi biciin giro: un po la crisi, un po il fatto che oggi anche iComuni promuovono... Sa quelliniziativa.... Bikesharing? Quello. Ma perch in inglese?. Boh? Un

    momento di silenzio, poi riprende: Diciamo che ctendenza? E quindi aumenta la domanda.

    Domanda di biciclette rubate: secondo i dati delleassociazioni di appassionati (Federazione italianaamici della bicicletta in testa) il 18 per cento dellinte-ro parco bici circolante composto da veicoli rubati,uno su cinque. Le grandi citt registrano una mediadi venticinque furti al giorno, e molti di pi se ne con-tano in provincia dove il mezzo pi usato e la viabi-lit pi amichevole. Si pu dire che la bicicletta ha so-stituito lautoradio degli anni Settanta e Ottanta nel-le brame dei ladri di strada. E non c Comune che nonprovi a correre ai ripari promuovendo iniziative co-me la punzonatura del telaio, la richiesta di un pub-blico registro nazionale simile al Pra, listituzione dibacheche online e siti internet su cui rintracciare le bi-ci rubate dopo averle fotografate.

    Intanto qui al bar si chiacchiera, stiamo certamen-te per parlare della civilt dellauto e della civica resi-

    stenza a pedali, ma il signor Giovanni mi tocca il brac-cio: Guardi quello l. Un uomo con un giaccone pe-sante lega la sua bici accanto alle a ltre alla transennache proteggono il marciapiede. Giovanni fa un gestodegno di Holmes quando stupisce Watson: Mate-matico. Basta sapere i posti, come per andare a fun-ghi. Pochi secondi e luomo con il giaccone si allon-tana pedalando. Il signor Giovanni per mi fa notareche la sua bici ancora l, alla catena. Mi ha distrattocon un trucco da prestigiatore, la mia retina non hafermato un solo movimento sospetto, e ora Giovannifa sfoggio di pazienza spiegandomi la tecnica: Vienein bici, la tronchesina sotto il giubbone. Lega la sua ac-canto a quella che ha scelto, poi zac! Un colpo solo ese ne va sullaltra. La sua la lascia anche per giorni,quindi, fra parentesi, si rilassi che non c proprio dafar denuncia. E poi roba da piccolo cabotaggio: unao due bici al giorno. Basta un colpo? Chiaramenteha individuato la catena debole: ce ne sono di ogni ti-po, ma mi creda: quella sicura al cento per cento nonesiste. Ci sono quei tubi a U che vanno di moda ades-so.... Archi rigidi. Quelli (come dire: La smette diinterrompermi?). Sono duri per la tronchesina. Mal il punto debole la serratura, si apre con il cacciavi-

    te. Pensi che allinizio bastava una penna bic, che halo stesso esagono delle vecchie serrature.Giovanni annusa laria e offre un bicchiere di vino:

    Far nebbia, dice. La nebbia gli piace, ma non perragioni professionali. che gli ricorda la giovinezza

    Ladri

    biciclette

    di

    LUCA RASTELLO

    le biciclette rubateogni anno in Italia

    2 mln

    FONTI: EASY TRUST; EDICICLO; CENSIS; MINISTERO DEL COMMERCIO ESTERO; ANCMA

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    qua nelle basse, storie di ragazze e biciclette: Pren-devamo dei bei freddi, va. Per andare a ballare.Adesso lo prende a lavorare, il gelo. Eh s, ma ho ilfurgone, non cos dura. Sa, ho scelto questo la-voro perch non faticoso. Alla mia et capir.Non ti fa ricco ma permette di sopravvivere. E poid meno problemi: niente numeri di telaio, nien-te libretto di circolazione. Lui, quando fa notte, vain giro con un furgone. Punta una citt non troppolontana da quella dove vive. Stanotte ha scelto Pa-

    via. Ma solo come direzione: mentre vado giro ipaesi sulla strada, se trovo lavoro prima chiudo l e

    torno indietro. Ha una certa et. Come i suoi colle-ghi pi famosi e sfortunati: Nonnofurto, per esem-pio, alias Francesco Cameriere, 74 anni, arrestato aRoma, o il pensionato settantunenne preso a Grosse-to. Ha le sue passioni: Mi piace battere la Liguria, maanche Vercelli, la Lombardia. Poi vado matto per Sa-

    luzzo, Cuneo, Fossano. Ah, Arona! Bellissima!.Non lavora nelle grandi citt: L il tasso di delin-quenza alto e la gente si protegge di pi. Nelle picco-le trovi porte pi deboli. E girano pi soldi, la merce pregiata. Non usa attrezzature particolari: Il valoredella merce relativo. Conta la quantit. Se raccoglidieci, quindici bici in una notte allora bonanza. Main media nei fai da tre a cinque. Tutto sta a indivi-duare il sobborgo giusto: Palazzine nuove, giardinicondominiali, non troppo in centro. Poi scendere adare unocchiata alle serrature: Senza attrezzi. Non che girare con i ferri da scasso sia il massimo dellaprudenza.... Poi, recuperati gli arnesi, apre a colpo si-curo: Se gira bene basta landrone con quelle belle ra-strelliere. Ma poi ci sono le cantine, e l non prendo so-lo le bici. Ci sono le precedenze: per esempio la carnevale di pi. Il meglio quando trovi un freezer: ti por-ti via anche quello. C chi lascia lo champagne e ci so-no bar e ristoranti che usano le cantine condominialicome magazzino.

    Prende solo bici nuove: Le pi richieste sono quel-le eleganti da uomo con i freni a bacchetta. Non quel-le da corsa? No, quelle vere si fanno fare dagli artigia-ni, mica si comprano rubate. Una volta mi capitato:pi una disgrazia che altro. Provo a portarla a un pen-sionato che chiamavamo Bartali, un patito. Quellola esamina e mi fa: Se sai a chi darla prendi quel che tioffrono perch questa non la vendi mai pi. Pensa-vo volesse fregarmi, ma aveva ragione. Lho data viaotto mesi dopo per 60 euro. Un disastro. Non vendepi su piazza? No. Ci sono i ricettatori. Non obbli-gatorio dare a loro, ma se servono pochi, maledetti esubito solo loro te li garantiscono. Poi loro fanno lavagonata e portano la roba lontano. Corrono un ri-schio grande: sanno chi fornisce la merce ma non san-no da dove viene, devono cambiare piazza. Ho sen-tito anche allestero. Pu darsi, ma a me non risulta,i colleghi che conosco sono tutti italiani e lavorare peruno straniero significa guadagnare poco. Ma nonpensi a organizzazioni, eh? Voi giornalisti cercatesempre qualche mafia, anche dietro alle patatine.Lorganizzazione costa, ci sono settori che rendono dipi. Sa qual il massimo dellorganizzazione?. Dica.Che a volte tiro sul furgone qualche collega, magarise trovo un palazzo che non posso fare da solo. E allafine si litiga sui prezzi di vendita. Sempre. Ecco, que-sto il massimo dellorganizzazione.

    Almeno si dividono le spese: benzina, manuten-zione, ferri... E le decalcomanie: sa quelle che mette

    chi ti vende la bici. La rendono rintracciabile. Io le fac-cio fare e le sovrappongo. Se al ritorno mi fermano icarabinieri dico che sono stato a un mercatino dellu-sato (dove non fanno ricevuta!). Il rischio maggiore per strada. Sa, si ruba fuori provincia perch le vitti-me poi cercano nel capoluogo e a volte ti pinzano: unodi Alba mi ha preso. Io pensavo che avrebbero cerca-to a Cuneo, invece quello era furbo e mi ferma a PortaPalazzo, Torino: Quella bici di mio figlio. Provo aportarlo a spasso: Lho appena comprata, ho dato 50euro, vuol mica che ci rimetta? Ma era uno sveglio:Io posso farti rimettere molto di pi. Mai pi ad Al-ba, mi creda.

    Giovanni, come ha iniziato? Ho imparato da unamico che lavorava nelle cantine come me, ma spedi-va la merce in treno, allora costava poco. Io dovevoaspettare alla stazione con i tagliandi, ritirare, vende-re. Lui guadagnava tanto e io poco. Il salto con lideadel furgone: mi sono messo in proprio. Adesso me lacavo. Si incupisce un poco, Sa, per noi non c pen-sione, nessun ministro si commuove. Ma a lei la cri-si conviene, no, signor Giovanni? Ah beh, con quelche costano i carburanti. Sa che quando ho sentito dinuovo la parola Austerity son tornato giovane?. Si

    congeda Stia bene! va via a passi lenti, per unasera ha dato spettacolo e torna nella nebbia. Non miviene da augurargli buon lavoro, ma forse buona for-tuna s.

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    RUBATE & RITROVATE

    Ai lati di queste pagine,alcune bici recuperate a Milano:in assenza di una anagrafe,il Comune pubblica le fotosul proprio sito per facilitarneil riconoscimento

    le bici vendutein Italia nel 2010

    1,7 mlndelle bici sono acquistatein Toscana e nel Nord

    50 %

    di euro il valore delle bicirubate ogni anno in Italia

    300 mln

    delle bici in circolazionein Italia rubata

    1 su 5

    laumento dei furti di bicinegli ultimi dieci anni

    +

    10%

    laumento degli italiani chevanno in bici rispetto al 2002

    +11,9%

    di italiani possiedeuna bicicletta

    32 mln

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    stato un grande esploratore, un grande scienziato, un grande soldatoConsiderato eroe in mezza Europa, in Italia quasi uno sconosciuto

    La storiaFuga di cervelli

    BOLOGNA

    C un fantasma che si aggira perBologna, sale nottetempo lescale dellOsservatorio astro-nomico sul tetto di palazzo Pog-

    gi, fa scricchiolare il parquet della Biblioteca uni-versitaria dove Ermanno Olmi gir la scena ma-dre di Centochiodi, apre e sfoglia senza essere vi-sto rari manoscritti ben custoditi, si sofferma sufavolose mappe turchesche del Mar Mediterra-neo. Nei giorni di temporale si aggira inquieto at-torno a una lapide col suo nome nella basilica diSan Domenico, un sepolcro che a dir dei frati con-tiene un cranio con una misteriosa sciabolata so-pra la tempia sinistra. Su quella pietra c il suonome: Luigi Ferdinando Marsili, soldato e scien-ziato, nato a Bologna il 10 luglio 1658 e mortosempre a Bologna l1 novembre 1730 dopo unavita da romanzo.

    Che lui fosse tornato lo si capito qualche me-se fa, quando un vulcano spento s rimesso a

    borbottare in fondo al Tirreno. Un mostro som-merso, grande il doppio dellEtna, forse il piesteso del Mediterraneo, che gli studiosi hannochiamato Marsili in memoria dei suoi studi su-gli abissi del mare. Un risveglio a orologeria, chepare orchestrato apposta per celebrare, que-stanno, i tre secoli dalla fondazione della suacreatura pi bella, pi celebre e pi i nvisa: lAc-cademia delle Scienze la prima in Italia chetent di rinnovare, sullesempio dellAcadmieFranaise e della Royal Society, lasfittico siste-ma universitario bolognese. Una celebrazionedovuta, dopo secoli di oblio, e destinata a esseresempre inadeguata rispetto allenormit delpersonaggio.

    E c da chiedersi come lItalia abbia fatto a di-menticare un uomo che allo stesso tempo In-diana Jones e James Bond, Erwin Rommel e Gu-glielmo Marconi; esploratore e agente segreto,stratega e scienziato. Uno che ha viaggiato inmezza Europa, al servizio di tante bandiere, rac-cogliendo materiali che oggi riempiono archivi diLondra, Parigi, Roma e Berlino. Un fenomeno,che ha combattuto battaglie storiche, pranzatocol Re Sole e Isaac Newton, affrontato mille temie sempre in modo geniale: piante, animali, fun-ghi, rocce, fiumi, fortificazioni, frontiere, diplo-mazia, correnti marine, coralli, astronomia. Unaquantit tale di cose, che impossibile collocar-lo in una casella del sapere, non solo nella storiadItalia, ma anche dEuropa.

    Chiedete a un francese chi Marsili e rispon-der che suo connazionale. Dir Mais par-bleu,Louis Ferdinand!Il fondatore delloceano-grafia, il primo a misurare il mare!. Fate la stes-sa domanda anche a un austriaco, e sentiretecheHerr GeneralMarsili, come il Prinz Eugen, fuartefice della riscossa occidentale sugli Ottoma-ni, il soldato che dopo la pace di Carlowitz sep-pe disegnare i confini pi solidi che limperoasburgico avesse mai avuto. Provate con un un-gherese, e vi dir: Marsili? Certo, un eroe na-zionale magiaro, colui che salv da un incendioi libri di Mattia Corvino, il primo esploratore delDanubio e il primo a cartografare gli spazi fraPannonia e Transilvania. Persino un turco sa-pr darvi una risposta. Ah Marsili, lo scoprito-re delle correnti del Bosforo! Marsili, uno dei pri-mi a descrivere in un trattato le qualit del caff,

    la bevanda pi turca che ci sia.Bene. Ora provate a chiedere a un italiano chi

    era costui. Vi specchierete in un imbarazzato si-lenzio. Il buio sul Marsili uno dei santissimi mi-steri di questo nostro Paese di santi, scienziati enavigatori. Persino a Bologna sono in pochissi-mi a conoscerlo e in tanti a snobbarlo. Il Nostrorompeva gli equilibri nel Settecento e li rompeanche oggi, post mortem. Dimostra che in tre se-coli poco cambiato in Italia e persino allombradegli Asinelli. Del governo di Bologna io non in-tendo nulla e anche per questo opportuno es-serne lontano, scrive deluso dalla freddezzadella classe dirigente verso i suoi progetti di aper-tura al sapere dOltralpe. il suo modo di am-monire: questa Italia che espelle i cervelli mi i n-comprensibile, non sta in Europa. Nella sua sfi-ducia ricambiato: i cronisti di corte lo defini-scono pazzo, nottambulo, visionario. La fami-glia lo disconosce per aver dilapidato in libri lesue fortune. Osserva il geografo Franco Farinel-li: Ci sono due tab a Bologna. Uno il 1977,quando Cossiga mand gli M 113 contro glistudenti, ci scapp il morto e il sindaco Zanghe-

    ri fu obbligato a dimettersi con un atto chespian la strada alleutanasia del Pci. Laltro tab Luigi Ferdinando Marsili.

    Oggi in Italia la memoria del Grande un affa-re controcorrente, gestito da una confraternita

    Le

    avventurestraordinarie

    PAOLO RUMIZ

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    Trecento anni fa fond a Bologna lAccademia delle Scienze

    loccasione per ricordare la sua vita e quanto tutti noi gli dobbiamo

    interdisciplinare di sedotti, simile a quella rac-coltasi attorno alla figura del geografo Alexandervon Humboldt. Geologi come Giambattista Vai,storici della filosofia come Annarita Angelini,geografi come Farinelli, maghi della storia anticacome Gianni Brizzi, e ancora medici, studiosi distrategia, oceanografi. con loro che puoi navi-gare a Bologna nellarcipelago marsiliano disse-minato fra la biblioteca e il museo scientifico dipalazzo Poggi (ex residenza di lui) e altri luoghiancora. Nella sala dei suoi manoscritti preghere-te di essere dimenticati dal custode per restaresoli con favolose raffigurazioni di pesci del Da-nubio, uccelli migratori dAnatolia, turbanti tur-chi di ogni foggia, monete romane, eserciti in mo-vimento, e ancora carte di citt sotto assedio, pla-nimetrie del Nilo, disegni di fondali marini e roc-ce nel profondo delle miniere. E poi, nel museo, imodellini delle fortezze ideali, un concentrato discienze, ingegneria, balistica, idraulica. Modelliperfetti, da powerpoint, che hanno rivoluziona-to la strategia del Settecento.

    Vi muoverete in un labirinto dove tutto la-sciato in ordine perfetto ai posteri. Stefano Ma-

    gnani, studioso di storia antica: A lavorare suquelle carte sembra che abbia voluto facilitare illavoro non tanto ai contemporanei, ma a quelliche sarebbero venuti. La Angelini azzarda unaspiegazione: Il suo eccesso di lungimiranza lorendeva ostico, e lui ne era consapevole. Per que-sto era rassegnato a pensare solo al dopo. Ed stupefacente pensare che tutto questo sia finitoin un grande buco nero per tre secoli, come acca-duto in parte a tantissimi grandi dellepoca. Mal-pighi, Spallanzani, Volta, Guglielmini, Beccari,Cassini. Geni assoluti, tuttora pi noti allesteroche nellItalietta. C da chiedersi come non gliabbiano ancora dedicato un film. Stanley Ku-brick non avrebbe esitato un attimo.

    Sentite che biografia. Adolescente, viene di-sarcionato in un torneo davanti alla spasimante,in piazza Maggiore. Umiliato, scappa a Roma,dove Cristina Di Svezia, regina mangia-uomini,lo indirizza verso la scienza e le corti. Con lam-basciatore di Venezia va a Istanbul, dove diventaspia dalto bordo, si infila nelle stanze segrete delSultano e sonda i fondali del Bosforo, scopren-done le due correnti eguali e contrarie. Fornisceal Papa carte dellimpero ottomano corrette dalTurco, poi entra nellesercito asburgico ma fat-to prigioniero dai tartari e venduto come schiavo.Passa due anni incatenato a una palla di ferro inun paesino dErzegovina, dove si vocifera subi-sca sodomia, poi riesce a farsi assegnare al servi-zio del caff presso gli ufficiali ottomani, imparala loro lingua e strappa informazioni nellavan-zata su Vienna del 1683. Da allora, pare, non ci sa-ranno pi donne nella sua vita.

    Quando, liberato dagli austriaci , torna al servi-zio del Kaiser, diventato uomo prezioso. Sa tut-to dei turchi, ne conosce la lingua, scrive sullo sta-to militare del loro impero. Partecipa allassediodi Buda e strappa al saccheggio collezioni cora-niche uniche al mondo. Definisce i confini orien-tali dAustria, setaccia il Danubio con unquipedi esploratori, ne disegna flora e fauna, e scopre isegni dellimesromano, cos tanti che osserva: Ldove costruivo un campo, un ponte o una strada,l i Romani lavevano gi fatto, e meglio di me.Torna dai viaggi con cassoni di reperti, e ha in te-sta un solo pensiero: mettere il sapere al serviziodel potere. Ma gli va male: quando lo spostano sulReno, la sua fortezza cade in mano francese. Per

    questo lo degradano ingiustamente, gli spezzanola spada in pubblico, lo privano dei possedimen-ti. Ma per limpero un autogol, Marsili il mas-simo esperto del tempo in fortificazioni.

    Ritorna a casa e con caparbiet militare si im-barca in nuove sfide. Vuole svecchiare lateneo,parificarlo a quelli di l dai monti, chiamaregente dallestero, spezzare il monopolio eredita-rio delle cattedre. convinto che solo la ricercapu rilanciare lindustria bolognese. Mobilita gliamici dellAccademia degli Inquieti, costruisceuno staff, spende tutto ci che ha per impiantareun laboratorio che per tutto il Settecento sar lacosa pi innovativa di Bologna e ancora oggi unmuseo di sconvolgente modernit. Fonda lAc-cademia, ha dalla sua persino il Papa Lambertini,ma la citt gli contro, cos torna allestero, sullaCosta Azzurra a studiare il mare. E l, come Gali-leo rovescia i cieli, lui ribalta labisso: intuisce cheloceano non unimmensit senza fondo e le ca-tene montuose di superficie continuano sottac-qua. Ad Amsterdam pubblica Histoire physiquede la mer, un capolavoro.

    Torner a Bologna solo per morire, col nome di

    Cavalier dAquino, all insegna del motto Nihilmihi. Nulla per me, tutto per la collettivi t; nelsenso che la cultura cosa pubblica, non un affa-re di pochi. Mai insegnamento fu pi attuale.

    MARSILI

    LACCADEMIA

    La visitadel principeereditariodi Polonia,FedericoCristiano,nel 1742allAccademiadelle Scienzedi Bologna,fondatada Marsili

    Dentroil medaglionecentraleil ritrattodi LuigiFerdinandoMarsili

    LUIGIFERDINANDOdi

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    D

    Novanta citt solo negli ultimi quattroanni: da Parigi a San Pietroburgo,da New York a Berlino.Ogni citt,un teatro, ogni teatro un palcodiverso, diversi i camerini

    e gli applausi.E prima e dopo

    lo spettacolo, i riti, una lingua stranieraascoltata alla radio, la troupe che diventafamiglia. E un divo che prendei suoi appunti di viaggio

    SpettacoliDietro le quinte

    a Sarajevo si spostato a Parigi, da Budapest aMarsiglia. Si perso nei trentacinquemila me-tri quadri del gigantesco Teatros del Canal diMadrid, ha varcato il celebre portone del Lin-coln Center di New York, si immerso nellafolla festante dei teatri russi, si commossosul proscenio del leggendario Berliner En-semble di Bertolt Brecht. Con i miei com-pagni abbiamo girato il mondo, da Mon-treal a Istanbul, e un conto vederlo da tu-rista, o in televisione, un conto vedere ilmondo dal palcoscenico. Toni Servillo,

    licona degli adorati Il Divo e Gomorra,cinquantadue anni senza tempo e senzavezzi, attore e regista sempre con pensie-ro, rigore, bravura, intelligenza, raccon-ta il teatro come la sola vecchia art e cheti costringe ancora a girare per paesi ecitt, lasciandoti per di pi sempre inpegno qualcosa.

    una delle eccellenze italiane chepi hanno girato il mondo. Gli ultimiquattro anni, un tempo lunghissimoper un attore, li ha trascorsi intourne, e ha cambiato pi di novan-ta citt, diciannove allestero, settan-taquattro in Italia, con un Goldonianticonvenzionale e divertente, laTrilogia della villeggiatura. Raccon-ta che viaggiare con il teatro une-sperienza speciale. Significa anda-re per villaggi, entrare nelle case,conoscere persone, aprire porte sualtre culture e scoprire che non corrispon-dono allidea globale che ogni giorno ci danno i me-dia, quel mondo dove tutto uguale e indistinto. Se allesteroci vogliono, per vedere lunicit italiana, scenografie e costu-mi che attribuiscono al nostro modo di essere, co mportamen-ti che sono nostri, per ascoltare la bellezza della nostra lingua.

    Il piacere del teatro che porta in giro la specificit di un pae-

    se, di una cultura, ti fa incontrare altre culture e altre identit erifugge quella gran polpetta anonima che il mondo visto dal-la tv. Il teatro non appiattisce , non rende tutto uguale, marca ledifferenze ed quello che rende ogni tourne unavventurastraordinaria.

    Non per punitiva austerit, ma perch sostiene che basta eavanza, Toni Servillo laffronta solo con una valigia e uno zai-no. La valigia con il minimo indispensabile per i cambi e lo zai-no per i libri, i copioni e la radio. Sono un ascoltatore compul-sivo. La tv orrenda e uguale dappertutto, la radio ti fa capirein che paese sei: a Istanbul senti la musica turca, a New YorkCentral Park in the Dark, a Sarajevo ascolti quella lingua che un concentrato di cultura islamica, balcanica, greca e mace-done. Quello che nello zaino non manca mai un diario perappuntare pensier i e niente pi, cose che mi vengono in men-te dagli incontri con le persone, coi luoghi. Se ci si attiene allacronaca, la prima cosa, spiega Servillo, che un attore fa appe-na arrivato in una citt, visitare il teatro. Perch recitare non una cosa irreale, ma qualcosa di tremendamente fisico. Lamia abitudine guardare innanzitutto la relazione che c trasala e palcoscenico. Ci sono teatri costruiti in modo che il pal-coscenico sia il luogo da cui gli attori suggeriscono unidea delmondo agli spettatori. Parlo di quel modo dolcissimo del pavi-mento di legno di scorrere verso la platea, uninclinazione pro-

    porzionata che anche fisicamente crea labbraccio, favoriscela condivisione, non la distanza che induce lattore solo allesi-bizione. Nel nostro lungo girovagare sicuramente il BerlinerEnsemble di Berlino un teatro fatto cos . Ma uno dei vertici dibellezza, in questo senso, per me resta il Thtre des Clestins

    valigia

    attore

    dell

    LaToniServillo

    ANNA BANDETTINI

    IN VOLO

    A sinistra, ancoraappunti sul teatrodi Toni Servillo:

    Ho capito benei russi per la primavolta vedendolirecitare Lalbergodei poveri di Gorkij

    NEW YORK

    A destra,pensieri in libertsul mododifferente di viverelesperienzateatrale nei paesi

    dellEst,da Budapesta Varsavia,e a New York:Una cittche macina teatrocontinuamente

    PARIGI E ISTANBUL

    Gli appuntiche Servillo prendein tournecon gli schizzidelle cittattraversate:qui a destra,annotati anchei nomi di tuttii membridella troupe

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    Quanto a bellezzail mio preferito restail Thtre des Clestins

    di Lione, mentre detestogli hangar modernie nel nord della Spagnane abbiamo trovatiparecchi: pare di perdersicome in corridoi dellInps

    di Lione che anche per i grandi artistiparigini stato ed il luogo dove verificare

    i loro lavori. E parlo di artisti come Louis Jouvet,Gerarde Philippe, Sarah Bernhardt: un teatro alli-

    taliana dove tutto di grande semplicit eleganza, ric-chezza, un piccolo tempio teatrale che invoglia a intense vici-nanze.

    Dietro ogni viaggio, dice Servillo, c la storia di molte perso-ne: tecnici, accompagnatori, artisti... Per la Trilogia della villeg-giatura si mosso un cast formidabile di diciassette attori. Sia-mo stati in tourne quattro anni. Un tempo lunghissimo du-rante il quale ti muore un padre, ti nasce un figlio, ti separi dauna donna. Anche il personaggio che porti in giro si informa diqueste cose e crea una qualit speciale. Si diventa una famigliadi girovaghi, come raccontato nel film-documentario di Mas-similiano Pacifico 394 (proiettato domani a Roma al Teatro Val-le Occupato): una famiglia che condivide serate, spostamenti,alberghi e i riti della tourne, anche i pi triti, dallurlare ogni se-

    ra in coro merda! prima di entrare in scena dovunque tu sia alleggere le recensioni due giorni dopo il debutto. Angelo Curtidella nostra compagnia, i Teatri Uniti, che con il Piccolo ha pro-dotto la Trilogia, a ogni debutto sparge anche sale sul palcosce-nico in funzione apotropaica. Io? Io no, ma lo lascio fare. Maimettersi tra un rito e le sue possibili conseguenze.

    Non per snobismo, ma per ragioni di comodit, a Toni Ser-villo viene dato sempre il camerino pi vicino al palcoscenico.I miei preferiti sono i vecchi teatri allitaliana che hanno i ca-merini direttamente sul palcoscenico, cos se lasci la porta leg-germente aperta quando non sei di scena sei comunque nellospettacolo perch senti arrivare le voci degli altri attori. Dete-sto gli hangar, e nel nord della Spagna ne abbiamo trovati mol-ti, dove i camerini sono o sottoterra o allottavo piano e per rag-giungere il palcoscenico devi percorrere quei lunghi corridoiche sembra di perdersi nei meandri dellInps.

    Quello che gli attori aspettano con pi trepidazione intourne sono gli applausi, specie alleste ro dove sono il conno-tato per decifrare umori e reazioni. I russi sono passionali co-me li conosciamo e in pi hanno labitudine di lanciare fiori , distudiare parole italiane e di gridarle ad alta voce mentre ap-plaudono. I francesi alla seconda uscita cominciano a ritmarelapplauso tutti assieme ed emozionante. I tedeschi aggiun-gono allapplauso lo sbattere dei piedi sullimpiantito dellaplatea per cui si ha la sensazione che tremi tutto il teatro. Gliamericani si alzano in piedi e fanno un applauso, massimo due,come gli inglesi, e poi basta, due ringraziamenti e via. Lap-plauso pi strano lungherese perch circolare, muore e ri-prende. Sono tutti segno di unidentit nazionale che belloconoscere. Cos come straordinario avvertire nei paesi del-

    lEst la necessit del teatro. L gli artisti sono ancora chiamatiartisti del popolo e senti che sono vissuti come testimoni diun poeta che ti aiuta a capire come stare nel mondo.

    Sono cose cos che rendono il viaggio inevitabilmente qual-cosa di pi della recita serale o dellagenda fitta di incontri mat-tutini, lezioni, masterclass, interviste che ogni tourne si portadietro. un labirinto di tracce, luoghi, personaggi, parole chesi legano imprevedibilmente: Per me a Montreal sono stati iluoghi di Barney, a Mosca la casa di Majakovkij e di Cechov. stata lemozione forte della prima volta a l Berliner Ensemble, ilteatro di Brecht, dove ho recitato commosso e spaventato. stato a San Pietroburgo il Teatro Studio di un grande artista co-me Lev Dodin, o Parigi, perch Parigi una citt gemella pe r noiitaliani: Goldoni, Strehler, les italiens, gli attori italiani. Sta alviaggiatore, allattore, alla sua passione, trovare un percorso traqueste tracce, ricucire la necessit di questa erranza che rega-la il teatro. Ed quasi sempre qualcosa di immateriale, comeper esempio, la gioia che ho provato a New York dove il nostroGoldoni, dalla profondit del Sette cento, stato visto come unpoeta che raccontava ai newyorchesi il momento che stavanovivendo, una societ al tramonto arroccata nel bon ton e neiprivilegi e spazzata via dall a crisi. Ma il bello del teatro proprioquesto: dovunque tu sia, amplia lo sguardo, sempre avendo alcentro luomo. Se non mi avesse portato il teatro in giro per il

    mondo, io non mi sarei mosso. E dunque sono grato a questoobbligo di viaggiar e, di avere la possibilit di incontrare altri das. Perch capendo che non siamo tutti uguali, capisco un popi me stesso.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    IN SCENAQui sopra e in alto, alcuni momenti della Trilogia della villeggiatura di Goldoniportata in scena dai Teatri Uniti in pi di novanta citt del mondo. Nella fotogrande al centro, sempre Servillo durante lo spettacolo. Sulla valigiache tiene in mano i loghi di alcuni dei teatri che hanno ospitato lo spettacolo

    MOSCAE SAN PIETROBURGONelle foto in questapagina, Servilloin viaggio in diversecitt: dallalto in sensoorario, a Mosca, Berlinoe San Pietroburgo

    BILBAO, CRACOVIAE BERLINOSopra, le locandinedella Trilogiadella villeggiaturanei teatri di Bilbao(in alto), Cracoviae Berlino (a destra)

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    I

    l nipote di Mazinga Z gattonacontento. Si chiama iCub, na-to in Italia e possiede una pellebianca di plastica semitraspa-rente. Lunica sensibile al toc-co, costruita con la stessa tec-

    nologia degli schermi per smartpho-ne. La sua voce la sintesi di decine divoci umane, mentre il suo cervello imi-ta i processi dei nostri neuroni. La pas-sione di iCub sono le palline colorate.Le guarda a lungo con la mano aperta,immobile, poi le colpisce lentamenteper spingerle via. Gesti vagamentemaldestri, imprecisi, insicuri. Eppurenon c dubbio: proprio il nipote diMazinga Z. Fa parte dellunica catego-ria di robot, la pi inutile ai fini com-merciali, capace di prendere decisioniautonome. Ed il frutto pi maturo diun sogno cominciato a Tokyo ses-santanni fa e che ora ha contagiatobuona parte dellOccidente.

    Nel dopoguerra, dopo la resa, gli in-generi giapponesi furono costretti adabbandonare lindustria bellica, rac-conta Shigeoki Hirai dellIstituto di ro-botica di Chiba, riversandosi in quel-

    la automobilistica e in parte nella ri-cerca a lungo termine. La robotica mo-derna, da noi, nasce cos. E nasconocos i manga e le serie animate legate ai

    robot, dal bambino di ferro Astro Boyapparso nel 1952 fino al mastodonticoGundam arrivato nel 1979. Che non acaso erano invincibili e armati fino aidenti, personificazione di una rivinci-ta possibile partendo dallunico cam-po dove i giapponesi avevano mano li-bera. Un settore sul quale sono stati in-vestiti a fondo perduto miliardi e mi-liardi nel corso degli anni. Anche se lu-nico vero risultato tangibile fu il domi-nio dellimmaginario collettivo.

    Guardando iCub, costato duecen-tomila euro allIstituto italiano di tec-nologia, viene da chiedersi quale sia ilvero futuro degli automi pensanti. Al dil delle presentazioni alla stampa, del-le esibizioni nelle fiere, degli show te-nuti con regolarit da Asimo dellaHonda o dai robot dal volto umano co-me Hrp-4c, Repliee, Actroid-Der, Ge-minoid HI-1. Oscillano tutti fra dueopposti: fanno sognare le magie di

    Astro Boy, quando in realt sono co-stretti in una quotidianit difficile, pie-na di limiti, dove una semplice corsa oil riconoscere una pallina blu rappre-sentano un successo.

    Sono ancora fragili e in ambienticomplessi, Fukushima ad esempio,

    del tutto incapaci di operare, spiegaGiorgio Metta, a capo delle ricerche al-lIit. Le scienze cognitive ci diconoper che una vera intelligenza artifi-

    ciale deve avere un corpo umano perassomigliarci. Perch la nostra intelli-genza legata al corpo che abbiamo.Ma c anche un altro motivo che ren-de iCub e i suoi fratelli importanti.Quella dei robot umanoidi capaci dicompiere scelte la promessa di unin-terazione fra noi e le macchine del tut-to diversa. Se Wii e iPhone hanno avu-to successo usando come linguaggiogesti e tocco, facile immaginarsi cosapotrebbe succedere se il dispositivoche abbiamo in casa si mettesse anchea camminare e a parlare. Peccato cheper far diventare realt commercialeuna macchina umana servano alme-no altri quarantanni.

    La difficolt maggiore sta nel co-struire delle unit di calcolo che fun-zionino come dei neuroni, raccontaGiorgio Metta. Si chiama ingegnerianeuromorfa. Ma siamo ancora alle fa-si iniziale della ricerca. Per ora iCub in grado di riconoscere e di interagirecon una serie di oggetti su un tavolo,pu parlarne e indicarli, capisce dellefrasi semplici. Dietro ci sono algoritmidi riconoscimento automatico dellecose e delle parole. Anche sulla vocestiamo facendo ricerca: abbiamo ad

    esempio registrato diverse persone le-gando il parlato ai movimenti della lin-gua e delle corde vocali. E su questo ab-biamo costruito un algoritmo che aiu-

    ta iCub a esprimersi meglio.Intanto, altrove, si sta preparando

    un invasione di robot ma di generecompletamente diverso. Sono le altredue categorie di automi, quelle chenon pensano, non prendono decisio-ni, eseguono solo sequenze comples-se di ordini. Eppure sono le uniche arappresentare un mercato di unaqualche rilevanza. I primi sono i robotindustriali, impiegati nelle catene dimontaggio o nelle fabbriche, che se-condo la International Federation ofRobotics ammontano a circa un milio-ne di unit per un giro daffari di5,7 miliardi di dol-lari. Dopo il 2009,anno nero conun calo delle ven-dite di quasi il cin-quanta per cento,ora il settore ha ri-preso a respirare.Grazie a Cina e Coreadel Sud, dove gli acqui-sti sono triplicati. Solo aSeul e dintorni ne hannoordinati 23.500, superan-do per la prima volta ilGiappone. Primato signifi-

    cativo ma effimero. Il prossi-mo anno sar infatti la voltadella Cina. La Foxconn, multi-nazionale da 60 miliardi di dolla-

    Io, RobotAutomowerIl rasa erba robotizzatoe intelligentedella Husqvarna

    Kr15Robot dellitaliana Kukaper le fabbriche e le catenedi montaggio

    NextTroppo umano

    Ci sono quelli che eseguono ordini nelle fabbriche. Ci sono quelli che tagliano prati, guidanosonde spaziali e operano negli ospedali. Ma quelli che stanno nascendo nei laboratoripi avanzati del mondo, Italia compresa, sono molto di pi: si muovono, pensano e sbaglianoEcco come a separare noi da loro rimasto solo un algoritmo

    Halluc IIOpera dellistituto di ChibaPu camminare e muoversiin tutte le direzioni

    RobowardenRobot guardia carcerariaprogettato in Corea del SuddallUniversit di Kyonggi

    Da VinciRobot chirurgo della SurgicalRobotics. Permette di operarea distanza

    SpykeeRobot giocattolo della MeccanoDotato di webcam, pu muoversianche a distanza via Rete

    BimbyIl robot per cucinare pi famosoin circolazione. Lo costruiscela tedesca Vorwerk

    G-DogRobot venduto in kit di montaggiodalla giapponese Hpi programmabile via computer

    AiboIl cane robot della Sony lanciatonel 1999. stato in produzionefino al 2006

    Una vera intelligenzaartificiale deve avereun corpo umanoPerch la nostraintelligenza legataal nostro corpo

    RoombaIl dispositivo automaticoper le puliziedella americana iRobot

    NexiParla e comunica attraversole espressioni del volto opera del Mit Media Lab

    Manoi Pf01Uno degli ultimi robotprogrammabili sul mercatodella giapponese Kyosho

    GIORGIO METTACapo delle ricerchedellIstituto italiano di tecnologia

    JAIME DALESSANDRO

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    Robot Androide CyborgIl termine nascein Cecoslovacchia nel 1920Deriva dalla parolarobota,lavoro forzato. Fu usatoda Karel Capek nel drammateatrale I robot universalidi Rossum

    Essere artificiale con sembianzeumane. Deriva dal grecoandros,uomo, per definire una macchinache ha il nostro aspettoQuello dellandroide un mito anticoLa parola usata per la prima voltanel 1270 dal teologo Alberto Magno

    Organismo in parte biologicoe in parte meccanico-sinteticoIl termine risale al 1960 ed natoin ambito medico per descriverei potenziamenti del corpo umanoderivanti dalluso delle nuovetecnologie

    Intelligenza artificialeLabilit di una macchinadi compiere ragionamenti similia quelli della mente umanaLespressione del 1956, operadel matematico John McCarthye diede vita a un nuovo campodi ricerca scientifica

    Ingegneria neuromorfaNata alla fine degli anni Ottantagrazie allo scienziato americanoCarver Mead, una disciplinache si ispira alla biologiaper progettare sistemi digitalievoluti come costruire computerpartendo dai neuroni umani

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    ri che produce fra gli altri iPad, iPhone,PlayStation 3 e Kindle, questa estate haannunciato di voler aumentare il nu-mero di automi. Lidea di farli passa-re dalle attuali diecimila unit a circatrecentomila per il 2012, con lobietti-vo di raggiungere il milione entro il

    2014. Raddoppiando quindi in tre sta-gioni la quantit di robot industrialipresenti sulla faccia della Terra. Conun impatto sulloccupazione tutto daverificare.

    I robot di servizio invece, altra cate-goria delle macchine non pensanti,valgono 3,2 miliardi di dollari lanno enel 2010 ne sono stati venduti oltre duemilioni. Si va dai tagliaerba automati-ci agli aspirapolvere intelligenti, fino airobot giocattolo, agli aerei senza pilo-ta dellesercito, alle sonde e ai rover

    spaziali, ai dispositivi impiegati negliospedali che vengono tutti guidati

    a distanza. Estensioni dei nostriocchi e dei nostri arti, come il ro-

    bot chirurgo Da Vinci. Permet-te di eseguire unoperazioneanche se medico e pazientenon si trovano nello stessoluogo. Quella della medici-na e dellassistenza persona-le ai pazienti un settore pro-mettente, sottolinea Shi-geoki Hirai. I robot umanoi-

    di, invece, sono ancora moltodistanti dalla produzione di

    massa. Per continuano a farsognare, che in fondo sempre

    stata lo loro funzione principale.La stessa di Mazinga Z, Goldrake e

    Gundam.

    QuinceSonda robotica costruitadalla giapponese FuRo e usatanella centrale di Fukushima

    Kobian

    Comunica imitando le espressionidel volto. Lo ha costruitola Waseda University di Tokyo

    EccerobotSviluppato dallUniversitdel Sussex,ha la struttura internadi ossa e muscolidi un essere umano

    AsimoIl robot pi sofisticatoCostruito dalla Honda nel 2000, alla terza versione

    BigDogProgettato dalla BostonDynamics per il trasportodi oggetti su terreni scoscesi

    iCubRobot bambino capacedi apprendere costruitodallIstituto italiano di tecnologia

    GLOSSARIO

    Repubblica Nazionale

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    Il men delle feste pu diventare un innoal piacere anche senza zamponi e macinati,

    faraone e frattaglie.Basta trasformarele verdure (e se non si puristi anche i formaggi e il pesce)in regine dei nostri piatti. Cosa che tante ricettedella cultura mediterranea gi fanno. Da sempre

    I saporiAlternative

    Verde NatalB

    iancoNatale. Ma nel senso di maccheroni ai formaggi, pur,cavolfiori al gratin, fonduta, panna cotta. Oppure rosso cele-brazione: ma nel senso di pizzette, chips di barbabietola, ri-sotto al radicchio, peperonata, bavarese ai frutti rossi. Neigiorni in cui macellerie e pescherie vivono la loro massimagloria, tra super arrosti e macinati per farciture, faraone e frat-

    taglie, zamponi e baccal, una parte ormai consistente di italiani uno sudieci, secondo le ultime statistiche si allena ai fornelli per trasformareverdure e formaggi nei protagonisti assoluti di cenone e dintorni.

    Sacrificare la rassicurante opulenza di cotechini e brasati in favoredi piatti che non prevedono la morte di animali potrebbeapparire una diminutio gastronomica. Errore:evitando pregiudizi e pigrizie, ci si af-faccia su una miriade di ricettestrepitose. Si potrebbe direche il Natale vegeta-riano una que-stione di colori: ilmen delle festepu diventare can-dido o multicolor,perch le verdure tut-to consentono, a pat-to di trattarle bene. Delresto, sfogliando linfi-nito catalogo delle ricet-te tradizionali italiane,trovare piatti che esalti-no la base della dieta me-diterranea facile comefare surf alle Hawaii.

    Si dribblano i carrelli deibolliti per sposare la causadei ravioli di magro, il capito-ne in favore della parmigianadi melanzane, il cotechino perla mozzarella in carrozza, sen-za abdicare a patate al forno ecaponata. Certo, la definizionedi men vegetariano va trattatacon attenzione, visto che al suointerno lunica ripudiata, senza see senza ma, la carne, mentre sulpesce si apre il primo discrimineche si traduce in possibilit per i na-poletani di godere per intero delmen di magro della vigilia. Poi esi-stono i vincoli dei vegetariani pro-priamente detti n carne n pesce

    con uova e formaggi a farla da pa-droni. Ma il vero cimento, senza arriva-re agli estremi dei crudisti (nessun ci-bo scaldato sopra i 45 di calore, praticache riduce allo zero quasi assoluto la mediazione culinaria), riguarda ilmen di Natale dei vegani, refrattari alle proteine di qualsivoglia animale,vivo o morto che sia. Quindi, niente latte e latticini, niente uova e nemme-no miele. Una sfida che lalta gastronomia planetaria ha saputo raccoglie-re e vincere molto pi di quanto succeda in Italia, malgrado il nostro van-taggio in termini di materie prime. Cos, da Parigi a Hong Kong, da Tokyo aBarcellona, i ristoranti di pure food, lontanissimi dalle ricette punitive diun tempo, sanno attrarre i clienti a prescindere dai vincoli dietetici grazie apiatti ad alto tasso di golosit, tanto che nella New York del multilinguismoalimentare solo un frequentatore su quattro di veg-restaurantsi dichiaravegetariano. Da noi, al contrario, i men vegetariani sono ancora sinonimodi cibo tristanzuolo e di scarsa soddisfazione. Se volete sconfiggere la diffi-denza, provate la ricetta che lo chef vegetariano Pietro Leemann ha ideatoper voi. In caso la prepariate per il cenone di Capodanno, le lenticchie au-gurali sono le benvenute. Basta non soffriggerle con la pancetta.

    Vegetariano ma goloso, laltro cenoneLICIA GRANELLO

    SATPREM CUCINA NATURALEVia Piave 8

    TorinoTel. 011-4366680Sempre apertoMen da 30 euro

    JOIAVia P. Castaldi 18

    MilanoTel. 02-29522124Chiuso domenicaMen da 50 euro

    LA ZUCCASanta Croce 1762

    VeneziaTel. 041-5241570Chiuso domenicaMen da 35 euro

    TRATTORIA SALE E PEPEVia Capoluogo 19

    Stregna (Udine)Tel. 0432-724118Chiuso marted e mercoledMen da 30 euro

    CENTRO NATURAVia degli Albari 6

    BolognaTel. 051-235643Chiuso domenica seraMen da 25 euro

    I ristoranti

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    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 18122011 Il giovane Guttuso

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    DOMENICA 18 DICEMBRE 2011

    Maggese

    Pietro Leemann lo chef del ristorantevegetariano Joiadi Milano, stella MichelinNei suoi piatti, ingredientinaturali e biologici,preparati in manieraoriginale e squisita,come nella ricetta creataper i lettori di Repubblica

    LA RICETTA

    Per le sfogliePreparare una polenta di saraceno e una di mais. Cuocerle 15, distenderle sottili

    sopra a un foglio di carta da forno. Seccare in forno a 100C per due ore

    Per la salsaGrattugiare la rapa e marinarla 12 ore con gli

    agrumi, lo zafferano e il sale. Strizzarla bene e faraddensare il liquido aromatico portandolo a ebol-

    lizione con la maizena sciolta in poca acqua

    Per le verdureSbollentare il radicchio 30 e raffreddarlo, pulire

    i carciofi,tagliarli a spicchi e arrostirli . Grigliare la

    zucca a fette, cuocere la mela 15 in forno a 210 e

    tagliarla a tocchi, pelare la scorzonera dolce e

    cuocerla 15 in acqua salata e acidulata

    Per il pestoCuocere i porri 30 in acqua bollente, raffreddarli, frullarli con olio e sale. Velare i

    piatti col pesto e scaldare 2 a 200. Appoggiare le verdure con la salsa, guarnire

    con le cialde e le erbe fritte. Rifinire il piatto con la liquirizia sciolta nellacqua

    Per la sfoglie200 gr di acqua

    25 gr di farina di grano saraceno

    25 gr di farina bramata

    Per le verdure100 gr di radicchio trevigiano2 carciofi

    100 gr di zucca di Hokkaido

    1 mela

    100 gr di scorzonera dolce

    100 gr di cavolo rosso

    Per il pesto di porri200 gr di porri40 gr di olio extravergine doliva

    Ingredienti per 4 persone

    Per la salsa1 rapa grattugiata

    il succo di unarancia

    e la sua scorzail succo di mezzo limone

    5 gr di timo

    1 bustina di zafferano4 gr di maizena

    Per la guarnizione10 gr di liquirizia in polvere

    20 gr dacqua

    20 gr di foglie

    di sedano verde

    e di foglie

    di porro fritte

    ILLUSTARZIONEDICARLOS

    TANGA

    ANatale men rigorosamente vege-tariano per me, Susy e per tuttalampia trib: sette figli e quindici

    nipoti. La scelta vegetariana prima di tutto etica: chi

    ama davvero glianimali nonli mangia.Poi di re-sponsabi-lit sociale:il consumodi carne ilprimo re-

    sponsabiledellingiusti-

    zia alimentaredel pianeta. In-fine, di salute: i

    vegetariani vi-vono meglio e

    pi a lungo.Ma non rinun-

    cio al piacere e algusto, ed ecco infat-

    ti il nostro men. Perantipasto bruschetti-

    ne di verdura, insalatarussa e humus di ceci e

    curcuma. Come primoravioli di magro, amatis-

    simi e quasi immancabi-li. Come secondo innan-

    zitutto verdure cotte e cru-de: carciofi in tegame,

    crocchette di patate (so-prattutto per i bambini),

    scelta di torte salate (porri ezucchine, spinaci ed erbette,

    carciofi). Poi insalata di finoc-chi e arance, e trevigiana con

    melograno. Per chi non vuole ri-nunciare al piatto principale:

    rombo alla mediterranea o spigo-la al forno (ma io eviter anche il

    pesce, come vuole letica vegeta-riana autentica).

    Infine, nel rispetto della tradizione nata-lizia: mandarini e frutta secca e panettonee pandoro con crema pasticcera e, ovvia-mente, crema al cioccolato. Questultimaomaggio speciale per me, che sono ungrande sostenitore della bont assoluta delcioccolato.

    NessunarinunciaUMBERTO VERONESI

    A tavola

    LIBRERIA BRACVia dei Vagellai 18 r

    FirenzeTel. 055-0944877Chiuso mercoledMen da 30 euro

    IL MARGUTTAVia Margutta 118

    RomaTel. 06-32650577Sempre apertoMen da 38 euro

    UN SORRISO INTEGRALEVicoletto San Pietro a Maiella 6

    NapoliTel. 081-455026Chiuso domenica seraMen da 25 euro

    IL GIARDINO SEGRETOVia Antonietta De Pace 116

    Gallipoli (Lecce)Tel. 0833-264430Chiuso mercoled seraMen da 15 euro

    IL MIRTO E LA ROSAVia Principe di Granatelli 30

    PalermoTel. 091-324353Chiuso domenicaMen da 25 euro

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    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 18122011 Il giovane Guttuso

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    LA DOMENICAs 44

    DOMENICA 18 DICEMBRE 2011

    Anche nelle sale italiane la vocedel Gatto con gli stivali che hasbancato i botteghini in America

    Eppure lui, adolescente timidonella Spagna franchista,non avrebbe maiscommesso di farcelaOk, i miei filmnon sono stati tutticapolavori, ammette,

    ma non possoobbligarechi lavora tutto il giornoa vedersi sempre Fellini

    ROMA

    Eroun adolescen-te timido. Pienodi sogni e con lacertezza che non

    si sarebbero mai realizzati. Questo midava un senso di ansia terribile. Misembrava di essere in un tempo e inun luogo che non avevano nulla a chefare con me e non sapevo come uscir-ne. Erano gli anni Settanta, nellaSpagna franchista. Nulla, allora, la-sciava presagire che Jos Antonio Do-minguez, figlio della periferia di Ma-laga, una carriera da calciatore preco-cemente stroncata da un incidente alpiede, sarebbe diventato il divo Anto-nio Banderas. Il triste prologo si tra-sformato in una favola hollywoodia-na a lieto fine.

    Oggi, scavallati i cinquantanni,lattore spagnolo in forma sma-gliante e colonizza il Natale cinema-tografico di mezzo mondo. Da noi trino. In versione Gatto con gli stivaliper il pubblico ragazzino e gli orfanidella saga di Shrek. Emiro assetato dipetrolio, con Jean-Jacques Annaud

    porta nelle sale una favola sullIslamin stile Lawrence dArabia, Il principedel deserto. Mentre il pubblico dessailo pu ancora scovare in La pelle cheabito, il thriller morboso che ha se-gnato il ritorno sul set con il m entorePedro Almodovar. Ho passato lulti-mo anno in giro per il mondo a farepromozioni. Non ricordo altro cheaeroporti. Il mio regalo di Natale que-stanno sar evitare piste di decolloper qualche settimana e stare con lamia famiglia. A dispetto di uneti-chetta da latin lover inspiegabileper uno, come me, che ha fatto un nu-mero record di personaggi gay Banderas un marito dalla fedelt di-sarmante. Nel 1995, presentando ilfilm Two Much/Uno di troppo,spiazz gli squali del gossip lanciatisulla storia damore con la collegaMelanie Griffith ammettendo serio ecandido: Sono innamorato, mi stoseparando da mia moglie Ana Leza.Cerco di gestire la situazione con cor-rettezza. Non voglio ferire nessuno,ma so quel che sento: un sentimentovero e profondo. Sedici anni dopo,lattrice di Qualcosa di travolgenterimasta la sua consorte, madre di Stel-la del Carmen. Siamo ancora inna-morati. Malgrado gli alti e bassi, le liti,io e Melanie siamo fatti per stare in-

    sieme e insieme siamo felici. Il moti-vo per cui le donne amano cos tantoquesto spagnolo dagli occhi neri for-se anche la percezione della reci-procit del sentimento: Delle donneamo la sensibilit, il cuore, la consa-pevolezza che esistono gli altri. Odiola politica hollywoodiana che noncomprende quanto una donna possaessere sensuale a cinquantanni. Amole nonne, le madri, le sorelle. Le vorreial potere, in tutto il mondo.

    La fedelt una regola di vita cheBanderas applica anche allamicizia.Nel 98, allepoca diZorro, raccontavadi attendere una chiamata da Almo-dovar per un film tratto da un noirfrancese. La chiamata per girare Lapelle che abito arrivata tredici annidopo. E lui ha detto subito s. Il risul-tato un ruolo con il quale il regista,che ventanni fa lo scov cameriere inun bar madrileno e gli diede la sua pri-ma particina in Labirinto di passioni,

    dopo averlo prestato a Hollywood loconsegna oggi alla maturit cinema-tografica. Devo tutto a Pedro. Ognivolta che in unaudizione mi chiede-vano con chi avevo lavorato e facevo i l

    suo nome, tutto girava per il verso giu-sto. Va anche detto che a dispetto delsuccesso la filmografia doltreoceanodi Banderas si arricchita di un nu-mero di pellicole che si possono con-siderare pacificamente pattume ci-nematografico. Okay, non sono statitutti capolavori, ma Hollywood mi hadato la possibilit di fare film comePhiladelphia. I film hanno scopi di-versi, tutti legittimi. Non posso obbli-gare un operaio che lavora tutto ilgiorno in cantiere a portare la sua ra-gazza a vedere 8 e 1/2sgranocchiandopopcorn, gli viene un attacco di cuo-re. Vuole qualcosa che lo diverta e lofaccia uscire con il sorriso. Ma ci sonoanche persone che a un film chiedonodi riflettere sul significato della vita. Eci sono vie di mezzo. Come attore mipiace giocare su tutti i tavoli.

    Da regista e produttore, per, pre-ferisce andare in profondit. E dopoaver consegnato unopera non trop-

    po riuscita (El camino de los ingleses,su un gruppo di adolescenti a Mala-ga), ora si prepara a girare Solo, sultrauma di un militare spagnolo di ri-torno dallAfghanistan, una storia difantascienza lontana dai canoni hol-lywoodiani, una riflessione sulla soli-tudine e sulla guerra, quasi un mono-logo teatrale.

    Il teatro una delle grandi passionidi Banderas. Figlio di un polizi otto e diuna maestra, a quattordici anni restafolgorato dal palcoscenico. Fondacon un gruppo di amici una compa-gnia itinerante e gira lAndalusia conspettacoli di strada e improvvisazio-ni. Il teatro mi ha fatto scoprire unmondo diverso da quello che cono-scevo. Ma il teatro anche il ricordodi uno dei momenti pi difficili dellasua carriera. Era il 1988, e i o mi ritro-vavo a Madrid senza un lavoro e sen-za soldi. Macinavo provini e non suc-cedeva mai niente. Mi sentivo perso.Ora per i giovani ci sono pi possibi-lit di accesso, ma allora in Spagnacerano soltanto due canali televisivie il teatro era dominato dalle famigliee dai piccoli clan. Immaginate dun-que che soddisfazione aver portatoventanni dopo sul palcoscenico diBroadway, e con straordinario suc-cesso, il musical tratto da 8 e 1/2. Fel-

    lini uno dei miei grandi maestri. E seoggi mi guardo allo specchio, mi rive-do a braccetto con tutti i miei perso-naggi in un girotondo che sallargasempre di pi, come nellultima sce-na del suo film.

    Artista a tutto tondo, capace di co-niugare alto e basso, commerciale eavanguardia, in politica ha un cuoreliberal. Del gatto con gli stivali, perso-naggio a cartoni nato in Shrek 2e oggiprotagonista nel film in cui quattro-cento animatori trasformano Bande-ras in un felino dal marcato accentospagnolo, dice: E pensare che arriva-to a Hollywood mi dissero che avreipotuto avere solo ruoli da malavito-so. In realt il gatto di Banderas uncartoon fuorilegge che ricorda tantoZorro, eroe dinfanzia dellattore cheha portato al cinema due volte. Unadelle prime immagini cinematografi-che che ricordo uno Zorro versioneTyrone Power. Nel piccolo cinema di

    Malaga con il pavimento in legno unmanipolo di ragazzini attende cheZorro appaia sullo schermo, e poi tut-ti a battere i piedi per terra fino a fartremare la sala.

    Di strada, da allora, ne ha fatta pa-recchia. Anche geograficamente. Holanimo da esploratore, mi innamorodei luoghi e della gente. Mi sono ritro-vato in Tunisia a girare Il principe deldesertonei giorni della rivoluzione deigelsomini. Appena arrivato ho trova-to un paese sedato, mi ricordava laSpagna di Franco, la mia adolescenzatriste. Dimprovviso successo tutto.Ho pianto vedendo sfilare le donne e igiovani. Penso che siano pronti per ilfuturo, un futuro di cui vorrei far par-te anchio. Ambientato negli anniTrenta, il film di Annaud racconta loscontro tra due sultani, uno progres-sista e uno tradizionalista, sullo sfrut-tamento dei giacimenti petroliferi,metafora di un mondo arabo divisotra le pressioni del capitalismo occi-dentale e quelle del fondamentali-smo religioso. Nelle mie origini an-daluse c molta cultura araba. Quan-do arrivo in un paese arabo sento unforte senso dappartenenza. Percisono stato doppiamente felice di po-ter prendere parte a una favola-kolos-sal in cui, finalmente, gli arabi non so-no terroristi e il mondo visto con i lo-ro occhi.

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    LincontroLatini

    Adoro starecon la mia famigliaNon ho mai capitoquesta fama

    da dongiovanni:avete presentequanti gayho interpretato?

    AntonioBanderas

    ARIANNA FINOS

    FOTO

    CORBIS