Renato Guttuso. Parte seconda: Guerra e Pace e…....6 Renato Guttuso. Parte seconda: Guerra e Pace...

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6 Renato Guttuso. Parte seconda: Guerra e Pace e…..Amore Guttuso nel 1937 si trasferisce definitivamente a Roma, dopo 2 anni passati a Milano per il servizio militare durante i quali approfondì la sua tecnica pittorica. A Roma fa amicizia con molti giovani intellettuali come Alberto Moravia, Antonello Trombadori, che anche attraverso la tragedia della guerra civile spagnola svilupparono una forte resistenza antifascista. Significativo è il ritratto di un giovane Moravia con alle spalle una stampa di Picasso, che con Guernica aveva mostrato al mondo la barbarie della guerra civile spagnola. E nel giugno del 1940, dopo che Mussolini entrò in guerra il pittore siciliano entro nel Partito comunista. Così il suo atelier romano divenne una cellula dell’attività antifascista. Tuttavia, la sua attività politica, non condizionò in senso assoluto le sue scelte artistiche. La sua fede politica di fatto non pesò sulle scelte formali ed ebbe effetto solo sulla sfera tematica, ispirandogli nei convulsi anni della guerra scene di carneficine in cui è evidente l’influsso di Picasso, ma anche rende davvero inconfondibile e straordinaria tutta la sua ricerca realista. Guttuso riunì questi disegni nella cartella Gott mia Uns, con la quale subito dopo la guerra si presentò al pubblico ottenendo, per anni, una grande fama. Antonello Trombadori, nella prefazione a Gott mitt Uns nel 1946 scrisse.”La raccolta di disegni Gott mia Uns (ovvero “Dio è con noi, il macabro motto che le SS portavano inciso sulla placca della cintura) fu realizzata da Guttuso in clandestinità, nella Roma occupata, e costituisce una delle più alta testimonianza della barbarie nazista e della tragedia italiana. Vi è lo scheletro del disegno e il sangue dei colori. Un duro colpo di pennello e di fantasia dove svettano episodi di vita e li rispecchiano per consegnarli quanto più è possibile ancora concitati a chi li ha pur sofferti, amati e deprecati: episodi con dentro uomini e fatti degli uomini e cose che servono agli uomini che schiacciano altri uomini, e si guardano tra loro, e muoiono o promettono e mantengono, così come a noi stessi è accaduto e accade.” Fig.23-Gott mit Uns.1945 Fig.22-Moravia e la stampa di Picasso-1940- Brera-MI Fig.23-Gott mit Uns.1944

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Renato Guttuso. Parte seconda: Guerra e Pace e…..Amore Guttuso nel 1937 si trasferisce definitivamente a Roma, dopo 2 anni passati a Milano per il servizio militare durante i quali approfondì

la sua tecnica pittorica. A Roma fa amicizia con molti giovani intellettuali come Alberto Moravia, Antonello Trombadori, che anche attraverso la tragedia della guerra civile spagnola svilupparono una forte resistenza antifascista. Significativo è il ritratto di un giovane Moravia con alle spalle una stampa di Picasso, che con Guernica aveva mostrato al mondo la barbarie della guerra civile spagnola. E nel giugno del 1940, dopo che Mussolini entrò in guerra il pittore siciliano entro nel Partito comunista. Così il suo atelier romano divenne una cellula dell’attività antifascista. Tuttavia, la sua attività politica, non condizionò in senso assoluto le sue scelte artistiche. La sua fede politica di fatto non pesò sulle scelte formali ed ebbe

effetto solo sulla sfera tematica, ispirandogli nei

convulsi anni della guerra scene di carneficine in cui è evidente l’influsso di Picasso, ma anche rende davvero inconfondibile e straordinaria tutta la sua ricerca realista. Guttuso riunì questi disegni nella cartella Gott mia Uns, con la quale subito dopo la guerra si presentò al pubblico ottenendo, per anni, una grande fama. Antonello Trombadori, nella prefazione a Gott mitt Uns nel 1946 scrisse.”La raccolta di disegni Gott mia Uns (ovvero

“Dio è con noi, il macabro motto che le SS portavano inciso sulla placca della cintura) fu realizzata da Guttuso in clandestinità, nella Roma occupata, e costituisce una delle più alta testimonianza della barbarie nazista e della tragedia italiana. Vi è lo scheletro del disegno e il sangue dei colori. Un duro colpo di pennello e di fantasia dove svettano episodi di vita e li rispecchiano per consegnarli quanto più è possibile ancora concitati a chi li ha pur sofferti, amati e deprecati: episodi con dentro uomini e fatti degli uomini e cose che servono agli uomini che schiacciano altri uomini, e si guardano tra loro, e muoiono o promettono e mantengono, così come a noi stessi è accaduto e accade.”

Fig.23-Gott mit Uns.1945

Fig.22-Moravia e la stampa di Picasso-1940-Brera-MI

Fig.23-Gott mit Uns.1944

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In quegli stessi anni Guttuso affrontò una tematica classica per l’arte. Crocifissione che è uno dei suoi quadri più famosi oltre ad essere uno dei più importanti in quanto lo rivelò al pubblico e alla critica. L'opera esposta nel 1942 in occasione del Premio Bergamo, nel quale ottenne il secondo posto, si è subito segnalata per la sua forte carica espressiva,

rivoluzionaria e, secondo la Chiesa cattolica anche eretica, soprattutto per la presenza della figura della Maddalena nuda; scelta quest'ultima che valse all'autore l'appellativo di "pictor diabolicus”. Qui è chiara l'influenza del Guernica di Picasso, di pochi anni precedente, al quale sembra volere rendere omaggio con la figura del cavallo molto simile a quello dipinto in Guernica e forse anche liberamente ispirato a quello del Trionfo della morte di Palermo. La Crocifissione deve essere il dramma di tutti gli esseri umani e in questo senso una scena comune. Lo stesso titolo Crocifissione, e non La Crocifissione, non è casuale ma mette in evidenza come l'opera rappresenti non solo il dramma di Gesù ma quello di tutta l'umanità. Guttuso, infatti, pur rappresentando l'episodio evangelico, pone l'accento sull'universalità del dolore e sulla sua profonda attualità. E a proposito di questo suo quadro disse: "La nudità dei personaggi non voleva avere intenzione di scandalo. Era così perché non riuscivo a vederli, a fissarli in un tempo: né antichi né moderni, un conflitto di tutta una storia che arrivava fino a noi.

Mi pareva banale vestirli come ogni tentativo di recitare Shakespeare in frac, frutto di una visione decadente. Ma, d'altra parte, non volevo soldati vestiti da romani: doveva essere un quadro non un melodramma. Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa, mi veniva da dire, è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda. Nel fondo del quadro c'è il paesaggio di una città bombardata: il cataclisma che seguì la morte di Cristo è trasposto in città distrutta dalle bombe” È interessante a questo proposito osservare come le case sullo sfondo siano appena accennate, squadrate secondo lo stile cubista, e per la loro essenzialità di linee possano essere le case del tempo così come quelle di tutti i giorni. Il paesaggio del resto non è

certo quello del Golgota ma presenta delle asperità che ricordano piuttosto i luoghi della memoria di Guttuso, cioè la Sicilia. Infatti, Sciascia ha scritto giustamente che: Qualunque cosa volle dipingere dipinse sempre la Sicilia.

Fig.24-Crocifissione-1940-GAM-Roma

Fig.25-Picasso-Guernica-1937

Fig.26-Anonimo- Il trionfo della Morte-1446-Palermo

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E sempre in quel periodo Guttuso conobbe Mimise, sua modella e compagna di una vita, nonostante lui sia stato

famoso per un’altra profonda e devastante passione. Ma per il momento lui qui ritrae la sua Mimise mentre abbraccia come fosse un bambino i frutti della sua Sicilia, cedri e limoni. L’altra passione furibonda per Guttuso fu quella per Marta Marzotto. Lui il pittore più famoso e più venduto (nel momento d'oro non c'era dentista di Cuneo o di Ragusa che non tenesse appeso in studio un suo quadro, vero o falso), lei, Marta, travolgente contadina friulana divenuta contessa segnata dal romantico maschio siculo che la dipinse e la disegnò fino allo stremo. Facce solo accennate, capelli al vento, abiti discinti, nudità di gran classe. I due si vedevano ogni giorno nell'atelier di lavoro di Palazzo del Grillo a Roma dove, al secondo piano, Renato viveva con Mimise, importantissima e nobile consorte, che lui aveva sfigurato in un malaugurato incidente d'auto. A sera, nella loro bellissima casa, si

riunivano intellettuali, politici, artisti. Pugno chiuso, naturalmente.

Lo scompiglio arrivò con Lucio Magri, bellissimo aviatore mancato, di estrema fede politica. Lui e Marta erano insieme troppo perfetti per non fare un giro di valzer... solo che si intrattennero in eccesso. Fughe, nascondigli, complicità. Il grande pittore, ferito a morte, si vendicava dipingendo Magri come un orango in cravatta. Marta, mirabile bugiarda voleva fare tutti felici, oltre sé stessa. Spregiudicata nel mentire, Guttuso la riprende in modo allegorico, in basso a sinistra, citando Botticelli con quella donna velata oltre ai nudi ovviamente. Opera densa di allegorie e riferimenti al tradimento, telefono staccato, la venere che pesta una maschera, brutte streghe svolazzanti.

Fig.27-Ritratto di Mimise-1937

Fig.28-Melancholia nova-1980

Fig.29-Le allegorie.Le menzogne-1979

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E ‘Nella stanza le donne vanno e vengono’ del 1986 si cristallizza il suo immaginario femminile, costituito da amiche e modelle. Una meditazione sull’eterno femminino, rappresentato da otto donne che, con tacchi altissimi, abiti accesi, si pettinano, parlano al telefono, si abbracciano (tra queste si riconosce Marta Marzotto) la diva del momento “come” la Casta Diva della Norma di Vincenzo Bellini autore Siciliano di Catania.

Video suggerito : https://www.youtube.com/watch?v=S_gEIR7pWFM

Fig.30-Nella stanza le donne vanno e vengono-1986-Villa Cattolica-Bagheria