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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica N° 01 - GENNAIO 2011 BRUXELLES Bcc vaccinate contro la crisi >36 EDITORIA Guida, un dono speciale >41 NEWSCOOP - Nef, conti in crescita e premi >20 - Un aiuto per le aziende trentine >21 - La Trentina dà buoni frutti > 31 7 LUCA RIGOTTI Cantine sociali critiche sul piano vino nuovo “patto” con i soci 13 13 FACCIA A FACCIA Dalpalù (Sait) e Odorizzi (Dao) 34 SERGIO VIGLIOTTI Vi racconto Risto3

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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica

n ° 0 1 - g e n n a i o 2 0 1 1

B R U X e L L e S

Bcc vaccinatecontro la crisi >36

e d i t o R i a

guida, un dono speciale >41

n e w S c o o p

- Nef, conti in crescita e premi >20

- Un aiuto per le aziende trentine >21

- La Trentina dà buoni frutti > 31

7L U c a R i g o t t i

Cantine socialicritiche sul piano vino

nuovo “patto”

con i soci13

Faccia a Faccia

Dalpalù (Sait)e Odorizzi (Dao)

13Faccia a Faccia

Dalpalù (Sait)e Odorizzi (Dao)

34SeRgio VigLiotti

Vi raccontoRisto3

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Il Trentinoè un paese per giovani

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

In copertina: un’immagine del nuovo impianto foto-voltaico del Consorzio Eletrico di Stenico progettato da STS trentino engineering.

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoCarlo Borzaga, Umberto Folena, Silvia Guido e Irene Rosi.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2010Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

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Loretta Napoleoni: bcc è una

istituzione

Andiamo in Mozambico

per ritrovare le origini

Operativa la fusione tra

Latte Trentoe Fiavè

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EDITORIALE03 Le urgenze del nuovo decennio

IN PRIMO PIANO

04-06 Nuovo “patto” con i soci Pronta la riforma del sistema: più for-mazione per gli amministratori e nuovi strumenti per migliorare la partecipazione e il rapporto tra cooperative e Federazione. Ai voti a febbraio.

07-09 Piano vino Cantine sociali critiche sul dossier della Fondazione Mach. Una analisi dei bilanci 2009/2010 evidenzia che il settore si difende bene nonostante la crisi dei consumi.

10-11 Latte Fusione operativa tra Latte Trento e Fiavè. Nasce la cooperativa ‘Consorzio Produttori Latte delle Valli Trentine’, che raccoglie circa il 50% del latte della provincia.

13-15 Il dibattito Intervista doppia a Renato Dalpalù, presi-dente Sait e Ivan Odorizzi, amministratore delegato Dao.

NEWSCOOP17 Il Trentino è un Paese per giovani

18 Euricse contro la mafia

19 Tecnodata Day a Riva

20 Nef, conti in crescita e premi

21 Sostegno all’internazionalizzazione

24 Le iniziative formative delle Casse Rurali

25 Borse di studio

26 Rapporto sull’economia della Bassa Valsugana

27 Inaugurazioni

29 Punto d’Approdo, nuovo laboratorio

30 Libri da non perdere

31 La Trentina dà buoni frutti

33 Sait e Anffas insieme

CULTURA COOPERATIVARacconti di cooperazione 34 Risto3, cooperativa femminile e multietnica

Qui Europa 36 Banche cooperative vaccinate contro la crisi

L’intervista38 Loretta Napoleoni: “bisogna tornare a una dimensione locale”

Editoria41 Un dono speciale

Finestra sul mondo 42 In Mozambico per ritrovare le nostre origini

Idee arte territorio45 Angelo Dallabrida, pittore di libertà

OPINIONIEconomia46 Sta meglio chi lavora in cooperativa

Orizzonti47 Quel che conta è il benessere

La porta aperta 48 Funivie e bancarelle

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EDITORIALE

Le UrgeNzedeL NUovo deceNNioNuovo anno e nuovo decennio. Gli sconvol-gimenti o almeno i rapidi cambiamenti che hanno accompagnato questo primo scorcio di secolo sono probabilmente enormi e tali da non essere ancora percepiti nella loro dimensione ma soprattutto nelle nuove urgenze che pre-tendono.

Comprendere il nuovo, essere in grado di valu-tarlo per muoversi e “saperlo governare” diventa compito fondamentale. Se non avremo la capa-cità e se non ci armeremo di volontà e curiosità corriamo il rischio di pericolosi scivoloni. Del resto ci sembra che la difficoltà di affrontare le questioni per quello che sono ha determinato un decennio “sospeso”. E’ stato l’ultimo decen-nio del novecento o il primo del nuovo secolo? Sono troppe le ingiustizie vecchie non risolte e nuove aggiunte per non nutrire la speranza che esso stia nel vecchio novecento e che nei prossimi anni noi tutti si diventi maggiormente capaci di “leggere” per guardare in avanti con politiche di equità.

Il monaco camaldolese Ivan Nicoletto nel suo lavoro Transumananze indica tre “emergen-ze” che premono. Anzitutto la pervasività del potenziale tecnologico umano che può modi-ficare il patrimonio genetico o trasformare equilibri ecologici complessivi. Sapremo essere capaci di garantire che queste modificazioni saranno promettenti anziché distruttive, saran-no cioè volte al bene comune e non alla cupi-digia, all’egoismo e alla violenza potente dei pochi? E ancora: tutte le tecnologie sono effet-tivamente neutre? Sono cioè usabili secondo principi morali o forse non è giunto il momento di valutare se alcune “scoperte” non siano nega-tive in sé? Inutilizzabili a giovamento dell’uma-nità?

Seconda emergenza. Gli effetti della globaliz-zazione economica che ci mette “alla presenza degli altri” sollecitando un forte coniugativo delle differenze. Come ci comporteremo nei confronti dello “straniero”? Percorreremo le vie difficili della comprensione e dell’arricchimen-to reciproco o sceglieremo le strade apparen-temente facili dell’esclusione e della protervia? Questa è una questione cruciale che è alla base del filo di odio che ha fino ad ora percorso gran parte della storia dell’umanità. Essa è il vero basamento dei regimi fascisti e nazisti. Sentiamo forte il compito di costruire comprensione, esse-re curiosi, promuovere incontro. Infine la necessità di allargare la nostra sfera di consapevolezza nei riguardi del complesso planetario, ossia il debito che ci rende respon-sabili di tutte le forme di vita, anche non umane. Saremo in grado di comprendere l’ef-fettiva portata della “questione ecologica”? E’ vero che parole come sostenibile o ecologico sono talmente abusate da provocare talvolta fastidio, però si deve essere consapevoli che ricordano il diritto alla vita di tutto ciò che è stato creato per adesso e per domani. Diciamo che non esiste diritto di alcuno di decidere chi ci sarà e chi non ci sarà. Che cosa vivrà e che cosa non vivrà.Esse come tutte le idee sono concretezza, sono scelte, sono carne, sono corpo. Il corpo comune che ha bisogno di amore che è il tocco dell’aper-to, dello smisurato carico di inespresse virtualità.

P.S. L’azione responsabile nasce anche da que-sta consapevolezza e nelle rivista troverete una pagina su due giovani nostri collaboratori che scelgono “lo smisurato”.

[email protected]

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La Federazione Trentina della Cooperazione ha appro-vato la proposta di riforma che migliora i rapporti tra il socio e la propria cooperativa, e tra questa e il sistema. Ora comincia il percorso di condivisione da parte delle cooperative.L’esigenza di mettere mano ad una riforma di que-sto tipo era già contenuta nel piano strategico della Federazione presentato all’assemblea di giugno, ed ha trovato ulteriore sollecitazione dopo i recenti avveni-menti che hanno messo in luce la necessità di potenzia-re gli strumenti in mano alla Federazione per prevenire le situazioni di crisi. Il documento è frutto di un ampio dibattito svilup-patosi dapprima all’interno del comitato esecutivo, e conclusosi il 20 dicembre con la presentazione delle “linee guida” al consiglio di amministrazione, che le ha approvate all’unanimità. Il documento è stato inviato alle cooperative per le loro osservazioni in vista di una apposita assemblea della Federazione che sarà convocata nel corso del mese di febbraio.Sono tre le “linee guida” individuate dal documento: il primo gruppo di proposte riguarda il rapporto tra le cooperative e la Federazione, e gli strumenti per preve-nire le criticità attraverso un uso responsabile dell’auto-nomia; il secondo è dedicato al tema della formazione e dello sviluppo delle competenze, culturali, gestionali e tecniche della classe dirigente del movimento; il terzo gruppo, infine, è dedicato al tema della partecipazione dei soci e del controllo democratico della cooperativa.

Sviluppo coordinato del sistemaSoci sempre più protagonisti. Le cooperative saranno tenute a portare in assemblea la previsione dell’impor-to massimo degli impegni passivi di carattere finan-ziario che la società può assumere. Gli amministratori dovranno richiedere specifica autorizzazione ai soci per nuove operazioni che superassero tale limite. E in quel caso, i soci che approvano saranno impegnati a non uscire dalla base sociale per un certo numero di anni. Ai soci assenti o dissenzienti dovrà essere comunque concesso un congruo termine per recedere dalla coo-perativa, prima che siano avviati i nuovi investimenti.Sul fronte della prevenzione di situazioni di crisi, gli incaricati della Federazione potranno intervenire

IN PRIMO PIANO

NUovo “paTTo” coN i socidi Walter Liber

La Federazione propone le “linee guida” che ora passano all’esame

delle cooperative. Più formazione per chi

amministra le cooperative,e nuovi strumenti per migliorare

la partecipazione democraticadei soci e il rapporto

tra cooperative e Federazione.

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IN PRIMO PIANO | la riforma della cooperazione

nei consigli di amministrazione e in assemblea per “informare diret-tamente gli amministratori e la base sociale su tutti i fatti dai quali si ritiene possa derivare pregiudizio per l’attività della cooperativa, o per lo sviluppo coordinato del sistema”.

Formazione degli amministratoriLa formazione degli amministrato-ri e dei dirigenti del movimento è diventata ormai esigenza impre-scindibile per garantire in maniera efficace lo sviluppo delle coopera-tive, anche a causa della crescente complessità gestionale delle socie-tà cooperative, specie di quelle di dimensione medio-grande, ma anche della responsabilità che grava sui titolari di cariche elettive e di funzioni direzionali, e della necessi-tà di coordinare lo sviluppo econo-mico dell’impresa con il rispetto dei principi e dei valori cooperativi. A questo scopo il documento propone percorsi obbligatori di formazione per chi ha responsabilità di vertice. Le cooperative saranno tenute a predisporre annualmente un piano formativo per gli amministratori, i sindaci e il gruppo dirigente, che tenga distinto il percorso di for-mazione per nuovi amministratori da quello di aggiornamento per gli esponenti riconfermati nelle cari-che, da presentare ai soci in occasio-ne dell’assemblea annuale.Il contenuto del piano formativo dovrà comprendere una parte di proposte relative alla storia, cultura,

valori e princìpi della cooperazio-ne, una sezione sullo sviluppo delle competenze gestionali e manageria-li, e una parte rivolta all’incremento delle competenze di natura tecnico-professionale, nelle materie attinen-ti alla tipologia e al settore di attività economica della cooperativa.

Partecipazione e controllo dei sociAttualmente circa la metà delle coo-perative prevede limiti alla rieleggi-bilità degli amministratori. Su 46 presidenti di Cassa Rurale, solo 6 casi sono in carica da oltre 15 anni, 26 hanno un’anzianità inferiore a nove anni; lo stesso consiglio di amministrazione della Federazione negli ultimi dieci anni è stato rin-novato per due terzi. Su circa 700 amministratori e sindaci delle Casse Rurali trentine, circa 200 persone sono stati rinnovati negli ultimi tre anni. Questi dati smentiscono il pregiu-dizio di resistenza al ricambio degli organi sociali nelle cooperative. L’eventuale limitazione dei man-dati rimane quindi prerogativa delle singole società. Diversa è la presenza negli organi-smi di secondo grado, i cui ammini-stratori sono in stretta correlazione con i ruoli ricoperti nelle cooperati-ve di base. La Federazione richiede un ricambio degli amministrato-ri, dovranno essere trovate forme per garantire anche la stabilità alla rappresentanza della cooperazione trentina negli organismi nazionali.

Il documento propone alcune limi-tazioni nella nomina degli ammi-nistratori: non possono essere ex dipendenti o collaboratori da meno di tre anni (escluso produzione e lavoro e sociali), parlamentari nazionali ed europei, consiglieri ed assessori regionali e provinciali, pre-sidenti e componenti delle giunte delle comunità di valle, e sindaci dei comuni.Il documento infine introduce una serie di strumenti per migliorare la partecipazione democratica dei soci: dalla convocazione di assem-blee per illustrare i dati di bilancio semestrali, alle modalità di presen-tazione del bilancio, alla discipli-na trasparente delle elezioni delle cariche sociali, all’abbassamento del quorum necessario per convocare una assemblea su richiesta dei soci. Tutti strumenti volti a migliorare la partecipazione democratica e la trasparenza nel rapporto tra ammi-nistratori, management e soci.

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La proposta di riforma approvata dalla Federazione prevede in particolare 5 interventi per aumentare le occasioni e l’intensità della partecipazione dei soci alla vita delle cooperative a cui appartengono. 1. La partecipazione consapevole dei soci alla determinazione degli indirizzi della società, e il controllo democratico sull’operato degli amministratori, trova indubbiamente il suo momento di maggiore rilevanza nell’assemblea della cooperativa. Al riguardo, si deve prendere atto che l’assemblea annuale ordinaria - convocata per l’approvazione del bilancio di esercizio e per la nomina degli amministratori - talvolta non costituisce, anche a causa della crescente numerosità e complessità degli adempimenti di legge, la sede in cui dare ampio spazio a un confronto aperto e approfondito tra il management, gli amministratori e i soci sull’effettivo andamento economico e sulle scelte di maggiore importanza per la gestione sociale. In alcuni casi, questa esigenza è stata affrontata attraverso la previsione di consulte dei soci o di assemblee di zona, che si riuniscono solitamente in previsione dell’assemblea generale, e nelle quali è lasciato ampio spazio al dibattito e all’effettiva partecipazione dei soci. In alternativa, potrebbe essere utile prevedere, anche statutariamente, l’obbligo di convocare almeno un’altra assemblea/riunione annuale dei soci (o riunioni di zona), indicativamente entro 120 giorni dal termine del primo semestre dell’esercizio sociale, nel corso della quale gli amministratori dovrebbero riferire sull’andamento generale della gestione e sulle principali operazioni compiute nel corso del primo semestre dell’esercizio, e illustrare i principali progetti e iniziative di sviluppo futuro dell’attività.2. Per quanto riguarda l’assemblea annuale ordinaria, il regolamento dovrà disciplinare le modalità di presentazione ai soci del bilancio e delle relazioni degli amministratori e del collegio sindacale, in modo che ai soci venga assicurata l’effettiva e chiara informazione

sul contenuto dei documenti contabili (utilizzo di slide semplici e sintetiche, linguaggio comunicativo non per addetti ai lavori). Inoltre, l’assemblea dovrà essere informata in modo chiaro e preciso sull’esito della revisione cooperativa, e sul contenuto della lettera di certificazione del bilancio.3. Dovrà essere attentamente valutata, in relazione alla consistenza della base associativa, la possibilità di ridurre, con apposita norma statutaria, il quorum necessario per ottenere la convocazione dell’assemblea su richiesta dei soci. Tale percentuale dovrà essere calcolata assumendo quale base di computo la consistenza della base sociale quale risulta alla data dell’ultima assemblea ordinaria.4. Le modalità di svolgimento dell’assemblea dovranno essere sottoposte a un processo di costante evoluzione, allo scopo di recepire le migliori tecniche partecipative e deliberative che saranno via via sperimentate, tese a permettere al maggior numero possibile di persone di esprimere il proprio parere e a costruire sempre più una democrazia deliberante. Anche i corsi di formazione per gli amministratori dovranno essere specificamente indirizzati a favorire l’apprendimento e la pratica delle tecniche di democrazia deliberante.5. L’elezione delle cariche sociali rappresenta un momento di particolare rilevanza e delicatezza nella vita democratica della cooperativa. Si ritiene perciò che tale momento debba essere affidato, oltre che alle norme statutarie, a una specifica e trasparente disciplina regolamentare che preveda la distribuzione ai soci delle schede di votazione solo dopo che sia terminata la discussione del punto all’ordine del giorno relativo all’elezione delle cariche sociali, oppure, in ogni caso, il divieto di procedere alle operazioni di voto e al deposito delle schede nelle apposite urne prima di tale momento. Il potere dell’assemblea dovrà essere valorizzato anche attraverso la previsione di modalità di elezione degli organismi tese a garantire in modo sostanziale la libertà e la segretezza del voto.

IN PRIMO PIANO | la riforma della cooperazione

come aumentarela partecipazione

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Esprimono preoccupazione i rappresentanti delle cantine sociali trentine dopo aver letto ed esaminato il dossier della Fondazione Mach di San Michele all’Adige sulla situazione del settore vitienologico trentino, premessa per un piano vitivinicolo che il presidente della Provincia autonoma si è impegnato a varare a breve.Sono tre, in particolare, le criticità contenute nel docu-mento che le cantine aderenti alla Federazione sperano vengano affrontate e risolte al più presto. Anzitutto nel documento non c’è alcun riferimento, e soprattutto alcuna lettura, dei mercati internazionali e nazionali, e quindi dei settori commerciali necessari ad affrontarli. In secondo luogo pare inappropriata la proposta di modifica dei disciplinari di produzione, che sono costati anni di lavoro e di esperienza e su cui i produttori rivendicano il diritto di avere la completa titolarità.Infine la proposta del nuovo comitato, considerato ecces-sivamente dirigistico e invasivo delle responsabilità delle imprese. Una composizione come quella ipotizzata nel dossier avrebbe, a parere delle cantine sociali, il solo risul-tato di umiliare la cooperazione, disconoscendone il suo peso reale su tutta la filiera del vino trentina.“Qualora gli indirizzi proposti dalla Fondazione Mach non fossero completamente ripensati – si legge nel docu-

mento presentato alla Provincia – avrebbero come con-seguenza pesantissime ripercussioni sui mercati nazionali e internazionali per il nostro prodotto, con grave detri-mento per la remunerazione dei soci e, non ultimo, per il paesaggio trentino. Affermiamo questo anche alla luce dell’esperienza che abbiamo visto maturare in altre realtà sia italiane sia europee”. Le cantine sociali sono disponibili al confronto con tutti gli altri segmenti non cooperativi del mondo vitivinicolo trentino e ritengono urgente l’apertura di un tavolo con le istituzioni provinciali e in particolare con la Giunta.Un confronto, come sottolinea Luca Rigotti, vicepre-sidente delle Cantine Mezzacorona e componente del comitato esecutivo della Federazione, che si auspica fran-co e sorretto da elementi di conoscenza approfonditi, comprendenti sia i dati relativi alla produzione, sia i fattori della trasformazione, sia le regole della commercia-lizzazione e della tenuta sui mercati.Insomma che parta dalla reale situazione del comparto vitivinicolo trentino che non è certo drammatica. Anzi. Tenuto conto dell’andamento del settore a livello mon-diale e italiano, la viticoltura trentina e le cantine sociali in particolare vanno complessivamente bene. Sono cioè fino ad ora riuscite a contenere le conseguenze del crollo dei mercati e a ricominciare a risalire la china già dalla sta-gione 2010. Ciò vale anche per le 2-3 realtà in maggiore difficoltà.

Le cantine resistono alla crisiI toni apocalittici usati spesso per descrivere la situazione del comparto vitivinicolo cooperativo in Trentino non trovano riscontro nei numeri. Analizzando i bilanci delle cantine sociali (escluso LaVis in via di definizione) si fotografa un settore in recupero, che reagisce con tenacia alla crisi con i propri mezzi. Dai bilanci si ricava l’immagine di un settore in equilibrio con i conti, con il giusto rapporto tra debiti bancari e

riLaNcio deL viNo TreNTiNo, cooperaTori preoccUpaTidi Walter Liber

IN PRIMO PIANO | cantine sociali

Adriano Orsi - Cavit

Luca Rigotti - Mezzacorona

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IN PRIMO PIANO | cantine sociali

fatturato, che ha investito molto in questi anni ma che si è mantenuto dentro i principi di una sana e pru-dente gestione. Ci sono le eccezioni, ampiamente note, che tuttavia non inficiano il risultato complessivo, e denotano, anzi, un deciso miglioramento dei loro conti. Il valore liquidato ai soci si man-tiene su livelli dignitosi, anche se è inferiore rispetto all’anno scorso (in media 75,5 euro a quintale contro 82). Il settore è stato impegnato in un grande sforzo nel contenimento dei costi di produzione, che infatti mediamente scendono da 36 a 32 euro a quintale.Sul fronte occupazionale, non solo il settore ha mantenuto i livelli pre-cedenti ma ha incrementato la forza lavoro, senza far uso degli ammortiz-zatori sociali. Presentando i dati nella sede della Federazione in via Segantini, il pre-sidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi non ha nascosto le difficoltà in cui versa qualche canti-na, ma ha difeso il sistema coopera-tivo, che “deve essere unito e forte”. “Siamo consapevoli – ha detto – che il territorio dipende da noi e noi dal territorio. Sappiamo dove migliora-

re, dove dobbiamo agire per dare ai nostri contadini la giusta remunera-zione”.Adriano Orsi, anche in qualità di presidente di settore in Fedagri-Confcooperative, ha parlato della pesante situazione in cui versa il vino in Italia, con la prospettiva di 6-7 milioni di ettolitri in eccedenza su un totale di 45 milioni di produzione. I consumi stanno scendendo sotto i 40 litri all’anno per persona, quando solo una ventina di anni fa erano oltre i 100.

cosa dicono i numeriMa vediamo in dettaglio la sinte-si dell’analisi dei bilanci effettuata dal settore cooperative agricole della Federazione e presentata dal respon-sabile Michele Girardi.Gli investimenti effettuati dalle can-tine sociali (esclusa LaVis) ammon-tano a 432 milioni di euro (costo storico degli investimenti tecnici e finanziari), saliti del 7,88% rispet-to all’anno prima, a fronte di un patrimonio netto di 109,6 milioni di euro (cresciuto del 6,85% rispet-to ai 102,6 milioni dell’anno pre-cedente). L’indebitamento bancario risulta attualmente di 109 milioni (+ 7,47%, in linea con l’incremento

degli investimenti). Oltre alle cantine di primo grado, il consorzio Cavit e Nosio spa – che insieme hanno un patrimonio netto di 124,4 milioni e un fatturato di 235 – da soli hanno effettuato inve-stimenti per 347 milioni, cresciuti nell’ultimo anno del 10% rispetto all’anno prima. Per contro, i debiti bancari sono passati da 91,8 a 78,4 milioni di euro, con una diminuzio-ne del 14,5%.Se si considera il dato complessivo (cantine di primo grado compresa LaVis anno 2008/09, Cavit e Nosio), gli investimenti effettuati ammonta-no a 889 milioni (+8%), a fronte di un patrimonio netto di 269,3 (+3,74%) e un fatturato di 427,4 (+0,13%). I debiti verso le banche ammontano a 225 milioni di euro, in diminuzione del 2,5% rispetto ai 230,7 dell’anno precedente (da que-sti calcoli sono escluse le partecipate delle cantine LaVis e cantina sociale di Trento).I debiti bancari sono circa la metà del fatturato (52%). L’anno precedente erano il 54% del giro d’affari. Il rap-porto tra patrimonio e investimenti tecnici netti risulta essere del 71,5%.

Una panoramica dell’ultimo incontro

dei vertici delle cantine sociali trentine con la dirigenza della

Federazione

ciN ciNIl 70% delle persone che hanno risposto al sondaggio “secondo te…” ha scelto un vino cooperativo per festeggiare il Capodanno.Guarda tutte le risposte suwww.cooperazionetrentina.it

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“La politica agricola comune (Pac, in sigla), sopravviverà anche dopo la sua revisione prevista nel 2013. Si tratta di vedere con quali risorse”. Parole pronunciate dal presidente di Cogeca Paolo Bruni, in occasione del suo intervento a Trento al semi-nario sulle politiche europee rivolto alle cooperative agricole trentine.“L’agricoltura continuerà ad essere l’asse portante delle politiche comu-nitarie. Per il suo contenuto impren-ditoriale ma soprattutto per il suo ruolo di servizio pubblico, di tutela dell’ambiente, di presidio del terri-torio”.Attualmente dei 140 miliardi di euro di bilancio dell’Unione, il 40% sono destinati all’agricoltura. In Italia la produzione agricola vale 45 miliar-di di euro, che salgono a 120 se si comprende anche la trasformazione. Nell’ipotesi peggiore, l’Italia rischia di perdere il 30% degli stanziamenti, ovvero 1,5 miliardi su 6. “Ma non penso che ciò accada”, ha chiosa-to Bruni, anche se ha ammesso che prevedere il futuro in questo campo

è impossibile. La Commissione ha deciso di fare uno studio di impatto, sarà pronto entro giugno 2011.Confortano però le assicurazioni del commissario all’agricoltura Ciolos, secondo cui il budget attuale sarà salvaguardato. Dipenderà anche dall’andamento dei piani di salvatag-gio dei paesi membri dell’Unione in difficoltà per la crisi economica.Intanto macina consensi in Europa il documento sulle cooperative di gran-di dimensioni penalizzate nell’acces-so ai contributi pubblici, predisposto dalle cooperative trentine ed altoa-tesine con la consulenza di Euricse e fatto proprio dalla cooperazione italiana.La legislazione europea da una parte favorisce la creazione di aggregazioni di imprese, dall’altra le penalizza se diventano grandi. Succede a molte cooperative (anche trentine) che una volta raggiunti i 250 dipendenti e i 50 milioni di fatturato, si vedono penalizzate nell’accesso ai contributi europei, come fossero grandi imprese anziché reti di piccoli imprenditori.

Carlo Borzaga, presidente di Euricse, ha parlato di “schizofrenia della politica europea”. La propo-sta che ha già raccolto i consensi di Spagna, Francia e Germania, prevede di modificare i parametri di defi-nizione di piccola e media impre-sa, in modo da considerare anche il numero degli imprenditori associati, e in base a questi elevare la soglia per accedere agli aiuti.La Spagna dal canto suo propone sullo stesso tema un trattamento particolare per le cooperative. Le due posizioni di Spagna e Italia sono compatibili ed integrate tra di loro. Di questo si è parlato di recente, lo scorso 23 novembre, proprio in sede di Copa-Cogeca a Bruxelles. Nel prossimo futuro si procederà ad un coordinamento delle posizioni spagnola ed italiana, con il possibi-le coinvolgimento della delegazione francese.L’esito dei lavori è stato soddisfacen-te e positivo, anche se si tratta soltan-to del primo (buon) passo di un iter molto lungo ed incerto.

IN PRIMO PIANO | cantine sociali

*

L’UNioNe eUropeacoNTiNUerà a sosTeNere L’agricoLTUra

L’intervento di Paolo Bruni, presidente

di Cogeca, al convegno sulle

politiche europee per l’agricoltura che si

è tenuto a Trento. A sinistra Silvano Rauzi,

vicepresidente della Cooperazione Trentina

e a destra Carlo Borzaga, presidente

di Euricse.

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Nasce la cooperativa “Consorzio Produttori Latte delle Valli Trentine”, una realtà che raccoglie-rà il 50% del latte prodotto nella nostra provincia (il restante 50% è raccolto dai caseifici sociali più piccoli che aderiscono al Concast Trentingrana, il consorzio che ha concluso il 2010 con un bilancio molto positivo: ne parleremo nei prossimi numeri del mensile) e si stima potrà raggiungere una quota di mercato di 50 milioni di euro. A deciderlo i soci delle due cooperati-ve, che hanno votato in assemblea la proposta di fusione: 82 i soci favo-revoli di Latte Trento (4 contrari e 1 astenuto) e 79 quelli di Fiavè (1 contrario).La nuova cooperativa sarà costituita da una base sociale composta da 359 soci e potrà contare su di un patri-monio di quasi 7 milioni di euro. Si stima che registrerà un fatturato di quasi 50 milioni di euro e lavo-rerà circa 60 milioni di litri di latte all’anno.L’assemblea, alla quale hanno par-tecipato anche il presidente della Giunta provinciale Lorenzo Dellai, l’assessore provinciale all’agricoltu-ra Tiziano Mellarini, il dirigen-te del Dipartimento agricoltura e alimentazione della Provincia

Mauro Fezzi e il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi, ha deliberato, inoltre, la composizione del nuovo consiglio di amministrazione, che sarà compo-sto dagli attuali consiglieri di Latte Trento e da quattro consiglieri del Caseificio sociale di Pinzolo Fiavè Rovereto: Eugenio Schelfi, Mauro Povinelli, Ezio Valenti e Samuel Zambotti. Alla presidenza confer-mato Francesco Perozzo.“Si tratta di un passaggio epoca-le” hanno commentato i vertici di Latte Trento. “Siamo molto soddi-sfatti di questo risultato – ha detto Francesco Perozzo, presidente di Latte Trento – Ora è importan-te che i soci delle due cooperative sappiano costituire un’unica base sociale in grado di cooperare per il bene comune”. Appello all’unità ripreso anche dal direttore Sergio Paoli: “è importante che i soci non perdano di vista il loro obiettivo, la crescita della loro cooperativa – ha spiegato – e abbiano il coraggio di compiere le scelte più giuste, come hanno fatto finora, per ottenere i risultati migliori”.“I soci hanno capito che creare un polo unico, accentrando la produ-zione e creando economie di scala, – ha aggiunto Eugenio Schelfi, presi-

LaTTe TreNTo - Fiavé FUsioNe FaTTaI soci di Latte Trento

e del Caseificiosociale di Pinzolo

Fiavè Roveretohanno approvato

la fusione dalla quale nascerà la cooperativa

“Consorzio Produttori Latte

delle Valli Trentine”. La nuova realtàche raccoglieràil 50% del latte

della nostra provincia.Molti i vantaggi

per i soci, ma anche per i consumatori

di Sara Perugini

IN PRIMO PIANO

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dente del Caseificio sociale di Pinzolo Fiavè Rovereto – è un’operazione vantaggiosa per tutti”.Saranno in molti a trarre beneficio dalla nascita della nuova cooperativa. A cominciare dal territorio e dall’economia locale, che eviterà così il rischio di veder scomparire una realtà che non solo fa parte della storia trentina, ma che contribuisce allo sviluppo di tutta la comunità. Inoltre, grazie a una efficace organizzazione interna sarà possibile ridurre il numero di viaggi per il trasporto di materie prime e prodotti, con un vantaggio anche per l’ambiente.I benefici più diretti saranno, naturalmente, per i soci che diventeranno proprietari di una azienda forte, in grado di affrontare le sempre maggiori sfide imposte dal mer-cato. Le due cooperative unite, infatti, non dovranno più sostenere la reciproca concorrenza, che comportava uno spreco di risorse, per concentrarsi esclusivamente sulle opportunità di crescita.Questo, per i soci, si tradurrà in una maggiore remune-razione del loro lavoro, vista anche la diversificazione dei

prodotti offerti e i tagli ai costi che fino a oggi le singole cooperative hanno dovuto sostenere al proprio interno, come ad esempio le spese per la manutenzione, per il sistema informativo e per la pubblicità. Voci che con la fusione verranno ridotte diminuendo quindi l’incidenza sul fatturato.Inoltre, a primavera sarà pronto il nuovo marchio, oggi allo studio di Trentino spa e Università di Trento, che contraddistinguerà l’intera produzione: obiettivo prin-cipale evidenziare lo stretto legame con il territorio.Tutti vantaggi che ricadranno in modo positivo anche sui consumatori finali, che avranno a loro disposizione un gamma di prodotti più ampia e completa, il tutto a un prezzo ancora più competitivo, reso possibile anche dalla riduzione dei costi di produzione. “Grazie al nuovo investimento legato alla costituzione del polo latte – ha concluso Paoli – saranno risolti tutti i problemi struttu-rali e saremo in grado di offrire ai nostri consumatori dei prodotti di alta qualità, ancora più sicuri”.

IN PRIMO PIANO | latte

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Sait e Dao. “Sindacato agricolo indu-striale trentino” il primo, nato nel 1899 (l’anno successivo alla morte di don Guetti, la nuova fase della Cooperazione) non solo per soste-nere le Famiglie cooperative con eco-nomie di scala, ma come “cooperati-va delle cooperative” quale la voleva il suo primo presidente, il dinamico Emanuele Lanzerotti. Un “sindacato” appunto, dove conta anche l’apparte-nenza, non solo la funzione. Un pro-tagonista economico, capace di far cre-scere, attorno al consumo anche la pro-duzione, l’integrazione sul territorio. “Distribuzione autonoma organizzata” la seconda, nata come cooperativa fra dettaglianti nel 1962 per collegare e rifornire i piccoli negozianti messi all’angolo – ed è stata la grande tragedia italiana, quella che ha impoverito uma-namente, prima che economicamen-te il Paese – dall’offensiva dei grandi ipermercati monopolistici multinazio-nali. Il Trentino, con il suo “sistema cooperativo” articolato su più livelli è riuscito a resistere, opponendo una economia di comunità, allo “tsunami” che ha travolto l’imprenditoria familia-

re. Attraverso Sait (la “cooperativa delle cooperative” che rifornisce 76 coopera-tive, collegando circa 85 mila consuma-tori soci) e Dao, che fa da riferimento a circa 200 operatori fra cui due coope-rative (Val di Non e Fassa), il Trentino è riuscito a mantenere un assetto com-merciale in mani locali. Ciò è decisivo per i rapporti con la produzione e per la presenza di riferimenti sociali. Anche i concorrenti, Poli e Orvea, hanno radici locali. Non è “trentinismo” difendere queste realtà, perché nel commercio si giocano partite strategiche vastissime (è istruttivo seguire le iniziative di Despar e di Esselunga per rendersene conto) di cui i consumatori sono spesso solo gli ostaggi.

Su questo scenario comune, peraltro, Dao e Sait si trovano spesso in polemi-ca, un po’ per un sano atteggiamento di concorrenza, un po’ per incompren-sioni passate, un po’ perché hanno una diversa storia e un diverso Dna: di servi-zio commerciale esclusivo ai soci Dao, di solidarietà più vasta e complessa il Sait.Il confronto fra due diverse filosofie

commerciali (massimizzare i profitti per dare più ristorni ai soci, o equi-librare i profitti per garantire i soci) emerge anche da un “faccia a faccia” fra l’amministratore delegato di Dao Ivan Odorizzi e il nuovo presiden-te di Sait Renato Dalpalù, avvenu-to nella redazione di “Cooperazione Trentina” poco prima di Natale. Dao lamenta, pur essendo una coo-perativa riconosciuta e accolta nella Federazione, di venire considerata come il parente povero, declassata dal settore Consumo a quello dei Servizi; e Sait, per contro, rimprovera a Dao di incoraggiare una sorta di “campagna acquisti” fra le Famiglie cooperative che si riforniscono dal Sait, cercando così di erodere il “sistema Sait” che ha bisogno di compattezza per portare avanti la sua missione. Altrimenti il rischio è quello dei possenti muri a secco che, una volta tolto un sasso, si sgretolano alle prime piogge. Il Sait sostiene anche un disegno intergenerazionale. I profit-ti che le cooperative mettono da parte, una volta operati i ristorni, non vengo-no infatti suddivisi fra i soci, ma passa-no, indivisi, alle future generazioni.

IN PRIMO PIANO

Facciaa

Faccia

IL DIBATTITO

odorizzi (dao)

di Franco De Battaglia

dalpalù (sait)

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DAO

Odorizzi: “Siamo stati accusati di lavorare per profitto. Non è vero. Lavoriamo per dare un servizio ai nostri soci, che sono piccoli imprenditori, dettaglianti. Abbiamo 70 punti vendita in località con meno di 1000 abitanti e 40 in località con meno di 1500. Sosteniamo anche noi il territorio. Dao fornisce servizi ai soci con una componente mutualistica del 94 per cento, mentre il Sait si ferma al 60 per cento”.Dalpalù: “Abbiamo il massimo rispetto per i piccoli com-mercianti al dettaglio, sono una componente essenziale della nostra economia. Ma noi – Cooperative e Sait –siamo un sistema “no profit” e lo ribadisco. Anche le nostre cooperati-ve devono fare profitti, ma la filiera complessiva è “no profit”. Per qualcuno il profitto è un mezzo, per altri è un fine. Per noi è un mezzo. Abbiamo finalità diverse. Dobbiamo sostenere anche realtà che non fanno profitti per mantenere qualità di vita ed economie in equilibrio nelle nostre valli. Non possiamo e non vogliamo rinunciare a politiche di solidarietà. Aumentare i profitti per aumentare i ristorni non ci basta. Per Dao, ad esempio, le quote di investimento dei soci nel magazzino tornano ai soci privati quando questi dismettono la loro attività. Nel nostro caso restano invece a patrimonio indiviso”.Odorizzi: “Non abbiamo mai fatto “campagne acquisti”. Le cooperative confluite in Dao l’hanno fatto liberamente, trovandolo più conveniente. E’ semmai la Cooperazione che è intervenuta con qualche pressione su alcuni nostri soci (cito solo il caso di Sardagna) per rilevarne la licenza. Le cooperative aderenti a Dao vengono trattate come soci privati. Decidano poi loro come spartire gli utili, i ristorni. Ristorniamo circa il 10 per cento contro, mi pare, il 3 del Sait”.Dalpalù: “Non è così. In termini tecnici il ristorno Sait è del

3 per cento, mentre Dao, come evidenzia il suo bilancio, non riconosce ai soci alcun ristorno. Quando Odorizzi parla di ristorni, nella realtà parla di attribuzione ai suoi soci dei premi che riceve dai suoi fornitori. Se è così, Sait riconosce ai propri soci, tra premi e ristorni, una cifra in percentuale superiore a quella indicata da Odorizzi. Ma il Sait opera anche come centrale di servizi, un aspetto, questo, che rende le due strut-ture non omogenee e quindi anche il confronto deve essere operato con alcune cautele.”Odorizzi: “Ciò che sentiamo come un ingiusto sgarbo è la nostra esclusione dal settore Consumo della Federazione, pur facendo Dao parte del “consumo” secondo i parametri provinciali. Siamo stati accolti nel Consumo, poi siamo stati “declassati”, per così dire, fra i Servizi”.Dalpalù: “Non c’è stato alcun declassamento. Si sono ride-finiti i ruoli. Il legame fra Famiglie cooperative e Sait, all’in-terno del settore Consumo della Federazione Trentina della Cooperazione va oltre i rifornimenti commerciali. C’è una storia secolare alle spalle, c’è una tradizione che va sostenuta, c’è un disegno comune che va rivendicato come identità cooperativa complessiva. Il legame è strettissimo, paragona-bile a quello che esiste fra Casse rurali e Cassa centrale. Non è come iscriversi a un album di categoria. Sait e Dao fanno, in parte, la stessa cosa – rifornire i soci – ma ciò non significa che siano uguali. Appartenere alla Cooperazione Trentina nei Servizi, per una Dao che “serve”, ed esclusivamente serve, i suoi soci non è essere “parenti poveri”. In cosa può sentirsi danneggiata Dao nei Servizi”?Odorizzi: “A suo tempo siamo stati esclusi dalla presenta-zione per la promozione ai prodotti trentini che la Provincia aveva assegnato alla Cooperazione. Eppure anche i nostri negozi smerciano prodotti trentini. Non siamo stati neppure

IN PRIMO PIANO

Soci: 160Fatturato:118 milioni

Patrimonio: 10 milioni

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SAIT

IN PRIMO PIANO | il dibattito

avvertiti. In seguito, nel corso di un’assemblea il presidente Schelfi ha detto che per le cooperative “è un errore legarsi a Dao”. Un presidente di Federazione non può dire queste cose. Può dirle il presidente del Sait, ma non il presidente della Cooperazione di cui anche Dao fa parte. Il rapporto con il Sait mi piace. E’ duro, ma schietto. Ma anche noi fac-ciamo il nostro lavoro. La Cooperazione deve riconoscerlo”.Dalpalù: Dao è entrata in Federazione con la Presidenza Schelfi. Ma Schelfi deve preoccuparsi anche della tenuta complessiva del sistema. L’uscita di qualche cooperativa non danneggia tanto il Sait, quanto tutte le altre cooperative. Questo va contro tutto il sistema cooperativo. Schelfi deve ammonire sulle conseguenze negative di una possibile dia-spora”.Odorizzi: “Dao lavora in esclusiva per i soci, anche il magaz-zino – in forma di Spa – è dei soci, nella misura del 55 per cento. I ristorni degli sconti e dei profitti vengono destinati tutti ai soci”.Dalpalù: “Dao fa una sua politica commerciale coerente con gli obiettivi dei propri soci dettaglianti. Il Sait ha assunto con il tempo anche la funzione di Consorzio Impresa, che ha prodotto iniziative come, ad esempio, i due superstore.Un ruolo fondamentale per lo sviluppo della cooperazione, coerente con i principi cooperativi ed improponibile per le singole Famiglie Cooperative. Dao e Sait, peraltro, dovrebbero poter fissare reciproci con-fini d’azione, evitando una guerriglia che diverrebbe distrut-tiva, perché, pur nelle loro diversità, un interesse comune lo hanno. Ed è quello che il Trentino non venga colonizzato nei suoi consumi. Non sarebbe difficile per un grosso gruppo penetrare nelle divisioni del commercio trentino, perlomeno nelle aree maggiormente urbanizzate e scardinarlo. I riflessi

sarebbero però inesorabilmente trasmessi anche alle periferie con un complessivo indebolimento del nostro contesto sociale ed economico. Odorizzi: “Anche Dao fa parte del territorio trentino. Dao è nata nel 1962. Personalmente sono entrato in Dao nel 1979. Prima avevo iniziato con Leo Detassis, il presidente della Camera di commercio che aveva aperto la C+C. Poi sono stato con Grazioli alla Italmarket. Rifornivamo molte cooperative, la cooperativa di Pinzolo era la nostra maggior cliente. E’ una lunga strada di imprenditorialità”.Dalpalù: “Il Sait, accanto allo spirito imprenditoriale vuole mantenere quello spirito di solidarietà e mutualità tra coo-perative e quindi tra territori. Le difficoltà di una Famiglia Cooperativa devono essere sentite come un problema di tutte le Famiglie Cooperative. Per questo oggi possiamo farci carico di situazioni anche molto difficili. Occorre rendersene conto. Questa presenza va a vantaggio di tutto il Trentino, ed anche dei piccoli dettaglianti a ben vedere. In Alto Adige, di fronte al quasi- monopolio di un unico distributore, sono stati spazzati via”.

Il confronto si conclude con una stretta di mano. Odorizzi e Dalpalù restano però sulle loro posizioni. Eventuali collabo-razione fra Dao e Sait rimangono lontane. Sono realtà diverse, per molti versi strutturalmente concor-renziali. Ma il confronto è servito a portare chiarezza. I pic-coli dettaglianti vanno sostenuti, c’è bisogno, nel Trentino, di imprenditorialità diffusa, di stili commerciali diversi. Ma le grosse cooperative rischiano di mettersi su strade dagli sbocchi imprevedibili, se entrano per sparigliare il gioco.

Soci: 107Fatturato:294 milioniPatrimonio netto: 83 milioni

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dal 1890

MA

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un bene di tutti

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NEWSCOOP

Due domande a Vincenzo Galasso, co-autore con Tito Boeri del libro “Contro i giovani: come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni”.

Perché l’Italia non è un Paese per giovani?A fronte di una relativa facilità di accesso al mondo del lavoro, per un giovane oggi è molto difficile ottenere un contratto a tempo indeterminato: solo il 10% all’anno riesce ad abban-donare una delle 40 tipologie di lavoro a tempo determinato che esistono da noi. Inoltre, i giovani sono penalizzati dal salario che solitamente è inferiore del 30% rispetto alla media nazionale.Come uscire da questa situazione?I giovani devono superare i propri individualismi e proporre, in modo unitario, soluzioni concrete su temi specifici. Da que-sto punto di vista, il mondo cooperativo, abituato a parlare con una voce sola superando gli interessi dei singoli, può essere il posto dove far nascere una nuova cultura generazionale.

IL TREnTInO è Un PAESE PER GIOVAnI

DALLA COOPERAZIOnEUnA nUOVA CULTURA GEnERAZIOnALE

www.cooperazionetrentina.it www.cooperazione.tv CONTATTI [email protected]

Il tasso di disoccupazione dei trenti-ni tra i 15 e i 24 anni, secondo i dati Istat 2009, è del 10,1%, ben al di sotto della media nazionale che si attesta sul 25,4%. A presentare la situazione posi-tiva della nostra provincia Alessandro Dàscola, direttore della filiale di Trento di Cooperjob, l’agenzia per il lavoro del movimento cooperativo, interve-nuto all’assemblea dell’Associazione dei Giovani Cooperatori Trentini. Ottimi anche i dati sull’occupazione comples-siva, che si attesta sul 68,5%, 11 punti percentuali sopra la media nazionale. Un risultato a cui cerca di collaborare anche la cooperazione trentina, che, come ha ricordato il direttore genera-le della Federazione Carlo Dellasega, occupa 16 mila persone e solo nel 2009 i nuovi assunti sono stati circa 570.Non bisogna però adagiarsi sugli allo-ri perché il trend vede una diminu-

zione del tasso di occupazione, come emerge da una recente analisi con-dotta dall’Agenzia del lavoro di Trento. Ecco quindi l’esortazione ai giovani, lanciata da Vincenzo Galasso, docen-te di Economia politica all’Università Bocconi di Milano, che ha invitato i presenti a farsi avanti superando gli interessi personali. Proposta che la presidente dell’associazione Pamela Gurlini ha raccolto in modo positivo, ricordando come i Giovani Cooperatori siano già impegnati nel presentare soluzioni nuove e alternative all’interno del movimento.Un impegno che, come ha spiega-to Simonetta Fedrizzi che per la Federazione coordina l’attività dell’as-sociazione, nel 2010 ha cercato di coin-volgere tutti i giovani delle cooperative trentine, ma anche quelli delle asso-ciazioni di categoria, con cui i Giovani

Cooperatori partecipano al Tavolo d’ambito economico delle categorie giovanili della Provincia autonoma di Trento.Nel corso dell’assemblea sono inter-venuti, inoltre, i vicepresidenti Amedeo Bertolini (che quest’anno deve abban-donare il proprio incarico a causa dei limiti anagrafici imposti dallo statu-to) ed Enrico Bertolotti, il tesoriere Federico Agostini e i rappresentanti dell’associazione nei comitati tecnici dei settori del credito (Morena Schelfi) e della cooperazione sociale (Elena Cetto).

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EURICSECOnTRO LA MAFIA

Federazione Trentina della Cooperazione e Raiffeisenverband di Bolzano hanno organizzato alla Cantina di Lavis il convegno “Il con-trollo delle società cooperative nella regione Trentino Alto Adige”. All’iniziativa hanno collaborato gli Ordini dei commercialisti di Trento e Rovereto e di Bolzano.

Le relazioni hanno messo in luce le peculiarità del controllo delle coope-rative nella normativa e nella pra-tica regionale ed evidenziato come il nostro modello garantisca un alto livello di garanzia per gli stakehol-ders delle cooperative e per l’econo-mia regionale nel suo complesso.

”“Quando un’organizzazione domina per 20-30 anni crea modelli culturali, forma classi dirigenti.

Mauro Baldascino, al convegno sulle mafie organizzato da Euricse

NEWSCOOP

nOVITà nELLE nORME AnTIRICICLAGGIO

IL COnTROLLODELLE COOPERATIVE

COnVEGnI

La formazione e l’informazione sull’antiriciclaggio costituiscono per le banche indispensabili strumen-ti conoscitivi per adempiere effica-cemente agli obblighi di legge che regolano la materia, contrastando la circolazione di denaro sporco. Per favorire un confronto sull’opera-tività quotidiana nelle Casse Rurali in tema di antiriciclaggio, la Federazione ha organizzato due momenti di approfondimento con Banca d’Ita-lia e Guardia di Finanza. Destinatari dell’iniziativa: le direzioni generali e gli organi di controllo delle Casse Rurali (responsabili compliance, risk controller, internal audit e Collegio sindacale).Al primo appuntamento sono inter-

venuti Graziano Grasso della Banca d’Italia e Italo Borrello dell’Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia, che hanno approfondito i nuovi indicatori di anomalia per gli intermediari, stabiliti con provvedi-mento della Banca d’Italia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello scor-so 1 ottobre, e parlato dell’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette.Il secondo incontro ha avuto come tema il ruolo e l’attività investigativa della Guardia di Finanza nel contra-sto al riciclaggio. Relatore: Stefano Commentucci, capo di stato maggiore del Comando regionale Trentino Alto Adige della Guardia di Finanza.

La lotta all’economia criminale ed il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia sono stati i temi al centro del terzo appuntamento del ciclo Euricse Incontri. Per combattere le mafie, secondo Michele Mosca, ricercatore dell’Università di Napoli Federico II, è necessario creare nuovi meccanismi virtuosi attraverso i quali le persone possano trovare lavoro, socializzare, rivendicare i propri diritti. Imprese sociali, cooperative ed associazioni, se gestite bene, hanno dimostrato la grande forza nella pro-mozione di reti e rapporti sociali sani ed inclusivi.Dalla teoria alla pratica, Paolo Tonelli, della Federazione, ha descritto l’esperienza della cooperativa agricola Valle del Buon Amico nella Locride, avviata da monsignor Bregantini con l’aiuto della cooperazione trentina. Il pro-getto, ha riconosciuto con amarezza Tonelli, è di fatto fallito, a causa soprattutto del mancato riconoscimento dell’importanza della cultura cooperativa, elemento fon-damentale laddove sono dominanti i modelli di stampo mafioso. Mauro Baldascino, responsabile dell’Osservatorio sull’uso sociale dei beni confiscati in provincia di Caserta, ha sot-tolineato la pervasività delle associazioni camorristiche che occupano non solo la vita pubblica, ma anche l’im-maginario della gente: “perché quando un’organizzazione domina per 20-30 anni crea modelli culturali, forma classi dirigenti”. Il modo migliore per l’utilizzo dei beni seque-strati alle mafie, ha concluso, è destinarli ad esperienze sociali di qualità: per i giovani, per i disabili, nel campo dei prodotti biologici.

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TECnODATA DAyA RIVA

TECNODATA

10DIPENDENTI

1,9MILIONIDI FATTURATO

nOMInE

GIOVAnnInI A PInèEmanuela Giovannini è stata elet-ta presidente della Cassa Rurale Pinetana Fornace e Seregnano. Ha raccolto il testimone da Simone Caresia che, nella sua funzione di vice-presidente, ha “traghettato” la banca duranti i mesi seguenti alle dimissioni di Fabio Svaldi.Libera professionista, sposata con un figlio, è la prima donna a guidare un consiglio di amministrazione di Cassa Rurale. Il suo arrivo ai vertici irrobu-stisce la presenza femminile nei ruoli cardine dell’istituto di credito: oltre a lei, un’altra donna, Katia Tenni, guida da alcuni anni il collegio sindacale.

COMEnCInI A RIVAVolto femminile alla direzione di Coop Consumatori Alto Garda, realtà del consumo cooperativo con trentacinque anni di storia commerciale alle spalle. Da inizio novembre Arianna Comencini è alla guida dei 150 collaboratori impe-gnati nei sette punti vendita di questa cooperativa. Ha maturato la sua espe-rienza nel settore artigiano, occupan-dosi degli aspetti amministrativi di una azienda impegnata nel terziario. Un grazie particolare è stato rivolto a Franco Bertoldi, direttore “storico” di questa realtà.

BERTAGnOLIBRInDA AD ALDEnOAlessandro Bertagnoli (a destra nella foto) è stato confermato presidente della Cantina di Aldeno. Confermato anche il vicepresidente, Damiano Dallago (a sinistra nella foto), e il presidente del comitato di controllo, Cesare Slucca. Novità nel con-siglio di amministrazione. Sono stati eletti Alessandro Enderle e Damiano Muraglia per la zona di Aldeno, Barbara Giarolli per quella di Cimone.

RIZZARDI A TUEnnODa inizio anno Lorenzo Rizzardi, 47 anni di età, è il nuovo direttore della Cassa Rurale Tuenno Val di Non dove lavora da tredici anni. Prende il posto di Tiziano Odorizzi, andato in pensione al termine di una carriera durata 35 anni interamente tra-scorsa nell’istituto di credito cooperativo. Novità anche per la vicedirezione: Massimo Pinamonti affiancherà Sergio Franceschini.

CIOLA A CALDOnAZZODa gennaio Renzo Ciola è il nuovo diretto-re della Rurale di Caldonazzo. Sostituisce Renzo Vicentini, ora in pensione. Dipendente della Cassa da oltre 25 anni è stato prima cassiere poi contabile, addetto al controllo, responsabile amministrativo e infine vicedirettore. Guida una struttura con 26 dipendenti , 4 filiali e oltre 1700 soci.

Si è svolto a Riva del Garda il Tecnodata Day, il meeting con le Casse Rurali e Banche di Credito Cooperativo, giun-to quest’anno alla settima edizione. Obiettivo: illustrare alcuni progetti rivolti al mondo bancario curati e distri-buiti da Tecnodata Trentina, società presieduta da Sandro Zenatti (il primo a destra nella foto). Oltre a nuovi canali di comunicazione come i totem multimediali (postazioni self-service dotate di una stampante, nate per informare sulle norme della trasparenza, ma utilizzate anche per messaggi promozionali e informativi), all’Iptv (un progetto di cartellonistica digitale, sviluppato in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione e Sirio Film, costituito da schermi muti, volti a intrattenere il cliente durante le code agli sportelli tramite l’offerta di un palin-sesto vario di news, eventi e pubblicità personalizzabili), sono state presentate le ultime novità per il trattamento del denaro (riciclatori di cassa, selezionatori di banconote, contabanconote) e le nuove stampanti per gli sportelli (da oggi offrono anche la possibilità di scansionare documen-ti, leggere codici Micr e bande magnetiche). Si è inoltre parlato delle nuove applicazioni collaborative per Lotus (il software utilizzato per la posta elettronica aziendale ora si apre anche a comunicazioni in tempo reale, social networ-king e condivisione) e dell’espansione della trasmissione dati a banda larga, con l’aiuto di Trentino Network che sta portando la fibra ottica anche nei comuni più remoti delle nostre vallate. La soluzione Totem di Tecnodata è già stata adottata da oltre 30 istituti di credito cooperativo.

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HOM&WORk,RAGAZZI AL SERVIZIODELLA COMUnITà Vogliono offrire alla propria comunità un aiuto concreto e per questo hanno costituito l’associazione cooperativa scolastica Hom&Work. La prima attività proposta dai 22 giovani soci, studenti dell’istituto Curie di Levico, è rivolta ai bambini delle elementari: un doposcuola per aiutarli nei compiti e giocare insieme. La merenda, con prodotti biologici a marchio Coop, è realizzata in collaborazione con il Sait e con la Famiglia Cooperativa di Levico e Caldonazzo. Insieme a Mandacarù i ragazzi hanno imparato come realizzare dei laboratori.La seconda è rivolta agli adulti: un corso di alfabetizzazione informatica. Le attività dell’Acs sono patrocinate dal Comune e dalla Cassa Rurale di Levico e hanno ottenuto il marchio Family in Trentino.

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NEF15 comparti 10 grandi gestori Banche collocatrici 171 Piani attivi di accumulo capitale 96.978 per un valore di 306 milioni

nEF,COnTI In CRESCITA E PREMI

Il Nord Est Fund, diventato Nef nel luglio scorso, registra a dieci anni dalla costi-tuzione risultati lusinghieri e incassa l’ennesimo riconoscimento: l’inseri-mento da parte del periodico “Investire” di 2 comparti nelle top five per settore dei migliori fondi collocati in Italia. Nef è stato presentato recentemente durante l’incontro del Gruppo Cassa Centrale Banca che si è tenuto a Riva del Garda, al quale hanno partecipato tutti i colla-boratori. Il bilancio dell’attività di Nef e le sue prospettive sono stati illustrati da Diego Ballardini, general manager del Fondo (nella foto). Si è parlato soprat-tutto del Pac - Piano Accumulo Capitale, che permette al risparmiatore di stabi-lire l’ammontare dell’investimento ini-ziale, la durata, la frequenza e l’importo dei versamenti. Tra le caratteristiche più apprezzate del Pac Nef, la flessibilità: in qualunque momento e senza penali il sottoscrittore può modificare il valore delle rate e chiedere il rimborso totale o parziale del patrimonio accantonato.La proprietà del fondo è della società di diritto lussemburghese Nord Est Asset Management (Neam), della quale sono azionisti paritetici al 50% le Casse Rurali trentine e quelle del Veneto. Secondo

una logica multimanager la gestione è stata affidata a 10 primarie società internazionali, tra le quali Bnp Paribas, Deutsche Bank, Schroders, Franklin Templeton, Blackrock, Invesco.Il Fondo è cresciuto fino a comprende-re 15 comparti. L’andamento dell’attivo ha fatto registrare negli ultimi anni un considerevole aumento: si è passati da 483 milioni di fine 2008, ai 714 milioni di fine 2009 e ai 944 milioni attuali. Ad oggi i piani di accumulo capitale attivati risultano quasi 97mila, rispetto ai 77.200 del 31 dicembre 2009 (+ 25%).In continuo sviluppo anche la rete delle banche che collocano i prodotti Nef: sono 171 e sono presenti praticamente in ogni area del nostro Paese, comprese le regioni del Sud Italia. In Trentino tutte le Casse Rurali e Cassa Centrale Banca offrono ai loro clienti il Fondo.Nel cda della società titolare del Fondo, in rappresentanza della cooperazione di credito trentina, figurano Mario Sartori, direttore generale di Cassa Centrale Banca, con il ruolo di vicepresidente, e i consiglieri Nicola Polichetti (Cassa Rurale Alto Garda) e Tiziano Odorizzi (Cassa Rurale di Tuenno - Val di Non).

FEDERCASSEE IL CAnTIERE FUTUROSi è tenuta a Roma l’assemblea annuale di Federcasse. L’argomento scelto come riferimento, “Cantiere Futuro. Costruire insieme la rinascita della comunità”, è stato messo in relazione al contributo sostanziale offerto dalle Bcc italiane nella situazione sociale ed economica in atto, come sottoline-ato dal presidente Alessandro Azzi. Per la loro “vocazione a sostenere soprattutto l’economia reale” sono gli interlocutori privilegiati per famiglie e imprese e possono costituire una base importante anche per guardare avanti, per costruire il futuro partendo dalle eccellenze del nostro Paese, quelle che veramente possono fare la differenza. Esse costituiscono “un patrimonio straordinario del nostro Paese”, come ha ricordato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: un sistema di 421 aziende con 4.300 sportelli (il 12% degli sportelli italiani), una presenza in 2.672 comuni e 101 province. I soci sono prossimi ad un milione e centomila (+5% nel 2009), i clienti oltre 5,6 milioni (+1,8%), la raccolta diretta complessiva ammonta a 151,2 miliardi (+6,8%). All’assemblea ha partecipato una delegazione della Cooperazione Trentina guidata dal presidente Diego Schelfi e dal suo vice Giorgio Fracalossi.

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SOSTEGnOALL’InTERnAZIOnALIZZAZIOnE

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Un AIUTO DALL’EUROPA PER LE AZIEnDE TREnTInE

Cassa Centrale Banca ha sottoscritto un accordo con Bei, la Banca europea per gli investimenti, ovvero l’istituto di credito dell’Unione europea, al cui capitale par-tecipano i 27 Stati membri. Diversamente dalle banche commerciali, concede di norma prestiti al settore pubblico e privato per finanziare progetti d’interesse euro-peo, specie nei campi del sostegno alle piccole e medie imprese, dell’ambiente, della ricerca, dei trasporti e dell’energia. Si finanzia mediante l’emissione di prestiti sui mercati finanziari.Il plafond accordato a Cassa Centrale ammonta a 30 milioni di euro, che si

aggiungono ai 50 milioni già stanziati. Beneficeranno dei prestiti, erogati dalle Casse Rurali a condizioni favorevoli, le piccole e medie imprese trentine con par-ticolare attenzione ai settori del turismo, dell’energia e dell’innovazione tecnologica. Il contratto sottoscritto con Bei prevede la fruibilità dei fondi entro un anno. Alla firma dell’accordo sono intervenuti il pre-sidente di Cassa Centrale Banca, Giorgio Fracalossi, e il vicedirettore generale Giorgio Bagozzi, per la Banca europea il responsabile dell’area finanza - diparti-mento Europa Sud Est Luigi Armeli.

Mediocredito Trentino Alto Adige ha siglato una collaborazione con Sace, gruppo assicurativo-finanziario attivo nell’assicura-zione del credito, finalizzato a sostenere le imprese italiane nei loro processi di internazionalizzazione ed espansione commer-ciale all’estero.L’accordo, firmato da Franco Senesi, presidente di Mediocredito, e da Simonetta Acri (nella foto), direttore della sede di Venezia di Sace, mette a disposizione delle Pmi del Nord Est un plafond di 20 milioni di euro da destinare al finanziamento di attività connesse alla crescita sui mercati esteri. “Sarà un importante veicolo di promozione per l’internazionalizzazione delle nostre imprese” sostiene Senesi.Potranno richiedere i finanziamenti, presentando un progetto di internazionalizzazione, le piccole e medie aziende con fatturato fino a 250 milioni di euro, generato per almeno il 10% all’estero. Le linee di credito vanno da un importo minimo per singolo finanziamento di 50mila euro ad un massimo di 2 milioni di euro e godono della garanzia di Sace fino al 70% dell’importo erogato. La durata massima dei finanziamenti è di 6 anni.Il prestito può essere finalizzato ad investimenti in Italia e all’estero quali, tra gli altri, costi di impianto ed ampliamento, brevetti e marchi, acquisto di immobili, terreni e attrezzature, acquisizione di partecipazioni, realizzazione di joint-venture, costi promozionali e pubblicitari, spese per tutelare il Made in Italy, riqualificazioni e rinnovo degli impianti e dei macchinari e per la realizzazione di impianti per la produzione di energia alternativa.

MEDIOCREDITO

1.380MILIONI CREDITI ALLA CLIENTELA

185,3MILIONI PATRIMONIO DI VIGILANZA

6MILIONI UTILE NETTO

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Nuovi sconti per le cooperative

Essere socio della Cooperazione Trentina conviene, scopri tutti i vantaggi:www.cooperazionetrentina.it - [email protected] - 0461.898701 / 702

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Auto

Sconti dal 5 al 18% per l’acquisto di Alfa Romeo, Lancia e Fiat, anche sui veicoli commerciali con ritiro dell’usato. Per Seat, Volkswagen, Audi e Skoda il risparmio va dall’11 al 26% a seconda del modello. Per Bmw supera il 20%. Vantaggi resi possibili grazie agli accordi con Dorigoni Auto di Trento, Fiat Italia e Bmw Italia. Info:Per Fiat e Lancia: 0461/430811Per Alfa Romeo: 0461/1731400Per Seat, VW, Audi, Skoda: 335/269062Per Bmw: 348/4055794

Gestione del personale

Sconti tra il 30 e il 45% per l’acquisto di sistemi per migliorare e automatiz-zare la gestione del personale. E’ possibile scegliere tra cinque pacchetti, a seconda del numero di dipendenti, che comprendono software e terminali di rilevazione presenze Zucchetti e una serie di servizi correlati, grazie all’ac-cordo con Deltaservizi.Info: 348/0177458

Buoni pasto

Sconti mensili e ribasso sul valore della tessera. Questi i vantaggi della con-venzione con Bluticket, che offre alle cooperative la possibilità di scegliere il valore, le regole di utilizzo e il circuito di locali entro cui i dipendenti potranno usare il buono.Info: 02/3454191

Luce e gas

Sconti su luce e gas per le cooperative socie della Federazione. Un’offerta alla quale hanno già aderito oltre 230 associate, per un totale di 25 GWh, a dimostrazione della convenienza delle tariffe proposte.Info: 0461/362225

Telefonia fissa

Sconti sulle telefonate dal fisso grazie all’accordo con Infostrada e ICN Italia che garantisce tariffe convenienti, soprattutto nelle telefonate verso l’estero, dove il risparmio raggiunge anche il 50%. Info:Per ICN Itala: 0461/923630 e 335/6389219Per Infostrada: 329/8340503

Telefonia mobile e rete unica

Sconti medi del 30% per le telefonate da cellulare grazie alla convenzione con Vodafone Business. L’accordo prevede anche ribassi su molti altri ser-vizi, come apparecchi, accessori e altro.Info: 049/7805246, 346/1488120 o 049/7805123, 348/0089168, 348/8299202

Stampanti e fotocopiatrici

Sconti sull’acquisto o noleggio di sistemi multifunzione a colori e in bianco/nero, grazie all’accordo con Konica Minolta e Xerox.Info: Per Konica Minolta: 0461/1788010Per Xerox: 0461/950898 o 338/7651828

Sistemi telefonici VoIP

Sconti sull’acquisto di sistemi VoIP grazie all’accordo con‘Telefonia AltoAdige’. Le soluzioni proposte si integrano con i centralini esistenti, così come alla rete Gsm ed ai sistemi Wifi e danno la possibilità di collegare più sedi utilizzando la rete dati preesistente, abbattendo i costi di chiamata.Info: 348/4258353

Affrancatrici e imbustatrici

Sconti dal 10 al 30% per l’acquisto o noleggio di sistemi per affrancare e imbustare corrispondenza e comunicazioni varie grazie all’accordo firmato dalla Federazione con Pitney Bowes. Info: 02/950091 o 340/1783394

Essere socio della Cooperazione Trentina conviene, scopri tutti i vantaggi:www.cooperazionetrentina.it - [email protected] - 0461.898701 / 702

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CASSA RURALE DI TUENNO – VAL DI NON

3.803SOCI

77 DIPENDENTI

647MILIONIDI RACCOLTA

647MILIONIDI IMPIEGHI

71MILIONI DI PATRIMONIO

SAPORID’AUTUnnO I frutti e i sapori di autunno sono stati i protagonisti di due eventi sostenuti dalla Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra. La prima: la 27esima Castagnada Biana ad Albiano con novità offerta dalla passeg-giata nei castagneti. La seconda:“Sapori d’autunno” a Nave San Rocco, tre giorni all’insegna del tipico di qualità per la gioia di adulti e bambini.

Per il secondo anno si è rinnovata la collaborazione tra due realtà del terri-torio altogardesano: Coop Consumatori Alto Garda e Ags. Iniziativa definita “di primaria importanza per un bene e un bisogno primario”. I dipendenti di Ags che hanno ricevuto l’annuale premio di produzione legato all’andamento del teleriscaldamento hanno potuto tra-sformarlo, completamente o in parte, in buoni spesa da usufruire nella rete di punti vendita della cooperativa di consumo. L’importanza e il vantaggio dell’operazione si legano al maggior potere d’acquisto legato a questi buoni di consumo. Chi ha scelto questa opzio-ne ha avuto diritto a un ulteriore 10% di sconto reale, cumulabile con gli altri sconti e offerte in essere.

FORMAZIOnE PER LE ASSOCIAZIOnILa Cassa Rurale di Tuenno-Val di Non, in collaborazione con il Centro servizi volontariato della Provincia, ha promosso un corso di formazione riservato al mondo delle associazioni, dal titolo “Far bene e, se serve, farlo sapere”. Questo progetto si inserisce tra le numerose iniziative promosse dalla Cassa per qualificare l’attività del settore no profit, come ricordato durante la presentazione del corso da Lorenzo Rizzardi, responsabile dell’area organizzazione della Cassa. I trenta partecipanti al corso con la docente Roberta Zarpellon, gior-nalista e consulente in comunicazione, hanno analizzato i mezzi di comunicazione di cui le associazioni di volontariato possono disporre per aumentare la visibilità delle proprie attività e richiamare nuovi volontari e risorse. Hanno impara-to a stendere un comunicato stampa e gestire i rapporti con i giornalisti. Il corso è terminato con un laboratorio per mettere in pratica quanto appreso.

PER I COMMERCIAnTILa Cassa Rurale Olle-Samone-Scurelle ha offerto ai pro-pri soci e clienti, occupati nel settore del commercio, un percorso formativo. Obiettivo: dare loro utili indicazioni e consigli per fare il proprio lavoro con uno stile moderno ma sempre orientato a soddisfare le esigenze del consuma-tore. L’iniziativa si inserisce in un ciclo di lezioni messe a disposizione dalla Cassa ai professionisti della zona. “Siamo convinti – spiegano i vertici, fra cui Enzo Boso, vicedirettore della Cassa e coordinatore dell’iniziativa – che il possesso di un patrimonio di competenze gestionali e manageriali di buon livello possa fornire alle aziende i mezzi per superare momenti difficili come l’attuale”.

BUOnO ACqUISTODA PREMIO

In 400 PERLA FAMIGLIA COOPERATIVAOltre 400, tra soci e clienti, hanno affollato l’auditorium Melotti al Mart di Rovereto per assistere all’incontro organizzato da 11 Famiglie Cooperative: Isera, Lagarina, Monte Baldo, Noriglio, Raossi, Ronzo Chienis, Trambileno, Vallagarina, Vallarsa, Villa Lagarina e Atesina. Obiettivo della serata, realiz-zata con il supporto di Sait, offrire ai consumatori informazioni utili per sce-gliere, in maniera più consapevole e responsabile, cosa mettono nel loro carrello. A Roberto Nanni, responsabile dei prodotti a marchio Coop Italia, è toc-cato il compito di approfondire il tema dell’offerta Coop.

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647MILIONIDI IMPIEGHI

PREMI DI STUDIO

“La banca compra il rischio e vende sicurezza.Luca Filagrana, direttore Cassa Rurale di Rovereto

LAVISIl domani di una comunità è nei giovani di oggi. Un gruppo di questi giovani è stato premiato dalla Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra. Ottava edizione per le borse di studio e i premi di laurea. Quarantaquattro i premiati (32 laureati e 12 diplomati) si aggiungono ai 479 premiati delle edizioni passate (312 lau-reati e 167 diplomati). “Oggi la vita è un po’ differente rispetto a qualche anno fa – ha osservato il presidente Ermanno Villotti rivolgendosi ai ragazzi –. Non abbiate paura ad affrontare realtà nuove anche all’estero. Abbiate il coraggio di imboccare strade nuove con intraprendenza”.

GRIGnOSono 58 gli studenti premiati dalla Cassa Rurale della Bassa Valsugana per il proprio impegno a scuola e, più in generale, nella formazione. E per i neolaureati la possibilità di scegliere tra la borsa di studio e l’opportunità di prendere parte a un corso post laurea utile per il loro futuro professionale. “Il futuro del nostro territorio e della nostra comunità è nelle loro mani – ha spiegato il presidente Silvio Stefani – ed è nostro preciso dovere aiutare questi giovani a prepararsi in maniera adeguata”.

TESERODue numeri speculari hanno caratterizzato, tra le altre cose, la consegna dei premi di studio della Cassa Rurale di Fiemme: edizione numero 16, 61 i premiati. Appuntamento al Teatro Comunale di Tesero per un incontro diventato un rito tra la banca della comunità e una nutrita rappresentanza di giovani che vivono (e studiano) nelle località dove l’istituto di credito cooperativo agisce. Sono stati premiati 13 diplomati, 28 lau-reati (7 lauree specialistiche, 21 brevi), 9 diplomi di operatore socio sanitario e 4 di istituto professionale, 7 borse di studio.

PERGInE111. E’ il numero di studenti premiati dalla Cassa Rurale di Pergine nell’anno che ha segnato il novantesimo di fonda-zione per l’istituto di credito cooperativo del centro dell’Alta Valsugana. Il presidente Franco Senesi con i rappresentanti della direzione e del consiglio di amministrazione, si sono complimentati con ciascuno dei “bravi ragazzi” che hanno ottenuto un diploma o una laurea, dimostrando impegno allo studio non comune e tale da garantire un futuro brillante nel proprio percorso formativo ma anche nel mondo del lavoro.

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Analizzati 400 bilanci.

L’economia poggia per il 60% sulle piccole imprese

Il 36% opera nell’edilizia,

il 20% nei settori commerciale e manifatturiero

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I RISULTATIDELLO

STUDIO

Su iniziativa delle Casse Rurali della Bassa Valsugana, si sono tenuti a novembre una serie di incontri per illustrare il Rapporto 2010 sullo stato dell’economia in Valsugana, curato dalla società Scouting Spa. Sono stati raccolti in forma anonima 400 bilanci delle imprese locali. I dati evidenziano che il comparto più rappresentato dalle aziende del territorio è quello edilizio (36%), seguito dal manifat-turiero e commerciale (20%). I comparti che hanno sofferto maggiormente lo scorso anno sono stati il manifatturiero e la trasformazione alimentare.Dal punto di vista dimensionale, il 60% è costituito da piccole imprese che non superano il milione di euro di ricavi. Solo il 10% ha registrato entrate superiori ai 10 milioni di euro.Il 65% del totale delle aziende del campione si carat-terizza per una buona forza industriale, in crescita rispetto al 2008. Non bisogna però dimenticare che la metà delle imprese locali registra un eccessivo ricorso al finanziamento di terzi rispetto al capitale proprio. Ciò rischia di rendere complicato il percor-so di crescita futuro.

Per quanto concerne la capacità di generare cassa si rileva che circa il 65% del campione ha prodotto nel 2009 sufficiente cassa per coprire le uscite monetarie fisse (costo del personale, canoni di leasing e locazione, oneri finanziari…). Il 26% ha dovuto invece far ricorso a prestiti bancari. Il 9% non ha generato liquidità dalla propria attività ordinaria.In generale le imprese della Bassa Valsugana hanno visto crescere la propria esposizione banca-ria, passando da 1,6 del 2008 a 1,7 milioni di debito netto nel 2009.È importante sottolineare però che nel corso del 2009 le imprese del campione sono tornate a generare cassa, rispetto al biennio precedente dove invece hanno sofferto parecchio. I pericoli della crisi economica non sono ancora del tutto alle spalle. I dati raccolti evidenziano però lo sforzo positivo con cui si sta affrontando questa fase, reagendo al calo dei ricavi del 2009 e rivolgen-do una maggiore attenzione ai costi.

RISPARMIOIn PISTA A FOLGARIA

“Easy Ski: il risparmio ti mette in pista!”. Con questo lo slogan la Cassa Rurale di Folgaria promuovere tra i giovani la cultura dello sci, sport che caratterizza in modo particolare l’economia delle comunità in cui la Cassa opera, e del risparmio. Anche quest’anno, grazie ad una col-laborazione con lo Skitour dei Forti di Folgaria Lavarone, i giovani clienti hanno potuto ritirare agli uffici Skipass l’abbonamento stagionale ad un prezzo vantaggioso, con un risparmio fino al 20%.RAPPORTO

SULL’ECOnOMIADELLA BASSA VALSUGAnA

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SOCIIn VIAGGIO Incontro con i vertici di Federcasse e Confcooperative e visita delle principa-li attrazioni storiche e culturali della capitale: è stato ricco e ben organizzato il programma del viaggio a Roma dei consiglieri e della direzione della Cassa Rurale di Pergine, organizzato dalla coo-perativa Etli Tn con professionalità e cura.La banca di credito cooperativo negli ultimi mesi è stata inoltre impegnata nella proposta di diverse iniziative pen-sate per i soci e, più in generale, per la comunità locale. Tra queste ha riscosso un notevole successo la serata pro-posta nell’ambito del progetto “Occhio alla salute”, durante la quale il dott. Lino Beber è intervenuto approfonden-do patologie che interessano sempre più persone, come l’ipertensione e il diabete, e i volontari della Croce Rossa Italiana si sono resi disponibili per la misurazione della pressione ai presenti.

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FAMIGLIA COOPERATIVA PINZOLO

101 COLLABORATORI

2.000SOCI

13PUNTI VENDITA

InAUGURAZIOnIA TAIOCinque settimane. E’ il tempo impiegato per riconsegnare alla comunità di Taio il negozio della Famiglia Cooperativa Sette Larici. La superficie è praticamente rad-doppiata. Gli spazi sono passati da 93 a 185 metri quadrati. “E’ un investimento finanziario particolarmente impegnativo per la nostra Famiglia Cooperativa – ha spiegato il presidente Valerio Widmann – ma è stato cercato e fortemente voluto per la fedeltà dimostrata dai soci duran-te i nostri primi nove anni di attività in questo paese. Siamo sicuri di aver compiuto la scelta giusta per continuare a garantire, ai nostri consumatori, la stessa qualità e convenienza che i nostri prodotti hanno sempre saputo dare”.Il responsabile è Adriano Casari. Lavorano con lui Maria Luisa Recla e Lorenza Marinconz. “Inaugurare una nuova struttura è un momento impor-tante da condividere come sistema della cooperazione di consumo – ha detto Marina Mattarei –. Questo punto vendita dimostra come questo modello com-merciale continui a servire al meglio la comunità trentina”.

A BERSOnEUn investimento superiore ai 400 mila euro di cui 224mila coperti dal con-tributo dalla Provincia di Trento. E’ il punto vendita di Bersone della Famiglia Cooperativa Valle del Chiese: 106 metri quadrati di superficie di vendita del negozio multiservizi della cooperativa presieduta da Giuliano Beltrami e diretta da Davide Gelmini. “Con questa rea-lizzazione – ha detto Beltrami – viene confermata la funzione sociale della cooperazione di consumo. Infatti, in 193 paesi del Trentino, il punto vendita della Famiglia Cooperativa è l’unico negozio di vicinato a servizio della comunità locale. Come succede a Bersone”.L’esercizio commerciale, oltre all’atti-vità principale della vendita di generi alimentari e di prima necessità, svol-ge anche attività complementari tipiche degli esercizi multiservizi, come la con-segna della spesa a domicilio, la vendita dei prodotti trentini e del commercio equo e solidale, il servizio informazioni turistiche con distribuzione di materiale illustrativo e il servizio telefax e fotocopie aperto al pubblico.

A CAMPIGLIO“Famiglia” più bella e più ampia nella struttura e maggiormente ricca nell’offer-ta commerciale a Madonna di Campiglio. E’ il negozio di Pramagnan della Famiglia Cooperativa di Pinzolo. “Una chicca nel cuore del Brenta” l’ha definita Ottorino Angeli, vicepresidente del Sait.Sostanzialmente è una nuova tappa del cammino di ammodernamento dei negozi di vicinato e dei supermercati della cooperativa di consumo.Il presidente Mauro Cominotti ha ricorda-to che, questa realizzazione, è stata con-dotta in porto in trenta giorni. La superfi-cie commerciale è passata da 370 a 500 metri quadrati. “A Madonna di Campiglio contiamo 400 soci – ha aggiunto –. In ogni famiglia c’è un socio della cooperativa”.Responsabile del punto vendita: Franco Bonapace. Collaboratori: Sara Locati, Laura Maffei, Maurizio Cimarolli e Paolo Foccoli. “Innovare e potenziare in momenti di crisi non è facile – ha osser-vato Marina Mattarei, vicepresidente della Cooperazione Trentina – e, questa realiz-zazione, dimostra capacità di gestione di impresa”.

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COMEFORMICHInE ALL’OPERA

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“Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso. Il lavoro, infatti, contribuisce a costruire l’identità e la dignità della persona e la mette in relazione con gli altri.

Dalla presentazione del progetto “Le formichine”

ORGAnIZZARSI TRAFAMIGLIA E LAVORO:COME FARE?L’associazione Donne in Cooperazione propone tre appunta-menti dal titolo “Una questione di tempo: la dimensione del tempo tra lavoro e famiglia” per riflettere sulle buone prassi che una famiglia può attuare per ottimizzare il proprio tempo e migliorare così il proprio stile di vita:giovedì 10 febbraioalle 20.30 a Pergine presso la Cassa Rurale di Pergine,incontro su “La famiglia e la gestione delle situazioni di disabi-lità: quali le possibili soluzioni”martedì 22 febbraioalle 20.30 a Taio presso la Cassa Rurale d’Anaunia,incontro su “Genitori e figli: responsabilità e conciliazione”giovedì 10 marzo alle 20.30 a Trento presso la Sala Falconetto di Palazzo Geremia,incontro su “Ritmi e tempi: la famiglia e la gestione dei tempi del lavoro della città”

All’inaugurazione del nuovo laboratorio della cooperativa Punto d’Approdo sono intervenuti, tra gli altri, il vicepresidente della cooperativa Andrea Gentilini, l’assessore alle attività sociali del Comune di Rovereto Fabrizio Gerola, il direttore della Federazione Carlo Dellasega, l’assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali Ugo Rossi, la presidente della cooperativa Lucia Tomazzoni e il direttore Giuseppe Piamarta

PERSOnE DEBOLIE LA SFIDA DEL LAVOROSono 1800 i lavoratori delle 20 cooperative sociali di inse-rimento lavorativo, più di 700 dei quali sono persone svan-taggiate a norma di legge (detenuti, ex alcolisti o con dipen-denze, disabili, ecc.) inseriti attraverso le diverse misure di intervento messe a punto in questi anni dall’Agenzia del lavoro. Più del 50% a conclusione del loro percorso rimane poi in cooperativa o trova lavoro nel mondo ordinario delle imprese. “Dati estremamente positivi che fanno del Trentino un modello a livello europeo” come ha sottolineato durante l’incontro annuale tra l’Agenzia provinciale del lavoro e le cooperative sociali Bruno Roelants, Segretario Generale di Cecop.Michele Colasanto, presidente dell’Agenzia, ha però eviden-ziato come la crisi ha segnato un cambiamento irreversibile del contesto di cui si dovrà tener conto anche dopo la ripresa. Silvano Deavi, presidente di Consolida ha confermato come sia aumentato notevolmente il numero delle persone in con-dizioni di difficoltà e siano cambiate le tipologie di svantaggio.L’incontro si è concluso con la proposta di Felice Scalvini, presidente del comitato tecnico dell’Azione 9 dell’Agenzia del Lavoro, di costituire un tavolo di lavoro permanente per discutere modifiche e interventi di politiche attive del lavoro per i prossimi anni.

Ha preso il via ufficialmente, con l’inau-gurazione di un nuovo laboratorio, l’at-tività che la cooperativa Punto d’Ap-prodo svolge nell’ambito del progetto “Le formichine”, nato alcuni anni fa con l’obiettivo di offrire a persone in difficoltà la possibilità di entrare nel mondo del lavoro e valutare l’impatto di questa iniziativa sul sistema di welfare territoriale. L’iniziativa vede coinvolte, oltre alla cooperativa presieduta da Lucia Tomazzoni e diretta da Giuseppe Piamarta, il Comune di Rovereto e la Fondazione Famiglia Materna, ed è sostenuta dalla Provincia Autonoma di Trento.Grazie al nuovo laboratorio il progetto, che si rivolge in particolare alle donne,

si arricchisce con uno spazio dove le utenti possono acquisire i pre-requisiti lavorativi necessari per poi affacciarsi al mondo del lavoro. Le attività proposte all’interno del laboratorio riguardano il confezionamento di prodotti alimentari e la produzione di articoli per ufficio, idee regalo e oggetti in feltro. Nei primi mesi di attività già nove donne hanno potuto iniziare il loro percorso di riqua-lificazione.Si arricchisce così l’offerta di attività proposte nell’ambito del progetto, che ha già visto l’avvio di un programma di inserimento lavorativo e che nei prossi-mi mesi si completerà con la realizza-zione di un centro occupazionale.

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”L’esperienza dimostra che il denaro e il credito, in sé, non sono né buoni né cattivi. Sono ciò che noi ne facciamo.

IL TREnTInO DURAnTE LA GUERRA

Si è completato il trittico di volumi dedicati alla seconda Guerra Mondiale, pubblicati anche grazie all’intervento di Cassa Centrale Banca. “Il diradarsi dell’oscurità”, Egon Edizioni, è il tas-sello finale della trilogia che racconta il Trentino e i trentini nella seconda Guerra Mondiale tra il 1939 e il 1945. Questo periodo viene ripercorso con testi e immagini destinati a offrire una preziosa memoria storica a chi ha vis-suto quegli anni e quei tragici eventi ma anche a chi, i giovani di oggi, vuole saperne di più sull’incubo delle bombe che ha interessato il nostro territorio.

“Citazione di Maria Novak tratta da “Il microcredito delle BCC”

NEWSCOOP

CASSA CEnTRALECOn I CAMPIOnITrentino: terra di grande tradizione sportiva. I protagonisti del Trentino sportivo sono stati raccontati nelle pagine del volume “Campioni Trentini” scritto, a quattro mani, da Carlo Giordani e Nello Morandi. I due giornalisti, firme storiche e affermate dell’in-formazione di casa nostra, si sono ritrovati a condividere questa esperienza dopo aver trascorso gran parte della loro vita profes-sionale a narrare, con la loro penna, le gesta di decine e decine di atleti (alcuni degli autentici fuoriclasse) protagonisti sugli sce-nari nazionali e internazionali. L’opera è stata finanziata da Cassa Centrale Banca. Patrocinio: dell’Assessorato allo sport della Provincia Autonoma di Trento e del Comitato trentino del Coni.

LIBRIDA nOn PERDERELe banche di credito cooperativo possono fare molto per diffondere il microcredito e per promuovere strumenti nuovi di inclusione finanziaria e sociale. È quanto emerge da “Il microcredito delle BCC – Buone pratiche, strumenti, processi” di Bruno Cassola (ed. Ecra): una puntuale analisi del micro-credito e dei possibili legami con il mondo bancario tradizio-nale e più in particolare con il credito cooperativo, con alcune proposte operative.“Iceberg finanza - Viaggio attraverso la tempesta perfetta” (ed. Il Margine) è una sorta di diario di bordo sulle principali follie finanziarie che hanno messo in ginocchio l’economia mon-diale. A tracciarlo è Andrea Mazzalai, dipendente della Cassa Rurale di Trento, appassionato studioso di storia ed economia e uno dei più amati e seguiti “blogger” d’Italia, citato perfino da Il Sole 24 Ore. Alcuni dei più significativi contributi di mons. Giancarlo Bregantini sono stati raccolti in un volume dal titolo “La pace ha un cuore. Il mestiere di vescovo” (ed. Il Margine), da cui emerge il profilo di un vescovo la cui profonda spiritualità sostiene il costante impegno per l’affermazione della legalità e della giustizia e per la difesa dell’uomo.

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PRODOTTI AGRICOLI SAnI E SICURICome ogni anno, su incarico di Apot, l’Associazione dei pro-duttori ortofrutticoli trentini, i tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele hanno effettuato analisi a campione e test di matu-razione su mele, fragole, piccoli frutti, ciliegie, susine, mais, patate, kiwi, al fine di assicurarsi sul rispetto dei disciplinari da parte dei coltivatori. Su oltre 20mila valutazioni analitiche effettuate, solo l’1,6% è risultato non conforme ai dettami pre-visti. Un esito che conferma la buona produttività delle colture interessate per un prodotto di qualità, sano e sicuro, a garanzia del consumatore.

qUAnDO LA qUALITà SI FA SEnTIREIn attesa del marchio “Qualità Trentino” che identificherà i prodotti locali di qualità, il mese scorso due iniziative hanno permesso di conoscere la produzione agroalimentare distinti-va della nostra provincia. Nel corso della manifestazione “Diamoci del T” a Cembra, organizzata anche grazie all’impegno del Consorzio Trentino Salumi, gli studenti delle scuole alberghiere hanno reinter-pretato i piatti della tradizione utilizzando salumi e altri prodotti tipici trentini.Il meglio della produzione enogastronomia locale è stato ospitato anche presso “La piazzetta dei sapori”: due casette allestite in piazza Lodron a Trento offrivano la possibilità di degustarne e apprezzarne la qualità e la tipicità. I consumatori potevano poi ritrovare e acquistare gli stessi prodotti a prezzo scontato nei punti vendita aderenti all’iniziativa promossa da “Senti la differenza”, in collaborazione con Coop Trentino, Famiglie Cooperative e la Provincia.

LA TREnTInADà BUOnI FRUTTI

LA TRENTINA

46MILIONIDI FATTURATO

25PAESIIL MERCATO ESTERO DI RIFERIMENTO

1MILIONE DI QUINTALIDI FRUTTA

La Trentina ha raccolto i frutti di una buona stagione, i cui risultati sono stati presentati durante l’assem-blea annuale dei soci. La produzio-ne 2009-2010 delle cooperative socie del Consorzio (Cofav Caldonazzo, Valli del Sarca, 5 Comuni, Sft-Società Frutticoltori Trento, Copag) ha supe-rato il milione di quintali di frutta, apprezzata in Italia, che rimane il mercato principale (rappresenta il 75% del prodotto venduto), ma anche in 25 Paesi stranieri. La fetta maggiore appartiene alle mele con 995mila 740 quintali (+11% rispetto all’annata pre-cedente). Il paniere è arricchito dagli oltre 10mila quintali di susine, dai 12mila di kiwi. Le ciliegie hanno raggiunto i 2mila 657 quintali, le pere 1.923. Completano il quadro fragole, piccoli frutti, ortaggi e frutta varia. Per un fat-turato superiore ai 46 milioni di euro. “Il consiglio di amministrazione al fine di massimizzare la remunera-zione dei soci – ha detto il presidente uscente Alberto Giovannini – si è ado-perato per migliorare la qualità dei prodotti, ridurre i costi di produzione, regolarizzare i prezzi e promuovere

il ricorso a pratiche colturali e a tec-niche di produzione e gestione dei residui rispettose dell’ambiente”.“Una delle iniziative di maggior rilievo di questa annata è stata l’ingresso de La Trentina in Vog Products – ha aggiunto il direttore Simone Pilati –. Vog Products potrà essere determi-nante per lo sviluppo di nuovi mer-cati nel campo dei prodotti lavorati e quindi anche per la valorizzazione delle nostre produzioni”. Meritevole di essere ricordato anche il proget-to promozionale sulle reti televisive, che ha aumentato la notorietà del marchio.Nel corso dell’assemblea è stato elet-to anche il nuovo consiglio. Presidente è stato nominato Mauro Coser (nella foto). Entra in consiglio, in rappre-sentanza della cooperativa Sft: Franco Parisi (al posto di Oreste Tamanini). Per Cofav: Marco Menegoni e Romano Piva. Per LaVis: Marco Zanoni (com-missario - sostituisce Vittorio Brugnara) e Alberto Giovannini. Per Valli del Sarca: Graziano Santoni e Tarcisio Gobbi. Per Copag: Rodolfo Brochetti.

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PIETRO ROTAÈ scomparso all’età di 88 anni Pietro Rota. Molto conosciuto nel suo paese, Pieve di Bono, dove aveva intrapreso l’attività com-merciale, prima alla cooperativa poi in pro-prio. Negli anni Ottanta aveva ricoperto la carica di vicepresidente della Cassa Rurale, al fianco di Maurilio Nicolini. Discreto e com-petente, sintetizzava il carattere e i valori della sua comunità e per questo molto stimato da chi ha avuto la possibilità di conoscerlo. Grande uomo di sport e intenditore di calcio, per più decenni aveva fatto parte del diret-tivo della Pieve di Bono calcio, di cui amava seguire le imprese a bordo campo e com-mentarne il risultato a fine partita.

yLEnIA COnCInSempre sorridente e in possesso di quello stile che unisce professionalità e spontaneità. Due caratteristiche che le permettevano di farsi apprezzare e di farsi voler bene dai suoi colleghi, dai suoi superiori ma anche dai soci e dai clienti che scelgono ogni giorno la bottega della cooperativa di consumo di Mezzolombardo e Pressano. E’ il ricordo che avranno per sempre di Ylenia Concin. A inizio anno un inciden-te automobilistico sull’autostrada del Brennero l’ha sottratta per sempre alle persone che la conoscevano e le vole-vano bene. Primi fra tutti proprio i suoi colleghi con i quali aveva instaurato un vero e proprio spirito di famiglia.

GIOVAnnI LEOnARDIGiovanni Leonardi, classe 1939 verrà ricor-dato dai compaesani di Tuenno come uno dei protagonisti della vita sociale del paese. Per molti anni segretario generale della Cassa Rurale di Tuenno, nel periodo che preludeva alla fusione che l’ha portata a diventare la Tuenno-Val di Non. È stato inoltre consigliere comunale, segretario dell’asilo infantile e protagonista nella ricostruzione dell’oratorio, che fornisce al paese uno spazio teatrale, campo artistico molto amato dallo stesso Giovanni che è stato anche autore di piéce, oltre che di poesie e di pubblicazioni a carat-tere storico-artistico.

GIOVAnnI BOnSAVERGiovanni Bonsaver ha legato il suo nome al mondo del credito cooperativo di cui è stato apprezzato direttore della ex Cassa Rurale di Predazzo e Ziano di Fiemme oggi Cassa Rurale di Fiemme a segui-to del processo di unificazioni che ha interessato le diverse espressioni della cooperazione di credito a servizio del territorio valligiano. Chi ha conosciuto Bonsaver lo ricorda professionista pre-ciso e scrupoloso come imponeva il suo ruolo di alta responsabilità. Dotato di visione manageriale cristallina a lui si riconosce il merito di aver capito l’impor-tanza e aver introdotto, prima di tutti, lo strumento informatico in Cassa Rurale favorendone lo sviluppo e dimostrandosi istituto di credito all’avanguardia.

RICCARDO ZUCCONel lavoro che svolgeva presso la Cantine Mezzacorona Riccardo Michela Zucco ci metteva la stessa passione con cui scende-va in campo quando giocava a pallavolo, lo sport che praticava da anni e lo aveva portato anche a militare nella serie B2. Si è spento all’età di 31 anni. Da tempo lottava contro un male incurabile. I colleghi lo ricordano per la forza d’animo che sapeva infondere anche negli altri, per il suo senso umano e per il suo essere umile e rispettoso nei confronti di tutti.

DAMIAnO BORTOLOTTIUn direttore dal volto umano. Damiano Bortolotti lascia un buon ricordo nelle per-sone che lo hanno conosciuto. Nato a Vigo Cortesano alla fine degli anni Venti, aveva un destino cooperativo già segnato. Suo padre gestiva la piccola cooperativa del paese e la Cassa Rurale. Damiano Bortolotti ne rilevò il testimone alla direzione dell’istituto di cre-dito nel 1968. La sua vita è stata dedicata al lavoro, diviso tra campagna e ufficio, come ricorda il figlio Fabiano. “Capitava spesso che, i clienti, venissero a casa dopocena - aggiun-ge. Molte domeniche erano dedicate alla sua professione. Poche le vacanze. Penso che, il primo vero periodo di ferie, lo abbia trascorso dopo aver assunto il suo primo collaboratore, nel 1978”. Vide l’apertura delle filiali a Meano e ai Solteri. Andò in pensione a fine ’89, poco prima della fusione con la Cassa Rurale di Povo.

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In MEMORIA DI

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Ogni nuova idea inizialmente sembra folle. Me la sono ripetuta molte volte, nella vita, questa massima di Alfred Whitehead, un inglese che riuscì ad essere matematico ed insieme filosofo. A sposare la razionalità con il cuore. Di più. Me la sono stampata e appesa in bella vista nel mio ufficio perché così tante volte nella vita l’ho riscoperta ed apprezzata.Ho vissuto il Sessantotto da studente e quest’esperienza mi ha segnato. Di quegli anni mi è rimasto l’entusiasmo che si prova quando si crede nei sogni, quando si pensa di poter essere costruttori del proprio futuro. La mia adolescenza è passata così, tra l’impegno sociale e il pallone. D’estate, per guadagnare qualche lira, andavo a lavorare in una zincheria in Svizzera, dove mia sorella mi aveva trovato un posto. Lavoro duro, faticoso e malsano. Quelle esperienze estive mi hanno fatto scoprire un mondo nuovo, quello dell’emigrazione, fatto di razzismo e ostilità ma anche di amicizia e aiuto reciproco. Noi italiani venivamo chiamati zingari e sorvegliati a vista. I miei colleghi erano turchi e spagnoli, sfuggiti dai drammi di casa loro. In quell’occasione ho provato la correttezza degli svizzeri che pagavano fino all’ultimo minuto. E ho sentito forte la solidarietà che si crea tra chi condivide un’esperienza di solitudine, lontananza da casa e xenofobia.Terminata la scuola e il militare, ho fatto vari lavori: le righe sulle strade, il postino, la conse-gna della spesa per conto di un supermercato della città. Per otto anni sono rimasto alla Bigaran, quella che commercializza i prodotti Pirelli. Mi occupavo dei conti con l’incarico di responsabile amministrativo. Nell’81 mi sono dimesso. Avevo davanti due opportunità e non

CULTURA COOPERATIVA

risTo3,cooperativa femminile e multietnica

di Sergio Vigliotti

RACCONTI DI COOPERAzIONE

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sapevo quale scegliere. La prima: lavora-re per un sindacato del commercio. La seconda: seguire una cooperativa di cuo-che in forte crisi. Ogni nuova idea sembra folle, avrebbe detto l’amico inglese. E così mi sono buttato. Per un mese non ho sollevato gli occhi dalle carte: contabilità, banche, ordini, debiti. Tanti debiti. Il capitale era nega-tivo. La situazione, in effetti, era sull’or-lo del tracollo. Le cuoche, licenziate dai patronati scolastici, non avevano espe-rienza di azienda e le cose erano sfuggite di mano. Solo il fatto che l’ente pubblico, unico cliente, pagava per i servizi resi 5 o 6 mesi dopo rendeva la gestione un impe-gno complesso. La prima cosa che ho fatto è stata tagliare tutti gli emolumenti extracontrattuali (superminimi, ad per-sonam, premi ecc.). E poi anche tredicesi-me, quattordicesime e Tfr, con ripristino di una piccola parte a fine anno. E’ stato un sacrificio duro per tutte le socie. Ma da quell’anno non abbiamo più chiuso un bilancio in perdita. Per avere un’apertura di credito (non un mutuo miliardario, una semplice aper-tura di credito) ho dovuto portare in banca la firma di tutte le socie. Non è stato facile. Alcune hanno firmato con la solenne promessa che non ne avrei mai parlato con i mariti. Anche per me è stata una responsabilità, ma ero convinto fino alle ossa che sarebbe andato tutto bene. Certo quando è nata Cooperfidi e le garanzie personali sono state sosti-tuite con quelle dell’ente di garanzia ho comunque tirato un sospiro di sollievo, sicuro di poter liberare il pensiero (e la coscienza…) di tante socie. Quando ho cominciato a lavorare in cooperativa mi sono innamorato della cooperazione, come strumento dell’eco-nomia ma soprattutto come sistema di valori. Forse sorridi a leggere queste paro-le, ma è così. E alle emozioni bisogna dare il giusto nome. Mi piacciono i rapporti che si creano tra le persone grazie al fatto che puoi lavorare in modo diverso. Mi piace vedere concretamente ogni giorno che al centro del nostro agire non c’è il

capitale ma il lavoro. Mi piace il modello cooperativo di Mondragon, quello senza consorzi, dove in ogni settore esiste una sola cooperativa. Dopo alcuni anni di lavoro altre persone hanno cominciato a credere veramente nella cooperazione. Lidiana e Lucia (past president e attuale ndr) per esempio. Ma anche tante altre socie in prima linea. A quei tempi tutti erano disponibili a fare qualsiasi tipo di lavoro. Io ho spillato birra, lavato i piatti, servito ai tavoli. E come me hanno fatto gli altri. Il biso-gno, l’attaccamento al nostro lavoro, la voglia di sopravvivere prima e di crescere poi, ci hanno fatto diventare un gruppo forte e coeso. Ciò che da subito ci ha unito è stata una regola chiara: se tu offri la massima disponibilità verso il lavoro, contestualmente la cooperativa garanti-sce la massima disponibilità verso le tue esigenze. Il rapporto, insomma, non è a senso unico. Mai. E infatti al questionario annuale di soddisfazione delle lavoratrici questo sforzo verso la conciliazione viene rilevato e apprezzato molto. Gli anni sono corsi via veloci. Prima ci siamo concentrati nella ricerca di nuovi clienti, per sdoganarci dalla rischiosità di avere un unico punto di riferimento, l’ente pubblico. E così è nato il Catering Party. Visti i buoni risultati abbiamo insistito nella diversificazione commer-ciale, con l’apertura della prima mensa aziendale, Gaia, in via Maccani a Trento, alla fine degli anni Ottanta. E’ stato come un sogno che si realizza per tanti di noi. Ricordo ancora che tutti i soci hanno lavorato gratis per pulirlo prima dell’inaugurazione. E la gioia quando è entrato il primo cliente, l’attesa, l’emo-zione di vederla decollare così in fretta. L’ingresso nella ristorazione ci ha per-messo di dare una svolta alla cooperativa anche in senso finanziario: abituati a rice-vere i soldi dall’ente pubblico parecchi mesi dopo aver fornito la prestazione, per la prima volta potevamo avere delle entrate anticipate (con nostri buoni pasto) o contemporanee. All’inizio degli anni Novanta decidem-

mo la fusione con la cooperativa Corip (Cooperativa ristorazione perginese) e poi aprimmo altri ristoranti aziendali: Gilda, Glenda, Giulia. Un volano di liquidità e una forte crescita di immagine. I ristoranti self sono in crisi in tutta Italia ma non in Trentino. Siamo gli unici a riuscire a tenerli in vita, perché diamo buona qualità. E a continuare ad aprirne.Oggi Risto3 conta mille collaboratori tondi tondi. Il 94% è di sesso femmini-le. Diamo lavoro a donne che arrivano da tutto il mondo: Stati Uniti, Canada, Africa, Sudamerica, Asia. In tanti anni non ho mai visto atti di razzismo tra col-leghi: il colore della pelle non è certo un problema. Qualche difficoltà l’abbiamo avuta, come quella volta che un cuoco marocchino non voleva saperne di avere un superiore donna. Ma si tratta di rari episodi, risolti con il buon senso quando possibile o con la risoluzione quando inconciliabile con l’organizzazione azien-dale. Credo che Risto3 sia la dimostrazione che può esistere una società multietnica, aperta e sensibile. E’ da tanti anni nostro socio anche un collega affetto dalla sin-drome di Down. E lavorando qui con noi ha potuto vivere normalmente, sentirsi parte di un gruppo e dare il suo contribu-to. Questa è una delle cose belle che mi porto nel cuore. Sono innamorato della cooperazione, ma ciò non mi impedisce di vederne i difetti. Per esempio, secondo me, Casse Rurali e Famiglie Cooperative dovrebbero fare soci i dipendenti non solo i clienti. In questo modo aumenterebbe la loro moti-vazione e questo da solo è garanzia di buona riuscita commerciale. Penso che i soci delle cooperative agricole dovreb-bero pagare una tassa di uscita e non di entrata. Lo stesso vale per i consorzi di secondo grado. Questo è sposare la matematica con la filosofia, la razionalità con il cuore. La sfida è riuscire a restare in equilibrio, come fa Buster Keaton nel quadro che ho in ufficio.

Racconto raccolto da Dirce Pradella.

CULTURA COOPERATIVA | racconti di cooperazione

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BaNche cooperaTive vacciNaTe coNTro La crisidi Samuel Cornella*

QUI EUROPA

A fine novembre si è tenuto pres-so il Comitato economico e socia-le a Bruxelles il convegno “Europe Active”, organizzato dalla Federazione europea della banche etiche ed alter-native (Febea) sui temi della finanza etica, dell’impresa sociale e dell’inclu-sione nel mondo del lavoro. L’evento ha riscosso un buon successo di pub-blico e ha visto la presenza di diver-si relatori di prestigio, fra i quali gli europarlamentari Pervenche Bérès (presidente della Commissione affa-ri sociali del Parlamento europeo) e Luigi de Magistris (presidente della Commissione bilancio).La giornata di lavori è partita da una duplice constatazione: la recente crisi finanziaria ha pregiudicato la fiducia dei risparmiatori colpendo soprat-tutto i ceti più deboli e, differente-mente da quelle maturate in passato, ha avuto origine nei paesi dell’area OECD (quindi quelli con un siste-ma di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato) e non all’esterno.

Le possibili soluzioniPer far fronte al quadro di recessio-ne economica, alcuni capi di gover-no ed economisti hanno auspicato una modifica dei trattati istitutivi dell’Unione finalizzata alla pre-disposizione di misure di rigore sui conti pubblici e all’adozione di rigi-de norme applicabili agli Stati e alle istituzioni finanziarie che rischiano di pregiudicare la stabilità dei merca-ti. Tuttavia, secondo i diversi relatori intervenuti, una risposta credibile alle problematiche sollevate dalla crisi non può venire (soltanto) da una serie di modifiche normative – che richie-dono peraltro tempi molto lunghi – ma anche e soprattutto attraver-so un diverso modo di fare impresa e di intendere l’economia. Di qui i molteplici riferimenti, nel corso della giornata, all’importanza dell’impresa sociale, del credito e della finanza etica come fattori di contrasto all’attua-le quadro di stagnazione economica. In particolare, sui temi del risparmio etico e dell’impresa sociale si può lavo-

rare in diversi modi: ragionando sui principi generali; predisponendo un quadro normativo adeguato; adot-tando appositi strumenti finanziari. Minimo comune denominatore tra tutti i possibili approcci resta comun-que la constatazione che non è l’uo-mo a dover essere al servizio dell’eco-nomia, ma l’economia che si pone al servizio del genere umano.

il nodo dell’occupazioneAlcuni degli interventi si sono con-centrati sul mercato del lavoro e sul ruolo dell’occupazione. Sul punto si è richiamato che alcuni economisti, tra cui il premio nobel Joseph Stieglitz, ritengono quella in corso una crisi occupazionale senza precedenti e non soltanto una fase di difficoltà finanzia-ria estesa all’economia reale. Lo dimo-stra il fatto che oggi, per la prima volta nella storia, un giovane può ritrovarsi con sia il padre che il nonno in stato di disoccupazione. Ciò preoccupa e deve far riflettere anche sotto il profilo

CULTURA COOPERATIVA

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CULTURA COOPERATIVA | qui europa

sociologico dato che il lavoro non è soltanto una fonte di reddito, ma anche un fondamentale fattore di coesione sociale attraverso cui il singolo può sviluppare contatti umani e realizzare la propria personalità. A queste proble-matiche si può rispondere efficacemente (anche) facen-do impresa in modo diverso, come dimostra la recente esperienza belga, ove l’alto tasso di disoccupazione è stato contrastato attraverso progetti legati al riuso dei rifiuti, alla tutela dell’ambiente o al reinserimento sociale dei più deboli. Una politica, quella in esame, coerente con la strategia di Lisbona – che affida al terzo settore il compito di collaborare con i poteri pubblici per una migliore tutela del singolo – e finalizzata alla produzione di un duplice vantaggio: per un verso, creare lavoro a supporto di coloro che trovano un impiego e, per altro verso, realizzare un bene comune e socialmente utile attraverso l’operato di questi ultimi.

accesso al credito e bccNel corso dei lavori, si è più volte sottolineato che chi fa impresa in modo etico necessita, al pari di ogni imprendi-tore chiamato a lavorare in prospettiva, di poter accedere al credito. A tal proposito serve richiamare gli istituti ban-cari all’attenzione e ad un atteggiamento collaborativo. Nessuno, in coscienza, può infatti attaccare l’idea di fare impresa in modo orientato al progresso sociale e secondo una concezione antropocentrica, ma serve sensibilizzare sempre di più gli opinion leader e coloro che hanno potere decisionale affinché supportino concretamente il plusvalo-re conseguente all’operato delle imprese sociali. In merito a quest’ultimo profilo è stato sottolineato con forza il ruolo delle banche di credito cooperativo, che hanno dato un’ot-tima e riconosciuta prova di solidità durante la recente crisi finanziaria e recano nel proprio Dna un modo alternativo di “essere banca”. Esse sono quindi in grado di “iniettare” a tutti gli altri attori del sistema bancario gli “anticorpi” necessari ad evitare il ripetersi di difficoltà come quelle attuali, determinate in larga parte dall’avidità e dall’impru-

denza gestionale dimostrate da alcuni fra i più importanti player della scena finanziaria internazionale.

il messaggio della commissioneIl rappresentante della Commissione Antoine Saint Denis (DG lavoro, affari sociali e pari opportunità) ha concluso i lavori osservando come, negli anni scorsi, si sia parlato a lungo della possibile sinergia tra il mondo dell’economia e del sociale. Oggi, la differenza sostanziale è che il Trattato di Lisbona prevede esplicitamente vi sia una collaborazione fattiva fra questi due mondi in chiave di attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale. Nello stesso senso va l’agenda per l’Europa del 2020 ed è quindi giunto il tempo – anche in ragione dell’interresse politico per il tema dell’economia sociale mostrato negli ultimi tempi dalla Commissione europea attraverso i com-missari Tajani e Barnier – di mettere a frutto i risultati del dibattito degli anni scorsi ed i nuovi strumenti normativi a disposizione.

* Referente da Bruxelles dell’ufficio legislativo della Federazione Trentina della Cooperazione

Samuel Cornella è il nuovo referen-te della Federazione Trentina della Cooperazione a Bruxelles. Avvocato, lau-reato in giurisprudenza all’Università di Trento, ha all’attivo un Dottorato di ricer-ca in studi giuridici comparati ed europei e significative esperienze all’estero. Sostituisce Letizia Piangerelli, da poco diventata mamma. A lei l’augurio di godersi la sua bellissima bimba e a lui di buon lavoro.

A BRUXELLESARRIVACORNELLA

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Bisogna tornarea una dimensione localedi Sara Perugini

L’INTERVISTA

sommersa, che non è mai in crisi. L’unico Paese europeo a stare bene è la Germania, dove infatti si regi-stra una crescita positiva tra il 3,2 e il 3,4%. Un risultato dovuto al fatto che ha continuato a esportare beni prodotti in casa senza deloca-lizzare la produzione.

In Italia quindi siamo messi meglio che nel resto d’Europa, Germania esclusa?In realtà la situazione italiana è molto brutta, al punto che potreb-be essere la prossima Grecia. Se ci fosse una crisi di Governo seria, è probabile che i mercati decidano di voltare le spalle al nostro Paese. È una situazione che non si può evi-tare perché la classe politica italiana è troppo concentrata sui propri interessi.

Allora secondo lei non c’è via di scampo?Per uscirne sarebbe necessaria una seria politica di austerità, come quella attuata dagli inglesi. Il nostro Paese non può continuare

ad avere un debito pubblico del 118%. E, soprattutto, non può basarsi su un’economia sommersa: più cresce il mercato nero e più il Paese è povero. Non è vero che in Italia mancano i soldi: basterebbe tassare il lavoro nero per trovare nuove risorse.È un problema prima di tutto poli-tico e poi culturale: se lo Stato non dà alcun servizio per i soldi che vengono pagati, ovviamente chi può non paga le tasse. A questo si aggiunge il fatto che gli stipendi sono ridicoli e la gente per arrivare a fine mese deve inventarsi qualco-sa, e così cresce il lavoro sommerso.

In più occasioni lei ha elogiato le banche locali, dicendo perfi-no che “si potrebbero dirottare i risparmi della gente verso gli istituti di credito cooperativo”. Perché?Le piccole banche sono differenti perché operano ancora sul territo-rio. Se vogliamo ritrovare il con-trollo della nostra economia dob-biamo tornare a una dimensione

CULTURA COOPERATIVA

Intervista a Loretta Napoleoni, economista esperta di terrorismo internazionale, che ha apertoil programma di “Tutti nello stesso piatto”, il festival internazionale di cinema, cibo e videodiversità organizzato da Mandacarù parlando di finanza, crisi e speculazione. Mercato nero, stipendi bassi e poca attenzione alla dimensione locale sono, secondo lei, i mali maggiori del nostro Paese. Per superare questa situazioneè importante che i cittadininon si fidino ciecamente,ma mantengano il controllosu quello che accade intorno a loro

Da oltre due anni il mondo sta vivendo un perio-do di forte recessione che ha coinvolto tutti, toc-cando ogni aspetto della nostra vita. oggi a che punto siamo? La crisi è finita?No, oggi siamo in una situazione peggiore rispetto a quella di due anni fa. Dopo una fase iniziale di ricresci-ta, dovuta al sostegno della domanda internazionale, che però si è basato su un ulteriore indebitamento, la situazione è di nuovo crollata. Non è un problema solo italiano. Anzi, forse in Italia la crisi si vede meno che in altri Paesi perché qui c’è una forte economia

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locale, nella quale è più facile controllare cosa accade.Il ruolo di una banca cooperativa è importante perché prima di essere un’azienda è un’istituzione che svolge il compito sociale di distribuire il risparmio all’inter-no della comunità. Un compito fondamentale che le grandi banche hanno tralasciato trasformandosi esclusivamente in aziende a scopo di lucro. Per questo credo che una piccola banca sia meglio per il risparmia-tore, che così può affidare i propri risparmi a qualcuno che conosce e che si impegna per aiutare la comunità locale.È bene però sottolineare anche la responsabilità del singolo cittadino, che deve stare attento a come inve-ste il proprio denaro, non fidandosi ciecamente di quello che gli viene raccontato, ma mantenendo un livello di controllo alto.

Ma in una epoca in cui la parola d’ordine è glo-balizzazione è realistico pensare a un’economia più locale?Certo. All’interno del modello di globalizzazione l’economia locale è forse l’unica salvezza. Anche per-ché altrimenti chi ci difende? Non è pensabile che a farlo sia lo Stato, la Provincia o il Comune.Ed è per questo, tornando alle banche, che è importan-te che siano ben radicate sul territorio, ma soprattutto che il territorio su cui sono radicate sia il loro princi-pale obiettivo.

CULTURA COOPERATIVA | l’intervista

Vivere senza usare i derivati del petro-lio, per non incrementare l’emissione di anidride carbonica, senza modificare le proprie abitudini è possibile. Lo dimostra il regista John Webstere, che racconta l’esperimento da lui vissuto con la moglie e i due figli nel documentario “Recipes for disaster – Ricette per il disastro”, pre-miato come miglior lungometraggio dalla giuria di “Tutti nello stesso piatto”.Per la categoria miglior cortometraggio è stato premiato “Born sweet – Nato dolce”, che racconta i sogni, le speran-ze, ma anche le paure e le difficoltà di Vinh Voeurn, quindicenne cambogiano affetto da un’incurabile intossicazione da arsenico.“How to Destroy the World – Come distruggere il mondo” si è aggiudicato invece il premio come miglior cortome-traggio di animazione: un improbabile programma scientifico che illustra come l’uomo sia riuscito a distruggere il pia-neta.Il premio del pubblico per la fiction è stato assegnato a “Maledimiele” di Marco Pozzi.A decretare il successo di questa seconda edizione oltre 4.000 spettatori che hanno assistito ai 26 documentari, 33 cortome-traggi e 4 film in programma. Particolare spazio è stato dedicato all’attività di for-mazione e sensibilizzazione rivolta ai bambini e ai ragazzi delle scuole del Trentino: sono stati oltre mille gli studenti che hanno approfondito le tematiche pro-poste dalle opere in concorso. Un’attività che proseguirà anche nei prossimi mesi.I più giovani sono stati coinvolti anche nella fase di valutazione: 70 studen-ti dell’istituto Marie Curie di Pergine e Levico hanno premiato “Born Sweet – Nato dolce”, per l’ambientazione, l’uso del silenzio come elemento narrativo e la scelta stilistica che lo rende un vero e pro-prio documentario di denuncia sociale, e “Animals save the planet – Gli animali salvano il pianeta” per l’animazione e il linguaggio semplice e diretto.Il Premio speciale di Altreconomia è stato attribuito a “Fair Tales” di Nicola Moruzzi e Giovanni Pompili, per aver saputo rac-contare in un coinvolgente on the road le realtà del mondo arabo del commercio equo e solidale attraverso la melodia di uno sguardo femminile.

I VINCITORIDEL FESTIVAL

Loretta Napoleoni, espertadi terrorismo internazionale

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CULTURA COOPERATIVA | editoria

In occasione dei 120 anni della Cooperazione Trentina, celebrati lo scorso novembre, la Federazione ha lanciato una straordinaria ini-ziativa editoriale: la ristampa in 21 mila copie della Guida alla coope-razione trentina. Il volume è stato aggiornato rispetto alle tre edizioni precedenti e arricchito con il testo integrale del “Testamento di don Mentore”, scritto da don Lorenzo Guetti, e pubblicato dopo la sua morte sull’Almanacco Agrario del 1898.Nella “Guida”, che ha raccolto nelle prime tre edizioni commenti molto positivi, sono presentati la storia, i valori e le regole del nostro movi-mento cooperativo con riferimenti al contesto nazionale ed internazio-nale. La quarta edizione, “speciale 120 anni”, è in distribuzione in omaggio a tutti gli amministratori, i sindaci e i dipendenti della cooperazione trentina. L’iniziativa è il risultato di un grande sforzo della Federazione, mossa dalla convinzione che il

volume potrà arricchire il bagaglio culturale e formativo dei nostri cooperatori e far crescere nel con-tempo il senso di appartenenza ad un sistema di imprese e di valori come è la cooperazione trentina. Per rafforzare l’efficacia dell’iniziativa, da parte della Federazione è stata offerta alle cooperative la disponibi-lità a partecipare ad incontri con gli amministratori e i dipendenti per la presentazione del libro.All’interno della “Guida”, sotto la copertina, è stato inserito un breve messaggio indirizzato dal presidente Diego Schelfi ai cooperatori cui è destinato l’omaggio. Scrive Schelfi: “Abbiamo deciso di farti un dono speciale: uno strumento per capire meglio la cooperazione, approfon-dirne i contenuti e il funzionamen-to, per avvicinarti con maggiore consapevolezza a questo vasto movi-mento di idee e di persone. Di più, per sentirlo nel cuore. Ricevilo come un dono prezioso, non solo perché è raro (abbiamo colto l’occasione dei 120 anni del movimento), ma

perché può essere un utile bagaglio di cultura e di conoscenza per la tua attività nel mondo della coopera-zione”. Il volume è articolato in 12 capi-toli. Gli autori sono collaboratori della Federazione, in forza a diversi uffici, e alcuni esperti: Alessandro Lucchini, docente universitario e scrittore di testi sulle tecniche di comunicazione; Alberto Ianes, responsabile del Centro sulla sto-ria dell’economia cooperativa di Trento; Mattia Granata, stori-co del movimento cooperativo, e Fabrizio Gentilini, a capo dell’Uf-ficio vigilanza sugli enti cooperativi della Provincia di Trento.In appendice, oltre a una corpo-sa bibliografia, sono pubblicati i testi completi dello statuto della Federazione, approvato dall’assem-blea generale del 5 giugno 2009, e della legge regionale numero 5 del 2008 che disciplina la vigilanza sugli enti cooperativi (c.c.).

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QUARTA EDIZIONE AGGIORNATA E AMPLIATA

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L’Africa: una terra che evoca grandi viaggi, avventura, paesaggi sconfinati e natura selvaggia, ma, allo stesso tempo, povertà, mise-ria, sanguinose guerre civili. Un continente che, comunque sia, fa spesso ammalare di un male incu-rabile e profondo: il mal d’Africa. Possiamo iniziare da qui per par-lare del sentimento che ha spinto due giovani cooperatori trentini, ylenia Bertagna e Fabrizio Cuel, dipendenti della Federazione Trentina della Cooperazione (Fabrizio lavora nel settore Casse Rurali, in particolare nel campo dell’Internal Audit, Ylenia è revisore, principalmente di casse rurali, all’interno della Divisione Vigilanza), a prendere una deci-

sione tanto importante quanto difficile, quella di chiedere due anni di aspettativa per andare a seguire un progetto di microcredi-to in Mozambico. Oppure potremmo partire da quando, dieci anni fa, il Consorzio Associazioni Mozambico (CAM) ha deciso di attivare un program-ma di cooperazione decentrata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia di Sofala, chiama-to “Il Trentino in Mozambico – Il Mozambico in Trentino”. Progetto che cinque anni fa, anche con l’ingresso in campo della Cassa Rurale di Aldeno e Cadine, ha iniziato a sviluppare il sistema del microcredito, fino ad arrivare, lo scorso 12 agosto, all’inaugura-

zione della “Caixa Financeira de Caia”, una cassa rurale specializza-ta nel microcredito al servizio del distretto di Caia, a Sena, nel cuore del Mozambico. In particolare, la Cassa Rurale di Aldeno e Cadine ha investito nel progetto il 50% del capitale sociale, pari a 150.000 euro; l’altra metà è in capo a una società mozambicana, la Gapi-Si, che ha come obiettivo quello di contribuire allo sviluppo econo-mico e sociale del Paese africano.E così, il primo di gennaio Ylenia e Fabrizio sono partiti per Caia, dove contribuiranno a sviluppare questa piccola cassa rurale, con l’obiettivo di rendere autonoma e indipendente la popolazione loca-le nella gestione della loro piccola

iN MozaMBicoper ritrovare le nostre originidi Irene Rosi

FINESTRA SUL MONDO

CULTURA COOPERATIVA

Ylenia Bertagna (la seconda da sinistra della fila di adulti) e Fabrizio Cuel (il quarto da

sinistra) con i bambini di Zanzibar

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banca.Ma da dove nasce questa decisio-ne? “E’ un’idea nata quasi per caso – spiegano -. Il pensiero di poter fare, un giorno, un’esperienza simile c’è sempre stato, ma era vissuto come un prima o poi, non ci siamo mai attivati veramente per cercare di concretizzare que-sto nostro progetto. E poi, l’esta-te scorsa, è arrivata una circolare dove veniva richiesta la presenza in Mozambico di persone esperte nel settore del credito per seguire un progetto che, fin da subito, ci è parso ben strutturato e soprattut-to tagliato sulle nostre persone”. E’ stato come un richiamo per voi? “Siamo già stati quattro volte in Africa, tre in vacanza, con zaino in spalla e mezzi pubblici, cercando il più possibile il contatto diretto con la gente del posto e per vivere fino in fondo questa terra, che ci è fin da subito entrata nel cuore. E una volta per un breve perio-do di volontariato tra i bambini a Zanzibar; un’esperienza molto significativa, che però ci ha lascia-to con la sensazione di non aver dato fino in fondo. Tanta buona volontà, certo, ma non siamo degli educatori, quindi il nostro appor-to non poteva sicuramente essere di tipo professionale. Questa volta è diverso, ci sentiamo di poter dare un contributo reale, partia-mo con l’obiettivo di poter aiu-tare davvero chi ne ha bisogno. E’ per noi il modo migliore per dare concretezza ai nostri valori e al principio della solidarietà”.Quasi, quindi, come un ritorno alle origini del movimento coo-perativo trentino. Il Mozambico adesso, ricorda molto il Trentino di don Guetti. “La congiuntura economica di sviluppo e di rapida crescita che interessa il Paese in generale e che vede l’affermazione di una piccola media impresa – ha spiegato il presidente della Cassa

Rurale di Aldeno e Cadine Luigi Baldo in occasione dell’inaugu-razione della Caixa Financeira de Caia – richiamano per certi versi la situazione del Trentino di fine Ottocento, quando le prime esperienze di credito cooperati-vo muovevano i loro timidi passi. In questa situazione, le esperien-ze di microcredito e di risparmio si sono rivelate segnali visibili di quanto piccoli finanziamenti pos-sano fare da volano per l’econo-mia locale e di quanto sia cresciuta negli anni questa coscienza tra la popolazione, assieme al senso di responsabilità nei confronti del credito e dell’importanza del risparmio nell’ottica di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia”. La nascita della cassa rurale a Sena è proprio una dimostrazione di questo passaggio: si è partiti cinque anni fa, anche grazie alla collaborazione di un ex dipen-dente delle Casse Rurali Trentine Andrea Patton, con i primi pro-getti di piccoli gruppi di risparmio e credito, iniziati con un ristretto gruppo di donne che si è impegna-to a depositare i propri risparmi in una cassa comune, dalla quale ognuna di loro poteva attinge-re per dare vita ad una nuova attività, salvo poi dover restituire la somma, maggiorata di un pic-colo interesse. Si è poi passati ai village banking: in questo caso, il finanziamento arriva anche dal CAM, ma resta il gruppo stesso a decidere a chi o per cosa utilizzare il denaro comune. E dopo alcu-ni anni, si è arrivati alla nascita della banca vera e propria, come esigenza e richiesta di quella popo-lazione locale che aveva iniziato ad utilizzare questi servizi e a cre-dere nell’importanza di accede-re a piccoli finanziamenti, altri-menti negati dalle grandi banche. Inoltre, fino a quel momento, chi

aveva a disposizione una piccola quantità di denaro era costretto a nasconderlo, in casa o spesso sotto terra, con il rischio che sparisse, rubato o mangiato dai roditori. Fin da subito il modello si è rive-lato vincente, basti pensare che la percentuale di insolvenza è bas-sissima, pari al 2/3%. Si tratta di insegnare alla popolazione locale la cultura del credito e del rispar-mio e non di imporre a priori un sistema non condiviso. Bisogna quindi sviluppare la conoscenza e la fiducia reciproca: per questo la presenza fisica e l’insegnamento sul campo sono le vere fonda-menta.E qui entrano in gioco Ylenia e Fabrizio, che per due anni abban-doneranno i loro lavori presso la Cooperazione Trentina per accompagnare con la loro profes-sionalità questo progetto, con la speranza di poter affidare, un gior-no, la “Caixa Financeira de Caia” interamente alle forze economi-che locali. Sono consapevoli della possibilità che è stata data loro dall’azienda, ma, ne sono sicuri, torneranno arricchiti, professio-nalmente e umanamente. “Sono felice di poter dare a questi due giovani la possibilità di perfezio-nare il loro sogno – dice a riguar-do il presidente Diego Schelfi – e non penso sia necessario riba-dire l’importanza di quello che andranno a fare. Consideriamo la duplice opportunità che ci si presenta: se da un lato Fabrizio e Ylenia porteranno la loro espe-rienza, anche dal punto di vista lavorativo, in Mozambico, dall’al-tro permetteremo ad altri giovani di entrare nel mondo del lavoro e di conoscere la cooperazione. Diamo la possibilità di crescere ad altri. E, siamo convinti, Ylenia e Fabrizio torneranno con qualcosa in più da offrire”.

CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo

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CULTURA COOPERATIVA

Angelo Dallabrida (Caldonazzo 1874 – Mezzolombardo 1959, una vita di 85 anni fra due secoli e due guerre mondiali) è un pittore “stra-ordinario”. Si definiva egli stesso così, un po’ perché conscio del proprio valore, un po’ per autoironia, per esorcizzare ed irridere quel primo divismo che si affacciava anche fra gli artisti, propensi a richiamare l’at-tenzione più sulla loro gestualità che sulla loro opera.“Straordinario”, peraltro, Dallabrida resta davvero, perché esce da tutti gli schemi. Nelle luci mutevoli di laghi e corsi d’acqua (i suoi soggetti preferi-ti) cercava verità, non effetti speciali. Dopo gli incontri con maestri che avevano frequentato i luoghi della pittura internazionale (Moggioli a Venezia, Garbari a Parigi) scelse volutamente di restare nel Trentino,

nelle sue borgate, fra i suoi laghi – oltre trecento, la vera cifra del paesaggio trentino – per esprimer-lo. E’ una caratteristica dell’identità trentina, questa, di fare bene le cose a casa propria, di costruire “qui”, non di fuggire per poi riempirsi la bocca di internazionalità: “Qui devi fare il meglio, non ammantarti delle gran-dezze altrui”. E’ provincialismo cre-dere che stare a New York – magari nei suoi suburbi! – sia più “in” che vivere a Mezzolombardo. Dallabrida sapeva che se fosse riuscito a espri-mere la luce di Caldonazzo, o quel-la della Nave, sull’Adige, avrebbe raggiunto l’universalità. La magia del “Notturno” a Castel Toblino, che in questa pagina riproduciamo, esprime bene questa ricerca di luci e stati d’animo insieme.Anche la Cooperazione è così.

Combatte, resiste. Resta, non dislo-ca.Meritoria – e coerente – è quin-di la mostra dedicata a Dallabrida che la Cassa Rurale di Tuenno – Val di Non, in collaborazione con il Comune di Cles, ha aperto dal 4 dicembre al 16 gennaio. E’ cura-ta da Fiorenzo Degasperi, Camillo Fedrizzi e Nicoletta Tamanini: bisognerà portarla anche a Trento. E’ l’invito a riscoprire non solo un grande pittore (la sua “acqua” come le ninfee di Monet, una ricerca assil-lante, in una pittura originalissima, di passaggio fra l’Ottocento e l’Im-pressionismo, evitando quindi le trappole del “manierismo” impres-sionista) ma anche l’arte come occa-sione per scelte di vita autentiche e libere (f.d.b.).

piTTore di LiBerTa’ARTE IDEE TERRITORIO

E’ dal sentirsi liberi, spiritualmentee mentalmente, che nasce l’amoreper la terra trentina, sia nell’arte che nel lavoro. “Cooperare”alimenta questa libertà.La grande mostra di Angelo Dallabrida promossa dalla Cassa Rurale di Tuenno – Val di Non

“Castel Toblino - Notturno” - Olio su tela - cm 61x84 - Collezione privata (pag. 35 del Catalogo).

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OPINIONI

sTa MegLio chi LavoraiN cooperaTivadi Carlo Borzaga*

Tra le molte critiche rivolte alle cooperative, in particolare a quelle sociali e di lavoro, una delle più frequenti è quella secondo cui esse pagherebbero salari sistematicamen-te inferiori a quelli delle altre impre-se e delle istituzioni pubbliche, e favorirebbero il precariato, nonché il peggioramento delle condizioni di lavoro. Questo è ciò che sostengono da tempo i sindacati e ciò che spes-so denunciano i media, da Report a Repubblica. Al contrario cresce il numero di ricerche scientifiche che dimostrano che non è sempre vero che i salari sono inferiori a quelli pagati da altre organizzazioni che operano negli stessi settori, che comunque i lavoratori delle coope-rative si dichiarano più soddisfatti del proprio lavoro di quelli occupati in altre organizzazioni, anche pub-bliche, e che i lavoratori soci delle cooperative condividono che una parte del valore da essi creato non venga distribuito in salari, ma vada a consolidare il patrimonio della loro impresa. La ragione di questa divergenza di giudizi è semplice: sindacati e media basano i loro giudizi su un numero limitato di casi, spesso finendo per focalizzare l’attenzione su situazio-ni dove la forma cooperativa è usata

in modo strumentale, mentre le ricerche scientifiche sono effettuate su campioni ampi di organizzazioni e di lavoratori. Vale quindi anche in questo caso il detto che “un albero che cade fa molto più rumore di una foresta che cresce” perché pur-troppo in Italia solo ciò che non funziona fa notizia. Non solo: pur di sostenere che dalla cooperazio-ne italiana non ci si può aspettare niente di buono si esaltano come innovative e da imitare esperienze che in Italia sono state realizzate da tempo, con ottimi risultati, ma di cui i media si sono sempre disinte-ressati. Sintomatici a questo pro-posito sono due articoli recenti su Repubblica e il Fatto Quotidiano dove si attribuisce agli Usa e all’In-ghilterra la scoperta dell’impresa sociale e del ruolo delle organizza-zioni cooperative nella produzio-ne di servizi di interesse generale, dimenticando che in Italia la rifles-sione su queste forme di impresa è in corso da almeno trent’anni e sono operative migliaia di organiz-zazioni impegnate in queste attività.Sotto accusa sono soprattutto le cooperative sociali o di lavoro che hanno in essere contratti con le pubbliche amministrazioni per l’erogazione di servizi ai cittadini.

Ciò che in questo caso stupisce è la scarsa coerenza logica delle critiche. Spesso infatti si sostiene esplicita-mente, o si lascia intendere, che le condizioni di lavoro dipendono da scelte della cooperativa e si dimen-tica che esse sono sempre o quasi la conseguenza di precise scelte delle stesse pubbliche amministrazioni che in vario modo, in particolare utilizzando gare al massimo ribas-so in cui la scelta del contraente è effettuata solo sulla base del prezzo, cercano di far fronte alla riduzione delle risorse a loro disposizione. Può forse sembrare banale, ma in que-sti casi bisogna ricordare che non sono le cooperative, ma le pubbli-che amministrazioni a decidere le modalità con cui vengono scelti i subfornitori: le cooperative possono solo adeguarsi e cercare di pena-lizzare il meno possibile i propri lavoratori. Ed è interessante notare che dove, come in Inghilterra, questi servizi sono stati affidati prevalente-mente ad imprese a scopo di lucro, le condizioni di lavoro sono deci-samente peggiori di quelle praticate in Italia dalle cooperative. E’ questo che i critici della cooperazione si prefiggono?

ECONOMIA

* professore alla Facoltà di economia dell’Università di Trento e presidente di Euricse

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OPINIONI

QUeL che coNTaè iL BeNesseredi Umberto Folena

«Troppo spesso confondiamo il fine con i mezzi. Una delle critiche mosse alle nostre econo-mie negli anni precedenti alla crisi è che facevano esattamente questo. Il settore finanziario è un mezzo per giungere a un’eco-nomia più produttiva, non un fine di per sé. È ancor peggio confondere il miglioramento di un indicatore del benessere con un miglioramento del benessere stesso. In teoria, la nostra eco-nomia dovrebbe incrementare il benessere. Anch’essa non è un fine in sé e per sé».Joseph E. Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi, La misura sba-gliata delle nostre vite. Perché il Pil non basta più per valutare benessere e progresso sociale, pag. 21.

University. Il coordinatore sarebbe stato il professor Jean-Paul Fitoussi, presidente dell’Ofce (Observatoire Français des Conjonctures Economiques). I membri erano accademici di Francia, Usa, Gran Bretagna e India. Relatori e segreta-riati erano ingaggiati presso l’Insee (Istituto nazionale di statistica e studi economici), l’Ofce e l’Ocse. Il grup-po presentava ufficialmente i risultati del proprio lavoro a Parigi il 14 set-tembre 2009. Qualche mese dopo usciva il rapporto che finalmente è stato tradotto in italiano, edito da Etas (pagine XLI-160, 18 euro), con la prefazione di Sarkozy e l’introdu-zione da cui è tratta la citazione qui a sinistra.È abbastanza curioso che di questa iniziativa si sia parlato poco. Se è stata oggetto di uno dei popolari talk-show di Rai o Mediaset, non ricordiamo. Sui quotidiani, scarne informazioni. Quasi fosse la bizzarria d’un presi-dente discusso. E la stessa cosa acca-de in queste settimane con l’inglese Cameron, che sta sostanzialmente replicando l’iniziativa francese.Il Pil – questa è la sensazione – è ancora una sorta di idolo che incute timore e che pochi hanno il coraggio di essere i primi a scalzare. Non eli-minandolo, cosa che sarebbe sciocca. Ma relativizzandolo. Ripulendolo dal suo alone sacrale. Affiancandolo

Agli inizi del 2008, il presidente francese Nicolas Sarkozy creava una Commissione incaricata di indagare sull’inadeguatezza del Pil. La sua sen-sazione – non solo sua, ovviamente – era che non fosse in grado, da solo, di misurare il benessere della comunità, e la sostenibilità economica, ambien-tale e sociale.Sarkozy faceva le cose in grande. A presiedere la Commissione chiamava il professor Joseph E. Stiglitz della Columbia University. Come con-sigliere della Presidenza invitava il professor Amartya Sen della Harvard

ad altri indicatori. Per restare in ambito trentino, da almeno un paio d’anni proponiamo che un sindaco provi – con strumenti del tutto artigianali, senza chissà quali investimenti faraonici, ma ricorrendo alle risorse e alle competenze locali – a dotarsi di uno strumento di rilevazione del benessere più aderente alla realtà. Invano. Eppure è in gioco la felicità dei propri concittadini, il benessere della propria comunità.Anche i tre – Stiglitz, Sen e Fitoussi – ammoniscono: «Le statistiche imperfette o distorte possono portare a trarre conclusioni scorrette». Un primo invito assai semplice è a considerare, accanto al reddito medio (la divisione tra il reddito complessivo e il numero degli contribuenti), il reddito mediano, ossia il reddito dell’individuo medio: il primo indicatore, infatti, viene distorto dall’eventuale persistenza, o aumento, della disuguaglianza (ricchi sem-pre più ricchi, poveri sempre più poveri, assottigliamento della classe media), tipici di molte nostre società. Con i debiti distinguo, è un po’ il pollo di Trilussa: io divoro un pollo intero, tu digiuni; statisticamente abbiamo mangiato mezzo pollo a testa… Ecco come un indica-tore, uno solo, può fornire un’immagine distorta della realtà. «Se esiste una disuguaglianza crescente, come succede in molti (se non nella maggior parte dei) paesi del mondo, può esserci una crescente disparità fra red-dito medio e reddito mediano (il reddito dell’individuo rappresentativo); uno può essere in aumento e l’altro in diminuzione».Il Pil va integrato, conclude il rapporto. E spiega anche come. Se non i sindaci, sarebbe bello, utile, intelligente che le realtà più solide della cooperazione trentina pro-muovessero una lettura della propria comunità seguendo le indicazioni della Commissione. Il Trentino se lo merita.

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ORIzzONTI

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OPINIONI

FUNivie e BaNcareLLedi Franco de Battaglia

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LA PORTA APERTA

Nelle ultime settimane di dicembre, quasi a suggellare un 2010 difficile ma estremamente importante per la Cooperazione, posto che “le crisi” sono servite a ridefinirne il ruolo e la funzione di solidarietà sul ter-ritorio, Via Segantini si è presentata all’opinione pub-blica con due scelte per nulla scontate. La prima farà discutere a lungo per la sua “creatività” finanziaria, la seconda appare forse “minore”, ma segna una presa di coscienza precisa nel difficile arcipelago del consumo. Sono ambedue strade nuove su uno scenario economico in drammatica evoluzione, anche a livello provinciale.La prima scelta (giornali dell’11 dicembre) annun-cia che la Cooperazione, con altre realtà economiche, rile-verà il capitale della Funivie di Marilleva, messe in ginoc-chio dalla grande esposizione debitoria del bino-mio Bertoli-Poletti nelle speculazioni immobiliari in laguna. “Un’operazione a cuore aperto mentre la procedura fallimentare è in corso”, è stata definita. C’è stata avidità, imprudenza, arroganza a più livelli, forse raggiri, certo non trasparenza nei passaggi della sciagurata corsa verso il crac, ma l’economia dell’in-tera Val di Sole non può essere sommersa da questa valanga di fango.La seconda scelta riguarda invece l’apertura di due bancarelle, volte a promuovere i prodotti trentini verso le migliaia di visitatori dei “mercatini” nel centro storico di Trento, facendo da traino al super-

mercato di Piazza Lodron. Il successo dei “mercatini” evidenzia come la gente, per gli acquisti, abbia biso-gno anche di atmosfera, non basta il parcheggio, il prodotto e lo sconto. Significa poi capire che ormai solo i “piccoli”, con una bancarella, possono rilanciare una imprenditoria personale e spezzare i consolida-ti oligopoli degli ipermercati. La Cooperazione ha costruito grandi realtà per difendere i suoi “piccoli” soci, servendoli anche nei paesi disagiati, ora, soprat-

tutto nelle grandi città, deve essere più elastica, occupare il territorio con una diffusione più capillare. Le bancarelle non sono alternative al super-mercato, ma lo completano. I centri storici – strangolati dalla speculazione degli affitti esosi – si rilanciano anche con le bancarelle.

Su Marilleva la partita è rischiosa, ma il Trentino non può permettersi, anche a fronte dei gravi errori compiuti, che una sua infrastruttura strategica finisca all’asta, magari in mano agli spregiudicati riciclatori che dominano il mercato. Il patrimonio trentino (e ciò non vale solo per le funivie) non può finire all’incanto. Il Trentino è ricco, ma all’asta può essere comperato un tanto al metro e c’è già chi lo fa. Non passa di qui lo sviluppo dell’autonomia.Occorre essere più sobri, ma stringere le fila, questo dice la Cooperazione con le sue scelte.

Due scelte che sembrano agli antipodi, ma che

esprimono la necessità di trovare, per il Trentino, strumenti di sviluppo

alternativi

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