La stagione dell’amore - cooperazionetrentina.it · 6 L’olio di iperico 7 Ore felici per nonni...

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n. 20 OTTOBRE 2013 Amori che resistono al passare del tempo, altri che nascono in età matura. Come ritrovare e riscoprire emozione, tenerezza ma anche desiderio La stagione dell’amore Colesterolo alto? Assegno di cura Il partigiano Prua Rivista trimestrale di Con.Solida. s.c.s. - Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1326 del 12/06/2007 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/TN - Distribuzione gratuita

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n. 20ottobre 2013

Amori che resistono al passare del tempo, altri che nascono in età matura. Come ritrovare e riscoprire emozione, tenerezza ma anche desiderio

La stagione dell’amore

Colesterolo alto?

Assegno di cura

Il partigiano Prua

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Per informazioni e suggerimenti:Silvia De Vogli, Con.Solida.c/o tridente 4 via brennero 246 – 24838121 trentoe-mail [email protected]. 0461 235723

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Direttore responsabile: Walter Liber

Comitato di redazione:

Silvia De Vogli (coordinatore),

Annamaria Marchisio,

Miriam branz,

Letizia Dallabernardina,

Paola Pedergnana

Hanno collaborato: Francesca Gennai,

Luca e Luigi Sforzellini

Fotografie:

archivio Designfabrik, archivio Panato,

archivio Pontalti, Shutterstock

Progetto grafico e impaginazione:

Designfabrik – rovereto

Stampa:

tipografia Grafiche Futura Srl – Mattarello

4 Assegno di cura

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2016

Il partigiano Prua

La stagione dell’amore

Monte Creino

Colesteroloalto?

Tempo libero 6 Il bacio del pane 6 L’olio di iperico 7 Ore felici per nonni e nipoti 7 Appuntamenti 8 La ricetta

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Da quasi un anno è attivo in Trenti-no l’assegno di cura, un’integrazio-ne economica rivolta a persone non autosufficienti che già percepiscono l’indennità di accompagnamento. Dal 1° luglio 2013 sono entrate in vi-gore alcune modifiche che riguarda-no in particolare l’aumento degli im-porti e del livello massimo di Icef, che consente ad un numero più ampio di persone di percepire l’assegno.

Cos’èL’obiettivo dell’assegno di cura è favo-rire la permanenza a casa di persone non autosufficienti. Può essere utiliz-zato con varie modalità: per contribu-ire a sostenere le spese di un’assisten-te familiare, la cosiddetta badante, assunta con regolare contratto, o per acquistare servizi – come l’assistenza domiciliare – da soggetti accreditati, sostanzialmente cooperative sociali o altre organizzazioni che già prima dell’introduzione dell’assegno di cura erogavano servizi in convenzione con l’ente pubblico. Infine l’assegno di cura può essere utilizzato per retribui-re la cura e l’assistenza che spesso gli stessi famigliari prestano a genitori o zii anziani. Con la parola “famiglia-ri” si intendono coniuge, convivente, parenti fino al 3° grado e affini di 1° e 2° grado alla persona non autosuf-ficiente; in tal caso gli interventi e la frequenza dell’impegno dovranno es-sere formalizzati.

Come e dove richiederloPer ottenere l’assegno di cura è neces-sario presentare domanda – in qualsi-asi momento, non ci sono scadenze – ad un Patronato o agli Sportelli di assistenza e informazione al pubbli-co della Provincia di Trento (sul sito www.trentinosalute.net la lista delle strutture competenti). Tali uffici prov-vedono a verificare la presenza dei requisiti necessari e a stabilire, even-tualmente, l’ammontare dell’assegno. Per accedervi è necessario:

• beneficiare dell’indennità di accompagnamento – che a sua volta implica il riconoscimento dello stato di invalidità civile. È possibile anche fare domanda contemporaneamente sia per “l’accompagnamento” che per l’assegno di cura;

• avere la residenza in provincia di Trento da almeno 3 anni continuativi;

• avere un ICEF ( Indicatore della Condizione Economica Familiare) con valore non superiore a 0,32 (novità introdotta a luglio 2013, prima il limite era 0,28).

Se tutti i requisiti sono rispettati il Di-stretto Sanitario convoca la persona non autosufficiente ad una visita am-bulatoriale per valutare il grado di non autosufficienza e poter quindi stabili-re l’ammontare a cui ha diritto. Le fa-sce di gravità sono 4 e corrispondono

ad una somma che va da un minimo di 100 € a un massimo di 1.100 €. A stabilire grado di non autosufficienza e assegno di cura è la cosiddetta UVM – Unità Valutativa Multidisciplinare – composta da medico, infermiere e as-sistente sociale. In accordo con l’an-ziano e la sua famiglia l’UVM redige il Piano Assistenziale Individualizza-to (PAI) dove si registrano il livello di

di Miriam branz

Fra le novità entrate in vigore a luglio l’aumento degli importi e del livello massimo di ICEF

Assegno di curaAssistenza a casa, le ultime novità

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gravità, l’importo corrispondente e la sintesi dei servizi di cura e assistenza necessari. L’assegno di cura si somma all’indennità di accompagnamento e viene liquidato dall’Agenzia per la Previdenza Integrativa (APAPI).Una volta ricevuto l’assegno di cura è importante non dimenticarsi che ogni anno – dal 1° ottobre al 31 dicembre – bisogna fare richiesta per riaccertare la condizione economica (ICEF). Pena la revoca della somma.

Per ulteriori informazioni PRoNToSANITÀ 848 806 806www.trentinosalute.net

SerVIzI

Il pianista statunitense di origine polacca Arthur Rubinstein (1887-1982) si esibì per la prima volta in occasione di un concerto di beneficienza. Era il 1894 ed aveva soli sette anni. Il suo ultimo concerto risale invece al 1976, quando solo all’età di 89 anni decise di abbandonare le apparizioni pubbliche a causa del grave deterioramento della vista. È grazie a lui ed alla sua musica se molti degli stereotipi che relegavano la popolazione anziana ai margini della società sono stati superati in favore di una cultura positiva dell’invecchiamento. Il pianista, in una delle innumerevoli interviste, rivelò la “ricetta” che gli stava consentendo di continuare ad esibirsi in concerti anche con l’avanzare dell’età. Una ricetta che diede l’ispirazione allo psicologo tedesco Paul baltes per formulare la sua teoria dell’“invecchiamento positivo” denominata SoC, ovvero Selezione, ottimizzazione e Compensazione. Rubinstein dichiarò infatti che con l’avanzare dell’età aveva dovuto ridurre l’ampiezza del suo repertorio pianistico e suonare meno pezzi così da gestire la riduzione di forze e di abilità venute meno con la vecchiaia e continuare così la sua carriera musicale. Aveva di conseguenza fatto un’operazione di selezione individuando gli ambiti di conoscenza, competenza

ed attività che voleva preservare nel tempo. Dichiarò che aveva iniziato a spendere più tempo nell’esercitarsi mettendo in atto una strategia di ottimizzazione che consiste proprio nell’esercitare le abilità e le competenze mettendo in atto capacità di apprendimento residuo. In ultimo dichiarò di aver iniziato ad usare alcuni trucchi: quando ai concerti doveva suonare dei pezzi di musica veloce, eseguiva quelli lenti più lentamente del solito, in modo da dare il senso della velocità ai pezzi più veloci. In altre parole, aveva messo in atto una strategia di compensazione che gli permetteva di sopperire alle capacità perdute con la propria riserva di risorse e tramite aiuti ambientali esterni.Le strategie usate da Rubinstein insegnano che anche nella fase dell’invecchiamento si possono sviluppare strategie e capacità e che l’acquisizione di nuove conoscenze attraverso la pratica e l’esperienza può arricchire la mente (anziana) e compensare la perdita dell’intelligenza fluida. Partecipare pertanto ad occasioni di apprendimento e formazione diventa la strategia vincente per continuare anche in età matura ad avere un ruolo attivo nella comunità ed arginare i processi sociali di disimpegno e squalifica che colpiscono la popolazione anziana nella società moderna.

A lezione da RubinsteinL’apprendimento nella terza età

di Francesca Gennai, Ricercatrice e Formatrice presso l’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale

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a cura di Cooperativa Sociale terre Altre

L’iperico è una pianta erbacea peren-ne conosciuta anche come erba di San Giovanni, scacciadiavoli e perfe-rata. È ben riconoscibile anche quando non è in fioritura perché ha le foglio-line che, in controluce, appaiono bucherellate a causa di piccole vesci-chette oleose. I fiori sono color giallo oro e hanno 5 petali. È facile trovarla, fino a 1.600 m, in terreni asciutti, lun-go i margini delle strade o dei campi e nelle radure, in posizioni soleggiate o semiombreggiate e le sue proprietà, antisettiche e cicatrizzanti, ne fanno un ottimo rimedio in caso di piaghe, ferite, scottature domestiche e solari. L’olio si utilizza anche come antido-lorifico in caso di reumatismi musco-lari e articolari.

Ricetta:

Ingredienti:70 grammi di sommità fiorite fresche (si può comparare essiccato in erbo-risteria, ma meglio utilizzare i fiori freschi. Si raccolgono a inizio fiori-tura, da giugno ad agosto a seconda dell’altitudine).20 ml di olio extravergine di oliva op-pure olio di semi di girasole.Riempire un barattolo con fiori e olio ed esporlo alla luce diretta del sole per 30 giorni senza chiudere il coperchio ermeticamente ma lasciandolo svitato per evitare fermentazioni. Aprirlo di tanto in tanto e smuovere i fiori con un cucchiaio. Già dopo i primi gior-ni l’olio comincia a tingersi di rosso; terminato il periodo di macerazione, filtrare l’olio in bottigliette o barattoli scuri e conservarli al fresco.

Attenzione: l’iperico è fotosensibiliz-zante. Dopo il suo utilizzo la pelle non deve essere esposta al sole o ai raggi UV.

Rimedi della NaturaL’olio di iperico

Il bacio del panedi Letizia Dallabernardina

Vincitore nel 2012 del Premio Campiello, Carmine Abate torna in libreria con il suo nuovo romanzo “Il bacio del pane”, in cui emerge ancora una volta la sua straordinaria capacità di restituire il sole, i colori e i profumi della sua terra d’origine: la Calabria. Una Calabria, quella raccontata nel romanzo, che porta addosso i segni della ‘ndrangheta e ancora sospira per le ferite del passato. Una terra in cui d’estate i giovani amano andare alla cascata del Giglietto, luogo incantato, teatro di tuffi e nuovi amori. Una Calabria, infine, fatta di anime che hanno sofferto, persone che, come il vecchio Lorenzo, sono state schiacciate dal peso della mafia senza per questo rinunciare a lottare e credere nei valori più autentici. Ecco quindi che “Il bacio del pane” assume un significato profondo: è un segno di rispetto nei confronti della fatica e del duro lavoro, come ricorda il vecchio Lorenzo ad alcuni ragazzi: «il pane non si butta via, come una pietra senza valore. Il pane è vita, ci vuole troppa fatica per farlo. Il pane va rispettato». Abate riesce a dipingere tra le pagine del suo libro una storia giovane, fatta di amori e videochiamate, ma anche di ragazzi che ascoltano i racconti appassionati di una persona ormai anziana. Lo fa con slancio civile e con semplicità, quella stessa semplicità che al Sud si riconosce nell’antico gesto del bacio del pane.

“Il bacio del pane” di Carmine Abate (Mondadori, 2013)

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teMPo LIbero

AppuntamentiMusica, teatro e cultura

26 ottobreore 20.45Vezzano - Teatro Valle dei Laghi

Gaber se fosse GaberIncontro-spettacolo di e con Andrea Scanzi

6 novembreore 20.45Pergine - Teatro Comunale

Ferite a morteDi Serena DandiniStagione di prosa

7 novembreore 20.30Trento - Teatro sociale

L’Officina - Storia di una famigliaFamiglia e lavoro: un’epopea lunga 80 anniDi Angela Demattè

7 novembreore 17Trento - Caffè letterario Bookique, parco della Predara

Nel nome della donnaCaffè dibattito

16 novembreore 20.30Trento - Teatro sociale

L’elisir d’amore Di Gaetano DonizettiStagione Lirica 2013-14

Ore felici per nonni e nipotidi Miriam branz

basta poco per rendere speciale un pomeriggio. basta poco per suscitare nei bambini emozioni così intense che anni dopo aiutano ad affrontare i momenti più duri; una capacità che tecnicamente si chiama resilienza. “Ai bambini piacciono i racconti e spesso non servono libri perché le narrazioni più belle sono quelle vissute in prima persona – spiega Silvana Buono psicologa e coordinatrice pedagogica della Cooperativa La Coccinella di Cles. Non serve essere esperti, basta raccontare scorci di vita passata prendendo spunto dai molti elementi che ci circondano, dentro o fuori casa: un gioco, un vecchio albero del giardino, una fotografia. Raccontare al nipotino aneddoti e ricordi – magari legati anche alla sua mamma o al suo papà –, oltre ad essere affascinante, infonde sicurezza al bambino e crea un legame con quelle che sono le sue stesse radici. Una catena di ricordi tra generazioni che si rafforza man mano che si libera”.Il tempo che nonni e nipoti condividono è quindi un’opportunità, un tempo prezioso per il benessere di entrambi: “da un lato - continua Silvana buono - i nonni hanno esperienza e capacità, dall’altra i bambini sono “inesperti” ma con tanta voglia di apprendere; portano con sé un atteggiamento privo di filtri e pregiudizi che noi adulti abbiamo invece in abbondanza. Parallelamente, i nonni hanno un modo di essere che è diverso da quello dei nipoti e da quello dei figli. Per varie ragioni: una per tutte la percezione del tempo che si distingue sia se si pensa al modo in cui trascorrevano le giornate cinquant’anni fa, sia se si pensa al modo in cui molti pensionati trascorrono le giornate oggi: la loro sensazione del tempo non è uguale a quella dei figli che spesso lavorano. Far scorrere quindi le ore lentamente è positivo per i bambini, che hanno bisogno di tempo “vuoto” e di calma per rielaborare. La noia, infatti, che deriva dal non essere continuamente stimolati, può essere costruttiva perchè spinge il bambino a riempirla con la fantasia. Ecco che i nonni, nei pomeriggi che trascorrono con loro, possono cogliere l’opportunità di fare attività come narrare, appunto, ma anche passeggiare, costruire giochi o semplicemente ascoltare”.

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Ingredienti e dosi per 4 persone

•130 g di fiocchi di avena•90 g di polpa di trota di

torrente precedentemente cotta al vapore

•5 dl di latte di soia•30 g di prezzemolo tritato•20 g di cipolla tritata•5 g di aglio tritato•2 cl di olio di oliva extravergine•1 cl di aceto di mela•10 g di semi di finocchio•30 g di farina di frumento•sale qb

Per 2 persone

Dimezzare le dosi, calcolando 60 g di fiocchi di avena e 40 g di polpa di trota

Accostamenti Vini

LS bRUT TRENToDoCSFoRZELLINI SELECTIoNCantine Monfort

LS SAUVIGNoN bLANCSFoRZELLINI SELECTIoNCantine Monfort

Le immagini riportate sono a scopo illustrativo. Le ricette sono proposte e redatte secondo scienza e coscienza.Non possiamo assumere responsabilità per la riuscita dei piatti.Sforzellini Consulting S.r.l.

Bocconcini di fiocchi di avena e trota al vaporePreparazioneMettere in un tegame il latte di soia, portare a bollore sul fuoco, abbassare la fiamma e unire stemperando con un mestolo i fiocchi di avena. Formare un composto omogeneo, salare in proporzione e cuocere per cinque minuti. Togliere dal fuoco e fare intiepidire.

Aggiungere la polpa di trota, l’aceto di mela, la cipolla, l’aglio, il prezzemolo, poco olio di oliva poi salare e amalgamare fino ad ottenere un impasto omogeneo.

Far riposare a temperatura ambiente per dieci minuti.

Su un piano infarinato formare con il composto ottenuto dei rotolini dello spessore di circa due centimetri. Da questi tagliarne dei bocconcini lunghi tre centimetri, sistemarli su una teglia ricoperta da carta forno e farli riposare per cinque minuti.

Mettere a cuocere i bocconcini nel forno preriscaldato a 170° per venti minuti.

A cottura ultimata toglierli dal forno e cospargere con sale fino iodato.

Per ultimare la preparazione, decorare i bocconcini nei piatti con delle lamelle di trota cotta a vapore e un filo di olio di oliva extravergine.

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Colesteroloalto?

nità, è molto indicata.” Mantenere nel tempo un’alimentazione corretta è importante, soprattutto perchè con l’avanzare dell’età, ovvero con l’ar-rivo di menopausa o andropausa la probabilità di ipercolesterolemia au-menta.

Dove si trova il colesterolo?“Leggere attentamente le etichette dei prodotti alimentari è il primo pas-so da compiere – spiega la dottoressa Ziviani – In molti prodotti trasforma-ti, ovvero lavorati a livello industriale come crackers, fette biscottate, pata-tine e merendine, si utilizzano grassi (olio di palma, cocco, soia, arachi-

di Letizia Dallabernardina

“I valori del colesterolo sono eleva-ti. Dovrà mettersi a dieta”. Cresce il numero di persone che sentono pro-nunciare frasi simili dal proprio me-dico: l’ipercolesterolemia, ossia un colesterolo oltre i 240 mg/dl, è infatti aumentata negli ultimi 10 anni e oggi interessa circa il 38% degli italiani.

Buono o cattivo?Il colesterolo, in realtà, è un grasso presente nel sangue, che svolge fun-zioni importanti come la formazio-ne di bile per la digestione o la pro-duzione di vitamina D, per le ossa.

Esiste tuttavia un tipo di colesterolo chiamato “LDL” comunemente detto “cattivo” poiché si deposita nelle pa-reti delle arterie aumentando il rischio di malattie cardiovascolari. La prima cosa da fare, in questi casi, è seguire una dieta specifica. Ma quali alimenti privilegiare e quali, invece, evitare? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Patrizia Ziviani, dietista coordinatrice del Servizio Dietetica dell’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto. “La dieta - sottolinea la dottoressa - è il primo approccio terapeutico per contrastare il colesterolo alto e quella mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’uma-

Cereali, frutta, verdura e pesce: la vera cura è la dieta mediterranea

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privilegiare la bresaola, o eventual-mente prosciutto crudo o cotto sgras-sati. Da evitare, invece, salame e altri insaccati, ricchissimi di grassi saturi e privi di altri nutrienti, mentre il burro è da utilizzare con parsimo-nia. “Come condimento – sottolinea la dottoressa – è importante l’olio extravergine di oliva, ricco di grassi monoinsaturi e polinsaturi adatti a prevenire le placche di colesterolo.” Un discorso a parte merita l’uovo: è vero che il tuorlo contiene circa 180 mg di colesterolo, ma ha anche le lecitine che ne contrastano l’assorbi-mento. Ecco perché se ne può man-giare uno a settimana, stando attenti, però, ad associarlo a cibi magri. Frutta e verdura al contrario fanno benissimo perché riducono l’assor-bimento dei grassi saturi del cole-sterolo. “Anche i cereali fanno bene – continua la dottoressa – un piatto di pasta al pomodoro, ad esempio, accompagnato da una porzione di legumi, verdura e pane, ricchi di proteine vegetali e poveri di grassi saturi”. Allo stesso modo il cosiddet-to “pesce azzurro” almeno 3 volte a settimana, è una buona abitudine perché ricco di grassi Omega3.

SALute

de…) che contengono un’elevatissi-ma percentuale di grassi saturi e co-lesterolo.” L’alimentazione, inoltre, deve essere varia: esistono cibi che non si possono eliminare completa-mente perché contengono anche so-stanze nutritive di cui l’organismo ha bisogno. “Si può quindi mangiare di tutto, ma nella giusta collocazione e prestando attenzione a non superare mai i 200/250 mg di colesterolo al giorno - precisa la dottoressa. Il for-maggio, ad esempio, non va demo-nizzato: il parmigiano (40 g 1/2 volte a settimana) è ricco di calcio, il cui fabbisogno dopo menopausa e an-dropausa aumenta, e aiuta a preveni-re malattie come l’osteoporosi. Ricco di calcio e proteine è anche il latte, meglio se parzialmente scremato pa-storizzato e bevuto al mattino per permettere all’organismo di assorbire i nutrienti tramite il movimento.” “Ridurre gli alimenti di tipo animale aiuta a diminuire l’apporto di gras-si” continua Ziviani. La carne, pre-feribilmente bianca (coniglio, pollo, tacchino), di vitellone o cavallo, si può mangiare in porzioni da 100 g non più di due volte a settimana. Per quanto riguarda gli affettati, meglio

“In Trentino sono circa 6-7.000 le persone affette da questa patologia, con circa 10 nuovi casi all’anno di persone oltre i 65 anni”.

Sapevate che... L’aquila di San Venceslao, stemma che rappresenta la provincia di Trento, affonda le sue origini al 1339, quando fu eletto principe vescovo di Trento Nicolò da bruna. Ai tempi il principato era un territorio ambito sia dai Conti del Tirolo che dai casati di baviera e Lussemburgo da cui il Principe Vescovo doveva proteggersi. Grazie all’aiuto del Re Giovanni di boemia, dal quale era stato al servizio, Nicolò da bruna cominciò a frenare le contese e a riappropriarsi dei feudi usurpati. Rafforzò l’esercito del Principato ponendolo sotto uno stemma unitario e prestigioso che potesse competere con quelli della nobiltà in contesa. Uno stemma come quello dell’aquila fiammeggiante di San Venceslao, duca di boemia, venerato come santo e martire dopo la sua morte nel 935 d.C..

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di Letizia Dallabernardina

Tra le meraviglie paesaggistiche che il Trentino offre ce n’è una che po-chi conoscono: il monte Creino, in val di Gresta. La sua scarsa notorietà ha permesso a questo luogo di rima-nere avvolto da un’atmosfera d’altri tempi. Il percorso per raggiungerlo è semplice e adatto a tutti. La strada che da Loppio sale fino ai piedi del monte è circondata da terrazzamenti e sembra condurre i visitatori verso un mondo dove gli orologi sembrano essersi fermati, dove i contadini con-tinuano a nutrire con la stessa pas-sione la terra della loro Valle, oggi conosciuta come il grande orto bio-logico del Trentino. Giunti in località Santa Barbara, a 1.170 metri di altez-za, si scorge il monte, vestito di pata-

te, cavoli cappucci, zucchine, verze. Da qui si procede a piedi per un paio d’ore lungo stradine facilmente per-corribili attraverso campagne colti-vate. Una volta in cima, a 1.290 metri di altezza, si può godere della vista sul Lago di Garda e, chi lo desidera, può continuarelungo un percorso de-finito alla scoperta di tratti di trincea, postazioni di artiglierie e altri manu-fatti militari che circondano il mon-te e che risalgono alla prima linea austro-ungarica. La zona del Creino infatti era parte della linea principale di difesa della Prima Guerra Mondia-le e fortificata, quindi, con trincee dotate di ricoveri nella roccia e con depositi che sbarravano la valle fino a congiungersi alle difese del monte Biaena. Le postazioni erano inoltre collegate alla Valle del Sarca dalla te-

leferica Vigòle - Brugnolo - Creino e durante il conflitto gli opposti schie-ramenti arrivarono a scambiarsi colpi di artiglieria dal Creino fino a Limo-ne sul Garda. Un percorso che porta la memoria al passato e può essere spunto per narrare storie ai bambini. Un percorso a cavallo tra i resti di de-cenni fa, conservati dalla montagna, e il presente nella vallata sottostante, così addormentata se vista dall’alto quanto attiva ed industriosa se guar-data da vicino.

www.val-di-gresta.itAPT RoveretoPiazza Rosmini 16Tel. 0464 430363 [email protected]

Due passi tra memoria e natura

rISCoPrIre IL treNtINo

Queste montagne suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime

Giovanni Paolo II

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Come cambiano sessualità e desiderio con il passare degli anni

La stagione dell’amore

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Non si smette d’amare quando compaiono le prime rughe. 40, 50 anni insieme, stessa casa, stesso letto. Ci sono amori che resistono al pas-sare del tempo, altri che nascono quando si ha ormai una certa età. L’amore è emozione e tene-rezza, ma è anche desiderio fisico. Oggi l’argomento della sessualità non è più un tabù, ed è possibile approfondire il tema per migliorare il benessere sessuale e affettivo dopo una certa età. Ne abbiamo parlato con la Dot-toressa Carla Maria Brunialti, Psicologa Psico-terapeuta e Sessuologa clinica a Rovereto.

Come cambia l’affettività negli anni? Cambia in base a fattori diversi. Nella secon-da metà della vita si attraversano vari decenni: i rampanti post 50, nei quali con decisione si contrastano i mutamenti del corpo; gli agili 60 tra nipoti, coniuge, nuovi amori e magari qual-che acciacco; i 70 tra affettività e speranze; gli 80, i 90... dipende dalla salute: una nuova fi-danzata o la badante? A nessuna età si può vivere senza amore, sen-za riceverne e darne. Le strade della sessualità invece sono più complesse e fragili. Avere o no comportamenti sessuali dipende da vari fattori: la salute, il rapporto con la propria intimità, l’ac-cettazione dei cambiamenti del corpo, un part-ner complice, l’entusiasmo di un nuovo amore.

È possibile innamorarsi a qualsiasi età? Certo. Ci sono coppie, ad esempio, che si cre-ano dopo i 50 anni e che hanno trovato un nuovo modo di “stare assieme”: ognuno a casa propria. Pur amandosi e trascorrendo tempo in-sieme, i due sono consapevoli che non è possi-bile rinunciare a certi territori personali, perché la rinuncia minaccerebbe la propria identità.

L’eSPerto

Ci sono altre coppie che si creano da un incon-tro razionale: è un’alleanza tra due solitudini, peraltro legittima. A volte falliscono, soprattutto quando sono un tentativo di colmare il vuoto della propria vita. In queste possibili forme di innamoramento non sono da sottovalutare situazioni assai vicine alla circonvenzione di incapace, quando il “grande anziano” si infatua di una donna molto più gio-vane che lo assiste e destina a lei parte delle sue risorse economiche; una situazione complessa da gestire con delicatezza.

di Paola PedergnanaLa stagione dell’amore viene e va, i desideri non invecchiano quasi mai con l’età…Franco battiato

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Come cambia il rapporto col sesso col passare degli anni? La sessualità è presente in ogni fase della vita. Non è semplice voglia fisica. È desiderio, attra-zione, eccitazione che nasce nella mente e nel cuore. I gesti sessuali sono un diritto (nel rispet-to dell’altro), mai un dovere. E soprattutto non sono solo per giovani belli e sani. Studi recenti rilevano come la sessualità migliore si ha dopo i 45 anni. Per fortuna programmi televisivi, gior-nali e riviste stanno contribuendo al superamen-to di schemi mentali arcaici, in Internet molti blog sono dedicati agli over 50, come il fatto che i 60-70enni di oggi sono pieni di energia, voglia di vivere, viaggiare, ballare.

Cos’è possibile fare per vivere serenamente la propria sessualità in età matura?Partiamo dal concreto. Ecco alcuni suggerimenti che giovano: l’esercizio fisico (produce endor-fine), le manifestazioni affettive reciproche (si nutre la fiducia), una cura del corpo che non sconfina nel maniacale, una regolare attività

sessuale (mantiene il livello ormonale) e quando permangono nel tempo disturbi importanti quali calo del desiderio, aggressività reciproca, assen-za di affettività, alleanza con i figli ed esclusio-ne del/la coniuge dalla relazione, la consulenza presso Sessuologi certificati.Nella sessualità, l’identità personale e l’intimità della coppia vengono messe alla prova, quindi – ad un livello più profondo – la serenità nell’e-sperienza del piacere erotico è il punto di arrivo di un percorso di maturazione di vita. Quando questo accade, ci si può permettere – a qualsiasi età – il gioco della seduzione; attrarre a sé l’al-tro, avvicinarsi e allontanarsi, diventano ingre-dienti del desiderio reciproco, gioco consape-vole e non manipolatorio. È a questo punto che tenerezza ed erotismo giungono a coesistere armonicamente nella fase matura della coppia, facendosene un baffo dei mutamenti del corpo.

E se si è soli?Qui bisogna distinguere l’essere soli dal sentir-si soli. È piuttosto comune sentirsi soli anche dentro un matrimonio, quando è ormai vuoto di sentimenti e si regge per motivi di convenienza o abitudine. Nel caso della donna, se per lunghi anni ha vissuto la sessualità come imposizione da parte del marito, ora lo ricambia con risen-timento e rabbia. Nell’uomo il distanziamento affettivo è dovuto spesso alla noia della con-suetudine; alla scarsa attrazione fisica per una partner non tanto invecchiata ma “trascurata”; alla fatica verso un linguaggio affettivo mai ve-ramente appreso. È la solitudine nella coppia.Ci sono poi persone concretamente sole. Vedo-ve, che dopo anni di famiglia, si trovano a fare i conti con una tavola apparecchiata, un letto vuoto, i figli lontani. O non sposate perché non hanno trovato la persona giusta o perché han-no vissuto con la madre fin quando lei e loro sono diventati anziani. Per quello che non han-no avuto, esprimono sentimenti intensi di rim-pianto. Sono chiamate ora a re-inventarsi una vita relazionale con qualche affetto. Gruppi di attività, viaggi organizzati, associazioni e volon-tariato possono essere un modo di offrire amore evitando che il cuore rinsecchisca.

I gesti sessuali non sono solo per i giovani belli e sani. Studi recenti rilevano come la sessualità migliore si ha dopo i 45 anni

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Una corda, due lattine vuote in cui parlare e la comunicazione è fatta! Quante volte, da bambini, si giocava al famoso “telefono senza fili”. Un “gioco” che oggi esiste ancora e può davvero mettere in contatto migliaia di persone in ogni parte del mondo: Skype. L’utilizzo è semplice: si accede dal computer o dal cellulare (anche dal telefono fisso), si crea un account e si avvia la telefonata, gratuitamente! Questo software, nato a Tallin in Estonia 10 anni fa dalla creatività di Niklas Zennström e Janus Friss, ha permesso a milioni di persone di restare in contatto con i propri cari e condividere la vita quotidiana in ogni momento e in ogni luogo. Skype infatti non è solo telefonate, ma anche sms, video, documenti, foto. basta una connessione ad internet e un click per fare una riunione di lavoro, perché i nonni assistano ai primi passi di un nipote lontano, perché gli amici si scambino le foto dell’estate. Un mondo assurdo? Per alcuni può sembrarlo, ma per i più di 670 milioni di utenti Skype è una tecnologia semplice che accorcia le distanze e mantiene vive le relazioni.

Skype: comunicazione senza confinidi Annamaria Marchisio

Skype. L’utilizzo è semplice: si accede dal computer o dal cellulare (anche dal telefono fisso), si crea un account e si avvia la telefontata, gratuitamente!

L’eSPerto

Il partigiano Pruatestimonianza raccolta da Silvia De Vogli

La lotta per la libertà e la dignità degli uomini

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orrado Pontalti, il partigiano Prua, classe 1923 conserva nella sua casa un archivio con centinaia di documenti, lettere, foto, ma sopratutto ha una formidabile e inusuale memoria. Eppure documenti e ricordi sono rimasti per decenni celati nel silenzio, tanto

che, fino a poco tempo fa, perfino alcuni suoi familiari non sapevano che lui fosse stato tra i combattenti per la libertà. “Ci sono cose – racconta Prua – che non si possono dire neppure a distanza di molti anni. Ho promesso di non fare mai il nome di persone che mi hanno aiutato offrendomi cibo, rifugio e cure quando sono stato ferito. La paura di rappresaglie era forte: se scoprivano che avevi aiutato un partigiano, come minimo ti bruciavano la casa”. La vera ragione del silenzio di Prua, però, sembra essere un’altra: il giudizio di chi, dopo la liberazione, lo ha considera-to come un traditore, un vigliacco che ha abbandonato amici e famigliari. Nel 2009 lo storico Giuseppe Sittoni convince Prua a raccontare i fatti cui ha preso parte tra il 1942 e il 1945, raccolti poi nel libro “Sudditi. Fedeli e contro”. Da allora Prua non ha più smesso di raccontare: va nelle scuole, fa incontri pubblici e non solo perché il clima è cambiato ma perché ha capito quanto sia impor-tante trasmettere la memoria della resistenza sopratutto alle giovani generazioni. “Cerco anche di far capire – dice

Prua – che disertare non sempre significa essere vili, ma che talora è necessario per salvare l’onore e la dignità di uomini”. Anche Tracce ha avuto l’onore di raccogliere la sua testimonianza che riportiamo in due puntate. “Forse fu l’esodo degli altoatesini a farmi capire che il clima stava cambiando. Era il 1942, avevo 19 anni ed ero impiegato presso il Comune di Bolzano. Tutte le mattine alle cinque partivo da Povo, dove abitavo, e a piedi raggiungevo la stazione di Trento dove prendevo il treno accelerato. Le scene che non vidi alla stazione di Bolzano! Hitler e Mussolini avevano fatto un accordo che consentiva ai sudtirolesi di chiedere la cittadinanza tedesca e trasferirsi in Germania. Vidi famiglie separarsi piangendo disperate. Valige e fagotti. A partire erano sopratutto gli uomini, salivano sui treni mentre le donne, circondate dai popi, restavano ferme sui binari ad asciugarsi le lacrime con gli enormi grembiuli che portavano allacciati alla vita. Tutti pensavano però che si sarebbero presto riuniti, appena gli uomini avessero trovato un lavoro. In realtà molti di loro appena arrivati in Germania furono sbattuti, anche contro la loro volontà, nelle divisioni SS. Pur non avendo idee naziste, tanti finirono per morire combattendo nell’esercito tedesco. Il sabato, per chi come me non era ancora in età di leva, c’erano le esercitazioni del cosiddetto premilitare.

Pontalti con la famiglia e da ragazzo

Se scoprivano che avevi aiutato un partigiano, come minimo ti bruciavano la casa.

StorIe DI VItA

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Io facevo parte dei pre marinai. A luglio il maresciallo del-la marina organizzò un mese sulle navi scuola tedesche: la Deutschland, la Miransee e altre. Partimmo in trenta. Fu lì che perfezionai il mio tedesco imparando canzoni e sopratutto termini militari. Non potevo sapere allora che questo mi avrebbe salvato la vita. A gennaio del 1943 fui chiamato alle armi: prima a Venezia, poi su un’isoletta di fronte alla città lagunare e infine a Genova.Nel capoluogo ligure i bombardamenti erano tremendi: gli aerei venivano dal mare e te li trovavi in un attimo sopra la testa a gettare bombe. Ero lì quando l’8 settembre fu fir-mato l’armistizio. I miei compagni ed io lo scoprimmo la sera, quando rientrammo dalla libera uscita. Eravamo al-loggiati nella stazione marittima, perchè la nostra caserma era andata completamente distrutta. Non ci fu data alcuna disposizione. Aspettammo. Verso l’albeggiare sentimmo raffiche di mitra sul portone e delle urla in tedesco: RAUS! Tradussi quelle grida ai mie compagni: ci dicono di uscire, con le mani alzate e senz’armi e non ci torceranno un ca-pello. Il tenente tedesco chiese chi di noi sapeva il tedesco: mi feci avanti. Mi ordinò di stare vicino a lui e di dire ai miei camerati che eravamo prigionieri. Ci incamminammo, destinazione: i campi di lavoro e prigionia tedeschi. Man mano che procedevamo si univano alla fila altri militari ita-liani fatti prigionieri. Ad un certo punto il tenente mi portò

in un bar a bere un caffè e mi disse: “stai tranquillo; a te pensiamo noi”. Mi stava offrendo la sua protezione, ma io appena ebbi la possibilità scappai. Tornai a casa a Povo. Di giorno rimanevo nascosto in mezzo ai campi di granoturco. Dopo un primo editto che intimava ai soldati scappati di consegnarsi a pena di severe punizioni, ne fu emanato un altro che invece prometteva il condono, un lavoro e le carte annonarie per mangiare. Ne approfittai, naturalmente, ma non mi fu possibile tornare a lavorare a Bolzano perchè la linea ferroviaria del Brennero era continuamente mitraglia-ta. Dopo poco tempo arrivò una cartolina che mi convoca-va per far parte dell’istituendo corpo di sicurezza trentino che avrebbe sostituito la polizia. L’alternativa era ritornare a combattere con i tedeschi, perciò accettai. Il corso durò due mesi e capii quasi subito che non si trattava di polizia: quello che volevano farci fare, a parte la guardia a stazioni o ad altri luoghi strategici, erano i rastrellamenti. Io non vo-levo sparare ad altri italiani. Ero stato ingannato, ma c’era ben poco da fare, se fossi scappato e mi avessero preso era certa la fucilazione. Ma questo era ancora il minimo, se fos-si sfuggito alla cattura, infatti, a pagare sarebbe stata la mia famiglia con l’arresto e la casa bruciata. Ormai però avevo deciso: dovevo diventare partigiano senza che il reato fosse palese. (fine prima puntata)

Gli aerei venivano dal mare e te li trovavi in un attimo sopra la testa a gettare bombe.

Sopra: Pontalti in divisa da marinaioA destra: con il padre e il fratello

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