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12 PAOLO PRETI Diventare grandi restando piccoli Più export e più biologico 6 ANDREA SEGRÈ Valsugana, l’uomo delle fusioni 32 SILVIO STEFANI I piccoli negozi aiutano la coesione 34 SERGIO ARZENI POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica 5 - MAGGIO 2015 Facebook Coperazione Trentina Twitter @CooperTrentina ALLA CONQUISTA DI NUOVI MERCATI COOPERATIVE ALL'EXPO

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12P A O L O P R E T I

Diventare grandi restando piccoli

Più export e più biologico

6A N D R E A S E G R è

Valsugana, l’uomo delle fusioni

32S I L V I O S T E F A N I

I piccoli negozi aiutano la coesione

34S E R G I O A R Z E N I

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica

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AllA conquistA di nuovi mercAti

COOPERATIVE ALL'EXPO

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Nuovi servizi in famiglia

Cooperativa

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Arriva il condominio

"social"

Sant’Orsola investe

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Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoMichele Dorigatti, Silvia De Vogli, Umberto Folena, Mattia Mascher, Arlene Scotti, Paolo Tonelli, Elisa Dossi.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2015Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

EDITORIALE

03 Guardiamo alla salute per pensare al futuro

IN PRIMO PIANO 4-7 Le cooperative trentine all’Expo: Parte l’Expo e le cooperative trentine non mancheranno all’appuntamento: Cavit, Mezzacorona, Astro, Melinda, Trentingrana e anche la cooperativa sociale La Coccinella. L’intervista al prof Andrea Segrè.

8-13 Segnali di fiducia: Le cooperative reagiscono alla crisi investendo in innovazione. Così la Famiglia Cooperativa di Cimone, Città Futura, Girasole e Sant’Orsola. Un’intervista con Paolo Preti che sostiene: “Diventare grandi restando piccoli. Non è un paradosso, ma la sfida che attende (anche) le Bcc”.

NEWSCOOP

15 Coop edilizie: la casa del futuro sarà ‘social’

16 Allevatori nel cuore della città

17 Giovani, il futuro (ri)parte dalla collaborazione

18 Delegazioni in visita dal Marocco, dal Brasile e dalla Corea

19 Sanbapolis vince il Premio Architettura Orizzontale

20 Buon bilancio per Mediocredito

21 Rurale di Trento, premiati 116 bravi studenti

23 Itas, un miliardo di premi

24 Tutti pazzi per Gellindo

25 Mandacarù, la prima gelateria equo- solidale d’Italia

26 Aliment-Arti a Tione

27 Tutte le novità dal Vinitaly

28 Medaglia d’argento all’olio bio dell’Agraria

29 Federcultura loda Comano: “Strategia vincente di turismo cooperativo”

31 Anffas, inclusione sociale da 50 anni

CULTURA COOPERATIVA

Racconti

32 Silvio Stefani, Valsugana, l’uomo delle “due fusioni”

L’intervista 34 Sergio Arzeni. Quanto i piccoli negozi aiutano la coesione sociale

Buone prassi 37 ADhoc, l’occhio esterno che aiuta ad uscire dalla crisi

38 Sempre più gusto nella Cooperazione

L’accordo39 Valori comuni tra sport e cooperazione

Scenari 40 Picozza: tutti i benefici del QE di Draghi

Solidarietà 41 Il Trentino “salva” la grotta dell’Annunciazione di Nazareth

Scuola 42 Che successo i giochi cooperativi!

43 Cooperazione e Università insieme per il Trentino

Libri 45 L’oro nel piatto OPINIONI Economia

46 Ma la superficialità è il nostro destino?

Orizzonti47 Coltivate le vostre rose

La porta aperta48 Ripartire dalla casa

Città Futura: l’innovazione

al nido

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EDITORIALE

Guardiamo alla salute per pensare al futuro

Poche settimane fa il Consiglio provinciale di Trento ha votato la nuova

legge per la programmazione integrata delle politiche sanitarie e delle politiche sociali. All’articolo 14 essa prevede l’elaborazione del “piano decennale per la salute”: “Il piano provinciale per la salute è lo strumento di pianificazione delle politiche sociali e sanitarie provinciali, che hanno pari dignità, e può prevedere anche progetti di miglioramento del benessere collettivo che coinvolgono altri settori di competenza della Provincia, secondo l'approccio della salute in tutte le politiche”. Va detto che mentre il Consiglio ha affrontato tutto l’iter di discussione partecipata del disegno di legge, una prima stesura del piano è già stata redatta dopo un’ampia consultazione che ha visto anche l’intervento propositivo della Cooperazione. Diciamo subito che abbiamo una posizione molto favorevole a questo strumento che è tendenzialmente trasversale alle politiche dell’Autonomia. La salute non è solo questione di sanità o peggio di ospedali, né appartiene unicamente all’approccio sociale. Essa concerne tutte le scelte di welfare e finalmente anche delle altre politiche: del lavoro, dell’abitare, commerciali, urbanistiche. Insomma bisogna ragionare in termini di “ritorno sociale” di tutte le scelte di governo, come si diceva una volta. Noi siamo certi che debba essere così. Che la politica e le Istituzioni credano effettivamente in ciò che hanno varato. Diciamo questo perché, pur rendendoci conto della difficoltà della sfida, questo strumento di pianificazione deve essere vissuto come uno dei principali, se non il più importante. Non si può pensare che il piano urbanistico, o quello di

sviluppo, non debbano ora essere adattati a questo della salute o comunque che non ne debba essere analizzata la coerenza. Notiamo ad esempio come alcune premesse siano in contraddizione con quelle del “programma di sviluppo provinciale per la XV legislatura”. Queste ultime, ottimistiche, descrivono una realtà sociale quasi eccellente, con una crisi economica ormai alle spalle. Le altre, più analitiche, tendono a mettere in evidenza le tante difficoltà che ormai sono pesantemente presenti anche in Trentino. E da lì bisogna partire. Certo i governi devono fare scelte rapide, ma accanto alla necessità di decidere sono imposte le indispensabili riflessioni, maturazioni e la “conoscenza” di ciò che è bene e di ciò che è male. Ci rendiamo conto della necessità del consenso, ma se si fossero basate tutte le decisioni su questo parametro sarebbe, per esempio, ancora aperto l’ospedale di Riva del Garda. Concorrerebbe alla salute dei cittadini o produrrebbe danni oltre che drenare inutilmente risorse? Per contro, creare le condizioni affinché chiudano i piccoli negozi di paese comporta il peggioramento della salute della popolazione? è evidente che la risposta è affermativa e se è così quali sono le valutazioni da fare? Da una parte desertificazione e depressione e dall’altra medicine e ospedali?Pensiamo che vada affrontata l’impopolarità perché le scelte vanno fatte adesso, non rinunciando a lavorare nel lungo tempo per la riconversione di un pensiero largamente diffuso o di una abitudine ampia a non approfondire le questioni, a reagire superficialmente. Avanti tutta in nome della persona!

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IN PRIMO PIANO

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expo, alla conquista di nuovi mercatiAstro, Cavit, Melinda, Mezzacorona e Trentingrana sono le realtà della Cooperazione trentina protagoniste all’Expo. Non solo una vetrina per far conoscere i propri prodotti, ma un’occasione per trovare nuovi clienti. Coop lancerà il supermercato del futuro (tecnologico e informativo) e la coop sociale La Coccinella organizzerà laboratori per bambini. E per i soci delle Famiglie Cooperative c’è l’offerta speciale: sconto del 30% sul biglietto.

di Dirce Pradella

Non solo una vetrina da cui proporre le eccellenze della terra trentina, ma anche un’opportunità per cercare nuovi mercati. Questo è il senso della partecipazione delle realtà agricole cooperative trentine all’Expo di Milano, inaugurato in questi giorni e pronto ad accogliere 23 milioni di visitatori. Di questi, sempre secondo le stime, 22 mila al giorno passeranno a Piazzetta Trentino, uno degli spazi curati dalla Provincia autonoma e messi a disposizione delle imprese. Si tratta di un’area di grande richiamo, di circa 80 metri quadri, collocata lungo il Cardo, la direttrice principale dell’area espositiva, e a pochi passi dal Padiglione Italia. Il tema a cui è ispirata è ‘L’energia della biodiversità’, rappresentata dallo spirito delle materie e dei

luoghi; un progetto di partecipazione e promozione territoriale che si propone di creare occasioni concrete di promozione e sviluppo internazionale per gli attori economici, scientifico-tecnologici e culturali del territorio, rafforzando la conoscenza e la riconoscibilità dell’offerta territoriale e turistica trentina sui mercati internazionali.Ad accogliere i visitatori tre lastre di dolomia alte più di sette metri, incastonate tra maxischermi e installazioni in legno, per il periodo dall’1 agosto al 31 ottobre. Anche la tecnologia avrà un ruolo di primo piano: una nuvola informatica intercetterà i dispositivi elettronici dei visitatori di Piazzetta Trentino, per veicolare informazioni, itinerari e approfondimenti tematici.In questo contesto saranno protagoniste, una settimana a testa, 5 grandi realtà cooperative: Astro, Cavit, Melinda, Mezzacorona e Trentingrana. Ciascuna con i propri prodotti ed esaltando le proprie caratteristiche distintive, uniche. Oltre a questo, avranno la possibilità di far vedere i loro filmati per tutti i tre mesi in cui la Piazzetta sarà attiva.

NON SOLO AGRICOLTURA!L’Expo di Milano sarà un’occasione di visibilità e promozione dei propri servizi anche per una cooperativa sociale trentina. Si tratta de La Coccinella di Cles, che in ottobre proporrà qualificati laboratori per bambini presso la Cascina Triulza, il padiglione dedicato alla società civile. Il tema dei laboratori (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita) si intreccerà con elementi come l’acqua, il cibo sano e la sostenibilità ambientale, in accordo con il titolo della manifestazione. I bambini potranno fare esplorazioni creative fra i colori della salute (dal verde dell’avocado all’arancione delle carote, dal blu del mirtillo al rosso del pomodoro), scoprendo il loro effetto benefico non solo per l’alimentazione ma anche per gli stati d’animo. Potranno parlare con l’alfabeto naturale dell’acqua, attraverso un laboratorio creativo, giocare e trafficare con materiale di recupero che può aprire pensieri e sostenere apprendimenti. A sostegno delle attività proposte dalla cooperativa sarà presente un percorso espositivo fotografico di esperienze di bambini al nido, in cui benessere e cura si intrecciano al tema dell’arte e del cibo.

Il rendering della Piazzetta Trentino, 80 mq lungo il Cardo, disponibile dall’1 agosto al 31 ottobre per i produttori. è stimato che potrà contare su 22mila passaggi al giorno.

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IN PRIMO PIANO | cooperative all'Expo

cavit racconta il progetto picaCavit avrà due occasioni di visibilità all’Expo. Sarà presente per tutta la durata della manifestazione all’interno del Padiglione Taste of Italy organizzato da Vinitaly, con una selezione dei propri vini Trentino Doc e spumanti Trentodoc Metodo classico. Inoltre, nella settimana dal 4 al 10 settembre, sarà protagonista di uno spazio di circa 25 mq all’interno della Piazzetta Trentino. “Per noi quella sarà l’occasione per esporre il nostro progetto Pica – spiega Luisa Marinoni, dell’Ufficio marketing – una piattaforma tecnologica che, attraverso la raccolta e l’elaborazione incrociata dei dati relativi al clima e alle singole caratteristiche dei diversi ambienti e terreni di coltivazione, è in grado di fornire ai viticoltori importanti informazioni per ottimizzare la gestione dei vitigni in un’ottica di sostenibilità totale, con particolare riferimento al risparmio idrico”.Cavit, dunque, ha scelto di presentarsi al pubblico internazionale valorizzando le sue caratteristiche distintive d’eccellenza. “Expo sarà per noi – conclude Marinoni – una vetrina internazionale unica, che ci offrirà l’opportunità di far conoscere al mondo i nostri prodotti, i progetti che portiamo avanti promuovendo la cultura della sostenibilità e tutte le tipicità che contraddistinguono un territorio quale il Trentino”.

mezzacorona punta sulla sostenibilitàAnche il Gruppo Mezzacorona sarà presente ad Expo in due contesti differenti. Da un lato sarà all'interno delle aree vini (Trentino e Sicilia) del Padiglione del vino gestito da Vinitaly per tutti i 6 mesi della manifestazione. Dall’altro sarà attivo nella Piazzetta Trentino, per 3 mesi con contenuti mediatici e per una settimana con un’area espositiva.Mezzacorona punterà sulla tutela del territorio e sulla sostenibilità delle coltivazioni, temi che sente particolarmente vicini nella sua storia presente e passata. A Mezzacorona, infatti, generazioni di soci hanno scelto di operare nel rispetto dell’ambiente con tecniche di lavorazione sostenibili, coltivando i propri vigneti con sistemi di produzione integrata, garantendo prodotti sempre più naturali e contribuendo al mantenimento della terra che vivono e lavorano. La stessa cantina, come la si vede oggi, nasce su un progetto di riqualificazione ambientale che, passando per un lavoro di bonifica, ha portato alla valorizzazione di una vasta porzione di territorio nella Piana rotaliana.“Con i suoi vini trentini, Mezzacorona porterà a Milano queste caratteristiche di naturalezza e sostenibilità e

allo stesso tempo di tipicità – spiega Barbara Darra, Marketing Manager del Gruppo –. Inoltre, con Rotari Trentodoc racconterà l’eccellenza di un territorio particolarmente vocato per il Metodo Classico, grazie a una perfetta combinazione di terreni e varietà di microclimi unita ad una lunga tradizione viti-enologica”.

melinda lancia le celle ipogeeMelinda sarà protagonista in Piazzetta dal 25 settembre all’1 ottobre, con l’obiettivo di mettere in risalto le sue caratteristiche distintive: “Siamo gli unici al mondo a conservare le mele in celle ipogee – spiega Andrea Fedrizzi, Marketing specialist di Melinda – e siamo gli unici in Italia ad avere ottenuto la Dop per tre varietà di mele. Alla vetrina internazionale dell’Expo, dunque, abbiamo deciso di puntare su questi nostri aspetti caratterizzanti, oltre che sul contatto diretto con il pubblico, per far comprendere che siamo vicini, raggiungibili e felici di incontrare i consumatori”.Melinda punterà molto anche sull’incontro coi suoi maggiori clienti, negli uffici predisposti al contatto commerciale. “Per noi l’Expo è una vetrina nella quale non potevamo mancare – conclude Fedrizzi – ma è anche un’opportunità commerciale e un’occasione per fare ancora una volta sistema a livello di cooperazione trentina. Senza l’organizzazione di sistema, la presenza singola sarebbe stata difficile da portare avanti”.

trentingrana: un gancio per la filiera trentinaDal 28 agosto al 3 settembre Piazzetta Trentino avrà ospite il consorzio Trentingrana. “è un’esperienza nuova – spiega Gabriele Webber, responsabile commerciale – non è la classica fiera come Cibus o Anuga dove andiamo da trent’anni. Attraverso l’Expo speriamo di avere la possibilità di contattare vari operatori a livello internazionale, per invitarli in Trentino e farli avvicinare alla nostra realtà. Ci presenteremo con il nostro Trentingrana Dop e con filmati emozionali sulla nostra filiera”. Grazie agli schermi sul pavimento, i visitatori potranno avere la sensazione di passeggiare attraverso i verdi pascoli trentini, che poi diventeranno latte ed infine formaggio. “Abbiamo scelto un approccio che richiami al territorio – dice Weber –, perché vorremmo che l’Expo corrispondesse per i nostri clienti potenziali ad un invito a venire a vedere come siamo organizzati in Trentino”.

astro, acquari e lancio dell’igpAstro sarà protagonista in Piazzetta dal 2 all’8 ottobre, con l’inserimento di acquari con trote, salmerini e altre varietà di pesce. “Abbiamo pensato – spiega il direttore Diego Coller – ad un impatto visivo emozionale, con i pesci vivi abbinati al nostro marchio. Per noi, inoltre, sarà l’occasione per lanciare l’ottenimento dell’Igp per trota e salmerino, procedura che dovrebbe concludersi in settembre, quindi in tempo per la presentazione in questa vetrina internazionale”. La cooperativa Astro, infatti, sarà la prima in Italia e la seconda in Europa ad aver ottenuto l’Indicazione geografica protetta, avendo quindi una preziosa occasione di promozione all’evento di Milano. “Abbiamo scelto di partecipare all’Expo – aggiunge Coller – per avere l’opportunità di allargare il nostro mercato verso i Paesi del nord, come Austria, Germania e Svizzera e per far conoscere il nostro marchio ai tanti consumatori italiani che verranno a visitare la Piazzetta”.

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seGrè: più export e bioloGicoAgronomo ed economista, è il nuovo presidente della Fondazione Mach. “L’Expo? Una importante occasione per aprire nuove prospettive”.

di Elisa Dossi

Lei parla di una “qualità del cibo raccontata”. Ma non si dice spesso che l’Italia è la patria della buona cucina?Ecco, questo è un grande paradosso. Nonostante siamo dotati di un patrimonio agroalimentare che non ha pari nel mondo: per ricchezza e biodiversità, colturale e culturale; nonostante all'estero tutti vogliano prodotti italiani, spaghetti, tortellini, lasagne, parmigiano, aceto balsamico… Ebbene, nonostante questo noi italiani abbiamo un pessimo rapporto con il cibo e spesso finiamo per mangiare male a casa nostra. Ci complessiamo davanti a una tavola imbandita di cibi genuini, magari in un consesso di amici, e poi ci concediamo più di qualche scappatella al distributore automatico del nostro ufficio. Spendiamo più per calare di peso che non per mangiare, adottiamo bambini che muoiono di fame dall’altra parte del mondo, e intanto gettiamo via chili di cibo ancora buono. Lo spreco domestico vale lo 0,5 % del Pil, nei dati dell’Osservatorio Waste Watcher, e ci garantisce un doppio risultato negativo: sprecare il denaro con cui lo abbiamo acquistato e produrre

L’Expo come “un’importante occasione per mostrare i punti di forza del Trentino e al tempo stesso per migliorarsi”. Ne è convinto il nuovo presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè. Agronomo ed economista, Segrè individua nella qualità il futuro dei prodotti agricoli. “In particolare nelle certificazioni scientifiche – precisa – quelle che proprio i laboratori della Fondazione forniscono all’agricoltura trentina”. Due le strade da sviluppare ulteriormente per l’agricoltura della nostra Provincia: “L’export e il biologico”.

Professor Segrè, anche il Trentino sarà presente a Expo. Come ci presentiamo? Dove possiamo migliorarci?Credo che sia una grande occasione. Abbiamo parecchi punti di forza da mettere in mostra: produzione frutticola, viticoltura, enologia, mele, piccoli frutti, zootecnia. Penso però che in particolare piccoli frutti e zootecnia potrebbero essere maggiormente valorizzati. La strada del futuro si gioca proprio sulla qualità del cibo. Una qualità che non sia più soltanto raccontata, bensì scientificamente certificata. La Fondazione Mach ha degli ottimi laboratori, che già effettuano delle analisi organolettiche che certificano ad esempio se il vitigno da cui proviene il prodotto è quello indicato sull’etichetta. L’investimento nella Fondazione e nei laboratori è già stato fatto. Si tratta ora di finalizzare la ricerca che vi viene svolta. Tutto questo offre all’agricoltura trentina la possibilità di differenziarsi dalle altre, uscendo dal marketing delle chiacchiere grazie a un “plus” che le deriva dalla certificazione locale. E di recuperare il fine per cui era nata, il territorio.

Andrea Segrè è professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, dov’è attualmente direttore del Dipar-timento di Scienze e Tecnologie agroalimentari. Fondatore e presidente di Last Minute Market, dal 2010 promuove la campagna europea “Un anno contro lo spreco”. è presidente della Fondazione Mach e autore de "L'oro nel piatto" libro recensito a pag 45 di questa rivista.

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IN PRIMO PIANO | cooperative all'Expo

tonnellate di spazzatura che poi pagheremo a caro prezzo, per farle smaltire. Intanto i più poveri mangiano cibo spazzatura a basso prezzo: junk food low cost.

Qual è la via per cambiare questa situazione? Parlare di “sfida del biologico” ha senso?Rispetto agli anni ’80 e ’90 c’è maggiore attenzione al cibo. Sono arrivati i cuochi, anzi, gli chef, e i programmi di cucina, le sfide ai fornelli, gli orti urbani, le piantine sul balcone. Per i costi che ha oggi, una produzione biologica sarà sempre di nicchia, se non si allarga su grande scala. Un passaggio che richiede tempo. E intanto? Nelle pause pranzo degli italiani, quasi mai c’è di mezzo uno chef penta-stellato. Non sarebbe meglio trovare la giusta via di mezzo tra la soddisfazione e il prezzo? Ci sarà un compromesso tra fast e slow food? Appunto, una velocità media. Il cibo di media andatura. Per incidere davvero sui processi nutrizionali mondiali non possiamo agire solo sul chilometro zero, o sul negozietto di quartiere: è necessario elevare il valore delle produzioni di massa più largamente distribuite. A migliorare, insomma, dovranno essere i prodotti disponibili sugli scaffali di un ipermercato, non certo quelli che una piccola élite compra nei mercati della terra o direttamente dal produttore.

Quindi il biologico non è la strada?Tutt’altro. Credo che sia un percorso interessante, ma solo se lo guardiamo senza voler tornare al passato. Dobbiamo pensarlo orientato al domani, usare la scienza. Il biologico ci consente di salvare l’ambiente e anche l’agricoltore. L’agricoltore biologico infatti non solo ha un buon reddito ma rimane in salute. Non si può pensare a una conversione immediata e totale, tuttavia credo che sia una strada già gradualmente aperta. La mia idea è questa: siccome in Trentino esiste un’agricoltura promiscua, tra zone agricole e zone civili, il problema di salute che si pone non riguarda solo gli agricoltori ma anche gli abitanti. è proprio dalle aree vicine ai centri abitati che occorre partire. Con il tempo l’agricoltura sostenibile aumenterà, i prodotti saranno di più e per i fruitori che li acquistano costeranno meno, mentre gli agricoltori avranno messo in piedi una vera e propria filiera.

In questo senso Expo ci aprirà nuove prospettive?Nella Carta di Milano che ho sottoscritto l’obiettivo per l’agricoltura italiana è quello di arrivare a fatturare 50 miliardi di export. Una cifra che risulta alla portata solo se interpretiamo la nostra produzione non come di massa, bensì di qualità. E qui il Trentino potrebbe svolgere un ruolo chiave.

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COOP LANCIA IL SUPERMERCATO DEL FUTUROCoop partecipa all’Expo in veste di partner principale, offrendo tra l’altro ai soci della Cooperazione di consumo la possibilità di acquistare online i biglietti con il 30% di sconto. A Milano Coop lancia il supermercato del futuro, progettato da Carlo Ratti, quello in cui basterà un gesto della mano per avere tutte le informazioni sui prodotti, anche quelle oggi poco accessibili e che non si trovano nell’etichetta tradizionale, come provenienza, lavorazione, proprietà, tragitto e impatto ambientale. I visitatori dell’Expo potranno quindi fare la loro prima esperienza nel Future food district, un vero supermercato di 2.500 mq, dove potranno acquistare prodotti di 5 filiere, dal latte e derivati fino a ortofrutta e vino. A Expo, Coop offrirà circa 1.500 prodotti “intelligenti”, con il coinvolgimento di 90 imprese. Un supermercato equo, solidale, come una piazza aperta, dove la tecnologia diventa uno strumento che consente di provare esperienze nuove, di raccontare prodotti e fare interagire le persone.

IL TRENTINO ALL’ExPOAd Expo 2015, il Trentino vivrà in tre spazi, dedicati alla rappresentazione e promozione delle principali filiere economiche, scientifiche e territoriali. Il primo – un’area di circa 200 mq adiacente al Padiglione Italia – vedrà la Provincia protagonista nella settimana dal 10 al 16 luglio. Il secondo spazio - 80 mq lungo il Cardo e denominato “Piazzetta Trentino” - sarà disponibile dall’1 agosto al 31 ottobre. A questi si affiancherà per tutti i 6 mesi dell’Expo un’area Trentino nel Padiglione Vino, guidata dal Consorzio Vini del Trentino e Istituto Trento doc: i produttori e la viticoltura di montagna trentina saranno presenti in un apposito spazio nel sontuoso Padiglione del Vino gestito da Fiera Verona e MIPAF e collocato proprio di fronte al Padiglione Italia. Le aziende trentine avranno a disposizione anche un ufficio per le relazioni internazionali. Infine ogni giorno da Milano partirà un Euregio Bus che porterà da Innsbruck, Bolzano, Trento, Rovereto e Milano Rho (e ritorno) i visitatori, coinvolgendoli in 6 itinerari turistici dedicati alla biodiversità.

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l’innovazione vince in “famiGlia”La Famiglia Cooperativa di Cimone ha scelto di investire in nuovi servizi per rinnovare il suo scopo sociale di vicinanza alla comunità: dalla spesa e i farmaci a domicilio agli sconti per le associazioni, fino all’allargamento al non food dell’offerta. E i soci stanno premiando questo sforzo.

associazionistico della località e delle frazioni beneficia della sensibilità cooperativa grazie a uno sconto del 10% sugli acquisti e sulla collaborazione attiva quando si tratta di organizzare eventi che rappresentano una preziosa occasione per fare comunità grazie allo sport e alla cultura.Insomma, un’attenzione continua e costante che non ha lasciato indifferente la popolazione. Ha compreso che, la Famiglia, è una risorsa che merita sostegno sempre maggiore. Effetto immediato: l’aumento del numero di soci. Oggi se ne contano 160 in un paese dove vivono poco più di 700 abitanti. Ogni famiglia è socia della Famiglia. Un bel segnale di ottimismo che dimostra la fiducia e il senso di appartenenza a una vera e propria istituzione di comunità. Ma anche nei confronti del suo presidente, Diego Zanotelli, del suo consiglio di amministrazione, del suo direttore Simone Frizzi e dello staff di collaboratrici con Simonetta e Cristina, quest’ultima in Famiglia da più di trent’anni.Non solo pane e companatico viene declinato anche nell’innovare la proposta commerciale. Un esempio è proprio offerto durante la primavera. Con l’arrivo della bella stagione il pollice verde è nuovamente pronto per entrare in azione.La cura dell’orto e del giardino rappresentano una passione per tantissimi trentini, di tutte le età. Per questo in molte zone del Trentino il punto vendita della Famiglia Cooperativa è un riferimento sicuro per acquistare e potersi dotare di quanto necessario per soddisfare al meglio questa passione. Anche a Cimone.All’interno della cooperativa di consumo è stato allestito lo “Spazio Ferramenta”. Qui è possibile acquistare vari utensili per l’attività agricola, del giardinaggio, del bricolage ma utilissimo anche per i piccoli interventi domestici destinati a dare una sistemata, piccola o grande, e rendere ancora più bella la propria casa di abitazione.L’assortimento è ricco. Ma se non si riuscisse a trovare quanto serve sugli scaffali del negozio si può ordinare il prodotto o l’oggetto di cui si ha bisogno. è una delle novità che, la Famiglia Cooperativa di Cimone, ha pensato (bene) di riservare ai soci e ai clienti. Perché la terra coltivata con passione e con strumenti adatti dà solo buoni frutti (d.n.).

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In tempi di crisi saper diversificare e innovare la propria offerta può rivelarsi una strategia vincente. Insomma, riuscire a trasformare le difficoltà in opportunità. Un esempio significativo viene offerto a Cimone. Qui la Famiglia Cooperativa non è sinonimo di solo pane e companatico. è molto di più. Caratterizza la sua azione quotidiana per la funzione sociale che, da sempre, viaggia parallelamente a quella commerciale.La “Famiglia” opera (anzi co-opera) in un territorio comunale caratterizzato da undici piccole frazioni alcune non proprio facilissime da raggiungere. Inevitabile che, persone un po’ avanti con l’età, abbiano qualche difficoltà a raggiungere il punto vendita in paese.Per questo, i vertici della cooperativa di consumo, hanno deciso di venire incontro a questi consumatori portando al loro domicilio la spesa. Non solo alimentari (il servizio inizia di buon mattino, dalle ore 6.30) ma anche i farmaci e, aspetto tutt’altro che trascurabile, senza alcun costo aggiuntivo.

Anche il panorama

Una foto di gruppo del personale impegnato nel punto vendita e un’immagine dell’esterno.

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da città futura il primo nido a orario flessibileAccade allo “Scarabocchio” di corso Buonarroti a Trento. Un servizio pensato per chi lavora con orario non “canonico”, che offre la garanzia della massima flessibilità oraria e giornaliera.

Innovare per aiutare le famiglie in crisi con il lavoro. A questo obiettivo ha mirato la cooperativa sociale Città Futura, che ha organizzato un servizio altamente flessibile per quelle famiglie i cui genitori hanno lavori altrettanto flessibili o discontinui. Il nido Scarabocchio di corso Buonarroti, coordinato da Michela Rodler, che ospita stabilmente 17 bambini, da inizio aprile propone infatti nuovi servizi complementari. In particolare, è assicurata l’accoglienza temporanea, “on demand” di nuovi piccoli ospiti in età 2 - 5 anni.“I genitori che non hanno bisogno di una frequenza regolare - spiega la presidente della cooperativa Sandra Dodi - in presenza di particolari situazioni lavorative o di altra natura, possono inserire i loro figli per il tempo necessario nelle classi dello Scarabocchio, dove sono seguiti da personale qualificato. è garantita la massima flessibilità oraria e giornaliera”.La differenza con altri servizi di babysitting sta proprio nell’inserimento dei bambini in un contesto educativo strutturato, con

caratteristiche qualitative analoghe a quelle del nido pubblico, dove i rapporti numerici insegnanti-bambini previsti dalla legge per le strutture pubbliche benché non vincolanti sono rispettati. Allo Scarabocchio sono forniti anche i pasti e le merende, confezionati con prodotti bio. Anche le cuoche sono persone esperte che seguono costantemente programmi di formazione al pari delle educatrici. La struttura è dotata di un ampio spazio all’aperto attrezzato con giochi.Oltre all’attività di babysitting, al nido Scarabocchio le famiglie possono trovare altri servizi: feste di compleanno con la possibilità di animazione, corsi di massaggio infantile con professioniste abilitate, incontri per genitori con pediatri o pedagogisti sui temi dell’alimentazione, della salute, dell’educazione. è inoltre attivo uno sportello di consulenza individuale su temi pedagogico-educativi o riguardanti l’alimentazione e l’igiene (c.c.).

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NUOVI INCARIChI E RICONFERMELa cooperativa sociale Città Futura, costituita nel 1993, gestisce a Trento e provincia 24 nidi d’infanzia, che accolgono 850 bambini. Il personale, in larga prevalenza femminile, è rappresentato da 265 operatrici. Da febbraio e fino al luglio 2017 Città Futura ha assunto la gestione di un nuovo nido, a Darzo, che ha 32 posti disponibili e occupa 5 persone. Nelle procedure di gara pubblica concluse prima dell’avvio del corrente anno educativo la cooperativa è stata inoltre confermata nella gestione di alcuni nidi il cui contratto era scaduto. Ad Ala (66 posti) e Caldonazzo (33 posti) la durata del nuovo contratto è fino all’estate 2019. A Bosentino (25) e Pergine (66) il contratto scadrà a fine luglio 2017. A Cembra (18) l’incarico si esaurirà in concomitanza con la prossima chiusura estiva del nido, il 31 luglio. Sono in totale 65, tra coordinatrici, educatrici, cuoche e ausiliarie, le addette che lavorano in questi nidi.Il successo nelle gare è un riconoscimento alla qualità della proposta educativa di Città Futura.

I bambini ospitati dal nido ‘Scarabocchio’ e una immagine della presidente della coope-rativa Città Futura Sandra Dodi (a sinistra) e della coordinatrice del nido Michela Rodler (a destra).

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Girasole, al via il nuovo laboratorioLa cooperativa sociale di Rovereto festeggia i trent’anni di attività inaugurando una officina di restauro mobili e falegnameria.In un’epoca caratterizzata da aziende che tendono a manutentare piuttosto che rinnovare e potenziare la propria attività, c’è chi va in controtendenza offrendo un bell’esempio di realtà che guarda al domani con fiducia.è la cooperativa sociale Girasole di Rovereto, da trent’anni (giorno e anno di fondazione: 3 giugno 1985) protagonista di storie umane e di lavoro. Il traguardo ha significato una ripartenza con l’inaugurazione del laboratorio di restauro mobili e falegnameria, collocato all’interno della zona industriale di Rovereto.“Il laboratorio permette di lavorare in spazi maggiori rispetto alla struttura precedente – osserva il presidente Saverio Manzana –. Restauro mobili, rifacimento di infissi, risistemazione di porte e portoni rappresentano alcuni settori di nostra attività”.Il responsabile è Roberto Brunelli a capo di uno staff di tre collaboratori. “Qui – è stato spiegato – vengono accolti mediamente sette utenti della cooperativa sociale che hanno la possibilità di acquisire una capacità e una abilità manuale. In questo vengono supportati e aiutati da operatrici e operatori sensibili, attenti e professionalmente capaci per consentire loro di acquisire fiducia e riuscire a reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro”. Il precedente laboratorio, ricavato all’interno di casa ex maglio, con il passare degli anni e con un’attività di falegnameria e restauro mobili sempre più consolidata, si era dimostrato inadeguato. Gli spazi ridotti, i locali troppo bassi per la movimentazione di carichi e la dislocazione su due piani rendevano difficoltosa l’attività. Le stesse procedure per la lavorazione del legno e per il restauro mobili, richiedono spazi ampi e diversificati. Insomma, spazi maggiori, distribuiti su un solo piano per separare le lavorazioni, per ridurre al minimo i rischi presenti in questo tipo di lavoro. Un ampliamento del laboratorio ha significato anche altro. “Ci sembra importante sottolineare – viene precisato – come spesso l’impossibilità di dare risposte occupazionali, sempre nell’ambito dei pre-requisiti lavorativi, a persone in difficoltà, crei squilibri se non addirittura fallimenti progettuali. è sulla base di quest’ultima affermazione che crediamo vadano orientate e ricercate le energie e le soluzioni, anche economiche che hanno dato vita all’ampliamento del laboratorio”.Negli ultimi anni si è fatta avanti una fascia di persone con capacità lavorative residue minime che non trova una collocazione precisa. “Sono persone che – viene concluso – già nei laboratori protetti come il nostro,

con l’obiettivo cioè di testare i pre-requisiti lavorativi, hanno bisogno di una manualità più semplice, più ripetitiva, meno impegnativa mentalmente e meno responsabilizzante. Sono una fascia di persone che, pur con un minimo di potenzialità lavorativa occupazionale, rischierebbe di trascorrere le giornata senza alcun tipo di occupazione con conseguenze facilmente immaginabili”.E in questa direzione Girasole garantisce ogni giorno un raggio di sole e di speranza concreta a queste persone (d.n.).

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L’inaugurazione del nuovo laboratorio della cooperativa sociale Girasole.

Inquadrando questo codice con uno smartphone abilitato potrai vedere il servizio video sull’inaugurazione del nuovo laboratorio della cooperativa sociale.

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sant’orsola investe nel futuroArchiviati gli anni difficili, il 2014 si è concluso con un bilancio positivo per gli oltre 900 soci della cooperativa: il liquidato supera del 5% le previsioni. Questo consente di avviare un piano investimenti per 20 milioni.

Nonostante l’andamento climatico anomalo che ha caratterizzato la scorsa stagione, con il maltempo che ha influenzato le produzioni agricole sia in termini quantitativi che qualitativi, Sant’Orsola ha saputo valorizzare i frutti del proprio lavoro sui diversi mercati, registrando un valore della produzione superiore ai 48 milioni di euro e oltre 5.400 tonnellate di frutta conferita, tra fragole, frutti di bosco e ciliegie. Risultati che consentono alla cooperativa di distribuire oltre un milione di euro ai propri associati e di guardare con ottimismo al futuro.“Le aziende agricole avevano bisogno di un’iniezione di fiducia – commenta il direttore Matteo Bortolini –. Gli ultimi anni, complice anche la crisi economica e l’incremento dei costi di produzione, sono stati particolarmente difficili per i produttori, per questo abbiamo ritenuto importante garantire loro maggiore liquidità per permettere anche piccoli investimenti”.Le cifre del bilancio 2014 dimostrano che la cooperativa ha brillantemente superato la fase di risanamento generale ed è pronta a effettuare investimenti sia strutturali, sia nel settore marketing, ambito oggi strategico per competere nel mercato globale. In particolare il programma prevede un investimento di 20 milioni in 5 anni, 10 in stabilimento e 10 in campagna.L’indebitamento finanziario netto, che nel 2013 aveva già visto una riduzione di circa il 50%, segna un miglioramento ulteriore. Il risultato di bilancio, profondamente negativo nel 2012, è andato stabilizzandosi – con cifre positive - nel corso degli ultimi due anni, portandosi a un valore superiore a 176 mila euro. Sono state adottate una serie di manovre atte a stabilizzare l’azienda, tra queste: la destinazione dell’utile societario a riserva del patrimonio netto, il potenziamento del fondo svalutazione crediti

per eventuali mancati incassi, l’adeguamento dell’aliquota sugli ammortamenti riguardante i beni immobili portata ai limiti massimi consentiti dalla legge, nonché la svalutazione prudenziale delle immobilizzazioni immateriali riguardanti le attività di ricerca e sviluppo. Contestualmente sono aumentati gli investimenti nelle attività di ricerca, sia di nuove varietà sia di tecniche colturali innovative, destinate a esclusivo vantaggio dei soci.“Sono i soci – aggiunge il presidente Silvio Bertoldi – i veri protagonisti di questa impresa: a loro chiediamo un meticoloso lavoro di selezione per mantenere l’elevato standard di qualità che contraddistingue la nostra cooperativa e che è richiesto oggi dal mercato”.E il messaggio del nuovo pay off che accompagna il brand Sant’Orsola attualizzato nei valori e nella vesta grafica è chiaro e trova unanime consenso: “Piccoli produttori, grandi sapori”. Un claim che identifica chiaramente la vision aziendale: valorizzare la produzione dei soci garantendo al contempo, al consumatore, la qualità migliore che il mercato possa offrire.

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Il presidente di Sant'Orsola Silvio Bertoldi

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diventare grandi restando piccoliUn paradosso? No, la sfida che attende (anche) le Bcc secondo il prof. Paolo Preti. “Devono fare massa critica, ma guai se dimenticano la vocazione territoriale”.

di Umberto Folena

Il futuro è soltanto nelle grandi dimensioni; no, il “grande” non ci deve interessare ed è bene restare piccoli. Bisogna pensare in grande, adeguandosi al mercato globale; no, non ne siamo capaci e dobbiamo continuare a coltivare il nostro piccolo orto, facendo quello che abbiamo sempre fatto. Chi ha ragione? Paolo Preti, che i “segreti” delle piccole e medie imprese li studia e insegna all’Università Bocconi a Milano, invita a diffidare da ogni approccio ideologico e da ogni luogo comune, a pensare in modo originale e sintetizza il tutto in un apparente paradosso: “Diventare grandi restando piccoli”.

Professor Preti, c’è chi sminuisce il valore delle piccole e medie imprese. Troppo bassa la loro produttività. Nessun confronto con le imprese grandi. Se così fosse, anche la cooperazione, tranne rare eccezioni, sarebbe condannata alla mediocrità. Ma è così?

La produttività è più alta nelle grandi imprese, eccome. Ma soltanto per i prodotti standard, tutti uguali. Soltanto in un’economia di scala che comporta costi inferiori. Ma l’economia italiana ha ben altre caratteristiche. Prendiamo l’automobile. C’è la Fiat, indubbiamente grande. Ma ci sono anche la Ferrari e la Lamborghini.

Piccole e medie imprese come la Ferrari, l’esempio è lusinghiero. Ma è anche realistico?

Sì. Noi italiani riusciamo a fare la differenza, da sempre, sul piano della qualità, non della quantità. Farò un esempio trentino di piccola impresa, la Felicetti della Val di Fiemme, un pastificio che sul piano della quantità non può certo competere con

Barilla, Voiello o Delverde. Eppure la qualità dei suoi prodotti è talmente apprezzata che l’amministratore delegato è vicepresidente dei pastai europei. In Italia ci sono dozzine di piccoli pastifici che come quantità non figurano in cima a nessuna classifica, ma come qualità eccellono. La nostra storia, la nostra tradizione millenaria insegna che la qualità è quasi sempre nella piccola e media impresa.

E con la competitività come la mettiamo?

Dal Trentino scendiamo in Puglia, Campania e Sicilia. Fino a trent’anni fa navi cariche di vino salpavano verso il nord, a “rinforzare” le etichette più note. Era un vino ad alta gradazione venduto in grandi quantità a un prezzo molto basso. Poi, complice forse lo scandalo del metanolo, qualcuno ha cominciato a pensare diversamente: basta spedire cisterne di vino al nord, curiamo anche la nostra produzione e mettiamo in commercio bottiglie da 0,75. Il prodotto è cambiato radicalmente. Si produce di meno, ma molte etichette, penso al Primitivo o al Corvo, sono note e apprezzate. La competitività sarà forse scarsa, la produttività a ettaro è diminuita, ma i risultati sono stati ottimi. E a nessuno passa per la testa di tornare indietro.

Altra obiezione: piccole e medie imprese non hanno la capacità di investire. Di innovare. Sarà vero?

La tendenza è indubbiamente questa, nata dal fatto che gli altri paesi devono sgomitare sul piano della quantità e della competitività. Ma noi italiani non dobbiamo necessariamente accodarci. Parliamoci chiaro: la grande innovazione non possiamo farla noi. Possono farla gli americani, che investono molto nella

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ricerca militare. Lo stesso internet nasce per collegare le basi. E la conquista della Luna? A ben vedere, anch’essa nasce dalla forza militare. Gli americani sbarcano in Normandia, danno il contributo decisivo per la liberazione dell’Europa dal nazismo, si portano in patria Von Braun e la ricerca spaziale letteralmente decolla. Se in giro per il mondo dici “Italia”, nessuno pensa a fisica, chimica o economia, anche se qualche Premio Nobel lo abbiamo avuto pure noi. Nessuno pensa a qualche grande azienda, alle poche che ci rimangono.

Anche nel mondo vinciamo sul piano della qualità e del “piccolo”?

Un altro esempio. Giorgio Armani è noto in tutto il mondo ma è lui, con i 40-50 vestiti all’anno che disegna lui personalmente, un’azienda in fondo “piccola”; e lo stesso nome di “Emporio” dato ai negozi ne suggerisce la consapevolezza. Fiuto, stile e qualità sono tipici della piccola azienda.

All’estero però ci criticano proprio per le nostre piccole dimensioni, come se non fosse una precisa scelta, ma fossimo noi incapaci di costruire soggetti “grandi”.

Lo posso capire. All’estero hanno dell’Italia una foto sfocata, ci vedono diversi e quindi ci criticano. Capisco meno la critica quando proviene dall’interno e tradisce un masochismo che è l’esatto opposto dello sciovinismo, tipico ad esempio dei cugini d’Oltralpe. Se neppure noi sappiamo riconoscere i nostri punti di forza, come possiamo pretendere di tornare a crescere? I piccoli imprenditori, proprio loro, da tre-quattro anni sono tornati a esportare a livelli pre-crisi. è la piccola e media impresa a tenere in piedi la bilancia dei pagamenti, con un mercato interno che stenta a riprendersi.

La dimensione medio-piccola dovrebbe essere un vantaggio, eppure viene bollata come “nanismo aziendale”?

Il nostro modello originale di sviluppo ha quattro caratteristiche: dimensioni piccole e medie, bollate come “nanismo”; proprietà familiare, bollata come “familismo”, quando il problema non è “la famiglia” ma la persona, la qualità dell’individuo; vocazione imprenditoriale, liquidata come “un uomo solo al comando”, in contraddizione con la managerialità di stampo anglosassone, ma la nostra tradizione è di tutt’altro genere; e prevalenza manifatturiera, considerata anacronistica da chi invita a puntare tutto sui servizi, quando invece vediamo che una capitale globale come Londra sta cercando di ripristinare nel suo hinterland proprio le aziende manifatturiere, frettolosamente liquidate. Perfino gli Usa stanno richiamando il manifatturiero delocalizzato.

E il sistema bancario? Anche qui il futuro appartiene alle grandi dimensioni?

In questo caso, credo si debba procedere su due binari paralleli. La grande dimensione non è un bene assoluto ma neanche la piccola lo è. La Fiat dovrà diventare sempre più grande, la Ferrari dovrà restare com’è: non dovrà aumentare la produzione, semmai aumentare qualità e prezzi. L’una cosa non esclude l’altra. Le Bcc devono fare massa critica, ma guai se dimenticano la vocazione territoriale. Gli accordi interaziendali sono necessari. Ma tutti desiderano pensare in grande pur restando autonomi, padroni in casa propria. Così in due vallate limitrofe si possono parlare due dialetti diversi, ma tutti ci esprimeremo anche nello stesso inglese. Nel medesimo tempo. La sfida è diventare grandi… restando piccoli.

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Paolo Preti è professore associato di Organizzazione aziendale presso l’Università della Valle d’Aosta e professore a contratto di Organizzazione delle piccole e medie imprese all’Università Bocconi, presso la quale è anche membro del Comitato direttivo di Enter (Centro di ricerca sull’imprenditorialità e gli imprenditori). è autore di numerose pubblicazioni. Le più recenti: Con-correre per competere. Le reti d’impresa tra territorio e globalizzazione (a cura di e con R. Vignali), Il Sole 24 ore, Milano, 2013, pp. 300; nello stesso volume P.Preti, M. Puricelli, “Il contratto di rete: riflessioni su una prima ricerca”, pp. 3-50; “Una formazione per le piccole e medie imprese” in A. Rigolli (a cura di), Formare il futuro. Nuove prospettive per le aziende di domani, Franco Angeli, Milano, 2012; Il meglio del piccolo. L’Italia delle PMI: un modello originale di sviluppo per il Paese, Egea, Milano, 2011, pp.214.

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Coop edilizie:la casa del futuro sarà socialLe cooperative edilizie sono diventate un punto di riferimento nel panorama dell’edilizia locale e nazionale per gli elevati standard qualitativi adottati, nonché per la loro capacità di guardare al futuro, attente ai cambiamenti della società e disposte a ragionare in termini di servizi complessivi del “buon abitare” che vanno oltre la pura abitazione per abbracciare la qualità della vita nel suo complesso.Questo è quanto è emerso al convegno “Cooperative di abitazione: una risorsa per lo sviluppo socio-economico locale” organizzato a Cles dalla cooperativa edilizia Dinamos, a cui hanno partecipato esperti di Confcooperative, Libera Università di Bolzano, Euricse e consorzio CoopCasa di Trento.Da un lato si guarda alla qualità dell’abitare inteso come risparmio energetico e rispetto dell’ambiente, comfort acustico, qualità dell’aria negli ambienti, luminosità e spazi adeguati a misura di famiglia. Ma anche durabilità degli edifici e ridottissima manutenzione, per un elevato valore nel tempo.Importanti poi i benefici diretti per i soci. “Il socio che decide di fare una casa in cooperativa è attirato dal risparmio economico e dalla qualità di costruzione, e questi sono forti elementi di motivazione – ha affermato Oscar Menapace, presidente della Dinamos –. “Il risparmio c’è e la qualità costruttiva pure, così come la sicurezza di acquistare la casa che si è sognato”.Dall’altro lato si pone attenzione alla qualità della vita delle persone. “Stiamo

Il convegno di Cles sulle cooperative di abitazione organizzato dalla Dinamos è stato molto partecipato.

costruendo a Cles 18 alloggi su una superficie dove ce ne starebbero 35. è una scelta che ha privilegiato lo stare bene, con adeguati spazi comuni”, ha detto Menapace. E ha aggiunto Roberto Bortolotti, architetto e presidente di CoopCasa: “Occorre cambiare le regole perché una coppia non può vivere con dignità in 35 metri quadrati, che è oggi la superficie minima per legge. Così come una stanza di 8 metri quadri è troppo piccola per un adolescente. Noi, ad esempio, abbiamo abolito da tempo gli angoli cottura, perché la famiglia deve potersi riunire in cucina”.Le cooperative edilizie generano importanti vantaggi sociali per la comunità, derivanti da formule di co-abitazione. Il futuro dell’abitare risiede infatti nei concetti di co-housing e social-housing, ossia nel condividere gli spazi e progettare le modalità del vivere assieme. “Ma per incentivare a costruire spazi comuni occorre svincolarli da tassazione e limiti di cubatura – ha concluso Bortolotti – altrimenti sarà sempre molto difficile chiedere alle persone di rinunciare a qualche metro quadro per metterlo a disposizione di tutti”.

Per vedere il servizio video sul convegno di Cles inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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Animali in città: cuore della Festa degli Allevatori

Valle San Felice: il piacere di fare la spesa in ‘Famiglia’

Cosa sono gli animali? Da dove arrivano le uova? Da dove arriva la bistecca? Come si produce la farina? Sono tutte domande che ci fanno sorridere ma che i bambini si pongono. E quale migliore occasione per ottenere una risposta se non divertendosi alla Festa di Primavera degli Allevatori Trentini. Due giorni per avvicinarsi al mondo della natura e conoscere il lavoro di uomini che vivono a stretto contatto con essa. Ed è così che sabato 18 e domenica 19 aprile via delle Bettine, sede della Federazione Allevatori, si è trasformata in una fattoria cittadina: mucche e cavalli, galli e galline, pecore e capre, maiali e conigli. Entusiasti sia i grandi che i piccini che hanno potuto conoscere gli animali, prenderci confidenza e accarezzarli. hanno visto sfilare mucche e cavalli; hanno dato la paglia a pecore e caprette;

Nuovo look per la Famiglia Cooperativa di Valle San Felice, la bottega di comunità da 105 anni. “Si è dato vita a una risistemazione della scaffalatura e dei frigoriferi e sono stati ottimizzati spazi prima non usufruiti. Un ripensamento complessivo, insomma, a tutto vantaggio dei soci, dei clienti e di chi è a loro servizio ogni giorno”, ha spiegato Lucio Girardelli, presidente della cooperativa. Dopo un primo momento di disorientamento, tipico delle nuove situazioni, i consumatori hanno accolto con favore il rinnovamento, in quanto hanno compreso che era stato pensato proprio per rendere maggiormente piacevole il semplice gesto di fare la spesa.Per il 2014 il bilancio della Famiglia Cooperativa è risultato nel complesso positivo, non solo in termini di utile ma anche per l’aumento del numero dei soci che ha raggiunto quota 105. “Su un paese che conta 300 abitanti è davvero interessante rendersi conto che, un abitante su tre, è socio della nostra cooperativa di consumo”, ha constatato il presidente.

Federazione Allevatori1.200 soci

87 collaboratori6,5 milioni di patrimonio

hanno osservato, sentito cantare e provato a toccare galline e galli, da quelli classici a quelli più appariscenti. Si poteva poi provare a cavalcare assistiti da un esperto o fare un giro in carrozza sentendosi dame e cavalieri di un tempo.Molto partecipati i laboratori didattici di caseificazione e di lavorazione delle carni, curati dagli studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. In tanti poi hanno assaggiato e acquistato i buoni e genuini prodotti trentini presso il punto vendita della Federazione, aperto anche la domenica per l’occasione.Una festa per le famiglie ma che porta con sé un significato forte: celebrare il lavoro degli allevatori del Trentino e raccontare le loro storie. “I messaggi che a noi preme lanciare – ha affermato Claudio Valorz, direttore della Federazione Provinciale Allevatori –sono quelli legati al lavoro che gli agricoltori e gli allevatori fanno per tutta la comunità trentina e la richiesta che gli allevatori fanno alla gente che entra in negozio di avere un occhio particolare verso i prodotti del Trentino”.

La festa di primavera della Federazione Allevatori

L’interno della Famiglia Cooperativa.

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tasso occupazione in provincia di trento: uomini 73,4%, donne 58,4%imprese femminili in trentino: 17,3%. media nazionale: 21,6%

crescita di un territorio prodotta dalla valorizzazione del lavoro femminile (dato fmi): +15%

TRenTinO - eCuADOR: iL RuOLO DeLLe DOnne neLLO SViLuPPO LOCALe

il futuro (ri)parte dalla collaborazione

Giovani e Libera insieme contro la mafia

Favorire lo sviluppo dell’occupazione femminile migliora la competitività e la produttività di un territorio, tanto al Nord quanto al Sud del mondo. Questa la sintesi dell’incontro sul ruolo delle donne per lo sviluppo locale organizzato dalla Associazione Donne in Cooperazione con l’Assessorato provinciale alla cooperazione allo sviluppo e la Commissione Pari opportunità (è intervenuta l’assessora Sara Ferrari). Ospite dell’incontro: Patricia Camacho, economista, fondatrice della cooperativa di risparmio e credito Maquita Cushunchic

Si scrive share economy, si legge economia collaborativa ed è il concetto di sviluppo che mette al centro la condivisione, il fare sistema. Non stupisce quindi che i giovani Giovani Imprenditori Cooperativi di Confcooperative abbiano dedicato a questo tema un momento di incontro, ispirazione e scambio, dal titolo originale quanto evocativo “Mutanti”. Un nome che esprime la consapevolezza dei tempi che cambiano e che impongono nuovi modelli di organizzazione del lavoro e della produzione.Alla base dell’iniziativa l’idea che l’agire cooperativo è per sua natura molto vicino a quella che viene definita economia collaborativa. “Sono già molteplici le iniziative che vedono le

L'Associazione Giovani Cooperatori Trentini, all'interno del progetto Giovani Cooperatori di legalità e in collaborazione con Libera Trentino, organizza per giovedì 21 maggio alle 20.45, una serata di riflessione sulla mafia. Un dialogo oltre i luoghi comuni, introdotto da Nadia Pedot, dell'Associazione Giovani Cooperatori Trentini e di Libera Trentino, durante il quale verrà presentato, insieme all’autore Nando

in Ecuador. Grazie ai piccoli prestiti, sempre rimborsati, erogati dalla cooperativa molte donne di Quito hanno potuto avviare micro attività, soprattutto nel commercio di strada. I risultati sono sorprendenti: le piccole imprenditrici hanno potuto raggiungere l’indipendenza economica e migliorare il loro ruolo in famiglia e nelle loro comunità.Sul fronte della valorizzazione delle donne nell’ambito del lavoro in Trentino molto c’è ancora da fare. Simonetta Fedrizzi, presidente della Commissione Pari opportunità, ha sottolineato come le donne siano maggiormente colpite dalla disoccupazione e abbiano condizioni di lavoro più instabili. Sono femminili solo il 17,3% delle imprese trentine, contro una media nazionale del 21,6%. è dimostrato, ha affermato Fedrizzi, che il rafforzamento della presenza femminile nel lavoro migliora il benessere di un territorio.

cooperative agire in un’ottica di share economy – commenta Paolo Campagnano, componente del direttivo dei Giovani cooperatori trentini e del Comitato di coordinamento dei Giovani di Confcooperative, che ha rappresentato l’associazione trentina a Mutanti –. Basti pensare al car sharing dell’omonima cooperativa, al co-housing promosso da CoopCasa, al co-working promosso da Impact hub, per rendersi conto che sono tutti sistemi accomunati da elementi tipicamente cooperativi”.

dalla Chiesa, il Manifesto dell'antimafia, una sintesi di trent'anni di studio e di resistenza, dall'accademia ai tribunali, dal vissuto personale alla quotidianità di ognuno. Ad arricchire di significato l’evento anche la scelta del luogo, la galleria bianca di Piedicastello a Trento. “Abbiamo deciso di uscire dalle situazioni e i luoghi istituzionali, - spiega la presidente dei Giovani Cooperatori Elena Cetto - per entrare in dialogo sia con le tracce materiali del tessuto sociale trentino sia con le proiezioni intellettuali più contemporanee e creare un ponte ideale di connessione tra le radici del territorio e i suoi germogli”.

Paolo Campagnano ha rappresentato i Giovani Cooperatori Trentini a all’evento nazionale organizzato dai Giovani di Confcooperative.

Un momento dell’incontro con l’economista Patricia Camacho.

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DeLeGAZiOni in ViSiTA

DAL MAROCCOLa Cooperazione Trentina viene spesso citata, in Italia e all’estero, come buon esempio. L'ultima conferma arriva dal Marocco. E’ giunta a Trento una delegazione, guidata dal presidente del Consiglio provinciale della provincia di El Kelaa e parlamentare nazionale Abderrahim Ouaamar, accompagnata anche dal console del regno del Marocco a Verona, Ahmed Elkhard.L’occasione si è rivelata propizia per visitare alcune realtà del movimento cooperativo. Prima tappa alla sede della Federazione dove sono stati accolti da Egidio Formilan che ha presentato agli ospiti il quadro del movimento cooperativo trentino attraverso la sua storia, la sua struttura e i numeri principali che caratterizza una presenza dal 1890. La giornata di visita è proseguita nelle valli di Non e di Sole in alcune cooperative del mondo agricolo e non solo.

DAL BRASiLeLo scorso marzo una delegazione di una quindicina di persone (gran parte sindaci) provenienti dallo Stato di Santa Catarina (Brasile) hanno visitato il Trentino con particolare interesse per il sistema cooperativo e dell'agriturismo.L’incontro alla Federazione è servito per tracciare un quadro generale di quanto esprime il movimento della Cooperazione. Successivamente sono state visitate alcune cooperative delle Giudicarie, la culla della Cooperazione Trentina.

DALLA COReAè stato un augurio di Buona Pasqua davvero speciale quello indirizzato dagli ospiti coreani del sud alla Cooperazione Trentina durante il loro viaggio di studio. Occasione per rafforzare i rapporti assolutamente positivi che intercorrono da lungo tempo con chi vive in questo Paese, interessati a un modello di impresa che pone al centro la persona e dove l’utile è di utilità sociale.

DA ASTiLa Cooperazione Trentina ha stimolato l’interesse e la curiosità degli studenti della quarta classe del liceo Monti di Asti. “Abbiamo avuto il piacere e la fortuna di seguire dal vivo il funzionamento di alcune cooperative che ci hanno trasmesso l’idea di un’organizzazione efficiente finalizzata al benessere dei cittadini – hanno spiegato i giovani ospiti –. Abbiamo avuto l’impressione che, a Trento, tutto funzioni meglio perché la logica prevalente è la cooperazione e la sua spinta all’unità è presente in tutti i contesti, compreso quello scolastico. Questa esperienza ci ha anche lasciato un messaggio di natura sociale: non serve avere chissà quale capacità o esperienza (seppur questo possa essere di grande aiuto) per poter fondare una cooperativa, studenti come noi o più piccoli possono riuscirci con impegno e determinazione”.

Abbiamo avuto l’impressione che, a trento, tutto funzioni meglio perché la logica prevalente è la cooperazione e la sua spinta all’unità è presente in tutti i contesti. studenti liceo monti di asti

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Alcune immagini dell’interno e dell’esterno della struttura premiata.

Un momento dello spettacolo teatrale ospitato nella sala della Cooperazione.

Sanbapolis vince il Premio Architettura Orizzontale

Alla (ri)scoperta di Socrate

Il progetto di Sanbàpolis, il centro universitario polifunzionale a Trento sud, è risultato vincitore (ex aequo) del “Premio Architettura Orizzontale 2013-2015”, giunto alla quinta edizione e promosso dall’Ente Sviluppo Porfido del Trentino in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, ed al quale hanno partecipato circa 30 progetti volti a interpretare il particolare valore che riveste oggi l’architettura dello spazio non racchiuso.A impressionare favorevolmente la giuria la creatività del progetto, la velocità dell’esecuzione e l’attenzione al rispetto dell’ambiente. “Realizzato in tempi molto brevi, riserva grande attenzione alle logiche di eco-sostenibilità come dimostra l’ottenimento della certificazione Leed Gold 50 – si legge nelle motivazioni. – L’attenta ricerca e la progettazione del sistema di facciata, realizzato con tessere di Porfido del Trentino appese ad una sottostruttura in

alluminio, valorizzano l’impiego della pietra locale attraverso un’innovativa applicazione, e migliorano qualitativamente il progetto dell’involucro dialogando con la morfologia architettonica ed il contesto”.Il progetto è stato sviluppato da STS Trentino Engineering s.r.l. (società di progettazione controllata al 66% da CLA, il resto da STS s.p.a. del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna), in collaborazione con l'architetto spagnolo Juan Manuel Palerm Salazar. CLA ha affidato i lavori di costruzione alle cooperative socie CLE di Bolzano e BTD Servizi Primiero. La direzione lavori è stata seguita dall’ing. Luca Masini, direttore tecnico di STS trentino engineering s.r.l. e progettista proponente per il Concorso. Al progetto hanno lavorato, in via prioritaria, le cooperative socie di Consorzio Lavoro Ambiente, specializzate nei vari settori (scavi, opere speciali, impianti, verde, eccetera).

ha avuto un grande successo di pubblico lo spettacolo teatrale dell’Apologia di Socrate organizzato dall'Ordine degli Avvocati di Trento con la collaborazione della Cooperazione Trentina e delle Casse Rurali Trentine. In particolare nella parte aperta a tutta la cittadinanza, le persone richiamate e coinvolte attivamente nello spettacolo sono state numerose. Bella l’interpretazione di Christian Poggioni, che ha curato anche la regia, che è riuscito a coinvolgere il pubblico raccontando la storia del filosofo greco. Socrate, vittima di una congiura politica, è infatti accusato di empietà e di corrompere i giovani. Per questo è condannato a morte ed

è chiamato a difendersi davanti a 500 giudici. Alla fine del processo, il filosofo rivolge ai suoi accusatori un ultimo e definitivo messaggio: “Se credete, col condannare a morte uomini, di impedire a qualcuno di rimproverarvi perché non vivete in modo retto, voi non pensate bene; a un uomo giusto, infatti, non può capitare nessun male, né in vita né in morte.” L’evento cui è riferita l’Apologia è l’autodifesa che Socrate pronunciò davanti ai giudici di Atene nel 399 a.C. e di cui Platone fu testimone oculare.

sAnBAPolis90 sonde geotermiche250 vie di arrampicata nella palestra di roccia400 posti nell’area culturale

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Meno amministratori a Lavis

Nel corso del 2014 l’attività di Mediocredito Trentino Alto Adige ha in parte risentito della debolezza delle richieste di impiego per investimenti delle piccole e medie aziende. Nonostante questo la banca non ha fatto mancare il proprio sostegno creditizio ai programmi di sviluppo delle attività delle imprese. Sotto il profilo economico ha registrato un calo del margine di intermediazione rispetto al 2013, ma la dinamica stabile dei costi operativi, su livelli medi storici già contenuti, ha consentito di consolidare un rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione che rimane su livelli di eccellenza.Le svalutazioni di crediti in sofferenza sono diminuite rispetto al 2013. Il risultato netto di periodo è di 1 milione 400 mila euro, in crescita del 7,3%.Nel 2014 si è registrata una ripresa dei volumi di nuovo credito concessi (+18,9% per numero di operazioni e +11,4% per importo complessivo) e dei conseguenti livelli di erogazioni (+12,1% in valore).

I soci hanno detto sì. I soci, riuniti in assemblea straordinaria, erano quelli della Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra. Il sì appartiene alla modifica dello Statuto dell’istituto di credito cooperativo che riduce da 11 a 8 il numero di componenti del consiglio di amministrazione. “Una scelta – è stato spiegato dal presidente della Rurale, Ermanno Villotti – in linea con le disposizioni della Banca d’Italia, l’organo di vigilanza. Nell’arco di due anni il numero di membri del consiglio di amministrazione della nostra Cassa Rurale verrà ridotto dagli attuali undici a otto. Sostanzialmente sette più il presidente”. I soci si sono espressi favorevolmente e a larghissima maggioranza alla modifica statutaria.

I crediti verso la clientela hanno evidenziato complessivamente un calo del 5,9% a causa, soprattutto, di anticipate estinzioni di operazioni, di importo significativo, in essere con controparti pubbliche locali.Il Trentino Alto Adige si conferma il principale mercato della banca: qui è concentrato il 46,1% del totale del portafoglio crediti.Prosegue su più fronti il consolidato rapporto con il sistema del credito cooperativo: al contingente lieve rallentamento dell’operatività negli impieghi in sinergia con il sistema stesso si contrappone un continuo e solido contributo del credito cooperativo nelle attività di provvista e in altre aree di supporto.

Mediocredito trentino Alto Adige1,4 milioni di euro di risultato nettoMercato: Trentino Alto Adige (46,1%), Veneto (23,7%), Lombardia (11,3%)

BuOn BiLAnCiO PeR MeDiOCReDiTO

La sede di Mediocredito Trentino Alto Adige.

Il momento della votazione della modifica statutaria.

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Rurale di Trento, premiati 116 bravi studenti

Clm Bell “Sole, amicizia e … inglese”

Quello offerto al Teatro Sanbapolis è stato davvero un colpo d’occhio delle grandi occasioni per uno degli appuntamenti di maggior tradizione della Cassa Rurale di Trento.Sono stati premiati i giovani (diplomati e laureati, soci o figli di soci) che hanno ottenuto risultati di eccellenza nel proprio percorso scolastico.I premiati sono stati centosedici. hanno ricevuto il riconoscimento (meritato) dal presidente Giorgio Fracalossi e dal direttore Giorgio Bagozzi.Tra i premiati si sono contati 80 laureati (37 di questi con 110 e lode) e 36 diplomati (tra maturità e istituto professionale). L’evento non è stato riservato solamente ai giovani studenti.

Saranno giorni d'estate con sole, divertimento, amicizia e inglese, quelli pensati e proposti per bambini dai 6 agli 8 anni. è la formula degli happy Summer Days che già si è dimostrata vincente in questi anni in cui il Clm Bell l'ha proposta a chi desidera far avvicinare, giocando, i propri bambini all’inglese.Al mattino lezioni e attività in inglese con insegnanti madrelingua che utilizzano la metodologia dell'approccio comunicativo. Il programma prevede l’insegnamento della lingua attraverso attività divertenti e giochi. Per esempio canzoni, filastrocche, storie da ascoltare e da mettere in scena, illustrazioni da disegnare, oggetti da creare e molte altre attività pensate per motivare l’apprendimento e renderlo piacevole. Si utilizzeranno temi che fanno parte della vita dei bambini: colori e numeri, il corpo, cibi e bevande, gli animali, le attività del tempo libero e le cose della scuola, con l’obiettivo di aiutare i bambini ad acquisire familiarità con il vocabolario inglese, il suono delle parole e il loro riconoscimento.Il pomeriggio sarà caratterizzato da tante attività, giochi e piccole escursioni con le assistenti Clm Bell. A rotazione: lavorazione del latte alla Latteria del sole di Trento; visite alla caserma dei pompieri Trento o Sopramonte, al nucleo elicotteristi del 115 Mattarello, al centro faunistico Casteller Trento, al maneggio di Gardolo, a Meteo Trentino; pomeriggio in piscina Trento; i laboratori al Muse; le attività al centro di giocoleria “Bolle di sapone” o al Centro giochi T & T.

ha visto partecipi anche i genitori che hanno condiviso con i propri figli un percorso ricco di soddisfazioni ma caratterizzato anche da tanto impegno. Alla fine si sono contate trecento persone che hanno voluto esserci per esprimere un “bravo” ulteriore ai neodiplomati e ai neodottori.Due i tipi di premio assegnato: un viaggio di quattro giorni a Tallinn, capitale dell’Estonia, o un buono da utilizzare alla scuola di lingue straniere Clm Bell.Alla premiazione hanno preso parte il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, e il direttore generale della Cooperazione Trentina, Carlo Dellasega.La serata è stata caratterizzata anche dagli sketch del cabarettista Mario Cagol. Organizzatori e presentatori della serata: i ragazzi dell’Associazione Giovani Soci della Cassa Rurale di Trento.

CAssA RuRALe di TRenTo1,8 miliardi di raccolta complessiva985 milioni di impieghi145 milioni di patrimonio

Foto di gruppo per i 116 studenti premiati.

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GruPPo itAs

480 uFFici AGenziAli 2.500 trA AGenti e collABorAtori di AGenziA451 diPendenti (+30)

iTAS, un MiLiARDO Di PReMi

All’expo con lo sconto

Itas non sente crisi, anzi chiude il più bel bilancio dei suoi due secoli di storia, con premi che sfiorano il miliardo di euro, un utile lordo di oltre 16,8 milioni di euro e 30 dipendenti in più rispetto al 2013.“Il 2014 ci ha visto protagonisti di scelte importanti – ha detto il presidente Giovanni Di Benedetto – che disegnano il nostro futuro come una compagnia solida, sostenuta da oltre 700mila soci assicurati e da più di 1,2 milioni di polizze, prossima ad entrare nella Top 10 del mercato danni”.Eccellente il risultato raggiunto anche nel Ramo Vita e a cui fa capo il fondo pensione aperto PensPlan Plurifonds, dove si registra un incremento del 95% (mercato 29,2%) rispetto all’esercizio precedente, grazie anche all’operato delle Casse Rurali Trentine.ITAS Vita investirà nel Fondo Strategico della Regione Trentino-Alto Adige ben 10 milioni di euro attraverso il fondo

Partecipare a Expo 2015. Un piccolo sogno che per soci e clienti della Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra sta per diventare realtà. Fino al 30 aprile l’istituto di credito cooperativo ha infatti offerto loro la possibilità di iscriversi per prender parte a questo evento mondiale, con uno sconto del 40% per i soci. Sono state proposte tre date (13 giugno, 25 luglio e 9 settembre), al fine di permettere la maggior partecipazione possibile.Da sempre attenta alla promozione della cultura, la Cassa Rurale considera l’Expo un’occasione di confronto sul tema dell’alimentazione nel nostro mondo, purtroppo ricco di contraddizioni, perché se da una parte c’è chi soffre la fame, dall’altra c’è chi mangia troppo. Per non parlare delle tonnellate di cibo sprecato. Si devono quindi educare le generazioni di oggi e quelle di domani a un atteggiamento virtuoso, anche con il cibo.

pensione PensPlan Plurifonds, utili alle imprese che operano sul territorio per varare e realizzare piani innovativi per il rilancio e il superamento dell’attuale contesto. “L’importante lavoro svolto da tutte le componenti di ITAS, dipendenti, agenti e collaboratori con la guida qualificata della governance – continua Di Benedetto – ci ha permesso di chiudere l’esercizio con un saldo finale che ci rende orgogliosi: oltre 34 milioni di euro di utile ante imposte di Gruppo, di cui oltre 17 milioni realizzati dalla Mutua Capogruppo”.Il patrimonio netto di Gruppo è di oltre 346 milioni di euro, il 27% superiore rispetto all’esercizio precedente, con un impatto tributario di oltre 14 milioni di euro che vanno a favore del territorio.“La spinta continua verso la ricerca dell’efficienza organizzativa – aggiunge Ermanno Grassi, direttore generale –, gli importanti investimenti in campo

Da destra Giovanni Di Benedetto e ErmannoGrassi, rispettivamente presidente e direttore del Gruppo Itas.

tecnologico e informatico, la selezione e la qualificazione dei nostri agenti ci hanno permesso di raggiungere obiettivi ambiziosi. Abbiamo investito molto, più di 7 milioni di euro in IT, di cui oltre 1 milione in innovazione d’avanguardia, per garantire la massima efficienza”.

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TuTTi PAZZi PeR GeLLinDO

Agricoltura a Mezzocorona

Riscuote continue conferme il successo del progetto ludico-educativo delle Casse Rurali Trentine dedicato ai bambini da 0 a 10 anni, che ruota attorno alla simpatica mascotte, Gellindo Ghiandedoro, lo scoiattolo risparmioso protagonista di Risparmiolandia. In occasione della Fiera di S. Giuseppe, infatti, grandi e piccini hanno aderito all’invito ad ascoltare "Le avventure di Samantha nello spazio", una serie di storie di fantasia che vedono protagonisti Gellindo Ghiandedoro, la civetta Brigida e la bambina Samantha. Un'avventura nello spazio a bordo di un’improbabile astronave di legno di betulla. Molte famiglie si sono fermate nel grande e colorato stand delle Casse Rurali a Trento Fiere per seguire dalla viva voce di Mauro Neri l’avventura del simpatico trio di personaggi dal titolo

“Il valore dell’agricoltura per l’economia e il paesaggio. Sfide ed opportunità per il futuro” è il titolo dell’incontro organizzato dalla Cassa Rurale di Mezzocorona in collaborazione con Imperial Wines all’auditorium del compendio di palazzo Martini. Un appuntamento importante per confrontarsi tra esperti del settore agricolo e agricoltori, impegnati nella gestione del territorio tra innovazione e preservazione della tradizione. Tra i relatori invitati: Andrea Segre, neo eletto presidente della Fondazione Mach, ha illustrato le sue idee di massima di gestione della Fondazione, sottolineando come sia necessario recuperare il legame tra mondo della ricerca e ricadute sul territorio in termini di applicazioni alla moderna viticoltura. Luisa Mattedi, ricercatrice della Fondazione, ha illustrato le “luci e le ombre” dell’agricoltura trentina, la quale è chiamata, oggi come ieri a trovare un equilibrio armonico con la natura e con i suoi custodi. Ugo Morelli ha evidenziato la cronistoria tra uomo e ambiente. In apertura di serata è stato proiettato il film documentario di Michele Trentini dal titolo “Contadini di montagna” girato in Valle di Cembra e contenente immagini storiche ed esclusive dei contadini rotaliani, girate da Giuseppe Sebesta.

‘Samantha e il cattivo Re Cristallione’.Ai bambini che hanno visitato lo stand nelle due giornate di fiera è stato distribuito il sesto numero della rivista ‘Giornallindo’ e altri simpatici gadget. Inoltre Gellindo ha messo a disposizione fogli e matite colorate per realizzare dei disegni: i più belli sono stati pubblicati sul sito www.risparmiolandia.it.Grande successo anche per le iniziative innovative promosse dall’ufficio marketing di Cassa Centrale Banca con la collaborazione del Muse di Trento, dedicate a ‘Le avventure di Samantha nello spazio’. Le letture, in compagnia dello scoiattolo Gellindo, hanno divertito e coinvolto tanti bambini che, assieme ai loro genitori, hanno affollato gli incontri in programma. Uno speciale appuntamento martedì 24 marzo al Muse dove i piccoli hanno potuto anche parlare con l’astronauta trentina Samantha Cristoforetti in collegamento audio-video e ascoltato rapiti alcuni racconti di fantasia in compagnia di Gellindo.Al termine di ogni lettura regali per tutti e, soprattutto, tanta allegria! Le avventure sono su www.risparmiolandia.it oppure sull’APP Risparmiolandia disponibile da App Store e Google Play.

Mauro Neri ha raccontato le fiabe su Gellindo alla Fiera di San Giuseppe e al Muse.

La presentazione della serata con il presidente del-la Cassa Rurale Sandro Pancher (a sinistra).

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Mandacarù, la prima gelateria equo-solidale d’italia

Lo strano caso dell’Aquila Basket

Benvenuti bambini di Caderzone

Coniugare piacere e giustizia sociale. Con questo proposito a Trento nasce Pingu, la prima caffetteria-gelateria artigianale equo-solidale d’Italia, frutto di un partenariato tra la cooperativa Mandacarù e Pocher, famiglia trentina con la passione per l’innovazione all’insegna della qualità. Nella storica sede di via Oss Mazzurana 35, il giovane ha curato le ricette dei gelati. «Non vogliamo proporre cose strane, ma offrire i gusti tradizionali fatti come si deve», spiega.I prodotti utilizzati sono biologici ed equo-solidali: dal caffè arabica 100% alla vaniglia dello Sri Lanka, dal cacao Conacado boliviano privo di potassio allo zucchero di canna Mascobado delle Filippine con retrogusto di liquirizia. Vengono poi usati prodotti locali, quali il latte di Zambana e panna e yogurt dell’Alto Adige. La proposta di Pingu è inoltre attenta all’ambiente, con l’utilizzo di coppette, palette gelato e accessori biodegradabili al 100% prodotti dallo Scatolificio Del Garda. L’inaugurazione si è avuta sabato 4 aprile e ha riscosso grande successo: il gelato equo-solidale piace proprio!

Parla anche della cooperazione trentina la tesi di laurea in Economia (gestione aziendale) di Alessandro Bonazza, figlio del responsabile dell’ufficio amministrazione della Cassa Rurale Alta Vallagarina Giuseppe. Sì perché trattando de “Il servizio sportivo analizzato attraverso il caso dell’Aquila Basket”, il neodottore fa un parallelo tra il contesto socioeconomico che ha consentito la nascita dell’Aquila con quello che ha dato luce al Bayern Monaco in Germania e al Barcellona in Spagna. Luoghi dove il forte senso di appartenenza ha favorito la nascita del club. In Italia, come constata Bonazza, il posto ideale dove far sorgere un progetto a base territoriale è senz’altro il Trentino, come testimonia la presenza di un forte sistema cooperativo. Bonazza analizza infatti la particolarità dell’Aquila Basket in tema di governance territoriale, considerato che la società che sta diventando un fenomeno sociale che va ben oltre lo sport, allargando progressivamente il proprio raggio d'azione a molte delle dimensioni che interessano il vivere sociale. Aquila Basket, per esempio, è attiva nel mondo dell'associazionismo attraverso concrete iniziative di volontariato. Relatrice della tesi la professoressa Mariangela Franch.

Gli alunni della quinta classe della scuola primaria di Caderzone hanno visitato la Federazione. Non si è trattato di una visita di routine perché hanno avuto la possibilità di visitare i singoli settori che operano nel palazzo di via Segantini ascoltando dalla voce dei responsabili l’attività che viene svolta nella quotidianità a servizio delle associate.Ragazzi e insegnanti ne hanno ricavato proprio una buona impressione per la motivazione e per l’elevata professionalità che caratterizza ogni reparto.

Mandacarù 2.000 soci25 anni di attività12 botteghe

L’interno della gelateria con Mattia Pocher e le quattro collaboratrici.

I bambini di Caderzone accolti in Federazione.

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un libro per recuperare i propri valori

ALiMenT-ARTi A TiOneL’arte ha fatto il suo ingresso in “Famiglia”. A Tione, la Famiglia Cooperativa Giudicarie ha aperto le sue porte e ha messo a disposizione gli spazi del supermercato per ospitare e garantire degna cornice alla mostra “aliment – Arti”, unione azzeccata di due termini che legano il mondo dell’arte al mondo della cooperazione di consumo che mette a disposizione del consumatore i prodotti migliori per alimentarsi.Cinque artisti hanno esposto il meglio della loro creatività. Opere che riflettono estro e sensibilità espresse con pennello e tavolozza ma anche con altri strumenti legati al fare arte scolpendo.

Parte dai motivi ispiratori che hanno portato alla costituzione della cooperativa nel 1899 e arriva fino a oggi, con la recente ristrutturazione della sede, il racconto proposto nel libro edito dalla Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine per celebrare i propri 115 anni di storia. Un volume che presenta una realtà nata in un contesto totalmente cooperativo, che comprendeva Cassa Rurale, caseificio, mulino, segheria e l’Officina elettrica, prima realtà in Trentino a produrre questo tipo di forza motrice.

Fc giudicArie2.000 soci47 collAborAtori10 Milioni di euro di FAtturAto

Il quintetto è formato da: Stefania Riccadonna, Camilla Leonardi, Romedio Leonardi, Sisto Cazzolli e Giovanni Leonardi.Non solo “arte in Famiglia” ma anche “arte di famiglia” perché tre dei cinque artisti appartengono alla stessa famiglia: Stefania Riccadonna, Romedio Leonardi e Camilla Leonardi (madre, padre e figlia) accomunati da identica passione e maestria.“Questa mostra – ha osservato Oreste Bonenti, direttore della Famiglia Cooperativa Giudicarie – ha voluto essere una esperienza pilota. Un’idea che potrebbe fare da apripista per altre iniziative simili. Molto dipende dal gradimento espresso dai nostri soci e clienti che sappiamo essere particolarmente sensibili a queste iniziative destinate ad abbellire i nostri ambienti e rendere maggiormente piacevole il gesto quotidiano di fare la spesa”.

Sfogliando le pagine che raccolgono foto e documenti storici, accompagnati dal racconto dei fatti più significativi e dall’analisi del contesto socio-economico dell’epoca, emerge lo spirito cooperativo che ha accompagnato la vita di questa impresa. Uno spirito ancora attuale, che si spera possa guidare anche l’agire delle nuove generazioni, dando loro potere e speranza, e aiutandole a individuare ciò che è davvero importante nella vita.“Il nostro auspicio – spiega il presidente Gianluca Caldera – è che questo libro, una volta nelle mani delle famiglie della nostra comunità, possa agire come un ulteriore contributo al sostegno della cooperazione e allo stesso tempo, sia di particolare impulso per i giovani e per tutte le persone legate alle proprie origini e tradizioni etico-culturali”.

Le partecipanti ai laboratori femminili organizzati dalla Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine.

I cinque artisti con Oreste Bonenti, direttore Famiglia Cooperativa, e alcune immagini delle opere in mostra.

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Dal Vinitaly, con fiducia Su 32 paesi presenti, il Vinitaly anche quest’anno ha rappresentato una bella vetrina per i vini trentini, con gli stand delle principali cantine e quello istituzionale del Consorzio Vini e degli enti Trentodoc, Fondazione Mach e Istituto Tutela della grappa. Prima uscita ufficiale del neopresidente del Consorzio Vini (e della cantina di Aldeno) Alessandro Bertagnoli che ha rivendicato la sua idea green ed ecocompatibile per l’enologia trentina. Il Consorzio ha portato a Verona 69 produttori per 1.500 metri quadrati di spazio espositivo.Bella soddisfazione per il presidente della cantina di Toblino Bruno Luterotti che ha vinto il premio internazionale per i vini a denominazione d’origine “Gran medaglia d’Oro” per il Doc Moscato Giallo Bio 2014.Novità anche in casa della cantina di Mori Colli Zugna. Si chiama Morus, ed è un Trentodoc composto al 70% dal chardonnay e al 30% dal pinot nero. 32 mesi sui lieviti per le 26mila bottiglie che rappresentano la produzione di quest’anno. E dall’anno prossimo arriverà anche il rosè. Ma allo stand abbiamo potuto assaggiare anche una vera chicca: un “Pendici del Baldo”, proveniente da uve coltivate nel comune di Brentonico tra i 350 e i 700 metri, del 2003. Incredibile per gusto e freschezza.Leonardo Pilati, direttore della cantina Rotaliana, ha presentato il nuovo Lagrein Riserva 2012, prodotto da uve di speciali vigneti Mezzocorona. 13,5 gradi,

24 mesi maturazione in barrique, appena 4mila bottiglie, da intenditori.Grande meraviglia ha suscitato anche l’Alperegis Pas Dosè (al naturale, senza zuccheri) del Gruppo Mezzacorona. Il presidente Luca Rigotti e il direttore Fabio Maccari continuano ad investire sulla qualità e anche su quello che sta “intorno” al vino: l’anno scorso i social network, quest’anno una app sullo smartphone che permette di conoscere in dettaglio la storia del vino che si sta bevendo.Altro protagonista è il consorzio Cavit, che rappresenta il 60% della produzione trentina. Il presidente Adriano Orsi e il direttore Enrico Zanoni hanno ospitato nel loro stand i giocatori dell’Aquila basket: un successone. Tornando ai vini, Orsi si dice soddisfatto per la lieve ripresa del mercato italiano, nell’ordine del 4-5% di incremento di vendite. Bene la Germania e anche gli Stati Uniti.La cantina di Isera ha presentato a Verona insieme ai vini anche il nuovo direttore Massimo Tarter. Il quale ha puntato subito in alto, mostrando con soddisfazione l’etichetta verde del Marzemino Trentino superiore, fiore all’occhiello della produzione, che con la doc Trentino superiore produce 400mila bottiglie, il 60% delle quali di marzemino.

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1 Lo stand della Cantina di Roverè della Luna2 Lo spazio allestito dalla Cantina Mori Colli Zugna3 Stile ed eleganza per lo stand del Gruppo Mezzacorona4 Gli assaggi di Marzemino allo stand della Cantina di Isera5 Gli assaggi presso lo stand della Cantina Rotaliana6 Materiali naturali e grande eleganza per lo stand di Cavit7 Molto affollata l'area dedicata alla Cantina di Toblino8 Colori e sapori allo stand della Cantina di Trento9 Leonardo Pilati, direttore Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, mostra orgoglioso il nuovo nato in Cantina.

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MeDAGLiA D’ARGenTO ALL’OLiO BiO DeLL’AGRARiA

La mela è il frutto della salute

Sol d’Argento all’Agraria Riva del Garda. Per il terzo anno consecutivo l’olio extravergine BIO 46° Parallelo si aggiudica la medaglia d’argento per la Categoria Biologico nel Concorso Internazionale Sol d’Oro di Verona, selezione che ha lo scopo di evidenziare la migliore produzione oleicola dell'Emisfero Nord e di farla conoscere ad operatori e consumatori. A questa vincita si aggiunge la Gran Menzione ottenuta con l’extravergine Uliva DOP Garda Trentino nella categoria Fruttato Leggero. Nonostante l’annata difficile dal punto di vista della sanità delle olive, del meteo e della resa in olio, anche quest’anno i soci dell’Agraria Riva del Garda sono riusciti a rispettare a pieno i parametri qualitativi degli oli e ad avere, a livello organolettico, la consueta pulizia ed eleganza, grazie alle giuste scelte fatte in campagna e alla sempre costante attenzione posta in frantoio.

“Una mela al giorno toglie il medico di torno”. Il famoso detto tramandato dalla saggezza popolare viene confermato dal progetto Ager Melo, con una precisazione: le mele devono essere due non una. Al progetto, durato quattro anni e finanziato con 3 milioni da Fondazioni bancarie, ha lavorato una task force di ricercatori di quattro sedi universitarie (Bologna, Milano, Padova, Udine) e due istituti di ricerca (CReSO e Fondazione Mach, con il coordinatore Riccardo Velasco).Il convegno finale del progetto Ager Melo si è tenuto tra la Cantina Rotari di Mezzocorona e gli spazi della Fondazione Mach di San Michele ed è

AgrAriA

338 soci29 collaboratori

8,6 milioni di euro di patrimonio

servito a fare il punto sulle più recenti scoperte scientifiche riguardanti le qualità della mela. Molte le autorità che hanno preso parte all’evento, tra cui Alessandro Dalpiaz, direttore Apot e Assomela, che ha sottolineato come ci sia bisogno di interagire fra tutte le componenti, dai produttori alla ricerca, all’ente pubblico per far riconoscere a livello comunitario i valori ormai indiscussi della mela. E infatti nel corso del convegno si è posto l’accento sulle straordinarie proprietà salutari di questo frutto, in grado di prevenire numerose patologie, come il tumore al colon, nonché di essere un valido aiuto nella lotta contro il colesterolo. Inoltre il consumo di mele aumenterebbe in maniera significativa le sostanze antiossidanti del nostro corpo.

Gli oli premiati al Sol d’Oro sono stati esposti in una specifica area del Sol&Agrifood di Verona, manifestazione di riferimento per le eccellenze alimentari italiane e anche di altri Paesi, tenutasi dal 22 al 25 marzo.Qualità ed eccellenza si sono ritrovate all’evento DiVinNosiola, rassegna che vede protagonisti il Nosiola, il Trentino DOC Vino Santo ed il Rebo, che in aprile ha fatto tappa presso la Cantina di Toblino. I soci dell’Agraria erano presenti con il punto vendita Corte del Tipico, presso il quale hanno messo a disposizione i loro sommelier per degustazioni di Vino Santo di diverse annate, nonché dei vini di loro produzione quali il Nosiola e il Rena.

Una bella immagine dell’olio bio dell’Agraria.

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Federcultura loda Comano: “Strategia vincente di turismo cooperativo”

Coop Oltre organizza l’autodifesa per le donne

La storia è cooperativa fin dagli esordi. Nel 1825 il medico Gian Battista Mattei lascia le terme di allora in eredità ai poveri di Banale, Lomaso, Bleggio. Oggi sono diventate un consorzio di proprietà dei comuni dell’area, un progetto che è stato raccontato al meeting nazionale di Federcultura ospitato in Trentino. “I sindaci della zona hanno rispettato l’intenzione di operare per la gente espressa allora da Mattei e oggi la ricaduta sul territorio c’è tutta” ha commentato Iva Berasi, presidente dell’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta e rappresentante della Cooperazione Trentina nel Comitato nazionale Federcultura, Turismo e Sport di Confcooperative. Core business della valle, l’attività “costituisce l’80% dell’economia della zona – ha proseguito Berasi – e non conosce crisi. I dati 2014 segnano anzi una crescita del 6%. Siamo uno dei tre centri europei specializzati nel trattamento della psoriasi e della dermatite dei bambini”.“Progetto virtuoso da riprendere anche in altri territori d’Italia, declinandolo ovviamente in base alla loro vocazione” ha detto Riccardo Solmi, presidente di Confcooperative – Federcultura Turismo e Sport. Lo scopo della due giorni è stato proprio quello di interrogarsi su quale sia la strada da seguire per coniugare al meglio turismo e cooperazione.E per il turismo della nostra Provincia? “Cercheremo di capire come si possa inventare un’ospitalità di tipo sociale. A Milano, per Expo, c’è stato chi ha pensato a dei volontari che invitano le persone a cena o le portano a passeggio per conoscere la città nella sua quotidianità. Un’idea che potrebbe funzionare anche qui” ha spiegato Berasi.Il Trentino ha portato inoltre l’esempio della cooperativa handicrea che mappa il territorio segnalando le strutture accessibili ai disabili. Ancora, le attività turistiche e sportive della cooperativa Archè e il ruolo di Federallevatori nel rapporto tra ambiente e turismo. Si è approfondito anche il ruolo dei consorzi turistici,

“L’autodifesa inizia dalla mente”. è questo il principio fondante del metodo Drehungen che la cooperativa sociale Oltre ha deciso di proporre alle donne della propria realtà territoriale per aiutarle a difendersi dalle aggressioni. Il metodo è stato insegnato da Eva Runggaldier, nell’ambito del progetto “Per il mio bene". La cooperativa, nella sua attenta opera per mettere sempre al centro la persona, ha ritenuto importante riproporre questo corso per le donne, sempre più vittime di aggressioni, al fine di aumentare la loro capacità di gestire meglio le relazioni sia nei rapporti personali che nei momenti di stress. Il metodo Drehungen non è un’arte marziale, ma aiuta a migliorare la percezione di sé e a potenziare la consapevolezza del proprio corpo, anche in termini di espressione e comunicazione verbale e non verbale.

5 Apt cooperative2.073 soci

83 dipendenti

Un momento dell’incontro e in primo piano Riccardo Solmi, presidente di Confcooperative – Federcultura Turismo e Sport.

La sede della cooperativa Oltre.

analizzando il caso di Primiero Iniziative.A parlare di cooperazione nel turismo trentino per le Apt sono intervenuti anche Paola Toffol (Primiero San Martino di Castrozza), Andrea Paternoster (Val di Non), Enzo Iori (Val di Fassa), Stefano Ravelli (Valsugana).

Per vedere il servizio video sulla riunione del Comitato nazionale di Federcultura, Turismo e Sport di Confcooperative e sentire le interviste, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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Ogni giorno oltre 200 cuoche

cucinano pasti sani ed equilibrati in oltre 200 cucine scolastiche, con lo stesso amore che usano nella loro cucina di casa, perché essere mamma e cuoca non è un ruolo, è una missione.

Cuoca nella vitaMamma sul lavoro

Diana, in Risto 3 dal 2006 con la �glia Sabrina

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Anffas, inclusione sociale da 50 anni

un approdo (anche) per i profughi

“Non serve essere perfetti quando si è unici”. Questo lo slogan scelto per i 50 anni di Anffas Trentino onlus, per i quali è stato creato uno spot di sensibilizzazione con protagonisti i bambini del centro “Il Paese di Oz” e lo chef stellato Rinaldo Dalsasso. Spot che racchiude l’essenza di questa associazione: “Fare da soli non basta per raggiungere l’obiettivo, ma con al fianco persone che ci amano e ci fanno crescere e migliorare, allora anche da un momento di difficoltà può nascere qualcosa di meraviglioso”. Ed è così che è nata l’onlus trentina, associata alla Federazione. «Tutto è iniziato nel 1965 in una lavanderia – ha spiegato il presidente Luciano Enderle – quando due giovani mamme si sono ritrovate e hanno scoperto di avere qualcosa in comune: un figlio con disabilità. In poco tempo trovarono i

contatti con l'Anffas di Roma e ci fu l'adesione». L’amore di due mamme, che volevano costruire un futuro per i propri figli, è divenuto l’amore di un intero territorio. Oggi l’associazione conta 500 dipendenti e collaboratori e 340 volontari al servizio di 700 persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Mezzo secolo di attività è dunque un compleanno da festeggiare insieme. Anffas ha organizzato dodici mesi di eventi con lo scopo di coinvolgere l’intera comunità. Si spazia da una mostra itinerante sull’eutanasia nazista al Ix Convegno Nazionale Sidin, da una serata musicale a un progetto teatrale realizzato dai ragazzi di Anffas. L’evento finale si avrà il 5 dicembre al PalaRotari di Mezzocorona con un pomeriggio di festa per tutta la grande famiglia di Anffas.

La cooperativa sociale di Rovereto Punto d’Approdo sta collaborando con la Provincia nella gestione dell’emergenza profughi. La cronaca di tutti i giorni ci segnala lo sbarco di migliaia di immigrati che chiedono asilo politico o accoglienza all’Italia. Essi vengono smistati territorialmente nelle varie regioni italiane, alle quali poi spetta l’organizzazione del loro soggiorno. In questo momento di grande emergenza, la cooperativa presieduta da Andrea Gentilini è stata incaricata di monitorare e assistere i profughi accolti in Vallagarina, facendo uso della preziosa esperienza maturata in questo campo con il Progetto Llambina. Il progetto era infatti rivolto all’accoglienza e alla protezione delle ragazze vittime di tratta e poi si è evoluto (visto il cambio delle normative e dei meccanismi stessi del racket) nel monitoraggio dei richiedenti asilo politico. I tre collaboratori della cooperativa che se ne occupavano sono stati dunque impegnati nell’accoglienza e nel monitoraggio dei profughi e, visto l’acuirsi dell’emergenza, sono state assunte altre 5 persone. Il loro compito? "Ogni giorno – spiega il presidente – devono verificare che le persone ci siano, conservino bene la struttura in cui sono ospiti. Poi devono insegnare loro a fare la spesa, a gestire il denaro assegnato, a seguire l’iter della burocrazia per recuperare documenti o fare domanda di asilo. Tematiche molto simili a quelle in cui abbiamo maturato competenze ed esperienza con le vittime di tratta”.

Una delle immagini dello spot per i 50 anni di Anffas Trentino onlus. Per vederlo inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

Andrea Gentilini, presidente della cooperativa Punto d'Approdo

Anffas500 collaboratori 340 volontari 700 persone con disabilità seguite

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CULTURA COOPERATIVA

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valsuGana, l’uomo delle “due fusioni”L’impegno e l’energia di Silvio Stefani. Le fusioni sono un passaggio delicato. Vanno gestite con pazienza, senza scorciatoie. Con estrema attenzione e rispetto per le varie sensibilità e aspettative.

di Franco de Battaglia

“Mi considerano specialista in “fusioni” fra Casse Rurali? Nella mia responsabilità ne ho fatte due, è vero, ma non per volerle più grandi, non per fare il “manager”, ma per renderle più adeguate al territorio, alla loro “mission” di Hausbank al servizio delle famiglie e delle piccole imprenditorialità, soprattutto artigiane. Abbiamo dovuto occuparci anche di situazioni in cui, per difficoltà di “mercato” – diciamo così – o per sbavature di gestione, una fusione era consigliabile, ma non è stata questa la motivazione principale. Le ragioni sono state il cambiamento anche sociale delle nostre valli, il passaggio da un’economia contadina alle imprese… Forse non ci si rende abbastanza conto di come è cambiato il Trentino a partire dagli anni Settanta. E poi, molto è derivato dal fatto che io sono di Tezze, l’ultimo paese della Valsugana e del Trentino, dove una volta c’era il confine e la dogana fra Austria e Italia”.Silvio Stefani racconta nella bella saletta della Cassa Rurale a Tezze. Ora il paese è tagliato in due dalla superstrada (quante inutili ferite ambientali ed economiche per correre più in fretta con le auto!) molti lo bypassano senza neppure accorgersene, ma fanno male, perché il paese conserva una sua segreta, gradevolissima vivibilità, con la piazzetta dove Cassa Rurale e Famiglia Cooperativa si fronteggiano, con il cordiale Bar da Toni e le case curate con gli alberi da frutto verso il Brenta, gli orti e i fiori.Stefani rimarca la specificità di Tezze: “è l’unico caso in cui in uno stesso Comune c’erano due Casse Rurali, Tezze e Grigno, nate ambedue nel 1907. I due paesi sono a cinque chilometri l’uno dall’altro, hanno più o meno lo stesso numero di abitanti, sui milleduecento,

ma sono due comunità distinte. Sono entrato nella Cassa Rurale nel 1975, nel 1981 ne sono diventato il presidente. Io sono geometra, libero professionista, mi sono diplomato a Bolzano, ho fatto anche un periodo di lavoro in Svizzera. Negli anni Settanta, quando ho incominciato, c’erano in Bassa Valsugana 11 Casse Rurali. Ho detto: “Fra pochi anni, ce ne sarà una sola…”. Mi hanno guardato come fossi un alieno. Ora siamo in tre. La Cassa Rurale Valsugana e Tesino, la “Cross” di Borgo (Olle, Samone, Scurelle) e Roncegno. Un equilibrio è stato raggiunto, ma le nuove imposizioni della Banca d’Italia imporranno altre riflessioni e decisioni. Ma occorre partire dalle due Casse Rurali nello stesso Comune, una situazione che già dopo l’alluvione del 1966 che colpì Tezze pesantemente, appariva insostenibile, perché perdevamo colpi a fronte del sistema bancario nazionale e locale. Nel 1998, dopo esserci fusi con Grigno, ci siamo uniti anche a Ospedaletto, e siamo diventati la Cassa Rurale Bassa Valsugana. Poi, dopo aver festeggiato il centenario del 2007, l’anno successivo, nel 2008, abbiamo preso i contatti con la Centro Valsugana (Strigno, Telve). Infine, dopo un passaggio molto laborioso nel 2012, è venuto anche il Tesino.Sì, in questi processi emergono sempre problemi di campanilismi, a volte anche personalismi di chi vuole tenere qualche posto in consiglio d’amministrazione… Non c’è da stupirsene, ma sono particolarismi eccessivi. La ragione prima delle fusioni, infatti, è l’opportunità, a volte la necessità, di patrimonializzare le banche, per renderne efficace e serena la gestione, professionali i controlli e per dare sicurezza ai soci. Le

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

famiglie e i soci restano i clienti privilegiati delle Casse Rurali. La casa è il primo obiettivo delle famiglie trentine: costruirla, restaurarla, adeguarla alle esigenze dei figli. Ma in questi anni sono cresciute anche le esigenze dell’artigianato, della piccola industria che proprio dalla creatività artigiana è nata. La struttura frammentata delle vecchie Casse Rurali e la loro gestione non sempre professionalizzata, non corrispondeva più alle esigenze di un’economia più dinamica, di una società che passava dall’autoconsumo del vecchio mondo contadino alla mobilità della modernità. Sì poi è venuta la crisi, che è iniziata come finanziaria e si è trasferita poi all’economia reale. Ora manca il lavoro, ora la responsabilità delle banche è ancora maggiore. Specialista in fusioni? Quasi lo prendo come un complimento! Ne ho fatto due, tre… ma per fondersi non basta mettersi insieme. Le fusioni sono un passaggio delicato. Molto. Vanno gestite con pazienza, senza scorciatoie. Con estrema attenzione e rispetto per le varie sensibilità e aspettative. I soci, le amministrazioni, vanno coinvolti, motivati, convinti. I problemi vanno affrontati “prima”, per non trovarseli davanti arruffati “dopo”. è essenziale, prima ancora di avviare il processo, avere un direttore capace e riconosciuto, con leadership e competenza, che possa essere punto di riferimento per tutti. Il ῾timoniere’ deve essere riconoscibile. E occorre poi elaborare un sistema operativo e di controllo che dia tranquillità al consiglio d’amministrazione. E nel Consiglio occorre piena chiarezza di ruoli, guai se si sovrappongono. Poi il personale è fondamentale. è l’impiegato il primo interlocutore del socio. Per il socio la banca è la persona che lo accoglie. Il personale è anche la forza di una Rurale. On-line tutte le banche sono uguali, ma non sono poi uguali quando si propone un’esigenza… In una Cassa Rurale “unificata” poi la filiale, lo sportello staccato è ancora più importante. Il socio deve sentire “feeling”, deve continuare a sentire la Cassa come propria. E va sempre tenuto presente che le eventuali carenze non dipendono dai soci, ma dagli amministratori. In genere ciò avviene quando i ruoli non sono chiari, quando magari i presidenti vogliono fare i direttori… L’ultima fusione, che ha dato vita alla Cassa Rurale Valsugana e Tesino, è stata preceduta da sette preassemblee e il direttore è stato indicato in Paolo Gonzo. Da parte mia, dopo la fusione, ho lasciato il mio incarico di presidente. Credo nella Cooperazione e nel credito cooperativo, non ambisco a cariche, credo necessario il ricambio delle persone.

Ora tutte le banche devono rafforzare il loro patrimonio. è vero che le quote sociali sono minime, è vero che il socio sa che se la sua Cassa viene fagocitata da altri istituti di credito non cooperativi perde non solo il controllo dei suo soldi, ma anche della sua terra, ma il socio è anche cliente, e quando ci sono di mezzo i numeri… insomma ognuno fa i suoi conti. Bisogna saper far coincidere l’interesse individuale con il bene comune, e per questo fare banca in una Cassa Rurale è più difficile che in altri settori del credito. Per questo abbiamo bisogno di uomini preparati e motivati, non di semplici impiegati. Abbiamo davanti difficili, ma sfide stimolanti. Per parte nostra ci siamo allargati alla fascia pedemontana veneta, nel bellunese e nel vicentino, ad Arsié e Lamon, a Fonzaso, a Enego, a Cismon del Grappa, a Valstagna a Ezzelino da Romano. La crisi morde, ma senza Rurali sarebbe ancora più dolorosa. No, non abbiamo avuto disaffezioni dopo le fusioni.Per parte mia continuerò a impegnarmi nel mondo cooperativo. Sono nato a Tezze nel 1948, ho due figli laureati. Mi piacciono lo sci e la bicicletta. La mia più grande soddisfazione? Vedere la gioia con cui i soci dei paesi veneti accolgono i nostri sostegni alle associazioni di volontariato. Lì non ricevono nulla, il volontariato non ha supporto. Qui è invece il motore della nostra convivenza.

6’20’’

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CULTURA COOPERATIVA

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il caso trentino. quanto i piccoli negozi aiutano la coesione sociale Intervista a Sergio Arzeni, direttore del Centro per l'imprenditoria e lo sviluppo locale dell’oCSE.

di Walter Liber

Sergio Arzeni osserva il Trentino da Parigi, dove ha sede l’OCSE, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. E il Trentino lo conosce bene, poiché qui ha sede il Centro Ocse-Leed che si occupa di sviluppo locale. L’unico fuori da Parigi. Non è un caso che questa piccola provincia si sia meritata l’attenzione di una grande organizzazione internazionale. L’assetto istituzionale di autonomia e una organizzazione economica e sociale che funziona, anche per merito della cooperazione, sono un caso da studiare e, forse, da esportare. Con Arzeni abbiamo parlato di una delle peculiarità di questo Trentino: il ruolo dei piccoli negozi di montagna, in gran parte cooperativi, per la coesione sociale e lo sviluppo economico di territori che altrove hanno subito la desertificazione e l’abbandono.Dott. Arzeni, perché il Trentino dovrebbe essere diverso?Partiamo da quello che è successo nel settore della distribuzione in altri Paesi. Come nel caso della Francia, che negli ultimi trent’anni ha favorito la grande distribuzione, perché si diceva che serviva a combattere l'aumento dei prezzi.Questo era il ragionamento economico, cioè la giustificazione economico-politica per favorire imprese come Carrefour e similari. Il risultato è stata la desertificazione del Paese. La grande distribuzione, in collusione con la politica di destra e di sinistra, è stata anche un veicolo di corruzione della politica locale.Come si è arrivati a questa situazione?Per conquistare il mercato locale la GDO ha venduto sottocosto alcuni prodotti civetta. In questo modo la clientela si è spostata, e i piccoli negozi delle città sono

morti. Provate a fare un giro in campagna, non c'è più un negozio.Oggi c'è un ripensamento. Se Marine Le Pen ha ottenuto molti voti, è anche perché è stata quella che più forte ha denunciato questo scempio della desertificazione della Francia e della collusione. La gente è attratta anche dalle iniziative anti-immigrazione, ma questo argomento è importante.oltre la Francia, quali altri casi avete analizzato?Il caso del Giappone è diverso ma presenta alcune analogie. In Giappone era proibito creare dei supermercati fuori dalle stazioni ferroviarie delle grandi metropoli. Curioso che le grandi catene commerciali abbiano i nomi delle compagnie ferroviarie.Una legge fatta apposta per proteggere i piccoli negozi, partendo dal principio che dal punto di vista sociale questo ha un valore elevato, perché mantiene la socialità. Il Giappone è caratterizzato da una miriade di piccoli negozi, spesso di sopravvivenza, ma che giocano un ruolo sociale importante. Consideriamo anche che il Paese non ha un welfare sviluppato come da noi, e questo ruolo viene svolto dal piccolo commercio.Un modello che resiste tutt’ora, anche se negli Anni Ottanta gli americani, che avevano un deficit enorme con il Giappone, hanno chiesto e in parte ottenuto di superare questi “impedimenti strutturali” alla libera espressione del mercato.Furono gli stessi giapponesi a venire all'Ocse per chiedere aiuto. “Aiutateci a far capire agli americani – ci dicevano – di evitare di creare cinque o sei milioni di disoccupati con il massacro dei piccoli negozi. I negozianti hanno anche un ruolo di sicurezza sociale,

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CULTURA COOPERATIVA | l’intervista

fanno controlli, avvertono la polizia se succede qualcosa di anomalo”.Il Giappone ancora oggi ha una quantità enorme di piccoli negozi, il Paese tende a conciliare la modernità con la tradizione e i suoi valori. L'agricoltura e il piccolo commercio sono molto protetti.Ma anche gli Stati Uniti hanno visto la scomparsa dei negozi di mamma e papà, empori di famiglie come si vedono nei film western. Anche lì la grande distribuzione ha creato il deserto.Almeno dove c’è la grande distribuzione i prezzi scendono, è così?Non sempre. Quando la grande distribuzione diventa monopolistica o oligopolistica, controllata da due o tre grandi “player”, è documentato che i prezzi aumentano. L'idea che la grande distribuzione fa abbassare i prezzi è sbagliata. è proprio sbagliata l'idea di guardare alla distribuzione in maniera puramente economica. Si dice “apriamo le porte alla concorrenza”, ma poi bisogna fare molta attenzione perché è difficile ricostruire un tessuto lacerato.Per la verità questa è una frase che si sente sempre di più anche in Trentino…Quello che io ho sempre trovato straordinario nella cooperazione trentina è una solidarietà interna che non ha niente a che vedere con l'assistenzialismo. I vostri piccoli empori fanno di tutto. Solidarietà interna è la forza e la bellezza della cooperazione. State attenti a non fare errori perché poi sarà difficile ricostruire. Ma, la concorrenza?Io dico no ad una idea astratta di concorrenza. Giulio Tremonti da ministro aveva inventato la parola “mercatismo”, una visione ontologica del mercato. Bisogna cercare di conciliare l'economia al sociale, perché altrimenti si perde l’equilibrio nella vita economica di una comunità.

Come è accaduto in Francia?In Francia se ne sono accorti e hanno approvato una legge che richiede ora una autorizzazione amministrativa speciale per i negozi con superficie superiore a trecento metri quadri. Quando i buoi erano ormai scappati dalla stalla. Cioè, nel Paese della grande distribuzione, un negozio di trecento metri è ora considerato grande!Ci si è accorti che quando tu svuoti la vita del piccolo centro, viene a mancare il dialogo, la comunicazione, specie tra le persone anziane. La cassiera di un negozio diventa il confessore, lo psicanalista. L’aspetto umano e sociale è molto importante.Al contrario, questi spazi della grande distribuzione sono aridi, pieni di luci e rumori, dove i giovani vanno lì per passare il tempo, e diventano luoghi di aggregazione. Spesso, anche di aggressività.Senza contare che i grandi centri commerciali rubano terreno alla natura, alla attività agricola.La dimensione anche fisica, architettonica della vita è del piccolo commercio, in cui il rapporto con la natura è molto forte. L’ha detto anche il premier Matteo Renzi: si è costruito fin troppo, ci vuole un limite per togliere altra terra all'agricoltura. Abbiamo assistito in questi anni ad un saccheggio mostruoso. Ogni anno in Toscana si sono mangiati 10.000 ettari, recentemente anche 15 mila.Il Trentino è così bello che continuare a cementificare è criminale. Nella vita ci vuole equilibrio. I territori sono delicati, abbiamo un patrimonio paesaggistico e territoriale già abbastanza martoriato, bisognerebbe porre un limite.

5’40’’

Sergio Arzeni è il Direttore del Centro per l'imprenditoria, le piccole e medie imprese (PMI) e lo sviluppo locale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) a Parigi, Francia.Il Centro si occupa della supervisione delle attività del Programma per lo sviluppo economico locale e l'occupazione (LEED), il Gruppo di lavoro sulle piccole e medie industrie e l'imprenditoria, il Comitato per il turismo, e il Centro OCSE-LEED per lo Sviluppo locale a Trento. Arzeni, esperto economista all’OCSE da più di vent’anni, con incarichi di prestigio presso il Parlamento italiano e la Commissione Europea, si occupa principalmente di imprenditoria ed innovazione, creazione di posti di lavoro e coesione sociale, finanziamento delle PMI ed internazionalizzazione, distretti industriali e strategie locali per lo sviluppo economico del territorio.

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CULTURA COOPERATIVA |buone prassi

La cooperativa di manager propone interventi mirati per aiutare le imprese a trovare le aree di inefficienza, ad affrontare nuovi mercati e a riorganizzarsi.

adhoc, l’occhio esterno che aiuta ad uscire dalla crisi

La crisi può rappresentare il momento ideale (o obbligato…) per analizzare la propria impresa e vedere dove sono le aree di miglioramento dell’efficienza, dei costi o di posizionamento sul mercato. Per questo sta avendo ottimo successo la proposta della cooperativa ADhoc, nata due anni fa in Trentino per fornire alle imprese manager temporanei e consulenza aziendale, ovvero uno sguardo esterno professionale e qualificato che possa individuare le soluzioni di miglioramento e di riorganizzazione. Una iniziativa innovativa e di altissimo livello, che conferma la presenza in Trentino di un movimento cooperativo vitale e in grado di sperimentare nuove tipologie di impresa.Sono circa 100 i manager associati a questa realtà, tutti professionisti specializzati con un’ampia esperienza aziendale in specifiche aree e in molti settori merceologici: si va dalla finanza al marketing, dall’agricoltura all’informatica. Negli incarichi portati a termine in questi primi due anni, circa una trentina, spiccano alcune esperienze in cooperative. “Abbiamo seguito una cooperativa nella fase di startup – spiega Stefano Fontanari, membro del cda di ADhoc – assistendola anche nella fase di richiesta dei finanziamenti. Per una grossa cooperativa di produzione abbiamo eseguito un’analisi di efficienza dell’ufficio amministrazione, proponendo soluzioni che riducessero i costi aumentando l’efficienza. Poi supporto legale per la stipula di nuovi contratti di lavoro, ristrutturazione degli uffici direzionali (per una cooperativa di consumo), progettazione di business plan relativi al lancio di nuovi prodotti e servizi, ricerca di nuovi mercati e avvio dell’attività di export”. L'azione della cooperativa si esplica anche attraverso progetti mirati a settori specifici, come ad esempio al settore delle Famiglie Cooperative, forse il più colpito dalla crisi in considerazione della paralisi dei consumi. “Proponiamo – aggiunge Fontanari – un intervento che affianchi i direttori per individuare le aree di miglioramento: accade di frequente che un occhio esterno riesca a vedere problematiche ed opportunità

molto più nitidamente di chi vi opera da tanto tempo, perché è più allenato a trovare strade nuove”. La modalità di lavoro è particolare: ADhoc sigla il contratto con il cliente e forma una squadra di soci manager con le competenze necessarie per offrire la miglior consulenza e ne affida lo svolgimento a ciascuno per la propria parte. In questo modo il cliente acquisisce un servizio multidisciplinare e paga soltanto le competenze che gli servono. Dopo i primi mesi di lavoro nel contesto provinciale, l’attività si è ampliata anche in Veneto, in particolare a Vicenza, dove un gruppo di soci hanno aderito alla cooperativa e aperto una sede. Tra i soci sovventori di questa realtà vi sono Federmanager Trento e Federmanager Vicenza, nonché la rete di Manager Italia del Trentino Alto Adige. Tra le collaborazioni fisse va citata quella con il Progetto Manifattura, nel quale la cooperativa offre servizi e consulenza alle startup, aiutandole a strutturarsi e ad avere un’idea progettuale del loro business. E per il futuro? “Le prossime aree di attenzione sono le province di Bolzano e di Treviso – conclude Fontanari –. Ma non ci importa allargarci tout court, ma solo laddove ci sia un gruppo di soci interessato a portare avanti l’attività localmente. Perché la nostra forza, proprio come tutte le altre cooperative, sta nel radicamento locale, nel tessuto socioeconomico dove abbiamo riferimenti e contatti consolidati” (d.p.).

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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi

Il ristorante della cooperativa Risto3 nel palazzo della Federazione ha innovato la propria offerta: servizio al tavolo, prodotti di alta qualità, biologici, a km 0. Pane e dolci artigianali.

sempre più gusto nella cooperazione

Lo chef Roberto, la pasticcera Lina e le simpatiche e cordiali cameriere Tica e Pamela.

La buona salute parte dalla scelta di prodotti di qualità. è questo il motto scelto dalla cooperativa Risto3 nella gestione del ristorante “Gusto della Cooperazione”, che prende il nome dalla sua collocazione, la storica sede della Federazione Trentina della Cooperazione. “La scelta che abbiamo fatto – spiega la presidente Sara Villotti – è di puntare solo su prodotti di alta qualità, tutti made in Italy e made in Trentino, molti biologici a km 0, perché nutrirsi con pasti genuini dà l'energia giusta per affrontare la giornata”.Importante anche l’investimento nell’ambiente: ogni dettaglio è stato curato con la massima attenzione, avendo bene in mente che il benessere è anche relax e quindi il piacere di gustare del buon cibo in un’atmosfera rilassante e serena, con un’accoglienza fresca e cordiale.Le proposte del menu sono rinnovate ogni 15 giorni secondo le materie stagionali a disposizione. Qualunque menu si scelga, nel prezzo è sempre incluso un benvenuto offerto dallo chef, il pane fatto in casa con farine selezionate, un calice di vino trentino, l’acqua da rubinetto, il caffè biologico da moka, i dolci e la frutta a buffet e i contorni di verdure e frutta biologica abbinati alle portate.Il locale è stato ristrutturato nel 2013: da self service è stato trasformato in un accogliente locale con servizio al tavolo. Nella sala principale trovano posto circa 50 posti a sedere, mentre nella saletta arredata tipo stube possono essere accolti circa 15 ospiti. Nei mesi estivi il locale si amplia con l’uso della terrazza dando così l’opportunità di godere la pausa pranzo all’aperto.“La riorganizzazione del locale – aggiunge il direttore Stefano Raffaelli – è andata incontro all’esigenza espressa dai clienti, che ci hanno chiesto di inserire il servizio al tavolo al posto del self service e di avere così una maggiore personalizzazione”. Al “Gusto della Cooperazione” si è dunque puntato su un’offerta diversa, per una pausa pranzo in qualche

modo innovativa. Tutta la produzione con farine (pasta, pane, focacce, gnocchi, strangolapreti…) è sempre artigianale: la mattina molto presto, se passate da quelle parti, potrete trovare il cuoco Roberto che prepara i primi e il pane del giorno.Anche i dolci sono di produzione propria, grazie alla fantasia culinaria della cuoca Lina, piccole delizie del palato per finire un pasto gustoso ed equilibrato.Lo staff totalmente nuovo rispecchia la proposta particolare del ristorante: lo chef Roberto Osti (la cui professionalità si è costruita con più di 16 anni di gestione del ristorante “Il Convento” alle Sarche), la pasticcera Lina, le simpatiche e cordiali cameriere Tica e Pamela.“Nei primi mesi di questa proposta – aggiunge la presidente Villotti – l’andamento delle presenze conferma che la scelta di qualità per la quale abbiamo optato era corretta”. “Gusto della Cooperazione” è uno dei tre locali Risto 3 con il certificato Ecoristorazione Trentina (d.p.).

2'40"

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CULTURA COOPERATIVA | l'accordo

Sottoscritto un protocollo di collaborazione tra Comitato provinciale del Coni e Cooperazione Trentina. Lo sport assume una valenza sociale e può contribuire alla crescita qualitativa della nostra società.

valori comuni tra sport e cooperazione

è operativo il protocollo di collaborazione sottoscritto dal Comitato provinciale di Trento del Coni e dalla Cooperazione Trentina. Il documento impegna le parti a realizzare congiuntamente un programma di interventi a sostegno del valore formativo, educativo e sociale dello sport, e dunque a sostegno soprattutto dei giovani e dei giovanissimi. Ne abbiamo anticipato i contenuti in un articolo apparso sul numero 10 di novembre 2014. Lo sport oggi può essere rappresentato in molti modi, anche se quasi sempre viene associato alla sua anima prettamente agonistica. Nel corso degli ultimi anni, il Coni di Trento ha cercato, invece, di mettere a punto progetti che vedano lo sport assumere sempre più una valenza sociale, nella convinzione che i valori dello sport possano contribuire alla crescita qualitativa della nostra società. Sono state così messe in campo idee, progettualità e professionalità per cercare di realizzare uno sport al servizio della comunità, in grado di rispondere concretamente a necessità e bisogni legati all’educazione, alla salute, al benessere, alla socializzazione e all’economia.Con la firma del protocollo da parte del presidente Giorgio Torgler, il Coni trentino si è assunto l’impegno di coinvolgere e valorizzare la Federazione come partner primario in una serie di progetti, che favoriranno la promozione dei valori e della conoscenza della cooperazione.Con l’iniziativa 1001 Piazzali Luoghi di Sport, dove le società sportive offrono spazi liberi di gioco e movimento a tutti i bambini, si punterà molto sul gioco cooperativo come forma di inclusione sociale. Nei Laboratori didattici wellness food, in collaborazione con partner della cooperazione come Risto3, i partecipanti potranno sperimentare metodi e tecniche nuove di cucinare in modo sano. Nel Catalogo formativo della Scuola regionale dello Sport, rivolto a tecnici, dirigenti professionisti ed atleti, una sezione approfondirà il tema: “la forma cooperativa come opportunità di lavoro anche nello sport”.

Sull’argomento saranno anche proposte delle serate informative nelle diverse Comunità di Valle.Il nuovo portale web Sportello dello Sport ospiterà, oltre a tematiche tecniche legate alla pratica sportiva, una sezione dedicata alla cooperazione ed alle opportunità che essa offre in vari contesti (lavorativo, educativo, agricolo, ecc.).Infine, nel sito Trentino Villaggio dello Sport è prevista un’area di presentazione dei cosiddetti “integratori naturali”: latte, formaggio, mele, piccoli frutti, miele, che in Trentino sono prodotti e distribuiti principalmente da aziende cooperative (c.c.).

2’30’’

Per effetto del protocollo sottoscritto con il Coni, la Cooperazione Trentina collaborerà al progetto Educamp promosso per il quinto anno dal Coni nazionale. La prossima estate, dal 28 giugno al 15 agosto, suddivisi in cinque turni, circa 200 ragazzi trentini dai 6 ai 12 anni parteciperanno ai soggiorni che si svolgeranno nella sede della Guardia di Finanza di Predazzo e a Passo Rolle. La principale finalità del Camp è quella di educare al movimento quotidiano e ad uno stile di vita sano e attivo. Il programma dei soggiorni è incentrato su attività e temi che riguardano la montagna: escursioni, avvicinamento a discipline sportive come l’arrampicata, l’orienteering, il nordic walking, ma anche laboratori sulla sana alimentazione ambientati presso Malga Juribello gestita dalla Federazione Allevatori. è stato concordato con il Coni che i figli di titolari di Carta in Cooperazione potranno iscriversi ai soggiorni ottenendo uno sconto di 30 euro.

EDUCAMP AVVICINA I RAGAZZI ALLA MONTAGNA

La firma del protocollo tra il presidente del Coni Giorgio Torgler (al centro) e il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi (a sinistra) e il direttore generale Carlo Dellasega (a destra).

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CULTURA COOPERATIVA | scenari

Secondo l’esperto grazie alla ripartizione dei rischi, la Bce ha assolto il suo compito fondamentale di difendere la stabilità dell’Euro.

picozza: tutti i benefici del qe di draGhi

I tempi più acuti della crisi sono ormai alle spalle. Ma anche la gestione di questa prima fase della ripresa può riservare qualche sorpresa. Spinta dal calo dei prezzi del petrolio, animata da una propulsione di liquidità, l’economia mondiale si trova ad affrontare il tema della disoccupazione ancora alta e della paralisi dei consumi. Si è addentrata in questo scenario l’analisi di Claudio Picozza, esperto di economia e banche, docente alla Sapienza di Roma, a Trento per un incontro con alcuni rappresentanti della cooperazione di credito e della Federazione.Secondo le più recenti stime del Fondo monetario Internazionale la crescita mondiale si attesterà nel 2015 al +3,5%: 0,3 punti percentuali in meno rispetto a quanto pronosticato lo scorso ottobre. Per il Fmi "la crescita globale riceverà una spinta dal calo dei prezzi del petrolio. Ma questo sarà più che controbilanciato da fattori negativi, tra cui la debolezza degli investimenti e un aggiustamento alle ridotte attese di crescita sul medio termine in diversi Paesi avanzati ed emergenti".Fra i Paesi avanzati le previsioni di crescita variano dal 3,6% degli Stati Uniti allo 0,6% del Giappone, passando per il 2,7% della Gran Bretagna. Per l’area dell’Euro si parte dallo 0,4% dell’Italia, lo 0,9% della Francia, il +1,3 della Germania e si arriva al +2% della Spagna. Nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo la crescita dovrebbe mantenersi abbastanza stabile

rispetto alle tendenze in atto già nel 2014. In particolare per la Cina, più preoccupata di gestire i pericoli derivanti dal proprio sistema finanziario che di favorire la crescita, è previsto un aumento del 6,8%. Più contenute o negative le prospettive per i Paesi produttori di materie prime, gas naturale e petrolio: il Brasile segnerà un modesto +0,3% mentre la Russia vedrà il PIL ridursi del 3%. “In questo quadro – sostiene Picozza – il Fmi raccomanda di smorzare l'austerità per favorire la ripresa economica”.Sul fronte della politica monetaria anche per il 2015 si confermerà l’azione delle Banche Centrali finalizzata a fornire al mercato liquidità in abbondanza, al fine di ridurre al minimo i rischi di deflazione o di rallentamento economico.La Fed, pur avendo ormai terminato il suo programma di QE, continuerà a mantenere i tassi di interesse prossimi allo zero ancora per molti mesi (almeno fino a dopo l’estate) e quando deciderà di alzarli lo farà in modo graduale e molto contenuto. “In Europa – ha detto l’esperto – è stato finalmente varato il consistente programma di acquisto di titoli pubblici e privati per oltre 60 miliardi di euro al mese ed un totale complessivo di circa 1140 miliardi: un ammontare ampiamente superiore alle attese stimate in 500 miliardi di euro. Il Governatore Draghi ha precisato che questo programma non è definitivo e che potrà continuare anche successivamente se non verrà raggiunto l’obiettivo di riportare l’inflazione media al 2% su base annua”. Una prospettiva che appare del tutto probabile considerato che il livello di inflazione medio attuale è molto lontano dagli obiettivi di medio termine, che persiste la sfiducia dei consumatori e degli investitori e che ancora bassa è la velocità di trasferimento degli stimoli della politica monetaria all’economia reale (d.p.).

3’

Claudio Picozza è docente alla Sapienza di Roma. è esperto di economia e di banche.

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Con un sistema all’avanguardia a livello mondiale sono state fermate le infiltrazioni che danneggiavano le pareti di roccia. Di Trento e di Bolzano i professionisti che hanno compiuto “il miracolo”. Una campagna delle Casse Rurali per raccogliere i fondi necessari a completare il restauro.

il trentino “salva” la grotta dell’annunciazione di nazareth

picozza: tutti i benefici del qe di draGhi

La grotta dell’Annunciazione di Nazareth è uno dei luoghi di pellegrinaggio più visitati (una media di 5mila persone al giorno) e più importanti della cristianità. A causa di un processo di sfarinamento della roccia causato dall’umidità, la grotta rischiava di scomparire per sempre. Grazie ad un intervento di restauro importante, realizzato con tecniche innovative dal consorzio Kyotohaus che raggruppa tecnici di Trento e Bolzano specializzati in risanamenti di edifici storici, la grotta si salverà. Per completare l’intervento servono ancora cospicue risorse che le Casse Rurali si sono impegnate a reperire attraverso una campagna di raccolta fondi. Anche l’arcivescovo ha manifestato appoggio all’iniziativa. La grotta, in cui secondo il Vangelo l’arcangelo Gabriele annunciò a Maria la nascita di Gesù, si trova sotto la basilica dell’Annunciazione. Quando negli anni scorsi lo sfarinamento della roccia calcarea della grotta iniziò ad assumere dimensioni preoccupanti, padre Pietro Kaswalder, originario di Roverè della Luna, rappresentante della Custodia di Terra Santa che tutela i luoghi santi in Medio Oriente, lanciò un appello ai suoi compaesani sollecitando un intervento. La risposta non si fece attendere: è nata a Roverè della Luna una associazione, che con il supporto della Cassa Rurale e in primo luogo del suo presidente Arrigo Dalpiaz, ha “adottato” i progetti di restauro di padre Kaswalder, scomparso prematuramente nel giugno scorso. Il primo intervento è stato realizzato a Cafarnao con la pavimentazione in porfido dell’area archeologica. Il consorzio cooperativo Cavatori Produttori Porfido di Albiano ha inviato in Terra Santa proprie squadre di posatori che hanno prestato la loro opera gratuitamente.

una barriera elettrica contro le infiltrazioniIl lavoro di restauro della grotta è più delicato. Nel 2012 i professionisti del consorzio Kyotohous hanno esaminato con delle sofisticate attrezzature

il degrado della roccia e studiato le relazioni di tutti gli interventi eseguiti nel tempo e mal riusciti. A inizio 2014 si è potuto aprire il cantiere. Con un sistema brevettato dalla ditta Acco Solutions di Bolzano, associata al consorzio, si sono inseriti negli interstizi delle pietre dei cavi elettrici che producono una specie di barriera elettrofisica che previene la risalita dal basso dell’umidità. Il sistema funziona, come prova il monitoraggio costante in tempo reale eseguito via Internet dall’architetto enrico Pedri (di Salorno), presidente di Kyotohaus e responsabile dei lavori. All’intervento hanno collaborato il consorzio Ars e lo studio geologico Luigi Frassinella di Trento. Per completare definitivamente i lavori il progetto prevede ora lo svolgimento di una seconda fase. I restauratori dovranno rimuovere dalle rocce l’acqua residua accumulata nei secoli ed eseguire le opere di finitura. La conclusione dell’intervento è programmata per il 25 marzo 2016, giorno della Annunciazione. La spesa ammonta a 60 mila euro. I cittadini trentini potranno concorrere alla spesa versando un contributo sul conto corrente aperto dalla Cassa Rurale di Roverè della Luna intestato all’associazione “un listello per Cafarnao” (iban: iT12 V082 0935 3700 0000 0073 614) oppure eseguendo un versamento attraverso gli sportelli Bancomat delle Casse Rurali selezionando la sezione “donazioni” (c.c.).

3’10’’

CULTURA COOPERATIVA | solidarietà

La Grotta dell’Annunciazione, i lavori di restauro e la Chiesa dell’Annunciazione a Nazareth.Per vedere il servizio video e sentire le interviste sul restauro della Grotta inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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CULTURA COOPERATIVA | scuola

665 studenti delle scuole primarie trentine stanno imparando a lavorare insieme e a costruire relazioni positive con i compagni grazie ai “giochi cooperativi” proposti dall’Ufficio Educazione Cooperativa.

che successo i Giochi cooperativi!

Imparare a collaborare costruendo un mare di “bravura e qualità positive”, un pupazzo di carta realizzato con l’aiuto cooperativo dei compagni oppure dipanare una “rete dell’amicizia” a partire da un gomitolo colorato.Partecipare a giochi e lavori di gruppo può essere una valida occasione per accrescere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, acquisire il rispetto verso gli altri nelle relazioni interpersonali, valorizzare la solidarietà nel gruppo classe, potenziare le abilità sociali finalizzate alla cooperazione e sperimentare i valori della Cooperazione, con particolare riferimento all’aiuto reciproco, alla democrazia, all’uguaglianza, all’equità.Se nello scorso anno scolastico sono state 34 le classi iscritte, per un totale di oltre 500 scolari e circa 50 insegnanti coinvolti, quest'anno l’Ufficio educazione cooperativa si è superato riuscendo a coinvolgere 40 classi per un totale di 665 alunni e alunne.Il progetto propone un percorso attivo attraverso giochi e semplici attività di gruppo strutturate in un’ottica di scoperta e riflessione sulle emozioni e sulle capacità proprie ed altrui. Grazie alle attività proposte in classe dai collaboratori dell’Ufficio di educazione cooperativa della Federazione e dagli educatori di Arti.co, i bambini hanno la possibilità di interagire tra di loro e attivare le proprie capacità di risolvere problemi.Il primo criterio pedagogico su cui si fonda questo percorso tematico è quello dell’apprendimento attraverso l’esperienza. Tramite i giochi proposti i bambini possono interagire tra di loro e attivare le proprie capacità di risoluzione dei problemi.La promozione di atteggiamenti e comportamenti cooperativi è sostenuta non solo nel momento dell’intervento proposto ma anche attraverso l’assunzione di compiti di responsabilità durante la vita scolastica.

Il secondo criterio è quello della crescita cognitiva attraverso la discussione con gli altri. Per stimolare la riflessione sulle proprie scelte e sui propri comportamenti, ogni gioco proposto prevede momenti di confronto e di valutazione dell’esperienza vissuta.Nella prima fase dei giochi cooperativi si vive il momento dell’interazione nel gruppo dove si tendono a far emergere soprattutto le somiglianze per creare la coesione, primo collante per condividere sia il piacere di stare insieme sia le prime regole. Si comincia a confrontarsi e a identificarsi in un noi. Il passo successivo è l’interdipendenza per percepire l’importanza dello scambio reciproco e l’apporto degli altri nella vita di gruppo. L’accettazione di questo rappresenta un passaggio delicato perché si avverte la percezione dei confini e dei limiti del proprio sé. Per arrivare all’integrazione e all’interazione bisogna vivere la negoziazione attraverso il confronto del proprio punto di vista con quello degli altri.La condivisione finale è il punto di arrivo, per giungere, partendo dalle idee di ciascuno, ad una posizione comune frutto di una scelta continua. Lo svolgimento del lavoro per piccoli gruppi è una modalità costante del percorso che favorisce la comprensione e la condivisione dei compiti affidati, la pianificazione, la loro realizzazione, la gestione dei ruoli e la comunicazione (m.m.).

3’

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che successo i Giochi cooperativi!

Non solo formazione, ma anche ricerca e supporto nel processo di innovazione del modello cooperativo saranno alla base della collaborazione con l’Ateneo trentino, approfondita nel corso di un incontro con i rappresentanti della Cooperazione.

cooperazione e università insieme per il trentino

Con oltre 500 società attive in tutti i settori e una base sociale di circa 270mila persone, in aumento nonostante la crisi, la Cooperazione Trentina è una realtà solida, riconosciuta anche fuori dai confini territoriali, e per l’Ateneo un partner strategico per rafforzare il legame con la comunità trentina, ma anche per esplorare nuovi orizzonti di collaborazione internazionale. è quanto è emerso dall’incontro con la Federazione organizzato dall’Università di Trento nell’ambito del percorso di ascolto sui temi del lavoro, dell’occupazione e del sostegno alla ripresa economica avviato in vista della propria assemblea.L’invito al dialogo e la prospettiva di fare rete con la comunità accademica, lanciati dal presidente dell’Ateneo, innocenzo Cipolletta, sono stati subito raccolti da parte della Cooperazione. “Spesso noi ci sentiamo soli a sostenere un modello alternativo di economia e di organizzazione sociale – ha commentato il presidente Diego Schelfi – e in Trentino molti settori sono in crisi. Qui si sperimenta un modello di economia cooperativa che, per la sua organizzazione e rilevanza sul territorio, può considerarsi un "unicum" a livello europeo. Quella però che manca è una visione chiara e condivisa sul futuro del nostro territorio. Manca a tutti i livelli, politico e imprenditoriale. Mi sentirei di chiedere all'università trentina uno sforzo per valorizzare questo piccolo laboratorio territoriale, che tenga conto delle potenzialità e specificità troppo spesso non capite e non valorizzate”.Tra le ipotesi di lavoro congiunto messe sul tavolo durante l’incontro, quella di estendere e rendere più sistematici i gruppi di lavoro già nati spontaneamente verso temi di interesse specifico per la Cooperazione, come la normativa sugli appalti, la customer satisfaction per le cooperative di consumo, la valorizzazione della qualità del lavoro, il contrasto ai vincoli eccessivi della burocrazia, il sostegno nella pianificazione e nell’organizzazione del lavoro delle cooperative. Tutto

questo mettendo in campo, ad esempio, le competenze giuridiche, economiche e sociologiche, ma anche quelle tecniche e ingegneristiche presenti nell’Ateneo rafforzando i canali diretti di comunicazione con deleghe ad hoc e strumenti di mappatura reciproca.I vari comparti che compongono il mondo variegato e complesso della Cooperazione – tra cui le cooperative agricole, le cooperative di consumo, le cooperative di credito e la stessa Federazione nella sua attività istituzionale e di rappresentanza – hanno compiuto investimenti importanti sul territorio e spesso sono impegnati anche nell’accreditamento a livello internazionale. Un aiuto all’università, in questo senso, è stato chiesto per affrontare, attraverso la ricerca, l’analisi sulle prospettive di rinnovamento e aggiornamento del modello cooperativo rispetto alle istanze dei soci e della comunità trentina.

2’40’’

Da sinistra il rettore Paolo Collini, il presidente dell’Ateneo Innocenzo Cipolletta e il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi.

CULTURA COOPERATIVA | scuola

Per vedere il video sui contenuti dell'accordo tra Cooperazione e Università inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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CULTURA COOPERATIVA | libri

Andrea Segrè. L’oro nel piatto. Valore e valori del cibo. L’incipit è sotto forma di domanda “Siamo un Paese un po’ strano, non vi pare?” seguita da un ragionamento che non lascia scampo. Seguiamolo insieme: “Adottiamo bambini che, dall’altra parte del mondo, muoiono di fame, e poi buttiamo ogni giorno nel pattume chili e chili di cibo ancora buono, ottenendo un doppio risultato negativo: sprecare il denaro con cui lo abbiamo acquistato e produrre tonnellate di spazzatura che poi pagheremo, a caro prezzo, per farle smaltire. Non solo: molti di noi soprattutto i più poveri, e sono ormai tanti, mangiano anche cibo spazzatura: junk food low cost, cibo spazzatura a basso costo. Salvo, subito dopo, presi dai sensi di colpa, acquistare - per lo meno chi può permetterselo - cibi dietetici e spendere altri soldi in cure per dimagrire. Così va a finire che si spende di più per calare di peso che non per mangiare. Guardate un po’ dove siamo arrivati. Ma che senso ha, vi domando?”.Andrea Segrè ha numeri fuori dal comune per condurci in questo avvincente, e talora scomodo (almeno) per i nostri usi e costumi alimentari, viaggio nel mondo del cibo. Triestino di origine, “dottore del cibo”, è docente di Politica agraria internazionale; ha guidato la prestigiosa Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna; con i suoi studenti ha dato vita ad una start up, il Last Minute Market, che raccoglie il cibo sprecato, svolge un’importantissima campagna di educazione alimentare e promuove a livello nazionale campagne antispreco; è l’ideatore di F.I.C.O. Fabbrica Italiana Contadina - Eataly World, il più esteso parco tematico agroalimentare, unico al mondo, didattico e in parte commerciale, con sede a Bologna, città grassa ma anche colta (l’area dell’ex mercato ortofrutticolo è vasta 80 mila metri quadrati e mette in mostra l’enorme biodiversità alimentare); e, res nova, da poche settimane è anche un po’ trentino, dal momento che è appena stato nominato presidente della Fondazione Mach.Ma che cosa è il cibo? Per l’economista agrario è sbagliato considerarlo una merce qualsiasi. Il cibo infatti soddisfa un bisogno primario dell’uomo, e non

l’oro nel piattodi Michele Dorigatti*

soltanto una galassia di desideri a portata di scaffale & frigorifero. “Il cibo deve essere considerato un diritto per tutti”, tiene a precisare.Segrè, pur essendo contrario al cibo spazzatura (modello fast food), non è un adulatore acritico del cibo di alta qualità (modello slow food): con un alto valore simbolico ma un impatto (ancora) millesimale sui fatturati delle multinazionali dell’industria alimentare. Il suo progetto, ambizioso, è di accelerare un cambio di paradigma alimentare, fortunatamente già in atto, offrendo a miliardi di bocche del pianeta Terra il cosiddetto cibo medio: quei beni alimentari che stanno sotto le nicchie di alta qualità ma ben sopra il cibo spazzatura. La diffusione del cibo medio su scala globale è “l’unica speranza per sfamare dignitosamente il mondo”, perché ‘le rivoluzioni alimentari’ non si fanno con i pochi eletti”. Ai supermercati il professore bolognese lancia una sfida che è al tempo stesso una provocazione: abituati da sempre ad agire sulla leva del prezzo (con offerte speciali, promozioni e premi fedeltà), i templi dell’individualismo acquisitivo dovranno cambiare verso: “aumentare i prezzi, per quel che è possibile ed è consentito dalle tasche degli italiani sempre più aggrediti dalla crisi”. Impossibile! Forse sì, forse no. A meno che i fruitori consapevoli (diversi dai consumatori passivi) convengano che, tornando al libro di Segrè, l’oro nel piatto è, in buona sostanza,…la qualità del cibo con il quale ci nutriamo: qualità che non può che essere ad un prezzo più caro. Quanto valore attribuiamo alla salute è soprattutto affar nostro.

3’10’’

* Federazione Trentina della Cooperazione

OPINIONI

ECONOMIA

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* Docente di Economia, già preside della Facoltà all’Università di Trento e presidente di Euricse.

di Carlo Borzaga *

ma la superficialità è il nostro destino?

Questo non è un momento facile per le cooperative. Ora che anche l’Italia sembra uscire da una crisi che ha fatto perdere nove punti di prodotto interno lordo, sembra che istituzioni pubbliche, politici di varia estrazione, studiosi e media stiano cercando di disconoscere il ruolo anticiclico che le cooperative hanno svolto in tutti questi anni. Un ruolo che secondo i primi dati elaborati da Euricse per il rapporto sulla Cooperazione 2015 ha visto le cooperative accrescere dal 2008 al 2013 il valore della produzione del 25% contro una crescita inferiore all’1% delle spa e aumentare gli occupati di oltre centomila unità mentre l’insieme delle altre imprese private li ha ridotti di oltre quattrocentomila. Diversi sono i segnali di questa volontà di disconoscimento.Succede così che di fronte alle difficoltà delle banche di credito cooperativo, invece di riconoscere che esse sono in larga parte la conseguenza dell’impegno di queste banche nel sostenere le imprese nel corso della crisi, e quindi di cercare gli strumenti idonei ad aiutarle a superare questi problemi, si attribuiscono esclusivamente ad errori di gestione e a carenze nella governance. In altri termini: fino a qualche mese

fa si accusavano le banche di credito cooperativo di non concedere abbastanza credito e oggi le si accusa di averne concesso troppo perché gestite in modo inadeguato.Così come succede che nel dibattito sulla legge di riforma del Terzo Settore e dell’impresa sociale, invece di riconoscere l’innovazione introdotta con l'invenzione della cooperazione sociale – ampiamente supportata non solo dal contributo all’offerta di servizi sociali e all’occupazione, ma anche dal numero di paesi che hanno copiato il modello – si cerca di far passare la tesi che queste cooperative non sono vere imprese. E che occorre quindi “smarcare” l’impresa sociale dal modello cooperativo, non solo consentendo – come è già possibile fare – ma addirittura favorendo il ricorso ad altre forme societarie.Se poi non si trovano altri argomenti per dimostrare che le cooperative non possono funzionare come e meglio delle altre imprese, ci sono sempre pronti a tutti gli usi gli argomenti dei vantaggi fiscali e quello degli episodi di corruzione sempre interpretati come frutto di un intreccio sistematico di interessi tra cooperazione e politica. Come anche in questo caso gli studi di Euricse hanno dimostrato, il primo di questi due argomenti vale solo se si considerano alcune imposte (quelle sugli utili), ma si ribalta a svantaggio delle cooperative se si considera l’intera pressione fiscale che risulta per le cooperative superiore a quella delle società per azioni. Ma anche tutto il dibattito sui fenomeni di corruzione che hanno visto coinvolte alcune cooperative sembra gestito non per capire cosa è successo nei casi specifici, ma solo per screditare questo modello di impresa. La diversità di trattamento riservato alle cooperative rispetto alle altre forme societarie è infatti evidente: quando le imprese coinvolte in qualche episodio di corruzione sono imprese private diverse dalle cooperative nessuno si sogna di avanzare il sospetto che tutte le imprese ricorrano a pratiche illecite, mentre quando a essere coinvolta è una cooperativa immediatamente si accusa l’intero sistema. Dimenticando che in Italia operano oltre sessantamila cooperative e che esse, come ogni impresa privata, sono autonome nei loro processi decisionali. Come tutte le realizzazioni umane neppure le cooperative sono perfette. Ma per aiutarle a migliorare serve davvero un dibattito meno superficiale.

3’

Siamo al paradosso: fino a qualche mese fa si accusavano le banche di credito cooperativo di non concedere abbastanza credito e oggi le si accusa di averne concesso troppo perché gestite in modo inadeguato.

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OPINIONI

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“Certo, la mia rosa, un passante qualunque penserebbe che vi assomiglia. Ma da sola lei è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiato. Perché è lei che ho messo sotto vetro. Perché è lei che ho riparato con il paravento. Perché è lei quella a cui ho ucciso i bruchi. Perché è la mia rosa”.“È il tempo che hai perso per la tua rosa che rende la tua rosa così importante”.

Antoine de Saint Exupery, “Il piccolo principe”, citato da Nuccio Ordine, “Sette”, 20 marzo 2015.

Il mese scorso parlavamo del valore del tempo. Del “tempo come denaro”. Del tempo sprecato, guadagnato, risparmiato, dedicato a ciò che veramente ci sta a cuore, oppure a ciò che ci attira l’ammirazione altrui (“guarda quanto lavora!”) a costo di ammazzarci di fatica, trascurare noi stessi e i nostri affetti, insomma renderci infelici. Qui invece Antoine de Saint Exupery ribalta la questione. Non sono le cose a dar valore al tempo, ma il tempo a dar valore alle cose. E per un cooperatore dovrebbe essere evidente.Per qualcuno, la propria azienda vale quanto qualsiasi altra azienda. Non c’è un particolare attaccamento, nessuna affezione, passione zero. Una rosa vale quanto qualsiasi altra rosa. Ma per qualcun altro la propria rosa è unica e la più importante. La cooperativa di cui sono socio, dove lavoro, che mi ha fatto tribolare, che ho contribuito a far crescere; la cooperativa per cui ho pianto e gioito, a cui ho dedicato tanto tempo… è la cooperativa che “ho innaffiato”, io personalmente e nessun altro al posto mio; l’ho avuta tra le mie mani e nessuno la conosce quanto me, petalo su petalo. Io l’ho protetta dalle minacce esterne,

coltivate le vostre rose

ORIZZONTI

di Umberto Folena

da chi voleva impossessarsene solo per far profitto, chi voleva eliminarla per sostituirla con un’azienda impersonale e fredda, chi semplicemente ne minava la salute per il gusto, proprio di alcuni esseri umani, di distruggere: perché è inutile, perfino pericoloso fingere di ignorare che se molti esseri umani godono nel costruire, alcuni invece provano piacere nel demolire. Sono i bruchi che si cibano della rosa senza nulla restituirle in cambio, e quando una rosa è morta passano a un’altra rosa, e così via. Le rose che altri hanno coltivano, essi godono nel far appassire per il semplice gusto di distruggere.La nostra cooperativa non è un’azienda qualsiasi. La nostra rosa non è una rosa qualsiasi. Spiega la volpe al piccolo principe: “Io non sono per te che una volpe simile a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi avremo bisogno l’uno dell’altra. Tu sarai per me unico al mondo. Io sarò per te unica al mondo”. La trasparente metafora di Saint Exupery può essere applicata a molte situazioni, circostanze, vicende umane. Anche alla nostra cooperativa. Il tempo che noi le dedichiamo, non con sopportazione ma con passione, la trasforma rendendola speciale, unica, irripetibile. è “nostra” nel senso che lei appartiene a noi ma anche, e soprattutto, noi apparteniamo a lei. Il dono del tempo attribuisce valore alla nostra cooperativa e soltanto a lei, creando un legame forte, che per oltre un secolo è stato la fortuna della cooperazione. Studiandone la storia, vedremo che le cooperative che hanno saputo resistere ai tempi difficili, crescere in quelli favorevoli e arricchire l’intera comunità, sono le cooperative dove esiste questo legame unico e speciale. Quello del piccolo principe e della volpe.

2’40’’

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OPINIONIOPINIONI

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LA PORTA APERTA

L’iniziativa della cooperativa Dinamos di rilanciare una nuova “Dimensione Casa” nel Trentino è un seme importante nel terreno da cui dovrà nascere una convivenza nuova ed affermarsi un nuovo sviluppo. Per la Cooperazione la “Casa” si propone (meglio sarebbe dire si ripropone) come una priorità. Merita un’attenzione profonda da parte di tutto il movimento, con sinergie e interconnessioni fra i vari comparti cooperativi, dal credito all’agricoltura, al welfare. Non può esser lasciata solo all’intuizione e all’impegno di una o poche cooperative. Non a caso attorno alla proposta della Dinamos (annunciata il 10 aprile con un comunicato dal titolo significativo “Liti di condominio addio? La casa del futuro sarà social”) è sorta la collaborazione di altri protagonisti, come Confcooperative e Università di Bolzano, Coop Casa, (presidente l’architetto Roberto Bortolotti), Euricse. La prima proposta, e la più vistosa, della “Dinamos” è di invertire finalmente la tendenza alla costruzione di appartamenti sempre più piccoli e quindi sempre meno sociali: “Stiamo costruendo a Cles 18 alloggi su una superficie dove ce ne starebbero 35”, ha detto il presidente Oscar Menapace. Ma non si tratta solo di costruire appartamenti che privilegino lo “stare bene” gli spazi comuni senza quegli affollamenti che sono la prima causa della litigiosità, si tratta di avviare una autentica “rivoluzione culturale” attorno alla casa, di tornare a concepirla non come un ricovero precario, ma come il cuore, il punto di fuoco di un progetto familiare e sociale. Che le nascite nel Trentino siano in forte e preoccupante ribasso (la denatalità è la prima causa della crisi italiana) anche in ragione di case inadeguate, costruite per i singoli e non per le

ripartire dalla casadi Franco de Battaglia

famiglie) era stato sostenuto fin dal 1997 dal Forum delle Famiglie che aveva proposto non sussidi alle famiglie, ma alloggi più grandi da attribuire “subito” alle giovani coppie. Perché se le coppie possono disporre di una camera in più, possono accogliere dei bambini. Se vivono in un appartamento di 18 metri quadrati e per aver un figlio devono traslocare, magari in un’area degradata, rimandano e di ritardo in ritardo spesso i figli non arrivano. Se ho tre stanze posso ospitare anche un genitore, che aiuta con i bambini piccoli e al tempo stesso la famiglia lo aiuta a non finire all’ospizio. Anche i risparmi sul “welfare”

iniziano dalla casa.Si tratta quindi di tornare a rivedere la casa come “centrale” alla convivenza e non solo come un tassello di essa. Questo naturalmente richiede una progettazione adeguata, ed ecco il problema degli spazi comuni, che ora si chiamano “social”, ma che sono poi i vecchi “cortili” dove ci si trovava a giocare negli anni Cinquanta e sono, ancora

prima, gli spazi comuni, protetti e socializzanti, delle vecchie case popolari viennesi di fine Ottocento e del progetto popolare trentino del 1926 tuttora visibile ed ammirabile in Via Veneto. è da qui che occorre ripartire per una nuova civiltà dell’abitare, ma anche dello sviluppo. Il Trentino ha infatti accumulato un immenso patrimonio edilizio inutilizzato, cresciuto in questi anni di speculazione, ed è la zavorra che trascina al fondo la sua economia. Riciclare, rinnovare, adeguare questo patrimonio diventa una priorità anche economica.

2’50’’

Le nascite in Trentino sono in forte e preoccupante

ribasso anche a causa di case inadeguate,

costruite per i singoli e non per le famiglie.

Coop parteciperà in veste di partner uffi ciale all’Expo Milano 2015 Nutrire il pianeta, energia per la vita, uno straordinario evento universale che affronta il tema del diritto ad una alimentazione sicura e suffi ciente per tutto il pianeta. Forte della sua storia e del suo radicamento territoriale, anche la Cooperazione di Consumo Trentina può fare la sua parte aiutando ad instaurare una nuova relazione con il cibo, che si fondi sulla capacità di dare valore alla qualità dei prodotti e sull’impegno a non sprecare il cibo e le risorse impiegate nella sua produzione.

www.laspesainfamiglia.coop

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