Alfabeto dei Toghe d’Oro e non solo...Alfabeto dei Paradossi A.-Come Avvocati (respon-sabili dei...

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Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia e... Dintorni Redazione:Via Emilia S. Pietro n. 1 - 42100 Reggio Emilia Sito internet: www.gasilipoedintorni.com Direttore Responsabile: Giuseppe Antonio Silipo ArtDesign: Tatiana Vivino Stampa: Nuova Futurgraf Re Registrazione:Tribunale di Reggio Emilia n. 1097 del 20 maggio 2003 A.-Come Avvocati (respon- sabili dei mali della Giustizia). Di recente, ho riascoltato, da parte di un Magistrato, parti- colarmente antipatico (della cui antipatia egli va, forse, anche fiero) una posizione d'insofferenza verso il ruolo dell'avvocatura italiana: i mali della giustizia dipende- rebbero, a suo dire, tutti dagli avvocati, eccessivi come numero, eccessivi come scar- sa preparazione (forse), eccessivi in tutto.. Questa "esternazione", (antica, molto antica e diffusa) quasi con la sostanza del disprezzo, fa vomitare, soprattutto se non proviene da un Genio del diritto, da un Fuoriclasse. F.-Come Falcone Giovanni.- Giovanni Falcone, ucciso, ad opera della Mafia, il 23 mag- gio del 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, da vivo, è stato combattuto e attacca- to, in tanti modi. Non ebbe certamente appoggi dalla Magistratura, che lo sentiva come un corpo "estraneo", troppo diverso, troppo popo- lare. Infatti, a causa di quella diversità e di quella estranei- tà, non fu scelto come Consigliere Istruttore (gli fu preferito Antonino Meli), e nemmeno come Commissario Nazionale Antimafia (gli fu pre- ferito Domenico Sica); infi- ne, non fu votato come candi- dato al Csm perché ottenne solo 51 voti, rispetto ad un bacino elettorale di circa 500 voti. Il Procuratore Capo Antimafia di Catanzaro, Dott.Nicola Gratteri, in una recentissima apparizione al "Maurizio Costanzo Show", ha definito Falcone un Fuoriclasse, che arrivava vent'anni prima degli altri, e questo lo rendeva inviso alla categoria.. Adesso, dopo 25 anni emerge una moltitudine di Giuseppe A. Silipo Giugno 2017 Giugno 2017 N°42 N°42 Toghe d’Oro e non solo... di parolai e d'inchinanti, che emettono parole cariche di ipocrisia; ma erano davvero in pochi a difenderlo e sup- portarlo quando era vivo. Succede sempre cosi… Eroi e bravi da morti. I.-come informazione o Internet. In piena area tecno- logica, con chiavi di accesso e password in grado di age- volare l'accesso a banche date, siamo ancora nel guado delle informazioni; non si può sapere, ad esempio,via internet, o con altro mezzo, se un processo penale, della propria o di altre città, è stato rinviato, o definito. È, anche, davvero singolare che un cit- tadino non possa inviare, in via generalizzata, via mail una denuncia di smarrimento o di altro genere. M.-Come Missionari delle complicazioni. Vi sono impiegati, nelle pubbliche amministrazioni, che sembra- no missionari della compli- cazione dei casi semplici; potrebbero, con un leggero Divorzio Breve: i nuovi precari della famiglia. La Cassazione purtroppo non è l'organo giurisdizionale preposto ad adeguare il dirit- to vigente al diritto vivente, quella è la Corte Costituzionale, semmai. Quindi non comprendo gli entusiasmi ed i fervori susci- tati dalla famosa sentenza n.11504/2017, quella del divorzio dell'ex Ministro Grilli, che ovunque ci si giri in questi giorni, giorna- li, tv, newslet- ter, viene stu- diata ed addi- tata ad esem- pio di batti- strada per una giustizia più equa e rispettosa delle mutate esigenze sociali in ambito di famiglia. Non bastava l'attività destruens, o meglio la rottamazione per essere più moderni, della famiglia come concepita dalla carta costituzionale (suvvia, lasciamo perdere per un attimo il principio di uguaglianza che ora si chia- merebbe di non discrimina- zione) con la famosa e con- trastata legge "Cirinna' ", visto che ora di matrimonio o meglio di unione ce ne sono tanti tipi ma soprattutto ne esiste uno, l'unione civile tra persone dello stesso sesso, che si può interrompere con più facilità del piano tariffa- rio del cellulare: basta una comunicazione allo Stato Civile e tutti quei bei diritti, di Maura Simonazzi Segue a pag. 2 Foto tratta da internet Foto Artioli Segue a pag. 2

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Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia e... Dintorni

Redazione:Via Emilia S. Pietro n. 1 - 42100 Reggio EmiliaSito internet: www.gasilipoedintorni.com

Direttore Responsabile: Giuseppe Antonio SilipoArtDesign: Tatiana Vivino

Stampa: NuovaFuturgraf Re

Registrazione:Tribunale di ReggioEmilia n. 1097 del 20 maggio 2003

EDITORIALE

Alfabeto deiParadossi

A.-Come Avvocati (respon-sabili dei mali dellaGiustizia). Di recente, ho riascoltato, daparte di un Magistrato, parti-colarmente antipatico (dellacui antipatia egli va, forse,anche fiero) una posizioned'insofferenza verso il ruolodell'avvocatura italiana: imali della giustizia dipende-rebbero, a suo dire, tutti dagliavvocati, eccessivi comenumero, eccessivi come scar-sa preparazione (forse),eccessivi in tutto.. Questa"esternazione", (antica, moltoantica e diffusa) quasi con lasostanza del disprezzo, favomitare, soprattutto se nonproviene da un Genio deldiritto, da un Fuoriclasse.F.-Come Falcone Giovanni.-Giovanni Falcone, ucciso, adopera della Mafia, il 23 mag-gio del 1992, insieme allamoglie Francesca Morvillo ea tre agenti della scorta, VitoSchifani, Rocco Dicillo,Antonio Montinaro, da vivo,è stato combattuto e attacca-to, in tanti modi. Non ebbecertamente appoggi dallaMagistratura, che lo sentivacome un corpo "estraneo",troppo diverso, troppo popo-lare. Infatti, a causa di quelladiversità e di quella estranei-tà, non fu scelto comeConsigliere Istruttore (gli fupreferito Antonino Meli), enemmeno come CommissarioNazionale Antimafia (gli fu pre-ferito Domenico Sica); infi-ne, non fu votato come candi-dato al Csm perché ottennesolo 51 voti, rispetto ad unbacino elettorale di circa 500voti. Il Procuratore CapoAntimafia di Catanzaro,Dott.Nicola Gratteri, in unarecentissima apparizione al"Maurizio Costanzo Show",ha definito Falcone unFuoriclasse, che arrivavavent'anni prima degli altri, equesto lo rendeva inviso allacategoria.. Adesso, dopo 25anni emerge una moltitudine

di Giuseppe A. Silipo

Giugno 2017Giugno 2017

N°42N°42

Toghe d’Oro

e non solo...

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LE MIE TOGHE

di parolai e d'inchinanti, cheemettono parole cariche diipocrisia; ma erano davveroin pochi a difenderlo e sup-portarlo quando era vivo.Succede sempre cosi… Eroie bravi da morti.I.-come informazione oInternet. In piena area tecno-logica, con chiavi di accessoe password in grado di age-volare l'accesso a banchedate, siamo ancora nel guadodelle informazioni; non sipuò sapere, ad esempio,viainternet, o con altro mezzo,se un processo penale, dellapropria o di altre città, è statorinviato, o definito. È, anche,davvero singolare che un cit-tadino non possa inviare, invia generalizzata, via mailuna denuncia di smarrimentoo di altro genere. M.-Come Missionari dellecomplicazioni. Vi sonoimpiegati, nelle pubblicheamministrazioni, che sembra-no missionari della compli-cazione dei casi semplici;potrebbero, con un leggero

Divorzio Breve: i nuovi precaridella famiglia.

GIUSTIZIA

La Cassazione purtroppo nonè l'organo giurisdizionalepreposto ad adeguare il dirit-to vigente al diritto vivente,quella è la CorteCostituzionale, semmai.Quindi non comprendo glientusiasmi ed i fervori susci-tati dalla famosa sentenzan.11504/2017, quella deldivorzio dell'ex Ministro

Grilli, cheovunque ci sigiri in questigiorni, giorna-li, tv, newslet-ter, viene stu-diata ed addi-tata ad esem-pio di batti-strada per unagiustizia più equa e rispettosadelle mutate esigenze socialiin ambito di famiglia. Nonbastava l'attività destruens, omeglio la rottamazione peressere più moderni, dellafamiglia come concepitadalla carta costituzionale(suvvia, lasciamo perdere perun attimo il principio diuguaglianza che ora si chia-merebbe di non discrimina-zione) con la famosa e con-

trastata legge "Cirinna' ",visto che ora di matrimonio omeglio di unione ce ne sonotanti tipi ma soprattutto neesiste uno, l'unione civile trapersone dello stesso sesso,che si può interrompere conpiù facilità del piano tariffa-rio del cellulare: basta unacomunicazione allo StatoCivile e tutti quei bei diritti,

di Maura Simonazzi

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Foto tratta da internet

Foto Artioli

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2 Giugno 2017

Divorzio Breve: i nuovi precari della famiglia.

Alfabeto dei Paradossi

EDITORIALE

di Giuseppe A. Silipo

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eccetto il diritto agli alimenti,per cui tanto si è giustamentelottato soprattutto fuori dalleaule del Parlamento, vadanoa naufragare nel mare delnuovo diritto di famiglia: laprecarietà. Se da un lato pare che questasia la tendenza dell'Europa datanti anni, essendo molti iPaesi dell'UE che riconosco-no pieno valore alle unionicivili anche tra persone etero-sessuali, la domanda è se inItalia, questo tipo di regola-mentazione contrattualisticadella famiglia, o meglio diquesto secondo genus difamiglia, corrisponda effetti-vamente al sentire socialemaggiormente diffuso, per-chè solo in tal caso apparelegittimo piegare la nostralegislazione e la nostra storiagiuridica alle necessità diconsumismo anche nei rap-porti di famiglia. Se ci si può

di Maura Simonazzi

GIUSTIZIA

sforzo della logica funziona-le, ridurre il contenzioso erisparmiare ulteriore lavoro,invece preferiscono seguirela logica della burocrazia,cioè rallentare tutto, sminuz-zare gli atti, contrastare,comunque, a prescindere, lerichieste dei cittadini, molti-plicare il carico di lavoropiuttosto che rendere le pro-cedure snelle e prive diintoppi inutili.. Vi è un sensoa tutto questo procedere?No, non v'è senso. ma la cer-tezza dell'impunità e la man-canza di un controllo sul lorooperato li rende quasi immu-ni dal virus della democra-zia, fino a quando non rice-vono una diffida ad adem-piere. Allora, qualcuno sisveglia; ma, non per un'im-provvisa volontà rinnovatri-ce, bensì perché si sentonooffesi, nella loro dignità di

unire con effetti per lo Statoall'incirca pari a quelli delmatrimonio, se da questaunione ci si può scioglierecon semplice dichiarazioneunilaterale, allora si puòanche accogliere con entusia-smo il nuovo orientamentodella Cassazione, sempreammesso che non sia un ful-mine a ciel sereno o una ron-dine in autunno. Il nostroGiudice di legittimità hainfatti inteso dare una inter-pretazione autentica dellalegge sul divorzio che mai,nemmeno nei sogni più roseinessun marito (perchè dimogli ricche che paganoassegni cospicui di manteni-mento non ce ne sono tante)in procinto di divorziarepoteva apparire. Ora il coniu-ge......la donna perchè la sen-tenza un po' sessita loè......quando si profila ildivorzio (cioè sei mesi dopouna separazione consensualee dodici dopo una giudiziale

lavoratori, dalla diffida. O. come Orari daUniformareUfficio che vai, orario chetrovi. È un caos, una baraon-da inaccettabile per uno statodi (apparente) diritto. AReggio Emilia, ad esempio,tutti gli uffici penali si sonoimmediatamente uniformati econformati ad un orario che,lo ripeto ancora, è un oltrag-gio alla Giustizia: che sensoha costringere gli avvocati avenire alla 9 del mattino,tenere udienza, accedere,magari, al civile, e poi farloattendere fino alle 11.30 perl'apertura della Cancelleriepenali? Perché (era stato pro-posto) non tenere aperto l'uf-ficio, dalle ore 9 alle ore11.30 (come avviene inProcura), solo per tre giornila settimana, piuttosto chequesto scempio di orario?Che cosa fa un avvocato, finoalle 11.30? Sta al bar? Va inqualche ufficio a fare il ruf-fiano? Perché limitare lalibertà degli utenti, in funzio-ne della propria attività? Celo si spieghi, una volta tanto.Proprio perché si sa che ilavoratori lavorano davvero,riducano i giorni di apertura,aumentando le ore. È prete-sa eccessiva, questa? Ma,visto che ci siamo, non sareb-be possibile uniformare l'ora-rio delle Cancellerie in tuttoil territorio della Corte

d'Appello? Non servonoanche a questo i Capi degliuffici Giudiziari? O con ilpretesto della particolaritàlocali, chi vien " defenestratoe poco considerato" è solol'avvocato? Ma poi, perchéprivare gli avvocati del piace-re di vedere certe belle perso-ne solo a tarda mattinataquando, si sa, una bella per-sona al giorno toglie la rabbiadi torno..?P.-Come Prescrizione(Penale). Si è legiferato unallungamento dei termini perla Prescrizione dei Reati; e lasi vorrebbe far passare comeun'esigenza di giustizia!Pazzesco: lo Stato non riescea garantire un processo pena-le in tempi rapidi; non riescea fare bella figura nellaComunità Europea; vienecondannato al risarcimentoper la lunghezza dei processi.E che cosa escogita? LaPrescrizione Lunghissima;ovverossia, l'autorizzazione,giuridica, preventiva, psico-logica, a non celebrare i pro-cessi tempestivamente.Invece che fare funzionare lecose, e accelerare il corso deiprocessi, predisponendo mezzie uomini, si allungano i tempiper dare modo ai giudici dipoter celebrare i processi conil dovuto approfondimento.Ridicolo! I magistrati devonoavere dei tempi certi entro iquali terminare le indagini;altri tempi, sempre certi,entro i quali celebrare i pro-cessi, di primo e secondogrado. I cittadini, imputati oindagati, devono conoscere,con certezza, quale sarà ladurata della loro "pendenza",

e per quanto tempo sarannoin questo stato di giudizio.Non è giusto mettere in liber-tà i delinquenti, é doverosoche si tuteli la società dal cri-mine, ma non è allungando itermini della Prescrizione chesi garantisce la democrazia ela certezza del diritto..Ipocrisia e Menzogne, a tuttodiscapito della fiducia dei cit-tadini, i quali vorrebbero icriminali arrestati, giudicati,condannati in tempi certi erapidi e non vedere celebrarei processi dopo quasi diecianni dalla loro commissione,quando l'allarme sociale ècessato. Altrimenti, non è unacosa seria.P.-Come Prassi Multiple.Esistono centinaia di prassidiverse a seconda dell'UfficioGiudiziario (Tribunale chevai, Prassi che trovi). Perchénon uniformarle? Gli Ufficilegislativi o amministrativiche cosa fanno? Che cosacoordinano? Il cielo nellestanze? S.-Come Sfottimento. - Ditanto in tanto, in taluni uffici,giudiziari e amministrativi,si leggono avvisi del seguen-te tenore: "L'Utenza vienericevuta solo su previoappuntamento; e in caso diurgenza, solo dalle ore 12 alleore 13.00". Male, ma pazien-za. Senonché, spesso nonsempre si riesce a farsi fissa-re un appuntamento; sicché siva alle ore 12.30; si bussa…e…quel dipendente non sitrova: perché è andato dalPresidente o dal dirigente,non è proprio venuto o è statoimpedito. E nessuno dei col-leghi o collaboratori sa forni-

re notizie in merito. Che fare?Denunciarlo? farlo sgridare?E se poi si vendica alla pros-sima pratica? Voi dite chenon si vendica? Si vede chenon conoscete i pubbliciimpiegati.. Hanno la vendettanella penna… a volte..T. come "Toilette".- Sualcune porte delle toilette(W.C.) appare la scritta"Riservato al personale".Oppure, "Privato. Vietatol'accesso". Legittimo? Nonpenso che un servizio (igieni-co) pubblico possa essereritenuto "privato"; se è pub-blico, ci può andare anche ilpubblico, altrimenti che ser-vizio pubblico è? Ma questiCartelli, i dirigenti, li vedonoo no? Non vanno anche loroin bagno? O, forse, condivi-dono la sostanza del cartello? LB. come LinguaBurocratese.-. Il linguaggioburocratese è davvero para-dosasale: un esempio a caso?Eccovelo: si fanno compilaredei moduli, alla fine dei quali(ammesso che si sia riusciti acompilarli) si fa scrivere:"dichiaro sotto la mia perso-nale responsabilità". Si vorrebbe, forse, rendereuna dichiarazione sotto laresponsabilità - mettiamo-del fratello o del cugino?Davvero insolente appare ladizione secondo la quale " ilcertificato viene rilasciato"per gli usi di legge o consen-titi dalla Legge". Si vorreb-be, forse rilasciare i certifica-ti per fini criminosi?

normalmente ancora incorso) può iniziare a tremaree rimboccarsi le maniche percercarsi un lavoro che le con-senta quella indipendenzaeconomica che è suo dovereraggiungere, immediatamen-te, posto che il divorzio eli-minerebbe ora completamen-te il regresso rapporto matri-moniale e con esso tutte quel-le manifestazioni solidaristi-che antiche e fuori moda rap-presentate dall'assegno dimantenimento. Qualche dub-bio sulla natura perpetua ditale assegno penso tutti ce losiamo posti, ma di certo nes-suno poteva sperare che aldivorzio lampo si unisse l'im-mediata cancellazione di ognieffetto, appunto anche solida-ristico, del matrimonio. Nonsarà difficile per la ex M.meBerlusconi-Veronica Larioche, dopo aver percepito permolti anni assegni di mante-nimento milionari, raggiun-gere l'indipendenza economi-

ca e quindi, giunta al divor-zio, lasciare che il suo exmarito possa disporre nuova-mente di tutte le sue sostanzee con esse intraprendere intranquillità una nuova vita difamiglia. Ma come farà una poveracasalinga magari del Sud,priva irrimediabilmente dellapossibilità di reperire unlavoro non certo per suacolpa, a guadagnarsi l'indi-pendenza economica? Comefarà la sfortunata signoracassa-integrata o in mobilitàdell'Emilia Romagna, conmagari mezzo mutuo di casaancora sulle spalle a com-prendere i vantaggi del divor-zio-lampo e della rigenera-zione che attraverso di essosi ottiene passando da exconiuge a persona singola,nuovamente?Non è certo moralismo quelloche mi induce a questo giudi-zio, bensì la constatazioneche in una società sempre più

disgregata e priva delle retisociali di supporto, il tentati-vo di fare dissolvere nel piùbreve tempo possibile ancheil matrimonio ed i suoi retag-gi di doverosa solidarietàverso il coniuge, non soloquando le posizioni siano ailimiti della sopravvivenza perentrambi, ma anche quandovi sia un coniuge economica-mente forte ed uno debole,non sia in linea con il nostrocomune sentire e con lanostra società, ma sia un'im-posizione, falsamente palu-data di modernismo ed euro-peismo, finalizzata forse adisincentivare il contenziosonei divorzi o peggio ad incre-mentare l'impoverimentogenerale, soprattutto dei sin-goli, soprattutto delle partideboli di un rapporto matri-moniale. O forse un incentivo per lacontrattualistica prematrimo-niale a tutti i livelli e possibil-mente low-cost magari con laconsulenza legale online?No, meglio, separiamoci suWhatsApp.

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RICORDI

Dedicato a Sebastiano Litricoancora vivo; nello stanzonedell'ufficio immigrazionedella Questura di ReggioEmilia, dove tu hai lavoratoper tanti anni, sembra risuo-nare il tuo vocione, che pare-va brusco, ma era solo ilcalore delle tue esortazioni.Si sentiva a diversi metri didistanza quello che dicevi; ederi sorprendente nel tuo dina-mismo multiplo: rispondevial telefono, facevi le fotoco-pie, redarguivi i maleducati,rispondevi alle richieste,sempre andando da una stan-za all'altra. Il mio sguardo,quando entro negli uffici, va,quasi a livello automatico,sulla scrivania dove sedevi tu(quando stavi fermo) occupa-ta adesso da un collega sim-patico e preparato; o sullafoto, appesa ad una parete,dove una tua giovane collegalo tiene, come un'immaginet-ta sacra. Ero una novellinapraticante avvocato quandom'imbattei in te: non cono-scevo ancora la materia del-l'immigrazione e quindi mimuovevo a spanne; sonotimida, anche se sembro

arrembante. Perciò, quandotu mi facesti rilevare l'errorein cui ero caduta, con queltuo tono di voce da padrerigoroso e severo, apparente-

mente burberoma mai cattivo,ero scoppiata inlacrime. E tu?Tu, come unpadre affettuosoe pentito diavere alzato lavoce, ti avvici-nasti a medicendomi "signorina, nonvolevo farlapiangere; iosono cosi,,grido.. grido..ma è solo il tonodella mia voce!Su.. vediamocome si puòrisolvere il pro-blema!" . E, conpazienza, invi-tandomi alla tuas c r i v a n i a ,accompagnatidallo sguardopietoso dei col-leghi tuoi, mi spiegasti comeavrei dovuto impostare laquestione. Da allora, diventammoamici: io ti ammiravo per latua dedizione, l'umanità, perla professionalità, per ilrispetto che portavi alle isti-tuzioni e la dignità che confe-rivi alla Divisa e all'InteroUfficio Immigrazione dellaQuestura. Eri una colonna dell'UfficioImmigrazione; una ventata disicilianità e di italianità dellemigliori tradizioni; uno spiri-to costruttivo e collaborativo,alieno da formalismi e pigno-lerie, finalizzato sempre allasoluzione dei problemi e maiad intralciare il camminodelle pratiche. Eri portato peril rispetto delle persone, nontanto perché tu portassi ladivisa o fossi un Ispettore,anzi un Vice commissario diP.S. Mi avevano raccontatoalcuni tuoi colleghi che men-tre ti trovavi in vacanza, inSicilia, e stavi passeggiandocon tua moglie, e altri paren-ti, avendo visto un'aggressio-ne furtiva, avevi mollato tuttie ti eri messo alle costole delladro fuggitivo, fino adacciuffarlo. Nulla di eccezio-nale, qualcuno direbbe…certo.. nulla di eccezionale.Ma tu eri cosi.. non sopporta-vi i soprusi, tutto qui. Quandostava per avvicinarsi il tuopensionamento, davanti alle-mie perplessità mi rassicura-sti dicendomi: " tranquilla lepersone che mi sostituirannosono molto più preparate ecomptenti del sosttoscritto..”indicandomi così i tuoi suc-cessori: Salvo Savino e CiroPerna. Salvo Savino, eraaddetto all'asilo politico,presso la sezione IV, ha dedi-

di Tatiana Vivino

cato anima e corpo a questasezione, facendola crescereed organizzandola in manieraefficiente. Sì, ha cresciuto lasezione asilo politico comefosse un figlio piccolo daaccudire e guidare. Sempreattento e presente, con il suoinglese partenopeo era dav-vero straordinario nel gestireuna materia così delicata ecomplessa. Le competenze diCiro Perna, invece, abbrac-ciavano globalmente la mate-ria dell’immigrazione, sioccupava di minori, di ricon-giungimenti familiari, diaccessi fuori quota e di tantoaltro ancora."Non avrai pro-blemi, mi aveva detto, conloro due; sanno come gestirele procedure e l'ufficio". Ecosi fu, in effetti. Ciro Pernasi è dimostrato una personastraordinariamente duttile,buona, comprensiva.Apprezzato e stimato damolti. Non aveva il piglio eil tono vocale tuo, né avevaquella grinta baritonale chefaceva paura anche agli ani-mali feroci delle foreste, masi è dimostrato capace e,anch'egli, ha seguito, fino alpensionamento, avvenuto dapoco, le tue orme sulla stradadella velocità decisionale,della collaborazione piùampia con gli utenti, fosserosemplici cittadini, italiani oextracomunitari, sindacati oavvocati. Salvo Savino è stato trasferi-to ad altro ufficio, ritenutoforse troppo angusto, per lesue capacità, il settore degliasili politici. Non so dirti di preciso dovesia stato assegnato ma speroabbia ottenuto quellaProtezione Internazionaleche meritava.

Due successori, due tuoiallievi eccellenti che davanolustro alla Questura, sia pro-fessionalmente che umana-mente. Sempre disponibili,sempre pronti a trasmettere,all'esterno, un'immagine diefficienza e di collaborazio-ne, di dinamismo interpretati-vo che non può allignarenelle grettezze delle circolarie della prassi, nelle menti ditaluni pignoli, erettisi, da soli,ad interpreti del diritto, comese fossero cattedratici.Adesso, come ti dicevo, CaroSebastiano, Ciro Perna èandato in pensione e Salvonon si vede in giro. Rimpiangere te è una neces-sità; un automatismo. Ricordo spesso le tue parole:"Avvocato, tieni duro; biso-gna avere pazienza e costan-za; non sempre avrai soddi-sfazione e ragione; ma laserietà ti darà soddisfazionee dignità". Caro Sebastiano, non ti chie-do come si sta dove tu stai,perché io non sono tanto cre-dente; quanto meno, non soche cosa succede dopo lamorte, e tutto sommato nonm'interessa molto.M'interessa di più conoscerebelle persone mentre sonoviva, e fare del bene; m'inte-ressa tutelare, se necessariocon grinta ed energia, le per-sone deboli e indifese, comefacevi tu; perché, caroSebastiano, noi avvocati, chepure siamo criticati e spessoveniamo visti con sospetto,siamo i veri difensori deideboli; Mi manchi tanto…manchi a tutti quelli che tihanno conosciuto e volutobene!!!Ciao, affettuosamente, Tatiana

Caro Sebastiano (Litrico),sono trascorsi tanti anni daquando ti allontanasti daReggio Emilia e dal mondo,per sempre, fisicamente; spi-ritualmente, nonostante gliscettici e gli atei, qualcosa dinoi resta sempre, fosse purein ambito ridotto e familiare.Gli anni, il vivere insieme, leabitudini, le feste, il lavoro,la vicinanza e la colleganza,non spariscono, ma, essendo-si sedimentate nelle nostre

vite, sono diventate spirito; elo spirito non muore, per suastessa essenza. Questo, ingenerale. Nel tuo caso, tuttorisente di te, come se tu fossi

Ciro e Salvo

Foto tratta da internet

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4 Giugno 2017

Quando Capoluongo, (dicognome, ma io lo conosce-vo solo come Emilio) miannunciò di avere inviato un"pezzo" da pubblicare sulgiornale, prima del suo pen-sionamento, gli risposi subitodi si, che sarebbe stato unpiacere; anzi, aggiunsi,avevo pensato, autonoma-mente, di raccontare di lui edella sua bravura. In effetti,Emilio Capoluongo appartie-ne ad una categoria di perso-ne, che tendono a scomparire,sulla quale la pubblica collet-tività faceva conto. Personedi livello burocratico nonelevato (commesso, lui, auti-sti, altri, ma svolgenti attivi-tà operativa di una certa deli-catezza) ma dotate di capaci-tà organizzative eccellenti,superiori a quelle di un diri-gente ( uno potrebbe ironiz-zare sul fatto che superare isuperiori ci vuole poco, datala generale loro inidoneitàorganizzativa). Nel caso diEmilio, è stato titolare di unadignità straordinaria, delsenso del rispetto delleIstituzioni e delle persone,anche quando sia le une chele altre non avrebbero meri-tato, per come si presentava-no, tutto quel rispetto. Il suoufficio era sempre aperto emai, per quanto ricordi, hovisto affissi cartelli sui qualivi fosse stato scritto " si entrauno/a per volta" o " si ricevo-no solo atti urgenti" o altreburocratenze. Aveva il sensoinnato della "Giustizia": tuttierano eguali davanti allalegge e a tutti forniva infor-mazioni, consigli, o suggeri-va il modo migliore per redi-gere un atto; sempre concalma, con tono di voce sicu-ro ma mai alterato, invitavagl'irriverenti o i maleducati,fossero stati semplici cittadi-ni o avvocati, a contenersi.Nessuno o nessuna lo ha maisentito rispondere in modosgarbato o non collaborativo;mai una risposta del tipo "questo non tocca a me..Quando ho letto la sua lette-ra e ho visto citato il mionome, ho avuto qualche per-plessità a scrivere questa pre-sentazione, questo saluto,perché avrebbe potuto sem-brare un ringraziamento ipo-crita; alla fine ho deciso discrivere lo stesso di lui, tantoperché negli anni gli avevodato atto delle sue capacità,quanto perché voglio stem-perare la sua "delusione"ricevuta dall'alto. Gli ricor-dai alcuni esempi del passa-to.. Caro Emilio, ho cono-sciuto, abbastanza, il pubbli-co e il privato, cosi comepenso di avere attraversatotante strade, incontrando per-sone davvero eccezionali(ma anche tante persone nor-

mali). Quelle persone erano erestano eccezionali, soprat-tutto perché erano state comete: vessilli di serietà, di digni-tà e di onestà. Puoi esseresoddisfatto di come hai vis-suto e lavorato; credimi, nonin tanti possono camminare atesta alta, accompagnati daisorrisi d'affetto di personeche li hanno conosciuti.Spesso, si preferisce nonvedere più chi, nel lavoro, ciaveva boicottati, osteggiati,maltrattati o anche traditi.Buona pensione… Emilio..CapoluongoGiuseppe Antonio Silipo

SALUTOdi Emilio Capoluongo

(dipendente dell'ufficio delGiudice di Pace

di Reggio Emilia)

Il 31 maggio 2017 ho conclu-so il mio servizio nellaPubblica amministrazionIlpensionamento è un avveni-mento inevitabile, che ognilavoratore ad un certo puntodella vita ha di fronte. Questomomento è giunto dopo circa42 anni di servizio, inizial-mente come dipendente pri-vato, e negli ultimi 20 annicome dipendente pubblico.Vado via con tanta tristezza enostalgia ma sereno per averdato all'Ufficio il meglio dime stesso per aver operatosempre con passione, conamore senza mai arrendermidi fronte alle tante difficoltà.Lascio il servizio con la con-sapevolezza di avere svolto ilmio lavoro con passione econ rigore etico; nel mio pic-colo, ho difeso l'autonomia ela dignità dell'ufficio in tuttele occasioni cercando, e non èstato facile, di garantire a tuttila certezza del diritto e il ripa-ro da complicazioni cheavrebbero potuto compro-mettere la serena, regolare eproficua interazione tra quan-ti a diverso titolo operano ofruiscono del servizio pubbli-

co.Sono stati anni di durolavoro, ma svolto sempre conpassione e con risultati profi-cui, ricchi di soddisfazioni edi traguardi raggiunti insie-me. Ho sempre amato leinnovazioni, le sperimenta-zioni informatiche e tecnolo-giche, sono andato alla ricer-ca di nuove strategie ed hodato il mio modesto contribu-to alla nascita di programmiistituzionali quali SIGP inter-net; ho creato con l'aiuto delmio mecenate, il Giudice diPace dr. Alfredo Carbognani,il sito web www.giudicedipa-cereggioemilia.it. tutt'ora

Ciao Emilio (Capoluongo)I MIEI RITRATTI

gestito, e mi auguro per ilfuturo a venire sia sempreattivo e funzionante.Ho vis-suto in un ambiente che hasempre posto attenzione allefamiglie e alla valorizzazionedelle risorse umane.Lasciocon l'auspicio che il mio uffi-cio possa continuare ad esse-re il luogo dove i gli utentiprivati e legali si trovino inun ambiente dove ciascunopuò considerarsi ed essereconsiderato un valore assolu-to e nello stesso tempo partedi un tutto, il tassello giustoper completare un grandemosaico di convivenza erispetto reciproco.Per me èarrivato il momento del pen-sionamento ,e dunque di salu-tare tutti coloro per i quali econ i quali per tanti anni holavorato, mi mancheranno lepersone, perché quello cheporterò sempre con me saran-no le relazioni umane che sisono costituite e consolidatenel tempo, con rispetto reci-proco, stima, affetto.Desideroringraziare le tante personecon le quali ho condivisonegli anni la mia vita profes-sionale: i Dirigenti; i colleghie colleghe di tutti gli ufficigiudiziari di ogni ordine egrado, gli Studi legali ed iloro Staff. Grazie a Patty,Lorena, la Pepe, Magliulo,Emilia, Valentina, e ancora,per data di arrivo, Rosalba eMimmo, tutti colleghi e col-

leghe sensibili, rispettosi,competenti e di assoluta leal-tà professionale con il qualeho lavorato per anni semprein sintonia nella reciprocitàdell'ascolto e mettendo insie-me le nostre competenze.Tutti encomiabili. Ai colleghidella cittadella giudiziaria ditutti gli uffici e di tutte le qua-lifiche e ruoli: è stato un pia-cere avervi conosciuto,(gio-vani ed ora nonne e nonni);ho ammirato il vostro impe-gno e la vostra professionali-tà nonché le dimostrazioni distima reciproci; non possoelencare tutti, ma sarete sem-pre nei miei graditi ricordi.Un saluto particolareall'Avvocato Silipo, veravoce democratica ed appas-sionata del palazzo di giusti-zia, un galantuomo che onorala sua Calabria. Ed in ultimomi sia consentito ricordare iGiudici che non ci sono più, equelli in pensione, in partico-lare la Coordinatrice, dotto-ressa Maria Luisa Manghi,che ha sempre creduto in me.Un pensiero, infine, alla miafamiglia, a mia moglie Lina,cui va il merito della mia car-riera e che ha seguito e condi-viso il mio percorso nellabuona sorte e nei momentipiù difficili.Comunque mimancherete.Vi saluto congrande emozione ed affetto.Emilio Capoluongo

Non mandateci degli incapaci (abbiamogià i nostri) Quest'articolo si addice a tan-tissimi uffici statali; io scrivodel tribunale perché vi lavo-ro, ma andate in giro, perqualche prefettura d'Italia oper qualche altro sportello, everificate da soli. Ad ognimodo, io non so,e nessuno loesterna, quali siano i criteriseguiti nella scelta di asse-gnare personale "stagista" odi studenti in stato di bisognodi crediti, agli uffici giudizia-ri e, in particolare, al tribuna-le di Reggio Emilia; non so,cioè, se la selezione avvengasulla base di presunte (sog-gettivamente) o declamate(sempre soggettivamente)capacità attitudinali o diintenzioni punitive ed esilian-ti (rivestite di formalismoburocratico; leviamoci ditorno questo elemento, cosiva a rompere altrove., erespiriamo...). Ignoro, quindi,e non voglio nemmeno accer-tarne il perché,( voglio evita-re di scoprire nefandezzecerebrali). Ma una cosa chie-do, non a titolo personale, maraccogliendo malumoridiversi, ai dirigenti o respon-sabili selezionatori: non man-date delle mezze cartucce odelle persone sfarfaleggianti,

vestite magari "fru fru",fetenti, montate, lavative,supponenti e saccenti; vi assi-curo, ne abbiamo già. Nonsono molte, quelle in dotazio-ne, è vero; ma facciamovolentieri a meno di aumen-tarne il numero. Ci bastano eavanzano; anzi, se proprio sivolesse rivoluzionare il siste-ma di selezione, potremmoanche esportare qualche per-sona, magari mandandola inPuglia o in Sicilia, aPentadattilo,, in provincia diReggio Calabria; magari aVentotene... Se non sapetedove si trovi., guardate lacarta geografica..).Ma non mandateci nemmenodelle persone incapaci di ren-dersi conto che hanno contat-to con altre persone capaci dicapire che si trovano di fron-te elementi incapaci. Come sidice: scemi e poco stimati, gliavvocati, magari si; ma fessino..

Ma non esisteva una"Privacy"... sacrale?

Una questione legata a questi"privati", che entrano, siapure provvisoriamente, nelmondo giustiziale, è quellarelativa alla privacy. Si ètanto pignoli nel non mettere

nomi e cognomi in elenchi.,addirittura la Privacy, nelleaule di giustizia, viene eleva-ta a bandiera di sacralitàpatriottica... E poi ci si accor-ge che viene consentito, addi-rittura, commissionato, aragazzi, senza alcuna garan-zia di riservatezza, e di matu-rità, di visionare fascicoli contanto di nome e cognome., dileggere atti processuali. Ecc..Non vi pare un tantino diver-tente la cosa?

Tanto tempo fa allaCancelleria delle esecuzioni

MobiliariLa cancelleria delle esecuzio-ni mobiliari è stata, in questamateria, di assegnazione dipersonale, cioè, particolar-mente sfortunata. Mentre inquella penale si sono incon-trati, in prevalenza, elementidavvero in gamba, così comein quella immobiliare, inquella mobiliare abbiamodovuto sopportare, tanti annifa (ma proprio tanti...!), inperiodi diversi, due persone,di sesso diverso, che avevanoin comune l'antipatia innata ela strafottenza. Non eranoincardinate nell'ordinamentostatale. Erano precari o prov-visori.

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5Giugno 2017

che vengono asse-gnati anche ai lava-tivi), deve rivolgersiai patronati, i qualihanno mezzi, eorgani di stampamigliori e più diffusidei miei. È vero chelo stile di questigiornali non è sem-pre accattivante,trattando argomentitecnici e sindacali,quindi, spesso aridi,ma non si può averetutto dalla vita.Ecco, quelle rispo-ste valgono anchenel presente caso, incui, raccontandosolo di alcune toghed'oro, e non di tutte,le definisco "mie";di alcuni avevoscritto nel mio libro,per cui si tratta diuna specie di riedi-zione riveduta eaggiornata del capi-tolo; di altri(Pignedoli, Giaroli,Mescoli, Bertolani)non mi era stato maipossibile perché le capacitàeconomiche sono ridotte ..eper pubblicare dei librioccorrono tanti euro. Di altriancora, non posso scrivereperché non ho notizie emateria sufficienti per unmini racconto. Le toghed'oro di cui scrivo hannoqualcosa in comune con la

mia memoria; o, meglio, ioricordo loro per alcuni fattidei quali sono stato testimo-ne. Insomma, mie perchéfanno parte del mio passato.Posso avere qualcosa di mio?O devo condividere tutto?La mattina del 14 luglio del2016, nella Sala delTricolore, si è tenuta la ceri-

monia organizzata dall'Ordinedegli avvocati di Reggio perla consegna degli attestati diattività ai legali reggiani cheesercitano da oltre 50 anni(con onore) l'attività forense.In apertura, dopo il saluto diNatalia Maramotti avvocatoe assessore comunale, (non-ché moglie dell’ avv. Romolotti)

Sgombro subito il campo damalintesi, sorti nel passato, inoccasione di altri miei scritti,e che, comunque, sempre sor-gono, quando il proprio nomenon appare sugli organi distampa o si parla, soprattuttobene, di altri. Spesso hodovuto decifrare domandemeravigliate di personemeravigliate (non sempremeravigliose) che non sifosse parlato di tutti gli ope-ratori di una Cancelleria, dialtri, giudici o avvocati. Chesenso avevano quelle doman-de? A quel tempo, io avevorisposto cosi: 1.- In primo luogo, scrivosolo di coloro che conosco econ i quali sono maggior-mente in confidenza, deiquali posso raccontare; comepotrei raccontare di personepoco frequentate? 2.- Insecondo luogo, io non ero enon sono il biografo delPalazzo di Giustizia, né sonopagato per parlare o scriveredi tutti; 3.- In terzo luogo, sequalcuno pensa ad una speciedi scrittura di beneficenza,quasi natalizia, a pioggia(come certi emolumenti…

aveva preso la parola ilPresidente dell'Ordine, avv.Franco Mazza. Infine,Andrea Mascherin, presi-dente del Consiglio nazio-nale forense, prima di conse-gnare gli attestati ha ricorda-to che "Laddove non vi èavvocatura libera non vi èdemocrazia"

Foto tratta da internet

Toghe d'oro e non Solo

Bertolani Avv. Giovanni

Bertolani Avv. Giovanni,nato l’8/10/1936 a ReggioEmilia. Ha un figlio, Giorgio,anch' egli avvocato. Docente incaricato dell'inse-gnamento parificato diDiritto Amministrativo pres-so l'Accademia Militare diModena, ha insegnatoIstituzioni di Diritto Pubblicopresso l'Alma Mater diBologna; Diritto Costituzionaleed Amministrativo pressol'Università Cattolica diDallas negli U.S.A., Dirittocostituzionale e comunitariopresso la Comunità Europea,sia a Bruxelles che aStrasburgo.

Un Liberale e parte dellavecchia sede dell'ex Partito

Comunista Reggiano.

Il suo Studio è ubicato in ViaBoiardi n. 3 ,Reggio Emilia,in un contesto tardo medieva-le. Forse per valorizzare lacittà, tempo fa, verso la finedegli anni ottanta, subitodopo il crollo dei regimi

sovietici, ma senza alcunavoluta connessione ( né sog-gettiva né oggettiva), si erasparsa la voce che avesseacquistato una parte del

palazzo Masdoni o RoccaSaporiti, sito in Via Toschi, alnumero civico28. La notizia,buttata cosi, potrebbe appari-re insignificante, ma devo

aggiungere qualche notaesplicativa, già rilevata daaltri commentatori, politici egiornalistici, in quegli anni.Bisogna sapere, cioè, che ilPalazzo Masdoni fu sede, perquasi Cinquant'anni, delPartito Comunista Italiano,sede di Reggio Emilia; unPalazzo settecentesco, moltosuggestivo, con un ampioscalone ed una sala moltogrande, decorata con disegnidi Telani. Ero stato moltevolte in quella sede, e parevadi arrivare in un Ministero,più che nella sede di un par-tito dei lavoratori; con unapparato che ricalcava moltoquelli Ministeriali. Che cosac'è di particolare in tuttoquanto vi ho detto finora?Beh.. già il fatto di avere unasede cosi prestigiosa, per unpartito dei "poveri", era qual-cosa di strabiliante (maabbiamo visto negli anni cosepeggiori… da parte di taluniuomini politici comunistiche abitavano e abitano inlussuosissimi appartamenti in

pieno Centro a Roma perpochissimi soldi..). Ma era ilmercato, si diceva.. e al mer-cato non si dice mai di no. Lacoscienza politica e civiledeve cedere dinanzi a quellacommerciale? Ad ogni buonconto, la curiosità consistevanel fatto che Bertolani Avv.Giovanni era liberale, facevaparte, cioè, secondo gli sche-mi politici di allora, dellaclasse padronale…Un libera-le che decide di acquistare unbene dei comunisti facevasenso; una volta si dicevanella propaganda politica deldopoguerra, che i comunistimangiassero i bambini…adesso erano i liberali chemangiavano i mattoni deicomunisti. Cosi va ilmondo..Grande appassionatodi musica lirica, suona il pia-noforte ed ha composto dueOpere liriche, entrambe anda-te in scena con vivo successo:la "Matilde di Canossa" e“l’Angelica", richieste dalla

LE MIE TOGHELE MIE TOGHE

Ecco la lista dei premiati: Giovanni Bertolani, Renzo Campanini, Eugenio Chierici, Romano Corsi, Marco Fornaciari, MarioGalli, Giovanni Giaroli, Danilo Giovanelli, Corrado Grappi, Gian Galeazzo Lasagni, Sergio Leoni, Franco Mazza, PaolaMescoli, Angelo Pignedoli, Corrado Spaggiari, Giancarlo Valentini. All'elenco va aggiunto anche l'avvocato GiampaoloManenti venuto a mancare il 20 aprile 2016.

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Foto Artioli

Foto Artioli

di Giuseppe A. Silipo

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6 Giugno 2017

Comunità Europea per rap-presentazioni a Bruxelles eStrasburgo in sede di arric-chimento del repertorio,riservato alle rievocazioniVerdiane.

Un avvocato In Duomo ealla Messa Mattutina

Per diversità sociali, di mate-ria, ideologiche, non ci siamomai frequentati molto. E tut-tavia, ne scrivo per alcuniepisodi, solo apparentementeinsignificanti. Una mattina loincontrai sul treno, allorainterregionale (esistono anco-ra con questa nuova politicaferroviaria dell'efficienzaapparente?) che portava adAncona; si recava a tenerelezione all'università sezionedistaccata di Forli. In verità,non sapevo nemmeno che aForli vi fosse una sezionedistaccata, anche se, peresperienza e ragionamento,

avrei dovuto essere a cono-scenza che in Italia tante cosesono staccate o distaccate (sipensi ai tanti tribunali distac-cati e poi soppressi…o allesezioni distaccate della cortedei Conti o tanti altri distac-camenti). Ad ogni buonconto, gli domandai comemai, egli, professore di lungocorso e avvocato affermato(quindi, pensavo, senza dir-glielo, non avrebbe avutobisogno di faticare e viaggia-re per bisogno) si spostasseper andare a tenere lezioni."Si va dove c'è bisogno!".Questa la risposta, tipica diun uomo delle istituzioni etitolare di un alto senso deldovere. Negli ultimi diecianni, ho avuto occasione diincontrarlo, in luoghi diculto: molte volte, nellaCripta del Duomo, alla messamattutina delle sette e trenta,o come lettore o come parte-cipe vivo alla funzione reli-

giosa. Un'altra volta, al termi-ne della Celebrazione dellaMessa nel Duomo, lo vidi sfi-lare, insieme ad altri soci delRotary Club, con l'abito o ladivisa del Rotary, moltobella, che a me ricordavaquella dei Templari o delleAbbazie. Non so perché, mavedere quest'uomo, serio,potente, affermato, pregarecome fanno anche i poveri,me lo ha reso più vicino;forse, un assaggio della giu-stizia divina ultraterrena?Non so dirvi. La sua religiosi-tà partecipativa era intensa ecoinvolgente. E mi venneroin mente letture di esempi divita di taluni primari o pro-fessori universitari che, alculmine della loro vita, sierano ritirati nelle certose,nella solitudine dei silenzi, acontatto con il cielo. UnaToga di Prestigio sicuramente.

Campanini Avv. Renzo

È nato a Reggio Emilia nel1934; alto circa 1,84 cm, hadue figli (che non hannoseguito le sue orme forensi)e, per sua fortuna, la moglie. Nel mio primo libro "I Miei

avvocati.. sorrisi e memorie”l'avevo definito "UnCavaliere Solitario" e avevoscritto quanto segue:"Modesto, solitario, silenzio-so, già Presidente di "ItaliaNostra", sezione reggiana,per anni, nel corso dei qualigli è stato dato del sognatore;rimasero inascoltate le sueproteste, civili, per gli scempiedilizi progettati e che sareb-bero stati commessi nella

città di Reggio Emilia. Ho scoperto, tardi, per meri-to della sua bravissimaimpiegata, Ivana, della scrit-tura di due libri di memorie,che riuscii ad ottenere, supe-

rando la sua riservatezza.Nel primo, "In giro per casa",egli racconta episodi dellasua infanzia, sul filo dellanostalgia, con una venaturamalinconica e quasi sognan-te; con accenti, apprezzabilie gradevoli, di divertita edivertente ironia; episodi incui appare la figura dei suoinonni, e di suo Padre, l'avv.Ettore, che io conobbi (per-sona gradevolissima, sempre

con la voglia di scherzare edi ridere). Nel secondo, "Rime", emergeuna capacità ironica, umori-stica, e a tratti umoristica-mente tragica, dell'avvocato.

Mi regalò, anche,un volume di dise-gni e bozzetti del-l’amico Scapinelli,nel cui laborato-rio (ideologico,anche) egli passa-va, quasi ognisera; quasi fosseuna riunione dicarbonari, siincontravano inquattro o cinqueamici (ogni tantovi partecipavaanche l'avv.BiagioBorsiglia) echiacchieravanodei tempi presentie di quelli andati,delle ingiustizie edelle mancate giu-stizie.Chi lo vede,ancora oggi, perla città, cammina-re con quel suopasso, meditativoma non assente,non vede in lui unavvocato, ma unsolitario che siaggira ancora tra

le rovine di una società cheegli non ama, e che ha cerca-to, nel passato, di salvare,contro i nuovi barbari, trave-stiti da tecnologi o da moder-ni pensatori, architetti delledistruzioni.". Beh. Che dire? Una Togameritata, per una vita impe-gnata a difesa dei cittadini edella città. Una bella figura,sotto diverse angolazioni.

Nato a Reggio Emilia nel1939; discendente di unadinastia "pittorica"; quelladei Chierici: Alfonso,Gaetano, ha due figli, Enricae Giuseppe, entrambi avvo-cati (tanto per non perdere il

filo (del) diritto..), sposati,entrambi (con persone delforo). Quando si dice che ilDiritto Unisce e non separa! Per anni è stato segretariodell'Ordine degli Avvocati;

un segretario serio, preparatoed influente; sembrava, ad uncerto punto, che egli fossetutto; segretario, presidente,consigliere. Pochi, davvero,in quasi trent' anni, hannoincarnato l'ordine comeEugenio Chierici; ad un certopunto, sembrava che avesseassunto la faccia, il viso, dasegretario permanente; com'è

Chierici Avv. Eugenio

la faccia di un segretario per-manente. Chi lo vedeva perla prima volta, aveva quasitimore di guardarlo in faccia;perché ha una faccia austera,bisogna dirlo; austera nelsenso di conformazione fisica

e di espressione.Invece, negli anni Ottanta eNovanta, ebbi modo di sco-prire una persona meno bur-bera delle apparenze;Trascorrevamo delle mez-

z'ore piene, a parlare del più edel meno (ma più del più chedel meno); di magistrati e diavvocati, tutto all'insegna diun goliardismo puro, non cat-tivo. Bevuto l'aperitivo, cia-scuno tornava a casa propria;lui nella residena in pienocentro storico, vicino PiazzaFontanesi, io nella mia.

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7Giugno 2017

Caro Romano, non ho potuto scrivere di te,subito dopo aver saputo dellatua "scomparsa terrena" soloper mancanza di spazio; ilgiornale, lo sai, ha spazi esoldi ristretti; ristretti sono isuoi sostenitori (i soliti..dieci.. su circa milletrecentoavvocati e lettori che, se des-sero anche un solo euro, con-sentirebbero una vita piùdignitosa al giornale). E tut-tavia, avevo fatto in modo diripubblicare, su "ReggioOnline", per merito del bra-vissimo Direttore DavideBianchini (certamente unodei migliori dell'ultima leva)il capitolo a te dedicato. Evoglio ancora ricordarti, per-ché anche tu facevi parte del

gruppo da me narrato nellibro "I Miei avvocati, sorrisie memorie" pubblicato nel-l'anno 2006, aggiungendoqualcosa di diverso. Quandomi tuffai nella professione,dopo trent'anni di attivitàquale ufficiale giudiziario, imiei primi processi furonoaccanto a te…Per me era unostimolo e un orgoglio; te loavevo anche detto, in unapausa di udienza; era statocome se un bambino, appas-sionato e tifoso di un poeta,uno scrittore, un cantante oun calciatore, si trovasse arecitare o a giocare insieme ocontro il suo idolo. Un primoprocesso fu il caso di un par-ricidio; un ragazzo sui 30anni, buono, remissivo, peruno schizzo psichico avevasparato al padre, con il qualeaveva dei continui diverbi,sotto gli occhi della sorella,una ragazza bellissima e dol-cissima, dedita solo a salvareil fratello, nonostante fossedistrutta dal dolore. Tu tioccupasti dell'aspetto, dicia-mo tecnico balistico del pro-cesso; io, anche su tuo con-senso, mi occupai dell'aspet-to personologico e psichiatri-co. Fu riconosciuto seminfer-mo di mente, cosi come avevarichiesto anche il P.M. diallora, il buonissimo dott.

Flavio Lazzarini. La secondavolta "processuale" ci trovòcontrapposti ( non amo chia-marti avversario, anche se tumi avresti spiegato cheadversus..ecc..). Tu difendeviun ragazzo che aveva "pal-peggiato" furtivamente unaragazza, mentre tornava acasa.. Non era ancora statalegiferato il reato di violenzasessuale. Tu lo difendesti dapar tuo, con acume e doviziagiuridica. Andò bene alla miaassistita solo perché, memoredei tuoi insegnamenti, eroriuscito a dimostrare che ilragazzo, data la distanza chi-lometrica, e calcolando iltempo occorrente, era alta-mente probabile che avevapotuto essere presente al

fatto.. Ti complimentasti conme, quella volta. Infine, ungiorno venne da me unsignore, condannato inprimo grado, ad otto anni direclusione per spaccio distupefacenti, chiedendomidi difenderlo in appello, chetu avevi succintamenteredatto e presentato. Larichiesta mi creò una tripli-ce situazione: 1.- in primoluogo, di terrore e di paura;se, difeso da te, aveva"avuto" otto anni, quali spe-ranze avrei avuto io, inappello? 2.- Perché tu avevirinunciato? 3.-Perché me enon altri bravissimi avvocati,di Reggio e fuori Reggio?Anche in quel caso, tu fosti"magnanimo" nel giudizio.Mi rispondesti che sarei statoin grado di reggere il peso(della condanna, avevo celia-to io?); che difendevi unaltro imputato in netto con-flitto con quello degli ottoanni; quanto alla scelta, nonmi rispondesti.. o io nonricordo.. ma anche quelsilenzio o quella non rispostafu una lezione di stile. A cor-redo della copertina del librovolli mettere una tua fraseche considero un monito pertutti, in qualsiasi campo:umano e professionale, reli-gioso e non. " Il successo è un

demone insidiosoche annebbia lamente e allontanala realtà dallanostra finitezza."Dicesti anche," … … o c c o r r eessere, oggi esempre più doma-ni, atleti del dirit-

to, sempre pronti ad appren-dere i mutamenti giuridici,sempre vigili alle novità,sempre attenti a tutto: nelcampo forense gli incidenti dipercorso possono capitartiad ogni angolo di udienza".Ho saputo della tua malattiamolto tardi.. e in questi casinon si sa mai come compor-tarsi; ma penso di averticelebrato come meritavi,molto tempo fa… E vogliocelebrarti pubblicando alcu-ni passi del lungo capitolo ate dedicato.Ciao Romano.

L'Imperatore RomanoRigoroso, come i grandipenalisti; razionale, come gliilluministi; logico finoAll’aridità (apparente);dolce, nei suoi aspetti dipadre; innamorato della pro-fessione e delle sue capacità

Corsi Avv. Romano

culturali, che coltiva consacrificio e con sistematicaimprenditorialità, stimato etemuto dai magistrati, ammi-rato dai consumatori diimmagini e di quotidiani,invidiato da tanti colleghi,l'avvocato Romano Corsi, daCollagna, viene considerato,ormai da qualche anno, l'im-

peratore Romano.

Linguaggio neolatino eneoclassico

Dotato di un linguaggio neo-classico, aristocratico, che siinerpica su vocaboli neolati-ni, di fronte al quale anche lamente più colta arranca, e cheper dire pulire, qualche voltaha usato l'espressione "emen-dare" provocando una crisiculturale non rammendabile,l'avvocato Corsi è, ormai damolti anni, professionista disuccesso.Già anni fa, su ungiornale a tiratura lucida elimitata, "Il Tocco", e poianche su "Reporter ", avevoscritto di lui, quando il suosuccesso non era scoppiato;quando era ancora un bravoavvocato, tenace, serio, pun-tiglioso, qualche volta anchespigoloso, e non era stato toc-cato dal desiderio della politi-

ca; quando le sue dichiarazio-ni dei redditi non suscitavanoammirazione, avevo scrittodel suo linguaggio.Si tratta,come detto, di un modo diparlare che appare forzata-mente ricercato, con un usodi parole che non si sentonocertamente, non dico neicaffè (letterari), ma nemmenonei circoli polaridell'Accademia dellaCrusca.E tuttavia, per quantole sue costruzioni linguisti-che siano, qualche volta,complesse, così come com-plessati diventano coloro chesi sforzano di comprenderlo,è indubbio che poi, alla fine,la forma, certo aristocratica,si sposa alla sostanza, otte-nendo, come figli, deglieccellenti risultati.Vogliodire che, sotto le sue parole,vi è della sostanza, al di làdelle sue acrobazie linguisti-che.

Per fare l'avvocato occorreun bagno di realtà;

mai dormire sugli alloriAi giovani, come anche egli èstato, l'avvocato Corsi sugge-risce di non considerarsi maiarrivati, di lavorare con umil-tà, non solo di fronte agliavversari, ma anche di fronteai casi che sono semprediversi e sempre nuovi;occorre dedizione e pazienza."I risultati in questa profes-sione arrivano tardi, moltotardi. Ed occorre, aggiunge,di tanto in tanto, un bagno direaltà; non bisogna, cioè dor-mire, riposare sugli allori(ossia dire, tanto io sonofamoso, sono grande) maoccorre essere, oggi e semprepiù domani, atleti del diritto,sempre pronti ad apprendere imutamenti giuridici, semprevigili alle novità, sempreattenti a tutto: nel campoforense gli incidenti di per-corso possono capitarti adogni angolo di udienza".

Foto Artioli

Foto tratta da internet

Foto tratta da internetPremio consegnato alla figlia Avv. Francesca Corsi

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8Dicembre 2016

E’ nato a Parma (ma di fatto ècresciuto a Reggio Emilia)nel 1940; figlio d'arte (suopadre, Piero, fu uno dei piùfamosi avvocati dell'imme-diato dopoguerra; partigianonel partito d'azione; rappre-sentò la parte civile nel pro-cesso più clamoroso di queitempi; ossia quello dellaSaponificatrice di Correggio,Leonarda Cianciulli, soste-nendo la sanità mentale dellamedesima). Ha tre figli, tuttiavvocati, due maschi,Giacomo e Marcello, e unafemmina, sposatacon un avvocato; edè fratello di un altrocollega, Luigi, cheha, a sua volta, duefigli, pure avvocati.Per due legislature èstato componentedel ConsiglioComunale di ReggioEmilia, come espo-nente (critico e atti-vo) della"Margherita ".

Caro Marco, ripeto cose già scrit-te, ma io ripeto spes-so che ripetere cosebelle è bello; amoessere ripetente inquesto senso. Adogni modo, ho scrit-to di te e sono con-tento di averti raccontato epresentato, sotto una lucediversa, a chi ti conosceva(male) o a coloro che non ticonoscevano. Lo ripeto, tufosti tra i primi a dire che ilmio primo libro "I MieiAvvocati- Sorrisi e memo-

rie", era stata un'opera meri-toria perché avrebbe rappre-sentato la memoria di alcuniGrandi avvocati e avrebbedovuto trovare posto nellabiblioteca dell'Ordine (siachiaro, non perché l'avessiscritto io, dicesti, quanto perl'iniziativa in sé stessa. E, incoerenza, fosti anche tra i piùgenerosi, nel sostenere lapubblicazione del libro,senza tentennamenti, trattati-ve, solleciti, sconti o dilazio-ni. Devo darti atto, pubblica-mente, e non solo in via pri-

vata, che tu avevi visto bene,anni addietro, delineando inmodo profondo e articolato,molto prima che si creasseroi soliti codazzi di simpatia,professionale o di potere,riguardo ad alcuni magistrati,dei quali non avevi alcuna

stima umana, primaancora di pronun-ciarti sulle capacitàgiurisdizionali. Perdirla tutta, mentretanti altri tuoi colle-ghi, giovani e menogiovani, si accoda-vano alle lodi versotaluni magistrati,considerati (con sin-cerità o meno pocoimporta) bravi eintegerrimi, severis-simi e intransigenti,

tu ne rilevasti, per qualcuno,la sua natura di cartapesta, diuomo arrivista, in continuaesposizione a fini di carriera,insolente nei modi e brutalenella torre corporativa, para-ventato da apparati istituzio-nali scenografici altrettanto

di cartapesta, per qualchealtro facevi emergere unapovertà di calore umano,sociale, che non dovrebbemai albergare in un magistra-to, il quale, dicevi tu, devesempre applicare la legge, manon deve mai dimenticareche nelle carte processuali cisono esseri umani e non solopolsi da incatenare. Di alcuni che si fermarono aReggio Emilia pochissimotempo, rilevasti l'approssima-zione complessiva delladignità di un giudice: spessomalvestito, qualcuno, malra-gionante tal'altro; qualchealtro ancora con il mito delladivinità e il raptus dell'onni-potenza che lo rendeva sprez-zante e infangante, rissoso ebizzoso. Ebbene, caro Marco,

tu avevi visto bene, prima ditutti gli altri, e avevi, in quasitotale solitudine, espresso iltuo parere; ma siccome tu seisempre stato un controcor-rente, definito irruento e scor-butico, ti remavano controcomunque. Negli anni, abbia-mo avuto modo di contattarcicon maggiore frequenza pro-cessuale, portandoci ad averemaggiore conoscenza reci-proca e tu non hai mai persooccasione di mettermi inimbarazzo bonario, parlandobene di me, fino alla celebra-zione. La toga d'oro ti si addice inpieno. Per il tuo coraggio, latua dignità professionale e latua non ambivalenza.

Fornaciari Avv. Marco

Mario Galli è nato a ReggioEmilia nel 1936 (ometto ladata precisa per evitare chequalcuno si interessi del suozodiaco); persona gioviale,solare, non amante dellapolemica e del pettegolezzo,ha due figli, tra loro diversi,ma entrambi singolari ebravi, PierNicola, gigante delsorriso e di bontà, e Michele,filosofo dialettico e avvoca-to asettico. Quel che mi hasempre meravigliato e sor-preso di lui è che nonostanteil suo intermittente, ma nondrammatico, scoramento, eglisia stato co-protagonista diquasi tutte le iniziative; dallapartecipazione alla nascitadel Sindacato autonomoavvocati, alla nascita delperiodico "Il Tocco"; dallecene con colleghi, ai funeralidi altri colleghi. Quando citrovammo, con GiorgioGuidetti, Corrado Grappi,Giacomo Bondoni e qualchealtro che non ricordo, a cena

presso un ristorante di PiazzaFontanesi, a Reggio Emilia,egli disse subito che nonsarebbe valso a nulla un gior-nale, che tanto le cose nonsarebbero cambiate, chesarebbero servite forme dilotta più incisive. Intanto,però, aveva partecipato; nonsi era allontanato, e, alla fine,aveva condiviso, attivamente,la scelta di far nascere "IlTocco".Abbiamo avuto uncontatto anche commerciale.Nel ripostiglio degli ufficialigiudiziari, quando il Palazzodi Giustizia era sopra il mer-cato coperto, in PiazzaScapinelli, stava depositatouno scooter, tipo galletto, atre tempi, molto originale;pur di liberarmene, glieloregalai. Egli amava i moto-ri..ni antichi e le bici. A pro-posito di bici, in cambio delmotorino, egli mi aveva rega-lato una sella da motorino,che egli usava per la sua bici,perché, aveva detto, "non

solo voglio stare comodo, maammortizzo i colpi quando cisono le buche". Io avevomontato la sella sulla mia

bici; era comoda, in effetti,ma mi sopraelevava talmentetanto, che mi sembrava diessere montato.. troppo in

alto. Così la smontai, e tornaialla mia vecchia sella: dura,

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Premio consegnato al figlio Avv. Giacomo Fornaciari

Galli Avv. Mario

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certo, spellata, anche, maconosceva la mia posizione,essendosi, nel tempo, adatta-ta.

Caro Mario, chi avrebbe mai dovuto direche, a dispetto del tuo pessi-mismo sulla professione esulla rovina crescente (vec-chie litanie, tue e di tantialtri) saresti giunto ad ottene-re la Toga d'Oro? Eppure,c'eri anche tu, insieme aCorrado Grappi ed altri ilgiorno della cerimonia. Direcente, incontrandoci inPiazza Cavour o della Bancad'Italia, mi pregasti di parlarea voce alta data la tua pro-gressiva sordità, della quale,a ben ottantuno anni, tilamentavi. Io, che soffrivo disordità ben prima di te, e non

ho ottantun anni, mi avvicinaialle tue labbra per sentire checosa mi avessi chiesto dopo..la scena era divertente, madenotava un'affinità di spiritoe morale davvero inusuale eavvolgente . Entrambi sap-piamo, da sempre, ridere dinoi e delle nostre angosce,pur nella serietà del vivere.Avevi ragione, quando affer-mavi che i cambiamentiautentici sono rari e che lastoria non è maestra di vita;se così fosse, non ci sarebbe-ro state divisioni e guerrefamiliari, guerre locali,nazionali e mondiali; se lastoria fosse maestra di vita, lanostra vita dovrebbe esseremigliore… invece.. D'altrocanto, se non ci accompa-gnasse la speranza… checosa ci resterebbe? Avreidesiderato trascorrere con te

una serata a parlare di tuopadre, ucciso negli anni dellaresistenza;da chi non si sa. Lohai cercato cercato per anni ilposto dove avrebbe potutoessere sepolto. Ma non lo haiscoperto e ti è rimasto queldolore dentro, silenziosodolore, che ha intriso la tuavita , dal quale ha avuto origi-ne, forse, questo tuo pessimi-smo esistenziale, che tu haifatto diventare razionaledistacco dai sogni e dalle uto-pie politiche e sociali…Eppure, in questo alveo dipessimismo, e di dolore con-ficcato nelle viscere, hai sem-pre il tempo e la voglia per unsorriso e per un sostegno..Ciresta la voglia di ridere… e didivertirci, alla faccia dellavita che avanza .. con gli anniall'assalto dei pensieri..

Giaroli Avv. Giovanni Nato a Reggio Emilia, il2/5/1936; iscritto dal 1965.Sposato non so da quando(non posso sapere tutto; ma èirrilevante la notizia; per mee per i lettori)Ha un fisico da professored'Italiano o di filosofia e,forse a causa del suo caratte-re riservato o del suo aspettoserioso, o anche della materiatrattata (infortunistica strada-le, prevalentemente), per anni

non sono mai stato in confi-denza con lui. Ma non è statoun danno, quello; la confi-denza, spesso, genera eccessi(pensate ai rapporti interper-sonali e affettivi in genere;spesso, i guai iniziano dal-l'inizio della fase delle confi-denze.. si offre il dito e siprendono tutto..). Non è statoun danno anche perché ioavevo comunque un collega-mento con il suo studio, rap-presentato dalle dolcissimesorelle Grisanti, Beatrice eMaria Silvia, nipoti del prof.Dott. Millo Grisanti, psichia-tra e consulente in tanti tri-bunali d'Italia. Quando cis'incontrava, con Beatrice(confidenzialmente, qualcu-no la chiamava "Bea") sichiacchierava a lungo, di tan-tissime cose, perché Beatriceamava (allora certamente,giovane e innocente com'era)addentrarsi nei misteri delcreato, della vita, del diritto,delle persone, per capirciqualcosa. E non si stancava difarsi domande, ma come tuttele anime adolescenziali, eraattratta dal mistero dei miste-ri; io, già più disincantato, ledicevo di essere più realista,meno incantata, pur facendobene ad apprezzare i versidell'esistere, che spesso non èpoesia. Lei mi diceva, non homai capito perché, che erobirichino, ma apprezzavatanto il mio stile e la miascrittura intrisa di ironia spes-so tagliente . È stata una bel-lissima amicizia, coltivatasolo lungo i corridoi del tri-bunale (un sentimento distima e di tenerezza in attesa)che mi aveva portato alladecisione di dedicarle uncapitolo di uno dei miei libri;ma lei, riservata come il suo

titolare di studio, pur avendoapprezzato, fino alla commo-zione (aveva detto; sarà statasincera? Non so..) quantoavevo scritto, mi aveva pre-gato di non pubblicarlo. Ecosi feci. Nel susseguirsidegli anni, insieme a lei veni-va sempre più spesso anchel'avvocato Giaroli, da leichiamato Giovanni quandoparlava con me e che io rico-noscevo solo nel cognome. E

cosi, mentre si stava in fila(quelle lunghissime file, chemettevano a prova la pazien-za ma consentiva di confi-denzializzare e umanizzare irapporti tra le persone, foren-si o paraforensi) ancheGiovanni chiacchierava conme, esternando quella prepa-razione, umanistica e filoso-fica, che non poteva fareemergere nelle udienze istrut-torie, insieme a colleghi, inte-ressati solo all'andamentodelle loro cause e non certodella consistenza dei rappor-ti e dello scopo della vita. Ecosi si divagava di questioninon processuali, si trattavanotemi poco usuali, insomma,ci si conosceva. Uno degliaspetti più belli, e più esal-tanti, del passare del tempo, èquello relativo alla presa d'at-to di qualsiasi fenomeno; ilsemplice fluire del tempo,cioè, senza una trasformazio-ne interiore, una conversione,quasi, del nostro pensare eagire, non ci dà contezzadella nostra maturazione.Senza una modificazioneinteriore, il tempo è trascorsoe basta; prendere atto, invece,dell'inutilità di talune asprez-ze comportamentali, scritte overbali; dell'inutilità di tantiaffanni; della necessità direcuperare la dimensioneaffettiva, familiare o amicale,in sostanza, la presa d'attoche il tempo non ci ha sorpre-si impreparati, ma era da noiatteso, dù un senso al nostroesistere di esseri razionali.Giovanni Giaroli ama la pro-fessione di avvocato, checonsidera, nonostante tutti itentativi di delegittimarla ed'imprigionarla in adempi-

Nato a Carpineti il 9/12/1935,iscritto dal 1965. Era in stu-dio con il mio grande diretto-re, poi diventato amico,Giacomo Bondoni, in ViaVittorio Veneto, 5, secondopiano, accanto all'HotelPosta, al coiffeur pour damese dirimpetto alla Libreria

Bizzocchi. Anche se con unapersonalità piu spartana eraccolta, riservata, direi, diGiacomo, che era come unavalanga di idee, ha semprepartecipato, da co-protagoni-sta, spesso, ad eventi impor-tanti; cosi come faceva partedel Sindacato avvocati eProcuratori, era presente allaserata nella quale venne deci-sa la creazione del giornale"Il Tocco"; i suoi pareri nonerano mai gridati ma rappre-sentavano stille di persuasivaragionevolezza. Discreto, con

una voce molto calda, sapevaironizzare e sorridere dellevicende della vita, senzaeccessive loquele; ironia chesembrava stridere con il suoaspetto, austero, serio, leg-germente riflessivo. Invece,amava e ama conversare estare in allegra compagnia.

Non amava le esagerazioni…quello no. Non ha mai avuto,è vero, bisogno di acquisireclientela, essendo stato"Fiduciario" di potenti com-pagnie di assicurazione, ma,per sua natura, non è maistato il tipo capace di andaredai giudici a perorare il solle-cito di un provvedimento o,magari, per indirizzarli suuna strada di pura compren-sione del tema sollevato,come altri facevano o fanno,senza che in questi compor-tamenti debba per forza

vedersi un tentativo d'illecitainfluenza (ammesso che igiudici siano influenzabilidagli avvocati).Una toga prestigiosa, quindi,una toga d'Oro, che ha comeerede Cesare, il figlio, altret-tanto bravo, forse più di lui(ma è Corrado, acuta perso-

na, che ha fatto in modo dafare apparire Cesare piùestroverso, simpatico, duttiledi lui…!). Quando, tre oquattro volte l'anno, si edita-va il giornale, andavo spessonello studio, dove trovavoCesare, intento a studiare:sapete quei bravi ragazzi,volenterosi, scrupolosi, di cuisi parla nei manuali dell'edu-cazione? Ecco, Cesare eracosi: compito, educato, sorri-dente quanto basta. Comesuo Padre, Corrado.

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Grappi Avv. Corrado

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10 Giugno 2017

Mescoli Avv. Paola Nata a Reggio Emilia, tantis-simi anni fa, iscritta all'albodal 1962, è stata docente diruolo negli istituti TecniciCommerciali dal 1962 al1979, insegnando al Istitutoper Geometri Angelo Secchi.Ufficiale della Repubblica edifensore abilitato avanti aiTribunali Ecclesisastici,autrice di numerose pubblica-zioni in materia di famiglia,Presidente dell'azioneCattolica della Diocesi diReggio Emilia dal 1980 al1992, ha dato vita, anche,all'associazione GiuristiCattolici di Reggio Emilia,della quale è stata la primaPresidente. Ha organizzato,nel 1999, incassando unanotorietà televisiva, uncorso, dal titolo molto accat-tivante," La scuola delle suo-cere" per affrontare, sottodiverse angolature, la proble-matica antica dei conflitti tra

suocere e nuore (tra moglie emarito non mettere ildito..della suocera...).Sposata con il prof. ZenoDavoli, uno dei maggioriesperti della incisione classi-ca, è madre di quattro figli,due dei quali, Federica eAndrea, proseguono l'attivitàforense. Capitai, un pomeriggio, acasa sua; insieme a me c'erasua nipote, oltre che giovincollega, Maria Stella, con laquale ero, a quei tempi, inamichevole confidenza, e unsuo amico o para fidanzato,non ricordo bene, commissa-rio di P.S. a Reggio Emilia.Ricordo che ero rimasto fra-stornato dalla quantità di qua-dri antichi, dipinti ad olio oincisioni, soggetti religiosi ingran parte, e dalla quantità dimobili d'epoca, che allora, ame, in piena evoluzione edeffervescenza politica di sini-

Nato a Castelnovo né Montiil 17/8/1933; iscritto dal1961. Ha una figlia.Aveva un cugino famoso, unapotenza del mondo ecclesia-stico di allora, il CardinaleSergio Pignedoli nato aFelina di Castelnovo néMonti. Per farvi capire chifosse il cardinale SergioPignedoli vi do un assaggiobiografico. Papa Paolo VI loelevò al rango di cardinalenel concistoro del 5 marzo1973; guidò il PontificioConsiglio per i non credenti,che Paolo VI aveva istituitodopo il Concilio. Nel primoconclave del 1978, da cuisarebbe uscito papa GiovanniPaolo I, fu uno dei papabili.Mori nel 1980, a settant'anni.Data la fama di quelCardinale, era allora inevita-bile la domanda se fosse suoparente; qualcuno, più mali-zioso, tendeva a farsi confes-sare se, dati quegli influssivaticani, magari… chissà,avrebbe trovato un posto inParadiso. Ma Angelo è sem-pre stato un uomo concreto,realista, molto poco sognato-re e laico, se non ricordomale; a quelli maliziosi,rispondeva dicendo che non

credeva nei miracoli e poi erasolo un cugino, sempreall'estero, lontano dai Giochidi potere. Infine, Il Paradiso,se mai esistesse, sarebbe unluogo noiosissimo; e per farsicapire, mi citava alcuni colle-ghi, di estrazione psicoattoli-ca, bigotti, pedanti; "pensa"mi diceva "se dovessi passa-

re l'eternità con questi… chetortura.. anche dopo morti.."Eravamo giovani entrambi,quando arrivai a ReggioEmilia dalla Pretura di TrinoVercellese; io, come ufficialegiudiziario, lui avvocato giàavviato, che faceva parte diuno studio legale prestigiosoanche se non associato

(Barilli (Andrea) -Jacinto( F r a n c e s c o ) - P i g n e d o l i(Angelo). Si entrò in confi-denza, ovviamente con gra-dualità, agevolati dalle partitedi calcio. Egli faceva partedella formazione degli avvo-cati, giocava da terzino, mipare; non era un campionissi-mo, ma adempiva ai suoi

compiti di marcatura con zeloe con rispetto delle regole(non pensiate che fosse cosiscontato; ho conosciutoavvocati e magistrati cheparevano dei caterpillar, nelgioco, azzoppando avversaricome se fossero campi dipatate). D'altro canto, sefosse stato un campione, nonavrebbe giocato in quellasquadra abborracciata, dellaquale facevano parte alcunibuoni elementi (FrancoCataliotti, ad esempio), manon dei fuoriclasse. Diciamoche erano dei volenterosi cheamavano divertirsi e che trat-tavano il pallone con elegan-za, quasi senza toccarlo,tanto erano signorili. Ad ognibuon conto, quelle partite dicalcio, alle quali partecipaianch'io qualche anno dopo,per defezione di tanti, agevo-larono la familiarizzazionetra le categorie forensi. Nonricordo se nella squadra degliavvocati di Reggio Emiliafosse mai stato incluso qual-che magistrato, ma nonpenso, se ho ben presenti lefigure di giudici e di PubbliciMinisteri in servizio nei

menti, termini, scadenzari,questionari, limitazioni dionorari, una delle più belledel mondo. Anche in questomi trovavo d'accordo con lui;anche io ritengo che la pro-fessione di avvocato, che intanti vorrebbero svilire, èl'avanguardia dei dirittiumani, la frontiera insupera-bile per la dignità umana.

Ha detto bene la collegaMescoli:"Nel difendere il sin-golo cittadino, l'avvocatosvolge una funzione socialein grado di garantire demo-crazia e rispetto tra le perso-ne".Caro Giovanni, anche tumeriti una bella toga, a pre-scindere dagli anni.

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stra, apparivano tutti di stileconfessionale e molto austeri.Associai la casa al Vaticano,alle residenze vescovili: mae-stose, intimorenti, sussiegan-ti. L'avvocatessa Paola, acausa della sua impostazioneneoclassica e cattolicissima,della materia che trattava, deiluoghi che frequentava ( i tri-bunali ecclesiastici, l'azionecattolica ecc..) mi appariva, aquei tempi, lontana nel tempoe nello spirito. Insomma, sen-tivo più prossima a me lanipote, di lei. Maria Stellaera ed è persona squisita,meno curiale; ecco, le perso-ne curiali mi mettono in sog-gezione. Ad ogni buonconto, avemmo modo, non

certo di familiarizzare, ma discambiarci saluti e sorrisi.Unica donna a ricevere l'atte-stato, Paola Mescoli ha ricor-dato quei primi anni sessanta,all'inizio della professione,in cui si avvertiva l'ostilitàdell'ambiente verso le colle-ghe. Era, ha detto, interve-nendo alla cerimonia dellaconsegna delle toghe d'oro,difficile accettare un avvoca-to donna, sia per l'opinionepubblica sia per i clienti...Dicevano , infatti, 'tenetelepure come praticanti, ma nonmandatele nei tribunali,farebbero solo disastri". Mipiace riportare una sua frase,dall'insieme del discorso, rie-vocativo e ricostruttivo: " Nel

difendere il singolo cittadino,l'avvocato svolge una funzio-ne sociale in grado di garan-tire democrazia e rispetto trale persone. Noi rappresentia-mo cinquant'anni di batta-glie, di sfide, di sconfitte e divittorie, ma sempre dallaparte della giustizia".Verissimo! Ecco, perché gliavvocati devono ribellarsi atutti i tentativi di comprimerei loro poteri, si chiamino ter-mini per la maturazionedella prescrizione o per ladurata delle indagini in mate-ria penale, di termini entro iquali i giudici o le autoritàdevono decidere esigenze diseparazione della carriere.

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Pignedoli Avv. Angelo

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11Giugno 2017

primi anni settanta. Ci siamointrattenuti, spesso, a chiac-chierare, lungo i corridoi delvecchio Tribunale, in ViaEmilia San Pietro, dove ades-so sono allocati alcuni ufficicomunali, perché, pur nonessendo un ciarliero, amavalo scambio di battute, sinteti-che e penetranti (e lui prontoa dirmi che essere eccessivinon va mai bene) per occu-pare i tempi vuoti. Un episo-dio, tuttavia, mi resta impres-so, utile a rafforzare la miastima per lui, per l'uomoavvocato Angelo Pignedoli;una dimostrazione non usua-le, non scontata, direi rara, didignità e rispetto verso dime che rappresentavo, allora,lo Stato, nella sua funzioneEsecutiva. Eravamo andati,insieme (la parte può esserepresente, al momento del-l'esecuzione) ad eseguire unsequestro conservativo per unimporto rilevante. Era pre-sente, oltre a lui, anche l'av-vocato principale della causa,il dominus, insomma, ilquale, con piglio austro-ungarico e poco sensibile,pretendeva che io eseguissi ilsequestro in un certo modo,seguendo i suoi dettami e nonquelli del codice di proceduracivile. Insomma, quell'avvo-cato tendeva a fare pressionesull'ufficiale giudiziario (dame impersonato), forsevedendomi ragazzino (avevola faccia pulita e il fisicoadolescenziale); io mi attene-vo, in quella circostanza,rigorosamente alla procedura( devo confessarvi che, solita-mente, mi attenevo alla pras-si, che è un condensato delle

norme) e questo pareva nonsoddisfare il collega domi-nus, il quale giunse a pro-spettare denunce contro dime che mi ribellai, dicendochiaro e tondo che avreisospeso le operazioni perrimettere le parti davanti alGiudice. Lo avrei fatto, conperdita di tempi e di possibi-lità esecutive, se non fossestato per quell' eccellentepersona di Pignedoli il quale,con decisione, chiarezza edurezza, disse al suo collega:" Esimio Collega (disse pro-prio cosi: esimio, procuran-domi un attimo di godimentoestetico), io non so come voisiete abituati in Lombardia,ma qui siamo a ReggioEmilia; peraltro il qui pre-sente ufficiale giudiziario èlaureato, sa bene come fare;se lei insiste su questi toni, iomi ritengo sciolto dal vincolodi colleganza e mi ritiro,declinando l'incarico (anchequando disse questa parola,"declinare", ebbi un attimo dipiacere; letterario, però). Aquel punto, il collega lombar-do, dopo avere chiesto scusa,se ne stette zitto, lasciandomi"procedere" in pace. Alla finedelle operazioni, pensate unpoco, si complimentò per laprofessionalità e la prepara-zione giuridica dimostrata.Sarà stata ruffianeria, conve-nienza o convinzione?Comunque, io ebbi modo diapprezzare sempre di piùl'Angelo (Pignedoli) per quelsuo coraggio, intriso di ami-cizia, rispetto della categoriae dignità, davvero insolito tragli avvocati, specie in presen-za dei clienti.

Nato a Reggio Emilia il13/2/1939, sposato, ha unafiglia, Giulia, che ha ormaipreso in mano lostudio.Iscritto dal 1964.Parlare di lui non mi è stato enon mi è ancora per nullafacile per diversi motivi. Inprimo luogo, perché è unuomo-avvocato cosi apparen-temente privo di difetti che

non saprei cosa fare emerge-re: in genere, si parla benedegli imperfetti, così simili anoi esseri umani; egli sembra,sotto l'aspetto dei difetti(mancanti) un disumano oextra umano. In secondoluogo, è persona riservatissi-ma, dalla cui bocca non èfacile sentire uscire maldi-cenze, critiche, velenosità;

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Spaggiari Avv. Corrado

quando parla di qualcuno neparla bene. Quando ero uffi-ciale giudiziario, era tra iprimi a presentarsi per larichiesta di notifiche degliatti ;e mi confidò, forserispondendo ai miei occhiinterrogativi, che egli va instudio alle sei del mattino,lavora e prepara gli atti, cosiche alle 9 è già libero di tor-

nare in studio, mentre tutti glialtri sarebbero stati costretti astare in fila. La sera, alle ven-tuno, a letto, senza deroghe;da anni. Quando andava inudienza, la sua compostezza,il suo aplomb erano da guin-nes, imitarlo sarebbe statoimpossibile. Ora, ditemicome si fa a scrivere di lui.Spesso mi divertivo a stuzzi-

carlo, per stanarlo, per indur-lo in tentazione, ma per quan-to ce la mettessi tutta, rarissi-me volte si lasciava tentare;di un magistrato, ricordo, sucui io avevo lanciato (ripeto,per indurlo in tentazione)strali sarcastici, si era azzar-dato a dire, che sì, magari glierano sfuggite alcune note,ma che comunque, nel com-

plesso, ci sarebbe stato, l'ap-pello. Mi aveva fatto venireuna rabbia, ma una rabbia.Adesso si vede poco in giroper gli uffici. Ma averloconosciuto e avuto a fianco,sia pure per chiacchierare, èstato un bel respiro di signo-rilità, forense e umana.

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Guidare in stato di ebrezza inconseguenza dell'uso dibevande alcooliche costitui-sce reato e di conseguenza ilfatto è punito con la sanzionepenale oltre alla sanzioneamministrativa accessoriadella sospensione dellapatente (art. 186 c.d.s.).La guida in stato di ebbrezzaè un fatto penalmente edamministrativamente rilevan-te in quanto è una condizione

di alterazione psicofisica checonsegue all'assunzione disostanze alcoliche e snatura ilcomportamento dei soggettiche vi si trovino; Comportauna percezione distorta dellarealtà, diminuisce le facoltàintellettive e vi un rallenta-mento dei riflessi.E' escluso, infatti, dalla con-dotta sanzionata dall'art. 186e 186 bis C. d. S. l'alterazionepsicofisica derivante dall'as-sunzione di sostanze diversedall'alcol come i medicinali.In caso di guida con tasso

alcolemico superiore a 0,80(g/), la sanzione è sia penaleche amministrativa, oltreall'ammenda ed alla pena del-l'arresto è prevista la sospen-sione della patente o revocacon la diminuzione di 10punti.L'accertamento del supera-mento del tasso alcolemico,in base alla normativa vigen-te dovrebbe avvenire attra-

verso le analisi del sangue, onell'immediatezza, attraversol'esame strumentale svoltocon l'apposito apparecchiodenominato etilometro.Ultimamente, nell'ipotesi incui il fatto è penalmente rile-vante, vale a dire, nel casi incui il tasso alcolemico risul-ta superiore a 0,80 (g/l), leforze dell'ordine non redigo-no più il verbale di contesta-zione immediata previsto dalcodice della strada, ma silimitano a redigere solo gliatti di polizia giudiziaria ed ilcittadino non viene messo aconoscenza dei fatti contesta-ti. Le forze dell'ordine invia-no tutto alla Procura e segna-lano il fatto al Prefetto cheemette l'ordine di sospensio-ne della patente provvisorio.Riteniamo che sia una proce-dura che viola i diritti dei cit-tadini, i quali, in base allanormativa vigente, hanno ildiritto di conoscere l'infrazio-

ne stradale commessa e,soprattutto, il grado alcolemi-co accertato. I risultati delleanalisi fatte in Ospedale ven-gono consegnati direttamentealle forze dell'ordine e non alcittadino che le ha subite.L'ordinanza prefettizia disospensione della patente,senza la previa contestazionedell'infrazione e la redazione

da parte delle forze dell'ordi-ne del relativo verbale in cuiil cittadino può rilasciare leprime dichiarazioni a suadifesa, per noi è illegittima.Il procedimento amministra-tivo che si conclude conl'emissione dell'ordinanzaprefettizia di sospensionedella patente è illegittimo.

NORMATIVA

Guida in stato di ebrezza di Domenico Patete

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12 Giugno 2017

È nato a La Spezia unaqualche decina di anni fa,provenendo da SestoCalende (Varese), dove ilpadre era dirigente d'azien-da; ha un fratello, profes-sore di economia all'uni-versità di Parma. A 16 anniha fatto parte delle giova-nili della Cantù, che inquegli anni dominava inItalia e in Europa e con laquale ha vinto lo scudettojuniores; poi, il "Pelle"(cosi veniva chiamato daicompagni), non trovandospazio in prima squadra,ha proseguito la carrierada professionista nelleserie minori, da Bergamoa Pavia (città degli studen-ti, dove respiri davveroaria studentesca), quindiRagusa (città sportiva), perapprodare, nel '92, nellaMecart Cavriago; Cosenza(nel 1993); infine approdoalla Coopsette . Di lui avreivoluto scrivere e raccontareanni fa, ma non lo feci persottrarmi al pericolo della cri-tica pettegola familistica.Infatti, essendo, egli, generodell'avv. Carmelo Cataliotti,conseguentemente cognato diLiborio, e imparentato conFranco, ai quali avevo dedi-cato tre capitoli del mio libro" I Miei avvocati.. ecc." , seavessi parlato anche di lui,l'accusa di "familismo"sarebbe stata immediata. Mene dispiacque, perché si trattadi una persona carismatica,schietta e trasparente, dallospirito battagliero, ma forsesarebbe meglio definire"agonistico", che è un piacereaverlo come interlocutore,amico e, persino, avversario.L'occasione mi è stata solle-citata dalla lettura di un'inter-vista nella quale venni aconoscenza di alcune notizie;che avesse giocato a basket losapevo, lo avevo intuito, purnon conoscendo i passaggidella sua carriera cestistica.

Andrea Pellegrini

Quando ci si fermava a chiac-chierare, per pochissimiminuti (il paradosso è che èun ottimo parlatore, ottimoascoltatore, ma non è unchiacchierone… amandolimitarsi a poche battute rias-suntive, sintetiche, direi tele-matiche, quasi.) gli dicevo disentirmi a disagio a causadelalsua altezza; egli, altodue metri, io molto meno. Edegli trovava sempre il mododi dirmi che non ho bisognodi essere alto, anche perché ipiccoli, come spesso si dice,sono capaci di performancestraordinarie; in verità noncapivo a quali straordinarietàsi riferisse, ma ho imparato aprendere i complimenti eriporli nei cassetti dellamemoria per i tempi dimagra, quando nessuno siricorderà più di noi. PoichéIntervista genera intervista,decisi di fare una chiacchie-rata con lui; qualche giornodopo la decisione, incontran-dolo (ovviamente inTribunale) gli anticipai la miaintenzione e prendemmoappunta mento per un lunedi,alle undici, nel bar delTribunale.

La sua Infanzia.- "Miopadre, dirigente d'azien-da, proveniva da SestoCalende, è approdato aLa Spezia, dove sononato io. Lui era semprein viaggio per lavoro; hasempre girato per ilmondo, ed aveva unamentalità "mondiale"diciamo, internazionale.Convinto che i figlidovessero girare per ilmondo, da soli, anche,per fare esperienza, permaturare, per vederecome si vive in altristati, a 14 anni avevaconsentito a me e miofratello, di andare perun mese a Barcellona.Mia madre, casalinga(una santissima

donna…dice… come tutte lemamme, aggiunsi io..), asse-condò le idee di m io padre ecosi ci lasciò partire, allacondizione che la chiamassi-mo per informarli. A 15 anni,poi, siccome ero appassiona-to del basket, mi mandò aCantù, nel collegio DeAmicis. Mio padre fece unpatto con me e mio fratello :la libertà in cambio dello stu-dio; voi studiate, portate acasa dei risultati ed io mio vilascio liberi. Libertà eResponsabilità. Se non aves-simo rispettato il patto, miopadre avrebbe tolto " i bene-fit". E devo dire che sia miofratello che io gli davamosoddisfazione;: eravamo tra ipiù bravi, a scuola. Io anda-vo a scuola, mi allenavo tanteore al giorno e studiavo..

La professione.- Ama farel'avvocato, che considera unaprofessione affascinante eche ha molte consonanze conla disciplina sportiva . Non hamezzi termini nell'affrontare iclienti o i colleghi, ma nonusa asprezze lessicali o divoce; e la caratteristica chemi piace di più è proprio il

suo essere diret-to, il dire a fac-cia e fronte altale cose, anchenon piacevoli.Non ho maiavuto rapportip ro f e s s iona l idiretti con lui,ma la sua traspa-renza sarebbestata moltoapprezzata dame che non amogli arzigogolii ei funambolismi,umani e profes-sionali, cheabbiano comeunico scopo ilproprio interessee non il compor-tamento corret-

to, improntato alla linearitàcomportamentale. Egli haimparato, dice, dallo sport,dal Basket, nel suo caso, ilrispetto delle regole, il dovertenere conto del gioco disquadra, dell'obiettivo princi-pale (nel basket, passare lapalla, andare a canestro, vin-cere) da perseguire; anchenella professione occorretenere conto dell'obiettivo;anche da avvocato, ognicausa non vinta è una sconfit-ta, che non deve atterrare osotterrare, ma costituire occa-sione di riflessione, di studio,

di miglioramento, per noncommettere errori precedentiÈ, da sempre, un mio lettore,attentissimo, e non mi ha mairisparmiato critiche eventua-li; cosi come mi diceva diavere apprezzato un certoarticolo, perché avevo coltonel segno, con altrettantaschiettezza mi 'porgeva la cri-tica di piattismo, cioè di nonessere tagliente come al soli-

to, o di avere trattato inmaniera burrosa una certaquestione..

Il suo rapporto con DonCarmelo Cataliotti.- Mi hasempre meravigliato, e glielo domandai, come avessefatto, uno come lui, cosi libe-ro, cosi giramondo, ad adat-tarsi al mondo di DonCarmelo Cataliotti, che iodefinii una "Fortezza inat-taccabile di valori", di cui sisa essere un supercontrollorechioccia, il quale vuole vede-re sempre i suoi pulcini. Edegli, dopo aver detto che lacosa peggiore sarebbe restarevincolati agli spazi per tuttala vita, ha preteso che i suoitre figli (Aurora, di 18 anni,Iacopo di 16 e Lorenzo, il piupiccolo) andassero all'esteroa vedere, a raffrontare, a con-frontarsi. Per il resto, mirispose che, a ben riflettere,ha trovato nel palazzetto(pardon, nel mondo) di DonCarmelo quelle regole, queivalori che egli cercava. Avolte non è d'accordo sull'eccessiva "chiocciaggine",ma è davvero una fortezzainespugnabile, dove una per-sona si sente al sicuro. Cosicome ha trovato in AnnalisaCataliotti, dolcissima donnae introversa creatura, chespesso non ama le ventatesociali e le spumeggiantiapparenze, una moglie e unamadre, affettuosa, protettiva,comprensiva, intelligente-mente discreta. La chiacchie-rata è stata lunga; ma preferi-sco non continuare per nonfarvi commuovere.

I MIEI RITRATTI

di Giuseppe A. Silipo

Foto tratta da internet

Foto tratta da internet

Una di esse, pareva avere tro-vato nella scrivania il suoregno del comando; rispon-deva, solo quando aveva fini-to i suoi giri di pensieri allerichieste degli utenti e si per-metteva il lusso di fare delsarcasmo, o dello sfottimen-to burocratico., (sa... abbia-mo tanto lavoro..!).Tornerà ancora? Speriamo dino. Non per altro: aveva unche di volgare, quella perso-na, di sboccatesco.. con espo-sizioni non sempre gradite..L'altro soggetto, stagista,forse, pensava di essere ilPresidente del Tribunale,senza averne le capacità. Miera sorto il dubbio che qual-cuno avesse voluto fare undispetto alla responsabiledella Cancelleria…

Contatti e antipatieTelematiche

La telematica è ormai in uso

diffuso; tutto avviene, ormai,in via telematica..Sopravviveranno ancora leudienze? A questo punto,tanto varrebbe eliminarle efare tutto in via scritta. L'avvento della telematica haprodotto e produrrà due con-seguenze: da una parte, pur-troppo, sparirà il contattoumano, quello scambio dibattute, spesso leggere oanche ruffiane, tra avvocati egiudici; non erano rinvigo-renti, certo, ma aiutava astare vivi; dall'altra parte,però, spariranno, per fortuna,dalla nostra vista, quellefacce antipatiche che nonsopportavamo.... Non era facile, credetemi,vedere un giudice, un impie-gato o un'impiegata, con lefacce da armadio a muro...che veniva voglia di chiuder-li dentro..

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Non mandateci degli incapaci (abbiamogià i nostri)