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ecumenico, va da tempo indicando, purtroppo ignorato da gran parte del mondo politico e mediatico. Non è qui il momento di rievocare i dibattiti che le Chiese e i cristiani di tutto il mondo, da oltre cinquant’an- ni conducono, sotto il trinomio “giu- stizia, pace e tutela del creato”, con una lunga serie di assemblee, con- gressi, documenti e azioni concrete a favore di popoli meno fortunati. Qui menziono solo le Assemblee ecumeniche di Basilea, Graz e Sibiu e l’azione comune tra cattolici e pro- testanti, da cinquant’anni associati in Svizzera in Sacrificio quaresimale e Pane per tutti. Si impone quindi (se il Partito vuol continuare a dirsi “di ispirazione cri- stiana”, ciò che significa attenzione a quanto i cristiani oggi chiedono e fanno!), che tra i principi o valori fondamentali siano richiamati quelli della pace e della giustizia (cioè i di- ritti umani per tutti gli uomini, come insegnò papa Paolo VI), e la tutela dell’ambiente, compito assegnato a tutti gli uomini dal Creatore, tute- lando per tutti (anche per le genera- zioni future, come ha insegnato Be- nedetto XVI) i beni che la terra met- te a disposizione e da condividere tra uomini e popoli. Un compito che può apparire spro- porzionato per i mezzi e le forze di cui dispone il Partito. Per questo… “on commence demain matin!”. A questo impegno proprio del Parti- to popolare democratico (che non è riducibile alla sigla PPD, o peggio an- cora all’insulto pipidino, così come PLR e PST non sono né pirlini né pi- stilli…), va aggiunto un altro gravo- so compito, cui dedicare forze e su- dore nei prossimi tre anni, in unio- ne e collaborazione con tutti i de- mocratici di buona volontà. Cioè alla indispensabile opera di rivalutazione della politica e dei partiti, sempre più minacciati (come le recenti vo- tazioni hanno dimostrato) dall’as- senteismo, da movimenti qualun- quistici o monotematici, dalle pre- tese “liste civiche”, dalla lista senza intestazione e dal panachage; com- portamenti che solo l’antipolitica può giustificare. Ma di tutto questo, in altra occasione. Alberto Lepori Terminato il ciclo elettorale (Can- tone, Confederazione, Comuni) e fatti i doverosi bilanci, si apre per ogni formazione politica, e quindi anche per il Partito popolare demo- cratico, un periodo di impegnativo e duro lavoro, se si è responsabilmen- te preso atto che anche l’ultima tor- nata, al di là di successi locali o perso- nali, ha confermato una tendenza più che decennale di lento sgretolamen- to. Non è qui il posto per una analisi delle cause; qui si vuole solo proporre di utilizzare bene i prossimi tre anni (ormai scarsi), a partire dalla ripresa politica autunnale, per preparare il Partito popolare democratico ai nuo- vi confronti a partire dal 2014. Il primo impegno, ovviamente, è co- stituito dal lavoro da svolgere nei consessi (Governo, parlamenti can- tonali e federali) per rispondere co- erentemente al mandato affidato al Partito da una quota tuttora signifi- cativa della cittadinanza ticinese. Chi ha dato il voto al Partito ed ai suoi rappresentanti si aspetta, a giusto ti- tolo, un impegno costante e disinte- ressato, per realizzare in misure con- crete il programma ideale e le pro- messe elettorali, pur conoscendo le difficoltà, sia materiali sia politiche, insite in una situazione politica, can- tonale e federale, dove un partito di minoranza può solo concorrere con altri a decidere. Il secondo impegno, proprio del Par- tito popolare democratico, è di con- frontare il suo programma ideale con la realtà del Paese in cui vuole operare, essendo un partito di valo- ri e non ideologico (che ha soluzio- ni praticamente a senso unico), e di valutare i cambiamenti in atto nella società, perché i nuovi problemi e le situazioni mutate domandano una riflessione continua per rispon- dere sempre meglio alla sfide ri- chieste dalla realizzazione del “be- ne comune”. Sappiamo che il Partito popolare de- mocratico ticinese partecipa alla tra- dizione del cattolicesimo politico, da quasi due secoli presente, con alter- ne fortune, nella vita dei paesi de- mocratici; oltre alla difesa dei diritti, reali o storici, della Chiesa cattolica, in Ticino e in Svizzera, il Partito si è caratterizzato per la tutela del fede- ralismo, a partire dalle comunità mi- nori; inoltre, da oltre un secolo, si è fatto promotore di una politica eco- nomica che temperasse il liberalismo con la solidarietà, attraverso un ade- guato intervento statale. Queste tre esigenze oggi trovano ampia realiz- zazione in molte democrazie e sono principi che la stessa Unione Euro- pea (specialmente nel Trattato di Li- sbona) si è posta a fondamento: la tutela delle religioni, di tutte le reli- gioni anche minoritarie, è oggi lar- gamente praticata mediante la laici- tà (che significa rispetto della libertà di ogni credo od opinione, e uguale trattamento pubblico per ogni co- scienza o gruppo); il federalismo è posto alla base dei rapporti interni dell’Unione Europea, declinato come principio di sussidiarietà; anche l’e- quilibrio tra capitalismo e socialità fa parte dell’indirizzo fondamentale europeo, sotto la denominazione (nota agli studiosi) di “economia so- ciale di mercato”, che molti giudica- no ampiamente coerente con i prin- cipi indicati dalla cosiddetta “dottri- na sociale della Chiesa”. Se questi fondamenti del bagaglio tradizionale del Partito popolare de- mocratico sono tuttora validi e lar- gamente diffusi in sede europea, il Partito deve rispondere alle nuove esigenze con una attenta riflessione ed un continuo aggiornamento ideale; in questo viene sollecitato e aiutato da quanto il mondo cristia- no, senza ormai diversità confessio- nali, ma con un concreto impegno Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale Principia Carta ecumenica: Linee guida 2011 Pagina III Personaggi Oscar Luigi Scalfaro: un cattolico austero Pagina IV Etica sociale Dialogo tra cristiani e musulmani: che fare? Pagina VI-VII Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà no. 74 - 24 agosto Politica Il federalismo sopravviverà all'aumento della popolazione? Pagina II Primo piano Tre anni impegnativi per il Partito

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ecumenico, va da tempo indicando,purtroppo ignorato da gran partedel mondo politico e mediatico. Non è qui il momento di rievocare idibattiti che le Chiese e i cristiani ditutto il mondo, da oltre cinquant’an-ni conducono, sotto il trinomio “giu-stizia, pace e tutela del creato”, conuna lunga serie di assemblee, con-gressi, documenti e azioni concretea favore di popoli meno fortunati.Qui menziono solo le Assembleeecumeniche di Basilea, Graz e Sibiue l’azione comune tra cattolici e pro-testanti, da cinquant’anni associatiin Svizzera in Sacrificio quaresimalee Pane per tutti.Si impone quindi (se il Partito vuolcontinuare a dirsi “di ispirazione cri-stiana”, ciò che significa attenzionea quanto i cristiani oggi chiedono efanno!), che tra i principi o valorifondamentali siano richiamati quellidella pace e della giustizia (cioè i di-ritti umani per tutti gli uomini, comeinsegnò papa Paolo VI), e la tuteladell’ambiente, compito assegnato atutti gli uomini dal Creatore, tute-lando per tutti (anche per le genera-zioni future, come ha insegnato Be-

nedetto XVI) i beni che la terra met-te a disposizione e da condivideretra uomini e popoli.Un compito che può apparire spro-porzionato per i mezzi e le forze dicui dispone il Partito. Per questo…“on commence demain matin!”. A questo impegno proprio del Parti-to popolare democratico (che non èriducibile alla sigla PPD, o peggio an-cora all’insulto pipidino, così comePLR e PST non sono né pirlini né pi-stilli…), va aggiunto un altro gravo-so compito, cui dedicare forze e su-dore nei prossimi tre anni, in unio-ne e collaborazione con tutti i de-mocratici di buona volontà. Cioè allaindispensabile opera di rivalutazionedella politica e dei partiti, semprepiù minacciati (come le recenti vo-tazioni hanno dimostrato) dall’as-senteismo, da movimenti qualun-quistici o monotematici, dalle pre-tese “liste civiche”, dalla lista senzaintestazione e dal panachage; com-portamenti che solo l’antipoliticapuò giustificare. Ma di tutto questo,in altra occasione.

Alberto Lepori

Terminato il ciclo elettorale (Can-tone, Confederazione, Comuni) efatti i doverosi bilanci, si apre perogni formazione politica, e quindianche per il Partito popolare demo-cratico, un periodo di impegnativo eduro lavoro, se si è responsabilmen-te preso atto che anche l’ultima tor-nata, al di là di successi locali o perso-nali, ha confermato una tendenza piùche decennale di lento sgretolamen-to. Non è qui il posto per una analisidelle cause; qui si vuole solo proporredi utilizzare bene i prossimi tre anni(ormai scarsi), a partire dalla ripresapolitica autunnale, per preparare ilPartito popolare democratico ai nuo-vi confronti a partire dal 2014.Il primo impegno, ovviamente, è co-stituito dal lavoro da svolgere neiconsessi (Governo, parlamenti can-tonali e federali) per rispondere co-erentemente al mandato affidato alPartito da una quota tuttora signifi-cativa della cittadinanza ticinese. Chiha dato il voto al Partito ed ai suoirappresentanti si aspetta, a giusto ti-tolo, un impegno costante e disinte-ressato, per realizzare in misure con-crete il programma ideale e le pro-messe elettorali, pur conoscendo ledifficoltà, sia materiali sia politiche,insite in una situazione politica, can-tonale e federale, dove un partito diminoranza può solo concorrere conaltri a decidere.Il secondo impegno, proprio del Par-tito popolare democratico, è di con-frontare il suo programma idealecon la realtà del Paese in cui vuoleoperare, essendo un partito di valo-ri e non ideologico (che ha soluzio-ni praticamente a senso unico), e divalutare i cambiamenti in atto nellasocietà, perché i nuovi problemi e

le situazioni mutate domandanouna riflessione continua per rispon-dere sempre meglio alla sfide ri-chieste dalla realizzazione del “be-ne comune”.Sappiamo che il Partito popolare de-mocratico ticinese partecipa alla tra-dizione del cattolicesimo politico, daquasi due secoli presente, con alter-ne fortune, nella vita dei paesi de-mocratici; oltre alla difesa dei diritti,reali o storici, della Chiesa cattolica,in Ticino e in Svizzera, il Partito si ècaratterizzato per la tutela del fede-ralismo, a partire dalle comunità mi-nori; inoltre, da oltre un secolo, si èfatto promotore di una politica eco-nomica che temperasse il liberalismocon la solidarietà, attraverso un ade-guato intervento statale. Queste treesigenze oggi trovano ampia realiz-zazione in molte democrazie e sonoprincipi che la stessa Unione Euro-pea (specialmente nel Trattato di Li-sbona) si è posta a fondamento: latutela delle religioni, di tutte le reli-gioni anche minoritarie, è oggi lar-gamente praticata mediante la laici-tà (che significa rispetto della libertàdi ogni credo od opinione, e ugualetrattamento pubblico per ogni co-scienza o gruppo); il federalismo èposto alla base dei rapporti internidell’Unione Europea, declinato comeprincipio di sussidiarietà; anche l’e-quilibrio tra capitalismo e socialità faparte dell’indirizzo fondamentaleeuropeo, sotto la denominazione(nota agli studiosi) di “economia so-ciale di mercato”, che molti giudica-no ampiamente coerente con i prin-cipi indicati dalla cosiddetta “dottri-na sociale della Chiesa”. Se questi fondamenti del bagagliotradizionale del Partito popolare de-mocratico sono tuttora validi e lar-gamente diffusi in sede europea, ilPartito deve rispondere alle nuoveesigenze con una attenta riflessioneed un continuo aggiornamentoideale; in questo viene sollecitato eaiutato da quanto il mondo cristia-no, senza ormai diversità confessio-nali, ma con un concreto impegno

PegasoI n s e r t o d i c u l t u r a p o l i t i c a e d i p o l i t i c a c u l t u r a l e

PrincipiaCarta ecumenica:Linee guida 2011Pagina III

PersonaggiOscar Luigi Scalfaro:un cattolico austeroPagina IV

Etica socialeDialogo tra cristianie musulmani: che fare?Pagina VI-VII

PegasoInserto mensile diPopolo e Libertà

no. 74 - 24 agosto

PoliticaIl federalismo sopravviveràall'aumento della popolazione?Pagina II

Primo piano

Tre anni impegnativi per il Partito

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Politica

Il federalismo sopravviveràall’aumento della popolazione?Una sfida per la Svizzera da otto milioni di abitanti

Pegaso Venerdì 24 agosto 2012II

Arriverà, quasi sicuramente, pri-ma della fine dell’estate. A dettadi molti non sarà un lieto evento.L’ottavomilionesimo abitante dellaConfederazione non nascerà fra iconfini nazionali, ma con ogni pro-babilità si trasferirà in Svizzera daun Paese dell’Unione Europea.Questo è quanto ha reso noto a fi-ne luglio l’Ufficio federale di stati-stica. D’altronde, con un tasso dinatalità stabile ormai da tempo a1,5 figli per donna, in Svizzera nonè garantito nemmeno il ricambiogenerazionale, figuriamoci la cre-scita demografica. A contribuire al-l’aumento della popolazione - pas-sata dai 2,3 milioni del 1848 (an-no della nascita dello Stato federa-le) agli attuali 8 milioni - è stato afasi non sempre lineari il flusso mi-gratorio.

Tante persone, tanti problemiCome per ogni nuovo arrivo che sirispetti, la pubblicazione del datoha creato un certo fermento, com-plice anche il periodo estivo pove-ro di notizie. La soglia degli otto mi-lioni di abitanti sta per essere supe-rata e - da destra a sinistra delloschieramento politico - l’occasione sipresta per soffermarsi su problemipiccoli e grandi che cercano di con-quistare un loro spazio nell’arena po-litica federale e sui media. Dalle pro-blematiche relative all’alloggio, allepressioni sulle assicurazioni sociali,senza dimenticare gli squilibri econo-mici. Tutto può es-sere ricondotto al-l’aumento della po-polazione. Impossi-bile, inoltre, non ri-badire la sfida deiprossimi anni: farfronte a un consu-mo energetico sem-pre maggiore, daparte di sempre piùpersone, con meno risorse a disposi-zione. Un grattacapo non da pocodopo la decisione presa nel 2011 dilasciarsi definitivamente alle spallel’energia nucleare. Una tematica -quella della gestione delle risorse -di attualità in Svizzera, ma anche

oltre i confini nazionali, sulla qualetorneremo certamente in un’altraoccasione.

Un pericolo per il federalismo?Anche se a prima vista può sembra-re curioso, l’incremento demograficoincide poi su uno dei principi fondan-

ti del nostro Stato:il federalismo. L’au-mento eterogeneodegli abitanti delPaese, concentratiprincipalmente neigrandi centri - circail 75% della popo-lazione vive ogginelle zone urbane -mette in pericolo il

sottile equilibrio fra le forze, oltre chea livello economico e sociale, oggianche sul piano istituzionale. Peresempio, è più che mai lanciato il di-battito sulla rappresentanza delle di-verse culture in seno al Consiglio fe-derale, con al vaglio iniziative di per

sé antitetiche. Da un lato troviamochi chiede - come fa l’UDC - l’elezio-ne popolare del Governo, dall’altrachi propone di aumentare il numerodei seggi da 7 a 9 per una maggiorerappresentatività delle diverse realtàpresenti nella Confederazione.Altre proposte, non ancora ufficial-mente nell’agendadella politica fede-rale, ma di cui siparla già da qual-che tempo, sonolegate alle possibiliriforme del Legisla-tivo, in particolaredel Consiglio degliStati. Come noto,attualmente ogniCantone è equamente rappresentatonella Camera alta con due mandati(uno per i semi-Cantoni). Dagli alboridello Stato federale è stato concepitoun modello capace di garantire la sal-vaguardia delle minoranze secondoun principio di bilanciamento delledecisioni. Infatti, i 200 seggi al

Consiglio nazionale sono suddivisiproporzionalmente fra i Cantoni inbase alla popolazione residente -residenti non aventi diritto di voto,con un’incisione non indifferentequindi del saldo demografico - e re-golarmente aggiornati in base al cen-simento della popolazione. Al Nazio-nale - non per niente denominatopure Camera del popolo - il peso spe-cifico dei grandi Cantoni urbani nonmanca di incidere sulle decisioni.Diverso il discorso per il Consigliodegli Stati dove, per esempio, Uri(che conta un solo consigliere na-zionale) ha lo stesso potere deci-sionale di Zurigo (che nella Came-ra bassa ha attualmente 34 rappre-sentanti). Una situazione che nonpiace ai Cantoni più popolosi e allegrandi città. Di tanto in tanto, inmaniera per ora ancora informale, sitorna a discutere della possibilità dimodificare la composizione del Con-siglio degli Stati, adattando il nume-ro di mandati disponibile per Canto-ne ai mutamenti demografici. Unaproposta oggetto di riflessione (e diaccese discussioni) anche in occasio-ne della 3a Conferenza nazionale sulfederalismo, tenutasi a Mendrisionella primavera del 2011 (per mag-giori dettagli si rimanda agli Atti cu-rati da A. Plata e O. Mazzoleni del-l’Osservatorio della vita politica re-gionale dell’Università di Losanna).Una proposta pericolosa per i “pic-coli” Cantoni che già oggi faticano,e non poco, a far comprendere le lo-

ro peculiarità e le lo-ro necessità sotto lacupola di Palazzo.Una proposta chepotrebbe sancire l’ini-zio della fine di un si-stema politico di suc-cesso, che conta neisuoi principi cardinequello della sussidia-rietà. Un termine ri-

corrente nel gergo politico confe-derato che non può poi mancaredi essere messo in pratica nellarealtà dei fatti. Anche dall’ottavo-milionesimo abitante della nostraamata Svizzera.

Nathalie Ghiggi Imperatori

La sfidaFar fronte a un consumo

energetico sempre maggiore,da parte di sempre più

persone, con meno risorse a disposizione

www.sxc.hu

StatiAl Consiglio degli Stati, Uri

(che conta un solo consiglierenazionale) ha lo stesso poteredecisionale di Zurigo (che ne

ha invece 34)

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Principia

Carta ecumenicaLinee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa (Strasburgo 2001)

Venerdì 24 agosto 2012 Pegaso III

11. Curare le relazioni con l’IslamDa secoli i musulmani vivono in Europa. In alcuni Paesi essi rappresentano forti minoranze. Per questo motivoci sono stati e ci sono molti contatti positivi e buoni rapporti di vicinato tra musulmani e cristiani, ma anche,da entrambe le parti, grossolane riserve e pregiudizi, che risalgono a dolorose esperienze vissute nel corsodella storia e nel recente passato.Vogliamo intensificare a tutti i livelli l'incontro tra cristiani e musulmani ed il dialogo cristiano-islamico.Raccomandiamo in particolare di riflettere insieme sul tema della fede nel Dio unico e di chiarire la comprensionedei diritti umani.

Ci impegniamo:• ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima;• ad operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse.

12. L’incontro con altre religioni e visioni del mondoLa pluralità di convinzioni religiose, di visioni del mondo e di forme di vita è divenuta un tratto caratterizzantedella cultura europea. Si diffondono religioni orientali e nuove comunità religiose, suscitando anche l'interessedi molti cristiani. Ci sono inoltre sempre più uomini e donne che rigettano la fede cristiana, si rapportano adessa con indifferenza o seguono altre visioni del mondo.Vogliamo prendere sul serio le questioni critiche che ci vengono rivolte, e sforzarci di instaurare un confrontoleale. Occorre in proposito discernere le comunità con le quali si devono ricercare dialoghi ed incontri daquelle di fronte alle quali, in un’ottica cristiana, occorre invece cautelarsi.

Ci impegniamo:• a riconoscere la libertà religiosa e di coscienza delle persone e delle comunità e a fare in modo che esse,individualmente e comunitariamente, in privato ed in pubblico, possano praticare la propria religione ovisione del mondo, nel rispetto del diritto vigente;

• ad essere aperti al dialogo con tutte le persone di buona volontà, a perseguire con esse scopi comuni e a

testimoniare loro la fede cristiana.

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Personaggi

Oscar Luigi ScalfaroUn cattolico austero servitore dello Stato democratico

È naturalmente molto difficile inqua-drare in modo storicamente efficace ilruolo di Oscar Luigi Scalfaro nella sto-ria d’Italia. Per una ragione banale,quanto piuttosto fondamentale: cimanca ancora una visione minima-mente consolidata della storia politicadella prima fase della Repubblica, pernon parlare della transizione convulsadel 1992-1997 che vide Scalfaro pro-tagonista. E, soprattutto, siamo lonta-ni da un assestamento critico convin-cente sul ruolo della Democrazia cri-stiana in questa storia.

L’Azione cattolicaNon si può che partire dalla formazio-ne nell’Azione cattolica. Di quest'or-ganizzazione il giovane dottor RinoScalfaro - così allora si firmava - diven-ne presidente in diocesi di Novara nelmaggio del 1943, restandolo per unperiodo piuttosto breve. Altro passaggio chiave fu la scelta de-gli studi giuridici fino alla laurea nel1941 all’Università Cattolica di Milanoe della vocazione alla magistratura.Scegliere studi di diritto aveva una cer-ta possibile politicità nel quadro del re-gime, anche se Giurisprudenza, nellaCattolica gemelliana, aveva fama difacoltà piuttosto tecnica. È pensabi-le, però, che egli vi abbia colto l’ecodi un ambiente che cominciava a ri-flettere sul passaggio fuori dalla dit-tatura. A motivare la scelta della ma-gistratura, lui stesso ha poi richia-mato spesso il riflesso familiare diuna mentalità di servitori dello Stato.Per ragioni anagrafiche il suo “viag-gio attraverso il fascismo” fu breve,quando entrando nel mondo del la-voro dovette iscriversi al partito, in uncontesto di regime declinante. Contò poi certamente, nel suo percor-so esistenziale, il clima duro della guer-ra civile. E, in particolare, il delicatoruolo di collegamento e snodo tra isti-tuzioni cattoliche e frange antifascistee partigiane. In questo quadro sta an-che la sua partecipazione volontariaalle corti d’assise speciali del 1945 in

qualità di pubblico ministero, che chie-se alcune condanne a morte. L'ingresso in politica avvenne con l’e-lezione alla Costituente, in quantoesponente dell’Azione cattolica. Quinon si può non riflettere sull’impor-tanza del fatto di trovarsi collocato,dalla grande cesura della guerra, inuna generazione impegnata giovanis-sima a ruoli di responsabilità. Il checonsoliderà, nella sua più che cin-quantennale esperienza ai vertici delleistituzioni, un senso di duratura auto-nomia, che non si ripeterà nelle stesseforme nelle leve politiche successive.Ci fu, però, un aspetto tormentato eriluttante in questa scelta, da non sot-tovalutare: Scalfaro ha raccontato diaverla inizialmente subìta, di non rite-nerla propria, di aver pensato più vol-te di interromperla,anche per la sua con-dizione familiare nonsemplice dopo la pre-matura perdita dellamoglie e la nascitadell’unica figlia. Madi averla poi sceltadefinitivamente, consenso del dovere edella responsabilità.

Il DemocristianoE qui arriviamo allo Scalfaro democri-stiano. Uomo di partito lo è certamen-te stato, per parecchi anni. Uomo in-terno alla cultura e all’organizzazionepeculiare del partito di ispirazione cri-stiana, in tutte le sue dimensioni. Nel 1966 per Scalfaro si aprì la primaesperienza ministeriale nel terzo go-verno Moro. Abbiamo, comunque,documentazione di una sua ormai ma-tura autonomia in questi anni. Da mi-nistro della Istruzione nel Governo dicentro-destra Andreotti Malagodi, sipropose di preservare l’istituzione sco-lastica da un presunto cedimento allapoliticizzazione. Va da sé un impegnocoerente nelle battaglie contro il di-vorzio e poi contro l’aborto. Questa di-fesa della morale tradizionale in termi-ni anche legislativi non era, però, col-legata a posizioni generalmente defi-nibili filoclericali. Addirittura nel 1975espresse l’idea del superamento delconcordato a favore della Chiesa cat-tolica in uno Stato democratico. Scal-

faro assunse in seguito una posizionesempre più critica nei confronti deimodelli di partito e le prassi di gover-no della Dc. La sua fama di democri-stiano anomalo e libero nacque e siconsolidò in questi anni, dopo unabreve esperienza come segretario or-ganizzativo nazionale del partito. Erano anche posizioni e umori che sidovevano rivelare naturalmente criticidi Zaccagnini e della politica del dialo-go con il Pci. Piuttosto che rischiare dilegittimare il Pci con la solidarietà na-zionale, il suo modello restava quellodi una “intesa degasperiana tra Dc elaici”, come scriveva nel 1981 su “IlTempo”. Fu ministro degli Interni dal1983 al 1987, anni ancora durissimi distragi, attentati terroristici e guerremafiose. Al Congresso democristiano

del 1986 svolse unduro discorso con-tro le clientele. Lasua critica al votosegreto in parla-mento era ispirataalle stesse logiche.Fu decisiva in que-sta stagione la suanetta presa di di-stanza dalle posizio-ni polemiche del

presidente Cossiga verso il suo partitoe le istituzioni. La difesa del modellocostituzionale esistente, della cen-tralità del parlamento e della sua di-gnità, affondano qui le loro radici.Nel 1991 presentò, ad esempio, undisegno di legge costituzionale sullaobbligatoria parlamentarizzazionedelle crisi di Governo.

L’elezione al QuirinaleNelle drammatiche vicende della pri-mavera del 1992, questo bagaglio fa-vorì la sua imprevista elezione al Quiri-nale. In generale, si può senz’altro so-stenere che le sue scelte furono co-erenti alla cultura sopra tracciata. Co-sì, di fronte alla prima vittoria elettora-le di Berlusconi nel 1994, esercitò ipropri poteri, soprattutto opponendo-si alla nomina di Previti a ministro del-la Giustizia, per il semplice fatto cheera l’avvocato personale del presiden-te del Consiglio. Non decise la scelta disciogliere le Camere, resistendo allepressioni di Berlusconi, investendo a

capo del Governo il ministro del Teso-ro Dini, in parziale continuità con il ri-sultato elettorale, evitando di farsiprendere dalla retorica del maggiorita-rio come nuova costituzione materia-le. Ancora nel 1998, si attenne a que-sta linea dopo la caduta del GovernoProdi, conferendo l’incarico di forma-re il governo a Massimo D’Alema.

Per uno Stato laicoDopo la conclusione del mandato pre-sidenziale nel 1999, in tempi ancorapoliticamente molto accesi e contro-versi, egli scelse una linea di maggioreesposizione politica, senza limitarsi alruolo asettico di padre della patria. Fa-ceva parte della sua concezione delservizio politico: essere imparziali nonsignificava essere equidistanti. La dife-sa della Costituzione, fino al referen-dum del 2006, e della memoria dellaResistenza, fino all'impegno nell’Istitu-to nazionale per la storia del movi-mento di liberazione in Italia, reseroesplicito quanto nella prima parte del-la sua vita politica era rimasto piutto-sto implicito. Il suo richiamo alla laicitàdella politica si spinse nel 2007 a criti-care rispettosamente gli ultimatumdell’episcopato rispetto alla controver-sia sulla legislazione relativa alle cop-pie di fatto. Del resto, già la visita dipapa Wojtyla a Montecitorio nel 1998gli aveva dato l’occasione di chiarireuna rigorosa visione della laicità delloStato, tanto più gestita da credenti chesi assumono “il quotidiano delicato enon facile compito di discernere, diguidare, di governare, di decidere”. Lo Stato forte, da lui sempre ago-gnato e difeso - da sincero cristianofedele ai principi -, era appunto unoStato democratico, laico e costitu-zionale. Questa fu la linea di conti-nuità su cui Oscar Luigi Scalfaro vis-se la propria lunghissima militanza po-litica e istituzionale.

Dalla conferenza di Guido Formigoni

tenuta in occasione della commemorazione di Oscar Luigi

Scalfaro a Roma, il 15 marzo 2012(pubblicata da APPUNTI DI CULTU-

RA E POLITICA, n.2-2012, Città dell’uomo, Largo Corsia dei Servi, 4 - 20122 Milano)

Pegaso Venerdì 24 agosto 2012IV

FamaLa sua fama di democristianoanomalo e libero nacque e siconsolidò dopo l’esperienza

come segretario organizzativonazionale della DC

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Primo agosto

Il denaro è per l’uomoMessaggio dei Vescovi svizzeri per la Festa del Primo agosto 2012Le notizie di questi ultimi tempi

preoccupano non poco: forse cheil nostro sistema finanziario in av-venire non sarà più così sicuro? Sisente parlare di crisi finanziaria, va-lutaria, economica. Esperti interna-zionali non escludono che l’interosistema economico possa crollare.(…) Siamo tutti quanti confrontaticon un mondo finanziario che, ap-parentemente, nessun uomo, nes-suna banca e nessun governo ten-gono più sotto controllo. I mercatifinanziari internazionali sembranoaverci nelle loro mani. Cosa stasuccedendo? E se la crisi si diffon-desse nelle nostre regioni? Sonoforse in pericolo le nostre operesociali o i soldi risparmiati per lapensione? Dobbiamo ammetterlo:la nostra fiducia nel sistema finan-ziario ed economico è scalfita. Esono in molti ad esserne preoccu-pati, in Europa e nel mondo. Vie-ne meno la fiducia nella politica,nelle banche e in altri istituti fi-nanziari. La fiducia è fondamenta-le in ambito finanziario. Il sistemafinanziario e l’economia non fun-zionano senza fiducia, che peraltrosta alla base diogni legame uma-no. Proprio comeuomini di Chiesasappiamo che lafiducia si perde infretta, e si ricosti-tuisce solo difficil-mente. La fiduciadeve poggiare sufondamenta soli-de. Se affidiamo denaro a qualcu-no, ci aspettiamo che lo tratti re-sponsabilmente. Quale è dunque,dal profilo cristiano, l’atteggiamen-to giusto e responsabile nei con-fronti del denaro? Il denaro per-mette il commercio. Dal profilo cri-stiano però è basilare sapere aquale scopo commerciale viene in-vestito un determinato capitale.Davvero l’impresa che sosteniamomette in atto condizioni produttivecorrette? Dimostra un atteggia-mento responsabile verso le risorsenaturali? È attenta ai diritti umani,alla dignità degli impiegati? Il de-naro non è fatto per moltiplicarsi

da se stesso. Non è fine a se stes-so. Se il mondo finanziario vive perse stesso, perde la sua ragion d’es-sere. Chi investe e guadagna, nonbadando all’infelicità del prossimo,agisce irresponsabilmente. Gli esperti della finanza ci confer-mano che in larga misura, i mercatifinanziari internazionali conduconoun’esistenza propria, scissa dallenecessità dell’economia reale e astento controllabile. Dobbiamo ur-gentemente trovare mezzi e vie perrimettere in ordine questo pericolo-so squilibrio. Dopo le esperienzeaccumulate negli scorsi anni, sareb-be irresponsabile lasciar stare tuttocome è oggi. Per questo ringrazia-mo tutti i politici ed i responsabilidel mondo finanziario che si impe-gnano a favore delle necessariemodifiche. Fa parte di un impiegoresponsabile del denaro non fareaffari a rischio eccessivo. Già tempofa alcuni istituti finanziari hannocominciato a riunire i rischi in pac-chetti continuando a venderli. Ep-pure il rischio permane e qualcunone pagherà il prezzo alto a un certomomento. Ricordiamoci della crisi

immobiliare negliStati Uniti, veloce-mente allargatasi incrisi mondiale dellebanche. È capitatoproprio questo: i ri-schi sono stati ac-corpati, riportati, na-scosti e rivenduti.Finché la bolla èscoppiata. È com-

prensibile che ciascuno desideri gua-dagnare in vario modo, perché il de-naro permette benessere, ma il be-nessere ha i suoi limiti, non può esse-re prodotto all’infinito. Non bisogne-rebbe cadere nella tentazione di vive-re costantemente al di sopra delleproprie possibilità: chi lo fa cade inuna spirale malsana di debiti. Lo av-vertiamo profondamente sia pressoprivati sia presso interi Stati. A un cer-to punto gli interessi vanno pagati. Ilsingolo porta la sua parte di respon-sabilità nell’utilizzo del denaro; e por-ta responsabilità anche chi mette adisposizione il denaro. Perciò unabanca non aiuta per nulla quando of-

fre a un cliente un credito che costuinon riuscirà a rimborsare per colpa diinteressi sempre piùalti. Accontentarsidel necessario èun’arte che dob-biamo riscoprirenei nostri Paesi al-tamente industria-lizzati. C’è anchechi non deve mairiflettere a cosa fa-re con i soldi, sem-plicemente perché non ne ha e il be-nessere può soltanto sognarselo.Pensando a queste persone ci ren-diamo conto che avere un compor-tamento cristiano con il denaro si-gnifica impegnarsi per un’equa dis-tribuzione delle risorse economiche.Sono richiesti impegno politico, atti-vità caritativa nel nostro ambiente,collaborazione allo sviluppo. Nondobbiamo venir meno nell’aiuto ai bi-sognosi, a chi è senza prospettive peril futuro, ai disoccupati, agli emargi-nati. Tanto più che sull’altro fronte,gli stipendi più alti continuano ad au-mentare senza misura e che il nume-ro dei milionari è aumentato proprio

in questi anni di crisi. San Basilio, ve-scovo nel quarto secolo dell’allora

metropoli economi-ca di Cesarea, si ri-volse ai ricchi consue tipiche espres-sioni orientali: “Il pa-ne di cui non ti serviè il pane degli affa-mati, l’abito appesonel tuo armadio èl'abito di chi è nudo;il denaro che tieni

nascosto è il denaro dei poveri; leopere buone che non compi sono al-trettante ingiustizie che fai”. Questefrasi del vescovo Basilio sono ancoradi grande attualità. Anche oggi vale,forse più che mai, che il denaro è aservizio dell’uomo, e non l’uomoschiavo del denaro. Il primo agosto èuna buona occasione per rifletteresull’atteggiamento di fondo da averecon i soldi, se vogliamo posare un ba-samento solido per una fiducia di ti-po nuovo. Nel nostro Paese non cre-diamo solo nelle effimere opere del-l’uomo, ma con profonda fiducia inDio, possiamo guardare anche al-l’avvenire.

ScopoDal profilo cristiano è

basilare sapere a quale scopo commerciale viene investito un determinato

capitale

BenessereC’è anche chi non deve mairiflettere su cosa fare con i

soldi, semplicemente perchénon ne ha e il benessere può

soltanto sognarselo

Venerdì 24 agosto 2012 Pegaso V

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Il secondo esempio è più recente econcerne anche l’eventuale interdi-zione di portare il burqa. • Le difficoltà a livello di testi biblicie coranici: in Svizzera il dialogo teo-logico è quasi inesistente perché fi-nisce spesso in un vicolo cieco. In ef-fetti esiste una divergenza a livello ditesti sacri che è difficile conciliare. Icristiani sollevano differenze fra lalegge e il Corano, specialmente perciò che concerne lo statuto delladonna, l’attaccamento ai riti, i ver-setti contraddittori che evocano lostatus dei cristiani, ildogma della Trinità,la sacralità del te-sto... I partner mu-sulmani non ricono-scono i Vangeli che,secondo il Corano,sono dei falsi. Si rim-provera da una parteal cristianesimo diavere un fondo dipoliteismo e di non riconoscere laprofezia di Maometto, dall’altrachiusura della religione musulmanaverso la rivelazione. • Le paure: impediscono il proseguodel dialogo e si traducono in pregiu-dizi, sospetti, intolleranza e fanati-smo... Un esempio concreto è quel-lo di strumentalizzare il dialogo peraltri fini: proselitismo, politicizzazio-ne del dialogo. Ne consegue unamancanza di fiducia e di motivazio-ne. La necessità di un cambiamentodi atteggiamento e di comportamen-to si impone.Per favorire il dialogo devono essereriunite le seguenti condizioni: staread ascoltare, non giudicare e noncriticare, esprimere le proprie con-vinzioni nel pieno rispetto di quellealtrui, desiderio di conoscere megliol’altro.

I frutti del dialogo • Il desiderio di vivere assieme: il dia-logo islamo-cristiano in Svizzera ècaratterizzato da temi della vita quo-tidiana. Il risultato sono delle “porteaperte” fra parrocchie e centri isla-

mici, pasti comunitari, conferenze suargomenti di attualità, dichiarazionicomuni contro la guerra, invocazio-ni per la pace, interventi in ambitoscolastico... • I valori comuni: gli attori del dialo-go lavorano assieme su progetti con-creti riguardanti la morale o l’etica. Sitratta di fare degli sforzi comuni, peril bene di tutti e per l’instaurazionedella pace sociale. Vengono spessotoccati temi come la giustizia, la pa-ce, la famiglia, l’amore e la misericor-dia. Delle prese di posizione contro la

società consumisti-ca dove il materialeprevale sullo spiri-tuale, ecc.• Spiritualità co-mune: tenuto con-to delle difficoltàscritturali e del pe-so della storia, ipartner del dialo-go desiderano su-

perare questi ostacoli mettendo l’ac-cento su quello che li lega piuttostoche su ciò che li divide. Anche se ilDio del Corano non è quello dei Van-geli, essi non esitano a superare lebarriere religiose mettendo in evi-denza la loro fede in Dio. Alcuni cat-tolici, non esitano a fare riferimentoal discorso di Giovanni Paolo II a Ca-sablanca nel 1985. Davanti a decinedi migliaia di giovani musulmani, ilpapa aveva dichiarato: “Noi credia-mo nello stesso Dio, il Dio unico, ilDio vivente, il Dio che ha creato ilmondo e porta le sue creature alla lo-ro perfezione”.(9)

Lavoro di formazione e di informazione È importante diffondere una culturadel dialogo interreligioso nel quadrodella formazione. Vi è un gran biso-gno di insegnanti formati a questodialogo, perché non si può improvvi-sare. Questa cultura del dialogo de-ve cominciare fin dalla più tenera etàper permettere ai bambini - e questofino alla loro maturità - di tradurrenella loro pratica religiosa quello che

vivono giornalmente nel loro am-biente scolastico e sociale. È auspi-cabile che questa formazione nonsia assicurata unicamente dai rap-presentanti delle religioni ricono-sciute, ma che figuri anche nei corsidi storia, di civica e di filosofia, se-condo il livello scolastico. A livello di dialogo islamo-cristiano,più specificatamente, è auspicabileche, nelle parrocchie e nei centri isla-mici, si propongano dei corsi sul dia-logo interreligioso destinati ai fedelidelle due comunità religiose. Sareb-be necessario met-tere a disposizionemateriale e luoghidi incontro, favori-re tavole rotondeper conoscersi econvivere meglio.A livello di informa-zione, è indispen-sabile diffonderenei media azionicomuni intraprese per favorire il riav-vicinamento fra le comunità e i lega-mi sociali.

Prospettive per l’avvenire Il dialogo islamo-cristiano è recentee ristretto, e per questo tocca attual-mente solo una parte della società.Lo scopo è di renderlo necessario edi interesse pubblico. Questo dialo-go è esigente, lento e ad ampio re-spiro. Gli attori seguono la politicadei piccoli passi, la lentezza e la pru-denza piuttosto che la precipitazio-ne e i passi falsi. Ricordiamoci che imusulmani si sono da poco stabilitiin Svizzera e sono ancora in fase diorganizzazione. Aumentano semprepiù la loro visibilità e desiderano es-sere riconosciuti come partner affi-dabili. Musulmani e cristiani hanno ilcompito di provare che le loro reli-gioni non sono sorgente di conflittie violenze, ma che, attraverso gli in-contri e il dialogo, riusciranno a vi-vere insieme, nella verità e nell’ar-monia ed essere un fattore di inte-grazione e pace sociale.

Note:(1) Si veda a questo proposito lapresa di posizione del Consigliosvizzero delle religioni, di cui faparte la Conferenza dei vescovisvizzeri (consultabile sul sitowww.sek.ch/media/ pdf/ SCR/mina-rett-fr.pdf). (2) www.bfs.sdmin.ch/(3) Les papes et l’islam, Koutouhia,2009, p. 38. (4) Peut-on dialoguer avec l’Islam.Faut-il en avoir peur, 2008, p. 114. (5) Si vorrebbe qui citare l'attuale

situazione nel can-tone Vaud, in mo-do particolare ilgruppo “Mussul-mani e Cristiani peril dialogo e l’amici-zia” (MCDA), cheha come scopo ilriavvicinamento fracristiani e musul-mani nel loro am-

biente. (6) Vedere la presa di posizione delConsiglio delle religioni, nota 1. (7) Vedere il lavoro del Gruppo dilavoro “Islam” della CVS sul temadella libertà religiosa e della digni-tà umana nel 2111.(8) Riguardo al dialogo spirituale,citiamo il “dialogo interreligiosomonastico” (DIM), per la Svizzeraromanda. È un gruppo ecumenico,composto di monaci e monache,da pastori e preti. Questo gruppomette l’accento sull’esperienza reli-giosa e il dialogo di molti anni conla fratellanza musulmana sufita de-nominata Alawiyya.(9) Miche Lelong, Les papes et l’is-lam, Koutoubia, 2009, p.67-68.

Questo documento è stato elaborato dal Gruppo di lavoro

“Islam” della Conferenza deivescovi svizzeri, presieduto da

mons. Giacomo Grampa (testo italiano pubblicato dalla

RIVISTA DELLA DIOCESI DI LUGANO, n. 5, maggio 2012,

pp.175-180)

RispettoPer favorire il dialogo

bisogna stare ad ascoltare,non giudicare o criticare,

e rispettare pienamente leconvinzioni dell’altro

Pegaso Venerdì 24 agosto 2012VIII

ConvivenzaPer riuscire a vivere insieme

musulmani e cristiani devono provare che le lororeligioni non sono sorgente

di conflitti e violenze

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Economia

Venerdì 24 agosto 2012 Pegaso IX

Il manifesto di Basilea per l’illuminismo economicoCome ovviare alle derive speculative in un’economia di mercatoIl titolo un po’ pomposo sta ad

indicare il lavoro di ricerca di ungruppo di specialisti in teologia,economia, finanza, cultura e co-municazione che hanno lavoratonell’ambito del “Centro per la reli-gione, l’economia e la politica”(ZRWP) all’Università di Basilea.Scopo della ricerca era quello difocalizzare il rapporto possibile trala religione (intesa anche cometeorie vicine a una religione) e lostato attuale dell’economia, in par-ticolare del settore finanziario. Leconclusioni del progetto verrannoraccolte in un volume dal titolo“Risiko - Vertrauen - Schuld” cheverrà pubblicato ancora nel 2012.Il “Manifesto” è in sostanza unsunto dei risultati del lavoro di ri-cerca, ma offre una panoramicacompleta dei principali risultatiemersi dal lavoro del gruppo. Il te-ma è di grande attualità e oggettodi molte analisi in vari campi di ri-cerca. Qualche autore ha appro-fondito gli aspetti della situazionegiungendo alla conclusione chesiamo (o stiamo avvicinandoci) allafine del periodo storico del capita-lismo. Molti economisti, esperti inricerche congiunturali, faticano a tro-vare una spiegazione all’andamentociclico dell’economia capitalistica,mentre altri pongono l’accento sullederive provocate dallo svilupparsi delsettore finanziario, sempre più auto-nomo, staccato dalle realtà economi-che e spesse volte lontano dal suoscopo principale,per diventare unmovimento pura-mente speculativo,che si basa su crite-ri artificiali di crea-zione della ricchez-za. Anche i vescovisvizzeri, nella loropastorale d’agosto,si sono dedicati altema ammonendoche “il denaro deve essere al serviziodell’uomo e non l’uomo al serviziodel denaro”. Il “Manifesto”, accantoa un’analisi “classica” della situazio-ne, ha pure cercato di approfondireil ruolo del settore finanziario, met-tendone in evidenza l’allontanamen-

to dall’economia reale e da una ve-ra e propria cultura economica.

L’autoregolazioneA partire dalla seconda guerramondiale l’economia di mercato hacontribuito in modo massiccio allaprosperità di massa, alla distribuzio-ne sociale, all’istruzione, cioè alle

possibilità di crescitapersonale per molti.La relativa stabilitàdelle monete (la te-muta crisi degli annitrenta non si è ripe-tuta) e la pacificacooperazione fraPaesi occidentalihanno contribuitoa raggiungere livel-li di benessere mai

visti in precedenza.Negli ultimi anni però l’economiadi mercato ha accumulato sintomidi crisi: il crollo dei mercati dellaNew Economy, il crollo dei mercatifinanziari internazionali evitato dimisura nel 2008, il debito pubblico

diventato insostenibile in alcuniPaesi, seguiti anche da manifesta-zioni di piazza, giovanili o di movi-menti strutturati di protesta.Il crollo delle economie socialiste, al-la fine degli anni 80, ha maturato laconvinzione che l’economia di mer-cato sociale offra tuttora numerosivantaggi. Tuttavia il principio di au-toregolazione chepermette un corret-to funzionamentodi questa economiaè venuto a manca-re. La “mano invisi-bile” di AdamSmith, già allorauna costruzione ar-tificiale, oggi non èpiù nemmeno pen-sabile. Per gli autoridel “Manifesto” siamo passati dauna società con un’economia basatasul mercato a un sistema finanziariobasato sulla falsa credenza nel mer-cato auto-organizzato.La libera economia di mercato im-plica invece una fiducia di fondo

nella libera realizzazione di contratti,nelle possibilità di organizzarsi e nel-l’agire in maniera responsabile. In al-tri termini, l’evoluzione attualesmentisce la capacità auto-regolatri-ce del mercato. In caso contrario,dovremmo credere che il mercatooggi “vuole” i bonus milionari, lepensioni dorate per i managers, sa-

lari bassi e privatiz-zazione dell’istru-zione e della sicu-rezza. Dovremmocioè ammettere chenon sia possibileovviare agli “abusi”del mercato. Maper conciliare gliaspetti positivi (po-ter prendere deci-sioni in maniera au-

tonoma e responsabile) con la lottacontro gli abusi, è necessaria unasorta di “illuminismo economico e fi-nanziario” che bilanci una visioneteologica dell’economia con il peri-colo del credere in maniera cieca al-l’autoregolamentazione.

FinanzaIl settore finanziario è

diventato un movimentopuramente speculativo chesi fonda su criteri artificialidi creazione della ricchezza

MercatoPer gli autori del

“Manifesto” la nostra è orauna società basata sulla

falsa credenza nel mercatoauto-organizzato

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Finanza fuori controlloIl problema principale nell’evoluzio-ne del settore finanziario è deduci-bile dal fatto che molti stock fi-nanziari non sono più coperti dal-l’economia reale. È avvenuto giàcon la crisi dei “subprime” ameri-cani, abbinati alla possibilità di“cartolarizzazione”, cioè la creazio-ne di titoli di credito basati sull’i-poteca iniziale, del resto concessatalvolta con troppa facilità. Il calodei valori immobiliari ha poi provo-cato la caduta di tutto il castello dicarte (in termini concreti) senza va-lore. Oggi la storia si ripete con iderivati, i titoli spazzatura, ma an-che i titoli sovrani di alcuni Stati,per includere anche le promesse dipensioni che non potranno esseregarantite.Gli estensori del “Manifesto” ve-dono un fenomeno nuovo nel fat-to che singole famiglie, dirigentid’azienda e autori-tà pubbliche sonodiventati dipenden-ti dalle borse inter-nazionali, a scapitodella sovranità delsingolo Stato. Ilprogressivo indebi-tamento minaccialo Stato di una au-to-espropriazione,a causa di un debito bancario ec-cessivo. Questo Stato, già indebita-to, deve poi soccorrere un sistemabancario, che non può lasciar falli-re. La crisi finanziaria - che il sin-golo Stato, ma anche gli organismiinternazionali, non sono più in gra-do di controllare - fa emergere lanecessità di nuove forme globali dicoordinazione politica, che possa-no impedire all’industria finanziaria

di eludere i necessari controlli.Secondo gli autori, questo sembral’unico modo di evitare che i pro-fitti ottenuti con la speculazionevengano privatizzati, mentre la so-cietà deve farsi carico delle perdite.Per poter dare un contributo positi-vo alla società, è necessario un “ri-torno alla fiducia” e al “mutuo ri-spetto”, che è poi una condizionebase per il buon funzionamento diun’economia di libero mercato. Lon-tani da questi concetti sono però -sempre nel mondo finanziario - co-loro che guadagnano in base a una“strategia di sfiducia” (per esempiovendite allo scoperto o scommessesu fallimenti o crisi).Questi attori mettono a rischio ilcorretto funzionamento del merca-to, anche senza infrangere le leggiche lo governano. È quindi neces-saria una nuova legittimazione deimercati, basata su regole chiare,

trasparenti e verifi-cabili. La sfera fi-nanziaria ha unruolo troppo im-portante per la-sciarla nelle manidei soli esperti fi-nanziari, tanto piùche i mercati fi-nanziari non sonopiù in grado di as-

sicurare un’efficiente allocazionedel capitale e di valutarne il rischio.Anzi un sistema finanziario fuoricontrollo è all’origine dell’aumentodel grado di rischio che, proprioper questo, diventa sistemico.

Le raccomandazioniL’analisi della situazione tanto teori-ca, quanto pratica, suggerisce agliautori le seguenti raccomandazioni

specifiche:• Le banche vanno suddivise in ban-che di depositi e banche d’affari (ev.anche in banche d’investimento).Nessuna banca deve raggiungereproporzioni tali per cui si crea il pro-blema del “too big to fail”.• I prodotti finanziari dovrebbero es-sere certificati. I derivati sono utilicome assicurazioni, ma dovrebberoessere vietati quando scommettonosu una potenziale bancarotta.Dovrebbero essere abolite le trans-azioni al di fuori dei circuiti borsisticiufficiali (mercato grigio), poiché rap-presentano una pericolosa fonte dieccessi e crisi.• Si dovrebbe ridurre il livello di vo-latilità e il volume delle pure trans-azioni finanziarie. Una tassa (tipo la“Tobin Tax”) potrebbe servire alloscopo e fornire importanti risorse al-lo Stato.• Allo scopo di migliorare la respon-sabilità nel “busi-ness” si dovrebbe li-mitare il sistema deibonus, in modo dapremiare il controlloresponsabile e unaragionevole gestio-ne del rischio, oltrea introdurre anchele penalità.• Il debito globale(sia privato che pubblico) dovrebbeessere ridotto in tempi brevi, ridu-cendo gli investimenti puramentespeculativi e introducendo una tassasulle transazioni finanziarie.• Vanno avviate riforme istituzio-nali per impedire conflitti di inte-resse nelle agenzie di “rating” (pa-gate dalle società da valutare).• Va preparata adeguatamente laclasse economica e politica. È ne-

cessaria una sensibilizzazione mag-giore ai temi dell’etica e di un’a-zione più responsabile.

ConclusioniIl “Manifesto” costituisce un im-portante momento di riflessionesulla situazione attuale dell’econo-mia e della finanza. Esso vuole di-mostrare che il mercato - di per séuna forma efficace di organizzazionedell’economia - è incapace di auto-regolarsi. Per questo è facilmentepreda di derive come quella attualedel settore finanziario. Le regole chesuggerisce per ovviare a queste de-bolezze sono già state ampiamentediscusse anche negli stessi ambientiinteressati.È però difficile dire oggi che il “mer-cato” possa essere assunto quale“religione”. Esso è infatti condizio-nato da tali e tanti interventi, da farpensare - e questo fin dai primordi -

che un mercato ca-ratterizzato dalla li-bera concorrenza(la concorrenza pu-ra e perfetta dei li-beristi) non sia maiesistito. Che sianooggi necessari com-portamenti etici eresponsabili è fuoridi dubbio. Si può

pensare che lo Stato democratico (ilparallelo politico al libero mercato)abbia pure fallito al suo scopo? Il“Manifesto” non lo dice, né dice co-me si possono realizzare corretta-mente tutte le misure auspicate,mentre nel contempo sembra lasciarcapire che nemmeno lo Stato de-mocratico sia in grado di farlo.

Ignazio Bonoli

Pegaso Venerdì 24 agosto 2012X

BorseFamiglie, aziende e autoritàpubbliche sono dipendentidalle borse internazionali, a

scapito della sovranità del singolo Stato

DeriveIl mercato è incapace di

autoregolarsi, per questo è preda di derive come

quella attualedel settore finanziario

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Riviste

Rivista delle rivisteAGGIORNAMENTI SOCIALI, mensile di ispirazione cristiana, redatto da ungruppo di gesuiti e di laici, Piazza S. Fedele 4, 20121 Milano. Nel numerodoppio 7-8 (luglio-agosto 2012), Chiara Tintori della redazione tratta il tema degliostacoli che incontrano le donne che lavorano; il gesuita Jean-Yves Calvez presentail documento ”La giustizia nel mondo”, elaborato dal Sinodo del 1971: “nessun do-cumento della Chiesa è mai stato così fortemente imperniato sulle inquietanti ingiu-stizie internazionali, da cui il mondo non è ancora uscito”. Ovvio che “non ebbe un’in-fluenza molto profonda nelle Chiese dei Paesi occidentali”.

APPUNTI DI CULTURA E DI POLITICA, mensile, Largo Corsia dei Servi 4,20122 Milano.Il terzo fascicolo del 2012 (maggio - giugno) si apre con un giudizio di Giorgio Cam-panini sul convegno dei cattolici a Todi, dove non furono invitati la Galassia ”di grup-pi, movimenti e riviste che rappresentano la periferia vivace della Chiesa italiana, eneppure i cattolici direttamente impegnati nei diversi partiti”. L’evoluzione auspicataè quella di un Forum nazionale più ampio per il laicato, oppure il Consiglio dei laiciitaliani, richiesto dal Concilio cinquant’anni fa, e ignorato dai Vescovi. Fulvio DeGiorgi fa un primo bilancio dei due ultimi episcopati ambrosiani di Martini e Tetta-manzi, tra continuità e difformità, mentre conclude interrogandosi sulle responsa-bilità delle recenti disinvolte vicende di stile di vita e pratiche amministrative di poli-tici dichiaratamente cattolici.

IL CANTONETTO, Rassegna letteraria bimestrale, Via Antonio Ciseri 9,6900 Lugano.Un numero speciale triplo (anno LIX, n. 3-4-5, 168 pagine) raccoglie testimonianze diamici in ricordo di Mario Agliati (1922-2011), fondatore e compilatore della rivista fi-no alla morte.

RIVISTA DELLA DIOCESI DI LUGANO, Curia vescovile, 6901 Lugano.Il numero di maggio si apre con un lungo articolo del monaco Enzo Bianchi di Boseche, partendo dai suoi ricordi d’infanzia, descrive il cambiamento dalla “messa tri-dentiana” a quella “postconciliare”, per rilevarne la “continuità”. Viene pubblicato ildocumento del Gruppo di lavoro dei vescovi svizzeri sull’Islam (presieduto da mons.Grampa), dal titolo “Cristiani-musulmani: che fare?”, sulle varie modalità del dialo-go necessario.

IL GALLO, quaderni mensili, casella postale 1242, 16100 Genova.Il numero doppio luglio-agosto 2012 è dedicato a “Lavoro e vecchiaia: quale digni-tà?”, con una serie di articoli dei redattori della rivista genovese, sempre impegna-ta ad una analisi dei temi sociali più attuali, alla luce del Vangelo.

GLOBAL+, quadrimestrale della Comunità di lavoro Alliancesud,Montbijoustrasse 31, c.p. 6735, 3001 Berna. In occasione della Conferenza mondiale Rio+20 del 20-22 giugno, viene pubbli-cato un dossier con un bilancio degli ultimi vent’anni e proposte per un futurosviluppo sostenibile. La newsletter d’Alliance Sud, pubblicata in italiano circa trevolte all'anno, fornisce informazioni sulle principali attività e pubblicazioni, sulleprestazioni del centro di documentazione e sulle serate pubbliche che l’ufficio diLugano organizza.

MESSAGGERO, rivista trimestrale di cultura ed informazione religio-sa, Convento dei cappuccini, 6900 Lugano. Il secondo numero del 2012 continua la panoramica dei Concili che hanno strut-turato la Chiesa d’Occidente; padre Callisto Caldelari ricorda il centenario dellarivista, sorta come bollettino del Santuario della Madonna del Sasso, pubblican-do il primo editoriale firmato dal fondatore.

PLANETE SOLIDAIRE, pubblicazione di Caritas svizzera, Loewenstras-se 3, C.P., 6002 Lucerna.Il n.2 - giugno 2012 riferisce degli interventi di Caritas nel 2010; il dossier è de-dicato a Myanmar (Birmania). Fulvio Caccia lascia la presidenza dopo 14 anni eviene sostituito da Mariangela Wallimann-Bornatico, nata a Poschiavo e già se-gretaria dell’Assemblea federale.

Venerdì 24 agosto 2012 Pegaso XI

Segnalazioni

VALDRAGONE (San Marino), dal 23 al 26 agosto, seminario di for-mazione su “A scuola del Concilio: laicità cristiana e spiritualità laicale”,organizza il Coordinamento dei cattolici democratici “Agire politicamen-te”, con Lino Prenna, Piergiorgio Grassi, Pierluigi Castagnetti ecc.

TERZOLAS (Val di Sole, Trento), dal 24 al 28 agosto, Scuola di po-litica della Rosa Bianca e della rivista Il Margine, su “Il risveglio dei po-poli nella crisi delle sovranità”, con meditazioni, relazioni e dibattiti, conGrazia Villa, Luigi Pedrazzi, Luigi Sandri, Debora Spini, Brunetto Salvarani,Lidia Menapace ecc.

GAZZADA (Varese), XXXIV Settimana europea “Una Città tra Terra ecielo: Gerusalemme. Le religioni - le Chiese”, da lunedì 3 a venerdì 7 set-tembre, presso Villa Cagnola (tel: 0332-462104).

LUGANO, dal 13 al 14 settembre, la Facoltà di Teologia e l’IstitutoDirecom in collaborazione con la Fondazione Ferdinando e Laura Pica Al-fieri organizzano una due giorni su “Il finanziamento pubblico delle Chie-se: sguardi incrociati tra Svizzera ed Europa”, presso la Facoltà di Teolo-gia a Lugano in Via Buffi 13.

ROMA, sabato 15 settembre, Assemblea nazionale “Chiesa di tutti,Chiesa dei poveri”, a 50 anni dall’inizio del Concilio vaticano II, audito-rium dell’Istituto Massimo, dalle ore 10 alle 18. Relazioni di Rosa Sicilia-no, Rosanna Virgili, Giovanni Turbanti, Carlo Molari, Cettina Militello, con-clusioni di Raniero La Valle.

IL REGNO, quindicinale di attualità e documenti, Bologna.Nel numero del 1. aprile, un documento del Pontificio Consiglio della giustizia edella pace su “Acqua, un elemento essenziale per la vita” e uno studio, elaboratoa cura dell’Organizzazione internazionale del lavoro su “Convergenze. Lavoro di-gnitoso e giustizia sociale nelle diverse tradizioni religiose”. Nel n. 9 (1 maggio)il testo dello sceicco della Università di al-Azhar sulle libertà fondamentali, e ilRapporto del Pew Forum sulla diffusione e la distribuzione della popolazione cri-stiana nel mondo. Nel numero 1124 del primo giugno, la legge vaticana sulle at-tività finanziarie, le linee guida dell’episcopato italiano per i casi di violenza delclero su minori, la lettera del presidente mons. Caron di Comunione e liberazio-ne, preoccupato di salvaguardare l’esempio di don Giussani dopo i comportamentiperlomeno discutibili di suoi pretesi discepoli.

RISVEGLIO, rivista bimestrale della Federazione docenti ticinesi, pressoOCST, via Balestra 19, 6900 Lugano.Il terzo numero del 2012 si apre con un dossier sulla problematica del “burnout” de-gli insegnanti (ora meritatamente in vacanza); tre dense relazioni, tenute da MarkusKrienke, Alberto Lepori e dall’autore, presentano il volume di Lorenzo Planzi “Cristia-ni democratici nella storia europea” (Dadò, 2011).

VOCE EVANGELICA, mensile della Conferenza delle Chiese evangeliche dilingua italiana in Svizzera, via Landriani 10, 6900 Lugano.Nel numero di giugno una intervista sulla presenza ortodossa in Svizzera(150’000 con una cinquantina di parrocchie, spesso a base nazionale) e un servi-zio sulla formazione degli iman in Germania, nell’ambito delle facoltà di teologia(come per cattolici e protestanti).Doppio fascicolo (luglio-agosto) con un dossier di tre testi sulla musica nelle Chieseevangeliche, un’intervista al biblista Paolo De Benedetti su “gli animali nostri fratel-li” e le considerazioni formulate in un incontro ad Ascona, organizzato dalla Amiciziaebreo-cristiana sulle difficoltà a “criticare Israele”, evitando l’antisemitismo.