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La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°8 - Agosto 2011 Genius Loci: La voglia di dialogo è la vera novità A Muggia “Acqua 2011 Sos caldo Bevi acqua” I “Minori” puntano su sviluppo di comunità e integrazione dei servizi Giochintavola il 10 settembre a Barcis

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La GazzettaMensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°8 - Agosto 2011

Genius Loci: La voglia di dialogo è la vera novità

A Muggia “Acqua 2011 Sos caldo Bevi acqua”

I “Minori” puntano su sviluppo di comunità e integrazione dei servizi

Giochintavola il 10 settembre a Barcis

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2 La Gazzetta | Agosto 2011ARTICOLO DI FONDO

SOMMARIO

Sviluppo di comunità e integrazione dei servizi 2 - 4

Genius Loci: La voglia di dialogo è la vera novità 5 - 8

L’Italia non è un Paese per donne, Itaca sì? 9 - 12

Nasce l’Immobiliare per le cooperative sociali 12 - 13

Apre il Centro diurno Francesco Candussi 14 - 17

Il futuro del “Settore Pubblico Autogestito” 18

La sussidiarietà è convergenza di responsabilità 19 - 21

Giochintavola il 10 settembre a Barcis 22

Cjase nestre tra Pozzuolandia e Nasi rossi 24

Sport e solidarietà: l’unione che dà forza 27

A Muggia “Acqua 2011 Sos caldo Bevi acqua” 29 - 31

Pordenone

Dopo il rallentamento dell’anno precedente, il fatturato di Itaca ha ripreso nel 2010 l’andamento di crescita che l’ha caratterizzato sin dall’ormai lontano 1992, toc-cando i 31,466 milioni di euro e registrando un +12% rispetto al 2009, al lordo delle entrate per servizi svolti da terzi, che ammontano a 2,283 milioni di euro. Il va-lore della produzione è sa-lito complessivamente del 12,2% con un fatturato in aumento in tutte e cinque le aree produttive.Segno positivo dunque anche per l’area servizi minori, il cui fatturato nel 2010 è stato pari a 7 mi-lioni 584 mila 368 euro, raggiungendo un +4,6%. Un incremento dovuto a una generale stabilizzazio-ne dei servizi in essere, in particolare dei servizi socio sanitari afferenti alla legge

regionale 41 erogati nell’ambito Maniago-Spilimbergo e in quelli dell’Ass 3 di Gemona.Un segnale certamente positivo nonostante la com-plessiva precarizzazione degli interventi pubblici e delle politiche sociali, contrassegnate da scarsità delle ri-sorse con tendenza alla voucherizzazione dei servizi, soprattutto domiciliari. Come positiva è l’evidenza del fatturato 2010 dell’area che, diminuito a partire dall’an-

no 2008 per lo scorporo dei servizi per disabili (e la co-stituzione della nuova area disabilità), ricomincia a cre-scere costantemente.Le tipologie dei servizi ero-gati sono suddivise in cin-que micro aree produttive - omogenee per target, legi-slazione, modelli operativi -, ovvero i servizi per la prima infanzia (comprendenti nidi di infanzia e servizi integra-tivi quali spazi gioco, centri gioco); i servizi territoriali ai disabili (interventi a carat-

Trend in aumento per l’area Minori che registra + 4,6%

Sviluppo di comunità e integrazione dei serviziTra FVG e Veneto Orientale ben 52 le attività distribuite nel Nordest

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3La Gazzetta | Agosto 2011ARTICOLO DI FONDO

tere individuale finanziati dalla legge 41 o Fap che si svolgono in sede scolastica o domiciliare, con finalità assistenziali, educative e di inclusione sociale); i servizi di educativa territoriali (affiancamenti a carattere indi-viduale o di gruppo rivolti a minori in stato di disagio, interventi di sostegno alla genitorialità; conduzione di visite protette); i servizi educativi/animativi di gruppo (comprendenti ludoteche, doposcuola, Tempi Integrati, centri estivi); infine i servizi per le politiche giovanili (centri di aggregazione, informa giovani, lavoro di stra-da, centri sociali).Nel corso del 2010 per ciascuna micro-area sono stati avviati dei percorsi volti alla condivisione delle buone prassi consolidate, allo sviluppo degli strumenti gestio-nali, di monitoraggio e di valutazione, all’individuazione di possibili innovazioni, alla condivisione e attualizzazio-ne della vision dei servizi.

Lo sviluppo di comunità è il modello di interventi ai qua-li tende l’area minori, attenta al delinearsi di comunità locali entro le quali tutti gli attori coinvolti - istituzioni,

cooperazione, associazionismo, privati cittadini - lavo-rano in rete, integrandosi, per accrescere il potere di incidenza e di scelta del cittadino, per favorire incontro scambio e dialogo intergenerazionale, per far emergere un nuovo desiderio di Comunità.Diverse le modalità operative di questo percorso a partire dall’interconnessione dei servizi e dei progetti presenti nel territorio alla de-frammentazione volta alla ricomposizione e appartenenza al territorio. Dialogo intergenerazionale, pari opportunità e rete territoriale sono le parole chiave per promuovere la qualità sociale nella vita della comunità. E poi incrementare le occasio-ni di formazione integrata attraverso percorsi cui parte-cipino operatori dei servizi pubblici, delle cooperative e delle associazioni, o ancora supportare le persone con disabilità nella realizzazione del loro progetto di vita.Tutti elementi portanti dell’architrave su cui poggia un servizio complessivamente articolato come quello dei “minori”, che comprende al suo interno una variegata gamma di servizi diversi per tipologia e caratteristiche: la prima infanzia, i territoriali alla disabilità (Lr 41), le politiche giovanili, gli educativi territoriali in favore di minori e famiglie con disagio, l’agio educativo e di ani-mazione ai minori.Partita con l’assistenza scolastica a bambini e ragazzi disabili, oggi l’area minori si compone di ben 52 servizi distribuiti in tutto il Friuli Venezia Giulia ed in parte del Veneto Orientale. Nel 2010 l‘area produttiva ha eroga-to attività mediante la professionalità di 426 addette/i, 345 delle quali femmine (81% ) e 81 maschi (19%). Quanto alla formazione del personale, il 63% dei lavo-ratori è in possesso di titoli di studio/qualifiche inerenti l’attività socio educativa.Altri dati: 10 i servizi anziani che il settore gestisce da

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4 La Gazzetta | Agosto 2011ARTICOLO DI FONDO

oltre 10 anni, 8 quelli da più di 5 anni, uno zoccolo duro che si aggiunge ai 34 che hanno meno di 5 anni; 23 i servizi estivi, 11 i Comuni, 6 gli Ambiti socio assisten-ziali, 3 le Aziende sanitarie, 3 anche le associazioni, 2 gli Istituti scolastici. Al 31 dicembre 2010 gli utenti dei servizi sono stati 4656, ben 6707 quelli transitati, 3140 i minori, 237 gli adulti e 676 i disabili.Il 100% degli utenti dei servizi a gestione propria e il 99% dei servizi in appalto ha avuto un progetto indi-vidualizzato, verificato e adeguato al mutamento delle situazioni personali; nel 100% dei servizi in cui Itaca si occupa anche delle procedure d’ingresso, vi è stata la possibilità per gli utenti di effettuare nelle strutture di accoglienza visite pre-ingresso e il loro inserimento nei servizi è stato individualizzato.

Soddisfazione degli utenti, dei soci e dei committenti, i risultati dell’indagine rappresentano un’utile cartina di tornasole sull’andamento del settore. Molto alta la soddisfazione degli utenti con una media di 8,93 (in una scala da 1 a 10), in particolare l’utenza dei servizi alla prima infanzia dimostra una soddisfazione alta per la “Capacità di ascolto e comprensione dei bisogni da parte delle/gli operatrici/ori” con 8,93 e meno alta per gli “Gli spazi destinati allo svolgimento del servizio risul-tano accoglienti” con 8,42. L’utenza dei servizi educativi di gruppo e di aggregazione esprime alta soddisfazione per “L’intervento offerto stimola positivamente la cre-scita e l’acquisizione delle regole socialmente condivi-se” con 8,93 e meno alta soddisfazione per “Gli orari di

apertura del servizio soddisfano le esigenze” con 8,4. Tra i servizi eccelle in particolare la soddisfazione degli utenti del nido Arca di Noè a Gorgo di Latisana con una media di 9,39, seguono a ruota i servizi della Lr 41 dell’Ass3 e quelli dell’Ambito di Pordenone che registra-no entrambi 9,24, il tempo integrato di Gaiarine 9,08 e poi quello di Francenigo 9,05.Quanto ai soci, in una scala da 1 a 4, la media generale di soddisfazione si attesta a 3,46. Nell’analisi per gene-re, le socie hanno un grado di soddisfazione generale pari a 3,48 e i soci di 3,31. Analizzando le medie delle singole classi si nota che l’area con la maggiore soddi-sfazione è quella relativa alla relazione (3,52), seguono l’organizzazione con 3,44, la motivazione con 3,31 e l’area conoscenza 3,24.Alta anche la soddisfazione dei committenti dei servizi, che si attesta a una media complessiva di 8,62 (in una scala da 1 a 10). La media più alta (8,89) è per la voce “professionalità dei coordinatori”. La soddisfazione più alta la registra il Comune di Fiumicello con 9,8 e a se-guire il Comune di Staranzano con 9,44.Dal 2006 al 2010 la soddisfazione dei committenti ha evidenziato un buon trend di crescita attestandosi ad una media superiore a 8 (scala 1-10). La soddisfazione dei soci dell’area è cresciuta costantemente e conti-nua ad attestarsi oltre il 3 (scala 1- 4). Leggermente in calo quella degli utenti con una media di 8,93 (scala 1-10).

A cura di Christian GRETTER e Samantha MARCON

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5La Gazzetta | Agosto 2011EDITORIALE

Pordenone

Da circa un anno, a Pordenone, un’équipe interservizi (Azienda sanitaria, Provincia, Comune, Cooperazione sociale) sta costruendo un progetto di comunità sul tema dell’intergenerazionalità e, nella fattispecie, ha dato avvio ad una sperimentazione su due quartieri della città - Villanova e Borgomeduna. Si tratta di un percorso ancora ai suoi albori, ma la cosa interessante è la recente adesione al Tavolo in questione di tutte le realtà di socializzazione operanti nel territorio.

Il Genius loci di PordenoneÈ un’azione progettuale condivisa tra operatori dei servizi pubblici e del Privato sociale, il cui obiettivo è la tutela, valorizzazione e eventuale implementazione delle competenze di comunità proprie di un certo quar-tiere, facendo dell’intergenerazionalità la risorsa prima dell’intervento.È uno strumento attivatore di sinergie che mira a con-nettere cittadini, associazioni e istituzioni al fine di far fronte agli effetti conseguenti alla crisi del legame co-munitario nella nostra società (emar-ginazione, isolamento, mancanza di dialogo tra le generazioni; forme epidemiche di disagio psichico quali i disturbi borderline e dell’umore, gli attacchi di panico e le dipendenze). Può rappresentare, in particolare per i servizi, una modalità di lavoro den-tro le comunità tramite cui l’istitu-zione pubblica, aprendosi all’ascolto delle esigenze dei cittadini, rilancia la sua vocazione di mediazione e integrazione delle forze culturali, assistenziali e socia-li attive in un determinato territorio. Infatti, se da un lato i servizi si rendono in questo modo maggiormente presenti nella vita dei quartieri (adoperandosi, tra l’al-tro, per un superamento del diffuso sentimento d’im-potenza, scetticismo e frustrazione che oggi grava sulle dinamiche sociali), dall’altro contribuiscono a che i sin-goli spazi di confronto e d’aggregazione già esistenti, e quelli a venire, possano trovare un punto prospettico comune secondo una visione più ampia dei bisogni di un’intera comunità.

La questione di fondo e il ruolo delle istituzioniTra le criticità che attraversano oggi il legame sociale, abbiamo messo al primo posto quella che concerne il dialogo e il reciproco riconoscimento tra le generazioni.È indubbio che la società del mercato e della tecnica tenda a enfatizzare la dimensione individuale a disca-pito di quella sociale e politica, promuovendo il mito dell’autosufficienza del singolo che è così indotto a con-centrare unicamente nel proprio privato e nel proprio presente il suo orizzonte di vita.

Ne conseguono un indebolimento del senso della storia e delle tradizioni, una difficoltà di riconoscere e accet-tare la relatività e i limiti della propria presenza, una perdita del sentimento d’appartenenza alla propria co-munità, la caduta del senso di responsabilità civile.Il sintomo più eclatante di questa crisi della comunità è, da un lato, il vissuto di profonda solitudine esisten-ziale che attanaglia il singolo, orfano di un orizzonte che vada al di là dell’espletamento dei suoi bisogni per-sonali, e dall’altro lo strappo che viene a crearsi sul piano della trasmissione di esperienze, ideali e valori tra vecchi e giovani. Trasmissione che rappresenta il primo dei fattori di civiltà, venendo a mancare il quale i singoli e la collettività sono destinati alla sopravvivenza in un eterno “qui ed ora” senza passato e senza futuro. Fenomeno tra l’altro inasprito dalla crisi della famiglia e del mercato di lavoro, e, nella fattispecie, entrambi questi fattori costringono i giovani a rimandare sine die il momento della loro emancipazione.Affinché possa prodursi una sana dialettica tra le parti in gioco, un dinamismo che sia capace di rivitalizza-re costantemente i dispositivi sociali, bisogna dunque

che le diversità si rendano sufficien-temente visibili, che in sostanza i giovani e i vecchi possano parlarsi, incontrarsi e all’occorrenza scontrar-si. La vitalità e la creatività di una comunità, così come la sua capacità di affrontare i problemi e le contrad-dizioni che le si presentano, sono in-fatti risorse strettamente correlate al reciproco riconoscimento e scambio simbolico tra le generazioni.Ora, la questione di fondo è come le

istituzioni di cura, assistenziali, educative, possano fare la loro parte in un momento storico così delicato. “Ge-nius loci”, come dicevamo, rappresenta un tentativo – non certo l’unico, soprattutto in una realtà come quella pordenonese ricca di iniziative sociali e culturali – mes-so in atto dalle istituzioni per affrontare il problema.Nello specifico, si tratta di un progetto che, per scelta del gruppo di lavoro, non muove da protocolli standar-dizzati o linee guida stabilite a tavolino, ma a partire da una stretta interazione coi cittadini interessati, im-parando innanzitutto a conoscere meglio le risorse che questi hanno già posto in essere e ciò che essi pensano della situazione e dei problemi che attraversano il loro luogo di vita.Gli operatori, di conseguenza, se sono dei tecnici lo sono innanzitutto dell’ascolto e della complessità. Pro-fessionisti la cui identità non è tanto quella dello spe-cialista (inclinazione o deformazione professionale che, nel lavoro di comunità, finisce per obbedire alla logica della settorializzazione e quindi della segregazione), quanto quella, ben più ricca e complessa, dell’opera-tore di collegamento (collegamento tra istituzioni, tra

Genius loci - Prove di dialogoL’intergenerazionalità si fa metodo

La vita di comunità è integrazione

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6 La Gazzetta | Agosto 2011EDITORIALE

servizi e territorio, tra le istanze presenti nel quartiere, tra il quartiere e la città).

L’intergenerazionalità si fa metodoDiventa metodo di lavoro l’intergenerazionalità stessa. Non si tratta infatti solo di un fine, ma di un metodo e di uno strumento che da subito abbiamo cercato di rendere operativo, coinvolgendo per-sone di età diversa nell’analisi del quartiere e nella lettura dei suoi bisogni.È parte del metodo, poi, la fisionomia del gruppo di lavo-ro, dove – per la prima volta nella storia dei servizi porde-nonesi – pensano, operano, collaborano, non solo in teoria ma di fatto, operatori di più servizi e istituzioni. In questo senso potremmo dire che qui il processo rappresenta un aspetto innovativo più ancora del contenuto e degli obiettivi di fondo.D’altronde, sarebbe stato scorret-to proporre ai cittadini coinvolti nel progetto dei percorsi di integrazione se i servizi, per primi, non avesse-ro superato gli “steccati” istituzionali che li dividono per realizzare forme di dialogo e cooperazione reciproca.È metodo la partenza “dal basso”, senza cioè un preciso mandato “dall’alto”: nella fattispecie, perso-ne, appunto, di servizi diversi si sono confrontate e hanno pensato che il lavoro di rete poteva essere qualco-sa di più di una figura retorica per tradursi finalmente in operatività concreta. Solo così si poteva dare ancora un senso alla Medicina di territorio e affrontare con professionalità le sfide che il nostro

tempo ci propone.Indubbiamente lo spontaneismo di base di quest’espe-rienza ne segna, nel bene e nel male, il funzionamen-to: è una spinta emotiva fondante che tuttavia richiede oggi di essere rivisitata alla luce di un più definito dise-gno interistituzionale.È divenuta metodo la scelta di partire da un gruppo

di persone del quartiere che hanno dato vita a un labora-torio, una piccola unità di ri-cerca e indagine sul proprio territorio, finalizzata a racco-gliere punti di vista personali e angoli visuali inediti, relati-vi alle sue risorse e criticità. Questo metodo rappresenta un’occasione concreta di par-tecipazione attiva capace di fare già in sé legame sociale, e, esteso a una seconda fase, più progettuale, dell’interven-to, potrà far scaturire da grup-

pi ristretti, ma motivati, di cittadini proposte pratiche o ulteriori inter-rogazioni sull’esistente (domande o dubbi concernenti, naturalmente, anche il percorso stesso di “Genius loci”). L’importante, in primo luo-go, è lasciare emergere il sapere (spesso inconscio) dei cittadini sul loro spazio vitale e sui meccanismi sociali e politici che nel bene e nel male lo condizionano. Si tratta, in sostanza, di una riappropriazione di competenza politica.È metodo, infine, esserci proposti ai protagonisti della vita sociale dei due quartieri in qualità di rappresentanti di istituzioni cittadine che volevano

innanzitutto capire, imparare e poi eventualmente inte-ragire nell’ottica di centrare i bisogni reali di un certo territorio. Il Genius loci non era insomma patrimonio delle istituzioni, non eravamo noi tecnici a doverlo met-tere in gioco; noi potevamo solo, forse, contribuire a renderlo più visibile, in particolare lavorando per una maggior sinergia delle esperienze e per il superamento di una frammentazione, congenita peraltro a tutta la ricca realtà culturale e sociale pordenonese, che spesso mina la potenzialità delle esperienze in atto.Bisogna dire che, negli incontri tenuti con le circoscri-zioni e le associazioni dei due quartieri, ci è stato rico-nosciuto che quelli erano stati i primi momenti in cui tutti i principali protagonisti della vita di comunità se-devano a uno stesso tavolo e si ponevano il problema di come continuare a portare avanti le singole iniziative, in un’ottica di maggior integrazione e con una ampia visione d’insieme degli obiettivi e della posta in gioco.

Francesco STOPPACoordinatore Genius loci

Foto di: Martina Cannoletta

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7La Gazzetta | Agosto 2011EDITORIALE

Pordenone

Il progetto Genius loci ha esordito nei due quartieri ur-bani di Villanova e Borgomeduna ad ottobre 2010 attra-verso il laboratorio “Anatomia di un quartiere”, un per-corso di fotografia partecipativa che ha visto coinvolte una decina di persone di età diversa per ogni quartiere, coordinate da due “operatrici di collegamento” delle Cooperative sociali Itaca e Fai. Il processo che porta allo scatto di una fotografia ha rappresentato un’ottima opportunità per “raccontare storie” secondo vari pun-ti di vista e ha permesso di confrontare la visione del quartiere attraverso gli occhi di diverse generazioni.Le persone coinvolte nel progetto sono state spinte alla riflessione, al confronto e all’analisi, trasformando la fotografia in uno strumento sociale capace di diffonde-re maggior consapevolezza nei confronti di ciò che le circonda. E proprio le foto scattate dai partecipanti al progetto hanno permesso di avere un’immagine ricca e diversificata dei quartieri.Durante il laboratorio sono stati prodotti dei materia-li - non solo fotografie, ma anche videoriprese e testi scritti - capaci di cogliere per immagini e osservazioni il visibile e l’invisibile, i punti di forza e quelli critici, le bellezze e le “brutture”. Tutto ciò ha permesso ai citta-dini di progettare non solo dei momenti di restituzione alla comunità locale, ma anche delle proposte concrete finalizzate a dare forma in maniera più coerente ed effi-cace all’intrapreso percorso sull’intergenerazionalità.

Il percorsoSia a Borgomeduna sia a Villanova i partecipanti ai la-boratori sono stati “reclutati” solo in minima parte attra-verso i contatti stabiliti dal progetto Genius loci durante gli incontri con le associazioni locali. La realtà ha in-fatti dimostrato l’efficacia del cosiddetto “passaparola”, messo in moto da alcuni attori chiave dei due quartieri, in alcuni casi contattati “porta a porta” dalle operatrici responsabili del laboratorio. Ciò ha messo in evidenza fin dal principio lo scollamento tra realtà istituzionale e realtà territoriale, la carenza di comunicazione tra as-sociazioni locali e cittadinanza, nonché la quasi totale assenza di un sistema efficace di rete tra associazioni e comunità e tra associazioni stesse.In questo modo, in ciascun quartiere, si è costituito un primo gruppo eterogeneo di privati cittadini, coinvolti a vari livelli nei territori considerati, interessati ad af-frontare il percorso proposto, spinti soprattutto dalla comune esigenza di uno spazio di incontro e di dialogo intergenerazionale che nella realtà dei quartieri rappre-senta una vera e propria novità.Il percorso proposto è stato portato avanti in paralle-lo nei due quartieri, con la frequenza di un incontro settimanale a partire dal mese di ottobre 2010 fino a marzo 2011. Nel frattempo si sono strutturati momenti di incontro comunitari tra i partecipanti al laboratorio,

i rappresentanti della società civile locale (scuola, Par-rocchie, Associazioni di vario genere, etc.) e le istituzio-ni facenti parte del Tavolo interistituzionale Genius loci, allo scopo di condividere ed arricchire la discussione riguardante le questioni emerse durante il laboratorio “Anatomia di un quartiere”, che è diventato a tutti gli effetti l’innesco di un processo di sviluppo di comunità da accompagnare, mettendo in rete visioni e compe-tenze degli attori coinvolti.

La difficoltà maggiore, incontrata in entrambi i quartie-ri, è stata quella di far accettare alla cittadinanza coin-volta l’idea di un progetto che non fosse già in partenza preconfezionato, ma che venisse costruito progressiva-mente attraverso l’interazione tra le persone coinvolte, condiviso fino in fondo da tutti e rispondente alle pecu-liari esigenze dei partecipanti, ma anche dei territori. Il risultato fino adesso ottenuto, con molta fatica, è che i due quartieri hanno iniziato a far propria l’idea di fondo di Genius loci, investendo energia e coltivando aspet-tative, strutturando spazi di incontro, momenti di rifles-sione e proposte progettuali, con una partecipazione che ha richiesto costanti stimoli e sollecitazioni ma che si è rivelata costante e attiva durante tutto il periodo, rivelando la necessità e la volontà di costruire e posse-dere questo spazio comunitario nel lungo termine.

Anatomia di un QuartiereI due gruppi attivati nei quartieri erano composti da cir-ca 10 persone, dai 16 agli oltre 60 anni, con prevalenza di “giovani” (16-35) a Villanova e prevalenza di anziani (oltre i 60) a Borgomeduna, differenze di composizione anagrafica che fin da subito hanno rivelato caratteri-stiche e peculiarità proprie dei due territori. In preva-lenza si trattava di persone molto ben inserite e molto attive sul territorio, cittadini dotati di un forte senso di appartenenza territoriale e di un sentito legame con il quartiere in cui vivono, interessate a vario titolo all’arte della fotografia.Durante gli incontri dedicati all’analisi del contesto dei quartieri è stato chiesto ai partecipanti di condividere le proprie suggestioni sul territorio in cui vivono, sceglien-do le aree/situazioni che avrebbero voluto approfondi-re fornendo anche la loro personale chiave di lettura. Attraverso il confronto, si è creata una sorta di map-patura del territorio arricchita dalle caratterizzazioni di ciascuno.A seguito dell’analisi, entrambi i gruppi sono arrivati alla stessa conclusione: concentrare il proprio sforzo nell’analisi visiva, ma non solo, delle tematiche indivi-duate, cercando di dar vita ad un racconto “a più voci”, ma, soprattutto, cercando, a loro volta, di rendere gli abitanti dei quartieri coinvolti durante le attività i prota-gonisti attivi di questo racconto corale.Dopo un primo momento di difficoltà dovuto all’elemen-to innovativo del laboratorio proposto, si sono riscon-

“Anatomia di un quartiere”La voglia di dialogo è la vera novità

I Laboratori (Ottobre-Marzo 2011)

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8 La Gazzetta | Agosto 2011EDITORIALE

trati in entrambi i quartieri un’adesione e un entusia-smo di gran lunga superiori al previsto. I due gruppi si sono identificati perfettamente nel cammino proposto e, anzi, lo hanno vissuto come necessario, sia per se stessi (uno spazio aperto in cui confrontarsi, svincolato da strutture precostituite), sia per il proprio quartiere (in entrambi i casi i luoghi di incontro non mancano, ciò che si è perso è il senso della comunità, nel senso più profondo dell’appartenenza).La possibilità del dialogo intergenerazionale è stata vis-suta come elemento prezioso da coltivare, strumento sulla base del quale ripensare alla propria appartenen-za territoriale, aprendosi al diverso e al nuovo, ma non dimenticandosi del passato e di chi lo può raccontare. Ciò che maggiormente colpisce è la progettualità a lun-go termine emersa in entrambi i gruppi, progettualità che in sé già rappresenta il raggiungimento di un primo importante obiettivo del progetto. D’altro canto la vo-glia di produrre per condividere e restituire alla comuni-tà pone di per sé le basi solide per intraprendere in ma-niera coerente il percorso sull’intergenerazionalità. Alla luce di ciò è stato necessario ripensare alla tempistica e alla finalità del laboratorio “Anatomia di un quartiere”, che non si poteva ridurre ad un ciclo di incontri isolato, ma si doveva rileggere come l’innesco di un processo comunitario che vuol essere fondamentale e duraturo.

Proposte progettuali in fase di realizzazioneSulla base degli spunti raccolti durante il laboratorio, è emerso chiaramente che in entrambi i quartieri non esiste un luogo che faciliti l’incontro tra giovani, adulti ed anziani. Inoltre si avverte una certa soffe-renza per la difficoltà di comunicazione e di tra-smissione dei saperi tra le generazioni, ma anche tra le varie etnie presenti.Diversi fattori determinano questo stato di cose, tra cui sicuramente fondamentali sono una scarsa esigenza di incontrarsi/scontrarsi di persona, preferendo molte volte le relazioni virtuali e superficiali; la mancanza di un luogo fisico “ad hoc” (ad esempio una piazza); la presenza di molte realtà associative, ma l’assenza di una figura carismatica istituzionale (e non) capace di aggregare la varietà; la poca curiosità verso l’altro e la comunicazione inefficace tra generazioni, ma anche tra etnie.A seguito di quest’analisi, i gruppi, consolidati durante l’arco dei mesi, hanno incontrato i rappresentanti della società civile locale e del Tavolo interistituzionale Ge-nius loci, esprimendo chiaramente la volontà di con-servare lo spazio di incontro nato nell’ambito del laboratorio, riconoscendone l’importanza e la forza innovativa, elaborando un’idea progettuale da concre-tizzare nei quartieri che tenti di superare i limiti emersi dall’anatomia tracciata.

Quali proposte in concreto per il futuro?

1. La partecipazione del gruppo “Anatomia del quar-tiere” e del Progetto Genius loci nell’ambito di mo-menti fondamentali della vita di quartiere, attraverso l’esposizione e la restituzione del materiale prodotto e

la condivisione del percorso effettuato durante la sagra “Borgomeduna in Festa”, nel mese di giugno, ed una serata dedicata al progetto (“Derby in Piassa-Con-versazioni lievi sullo stare bene assieme”), presentata dai Papu, il 24 agosto prossimo durante la “Festa in Piassa” a Villanova;

2. La creazione di un foglio di quartiere in entrambi i territori, uno spazio fatto di carta, arricchito da pen-sieri prima condivisi, poi scritti, che aspira ad essere di tutti attraverso l’interazione occasionale, il passaparola spontaneo e l’impegno di un intero quartiere;

3. La nascita di una Compagnia Teatrale di quar-tiere a Borgomeduna, formata da persone di diversa età e di diversa provenienza, che lavori sulla scrittura e la messa in scena di uno spettacolo basato sulla realtà del quartiere, grazie alla collaborazione della Scuola In-ternazionale dell’Attore L’Arlecchino Errante;

4. L’organizzazione di un mercatino dell’usato a Vil-lanova, a cadenza occasionale, una sorta di “svuota-cantine”, che rappresenti un momento di scambio, di conoscenza ma soprattutto di condivisione.

L’idea di fondo, in tutti i casi, è quella di utilizzare spa-zi già esistenti nei quartieri, riempiendoli di nuovi significati e “aprendoli” agli abitanti, in stretta collabo-razione con le realtà associative locali, la Parrocchia e le iniziative già presenti che arricchiranno l’esperienza di stimoli e saperi, rendendola unica, sentita e corale.

Chiara BUONOCooperativa Itaca

Ivana FORESTOCooperativa Fai

PRESENTANO

DERBY IN PIASSA: MEDITAZIONI LIEVI

SULLO STAR BENE ASSIEME

MERCOLEDI’ 24 AGOSTO ORE 21.00

c/o POLISPORTIVA DI VILLANOVA SERATA PROMOSSA NELL’AMBITO DEL PROGETTO

GENIUS LOCI NEL QUARTIERE DI VILLANOVA

INGRESSO LIBERO

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9La Gazzetta | Agosto 2011IN PRIMO PIANO

Pordenone

Donne e politica: Quote rosa, Tar annulla giunta di Roma. E Alemanno chiama Rosella Sensi. E’ il primo pomeriggio del 15 luglio quando dal sito Corriere.it la redazione online del Corriere di Roma lancia la notizia sulla decisione della seconda sezione del Tar del Lazio che ha accolto i ricorsi di Verdi, Pd e Sel. Informando che il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno (Pdl), a sorpresa ha già nominato assessore l’ex presiden-te della Roma – sì, la squadra di calcio del capitano Totti (!) - Ro-sella Sensi.Cosa era accaduto? Semplice, che il Tar del Lazio aveva azzera-to la giunta del Comune di Roma per mancato rispetto delle “quo-te rosa”.Una “sentenza non giusta” per Alemanno, che ha reagito estra-endo il classico coniglio dal cilin-dro, un coniglio ‘rosa’ in questo caso, riequilibrando in poche ore la presenza femminile in Comu-ne. Il colpo di teatro, in questo caso, per essere tale si completa con l’invenzione di apposita de-lega, “alla Promozione della città e allo sport”, un incarico speci-fico “e necessario soprattutto dopo la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 – si è affret-tato a sottolineare il sindaco per meglio spiegare la nomina della ex presidentessa dei giallorossi. Il quale ha finanche rimarcato che, pur considerando la senten-za del Tar “non giusta… non ci opporremo”. Già perché quello di Roma “è un comune che rispetta le quote rosa”.Dure le reazioni politiche. “Dopo aver tentato, sen-za successo, di aggirare i ricorsi presentati al Tar at-traverso bizantinismi da bassa politica e dopo aver dimostrato con atteggiamento piratesco l’assoluta indifferenza alla presenze delle donne in giunta, il sindaco Alemanno dovrebbe chiedere scusa alla città per una sentenza che umilia i romani”, è stato il duro e convinto commento della deputata del Pd, Ileana Argentin, membro della commissione Affari sociali della Camera ed esponente dei democratici di Roma. Già perché una donna o due su 12 componenti del-la giunta romana sono un numero ritenuto “equo”, come stabilito del resto dal regolamento del Comune di Roma. Equo.

Quello con quote rosa, pari opportunità, conciliazione è un filone ampio su cui la nostra Cooperativa sta

lavorando ed investendo con convinzione, da anni, sperimentando anche, con coraggio, soluzioni, pro-poste, progettualità. Con alcune forzature persino, come l’introduzione delle quote rosa in Consiglio di amministrazione, con opinioni differenti tra la compo-nente maschile ma anche tra quella femminile.Una questione molto dibattuta, quella delle quote rosa, ovvero quote minime di presenza femminile all’interno degli organi politici istituzionali elettivi e non. La richiesta delle quote rosa – come ci ricorda

Wikipedia - nasce dalla bassa percentuale di donne nel mon-do della politica. Vari paesi del mondo dove questa situazione di disparità è più accentuata (come l’India) stanno ricorren-do a strumenti legislativi per fissare le quote minime di pre-senza femminile nei rispettivi parlamenti. Anche in Italia si è sviluppato il dibattito politi-co attorno al tema delle quo-te rosa, ma il disegno di legge presentato nel 2005 - dopo la bocciatura di un emendamen-to della legge elettorale - non è stato mai definitivamente ap-provato.Peraltro la normativa europea definisce il principio di pari opportunità – ricorda sempre Wikipedia - come l’assenza di ostacoli alla partecipazione eco-nomica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale.La discriminazione basata su religione o convinzioni perso-

nali, handicap, età o tendenze sessuali è proibita in tutta la Comunità europea poiché può pregiudicare il conseguimento degli obiettivi del trattato CE, in particolare il raggiungimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione eco-nomica e sociale, la solidarietà e la libera circolazione delle persone.Come la dovremmo mettere allora con il morbo che affligge da tempo immemorabile la società e politica (non solo) italiana? Bene scrive il sempre brillante Vittorio Zincone nell’intervista a Sarah Eugenia Cel-sina Varetto, la 39enne nuova direttrice di Sky Tg24: La sua nomina è un piccolo colpo all’Italia del geron-tomachismo e della tv scollacciata.Che poi le quote rosa possano trasformarsi in prassi o soluzione definitiva, per Itaca o per il Comune di

L’Italia non è un Paese per donne, Itaca sì?

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Roma, è un’altra questione. E’ pensabile o sostenibi-le – in prospettiva futura – la forzatura di una sorta di ‘riserva indiana’ che assegni un equo numero di rappresentanza, da regolamento, ad una entità (Co-operativa, Comune, azienda o altro che sia) – quale Itaca è – composta per la stragrande maggioranza da donne, oltre 8 su 10 la nostra media.

Le azioni che fanno la differenzaAl di là dei numeri, che qualificano peraltro il “sociale” come lavoro, impegno, sentire precipuo della donna, sono le attività, i progetti concreti che fanno la diffe-renza. Non le parole, o le teorie, o le dichiarazioni di politici e politicanti. Partiamo allora da qui per quali-ficare “il fare” (e non solo il dire) di Itaca. Partiamo evidenziando alcune tappe fondamentali della storia recente della Cooperativa friulana.Partiamo dal teatro Pileo di Prata di Pordenone (2011), che ha visto il focus rivolto ad accogliere don-ne in cerca di occupazione, offrire loro orientamento e organizzare servizi di supporto alla famiglia. Questi i principali obiettivi del progetto “Sos Conciliazione in pratica” attivato a dicembre 2009 dal Comune di Prata di Pordenone. Tra le tante finalità anche quel-la di sostenere l’inserimento lavorativo attraverso lo sportello-donna “Filo d’Arianna”, nonché l’avvio in se-conda battuta della Banca del tempo.Lo sportello è diventato un punto di riferimento per le circa 100 donne italiane e straniere in cerca di oc-

cupazione che ne hanno usufruito, riconosciuto non solo come opportunità per trovare lavoro ma anche come luogo di accoglienza e ascolto. La Banca del Tempo, connessa al progetto Sos, intendeva inoltre ricostruire e rinsaldare relazioni tra persone, reti so-ciali e solidali per fortificare, ad esempio, i vecchi (di epoca pre-industriale se non pre-moderna o addirit-tura medioevale, storicamente parlando, almeno in Europa) rapporti di buon vicinato.

Cordenons (2010), Centro culturale Aldo Moro, con-testualmente all’assemblea dei soci la Cooperativa promuove l’evento “L’Italia non è un paese per don-ne. Itaca sì”. Senza il punto di domanda, che inve-ce appare nel titolo di questo articolo. Un vertice sui temi della conciliazione e delle pari opportunità con la presenza commissarie provinciali e regionali sulle pari opportunità, consigliere regionali, agenzia regionale del lavoro, giornaliste, amministratrici pubbliche, rap-presentanti e dirigenti donne di Itaca.Qui il punto di partenza vuole essere l’impegno plu-riennale sul campo della Coop pordenonese, per tra-durre tale generale attenzione in strumenti mutuali-stici efficaci al miglioramento delle condizioni di lavo-ro delle donne. Che non può esimersi dai dati (oramai noti): Itaca è composta per l’83% da donne, conta su una 70ina di coordinatori di cui soltanto 16 sono uomini, gli organi dirigenziali e politici sono composti prevalentemente da donne, Consiglio di amministra-zione e Direzione in primis. Altri elementi? La copertu-ra del 100% della maternità, il rientro dalla maternità concordato, la concessione del part-time. Ma poi ci sono progettualità più sistematiche ed organiche che considerano l’essere donna come un punto di forza.Ma non per tutte. Già, perché il variegato mondo aziendale, sia pubblico che privato e quello della Co-operazione sociale, in particolare, sono caratterizzati da una percentuale di dirigenti donne decisamente inferiore alla percentuale di personale femminile della compagine sociale, o comunque delle risorse uma-ne impiegate. I dati resi noti dall’agenzia regionale dell’impiego in Friuli Venezia Giulia riferiscono che la percentuale di donne impiegate nel mondo produttivo (su un campione di 179 aziende) è del 38%, solo il 18% nei quadri e il 7,4% nei dirigenti. Nella “sanità e altri servizi sociali” (il 75% sono donne) e in “altri ser-vizi pubblici sociali e personali” (il 96,5% sono don-ne), i dirigenti donne sono soltanto qualche unità per-centuale. Della situazione nell’universo della politica abbiamo visto un esempio sopra, e pure ‘virtuoso’.

Altra fase. Itaca ha aderito (2010) a un progetto di Legacoop nazionale che ha previsto un percorso for-mativo specifico sulla differenza di genere. Visto con la lente di Itaca, il percorso ha evidenziato diverse ‘pecche’: la conciliazione dei tempi di lavoro e di quel-li da dedicare alla famiglia, un problema che solo in apparenza colpisce di più le donne; le necessità che si presentano alle donne nella fase della maternità, in particolare al rientro al lavoro, anche in questo caso problematica solo in superficie principalmente fem-

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minile, dal momento che le ricadute poi coinvolgono tutta la famiglia, uomini compresi.

E proprio Legacoop ha consegnato a Itaca (2011) un riconoscimento volto a premiare l’ottica di genere della Cooperativa, “Pioniera nella valorizzazione del capitale umano femminile”. Che non è una mera que-stione di linguaggio e non si ferma al rispetto seman-tico-linguistico della parità di genere, declinata fino a qualche tempo fa in qualsiasi elemento del discorso (ovvero in tutti i documenti ufficiali della Cooperativa) sia al maschile che al femminile. Non è una questione di forma, ma lo è di sostanza. Perché la qualità nel-la gestione delle risorse umane in ottica di genere è garanzia di valorizzazione di tutto il capitale umano presente nelle imprese e nelle organizzazioni. Maschi-le e femminile.Esattamente come accade nella vita politica del Pa-ese, con un’Italia che si presenta costantemente ed in forte ritardo rispetto alla media degli altri Paesi europei nella valorizzazione delle competenze fem-minili. Un’Italia dove una casta tutta al maschile, maschilista, a volte sessista e certamente datata (gerontomachismo, per l’appunto) ostacola in maniera consapevole e sistematica l’accesso delle donne (e dei giovani) ai posti di vertice e di responsabilità. Ritardo che si riflette parallelamente nella dispo-nibilità dei servizi di welfare che rendano possibile alle donne la conciliazione fra il lavoro e la cura familiare che sulle donne preva-lentemente ricade.

Maggio 2011 per Itaca segna una doppia tappa storica nel filone pari opportunità e conciliazione. Ovve-ro l’approvazione da parte del Con-siglio di amministrazione prima del Regolamento per la fruizione dei servizi di conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi della famiglia (a favore di socie e soci), poi del Regolamento per la fruizione dei servizi di cura ai minori (a favore delle socie e dei soci).Il primo. Nasce per facilitare la conciliazione dei tempi della fami-glia e dei tempi di lavoro e ha a disposizione un fondo di 30 mila euro destinato a servizi, cui posso-no accedere soci della Cooperativa, da fruirsi tra maggio 2011 ed apri-le 2012. Rientrano nei “servizi per la conciliazione” Punti verdi, Do-poscuola centro gioco, Asilo nido, stiro e lavanderia, Centro diurno, Scuola dell’infanzia, badante. Con apertura massima a tutti i soci,

il CdA ha infatti inteso sostenere – il limite di ingresso è stabilito in almeno un anno di anzianità lavorativa – uomini e donne che hanno un familiare a carico con invalidità o disabilità, che hanno un genitore anziano con invalidità anche se fuori dal nucleo familiare, figli a carico fino ai 14 anni. Insomma un supporto alle famiglie che si trovino in difficoltà erogato prioritaria-mente tramite servizi propri per il nido, i punti verdi, il doposcuola, il centro diurno, scuola dell’infanzia), tramite agevolazioni sottoforma di voucher nel caso ciò non sia possibile.Il secondo regolamento approvato e già attivo con-cerne la fruizione dei servizi di cura ai minori e anche in questo caso nasce dalla precisa volontà di facilitare la conciliazione dei tempi della famiglia e di lavoro e consiste nel riservare a soci e socie, a condizioni economiche di favore (retta agevolata), alcuni posti all’interno di alcuni nidi gestiti da Itaca, per l’anno scolastico 2011-2012 due posti al nido del Farfabru-co di Pordenone ed altrettanti al nido Arca di Noè di Gorgo di Latisana.

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Lo stato dell’arte in ItacaQuanto allo stato dell’arte delle pari opportunità in Itaca, riprendiamo qui di seguito alcuni passaggi cru-ciali dell’intervento che Chiara Stabile, referente del progetto Pari Opportunità, ha fatto a beneficio di tutti i soci nel corso dell’ultima assemblea. A partire proprio dal fatto che “l’attività di cura alla persona è, a tutt’og-gi, un’occupazione ancora quasi esclusivamente fem-minile” che “limita i processi di innovazione e di qua-lità del lavoro assistenziale ed educativo-riabilitativo, rafforzando lo stereotipo di genere. Alla luce di ciò, Itaca, nel corso del 2010, ha deciso di adottare una prospettiva inversa al tema, ossia riflettere su come intervenire per valorizzare la figura della donna lavo-ratrice e favorire la parità di accesso a professioni e risorse tra i generi. La cooperativa - spiega Stabile - ha quindi aderito ad un progetto promosso dalla Com-missione per le pari opportunità di Legacoop, “Women in action nell’impresa cooperativa”, volto a definire le politiche e le azioni d’intervento compatibili con il si-stema di gestione della nostra cooperativa, finalizzate alla creazione di condizioni favorevoli per la valorizza-zione delle professionalità femminili e il sostegno alla parità di genere”.A dimostrazione della bontà dei passi compiuti dalla Coop un articolo pubblicato nel gennaio 2010 su Il Sole 24 Ore Nordest dal titolo “Alla coop Itaca stipendi migliori indirizzati alle future mamme”, all’interno del quale si evidenziano l’integrazione al 100% della retri-buzione nel periodo di astensione obbligatoria per ma-ternità alle socie (che comprende anche l’interdizione anticipata e posticipata per le mansioni a rischio), la citata riserva posti nei nidi, il percorso formativo con Progetto Donna, anche qui il citato progetto di Lega-coop, il progetto Condivitempo, il sistema di gestione per la Qualità.

Operazione Family FriendlyIn aggiunta, Stabile riferisce del “progetto approvato e finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia della “Operazione Family Friendly” (28 mila euro di contri-buto, ndr) e volto alla valorizzazione dell’approccio femminile e maschile al mondo del lavoro. Tale pro-getto è composto da due operazioni: Work and confe-rence room; Progetto per il buon rientro”.La prima operazione - Work and conference room – “consiste nell’allestimento di tre sedi territoriali, più la sede di Pordenone, con tecnologie che le collegano tra loro. Questo consentirà una maggiore flessibilità nella gestione degli orari di lavoro, una riduzione del tempo

e dei rischi dedicati agli spostamenti, una maggiore conciliazione tra tempi di lavoro e vita personale/fami-liare, una migliore organizzazione degli orari di lavoro, una graduale implementazione delle competenze le-gate alle nuove tecnologie per la comunicazione”.La seconda operazione - Progetto per il buon rientro - consiste nell’accompagnare “le neo mamme nella fase di rientro al fine di riprendere contatto con il servizio e l’attività svolta in modo graduale. Il Progetto per il buon rientro prevede di realizzare un percorso rivolto alle coordinatrici di servizio e orientato alla sensibi-lizzazione sui temi dell’accoglienza dopo il rientro dal congedo parentale/maternità. Oltre a ciò “due percor-si di gruppo della durata di 16 ore ciascuno rivolti a chi rientra da un periodo di congedo/maternità”.Le varie fasi del progetto “Operazione Family Friendly” e gli interventi in esse contenuti verranno coordinati – ha precisato Chiara Stabile - da una cabina di regia composta dalla stessa Stabile, Elisa De Biasio collabo-ratrice Itaca esperta nelle tematiche di conciliazione, Chiara Pizzato per l’ufficio formazione, Manolo Batti-stutta e Emanuele Ceschin per l’ufficio risorse umane, oltre al supporto degli uffici di staff.

La dimensione nazionaleOltre alla dimensione cooperativa locale c’è anche la dimensione cooperativa nazionale, altro aspetto in cui Itaca è impegnata con i fatti. Lo dimostra la nomi-na all’interno della nuova Commissione nazionale Pari Opportunità di Legacoop del nostro direttore (stando ai documenti ufficiali, direttrice, ma aprire questa pa-rentesi tra significante e significato, in questo momen-to, potrebbe essere fuorviante).Recentemente, infatti, dalla Direzione nazionale della Lega delle Cooperative è giunta la conferma dell’im-pegno quanto alla organizzazione di politiche per le pari opportunità, che aveva trovato una sanzione uf-ficiale con la costituzione della specifica Commissione già nell’ottobre del 2007. E’ stata così approvata la composizione della nuova Commissione Pari Oppor-tunità, scaturita, secondo l’indicazione emersa dalla Direzione nazionale, dalla dichiarazione di disponibilità a farne parte espressa da componenti della Direzione stessa e dalle presidenti delle Commissioni regionali.Dora Iacobelli, sulla base della proposta avanzata dal-la Commissione stessa, è stata confermata nell’incari-co di presidente, nella Commissione PO anche Orietta Antonini, direttore di Itaca, una riconferma la sua.

Fabio DELLA PIETRA

Roma

Un’Immobiliare per dare più forza e opportunità di sviluppo alle cooperative sociali: è stata costituita il

13 luglio, e si chiama SIS, Società immobiliare per le cooperative sociali. Nella compagine sociale tre strutture finanziarie, Coopfond, CCFS e Cooperare, ciascuna con due milioni di euro di capitale, e ven-

Tra le 20 Coop aderenti, per il FVG anche ItacaNasce l’Immobiliare per le cooperative sociali

Costituita da Coopfond, CCFS e Cooperare sosterrà le imprese che hanno necessità di costruire

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CoopfondCoopfond, il Fondomutualistico di Legacoop, opera per promuovere, rafforzare ed estendere la presenza coope-rativa all’interno del sistema economico nazionale, con-correndo alla nascita di nuove imprese e alla crescita di quelle esistenti. Gli interventi si realizzano attraverso la partecipazione temporanea al capitale e/o la concessio-ne di prestiti. Le risorse necessarie per svolgere tutte queste attività provengono dal versamento del 3% degli utili delle cooperative esistenti.www.coopfond.it

CCFSNato a Reggio Emilia all’inizio del secolo scorso, dopo diverse trasformazioni e a seguito dell’incorporazione di Fincooper, nel 2001, il Consorzio diviene a tutti gli ef-fetti struttura d’intermediazione finanziaria cooperativa operante sull’intero territorio nazionale. Il Consorzio Co-

operativo Finanziario per lo Sviluppo offre servizi finan-ziari (fideiussioni, finanziamenti, depositi di liquidità) e di promozione sia ai grandi complessi nazionali, sia alle forme cooperative più diffuse e storicamente radicate nei diversi settori.www.ccfs.it

CooperareCooperare nasce come forma d’integrazione tra le Finan-ziarie territoriali, Coopfond e CCFS per offrire alle coo-perative medio grandi un servizio finanziario a sostegno delle operazioni di sviluppo, in alleanza con le banche socie. È una holding di partecipazioni che acquisisce partecipazioni per conto dei soci ed eventualmente le finanzia se sono controllate o collegate. Il taglio delle operazioni parte da un minimo di 4-5 milioni.www.cooperarespa.it

I tre soggetti finanziari riuniti nell’Immobiliare

ti cooperative sociali distribuite su tutto il territorio nazionale, che in questa fase iniziale partecipano al capitale con una quota simbolica di 10 mila euro ciascuna.Si tratta delle cooperative Anteo e Valdocco del Piemonte, della cooperativa sociale Itaca del Friuli Venezia Giulia, delle cooperative Codess, Sociocul-turale e del Consorzio Coc del Veneto, delle coopera-tive Cadiai, Cidas, Coopselios, Gulliver, Proges e del Consorzio In Rete dell’Emilia Romagna, delle coope-rative Arca, Cuore, Rosa Libri e Di Vittorio della To-scana, del Consorzio Cento per Cento delle Marche, delle cooperative Altri Colori e Meta e del Consorzio Parsifal del Lazio.SIS avrà come propria attività esclusivamente l’ac-quisto e la costruzione di immobili che saranno ge-stiti da cooperative sociali. Ogni investimento sarà coperto per il 30% con mezzi propri della società e per il restante 70% attraverso il ricorso all’inde-bitamento. Le cooperative interessate alla gestione degli immobili capitalizzeranno SIS orientativamente in misura pari alla metà della quota dei relativi in-vestimenti da coprire attraverso mezzi propri della società.La durata dei contratti di affitto degli immobili sarà pari a 18 anni ed i canoni saranno definiti in funzio-ne del costo della provvista della società con uno spread progressivamente crescente nei 18 anni. Il rischio imprenditoriale della gestione degli immobili rimarrà a carico delle cooperative sociali. Coopfond potrà accompagnare le cooperative sociali che ge-stiranno gli immobili con interventi che rappresen-teranno una quota limitata degli oneri a carico delle stesse e, comunque, in coerenza con i tetti fissati dal Regolamento del Fondo.“La costituzione dell’Immobiliare si inserisce a pie-no titolo negli orientamenti più recenti della politica finanziaria di Legacoop, tesa a progettare strumenti

fortemente specializzati in grado di rispondere al più ampio ventaglio possibile di esigenze delle coopera-tive associate” – sostiene Dora Iacobelli, direttore di progetto di Coopfond, nominata prima presidente della società.E Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali, ag-giunge: “Questa nuova società è un risultato impor-tante e innovativo di un percorso di elaborazione congiunta, in cui la crescente esigenza delle coope-rative sociali di affrontare investimenti anche signi-ficativi per poter disporre degli immobili necessari allo sviluppo delle proprie attività caratteristiche ha trovato riscontro nella crescente attenzione e sensi-bilità degli strumenti finanziari del mondo Legacoop rispetto alle prospettive e potenzialità di sviluppo del settore. Il nostro auspicio è che dalla piena operati-vità di SIS venga un utile e concreto supporto al per-corso di riposizionamento imprenditoriale che vede impegnate le cooperative sociali in questa difficile fase di cambiamento del welfare italiano”.E’ previsto un Consiglio di Amministrazione di 11 membri di SIS, sei espressione dei soggetti finan-ziari e 5 delle cooperative sociali, mentre si prevede che, una volta a regime, la maggioranza del capitale della società sia detenuta dalle cooperative sociali. E’ stato concordato tra i soci di attribuire a Coopfond il primo mandato per la presidenza della società.La realizzazione degli interventi immobiliari e le relati-ve forme di coperture saranno deliberate dal CdA con decisione a maggioranza qualificata (70%). I proget-ti saranno sottoposti all’approvazione del CdA previa analisi e valutazione da parte di un comitato tecnico, nominato dallo stesso CdA, rappresentativo dei soci finanziatori e delle cooperative sociali.La sede legale della società sarà a Roma. Per il primo esercizio, si prevede che la gestione amministrativa sia svolta in service da CCFS, successivamente SIS si do-terà di una propria struttura tecnico-amministrativa.

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Romans d’Isonzo

Lo scorso 9 luglio in via XXV Maggio a Romans d’Isonzo è stato inaugurato il nuovo Centro diurno per anziani affetti da demenze senili e problemi derivanti dal morbo di Alzheimer. L’importante opera, che è stata finanziata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, è stata realizzata nei locali dell’ex Casa di riposo per an-ziani “Pia Fondazione Francesco Candussi”. La struttura è stata interamente riqualificata, gli arredi sono nuovi e trasmettono una grande cura nei dettagli, con ampi spazi dedicati alle attività quotidiane.La nuova organizzazione è stata avviata dopo un’atten-ta ricognizione dei bisogni relativi alle demenze emersi sul territorio. Il Centro diurno Francesco Candussi - che si propone oggi come punto di riferimento per il terri-torio circostante - potrà ospitare fino ad un massimo di 15 persone.L’edificio comprende al pian terreno la segreteria, la sala relax, due bagni attrezzati, la cucina terapeutica, la sala pranzo e la cucina per la preparazione dei pa-sti consumati dagli ospiti. Al primo piano un’ampia sala per le attività, l’area relax, uno spazio adibito a palestra, l’infermeria ed un bagno attrezzato. Al secondo ed ultimo piano la sala riunioni, l’ufficio della coordi-natrice referente del servizio ed un servizio igienico.La valenza sociale del Centro è notevole e sarà funzionale al tentativo di dare una ri-sposta concreta alle famiglie nella fase in cui la demenza/Alzheimer può diventare di-rompente per la persona malata e chi se ne prende cura. Gestire una persona affetta da demenza può infatti creare difficoltà non in-differenti ai familiari, che sovente vivono la situazione del proprio caro come un carico che faticano a gestire. In questo il Centro diurno Francesco Candussi potrà fornire una risposta valida affiancando sia le persone affette da demenza/Alzheimer sia le fami-glie, che potranno avvalersi di un ulteriore e valido servizio che mette in primo piano le esigenze delle persone sofferenti, a partire dalla progettazione della struttura, fino ad arrivare alla scelta degli arredi e dei colori.Gli operatori si ispireranno nel loro approc-cio con i beneficiari del servizio al metodo Gentlecare della terapista canadese Moyra Jones, un modello elaborato per la cura del-la persona affetta da demenza o Alzheimer che persegue l’obiettivo della promozione del benessere inteso come migliore livel-lo funzionale possibile in assenza di stress. Questa metodologia non rincorre finalità im-possibili o idealistiche, ma mira a costruire

“progetti personalizzati” dove il benessere è possibile e si concretizza nella relazione fra il malato e l’ambiente di vita.La titolarità e la gestione diretta del Centro diurno di Romans è stata interamente assegnata alla Cooperati-va Itaca, che da anni opera anche all’interno di strut-ture dedicate alla cura di persone affette da demenze e dal morbo di Alzheimer. All’interno del Centro verrà impiegato personale qualificato, la direzione sarà af-fidata ad una coordinatrice che gestirà la struttura, il gruppo degli ospiti, il personale, i rapporti con le fa-miglie e il territorio, in un’ottica di lavoro di rete con i Servizi sociali, i Comuni, i medici di medicina generale e il Distretto sanitario.Le iscrizioni per poter accedere al Centro diurno Fran-cesco Candussi sono ancora aperte. Il Centro, che sarà operativo a breve, è aperto per visite guidate. Info e contatti: Annapaola Prestia 335 8342239, 0481 90087 oppure [email protected].

Settore Anziani Territoriale

Demenza senile e malattia d’AlzheimerApre il Centro diurno Francesco Candussi

Inaugurato a Romans il servizio a sostegno del territorio e delle famiglie

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ROMANS Sarà inaugurato sabato 9 luglio a Romans alle 11 il nuovo centro diurno per demenze senili, realizza-to nell’ex casa di riposo “Fondazione Candussi”. Con la sistemazione dell’area esterna , l’arredo della parte interna i lavori sono ormai quasi terminati e per la con-clusione definitiva mancano solo alcuni dettagli.Nelle scorse settimane è stata anche espletata la gara per la gestione del Centro con l’assegnazione della struttura alla Cooperativa Sociale Itaca ed è stata av-viata la ricerca di contatti e confronto con la rete delle famiglie dei malati, con l’associazionismo, con i medici di base e con l’Azienda sanitaria. Il passo successivo sarà l’avvio della sperimentazione biennale dell’attività. La copertura del costo in questa fase sarà garantita da risorse che costituiscono un fondo starter biennale pari a circa 180 mila euro trasferito al bilancio comunale e da quota annuale di risorse derivate dal Fondo Sociale regionale pari a 20 mila euro annui.Il Centro è destinato a diventare una struttura moder-na, funzionale e all’avanguardia per l’assistenza alla persona anziana e ci sono molte aspettative per questo

Messaggero Veneto19-06-11, 59 Nazionale

Apre il centro per demenze senilinuovo Centro, il secondo nella provincia di Gorizia dopo quello di San Canzian d’Isonzo. E’ stata l’amministrazio-ne comunale, guidata dall’ex sindaco Alessandro Zanel-la, ad individuare nel centro diurno la struttura capace di ridare una funzione socio- assistenziale all’edificio che per tanti anni aveva ospitato una casa di riposo. La spesa d’investimento è stata di un milione 300 mila euro, coperti con contributi della Regione e in parte dal Comune (300 mila euro).I lavori di sistemazione dell’ex casa di riposo erano co-minciati nel 2009 con un intervento radicale di recupero e di ristrutturazione dell’edificio che era in stato di de-grado. Tra le opere principali eseguite, il rafforzamento delle fondazioni, delle murature e dei solai in legno, la realizzazione di una nuova copertura in legno e di un impianto di riscaldamento a pavimento con caldaia a condensazione e gli ampliamenti sul retro dell’edificio per una migliore funzionalità d’insieme.

Marco Silvestri

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ROMANS Verrà inaugurato sabato 9 luglio alle 11 in via XXV Maggio a Romans d’Isonzo, il nuovo Centro diurno per demenze senili e problemi Alzheimer-correlati. Il nuovo Centro è stato realizzato nei locali della ristrut-turata ex Casa di riposo per anziani, “Pia Fondazione Francesco Candussi”. L’apertura di questa struttura so-cio-sanitaria potrà fornire aiuto a molte persone colpite da tali patologie e dare sollievo alle famiglie. La gestio-ne del servizio è stata affidata, dopo la gara d’appalto, alla cooperativa sociale “Itaca” di Pordenone, che in questi giorni ha incontrato amministratori e associazio-ni di volontariato e alle quali ha chiesto collaborazione soprattutto per far conoscere la presenza della struttura e invitare le famiglie interessate a rivolgersi, nei casi di

bisogno, ai re-sponsabili del Centro stesso.

Il Piccolo27-06-11, Gorizia 18

Apre il centro AlzheimerLa struttura, realizzata dal Comune col sostegno della Regione, accoglierà di volta in volta 10 persone resi-denti nell’ambito socio assistenziale Alto Isontino, com-prendente 19 Comuni. Pazienti che saranno individuati dall’Unità di valutazione distrettuale e che potranno beneficiare dei cicli di cura della durata stabilita dalla stessa Udv, per poi lasciare il posto ad altri soggetti. Il costo complessivo della retta giornaliera ammonta a 75 euro, dei quali 29,8 saranno a carico del paziente, mentre la quota rimanente verrà coperta dalla Regione per due terzi e un terzo dal Comune.La ristrutturazione dell’edificio è costata 1 milione 280 mila euro: nel 2007 la Regione ha concesso un contri-buto di 720 mila euro, con l’aggiunta di altri 280 mila giunti da un mutuo contratto dal Comune di Romans, mentre nel 2009 è giunto un secondo finanziamento re-gionale di 180 mila euro, integrato da ulteriori 100 mila

euro di fondi comunali per l’acquisto dell’ar-redamento e il recu-pero dell’area esterna. L’edificio si sviluppa su due piani per 250 metri quadrati e un sottotetto di altri 100 metri, men-tre all’esterno i 2 mila metri quadri di giardino sono stati completa-mente recintati.

Edo Calligaris

ROMANS E’ stato inaugurato ieri, a Romans, il Centro diurno “Francesco Candussi” destinato ad ospitare per-sone affette di demenze senili e Alzheimer. La struttura è stata realizzata nell’edificio che per molti anni aveva ospitato una casa di riposo ed è stata completamente rimessa a nuovo. I costi dell’intervento sono stati di un milione per la ristrutturazione dell’immobile e di 277 mila 760 euro per la sistemazione dell’area esterna de-gli arredi e delle attrezzature.Il servizio sarà gestito dalla cooperativa sociale Itaca e avrà l’obiettivo di migliorare e dare una qualità di vita, la più elevata possibile, ai pazienti in cura e con-dividere e alleviare il carico assistenziale delle famiglie. All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Romans Davide Furlan, il direttore dell’Azienda sanitaria di Go-rizia Gianni Cortiula, la presidente dell’Ambito Scc dei comuni Silvana Romano, Maura Clementi, il consigliere

Messaggero Veneto10-07-11, 55 Nazionale

Inaugurato il centro per malati di Alzheimer

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regionale Giorgio Brandolin, Vesna Tomsic e il prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu.«Si tratta di una giornata importante per il paese che raccoglie il frutto di un lungo lavoro – ha sottolineato Furlan -: l’edificio ha sempre avuto un’importante fun-zione sociale per aiutare le persone bisognose ed è in questa veste che è restituito alla comunità». Cortiula ha affermato che il Centro avrà una rilevanza per tutto l’Ambito e sarà un vero luogo in cui le persone potranno trovare una casa e un luogo dove essere accompagna-te. Brandolin ha messo in luce la validità dei sistemi ter-ritoriali locali, la loro capacità di dare risposte ai biso-gni mettendo insieme le sinergie e soprattutto avendo come priorità quella di dare dignità delle persone an-che nella fase finale della loro esistenza. La presidente Romano ha sottolineato che l’accesso al Centro diurno sarà possibile attraverso il Servizio sociale dei comuni e ha chiesto la collaborazione tra gli enti e anche della Regione.La cerimonia è proseguita con la benedizione del par-

roco don Nino Carletti e il taglio del nastro da parte dell’ex sindaco di Romans, ora consigliere provinciale, Alessandro Zanella.

Marco Silvestri

ROMANS Era il 2003 quando la giunta del sindaco Ales-sandro Zanella, tenendo conto dei nuovi bisogni socio-sanitari legati all’invecchiamento della popolazione, pensò di trasformare la fatiscente ex casa di riposo per anziani, “Pia Fondazione Francesco Candussi”, in via XXV Maggio, in un moderno Centro diurno per demen-ze senili e problemi Alzheimer-correlati, con cui dare sollievo alle persone colpite da tali patologie e alle ri-spettive famiglie. Un progetto che ieri si è concretizzato col taglio del nastro inaugurale della nuova struttura denominata Centro diurno “Francesco Candussi”, rea-lizzata col contributo della Regione dopo una radicale ristrutturazione dell’immobile, che ha comportato una spesa di un milione e 278 mila euro.È stato il nuovo sindaco di Romans, Davide Furlan, al-lora assessore con la giunta Zanella, a illustrare le varie fasi della realizzazione del nuovo centro diurno desti-

Il Piccolo10-07-11, 60

Il centro Alzheimer ospiterà 10 pazientinato a dare assistenza alle persone residenti nell’ambi-to distrettuale dell’Alto Isontino. Il tutto - ha aggiunto Furlan - nel rispetto del testamento del concittadino Francesco Candussi (Romans 1807-1893), redatto nel 1889, in cui questi stabilì «il legato con fondazione per-petua a favore dei poveri di Romans... per l’erezione qui in loco d’una Casa pia di Ricovero», mettendo a disposizione per tal fine la somma di 20 mila fiorini.Si tratta di un’opera coraggiosa e realizzata per il bene delle persone, ha fatto presente Vesna Tomsic, che as-sieme al presidente Enrico Gherghetta ha rappresenta-to la Provincia. Un’opera frutto del recupero di un patri-monio locale di cui ne beneficeranno tutti gli ambiti, ha invece commentato nel suo intervento Gianni Cortiula, direttore dell’Azienda sanitaria goriziana. Dopo di lui ha preso la parola Silvana Romano, assessore al Welfare del Comune di Gorizia, mentre per la Regione è inter-venuto il consigliere Giorgio Brandolin, che ha esaltato il lavoro dei sindaci del territorio, desiderosi di ragiona-re insieme e collaborare fra di loro per adottare delle scelte comuni con cui dare servizi ai cittadini e dignità alle persone.Sul valore e sulle capacità collaborative degli ammini-stratori dell’Isontino si è soffermata anche il prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu, che ha passato poi la parola all’ingegner Arturo Busetto per l’illustrazione dell’opera e l’avvio del nuovo centro, che sarà gestito dalla Cooperativa sociale onlus Itaca di Pordenone e potrà dare assistenza a dieci pazienti per volta. Dopo la benedizione ai nuovi locali impartita dal parroco don Nino Carletti, è stato l’ex sindaco Zanella a tagliare il nastro prima della visita ai locali.

Edo Calligaris

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L’analisi di Bettoli tra radici e norme mal applicate

Il futuro del “Settore Pubblico Autogestito”Convegno in Friuli Venezia Giulia sulla Cooperazione sociale

Pasian di Prato

Un libro per ritrovare – insieme alle radici – indicazio-ni utili per ri-partire. Una riflessione ideale e identi-taria, dunque. Ma anche una guida ad atti, delibere, leggi e capitolato: fotografia della giungla nella quale il settore deve muoversi, oggi, proprio per dar corpo a quei valori e a quell’identità. Questo è, in sintesi, quel che offre “Imprese pubbliche & autogestite. La cooperazione sociale nel Friuli Venezia Giulia”, il vo-lume curato da Gian Luigi Bettoli, presidente di Lega-coopsociali regionale, presentato lo scorso 13 luglio a Pasian di Prato, nel corso di un convegno organizzato da ForSer in collaborazione con Legacoopsociali, Anci e Federsanità Fvg.“Possiamo ri-partire – ha spiegato Bettoli – proprio dal senso vero della cooperazione sociale”. Abbando-nando, come ha sollecitato a fare Franco Dalla Mura, esperto di diritto amministrativo e dei servizi sociali, l’espressione di Terzo settore, che definisce questo mondo semplicemente per negazione (qualcosa che non è pubblico e non è impresa finalizzata al profitto), per accogliere quella, veramente positiva di “settore pubblico autogestito”.“Questa espressione – ha commentato Bettoli - pone l’accento sul significato cruciale della partecipazione delle persone alla promozione degli interessi comuni-tari ed alla realizzazione di una gestione democratica dell’economia, senza delegare ad alcuno – né ad una pubblica amministrazione snaturata e caricaturalizza-ta in mera struttura burocratica, né ad una impresa privata certamente libera, ma non sempre indirizzata e coordinata a fini sociali”. In altre parole, il punto per ri-partire non può che essere il principio di sus-sidiarietà.Tutto ciò deve fare i conti con un panorama com-plesso, nel quale ad esempio le gare sono sempre più spesso al massimo ribasso. “L’Italia sta subendo – ha ammesso Dalla Mura – una procedura d’infra-zione comunitaria per l’utilizzo del massimo ribasso nelle gare d’appalto con le cooperative sociali. Trop-pe volte le leggi nazionali e comunitarie e gli articoli della Costituzione che tutelano le cooperative sociali come imprese pubbliche autogestite che hanno come obiettivo la soddisfazione di bisogni degli utenti e dei soci lavoratori, volutamente sono non applicate o di-menticate”.Anche in questo il volume rivela tutta la propria im-portanza. Il materiale pubblicato è il risultato di un lavoro di ricerca e di scrematura di atti, delibere, ca-pitolati, frutto di una costante e davvero instanca-bile relazione con attori pubblici, cooperative sociali e governi provinciali e regionali condotta sempre sul filo del rispetto della norma capace di valorizzare pro-gettualità, professionalità, servizio, qualità, diritto al lavoro.Una compilazione quindi attenta ed esaustiva della

normativa comunitaria, nazionale e regionale in vigo-re in tema di affidamenti di servizi e di buoni esempi di atti amministrativi ad uso di chiunque se ne voglia appropriare e soprattutto voglia cogliere l’importanza del “senso” cui non può prescindere l’azione ammini-strativa nel momento in cui va ad incidere sul sistema dei servizi alla persona.Anche i Comuni chiedono chiarezza. Il segretario ge-nerale dell’Anci Lodovico Nevio Puntin, ricordando che l’Anci si sta battendo per superare gli appalti con la regola del massimo ribasso in tutti gli acquisti di beni o di servizi che fanno le pubbliche amministrazioni, ha evidenziato come ci sia bisogno di “buone pratiche e di buone leggi chiare e condivise” e di come sia fondamentale però anche una adeguata formazione degli amministratori comunali al fine di conoscere a fondo norme e regolamenti, formazione che è assi-curata da Anci attraverso ForSer rappresentato per l’occasione dal direttore Daniele Gortan.Nei prossimi giorni il libro, che è andato letteralmente a ruba, sarà pubblicato on-line nel sito del consorzio di cooperative sociale editore:www.consorziohand.com

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19La Gazzetta | Agosto 2011ATTUALITà

Sacile

«Il Progetto giovani non è solo luogo di incontro tra i ragazzi e laboratorio di iniziative, ma è soprattutto un servizio radicato nel territorio che dialoga e collabora con tante altre organizzazioni e istituzioni».Parole dell’assessore a Carlo Spagnol che sottolinea la collaborazione «con i servizi sociali dell’Ambito che permette un confronto costante sulla situazione giovanile e sulla prevenzione di comportamenti a ri-schio», e sfocia anche in iniziative di successo come quella del Summer special edition che ha permesso l’estate scorsa per la prima volta di offrire un luogo di aggregazione per una fascia d’età, quella tra i 12 e i 15 anni spesso scoperta da iniziative post scola-stiche».Per l’estate in corso invece, il Progetto giovani ha vo-luto dare risposte precise alle esigenze dei giovani, proponendo corsi e laboratori creativi per ragazzi da-gli 11 ai 15 anni in collaborazione con l’Ambito sociale:

si tengono tre pomeriggi a settimana sul tema della comunicazione. Proseguono inoltre le prove di musi-ca, canto, teatro e scenografie. È previsto un ciclo di incontri per imparare a conservare bene la bicicletta oltre che sul fumetto e di redazione per realizzare un giornalino. Inoltre sarà allestita una mostra sul tema “La creatività”. Infine alcune band di giovani sacilesi eseguiranno concerti in piazza del Popolo nell’ambito di “Estate a Sacile”.L’assessore ricorda che il servizio è al passo coi tempi grazie alla comunicazione interattiva permessa dal sito internet, da Facebook, dalla newsletter all’indirizzo, alla web radio. «Un servizio cresciuto qualitativamen-te nel tempo grazie anche al vincente connubio con la Cooperativa Itaca che da otto anni lo gestisce per conto del Comune e che ne garantisce la professiona-lità e la qualificazione del personale impiegato».

Fonte: Il Gazzettino8 Luglio 2011

Il Progetto Giovani è un servizio radicato nel territorio

Pordenone

Arranca la cooperazione sociale in provincia di Porde-none. Mentre nel resto della regione il mondo delle cooperative registra numeri in significativa crescita, la Destra Tagliamento tiene a fatica quelli degli anni pas-sati. Basti pensare che delle 27 nuove iscrizioni all’Albo regionale delle cooperative sociali effettuate nel 2010, solamente due sono di coop naoniane, contro le sei di Gorizia, le dieci di Trieste e le nove di Udine. È quanto emerge dal Dossier statistico 2011 realizzato dall’as-sociazione di professionisti E-labora sulle tre principali componenti del terzo settore: cooperative sociali ap-punto, ma anche organizzazioni di volontariato e asso-ciazioni di promozione sociale.In provincia di Pordenone hanno attualmente sede 39 delle 224 cooperative della regione (il 17.4%): 12.37 ogni centomila abitanti, contro una media regionale di 18.13. Per la maggior parte, 22, si tratta di realtà di tipo A (quindi per la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi), seguite da quelle di tipo B (attività varie per l’inserimento di persone svantaggiate), 11.

Dal 2006 a oggi il numero delle coop sociali in provincia è passato da 32 a 39, con un trend più in ascesa per quelle di tipo A e una diminuzione tendenziale negli ultimi anni del B. per quanto riguarda la distribuzione geografica, gli organismi sociali si concentrano nell’am-bito urbano (22), seguito da nord, est e sud (cinque per ciascuno) e ovest (due).«Rispetto alle altre zone della regione, nel Pordenonese il numero delle cooperative sociali non cresce - com-menta il casarsese Paolo Tomasin, docente universitario a Trieste e ricercatore di E-labora -. In generale, il 2009 è stato un anno di crisi più di quanto non lo sia stato il 2010, anche se si tratta di una situazione a macchia di leopardo. In ogni caso, le cooperative hanno una maggior capacità di affrontare i periodi di difficoltà». Le ragioni? «Molteplici. Parto da una considerazione si-gnificativa: mentre le altre province dispongono di un Osservatorio sulla cooperazione sociale - rileva -, nella Destra Tagliamento da anni non esiste più un’attività di monitoraggio».

Fonte: Il Gazzettino11 Luglio 2011

Arranca la Cooperazione sociale in provincia di Pordenone

Il Welfare è bene comune, appello a politica e istituzioniLa sussidiarietà è convergenza di responsabilità

Il fattore distintivo Legacoop si traduca in nuove linee imprenditorialiRoma

Abbiamo molto condiviso, nel documento preparatorio e nella relazione di Mauro Poletti (presidente di Lega-coop, ndr), il richiamo e la sottolineatura della natura

di beni comuni una serie di ambiti che costituiscono riferimento per noi tanto sul piano valoriale quanto rispetto alla declinazione delle nostre responsabilità. Il lavoro, la legalità, la salute, e quindi il welfare, sono beni comuni.

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Abbiamo detto che bene comune è il ricostruirsi di una diversa fiducia tra persone, politica e istituzioni, come condizione per dare futuro a questo Paese, per evitare che si prolunghi questa situazione nella quale, come diceva Ilvo Diamanti (professore di Scienze Politiche all’Università di Urbino, ndr), il Paese ha nostalgia di futuro più che un’idea di futuro, e per la verità anche la nostalgia sembrerebbe che si stia annebbiando.Abbiamo infine detto che il primo bene comune per il nostro Paese in questa fase di crisi è che riprenda la crescita e che riprenda in primo luogo soprattutto nel Sud.Credo che dobbiamo riflettere su un aspetto. Quando parliamo di beni comuni, cioè di beni che per defini-zione sono di tutti, il rischio che sempre si corre, e certamente lo stiamo correndo, è che la responsabilità di tutelare tali beni finisca per non essere di nessu-no. Condividiamo che parlare della responsabilità e del ruolo della cooperazione implica una idea di noi e una nostra idea di società, e rimanda alla necessità di su-perare ogni tentazione di delega esclusiva alla politica e alle istituzioni, cercando piuttosto la legittimazione della nostra realtà e del nostro ruolo in quello che fac-ciamo, nella coerenza fra ciò che affermiamo quanto a valori ed obiettivi, e ciò che concretamente facciamo come sistema di imprese.Tuttavia, se è giusto non chiedere alla politica di gio-care tutti i ruoli come ha fatto per molto tempo, credo che non sia meno indispensabile affermare l’esigenza che la politica giochi il suo ruolo, non accettare cioè che la politica e le istituzioni vogliano convincerci che possono non avere ruolo alcuno. C’è un ruolo specifico e proprio della politica, e quindi delle istituzioni, che noi dobbiamo richiamare con ogni forza possibile, per-ché è condizione affinché esista anche il nostro ruolo di soggetti sociali ed economici.Un ruolo, quello della politica e delle istituzioni, che non può limitarsi, come appare accadere in questa fase, alla descrizione delle cose, alla evocazione più o meno suggestiva dei profili culturali e sociologici di un orizzonte di prospettiva, senza invece che si faccia alcuna operazione concreta e percepibile di connes-sione fra la lettura del presente, azione nel presente e investimento per la costruzione del futuro.Il ruolo della politica e delle istituzioni è questo, met-tere specificamente in atto politiche, azioni che inter-vengano sul presente e connettono il presente ad una idea di futuro. Non c’è modo altrimenti di ragionare sul futuro. Il futuro non è domani, non è dopo la crisi, è adesso, è cosa facciamo oggi nel pieno della crisi a determinare il nostro futuro. Chi è abituato a lavorare nelle imprese, quindi a ragionare in termini di strategie di impresa, sa che questo è esattamente quello che si fa. Nessuno ha la bacchetta magica per prevedere il domani, ma la certezza è che quello che oggi si met-te in atto determinerà le condizioni su cui si opererà domani.Oggi c’è la crisi. Di fronte a questo nel nostro Paese si è detto che la “ ricreazione” deve finire, che ci sono degli svaghi che noi non ci possiamo più permettere, e indiscutibilmente lo svago principale è stato indicato

nel Welfare.Abbiamo letto proprio in questi giorni che quella lunga fase in cui si sono strutturati gli elementi sostanziali del pur debole sistema di welfare italiano, non serve più discuterla, valutarla, magari criticarla: quello che bisogna fare è dimenticarla.Poletti sottolineava che per noi la priorità è l’uscita dal-la crisi, non il partecipare al dibattito sulla attribuzione delle colpe rispetto alla crisi. Tuttavia non credo pos-siamo accettare come dato di fatto che il sempre ri-chiamato superamento delle ideologie del Novecento, che ci trova per diversi aspetti d’accordo, voglia dire l’affermarsi di una nuova e non meno pregnante ide-ologia, di cui vediamo ogni giorno i segni, quella che si fonda sulla negazione dei dati di realtà. Quella che rischia di far passare per modernità, per superamento del passato e spinta verso il futuro, un dato di fatto che sta nella realtà, e che è quello del peggioramento delle condizioni di vita delle persone in Italia, dell’im-poverimento di fascia crescente dei nostri cittadini e di tante famiglie e della distanza che aumenta di giorno in giorno nelle condizioni di vita fra le regioni meridio-nali e quelle del resto del nostro paese.

Se noi pensiamo che questa sia la modernità pensia-mo ad un futuro del quale ci dobbiamo chiedere se corrisponde alla nostra idea di società. Io credo che noi non lo possiamo fare. Si è detto che la risposta mo-derna e sostanziale a questi momenti di crisi è “ meno stato più società’”. Maurizio Sacconi (attuale ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ndr) poi diceva “ meno stato vuol dire stato migliore, stato più efficien-te” e noi su questo possiamo anche essere d’accordo. Il fatto è però che se guardiamo la realtà, quello che stiamo vedendo di questo miglioramento è la riduzione fino all’azzeramento dei fondi per le politiche sociali, per la non autosufficienza, per le famiglie, per il con-trasto alla povertà. E pur partendo l’Italia da una spesa sociale inferiore a quella del resto dell’Europa, questo ci sta portando a non avere di fatto una significativa o percepibile presenza di una spesa sociale nazionale a disposizione dei cittadini e dei territori.Quello che noi stiamo vedendo di questo miglioramen-to è il fatto che nelle regioni meridionali i tempi di pa-gamento che erano già “virtuali” sono a questo punto un “mito” (36 mesi non sono un ritardo, sono un’altra cosa) e quando si è parlato di riorganizzazione del si-stema, di lotta agli sprechi, l’unica lotta allo spreco che abbiamo visto è il fatto che si stanno chiudendo i servizi per le fasce più deboli, si stanno rimandando nelle e sulle famiglie i problemi. E mentre si parla di protagonismo della società, si sta impoverendo fino al rischio di scomparsa, soprattutto nelle regioni meridio-nali, quel tessuto di imprenditoria sociale che è fonda-mentale per pensare ad una prospettiva di ripresa e di sviluppo anche di questi territori. Questi sono i dati di fatto che i cooperatori sociali hanno denunciato in questi mesi, insieme a molti altri soggetti, a Napoli, in Sicilia e in altri territori del Paese.Siamo convinti che nel sollevare questi problemi non stiamo ponendo una questione di interesse solo set-

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toriale, che riguardi soltanto la cooperazione sociale. E’ tutto il movimento cooperativo, è tutta l’impresa cooperativa che per le sue caratteristiche ha bisogno di avere intorno non lacerazione sociale crescente ma coesione sociale crescente. E’ tutta la cooperazione che ha bisogno non di un aumento del distacco fra cittadini e istituzioni ma di un avvicinamento e di una crescita di fiducia. E dunque questo tendenziale azze-ramento dell’investimento sul welfare è un problema che riguarda insieme alla cooperazione sociale tutta la cooperazione, perché rappresenta il venir meno di un investimento su quel futuro nel quale tutta la coopera-zione vuole disegnarsi una prospettiva di sviluppo.Dunque su questi aspetti, sulla modificazione di questa situazione, noi sottolineiamo con forza il tema della re-sponsabilità pubblica precisa e non eludibile a cui dob-biamo richiamare non da soli le istituzioni e la politica, perché questo dice la Costituzione italiana, chiedendo in primo luogo che siano ripristinati i fondi di base per le politiche sociali di questo Paese.In secondo luogo chiediamo che ci si decida finalmen-te, da parte di chi ne ha la responsabilità primaria, istituzioni e politica, a definire, a fronte delle tasse che si ricevono dai cittadini, e che devono essere fatte pa-gare, quali sono i livelli essenziali di servizio che ai cit-tadini italiani devono essere garantiti in tutte le regioni del nostro Paese. Lo si faccia tenendo conto della crisi, ma ci si decida a dare questo riferimento, mentre si struttura un assetto federalista, piuttosto che evitarlo attraverso percorsi più o meno tecnocratici di defini-zione di costi standard scissi da qualsiasi percorso che faccia riferimento ad obiettivi di equità e solidarietà.In terzo luogo crediamo e chiediamo che quel percor-so che viene definito efficienza nella spesa e lotta agli sprechi, e che molto più concretamente chiameremo di necessaria riorganizzazione degli assetti del welfare, sia un percorso che esce dai proclami ed acquisisce concretezza. C’è un grande problema in questo Paese che si chiama non autosufficienza, e intorno a questo, ad esempio, vanno ricostruiti assetti di welfare appro-priati ed aggiornati, ma non è quello che si sta facendo pur affermando che questo è la priorità. Quello che si sta facendo è la riduzione dei servizi, e in molti casi il loro azzeramento.Infine, crediamo che ci sia da rinnovare e rafforzare ancora l’iniziativa sui tempi di pagamento, una questio-ne che deve vedere impegnati non solo le cooperative sociali e di lavoro, ma anche le altre realtà imprendi-toriali e le stesse organizzazioni sindacali. E’ questa la nostra idea di sussidiarietà, una sussidiarietà cioè che si definisce come convergenza di responsabilità, come un processo che vede convergere su obiettivi comuni, quelli legati ai cosiddetti beni comuni, la responsabilità di soggetti diversi, ma senza che nessuno di essi possa far venir meno la propria.Nell’esercitare la propria specifica responsabilità, la co-operazione Legacoop può mettere in campo un fattore distintivo sostanziale, che molti altri soggetti non han-no nella stessa misura. E’ l’aver maturato una espe-rienza peculiare e importante, diffusa in tutto il Paese, sia sul piano della organizzazione in forma imprendi-

toriale della domanda (con la cooperazione di utenza, la mutualità volontaria e le stesse forme assicurative) che sul piano dell’organizzazione imprenditoriale tanto dell’offerta di servizi alle persone (con la cooperazione sociale, la cooperazione tra medici di medicina gene-rale, le esperienze progettuali che coinvolgono com-ponenti importanti della cooperazione di lavoro), che di attività finalizzate all’inclusione sociale, attraverso l’inserimento lavorativo di persone soggettivamente deboli sul mercato del lavoro.Si tratta per noi di mettere a frutto questo fattore di-stintivo, e tradurlo nella promozione e nello sviluppo di ulteriori e nuove concrete esperienze imprenditoriali da proporre ai territori e alle comunità. E’ un lavoro che già si è avviato con l’impostazione del Progetto Salute, e pensiamo sia una priorità da sviluppare nel prossimo mandato. È senza presunzione, ma anche con orgoglio, che possiamo dire che la cooperazione sociale è uno degli assi portanti di questo percorso.

Sono passati venti anni dalla legge 381 che ha defini-to normativamente la cooperazione sociale. Crediamo che insieme alle cooperatrici ed ai cooperatori sociali, tutto il movimento cooperativo possa sentire orgoglio e onore, poiché un settore non tradizionale, ma per tanti aspetti innovativo nella storia della cooperazione di questo Paese, in questi 20 anni ha messo radici pro-fonde nei territori, si è sviluppato imprenditorialmen-te, e da oggi lavoro a circa centomila persone (e non parliamo di lavoro precario, ma di lavoro strutturato, regolare e tutelato), e risposta ad oltre un milione e mezzo di persone e famiglie, anche nelle regioni del sud (il 35% delle nostre cooperative sta nelle regio-ni meridionali), rappresentando un fattore certo non marginale di infrastrutturazione sociale di questo Pa-ese.Un settore, credo non vada dimenticato, dal quale vie-ne, lo ha evidenziato questa stagione congressuale, un contributo non irrilevante al rinnovamento e al con-solidamento della classe dirigente di questa organiz-zazione, anche nel rendervi possibile una presenza più adeguata di cooperatrici, e su questo aspetto noi vo-gliamo andare avanti, perché anche questo è un bene comune di questa organizzazione e di questo Paese. E ci aspettiamo segnali di coerenza da questo punto di vista da tutta l’organizzazione in tutti i suoi livelli.Infine, in merito agli assetti di governance dell’orga-nizzazione, credo che, rispetto agli impegni che atten-dono noi e tutta Legacoop, sia davvero prioritario che nei prossimi mesi si porti finalmente a compimento ciò che ancora in sospeso è rimasto, a partire dalla regola-mentazione adeguata del sistema della contribuzione associativa, e questo soprattutto perché difficilmente noi potremmo ragionare di mantenere e sviluppare la capacità di innovazione di questa organizzazione se non aggiorniamo su basi di equità e di chiarezza il si-stema delle risorse disponibili per ciascuna parte.

Paola MENETTIPresidente Legacoopsociali

Fonte: Legacoop

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22 La Gazzetta | Agosto 2011EVENTI

Casa per ferie San GiovanniGiochintavola il 10 settembre a Barcis

Incontro ludico-creativo tra i soci ItacaBarcis

Preparatevi a cooperare per salvare il mondo dalle malattie, a tradire nel momento opportuno, vivere nel selvaggio West, coltivare campi, guidare una formula 1, gridare di gioia “Tokio Train”, prendere a clavate in testa i vostri colleghi (sul serio!) ecc. ecc.L’associazione ludico culturale Coccinelle rosa in colla-borazione con la Cooperativa Itaca, il giorno 10 settem-bre organizzano una notte di giochi in quel di Barcis. L’associazione metterà a disposizione una cinquantina di giochi da tavola per tutti i palati. Per scegliere e gio-care si potrà consultare il menù oppure farsi consigliare dai vari ludotecari presenti. Il cui compito sarà anche quello di mettere i giocatori o aspiranti tali nelle condi-zioni di cominciare a giocare e divertirsi nel più breve tempo possibile. L’obiettivo principale di questa espe-rienza è trascorrere del tempo piacevole e spensierato

scoprendo o riscoprendo la cultura del gioco.Perché? Perché il gioco è una cosa seria!I motivi per cui è importante “continuare a giocare” sono i più disparati, non preoccupatevi se pensate che “a voi i giochi da tavola non piacciono”. Esiste una tale varietà di giochi (ogni anno ne escono centinaia) che si-curamente esisterà un gioco adatto a voi... perché non esistono persone inadatte a giocare ma esistono giochi adatti ad ogni persona, si tratta solo di individuare il gioco giusto e le giuste condizioni.

La quota di iscrizione, comprensiva di cena e colazione, è di 10 euro.Info, iscrizioni e curiosità: Roberto Pestrin 340 2928187 [email protected] e Walter Mattiussi 340 00288 88 [email protected] avverte che le iscrizioni sono a numero chiuso in funzione dei posti letto.

Tavagnacco

Il Centro Gravi e Gravissimi è in piena attività. Lo ha confermato l’assessore alle politiche sociali Adriano Piuzzi dopo la visita al centro di via Gervasutta. La vi-sita, alla quale hanno preso parte anche i componenti della Commissione politiche sociali, è stata anche l’oc-casione per un incontro con i genitori dei ragazzi che frequentano il Centro. Come noto, la struttura si arti-cola in due distinti servizi: la Residenza protetta e l’an-nesso Centro diurno.Attualmente gli ospiti presenti nel Centro diurno sono 21 a fronte di una ricettività pari a 25 utenti. Nella re-sidenza protetta gli ospiti sono 10 a fronte di una ri-cettività a regime pari a 20 persone più 4 emergenze. «Dalla viva voce dai genitori dei pazienti – ha rilevato Piuzzi – la grande soddisfazione per l’attività avviata dal Centro Gravi-gravissimi rivolta soprattutto all’altissima qualità dei servizi di assistenza forniti».L’assessore Piuzzi ha poi fatto il punto sull’attività in corso. «Per entrambe le strutture – ha spiegato – la scelta condivisa è stata quella di un’attivazione gradua-le. Quanto alle modalità di individuazione dell’utenza e di programmazione dell’inserimento al servizio – ha ribadito Piuzzi – l’ammissione di un utente è decisa in seno al gruppo tecnico di coordinamento dei servizi per l’handicap e con le assistenti sociali, a loro volta componenti del Gruppo tecnico. Per quanto riguarda l’organizzazione del servizio rispetto agli interventi mul-tidisciplinari, si sono attivate sinergie con operatori del Distretto sanitario di Udine relativamente agli aspetti infermieristici e riabilitativi e si sono svolti vari incontri

con i referenti infermieristici e di neuropsichiatria in-fantile. A fronte della complessità dei problemi sanitari, riabilitativi, assistenziali, educativi e sociali che la di-sabilità comporta – ha proseguito Piuzzi –, e al fine di assicurare un agire coordinato e integrato nell’ambito della presa in carico della persona disabile, lo strumen-to organizzativo utilizzato è il lavoro di gruppo multi professionale e interdisciplinare in grado di definire il li-vello di funzionamento della persona disabile e, coeren-temente a questo, di definire gli interventi necessari».Fondamentale per l’assessore Piuzzi, il fatto che per tutti i passi finora compiuti «c’è sempre stato un lavoro con-diviso che la Provincia ha realizzato assieme all’Azien-da sanitaria, alla rappresentanza della Conferenza dei sindaci, al Comitato provinciale di coordinamento delle associazioni delle persone disabili, alle associazioni in-teressate del territorio e alla Commissione provinciale politiche sociali. L’assessorato alle politiche sociali in-fatti si è fatto promotore di un’attività di diffusione e di consultazione a livello territoriale per addivenire ad un modello gestionale condiviso. L’analisi del modello di gestione del Centro – ha proseguito - si è svolta in forte integrazione con diversi attori coinvolti per cogliere le interdipendenze organizzative e politiche per proporre un modello condiviso di governance struttura».La Provincia, lo ricordiamo, in qualità di ente proprie-tario, ha concesso in comodato gratuito l’immobile all’Azienda per i Servizi Sanitari. L’Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “ Medio Friuli” garantisce la gestione e l’organizzazione con le modalità ritenute più opportu-ne ed idonee con l’osservanza dei principi di efficienza, efficacia, economicità e trasparenza. Il Centro diurno,

Attivazione graduale per Residenza protetta e Centro diurno

Csre in piena attivitàNel personale anche tre operatori socio-assistenziali della Cooperativa Itaca

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23La Gazzetta | Agosto 2011EVENTI

Alla ricerca di un po’ di frescoPortogruaro

Il caldo quest’anno ha deciso di arrivare prima del pre-visto, così ci siamo ritrovati a maggio le temperature estive di luglio (come dice sempre il buon Pietro)! Ov-viamente anche quella domenica il sole e l’umidità non ci hanno risparmiati e gli effetti sul fisico si sono fat-ti sentire già di prima mattina: un po’ di nervosismo, stanchezza muscolare, scarso appetito.. insomma, l’unica cosa che avrebbe potuto tirare su il morale della comunità “Casa & piazza” poteva essere un bel bagno al mare, o perlomeno un pediluvio.Pronti, via!Tutti in furgone per la prima tappa di questa afosa gita-rella... bar. Un caffettino per recuperare qualche ener-gia e di nuovo in viaggio, destinazione Brussa.Qualche cantata, cantata a squarciagola, per ingannare il tempo ma il caldo sembrava aumentare sempre più e, nonostante tutti i finestrini fossero abbassati, di vento non ne entrava nemmeno un alito… sembrava di avere un asciugacapelli perennemente puntato verso di noi, un coro di lamenti si leva, “abbiamo caldo”, “facciamo una pausa”, sbuffi, nervosismo e allora…

Dall’autostrada usciamo a Portogruaro e con decisio-ne unanime e democratica il gruppo vacanza decide: gelato, gelato! (ci vediamo obbligati a prendere una decisione drastica: cerchiamo immediatamente una ge-lateria!). La fortuna ci è amica, ne troviamo una prima di arrivare in centro; fermiamo subito il furgone, tutti giù a goderci finalmente il meritato refrigerio!Gelato buonissimo, in cono o coppetta, nel giro di 2 minuti ognuno di noi aveva già la sua “porzione di fre-sco”! Tutti pronti per il ritorno a casa e notiamo che già il clima generale ha subito un forte miglioramento: tutti sono più tranquilli e qualcuno ha ancora in bocca il sapore di cioccolata, fragola, vaniglia... con il sottofon-do di Radio Italia Anni ‘60 pian piano torniamo verso Cordenons, percorrendo una strada alternativa alla so-lita, più lunga, godendoci il panorama di campi e verde natura, che non fa mai male.Il bagno in mare è saltato, peccato… però forse quel-la domenica, in qualsiasi posto fossimo andati, la sola cosa di cui avevamo veramente bisogno era... un bel gelato.

Ilenia NOCENTE

servizio socio assistenziale attivo dalle ore 8.30 alle ore 16.00, dal lunedì al venerdì, per almeno 220 giorni l’an-no e può ospitare un massimo di 25 persone con disa-bilità grave e gravissima, ha iniziato la propria attività a metà aprile. L’attività della Residenza protetta, aperta

24 ore su 24 ore tutti i giorni dell’anno, ha preso il via a metà dello scorso mese di giugno.

Provincia di Udine

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24 La Gazzetta | Agosto 2011EVENTI

Animazioni, spettacoli, laboratori di manualitàCjase nestre tra Pozzuolandia e Nasi rossi

Emozioni e creatività grazie all’associazione FriulclaunUdine

Tra Pozzuolandia e Nasi rossi gli ospiti della Comunità al-loggio Cjase Nestre, accompagnati dagli operatori della struttura, hanno partecipato con grande entusiasmo ed emozione a Udine a due appuntamenti di grande succes-so organizzati dalla associazione Friulclaun.Domenica 8 maggio si è svolta la 7^ edizione di “Insieme a Pozzuolandia”, si tratta di una grande manifestazione dedicata a tutti i bambini e le loro famiglie con animazio-ni, spettacoli, laboratori di manualità e creatività, giochi all’aperto calibrati per accontentare tutte le età e per in-trattenere l’intera famiglia. “Dire, fare, giocare… coloria-moci di noi” è un laboratorio creativo che ha permesso a tutti di giocare colorando il proprio viso a piacimento, la scelta era molto vasta, le possibilità spaziavano dai per-sonaggi dei cartoon agli animali, come il gatto o la tigre e per finire spunti dalla natura, da ciò che ci circonda, come il fiore. In questo modo ognuno ha potuto espri-mersi dando voce alle proprie emozioni e libero sfogo alla propria creatività, interpretando la propria fantasia

ed entrando così nello spirito della giornata di festa. Non sono mancati attimi di ironia e spensieratezza, come l’idea di travestirsi con parrucche per immortalare il mo-mento con tanta simpatia. La giornata si è conclusa con spettacoli di ballo molto apprezzati da tutti.Il 22 maggio poi in piazza San Giacomo è stata la volta della “Giornata del Naso Rosso”, manifestazione giun-ta anche alla 7^ edizione. Una giornata all’insegna del sorriso per conoscere e sostenere la Clownterapia. Un momento per condividere la missione di gioia e lanciare un messaggio di interculturalità e fratellanza. Durante la manifestazione sono stati distribuiti nasi rossi a tutti e ognuno ha potuto esprimersi in un contesto di gioia con spettacoli, animazione, intrattenimenti e tanto colore.Queste giornate di svago e divertimento hanno permes-so la continuità del progetto intrapreso da alcuni anni dalla Comunità Cjase Nestre con alcuni volontari della associazione Friulclaun coordinata da Florinda, socia di Itaca.

Silvana LATUCA

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25La Gazzetta | Agosto 2011

Cervignano del Friuli

C’era una volta, in un passato non troppo remoto, un grande campo incolto perso nelle campagne intorno a Cervignano.Un bel giorno un’idea colpì il gran capo del villaggio e così fu deciso: “Si costruirà una bellissima casa azzurra per l’esclusiva gioia dei più piccini!”.Spuntò un bel giorno di primavera ed era proprio un incanto, tutta d’azzurro cielo dipinta e circondata da uno splendido giardino.I più piccini entrarono timidamente in quel luogo pieno di sole tutto per loro. C’è un profumo di legno e giochi nuovi e visi sorridenti…C’è fata Francesca, tanto dolce e splendida lettrice di fiabe, fata Tiziana frizzante e salterina, fata Barbara con un gran dono per il disegno, fata Marilena bion-da che diletta i bimbi con la sua pastella speciale, fata Marilena mora che trascina i bimbi in percorsi avven-turosi, fata Giovanna che ci incanta con le storie, fata Mariarosa che canta, balla, salta e fa impazzire di gioia i piccoli, fata Roberta, calma e paziente con tutti i tati più birbanti, mago Mariano che gioca spensierato, fata Monica, la fantasiosa narratrice di storie meravigliose, fata Elena, la fata burlona…Ma con tutte queste dolci fate come si fa a regnare su questi bellissimi bimbi scatenati?Niente paura, abbiamo la streghetta Anna che mette tutti in riga a suon di girotondi!

E se la strega Anna strilla a più non posso? Tranquilli, arriva Maga Mimma che dal focolare con le sue magie riesce sempre a trovare il dolce giusto per rabbonirla…Nel frattempo la gnoma brontolona Fede gira e va come una trottola, aiutata in questa fantastica baraonda dalla folletta Nancy.Quest’anno è stato lungo e vario, qui intorno il gran-de prato è cosparso di nuove case che, come i funghi dopo la pioggia, sono spuntate all’improvviso. I nostri cuccioli d’uomo si sono dilettati ad osservare dalle mille finestre i camion e le gru e le betoniere che ogni giorno scaricano cemento e terra e mattoni.La primavera è arrivata e se n’è andata, i piccoli cuccioli sono cresciuti e finalmente sta arrivando il meritato ri-poso per le nostre fate, maghe, streghe e folletti.

Un ultimo saluto

Due anni son passatiCon voi e i bimbi amati.E’ un gran dispiacereMa questa reggia devo lasciare.Adoro la vostra gioia,il vostro spirito, l’ardore.Nel vostro lavoro non c’è noiaMa voglia di fare e tanto amore.Un caldo abbraccio a tutte voi,Itaca è grande, chissà, prima o poi…

Fede, la Gnoma Brontolona

EVENTI

C’era una volta…

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26 La Gazzetta | Agosto 2011EVENTI

Assistenza domiciliare in un contesto diversoGita nelle terre dei Dogi in festa

La soddisfazione dei beneficiari del servizio

Portogruaro

In occasione dell’evento “Terre dei Dogi in festa” a Portogruaro, il servizio di assistenza domiciliare di Itaca ha promosso la partecipazione attiva e la co-operazione di anziani ed operatori del servizio, che si sono impegnati al fine di permettere agli utenti di conoscere un contesto diverso da quello strettamente familiare e lavorativo. L’esperienza si è dimostrata per tutti emozionante e coinvolgente.Convinti della positività di tale iniziativa, noi opera-tori abbiamo condiviso con piacere il “progetto gita”, seppur impensieriti per il fatto che i partecipanti tra loro non si conoscevano. Le nostre preoccupazioni da subito si sono rivelate vane, poiché, favoriti forse dal-la splendida giornata di sole, forse dal pittoresco e gioioso contesto, non hanno avuto alcuna difficoltà a socializzare tra loro.Erano tutti entusiasti e curiosi come bambini, noi ca-richi di adrenalina e bramosi di dimostrare loro che ci piace essere presenti anche in attività che prescindo-no dall’ambito lavorativo. È stata una preziosa oppor-tunità per riscoprire la gioia di brevi momenti trascorsi

in compagnia.Quel sabato mattina, ognuno di noi con la sua natu-ralezza ha determinato la riuscita di quella semplice passeggiata che, alla fine, ha arricchito un po’ tutti. Sono state importanti le lamentele di E., spazientito per la tendenza tutta al femminile di fermarsi ad am-mirare allettanti bancarelle cariche di un’infinità di og-gettini, tutti caratterizzati da storie particolari.Sono state importanti le richieste di protrarre l’usci-ta dopo il pranzo e di rivivere l’esperienza in futuro;. Come sono state importanti la spensieratezza e le manifestazioni di apprezzamento e riconoscenza per il nostro tempo e le nostre energie, ma anche i volti adombrati dei beneficiari del servizio, dovuti al ram-marico per la bella mattinata ormai giunta al termine.Essere presenti in quella giornata ci ha valorizzati ed arricchiti, la loro soddisfazione era la nostra. La bella giornata, infine, ha funto da teatro a quella coreogra-fia, dove ognuno di noi è stato, al contempo, attore e regista di quello spettacolo che si chiama vita.

Carla GIUSEPPIN

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Maniago

Complessivamente sono stati oltre 130 i presenti, gli atleti diversamente abili, in un bocciodromo pieno di persone entusiaste, si sono esibiti in applaudite gioca-te. C’è stato poi il pranzo, momenti di animazione e le premiazioni finali.Il Centro diurno per Disabili di Maniago – gestito dall’Ass6 - era presente con 16 ragazzi diversamen-te abili, 9 operatori e 15 genitori, la Comunità “Casa Carli” – gestito dalla Coop Itaca - con 9 ragazzi di-versamente abili e 3 operatori, il Laboratorio Socio-occupazionale di Barbeano (ancora dell’Ass6) con 11 ragazzi diversamente abili, 6 operatori e 6 genitori, l’associazione Anffas “Va e Vieni” di Pordenone con 6 ragazzi diversamente abili e 3 operatori e il Ceod Airo-ne di Porcia con 4 ragazzi e 2 operatori.Agli istruttori volontari della Bocciofila Violis Maniago, Sante Luca Basso, Gianfranco Fa-mea, Lino Perin, Claudio Rosa Ga-staldo e Tiziani Pioli, è andato un caloroso applauso per l’impegno che dedicano tutto l’anno a favore dei ragazzi.I soci e collaboratori della Boc-ciofila Violis Maniago hanno col-laborato alla buona riuscita del-la manifestazione in un clima di festa. Una giornata, insomma, quella trascorsa all’Area Violis da ricordare. Un segno di amicizia che, peraltro, la “Violis” offre abi-tualmente ospitando i ragazzi del

Centro diurno e di Casa Carli di Maniago che al venerdì frequentano il bocciodromo per svolgere attività mo-torie e ricreative.All’incontro erano presenti anche il presidente della Cooperativa San Mauro, Giancarlo Boaretto, il nuovo presidente della Lega Handicap di Maniago, Giovan-ni Bonavolta, e dirigenti di associazioni sportive della Città.A ricordo della giornata, ai Centri di accoglienza par-tecipanti il presidente della Bocciofila Violis, Giorgio Polo, ha consegnato una targa mentre a tutti i ragazzi diversamente abili e ai loro istruttori è stato offerto un portachiavi e un berrettino.Alla fine, gli istruttori della Bocciofila Violis Maniago unitamente agli operatori del Centro diurno e della Comunità Casa Carli hanno stabilito di riprendere l’at-tività bocciofila del progetto “Sport & Disabilità” subito dopo le ferie estive.

Bocciofila Violis per il sociale

Sport e solidarietà: l’unione che dà forzaCasa Carli alla riuscitissima giornata dedicata alle persone diversamente abili

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Pordenone

Un intero quartiere fa rivivere per una sera, grazie alla compagnia amatoriale Il Circolo delle Idee, la celeberrima favola del Gobbo di Notre Dame, conosciuta al grande pubblico anche grazie ai recenti successi nazionali di Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante e all’intramontabile Gobbo di Notre Dame della Disney Production. Proprio da queste due imponenti produzioni hanno preso forma la storia e l’intreccio musicale de Il Campanaro di Notre Dame, l’appuntamento ad ingresso libero previsto lo scor-so 15 giugno sul Sagrato della Chiesa Cristo Re a Villanova di Pordenone.A supporto del lavoro artistico della compagnia di Villa-nova, composta dai neo attori frequentanti il Circolo delle Idee, tanti residenti del quartiere, operatori delle coope-rative sociali Acli, Fai ed Itaca, nonché del Dsm di Porde-none. Fitta la sinergia che, oltre al patrocinio del Comu-ne di Pordenone, ha visto coinvolti il Coro della Chiesa di Cristo Re e della Parrocchia tutta, Bottega del Legno della Coop. Acli assieme alla Circoscrizione, Associazione Festa in Piassa e due gruppi di ballerini dell’Associazione sportivo-culturale Timba di Sacile.Quando la riabilitazione diventa arte e il disagio si trasfor-ma in vera risorsa di relazione, ecco che progetti come

Successo per il musical a Villanova

Un intero quartiere coinvolto nel Campanaro di Notre DameLa leggenda del celebre Gobbo in scena con Il Circolo delle Idee

questo spettacolo si arricchiscono di un grande senso so-ciale ma anche di crescita personale. “Dopo il successo e l’entusiasmo che l’anno scorso ha portato lo spettacolo Forza Venite Gente, continuare l’avventura è stato direi spontaneo, naturale - racconta Ivana Foresto, operatrice Fai e referente del progetto - , con la consapevolezza che questa volta ci sono tante più aspettative nei nostri con-fronti. Ormai abbiamo un pubblico che ci segue!”.Lo spettacolo scelto era estremamente articolato e com-plesso, le parti recitate molto più numerose rispetto allo spettacolo precedente. “In tutti questi mesi di prove ci sia-mo confrontati in modo diretto con la nostra voce, mimi-ca, memoria ed espressività. Non si tratta più di fare solo delle coreografie, sintonizzando il movimento personale a quello dell’altro, ma di calarsi nella vita e nei pensieri di un personaggio, parlando per lui ed esprimendo un intreccio di emozioni forti e controverse. L’amore e la gelosia, la rabbia, la frustrazione e la capacità di perdonare, la gioia e la paura, il rispetto e il desiderio. Per rappresentarle bi-sogna esserne consapevoli, cercare un rapporto empatico con il proprio personaggio, fare quindi un percorso impor-tante sul proprio mondo emotivo - conclude Ivana Foresto -. Un’esperienza nuova quindi, una crescita nell’impegno, nelle responsabilità, nella consapevolezza di sé, e noi ab-biamo accettato la sfida!”.

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Muggia (1)Carissimi…

In cusina de Etta e a cior gelato

Muggia

Con questo editoriale vorrei mettere in risalto la gran-de professionalità del personale che opera all’interno della casa di riposo, in questo momento di transizione tra la cooperativa uscente la Elleuno e il nuovo Consor-zio Welcoop vincitore della gara di appalto.Infatti nonostante il momento particolare di importanti cambiamenti non sono mai venuti meno alla propria professionalità e all’impegno che dimostrano sempre nei confronti degli anziani affidati alle loro cure.In questa frase transitoria il Consorzio Welcoop si è trovato proprio in mezzo all’organizzazione della festa di Pasqua e di altre attività già programmate. Si è ini-ziato con l’emozionante uscita al Teatro Verdi di Muggia ad’ascoltare la splendida esibizione della Filarmonica di Santa Barbara, per passare poi alla raccolta in campa-gna dei rami di Ulivo che poi gli anziani hanno tagliato e confezionato in tanti piccoli ramoscelli, poi benedetti dal parroco e distribuiti la domenica delle Palme.Nella settimana antecedente la Pasqua si sono susse-guiti i vari laboratori creativi per addobbare la casa di riposo, in cusina de Etta sono state colorate le uova su indicazione delle anziane di come e con che cosa

le pitturavano ai loro tempi. Il giorno dopo per l’occa-sione e per far partecipare più anziani, il laboratorio di cucina lo abbiamo fatto in sala da pranzo, ed è stato veramente emozionante vedere 24 anziani cimentarsi nel fare 100 Titole ognuno a modo suo, una volta cot-te sono state insacchettate, per poi essere benedette durante la Santa messa Pasquale celebrata dal parroco in casa di riposo.Durante la Festa di Pasqua alcuni Anziani hanno letto delle poesie molto toccanti e più di qualche familiare presente alla festa si è emozionato nell’ascoltarle, poi ci sono stati i saluti dell’assessore alle politiche sociali Giorgio Kosic e la distribuzione di uova di cioccolato da parte dell’amministrazione comunale.Infine abbiamo organizzato due uscite, una a cior ge-lato a Muggia e l’altra molto emozionante a San Lo-renzo.E con questo vorrei ringraziare gli anziani, le operatri-ci, gli operatori, tutto il personale della casa di ripo-so, familiari e volontari che hanno reso possibile tutto questo.

ToninoAnimatore Casa di riposo di Muggia

Muggia (2)Acqua 2011 Sos caldo Bevi acqua

Fruttuosa la sinergia tra Ricremattina progetto giovani e gli anziani della Casa di riposo

Muggia

E arrivata l’estate con le giornate più lunghe, sole e caldo, il mare e le vacanze. Ci sono persone però che in questo periodo devono prestare particolare atten-zione alla propria salute: gli anziani, i bambini, gli ammalati cronici… Colpi di calore e scarsa attenzione all’idratazione possono causare a loro ulteriori disturbi e problemi. In tanti ci mettono in guar-dia, pubblicità, giornali, volantini ci forni-scono utili indicazioni comportamentali: prevenire è meglio che curare! Ma forse siamo già tutti stufi della pubblicità che ci bombarda da ogni angolo, a volte utilizza linguaggi e riferimenti poco chiari, trop-po lunghi, ambigui, spesso abbiamo l’im-pressione che ci vogliano vendere qual-cosa di cui non abbiamo bisogno, che ci vogliano imbrogliare...Ci sono però questioni e argomenti sui quali dobbiamo essere opportunamen-te informati, per il nostro bene. Chi può spiegare con parole semplici e chiare ad un anziano cosa è opportuno e saggio fare per evitare i problemi legati all’emer-

genza caldo? Sicuramente un altro anziano, con il lin-guaggio di un vissuto comune.Queste semplici ma ovvie considerazioni stanno alla base dell’iniziativa promozionale arrivata ormai alla 5^ edizione, attivata dalla Casa di riposo e dalla sede mug-

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gesana del terzo Distretto sanitario. Le/i ragazze/i del Ricremattina progetto giovani e gli anziani della Casa di riposo, adeguatamente stimolati dall’animatore e dalle operatrici/ori, hanno raccolto in alcune frasi par-ticolarmente incisive i messaggi da indirizzare ai co-etanei sull’importanza dell’acqua e dell’idratazione, e l’infermiera Graziana ha indicato le prassi di massima da adottare per evitare i rischi per la salute conseguenti alle elevate temperature estive.La documentazione prodotta in questi 5 anni e stata esposta in piazza Marconi Muggia, dove per l’occasione hanno partecipato gli anziani seguiti a domicilio e della casa di riposo. Le/i ragazze/i del Ricremattina progetto giovani hanno distribuito acqua e un giornalino che riassumeva i cinque anni di prevenzione alla disidratazione, le/i ragazze/i si sono improvvisati giornalisti intervistando con un questionario la popolazione sui rischi della disidra-tazione, colpi di calore, sullo spreco dell’acqua e su come ci si può dissetare con il cibo.A fine mattinata c’è stato il momento più emozio-nante: su dei palloncini gonfiati sono state appese delle lettere colorate dagli anziani che compone-vano il motto di questa manifestazione “ACQUA 2011 S.O.S. CALDO BEVI ACQUA”. Ed è così che i nostri anziani assieme a ragazze/i - già giornalisti,

scrittori, poeti, pittori, attori, ginnasti, cuochi e sarte - hanno scoperto con successo l’arte della pubblicità o della “reclame”… c’è sempre tempo per imparare …e anche per insegnare …E … arrivederci ad Agosto-Settembre con la seconda parte di questi bellissimi e costruttivi incontri intergene-razionali con i laboratori di cucina, sartoria e di antichi mestieri e tradizioni Muggesane-Istrovenete.

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Muggia (3)Casa in festa per i 109 anni di Maria Sasso

Sulle ali del “Vento” di Beniamino GigliMuggia

Maria Sasso, nata a Muggia il 15 luglio del 1902, 109 anni fa, nella casa con il poggiolo di fronte al Duomo. Era la terza di sei fratelli. Vive la sua infanzia fra stenti, tribolazioni, miseria e due guerre a dir poco, ma con tenacia, coraggio e volontà “su le maniche che avanti bisogna andar!”.Si sposa con Tian, marittimo, e si trasferisce a Fiume. Rimane vedova ancora giovane e affronta la vita con determinazione.Negli anni ’90 ritorna a Muggia, viene accolta in Casa di riposo, dove nonostante la sua cecità si è mantenuta autonoma a lungo, facendo sentire la sua presenza in maniera molto forte, pronta a redarguire sempre tutti a prova del suo carattere forte e autoritario.Ha sempre avuto cura del suo aspetto, ancora oggi ci tiene ad essere in ordine; ama andare dalla parruc-chiera ed ha voluto l’intervento del dentista per per-metterle di mantenere una masticazione adeguata. Sulle sue labbra escono spesso le parole della sua canzone preferita: “Vento” di Beniamino Gigli e, “con

sta canson che in gioventù te ricorda l’amor che un tempo fù, alla tua veneranda età, el prossimo anno se ritroveremo qua!”.Auguri Maria!

Iolanda PIPPIA e Antonino FERRARO

Precise Parole180.archivio critico della salute mentale

Marco Cavallo. Da un ospedale psichiatrico la vera storia…Una collana editoriale per conoscere, discutere e ritrovare le ragioni di un cambiamento epocale

Trieste

Con l’imminente uscita nelle librerie del libro di Giu-liano Scabia Marco Cavallo. Da un ospedale psichia-trico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del teatro e della cura (Edizioni alphabeta Verlag), intraprende il suo cammino la collana editoriale 180 archivio critico della salute mentale, diretta da Dell’Acqua, Nico Pitrelli e Pier Aldo Rovatti.La collana nasce dal comune interesse intorno alla questione della salute mentale da parte del di Sa-lute Mentale di Trieste, del Laboratorio di Filosofia Contemporanea dell’Università di Trieste, della Con-ferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, del Master in Comunicazione della

Scienza della SISSA di Trieste, del WHO Collaborating Centre for Research and Training in Mental Health di Trieste e del Forum Salute Mentale.Entrare nel mercato editoriale e proporsi come pun-to di convergenza fra le tante proposte del mondo della salute mentale, così variegato e spesso ricco di antagonismi e conflitti, rappresenta una scommessa non facile da accettare. Aldo Mazza, direttore della Società cooperativa meranese Alpha & Beta da cui sono nate le Edizioni alphabeta Verlag, ha accettato la sfida e ha disposto con professionalità la nascita della nuova collana che si articola intorno a quattro grandi aree tematiche: Narrazioni, Riproposte, Attua-lità, Traduzioni. Nel corso dei numerosi incontri mira-ti a definire le caratteristiche, le aree di interesse e le

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finalità del progetto editoriale, ci siamo convinti che dovevamo provarci. Proporre libri e letture, dibattiti e riflessioni. Proporre libri nell’era dei social network. Pensiamo che la Collana 180 possa interpretare un bisogno di conoscenza che, ancor più nell’era del web, potrà radicarsi e prendere corpo solo se i lettori se ne approprieranno, facendone rivivere i contenuti attraverso i loro personali contributi e una diffusione militante.Dall’avvio dei primi cambiamenti nelle grandi istitu-zioni manicomiali è trascorso più di mezzo secolo. Un tempo ormai storico che oggi pretende un at-tento lavoro di rivisitazione, sistematizzazione, ripro-posizione critica di temi, materiali e documenti che raccontino di quei cambiamenti e di quanto hanno prodotto e producono nell’attualità delle pratiche e della ricerca intorno alla questione psichiatrica e del-la salute mentale.Dopo anni di disattenzione, luoghi comuni e polemi-che, tanto aspre quanto superficiali, sembra si possa riaccendere un interesse reale e autentico. Il tren-tennale della legge 180 ha ridato voce alla questione e alcuni eventi culturali di grande impatto comunica-tivo hanno incuriosito un numero impensabile di per-sone, fra cui tantissimi giovani. Basterebbe pensare al film di Giulio Manfredonia Si può fare con Claudio Bisio (8 milioni di spettatori nelle sale) e allo sce-neggiato televisivo di Marco Turco C’era una volta la città dei matti con Fabrizio Gifuni e Vittoria Puccini (7 milioni di telespettatori in ognuna delle due serate di programmazione). Senza parlare del successo tea-trale e cinematografico de La pecora nera di Ascanio Celestini e della popolarità del lavoro poetico e di testimonianza di Alda Merini.Oggi il lavoro di Basaglia, e più in generale della dei-stituzionalizzazione, viene inserito, ancora con molte esitazioni, nei programmi di insegnamento delle fa-coltà di psicologia, scienze dell’educazione, filosofia, sociologia, scienze sociali, antropologia e infermieri-stica, diventando oggetto di tesi e approfondimenti. Cresce inoltre il numero di studenti, giornalisti e ri-cercatori interessati a informazioni, libri e documenti intorno a quella che forse è stata la più decisa e perdurante riforma avvenuta in Italia nel secondo dopoguerra. Tuttavia, la mancanza di testi e ricerche sistematiche che diano conto di quegli anni è quanto mai evidente. A rimanere delusi sono soprattutto i giovani.A Trieste, come in altri luoghi di buone pratiche, siamo ancora impreparati. Più o meno di proposito, continuiamo a rispondere con l’adagio basagliano: «vieni e vedi». Eppure molto in questi anni è stato scritto e pubblicato. In più territori abbiamo provato ad affrontare la questione. Con tagli diversi (scienti-fico, divulgativo, filosofico, giornalistico, letterario) e obiettivi talvolta discordanti, sono state avviate ini-ziative editoriali e pubblicazioni puntiformi dovendo alla fine ammettere di aver spesso fallito. Le ragioni sono diverse: da un lato la vastità dei processi di cambiamento e i numerosi ordini di discorso che at-traversa; dall’altro il fatto che il carico e l’impegno

quotidiano richiesto da tali processi ha distolto mol-ti operatori dal lavoro di ricerca e dalla produzione letteraria. Il clima di tensione e di conflitto che ha accompagnato la legge 180, ha fornito un alibi alle consapevoli disattenzioni delle riviste scientifiche e della psichiatria accademica di fronte a quei fenome-ni che si presentano come antagonisti e critici dei sa-peri e degli interessi sostenuti proprio da quelle stes-se psichiatrie. Continuano a essere imperdonabili le lentezze del Ministero della Salute e di tutti i governi che si sono succeduti, i quali hanno investito poco o nulla nella ricerca e nella valutazione dei tumul-tuosi cambiamenti di quegli anni e ancor meno nella diffusione delle esperienze innovative, delle buone pratiche, delle sensate organizzazioni.Da quegli inizi, la mancanza di continuità volta allo studio, all’analisi, alla definizione e alla ricerca in-torno a questo cambiamento che altri definiscono «epocale», appare sempre più profonda. Non solo per chi vuole sapere, ma prima ancora per quanti, impegnati oggi in questo lavoro, vedono disperdersi il valore di quanto producono e crescere il rischio di stallo, autoreferenzialità e isolamento. Per chi lavora nell’ambito della salute mentale è diventato molto difficile rispondere alle domande sempre più precise che giungono dalle famiglie, dalle associazioni, dagli stessi cittadini che vogliono rendersi più partecipi ed esperti, e dal mondo della formazione e della coo-perazione sociale. Raccogliere queste domande vuol dire mettere in campo le sinergie, le risorse e le in-telligenze di amministratori, operatori, associazioni, intellettuali, cooperatori sociali, familiari e tanti cit-tadini.La collana editoriale 180 vuole riconoscere le tan-te cose che in questi anni sono avvenute. Muove i suoi primi passi da Trieste per percorrere la vasta rete delle buone pratiche, incontrare la storia del cambiamento delle singole persone e raccontare le straordinarie imprese sociali che si sono sviluppate intorno alla questione psichiatrica. La sezione Narra-zioni presenta storie di persone, di esperienze collet-tive, di guarigione, ma anche racconti e romanzi che si costruiscono intorno al disagio e alla malattia. Le Riproposte mettono a disposizione dei lettori i testi che hanno avuto un ruolo importante nei processi di cambiamento e che oggi riteniamo debbano es-sere conosciuti e studiati. Testi introvabili e ricercati proprio dai più giovani che di quegli anni (Sessanta–Settanta) rischiano di vedere cancellata ogni memo-ria. In Attualità si intende rispondere al bisogno di conoscenza intorno a quanto è veramente possibile fare oggi; una domanda che percorre trasversalmen-te tutto il campo e gli attori presenti sulla scena del-la salute mentale. Infine, Traduzioni è la parte della collana che intende far conoscere a un pubblico più vasto quelle ricerche e quei saggi di attualità che, poiché scritti in lingua straniera, sono noti solo a pochissimi addetti ai lavori. I testi di quest’area te-matica potranno così diventare un utile strumento per arricchire le conoscenze e il dibattito disciplinare, sociale e politico nella più vasta area di quanti, a

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titoli diversissimi, sono coinvolti e attivi intorno alla questione della psichiatria e della salute mentale.

Peppe DELL’ACQUA, Nico PITRELLI, Pier Aldo ROVATTI

I direttori della Collana 180 sono Dell’Acqua, psichia-tra, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste e tra i promotori del Forum di Salute Mentale; Pitrelli, fisico, condirettore del Master in Comunicazio-ne della Scienza della Scuola Internazionale Superio-

re di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e coordinatore del gruppo di ricerca Innovazioni nella Comunicazio-ne della Scienza (ICS); Aldo Rovatti, filosofo, coordi-natore del Laboratorio di filosofia contemporanea e dell’Osservatorio sulle pratiche filosofiche di Trieste, Direttore della rivista di filosofia aut aut.

Info e [email protected]

www.forumsalutementale.it

La follia dell’altrovedi David Ballaminut e Ivan Zampar

“La follia dell’altrove” (edizioni Voras, maggio 2011) parla, tra le altre cose, di un viaggio. Un viaggio at-traverso l’Europa, che i protagonisti del libro intra-prendono per inseguire un professore alcolizzato, la lettera che questi porta con sé e le decisioni che fino a quel momento non hanno mai avuto la forza e il coraggio di prendere. Ma “La follia dell’altrove” è (stato) anche un viaggio che due amici, David e Ivan, hanno iniziato più di cinque anni fa, partendo dall’idea di condividere/scrivere qualcosa insieme. Attraverso quei cinque anni, tante cose: un matrimo-nio, quattro figli (equamente distribuiti), un viaggio a Praga, partite a Risiko, un’amicizia che si è conso-lidata... E un libro, appunto. Pagine e pagine di ten-tativi, tagli, scelte, stravolgimenti, il tutto mentre un impegno lavorativo impediva un appuntamento per scrivere insieme, un bambino piangeva perché gli spuntavano i dentini o una giornata particolarmente pesante deconcentrava uno dei due. Faticoso? Non scherziamo: nessuna passione lo è davvero. Affasci-nante, piuttosto. E coinvolgente. Un coinvolgimento del quale si spera siano intrisi tutti i personaggi della storia. Di modo che, oltrepassate le pagine del libro, possano portare quel trasporto a tutti quelli che li vorranno conoscere.

Cosa contiene di così sconvolgente la lettera che il professor Lorenzo Dorbolò, quarantenne alcolizzato, ha portato con sé il giorno in cui ha deciso di fuggire per cambiare vita?Attorno ad essa si muovono, tra gli altri, un perverti-to funzionario della Digos, una donna emotivamente instabile, un uomo cresciuto in una gabbia, un bidel-lo succube della madre.Tutti legati alla lettera, tutti coinvolti nel destino che la partenza del professore ha messo in moto.In un viaggio che li strapperà da una quotidianità opprimente, frutto di decisioni mai prese, si ritrove-ranno ad attraversare l’Europa tra alberghi fatiscenti, bordelli di lusso e isole dimenticate.Solo la fuga del professore li costringerà a confron-tarsi con l’inquietudine di una scelta dalla quale non potranno più sottrarsi.Appassionante romanzo capace di cogliere l’aspetto psicologico ed esistenziale dei personaggi, con una

trama avventurosa a tinte giallo/noir, senza scordare l’ironia.Autori: David Ballaminut (1974) e Ivan Zampar (1972) sono nati e vivono in provincia di Udine.“La follia dell’altrove”, scritto a quattro mani, è il loro esordio letterario.http://vorasedizioni.blogspot.com

Perché Lorenzo è andato via di casa, senza dire nulla alla compagna Carla? E perché Carla, che in fondo sa di non amarlo più, è ossessionata dall’idea di rin-tracciarlo? Il fatto è che Lorenzo ha portato con sé un borsone giallo contenente una lettera che il padre di Carla, Leonardo, le ha spedito pochi giorni prima assieme a 50.000 euro. Il prezzo di un rimorso, agli

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34 La Gazzetta | Agosto 2011PRECISE PAROLE

occhi di Carla, dato che il padre l’ha abbandonata molti anni fa senza un perché. Solamente ora che sta per morire si è fatto vivo, spinto dall’urgenza di rac-contarle cosa è successo alla madre che non è morta, come ha sempre creduto, in seguito a una rapina ma a causa di una violenza ben peggiore. Comin-cia così la ricerca di Carla aiutata dall’amico Toni, un bidello dalla laurea sfuggita a due esami dalla tesi, una quotidianità vissuta all’ombra di una madre in-vadente e con una sordida storia con una minorenne alle spalle. Sulle loro tracce, attraverso Udine, Parigi, Praga, l’isola di Gremsey e Atene, Francesco Marsini, un sicario assoldato dal Dottore, un funzionario della Digos corrotto, perverso e amorale, un uomo di cui avere molta paura… Trama avvincente e scrittura accurata, questi gli in-gredienti che fanno de La follia dell’altrove un esordio più che apprezzabile per gli autori David Ballaminut e Ivan Zampar. I due sono bravissimi a tenere sulla corda: ad ogni capitolo la trama si infittisce, nuovi elementi si aggiungono a rinfocolare la curiosità già alta del lettore che vuole sapere quale segreto celi la

lettera. Alla curiosità per la trama in sé si aggiunge quella per i personaggi, compresi i secondari, così irrisolti, pieni di rimpianti e rimorsi per parole dette o non dette, gesti fatti o non fatti, decisioni prese o non prese. Ingabbiati in situazioni che forse non hanno scelto ma che accettano di vivere, disillusi, rabbiosi, ostili nei confronti della vita e di se stessi. Il tutto è infine narrato sapientemente, la scrittura è ben padroneggiata, libera da vezzi a volte riscon-trabili negli esordienti. Anche quando si racconta il torpido che fa da sfondo alla vicenda, non si eccede e il ribrezzo provato è dato dalla lucidità con cui tutto è descritto, non da aggettivi di troppo a sporcare la narrazione. Non si direbbe nemmeno che il libro sia stato scritto a quattro mani tale è la compattezza e la coerenza della scrittura. Che bravi questi due esordienti di Udine e che brava la Voras a decidere di pubblicarli. La follia dell’altrove è un romanzo a tinte forti che gli appassionati del genere ma non solo (la sottoscritta, ad esempio, non lo è) apprezzeranno.

(www.mangialibri.com)

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Il 13 luglio è nato Francesco Aurelio, figlio della socia Barbara Giovan-nell i e di papà Paolo Corrias. Lei lavora al Gruppo Appartamento a Codroipo e tutti noi colleghi ed utenti siamo felicissimi e facciamo le nostre congratu-lazioni alla mamma e al papà. Benvenuto Francesco Aurelio!

Gli animatori dei Centri estivi di Fanna e Cavasso Nuovo e Chiara ringrazia-no Elvira Bazzo, mamma di Michela, per gli ottimi pranzi alla “trattoria Le Fontanute”.

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RICERCA PERSONALE

Redazione:Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale ItacaIn copertina: Genius Loci, foto di Martina Cannoletta Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - TriesteStampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)Numero chiuso il 1 agosto alle ore 17.00 e stampato in 1250 copie

AREA SALUTE MENTALERicerchiamo per Comunità Psichiatrica Fossalta di Portogruaro (VE)Addetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario o equipollenti; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Maniago (PN)Addetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario o equipollenti; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA DOMICILIARE ANZIANIRicerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Caorle (VE)Addetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario o equipollenti; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Godega di Sant’Urbano (TV)Addetta/o all’Assistenza

S• i richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario o equipollenti; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA DISABILITàRicerchiamo per Area Disabilità Alto Friuli (UD)Infermiera/e professionale

Si richiede:• Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.

Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano liberi professionisti.

Ricerchiamo per Comunità per Disabili UdineAddetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni diurni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Comunità per Disabili Gorizia e Begliano (GO)Addetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

UFFICI ITACARicerchiamo per Uffici Itaca PordenoneAddetta/o all’Ufficio Paghe

Si richiede:• Diploma generico; esperienza minima nell’elaborazione delle paghe.Si offre:• contratto a tempo determinato; full time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale

Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 1. e-mail: [email protected]. Telefono: 0434-366064; 3. Fax: 0434-2532664.

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Genius LociL’intergenerazionalità si fa metodo