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1 ,1‹: 4.11> Regione Lazio Azierida USI RM B 5€dé Via Filippo MEcla. 35 00157 Roma Ttl 0541431 - Fax 0641433220 Prot. n. Ai Direttori UOC ed UOSD Ai Coordinatori UOC REI E/ M.A. LORO SEDI Oggetto: procedura aziendale per la prevenzione del suicidio in ospedale L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il suicidio come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso. Sembra piuttosto derivare da una com- plessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali. Risulta pertanto difficile determinare indicazioni rigidamente prescrittive ma ci si deve limitare a fornire raccomandazioni aventi valore di indirizzo e orientamento comportamentale in grado di rile- vare precocemente manifestazioni significative da parte del paziente e attivare risposte coerenti con la significatività stessa della manifestazione. Il suicidio, nell'ambito della salute pubblica, è un grave problema che potrebbe essere in gran parte prevenuto; costituisce la causa di circa un milione di morti ogni anno, con costi stimabili in milioni di euro, secondo quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Stando ai dati attuali e all'analisi dei tassi di morte per suicidio nel mondo, le stime suggeriscono che nel 2020 le vittime potrebbero salire ad un milione e mezzo. La sfida della prevenzione del suicidio è intrapresa dalla collettività. Di conseguenza gli addetti alla salute mentale e tutti gli operatori che entrano in contatto con la popolazione generale per fornire servizi di assistenza, consulenza e supporto dovrebbero essere coloro che veicolano informazioni chiare e precise sul riconoscimento e sulla gestione del soggetto suicida. Tale procedura costituisce l'implementazione a livello aziendale della Raccomandazione Ministe- riale n. 4, Marzo 2008 relativa all'Evento sentinella n° 10 — Suicidio o tentato suicidio del paziente in ospedale. Tale Raccomandazione afferma, in merito alle classi di pazienti maggiormente a ri- schio suicidario, che i/ suicidio può avvenire in tutto l'ambito ospedaliero, ma possono essere con- siderati a maggiore rischio le aree cliniche quali il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), le Unità Operative di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e il dipartimento di emergenza. Con questo documento, l'Azienda intende partecipare alle campagne di sensibilizzazione a livello nazionale proposte dalle autorità competenti, rispettando le guide linee proposte ai mass-media per la diffusione di servizi e reportage riguardanti il fenomeno suicidario. Lo scopo della procedura è quello di implementare un modello proattivo al potenziale evento suici- dario dei pazienti ricoverati. Si allega alla presente nota la copia della procedura in oggetto per opportuna acquisizione dei con- tenuti operativi con formale invito a darne la più ampia diffusione tra i professionisti collaboratori a Lei afferenti. Dott. Egidio Sesti Pt."

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Regione Lazio

Azierida USI RM B

5€dé Via Filippo MEcla. 35 00157 Roma Ttl 0541431 - Fax 0641433220

Prot. n. Ai Direttori UOC ed UOSD Ai Coordinatori UOC

REI E/M.A.

LORO SEDI

Oggetto: procedura aziendale per la prevenzione del suicidio in ospedale

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il suicidio come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso. Sembra piuttosto derivare da una com-plessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali. Risulta pertanto difficile determinare indicazioni rigidamente prescrittive ma ci si deve limitare a fornire raccomandazioni aventi valore di indirizzo e orientamento comportamentale in grado di rile-vare precocemente manifestazioni significative da parte del paziente e attivare risposte coerenti con la significatività stessa della manifestazione. Il suicidio, nell'ambito della salute pubblica, è un grave problema che potrebbe essere in gran parte prevenuto; costituisce la causa di circa un milione di morti ogni anno, con costi stimabili in milioni di euro, secondo quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Stando ai dati attuali e all'analisi dei tassi di morte per suicidio nel mondo, le stime suggeriscono che nel 2020 le vittime potrebbero salire ad un milione e mezzo. La sfida della prevenzione del suicidio è intrapresa dalla collettività. Di conseguenza gli addetti alla salute mentale e tutti gli operatori che entrano in contatto con la popolazione generale per fornire servizi di assistenza, consulenza e supporto dovrebbero essere coloro che veicolano informazioni chiare e precise sul riconoscimento e sulla gestione del soggetto suicida. Tale procedura costituisce l'implementazione a livello aziendale della Raccomandazione Ministe-riale n. 4, Marzo 2008 relativa all'Evento sentinella n° 10 — Suicidio o tentato suicidio del paziente in ospedale. Tale Raccomandazione afferma, in merito alle classi di pazienti maggiormente a ri-schio suicidario, che i/ suicidio può avvenire in tutto l'ambito ospedaliero, ma possono essere con-siderati a maggiore rischio le aree cliniche quali il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), le Unità Operative di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e il dipartimento di emergenza. Con questo documento, l'Azienda intende partecipare alle campagne di sensibilizzazione a livello nazionale proposte dalle autorità competenti, rispettando le guide linee proposte ai mass-media per la diffusione di servizi e reportage riguardanti il fenomeno suicidario. Lo scopo della procedura è quello di implementare un modello proattivo al potenziale evento suici-dario dei pazienti ricoverati.

Si allega alla presente nota la copia della procedura in oggetto per opportuna acquisizione dei con-tenuti operativi con formale invito a darne la più ampia diffusione tra i professionisti collaboratori a Lei afferenti.

Dott. Egidio Sesti

Pt."

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AL. Regione Lazio

Procedura per la prevenzione del suicidio in ospedale

Verifica

Dott. Egidio Sesti

Direttore UOC Qualità e Risk Management

Approvazione

Dott. E. Piroli

Direttore Sanitario orna B

PROCEDURA PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO IN OSPEDALE

Redazione

Dott. M. Musolino

UOC Qualità e Risk Management

Dott.ssa T. Mariani

Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva Università degli Studi Tor Vergata

Data redazione

Settembre

2012

Firma

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Indice 1. OGGETTO 2 2. PREMESSA 2 3. SCOPO GENERALE DELLA PROCEDURA 3 4. OBIETTIVI SPECIFICI 3 5. AMBITO DI APPLICAZIONE 3 6. METODOLOGIA 3 6.1 PREVENZIONE PRIMARIA 3 6.2 PREVENZIONE SECONDARIA 4 6.3 PREVENZIONE TERZIARIA 5 7. ALGORITMO DECISIONALE 5 8. MATRICI DELLE RESPONSABILITA' 9 8.1 MATRICE DELLE RESPONSABILITA' PROATTIVE 9 8.2 MATRICE DELLE RESPONSABILITA' REATTIVE (tentato suicidio) 10 8.3 MATRICE DELLE RESPONSABILITA' (suicidio) 11 9. INCIDENT REPORTING 10 10. RIFERIMENTI 11

1. OGGETTO: Procedura per prevenire il suicidio' o tentato suicidio del paziente in ospedale

2. PREMESSA Il suicidio è un problema complesso non ricollegabile a singole cause. L'episodio autolesivo dipende quindi dall'interazione dinamica, storicizzata nella vita dell'individuo e ricorsiva di fattori biologici, genetici, sociali, culturali e ambientali. Risulta pertanto difficile determinare le ragioni per cui alcune persone decidono di tentare il suicidio mentre altre, in situazioni simili o anche peggiori, non intraprenderanno mai una carriera suicidaria nel corso della loro vita. L'uomo è nato con la capacità di togliersi la vita e la prevenzione degli atti suicidari ha un carattere di complessità analogo e proporzionale al carattere stesso delle interazioni dei fattori concorrenti all'esito autodistruttivo e quindi le azioni preventive devono essere inquadrate, volta per volta, in uno schema dai caratteri sfumati, non rigidi, da declinare nello specifico contesto di ogni singolo

Definizioni di suicidio in sintesi: Definizione di suicidio nel codice penale (Stefano Civitelli Medicina legale) Con i termini "suicidio" e "tentativo di suicidio", si definiscono quelle condotte (atti od omissive), pregiudizievoli per la vita, che l'individuo compie su se stesso con l'intenzione di cagionarsi la morte. Definizione socioloqica di suicidio (Émile Durkheim 1858-1917) Dicesi suicidio ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla stessa vittima pienamente consapevole di produrre questo risultato. Definizione filosofica di suicidio (Giuseppe Masi Centro di Studi Filosofici) In senso stretto, è l'atto con cui un individuo procura a sé volontariamente la morte. Secondo Schopenhauer per liberarsi dal dolore dell'esistenza occorre superare la volontà di vivere.11 suicidio non è una soluzione ma una delle massime manifestazioni della volontà di vivere. Schopenhauer sostiene che proprio perché si ama troppo la vita e non la si vuole vivere in una condizione sgradevole ci si libera con il suicidio.

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caso, sia clinico che umano. Il carattere di incertezza prognostica connota tutto il percorso del suicidio, dalle condizioni predisponenti a quelle attivanti il passaggio all'atto. Tale carattere, pur vanificando implicitamente l'idea di una procedura operativa dalle indicazioni precise e rigide, tuttavia non deve essere inteso come una condizione di impotenza dell'azione preventiva ma, al contrario, come un possibile margine di azione con cui interagire nella condizione umana, lontana da contesti di determinismo diagnostico e prevedibilità prognostica. Le raccomandazioni contenute in questa procedura hanno, per quanto premesso, valore di indirizzo e orientamento comportamentale ma, per loro intrinseca natura, non possono essere classificate come indicazioni rigidamente prescrittive.

Tale procedura costituisce l'implementazione aziendale del mandato ministeriale della Raccomandazione per la prevenzione n. 4, Marzo 2008 relativa all'Evento sentinella n° 10 —Suicidio o tentato suicidio del paziente in ospedale.

3. SCOPO GENERALE DELLA PROCEDURA Prevenire la messa in atto di comportamenti suicidari di pazienti ricoverati nelle UU.00. di ricovero dell'Azienda USL Roma B.

4. OBIETTIVI SPECIFICI • Definire le macrocategorie dei pazienti a potenziale rischio di suicidio; • Definire gli indicatori di potenziale rischio di suicidio; • Individuare i comportamenti assistenziali finalizzati a rilevare precocemente i soggetti a

rischio e prevenirne il passaggio all'atto; • Stabilire i percorsi assistenziali per i tentativi suicidari mancati finalizzati a ridurre la recidiva

dei comportamentali autolesivi; • Descrivere la procedura di segnalazione del relativo evento sentinella (evento sentinella n°

10 — Suicidio o tentato suicidio del paziente in ospedale) nel rispetto dei flussi informativi ministeriali (SIMES)

5. AMBITO DI APPLICAZIONE Tutti i pazienti che accedono alle strutture sanitarie aziendali di ricovero della ASL Roma B.

6. METODOLOGIA La metodologia utilizzata si basa sull'inquadramento del fenomeno e delle risposte preventive, terapeutiche ed assistenziali secondo la stratificazione delle azioni in interventi di:

6.1 Prevenzione primaria: comprende le azioni rivolte al contesto, ovvero: • Struttura fisica e architettonica degli ambienti, • Comunicazione tra operatori e pazienti / familiari, • Promozione della qualità percepita nell'interazione clinico assistenziale con il

paziente (relazione di aiuto)

Rationale: la relazione d'aiuto

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La relazione d'aiuto2 è quella relazione interumana in cui un soggetto promuove la crescita dell'altro, dunque può essere interpretata come la relazione che si stabilisce tra operatore e paziente. La parola "aiuto" inclusa nell'espressione "relazione d'aiuto" deve essere intesa nel senso pedagogico più ampio del termine. Non si tratta tanto di capire razionalmente, quanto di sentire le istanze espresse dal paziente che, per le condizioni momentanee vissute, non è in grado di affrontare autonomamente ma a cui è necessario offrire un ausilio mediato professionalmente sotto il profilo assistenziale.

6.2 Prevenzione secondaria: comprende l'adozione di strumenti e modalità di screening dei soggetti potenzialmente a rischio di suicidio e l'applicazione di interventi assistenziali con finalità protettive nei confronti dell'azione autolesiva, ovvero:

• Individuazione, per classi generiche e/o profilo individuale, delle categorie di pazienti a maggior rischio,

• Presa in carico del paziente orientata alla gestione del rischio suicidario, • Monitoraggio degli indicatori comportamentali prodromici ad un passaggio all'atto, • Adozione di Piano Assistenziale specifico3 per la gestione del paziente a rischio

suicidario

Rationale: Le categorie dei pazienti e gli indicatori di potenziale rischio suicidario L'evento suicidario, a dispetto di ogni sforzo di predizione, costituisce sempre un evento inatteso per cui è indispensabile fornire preventivamente il supporto assistenziale ai pazienti che manifestano diverse forme di comportamento, sia nella fase acuta della manifestazione, sia a lungo termine. Al fine di giungere ad una ragionevole predizione del rischio di suicidio, e mettere in atto i possibili interventi preventivi, è necessario individuare le categorie di pazienti che statisticamente rientrano in misura più significativa nella potenzialità di agire un atto autolesivo o che intendano attuare consapevolmente una condizione di negativismo e/o rifiuto4 pregiudizievole per la vita. La Raccomandazione ministeriale n. 4, Marzo 2008 - PREVENZIONE DEL SUICIDIO DI PAZIENTE IN OSPEDALE — afferma, in merito alle classi di pazienti maggiormente a rischio suicidario, che ll suicidio può avvenire in tutto l'ambito ospedaliero, ma possono essere considerati a maggiore rischio le aree cliniche quali il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), le Unità Operative di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e il Dipartimento di emergenza, tuttavia, al fine di individuare precocemente le categorie di pazienti che, per profilo individuale, e quindi condizioni generali e/o specifiche, sono da considerarsi a rischio di avviare (o riproporre) un percorso dall'esito autodistruttivo sono di seguito elencati i fattori di rischio generali riportati in letteratura e comuni a tutti gli individui.

2 L. Auger, Communication et épanoissement personel. Lide, Les Ed del I'Homme, Montreal 1972 p. 14. Cit. tratta da E. Adam, Essere infermiera, Vita e pensiero Ed, Milano 1994, p. 47 — 48. "una maniera di procedere nell'ambito di una relazione interpersonale, maniera di procedere che cerca di liberare la capacità della persona aiutata, di vivere più pienamente di quanto essa non faccia al momento dell'incontro". 3 Il piano assistenziale è un documento personalizzato che definisce le linee di comportamento degli operatori nell'assistenza a un singolo paziente. 4 Sono da considerarsi espressioni di negativismo e/o rifiuto la consapevole accettazione, o la ricerca vera e propria, delle conseguenze derivanti dalla mancata assunzione protratta di terapie, cibo o altre forme di rifiuto che possono condurre a esito infausto con nesso di causalità diretto con il rifiuto stesso. Tali manifestazioni, anche se non classificabili come azione suicidaria propriamente detta, sono da considerarsi elementi rilevanti nel corso della carriera autodistruttiva del soggetto in esame. Tali aspetti di rifiuto/negativismo assumono significato clinico all'interno di una valutazione globale del paziente (malattia / contesto terapeutico / contesto sociale / risorse psicologiche) tuttavia ogni segno/sintomo di negativismo deve essere precocemente ed opportunamente valutato, in una prospettiva dinamica ed evolutiva, nell'ambito della routinaria raccolta dati.

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Sono fattori generali di rischio di suicidio: • il sesso: essere maschi piuttosto che femmine; • l'età: essere tra i 20 ed i 30 anni o sopra i 60 se si è uomini, avere meno di 25 anni o

intorno ai 45 se si è donne; • la situazione coniugale: l'essere uomini separati o divorziati (a qualsiasi età) o avere

più di sessant'anni e vivere da soli; • le perdite precoci: aver avuto nell'infanzia un lutto, quale la perdita di uno o di

entrambi i genitori; • le patologie somatiche e le nuove perdite: andare incontro a patologie somatiche

gravi, che minacciano seriamente la vita o l'integrità del soggetto; • le relazioni con le persone significative: le modalità di rapporto e soprattutto i loro

cambiamenti e/o la percezione (reale o simbolica) della perdita degli altri; • i precedenti tentativi di suicidio; • altri fattori, quali la mobilità sociale, la perdita del lavoro o del ruolo sociale,

l'emigrazione ed altro ancora.

6.3 Prevenzione terziaria: comprende il percorso di cura per la prevenzione delle recidive di tentativi di suicidio precedentemente falliti, ovvero:

• Applicazione di strumenti di risk assessment di potenziale recidiva suicidaria5, • Implementazione del percorso di continuità clinico assistenziale ospedale-territorio

per i pazienti ad elevato rischio e/o con pregresso tentativo suicidario.

Rationale: L'incidenza dei tentativi di suicidio nel periodo successivo alla dimissione. Il periodo immediatamente successivo alle dimissioni è quello in cui si verifica il maggior numero di suicidi. Lo studio di Meehan et al.6 ha evidenziato che su un significativo campione di pazienti con un episodio di ricovero correlato a tentativo suicidario, il 16% e il 23% rispettivamente si sono suicidati: i primi nell'ambito del ricovero, i secondi nel corso dei 3 mesi successivi alle dimissioni. Il dato sembra dimostrare che nelle settimane successive alle dimissioni i pazienti mettono in atto i loro intenti suicidari ponendo l'accento sul ruolo del ricovero come fattore precipitante dell'evento stesso.

7. ALGORITMO DECISIONALE Lo scopo della procedura è quello di implementare un modello proattivo al potenziale evento suicidario dei pazienti ricoverati, è pertanto necessario stabilire un algoritmo decisionale per porre in atto alcuni piani di comportamento assistenziale in grado di rilevare precocemente manifestazioni significative da parte del paziente e attivare risposte coerenti con la significatività stessa della manifestazione. Come premesso, le aree cliniche nelle quali vi è maggior rischio suicidario sono: il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), le Unità Operative di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e il Dipartimento di emergenza, pertanto, in tali aree operative la soglia di attivazione di comportamenti proattivi alla prevenzione dell'evento suicidario deve essere più bassa rispetto ad

5 è stato calcolato, su base annua, che su 100.000 soggetti con un tentativo di suicidio in anamnesi, 1.500 si suicidano e che su 100.000 con due o più tentativi di suicidio in anamnesi, se ne suicidano 15.000 8 Meehan, P. J., Lamb, J. A., Saltzman, L. E., & O'Carroll, P. W. (1992). Attempted suicide among young adults: progress toward a meaningful estimate of prevalence. American Journal of Psychiatry, 149(1), 41-44.Cit. tratta da Tatarelli R, Pompili M. Il suicidio e la sua prevenzione. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2008

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altri ambiti clinici. Nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) la peculiarità organizzativa, strutturale, clinica dei casi trattati, e l'osservazione psicologica continua ed intensiva dei pazienti ricoverati, offre la possibilità di garantire elevati standard di sicurezza preventiva anche per pazienti ad elevatissimo rischio suicidario. In altre UU.00. la problematica prevalente è correlata con la possibile ridotta rilevabilità dei segni prodromici di un comportamento potenzialmente autodistruttivo, segni che devono essere raccolti dal personale sanitario medico, nel corso dei colloqui per la raccolta anamnestica con pazienti e parenti e dal personale infermieristico che garantisce l'assistenza nell'arco delle 24 ore, e che, nell'ambito dei processi assistenziali può individuare le condizioni per formulare specifiche diagnosi utili a delineare un profilo di rischio potenziale per i singoli pazienti. I domini ed i modelli della salute individuati dai paradigmi infermieristici definiscono aree e ambiti assistenziali nella visione sistemica della persona' all'interno dei quali la formulazione delle specifiche diagnosi rappresentate nel quadro tassonomico di seguito riportato in allegato costituisce un alert di rischio suicidario che si colloca lungo un continuum variabile che si estende da bassissimo ad elevatissimo rischio. È opportuno precisare con chiarezza che la possibilità da parte dell'operatore sanitario di formulare, anche con notevole precisione, le singole diagnosi riportate in allegato non corrisponde alla reale predittibilità, altrettanto precisa, del rischio suicidario, è possibile tuttavia definire due valori soglia con i quali stratificare le dimensioni comportamentali dei processi assistenziali in tre livelli:

1. Livello ordinario: il rischio suicidario non è evidenziabile in quanto assente o assolutamente insospettabile in relazione alla raccolta dati effettuata sia in contesti a maggior rischio (vedi aree cliniche sopra elencate) sia in altri ambiti operativi;

2. Livello di sospetto: il rischio suicidario non è chiaramente evidenziabile sebbene, in seguito ai colloqui con i medici di reparto, alla formulazione di diagnosi infermieristiche e alla persistenza dei comportamenti/atteggiamenti definiti dalle stesse, sia ipotizzabile un indebolimento non transitorio della progettualità autoconservativa da parte del paziente;

3. Livello di rischio: il rischio suicidario è percettibile ed evidenziabile per dichiarazione di intenzioni autolesive, tentativi falliti e/o dimostrativi o per numerosità ed intensità espressiva nel tempo delle diagnosi (in allegato) per cui è richiesta consulenza specialistica urgente al fine di acquisire le indicazioni terapeutiche ed assistenziali coerenti con le condizioni del paziente. Il trattamento e la gestione del paziente di livello 3 dovranno essere garantiti nella Unità Operativa di degenza del paziente ad eccezione dei casi in cui lo specialista ravvisi un quadro clinico complessivo di pertinenza e competenza prioritariamente psichiatrica.

Judith M. Wilkinson, Diagnosi infermieristiche con NIC e NOC, Casa Editrice Ambrosiana, Milano 2005 6

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Stratificazione dei livelli di rischio suicidario

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Livello ordinario: il rischio suicidario non è evidenziabile in quanto assente o assolutamente insospettabile

Livello di sospetto: íl rischio suicidario non è chiaramente evidenziabile sebbene, in seguito ai colloqui con i medici di reparto, alla formulazione di diagnosi infermieristiche e alla persistenza dei comportamenti/atteggiamenti definiti dalle stesse, sia ipotizzabile un indebolimento non transitorio di una progettualità autoconservativa da parte del paziente

Livello di rischio: il rischio suicidario è percettibile ed evidenziabile per numerosità ed intensità espressiva nel tempo delle diagnosi

Da tale stratificazione sono articolati i seguenti orientamenti comportamentali:

Livello ordinario: comportamenti assistenziali non specificatamente orientati alla prevenzione di azioni autodistruttive ma routinariamente caratterizzati da un atteggiamento professionale di comprensione empatica del paziente e delle sue manifestazioni;

Livello di sospetto: mettere in atto cautelativamente e con discrezione le misure di sicurezza ambientale e organizzativa al fine di ridurre la disponibilità dei mezzi suicidari comunemente più utilizzati, ovvero: l'impiccagione, la precipitazione, l'utilizzo di oggetti taglienti e, nelle forme più subdolamente premeditate, l'accumulo e l'autoavvelenamento con farmaci (al fine di ridurre questa

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evenienza, prescrivere possibilmente terapie per via parenterale piuttosto che per via orale al fine di ridurre la possibilità di accumulo illecito di compresse). È inoltre necessario, in attesa di una valutazione specialistica di conferma del caso:

• Informare tutto il personale sul sospetto di potenziale rischio suicidario e garantire una osservazione accurata ma discreta sul comportamento del paziente in modo continuativo. Particolare attenzione deve essere prestata nelle ore serali e notturne, quando il rapporto numerico tra personale e pazienti potrebbe essere ridotto;

• Limitare le situazioni in cui il paziente rimanga solo (ad es. stanza di degenza a più letti) • Relazionare con particolare attenzione in merito alla eventualità di nutrizione alterata

(superiore/inferiore al bisogno), alla capacità psicologica e motivazionale da parte del paziente a raggiungere e mantenere un sufficiente livello di autonomia nella cura di sé e del proprio aspetto e a mantenere un adeguato ritmo sonno/veglia;

• Qualora le condizioni di sospetto si protraessero nel tempo e/o aumentassero la loro intensità espressiva richiedere la consulenza di specialisti psichiatri che, a loro giudizio, indicheranno orientamenti operativi assistenziali e/o prescriveranno terapia farmacologica ad hoc;

Livello di rischio: controllare gli oggetti personali, ritirare i farmaci in possesso del paziente, comunicare e chiedere la collaborazione dei familiari e degli amici del paziente, per evitare che questi possa entrare in possesso di oggetti, sostanze, capi di abbigliamento, che potrebbero essere nocivi se impropriamente utilizzati. Individuare una stanza di ricovero affinché il paziente possa essere facilmente sorvegliato e mantenere un livello di sorveglianza elevato fino alla dimissione. In caso di soggetti che hanno tentato il suicidio o sono ritenuti a elevatissimo rischio suicidario, è opportuno preparare la dimissione con necessario anticipo, segnalando ai servizi territoriali competenti (MMG, CSM, SERT, Servizio di Assistenza Domiciliare) la situazione, al fine di garantire la continuità assistenziale e programmare per il paziente e i caregivers un appuntamento presso il CSM competente per la pianificazione del progetto di cura integrato.

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Stratificazione degli interventi di prevenzione del rischio suicidario

Livello ordinario: - Adottare comportamenti assistenziali routinariamente caratterizzati da un atteggiamento professionale di comprensione empatica del paziente e delle sue manifestazioni

Livello ordinario Livello di sospetto: - Ridurre la disponibilità dei mezzi suicidari utilizzati per mpiccagione, la precipitazione, l'utilizzo di oggetti taglienti e l'autoavvelenamento da farmaci ; - Informare tutto il personale sul sospetto di potenziale rischio suicidano; - Limitare le situazioni in cui il paziente possa rimanere solo - Monitorare la capacità psicologica e motivazionale da parte del paziente a raggiungere e mantenere un sufficiente livello di autonomia nella cura di sé e del proprio aspetto e a mantenere un adeguato ritmo sonno/veglia; - Qualora le condizioni di sospetto si protraessero nel tempo e/o aumentassero la loro intensità espressiva richiedere la consulenza di specialisti psicologi e psichiatri,

Livello di rischio: - Controllare gli oggetti personali e ritirare i farmaci in possesso del paziente: - Chiedere la collaborazione dei familiari e degli amici del paziente; - Individuare una stanza di ricovero affinché il paziente possa essere facilmente sorvegliato e mantenere un livello di sorveglianza elevato fino alla dimissione; - Preparare la dimissione con necessario anticipo, segnalando ai servizi territoriali competenti l'attivazione di un piano di continuità assistenziale.

8. MATRICI DELLE RESPONSABILITA'

8.1 Matrice delle responsabilità proattive

chi cosa

• Raccolta dati inerenti aspetti direttamente e/o indirettamente correlabili con intenzioni suicidarie;

• In caso di alert in corso di raccolta dati programmare incontri e colloqui Medico della finalizzati a promuovere una relazione di aiuto; UO di • Di concerto con il personale infermieristico inquadra l'eventuale livello di degenza sospetto (risk assessment) del paziente;

• Concorda e dispone formalmente con il personale infermieristico un piano di controllo e sorveglianza per i pazienti di livello 2) e/o 3);

• Valuta e concorda con il coordinatore infermieristico l'adeguatezza

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rt."Nr.11,

UOC Qualità e Risk Management

Codice Documento

Regione Lazio

Procedura per la prevenzione del suicidio in ospedale

Revisione n. O Revisione programmata 2014

Cod. documento PTP-RC 09/2012

• Valuta e concorda con il coordinatore infermieristico l'adeguatezza strutturale dell'unità di degenza e la disponibilità di risorse operative per implementare il piano di controllo e sorveglianza;

• Verifica, per gli ambiti di competenza, la diffusione e la corretta applicazione della procedura;

• Valuta e concorda con il Direttore della Unità Operativa di degenza (o

Coordinatore Infermieristico

medico delegato) l'adeguatezza strutturale dell'unità di ricovero (stanza, bagno, accessori e suppellettili, dispositivi medici ed elettromedicali) e la disponibilità di risorse operative per implementare il piano di controllo e sorveglianza;

• Richiede la temporanea integrazione di risorse lavorative per i casi definiti ad elevato rischio e per i quali è richiesta una accresciuta sorveglianza;

• Di concerto con il medico inquadra l'eventuale livello di sospetto (risk

Infermiere assessment) del paziente;

• Attua gli interventi previsti in base alla stratificazione del rischio;

8.2 Matrice delle responsabilità reattive (tentato suicidio)

chi cosa

• Valuta e gestisce clinicamente gli esiti dell'azione auto lesiva;

• Chiede valutazione specialistica psichiatrica;

• Segnala per l'incident reporting l'evento alla Direzione medica di Presidio mediante relazione formale dell'accaduto;

Medico della UO di • Prescrive, se necessario nel caso specifico, misure preventive di recidive

degenza a breve termine;

• Comunica l'accaduto ai familiari del paziente;

• Contatta per gli ambiti di competenza i servizi territoriali per programmare un percorso di supporto e continuità assistenziale se pianificato per lo specifico caso;

• Diffonde l'informazione a tutto il personale e ne verifica il recepimento;

• Verifica la corretta adozione del piano di prevenzione delle recidive a breve termine e la corretta applicazione delle prescrizioni specialistiche

Coordinatore psichiatriche; Infermieristico

• Condivide con il medico la comunicazione dell'accaduto ai familiari del paziente e stabilisce con questi una relazione di aiuto;

• Contatta per gli ambiti di competenza i servizi territoriali per programmare un percorso di supporto e continuità assistenziale se pianificato per lo

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Nse-00041 A R D MA

UOC Qualità e Risk Management

Codice Documento

Regione Lazio

Procedura per la prevenzione del suicidio in ospedale

Revisione n. O Revisione programmata 2014

Cod. documento PTP-RC 09/2012

specifico caso;

• Valuta e gestisce, in collaborazione con il medico, il primo intervento e gli esiti dell'azione auto lesiva;

Infermiere • Condivide con il coordinatore infermieristico la comunicazione dell'accaduto ai familiari del paziente e stabilisce con questi una relazione di aiuto;

8.3 Matrice delle responsabilità reattive (suicidio)

chi cosa

Medico della UO di degenza

Accerta il decesso del paziente;

Segnala per l'incident reporting dell'evento alla Direzione medica di Presidio mediante dettagliata relazione formale dell'accaduto;

Comunica l'accaduto ai familiari del paziente;

Infermiere • Segnala per l'incident reporting dell'evento alla Direzione medica di

Presidio mediante dettagliata relazione formale dell'accaduto da trasmettere congiuntamente con la relazione medica;

9. INCIDENT REPORTING L'evento sentinella "Suicidio di paziente in ospedale" deve essere segnalato secondo la procedura aziendale in coerenza con il protocollo di monitoraggio degli eventi sentinella del Ministero della Salute8.

10. RIFERIMENTI: • Raccomandazione per la prevenzione n. 4, Marzo 2008 relativa all'Evento sentinella n° 10

— Suicidio o tentato suicidio del paziente in ospedale • Meehan, P. J., Lamb, J. A., Saltzman, L. E., & O'Carroll, P. W. (1992). Attempted suicide

among young adults: progress toward a meaningful estimate of prevalence. American Journal of Psychiatry, 149(1), 41-44.Cit. tratta da Tatarelli R, Pompili M. Il suicidio e la sua prevenzione. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2008

• Judith M. Wilkinson, Diagnosi infermieristiche con NIC e NOC, Casa Editrice Ambrosiana, Milano 2005

• Maurizio Musolino et al., La valutazione del paziente neurologico - cap. 10 - in D. Massai, G. Rocco, L. Sasso, M. D'Innocenzo, A. Silvestro, G. Valerio, F. Vallicella, M. Vanzetta, Procedure diagnostico-terapeutiche e assistenziali - Il percorso dell'infermiere tra decisione, responsabilità, educazione e complessità, McGrow-Hill 2005

• Procedura aziendale ASL Roma B per la segnalazione e trasmissione incident reporting

Vedi procedura aziendale segnalazione e trasmissione incident reporting 11

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ALLEGATO Diagnosi infermieristiche NANDA (North American Nursing Diagnosis Association)

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DIAGNOSI (tassonomia NANDA)

Modello di valori - convinzioni

00066 Sofferenza spirituale

Modello di adattamento - tolleranza allo stress

00148 Paura

00149 Ansia

00069 Coping inefficace

Modello di sessualità - riproduzione

00058 Rischio di compromesso attaccamento genitore-bambino

Modello di ruolo -

- relazione

00063 Processi familiari disfunzionali: alcolismo

00060 Interruzione dei processi familiari

00136 Lutto anticipato

00053 Isolamento sociale

Modello di percezione di sé - concetto di sé

00109 Deficit nella cura di sé: vestirsi/curare il proprio aspetto

00108 Deficit nella cura di sé: bagno/igiene personale

00121 Disturbo dell'identità personale

00125 Senso di impotenza

00152 Rischio di senso di

00124 Mancanza di speranza

00054 Rischio di solitudine

impotenza

00139 Rischio di automutilazione

00140 Rischio di violenza rivolta a se stessi

00150 Rischio di suicidio

Modello cognitivo - percettivo

00127 Sindrome da

compromessa interpretazione dell'ambiente

00118 Disturbo dell'immagine corporea

Modello di sonno - riposo

terapeutico

00078 Inefficace gestione dei regime

00096 Deprivazione di sonno

Modello di attività -esercizio fisico

Modello di eliminazione

Modello nutrizionale - metabolico

terapeutico

00078 Inefficace gestione dei regime

00002 Nutrizione squilibrata: inferiore al fabbisogno

Modello di percezione e gestione della salute

00078 Inefficace

gestione dei regime teraoeutico

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