10 febbraio2009

8
Strade nuove pag. 1 Messaggio del parroco Messaggio del parroco Messaggio del parroco Messaggio del parroco La celebrazione del mercoledì delle ceneri ci ha ricordato la realtà della nostra vita, sia quella personale che quella collettiva. Tutti siamo deboli, singoli e nazioni, anche se il mondo ci spinge a considerarci forti e autosufficienti. La vita di ciascuno di noi è davvero come polvere; polvere come quella cenere che ci è stata posta sulla testa. Così abbiamo iniziato il cammino quaresimale. La quaresima è il tempo favorevole per tornare al Signore e per fare memoria della Sua alleanza. La preghiera e il digiuno, con cui abbiamo aperto questo tempo forte, ci dirigono verso quella profondità spirituale che ci permette di ricomprendere il senso dell'alleanza con Dio, tra noi, e tra i popoli. La pagina evangelica della prima domenica di quaresima invita a restare in compagnia di Gesù nei quaranta giorni di deserto. Egli stesso ci conduce con lui perché possiamo ritrovare il cuore di Dio e riscoprire il senso della vita. Sappiamo quanto sia difficile vivere nel deserto. San Marco dice che Gesù, appunto, per quaranta giorni, dovette stare nel deserto in compagnia delle belve e di satana che lo tentava. Tuttavia, fu anche un tempo nel quale Gesù rafforzò il suo legame con il Padre. Avrà senza dubbio ricordato le parole del profeta Osea: "Ecco, l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (2, 16). Al termine di quei giorni di lotta con il demonio e di intimità con il Padre arrivarono gli angeli e si misero a servirlo. Anche a noi mancano quaranta giorni per giungere sino a Pasqua, e al termine verranno gli angeli i quali, dopo aver rovesciato la pietra pesante del sepolcro, annunceranno la vittoria della vita sulla morte. Accostiamoci a Gesù, e con lui viviamo e lottiamo nel deserto di questo mondo. I quaranta giorni della quaresima descrivono, in verità, il paradigma di tutta la vita di Gesù e quindi della vita di ogni credente. Non c'è bisogno di luoghi più o meno solitari per trovare il "deserto" ove ritirarsi. Le nostre città, ove è rara la vita solidale e frequente la solitudine, sono il vero deserto di oggi. Un deserto che è penetrato anche nei cuori sino a renderli freddi e duri. Si potrebbe parlare di un vero e proprio processo di desertificazione dei cuori che porta all'inaridimento e alla violenza. Come non accorgersi nella nostra vita quotidiana di essere sempre più spesso in compagnia di belve e dei demoni della divisione e dell'odio? don Salvatore Cam don Salvatore Cam don Salvatore Cam don Salvatore Camillo parroco illo parroco illo parroco illo parroco STraDE NUOVE Giornalino a cura dellA.C. parrocchiale san Giuseppe artigiano anno I - n. 10 - mensile febbraio 2009 Redazione parrocchia San Giuseppe Artigiano diffusione interna Materiali e collaborazioni si intendono forniti a titolo gratuito Messaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco Editori ditori ditori ditoriale ale ale ale pag.1 pag.1 pag.1 pag.1 Agor gor gor gorà Azione cattolica Azione cattolica Azione cattolica Azione cattolica Laboratori di arte Laboratori di arte Laboratori di arte Laboratori di arte & mestieri mestieri mestieri mestieri pag.2 pag.2 pag.2 pag.2 carnevale in parrocchia carnevale in parrocchia carnevale in parrocchia carnevale in parrocchia ANSPI ANSPI ANSPI ANSPI pag.3 pag.3 pag.3 pag.3 Editoriale Editoriale Editoriale Editoriale Le sacre quarantore Le sacre quarantore Le sacre quarantore Le sacre quarantore articoli articoli articoli articoli RnS RnS RnS RnS Canta Canta Canta Cantare a Dio con arte re a Dio con arte re a Dio con arte re a Dio con artePag.4 Pag.4 Pag.4 Pag.4-5 Una finestra sui cristiani Pag.6 Una finestra sui cristiani Pag.6 Una finestra sui cristiani Pag.6 Una finestra sui cristiani Pag.6 San Giuseppe Pag.7 San Giuseppe Pag.7 San Giuseppe Pag.7 San Giuseppe Pag.7 Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo pag. pag. pag. pag.8 INSIEME È PiÙ BELLO!! Ciao a tutti, amici e lettori del giornalino. In questo numero ci sono molti inviti su delle attività che verranno organizzate in parrocchia: iscrizioni e tornei ANSPI, laboratori di arte & mestieri, le manifestazioni in occasione della festa di San Giuseppe Artigiano (torneo calcetto e “Rioni in Festa”). Cogliamo tutte queste occasioni per essere “uniti”, e per animare sempre di più la nostra Comunità. Gabriele Camillo www.stradenuove.altervista.org

description

 

Transcript of 10 febbraio2009

Page 1: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 1

Messaggio del parrocoMessaggio del parrocoMessaggio del parrocoMessaggio del parroco La celebrazione del mercoledì delle ceneri ci ha ricordato la realtà della nostra vita, sia quella personale che quella collettiva. Tutti siamo deboli, singoli e nazioni, anche se il mondo ci spinge a considerarci forti e autosufficienti. La vita di ciascuno di noi è davvero come polvere; polvere come quella cenere che ci è stata posta sulla testa. Così abbiamo iniziato il cammino quaresimale. La quaresima è il tempo favorevole per tornare al Signore e per fare memoria della Sua alleanza. La preghiera e il digiuno, con cui abbiamo aperto questo tempo forte, ci dirigono verso quella profondità spirituale che ci permette di ricomprendere il senso dell'alleanza con Dio, tra noi, e tra i popoli. La pagina evangelica della prima domenica di quaresima invita a restare in compagnia di Gesù nei quaranta giorni di deserto. Egli stesso ci conduce con lui perché possiamo ritrovare il cuore di Dio e riscoprire il senso della vita. Sappiamo quanto sia difficile vivere nel deserto. San Marco dice che Gesù, appunto, per quaranta giorni, dovette stare nel deserto in compagnia delle belve e di satana che lo tentava. Tuttavia, fu anche un tempo nel quale Gesù rafforzò il suo legame con il Padre. Avrà senza dubbio ricordato le parole del profeta Osea: "Ecco, l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (2, 16). Al termine di quei giorni di lotta con il demonio e di intimità con il Padre arrivarono gli angeli e si misero a servirlo. Anche a noi mancano quaranta giorni per giungere sino a Pasqua, e al termine verranno gli angeli i quali, dopo aver rovesciato la pietra pesante del sepolcro, annunceranno la vittoria della vita sulla morte. Accostiamoci a Gesù, e con lui viviamo e lottiamo nel deserto di questo mondo. I quaranta giorni della quaresima descrivono, in verità, il paradigma di tutta la vita di Gesù e quindi della vita di ogni credente. Non c'è bisogno di luoghi più o meno solitari per trovare il "deserto" ove ritirarsi. Le nostre città, ove è rara la vita solidale e frequente la solitudine, sono il vero deserto di oggi. Un deserto che è penetrato anche nei cuori sino a renderli freddi e duri. Si potrebbe parlare di un vero e proprio processo di desertificazione dei cuori che porta all'inaridimento e alla violenza. Come non accorgersi nella nostra vita quotidiana di essere sempre più spesso in compagnia di belve e dei demoni della divisione e dell'odio?

don Salvatore Camdon Salvatore Camdon Salvatore Camdon Salvatore Camillo parrocoillo parrocoillo parrocoillo parroco

STraDE NUOVE

Giornalino a cura dell’A.C. parrocchiale san Giuseppe artigiano

anno I - n. 10 - mensile febbraio 2009

Redazione parrocchia San Giuseppe Artigiano diffusione interna

Materiali e collaborazioni si intendono forniti

a titolo gratuito

MMMMessaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco essaggio del parroco EEEEditoriditoriditoriditoriale ale ale ale

pag.1pag.1pag.1pag.1 AAAAgorgorgorgorà

Azione cattolicaAzione cattolicaAzione cattolicaAzione cattolica Laboratori di arte Laboratori di arte Laboratori di arte Laboratori di arte & mestieri mestieri mestieri mestieri pag.2 pag.2 pag.2 pag.2

carnevale in parrocchiacarnevale in parrocchiacarnevale in parrocchiacarnevale in parrocchia ANSPI ANSPI ANSPI ANSPI pag.3 pag.3 pag.3 pag.3

EditorialeEditorialeEditorialeEditoriale

Le sacre quarantoreLe sacre quarantoreLe sacre quarantoreLe sacre quarantore

articoliarticoliarticoliarticoli RnS RnS RnS RnS “CantaCantaCantaCantare a Dio con artere a Dio con artere a Dio con artere a Dio con arte” Pag.4Pag.4Pag.4Pag.4-5555

Una finestra sui cristiani Pag.6Una finestra sui cristiani Pag.6Una finestra sui cristiani Pag.6Una finestra sui cristiani Pag.6 San Giuseppe Pag.7San Giuseppe Pag.7San Giuseppe Pag.7San Giuseppe Pag.7

Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo Sulla strada del vangelo pag.pag.pag.pag.8888

INSIEME È PiÙ BELLO!! Ciao a tutti, amici e lettori del giornalino. In questo numero ci sono molti inviti su delle attività che verranno organizzate in parrocchia: iscrizioni e tornei ANSPI, laboratori di arte & mestieri, le manifestazioni in occasione della festa di San Giuseppe Artigiano (torneo calcetto e “Rioni in Festa”). Cogliamo tutte queste occasioni per essere “uniti”, e per animare sempre di più la nostra Comunità.

Gabriele Camillo

www.stradenuove.altervista.org

Page 2: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 2

Sono stata invitata dall'associazione Il

Baobab di parlare della mostra fotografica itinerante “Sguardi e oltre...” presentata per la prima volta nella mia parrocchia, San Giuseppe Artigiano. Mentre noi siamo abituati ad etichettare gente di colore come gente povera, a vedere bambini denutriti e malati (non dimentichiamo che la loro povertà è iniziata all'epoca del colonialismo quando noi europei li abbiamo depredati delle loro risorse), la mostra vuole far vedere un'altra faccia dell'Africa, riscattare la loro dignità di popoli che hanno la forza di andare avanti, di popoli che insegnano a prendere il meglio dalla vita. Ho avuto l'opportunità di fare animazione missionaria in un modo nuovo: guardare gli altri, conoscere saggezze lontane che si perdono nella notte dei tempi. All'inaugurazione della mostra è intervenuto anche l'autore delle foto, .

don Amedeo Cristino, il quale ci ha spiegato i momenti in cui sono state scattate quelle immagini. Foto fatte durante la sua permanenza missionaria a Wansokou e nei suoi viaggi missionari in Africa. Non sono un critico fotografico ma alcune foto colpiscono, come la foto di un giovane guerriero che mostra il scudo colorato, la foto in bianco e nero che cattura l'abile gesto di un pescatore in piedi sulla sua piroga mentre getta la sua rete. E poi l'esplosione di colori dei guerrieri e delle danzatrici del Kenya che indossano abiti tradizionali, una mamma che allatta mentre massaggia la manina del suo bambino, una donna che presenta il suo neonato al capo del villaggio, semplici sorrisi di bambini divertiti e anche un po' impacciati, una bambina etiope che mostra orgogliosa il suo orologio, un'altra piccola bambina del Benin attenta ad ascoltare il padre che parla con un missionario, bimbi che giocano, che salutano, tutti attimi, momenti, gesti, che donano una grande umanità; primi piani di uomini e donne anziani che mostrano il loro vissuto, la loro saggezza, e dai loro volti traspare la paziente capacità di aver vissuto con poco ma di essere comunque felici. Osservare volti, sguardi, occhi così diversi sembra svelare il valore del linguaggio del corpo, la paziente .

lentezza, la ricchezza del silenzio, il fascino dell'Africa. Le foto sono accompagnate da proverbi dei vari paesi dell'Africa. “Ciò

che gli occhi hanno visto il cuore non

dimentica”. I proverbi sono la saggezza popolare, consigli fondati sull'esperienza, “Il passo del giovane è

più veloce, ma è l'anziano che conosce

la strada”, si percepisce il lungo cammino che questi popoli hanno vissuto. Questo camminare fa pensare che la nostra società invece va sempre di corsa: corriamo di qua e di là, ma corriamo per andare dove? Affannarsi per che cosa? Svuotiamo le nostre bisacce da cose inutili, conserviamo solo l'essenziale; non coltiviamo l'indifferenza, che ci porta a non avere tempo di “guadare

oltre ciò che vediamo”.

Marisa Cipriani

Laboratori:

• corsi pratici di iconografia

• corso base di taglio e cucito

• corso “la brava massaia”

• corso base informatica “ABC del computer”

I laboratori hanno come fine quello di diffondere e riscoprire dei “mestieri” e delle conoscenze, che possono essere utili nella vita quotidiana. Per questo, alcune persone professioniste e non, mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie conoscenze gratuitamente, a servizio della comunità. I laboratori si svolgeranno nell’oratorio parrocchiale nel periodo marzo – aprile. Non perdete questa opportunità!! Le iscrizioni sono aperte. Per informazioni rivolgersi a Marisa e Gabriele.

Page 3: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 3

A noi animatori e responsabili ACR è venuto in mente di organizzare sabato 14 febbraio una festa di Carnevale per i bambini che vengono all'ACR e per invogliarne altri a far parte del nostro gruppo. Così anche grazie all'aiuto dei catechisti molti bambini sono venuti alla festa, e tutti si sono mascherati e divertiti tantissimo. Questa è stata anche l'occasione, per noi, per ritornare un po' bambini. Poi sabato 21 febbraio l'Azione Cattolica Diocesana ha deciso di organizzare nei locali della nostra parrocchia l'AC

Carneval Day 2009. Avevamo quindi un compito molto importante, quello di accogliere i gruppi delle altre parrocchie di San Severo e del resto della Diocesi. Lo scopo della festa era quello di rappresentare diversi popoli e insieme formare un unico popolo, anche se di razze diverse. Il nostro gruppo ha pensato di rappresentare i rumeni, utilizzando abiti presi nella Caritas parrocchiale; gli altri gruppi invece erano vestiti da Arabi, Egiziani, Indiani... Al termine della festa c'è stato un piccolo momento di riflessione attraverso un gioco: siamo stati divisi in squadre, ognuna delle quali doveva cercare i biglietti di un colore assegnato sparsi per tutta la sala ma, per .

comunicare bisognava parlare nella lingua del popolo che si rappresentava, anche se non la si sapeva. Alla fine del gioco ogni squadra aveva un certo numero di biglietti, sui quali vi erano scritte alcune frasi di personaggi illustri, e si doveva scegliere tre frasi che ci colpivano e poi bisognava leggerle. Infine ci è stato proposto un filmato riguardante il razzismo che spiegava che da sempre ci sono stati episodi di razzismo. Diciamo quindi BASTA ALLA XENOFOBIA! Martedì 24 febbraio c'è stata un'altra festa di Carnevale in parrocchia, organizzata dal nostro gruppo, in cui noi ragazze ci siamo “travestite” da ragazzi e abbiamo convinto i ragazzi a “travestirsi” da ragazze e ci siamo così divertiti con canti e balli. Il nostro GRAZIE più grande va al nostro parroco don Salvatore Camillo, che ha sopportato le nostre feste che sono durate fino a tardi. ...E non perdiamo l'occasione di rinnovare l'invito rivolto a tutti i bambini e ragazzi dalla 1^ elementare alla 3^ media che vogliono entrare a far parte dell'ACR, ricordando che gli incontri si svolgono ogni sabato dalle 17,30 alle 18,30 presso i locali dell'oratorio.

Erika, animatrice ACR

Oratorio San Giuseppe Artigiano Associazione Sportiva Dilettantistica e di promozione sociale

SONO APERTE LE ISCRIZIONI ALL’ORATORIO A.N.S.P.I. PER L’ANNO SOCIALE 2009. Quote di adesione: ragazzi fino a 17 anni € 8,00 Adulti € 10,00. Si ricorda che l’iscrizione non è obbligatoria, ci si può iscrivere anche ad altre associazioni, come l’Azione Cattolica: l’interessante è aderire per poter partecipare alle attività che verranno organizzate. Per il versamento della quota rivolgersi al segretario Gabriele Camillo, o al sottoscritto.

Il Presidente dell’oratorio

Si partecipa che, come per gli anni decorsi, si stanno organizzando le seguenti attività sportive, a cui tutti i soci possono iscriversi, come dai volantini affissi in oratorio: • ASPINDANZA

• SPORTORATORIO

• PALLACANESTRO

• MINI VOLLEY

• PALLAVOLO

• ATLETICA LEGGERA

• TENNIS TAVOLO

• CALCIO A 7

• CALCIO A 11

• CALCETTO (calcio a 5)

• CALCIO BALILLA.

Gli interessati si possono rivolgere al responsabile sportivo Antonio Cicchetti, al segretario Gabriele Camillo, al vicepresidente Franco Tartaglione o al sottoscritto, entro e non oltre il 15 marzo prossimo.

Il Presidente dell’oratorio

Page 4: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 4

Le sacre Quarantore: tre giorni di adorazione del SS. Sacramento, un momento per incontrare e pregare Gesù presente nella Santa Eucaristia. Con le Sante Quarantore abbiamo l’opportunità di stare davanti a Gesù Eucaristia per rivedere la propria vita personale in rapporto alla fede e pregare anche per la nostra società che sembra aver sempre meno bisogno di Dio. Tempo di rinnovamento spirituale e sociale, di gioia, di preghiera e di penitenza. Sulla nascita della Pia Pratica delle Quarantore alcuni studiosi risalgono a San Filippo Neri, il quale, scriveva Padre Antonio Gallonio primo biografo del Santo, amava starsene quando più poteva solitario nella sua piccola soffitta a Roma, il suo cibo era pane solo con olive e alcune volte con erbe, e beveva solo acqua, mentre di maggiore amore si sentiva ardere il cuore. Tre dì e tre

notti digiunava senza mangiare mai nulla, e per 40 ore continue stava in orazione, gustando ed assaggiando a poco a poco le dolcezze celestiali: vestito semplicemente, apparendo fuori quella modestia di cui era dentro adornato: e rendeva soave odore di virtù e santità. Anche a Milano Sant’Antonio Maria Zaccaria diffuse questa Pia Pratica con tanto zelo. Per la nostra comunità questo periodo delle Quarantore è stato di grazia, anche perché nelle tre sere fra Francesco, invitato da don Salvatore, con la parabola del Buon Samaritano, ci ha spiegato che non basta stare inginocchiata davanti al Santissimo, se questa azione che ci riempie di Spirito di Gesù non lo doniamo all’altro. Se non ci sporchiamo le mani, con persone impure, le preghiere, senza le opere non servono. L’incontro di Gesù e Zaccheo ci

ha fatto scoprire che tutti abbiamo dentro un piccolo Zaccheo, delle brutture da convertire. Con la parabola del figliol prodigo, fra Francesco ci ha dato una bella lezione. Dio nostro Padre è misericordioso con i buoni e i cattivi, perché siamo sue creature, sempre pronto ad abbracciarci, così come siamo. Le parole di fra Francesco sono venute a scuoterci, alcuni hanno detto che lo Spirito Santo sta passando per la nostra Parrocchia. Speriamo bene! Buona quaresima a tutti.

Marisa Cipriani

E’ inquietante il silenzio e l’indifferenza che hanno accompagnato la rimozione dall’incarico di parroco della Parrocchia Madonna della Divina Provvidenza di Don Michele Leccisotti. Domenica 8 febbraio 2009, sono circa le 12,30 don Michele mi venne a cercare, mentre mi stavo trattenendo nell’oratorio della Parrocchia San Giuseppe Artigiano. Mi chiese di assistere ed inventariare i documenti ed alcuni oggetti che nel pomeriggio alle 16,30 circa sarebbero andati a ritirare presso la casa canonica i delegati del Vescovo don Mario Cota e don Michele Farulli. Avevo capito subito che non gli serviva un testimone di questo passaggio, ma di .

un appoggio che lo distogliesse dal quel silenzio soffocante che una intera comunità parrocchiale aveva fatto calare su di lui. Mi recai all’appuntamento del pomeriggio, mi aprì la porta e vidi solo alcuni scatoloni e qualche sedia, un deserto, una sensazione di solitudine e di vuoto. Di li a poco arrivarono i delegati del Vescovo ed iniziammo ad inventariare cartelle e faldoni che man mano si riponevano dentro altre scatole, in fine “l’oro della Madonna”. Alla conclusione della “operazione inventario” don Michele chiese il permesso di potersi recare in sagrestia per ritirare alcuni oggetti personali. Ebbi in quel momento una sensazione di tristezza nel vedere il parroco di questa parrocchia chiedere il permesso per poter accedere alla sagrestia che per tanti anni è stata la sua e per di più accompagnato come se fosse stato un delinquente. A questo punto mi venne in mente il racconto della “incursione” del Vescovo, accompagnato oltre che dai sacerdoti anche da un fabbro per cambiare le

serrature dei locali parrocchiali. Un racconto questo che mi dà una immagine triste e sconfortante della Chiesa locale. Dopo aver accompagnato don Mario al palazzo vescovile sono tornato da don Michele erano circa le 18,00, stava da solo celebrando la Santa Messa. Per un attimo ho immaginato che lì ci fossero: le persone che per anni gli sono stati intorno, le famiglie che su segnalazione di don Michele hanno ricevuto lauti aiuti economici da Famiglia Cristiana, gli operai e le maestranze che grazie alla costruzione dell’oratorio hanno assicurato per qualche tempo il pane alle proprie famiglie, i parrocchiani che grazie al lavoro di questo sacerdote hanno visto migliorare il territorio ed ereditano una opera con grandi potenzialità, tutti quelli che in qualunque forma hanno ricevuto del bene. Nel silenzio, nel vuoto, tra qualche scatolone e qualche sedia percepii la solitudine di un uomo che si colmava della pienezza della Eucaristia celebrata anche per un saluto ai suoi parrocchiani.

Ciro del Buono

Page 5: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 5

Fin dal momento della creazione Dio dando la vita all’uomo, si è messo in comunicazione con lui. Uno dei mezzi più grandi di comunicazione è la musica. Per tutti la musica ha un messaggio da comunicare, un messaggio che va direttamente all’animo di chi lo riceve, ed è, tante volte, nelle sue espressioni più semplici, un messaggio di fraternità, di consolazione, di gioia. La musica ha una potenza sull’uomo. Tutti noi ci siamo sentiti a volte trascinare irresistibilmente dal ritmo di una danza, abbiamo avvertito, magari senza sapercelo spiegare la gioia o la malinconia espresse in una melodia, oppure abbiamo lasciato sbizzarrire la nostra immaginazione in scene fantastiche solo ascoltando una certa composizione. La musica fatta di vibrazioni sono per l’uomo un richiamo, un invito di Dio. Ad esempio il rumore dell’acqua, del vento, del tuono Dio ce li fa percepire e noi la recepiamo come un messaggio. Infatti nel Salmo 18 leggiamo “I cieli narrano la gloria di Dio”. Con il corpo Dio ci da la possibilità di arrivare a Lui attraverso i sensi che non devono essere fini a se stessi, ma usati con arte. Perché ci commuoviamo o gioiamo con una musica? Perché è

l’anima che reagisce, la musica è uno strumento. La musica è comprensibile a tutti: la prima musica che ascoltiamo è il battito del cuore della mamma e il nostro. La voce per noi è lo strumento di riferimento. Sin da piccoli, i bimbi si cantano da soli la ninnananna. Da sempre l’uomo ha cercato di dominare i suoni creando degli strumenti per accompagnare e completare la propria voce. Ha coinvolto la natura a cantare con lui (legno, pelle…). La musica è diventata un arte, che cerca di ricreare ciò che vediamo nell’universo e che ci suscita nel cuore. Dio parla a noi indirettamente: attraverso la creazione parla al cuore del musicista che a sua volta parla a noi con la musica. Percependo ciò rendiamo gloria a Dio. La musica ci riconduce all’abbraccio infinito di Dio: Padre Figlio e S.S. L’uomo canta solo per amore: la persona che ama si trasforma, impara a cantare: canta con il cuore. Nella musica l’uomo non è più quello che ragiona e basta, ma coinvolge tutta la persona: il corpo, il cuore, l’anima, i polmoni, la gola, i ricordi, l’affettività, tutto entra in Dio. Dall’A.T. risulta che comporre ed eseguire musica era fondamentale per il

popolo di Dio. Veniva usata per festeggiare: l’esodo dall’Egitto(Es 15), l’entrata dell’Arca a Gerusalemme(1 Cro 15,16). Veniva impiegata in battaglia, come arma contro il nemico, ma soprattutto nel culto per accentuare eventi importanti: grandi celebrazioni(pasqua, pentecoste). La musica non ebbe solo un ruolo ufficiale, ma fu presente in modo ordinario per esprimere sentimenti e le emozioni della gente comune. Le persone amavano cantare spontaneamente durante avvenimenti particolarmente gioiosi, come fecero Anna(1 Sam 2) e Maria per ringraziare il Signore (Lc 1,46-55). Dolorosi: Gionata(2 Sam 1). Eventi sociali: parabola del figliol prodigo(Lc 15,25). Comunicare sentimenti: amore (Cantico dei Cantici). Sempre, comunque, la musica serviva ad Israele per accrescere la consapevolezza della presenza di Dio e per esprimere la gioia di essere popolo eletto.

FINE PRIMA PARTE

Fabio Candido RnS Comunità Magnificat

Che alcuni onorevoli ministri siano ladri, lo sappiamo, ma che alla Camera scompaia di tutto: dai cellulari alle penne d’oro, alle pellicce, è davvero una sorpresa! Non bastava che circolasse la cocaina senza troppi misteri, ma avere Onorevoli ladri e drogati, è davvero troppo! Udite, udite: non è finita qui, saremmo, in un certo senso, fortunati, ma la cosa che proprio non possiamo accettare, è il fatto che i furti degli Onorevoli Ministri, grazie ad una assicurazione, vengano rimborsati dallo Stato! Come si può tollerare una situazione del genere? Si rubano tra di loro, gli Onorevoli Ministri, e lo Stato li deve risarcire? Ma che logica è mai questa?

E’ una logica perversa! Certamente la gran parte dei cittadini italiani ignora questa realtà, perché, altrimenti, questi signori verrebbero cacciati a pedate! Se i nostri Onorevoli Ministri sono cos’ disonesti, perché ci dovremmo meravigliare che a Cosenza siano stati scoperti ben 70 falsi infermieri e che ai test di Scienze Infermieristiche sia stato scoperto un funzionario dell’Università del Sacro Cuore, che dava le soluzioni il giorno prima ai candidati privilegiati? Quando questi lazzaroni finiranno di combinare guai? Naturalmente nessuno può avanzare ipotesi!

Silvana Isabella

VIP (Very Important Person)

Chi sono i VIP? I potenti di turno del mondo intero: così dicono! Ma sarà poi vero? Se così fosse passeranno alla storia per il bene o il male che faranno. Al posto loro tutto il bene possibile ogni dì farei perché in fondo in fondo è meglio essere amati che odiati e disprezzati!

Cordialmente

Silvana Isabella

Page 6: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 6

Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto spesso, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile, ma gli operatori non sanno chi contattare tra la lista interminabile dei numeri salvati nella rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona che operatori delle ambulanze, polizia, pompieri o primi soccorritori potrebbero contattare. Fate circolare la notizia in modo che questo comportamento diventi un'abitudine diffusa.

Il «Movimento Ecumenico» Carissimi amici, eccoci giunti alla seconda tappa del nostro viaggio verso la conoscenza delle confessioni cristiane, ma prima di fare questo abbiamo bisogno di fondare delle solide basi su cui poter costruire la casa delle nostre conoscenze in ambito cristiano. Chiediamoci, cos’è l’ecumenismo? Di che si occupa? Quando è nato? «Per “Movimento ecumenico” si intendono l'insieme di attività e iniziative che, a seconda delle varie necessità della Chiesa e opportunità dei tempi, sono suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei Cristiani. » (UR, 4) Il termine ecumenismo indica il movimento che tende a ravvicinare ed a riunire tutti i fedeli cristiani, ovvero gli ortodossi, i protestanti e i cattolici (che siamo noi). La parola deriva dal termine greco οικουμένε (oikouméne), che indica in origine la parte abitata della Terra (perdonatemi se, alle volte, mi permetto di utilizzare qualche parola in greco, ma so che per dei “grecisti” come voi non ci sono problemi); la scelta del termine indica come una sorta di indirizzo nella ricerca di una sempre più stretta collaborazione e comunione tra le varie chiese cristiane che abitano il mondo. L'ecumenismo come movimento tendente a ristabilire l'unità piena e visibile dei cristiani, attraverso il dialogo e l'impegno comune tra le varie confessioni, nasce in ambito protestante a partire dagli inizi del ventesimo secolo. L'inizio del movimento ecumenico viene infatti identificato con la convocazione della Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo, nel 1910, i cui partecipanti sottolineano lo stretto legame esistente tra l’unità dei cristiani e l’impegno di evangelizzazione. Nel 1937 viene costituito il Consiglio Ecumenico delle Chiese, a cui partecipano, all'inizio, quasi tutte le chiese e confessioni protestanti e ortodosse. L'atteggiamento dei cattolici nei confronti del movimento ecumenico, inizialmente negativo, inizia a cambiare con papa Pio XII e subisce una decisiva svolta con papa Giovanni XXIII, che indice nel 1959 il Concilio Vaticano II e, nel 1960, istituisce il Segretariato per l'Unità dei Cristiani. Durante il Concilio Vaticano II, avviato da Giovanni XXIII e concluso nel 1965 sotto la presidenza di Paolo VI, furono invitati come "delegati fraterni" membri autorevoli delle Chiese separate, vennero annullate le reciproche scomuniche pronunciate nello scisma d'Oriente del 1054 tra la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli; inoltre, uno dei nove decreti prodotti dal lavoro conciliare dei vescovi, assistiti dai consulenti

teologici, è dedicato specificamente all'ecumenismo: Unitatis Redintegratio (Il ristabilimento dell'unità), del 21 novembre 1964. Basta leggere l’incipit di questo decreto che capiamo subito l’importanza che il Concilio Vaticano II ha dato al dialogo tra i cristiani: «Il ristabilimento dell’unità da promuoversi tutti i Cristiani, è uno dei principali intenti del Sacro Concilio Ecumenico Vaticano II». Nel decreto vengono successivamente esposte le condizioni con cui si esercita l'azione ecumenica e i principi che la regolano: per promuovere l'unità dei cristiani è necessario intessere un dialogo costituito da desiderio di conoscere gli altri, senza precostituire falsi giudizi, e dalla stima reciproca. Sono perciò necessari «in primo luogo, tutti gli sforzi per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi; poi, in congressi che si tengono con intento e spirito religioso tra Cristiani di diverse Chiese o Comunità, il dialogo avviato tra esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più a fondo la dottrina della propria comunità e ne presenta con chiarezza le caratteristiche.» (n. 4) È dunque fondamentale e preliminare la corretta conoscenza reciproca che elimini errori e fraintendimenti, affinché siano ricercate e promosse «l’equità e la verità, la concordia e la collaborazione, la carità fraterna e l’unione, cosicché per questa via a poco a poco, superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunione ecclesiastica, tutti i cristiani, nell'unica celebrazione dell’Eucarestia, si riuniscano in quella unità dell’unica Chiesa, che Cristo fin dall’inizio donò alla sua Chiesa, e che crediamo sussistere, senza possibilità di essere perduta, nella Chiesa cattolica, e speriamo .

che crescerà ogni giorno più, fino alla fine dei secoli» (UR, 4). Perché tutti i cristiani percepiscano di condividere gli stessi valori, è indispensabile che «i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli separati.» L'ecumenismo è da allora costantemente sostenuto dalla Chiesa cattolica: Giovanni Paolo II nel 1988 ha trasformato il Segretariato per l'Unità dei Cristiani in Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, promuovendo inoltre la redazione di una serie di documenti comuni con la Chiesa Anglicana e Luterana, nonché con diverse Chiese d'Oriente e nel 1995 ha promulgato una lettera enciclica circa l’impegno ecumenico: Ut unum sint (Affinchè tutti

siano un’unica cosa). Sua Santità Benedetto XVI lo ha dichiarato tra i fini principali del suo pontificato; tra le iniziative da lui volute si ricordano: la pubblicazione in russo del suo libro "Introduzione al cristianesimo" con un'introduzione del metropolita ortodosso di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, la presentazione della traduzione russa dell'enciclica Spe Salvi condotta dal prorettore dell'Accademia Teologica ortodossa Vladimir Shmalij. Spero di non avervi confuso le idee, ma se così fosse concludo con questa affermazione che l’allora Cardinale Ratzinger pronunciò in un suo discorso presso la Facoltà Valdese: «L'ecumenismo è anzitutto un atteggiamento fondamentale, è un modo di vivere il cristianesimo. Non è un settore particolare, accanto ad altri settori. Il desiderio dell'unità, l'impegno per l'unità dipende dalla struttura dello stesso atto di fede, perché Cristo è venuto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi». Al prossimo appuntamento!

In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare la definizione ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. E' una buona idea ed è anche promossa dalle autorità preposte al soccorso.

Page 7: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 7

Di San Giuseppe non si può fare una biografia come per gli altri santi, perché

la sua figura e missione lo collocano talmente vicino a Cristo da doverlo

considerare alla luce del mistero dell’incarnazione, fondamento della

redenzione. Diversamente non sarebbe san Giuseppe. Di qui la necessità di

considerarlo sotto due aspetti: quello teologico e quello del fatto religioso.

LA GENEALOGIA DI GESÙ Se andate a Betlemme, trovate che nella Basilica della Natività, che risale all’imperatore Costantino, gli artisti, nel 1169, hanno riprodotto sulle pareti due genealogie di Gesù, denominate “albero di Iesse”. Se la genealogia di Gesù ci viene tramandata da due evangelisti, Matteo e Luca, è chiaro che doveva essere ritenuta importante nell’annuncio del Vangelo. Nonostante le loro divergenze, che rivelano scopi differenti, in entrambe occupano un posto rilevante il re Davide e Giuseppe. Si capisce, allora, che nella chiesa apostolica interessava che Gesù fosse riconosciuto come “figlio di Davide”, titolo con il quale le folle si rivolgevano a Gesù, nella convinzione che egli fosse il messia, che in greco si traduce “Cristo”.

D’altra parte, con la Pentecoste Gesù si era rivelato come “Figlio di Dio” e i cristiani avevano saputo che Gesù era stato concepito per opera dello Spirito Santo e aveva un’origine divina. Come conciliare, allora, l’origine divina di Gesù, “Figlio di Dio”, con quella umana, “Figlio di Davide”? Ci troviamo qui nel mistero dell’incarnazione che evidentemente supera i confini delle attese umane. Comprendiamo così perché l’evangelista Matteo, dopo aver collegato tutti gli antenati di Gesù con il verbo “generò”, arrivato a Giuseppe non lo usa più, ma si limita a scrivere: “Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (1,16).

da San Giuseppe,

Il Santo più vicino a Gesù

di Tarcisio Stramare

Nel mese di agosto dello stesso anno mi trovai a Lesina Marina in vacanza. Un giorno fui chiamato da mio figlio che si trovava in giardino a vedere un DVD al computer, su codesto vi era registrato tutta la festa della Madonna del Soccorso patrona della mia città. Alla visione di questo DVD notai una cosa al quanto strana, ora vi spiego: l’operatore riprendeva tutta la processione con una telecamera installata su una postazione fissa; durante il passaggio dei simulacri dei Santi seguì il primo Santo, poi il secondo Santo, dopo ancora il terzo Santo, che però si fermò per essere ripreso, chi era questo Santo? Ma si, era San Giuseppe.

A mio parere, rivedendo il filmato, mi viene da pensare: “Sarà un caso o voleva dirci che esiste anche lui e inoltre voleva mostrarci le mozzette dei confratelli di San Giuseppe?”. Ah dimenticavo di dirvi che, mi hanno riferito degli amici presenti alla processione, all’arrivo di San Giuseppe davanti la cattedrale, fu sommerso dagli applausi della gente contenta di rivederlo assieme alla Madonna e agli altri Santi… Mi viene da pensare se era un caso oppure voleva dirci che c’era anche lui? Bene per adesso è tutto, e voi pensateci.

Il comitato festa informa che hanno preso inizio le iscrizioni ad alcune delle attività che saranno organizzate in occasione della festa. Qui di seguito vi sono i volanti per il torneo di calcio a 5 e per l’iniziativa “Rioni in Festa”. Si invitano pertanto gli interessati ad iscriversi presso i responsabili delle attività suddette.

Page 8: 10 febbraio2009

Strade nuove pag. 8

Il digiuno accetto a Dio Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti,

bramano la vicinanza di Dio: «Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?». Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.

Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse come questo il digiuno che bramo,

il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,

nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi.

(Is 58,1- 12)

TEMPO DI QUARESIMA, TEMPO DI DIGIUNO…

MA QUALE DIGIUNO???

E’ iniziato il tempo forte per eccellenza nella fede cristiana, il tempo

della quaresima. In questi quaranta giorni, da sempre, la Chiesa ci ha

sollecitato a vivere con fervore, in atteggiamento di profondo ascolto

della Parola di Dio, e di attenzione agli ultimi. Nel corso degli anni,

però si sono formate incrostazioni dettate da un’eccessiva

esaltazione della sofferenza, della penitenza, della rinuncia; ecco che

spesso questo tempo di Grazia si riduce all’osservanza dei fioretti

(piccole o grandi rinunce) che tengono in ostaggio il “Padreterno”, il

quale si deve necessariamente piegare ai nostri voleri!

Isaia, al capitolo 58 ci ridona una visione più evangelica della

quaresima e anche di quello che può essere l’atteggiamento del

digiuno o della privazione. Innanzitutto il brano parte con un profeta

che denuncia a squarciagola i delitti e i peccati del proprio popolo;

molto spesso di fronte alle tante logiche di morte che regnano nel

nostro mondo, noi cristiani ci rinchiudiamo in un complice silenzio. Il

profeta è colui che ha il coraggio di parlare quando tutti stanno

zitti…siamo chiamati a dare un nome ai peccati e ai delitti che si

consumano quotidianamente sotto i nostri occhi!

La voce del profeta va ancora più a fondo, smascherando quelli che

sono i falsi riti rivolti a Dio. I riti sterili, che servono solo a lavare la

coscienza, i riti che si fermano alle quattro mura delle nostre chiese e

non incidono sulla vita concreta degli uomini e delle donne del nostro

tempo, Dio non li gradisce. Su cosa si basa la nostra preghiera? E’

incarnata nel tempo e nelle situazioni di oggi?

Dal verso 6 in poi si apre la parte positiva e propositiva; si considera

digiuno tutti quegli atti di amore che compio verso il fratello che vive

nel bisogno, perché afflitto da un’ingiustizia. Il digiuno consiste nel

non mangiare da soli, nel condividere le proprie risorse con chi ne è

sprovvisto. Il tempo della Quaresima non è un tempo dove si sta con

lo sguardo al cielo, ma lo sguardo, dice il profeta deve essere fisso su

“quelli della tua carne”. E’ da rifuggire dunque, l’atteggiamento

spiritualistico, di fuga che fa cercare un Dio dove non si fa trovare;

spesso ci troviamo a contarci con la “mia” vita di fede, il “mio”

percorso di santità, senza considerare che il Dio di Gesù Cristo non ci

chiama ad una santità solitaria rinchiusa nei propri mondi personali.

La condizione per vivere Il Regno di Dio, il Paradiso è la compagnia dei

fratelli, senza fratelli (in particolare i poveri) ogni atto, anche il più

religioso, diventa privo di senso.

In questa quaresima, allora chiediamo che le tante storie di

sofferenza che attanagliano le strade del nostro mondo possano

giungere alla gioia della risurrezione. Questo è il tempo in cui ci

dobbiamo fare sempre più compagni di viaggio dei nostri fratelli, e

diventare annunciatori di liberazione di Cristo che ha operato dalla

morte del peccato.

Si ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero. Vuoi partecipare o ricevere il giornalino per posta elettronica? Contattaci all’indirizzo:

[email protected]