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Cinema e formazione blended: il caso di studio della Comunità di Pratica “Pasolini” di Mario Cusmai Abstract L’esperienza formativa descritta in questo paper fa riferimento alle attività didattiche del corso di Progettazione Didattica per la Formazione in Rete (PDFR) - Prof. Alberto Quagliata -, Facoltà di Scienze della Formazione (Università RomaTre). I partecipanti al corso sono stati suddivisi in gruppi di lavoro, identificati con il nome di un regista cinematografico. Ogni gruppo ha utilizzato una serie di strumenti per la comunicazione e la collaborazione in forma di Rete, presenti nella piattaforma Moodle, ed è stato guidato da un tutor esperto di formazione on line per la realizzazione di un Project Work (PW). I componenti del gruppo “Pasolini”, che si sono attribuiti il nome di un grande regista, hanno lavorato, metaforicamente, alla realizzazione di un film ‘coincidente’ con lo sviluppo del PW. L’elemento distintivo del presente contributo, inoltre, consiste in una possibile evoluzione e trasformazione di una Comunità di Apprendimento (CdA) in una Comunità di Pratica (CdP). Infatti a valle del percorso formativo, i componenti della comunità hanno condiviso l’idea di partecipare alla sezione del Training show, evento che rientra nell’ambito del FormFilmFest (edizione 2009) - rassegna su cinema e formazione organizzata dall’Associazione Italiana Formatori (AIF): il lavoro sviluppato per il PW presentava degli elementi di forte coerenza, sia con gli obiettivi della sezione, sia con il tema-guida individuato (prendersi cura).

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Cinema e formazione blended: il caso di studio della Comunità di Pratica “Pasolini”

di Mario Cusmai

Abstract

L’esperienza formativa descritta in questo paper fa riferimento alle attività didattiche del corso di Progettazione Didattica per la Formazione in Rete (PDFR) - Prof. Alberto Quagliata -, Facoltà di Scienze della Formazione (Università RomaTre). I partecipanti al corso sono stati suddivisi in gruppi di lavoro, identificati con il nome di un regista cinematografico. Ogni gruppo ha utilizzato una serie di strumenti per la comunicazione e la collaborazione in forma di Rete, presenti nella piattaforma Moodle, ed è stato guidato da un tutor esperto di formazione on line per la realizzazione di un Project Work (PW). I componenti del gruppo “Pasolini”, che si sono attribuiti il nome di un grande regista, hanno lavorato, metaforicamente, alla realizzazione di un film ‘coincidente’ con lo sviluppo del PW. L’elemento distintivo del presente contributo, inoltre, consiste in una possibile evoluzione e trasformazione di una Comunità di Apprendimento (CdA) in una Comunità di Pratica (CdP). Infatti a valle del percorso formativo, i componenti della comunità hanno condiviso l’idea di partecipare alla sezione del Training show, evento che rientra nell’ambito del FormFilmFest (edizione 2009) - rassegna su cinema e formazione organizzata dall’Associazione Italiana Formatori (AIF): il lavoro sviluppato per il PW presentava degli elementi di forte coerenza, sia con gli obiettivi della sezione, sia con il tema-guida individuato (prendersi cura).

Cinema e formazione blended: il caso di studio della Comunità di Pratica “Pasolini”

di Mario Cusmai1

1. Lo scenario di riferimento: obiettivi e descrizione dell’insegnamento

L’esperienza formativa qui descritta fa riferimento alle attività didattiche del corso di Progettazione Didattica per la Formazione in Rete (PDFR) - Prof. Alberto Quagliata -, Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi RomaTre. Dall’anno accademico 2008-2009 la Facoltà ha dato avvio a un progetto sperimentale di progressiva attuazione di una offerta formativa rinnovata e riqualificata, che prevede l’utilizzo di differenti modelli di metodologia didattica, attraverso l’integrazione delle ‘tradizionali’ lezioni in presenza con attività formative svolte on line nell’ambiente di apprendimento Moodle2 reperibile all’indirizzo web http://formonline.uniroma3.it; l’obiettivo principale di questa sperimentazione è quello di contribuire a creare una comunità di apprendimento e di pratica per condividere esperienze formative e costruire una rete di relazioni tra gli studenti e i docenti della Facoltà.

Descrizione del corso: La Rete come ambiente di apprendimento.I processi educativi si realizzano attraverso azioni relazionali e comunicative che si svolgono tra soggetti situati nello spazio e nel tempo. Le nuove tecnologie della comunicazione suggeriscono la necessità di ridefinire le pratiche operative e le relative concettualizzazioni che tradizionalmente caratterizzano i processi di formazione; una interpretazione dell'educazione legata a contesti di apprendimento "naturali", separati e/o contrapposti ai luoghi virtuali della Rete e dell'interazione multimediale, risulterebbe anacronistica e povera di strumenti di analisi critica. La formazione in Rete, e-learning, suggerisce l'indipendenza dei processi di istruzione dalla condivisione fisica spazio-temporale e determina una valorizzazione di quegli elementi di condivisione e di cooperazione che caratterizzano le più efficaci esperienze della didattica costruttivista. Di seguito, alcune delle domande per le quali il corso si propone di individuare ipotesi di risposta di prima approssimazione:

Quali modifiche intervengono quando coloro che apprendono e chi ha la responsabilità dei processi di “istruzione” sono collegati attraverso la Rete?

Come si riconfigurano le interazioni tra i soggetti che apprendono? Quali nuovi elementi caratterizzano il ruolo e la funzione di chi "insegna"? Come va reinterpretato l'ambito della valutazione?

1 Mario Cusmai lavora presso l'ISFOL - Area Risorse Strutturali e Umane dei Sistemi Formativi - su sperimentazioni e progetti di ricerca nell'ambito dell'e-learning. Collabora, come docente e tutor, alla progettazione e realizzazione di interventi formativi in modalità blended presso la Cattedra di Progettazione didattica per la formazione in Rete del Prof. Alberto Quagliata – Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi Roma Tre. Esperto nella progettazione e realizzazione di learning content per la formazione e la comunicazione 2.0 all'interno di ambienti per la collaborazione.2 Moodle (Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment), piattaforma open source per l’e-learning coerente con il paradigma costruttivista, è il frutto di una comunità di sviluppatori-fruitori che si riuniscono intorno a questo progetto (Dougiamas, Taylor, 2000).

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2. L’articolazione e l’organizzazione delle attività didattiche in aula e in Rete: il project work di gruppo

Prima di entrare nel merito e declinare le attività didattiche, si ritiene opportuno esplicitare una doppia scelta fondante l’insegnamento:

1. “condividere il modello di apprendimento del costruttivismo nella sua matrice sociale: riferirsi al costruttivismo sociale significa valorizzare le competenze, gli interessi e le attitudini di ogni persona, nella convinzione che l’apprendimento è il risultato di un processo che ha nella relazione3 con gli altri e con il contesto il suo elemento più significativo. Le scelte che definiscono l’ecologia didattica costruttivista muovono dalle esperienze dei destinatari di un percorso di formazione e prevedono una opportuna alternanza tra momenti di concettualizzazione e sistematizzazione delle conoscenze e momenti esperienziali che sollecitano la motivazione e l’intelligenza creativa dei partecipanti;

2. favorire la costituzione di comunità di apprendimento e di pratiche che utilizzino il modello operativo della formazione blended. Con l’espressione formazione blended si intende una modalità mista di allestimento didattico in cui parte delle attività vengono svolte in presenza e parte a distanza, all’interno di un ambiente virtuale dedicato e personalizzato in base allo specifico intervento formativo (le cosiddette piattaforme on line). La componente mista di questa tipologia di formazione può essere variamente interpretata: la fase in presenza può infatti costituire il centro del processo di insegnamento/apprendimento e la fase a distanza solo un suo momento di supporto; così come la fase a distanza può rappresentare il centro della scena educativa, marginalizzando i momenti in presenza. Nella pratica didattica del corso di PDFR, la formazione blended non punta ad attribuire priorità a nessuno dei suoi momenti costitutivi: entrambi sono funzionali al perseguimento di obiettivi coerenti con la più generale impostazione costruttivista4.”

Come dianzi esposto, il percorso formativo ha quindi previsto attività sia in presenza che in Rete, che si sono alimentate ricorsivamente come un sistema che apprende, funzionali alla realizzazione di un Project Work (PW) di gruppo.I circa cinquanta partecipanti al corso, infatti, sono stati suddivisi in otto gruppi di lavoro, identificati con il nome di un famoso regista cinematografico (Pedro Almodovar, Charlie Chaplin, Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick, Sergio Leone, Hayao Miyazaki, Pier Paolo Pasolini e Steven Spielberg). Per la costituzione dei gruppi sono stati seguiti due criteri di massima:

eventuale preferenza (fino a un max di tre colleghi) indicata dagli studenti, cercando di fare in modo di accoglierne almeno una;

eterogeneità all’interno dei diversi gruppi in termini di età e di ‘alternanza’ tra studenti lavoratori e non.

3 “L’apprendimento dei contesti della vita è cosa che deve essere discussa non come fatto interno, ma come una questione di relazione esterna tra due creature. E la relazione è sempre un prodotto della descrizione doppia. E’ corretto (ed è un grande progresso) cominciare a pensare le due parti dell’interazione come due occhi, che separatamente forniscono una visione monoculare di ciò che accade e, insieme, una visione binoculare in profondità. Questa visione doppia è la relazione. La relazione non è interna alla singola persona: non ha senso parlare di “dipendenza”, di “aggressività” o di “orgoglio” e così via. Tutte queste parole affondano le loro radici in ciò che accade tra una persona e l’altra, non in qualcosa che sta dentro una sola persona. Indubbiamente esiste un apprendimento nel senso più particolare. Vi sono cambiamenti di A e cambiamenti di B che corrispondono alla dipendenza-assistenza della relazione. Ma la relazione viene per prima, precede. Solo mantenendo ben saldi il primato e la priorità della relazione si potranno evitare spiegazioni dormitive. L’oppio non contiene un principio dormitivo, l’uomo non contiene un istinto aggressivo.” Cfr. G. Bateson, Mente e Natura, Adelphi, Milano 1984, pag. 179.4 Cfr. A. Quagliata (a cura di), Competenze per lo sviluppo delle risorse umane. Esperienze di formazione blended, Armando, Roma 2008, pag. 34

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A ogni “regista” (le otto comunità di apprendimento) è stato assegnato un tutor blended 5 esperto di formazione in Rete che ha accompagnato i partecipanti durante tutto l’arco del progetto, svolgendo, a seconda delle diverse fasi di realizzazione del PW, ruoli e funzioni sia di tutor di processo che di tutor di contenuto. La presenza del tutor, prevista anche per la “tenuta organizzativa” nonchè per gli aspetti di familiarizzazione e “addomesticamento”6 delle tecnologie utilizzate, è risultata strategica sin dai primi momenti di avvio delle attività, quale guida nell’utilizzo di modalità di lavoro per molti inconsuete e per alcuni proprio sconosciute. Lo sviluppo del PW è avvenuto secondo uno schema di pianificazione proposto dallo staff del corso che, oltre a una scansione temporale con specifiche dead line, ha esplicitato un insieme di elementi finalizzati a fornire a ciascun gruppo un percorso omogeneo per la realizzazione finale del lavoro. Riportiamo di seguito il documento linee guida del PW (Tab. 1) fornito dallo staff:

Linee guida del Project WorkL’obiettivo del PW è quello di realizzare un progetto relativo all’approfondimento di uno dei temi discussi durante il corso (parte esperienziale o parte teorica), il cui argomento sarà definito dai singoli gruppi di lavoro sulla base di un processo decisionale condiviso. Il PW consente di approfondire gli elementi costitutivi della formazione on line e, in particolare, le caratteristiche degli ambienti di comunicazione sincrona/asincrona e la relazione tra attività in presenza e attività in rete in un percorso di formazione blended. Il metaobbiettivo del PW consiste nello sviluppo delle abilità relazionali e nella messa in atto di efficaci strategie operative; tali strategie si configurano come Know how di riferimento necessario per uno sviluppo integrato dei rapporti in forma di rete tra i singoli individui e tra individuo e organizzazione.

Tabella 1 – Linee guida per la realizzazione del PW

METARIFLESSIONE

FASIOPERATIVE

OBIETTIVO MODALITÀ STRUMENTI PRODOTTO TEMPI

Ragionare sull’importanza di un’attività esperienziale finalizzata alla creazione di un clima di lavoro positivo basato sul modello relazionale win-win7 e sul lavoro di squadra.Analizzare alcune delle possibili metafore relative alle dinamiche

1. Individuazione dell’argomento del PW

Costruzione di una mappa concettuale relativa all’argomento scelto

Negoziazione e condivisione di idee per la realizzazione della mappa concettuale

Forum, Chat, File di gruppo

Mappa Concettuale

Dal 25 marzo all’8 aprile

2. Definizione e sistematizzazione dei sottoargomenti del PW

Definizione dello spettro completo del lavoro di ricerca con ampio utilizzo di ricerche in rete

Negoziazione e utilizzo della scrittura condivisa (Wiki)

Forum, Chat, File di gruppo, Wiki

Elaborazione del progetto in Wiki

Dal 9 aprile al 24 aprile

5 Si utilizza l’espressione tutor blended per evidenziare come il ruolo del tutor non sia stato confinato esclusivamente a supportare gli studenti nelle attività on line, ma come ,coerentemente con il paradigma epistemologico sottostante l’intervento formativo, abbia accompagnato costantemente lo sviluppo dei lavori di gruppo in aula e in Rete, in Rete e in aula: questo sta a testimoniare la caduta di banali e sterili dicotomie e l’emergere della natura di integrazione e interazione dinamica tra presenza e distanza.6 L’addomesticamento consiste in:

processo con cui il selvatico viene sia domato sia coltivato; punto in cui la natura diventa cultura; processo con cui ci appropriamo delle cose, le sottoponiamo al nostro controllo e imprimiamo il nostro marchio su di esse;

principio del consumo di massa in base al quale i prodotti vengono preparati per il mercato.Cfr. R. Silverstone, Televisione e vita quotidiana, il Mulino, Bologna 2000, pag. 2917 Win-win è un’espressione inglese che indica la presenza di soli vincitori in una data situazione. Per estensione si considera win-win una qualsiasi cosa che non scontenti o non danneggi alcuno dei soggetti coinvolti. Ad esempio, un gioco win-win (in italiano potrebbe tradursi come gioco non competitivo e gioco cooperativo) ha struttura e regoli tali per cui non esistono vincitori né vinti, ma tutti i giocatori vincono grazie al semplice partecipare.

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relazionali.Riflettere sulla percezione individuale e collettiva dei diversi stili comunicativi.

3. Conclusione del PW e preparazione di una presentazione ppt.

Produzione del materiale completo relativo al lavoro di ricerca

Negoziazione e utilizzo di Wiki e ppt

Forum, Chat, File di gruppo, Wiki, ppt

Chiusura delle pagine Wiki e file ppt

Dal 25aprile al 22maggio

L’articolazione delle attività didattiche in aula ha previsto una serie di incontri che si sono svolti il lunedì e il martedì dal mese di marzo al mese di maggio 2009.Gli incontri del lunedì, sotto forma di sessioni laboratoriali8, sono stati dedicati sia a condividere in presenza lo stato dell’arte relativo all’evoluzione del lavoro dei gruppi, sia a testimonianze e presentazioni attinenti ad argomenti sulla formazione on line; inoltre i diversi interventi che si sono susseguiti hanno previsto un’alternanza tra concettualizzazione teoriche e pratiche esperienziali: in una circolarità aperta la teoria diventa prassi e la prassi sollecita a sua volta la riconfigurazione del modello teorico, fornendo elementi significativi di legittimazione al processo formativo in termini di efficacia e funzionalità. Le “lezioni” del martedì hanno avuto come filo conduttore la lettura e l’analisi del testo Competenze per lo sviluppo delle risorse umane. Esperienze di formazione blended (a cura di Alberto Quagliata, Armando editore, Roma 2008). Questi incontri sono stati condotti seguendo alcune caratteristiche di un modello che fa riferimento all’apprendistato cognitivo9: l’insegnamento reciproco della lettura di Palincsar e Brown10.Per quanto riguarda le attività in Rete, come si evince dal documento Linee guida per il Project work sopra riportato, i diversi gruppi hanno potuto utilizzare una serie di strumenti per la

8 Nel linguaggio comune, il termine laboratorio rimanda a un concetto scientifico, mentre in questo contesto si vuole intendere il laboratorio come ‘officina di apprendimento’, che può presentare le seguenti caratteristiche:

- in un laboratorio ci sono delle cose da comprendere: dati, fatti, situazioni da osservare, studiare, riprodurre, sistemare;- in un laboratorio si parte dal problema, non dalla sua soluzione;- non è possibile sapere a priori di cosa si avrà bisogno per comprendere la situazione in esame. Nel laboratorio si crea una

situazione in cui si opera e si progetta, mobilitando tutte le conoscenze e le abilità di cui si è capaci;- in un laboratorio ben fatto, il lavoro non è mai individuale. La collaborazione tra diverse persone può attivarsi su molti

piani e in molte forme, ma questo può avvenire solo lavorando su problemi concreti, che coinvolgono i partecipanti come vere e proprie sfide;

- nel lavoro di laboratorio non si riesce a tracciare una linea di demarcazione netta tra teoria e pratica : ogni osservazione fatta sul campo, ogni situazione concreta può diventare spunto per una costruzione teorica; ogni snodo della teoria può essere confrontato con la realtà dei fenomeni;

- in laboratorio non si lavora “a casaccio”: tutto ciò che si fa ha un suo senso, anche gli errori, e contribuisce a costruire il significato dell’insieme di conoscenze al cui interno si opera; anche i tentativi sbagliati, le strade che si rivelano senza uscita, le ripetizioni e i circoli viziosi in cui ci si ritrova, non arrivano per caso, senza senso;

- per risolvere i problemi posti dalle situazioni concrete di laboratorio, l’intuizione si unisce al rigore, la fantasia al metodo, l’inventiva al mestiere.

9 “Il metodo dell’apprendistato cognitivo è diretto all’insegnamento dei processi utilizzati dagli esperti nell’affrontare compiti complessi. […] Le conoscenze fattuali e concettuali sono imparate in relazione ai loro usi in una varietà di contesti, dando luogo a una comprensione più profonda del significato degli stessi fatti e concetti e a una ricca tessitura di associazioni facilmente ricordabili tra essi e il contesto del problema. […] I metodi di insegnamento dell’apprendistato cognitivo sono pensati per portare alla luce i processi taciti, permettendo agli studenti di osservarli e metterli in pratica con l’aiuto dell’insegnante e degli altri studenti.” Cfr. A. Collins, J. S. Brown, S. E. Newman, L’apprendistato cognitivo. Per insegnare a leggere, scrivere e far di conto, in C. Pontecorvo, A. M. Ajello, C. Zucchermaglio (a cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, Led edizioni universitarie, 1995, pagg. 186 – 187. 10 “Il metodo consiste nel modellare e assistere gli studenti relativamente a quattro capacità strategiche: formulare domande basate sul testo, riassumerlo, prevedere cosa seguirà e chiarire le difficoltà che il testo contiene.” Cfr. A. Collins, J. S. Brown, S. E. Newman, L’apprendistato cognitivo. Per insegnare a leggere, scrivere e far di conto , in C. Pontecorvo, A. M. Ajello, C. Zucchermaglio (a cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana , Led edizioni universitarie, 1995, pag. 190.

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comunicazione e la collaborazione on line, messi a disposizione su un ambiente dedicato all’interno della piattaforma open source Moodle della Facoltà di Scienze della Formazione.Gli ambienti del Moodle rimandano ai paradigmi del costruttivismo sociale e alle suggestioni del Web 2.0. In particolare il Web 2.0:

è un modo di pensare, non una tecnologia; è costituito dall'insieme delle applicazioni on line che richiedono un forte livello di

interazione ambiente-utente; è caratterizzato da un approccio alla rete che favorisce la condivisione delle esperienze e ne

valorizza la dimensione sociale.

Moodle prevede la possibilità di personalizzare l’allestimento e di scegliere quali ambienti attivare tra i tanti proposti, in coerenza con le attività didattiche che si intende promuovere: l’obiettivo dello spazio di Rete utilizzato nell’insegnamento di PDFR è consistito nel far interagire la componente emotiva dell’apprendimento con quella relazionale e cognitiva. Di seguito si propone una breve descrizione11 dei diversi ambienti12 di Rete abilitati, con cui i gruppi si sono “cimentati” per la realizzazione del PW:

Bacheca: svolge le medesime funzioni delle bacheche fisiche. Collocata in posizione ben visibile agli utenti della piattaforma, contiene news e aggiornamenti di interesse generale, nonché tutti gli avvisi che si desidera rendere pubblici. Solitamente la scrittura in questo spazio è riservata allo staff e non è prevista per gli utenti la funzione di risposta ai post.Il forum tutti e di gruppo: ambiente di comunicazione asincrona, dedicato all’approfondimento, al confronto e allo scambio dialogico all’interno del gruppo; attraverso la creazione di appositi thread13, promuove riflessioni e commenti, sollecita la logica della negoziazione decisionale e rappresenta l’archivio storico della comunicazione del gruppo, consentendo alla comunità di analizzare l’andamento delle discussioni, la loro progressiva variazione tematica e il loro livello di approfondimento.Chat tutti e di gruppo: ambiente di comunicazione sincrona a più voci che consente di ricevere e fornire feed-back diretti e veloci. La chat promuove un clima di apprendimento “giocoso”, in cui ogni appuntamento rappresenta una sorta di rito positivo grazie al quale il gruppo rafforza i propri legami sociali e promuove la progressiva dismissione di un’attitudine relazionale formale. La chat si configura dunque come un vero e proprio “luogo” di incontro del gruppo, in cui si possono agire efficacemente momenti di pensiero creativo, come il brainstorming, discussioni per l’organizzazione del lavoro e confronti sugli aspetti di processo del team working.Messaggi: possono essere usati per comunicazioni one to one a un membro del gruppo classe, a un tutor, al docente, etc.Documentazione del corso: spazio in cui il docente inserisce i materiali relativi al corso: istruzioni operative per lo svolgimento delle attività, risorse didattiche e documenti predisposti dallo staff e disponibili per la consultazione da parte di tutti i componenti del gruppo classe.File di gruppo: ambiente dedicato alla memorizzazione delle risorse di lavoro che ogni gruppo ritiene utile condividere per lo svolgimento delle attività on line; è stato utilizzato per mettere in comune i documenti in vari formati che i partecipanti man mano reperivano sugli argomenti oggetto dei lavori o che direttamente venivano creati e progressivamente

11 Le descrizioni dei diversi ambienti riprendono il testo Competenze per lo sviluppo delle risorse umane (pagg. 70 – 71) e il documento Prontuario on line. Per un utilizzo costruttivista del nostro Moodle, messo a disposizione dallo staff del corso.12 È opportuno esplicitare che l’impianto si articola su due livelli: il primo livello si riferisce alla comunità di apprendimento tutti (il gruppo classe intero), mentre il secondo fa riferimento a ciascun gruppo di lavoro (gli studenti impegnati nel project work).13 Si utilizza il termine inglese thread al posto di topic, per indicare gli argomenti di discussione aperti in un forum..

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rielaborati. Esso ha rappresentato una sorta di archivio dinamico, un bacino da cui attingere elementi di conoscenza a disposizione di tutti.Wiki di gruppo: è un software per la scrittura condivisa. Come i siti Internet è un ipertesto e come tale va pensato e sviluppato creando pagine e sottopagine collegate tra loro (collegamenti interni) e con il web (collegamenti esterni) secondo una logica reticolare. Per valorizzare l'ambiente wiki e sfruttarne a pieno le potenzialità, è necessario conferirgli una struttura quanto più reticolare e articolata. Nella costruzione del wiki di gruppo, oltre alla ricerca sull’argomento e alla scrittura personale, entrano in gioco la creatività linguistica e grafica (attraverso la scelta dell’editing e delle immagini che devono essere preventivamente salvate in file di gruppo), nonché la collaborazione reale per la creazione di un sapere condiviso. All’interno del wiki tutti i componenti del gruppo sono chiamati ad intervenire creando pagine o integrando le pagine già esistenti. La pubblicazione delle pagine web in wiki è immediata: il nome stesso di questo software deriva da una parola Hawaiana che significa "veloce". Altra caratteristica di questo particolare spazio web è quella di mantenere automaticamente in memoria, nello storico, tutti i cambiamenti apportati alle pagine, in modo da poter ripercorrere ogni passaggio della creazione delle stesse.

Le comunità di apprendimento sono state sollecitate a lavorare da remoto, utilizzando gli incontri in presenza soprattutto per fare il punto della situazione, messe a punto e fasature. Inoltre, la costante ricorsività tra presenza e distanza ha caratterizzato tutte le fasi del lavoro, e ha consentito la creazione di un clima positivo, quasi una sorta di ‘familiarità’ tra i componenti dei singoli gruppi e dell’intera comunità dei partecipanti al corso.

3. Il processo di lavoro della Comunità di pratica Pasolini: dall’idea alla realizzazione

Quel che vedo è troppo nebuloso da descriversi. Ma mi pare grande e scintillante.(Walt Disney, 1941)

Il presente paragrafo anticipa e contestualizza alcuni aspetti del PW sviluppato dalla comunità di pratica “Pasolini”14. In particolare dopo aver raccontato l’avvio, tra dubbi e perplessità iniziali, delle attività e delle modalità tramite cui è stato individuato l’argomento del PW, ci si soffermerà nei prossimi sottoparagrafi su alcuni aspetti peculiari del processo di lavoro quali:

- l’utilizzo della metafora cinematografica, quale elemento trasversale dell’intero processo di sviluppo del film/progetto;

- la costruzione della sceneggiatura del film/progetto attraverso l’utilizzo delle mappe concettuali;

- il montaggio del film/progetto su wiki;- l’allestimento della “conferenza stampa” del 25 maggio 2009.

Sin dai primi momenti di vita di “Pasolini” sono sorti alcuni interrogativi e “preoccupazioni” su questa nuova modalità di lavorare anche in Rete in cui l’I-learning15 viene inteso come sistema che apprende alimentato e arricchito dalla pluralità delle interazioni tra i soggetti in formazione, come si

14 I componenti di “Pasolini” sono stati: Vincenza Cavallini, Giulia Cosi, Alessia Giaccotto, Paola Marangoni, Letizia Rizzo, Moreno Stirpe. Tutor del gruppo è stato Mario Cusmai.

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puo leggere negli interventi in uno dei primi thread avviati nel forum “tutti” forniti da Alessia e Paola (Fig. 1) ... questi dubbi si sarebbero poi dipanati e trasformati in curiosità, attitudine positiva al cambiamento16, entusiasmo, motivazione e piacere di apprendere con il passare del tempo. Vediamo come progressivamente questo gruppo, attraverso processi comunicativi efficaci, dimostra di possedere alcune caratteristiche per rendere un gruppo efficiente. Una di queste è la consapevolezza, intesa come comprensione e accettazione degli obiettivi e delle strategie predisposte nel piano di azione condiviso. Inevitabilmente tale consapevolezza non è immediata, soprattutto per coloro che agiscono per la prima volta in questi nuovi ambienti. I due interventi che seguono (Fig. 1) offrono lo spunto per esaminare due approcci differenti. Il primo, quello di Alessia, chiarisce subito la sua condizione di neofita, mostrando curiosità soprattutto verso se stessa, curiosa di scoprire come lei saprà affrontare questa nuova esperienza. L’approccio di Paola, invece, è più problematico: parla di “sentirsi in trappola”, “fatica ad utilizzare gli strumenti”, del fattore “età” che, fa capire lei non è più dalla sua parte. Paola sente l’ambiente come ostile, ma cercherà di “renderlo vivibile”, cioè di conviverci “soffrendo” il meno possibile, iniziando questo cammino con molti punti interrogativi e qualche riserva.

Figura 1 - le riflessioni di Alessia e Paola in uno dei primi thread avviati sul Forum “tutti”

Prima di addentrarsi nel viaggio che avrebbe portato “l’equipaggio” a bordo della “Nabucodonosor” a districarsi nella neuro-simulazione interattiva di Matrix (la piattaforma on line) per raggiungere Zion (la realizzazione del PW), si è iniziato a prendere confidenza con i diversi ambienti di apprendimento (forum, chat, file di gruppo e wiki) che, “interagendo” tra di loro, hanno consentito di cominciare a collaborare per l’elaborazione di interpretazioni condivise e di nuovi elementi di conoscenza attraverso una ricerca sul regista che ha prestato il suo prestigioso nome alla comunità. Parallelamente al “gioco” di ricerca/scrittura su Pier Paolo Pasolini, il gruppo si è dedicato, seguendo il canovaccio/traccia delineato nelle Linee guida del PW, a individuare una possibile tematica da affrontare e “scandagliare” per il PW: cominciava a balenare nelle diverse menti l’idea di utilizzare la metafora cinematografica. Infatti, il nome di Pier Paolo Pasolini ha ispirato una serie 15 Operando un salto di livello logico e prendendo spunto dall’intuizione di Roberto Maragliano, si utilizza al posto del costrutto di e-learning, quello di I-learning. Oltre che a Internet, la I rimanda anche alla responsabilità del soggetto che apprende: l’I (io) esce dall’anonimato e dall’isolamento dell’apprendimento tradizionale e si fa protagonista consapevole, motivato e creativo dell’intelligenza collettiva della Rete. Sono quindi i soggetti che aggiungono valore all’apprendimento agito in contesti on line; infatti quante più persone condividono idee progettuali e risorse, tanto più l’ambiente ‘evolve’ e diviene significativo. Con l’espressione e-teaching si intendono invece gli ambienti on line per l’istruzione a distanza.16 Attitudine al cambiamento e apprendimento si configurano come due facce della stessa medaglia. Gregory Bateson esplicita come sia significativo distinguere i differenti livelli, o tipi logici, dei rapporti e degli apprendimenti, o cambiamenti. Il primo livello riguarda la relazione tra gli individui, il secondo il contesto, cioè l’insieme strutturato di relazioni tra molteplici elementi; il terzo riguarda il metacontesto, cioè la struttura dei rapporti tra contesti. Bateson traccia queste distinzioni prendendo spunto dalla Teoria dei Tipi Logici di Russell, secondo cui “una classe non può essere elemento di se stessa; una classe di classi non può essere una delle classi che sono i suoi elementi” (Cfr. Bateson, 1976, pag. 304).

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di riflessioni sulla sua figura ritenuta particolarmente sensibile ai temi sociali: proprio questo aspetto ha contribuito a indirizzare il gruppo nella scelta dell’argomento del PW. Dopo alcune proposte orientate a realizzare lavori di “pura ricerca compilativa”, il gruppo “Pasolini” ha poi dedicato il suo PW all’ideazione e allo sviluppo di un progetto formativo destinato a sostenere fasce sociali svantaggiate: tra le varie possibilità (giovani a rischio/drop-out, ex detenuti, ex tossicodipendenti) si è poi scelto di rivolgere il lavoro da sviluppare alla “cura” degli anziani. In particolare il progetto si è posto l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita rispetto a bisogni di autonomia, socializzazione e difesa dalla solitudine, per aiutarli a essere cittadini attivi nella comunità di riferimento. L’idea di proporre un percorso formativo in modalità blended dedicato all’alfabetizzazione digitale degli anziani, nasce anche per colmare il gap di digital divide che caratterizza questa fascia di popolazione ed è coerente con le politiche nazionali ed europee in tema di invecchiamento attivo. Gli argomenti principali sviluppati nel progetto formativo sono stati i seguenti:

· attitudine al cambiamento;· sensibilità culturale alle tecnologie digitali;· comunicazione interpersonale in forma di rete;· pratiche di apprendimento collaborativo.

Si ripercorrono, attraverso le “catture” di alcuni contributi del forum che seguono, alcuni passaggi di questo processo negoziale (Figg. 2, 3, 4 e 5), che all’inizio vede nel tutor la figura che stimola la partecipazione, mostrando con i suoi interventi le potenzialità “meta-cognitive” della piattaforma, e opera per attivare l’interesse per questa nuova avventura.

Figura 2 - le prime idee cominciano a emergere

Ad esempio, nell’immagine sopra riportata il tutor inizia il proprio intervento con un commento inerente una precedente sessione di chat, utilizzata per valutare il livello di padronanza dell’uso di tale strumento da parte dei partecipanti17. Nel suo intervento, infatti, prima suggerisce alcune

17 Quando prendono forma comunità di apprendimento con persone con un differente bagaglio umano e professionale, è fondamentale, da parte del tutor, verificare eventuali gap conoscitivi nell’uso degli strumenti tecnologici ed eventualmente offrire un supporto alle persone che hanno necessità di colmare questo gap.

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modalità che renderanno in futuro le sessioni di chat meno dispersive e più proficue e poi, nella seconda parte, entra nel merito delle idee emerse, facendo proposte, offrendo pareri, mediando e valorizzando i contributi di ciascuno. In realtà quest’intervento persegue un preciso meta-obiettivo: quello di indicare una modalità relazionale da seguire nei futuri interventi che favorisca sia una comunicazione efficace, sia un atteggiamento propositivo nelle relazioni interpersonali, mostrando una disponibilità all’ascolto attivo: un intervento in un certo senso paradigmatico, in quanto propone un possibile modello da seguire.Un’altra caratteristica che questo gruppo dimostra di sviluppare è quella della predisposizione all’ascolto e alla partecipazione attiva. Significativo, in tal senso, l’intervento di Letizia (Fig. 3): in un processo negoziale dove si decide il tema su cui verterà il PW, l’espressione “mi affascina l’idea di progettare un corso blended che abbia come target ex detenuti …” è un feed back stimolante verso chi l’aveva suggerito, anche se poi non rinuncia a proporre una sua idea (“in alternativa potremmo rivolgerci a …”), mostrando un atteggiamento propositivo che, qualche ora dopo, spinge anche Paola a esprimere una sua opinione. La stessa Paola, perplessa e diffidente il giorno prima, ora espone le sue idee, commenta positivamente quelle di Letizia e propone una discussione aperta affinchè le assunzioni di decisioni avvengano per consenso.Figura 3 – il processo negoziale prende avvio

Nella figura che segue troviamo un ulteriore intervento del tutor, simile come impianto a quello precedente (Fig. 2): ricco di spunti, valorizza i contributi individuali, esplicita i pro e i contro in merito alle idee proposte, mostrando alcune potenzialità della piattaforma (come ad esempio creare un link a un sito web esterno).

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Figura 4 – il punto della situazione

Inoltre con la progressiva padronanza acquisita dai partecipanti sull’uso degli strumento offerti dalla piattaforma, si può notare come negli interventi del tutor gradualmente diminuiscano i suggerimenti di natura tecnico-operativa; dal punto di vista del processo comunicativo, invece, c’è un altro aspetto, anche se implicito, assai rilevante da sottolineare: la tempestività dei feed back, che alimenta una ricorsività positiva e sollecita il gruppo alla partecipazione.

Figura 5 – il gruppo ha deciso

Elemento costitutivo di questa fase è stato anche la scelta del titolo del progetto nel corso di una sessione di chat del primo aprile (Fig. 6): “Aggrappati alla rete”. La scelta del titolo ha una forte valenza metaforica: da un lato, infatti, la parola aggrappati (termine polisemico che assume due diversi significati a seconda di dove cade l’accento) rimanda a due interpretazioni diverse e tra loro

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complementari; dall’altro, evidenzia la centralità del concetto di “rete” intesa sia come rete virtuale che come insieme di rapporti relazionali.

Figura 6 – la scelta del titolo

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3.1 L’utilizzo della metafora cinematografica nel lavoro di gruppo: dal “set” al “montaggio”

Ciò che vi è di più soggettivo – il sentimento – si è infiltrato in ciò che vi è di più obiettivo: un’immagine fotografica, una macchina […] il cinema nella sua forma magica, è estetico, ed essendo estetico, è affettivo. Ognuno di questi termini presuppone l’altro. Metamorfosi meccanica dello spettacolo dell’ombra e della luce, emerge il cinema nello svolgersi di un processo millenario di interiorizzazione dell’antica magia delle origini18.

Il registro iconico presenta una propria distintività non sovrapponibile a quello verbale: attraverso l’immagine si consentono livelli comunicativi non praticabili e non conseguibili dal registro verbale. Il cinema, con la priorità nello sviluppo del pensare umano del registro iconico su quello verbale, è in sé narrazione per immagini, e, si affianca alla letteratura nel contribuire, come pensiero narrativo, alla comprensione degli eventi umani. Il pensiero narrativo – e con esso il cinema – porge un’interpretazione degli eventi umani, intessendo in una storia le intenzionalità dei soggetti umani e le specificità culturali di un particolare contesto.Come anticipato nel paragrafo precedente, la scelta da parte dello staff del corso di associare ai gruppi il nome di famosi registi cinematografici, l’attenzione che Pier Paolo Pasolini ha rivolto a fasce sociali “disagiate/svantaggiate” nel corso della sua vita artistica e il titolo del progetto individuato, hanno indirizzato/suggerito l’utilizzo della metafora cinematografica (tra l’altro analizzare alcune delle possibili metafore relative alle dinamiche relazionali era una delle meta-riflessione previste dalle linee guida del PW) quale elemento trasversale, alimentatore di suggestioni e motivazioni, dell’intero processo di lavoro. Vediamo come progressivamente è maturata e si è evoluta questa “direttrice” in alcuni contributi proposti nel forum (Figg. 7 e 8)

Figura 7 – Lavorare attraverso la metafora cinematografica

18 E. Morin, Il cinema o l’uomo immaginario, cit., pag. 105

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Figura 8 – Lavorare attraverso la metafora cinematografica

I componenti della comunità “Pasolini” - che si sono attribuiti il nome di un grande regista (Woody Allen, Pedro Almodovar, Clint Eastwood, Stanley Kubrick, Hayao Miyazaki, Steven Spielberg, François Truffaut) - hanno lavorato, metaforicamente, alla realizzazione di un film ‘coincidente’ con lo sviluppo del PW. Su questa strada la metafora filmica si è ulteriormente sviluppata, associando anche gli ambienti di apprendimento on line a termini propri del linguaggio cinematografico e, quindi, del processo di produzione di un film:

la chat ha preso il posto del soggetto, la sceneggiatura è diventata una mappa concettuale, il forum costituisce la struttura narrativa, l’ambiente file di gruppo è cineteca di riferimento, il wiki è l’ambiente in cui si realizza la fase di montaggio e la piattaforma rappresenta il set cinematografico19

La tabella (Tab. 2) che segue riporta alcuni dati che illustrano il lavoro svolto da gruppo Pasolini per la realizzazione del film/PW.

Tabella 2 – alcuni dati sul lavoro svolto in piattaforma

19 Passaggio estrapolato dalla pagina wiki “come abbiamo lavorato”.

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Ambienti di apprendimento Attività svolteChat (soggetto) 8 incontri in chat (di cui 1 brainstorming funzionale

alla costruzione della nostra sceneggiatura) della durata media di due ore

Mappa concettuale (sceneggiatura) 16 mappe concettuali progressivamente condiviseForum (Struttura narrativa) 31 Thread con 508 contributi (post) inseritiFile di gruppo (cineteca) 193 “elementi di conoscenza” caricati, tra cui 36

sequenze filmicheWiki (montaggio) 57 pagine create e collegate tra di loro

Come prologo20 del film/PW i “sette registi” hanno montato un blob21 (Fig. 9) dal tilolo “il Cambiapprendimento” integralmente costituito da spezzoni su tematiche relative all’apprendimento come elemento irrinunciabile del cambiamento sia individuale che di gruppo. Il confezionamento del blob è stato negoziato all’interno della “struttura narrativa” (Figg. 10, 11 e 12) e, progressivamente, sono stati inseriti nella “cineteca pasoliniana” molteplici spezzoni che hanno poi portato all’allestimento del prodotto.

Figura 9 – I film utilizzati per l’allestimento del blob

Figura 10 – Si comincia a ragionare sul blob

20 Il progetto formativo si articola in 10 moduli. All’interno del primo modulo ‘Apprendimento come attitudine al cambiamento’ è prevista la fruizione del blob.21 Dall’estrapolazione di un singolo brano filmico e dall’accostamento di quest’ultimo con altri prende forma una piccola antalogia: nasce il blob. Il blob si propone come un supporto didattico al lavoro del formatore e non vuole sostituirsi ad esso. L’eterogeneità dei brani proposti, la loro frammentarietà, la polisemia dei contenuti e delle interpretazioni possibili lo rendono un supporto tipicamente instabile che può suscitare grandi emozioni e ravvivare efficacemente la dialettica formativa, ma la cui carica simbolica ed evocativa non deve essere sottovalutata dal formatore stesso. Il cinema è evento, è rappresentazione, è concentrazione di accadimenti e condivisione di esperienze allo stesso tempo. In questa operazione entrano in gioco diversi fattori per la soluzione di problemi di diversa natura: se l’emozione richiede un certo livello di convinzione e di immersione nella realtà, l’unico modo che abbiamo per emozionarci è creare una simulazione di questa stessa realtà. In questo gioco la soggettività del narratore-regista e quella dello spettatore sono gli elementi inscindibili di un processo di comunicazione molto più vasto e complesso. Autore, attore, formatore, spettatore, gruppo, concorrono, ogniqualvolta venga proposto un film, nella costruzione di valori e significati instabili che è necessario presidiare, monitorare accompagnare, nella loro instabilità, nel conseguimento di un risultato di apprendimento efficace. Il Blob nell’ambito del pw, della durata di circa 15’, è stato allestito con spezzoni “catturati” dai seguenti film: Matrix, Patch Adams, L’attimo fuggente, Episodio V - l’impero colpisce ancora, Chocolat, Forrest Gump. Inoltre sono state tagliate diverse sequenze estrapolate dai film Gran Torino e Si può fare per ragionare sul cambiamento individuale e di gruppo.

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Figura 11 – Emergono i primi film da utilizzare

Figura 12 – E il blob prende forma

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3.2 Per una conoscenza senza confini: co-costruire la sceneggiatura del progetto utilizzando le mappe concettuali

Una volta condiviso l’argomento e individuato il target di riferimento protagonista del film/progetto, i sette registi della “Pier Paolo Pasolini Production” alle prese con la loro prima opera collettiva, hanno cominciato a lavorare sul primo prodotto richiesto dalla “committenza” (il corpo docente) e ben esplicitato all’interno del “contratto stipulato” (le linee guida del PW): la sceneggiatura/mappa concettuale22. Nell’esperienza che stiamo narrando, il brainstorming agito nel corso di una sessione di chat è risultato significativo per individuare ed enucleare le parole chiave che avrebbero costituito poi il contenuto della nostra sceneggiatura e a partire dalla quale sarebbero stati individuati gli elementi cardini per cominciare a montare il film/progetto su wiki. I passaggi cruciali del processo di co-costruzione della sceneggiatura sono stati:

22 La mappa concettuale rappresenta una struttura di proposizioni in cui compaiono concetti e legami tra i concetti. Le parole sono considerate etichette che utilizziamo per indicare i concetti e le relazioni che li connettono. Per la costruzione di una mappa concettuale, come supporto digitale, si possono utilizzare programmi del pacchetto office (word e power point), o software specifici, come ad esempio cmap tools (http://cmap.ihmc.us/). Le parole usate in una mappa sono classificate in:

parole-oggetto: indicano uno stato, una forma; possono riferirsi sia a oggetti materiali, che a concetti astratti (es. lettura, libro, idea, lettera, etc.);

parole-evento: indicano una trasformazione, un processo (es. leggere, comprensione, corsa, apprendimento, etc.); parole-legame: definiscono il tipo di relazione tra parole-oggetto e/o parole-legame; possono essere preposizioni, verbi,

avverbi (es. come, da cui, provoca, quindi…).All’interno di una mappa concettuale ciascuna parola-oggetto e parola-evento viene racchiusa in una linea chiusa, e le linee chiuse si collegano tra di loro con segmenti su cui vengono posizionate le parole-legame. I concetti compaiono una sola volta e sono disposti dall’alto verso il basso, secondo una gerarchia di livelli di inclusione decrescente (dal più generale al più particolare); la struttura che si configura man mano che la mappa prende forma è a rete e possono stabilirsi anche legami trasversali sia tra concetti dello stesso livello, che tra concetti di livelli diversi. La mappa concettuale nata e utilizzata come strumento euristico individuale, viene utilizzata, nella esperienza a cui facciamo riferimento, in modalità condivisa.

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la sessione di chat del primo aprile 2009 in cui è stato agito un brainstorming; il thread del forum Esiti del brainstorming e spazio di negoziazione alimentato dalle

continue interazioni dei “7 registi”, per le successive negoziazioni in itinere della sceneggiatura;

le diverse release della sceneggiatura fino alla versione definitiva

In questa sede si riportano solo alcune release della sceneggiatura, il cui processo di allestimento ha visto la partecipazione attiva e collaborativa di ogni componente del gruppo che ha aggiunto, modificato e integrato le molteplici versione rilasciate. Infatti sono state create ben 16 versioni progressivamente condivise, prima di arrivare alla mappa/sceneggiatura definitiva: di seguito proponiamo alcune versioni della mappa compresa quella finale (Figg. 13, 14, 15, 16 e 17).

Figura 13 – La prima versione della mappa concettuale

Figura 14 – La mappa evolve

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Figura 15 – Comincia a cambiare anche la struttura

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Figura 16 – Ci siamo quasi …

Come si può osservare dalle immagini sopra riportate, la prima mappa è caratterizzata da un numero esiguo di “ nodi ” e di relazioni tra le parole chiave inserite, mentre progressivamente fino all’ultima i concetti e le relazioni tra di essi diventano sempre più numerosi, rendendo il prodotto “finale” molto più articolato e complesso.

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Figura 17 – La release definitiva della mappa

Nella versione definitiva, in particolare, la mappa concettuale è sostanzialmente divisa in due macro aree:

una inerente, nello specifico, al’intervento formativo; l’altra accompagna il progetto attraverso una veste metaforica per la realizzazione di un

film.

Va sottolineato che entrambe le aree della Mappa si sono integrate nel processo di realizzazione di quello che è diventato un “Film-Progetto” con reciproci rimandi tra le due aree.Quindi, il consistente lavoro di co-costruzione condivisa posto in essere e rivelatosi necessario per giungere alla stesura definitiva della mappa ha simboleggiato metaforicamente in parallelo la redazione a più mani da parte dei 7 progettisti/registi di una articolata sceneggiatura del film/ progetto. Ultimata la Mappa, sorgeva progressivamente l’impalcatura del progetto e si completava contemporaneamente la sceneggiatura del film, che sarebbe stata poi “esplosa”, “girata” e “montata” su wiki. Infatti, da ogni nodo concettuale si sono dipanati gli argomenti poi approfonditi singolarmente : i nodi, composti da “parole oggetto” e da “parole evento”, si sono trasformati in “parole calde” (pagine) del wiki.

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3.3 Il montaggio del film/progetto: architettura e pratiche di scrittura condivisa nell’ambiente wiki

A partire da questa fase i partecipanti hanno sperimentato l’utilizzo del wiki, grazie al quale hanno sviluppato sia la “porzione” del PW più prettamente formativa (da erogarsi in modalità blended) declinando l’articolazione dei diversi moduli previsti dal progetto, sia la “porzione” metaforica relativa al film.La sceneggiatura era pronta, l’entusiasmo per l’avvio delle riprese era alle stelle, ma i “nodi” da sciogliere per i 7 registi non erano ancora terminati: come proseguire il lavoro su wiki? Che tipo di copione (attività collaborativa) far interpretare agli attori (i soggetti anziani) per renderli tutti pienamente protagonisti? Come assemblare e montare le pagine wiki, che mano a mano sarebbero state create, tra di loro? In un primo momento, per la realizzazione del film/progetto, si è proceduto a una prima suddivisione degli argomenti, sottostanti i nodi della mappa concettuale, da sviluppare su wiki sotto forma di scrittura condivisa; successivamente ci si è resi conto che questa modalità non era propriamente rispondente alle metariflessioni suggerite dallo staff: in questo modo si sarebbe corso il “rischio” di segmentare eccessivamente il lavoro, senza una piena condivisione sull’intero processo di sviluppo.Quindi, è stato poi adottato, in modo consapevole, un metodo di lavoro operativo ispirato ai principi del costruttivismo sociale, nel quale ogni componente partecipa in modo responsabile a una costruzione condivisa dei saperi e i prodotti non sono “appannaggio” del singolo, ma della comunità. Da un iniziale riserbo e difficoltà a intervenire sul lavoro dei colleghi registi, si è passati a una progressiva disponibilità e “complicità” a modificare, ampliare, rimaneggiare e talvolta anche “cancellare” (sempre con rispetto e chiedendolo prima di intervenire) i contributi forniti dagli altri costruendo, di pari passo, delle relazioni interpersonali solide e collaborative.Ogni componente del gruppo ha potuto contribuire alla tessitura di un ordito comune e condiviso, in cui il contributo del singolo non scompare all’interno del contributo collettivo, ma viene valorizzato dall’uso di un colore specifico e risulta integrato con quelli, diversamente colorati, proposti dagli altri componenti del gruppo. Per quanto riguarda il copione, parte del film/progetto è stato ambientato nei dintorni dell’Abbazia di Farfa: gli attori protagonisti, divisi in gruppi di lavoro, avrebbero dovuto progettare una gita23 di un giorno considerando tutti gli aspetti che entrano in campo dal punto di vista organizzativo.All’interno del processo di sviluppo e di produzione del film/progetto la ‘mappa concettuale’ viene adottata come strumento euristico per la progettazione della struttura del wiki (Fig. 18) e in fase di impostazione dell’elaborato condiviso ha avuto la funzione di guida evidenziando le tematiche da approfondire. Gran parte dei nodi presente nella mappa concettuale sono stati riportati su wiki sotto forma di pagine: il box della mappa viene “esploso” e approfondito concettualmente in una corrispondente pagina wiki, che costituisce il luogo naturale per un prolifico scambio di idee necessario allo sviluppo del PW.

23 La gita/visita all’abbazia di Farfa rappresenta una possibile attività esperienziale in modalità collaborativa collaborativa da far agire in Rete ai soggetti anziani nell’ambito dell’architettura del progetto formativo blended.

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Figura 18 - Una porzione della mappa del wiki "Pasolini"

L’ambiente wiki ha consentito alla collaborazione dei partecipanti di svilupparsi ed evolvere, invece di indirizzarla verso percorsi già tracciati: l’utilizzo di wiki come strumento per la scrittura condivisa offre una dimostrazione convincente di come l’evoluzione di un processori apprendimento progettato in logica costruttivista non sia prevedibile. Si riportano di seguito alcune pagine del wiki “Pasolini” significative sia per la veste grafica, sia per il buon livello di scrittura condivisa raggiunto (Figg. 19, 20, 21 e 22).

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Figura 19 - Pagina wiki “Aggrappati alla rete”

Figura 20 - Pagina wiki “Strategia formativa”

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Figura 21 - Pagina wiki “Project Work”

Figura 22 - Pagina wiki “Pasolini production”

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Proprio attraverso pratiche di scrittura condivisa agite all’interno delle pagine wiki, progressivamente si è composta una fitta tessitura di colori diversi: i componenti del gruppo co-costruiscono conoscenza (la rete) attraverso le relazioni (i fili).I fili che si intrecciano rappresentano quindi le relazioni che si instaurano tra gli individui; l’apporto del singolo non svanisce, ma arricchisce il lavoro della comunità e il lavoro della comunità rappresenta l’insieme e non la somma dei singoli orditi, ovvero il complesso dei fili distinti tra di loro.Il film/progetto confezionato a più mani ricorda l’opera di Escher, mani che disegnano24: non solo ‘mani diverse’ inseriscono il proprio contributo, ma si completano disegnandosi a vicenda, attraverso un processo che contribuisce ad arricchire il repertorio delle competenze dei soggetti in formazione e, di conseguenza, della comunità di riferimento con cui condividono l’esperienza, si confrontano e collaborano. La “rintracciabilità” dei contributi dei singoli era comunque affidata, come già esplicitato, a un codice colore che contraddistingueva ogni regista: ciò sia per valorizzare la responsabilità dei singoli, sia per fornire alla committenza (lo staff) gli elementi per la valutazione finale del processo di lavoro e del prodotto fornito.L’ambiente wiki è stato quindi utilizzato sia per realizzare il progetto formativo “Aggrapati alla Rete”, sia per costruire le pagine contenenti gli approfondimenti teorici dei concetti alla base del progetto, senza dimenticare la metafora cinematografica che ha continuato a essere alimentata dai 7 progettisti/registi. Per esplicitare le caratteristiche dell’intervento formativo, si riporta di seguito una scheda (Tab. 3) che contestualizza e declina le attività didattiche progettate.

Tabella 3 - Contestualizzazione e declinazione del progetto formativo “Aggrappati alla Rete”

L’idea di strutturare e proporre un percorso formativo integrato in modalità blended dedicato all’alfabetizzazione digitale degli anziani (si è ipotizzato di far partecipare all’iniziativa 20 soggetti anziani – I edizione pilota – di età compresa tra i 65 e gli 80 anni), nasce per colmare il gap di digital divide che caratterizza questo target, sostenendo le politiche nazionali ed europee in tema di invecchiamento attivo. La linea strategica del Progetto Aggrappati alla Rete si caratterizza per la progettazione ed erogazione di percorsi formativi blended che consentono di integrare, in una logica sistemica, gli iter formativi tradizionali in presenza con le risorse digitali degli ambienti di apprendimento on line. Sul piano delle proposte metodologiche, riteniamo infatti che la formazione svolta in modalità blended preservi da alcuni dei rischi di fallimento apprenditivo di un progetto formativo erogato esclusivamente on line (anche in considerazione del target così specifico e ‘particolare’ nell’approccio alle nuove tecnologie), in cui spesso ci si trova a dover gestire il senso di isolamento percepito dall’utente per la riduzione della complessità relazionale data principalmente dall’assenza della metacomunicazione (prossemica, mimica e pantomimica). Quando anche si supera il timore dell’autoreferenzialità dell’esperienza apprenditiva, emerge un’altra criticità spesso causa dell’inefficacia della formazione on line quale unico dispositivo di intervento: l’analfabetismo

24 Per la litografia di Escher si rimanda al link che segue: http://www.filosoficamente.org/wp-content/uploads/2009/07/M.C.-Escher-Mani-che-disegnano.jpg. “Una mano si solleva dal foglio, muovendosi incerta in un mondo più grande. Quando pensiamo abbia irreversibilmente trasceso la piattezza della sua origine, ripiomba sulla superficie piana, e disegna il proprio emergere dal foglio bianco. Si chiude un loop a causa del quale due livelli si ripiegano su se stessi, si intrecciano e si confondono. A questo punto ciò che volevamo mantenere su due livelli separati si rivela come inseparabile, il nostro senso di orientamento e di stabilità vacilla e si instaura un senso di paradosso. [...] Nell'incisione di Escher osserviamo due mani che si disegnano reciprocamente, cioè specificano reciprocamente le proprie condizioni di produzione. Esse si proiettano fuori dall'incisione a costituire un'entità separata. Più esattamente, la loro reciproca specificazione le separa dal resto del disegno a costituire un'unità. La loro azione (disegnarsi reciprocamente) specifica le condizioni in base alle quali possono essere distinte separandole da uno sfondo”. Cfr. F. Varela in P. Watzlawick (a cura di), La realtà inventata, pagg. 259-260

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digitale e, più in generale, il cosiddetto digital divide dei destinatari che può rappresentare una barriera discriminatoria in grado di escludere interi segmenti socio-professionali da sistemi di apprendimento basati sulle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Un progetto, quindi, deve essere in grado di promuovere la diffusione della conoscenza, riconoscendo preliminarmente l’incapacità o la difficoltà di determinate categorie sociali a dialogare con gli strumenti tecnologici. In questo senso, discutere di digital divide significa sottolineare la disuguaglianza nell’accesso e nella fruizione delle tecnologie, che nell’odierna società dell’informazione può costituire un rischio per la democrazia e per l’uguaglianza. Aggrappati alla Rete intende pertanto realizzare percorsi di blended learning capaci di supportare e favorire l’accesso alla formazione on line all’interno di un quadro di azioni e interventi formativi che prevedano la fase apprenditiva in presenza e in aula quale momento strategico per la costruzione della socializzazione del gruppo di lavoro, la condivisione degli obiettivi, l’analisi e la valutazione degli interventi di supporto per favorire l’accesso alle risorse formative digitali, un insieme quindi di azioni sistemiche volte ad accompagnare e a sostenere la successiva fase di intervento on line.

1. Struttura del programma formativo e azione didatticaLa struttura del programma formativo della durata di circa 3 mesi, si articola in 10 moduli: i primi 6 si svolgono attraverso attività in presenza a carattere sia teorico sia pratico, mentre i successivi 4 si agiscono in modalità e-learning sul sistema di apprendimento on line Moodle (allestito in base agli obiettivi del progetto formativo), attraverso momenti laboratoriali da svolgere in gruppo (pratiche di apprendimento collaborativo) all’interno di ambienti tecnologici dedicati. Al termine della fase on line, si prevede il successivo reingresso in aula finalizzato a valutare sia l’acquisizione degli apprendimenti oggetto di studio individuale e gruppale, sia le caratteristiche e le qualità delle interazioni on line sviluppate nel corso dell’esperienza e-learning.Di seguito, quindi, si descrive la micro progettazione didattica a partire dall’illustrazione dei contenuti dei diversi moduli, strutturati secondo la logica blended:I FASE IN PRESENZA

Modulo1: Apprendimento e attitudine al cambiamento Consiste in un modulo introduttivo ad alto valore strategico, volto a far comprendere ed esplicitare come apprendimento e attitudine al cambiamento siano due facce della stessa medaglia. È previsto anche l’allestimento di un blob attraverso il montaggio di spezzoni estrapolati da film individuati all’interno del panorama cinematografico in cui si possono rintracciare elementi che mettono in relazione apprendimento e cambiamento.

Modulo 2: Introduzione alle tecnologie dell’informazioneSi tratta di un modulo basilare, volto a introdurre i concetti teorici fondamentali delle cosiddette TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) e ad illustrare la struttura logica di un Personal Computer, esaminandone le distinte componenti hardware e software. L’ottica andragogica sottesa a tale modulo consiste nella definizione, strutturazione e formalizzazione di nozioni chiave, necessarie per approcciare in modo consapevole il successivo utilizzo pratico delle tecnologie.

Modulo 3: L’utilizzo base del Personal Computer

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Tale modulo è finalizzato alla comprensione dei principali meccanismi e relative operazioni per l’utilizzo base di un Personal Computer: nello specifico, si esamineranno le procedure di accensione, spegnimento, riavvio, gestione delle icone e delle finestre del sistema operativo, gestione e archiviazione di cartelle e file. Tale modulo implica necessariamente l’adozione di un approccio prevalentemente laboratoriale: l’acquisizione di expertise tecniche, soprattutto in ambito informatico, prevede infatti un apprendimento di tipo immersivo.

Modulo 4: Il pacchetto office: ‘pillole’ di word, excel, power point Tale modulo è finalizzato all’acquisizione di competenze base nell’utilizzo del pacchetto office, strutturato in capacità di elaborazione di testi, fogli elettronici e presentazioni.

Modulo 5: Internet nella società dell’informazioneIl modulo tematizza la rivoluzione digitale, e non solo, apportata dalla nascita e il successivo sviluppo della rete Internet. In particolare, verranno evidenziati gli impatti sociali ed educativi del fenomeno nonché descritti gli ambienti caratteristici della Rete (browser, webmail ed e-mail, motori di ricerca) e i suoi principali e più diffusi utilizzi. Questo modulo costituisce un antecedente logico, funzionale alla successiva sessione in presenza che apre a sua volta alla fase on line di apprendimento da realizzarsi all’interno della piattaforma Moodle

Modulo 6: L’ambiente di apprendimento Moodle per la formazione on lineIl modulo prevede la presentazione della piattaforma Moodle e la familiarizzazione con le sue principali funzionalità. Tale sessione avvia il percorso sperimentale di attività formativa in Rete che verrà agita dai destinatari nelle successive quattro settimane.

FASE ON LINE L’innovazione che si intende promuovere attraverso questa azione didattica consiste nella sperimentazione di un percorso di apprendimento di tipo learning by doing: Il contenuto dell’insegnamento coincide infatti ricorsivamente con lo strumento utilizzato per l’apprendimento. I destinatari avranno pertanto l’opportunità di apprendere le potenzialità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione attraverso il loro ricorso, favorendo, in una logica meta-cognitiva, quell’integrazione tra contenuti della didattica e loro strumenti che rendono l’esperienza apprenditiva efficace e significativa. All’interno dell’ambiente di Rete si struttureranno gruppi di lavoro che agiranno pratiche ed attività laboratoriali sviluppate attraverso la metodologia del cooperative learning. Gli strumenti che potranno essere abilitati e utilizzati per questa fase sono: Forum, Chat, File di gruppo. Sia le pratiche descritte sia gli strumenti che le realizzeranno, saranno costantemente sostenute, promosse e guidate da uno staff tutoriale. I tutor assegnati, infatti, oltre a possedere expertise di dominio relativamente alle competenze informatiche, costituiranno le figure di riferimento che presidieranno il processo apprenditivo in Rete, in quanto esperti di comunicazione e didattica on line. Gli obiettivi della fase di didattica on line sono due: il primo, consentire la socializzazione, condivisione e scambio delle conoscenze apprese durante la fase di fruizione intese quali strategie per l’ancoraggio dei contenuti appresi individualmente alla dimensione di relazione socio-cognitiva che struttura e riconfigura l’autoapprendimento, in base a principi di assimilazione e accomodamento – per dirla con Piaget. L’approccio metodologico basato sulla

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collaborazione, consentendo a ciascuno di confrontare le proprie interpretazioni con quelle degli altri, promuove l’accrescimento delle capacità individuali di ragionamento critico, dà vita a una maggiore elaborazione cognitiva individuale e infine favorisce l’acquisizione di competenze sociali legate alle capacità di negoziazione, condivisione e co-costruzione di significati. Il secondo obiettivo, strettamente legato al precedente ma di ordine meta-apprenditivo, consiste nella sperimentazione di una modalità di interazione e relazione diversa promossa dalla Comunicazione Mediata dal Computer (cosiddetta CMC), che è in grado di favorire forme di socialità caratteristiche, in quanto intrinseche alla specificità del medium che si utilizza: la rete delle reti (Internet). In sintesi, la fase on line del percorso formativo proposto è funzionale ad approfondire le tematiche affrontate nelle giornate in presenza, a sviluppare e consolidare ulteriori apprendimenti tematici e, soprattutto, a costruire una comunità di apprendimento nella quale possano essere sollecitati i seguenti sotto-obiettivi d’apprendimento:

promuovere l’attitudine al cambiamento individuale attraverso l’utilizzo di tecnologie che favoriscono un approccio alla conoscenza di tipo “reticolare” e non esclusivamente sequenziale;

implementare l’integrazione delle conoscenze e competenze individuali, intervenendo sulle dimensioni metacognitive dell’apprendimento;

alimentare processi di knowledge management attraverso principi e azioni ispirati ai modelli del collaborative learning e del costruttivismo sociale.

II Fase in presenzaTerminata la fase on line, si prevede il reingresso in aula dei gruppi di lavoro. Tale sessione conclusiva della durata di una intera giornata sarà finalizzata a:

valutare le competenze specifiche acquisite dai destinatari durante le precedenti fasi svolte in presenza e a distanza. Nello specifico, si chiederà di presentare in una sessione plenaria i lavori e i documenti realizzati dai singoli gruppi on line attraverso l’utilizzo del pacchetto office;

valutare l’esperienza condotta, esaminando specificamente le dinamiche socio-relazionali agite nei diversi gruppi di lavoro on line.

Questa fase di follow up intende ricorrere all’approccio metodologico di Kolb25: verrà pertanto svolto un brainstorming volto a far emergere osservazioni e riflessioni in merito all’esperienza condotta on line; dalle considerazioni che emergeranno

25 Dobbiamo a D. Kolb la sistematizzazione degli studi e delle ricerche sull’experential learning: egli ritiene che l’apprendimento consista in un processo che si sviluppa da un capo all’altro dell’esistenza senza soluzione di continuità, che ogni occasione sia buona per apprendere e che, proprio attraverso l’apprendimento dall’esperienza, si realizzino il nostro sviluppo e la nostra crescita. In estrema sintesi, per Kolb, l’apprendimento è il processo per cui si crea conoscenza attraverso la trasformazione dell’esperienza. Il modello proposto da Kolb sottolinea come l’apprendimento sia strutturato come un ciclo, che parte dalla vita reale per concettualizzare le nuove esperienze, per poi ritornare nuovamente alla vita reale, per applicare ad essa i nuovi concetti appresi. L’apprendimento esperienziale assume la forma di un ciclo continuo rappresentato come una spirale evolutiva; affinché un ciclo di apprendimento si radichi nell’individuo, e possa quindi essere definito come apprendimento duraturo, occorre che attraversi quattro fasi:

1. esperienza concreta: coinvolgersi pienamente, apertamente e senza deviazioni in esperienze nuove;2. osservazione riflessiva: riflettere sulle esperienze e osservarle da molteplici prospettive;3. concettualizzazione astratta: costruire concetti che integrino le osservazioni in teorie logicamente valide;4. sperimentazione attiva: utilizzare queste teorie per prendere decisioni e risolvere problemi.

Con la fase di sperimentazione attiva non termina il processo; infatti, poiché l’apprendimento costituisce un divenire per l’uomo, le quattro fasi sono necessariamente iterative e circolari: il raggiungimento di una nuova esperienza determina necessariamente la ricerca di un nuovo e diverso livello di conoscenza. Il ciclo di Kolb è un modello di apprendimento esperienziale che per le sue caratteristiche di circolarità e continuità potrebbe teoricamente avviare il processo di apprendimento in qualsiasi delle sue fasi: questo aspetto risponde ai diversi stili di apprendimento che ogni individuo può avere.

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avvieremo un successivo e conclusivo momento di concettualizzazione e formalizzazione dei temi relativi alla socialità di rete e in Rete.

3.4 L’allestimento della “conferenza stampa” per la presentazione del film/progetto

Tutto il lavoro finora descritto, PW e metafora, ha trovato la sua sintesi finale in una presentazione realizzata oltre che con un supporto di diapositive/slide particolarmente evocative e suggestive dell’intero processo svolto, anche con una modalità creativa attraverso la simulazione di una “conferenza stampa” convocata per l’anteprima del film/progetto “Aggrappati alla Rete”.Infatti, la terza e ultima fase operativa indicata dalle linee guida del PW ha previsto, a valle della chiusura del lavoro, l’allestimento di una presentazione in formato Power Point con cui ogni comunità che portava il nome di un famoso regista, si sarebbe dovuta “esibire” per circa 30’ davanti all’intero gruppo-classe e allo staff per illustrare all’intera platea l’esperienza vissuta, ossia il lavoro svolto, in termini di processo e prodotto. Gli interrogativi che balenavano per la “mente collettiva” dei 7 progettisti/registi erano molteplici:

- come articolare la presentazione del PW e su cosa focalizzare maggiormente l’attenzione?- come gestire i 30’ rispetto alla mole di lavoro svolta e ai prodotti realizzati?- come valorizzare la metafora cinematografica intorno a cui ha ruotato l’intero processo di

lavoro?

La presentazione, proprio per dare voce a tutti i componenti del gruppo e valorizzare i contributi individuali in un insieme armonico, avrebbe dovuto svolgersi attraverso una “regia alternata” che coinvolgesse ognuno come relatore: si rendeva necessario organizzare il timing della discussione delle attività assegnate programmando i turni e individuando le slide di competenza di ognuno. Proprio per proseguire fino in fondo l’utilizzo della metafora cinematografica, il gruppo Pasolini ha optato per la messa in scena di una conferenza stampa che restituisse il prodotto finale attraverso un “ evento mediatico”, analogo a quelli con cui si presenta e publicizza un film in uscita, rivolto all’“audience” presente (professore, staff, gruppi di lavoro), cercando di presentare l’intero spettro del PW a chi non ne era a conoscenza attraverso una modalità narrativo – rappresentativa che riuscisse anche a suscitare curiosità ed emozioni negli interlocutori. Le catture che seguono (Figg. 23 e 24) mostrano come i “registi” della “Pier Paolo Pasolini Production” hanno ragionato tra loro sulla preparazione di questo “evento mediatico” nel corso di un incontro in chat del 13 maggio 2009. Dalle immagini della chat sotto riportate si intuisce come stava prendendo forma l’idea della conferenza stampa, anche attraverso la possibile attenzione e cura dei tratti culturali propri di ogni singolo regista (comunicazione prossemica, utilizzo di accessori e oggetti specifici che facilitassero la platea nell’identificare il regista con la persona e rendessero l’evento curato nei minimi particolari). Enfatizzando la metafora, la conferenza stampa ha simboleggiato il lancio internazionale del film/Project Work. Quest’ idea , nata durante un incontro informale, complice una serata di primavera su una terrazza romana, rappresentava nei propositi del gruppo anche un modo per veicolare i contenuti del PW in maniera creativa, leggera, ma efficace nel catturare e mantenere vive le soglie di attenzione . La proposta si è progressivamente arricchita, come anticipato, di elementi e particolari descrittivi e metaforici, stimolando i componenti a impersonificare, durante la presentazione, i registi anche

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attraverso l’emulazione delle caratteristiche fisiche: dalle citazioni, all’abbigliamento, dagli accessori, al linguaggio, ad alcuni simboli. Questi minuziosi particolari hanno comportato un vero e proprio lavoro di ricerca sulle biografie dei registi, sulle loro abitudini e caratteristiche peculiari, nonchè di reperimento degli accessori necessari alla performance. Inoltre la chat rappresenta un esempio eccellente di brainstorming in Rete ed è significativa per l’assenza del tutor: i partecipanti hanno dimostrato di poter gestire in totale autonomia i processi decisionali, delegandosi compiti da eseguire e soprattutto evidenziando di saper agire la leadership diffusa, caratteristica/qualità di un gruppo che sa operare anche in assenza temporanea di un leader formale, in cui ogni componente si sente corresponsabile nel raggiungimento degli obiettivi comuni.

Figura 23 - La comunità pensa e pianifica l’evento mediatico: emerge la capacità di delega

Figura 24 - La comunità pensa e pianifica l’evento mediatico: emerge la capacità di delega

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La presentazione si è avviata con il tutor che, impersonificando il ruolo dei diversi giornalisti convocati alla conferenza stampa poneva, di volta in volta con un nome, un accento, un riferimento sempre diversi, le domande a ciascuno dei sei registi finalizzate a far conoscere oltre ai contenuti anche le modalità di realizzazione del progetto e lo specifico contributo di ognuno. È stata privilegiata una modalità che sollecitasse la sfera affettivo-relazionale dei presenti, prestando nel contempo attenzione a non penalizzare gli aspetti di contenuto del lavoro svolto: un ambiente buio ha accolto il pubblico presente in sala, e la colonna sonora di “2001 Odissea nello spazio” ha accompagnato l’inizio di quello che si è poi rivelata una vera e propria rappresentazione scenica. In questo modo, la presentazione in Power Point richiesta è risultata un supporto a un ampio discorso a più voci, nel quale non si ravvisava la frammentazione tra i diversi interventi, ma si dava luogo a un unicum fluido ed integrato.Una presentazione vivace, insolita, singolare, armonica, ma esaustiva dei temi e dei numerosi argomenti affrontati nel corso dello sviluppo del film/PW: una preziosa espressione corale di un’esperienza apprenditiva. Riportiamo di seguito (Tab. 5) il canovaccio che ha dato l’impronta alla “conferenza stampa”, rendendolo un evento che tutti noi porteremo come ricordo indelebile nel cuore e nella mente.

Tabella 5 – Articolazione della performance

Canovaccio per la conferenza stampa sul film/progetto Aggrappati alla Rete – Roma, 25 maggio 2009, ore 17.00 (P.zza della Repubblica, 10 – Aula IV, II piano)

È buio, parte il brano di 2001 Odissea nello spazio (lo avvia Alessia) - circa 30’’ di musica (da 20’’ a 55’’), si accende l’occhio di bue/torcia (accende Moreno); quando

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termina la il brano musicale, entra Enza e utilizza il ciak dicendo: ‘Aggrappati alle Rete, scena finale, azione’ (e sbatte la ‘linguetta’ del ciak, come avviene nei set cinematografici). Entra in scena Clint (Mario) che si presenta alla platea e introduce i 6 registi ha coordinato nell’arco di questa opera collettiva, servendosi di foto/immagini che identifichino ogni singolo regista con i componenti della Comunità “Pasolini” proprio per far comprendere al pubblico presente in sala, la metafora cinematografica utilizzata nella costruzione del PW (slide 0 con associazione persone/registi). Appena terminata la presentazione del gruppo di lavoro, Clint andrà repentinamente a sedersi in mezzo al pubblico e si trasforma in giornalista, ponendo delle domande sulla base della scaletta individuata e riportata di seguito. Dietro al tavolo con il PC sono collocati i 6 registi (ogni regista avrà un cavaliere con il proprio nome ‘colorato’ con il colore utilizzato per la scrittura condivisa) e uno dei registi (comincia Alessia/Pedro) chiede chi vuole cominciare con le domande.

Domanda 1 : (Alzo la mano … vale lo stesso per le domande che seguono) … Vincenzo Mollica della RAI … DoReCiakGulp …scusate – deformazione professionale – credevo di essere nella mia rubrica settimanale … ma torniamo a noi … ancora prima di spiegarci il film/progetto, ci potete raccontare il vostro primo incontro e come sono stati gestiti eventuali conflitti?

Fransuà (Moreno) + tutt*: racconta l’inizio della storia, il primo incontro tra di noi (in base alle slides costruite – tipo fumetto – racconto a 6 voci).

Domanda 2 : Tullio Kezich, critico cinematografico … potreste illustrarci ora questo film/progetto e anche la modalità attraverso cui avete allestito una sceneggiatura condivisa?

Steven (Enza): descrizione del progetto (obiettivi, etc.) + presentazione del thread del forum esito del brainstorming e spazio per la negoziazione per raccontare le modalità attraverso cui è stata co-costruita la sceneggiatura/mappa concettuale, mostrando le diverse evoluzioni per approssimazioni successive.

Domanda 3:buona sera, sono William Thacker, della rivista inglese ‘Cavalli e segugi’ … mi trovo a Roma per il concorso ippico che comincerà il 28 maggio in P.zza di Siena … avendo già intervistato l’attrice Anna Scott (vi ricorderete Notting Hill) non potevo certo mancare a questa anteprima mondiale (ho chiesto appositamente l’accredito) … dunque … al di la della sceneggiatura, ci potreste esplicitare l’articolazione di questo film/progetto e le strategie che vi hanno guidato per realizzarlo?

Woody (Paola): articolazione del progetto + strategia (esplicitazione del fatto che i 6 registi sono stati i tutor degli attori protagonisti … i soggetti anziani)

Domanda 4:(in spagnolo “italianizzato”) … Buenas tardes, yo soy Alejandro Amenabar … ci avete dicho como se articula el projecto e come se desarolla … ce podete illustrar los elementos fundantes de vuestro trabajo?

Pedro (Alessia): invecchiamento attivo + digital divide + attitudine al cambiamento (modulo 1 dell’intervento formativo)

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Domanda 5:Fabio Terzetti, del Messaggero … più nel dettaglio vorrei capire come si sono sviluppati anche gli altri elementi fondanti e perché sono stati propedeutici per la fase on line.

Hayao (Giulia): moduli 2, 3, 4, 5, 6 + formazione blended + moodle

Domanda 6:Sono David Letterman, conduttore televisivo americano … sarei curioso di conoscere più nel dettaglio la produzione di questo film/progetto, la corrente artistica alla quale vi siete ispirati; inoltre … uno dei focus del film consiste nell’utilizzare in modo efficace le TIC: è possibile che i nuovi media digitali possano favorire nuove modalità di pensiero?

Stanley (Letizia) + Steven (Enza): PW + costruttivismo + intelligenza reticolare

Domanda 7:Sono Luc Besson … Monsieur Truffaut … sono felice e stupito di trovarla ancora qui tra di noi … proprio da Lei volevo avere maggiori informazioni in merito al processo di lavoro e alle modalità di utilizzo dei diversi ambienti/spazi offerti dal Set …

Fransuà (Moreno): come abbiamo lavorato + dato quantitativo sull’utilizzo dei diversi ambienti della piattaforma

4. La partecipazione di “Pasolini” al Training show – Form Film Festival 2009

Il FormFilmFestival del cinema per la formazione è un evento formativo e culturale attraverso il quale l'Associazione Italiana Formatori26 (AIF) ha inteso sviluppare, diffondere e rendere sistematica la ricerca, condotta negli anni, sul cinema come risorsa e strumento per l’apprendimento e la formazione degli adulti. Il progetto ha inteso, sin dalla sua prima edizione27 (novembre 2007), rivolgersi al tempo stesso ai “professional” della formazione (educatori, formatori e consulenti), a studiosi ed esperti del cinema e di altre discipline, ma anche al pubblico non “specialista”, nella consapevolezza di fondo che il cinema è arte, oltre che multimediale, interdisciplinare, capace di creare e consolidare forti legami – sia sul piano cognitivo che emozionale – tra differenti mondi, culture, esperienze professionali e vissuti personali. L’obiettivo del Comitato di progetto del FormFilmFestival è quello di tracciare una “mappa” aggiornata delle più significative applicazioni formative ispirate dal cinema e, in senso più ampio, dalle immagini e dai linguaggi narrativi e metaforici. Per questa ragione, è stata in primo luogo ricercata l’alleanza tecnico-organizzativa con una istituzione cinematografica di riconosciuto prestigio, nazionale e internazionale, subito individuata nella cineteca di Bologna. Il Comitato di progetto ha poi disegnato un “format” in grado di coniugare la dimensione del Festival con quello del laboratorio/vetrina di buone pratiche. Dalla

26 Il sito web dell’associazione è raggiungibile all’indirizzo http://www.aifonline.it. 27 La prima edizione del 2007 si è focalizzata su cinema e senso del lavoro; invece nel 2008 il tema guida individuato è stato cinema e apprendimento. Nel 2010 il filo conduttore della rassegna è stato l’altro. Culture e valori

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prima edizione il FormFilmFest ha pertanto proposto ai partecipanti una struttura articolata in eventi, “percorsi di visione” e sessioni laboratoriali.Durante i 3 giorni della rassegna si alternano quindi visioni e successivo debriefing di film selezionati in base al tema-guida individuato per l'edizione 2009 ('prendersi cura'), laboratori applicativi, workshop (cinema e web 2.0) e la sezione The training show (presentazione di esperienze formative basate sui linguaggi audiovisivi).Il The Training Show (TTS) si rivolge direttamente alle aziende di ogni settore, ai professionisti della formazione (responsabili aziendali e formatori aziendali, società di formazione/consulenza, consulenti e formatori liberi professionisti, educatori, ecc.) e anche ai giovani (studenti delle università e delle scuole del cinema) che cominciano a operare nei mondi dell'audiovisivo e della formazione. Attraverso il TTS, il Comitato di progetto, ha inteso offrire - sottoforma di una vetrina “competitiva”28- un contenitore che consenta alla comunità professionale di conoscere e confrontarsi su pratiche formativein cui le narrazioni attraverso le immagini abbiano un ruolo centrale e distintivo.

Nonostante si fosse concluso il percorso formativo, i componenti della comunità di pratica “Pasolini”, insieme al Prof. Quagliata, hanno condiviso l’idea di partecipare alla sezione del Training show riservata ai progetti presentati da studenti universitari; infatti il lavoro sviluppato per il PW presentava degli elementi di forte coerenza, sia con gli obiettivi della sezione, sia con il tema-guida29 individuato.Inoltre proprio l’elemento maggiormente innovativo dell’edizione 2009 è consistito nell’istituzione di una nuova e specifica sezione riservata ai progetti e prodotti audiovisivi realizzati da studenti universitari e delle scuole di cinema. Questi progetti/prodotti sono stati presentati da studenti (singoli o gruppi) in maniera autonoma o con una committenza o sponsorizzazione da parte dell’ente universitario o delle scuole. Introducendo questa nuova specifica sezione, il Comitato di progetto ha inteso da una parte sensibilizzare sempre più le generazioni più giovani sul rapporto tra produzione audiovisiva e finalità formative, e dall’altra coinvolgere maggiormente nell’iniziativa del ForFilmFest il mondo delle Università e di quanti si occupano, utilizzando tecnologie e modalità di comunicazione le più diverse, di didattica dell’immagine e di produzione audiovisiva. Il clima collaborativo creatosi durante il corso ha fatto sì che tutti aderissero in maniera convonta alla partecipazione al Festival, trasformando di fatto la comunità di apprendimento in una comunità di pratica, poiché la decisione di proseguire in questo progetto era una scelta assolutamente svincolata dal percorso universitario istituzionale, e rispondeva perfettamente agli elementi caratterizzanti di una Comunità di Pratica.La comunità, infatti, si è lanciata con grande entusiasmo in questa nuova avventura, proseguendo a utilizzare modalità di lavoro agite durante l’esperienza formativa tra Rete e presenza. Per poter presentare domanda di partecipazione all’evento30 andavano forniti i seguenti output in cui era

28 I progetti e i prodotti presentati e selezionati per il FormFilmFest, sono oggetto di una “votazione” mediante un questionario ad hoc da parte di un pubblico di addetti ai lavori e che dà luogo a specifici riconoscimenti, di natura simbolica, da parte di AIF.29 Di seguito alcune riflessioni proposte da Dario Forti (psicologo, consulente di sviluppo organizzativo e formatore) estrapolate da FOR n. 83 aprile/giugno 2010, pagg.19 – 20:

prendersi cura degli altri è buona cosa non solo per il valore che ciò riveste per gli altri (attenzione, considerazione, dono, salvezza, etc.), ma anche per il valore che ha per sé (come hanno mostrato splendidamente Stella, da un lato, e Looking for Eric, dall’altro);

chi si prende cura dell’altro diviene per loro una sorta di “angelo custode” (è il caso dell’Eric Cantona di Kean Loach); nell’atto di prendersi cura degli altri, si scoprono parti di sé sconosciute (su tutti L’ospite inatteso e Mare nero) e

necessariamente si apprende su di sé; la relazione del prendersi cura è quanto mai difficile da stabilire, con la ricerca del necessario equilibrio tra avvicinamento

empatico (come ne L’ospite inatteso) e capacità di tenere una distanza rispettosa dall’altro (come nella coppia di donne di Mar nero), pena il rischio di adesività identificatoria, inevitabilmente fallimentare (ancora L’ospite inatteso).

Alla luce di queste molteplici evidenze, il prendersi cura emerge come operazione complessa, attraversata da non pochi elementi di ambivalenza, per la compresenza irriducibile di oggettualità e narcisismo, transitività e intransitività, salvazione e fallimento, controllo e autonomia, etc.

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necessario esplicitare, tra l’altro, la pertinenza al tema-guida in termini di contenuto e/o processo e le finalità didattiche e educative/formative del progetto:

- abstract;- demo audio-visiva.

In particolare per socializzare e realizzare i prodotti richiesti, la comunità, oltre a incontri in presenza finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo condiviso, ha proseguito a utilizzare la piattaforma Moodle; infatti attraverso il forum (3 thread avviati e 93 contributi inseriti) e l’ambiente file di gruppo (45 risorse digitali caricate) sono state negoziate e progressivamente condivise le molteplici release di abstract e demo. Inoltre, per completare il lavoro, sono state allestite le schede di contestualizzazione delle sequenze filmiche utilizzate nel blob (si riporta di seguito un esempio di scheda relativa al brano filmico estrapolato da Patch Adams – Fig. 25).

Figura 25 – Scheda di contestualizzazione della sequenza estrapolata dal film Patch Adams

Scheda di contestualizzazione

Il Film

Patch Adams Regia: Tom Shadyac

Patch Adams è un film del 1999 con Robin Williams, Daniel London, Monica Potter, Philip Seymour Hoffman e Bob Gunton

La trama del filmDopo aver tentato il suicidio, Hunter Adams (Robin Williams) si interna in un ospedale psichiatrico e, attraverso la conoscenza di un paziente, il ricco Arthur Mendelson (Harold Gould), impara a "vedere oltre" (sarà proprio Arthur a dargli il soprannome Patch). Egli aiuta, inoltre, un altro paziente a superare la paura degli scoiattoli (immaginari). Una volta dimesso dalla clinica decide di riprendere gli studi e laurearsi in medicina per assecondare la propria inclinazione ad aiutare il prossimo. Si iscrive così alla Virginia Medical University, dove conosce Mitch Roman, uno studente saccente, serio e pomposo, Carin Fisher, una ragazza che evita i contatti sociali e Truman Schiff,

30 Il progetto “Aggrappati alla Rete” è stato presentato dal gruppo di lavoro, attraverso l’allestimento di un DVD realizzato ad hoc, nel corso della sessione pomeridiana del TTS del 27 novembre 2009.

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l'unico con cui stringe amicizia da subito. Assieme a Truman, Patch inizia a testare le reazioni del buonumore sulle persone, con trovate bizzarre, sempre comiche. Nonostante i suoi mille impegni riesce a ottenere ottimi risultati con il minimo sforzo, suscitando l'invidia di Mitch e l'attrazione da parte di Carin. Grazie a Carin, a Truman e ad Arthur, Patch apre la sua clinica in un cottage in una zona immersa nel verde: ora il suo sogno è realtà. Il cottage è rimesso a nuovo e viene trasformato in una clinica gratuita, una totale novità per gli Stati Uniti, dove le cure mediche sono a pagamento. Purtroppo il cuore di Patch riceve un durissimo colpo che fa vacillare i suoi valori umani: Carin è stata uccisa in modo brutale da Larry, un paziente disturbato mentalmente con tendenze autolesionistiche, che ha adoperato un fucile contro la ragazza, per poi suicidarsi. L'episodio distrugge gli entusiasmi di Patch: in procinto di suicidarsi, una farfalla (evoluzione del bruco, animaletto che Carin amava), posandosi prima sulla sua borsa da medico e poi sul suo cuore, gli farà capire che non è sbagliato aiutare gli altri: lo sarebbe stato arrendersi e far morire il cottage insieme alla ragazza. Patch decide di tornare alla realtà: le sue trovate goliardiche gli costeranno numerosi richiami e una possibile bocciatura. Dopo aver consultato Mitch, affronta la Commissione Medica e pronuncia un discorso che lo ha reso celebre come ispiratore di teorie di medicina olistica: la Commissione rimane affascinata dal suo modo innovativo di concepire il paziente. La scena finale del film mostra la cerimonia di laurea di Patch; alcune righe di commento elencano i risultati ottenuti dalle sue idee rivoluzionarie.

Lettura analitica della scena selezionata

Scena (2’ e 43’’): Hunter Adams chiede il permesso di entrare nella stanza dove Arthur Mendelson sta lavorando così intensamente a delle formule matematiche che non si accorge che il bicchiere con il tè perde, spargendo sui fogli parte del suo contenuto sulle formule. Arthur invita Hunter a entrare nella stanza con battute ironiche e “dotte” e Hunter, una volta dentro, subito lo incalza chiedendogli la spiegazione a un quesito che, evidentemente, gli aveva già posto in precedenza: “Le dita, qual è la risposta?” Ancora Arthur lo sbeffeggia senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. A questo punto Hunter, accortosi che il bicchiere perde da un piccolo foro, stacca una piccola targhetta adesiva dal tavolino e con essa “rattoppa” il foro del bicchiere. E’ solo ora che Arthur, sorpreso da questo gesto, alza gli occhi e lo guarda intensamente, concedendosi alla relazione. A questo punto, quindi, si decide a rispondere sul quesito afferrando il polso di Hunter e guidandolo nella comprensione dell’enigma: “se ti concentri sul problema, non vedrai la soluzione”. Stimolato da questo suggerimento, Hunter riesce a guardare OLTRE: in aggiunta alle quattro dita della sua mano, riesce ora a vederne altre quattro, e dice di vederne otto, e questa risposta è giudicata dal suo interlocutore “una buona risposta”. Il dialogo tra i due continua e Arthur gli mostra come già sia sulla strada per guardare il mondo con altri occhi, senza pigrizia né pregiudizi, portando come prova il fatto che Hunter si sia recato a parlare con lui andando oltre il facile pregiudizio di “un vecchio pazzo scorbutico”. Hunter rilancia chiedendo ad Arthur cosa vede in lui, e la risposta è “hai rappezzato il mio bicchiere … ci si rivede in giro, Patch”. Con questa frase, oltre ad attribuire un

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soprannome significativo ad Hunter (Patch vuol dire “toppa”) – soprannome con il quale diventerà noto al mondo – Arthur dà concretezza e futuro a un rapporto fino ad allora superficiale, perché in questo gesto ha visto l’azione di prendersi cura.

Elementi di riflessione sulla pillola Patch

- Il cambio di atteggiamento di Arthur, che diventa disponibile al dialogo

- Alla domanda di Hunter “cosa vedi in me?” Arthur risponde “hai rappezzato il mio bicchiere”

- Arthur dice “… se ti concentri sul problema non vedrai la soluzione”E poi commenta “… è una buona risposta”?

Biblio-sitografia

Bateson G., Mente e Natura, Adelphi, Milano 1984

FOR n. 83 aprile/giugno 2010

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Licinio G., I processi di apprendimento e di comunicazione in forma di Rete nelle Comunità di Pratica, Tesi di Laurea in Scienze della Formazione, Università degli Studi RomaTre, a.a. 2010/2011

Morin E., Il cinema o l’uomo immaginario, Feltrinelli, Milano 1982

Pontecorvo C., Ajello A. M., Zucchermaglio C. (a cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, Led edizioni universitarie, 1995

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Quagliata (a cura di), Competenze per lo sviluppo delle risorse umane. Esperienze di formazione blended, Armando, Roma 2008;

Silverstone R., Televisione e vita quotidiana, il Mulino, Bologna 2000

Watzlawick P. (a cura di), La realtà inventata. Contributi al costruttivismo, Feltrinelli, Milano 1981

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http://cmap.ihmc.us/

http://formonline.uniroma3.it

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