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  • 1. Renato Cartesio A cura di Stefano Ulliana

2. Panoramica

  • 1. Vita ed opere.

3. 2. Il metodo. 4. 3. Il dubbio cartesiano ed ilCogito ergo sum . 5. 4. La funzione ed il valore di Dio. 6. 5. Il dualismo cartesiano. 7. 6. Il mondo fisico e la geometria. 8. 7. La filosofia pratica.Ren Descartes 9. 1. Vita ed opere.

  • L'orizzonte culturale ed ideologico all'interno del quale Galilei e Bacone avevano compreso e fatto valere le proprie opere era tale per cui ad uno spazio infinito, superiore e sovrannaturale, occupato dal dominio dell'affermazione assoluta di Dio (ed eventualmente delle intelligenze angeliche), corrispondeva specularmente e quasi per opposizione lo spazio finito della natura. In esso la nascosta rete strutturale delle relazioni eventualmente decodificabili grazie al linguaggio geometrico-matematico consentiva l'elaborazione di discorsi formali, che tentavano di approssimare in modo tendenziale la perfezione immediata del dato divino, vigendo - e vivendo - per all'interno di una speciale apparenza fenomenica, tutta diretta e costituita (protesa) da nature che applicavano in modo regolato la propria necessit, negando o forzando l'affermazione immediata e spontanea della sensibilit e della sensazione.

10.

  • Anche l'orizzonte culturale ed ideologico diRen Descartes( Renatus Cartesius ) (1596 1650 d.C.) non si discosta da questa determinazione e descrizione. Educato nel collegio gesuita di La Flche, Cartesio rimane critico ed insoddisfatto degli insegnamenti l impartiti e forza la propria mente a trovare un'impostazione nuova, che consenta una sorta di metafisicizzazione razionale dello spazio naturale aperto alla presentazione ed al divenire dei fenomeni. Lo spazio ed il tempo del mondo finito diventa lo spazio ed il tempo della ragione universale. Nel 1619 d.C. con le sueRegulae ad directionem ingeniiil filosofo francese comincia ad approntare le sue regole per un nuovo metodo razionale. Nel contempo la sua vita militare gli lascia tempo libero per lo studio della matematica e della fisica. Per una maggiore libert si trasferisce in Olanda (1628 d.C.), dove comincia ad ideare due trattati: uno di metafisica ed uno dedicato al mondo fisico.

11.

  • Nel 1633 d.C. Galilei viene condannato, cos Cartesio abbandona la pubblicazione dell'opera che manifesterebbe le sue tendenze filo-copernicane pur raccogliendone parti specifiche diverse in alcuni trattati ( Diottrica ,Meteore ,Geometria ), che hanno come prefazione il celebreDiscorso sul metodo(1637 d.C.).

12.

  • Nel 1641 d.C. Cartesio conclude il proprio trattato di metafisica, che intitola:Meditazioni sulla filosofia prima . Ad esse aggiunge leObiezioni , rivoltegli da alcuni amici filosofi e teologi, e le proprieRisposte . Il trattato sul mondo viene infine rivisto e pubblicato, con il titolo diPrincipi di filosofia(1644 d.C.). Del 1649 d.C. Le passioni dell'anima .

13. 2. Il metodo.

  • Di fronte alla congerie di nozioni inutili ed affastellate desunte dall'insegnamento gesuitico, Cartesio reagisce proponendo la costituzione di un metodo, che diriga l'intelletto e la sensibilit umane secondo un ideale di verit e di utilit, che accomuni e non separi o contrapponga la conoscenza teoretica dalla saggezza pratica. Il vero e ci che pu e deve essere realizzato per il benessere individuale e collettivo valgono come una doppia luce nell'orientamento umano e nella sua ricerca di una certezza e sicurezza assolute. Per questo tale sapere deve irrobustire l'umano desiderio naturale per la propria conservazione e per l'indefinito progresso delle proprie sicurezze e comodit. Gi nelleRegulaeCartesio riconosce l'unit d'orizzonte e di radice di questo tipo di sapere e di saggezza, in quanto fondato essenzialmente sul valore dell'umana utilit nelle azioni intraprese.

14.

  • Il termine ideale, l'obiettivo da acquisire tramite l'azione umana, grazie ad una trasvalutazione generale della deduzione razionale, diventa la giustificazione della richiesta di una specie di calcolo matematico, di una numerazione logica, di un procedimento metodico grazie al quale operare una completa acquisizione del vero e dell'utile. Allora le regole del metodo diventeranno degli universali validi per tutti i soggetti e per tutti gli oggetti della ricerca umana. Ma per fare questo Cartesio ha bisogno di agganciare in alto questa possibilit e necessit di tenere insieme soggetti ed oggetti, grazie al rapporto fra l'io pensante e Dio. Rapporto che diviene la ragione del fondamento metafisico del suo metodo e dei suoi effetti sul piano della scoperta conoscitiva e dell'utilit pratica.

15.

  • Ogni complesso o rete strutturata di fenomeni che possa essere organizzata attorno ad un ordine di svolgimento e di collocazione nel tempo e nello spazio costituisce l'identit la natura intrinseca o la forma di un particolare rapporto di tipo causale. Questa identit pu essere ritrovata non appena essa ecco la prima parte della prima regola del metodo - si automanifesti con piena e totaleevidenza(senza precostituzione e predeterminazione). Per mantenere vivo e fecondo questo ideale per essa deve costituirsi come termine di una composizione nel giudizio che accosti le parti conchiarezzaedistinzione(seconda parte della prima regola del metodo). Per eliminare dunque oscurit e confusione diviene necessario pianificare unasuddivisione ordinatadell'apparente situazione problematica (seconda regola del metodo oanalisi ), che eviti le sovrapposizioni e le eventuali incoerenze (o incongruenze).

16.

  • In questo modo le parti del singolo oggetto sciolgono il loro intreccio ed inviluppo problematico e si mostrano in maniera ordinata e lucida. Dalle parti pi piccole e semplici, inferiori, a quelle pi grandi e complesse, superiori. Cos il pensiero pu risalire attraverso questo ordinamento (terza regola del metodo osintesi ) e ricomporre l'oggetto stesso nella sua unit totale, badando bene che tutte le possibili relazioni laterali fra le parti e verticali di composizione siano rispettate (quarta regola del metodo ocontrollo ).

17. Ora Cartesio avr la necessit di esplicitare il proprio ricorso ad un'identit metafisica fondante, che costituisca l'anello al quale agganciare la propria proposta generale di metodo, per tutti gli oggetti presenti e riconoscibili dell'universo. Questa identit sar il rapporto fra l'io pensante e Dio. 18. 3. Il dubbio cartesiano ed ilCogito ergo sum .

  • Per poter giungere a tale rapporto e relazione Cartesio ha bisogno di porre per primo in rilievo un termine dello stesso: l'io pensante (lares cogitans ). Esso potr valere da primo apparente principio, solo qualora possa dissipare ogni dubbio circa la sua possibilit di essere a fondamento e a giustificazione di ogni altro rapporto conoscitivo ed operativo. Cos Cartesio mette alla prova l'io pensante sottomettendo al dubbio metodico ogni tipo di relazione conoscitiva ed operativa attualmente vigente: tutto viene sospeso e messo fra parentesi. A tutto viene tolto l'assenso. Le conoscenze sensibili possono ingannarci e la sensibilit in generale non riesce a porre un criterio per la distinzione fra verit e falsit. Le conoscenze matematiche nel loro apparente rigore, nella loro apparente necessit e bellezza, potrebbero essere solamente una superficie d'inganno creata da un genio maligno.

19.

  • Se ogni cosa revocata e posta in dubbio, il dubbio stesso da metodico diviene iperbolico, esteso ed approfondito all'ennesima potenza. Ma in questa oscurit generale brilla comunque una stella: l'io pensante deve esistere, per essere ingannato o per ingannarsi. L'atto di riflessione si rovescia sul soggetto e sull'io, non appena si ritorni indietro dal fatto o dall'evidenza generale della totale oscurit apparente. L'io c' e deve esistere, perch viene indicato da questo atto di riflessione: esso dunque non pu valere che come io pensante, in quanto l'attivit del pensiero gli viene attribuita da quest'atto di riflessione.Cogito ergo sum . Attorno al centro del pensiero in azione vengono dunque raccolte tutte quelle altre facolt che in generale ne fanno da contenuto ed a determinazione: capire, concepire, affermare, negare, volere non volere, immaginare, sentire ...

20.

  • L'io viene ricostruito pezzo a pezzo, parte a parte, in tutte le sue parti sino a riconquistare la propria assoluta integrit di essere pensante, volente e senziente. Tutto dell'io viene fatto fuoriuscire dal dubbio e dalla possibile negazione. Esso dunque, nella sua interezza, oramaivale come fondamento assolutamente e necessariamente certo di ogni altra espansione od esplicitazione di relazione estrinseca (sia sul piano conoscitivo, sia su quello operativo). L'io del pensiero appunto lares cogitans dunque ci che viene indicato prioritariamente da quell'atto di riflessione che fuoriesce regredendo dal dubbio metodico ed iperbolico - e ritorna al principio: non oggetto d'evidenza, n oggetto di conoscenza od operazione.spirito ed anima in senso classico, in quanto un'identit non corporea che preesiste, e che all'origine di tutte le sue attivit ulteriori, che vengono perci considerate come connaturate alla propria sostanza? Oppure - in quanto pensiero pensante costanza d'azione, che si implica necessariamente come sostanza? Cartesio sembra propendere per questa seconda possibilit, reificando quella costanza d'azione, che far dell'io un soggetto ipotetico-deduttivo, necessario perch funzionale (cfr. io-penso kantiano).

21. 4. La funzione ed il valore di Dio.

  • Se l'uomo allora diventa il prototipo della mentalit scientifica, esso - per poter essere giustificato in questa trasformazione moderna - ha bisogno di una rivoluzione nello stesso concetto e nella prassi del proprio rapporto con Dio. L'apertura, l'espansione e l'esplicitazione della totalit e generalit delle relazioni estrinseche mondiali ha bisogno di un fondamento stabile e certo, che assicuri la nuova funzione dell'uomo ed il suo valore nell'opera di trasformazione del mondo stesso. Per questo Cartesio cerca prima di stabilizzare il rapporto fra idea (interna al pensiero) e realt (interna al pensiero stesso oinnata , esterna al pensiero ed indipendente oavventizia , inventata perch risultato di una composizione ofattizia ). In questo modo Cartesio comincia ad allargare un quadro ontologico e metafisico e ad inserirvi delle cause: interne e prioritarie, esterne e posteriori, oppure composte e combinate insieme.

22. Sostanza attiva dell'io pensante Idee innate Idee fattizie Idee avventizie cause interne cause esterne cause interne-esterne 23.

  • La distinzione fra le idee operata da Cartesio sembra animatadall'intentodi porre un limite ed una direzione privilegiata alla cosiddetta libert della potenza immaginativa. Questa era infatti insieme alla fusione con la sua infinita potenza creativa il fondamento di quel principio creativo e doppiamente dialettico (nella speculazione filosofica e teologico-politica), che aveva portato sul rogo la persona ed il pensiero del domenicano di Nola, Giordano Bruno. Ammaestrato dalla fine di Bruno e dalla censura di Galilei, Cartesio edifica un mondo centrato sulla negazione prioritaria dell'infinito creativo e dialettico. In lui l'aspetto centrale e proiettivo dell'immaginazione diviene funzionale alla presupposizione, insieme, della validit dellares cogitansda un lato, e dell'assolutezza di Dio dall'altro. Nello stesso tempo questa stessa funzione proiettiva gli consente la fusione dialettica con l'aspetto inclusivo (dell'apparente realt esterna), fusione che gli permette infine di esibire un terzo aspetto, integrativo e di composizione. Cos se da un lato il primo risultato di questa schematizzazione l'affermazione dellares cogitanse di Dio, dall'altro eguale risultato l'affermazione delleres extensa(con le sue caratterizzazioni quantitativo-oggettive), come apparente realt esterna .

24.

  • Lares cogitanscartesiana diventa quindi il fattore di stabilizzazione di un'esperienza soggettiva che integra la realt esterna, per poterla trasformare, operando in essa le proprie finalit e realizzando in tal modo i propri interessi e desideri di potenza e di controllo. Un fattore di stabilizzazione che per ha bisogno di essere a sua volta assolutamente stabilizzato, richiedendo di essere necessariamente vincolato ad una parete d'angolo superiore fortissima ed incrollabile: Dio. Il Dio cartesiano diventa allora il puntello inalienabile, il cemento nel quale fissare l'anello ipotetico-deduttivo della soggettivit scientifica. Colui che giustifica l'immodificabilit e la fruibilit di quello spazio della verit e dell'utilit, che occupato dall'umano desiderio di vedere corrispondenza fra i sogni della propria immaginazione e la realt delle proprie trasformazioni.

25.

  • Cos mentre lares cogitansdiviene l'elemento richiesto e necessario della rifondazione dell'opera conoscitiva e trasformativa umana, Dio diventa l'elemento assolutamente super-necessario allo stesso compito ed intento. Un Dio che diventer, nella concezione meccanicistica cartesiana, la divinit che presiede alla creazione ed alla conservazione in vita degli enti, considerati come automi e macchine. Come immediato il ritorno al principio costituito dalla auto-indicazione dellares cogitans , che toglie ogni negazione alla determinazione del giudizio l'apparenza della realt esterna cos come ci viene offerta dai sensi e dalla strutturazione geometrico-matematica dei fenomeni cos, mediato da questa ricostituzione del soggetto e del suo rapporto con la realt, Dio viene imposto come origine prima, interna ma superiore, del pensiero della perfezione assoluta.

26.

  • Dio diventa in tal modo realt originaria: soggetto completo e compiuto nel suo atto creativo di potenza infinita, nel suo giudizio determinante e finale. Dio tutto pu, sa e vuole. Tutto dispone nelle sue condizioni di realizzazione, che conserva in atto con un moto di creazione e sostentamento continui. Vuole e fa essere, anche l'uomo, che ne dunque dipendente (con tutte le sue manchevolezze ed imperfezioni).quindi l'uomo ad essere interno all'idea di Dio ed alla sua volont, non viceversa. Questa determinazione fa s che la sua essenza di essere perfetto implichi la propria stessa posizione od esistenza. Ma la posizione volontaria dell'uomo lascia allo stesso l'arbitrio e la libert di scegliere se aderire al piano della divina Provvidenza, oppure no. L'intelletto sempre nella ragione quando applica le regole del metodo e Dio stesso ne garante ma la volont pu estendersi maggiormente rispetto ad esso ed alla sua limitatezza, ponendo ci che non n chiaro, n distinto. Di qui la possibilit dell'errore.

27.

  • L'idea e la volont dell'assoluto diventano dunque nel sistema conoscitivo e pratico cartesiano una forma di metafisicizzazione del potere individuale, un modo grazie al quale le singole volont degli esseri creati potrebbero venire quasi spossessate, per restare aderenti ai piani creativi e costruttivi dell'Assoluto.facile allora vedere come da questo presupposto discenda sia la visione di una materia estesa distaccata dalla sostanza pensante, sia la visione dei corpi come meccanismi e possibili automi.

Carlo Sini:Cartesio e l'automa . 28. 5. Il dualismo cartesiano.

  • Sotto l'ombrello e l'orizzonte di un Uno necessario e d'ordine sia nell'intelletto, che nella volont Cartesio dispone e gerarchizza l'opposizione fra lares cogitans(con le sue caratteristiche) e lares extensa(con le sue caratterizzazioni). Se lares cogitans semplice ed individua, libera, indipendente eda priori , determinante nelle facolt dell'intelletto e della volont, lares extensavale come possibile pluralit estesa, senza alcuna potenza propria e perci determinata da altro. Nel caso dell'uomo, che unisce l'anima intellettuale al corpo, il nesso frares cogitanseres extensa permesso dalla ghiandola pineale (nel cervello), che garantisce gli scambi di informazione e di scelta e determinazione fra le due parti attive e passive dell'essere umano. Diverse sono invece le considerazioni che Cartesio rivolge al mondo animale ed apparentemente inanimato ed organico.

29. 6. Il mondo fisico e la geometria.

  • Lo studio dellares extensacartesiana mette tra parentesi la considerazione e l'analisi di tutte quelle caratteristiche (colore, sapore, odore, suono) che parevano entrare nella relazione di sensibilit del soggetto e che venivano valutate come determinazioni superficiali ed inessenziali degli enti della fisica. Questa disciplina scientifica invece considerava e prendeva in attenta valutazione solo quelle caratteristiche di tipo quantitativo (grandezza, figura, movimento, situazione, durata e numero) che parevano costituire l'essenza intrinseca dell'esistenza degli enti creati. In questo modo la fisica cartesiana riusc ad eliminare ogni considerazione antropocentrica, animistica, magico-astrologica e soprattutto finalistica dalla corretta ed adeguata pianificazione delle proprie ricerche, scoperte e dimostrazioni. Il mondo dell'estensione diventava il mondo delle parti, che potevano essere messe insieme o distolte, per provare a ricostituire l'integrit completa e perfetta dei corpi (meccanicismo).

30.

  • Sotto l'ombrello e l'orizzonte delle proprie considerazioni e riflessioni metafisiche Cartesio cerc di costituire un sistema fisico metodologicamente perfetto, pur senza addentrarsi nei meandri delle spiegazioni analitiche pi particolari e precise. Per questo elabor una fisica deduttiva e determinista, che per principio aveva tolto ogni movimento e potenza d'autonomia alla materia (alla sua volont, o desiderio, o immaginazione e sensibilit). Anzi: essa doveva togliere dal centro e dalla profondit della materia stessa ogni pensiero e considerazione di sensibilit ed immaginazione, ogni valutazione su eventuali desideri e volont della medesima, per concentrare su di essa il pieno, neutralizzato e neutrale, delle caratterizzazioni geometriche e matematiche. Per questa ragione tutta la Natura estesa rimane soggetta alla legge della necessaria relazione causale: se la rete e la struttura del suo interno pu essere ricostruita grazie alle relazioni di necessit quantitative, la connessione del suo apparente esterno, dei suoi fenomeni, poteva essere data unicamente dall'applicazione di quella legge.

31.

  • In questo contesto l'esperimento diviene sempre pi un esperimento ideale: un modo ed un mezzo matematizzato e geometrizzato grazie al quale tutto ci che pu essere ricostruito per via logico-deduttiva trova poi necessariamente riscontro nell'organizzazione fattuale dei fenomeni dell'universo (apriorismo cartesiano). Per questa ragione la geometria diventa il nucleo interno, intelligente e vitale, dell'intera costruzione fisica.

32. Cartesio fonda lageometria analitica ,facendo corrispondere alla schematizzazione geometrica dei fatti fisici una traduzione in senso numerico ed algebrico. Per poter fare in modo che ogni problema reale e fisico diventasse un problema geometrico e matematico costruisce uno spazio tridimensionale numerizzato (spazio cartesiano con coordinate x, y, z), all'interno del quale ogni punto pu diventare l'espressione momentanea di una espressione numerico-algebrica, che descrive l'andamento dell'intera serie dei fenomeni fisici apparenti (es: l'orbita ellittica dei pianeti). 33.

  • In questo modo Cartesio rivitalizza l'antica geometria euclidea, trasferendone la soluzione dei problemi per sul piano numerico e algebrico. Tale piano pu pretendere per se stesso e dunque per la stessa trattazione geometrica un'universalit ed una generalit assolute, una continuit ed un'unit che i diversi procedimenti dimostrativi della geometria o dell'aritmetica stentavano ad avere, o non potevano avere affatto. Se dunque era possibile tradurre disposizioni geometriche euclidee in equazioni algebriche, era possibile fare anche il contrario: con l'eventualit che particolari espressioni numerico-algebriche non trovassero spazio di applicazione nelle tre dimensioni euclidee, ma invece contribuissero a creare altri tipologie di spazio, come avverr nel primo '800 (cfr. le geometrie non-euclidee).

34.

  • Dato lo spazio come estensione ed un corpo ridotto per semplicit ad un punto possibile individuare la traiettoria di quel corpo in un sistema di assi cartesiani lungo tutti i punti da esso percorsi nel tempo, in questo modo traducendo dal punto di vista algebrico la legge del suo movimento nello spazio e nel tempo (es. le orbite planetarie ellittiche).

Equazione cartesiana dell'ellisse. 35.

  • La materia creata da Dio estesa illimitatamente ed ha in se stessa una quantit di movimento impresso inizialmente dallo stesso agente divino. Materia e movimento sono dunque entit che persistono come costanti nell'universo cartesiano.

36. Se la materia illimitatamente estesa, anche illimitatamente divisibile. L'estensione, nel proprio ingrandimento o rimpicciolimento, toglie il vuoto. La continuit dello spazio la sua indifferenza verso qualsiasi affezione soggettiva. 37. L'impulso divino iniziale si distribuisce a tutti i corpi dell'universo, che ne trasferiscono l'energia attraverso gli urti reciproci (forze a contatto immediato). Vengono bandite tutte le energie e le forze operanti a distanza (gravitazionali, elettriche, magnetiche). 38.

  • Insieme alla conservazione del moto originario (principio di conservazione del moto) il movimento persiste in modo uniforme e rettilineo o naturalmente accelerato se non viene ostacolato da una forza di impatto immediato (principio d'inerzia). I corpi che non hanno al proprio interno parti che posseggono moti reciproci di avvicinamento o di allontanamento persistono nella propria durezza ed omogeneit (corpi solidi), mentre i corpi che vedono aumentare l'ampiezza di questi movimenti cambiano il proprio stato iniziale (corpi fluidi, aeriformi o estremamente rarefatti e simili al vuoto, come l'etere). Senza forze intermedie coesive le particelle dei corpi compiono nell'universo intero un movimento generale di tipo curvilineo, indotto dalla serie degli urti e delle collisioni. Queste piegature danno origine a dei vortici, i quali a propria volta danno forma ai corpi celesti: moti vorticosi grandi e piccoli riempiono cos l'intero universo.

39.

  • Se l'universo materiale ed inanimato doveva sottostare alle leggi della materia estesa e del movimento cartesiano, il mondo della vita (piante, animali ed uomini) non poteva non essere considerato che come un insieme di organismi, costituiti da parti in movimento reciproco (macchine od automi). Lo stesso corpo umano era una macchina, uno strumento del quale si serviva lares cogitansper le proprie finalit spirituali .

La teoria dei vortici cartesiana. 40. 7. La filosofia pratica.

  • Mentre viene impegnato dalla rifondazione della struttura conoscitiva ed operativa umana, Cartesio elabora una morale provvisoria, in attesa di poterne approfondire le massime di comportamento. Esse sono:

41. (1) La prima era di obbedire alle leggi e ai costumi del mio paese, serbando fede alla religione nella quale Dio mi ha fatto la grazia di essere educato sin dall'infanzia, e regolandomi nel resto secondo le opinioni pi moderate, lontane da ogni eccesso, e comunemente seguite dalle persone pi assennate, con le quali dovevo vivere. 42. (2) La seconda massima era di essere fermo e risoluto, per quanto potevo, nelle mie azioni, e di seguire anche le opinioni pi dubbie, una volta che avessi deciso di accettarle, con la stessa costanza come se fossero le pi sicure: .... 43.

  • (3) La mia terza massima fu di vincere sempre piuttosto me stesso che la fortuna, e di voler piuttosto modificare i miei desideri che l'ordine delle cose del mondo; e in generale di assuefarmi a credere che nulla all'infuori dei nostri pensieri interamente in nostro potere, in modo che, quando abbiam fatto del nostro meglio riguardo alle cose che sono fuori di noi, se qualcosa non ci riesce, vuol dire che essa non dipende assolutamente da noi.

44. Nella sua ultima opera Le passioni dell'anima(1649 d.C.) - Cartesio riprende il primato dell'idea e della volont, per congiungere ad esse oltre al vero l'utile ed il vantaggioso, quali criteri per l'azione umana. Essa pu essere per condizionata, limitata o addirittura capovolta dal predominio delle passioni, affezioni dell'animo umano, che nascono come effetti delle forze automatiche (spiriti vitali) che risiedono nel corpo e lo conservano, lo fanno vegetare e vivere (dunque conservare e migliorare). Le passioni principali delle quali il corpo si serve come guida per l'anima in quest'opera di conservazione e miglioramento sono la gioia e la tristezza. La servit delle passioni deve per essere capovolta dalla libert della ragione e dalla corretta esperienza (saggezza).