1 ORGANIZZARE UN TESTO 1 Organizzare un testo · donarci al piacere della lettura. Se avete letto...

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179 V. Jacomuzzi, R. Miliani, F.R. Sauro, Trame - Dalla comprensione del testo alla scrittura © SEI 2010 1 Organizzare un testo SEZIONE 3 1 ORGANIZZARE UN TESTO CHE COSA SCRIVONO GLI STUDENTI Quando leggiamo un romanzo o un racconto possiamo semplicemente abban- donarci al piacere della lettura. Se avete letto con attenzione ed eseguito co- scienziosamente gli esercizi di Trame, vi sarete però resi conto che la lettura può essere un’esperienza più profonda che ci fa prendere coscienza delle com- plessità, delle contraddizioni, delle ragioni profonde dei comportamenti umani. Questo secondo livello di lettura ci fa crescere e ci rende più consapevoli delle nostre azioni e di quelle altrui. Esattamente la stessa cosa capita con la scrittura! Tuttavia, quanti di voi, reali- sticamente, si troveranno a scrivere un racconto? Molto banalmente, è probabile che ciò con cui dovrete più frequentemente con- frontarvi sarà il famigerato “tema”, un elaborato scritto che può essere, a seconda dei casi, certamente anche un testo di fantasia, ma il più delle volte un testo esposi- tivo-informativo, descrittivo, introspettivo, una relazione, una recensione fino ad arrivare al testo argomentativo (il più complesso) che conduce al saggio breve previsto dall’ Esame di Stato, tipologie alle quali dedicheremo un capitolo a parte. Per quanto riguarda gli altri tipi di testo, Trame dedica loro una trattazione spe- cifica. Già, direte voi, ma che cosa c’entrano tutti gli esercizi fatti nella prima e se- conda parte di questo volumetto, che riguardano soprattutto la narrazione, con il tema? C’entrano, eccome. Infatti, dovete tenere presenti due aspetti: 1. il primo passo da compiere per realizzare un tema, qualunque esso sia, è l’i- deazione, a cui abbiamo dedicato tanto spazio; 2. in secondo luogo il tema è una piccola prova in cui potete dare saggio delle vostre capacità, logiche, espositive, di sintesi, di scelte stilistiche ecc. In- somma è, per così dire, un genere minore che costituisce un ottimo appren- distato per forme più ampie e ambiziose di scrittura. Leggiamo a questo proposito, come esempio, le riflessioni di uno dei maggiori esperti di scrittura creativa, Giulio Mozzi. Il tema E veniamo ora al tanto bistrattato tema. Sì, ci riferiamo a questo genere umilissimo, criticatissimo, e che tuttavia è sicuramente l’unico genere di

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V. Jacomuzzi, R. Miliani, F.R. Sauro, Trame - Dalla comprensione del testo alla scrittura © SEI 2010

1 Organizzareun testo

SEZIONE 3 1 ORGANIZZARE UN TESTO

CHE COSA SCRIVONO GLI STUDENTI

Quando leggiamo un romanzo o un racconto possiamo semplicemente abban-donarci al piacere della lettura. Se avete letto con attenzione ed eseguito co-scienziosamente gli esercizi di Trame, vi sarete però resi conto che la letturapuò essere un’esperienza più profonda che ci fa prendere coscienza delle com-plessità, delle contraddizioni, delle ragioni profonde dei comportamenti umani. Questo secondo livello di lettura ci fa crescere e ci rende più consapevoli dellenostre azioni e di quelle altrui. Esattamente la stessa cosa capita con la scrittura! Tuttavia, quanti di voi, reali-sticamente, si troveranno a scrivere un racconto?Molto banalmente, è probabile che ciò con cui dovrete più frequentemente con-frontarvi sarà il famigerato “tema”, un elaborato scritto che può essere, a seconda deicasi, certamente anche un testo di fantasia, ma il più delle volte un testo esposi-tivo-informativo, descrittivo, introspettivo, una relazione, una recensione finoad arrivare al testo argomentativo (il più complesso) che conduce al saggio breveprevisto dall’Esame di Stato, tipologie alle quali dedicheremo un capitolo a parte.

Per quanto riguarda gli altri tipi di testo, Trame dedica loro una trattazione spe-cifica.Già, direte voi, ma che cosa c’entrano tutti gli esercizi fatti nella prima e se-conda parte di questo volumetto, che riguardano soprattutto la narrazione, conil tema?C’entrano, eccome. Infatti, dovete tenere presenti due aspetti:

1. il primo passo da compiere per realizzare un tema, qualunque esso sia, è l’i-deazione, a cui abbiamo dedicato tanto spazio;

2. in secondo luogo il tema è una piccola prova in cui potete dare saggio dellevostre capacità, logiche, espositive, di sintesi, di scelte stilistiche ecc. In-somma è, per così dire, un genere minore che costituisce un ottimo appren-distato per forme più ampie e ambiziose di scrittura.

Leggiamo a questo proposito, come esempio, le riflessioni di uno dei maggioriesperti di scrittura creativa, Giulio Mozzi.

Il tema

E veniamo ora al tanto bistrattato tema. Sì, ci riferiamo a questo genereumilissimo, criticatissimo, e che tuttavia è sicuramente l’unico genere di

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scrittura che tutti, ma proprio tutti, hanno praticato. Il tema prevede che loscrivente esprima, sia pure con prudenza e rispetto, una propria opinionepersonale circa un argomento dato (un tema è sempre calato dall’alto).Un’opinione non basata su uno studio specialistico, ma su una sorta di na-turale e ingenua capacità di riflettere sul mondo. Il tema è per statuto ungenere praticato dagli apprendisti del mondo, cioè dai giovani, da coloroche non conoscono per esperienza diretta la complessità della vita e dellasocietà. In ciò consiste la sua freschezza un poco desueta.

da S. Brugnolo - Giulio Mozzi, Ricettario di scrittura creativa, Zanichelli, Bologna 2000

SCRIVERE UN TEMA

Scrivere un tema, in fondo, non è che un mettersi alla prova per poter sfidareprove di scrittura più complesse, che con il tema possono avere molto in co-mune (anche se, naturalmente ogni scrittore ha una sua modalità di lavoro dif-ficilmente standardizzabile).Cerchiamo invece, per quanto possibile, di dare noi una standardizzazione aicriteri, per così dire, tecnici, che precedono la stesura di un tema e che ci per-mettono di capire che una forma di scrittura pur modesta come il tema, ri-chiede esattamente gli stessi passaggi di un elaborato più complesso, perché,non ci stancheremo di ripeterlo, la scrittura in ogni sua forma, richiede rifles-sione e tempo. Potremmo allora distinguere quattro fasi:

1. la progettazione;2. l’organizzazione;3. la stesura del testo;4. la rilettura e la revisione.

FASE 1: LA PROGETTAZIONE

Per realizzare il progetto di un testo scritto si deve stabilire con chiarezza:• che cosa si sceglie di scrivere: cioè quale argomento si vuole trattare. Ov-

viamente, nel caso di un tema, la scelta è vincolata dalle tracce offerte dall’in-segnante. Nel caso invece della scrittura di un racconto le possibilità di sceltasono molto più ampie;

• a chi si vuole scrivere: cioè a quale destinatario è indirizzato il nostro testo.Anche qui, ovviamente, per quanto riguarda il tema la risposta più banale è“l’insegnante”, ma significherebbe davvero sprecare il tema che invece è unarisorsa per le sue molteplici possibilità. Se la traccia che abbiamo scelto, peresempio, è quella dell’articolo di cronaca, dobbiamo pensare ai nostri ipote-tici lettori; se invece riguarda una relazione su un esperimento scientifico, è

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ovvio che il primo destinatario è il professore, ma si può benissimo immagi-nare di dover scrivere un testo deputato alla divulgazione scientifica e quindidiretto a un pubblico più ampio, non necessariamente specialista, per cui pre-cisione e correttezza delle informazioni sono indispensabili, ma anche l’usodi uno stile divulgativo e accattivante. Questo esempio (che, prendendo aprestito un termine proprio del marketing, potremmo dire riguardi una que-stione di target) ci porta anche a considerare:– lo scopo per cui si scrive (vogliamo semplicemente dimostrare all’inse-

gnante di scienze di essere stati attenti alla lezione o vogliamo interessare auno specifico argomento un pubblico ipoteticamente più ampio?)

– il tipo di testo da adottare (descrittivo, argomentativo ecc.)– il registro linguistico più opportuno (per la trattazione di questo speci-

fico argomento ti rimandiamo al volume A di Trame, a p. 147 sgg.)

Facciamo un esempio sempre riferito alla relazione dell’esperimento scienti-fico.

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Un conto è scrivere:

Sono state poste due o tre goccedi una soluzione calda e concen-trata di solfato di rame su un ve-trino da microscopio. Quando lasoluzione si è raffreddatasi sonodepositati i cristalli. Si sono poiscelte delle soluzioni diverse inmodo da poter osservare cristallidiversi per forma e colore.

Un altro conto è scrivere:

Poche cose sono attraenti quantoguardare i cristalli crescere da-vanti ai nostri occhi in varie formee colori. Ieri abbiamo lasciato ca-dere alcune gocce di una solu-zione calda e forte di solfato dirame su un vetrino e abbiamo os-servato con gioia come il liquido,raffreddandosi, desse forma a sot-tili cristalli.

L’esempio (tratto da M. Stubbs, Word and Phrasis Corpus Studies of Lexical Se-mantic, Blackwell, London 2001) parla da sé e non ha certo bisogno di com-menti. La prima forma è grammaticalmente corretta, ma comunicativamentediscutibile: non stiamo certo raccontando a un amico le impressioni che ci hasuscitato l’esperimento in questione…

FASE 2: L’ORGANIZZAZIONE

Avendo dunque ben chiaro che cosa, per chi, per che cosa si scrive si può passarealla fase organizzativa. A dispetto del nome, si tratta di una fase altamente crea-tiva, perché è quella in cui dovete “cercare le idee”. Certo, successivamente, leidee non vanno espresse alla rinfusa, ma vanno organizzate. Divideremo alloraquesta fase in due sottofasi:A) il processo creativo di reperimento delle idee;B) il processo organizzativo vero e proprio.

A) Il processo creativoIn questa fase, com’è ovvio dal titolo, si tratta di reperire le idee. Come nonesiste un metodo unico per scrivere, così non esiste un metodo unico per farsivenire delle idee.Abbiamo tuttavia suggerito varie strategie per non farsi prendere dal panico“della pagina bianca” (vedi a p. 78 e sgg.).

Accantoniamo per un momento il tema e torniamo al lavoro degli scrittori diprofessione: ogni scrittore ha un modo tutto suo per farsi venire le idee. C’è chiscrive di getto, chi non comincia finché non ha tutto chiaro nella mente, chiscrive una prima stesura e poi un’altra e un’altra ancora, finché non è soddi-sfatto, c’è chi procede riga per riga, pagina per pagina e via dicendo.Quando però si chiede qualche dettaglio su come è nata una storia, qual è statoil processo che ha portato da un’idea alla concezione della trama e dei perso-naggi e infine alla scrittura, emergono alcune caratteristiche comuni a tutti gliscrittori che permettono, in modo generale, certamente, di individuare alcunimomenti del processo creativo.

• Il semeIl primo momento corrisponde all’affacciarsi dell’idea. È il momento in cui siintuisce, in modo anche vago e indistinto, l’idea per una possibile storia: unuomo diviso a metà, un racconto su due gemelli, una vicenda ambientata suuna barca, la storia di un tradimento. Talvolta l’idea è ancora più indistinta:un’emozione provata durante un viaggio, un’immagine, una fotografia, ilvolto di un anziano, le parole dette da un vicino. Niente ancora che abbia il sapore di una storia ma piuttosto un seme get-tato in attesa di germogliare.

• L’incubazioneLa seconda fase, più misteriosa, è quella dell’incubazione. Molti scrittori rac-contano che dalla prima idea alla scrittura vera e propria, spesso, è passatoun periodo di tempo anche lungo. In questo tempo silenzioso, a volte incon-sciamente, a volte attraverso primi abbozzi, annotazioni, frammenti, l’ideainiziale comincia a prendere forma. Attorno ad essa si aggregano poi altre idee, ipotesi di sviluppo, un ambiente,un personaggio, magari una scena. Ma per lo più in questa fase si lascia cre-scere e maturare l’idea primigenia.

Reperire le ideeRiprendiamo dal seme o idea primigenia. Per uno scrittore l’idea iniziale di so-lito è un nulla, un’immagine, un’emozione, un luogo, una notizia, un fram-mento di dialogo. All’inizio c’è un incontro, la lettura di una notizia, una scenaa cui si è assistito, un sogno, un personaggio, un ricordo, qualcosa che ha a chevedere con ciò che ci è accaduto, che abbiamo sentito, provato. Tornando a voi, o l’idea centrale è suggerita dal contenuto del tema stesso, op-pure, se praticate la scrittura libera, potete far ricorso agli esercizi che vi ab-biamo suggerito a p. 88 e sgg. di questo volumetto.Tenete presente una cosa, in questo secondo caso. Nello sviluppo di unoscritto, dobbiamo attribuire alle idee che si sono affacciate alla nostra

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mente un significato. Non tutte le idee, infatti, trovano la via della scrittura.Alcune restano come racconti possibili che non verranno mai realizzati. Proviamo a fare qualche esercizio in questo senso.

Il primo “luogo” in cui reperire le idee è l’esperienza personale. Scrivete un elenco partendo da cose che vi sono accadute, o che avete pro-vato e che secondo voi potrebbero stare in una storia.Vi offriamo qualche spunto:

• la volta che avete avuto una paura terribile;• un incidente in cui siete stati coinvolti; • una persona particolare che vi ha segnato per la sua bontà o per la sua cat-

tiveria;

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A caccia di idee: la vostra esperienza

Suggerimenti pratici per la stesura di un tema

Nella stesura di un tema è però difficile potersi permettere il lusso di lasciargermogliare: il tempo infatti è limitato e l’idea di base, attorno alla quale ag-gregare le altre, è già insita nell’enunciato del tema. Come potete procederedunque?

Un primo suggerimento è porsi delle domande. Facciamo degli esempi apartire da ciò che il tema ci chiede.Per esempio, se dovete raccontare o inventare una storia potete chiedervi:• Dove (cioè in quale scenario) è ambientata la storia che volete narrare?• Quando accade?• Chi sono i personaggi (protagonista/i e altri personaggi di sfondo)?

E successivamente:• Quanto dura il fatto che volete narrare?• Quali azioni si fanno succedere?• Che cosa è necessario descrivere per dar corpo ai personaggi e dare un’i-

dea dell’ambientazione?

Vi sarete accorti che stiamo toccando da vicino quanto enunciato nel vo-lume A di Trame a p. 157, all’interno della trattazione del riassunto. Saperfare un buon riassunto è infatti indispensabile per saper scrivere bene. Nonsi tratta di un’operazione facile (la sintesi è più ardua dell’analisi), ma è in-dispensabile perché esige il saper riconoscere le idee chiave (cioè quellenecessarie perché il messaggio non sia travisato) di un testo e di una situa-zione e anche di saperle mettere in ordine d’importanza. Non consideratedunque il riassunto un odioso compito scolastico e soprattutto non svolge-telo semplicemente ricopiando le frasi del testo, ma consideratelo un attocreativo.

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A caccia di idee:leggende metropolitane

• un’inquietudine provata quando vi siete persi;• un litigio vostro o a cui avete assistito;• la morte di qualcuno a voi caro;• un paesaggio che vi ha emozionato;• la volta che avete visto l’alba;• il volto di lui o di lei osservato di nascosto.

Fate il vostro elenco personale e segreto. Poi scegliete tre situazioni e scriveteper ciascuna dieci minuti con un esercizio di scrittura a tempo (vedi a p. 79).

Un altro “luogo” in cui andare a caccia di idee è quello delle cosiddette “leg-gende metropolitane”.Leggiamo le parole per esempio di Jan Harold Brunvand, un professore uni-versitario di Salt Lake City.

Troppo belle per essere vere!

Le leggende metropolitane sono storie reali che sono troppo belle per esserevere. Queste favole popolari descrivono avvenimenti presumibilmente reali(seppure singolari) capitati a un amico di un amico. E di solito sono raccon-tate da persone attendibili che le narrano con uno stile credibile perché cicredono davvero. L’ambientazione e le azioni delle leggende metropolitanesono realistiche e familiari, come abitazioni, uffici, alberghi, centri commer-ciali, autostrade e quant’altro, e i personaggi umani sono gente decisamentecomune. Tuttavia gli incidenti bizzarri, comici o raccapriccianti che accadonoa costoro si spingono un po’ troppo in là per essere credibili.Per esempio, in alcune leggende metropolitane ben note, la gente fa cose comeriempire auto di cemento, cuocere i propri animali domestici nel microonde,venir morsi da serpenti velenosi nascosti in indumenti d’importazione, perdereil cadavere della nonna dal tetto dell’auto, acquistare una Porsche per soli cin-quanta dollari, confondere un ratto per un Chihuahua smarrito, sedere su unwater che esplode, rubare un pacco contenente soltanto un gatto morto, esseresorpresi nudi da un addetto alla lettura dei contatori del gas, oppure impigliareuna tovaglia nella propria cerniera dei pantaloni, soltanto per citare alcune vi-cende tipiche. E assolutamente concepibile che accadano simili eventualità, maè assolutamente improbabile che siano capitate davvero in tutti i diversi mo-menti e luoghi descritti da chi narra tali storie.Inoltre le leggende metropolitane hanno una trama troppo accurata per es-sere credibile. Non c’è mai nulla che sia fuori luogo; nella storia tutto è per-tinente e converge verso la conclusione. Perciò tali narrazioni sono troppobizzarre e piene di coincidenze per costituire l’assoluta verità, specialmentese si considera che le stesse storie sono attribuite a molti luoghi diversi etuttavia presumibilmente ciascun evento sarebbe accaduto davvero a unamico di un amico. In breve, le leggende metropolitane sono troppo male-dettamente belle, ovvero levigate, equilibrate, finalizzate e accurate, per es-sere vere.

da Sarà vero? Leggende metropolitane di tutto il mondo, Armenia,

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115 Ci sono dunque notizie assolutamente inventate che diventano “leggendemetropolitane”. Cercatene qualcuna.

A caccia di idee: le immaginiEcco, per esempio, che cosa ci dice a proposito delle immagini un noto scrit-tore sudamericano, Gabriel García Márquez.

La cosa che più mi interessa al mondo è il processo creativo. Che razza dimistero è questo che fa sì che il semplice desiderio di raccontare storie sitrasformi in una passione tale che un essere umano è capace di morirne, dimorire di fame o di freddo o di quel che sia pur di fare una cosa che non sipuò né vedere né toccare, e che in fin dei conti, in realtà, non serve anulla... In qualche occasione ho creduto — o meglio, ho avuto la sensazionedi credere — di essere sul punto di scoprire il mistero della creatività, l’at-timo esatto in cui l’idea nasce, anche se ritengo sempre più difficile che ciòmi possa accadere. [...]L’altro giorno, sfogliando un numero della rivista “Life”, ho visto una fotoenorme, una foto del funerale di Hirohito. In essa appare la nuova impera-trice, la sposa di Akihito. Piove. Sullo sfondo, fuori fuoco, si vedono le guar-die con gli impermeabili bianchi e, ancora più indietro, la folla con gli om-brelli, i giornali e dei teli sulla testa. Al centro della foto, in secondo piano,c’è l’imperatrice, sola, molto magra, completamente vestita di nero, con unvelo nero e un ombrello nero. Ho visto quella foto meravigliosa e ho capitosubito che lì dentro c’era una storia. Una storia che naturalmente non eraquella della morte dell’imperatore, quella che raccontava la fotografia, maun’altra: una storia di mezz’ora. Quest’idea mi è entrata in testa come untarlo. Ho eliminato lo sfondo, ho completamente scartato le guardie vestitedi bianco, la gente... Per un attimo ho fissato solo l’immagine dell’impera-trice sotto la pioggia, ma ho subito scartato anche quella. A quel punto nonrestava che l’ombrello: sono assolutamente convinto che in quell’ombrelloc’è una storia.

da Come si scrive un racconto, Giunti, Firenze 2004

Cercate cinque immagini (quadri, disegni, fotografie) che potrebbero fareda copertina a un vostro eventuale racconto. Sceglietene una e scrivete il tipo di storia che vi suggerisce. Non si tratta difare un tema sull’immagine, ma di scrivere in modo libero tutto ciò che essavi ispira. Seguite le altre immagini che si generano. Se la foto è quella di un molo nel porto di una città di mare potete scriverequalcosa come: “Questo è il luogo dove finisce la storia. Ci sono tre amiciche si incontrano su questo molo dopo tre giorni in cui hanno invano cer-cato di ritrovarsi. Ai loro piedi c’è una sacca ecc.”.Lasciate che sia l’immagine a generare la scrittura.

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A caccia di idee: i giornali

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Ma le idee possono provenire anche da notizie lette in un giornale, da eventiaccaduti ad altri, da storie sentite in casa o dagli amici.

Cercate nei giornali che vi capita di leggere nel corso di una settimana lenotizie che vi paiono particolarmente interessanti e che possono contenereun’idea per una storia da scrivere. Cercate notizie che abbiano qualcosa diparticolare, di strano, qualcosa appunto che vi colpisca. Trovatene almenosette.

Se dovete scrivere un tema l’idea centrale, abbiamo detto, è insita nella con-segna.Già, ma da quella come farne discendere altre?Un modo è quello delle libere associazioni, cioè cose, immagini, fatti ecc. cheaffiorano spontaneamente nella nostra testa, richiamate da una parola.Si tratta, in pratica, di applicare meccanismi associativi di varia tipologia. Peresempio:• causa-effetto• analogia• contrarioecc.

Insomma, una volta messa a fuoco l’idea centrale che volete trattare, dovetefare in modo che la vostra mente le associ altre idee in modo semplice e istin-tivo. L’importante è fissare ciascuna idea sulla carta, privilegiando la quantitàsulla qualità (purché non si tratti di idee che nulla hanno a che vedere con l’ideacentrale).Se l’enunciato del tema è, per esempio, Un’avventura nel deserto, dall’idea cen-trale “deserto” per associazione, potrebbero venirvi in mente: sabbia, dune,vento, caldo, sete, tempesta, oasi, miraggio, dromedari, scorpioni, rettili ecc.

Per ciascuna delle parole elencate, individuatene altre (almeno cinque) chevi vengono in mente per associazione di idee.

• Bosco• Inverno• Nebbia• Lago• Nuvole• Neve• Solitudine• Rapporti tra adolescenti e adulti

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A caccia di idee: i meccanismi associativi

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B) Il processo organizzativoTrovare le idee, per qualunque fine si scriva, è fondamentale, ma non suffi-ciente. Occorre trovare un criterio per organizzarle e dare loro coerenza.Vediamo che cosa ci dice a questo proposito Italo Calvino nell’esempio chesegue.

Organizzare le idee

Quando ho cominciato a scrivere storie fantastiche non mi ponevo ancoraproblemi teorici; l’unica cosa di cui ero sicuro era che all’origine di ognimio racconto c’era un’immagine visuale. Per esempio una di queste imma-gini è stata un uomo tagliato in due metà che continuano a vivere indipen-dentemente; un altro esempio poteva essere il ragazzo che s’arrampica suun albero e poi passa da un albero all’altro senza più scendere a terra;un’altra ancora una armatura vuota che si muove e parla come se ci fossedentro qualcuno.Dunque nell’ideazione di un racconto la prima cosa che mi viene alla menteè un’immagine che per qualche ragione mi si presenta carica di significato,anche se non saprei formulare questo significato in termini discorsivi e con-cettuali.Appena l’immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mimetto a svilupparla in una storia, o meglio sono le immagini stesse che svi-luppano le loro potenzialità implicite, il racconto che portano dentro di sé.Attorno a ogni immagine ne nascono altre, si forma un campo di analogie, disimmetrie, di contrapposizioni. Nell’organizzazione di questo materiale chenon è più solo visivo ma anche concettuale interviene a questo punto anchela mia intenzione nell’ordinare e dare un senso allo sviluppo della storia.

da Lezioni americane, Mondadori, Milano 2000

Abbiamo volutamente sottolineato l’ultimo paragrafo, perché riguarda il pro-blema che dobbiamo trattare, cioè trovare un criterio di ordine. Anche inquesto caso, prima di trovarne uno che sia definitivo e che permetta di accederea una stesura finale, è opportuno traghettare per vie intermedie. È molto pro-babile che in questa parte entri fortemente in gioco la vostra personalità: sitratta infatti di una fase attiva.

Gli scrittori a questo punto incominciano a dare forma all’idea: si definisconoi personaggi e l’ambiente, si isola quello che si chiama il nucleo drammaticoche sarà al centro della storia. È questa una fase molto diversa per ciascun scrit-tore, come vedremo in seguito. C’è chi elabora tutto prima di cominciare ascrivere, creando schemi precisi per la trama, i personaggi, l’ordine della nar-razione, l’inizio e il finale ecc. C’è chi invece si limita a una descrizione sinte-tica dell’idea, a un abbozzo dei personaggi, alla individuazione di alcune scene.Nei taccuini degli scrittori e talvolta nella loro corrispondenza si trova spessouna indicazione di questa fase: “Sto lavorando all’idea di un racconto”.

Il grappolo associativoPartiamo dall’assunto di dover scrivere su un foglio tutte le idee che associamoall’enunciato Il traffico nelle grandi città. Non disponiamole però semplicemente a mo’ di elenco, ma diamo loro un mi-

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nimo di ordine grafico che “segnali” l’associazione (abbiamo già utilizzato ilmetodo del raggruppamento o clustering a p. 80). Un esempio potrebbe essereil seguente.

puzza

clacsonla gente dovrebbe

usare di più i mezzi pubblici

un’ora per andarea tornare dal lavoro

confus

ione

inqu

inam

ento

si ro

vinan

o i m

onum

enti

difficoltà

di lavorare

per chi si deve

spostare in città

bisogna eliminareil traffico nelle

strade strette del centro

i negoziantiprotestanoalla gente in

genere piace farelo shopping libera

di camminaresenza macchine

a Roma bisogna

costruire delle

circonvallazionile tangenziali

sopraelevate a Roma

hanno rovinato gli

ultimi piani dei palazzi

non è bello

andare

in

metropolit

ana d’es

tate,

troppo c

aldo; d

ovrebbero

mettere

l’aria

condizio

nata

la metr

opolitana

snellisce

il

traffic

o

bello camminare invia Frattina a Roma

e guardare i negozi

ritardi negli

appuntamenti

lentezzacr

ea p

robl

emi

alla

salu

tede

lla g

ente

mal di

testa

esauri

mento

nervo

so

i mezzi pubblici

andrebbero potenziati

i Comuni non hanno soldi

inquinamentoacustico

non si riesce ad ascoltarebene la musica in casa

il volume della televisione è sempre alto per superare il rumore del traffico

nelle ore di punta

in centro conviene

tenere le finestre

chiuse

d’estate in centro

conviene avere

l’aria condizionata

il traffico nellegrandi città

Questa, tuttavia, non è ancora un’organizzazione sufficiente. Per sistemare eorganizzare le vostre idee potreste costruire una mappa, cioè raggruppare leidee raccolte in modo che tutti gli elementi dei vari gruppi abbiano qualcosain comune.Riprendiamo l’esempio dato sopra. Un modo per raggruppare le idee intorno aelementi comuni, potrebbe essere quello di scegliere come elementi:• cause;• conseguenze;• rimedi.

si dovrebberoscalare gli

orari di lavoro

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il traffico nellegrandi città

conseguenze

inquinamento

polvere suidavanzalivedere p. es. lastatua diMarco Aurelio

i monumenti

si rovinano

in città antiche

per la

speculazione

edilizia

non rispetto

degli stop

indisciplina

scarso uso

di mezzi

pubblici

rimedi

parcheggi in luoghi

che intralciano

il traffico

strade strette

cause

sulle persone

azionisulla città

potenziare

il traffico

pubblico

fare metropolitana

creare erispettare deipiani regolatori

eliminareil traffico dallezone vecchie

costruire delle circonvallazioniscalare gli orari di lavoro

aumentare le multeper esempio per i divieti di sosta

azioni sullepersone

esaurimenti

nervosirumore

sulle

cos

e

perdita

di tempo

puzza

incidenti

Ecco allora come potrebbe trasformarsi il vostro grappolo associativo.

Ci troviamo di fronte sicuramente a qualcosa di più ordinato, ma non ancorasufficientemente organizzato in modo tale da indicare l’ordine con cui inten-dete affrontare gli argomenti. Per quello infatti occorre un passo in più.

Dal grappolo alla scalettaLa predisposizione, a questo punto, di una scaletta (ovvero di una sorta di ca-novaccio, un sommario delle vostre idee, un abbozzo di quella che sarà la futurastesura dello scritto, oppure, se preferite, una specie di super riassunto dellecose da comunicare) è indispensabile per:• trovare l’ordine con cui volete esporre le idee;• trovare esempi, esperienze da raccontare ecc., che si colleghino alle idee da

voi individuate.

Insomma la scaletta non è altro che un’impalcatura che aiuta a costruire untesto.Potremmo paragonarla all’indice di un libro: a una scorsa veloce un indice ci dàun’idea di quello che il libro contiene.Allo stesso modo la scaletta ci suggerisce una traccia, che però non deve essereritenuta definitiva e vincolante. Se voi state scrivendo un tema o un testo più impegnativo, come un racconto,può anche succedere che vi vengano nel frattempo in mente idee nuove equindi nuove associazioni. Talvolta le novità introdotte sono tali da stravolgerecompletamente la scaletta originaria.

È allora legittimo chiedersi: “a che cosa serve un scaletta se possiamo sovver-tirla dalle fondamenta?”. Serve comunque, perché è una base di partenza e,grazie alla scaletta originaria, vi si possono presentare prospettive nuove equindi nuove possibilità di organizzare il vostro testo.

Proviamo a concretizzare con un primo esempio.

Poniamo che il tema assegnatovi sia Presenta il ritratto di…. (potrebbe trattarsidi un personaggio di fantasia, di un personaggio reale, di un personaggio lette-rario ecc.).Se scegliete una modalità descrittiva la scaletta potrebbe essere la seguente:• introduzione del personaggio: chi è, che cosa fa, che tipo è ecc.;• descrizione di particolari significativi ai fini del suo ritratto, di particolari fi-

sici o del suo modo di vestire e di parlare ecc.;• profilo del suo carattere, la sua mentalità, i suoi gusti ecc. (ricordate il punto

in cui, a p. 115, parlavamo di caratterizzazione di un personaggio?). Per trac-ciare in modo efficace un profilo potete far ricorso a episodi o fatti dai qualiemerge il suo carattere;

• conclusione.

Proviamo con un esempio diverso.Il tema assegnatovi è: Esponi un fatto curioso a cui hai assistito. A questo puntopotete ipotizzare di utilizzare una tipologia di testo che sia narrativa e esposi-tiva e la vostra scaletta potrebbe uniformarsi allo schema delle cinque W(vedi il volume A di Trame a pp. 157 e 695).

Ricordate inoltre quanto abbiamo detto circa l’ordine degli eventi nei testinarrativi e espositivi (vedi la fabula e l’intreccio nel volume A di Trame a p. 13e qui a p. 169)? Può essere:• cronologico, quindi lineare;• logico, quindi artificiale. Nel secondo caso, che comporta sfasature temporali con salti all’indietro o inavanti, può essere utile far riferimento allo schema delle 5 W che vi aiuterà anon perdere il filo di ciò che volete esporre. A loro volta le 5 W non necessa-riamente devono essere seguite nell’ordine in cui ve le presenta il volume A diTrame.

Facciamo un esempio, a partire da un ipotetico enunciato del tema Il mio rap-porto con i fumetti.Potete cominciare raggruppando Quando? e Dove?:• quando sono stanco di studiare; • quando sono triste e ho bisogno di distrarmi;• quando in camera mia ascolto musica;• in camera mia la sera, prima di addormentarmi ecc.

Potete poi passare al Che cosa?:• quali fumetti leggo;• qual è il mio preferito;• a quale genere (comico, avventuroso, fantascientifico ecc.) appartiene.

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Infine Perché?:• per divertirmi;• per distrarmi dallo studio;• per rilassarmi;• per viaggiare con la fantasia ecc.

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Dal grappolo associativoalla scalettaComponete un grappolo associativo delle idee che vi vengono in mentesugli argomenti indicati di seguito.

• I miei gusti musicali.• I film che preferisco vedere.• I miei amici.• La festa di compleanno di un mio/a compagno/a di scuola.• Una gara sportiva a cui ho partecipato.

Dal grappolo passate ora alla scaletta, scegliendo i nuclei tematici più im-portanti e ordinandoli secondo il criterio che preferite (per esempio quellodelle 5 W).

FASE 3: DALL’IDEA ALLA STESURA DEL TESTOQuesta fase, che è quella più affascinante, ci porta nel cuore dell’attività discrittori, ma in modo diverso a seconda che:• si tratti della stesura del tema a uso scolastico;• si tratti del fine più ambizioso di scrivere un racconto, seppur breve.

La stesura del testo di un temaPrima di accedere a questa fase occorre richiamare quanto abbiamo detto nelvolume A di Trame a p. 132.

Ogni testo è un messaggio e questo messaggio deve avere la caratteristica di:• avere un senso compiuto;• essere coeso e coerente.

Se teniamo presente questo assunto, qualunque testo voi dobbiate scrivere, dalsemplice tema a un più complesso racconto, dovete organizzarlo in tre parti:1. un inizio;2. uno svolgimento (o sviluppo);3. una conclusione (o finale).

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L’importante è che queste tre parti siano distribuite in modo equilibrato anchese è evidente che lo spazio maggiore verrà concesso al punto 2.

Potremmo dunque definire la stesura del testo come lo sviluppo dei puntiindividuati dalla scaletta.Oppure, per dirla in modo diverso, possiamo definirla come la trasformazionedi ciascuno di questi punti in sequenze. In questo secondo caso, in pratica,si tratta di fare il percorso inverso rispetto a quello che è la divisione in se-quenze (vedi il volume A di Trame a pp. 6-8).

Ricordate che, smontando un testo in sequenze, vi abbiamo suggerito di dare aciascuna sequenza un titolo? Ebbene, anche in fase di montaggio può essereutile usare il sistema dei titoli, facendo coincidere ogni titolo a un punto dellascaletta.

L’inizioÈ forse il momento più critico. Mentre uno scrittore ha ben più possibilità (chevedremo oltre a p. 197 e sgg.) se voi dovete svolgere un compito ai fini scola-stici è opportuno che vi serviate dell’introduzione per presentare l’argomentoe anticipare le linee di sviluppo del vostro testo.

Poniamo che vi abbiano assegnato il tema: Lo sviluppo sostenibile: un’alternativaallo sfruttamento indiscriminato delle risorse della Terra.

I metodi per introdurre un argomento sono vari. Vediamo alcuni esempi.

Riprendere il titolo ampliandolo, in vista delle linee di sviluppo che inten-dete seguire.

Un comportamento responsabile si traduce nel rispetto di un sistema di re-gole condiviso che orienta l’individuo verso comportamenti critici e razio-nali su molti aspetti del quotidiano: la gestione dei rifiuti, il rispetto dinorme e principi del “vivere comune”, la tutela dell’ambiente, la salvaguar-dia e l’uso razionale delle risorse di un territorio.

Cominciare dalla definizione dei termini contenuti nell’argomento pro-posto.

Per sviluppo sostenibile si intende un modello di evoluzione che favorisca lacrescita economica e civile dei paesi poveri e nel contempo disciplini l’usodelle risorse naturali.

Inquadrare l’argomento in una più vasta problematica cui appartiene.

Lo sviluppo sostenibile è un tema che si inserisce in una realtà nella qualeuna piccola parte dell’umanità sfrutta indiscriminatamente le risorse natu-rali, godendo di un tenore di vita più elevato, mentre milioni di uomini nonhanno neppure i mezzi per sopravvivere...

Cominciare da una citazione particolarmente autorevole di qualcuno chesi è espresso sull’argomento di cui dovete parlare. La prima definizione in or-

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dine temporale è stata quella del presidente della Commissione per l’ambienteGro Harlem Brundtland.

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presentesenza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare ipropri bisogni...

Cominciare con l’introduzione di un aneddoto che abbia attinenza con iltema da trattare.

A tutto ci si abitua, senza neanche accorgersene e questo fa perdere divista i rischi connessi con le nostre azioni. Lo dimostra il cosiddetto “espe-rimento della rana bollita”. Esso risale a una ricerca condotta dalla “JohnHopkins University” nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ri-cercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola diacqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Alcontrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando lapentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmentebollita.Questo esperimento descrive esattamente il modo in cui funziona anche ilnostro sistema nervoso.Ogni qualvolta introduciamo un cambiamento radicale nella nostra vita, ilnostro cervello, come la rana nell’acqua bollente, cerca disperatamente diritornare nella sua zona di comfort, annullando ogni nostro tentativo dicambiamento. Risultato? Frustrazione.Al contrario, per ottenere un cambiamento duraturo, l’unica tecnica real-mente efficace consiste nell’introdurre piccoli cambiamenti, ma in modocostante.Nel breve periodo, questi piccoli cambiamenti sono impercettibili per il no-stro sistema nervoso, ma nel lungo termine proprio questi piccoli passet-tini ci permetteranno di ottenere enormi trasformazioni. Trasformandol’ambiente l’umanità ha proceduto a piccoli passettini, inconsapevole deidanni che stava producendo.

Introdurre l’argomento dal punto di vista storico.

Alla fine degli anni Ottanta l’oncologo svedese Karl-Henrik Robert coordinòun ampio processo di creazione di consenso nella comunità scientifica perdare una definizione sistemica-globale e operativa di sostenibilità, le Con-dizioni di Sistema, che comprendono sia aspetti ecologici che sociali. Taledefinizione consente di rendere concreti i principi teorici dello sviluppo so-stenibile, ed è la base di processi partecipativi efficaci. Da quel processoemerse il Framework di Sviluppo Sostenibile Strategico, noto anche comeThe Natural Step Framework, adottato dai primi anni Novanta da migliaiadi organizzazioni nel mondo.

Porre un interrogativo che ponga in dubbio l’affermazione contenutanell’enunciato.

Il concetto di sviluppo sostenibile è aspramente criticato dai movimenti fa-centi capo alla “teoria della decrescita”. Essi ritengono impossibile pensareuno sviluppo economico basato sui continui incrementi di produzione dimerci che sia anche in sintonia con la preservazione dell’ambiente. In par-ticolare, ammoniscono i comportamenti delle società occidentali che, se-

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guendo l’ottica dello sviluppo sostenibile, si trovano ora di fronte al para-dossale problema di dover consumare più del necessario pur di non scalfirela crescita dell’economia di mercato, con conseguenti numerosi problemiambientali: sovrasfruttamento delle risorse naturali, aumento dei rifiuti,mercificazione dei beni. Il tutto, a loro modo di vedere, non è quindi com-patibile con la sostenibilità ambientale: ritengono lo sviluppo sostenibileuna teoria superata, in ogni caso non più applicabile alle moderne econo-mie mondiali.

Lo svolgimento e lo sviluppoIn questa fase di lavoro l’impegno maggiore riguarda quello di tenere i col-legamenti logici tra le parti. Se si fa riferimento all’uso delle sequenze que-sto compito potrebbe risultare facilitato. Se ricordate quanto abbiamo dettoa p. 6 del volume A di Trame riguardo alle modalità che segnano un cam-bio di sequenza, potete metterli in pratica enfatizzando i passaggi con l’usodi connettivi adeguati.Anche il lessico (vedi il volume A Trame a p. 133 e sgg.) e il registro lingui-stico (vedi il volume A Trame a p. 147 e sgg.) devono essere frutto di unascelta opportuna.Tuttavia, dato per scontato che voi non abbiate “pecche” linguistiche, l’aspetto piùinteressante può riguardare l’originalità con cui affrontate l’argomento che vi èstato proposto. Questo non vuol dire che a tutti i costi dovete dire “cose nuove”,perché l’originalità può consistere anche nel modo di distribuire i contenuti o nelproporli facendo capire a chi legge che l’argomento in questione è stato oggetto diuna meditazione e di una rielaborazione personale da parte vostra.

Il finale o la conclusioneUn tema non è un racconto e anche in questo caso le opportunità sono minori.È raro, per esempio, che possiate sfruttare la strategia del “finale aperto” (vediil volume A di Trame a p. 17). In un tema è opportuno che vengano tirate lefila di quanto è stato enunciato, per chiarirne e riassumerne il senso. Nonè in genere piacevole per chi legge avvertire il finale come un “blocco” staccato:l’ideale è che sia il naturale punto di confluenza dei vari argomenti trattati. Ilfinale riassume insomma il senso del vostro testo e si ricollega naturalmente al-l’introduzione.

Scrivete una scaletta per ciascuna delle seguenti tracce, seguendo le indi-cazioni date per l’inizio e la conclusione.

1. Le amicizie nate in vacanza possono durare nel tempo?• Inizio: espresso in forma interrogativa.• Conclusione: spiritosa.

2. C’è ancora spazio per il vero sport o tutto si riduce a un colossale affareeconomico?• Inizio: anticipo sintetico delle informazioni che saranno date.• Conclusione: polemica.

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3. Una prova disastrosa durante una gara sportiva.• Inizio: una citazione sui vantaggi dell’attività sportiva.• Conclusione: preoccupata, visto l’esito negativo.

4. Com’è mutata la famiglia nel tempo.• Inizio: testimonianza di una persona anziana sul recente passato.• Conclusione: il vostro giudizio emerso dal confronto con la situazione

attuale.

5. Il mio ritratto (pregi e difetti) dal punto di vista del mio cane.• Inizio: racconto di una storiella o di un aneddoto sugli animali che par-

lano.• Conclusione: una battuta tagliente del cane nei vostri confronti.

6. Chi trova un amico trova un tesoro. Ma per chi trova un tesoro è facile tro-vare amici?• Inizio: valutazione scherzosa della traccia.• Conclusione: breve ritratto di alcuni possibili amici che si possono tro-

vare se si sono messe le mani su un tesoro.

FASE 4: LA RILETTURA E LA REVISIONEQuesta fase di solito viene ignorata o considerata di poca importanza. Non ècosì: abituatevi a considerarla una parte integrante del vostro compito di scrit-tori di temi. Chi scrive un racconto è in un certo senso più fortunato, a menoche non scriva solo per se stesso. Ipotizzando infatti che scriva in vista di unapubblicazione, pur essendo suo preciso compito rileggere e revisionare, qual-cuno, dopo di lui, compirà ancora una volta questa operazione: si tratta dei re-dattori che lavorano nelle Case Editrici, in grado di cogliere eventuali incon-gruenze e addirittura disattenzioni lessicali o sintattiche. Ma per chi scrive untema non è così: i rilettori siete voi e dopo di voi l’insegnante, che, malaugura-tamente, dovrà assegnarvi un voto.Provate a rileggere il vostro tema come se fosse stato scritto da qual-cunaltro e siate critici verso voi stessi. L’ideale sarebbe poter compiere una ri-lettura ad alta voce, che più di quella silenziosa, permette di cogliere se il testo“torna”: se cioè è necessario tagliare, spostare, aggiungere, riformulare.Anche in fase di revisione si possono distinguere due momenti:• gli interventi per la correzione;• gli interventi per migliorare il testo.

A) Interventi per la correzioneIn questa fase dovete badare a due aspetti:• il contenuto;• la forma.

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Il contenutoDovete verificare vari elementi.

• Il testo è completo (ci sono tutte le informazioni necessarie? ci sono concettiripetuti? ci sono concetti che non riguardano l’enunciato del tema, cioè l’ar-gomento di cui dovete parlare?)?

• Se il testo è espositivo o narrativo le 5 W sono state rispettate?• Le informazioni sono esposte in modo chiaro?• I fatti sono collegati tra loro da un criterio d’ordine?• C’è contraddizione tra le idee esposte?• Le varie informazioni sono connesse correttamente?• Se nel testo ci sono personaggi, sono presentati e caratterizzati in modo

chiaro e completo?• L’introduzione e la conclusione si correlano correttamente con lo sviluppo e

hanno un’enunciazione chiara?

La formaDovete attentamente controllare che:

• non vi siano errori ortografici;• la punteggiatura sia posta in modo corretto;• le strutture morfologiche e sintattiche siano rispettate. Attenzione all’uso dei

tempi e dei modi verbali. Semplificate i periodi troppo lunghi;• il lessico sia stato usato correttamente, facendo eventuale ricorso al vocabola-

rio;• non vi siano ripetizioni;• non vi siano termini generici che vanno sostituiti con altri più appropriati;• il registro linguistico sia corretto e conforme alla situazione comunicativa che

l’enunciato richiede; non vi siano salti stilistici.

B) Interventi per migliorare un testoSe durante la rilettura vi vengono in mente altre informazioni o nuove idee,il vostro testo può essere arricchito. Attenzione però a inserire le aggiunte nelpunto giusto della scaletta. Modificate, se necessario, le frasi che precedono eseguono l’inserimento, che non deve sembrare un “blocco isolato” ma deverisultare ben integrato nel testo.Parimenti potrebbero venirvi in mente, in questa fase, espressioni più incisivee quindi potete procedere alle sostituzioni.In genere il passaggio da una brutta copia a una bella copia serve proprioa migliorare il testo. Anche la veste grafica, naturalmente è importante: pensate a quanto siairritante leggere un testo con una grafia poco chiara e doversi continua-mente soffermare per capire che cosa ci sia scritto, perdendo il filo del di-scorso.

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1971 ORGANIZZARE UN TESTO

CHE COSA FANNO GLI SCRITTORI

E gli scrittori che devono confrontarsi con testi più lunghi e complessi di unsemplice tema, come si comportano? E come vi comportereste voi se volestescrivere un racconto? Qui è più difficile trovare un metodo standardizzato, per-ché ogni scrittore segue il suo.La fase della scrittura dipende molto dal grado di approfondimento e di det-taglio che si è raggiunto prima della scrittura stessa. Più sono chiari la storia,la trama e i personaggi ecc., più il processo dello scrivere è lineare. Lo scrit-tore sa già che cosa vuole scrivere e lo sviluppo che intende dare alla storia.C’è invece chi comincia a scrivere senza sapere nulla di come si svolgerà lastoria.Il passaggio dall’idea alla scrittura è il punto più difficile ma anche più affasci-nante di tutta l’impresa creativa. La modalità in cui funziona la nostra mente ela nostra creatività viene finalmente messa alla prova. Anche se non c’è un metodo univoco, non vuol dire che non ci siano indica-zioni che provengono dalle testimonianze degli scrittori che ci hanno raccon-tato il loro modo di lavorare. Alcuni scrivono di getto senza seguire alcunoschema, lasciando che la storia emerga dall’idea mentre scrivono; altri invecenon cominciano a scrivere finché non hanno ben chiari la struttura, il susse-guirsi delle scene, lo svolgersi degli eventi dall’inizio alla fine.In realtà non sono mai percorsi così netti. Si parte senza alcun modello per ar-rivare allo schema nelle fasi finali, o si parte dallo schema per trasgredirlo emodificarlo man mano che si procede.

Ma, lo ripetiamo, ciascuno ha il suo metodo. Proviamo a descrivere i principali.

METODO 1: SCRIVERE DOPO LA SCALETTAAlcuni scrittori si muovono secondo una traccia, cioè una scaletta (in generemolto aperta) che costituisce un modo per non perdersi. Com’è intuitivo, que-sto procedimento ha una certa parentela con il metodo della scaletta che ab-biamo visto valere per il tema.

Sentiamo come esempio a proposito del primo metodo la voce di SebastianoVassalli.

Chi vuole raccontare una storia deve avere un progetto non troppo artico-lato (una “scaletta”) che gli permetta di orientarsi nei labirinti della scrit-tura e di arrivare a produrre quell’ammasso provvisorio di parole che chia-merò, per comodità, la prima stesura. La prima stesura è per lo scrittore distorie ciò che è il blocco di marmo per lo scultore, con quest’unica diffe-renza: che lo scultore il blocco di marmo se lo fa venire in studio già ta-gliato, nella misura e con la forma che gli serve, mentre lo scrittore di sto-rie il suo blocco di parole deve costruirselo da sé, per centinaia di pagine.E questa la parte più difficile e faticosa dell’intera operazione. Il progettoiniziale (la “scaletta”) è poco più che un promemoria e sta tutto in unasola pagina. Può essere un elenco di capitoli, o una successione di temi o

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di avvenimenti che gli imprevisti e la difficoltà della scrittura potranno poimodificare in mille modi, come già s’è detto, ma non stravolgere comple-tamente.

da un’intervista a Sebastiano Vassalli di Maria Teresa Serafini, in Come si scrive un romanzo, Bompiani, Milano 1996

A proposito di chi non riesce a scrivere se prima non ha in mente una scalettaben definita, Terry Brooks, lo scrittore di fantasy, racconta che non comincia ascrivere il racconto finché non ha ben chiara tutta la storia. Vale a dire cheprima di cominciare deve aver pensato ai personaggi, ai luoghi, alla trama.Tutto questo è frutto di un lungo lavoro preliminare che gli consente però difare un’unica stesura come spiega nell’esempio seguente.

Certo – scrive – la parte relativa al sogno è divertente e liberatoria, ma or-ganizzare e scrivere gli elementi dell’intreccio e la successione dei temi è unlavoro complesso. Molto più facile lasciar perdere e mettersi alla tastiera,cominciare a scrivere e vedere cosa viene fuori. Se però controllate quelloche riferiscono sulle loro abitudini di lavoro quasi tutti gli scrittori che nonfanno lo schema, scoprirete che finiscono per fare parecchie prime stesuredel libro e poi lo riscrivono finché non ritengono che sia a posto. Io no. Iofaccio una sola prima stesura, una sola stesura definitiva e sono a posto.Questo perché sono uno scrittore migliore di quei miei colleghi? Magari neimiei sogni. In realtà dipende da come preferiamo organizzare il nostro la-voro. E semplice. Si può riservare il lavoro difficile per l’inizio oppure ri-mandarlo alla fine. Preparando lo schema si fa il lavoro difficile all’inizio: ri-flettere, organizzare, soppesare le decisioni. E operare scelte. Facendoloall’inizio si risparmia un mucchio dei tempo alla fine.

da A volte la magia funziona, Mondadori, Milano 2003

Formalizzazione del metodo 1Una scaletta non è fatta solo di logica: è immaginazione e organizzazione,sogno e costruzione. È un’anticipazione a mano ferma di quello che accadrànello scrivere, è immaginare prima che cosa si andrà a scrivere, come sarannoorganizzate le scene, quale sarà l’intreccio, quali saranno i personaggi ecc. Nonsi tratta quindi di un’attività meccanica. Ha una sua logica e alcune regole pos-sono aiutare:• una sintesi ben chiara; • una definizione della posta in gioco, del punto focale;• una articolazione delle scene e il loro ordine di successione;• una divisione in sequenze;• una descrizione del percorso di avvicinamento al momento risolutivo;un finale.

Ecco un’altra testimonianza dello scrittore Abraham Yehoshua.

Per me è importante sapere dove sto andando, qual è la mia meta, qual è loscopo del mio romanzo. Quando scrivevo i racconti brevi, mi capitava di scri-verne l’inizio e poi di saltare subito alla fine scrivendo la fine del raccontoprima ancora di svilupparlo e di concluderlo. Sapevo dove volevo andare.

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1991 ORGANIZZARE UN TESTO

Certo, non posso e non voglio dare ricette di scrittura a nessuno, ma noncredo che si possa cominciare a scrivere senza sapere dove si vuole arri-vare. In ogni caso, io non posso accordarmi troppa libertà: devo poter con-trollare quello che faccio. E quando ho individuato la struttura che mi gui-derà mi sento davvero libero di scrivere. So dove sono, come un pittore sadove dipingere all’interno di una certa tela e ne conosce le dimensioni.Quindi io parto da una struttura molto precisa: forse sono persino troppopedante, pianifico troppo lo sviluppo del mio lavoro. Dovrei concedermiqualche libertà in più: non nel quadro della struttura, ma nelle modalità disviluppo della struttura che ho scelto.

da Il cuore del mondo, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2000

Se il metodo che abbiamo appena visto ha delle parentele con la metodologiaper la stesura di un tema, altri metodi se ne distaccano maggiormente. Ma poi-ché le modalità di scrivere sono infinite, forse vi capiterà di trovare qualche pa-rentela tra i vostri temi e i metodi che vedremo ora.

METODO 2: SCRIVERE A BLOCCHISi comincia a scrivere dal punto di maggior intensità, da quello che più si è im-presso nell’immaginazione, da quello che “si sente” di più. Non importa se è lafine o l’inizio, il momento cruciale o uno secondario della storia. Si comincia e si scrive senza pensare troppo. Perché è solo nella scrittura che ilpersonaggio comincia a prendere vita, che i luoghi cominciano a delinearsi eanche il tono della storia comincia a evidenziarsi. Da lì in poi si prosegue, con un processo che va avanti e indietro, costruendoman mano, brano dopo brano, i pezzi del puzzle, del collage, che messi insiemecostruiranno il racconto intero.

Ecco, a titolo di esempio, la testimonianza della scrittrice Rosetta Loy.

Un racconto, un romanzo, hanno inizio quando da quello che ho confu-samente accumulato nella testa si stacca un particolare, qualcosa cheemerge con grande nitidezza, un relitto intatto tra tanti informi. E da lìparto; man mano che affiorano altri particolari si aggregano gli uni aglialtri come frammenti di un puzzle e comincia a comparire il disegno. Al-cuni pezzi potranno in seguito rivelarsi delle false piste, e quelli devonovenire scartati... E allora che quel programma al quale mi rifiuto osti-natamente all’inizio mi viene imposto di necessità e devo prendere unfoglio e segnare i luoghi e gli anni in cui i fatti si svolgono, le data di na-scita dei personaggi e la cronologia dei loro incontri, creare una gabbiaal cui interno chiudere la storia.

da un’intervista a Rosetta Loy di Maria Teresa Serafini, in Come si scrive un romanzo, Bompiani, Milano 1996

Questo percorso si espone naturalmente a pericoli e rischi di fallimento e didispersione e non è raccomandabile sempre a chi comincia a scrivere i primiracconti (tanto più quindi a chi deve scrivere un tema). Possiamo tuttavia for-malizzarlo.

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Formalizzazione del metodo 2A partire dalla sintesi che avete abbozzato scrivete il racconto a blocchi: comese davvero aveste tanti pezzi di un puzzle. Quando ne avete abbastanza da poter immaginare il racconto nella sua forma,cominciate a costruire uno schema che metta in ordine i brani già scritti e cer-cate di capire quelli che mancano per rendere completa la storia. Costruite un piccolo indice delle sequenze.

Per esempio:

1. descrizione della casa e prima scena dove il personaggio X fa una certa cosa;2. camminata lungo la montagna e incontro con il villeggiante che gli rac-

conta del fatto;3. dialogo con il custode della funivia;4. ritorno a casa e primo incontro con il fantasma;5. ecc.;6. finale con X che trova Y sulla funivia.

In fondo si tratta di una piccola sceneggiatura. Naturalmente potrete poi spo-stare un blocco in avanti o indietro.

Per esercitarvi potete scegliere un racconto tra quelli dell’antologia, faredelle fotocopie, ritagliarle in blocchi e provare a rimontare le sequenze.

METODO 3: SCRIVERE DI GETTOSu questo non c’è molto da dire. È un po’ come il precedente solo che sfrutta lacontinuità e la fluidità e non si preoccupa nella prima stesura di correggere, ri-mediare o fare altro.Solo in un momento successivo si comincia a ragionare seriamente sul rac-conto. L’idea di fondo è che è inutile cominciare a potare l’albero prima che siacresciuto. Inutile mettersi di fronte a una piantina appena sbocciata e comin-ciare a dire: è troppo corta o troppo lunga appena dopo la prima frase o ilprimo paragrafo. Per dare forma bisogna avere materiale da trattare, da mani-polare, su cui fare tagli o aggiunte. Anche questo è un metodo piuttosto ri-schioso da applicare a un tema, ma per alcuni di voi può avere i suoi vantaggi.

Formalizzazione del metodo 3Consiste nel cominciare e continuare a scrivere finché non si arriva alla fine.Scrivete di getto lasciandovi guidare dalla fantasia. Dopo si ricomincia da capo e si riscrive una seconda volta, mettendo a puntociò che nella prima stesura è ovviamente approssimativo.

Ricordate però quanto abbiamo già detto: a volte è lo scrivere a fare la storia. Edurante la scrittura la prima traccia del racconto può modificarsi, i personaggipossono cambiare proporzioni, andare oltre quel che avevate immaginato, unevento imprevisto può aver fatto capolino nella storia e così via.

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BREVE NOTA SULL’INIZIOCominciamo con il dire che l’inizio (vedi il volume A di Trame a p.16) del rac-conto non è quello che si scrive per primo. Può capitare certo. Ma talvolta èquello che si scrive alla fine, quando si ha ben chiaro come è andata a finire lastoria che abbiamo raccontato e quale effetto vogliamo produrre sul lettore.L’inizio è per chi legge come l’atrio della casa in cui l’abbiamo invitato e in cui,bene o male, gli facciamo intravedere che tipo di storia si sta avventurando aleggere. Capita di sentire, talvolta da chi ha appena cominciato a scrivere, che l’impor-tante non è l’inizio ma quello che viene dopo, magari alla terza o quarta paginao ancora più avanti. Ma non è così. L’inizio è il luogo in cui bisogna far capirein che tipo di storia siamo e suscitare l’interesse di chi ci ascolta o ci legge.Deve esserci insomma l’annuncio, l’anticipo di quello che tratteremo. Inquanto tale è assolutamente paragonabile all’inizio del tema.

Consigli per un buon inizioCesare Pavese faceva notare che l’inizio di uno scritto orienta tutto ciò cheviene dopo, condizionando ritmo, stile, contenuto dell’intero messaggio.

Scritta la prima frase di un racconto, è già tutto scelto e lo stile e il tono ela piega dei fatti. Data la prima riga, è questione di pazienza: tutto il restone deve e ne può venir fuori.

da Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 2006

Ne consegue che, incominciando con la frase sbagliata, tutto lo sviluppo puòessere compromesso. In realtà ogni scrittore ha il suo metodo. Molti consi-gliano di cominciare il racconto nel mezzo della situazione come se si prose-guisse una storia già iniziata. Ma è una regola che non sempre vale. Altri sconsigliano di cominciare un racconto con una lunga descrizione. Tuttiperò sono d’accordo nel dire che in poche righe bisogna situare il personaggio,far intuire qual è la posta in gioco, far capire al lettore che tipo di storia (co-mica, fantastica, horror, sentimentale ecc.) stiamo per raccontare.

In questo senso possiamo esplorare alcune possibilità.

Il personaggio in azioneQuesta è la forma più adatta se cominciamo, come si suol dire, in media res. Èquella più dinamica ed efficace. Si mette subito in gioco il personaggio princi-pale mentre sta compiendo una qualche azione importante per il succedersidegli eventi.

Prima della “crisi”Una scelta opposta consiste nel descrivere il personaggio in una situazione or-dinaria e quotidiana, focalizzandosi su abitudini, aspetti del carattere o altro

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che saranno comunque determinanti o perché gli permetteranno di affrontarecon successo una situazione di crisi o perché ne costituiranno la massima de-bolezza. Ad essa segue inevitabilmente l’immediato o il progressivo introdursidello straordinario, del disordine, del conflitto.

Un dialogoCominciare con un dialogo è efficace quanto cominciare con un’azione, se ven-gono messe subito in gioco le questioni importanti. È meno efficace comin-ciare con un dialogo informativo generico che non si concentri subito sul puntofocale del racconto. Un dialogo al solo scopo di presentare i personaggi facen-doli parlare del più o del meno non è consigliabile.

Riflessioni e pensieriAnche in questo caso vale la regola della essenzialità e della finalità: devono es-sere pensieri e riflessioni che puntano a quel che accadrà successivamente.

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Alcuni famosi incipit letterari

Il noto giornalista e divulgatore scientifico Piero Bianucci, facendo riferimento a quattro modiper incominciare un articolo di divulgazione scientifica (enunciazione, dichiarazione, situa-zione, interrogativo) propone un parallelismo con alcuni famosi incipit letterari (da Te lo dico conparole tue, Zanichelli, Bologna 2008).

1. La prima frase della Bibbia:

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era deserta e vuota e le tenebre ricoprivanol’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Genesi I, 1-2).

Bianucci fa notare che si tratta di un inizio modernissimo che si attiene alla regola delle cinqueW: “Nessun incipit giornalistico potrebbe battere l’incipit cosmico”.

2. L’incipit dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (SEI, Torino 2006):

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte dimonti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrar di quelli [...] e l’Adda ri-comincia, per pigliare poi il nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’ac-qua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

Questo è un tipico inizio descrittivo, di largo respiro, che restringe via via la focalizzazione, finoal punto in cui si concentra sul viottolo percorso da don Abbondio. È un incipit complesso dalpunto di vista sintattico e quindi presuppone un lettore predisposto a immergersi in “un rac-conto per il racconto” non in un testo che ha fini informativi.

2031 ORGANIZZARE UN TESTO

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Provate a scrivere diversi inizi del vostro racconto. Poi scegliete quello chevi “spinge” in avanti, quello che meglio rispetta la vostra idea della storia,l’atmosfera che volete creare.

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Una descrizioneCominciare con una descrizione è una scelta che merita di essere fatta se voletevalorizzare da subito personaggi o atmosfere. Non è detto, come spesso si vuolfar credere, che la descrizione sia un inutile ostacolo posto al lettore. Certo nonpuò essere una descrizione troppo lunga e fine a se stessa.

Un riassunto di eventi già accadutiPuò essere una buona soluzione purché il riassunto non sia, anche in questocaso, troppo lungo e non si perda in dettagli e particolari inutili a fini della sto-ria.

3. L’incipit dei Malavoglia (Garzanti, Milano 2007):

Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza.

Con questo inizio Giovanni Verga sottintende che ora non è più così: si tratta di un incipit cheanticipa la fine.

4. L’attacco della Luna e i falò di Cesare Pavese (Einaudi, Torino 2005):

C’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbare-sco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove sono nato non lo so; non c’è da que-ste parti una casa, né un pezzo di terra, né delle ossa ch’io possa dire “Ecco cos’ero primadi nascere”.

Anche questo è un incipit anticipatorio, ma portato alle estreme conseguenze: il narratore-pro-tagonista (Pavese non si mimetizza in un narratore anonimo, ma si identifica in lui: “Massimorealismo e insieme massima mistificazione”) ci annuncia subito che stiamo per leggere un ro-manzo sulle sue radici, che sono oscure.

5. Ultimo esempio, Beppe Fenoglio, La paga del sabato (Einaudi, Torino 2006):

Sulla tavola della cucina c’era una bottiglietta di linimento che suo padre si dava ogni sera,tornando su dalla bottega, un piatto sporco d’olio, la scodella del sale... Ettore passò a guar-dare sua madre.

Secondo Bianucci questo è un attacco modernissimo: sembra una semplice descrizione, ma nonlo è e lo capiamo dall’ultima frase, che ci fa intendere che vediamo la scena attraverso gli occhidi Ettore, il protagonista.

BREVE NOTA SUL FINALEAnche il finale (vedi il volume A di Trame a p. 17), come l’inizio, è un mo-mento molto importante di una storia. Quante volte vi sarà capitato di esseredelusi dalla fine di un racconto o di romanzo! E avrete sicuramente sperimen-tato il caso di una buona storia rovinata da un pessimo finale.È importante perciò che non chiudiate il vostro tema o la vostra storia in modosuperficiale e affrettato, magari perché siete stanchi e ritenete di aver speso giàtroppe energie nella stesura delle parti precedenti.

204 SEZIONE 3

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Alcuni famosi explicit letterari

Riprendiamo le considerazioni fatte da Bianucci, questa volta a propositodel modo in cui un testo deve terminare (da Te lo dico con parole tue, Zani-chelli, Bologna 2008).

1. Ecco il finale dei Promessi Sposi (SEI, Torino 2006):

Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai ven-gono bensì spesso, perché ci è dato cagione; ma che la condotta piùcauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando ven-gono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rendeutili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da po-vera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui,come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto,vogliate bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi ve l’ha racco-modata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che nons’è fatto apposta.

Il finale di Manzoni porta in primo piano l’autore e le sue intenzioni: iltono è moraleggiante e lo scopo è di riannodare i fili dell’intera vicenda,facendo riferimento al “dilavato autografo” che egli finge di aver riscritto.

2. Più moderno il finale dei Malavoglia (Garzanti, Milano 2007). SecondoBianucci il finale di Verga è giornalistico, perché “tutto visivo e incen-trato su un particolare in apparenza trascurabile – la luce che si accendedietro la finestra di Rocco Spatu – colto con l’occhio del protagonista”.Rocco Spatu è coinvolto come ‘Ntoni nel contrabbando, ma riesce asfuggire alla giustizia, a differenza di ‘Nntoni che deve lasciare il paese.

Tornò a guardare il mare, che s’era fatto amaranto, tutto seminato dibarche che avevano cominciato la loro giornata anche loro, prese la suasporta e disse: “Ora è tempo d’andarsene, perché fra poco comincerà apassar gente. Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è statoRocco Spatu”.

2051 ORGANIZZARE UN TESTO

RITORNIAMO A SCRIVERE UN RACCONTO

Riprendiamo ora, in questa tabella conclusiva, tutte le operazioni che dovetefare se volete cimentarvi con la scrittura di un racconto. Ricordate che nontutte le idee che vi verranno in mente sono capaci di crescere e diventare unastoria da raccontare.

La storia è qualcosa in più di un’idea. È una successione organizzata dieventi e azioni che riguardano uno o più personaggi. Passare da un’idea a una storia richiede l’intervento dell’artigiano, comediceva Stevenson, che comincia laboriosamente a dare forma all’indistinto. Sono molteplici passaggi che ciascuno scrittore mette in atto, magari in un or-dine differente ma che sono tutti necessari. In primo luogo si tratta di dare con-cretezza all’idea definendo i personaggi in gioco, l’ambiente e soprattutto indi-viduando quel che si indica come il nucleo drammatico o il focus della storia.

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1. Sintesi del possibile sviluppo (scaletta)

2. I personaggi

3. L’ambientazione

4. Il tempo

5. Lo sviluppoRicordate lo schema della trama: un inizio, una fase crescente, l’eventoprincipale, la risoluzione. Il finale.

6. Chi racconta la storia e da che punto di vista?

7. Un titolo provvisorioQuest’ultimo non è essenziale ma aiuta perché vi permette di individuarequal è l’idea centrale del racconto. Provate a definirne tre o quattro. Sce-glierete alla fine quello più adatto.

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1 Il testoargomentativo

LE CARATTERISTICHE

Il testo argomentativo (vedi il volume A di Trame a pp. 697-699) si pone l’o-biettivo di presentare il punto di vista di chi scrive su un tema rispetto alquale sono possibili opinioni e interpretazioni diverse: il procedimento ar-gomentativo, quindi, è una tecnica completamente diversa da quella utilizzataper le dimostrazioni matematiche poiché queste ultime si basano su premesseconsiderate universalmente valide e, per questo motivo, indiscutibili.

IL TESTO ARGOMENTATIVO ORALEIl procedimento argomentativo non è esclusivo dei testi scritti ma vieneusato nella vita quotidiana tutte le volte in cui è necessario convincerequalcuno. Pensate a quali complesse strategie argomentative dovete mettere inatto quando cercate di persuadere i vostri genitori a lasciarvi rientrare più tardila sera o ad acquistare un nuovo modello di cellulare! Per esperienza diretta sa-prete che in questi casi non è sufficiente esporre con decisione il vostro puntodi vista:

“Il sabato sera voglio rientrare dopo la mezzanotte”,ma dovete sostenere questa richiesta con motivazioni valide e convincenti (peresempio “perché tutti i miei amici lo fanno e mi sentirei escluso se a me fosse vietato;perché così torniamo a casa tutti insieme e voi siete più tranquilli; perché il giorno doponon c’è scuola e posso dormire fino a tardi…”).Quando si espongono le proprie ragioni oralmente, chi ascolta può esserepersuaso – oltre che dalle parole – dal tono, dai gesti e dalla mimica di chiparla, che sono in grado di influenzarlo emotivamente: tornando all’esem-pio precedente, l’espressione di un adolescente che chiede di rientrare più tardiil sabato sera per non sentirsi diverso dai compagni, spesso è più decisiva dellefrasi con cui egli cerca di sostenere la sua richiesta.

2071 IL TESTO ARGOMENTATIVO

IL TESTO ARGOMENTATIVO SCRITTOQuando, invece, si propone per iscritto il proprio punto di vista su un argo-mento, il peso della componente emotiva derivante dal rapporto diretto conil destinatario si riduce notevolmente e prevalgono gli elementi razionalidella comunicazione: in questi casi, conta soprattutto la capacità di costruireun discorso unitario, coeso e coerente basato su affermazioni comprensi-bili, chiare, logicamente concatenate ed esposte secondo precise procedure.Il punto di vista espresso dall’autore di un testo argomentativo si chiama tesi,mentre gli esempi utilizzati per sostenere in modo convincente la propria ideavengono definiti argomenti: l’espressione “testo argomentativo” definiscequindi un particolare tipo di scritto in cui un soggetto espone la propriaopinione su un fatto, motivandola con una serie di affermazioni logiche alfine di persuadere chi legge.

Il testo argomentativo ha soprattutto una finalità pratica: come individuareuna soluzione a un problema controverso, modificare i comportamentidel destinatario, o orientarne le scelte. Sono fondati sulla tecnica argomentativa i saggi, le arringhe degli avvocati, idiscorsi dei politici, ma talvolta anche in opere letterarie è possibile riscontrareelementi tipici del testo argomentativo.Una forma di testo argomentativo piuttosto diffusa su quotidiani e settimanali èl’articolo d’opinione, che può riguardare le materie più diverse (politica, eco-nomia, costume ecc.); un particolare tipo di articolo d’opinione è l’articolo difondo o editoriale, basato sul commento e sull’interpretazione di un fatto delgiorno a opera del direttore del giornale o di un altro prestigioso giornalista.

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Ecco un esempio di testo argomentativo.In un lungo articolo, di cui vi presentiamo alcuni stralci, il giornalista PietroCitati discute sul particolare atteggiamento psicologico degli adolescenti delnostro tempo che non sembrano affatto desiderosi di crescere ma ritardanoquanto più possibile il loro ingresso nel mondo degli adulti.L’articolo presenta diverse caratteristiche tipiche del testo argomentativo: untema di partenza rispetto al quale è lecito esprimere opinioni diverse, le tesidell’autore, formulate mediante frasi piuttosto brevi (evidenziate nel testo), gliargomenti che le sostengono e la conclusione, nella quale lo scrittore esponecon chiarezza il proprio punto di vista sulla questione discussa.

Questa generazione che non vuol crescere mai

Un tempo, si diventava adulti prestissimo. Non voglio ricordare le epochelontane della storia umana, quando a ventun anni Alessandro posava ilpiede sul suolo dell’Asia, a ventiquattro veniva riconosciuto figlio di Dio, aventicinque sconfiggeva Dario e conquistava l’Impero persiano, a trentaduemoriva, carico del peso di cento vite. Penso a un uomo del Settecento, del-l’Ottocento, o anche a un figlio del nostro secolo. A venticinque anni i ge-nerali napoleonici attraversavano vittoriosamente l’Europa, coi loro cavallifuribondi e i grandi pennacchi colorati: a ventuno, senza essere mai uscitodi casa, Leopardi aveva letto tutti i libri e scriveva L’infinito, conoscendocon la mente le cose pensabili e impensabili. [...] Conosciamo i giovani e gli adolescenti di oggi. A differenza dei loro nonni,non vogliono diventare maturi. Quanto tempo indugiano sui campi della

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In alcune circostanze anche il testo argomentativo scritto può adottare strate-gie persuasive di tipo emotivo, al fine di sollecitare l’empatia e la solidarietàdi chi ascolta: per esempio, scrivere un articolo a sostegno della reintroduzionedella pena di morte utilizzando come argomenti le parole del familiare di unavittima di reato può avere un grande impatto emotivo su chi legge e condizio-narne il punto di vista.In casi di questo genere la tesi non viene sostenuta da argomentazioni logiche,più o meno condivisibili, ma da considerazioni che stimolano l’identificazioneemotiva e pongono in secondo piano la validità dell’idea sotto il profilo razio-nale.

giovinezza: guardano le cose, attraversano il mondo, contemplano se stessicon una curiosità e una tenerezza infinite. Giocano. Rallentano il tempodella crescita. Non desiderano entrare nella cosiddetta vita, che forse li im-paurisce. La scuola è lentissima ed essi aumentano questa lentezza tar-dando a laurearsi, tardando a uscire dalla casa paterna, rinviando o aggi-rando il matrimonio, proiettando sempre più lontano il momento dellavoro. Non sanno chi sono. Forse non vogliono saperlo: si chiedono semprequale sia il loro io, e non lo identificano in un carattere stabilito, ma in uncomplesso quasi inesauribile di possibilità. Non smettono mai di cono-scersi: spostano l’oggetto del!a loro ricerca sempre altrove, sempre più lon-tano, perché in realtà non desiderano avere nessun volto. Studiano gli altriesseri umani, cercando di ritrovare se stessi negli altri o di prolungare neglialtri se stessi. [...]Non hanno volontà: non desiderano agire; preferiscono aderire, accogliere,lasciar affiorare in sé stessi la voce degli altri, della vita e del destino. Pre-feriscono restare passivi, comportandosi in modo sinuoso e informe comel’acqua, trasformandosi in tutto ciò che viene loro proposto. Vivono avvoltiin un misterioso torpore. Non amano il tempo. L’unico loro tempo è unaserie di attimi, che non vengono legati in una catena o organizzati in unastoria. In generale, la mia generazione di moribondi settantenni disprezza questicasi di adolescenza troppo prolungata. Sostiene che bisogna — a tutti icosti — diventare maturi. [...] Quanto a me, questi eterni adolescenti mi piacciono: mi piacciono i loro in-dugi, le loro lentezze, la loro passività e i lunghi sguardi contemplativi. Con-tinuare a serbare nell’occhio la freschezza dello sguardo giovanile: diven-tare maturi e poi vecchi quasi per caso: non disegnare mai il proprio io:concepire la propria vita come un gioco indefinito di possibilità, che puòportare a moltissimi volti; rallentare, rallentare, non costruire e non irrigi-dirsi mai dietro mura... Ho avuto la fortuna di conoscere alcuni grandi vec-chi poeti: a ottant’anni posseggono un’immensa esperienza, che sembra fil-trata da centinaia di vite; eppure qualsiasi goccia di questa esperienza ha lastessa delicata e tenera grazia di quella di un bambino che costruisce il suocastello di sabbia sulla riva del mare. Forse qualcuno dei nostri pigri, indo-lenti e indecisi figli o nipoti ci preparerà lo stesso dono.

riduzione e adattamento da Questa generazione che non vuole crescere mai, in “la Repubblica”, 2 agosto 1999

2091 IL TESTO ARGOMENTATIVO

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Tesi: La ferocia della penadi morte rende inutilequesta punizione.

Argomentazione n. 1: Nonsi può punire l’omicidiocommettendone uno.

Argomentazione n. 2: Nonsi può convincere i citta-dini a non uccidere attra-verso una pubblica esecu-zione.

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Argomentare per convincereCosì, nel saggio Dei delitti e delle pene (1764), Cesare Beccaria sostiene l’inutilitàdella pena di morte:

Non è utile la pena di morte per l’esempio di atrocità che dà agli uomini[...] Mi pare assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica vo-lontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno a lorovolta e per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un assassiniopubblico.

adattamento da Dei delitti e delle pene, Einaudi, Torino 2007

Esponete con parole vostre la tesi sostenuta da Cesare Beccaria.

Secondo voi, l’autore sostiene la sua tesi con argomenti razionali o emo-tivi? Per quale motivo?

Rispondete a Cesare Beccaria formulando una tesi opposta alla sua e so-stenendola con due argomenti a vostra scelta.

Vi proponiamo alcune questioni su cui è possibile esprimere punti di vista di-versi. Sviluppatele secondo lo schema “Sono favorevole perché...” oppure“Sono contrario perché...” motivando ciascuna tesi con un argomento valido.

• Patente automobilistica a sedici anni.• Chiusura serale dei locali notturni entro l’una.• Elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni.• Divieto di fumo in parchi e giardini pubblici.

LA STRUTTURAI testi argomentativi si sviluppano con andamenti diversi, tuttavia è possibileindividuare alcuni elementi costanti che ne costituiscono la struttura concet-tuale. Essi possono essere schematizzati come segue:

• esposizione del problema;• esposizione della tesi;• argomenti a sostegno della tesi;• conclusione.

Dopo l’esposizione e prima di esporre e argomentare la propria tesi, si può ar-gomentare l’insostenibilità di una tesi diversa dalla propria.Questo procedimento si chiama confutazione e si articola in:

• esposizione della tecnica che si vuole confutare (antitesi);• argomenti per la confutazione dell’antitesi.

210 SEZIONE 4

ESPORRE UN PROBLEMA: IL TEMAAlle origini di un testo argomentativo c’è sempre un problema o tema che necostituisce la premessa e che, a seconda delle circostanze, l’autore può presen-tare in modo più o meno dettagliato ed esauriente, privilegiando gli aspetti cheforniscono spunti per la successiva argomentazione.In ambito giornalistico, può accadere talvolta che il problema da cui parte lariflessione dell’autore venga riassunto brevemente o addirittura sottinteso,dando per scontato che il lettore sappia già di che cosa si sta parlando: ciò si ve-rifica quando la questione all’origine del procedimento argomentativo è stata og-getto di una precedente, ampia discussione su quel mezzo di comunicazione,tanto da far presupporre che i destinatari del testo siano sufficientemente infor-mati sul fatto in sé e vogliano soprattutto conoscere le diverse opinioni su di esso.In un testo argomentativo di tipo scolastico, invece, è sempre necessariopresentare in modo chiaro ed esauriente il problema dal quale scaturisce latesi che intendi sostenere.

Ecco un esempio per comprendere il tema.In questo articolo, lo storico inglese Paul Kennedy riflette su un tema di grandeattualità, l’inquinamento atmosferico.

Gli ambientalisti ritengono che l’uomo stia mutando in modo significativola composizione dei gas atmosferici, che un aumento della temperatura siainevitabile e che – per ridurre i danni inflitti all’ecosistema – siano necessaridrastici mutamenti nel nostro modo di vita al fine di ridurre le emissioni at-mosferiche. Tale posizione viene vigorosamente contestata dai più scetticiscienziati ed economisti liberali, contrari – i secondi in particolare – a porreun limite allo sviluppo. Poiché i dirigenti politici di molti Paesi hanno diffi-coltà a chiedere sacrifici ai propri elettori anche per scopi immediati, è fa-cilmente prevedibile che ben pochi di essi siano disposti a misure drasticheper porre un freno al surriscaldamento del pianeta. Più probabile, dunque,è che si giunga a una serie graduale di accordi internazionali. Che ciò bastia porre fine alle nostre pericolose abitudini, appare molto meno probabile.

da Il mondo in una nuova era, Garzanti, Milano 2001

Lavoriamo sul temaQual è il tema trattato nell’articolo di Kennedy?...............................................................................................................................................................................

Abbiamo raggruppato alcune affermazioni che esprimono opinioni contra-stanti su specifici argomenti: individuate i temi da cui esse sono scaturite.TEMA 1 .............................................................................................................................................................

• La scuola non è il luogo dove fare sfilate.• L’aspetto esteriore è un modo di manifestare la propria personalità.• Certe scelte di abbigliamento evidenziano l’esibizionismo dei giovani.• Solo in caserma o in convento è necessario indossare un’uniforme.

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2111 IL TESTO ARGOMENTATIVO

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TEMA 2 .............................................................................................................................................................

• Chi al mattino deve svegliarsi presto, la notte ha bisogno di dormire.• Occorre trovare un compromesso tra le esigenze dei residenti e quelle del

“popolo della notte”.• Non si può chiedere a una rock band di suonare sotto voce.• Un eccessivo rumore può provocare gravi disturbi nervosi. • L’invecchiamento della popolazione italiana accresce l’insofferenza verso

ogni forma di divertimento.

Ora scegliete uno dei due gruppi di affermazioni proposte nell’esercizio pre-cedente e costruite un breve testo in cui confrontate i diversi punti di vista.

ESPORRE UN’OPINIONE: LA TESIUna volta esposto il tema, è necessario presentare la tesi, cioè l’idea o il puntodi vista che il testo intende sostenere, che può essere esposta in maniera più omeno ampia in relazione alla complessità dello scritto; quando un testo argo-mentativo ha una certa lunghezza, può contenere più tesi, strettamente conca-tenate tra loro dal punto di vista logico.Se la tesi proposta coincide con il punto di vista di chi scrive, essa viene formu-lata in modo diretto, senza preamboli o giri di parole; se, invece, è sostenutada studiosi, pensatori, scienziati o esperti, l’autore può utilizzare particolariformule espressive come “Secondo il parere di…”; “É opinione comune che…”; “Ipiù stimati esperti del settore ritengono che…”.Per esempio, un’opinione contraria alla pena di morte può essere espressa così:“La pena di morte è un procedimento barbaro e inefficace”oppure così: “Nel trattato Dei delitti e delle pene, Cesare Beccaria sostiene che la pena di mortesia un procedimento barbaro e inefficace”.Nel primo caso, l’autore presenta la propria tesi sull’argomento, nel secondo,invece, riporta quella di un autore che ha lungamente riflettuto su questo tema.

Ecco un esempio per comprendere la tesi.Ricostruendo la storia della sua giovinezza, lo scrittore Elias Canetti attribuisceun particolare valore al suo incontro con gli insegnanti della scuola svizzera fre-quentata da adolescente.

La molteplicità della natura umana

La diversità degli insegnanti era sorprendente, è la prima forma di molte-plicità di cui si prende coscienza nella vita. Il fatto che essi ci stiano da-vanti così a lungo, esposti in tutte le loro reazioni, osservati ininterrot-tamente per ore e ore, oggetto dell’unico vero interesse della classe, im-possibilitati a muoversi e dunque presenti in essa sempre per lo stessotempo, esattamente delimitato; la loro superiorità di cui non si vuole pren-dere atto una volta per tutte e che rende acuto, critico e maligno losguardo di chi li osserva; la necessità di accostarsi a loro senza rendersi lecose troppo difficili, dato che non ci si è ancora votati al lavoro in manieraesclusiva; e poi il segreto in cui rimane avvolto il resto della loro vita, in

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tutto il tempo durante il quale non stanno recitando la loro parte davanti anoi; e ancora, il loro susseguirsi uno dopo l’altro, nello stesso luogo, nellostesso ruolo, con le stesse intenzioni, esposti con tanta evidenza al con-fronto — come tutto questo agisce e si manifesta, è un’altra specie discuola, del tutto diversa da quella dell’apprendimento, una scuola che in-segna la molteplicità della natura umana, e purché la si prenda sul serioanche solo in parte, è questa la prima vera scuola di conoscenza dell’uomo.

da La lingua salvata, Adelphi, Milano 2008

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Lavoriamo sulla tesi1

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Il brano proposto parte dall’osservazione della diversità di carattere e dipersonalità degli insegnanti con cui lo studente Canetti entra quotidiana-mente in contatto. Qual è la tesi dello scrittore? (Sottolineate nel testo lefrasi con cui egli la esprime).

Vi proponiamo alcune tesi sul tema La diversità di atteggiamento e di per-sonalità dei miei insegnanti: scegliete quella che vi pare più convincente esostenetela con esempi tratti dalla vostra esperienza.

• Avere insegnanti che si comportano in modo diverso genera confusione eincertezza.

• Avere insegnanti che si comportano in modo diverso abitua ad essere fles-sibili e ad adattarsi alle circostanze.

• Avere insegnanti che si comportano in modo diverso dimostra che ogni si-tuazione può essere affrontata in modo personale.

Rileggete il brano di Paul Kennedy presentato a p. 210, individuate le tesiesposte nel testo e indicate da chi vengono sostenute................................................................................................................................................................................

Ora riformulate con parole vostre le tesi che avete elencato in risposta al-l’esercizio precedente................................................................................................................................................................................

Nel brano che segue lo psichiatra Paolo Crepet spiega che cosa pensa delmodo in cui oggi la scuola italiana si rapporta al mondo degli adolescenti.Individuate e sottolineate le tesi sostenute dall’autore.

Una scuola inadeguata

La scuola italiana non è stata costituita per ascoltare il disagio di un ado-lescente ma solo per contenerlo e classificarlo in termini di capacità diapprendimento. E sempre più evidente che la scuola non è capace di af-frontare e di avvicinarsi al mondo affettivo dei suoi allievi. E quando maiun insegnante passa la sua ora a discutere dell’innamoramento di unodei suoi ragazzi che proprio per questo non riesce più a studiare? Lascuola, anzi, ha un tale fastidio per il mondo degli affetti e delle emozionigiovanili che ha inventato spazi appositi dove è lecito affrontare questiargomenti, come avviene durante la settimana della gita o nell’intervallo

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2131 IL TESTO ARGOMENTATIVO

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Da quale problema traeorigine l’articolo?.......................................................

Qual’è la prima tesi soste-nuta nel testo?.......................................................

Gli argomenti a sostegnodella tesi sono attinti dauna fonte autorevole.

Il primo argomento a so-stegno della tesi derivadall’osservazione direttae dal confronto di situa-zioni.

Anche il secondo argo-mento deriva dall’osser-vazione e dal confronto disituazioni.

tra le lezioni: l’importante è che le relazioni e i coinvolgimenti affettivinon turbino e non inquinino il tradizionale andamento dei programmieducativi.

riduzione ed adattamento da Non siamo capaci di ascoltarli, Einaudi, Torino 2001

Scegliete tra le affermazioni che seguono quella che, con parole diverse,esprime la stessa tesi sostenuta da Paolo Crepet.

• Oggi la scuola italiana si occupa più di classificare le capacità di apprendi-mento degli studenti che del loro disagio psicologico.

• Le gite e l’intervallo possono essere considerati i momenti più significatividella vita scolastica di uno studente.

• Gli insegnanti dovrebbero dedicare maggiore attenzione ai problemi emotivie psicologici degli studenti.

Che cosa pensate dell’idea di scuola che emerge dalle parole di Crepet? Sesiete d’accordo con il punto di vista espresso nel testo, aggiungete altriesempi a sostegno della tesi dell’autore.Se invece pensate che la scuola sia diversa da come la giudica Crepet espo-nete la vostra tesi sostenendola con esempi adeguati.

SOSTENERE LA TESI: L’ARGOMENTAZIONELa maggiore difficoltà di chi compone un testo argomentativo non consistetanto nell’esprimere un’opinione su un fatto, cosa, tutto sommato, piuttostosemplice quanto nell’individuare gli argomenti più validi per sostenerla.Gli argomenti necessari a sostenere una tesi possono essere di vario genere:fatti concreti e reali, dati numerici o statistici, citazioni di fonti autorevoli,confronti tra situazioni diverse, avvenimenti del passato, riflessioni teoricheattinenti al tema discusso.Un tipo di argomento utilizzato di frequente è l’esempio ricavato dall’esperienzapoiché esso offre il vantaggio di essere immediatamente comprensibile a chilegge. Ai fini della dimostrazione della tesi, però, l’esempio si rivela realmenteefficace solo se viene considerato valido in senso generale; in caso contrario, purchiarendo il pensiero di chi scrive, esso si rivela privo di forza persuasiva.

Ecco un esempio di argomentazione.

Ti proponiamo due testi, costruiti secondo lo schema tipico del procedimentoargomentativo, che traggono spunto dallo stesso problema e sostengono lastessa tesi, servendosi però di argomenti di genere diverso.

TESTO AUna delle conseguenze più immediate dell’inquinamento atmosferico èl’aumento della temperatura del pianeta Terra, da cui deriva il progressivoscioglimento dei ghiacciai. Gli ultimi rilevamenti eseguiti dai satelliti della Nasa, infatti, dimostranoche lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia sta accelerando a unavelocità del tutto inaspettata e che le aree ghiacciate vicino al Polo Nordstanno arretrando sensibilmente.

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Nel primo caso, le argomentazioni utilizzate per sostenere la tesi sono fondatesul parere di esperti che hanno preso in esame in modo sistematico fenomeni diampie dimensioni giungendo a risultati difficilmente contestabili; nel secondo,invece, esse (sottolineate nel testo) si basano su osservazioni e confronti effet-tuati da individui (zia Lucia, il guardaboschi Antonio) che, sulla base di un’e-sperienza personale, traggono conclusioni che non possono essere consideratevalide in modo assoluto.Possiamo quindi concludere che un’argomentazione viene considerata tantopiù convincente quanto più essa è logicamente attinente al contenuto dellatesi, generalizzabile e proveniente da una fonte ritenuta autorevole.

TESTO BUna delle conseguenze più immediate dell’inquinamento atmosferico èl’aumento della temperatura del pianeta Terra, da cui deriva il progressivoscioglimento dei ghiacciai.Questo inarrestabile processo è confermato dal fatto che le ortensie di ziaLucia quest’anno si sono seccate per l’eccessiva temperatura; inoltre ilguardaboschi Antonio ha osservato che da bambino giocava con lo slittinoa fondovalle mentre oggi per trovare la neve bisogna raggiungere almeno laquota di 900 metri.

Lavoriamo sull’argomentazioneE possibile trovare elementi tipici del procedimento argomentativo anchein testi letterari: in questo passo tratto dallo Zibaldone (1826), GiacomoLeopardi espone la propria tesi sul destino degli esseri viventi, argomen-tandola in modo originale e poetico.

Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di ne-cessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animalisoltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, igeneri, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente.Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nes-suna parte che voi non vi troviate del patimento. [...]. Là quella rosa è offesadal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio èsucchiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. [...].Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, dalumache, da zanzare [...]. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco;troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. [...] In tutto il giardinotu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicelloè rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando unfiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa oquella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi;le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi.

da Zibaldone di pensieri, Garzanti, Milano 1991

Sottolineate la tesi presentata da Leopardi nella parte iniziale del testo, poiriformulate lo stesso concetto con parole vostre.

Con quali argomenti il poeta sostiene la propria idea?

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Che cosa pensate della visione del mondo e della vita espressa dall’autore?Esprimete il vostro punto di vista rispetto alla tesi leopardiana argomen-tando in modo adeguato le vostre affermazioni.

Nella vostra esposizione potete seguire lo schema: Sono d’accordo del tutto /

in parte / per niente / ................ perché .............................................................................

Dimostrate la tesi opposta a quella sostenuta nel testo, “Tutte le creatureviventi sono destinate alla gioia e alla felicità”, utilizzando come argomentolo stesso esempio del “giardino fiorito nella stagione primaverile”.

Descrivete in modo dettagliato il paesaggio naturale del deserto, poi usatequesta immagine per avvalorare una delle seguenti tesi.

• Le risorse idriche del pianeta si stanno progressivamente riducendo.• Gli uomini mostrano una capacità di adattamento all’ambiente superiore a

quella di qualsiasi altro animale.• Non tutti i popoli godono delle stesse opportunità di sviluppo.• Solo nel silenzio e nella solitudine è possibile conoscere se stessi.

SOSTENERE LA TESI: LA CONFUTAZIONEPoiché la tesi è l’opinione di chi scrive rispetto a un argomento controverso,essa implica l’esistenza di un’antitesi, cioè di un punto di vista diverso e talvoltacontrapposto.Per essere realmente efficace, un testo argomentativo deve prevedere e de-molire le obiezioni che potrebbero essere mosse alla tesi sostenuta dall’au-tore: questo procedimento si chiama confutazione e consiste nel sottoporre aesame critico le posizioni contrarie, argomentandone in modo valido l’insoste-nibilità, mediante riflessioni ed esempi.Quando chi scrive si pone l’obiettivo di confutare tesi opposte alle sue, il testoargomentativo verrà strutturato secondo lo schema seguente:• esposizione del problema;• esposizione della tesi n. 1 che si vuole confutare (antitesi);• argomenti idonei a confutare la tesi n. 1;• esposizione della tesi n. 2 che si intende sostenere;• argomenti a sostegno della tesi n. 2;• conclusione.

Ecco un esempio di confutazione.Nella Lettera al padre Franz Kafka analizza i motivi del suo rapporto conflit-tuale con il padre, prima sottoponendo a esame critico il punto di vista del-l’uomo, poi spiegando le ragioni del proprio atteggiamento scostante.

Un rapporto difficile

Quando ne parlavi con me e, indiscriminatamente, di fronte ad estranei, tisembrava che le cose stessero all’incirca così: tu hai lavorato duramentetutta la vita sacrificando tutto per i tuoi figli, per me in particolare; in-

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Kafka confuta la tesi delpadre sostenendo che ilsuo comportamento èstato determinato dalforte temperamento edalle continue critiche delgenitore.Nelle righe successive ar-gomenta la sua tesi me-diante esempi ricavati daricordi d’infanzia.

Il padre spiega la sua di-stanza emotiva dal figlioutilizzando come argo-menti il disinteresse diquest’ultimo nei suoi con-fronti.

somma, io sarei vissuto senza pensieri, con la più ampia libertà di studiarequel che mi piaceva, senza alcun motivo di preoccupazioni materiali, vale adire di preoccupazioni in genere. In cambio non hai preteso alcuna gratitu-dine, tu conosci “la gratitudine dei figli”, ma almeno una certa compia-cenza, un segno di simpatia; invece io mi sono sempre rifugiato nella miastanza, tra i libri, con amici esaltati, in idee stravaganti, sfuggendoti; non tiho mai parlato a cuore aperto, non ti ho mai accompagnato al tempio, nonti sono mai venuto a trovare a Franzensbad, d’altronde non ho mai posse-duto il senso della famiglia, non mi sono mai occupato del negozio e deituoi affari, la fabbrica te l’ho lasciata sul gobbo per poi piantarti in asso, hodato man forte a Ottla (n.d.r. la sorella minore) nelle sue cocciutaggini ementre per te non muovo un dito (neppure un biglietto per il teatro ti homai procurato), per gli amici farei qualunque cosa. [...]Come padre sei stato troppo forte per me, anche perché i miei fratelli mo-rirono bambini, le sorelle nacquero molto più tardi, e io dovetti reggere dasolo il primo urto, per il quale ero troppo debole. [...]Tutti i miei pensieri sottostavano alla tua pesante oppressione, anche quelliche non collimavano con i tuoi, anzi, specialmente quelli. Tutte le idee ap-parentemente sottratte alla tua dipendenza erano fin da principio gravatedal tuo giudizio negativo; e reggere questa situazione fino a manifestareun pensiero in maniera completa e compiuta era quasi impossibile. Nonparlo di pensieri particolarmente elevati, ma di una qualsiasi piccola inizia-tiva infantile. Bastava essere felici per una cosa qualunque, esserne presi, tornare a casa,raccontarla, e la risposta era un sospiro ironico, un crollare la testa, un tam-bureggiare con le dita sul tavolo: “Ho visto di meglio”, oppure “Se i tuoipensieri sono tutti qui”, oppure “Ho ben altro per la testa, io”, o anche “Eche te ne fai?”, o infine “Senti un po’ che avvenimento!”. Naturalmente nessuno pretendeva che ti entusiasmassi per ogni sciocchezza infantilequando avevi le tue preoccupazioni. Non si tratta di questo. Si trattavadella delusione che tu infliggevi al bambino sempre e per principio, spintodal tuo carattere contraddittorio.Questa tua opposizione investiva sia i pensieri che le persone. Era suffi-ciente che io esprimessi un certo interesse per qualcuno – e la cosa, dato ilmio carattere, non avveniva davvero di frequente – e tu già lo seppellivi diinsulti, calunnie e denigrazioni senza alcun rispetto per i miei sentimenti esenza tener conto del mio giudizio. [...] Mi è sempre stata incomprensibilela tua assoluta insensibilità al dolore e alla vergogna che suscitavi in mecon le tue parole e i tuoi giudizi, era come se non ti rendessi conto del tuopotere. Certo, anch’io ti ho spesso aggredito verbalmente, ne ero consape-vole, mi dispiaceva, ma non riuscivo a dominarmi, a trattenere le parole, egià mi pentivo pronunciandole. Tu invece con le tue offese colpivi alla cieca,senza pietà per nessuno, né durante né dopo, di fronte a te si era comple-tamente indifesi.

riduzione e adattamento da Lettera al padre, Feltrinelli, Milano 2004

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Lavoriamo sulla confutazioneQual è la tesi del padre di Kafka; quali argomenti utilizza lo scrittore perconfutarla?

Elencate su un foglio i comportamenti che più frequentemente i vostri ge-nitori vi rimproverano; successivamente, seguendo la traccia fornita dallaLettera al padre di Kafka, elaborate un testo argomentativo in cui confutatecon adeguati argomenti le critiche che vi sembrano immotivate e ingiuste.

Nell’articolo che segue, manca la seconda parte. Scrivetela voi, confutandola tesi sostenuta nelle prime righe del testo.

Negli ultimi anni il governo francese ha proibito a tutti gli studenti e le stu-dentesse del paese di recarsi a scuola con segni evidenti della religione daloro professata, affermando che lo stato è laico e che nessuna religione puòessere manifestata pubblicamente: sono stati vietati i veli islamici, i copri-capo che distinguono chi professa la religione ebraica, i crocifissi e tutti isegni visibili di appartenenza religiosa. Diverse associazioni religiose sono scese sul piede di guerra, sostenendo

che questa decisione ...........................................................................................................................

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Utilizzate i dati forniti di seguito per costruire un testo argomentativo nelquale sostenete una delle tesi e confutate l’altra.

Problema (Tema): la diffusione dei social network tra i giovani.Tesi 1: allargano gli orizzonti e permettono ai giovani di avere una vita socialepiù intensa.Argomenti a favore (o contro) la Tesi 1: a vostra scelta.Tesi 2 (Antitesi): sviluppano amicizie virtuali e impediscono la costruzione diveri legami.Argomenti a favore (o contro) la Tesi 2: a vostra scelta.

LO STILE

Nella composizione di un testo argomentativo assume notevole importanza lacapacità di esporre i fatti e le idee in modo ordinato e sintetico e di utiliz-zare un linguaggio chiaro e preciso; l’elemento decisivo, però, è costituitodall’organizzazione sintattica che va costruita attraverso una successione diaffermazioni logicamente concatenate mediante connettivi testuali.I connettivi testuali sono parole che garantiscono coesione a uno scritto e se-

Tesi sostenuta dal go-verno francese.

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Le parole evidenziate inviola sono connettivi espli-cativi e hanno la funzionedi introdurre le argomen-tazioni.

La Tesi dell’autore

Connettivo avversativo cherimarca la differenza traciò di cui si parla e quantodetto in precedenza.

Connettivo conclusivo chesegnala la fine del ragiona-mento svolto fino a questopunto.

Che tipo di connettivo è?.......................................................

Connettivo consequen-ziale che sottolinea il le-game tra queste afferma-zioni e quanto espresso inprecedenza.

gnalano i passaggi del procedimento argomentativo: l’esposizione del pro-blema può essere introdotta dalle espressioni “innanzitutto, per incominciare,prima di affrontare il discorso…”; le argomentazioni a sostegno della tesi da con-nettivi causali “poiché, siccome, perché”, temporali “successivamente, in seguito,dopo”, consecutivi “di conseguenza”; la contrapposizione tesi-antitesi può avve-nire attraverso le formule “ma, invece, mentre, d’altra parte, al contrario…”,mentre la conclusione può essere preceduta dalle parole “infine, dunque, perconcludere…”.

Nel brano seguente, in cui il sociologo Francesco Alberoni illustra la differenzatra i vari tipi di legame affettivo al fine di definire le caratteristiche dell’amici-zia, troviamo un esempio dell’uso dei connettivi testuali.

L’amicizia

Esistono tre tipi di legame affettivo. Quelli forti, quelli medi e quelli deboli.I legami deboli sono quelli che stabiliamo con i conoscenti, i colleghi, i vi-cini verso cui non proviamo né forti sentimenti, né particolari doveri.Quando li lasciamo non ne sentiamo la mancanza. Anche i legami di affarie le alleanze politiche sono, di solito, deboli. Infatti si fanno e si sciolgonoin continuazione con il mutare delle strategie di lotta. I legami forti invece resistono al tempo e alle frustrazioni. Come quelli chesi stabiliscono fra genitori e figli e viceversa. La madre sta dalla parte del fi-glio qualunque cosa faccia, anche se lui la tratta male, se mente, se la de-ruba, se la fa soffrire. L’amore della madre è al di là del bene e del male. Masono forti anche i legami che si stabiliscono con l’innamoramento. L’inna-morato può amare qualcuno che non lo corrisponde, che lo tradisce. Gli in-namorati si lasciano e si ritrovano piangendo, si accusano e si perdonano.Vi sono infine legami forti di tipo ideologico o religioso nei riguardi del pro-prio partito, della propria chiesa e del proprio capo.Il rapporto con gli amici, invece, appartiene alla categoria dei legami medi.Mentre l’innamoramento spinge i due amanti a fondersi, a mutare, l’amici-zia si costituisce lentamente, per incontri successivi e ogni individuo restase stesso. Naturalmente anche gli amici finiscono per avere punti di vista si-mili, per condividere molti valori. Ma come individualità distinte, ciascunacon il suo mondo privato, che l’altro deve rispettare e, anzi, proteggere. Per questo l’amicizia è libera, serena, non oppressiva. Per questo però èanche fragile e richiede attenzione e delicatezza.

riduzione da Un bene fragile e delicato,in “Corriere della Sera”, 31 ottobre 1994

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Lavoriamo sui connettivi testualiCollega le seguenti coppie di affermazioni mediante connettivi testuali alfine di ottenere periodi logicamente concatenati.

• Il gioco d’azzardo illegale costituisce un’importante fonte di guadagno perla malavita organizzata. Esso permette di riciclare denaro proveniente daattività criminali.

• Sono stato accusato di aver copiato il compito di matematica. Avevo tra-scorso tutto il pomeriggio a studiare.

• I Paesi occidentali mostrano poco rispetto per l’ambiente. Le falde acquiferesono sempre più inquinate.

• Abbiamo fatto bene a organizzare questa breve vacanza. Siamo tornati al la-voro molto più rilassati.

Utilizza le frasi che seguono, opportunamente collegate da connettivi te-stuali, per sostenere la seguente tesi: L’amicizia è un esempio di “legameforte” molto più dell’amore.

• L’amore può finire in modo improvviso. Una vera amicizia dura tutta la vita.• Per fare bella figura con la persona amata l’innamorato/a cerca di nascon-

dere i suoi difetti. Al vero amico si mostra la parte più autentica di se stessi.• Un vero amico non ti chiederebbe mai di rinunciare a chi ami. Gli innamo-

rati gelosi cercano di allontanare il/la partner dagli amici.

PROVE TECNICHE DI TESTO ARGOMENTATIVO

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Scriviamo un testo argomentativoIl 3 novembre 2009 la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, acco-gliendo la denuncia di una cittadina italiana, ha sentenziato che la presenza deicrocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori a edu-care i figli secondo le loro convinzioni, e della libertà di religione degli alunni.L’articolo di Vito Mancuso, teologo e giornalista, che ti proponiamo contieneuna delle tante voci che si sono espresse su questo argomento.

Quanto vale quel simbolo

Dietro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo viè la preoccupazione in sé legittima di tutelare la libertà, in particolare la li-bertà religiosa dei bambini che potrebbe venir minacciata dalla presenza diun crocifisso nelle aule scolastiche. In realtà vi sono precisi motivi che rive-lano l’infondatezza di tale preoccupazione e mostrano al contrario che dalcrocifisso scaturisce uno sprone all’esercizio della libertà in modo giusto ecoraggioso.

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Il primo di questi motivi si può esprimere con le parole con cui domenicascorsa Eugenio Scalfari concludeva il suo articolo, quando, rivolgendosi alcardinal Martini e dopo aver ribadito il suo ateismo, scriveva: “Sia lei che iosentiamo nel cuore il messaggio che incita all’amore del prossimo. A lei loinvita il suo Dio e il Cristo che si è incarnato; a me lo manda Gesù, nato aNazareth o non importa dove, uomo tra gli uomini, nel quale l’amore pre-valse sul potere”. Da queste parole schiettamente laiche appare che il sim-bolo del crocifisso è un invito all’amore universale, in particolare a quell’a-more che non teme di scontrarsi con l’arroganza e la forza del potere. [...]Nel caso di Scalfari siamo in presenza di una forte personalità non cristianache vede nel crocifisso un simbolo del più alto ideale che agli uomini siapossibile abbracciare, cioè quello dell’impegno a favore del bene e della giu-stizia anche a rischio della perdita della vita fisica. E perché dovremmo pri-vare i nostri ragazzi di questo richiamo? Il secondo motivo a favore del mantenimento del crocifisso nelle aule sco-lastiche consiste nel bisogno di simboli radicato nell’anima umana fin dallesue origini e che contraddistingue particolarmente la gioventù. Tutti siamostati ragazzi e tutti abbiamo avuto i nostri poster incollati con lo scotchsull’armadio della camera, come oggi avviene con i nostri figli. Quali posterideali è in grado la scuola italiana di presentare alla mente dei giovani?Quali esempi concreti di umanità, quali modelli esemplari di vita? E chiaroche Gesù di Nazareth non è il solo modello (per fortuna!), ma è altrettantochiaro che è il principale individuato dalla nostra tradizione spirituale, cul-turale e civile lungo i suoi secoli di storia. E perché dovremmo privare i no-stri ragazzi di questo simbolo concreto? Perché lasciare solo una paretebianca e vuota? Mi sento di aggiungere che anche chi non crede non hanulla da perdere dal confronto con questo simbolo carico di storia e di pen-siero, persino l’ateismo ha da guadagnare nel confrontarsi con il simbolodella croce. [...]Un terzo motivo riguarda il fatto che la croce è presente non solo nelle aulescolastiche ma in molti altri simboli e luoghi, nei quali non si vede perchédebba rimanere se nelle aule scolastiche viene considerata una minaccia.Mi riferisco per esempio a numerose bandiere [...], mi riferisco a numerosistemmi di città italiane [...], mi riferisco a migliaia di opere d’arte e di crocipresenti nelle città e sui monti italiani. E poi come si potrà leggere e stu-diare in classe la Divina Commedia senza turbare la libertà religiosa dei noncattolici? E quando si chiama un’ambulanza come non urtare la sensibilitàdi qualcuno visto che si presenta la Croce Rossa?Duemila anni di storia, grazie ai quali nel bene e nel male siamo quelli chesiamo, non si cancellano con una sentenza. Il diritto non può affermarsiastrattamente ignorando i contesti e le tradizioni dei popoli. Se lo fa, non ègiustizia.

riduzione e adattamento da Quanto vale quel simbolo,in “la Repubblica”, 5 novembre 2009

L’articolo di Vito Mancuso ha una struttura argomentativa complessa, chevi chiediamo di ripercorrere completando l’esercizio con le frasi mancanti.

• Nella parte iniziale del testo l’autore afferma che la sentenza della Corte di

Strasburgo nasce dalla tesi secondo cui ...............................................................................................

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2211 IL TESTO ARGOMENTATIVO

• Mancuso vuole invece dimostrare la tesi secondo cui ..................................................

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• Per confutare la tesi della Corte di Strasburgo e sostenere la sua, l’autore

utilizza tre argomenti

– Il primo lo attinge ...........................................................................................

dalle quali desume che il simbolo del crocifisso ...........................................................................

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Mancuso considera questa fonte particolarmente autorevole in quanto .......

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– Il secondo argomento di Mancuso è che ......................................................................................

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– Il terzo argomento scelto dal giornalista è che ...........................................................................

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Quest’ultimo argomento viene ricavato da ........................................................................................

• In conclusione, Mancuso ribadisce la sua tesi affermando che ................................

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Sottolineate nel testo i connettivi che segnano il passaggio da una fase al-l’altra del procedimento argomentativo.

Quale delle due tesi vi convince di più, quella espressa dalla Corte Europeadi Strasburgo o quella sostenuta da Vito Mancuso? Scegliete una delle dueposizioni e sviluppatela sotto forma di testo argomentativo sostenendolaanche con argomenti tratti dalla vostra esperienza personale.

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2 Il saggio breve

LE CARATTERISTICHE

Il saggio breve è una tipologia testuale nuova all’interno del sistema scolasticoitaliano poiché solo nell’ultimo decennio è stata inserito tra le prove conclusivedell’Esame di Stato; esso ha lo scopo di verificare le capacità espositive e argo-mentative dello studente al quale vengono forniti documenti che devono es-sere analizzati e interpretati in modo critico.

Questa è la forma in cui viene proposto il saggio breve all’esame che concludei cinque anni di scuola superiore.

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE”(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)

CONSEGNESviluppa l’argomento scelto in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale»,interpretando e confrontando i documenti e i dati forniti.Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche conopportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.Non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

DIFFERENZE TRA SAGGIO BREVE E TEMAPartendo dalla consegna, analizziamo i diversi aspetti per cui il saggio breve sidifferenzia dal classico tema. • Il primo elemento di novità è costituito dalla scelta di un argomento ap-

partenente a uno dei quattro ambiti artistico-letterario, socio-economico,storico-politico, tecnico-scientifico individuati dal Ministero dell’Istruzione.

• La traccia è accompagnata da diversi documenti che sono fondamentali per losviluppo del compito; essi possono essere testi letterari, espositivi o argomen-tativi ma anche materiale iconografico come foto o riproduzioni di dipinti.

• La consegna stabilisce inoltre le modalità di sviluppo del saggio, che vasvolto utilizzando un procedimento argomentativo, cioè sostenendo il pro-prio ragionamento con argomenti ricavati sia dai documenti forniti sia da co-noscenze acquisite al di fuori del percorso scolastico (per esempio letture,mostre, viaggi, concerti ecc.)

2232 IL SAGGIO BREVE

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• Viene poi richiesto di attribuire un titolo al lavoro, che è pertanto assimilatoagli scritti finalizzati alla pubblicazione.

• Vengono infine definite la lunghezza e la struttura della prova, che non puòsuperare le cinque colonne di metà di foglio protocollo e può essere suddivisain paragrafi. A tal proposito è utile sottolineare che è consentito elaborare unlavoro di ampiezza minore rispetto a quella prescritta, ma in questo caso èpreferibile non frazionare il testo in paragrafi.

SCRIVERE UN SAGGIO BREVEScrivere un saggio breve è un’operazione complessa che richiede capacità dianalisi, sintesi e rielaborazione personale, oltre che un discreto bagagliodi conoscenze ed esperienze che si costruiscono progressivamente nel corsodei cinque anni di scuola superiore: è questo il motivo per cui la stesura del sag-gio breve viene considerata una prova conclusiva del corso di studi.Esistono tuttavia abilità tecniche (cioè relative al come fare) che pongono lebasi indispensabili per affrontare questo tipo di testo e che possono essere ac-quisite passo dopo passo. Le pagine che seguono ti forniranno qualche sugge-rimento pratico per iniziare questo percorso e benché gli esempi che vi pro-porremo si riferiscano esclusivamente a testi scritti, la griglia di analisi che liaccompagna è utilizzabile anche per documenti di altro genere.

PRIMA DI SCRIVERE

CLASSIFICARE I DOCUMENTIIl primo passo consiste nel classificare i documenti individuandone le caratteristi-che specifiche relativamente al genere, alla funzione e al periodo di composizione.Quando prendete in esame un documento, dovete prima di tutto rispondere adalcune domande. Per esempio, a quale genere appartiene? È un testo lettera-rio, un brano di romanzo, uno stralcio di novella o di poesia oppure è unoscritto informativo-espositivo, come un articolo giornalistico o la voce diun’enciclopedia? Contiene dati, notizie e fatti senza offrire alcuna inter-pretazione, oppure l’autore sostiene una particolare tesi?Può rivelarsi utile anche sapere in quale periodo storico il documento è statorealizzato perché ciò permette di contestualizzarne e comprenderne meglio i con-tenuti: state attenti, però, a non confondere l’anno di composizione del testo conquello di pubblicazione, perché si tratta di due informazioni completamente diverse!Osserviamo, come esempio, questo breve stralcio dai Promessi Sposi.

Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata versocasa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628 don Abbondio, cu-rato d’una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, né il casato delpersonaggio, non si trovan nel manoscritto, né a questo luogo né altrove.

da A. Manzoni, I Promessi Sposi, SEI, Torino 2006

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L’aveva già capito Charlie Brown, armato soltanto di una matita. “Io sof-fro di claustrofobia del mondo” scriveva il più piccolo filosofo del XX se-colo, quello di tendenza Peanuts, al suo invisibile “amico di matita”.Charlie, nel senso di Schulz, morì nell’anno 2000, prima che uno stu-dente di Harvard inventasse nel 2003 quello che oggi è Facebook eaprisse le chiuse del mondo ai social network che hanno allagato il pia-neta di amici liquidi e invisibili.

da V. Zucconi, L’amicizia liquida, in “la Repubblica”, 30 gennaio 2010

Abbiamo evidenziato con i termini di cui potete ricavare il significato me-diante un vocabolario, e con i nomi di personaggi che potreste non cono-scere. Che cosa dovete fare se vi accorgete che il documento analizzato non vi offrealcun appiglio per capire a chi si riferiscono parole come Charlie Brown, Pea-nuts, Schulz? In simili circostanze, tocca a voi valutare quale peso attribuire alle espressionisconosciute ai fini della comprensione complessiva del testo. Se vi sembra cheesse abbiano un’importanza secondaria perché, per esempio, vengono citatesoltanto una volta, potete decidere di ignorarle cercando di cogliere il sensoglobale del discorso; se invece pensate che esse assumano un rilievo determi-nante, probabilmente è meglio che evitiate di utilizzare quella fonte: la conse-gna del saggio breve non obbliga infatti a servirsi di tutti i documenti forniti edè più sensato strutturare il proprio discorso su un numero limitato di testi cheavete capito a fondo piuttosto che dimostrare di aver frainteso in parte o deltutto il significato di uno di essi.

La prima espressione evidenziata, 7 novembre dell’anno 1628, si riferisce al pe-riodo storico in cui è ambientato il romanzo, mentre la seconda, Torino 2006,al luogo e all’anno in cui è stata pubblicata l’edizione da cui è tratto il branoproposto. Nessuna di queste due date, però, vi è utile per la contestualizzazionedell’opera, che è stata scritta nella prima metà dell’Ottocento: in casi comequesto dovrete integrare le informazioni fornite dal testo con le vostre cono-scenze personali o effettuando una breve ricerca sull’argomento.

COMPRENDERE LE PAROLEUna volta letto il documento, dovete accertarvi di averne pienamente com-preso il contenuto. A tale scopo, sottolineate gli elementi lessicali e concet-tuali che non conoscete: se si tratta di singole parole, per scoprirne il signifi-cato vi basterà un vocabolario, ma quando vi sono oscuri dei concetti, ilprocedimento interpretativo diviene più complesso. In questi casi, se siete acasa o in biblioteca potete “chiedere aiuto” a libri di testo, enciclopedie, siti In-ternet ecc., ma se state svolgendo un compito in classe l’unica strada è tentaredi ricavare dal contesto una spiegazione plausibile di ciò che non sapete.

2252 IL SAGGIO BREVE

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SELEZIONARE INFORMAZIONI E CONCETTIIl passaggio successivo consiste nell’analisi del contenuto del documento. Perfare ciò dovrete distinguere le informazioni rilevanti da quelle che non losono, evidenziare i dati fondamentali per inquadrare il problema, e indivi-duare le eventuali tesi sostenute o riportate all’interno del testo. Questo processo di selezione è indispensabile per comprendere il testo inesame ed effettuare il successivo confronto con gli altri documenti a vostra di-sposizione.

I popoli ricchi consumano troppo e tutto andrebbe a posto se consu-massero meno. Ma se è vero che gli Stati Uniti consumano e sprecano inmodo sproporzionato, se guardiamo ai totali invece che all’inquina-mento pro capite, già oggi il mondo occidentale da un lato, e il resto delmondo dall’altro, inquinano l’atmosfera a metà. E lo sviluppo dei Paesisottosviluppati, che è uno sviluppo fondato su energia “sporca” (car-bone, petrolio, più le foreste bruciate in Indonesia per ricavarne pochiettari di suolo agricolo), comporta che i grandi inquinatori dei prossimidecenni saranno la Cina, l’India, l’Indonesia e tutti i Paesi (Africa inclusa)ad alta prolificità. Pertanto non è vero che il problema sarebbe risolto sei Paesi sviluppati consumassero e quindi inquinassero meno. Il pro-blema ormai è posto, con accelerazione drammatica, dalla popolazionecrescente dei Paesi poveri o “in sviluppo”. Il fatto che gli Stati Uniti, conmeno del 5 per cento della popolazione mondiale emettano più del 25per cento dei gas serra, irrita anche me. Il che non toglie che in questitermini il problema sia mal posto.

da G. Sartori, Cosa succederà alla terra, in “L’Espresso”, 1/1/2005

Le informazioni evidenziate in questo brano sono di diversa natura: le frasi sot-tolineate si riferiscono a dati concreti, relativi ai Paesi produttori di inquina-mento, quelle evidenziate con espongono due tesi contrapposte sull’argo-mento.Dopo aver selezionato le informazioni che considerate rilevanti, sintetizzateneil contenuto e annotatelo su un foglio con l’indicazione dell’autore e del titolodell’articolo: quando inizierete la stesura del saggio ciò vi sarà utile per reperirerapidamente i concetti più importanti.

RIFLETTERE E COLLEGAREUna volta terminata la lettura e l’analisi dei documenti, noterete che, pur es-sendo essi piuttosto eterogenei (cioè appartenenti a generi diversi), hanno incomune lo stesso tema che sviluppano da differenti angolazioni, esprimendo sudi esso idee a volte contrastanti.Iniziate a riflettere su questo aspetto e annotate sul vostro foglio tutte le ana-logie tematiche e i legami intertestuali che avete rilevato, così come le dif-ferenze più evidenti. Per esempio, qual è il tema che accomuna i documenti?Quali aspetti vengono valutati diversamente? Quale dei punti di vista espressi

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nei testi esaminati vi pare più convincente? Avete letto libri o visto film chetrattano degli stessi argomenti?Successivamente, quando avrete deciso quale taglio dare al vostro saggio e ini-zierete la stesura vera e propria, potrete sviluppare in modo più articolato que-ste brevi annotazioni.

LA STESURA DEL SAGGIO

LA STRUTTURAOra che avete analizzato il materiale a vostra disposizione, potete cominciare astrutturare il saggio, tenendo ben presente che esso non può limitarsi aesporre sinteticamente il contenuto dei documenti, ma deve evidenziare lavostra capacità di interpretarli e confrontarli secondo precise procedureargomentative (vedi Il testo argomentativo a pp. 206-219).Per dare al vostro lavoro una struttura coerente:• iniziate esponendo nella premessa l’argomento che intendete trattare;• poi formulate la tesi che intendete dimostrare nel vostro scritto e sostenetela

con argomenti ed esempi ricavati in primo luogo dai documenti che vi sonostati forniti e solo in misura minore dalle vostre esperienze. Il saggio breve,infatti, si rivolge a un pubblico “esperto” al quale interessano soprattutto leriflessioni di studiosi ritenuti autorevoli e competenti: per fare un esempio,un saggio sull’inquinamento atmosferico non può basarsi esclusivamentesulle vostre considerazioni personali ma deve fondarsi sulle analisi di coloroche, a vario titolo, hanno studiato approfonditamente e da più punti di vistaquesto fenomeno.

Il vostro lavoro può considerarsi concluso quando avrete fornito un quadrochiaro ed esauriente della questione trattata.

LA CITAZIONEPer utilizzare correttamente i documenti è necessario citarli, cioè riferirsi adessi in modo esplicito e puntuale.• La citazione può essere testuale quando stralci più o meno ampi di un do-

cumento vengono riferiti fedelmente, senza cambiare nemmeno una virgola;in questo caso le frasi citate sono riconoscibili grazie alle virgolette “…” chele distinguono dal resto dello scritto.

• Un altro tipo di citazione è quella per parafrasi, in cui i concetti espressivengono riportati in modo più libero, modificando la forma linguistica malasciando inalterato il loro significato complessivo.

A titolo di esempio, vediamo come puoi citare le tesi evidenziate nell’articolodi Sartori a p. 225.• Se opti per la citazione testuale scriverai:

riflettendo sull’inquinamento atmosferico Sartori sostiene che “non è vero che il pro-blema sarebbe risolto se i Paesi sviluppati consumassero e quindi inquinassero meno”.

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• Se invece scegli la citazione per parafrasi dirai:Sartori sostiene che il problema dell’inquinamento non si risolverebbe neanche se ipaesi sviluppati limitassero i loro consumi, producendo una minore quantità di so-stanze nocive per l’ambiente.

In entrambi i casi, per essere efficace la citazione deve essere breve e selettiva,riprendendo solo le parti del documento più significative e più utili ai fini dellosviluppo del ragionamento.

IL TITOLOÈ una scelta che va effettuata quando la stesura del saggio è giunta alla conclu-sione, poiché dare un titolo non significa solo definire l’argomento trattatoma anche esplicitare il taglio con cui lo si è affrontato, allo scopo di fornire alpotenziale lettore una chiave interpretativa preliminare. Per questo motivo il titolo scelto deve essere preciso e pertinente: se avetesvolto un saggio breve sull’argomento Inquinamento è preferibile dare un titolocome “L’IMPATTO DELLE ENERGIE RINNOVABILI SULL’INQUINAMENTO DELL’A-RIA”, che circoscrive e definisce l’ambito del vostro discorso, invece che “ILPROBLEMA DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE”, eccessivamente generico epoco indicativo del percorso che avete seguito.

LA REVISIONEIl passaggio che precede la consegna del compito è uno dei momenti decisiviperché stabilisce in via definitiva la forma espressiva con cui il vostro lavoro sipresenterà a chi lo legge. Innanzitutto controllate che le diverse parti del saggio siano bilanciate, evi-tando che si alternino aspetti ampiamente sviluppati ad altri solo accennati; ve-rificate poi che i connettivi testuali siano scelti in modo tale da rendere ilvostro ragionamento lineare, logico e facile da seguire.Successivamente verificate che il registro linguistico da voi utilizzato siaomogeneo e che non si mescolino termini aulici a espressioni colloquiali; in-fine eliminate le ripetizioni lessicali e, con l’aiuto del vocabolario, sostituitei termini imprecisi e generici.

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La consegna presuppone che voi conosciate alcuni terribili eventi che hannocaratterizzato il XX secolo, come le persecuzioni naziste ai danni degli Ebrei,la creazione dei campi di prigionia per oppositori politici (gulag) nell’U-nione Sovietica, la guerra civile che ha lacerato la ex Jugoslavia tra il 1991 e il1995.Di solito questi argomenti vengono affrontati in modo puntuale solo nel pro-gramma del quinto anno della scuola superiore, ma poiché questa esercita-zione intende sollecitare anche le vostre capacità di ricerca autonoma, vi sug-geriamo prima di cominciare a stendere il vostro saggio di documentarviutilizzando come strumento di indagine Internet e seguendo la traccia fornitadalle domande – guida poste al termine di ciascun documento, che vi aiute-ranno a individuare gli elementi testuali più importanti, talvolta sottoponen-doli direttamente alla vostra attenzione, talvolta suggerendovi come effettuarela ricerca.

PROVE TECNICHE DI SAGGIO BREVE

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1

AMBITO: STORICO-POLITICO

ARGOMENTO: Le persecuzioni politiche e razziali nell’Europa delXX secolo

Scriviamo un saggio brevePer farvi cimentare con il saggio breve, vi proponiamo un esercizio guidato cheimita la struttura della prova d’esame, anche se i documenti forniti sono piùbrevi rispetto a quelli abitualmente utilizzati in quell’occasione.

Una volta conclusa l’analisi dei documenti, provate a elaborare un saggiobreve della lunghezza massima di tre colonne del foglio protocollo, attri-buendo un titolo pertinente al vostro lavoro.

2292 IL SAGGIO BREVE

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DOCUMENTO 1

[...] Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti del-l’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza del-l’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godonodella libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisognoè stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo; [...]

L’Assemblea Generale proclamala presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come idealeda raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni in-dividuo e ogni organo della società, avendo costantemente presentequesta Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’e-ducazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne,mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’u-niversale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra popoli deglistessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla lorogiurisdizione.

Preambolo alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

il 10 dicembre 1948

Traccia di analisi

Classificare i documenti (Indicare periodo di pubblicazione, tipo di docu-mento)Annotazioni: È uno stralcio della Dichiarazione dei diritti dell’uomo approvata nel1948. È un documento di tipo giuridico.

Comprendere le parole (Trovare il significato di termini sconosciuti, neces-sari per lo sviluppo del saggio)Annotazioni: …………………………………………….......................………………………………………..

Selezionare informazioni e concettiAnnotazioni: (evidenziati nel testo)

Riformulare i contenutiAnnotazioni: Il documento esprime l’esigenza di promuovere il rispetto dei dirittiumani, di difendere la libertà di parola e di religione e di eliminare le situazioni dipaura e di bisogno.

Riflettere e collegare (da utilizzare per lo sviluppo del saggio)Domande-guida: Quale collegamento esiste tra questo testo e gli altri che ven-gono proposti?Annotazioni: La data 10 dicembre 1948 ci dice che il documento è stato approvato su-bito dopo la seconda guerra mondiale. Da ciò possiamo dedurre che esso tragga originedalla necessità di impedire massacri e stermini simili a quelli avvenuti durante il con-flitto. Una prova in tal senso è fornita dalla frase “il disconoscimento e il disprezzo deidiritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’uma-nità”(citazione testuale)

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DOCUMENTO 2

E una singolare lacuna della letteratura sul nazionalsocialismo, quelladi non sapere o di non voler prendere atto della misura in cui tutto ciòche i nazionalsocialisti fecero in seguito, con la sola eccezione della tec-nica delle camere a gas, era già descritto in una vasta letteratura deiprimi anni venti: deportazioni e fucilazioni in massa, torture, campi diconcentramento, eliminazione di interi gruppi secondo criteri pura-mente oggettivi, ordini di sterminio di milioni di uomini innocenti ma ri-tenuti “nemici”. [...]L’ “Arcipelago Gulag” non precedette Auschwitz? Non fu lo “sterminio diclasse” dei bolscevichi il prius (n.d.r. precedente) logico e fattuale dello“sterminio di razza” dei nazionalsocialisti? [...] Le radici di Auschwitznon stavano in un passato che non voleva passare?Ma come un assassinio, anzi uno sterminio, non può essere “giustifi-cato” con un altro assassinio, non meno fuorviante è un atteggiamentoche osserva solo quell’assassinio e quello sterminio, e non vuole pren-dere atto dell’altro, anche se, verosimilmente, tra i due esiste un nessocausale.

da E. Nolte, Questo passato deve passare, in Germania: un passato che non passa, Einaudi, Torino 1987

Traccia di analisi

Classificare i documenti (Indicare autore, titolo, periodo di pubblicazione,tipo di documento)Annotazioni:……………………………………………….......................………………………………………..

………………………………………………................................……… Il documento è un saggio storico.

Comprendere le parole (Trovare il significato di termini sconosciuti, neces-sari per lo sviluppo del saggio)Domande-guida: Che cosa significano le espressioni fuorviante e nesso causale?(usare il vocabolario)Che cosa si intende per nazionalsocialismo e bolscevichi? Che cosa sono Auschwitze l’Arcipelago Gulag? (usare libri di storia o Internet)Annotazioni:……………………………………………….......................………………………………………..

………………………………………………...................................................................................................………

Selezionare informazioni e concetti (sottolineare nel testo)………………………………………………...................................................................................................………

Riformulare i contenutiDomande-guida: Quale tesi sostiene Nolte? Quale rapporto stabilisce tra losterminio nazista e le persecuzioni avvenute negli anni precedenti?Annotazioni: Tesi 1 Nolte afferma che le deportazioni naziste sono una prosecuzionelogica di quanto era accaduto in precedenza in Unione Sovietica.

Tesi 2 ………………………........................................................................……………………….......................

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2312 IL SAGGIO BREVE

Riflettere e collegare (da utilizzare per lo sviluppo del saggio)Domande-guida: Quale collegamento esiste tra questo testo e gli altri che ven-gono proposti?

Annotazioni:……………………………………………….......................………………………………………..

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DOCUMENTO 3

I nuovi revisionisti tedeschi tendono a presentare le stragi hitlerianecome una difesa preventiva contro una invasione sovietica. La tesi misembra estremamente fragile. E ampiamente da dimostrare che i russiintendessero invadere la Germania; anzi la temevano, come ha dimo-strato l’affrettato accordo Ribbentrop-Molotov; e la temevano giusta-mente, come ha dimostrato la successiva, improvvisa aggressione tede-sca del 1941. [...]Che “il Gulag fu prima di Auschwitz” è vero; ma non si può dimenticareche gli scopi dei due inferni non erano gli stessi. Il primo era un massa-cro fra uguali; non si basava su un primato razziale, non divideva l’u-manità in superuomini e sottouomini; il secondo si fondava su un’ideo-logia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi inun mondo spaccato in due, “noi” i signori da una parte, tutti gli altri alloro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori. Questo disprezzodella fondamentale uguaglianza di diritti fra tutti gli esseri umani tra-pelava da una folla di particolari simbolici, a partire dal tatuaggio diAuschwitz fino all’uso, appunto nelle camere a gas, del veleno origina-riamente prodotto per disinfestare le stive invase dai topi. L’empio sfrut-tamento dei cadaveri e delle loro ceneri, resta appannaggio unico dellaGermania hitleriana, e a tutt’oggi, a dispetto di chi vuole sfumarne i con-torni, ne costituisce l’emblema.

adattamento da P. Levi, Buco nero di Auschwitz, in “La Stampa”, 22 gennaio 1987

Traccia di analisi

Classificare i documenti (Indicare autore, titolo, periodo di pubblicazione,tipo di documento)Domande-guida: Chi è l’autore del documento? Perché può essere conside-rato una fonte particolarmente autorevole su questo argomento?Annotazioni:……………………………………………….......................………………………………………..

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Comprendere le parole (Trovare il significato di termini sconosciuti, neces-sari per lo sviluppo del saggio)Domande-guida: Che cosa significa il termine revisionista? (usare il vocabola-rio, libri di storia o Internet)Che cos’è l’accordo Ribbentrop-Molotov? (usare libri di storia o Internet)Annotazioni:……………………………………………….......................………………………………………..

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Selezionare informazioni e concetti (sottolineare nel testo)………………………………………………...................................................................................................………

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Riformulare i contenutiDomande-guida: Quale tesi sostiene Levi? Quale differenza stabilisce tra ilGulag ed Auschwitz?Annotazioni: Citare il testo (in modo testuale o per parafrasi) .........................……………

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Riflettere e collegare (da utilizzare per lo sviluppo del saggio)Domande-guida: Quale collegamento esiste tra il contenuto di questo testo egli altri che sono stati proposti?Annotazioni: L’articolo di Primo Levi può essere considerato una confutazione delletesi sostenute da Nolte perché…………............................................................................…………………

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