1 L’ULTIMA MATTINA · ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86,...
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ADOV Associazione Donatori di Voce Genova Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con Difficoltà Specifiche di Apprendimento
ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata - PAGINA 6
1 L’ULTIMA MATTINA Ho paura, quando mi sveglio di notte.
Resto disteso nell’oscurità e ascolto ogni
singolo suono proveniente dalla foresta.
Non riesco a vedere il soffitto o le pareti della
capanna.
Non riesco nemmeno a vedere Frank e per un
attimo ho la certezza che sia andato via.
Ma poi, attraverso il buio, mi giunge il suono
leggero del suo respiro e sapere che è lì vicino
mi fa sentire al sicuro.
Ero sempre spaventato e la notte era il
momento peggiore.
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Quando calava il sole mi sarei messo a urlare.
Ora non sono più così.
Ho imparato un sacco di cose sulla foresta e
sul mare e anche un sacco di cose su me stesso.
Ma quando mi sveglio al buio, ho paura.
Fuori, nella foresta, qualcosa è in attesa.
Sta fermo e silenzioso come me, siamo entrambi
in ascolto.
Si tratta dell’orso grizzly?
Riesco a immaginarlo mentre sta accanto alla
capanna, enorme e irsuto, separato da me
soltanto dallo spessore della parete.
Ma potrebbe essere un lupo. Li abbiamo sentiti
ululare, ogni notte un po’ più vicini.
Potrebbe essere un uomo. O addirittura uno
scheletro. Li ho sentiti rigirarsi nelle loro bare.
Queste sono le creature dei miei incubi che
incombono minacciose nella mia mente in una
sequenza agghiacciante.
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Sono sempre le cose peggiori quelle a cui penso
per prime.Ma probabilmente lì fuori c’è solo uno
scoiattolo.O un daino che fuggirà via in un
attimo, balzando e saltellando attraverso la
foresta.
Spero sia il mio corvo nero come la notte,
finalmente di ritorno a casa dal suo vagabondare.
Ma ho paura a chiamarlo.
Attraverso la parete della capanna, attraverso
il silenzio della notte, avvertiamo la reciproca
attesa.
Siamo solo due creature nel buio.
Non so quanto tempo sia passato, a me sono
sembrate ore, ma forse non è così.
Molto prima che il sole sorga, il quadrato di
plastica della finestra s’illumina di una luce
grigia.
Appaiono delle ombre d’albero e sembrano
incisioni su una lastra d’ardesia.
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Attraverso le fessure nelle pareti della capanna
guizzano piccoli raggi.
Insieme al mattino svaniscono le mie paure.
E anche la cosa nella foresta.
Non c’è nessun rumore improvviso, nessun
rumore di passi.
Non la sento andare via, ma so che non c’è
più.
Ho vissuto abbastanza nella natura selvaggia
per intuirlo.Velocemente l’oscurità nella capanna
si dissolve in ombre e le ombre cambiano man
mano che si addensano.
Dal pavimento nascono funghi e diventano le
pietre che formano il cerchio del fuoco.
Una bestia con lunghe zampe sottili si
trasforma nel nostro tavolino di legno.
Uomini mostruosi fermi in un angolo scivolano
nelle mantelle di plastica appese
all’attaccapanni.
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Vedo la catasta di legna da ardere, le bottiglie
d’acqua, le scarpe ammonticchiate sotto il
tavolo.
Temo di essere un po’ fissato con le scarpe.
Vedo tutte le cose che ho trasportato dalla
spiaggia, cose che Frank chiama “cianfrusaglie”
ma che per me sono importanti perché sono
arrivate dal Giappone attraverso il mare.
Mi piace fantasticare su quelle cose, inventarne
le storie.
Vicino al pavimento dove sta dormendo Frank
degli scoloriti graffi nel muro indicano i giorni
che sono passati.
Si sono fusi insieme a formare un unico lungo
sbaffo, proprio come i giorni stessi:
trenta, quaranta, cinquanta e tutti uguali.
Poi mi ricordo che questo giorno è diverso.
Oggi è il giorno in cui verremo salvati.
È ancora presto, manca almeno un’ora all’alba.