1 COMUNITA PROFESSIONALE DEI DOCENTI RIFERIMENTI TEORICI E PRATICI Cinzia Mion.

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COMUNITA’ PROFESSIONALE DEI DOCENTI

RIFERIMENTI TEORICI E PRATICI

Cinzia Mion

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DALLE INDICAZIONI

• “Al suo interno (della scuola) assume particolare rilievo la “comunità professionale dei docenti” che, valorizzando la libertà, l’iniziativa,e la collaborazione di tutti, si impegna e riconoscere al proprio interno le differenti capacità, sensibilità e competenze, a farle agire in sinergia, a negoziare in modo proficuo le diversità e gli eventuali conflitti per costruire un progetto di scuola partendo dalle Indicazioni nazionali”.

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RUOLO DEL DIRIGENTE SCOLASTICO

• “Questo processo richiede attività di studio, di formazione e di ricerca da parte di tutti gli operatori scolastici e in primo luogo da parte dei docenti.

• Determinante al riguardo risulta il ruolo del dirigente scolastico per la direzione, il coordinamento e la promozione delle professionalità interne alla scuola”.

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PER EVITARE IL RISCHIO DEI “SEPARATI IN CASA”(ruolo del dirigente)

• Non accontentarsi del buon funzionamento del solo livello organizzativo.

• Sapere che in ogni organizzazione agiscono forze irrazionali, soggettive e conflittuali che creano difese e timori verso il cambiamento.

• Attraverso la riflessività aiutare i docenti a costruire chiavi di lettura per cogliere atteggiamenti derivanti dal proprio mondo interno, non illuminabili dal ragionamento solo logico.

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ATTEGGIAMENTI INELUDIBILI

• Diventare professionisti riflessivi (in grado di riflettere sulla propria “pratica”)

• Imparare ad autopercepirsi (per cogliere difese, rigidità, ecc.)

• Imparare a cogliere le proprie inadeguatezze e limiti (per cercare compensazioni in altri ordini di scuola)

• Imparare ad autointerrogarsi (per cercare strategie alternative al proprio metodo consolidato)

• Imparare a chiedere aiuto

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RIFERIMENTI TEORICI E BIBLIOGRAFICI

• D.Schon, Professionista riflessivo, 1993• E. Wenger, Comunità di pratica, 1998• T.Sergiovanni, Costruire comunità nelle

scuole, 2000• T.Sergiovanni, Dirigere la scuola, comunità

che apprende, 2002• L.Fabbri, Comunità di pratiche e

apprendimento riflessivo, 2007• L.Mortari, Ricercare e riflettere, 2011

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ATTENZIONE ALL’APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI

• J.Mezirow Apprendimento e trasformazione. Il significato dell’esperienza e il valore della riflessione nell’apprendimento degli adulti.Cortina, 2003.

• Schemi di significato e prospettive di significato

• Neuroni specchio e didattica trasmissiva

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PERCHE’ UNA COMUNITA’ PROFESSIONALE CHE APPRENDE

• Cambiamento società e paradigma culturale;• teorie apprendimento che suggeriscono processi e

pratiche più efficaci di insegnamento;• aiutare reciprocamente elaborazione del lutto del

programma• aumento dispersione scolastica;• perdita progressiva motivazione docenti e studenti;• necessità elevare livelli apprendimento di fronte rapido

cambiamento;• dare a tutti istruzione di qualità;• dare agli studenti apprendimenti significativi e non inerti;• la “deprivatizzazione “delle pratiche dà consapevolezza

critica del successo o insuccesso ed aiuta l’autovalutazione

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PERCHE’ UNA COMUNITA’ DI “PRATICA”

• Perché esiste un “sapere pratico” su cui è importante produrre insieme una investigazione riflessiva per un continuo miglioramento, ripercorrendo le azioni didattiche avviate, cercando di comprenderle.

• In questo lavoro risulta irrinunciabile il contributo degli altri professionisti con il loro punto di vista.

• L’insegnante in questo modo apprezza gli aspetti “interattivi”.

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FONDAMENTI E CONTENUTI DELLA COMUNITA’ PROFESSIONALE

• I partecipanti apprendono uno dall’altro,

uno con l’altro, uno per l’altro.

I docenti novizi imparano dai docenti esperti ma anche viceversa.

Condividono la conoscenza conseguita l’entusiasmo, le sfide e i vantaggi che il loro apprendimento produce.

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COMUNITA’ PROFESSIONALE ED APPROCCIO SOCIOCULTURALE

VIGOTSKIANO

• L’attività cognitiva si realizza attraverso interazioni tra individui: è un processo intersoggettivo che è socialmente organizzato e specifico di un contesto.

• Le azioni socialmente orientate sono: la consultazione reciproca, la richiesta di aiuto, lo scambio di informazioni e di saperi, il porre questioni, l’avanzare domande, la discussione, la negoziazione di significati condivisi.

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MISSION, VISION CONDIVISA….

• La missione risponde alla domanda :Perché esistiamo?(es. scuola dell’obbligo).Nella risposta a questa domanda si può trovare la coerenza di azioni, di iniziative, di decisioni, di spinte propulsive, di ricerca-azione, e l’identità.

• La visione risponde alla domanda :Che cosa dobbiamo diventare (es.Istituto Comprensivo) per realizzare la nostra finalità fondamentale espressa nella missione?

La visione offre la direzione e le strategie per migliorare.

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…E I VALORI CONDIVISI

• I valori condivisi rispondono alla domanda - Come dobbiamo comportarci per creare la scuola che conseguirà il nostro scopo?

• Assumere impegni da subito chiedendosi “Il mio comportamento contribuisce,allontana o ostacola la realizzazione della visione?”Fondamentale l’autointerrogazione anche del Dirigente.

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NECESSARIO ANCHE ESPLICITARE I ”VALORI” IMPLICITI

• L’idea di scuola (e di scuola dell’obbligo)

• L’idea di “bambino” e di “preadolescente”

• L’idea di “didattica”

• L’idea di “valutazione”

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OBIETTIVI DI UNA COMUNITA’ DI ECCELLENZA (Louis, Marks, Kruse, 1996)

• Valori condivisi

• Focalizzazione sull’apprendimento degli studenti e sulla relazione

• Cooperazione

• De-privatizzazione delle pratiche didattiche

• Dialoghi di riflessione

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IL CURRICULUM SCRIPT

• Validità del confronto per uscire dal curriculum script (copione di strumenti didattici)

• riflessività per consapevolezza ed arricchimento

• disponibilità ad autointerrogarsi• accesso facilitato ad altre strategie dalla

partecipazione sociale • sostegno reciproco al passaggio all’azione e al

cambiamento

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PUNTI DI FORZA

• pratica :grande valore attribuito al fare che struttura e dà significato all’esperienza;

• partecipazione sociale:apprendimento condiviso e negoziazione di nuovi significati;

• competenza: riflessione sull’esperienza (es.apprendistato cognitivo)

• appartenenza e reciprocità : coinvolgimento dell’intera persona (corpo, mente, emozioni, e le relazioni)

• identità : come costruzione sociale

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PARTECIPAZIONE E NON PARTECIPAZIONE

• Definiamo noi stessi anche attraverso la non-partecipazione:

- non partecipazione come strategia (vedono la loro identità soprattutto al di fuori del lavoro)

- non partecipazione come copertura (io faccio il mio lavoro e basta)

- la non partecipazione come pratica (bassa considerazione di cui gode il lavoro, il misero salario, la percezione di ripetitività, ecc.)

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LA COMUNITA’ DI PRATICA DI E.WENGER

• Indispensabili 3 dimensioni:• 1) impegno reciproco (lavoro di

“mantenimento” della comunità, con attenzione alle diversità e alla parzialità del punto di vista, nonché a tutte le ambivalenze della vita reale)

• 2)impresa comune (risultato di un processo collettivo di negoziazione, con conseguente responsabilizzazione reciproca)

• 3)repertorio comune (routines, parole, strumenti, modi di operare, storie, gesti, simboli, ecc.)

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CONDIZIONI PER SVILUPPARE UNA COMUNITA’ DI PRATICA PROFESSIONALE

• Indispensabile un clima connotato da:fiducia, sicurezza, apertura (per poter affrontare limiti e debolezze)

• rispetto e collaborazione (sentire di essere valorizzati come persone e non usati per quel che serviamo)

• disponibilità a manifestare le proprie reazioni (non trincerarsi dietro il silenzio perché troppo egocentrati)

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CONDIZIONI

• obiettivi sfidanti :avere aspettative autentiche del miglioramento dell’insegnamento del clima collaborante (istituto comprensivo);

• empowerment : senso di potenza personale accresciuta;

• coraggio: Sergiovanni “Non scrivo per i deboli di cuore…”

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RISCHI E CRITICITA’

• Rischio dell’autoreferenzialità, con sensazione di forza contrapposta a ciò che si muove all’esterno o all’interno (altri ordini di scuola nell’istituto comprensivo);

• Bisogna evitare la chiusura e avviare sempre l’intermediazione con l’esterno e gruppi di confronto su “temi” e singole competenze che tengano insieme soggetti dei diversi ordini di scuole.

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CONFRONTO E MOTIVAZIONE

• Il confronto è fermentativo (L.Mortari)e diventa presidio alla motivazione alla padronanza (e non solo alla prestazione)

• nel confronto bisogna cercare anche ti esplicitare le conoscenze “tacite” che costituiscono una parte importante della pratica professionale, accumulate attraverso l’esperienza (metariflessione)

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IL DIRIGENTE E LA FORMAZIONE IN SERVIZIO

• Il dirigente scolastico dovrebbe presidiare e salvaguardare una ricaduta significativa nel lavoro di aula della formazione in servizio.

• Ciò richiede di avviare un autentico apprendimento trasformativo che corregga tutte le forme di attenzione bloccata, di autoinganno, di chiusura difensiva, di distorsione del reale.