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ATTACCAMENTO/SEPARAZIONE I “SÌ” E I "NO“ NELL’EDUCAZIONE (Prof. Severino De Pieri)

Mogliano Veneto 16.02.2008

Collegio Salesiano Astori

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I° ATTACCAMENTO E SEPARAZIONE

Per attaccamento si intende la condizione nella quale un individuo è legato emotivamente a un'altra persona, generalmente percepita come più

forte e quindi rassicurante.

Il rapporto bambino/madre, come rapporto tra chi cerca e chi offre le cure, è stato studiato come sistema comportamentale di attaccamento.

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Secondo Bowlby (1988), “l’attaccamento è quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità

nei confronti di un’altra chiaramente identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.

Questo comportamento diventa evidente ogni volta che la persona è spaventata, affaticata o malata, e si attenua quando si ricevono conforto e cure”.

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La prova dell'esistenza dell'attaccamento proviene:

• dalla ricerca di prossimità (o vicinanza), • dal fenomeno della base sicura • dalla protesta per la separazione.

Attualmente ci sono studi per documentare lo stesso

comportamento nei confronti dei giovani padri che come la madre accudiscono il bambino con le cure paterne.

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Ecco i principali modelli di attaccamento:TIPI DI ATTACCAMENTO E

RISPOSTA ALLA SEPARAZIONE

CARATTERISTICHE DELLA RISPOSTA DEL BAMBINO

SICURO (TIPO A)

In genere angoscia di separazione all'atto del distacco (“Mamma, dove vai?”). Al ritorno del genitore, saluta, riceve conforto e torna a giocare sereno.

INSICURO EVITANTE (TIPO B)

Manifesta poca angoscia per la separazione, ignora la madre al momento della riunione, e resta inibito nel gioco.

INSICURO-AMBIVALENTE (TIPO C)

Fortemente angosciato dalla separazione, difficilmente tranquillizzato dalla riunione, cerca il contatto con rabbia e spesso respinge la madre; inibito il gioco esplorativo.

INSICURO-DISORGANIZZATO (TIPO D)

Reagisce alla separazione con comportamenti molto confusi e disorganizzati

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II° IL PERIODO DEI "NO": una via per l’autonomia Durante questo periodo il bambino vive un conflitto permanente tra due bisogni contraddittori: il bisogno di autonomia ed il bisogno di dipendenza. E’ancora il bambino di ieri che ha tanto

bisogno dei genitori. Ma è anche il piccolo esploratore in erba che cercherà di Verificare da solo tutto ciò che gli direte.

Il fine è dunque di aiutarlo ad identificarei suoi bisogni, a riconoscere le sensazioni che prova nella conquista della sua indipendenza e di integrare in maniera strutturante i limiti esterni che gli permetteranno di creare dei riferimenti interni.

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E' importante PORRE LIMITI perché lo aiuteranno a formarsi (le "regole").

Infatti, ogni richiesta di papà o mamma sarà, per un certo periodo, rifiutata sistematicamente. Se non si vorrà avere una guerra permanente in casa, è meglio pensarci, in tempo ed essere preparati e coerenti.

E' necessario che il bambino comprenda le regole: queste devono quindi essere chiare ed in rapporto con la scala di valori della famiglia.

Alcune sono tassative: riguardano tutti gli ordini di sicurezza. Per le altre, sarebbe meglio fare una cernita e guardare soltanto le cose importanti.

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III° QUANDO GLI CHIEDETE DI FARE QUALCOSA, NON GIUSTIFICATEVI:

Dobbiamo dire dei "no" o non essere d'accordo su qualcosa, ma c'è modo e modo di dirlo.

Spiegare non vuol dire fare dei compromessi o cominciare a discutere o mercanteggiare, altrimenti non si finirà mai. Aspettatevi anche che il vostro piccolo trasgredisca queste regole. Questo fa parte del gioco! Solo così diventerà "grande"!

Ciò è logico nella misura in cui questa trasgressione parte dalla curiosità intellettuale del vostro piccolo che vi vuole mettere alla prova.

Attenzione alle minacce: esse sono spesso delle armi a doppio taglio perché si fa fatica ad eseguirle. Molte volte

cadiamo nella nostra stessa trappola.

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I CONFLITTI sono difficili da vivere e sgradevoli. Abbiamo qualche

volta paura di confrontarci con i nostri bambini. Pertanto, paradossalmente, il bimbo preferisce identificarsi con una persona decisa. Se i limiti sono chiari, è come se si seguisse un sentiero ben definito.

Al contrario, un bambino che può fare di tutto, che non ha nessuno che lo corregge e lo guida, si sente molto vulnerabile. In questo caso, è come, se camminasse su una strada in mezzo alla nebbia. Il suo futuro sarà problematico ed esposto alla devianza.

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IV° SCHEMI GENITORIALI

Dall’infanzia all’adolescenza i genitori dovrebbero occuparsi, in modo progressivamente adeguato all’età, dei seguenti bisogni dei loro figli: 

1. Protezione e accudimento 2. Calore affettivo e accettazione 3. Apprendimento 4. Controllo 5. Opportunità, stimolo ed incoraggiamento

all’autonomia.

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Per ognuno di questi bisogni è necessaria una gradualità adeguata all’età ed al grado di maturità intellettiva ed emotiva raggiunta.

Ad esempio, l’accudimento alimentare di un neonato è completamente diverso da quello necessario per un bambino di nove anni.

Allo stesso modo anche le restrizioni ed il controllo necessario con bambini di un anno non possono essere gli stessi da esercitare con ragazzi di dodici.

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Essere buoni genitori è certo difficile, ma molto più semplice di quanto si creda, senza eccedere nell’idealizzazione .

Infatti, non è affatto necessario essere genitori perfetti; anzi, spesso, cercare la perfezione è più un problema che un vantaggio.

Ciò che serve è essere in grado di adeguare il proprio comportamento a quei bisogni in modo “sufficiente”.

E questa capacità è fondamentalmente naturale.

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Le difficoltà dei genitori in sintesi sono due:

• bilanciare opportunamente il loro comportamento rispetto a questi bisogni,•adeguarsi progressivamente all’età ed allo sviluppo dei loro figli.

Se queste difficoltà non sono superate, ciò può comportare delle distorsioni significative nello sviluppo dei figli.

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I genitori IPERPROTETTIVI tendono ad esercitare un

accudimento eccessivo ed uno scarso incoraggiamento e apprezzamento di attività

autonome.

I risultati consistono spesso in comportamenti timidi e spaventati dei loro figli.

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I genitori DOMINANTI tendono ad avere un

comportamento particolarmente autoritario

e restrittivo, con punizioni (anche fisiche) e ferrea

disciplina.

Ciò determina spesso lo sviluppo di ragazzi molto ribelli e con comportamenti a rischio nell’adolescenza.

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Alcuni genitori, al contrario, sembrano non avere alcun particolare interesse nelle restrizioni, ed assumono atteggiamenti complessivamente INDIFFERENTE O NONCURANTI anche per alcuni bisogni di accadimento e/o di incoraggiamento.

Il risultato è spesso un senso profondo di scarso valore personale da parte dei figli (carente autostima e debole sicurezza).

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Pertanto IN PRESENZA DI PROBLEMI infantili e dell’adolescenza è importante che i genitori, pur evitando inutili autocolpevolizzazioni:- si assumano semplicemente la loro parte di responsabilità

- affrontino un percorso di cambiamento personale e/o di coppia, oltre a stimolare ed incoraggiare il cambiamento del comportamento dei

figli.

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V° VERSO LA NUOVA PATERNITA’

La “nuova paternità” è essenzialmente di natura educativa, volta cioè a favorire la crescita umana dei figli e la costruzione di una consistente identità nelle nuove generazioni.

Oltre alla paternità biologica si parla di paternità psicologica, spirituale e simbolica, legate cioè alla “figura paterna” come modello di riferimento e di influsso educativo.

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Come è possibile oggi PREPARARE DEI PADRI IDONEI ad educare i figli quando essi non hanno avuto una adeguata formazione per costruire un ruolo genitoriale paterno?

Questo problema interpella ed inquieta studiosi ed educatori. Infatti il cambio sociale e culturale non è possibile se non avviene nel contempo un cambio nelle strutture formative. In ogni caso la nuova paternità sta

delineandosi a livello ancora iniziale. I nuovi padri si configurano essenzialmente come “guida orientativa” delle nuove generazioni.

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A questo riguardo è da TOGLIERE UN EQUIVOCO: parlando di paternità non si intendono escludere dalla figura paterna alcuni tratti di sensibilità e di tenerezza tipici del ruolo materno.

E’ evidente che nella figura materna siano prevalenti i tratti che coinvolgono la sfera dell’affettività. Tuttavia nei padri la dimensione emotiva e relazionale è

sempre più sentita, inserita in un rapporto di reciprocità.

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Padri e madri pertanto NON POSSONO CONTENDERSI I FIGLI sul terreno del rapporto affettivo ma essi si differenziano secondo le caratteristiche della propria identità di genere.

Questo discorso è arduo soprattutto sotto il profilo pratico.

Infatti costruire un’identità maschile che tenga conto degli aspetti di tenerezza e di affettività è un compito piuttosto impegnativo e non

esente da rischi ed equivoci.

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Attualmente la nuova paternità viene sfidata anche dal FENOMENO DELLE SEPARAZIONI E DEI DIVORZI, oltre che dalle convivenze.

C’è la necessità di un forte ritorno all’identità di padre e madre e al ruolo centrale della famiglia, anche in presenza di divisioni e di separazioni dolorose.

Ciò che si chiede oggi ad un padre e ad una madre, che hanno deciso o subìto una separazione o un divorzio, è di vedere con

maturità il proprio rapporto, che è stato interrotto, e di conservare la relazione educativa nei figli.

In altri termini, se padre e madre si dividono sotto il profilo dell’unità di coppia, non possono dividersi e contrapporsi sul piano del comune intervento educativo nei confronti dei figli.