07 Novembre 1964 - IK2APW Cerchio/Opera Omnia 23 Volumi... · Ora, figli, il piano akasico è il...

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07 Novembre 1964 .........................................................................................................................................18 Figli, se la vostra memoria non vi tradisce, voi ricorderete quanta importanza noi abbiamo sempre dato all’unità della Cerchia. Che cosa essa significhi e quale forza spirituale essa abbia. Il fatto stesso di essere “una Cerchia”, figli, conferisce ad essa una sorta di valore, la possibilità di influenzare, la possibilità di costituire forme fluidiche aventi un preciso carattere. .............................................................................................19\\ Certo che siete qua, e tante altre creature desidererebbero assistere. Ci siete per dei motivi validissimi; questo lo dico perché non debba credersi che siete qua per caso. Ma certo che da parte vostra, figli, deve esservi la volontà di ben impiegare questa possibilità .............................................................................................19 Ciascun scienziato che sia dedito alla ricerca scientifica, alla scienza pura, osserva i fenomeni e formula delle ipotesi. Le ipotesi possono anche andare oltre la realtà dei fenomeni osservati; ciò non di meno sono ipotesi scientifiche. Allo stesso modo, figli, è di questo insegnamento. Esiste in esso tanta logica - e non potrebbe essere diversamente - tanta chiarezza, tanta verità... Dali ..........................................................20 Vi siete posti delle domande: vi siete chiesti che cosa ne è del Logos dopo il riassorbimento del Cosmo. Ebbene, figli e fratelli, il Logos come voi sapete è il centro del Cosmo, è il punto ideale nel quale si riassume tutta la vita del Cosmo. Il Logos è il fulcro della vita cosmica. Allorché il Cosmo sarà riassorbito, allorché, cioè, la circonferenza non esisterà più tale ...............................................................................................20 La durata di un Cosmo, figli? Oh! E’ un numero, rapportato ai vostri anni, che ha moltissimi zeri. Credo se ben ricordo, qualcosa come 400 zeri. Eppure in questa vastità, l’uomo è qualcosa! Pare incredibile! L’uomo possiede una individualità; ovvero l’individualità, l’individuo, origina l’uomo...............................................21 Qual’è dunque lo scopo della umana reincarnazione, della nascita dell’uomo in una serie di vite? Qual’è lo scopo della trasmigrazione dell’individuo in tanti corpi? Da prima noi vediamo l’individuo che si incarna in veicoli appartenenti a regni semplici della natura: ma tutto ciò, voi sapete, ha lo scopo unico e solo di costituire e organizzare veicoli che...............................................................................................................21 La vostra consapevolezza deve allargare la vostra coscienza tanto da fare di voi uomini dei Santi. Ma una volta raggiunta questa santità non basta: la coscienza - il veicolo chiamato così - viene abbandonato e l’individuo conosce qualcosa per il quale non esistono appellativi. E’ l’Essere, è l’Essenza, è la Beatitudine, è l’Esistenza. Kempis..............................................................................................................................................21 L’uomo cerca una sicurezza, cerca in tutto quello che egli fa di trovare un senso di sicurezza nel quale sentirsi protetto dalle ansie che le ore a venire gli procurano. Eppure, figli e fratelli, il comprendere se stessi è nemico di questa sicurezza. Se voi intimamente studiate l’essere vostro, voi avrete notato come in questa indagine si affaccino molte soluzioni. ......................................................................................................................22 Ogni giorno l’individuo deve porre se stesso in discussione, e non deve esservi azione che l’uomo compie che non sia dall’uomo stesso valutata, che non sia dall’uomo stesso ricercata alle origini, vista nelle cause che l’hanno mossa. Ma non accontentatevi di una semplice spiegazione, abituatevi a trovarne più di una, anche quella che il vostro amor proprio... Claudio .........................................................................................23 Vorrei richiamare il vostro pensiero su certe creature che hanno necessità di aiuto. Vi sono delle creature che avranno un pericolo: il pericolo di frane. Allora concentratevi e noi potremo utilizzare di queste vostre forze per aiutare, quando si presenterà, nel vostro tempo, questa evenienza. “Pericolo di frane”. Nephes ....................................................................................................................................................................23\\ 14 Novembre 1964 .........................................................................................................................................23 Non vorrei, figli, trattenervi ancora su un argomento che, per taluno di voi, è lugubre, e rattristare così il vostro umore. Per quanto voi che ci ascoltate, dovreste aver superato il timore di quel “trapasso” che

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07 Novembre 1964 .........................................................................................................................................18

Figli, se la vostra memoria non vi tradisce, voi ricorderete quanta importanza noi abbiamo sempre dato

all’unità della Cerchia. Che cosa essa significhi e quale forza spirituale essa abbia. Il fatto stesso di essere

“una Cerchia”, figli, conferisce ad essa una sorta di valore, la possibilità di influenzare, la possibilità di

costituire forme fluidiche aventi un preciso carattere. .............................................................................................19\\

Certo che siete qua, e tante altre creature desidererebbero assistere. Ci siete per dei motivi validissimi;

questo lo dico perché non debba credersi che siete qua per caso. Ma certo che da parte vostra, figli, deve

esservi la volontà di ben impiegare questa possibilità.............................................................................................19

Ciascun scienziato che sia dedito alla ricerca scientifica, alla scienza pura, osserva i fenomeni e

formula delle ipotesi. Le ipotesi possono anche andare oltre la realtà dei fenomeni osservati; ciò non di

meno sono ipotesi scientifiche. Allo stesso modo, figli, è di questo insegnamento. Esiste in esso tanta logica

- e non potrebbe essere diversamente - tanta chiarezza, tanta verità... Dali ..........................................................20

Vi siete posti delle domande: vi siete chiesti che cosa ne è del Logos dopo il riassorbimento del

Cosmo. Ebbene, figli e fratelli, il Logos come voi sapete è il centro del Cosmo, è il punto ideale nel quale si

riassume tutta la vita del Cosmo. Il Logos è il fulcro della vita cosmica. Allorché il Cosmo sarà riassorbito,

allorché, cioè, la circonferenza non esisterà più tale ...............................................................................................20

La durata di un Cosmo, figli? Oh! E’ un numero, rapportato ai vostri anni, che ha moltissimi zeri. Credo

se ben ricordo, qualcosa come 400 zeri. Eppure in questa vastità, l’uomo è qualcosa! Pare incredibile!

L’uomo possiede una individualità; ovvero l’individualità, l’individuo, origina l’uomo...............................................21

Qual’è dunque lo scopo della umana reincarnazione, della nascita dell’uomo in una serie di vite?

Qual’è lo scopo della trasmigrazione dell’individuo in tanti corpi? Da prima noi vediamo l’individuo che si

incarna in veicoli appartenenti a regni semplici della natura: ma tutto ciò, voi sapete, ha lo scopo unico e

solo di costituire e organizzare veicoli che...............................................................................................................21

La vostra consapevolezza deve allargare la vostra coscienza tanto da fare di voi uomini dei Santi. Ma

una volta raggiunta questa santità non basta: la coscienza - il veicolo chiamato così - viene abbandonato e

l’individuo conosce qualcosa per il quale non esistono appellativi. E’ l’Essere, è l’Essenza, è la Beatitudine,

è l’Esistenza. Kempis..............................................................................................................................................21

L’uomo cerca una sicurezza, cerca in tutto quello che egli fa di trovare un senso di sicurezza nel quale

sentirsi protetto dalle ansie che le ore a venire gli procurano. Eppure, figli e fratelli, il comprendere se stessi

è nemico di questa sicurezza. Se voi intimamente studiate l’essere vostro, voi avrete notato come in questa

indagine si affaccino molte soluzioni. ......................................................................................................................22

Ogni giorno l’individuo deve porre se stesso in discussione, e non deve esservi azione che l’uomo

compie che non sia dall’uomo stesso valutata, che non sia dall’uomo stesso ricercata alle origini, vista nelle

cause che l’hanno mossa. Ma non accontentatevi di una semplice spiegazione, abituatevi a trovarne più di

una, anche quella che il vostro amor proprio... Claudio .........................................................................................23

Vorrei richiamare il vostro pensiero su certe creature che hanno necessità di aiuto. Vi sono delle

creature che avranno un pericolo: il pericolo di frane. Allora concentratevi e noi potremo utilizzare di queste

vostre forze per aiutare, quando si presenterà, nel vostro tempo, questa evenienza. “Pericolo di frane”.

Nephes....................................................................................................................................................................23\\

14 Novembre 1964 .........................................................................................................................................23

Non vorrei, figli, trattenervi ancora su un argomento che, per taluno di voi, è lugubre, e rattristare così il

vostro umore. Per quanto voi che ci ascoltate, dovreste aver superato il timore di quel “trapasso” che

comunemente dall’uomo è chiamato “morte”. Eppure, figli, questo trapasso ha una sua irradiazione tutta

particolare, avvertita anche dagli animali i quali presagiscono ............................................................................... 23\\\\

E noi vi abbiamo risposto che furono i toni umani della Sua personalità assunta nel condurre la

missione che voi conoscete. Ed anche un’altra Entità - si narra - rimase turbata di fronte al pensiero del

proprio trapasso; ed il narratore, con lo stile poetico proprio del paese e degli uomini ai quali apparteneva,

spiega che anche un volatile, allorquando gli sia aperta una gabbia, indugia prima di liberarsi dalla sua

prigionia................................................................................................................................................................... 24

Ciò che noi vi diciamo illustra, sì, questi ideali, ve li prospetta, e ad essi dovete protendervi; ma è

anche una lezione di vita di ogni giorno. E’ anche un insegnamento per ogni attimo della vostra esistenza,

seguire il quale non comporta alcuna rinuncia. Seguendo il quale non siete obbligati a lasciare il mondo, nè

a mostrarvi, agli occhi dei vostri simili, in modo diverso dal loro... Dali .................................................................. 25

Però si dice che l’uomo è un microcosmo in quanto ha in sè tutti gli elementi che compongono il

grande Cosmo; e questo può farci scivolare nell’errore opposto e farci dire che il Cosmo è un grande uomo.

No, è vero? Il Cosmo ha una sua costituzione: l’uomo, microcosmo, ha una analoga costituzione. Ma il

Cosmo non è un grande individuo, come l’uomo, invece, è un piccolo individuo, è vero? Non dovete

incorrere in questo errore........................................................................................................................................ 26

Ecco perché voi vedete che gli animali hanno questa forma di istinto-intelligenza che li fa agire in

determinati modi per la conservazione della specie; perché attraverso al piano della non forma, ove sono

depositati anche questi semi di saggezza di ciascuna razza attuale di animali del piano fisico, attraverso a

quel piano, scendono nelle menti istintive degli animali questi semi ...................................................................... 27

Gli Spiriti Elementari non sono costituiti di materia mentale: ma le intelligenze celesti, che sono proprie

del piano mentale, che sono - non Entità nel senso di individualità; ma valori che vivono nel piano mentale -

non hanno ancora incominciato ad azionare questi Spiriti Elementari nel piano astrale e da qui nel piano

fisico. Saranno quelle categorie che svilupperanno i poteri extra normali negli individui. Nephes......................... 28

Ciò che tiene insieme un corpo stellare, o siderale, che non brilli di luce propria, è ciò che voi chiamate

“forza di gravità”. La quale proviene dal sole, in questo senso. Ma un pianeta non è la condensazione di

materia elementare proveniente da una stella; è materia che si è originata dalla condensazione ed

esplosione energetica che originò ed origina gli Universi... Enrico Fermi ............................................................. 28\\

21 Novembre 1964 ......................................................................................................................................... 29

La verità è ogni dove, figli, e in ogni dove può essere trovata. Ed allora voi direte:........................................ 29

Quindi io intendo dirvi, figli cari, che dovete ascoltare, cercare di capire e quindi di comprendere. E ciò

che non capite deve essere per voi oggetto di ulteriore meditazione, perché ciò significa che qualche cosa

di ciò che avete portato nella vostra mente, non è andato al punto giusto. E con questo, figli, implicitamente

vi diciamo che noi abbiamo lo “scopo” di illustrarvi un disegno generale... Dali..................................................... 30\\

28 Novembre 1964 ......................................................................................................................................... 31

Ora, figli, è stato detto che l’ectoplasma sarebbe materia non organizzata. Trovo che questa

espressione non sia perfettamente esatta perché, figli cari, l’ectoplasma - cioè quel “quid” necessario alla

materializzazione, al fenomeno di materializzazione che avviene durante le sedute spiritiche, così taluno

come taluno ama chiamare gli “incontri” - non è materia organizzata .................................................................... 32\\\\

Vi siete anche chiesti, figli, se è possibile ad un Maestro, oppure in linea di principio, in teoria ed in

pratica, se è possibile materializzare un oggetto con la forza del pensiero. Certo, figli. Certamente. Lo

stesso piano fisico non è che una materializzazione della energia, la quale, a sua volta, non è che il

pensiero condensato. Il principio è identico: con la forza del pensiero....................................................................32

Avete parlato anche del Cristo e - se voi ci pensate un istante - ricorderete che noi vi abbiamo detto più

volte che il miracolo più bello che il Cristo abbia operato - se miracoli ancora vogliamo chiamarli - è stata la

resurrezione di Lazzaro in quanto il Cristo ha dovuto ricostituire ............................................................................33

Non posso entrare profondamente in particolari, comunque due sono i sistemi fondamentali: l’uno di

creare un centro di attrazione attorno al quale la materia del piano fisico si condensa e viene portata fino a

che non si origina un oggetto completo. Con questo metodo l’oggetto ha una durata relativa, non lunga.

L’altro invece, una forma diversa.............................................................................................................................33

Il piano akasico è il piano delle idee archetipe, è il piano nel quale sono depositati, in cui vigono,

esistono, i principi sui quali si fonda la intessitura del Cosmo. Mentre il Logos contiene in sè la intelaiatura

del Cosmo, il piano akasico contiene in sè i principi secondo i quali la “intessitura” - ciò che va a poggiarsi

sulla intelaiatura - si costituisce. ..............................................................................................................................34\\

Così, figli, se voi di fronte a ciò che vi abbiamo detto interpretate e pensate che il vivere dell’uomo

possa essere più libero vedendo demoliti alla base certi tabù, certi spauracchi, è bene che abbiate questa

visione serena. Ma, ripeto, a questa demolizione, a questa privazione, deve subentrare la convinzione che

agire in quel senso è ciò che l’uomo deve fare: che l’uomo deve agire rettamente e non già - come ho

sentito dire - pensando... Dali..................................................................................................................................35

Di creature che soffrono, nel mondo, ve ne sono moltissime perché il dolore, fino a che l’uomo non

acquista coscienza, è necessario alla sua evoluzione. Ma poi non è indispensabile perché l’uomo, poi,

attraverso ad altre vie che non sono l’esperienza diretta, può benissimo comprendere. Quindi non dovete

dire che “voi non ce la fate più”................................................................................................................................36\\

Vi abbiamo detto anche noi - ricordate? - che quando la medicina non era così sviluppata come oggi, il

corpo fisico degli uomini era più resistente. Io vi raccomando, se voi avete qualche caro fanciullo, di

sottoporlo a queste vaccinazioni che ci sono, perché chi non si sottoporrà correrà molto più rischio di prima,

quando non vi erano le vaccinazioni. Alan ..............................................................................................................37

05 Dicembre 1964...........................................................................................................................................38

Ora, figli, il piano akasico è il piano della dualità, è il piano nel quale vi sono gli scheletri, le strutture

portanti del Cosmo, le orditure, come qualcuno di voi ha detto; e vi sono i principi delle intessiture sui quali

si fondano queste intessiture che vanno poi a posarsi, a fondarsi, sulle orditure che sono, appunto, nel

piano akasico. Ed il Logos è la intelaiatura?............................................................................................................38

Se non vi fosse questa Unità, figli cari, ben direbbero coloro i quali ammettono che l’emanato, il

Cosmo, l’Universo - come dir volete, o come dir vogliono - non è che il frutto del caso; non è che, in

confronto a questa casuale eternità… L’emanato non è che un atto casuale, così strano e così degenere…

E tutto ciò è possibile, secondo taluno, e dimostrabile con il calcolo delle probabilità. Dimenticando, figli, che

il calcolo delle probabilità è possibile solo partendo ................................................................................................38

Noi abbiamo detto che le unità elementari non hanno segno positivo o negativo come le particelle, i

corpuscoli, i nuclei, perché, figli, sono una cosa diversa da questi. Le unità elementari sono tutte eguali e

rappresentano il numero uno del piano fisico, se noi ci stiamo interessando delle unità elementari del piano

fisico. Se le particelle hanno un segno ....................................................................................................................39

Vogliamo parlare di questo piano astrale? Che cosa vi è in questo ................................................................39

Facciamo un confronto fra il veicolo fisico e quello astrale: non certo nella costituzione perché già voi

conoscete sommariamente come sia costituito il veicolo fisico .............................................................................. 40

Il veicolo fisico mette a contatto l’individuo con il piano fisico, e questa è la sua funzione essenziale.

Non è così del veicolo astrale il quale non ha la funzione essenziale – in un uomo di media evoluzione – di

porlo a contatto con il piano astrale, con il piano la materia del quale è costituito, con il piano nel quale è........... 40

Qual è il primo senso del veicolo astrale? Questo. Quello di dare all’individuo la capacità, la facoltà, la

possibilità di............................................................................................................................................................. 40

Mentre il veicolo astrale dell’individuo, figli cari, anche quando non ha gli altri sensi desti – non quello

che riguarda il suo funzionamento – l’individuo sa che esiste per il fatto stesso di funzionare, conferisce, dà

all’individuo qualcosa, la sensazione: traduce ciò che entra nei sensi del corpo fisico in sensazione. E’

dunque un rivelatore dei sensi del corpo fisico ....................................................................................................... 40

Ma poi, man mano che l’individuo evolve ed il corpo astrale si organizza, si svegliano gli altri sensi:

quelli che danno all’individuo la possibilità di vedere ciò che vi è nel piano astrale. Ed un primo senso è

quello che pone in contatto due corpi astrali........................................................................................................... 40

Un altro senso, invece, è quello che pone in contatto l’individuo con il........................................................... 40

Ed ecco ancora un altro senso: la possibilità di vedere al di là di ciò che è chiamato .................................... 41

E simile è per il corpo mentale, il quale per il fatto di per sé che esiste è già un senso: il primo senso è

quello che conferisce all’individuo la possibilità di pensare, di ragionare. Ma vi è un altro senso del tutto

particolare, un’altra possibilità................................................................................................................................. 41

Vi è il famoso legamento chiamato dai veggenti ............................................................................................. 41

E’ il tempo che muta, figli e fratelli, e ciascuno di voi si muova, nei confronti dei suoi simili, non convinto

di essere un massimo che debba servire un minimo. Ma convinto che anche gli altri possono insegnarci

qualcosa.................................................................................................................................................................. 43

Queste riunioni che voi, con qualche scossa realizzate, hanno un senso ed un significato: scambiare i

vostri punti di vista, comprendervi. Questo è il loro senso ed il loro significato. Così, non andare incontro agli

altri per convincerli della vostra verità, ma andare incontro agli altri per amore, con l’animo umile, per

comprendere il mondo altrui. Kempis .................................................................................................................... 43

Vi sarà il trapasso di diverse creature assieme. E’ una ragione karmica e questo io lo dico, figli, nel

senso giusto con cui va detto. Perché parlando di Karma noi dobbiamo parlare sempre nel giusto senso,

figli cari. Intendo dire che vi abbiamo svelata l’esistenza della legge di causa e di effetto ..................................... 43

Ma l’uomo subito ha preso questo insegnamento e spesso ne ha fatto motivo per giustificare la sua

pigrizia ad aiutare, trincerandosi dietro a questa Verità che, così intesa, non è più una verità, dicendo: «Se è

il Karma io niente posso fare». No, figli. La legge di causa e di effetto fa parte del grande disegno

universale… Dali..................................................................................................................................................... 43\\

12 Dicembre 1964 .......................................................................................................................................... 43

Noi vediamo che il corpo fisico dei primi uomini era assai più resistente alle malattie ed alla vita, in

genere, di quello che non lo sia – naturalmente e spontaneamente – il corpo fisico dell’uomo medio di oggi.

Ed avete anche visto, figli, che molti, molti individui eguali per particolari condizioni del loro veicolo fisico

debilitato.................................................................................................................................................................. 44

Mentre l’uomo di oggi è assai più sensibile dell’uomo primitivo e reagisce a stimoli che a lui vengono

dall’ambiente esteriore molto tenui, che sarebbero stati inavvertiti per l’uomo primitivo. Questa maggior

sensibilità comporta un indebolimento del veicolo fisico, e la cosa è reversibile: quanto più un veicolo fisico

è indebolito, tanta maggior sensibilità acquista. ......................................................................................................44

Avete poi parlato anche dei casi nei quali gli individui riescono a mantenere in vita il loro veicolo fisico

senza nutrirsi come normalmente si nutrono i loro simili. Ebbene, figli cari, altre volte vi abbiamo detto che

la maggior parte del cibo è – come dire? – mangiata dall’uomo non già ................................................................45

Ebbene, quegli individui i quali riescono a mantenere in vita il loro veicolo fisico senza ingurgitare delle

grandi quantità di cibo, prendono il prana, principalmente, da questi elementi, e non dal cibo, come avviene

invece per l’uomo comune.......................................................................................................................................45

Innanzi tutto, figli, noi escludiamo – se ve ne fosse bisogno – che un tipo di passione comporti come

effetto un tipo di inibizione, di impedimento. Questo non possiamo e non dobbiamo dirlo. Cioè: il goloso non

necessariamente – o la gola – non necessariamente comporta un’affezione, per usare le vostre parole, alla

gola. .........................................................................................................................................................................45

Quindi, in un certo senso, figli cari, è vero che le modalità con le quali l’effetto si realizza per l’individuo,

sono concretizzate dai Signori del Karma, ma è pur vero che queste modalità, che questo lavoro – per così

dire – è un lavoro esecutivo. E’ un lavoro obbligato, che è fatto nel migliore ed unico modo possibile. E non

v’è che questo paradosso per definire esattamente il lavoro dei Signori del Karma. ..............................................46

Noi sempre vi abbiamo detto che la Realtà non può essere comunicata: chi è giunto alla Realtà non

può, attraverso alle parole, comunicare questa sua conquista, perché la Realtà si può solamente.......................46

Ora, figli, è vero che la Realtà Assoluta non ha una ragione, non ha una prima causa; ma tutto quanto

non è assoluto ha una ragione ed una causa. E l’uomo che è pur oggi relativo, ha una ragione, ha una

causa ed ha uno scopo. Ed attraverso a questa catena di ragioni, di cause e di scopi, l’uomo, lentamente e

forse faticosamente… Dali ......................................................................................................................................46

Io vengo particolarmente, questa sera, per raccomandarvi di pensare, prima di addormentarvi – e

cercate di ricordarvi – a visualizzare che nel mondo vi sia tranquillità, perché è un periodo nel quale si

debbono avere tutti questi assestamenti dei nuovi popoli, e assestamenti anche di vecchi popoli. Ed allora

vi sarà ancora spargimento di sangue… Alan ........................................................................................................47

19 Dicembre 1964...........................................................................................................................................47

Avete chiesto come mai certi animali i quali hanno dimostrato doti spiccate ed inconsuete, per loro, si

reincarnano in forma umana saltando la prima incarnazione da selvaggi, e quale forma umana può essere

quella che accoglie siffatti animali. Figli cari, il corpo fisico di un uomo il quale non sia – come alcune razze

di selvaggi – ancora più animale che uomo. ...........................................................................................................47

Ora, la scienza umana comincia, anzi senz’altro afferma, che la materia può esistere in una forma di .........48

Quindi il plasma della scienza è una materia che noi possiamo definire eterica in quanto non è solida,

né liquida, né gassosa, ma che non è ancora, veramente e propriamente, la materia eterica che noi

intendiamo. ..............................................................................................................................................................49

I fulmini globulari non sono altro che materia allo stato di plasma secondo quella definizione che ne dà

la vostra scienza; cioè materia ad altissima temperatura, la quale si conserva così – per un periodo più o

meno breve – in quanto è raccolta, sospinta, fatta muovere da certi campi magnetici o elettrici di elettricità

elettrostatica. ...........................................................................................................................................................49

E i vecchi vi diranno, figli, che quando per le strade di montagna un viandante si trovava di fronte a un

fuoco di Sant’Elmo, doveva rimanere immobile, trattenendo il fiato, per riuscire salvo. Ed in effetti è così,

figli, perché la più piccola mossa, il più piccolo movimento può creare una corrente d’aria che può attirare

questa materia allo stadio di plasma, ed allora il malcapitato… Dali...................................................................... 49

Quante volte, o figli e fratelli, vi abbiamo detto che il Karma è uno degli argomenti più difficili a

spiegarsi nei minimi particolari; è una delle realtà più complicate a compenetrarsi minutamente! Eppure,

quanto più noi vi diciamo ciò e tanto più voi, incuriositi, ne volete sapere di più! ................................................... 50

La macerazione che egli sopporta nella vita di ogni giorno, è nettare alla sua nascita spirituale. Questo

è il vero senso e la vera interpretazione della vita dell’uomo. Così, ogni dolore che l’uomo incontra nella sua

vita, non è una prova, perché questa interpretazione è una superstizione che voi dovete abbandonare. Se

non abbandonate questa superstizione, il Karma non vi sarà mai chiaro............................................................... 50

Il selvaggio che si invaghisce di un oggetto brillante di un suo simile e se ne appropria, commette un

furto; ma egli non sa che fare così è male, eppure ha mosso una causa, causa che comporterà un effetto.

«E perché tutto ciò? – voi dire – Non è giusto che egli subisca l’effetto di una causa che ha mosso senza

sapere di averla mossa…». E noi vi diciamo: non è questione di giustizia o no. E’ questione di nascita

spirituale.................................................................................................................................................................. 51\\

La sofferenza che l’uomo prova non è mai data per ....................................................................................... 51

16 Gennaio 1965 ............................................................................................................................................ 52

Noi confrontammo le nomenclature, i concetti, con quello che noi vi abbiamo detto dell’uomo interiore;

e, sempre in questo raffronto, scandimmo alcuni principi essenziali: che la scienza dell’intimo dell’uomo ben

poche interpretazioni generali può avere, ma che per comprendere quel mondo intimo che è in ciascuno di

noi, l’uomo deve agire da solo. ............................................................................................................................... 52

Ora, figli cari, questa sera voi avete parlato dei sogni: vi siete chiesti quale significato possono avere le

immagini che appariscono mentre l’uomo dorme, non si sa bene dove, in quale parte del suo essere; se

queste immagini sono proiezioni di qualcosa che l’uomo afferra casualmente, oppure......................................... 52

Ma il corpo mentale no – io parlo del corpo mentale dell’individuo incarnato, si intende – non ha mai

riposo. Perché? Perché per sua natura, per natura della materia che lo costituisce, è vivissimo, è

prontissimo, è duttile e malleabile; ed è continuamente abituato ad essere sottoposto ad una infinità di

sollecitazioni ............................................................................................................................................................ 53

Ed allora i sogni cerebrali non sono altro che quelle immagini che prendono corpo ad opera della

mente, del corpo mentale dell’individuo, sotto l’impulso di stimoli che vengono dal corpo fisico dell’individuo. ..... 54

E nel veicolo astrale? Nel piano astrale? Certo che vi sono anche sogni astrali. Vi ho detto prima che il

corpo astrale è ansioso di nuove sensazioni. Ad un ciclo di sensazioni gioiose, cerca di far seguire un ciclo

di sensazioni dolorose, anche piangendo. Ed ecco i sogni tristi. Quante volte avete sognato di piangere! ........... 54

Perché si può sognare anche ciò che si vuole, qualche volta; ma con maggior frequenza che sognare

spontaneamente. Perché? Perché, ripeto, sognare ciò che si vuole corrisponde a una necessità

dell’individuo allo stato di veglia, dell’individuo desto, dell’individuo che è come è perché è il prodotto di

diversi fattori............................................................................................................................................................ 55

Così, figli, i sogni sono di diversa natura e la vostra domanda, forse, non è ancora soddisfatta. «Ma se

noi sogniamo qualche cosa, una cosa che non osiamo ammettere allo stato di veglia, che cosa significa?

Che questo è ancora in noi?». Solo ciascuno di voi può rispondere ...................................................................... 55\\

Se voi studiandovi, introspezionandovi, credete di avere raggiunta l’esatta comprensione di voi stessi,

figli, allora sì, è dai sogni che voi potete avere una conferma, o meno, della giustezza della vostra

comprensione. Allora. Solo quando avete prima profondamente meditato ............................................................ 55

E, prima ho dimenticato di dirvi, impulsi che possono essere anche telepatici; riminiscenza, anche, di

altre incarnazioni. Dali .............................................................................................................................................55

Che cosa significa ad esempio: «Siate candidi come colombe ed astuti come serpenti?». Veramente il

Cristo che insegnava l’amore al prossimo, la verità, lo slancio verso tutti gli uomini, che insegnava a

rivolgersi ai propri simili a braccia aperte, può aver detto una frase simile? E questa frase che senso può

avere? Kempis........................................................................................................................................................56\\

Purtroppo il sangue non potrà essere evitato ed una seconda Corea (Vietnam?) vi sarà nel prossimo

futuro degli anni vostri, ancora nel mondo. Israele, nuova patria del popolo ebreo, sarà molto travagliata. Ma

è scritto che quando gli ebrei finalmente troveranno la loro patria, sarà finita la tristezza del mondo. E già

quel piccolo territorio è la base… (alcune altre profezie) Michel ............................................................................56

30 Gennaio 1965.............................................................................................................................................57

Ricordate, figli, che alla spinta dell’io, la quale ha costruito la società nella quale vivete ed il mondo

vostro quale è oggi, se non succedesse un’altra spinta quando l’io sarà compreso, quando l’egoismo sarà

superato, l’umanità cadrebbe in uno stato di apatia. Ma alla spinta dell’io, dell’egoismo succederà la spinta

dell’altruismo la quale egualmente… Dali ...............................................................................................................58

Fin qua niente di difficile da comprendere perché la domanda era non se è possibile che vi siano effetti

senza cause – non v’è difficoltà a comprendere che alla causa segue l’effetto – ma si trovava difficoltà a

comprendere che vi possa essere una causa che non sia determinata da qualche cosa. Ebbene, vi sono

delle azioni le quali sono fatte dall’uomo nell’ambito della sua libertà pura… Alan ................................................58

06 Febbraio 1965 ............................................................................................................................................60

Vi possono essere, o figli, delle precisazioni che apparentemente possono ritenersi di poco conto, di

poco valore; eppure, figli, a distanza di tempo si può meglio comprendere quante necessarie fossero quelle

precisazioni, necessarie per comprendere e necessarie per dimostrare ................................................................60

Che cosa significa............................................................................................................................................61

Natura esterna significa ciò che appare, significa esistere, il perché dell’esistere, la costituzione.

Significa – se potessimo fare un’immagine raffrontando l’Assoluto – se potessimo, ad un cerchio, ebbene,

la natura esterna sarebbe la circonferenza. ............................................................................................................61

Egli esiste, Egli è, Egli vive ed Egli...................................................................................................................61

L’individuo vive perché ha come fulcro del suo essere la goccia divina, la scintilla, sulla quale gravitano

le materie dei vari piani che si costituiscono in veicoli, veicoli che si organizzano e conferiscono all’individuo

la consapevolezza e poi la coscienza. E la sua natura esterna, è questo movimento, è questa attività, taluno

di voi ha detto. L’attività è la conseguenza della natura esterna dell’individuo........................................................61

E la sua natura interna è il ...............................................................................................................................61

Così, figli, l’uomo, l’individuo, che è un piccolo Cosmo e che quindi è fatto ad immagine e somiglianza

di Dio, è un’unità la quale prende vita dall’Unica vita, la quale trae sentimento dall’Unico sentimento. Fino a

che questa Unità è adombrata nel piano relativo… Dali .........................................................................................62

Certo che è possibile, all’individuo, raggiungere l’identificazione in Dio prima che il Cosmo tutto sia

riassorbito. Questo, per voi, può essere preso come un incoraggiamento; ma io vi consiglio a prenderlo

come una semplice informazione............................................................................................................................62

Dalla coscienza individuale alla coscienza universale, fino alla coscienza cosmica, sono fasi di una

evoluzione che l’individuo compie in questo vastissimo spazio-ambiente che noi abbiamo definito Cosmo, il

cui punto più piccolo e più circoscritto – rispetto all’individuo – è un semplice pugno di sabbia, o poche

gocce d’acqua ......................................................................................................................................................... 62

Ed è come un immenso cono che abbia il suo vertice in quel pugno di sabbia del quale ora vi parlavo,

e la sua base volta in altro laddove esistono, perché esistono, i limiti di questo vastissimo spazio-ambiente

che noi abbiamo definito Cosmo. In questo cono si muove l’individuo: dal vertice dove nasce e dove

attraverso ................................................................................................................................................................ 62

Sì, forse la vostra scienza astronomica può darvi delle cifre che sbalordiscono. L’astornomia! E dire

che si parla del Cosmo fisico, di quello che si può raggiungere con i più moderni e sensibili dei vostri

strumenti! Ma il Cosmo fisico è assai più circoscritto del Cosmo astrale; ed assai più piccolo del Cosmo

mentale, ed ancora più piccolo della sfera di influenza del Cosmo akasico! .......................................................... 62

Io dico a voi che la vostra coscienza, che si allargherà tanto da abbracciare tutto il Cosmo, il vostro

corpo akasico, sarà da voi abbandonato perché non sarà capace di contenere la ................................................ 63

Io fui a contatto con il mondo delle ombre; ombre che nel caso vostro sono rifulgenti. Giovanni Bosco

fui chiamato, ed è per me motivo di gioia salutarvi e benedirvi con tanto amore. E armonicamente uniti, voi

e noi, volgiamo il nostro pensiero laddove è il centro di questo mondo…, di questo Cosmo… Giovanni

Bosco ..................................................................................................................................................................... 63

Sono una ......................................................................................................................................................... 63

13 Febbraio 1965 ........................................................................................................................................... 64

Una acuta intelligenza e inclinazione a studiare i fenomeni della natura per comprenderne le cause che

ne sono all’origine, non è indice di evoluzione. ....................................................................................................... 64

Così, figli, non sempre il senso mistico che noi notiamo nelle creature è quel senso mistico del quale

noi vi parliamo. Non sempre questo è indice di evoluzione raggiunta. ................................................................... 65

Parlare di Francesco d’Assisi, voi sapete che non c’è eccessivamente gradito perché le nostre parole,

con tutta probabilità potrebbero essere fraintese. Ma noi parliamo di un caso analogo: si tratta di stabilire se

è possibile che una creatura pur non avendo dedicato la sua vita terrena interamente......................................... 65

Ebbene, figli, sono casi nei quali le esperienze dirette che queste creature hanno avuto prima della ........... 65

Delle cause che l’individuo può aver mosso prima del mutamento, che accade? Gli effetti, figli,

ricadono quando l’individuo è pronto alla comprensione; e l’individuo, in quel caso, è tanto pronto alla

comprensione che addirittura.................................................................................................................................. 65

Una grande mente, una grande intelligenza, può appartenere ad un individuo evoluto quando a questo

individuo corrisponde una grande coscienza. Altrimenti è solo un veicolo bene organizzato che appartiene

ad una individualità, ad un individuo, ancora avviluppato… Dali ............................................................................ 66

Essenza, beatitudine, esistenza, tre parole che tanto vogliono significare, ma che forse non vi rendono

l’idea di ciò che prova chi ha identificato se stesso con l’Assoluto. E come è possibile, con le parole umane,

far comprendere ciò che nulla ha di umano?.......................................................................................................... 66

E a che cosa corrisponde questo .................................................................................................................... 66

L’occhio vostro non sia turbato dall’ingiustizia del mondo, perché è in essa che si fonda la Giustizia

Divina. Pio vostro Padre........................................................................................................................................ 67

Di questo io mi raccomando, figli e fratelli; che ciascuno di voi comprenda se stesso, che ciascuno di

voi superi la propria natura egoistica, nelle sue forme più sottili e più radicate, ricercando nell’intimo proprio

le cause del suo vero agire. Claudio ...................................................................................................................... 67

Una piccolissima azione, anche, che non vi costa alcuna fatica. Può essere una semplice e dolce

parola rivolta in luogo di una risposta risentita, può essere una cosa ancora più semplice. Qualcosa fate, da

dedicare all’Aiutatrice dei Terreni, a rafforzare questa catena di bene che questa alta Entità sta cercando di

consolidare fra gli uomini. Nephes ..........................................................................................................................67

20 Febbraio 1965 ............................................................................................................................................68

Noi, figli, parliamo per coloro che non si trovano a loro agio nel mondo, nella vita di ogni giorno; per

coloro che udite le nostre parole non possono dimenticarle, non possono dare loro nessun credito; per

questi ed a questi noi ci rivolgiamo, figli. .................................................................................................................68

Ma ricordandovi e parlandovi di questa Realtà, noi dobbiamo illustrare dei concetti di altruismo, degli

ideali di moralità che possono sembrarvi lontani e che pur tuttavia, se non sono presi di mira dall’individuo,

se ad essi l’individuo non si volge, rimarranno veramente lontanissimi ..................................................................68

E, poiché non vogliamo fare di voi degli illusi, vi diciamo anche che è inutile che voi cerchiate di vivere

secondo questi ideali, se essi sono ancora troppo lontani da voi............................................................................68

Certo si è, figli, che questo insegnamento non può aiutarvi nella vita di ogni giorno se non dandovi

comprensione, se non creando in voi stessi una forza interiore, una sicurezza, una serenità................................69

Questo insegnamento non vuol fare di voi degli esseri completamente abbandonati a loro stessi,

succubi loro malgrado. Questo insegnamento vi dice: comprendete voi stessi, non date più di quello che

potete dare. Vi insegna ad avere equilibrio, vi insegna l’equilibrio interiore. Dali....................................................69

27 Febbraio 1965 ............................................................................................................................................70

Se noi paragoniamo un Cosmo ad un individuo, noi vediamo che alla radice di entrambi è la divinità. E

più ancora: nella diversità delle materie di ciascun piano vi è l’unità. Innumerevoli sono le materie che

compongono ogni piano di esistenza, diverse nella sostanza, eppure tutte si riducono ad un unico termine,

ad una unità. ............................................................................................................................................................70

Non v’è differenza fra lo spirito Logoico e lo Spirito Assoluto, perché sono essenzialmente la stessa

cosa; eppure v’è uno stato d’essere differente da chi è identificato nel Logos e chi, attraverso a questo, è

finalmente identificato nell’Assoluto per eccellenza, come abbiamo detto. Parliamo per sfumature. .....................71

Voi sapete che il Cristo, perché ve lo abbiamo detto, non è giunto alla massima evoluzione su questo

vostro pianeta, nè Egli è appartenente al vostro scaglione di anime, alla vostra razza, nel senso spirituale.

Mi spiego? E noi vi dicemmo che il Cristo raggiunse la Sua evoluzione in un’altra manifestazione univerale.

Kempis....................................................................................................................................................................71

Io vi ho udito parlare di quella bella preghiera che è il Padre Nostro, e che voi sapete avere un

significato occulto profondissimo. A taluno di voi resta un poco incomprensibile quella frase: «Rimetti a noi i

nostri debiti e fa che noi li rimettiamo ai nostri debitori…». Sì, certo.......................................................................72\\

Sempre nella vostra e tua conversazione di questa sera, ho udito che parlavi della potenza dei suoni.

Certo che il suono, prodotto anche dalla umana voce, fa sì che si abbia nei fratelli una ripercussione. Ecco

l’importanza dei........................................................................................................................................................72

Comunque sia, voi fratelli cari, quando pregate, se potete farlo senza essere uditi da chi non vi segue

in questi insegnamenti, se potete farlo, la chiusura del Padre Nostro pronunciatela sottovoce, più che

mentalmente. Alla forza del pensiero udirete la forza del suono la quale è anch’essa rimarchevole. Fratello

Orientale .................................................................................................................................................................73

Lo Spirito Logoico è come il numero Uno del piano fisico, è ciò che compone tutto il Cosmo. E’ ciò che

crea tutto questo immenso spazio- ambiente. E’ lo Spirito-materia che forma l’intero Cosmo; dal piano

akasico fino al piano fisico, è essenzialmente Spirito Logoico. Fratello Massone ................................................ 73

L’Assoluto è il numero Uno, il Logos il Suo primo alito. Per ogni Cosmo un Logos. Nessuna divesità fra

Logos ed Assoluto, eppure ogni Cosmo è profondamente diverso dall’altro. Entità Ignota .................................. 73

Il vero Padre Nostro ...................................................................................................................................... 73

06 Marzo 1965 ................................................................................................................................................ 73

Desidero, o figli, cominciare la conversazione di questa sera dalla vostra ultima domanda: quale utilità

vi sia nel parlare in tono così speculativo di argomenti che, fino ad oggi, sono stati oggetto di meditazioni

mistiche e sono stati affrontati, per la maggior parte e più efficacemnte, da dei mistici e non da degli

scienziati.................................................................................................................................................................. 74

Così, figli, se noi parlassimo esclusivamente in tono mistico, molto probabilmente non saremmo

ascoltati da voi. Ripeto che non dobbiamo dimenticare il sapore mistico di queste conversazioni, nel vero

senso e nel giusto senso, è vero? Ma neppure dobbiamo trascurare di presentarvi questi argomenti nel

modo più logico possibile ........................................................................................................................................ 74

Voi sapete, figli, che il vostro pianeta fa parte di un sistema solare e tantissimi ed innumerevoli sono i

sistemi solari in un sistema cosmico. Se noi vogliamo riportare alla vostra scienza che si interessa di questi

corpi celesti, l’astronomia, la nostra definizione di .................................................................................................. 75

Ora figli, questo incommensurabile Cosmo, che comprende vari piani di manifestazione, gravita

attorno a questo centro ideale che è il Logos, nel quale si riassume tutta la vita del Cosmo; e le individualità,

gli individui che nascono spiritualmente in questo spazio-ambiente cosmico, giungono ad identificarsi con il

Logos, con la prima manifestazione dell’Assoluto .................................................................................................. 75

Vi ricordate quando, più volte, vi dicemmo che gli appartenenti ad una razza i quali più velocemente

evolvono, attendono gli altri negli alti piani spirituali? Cosa analoga è per il Cosmo: tutte le razze rimangono

fuse nel Logos fino a che il Cosmo ha cessato la sua ragione d’esistere ed il riassorbimento è completato......... 75

La vera ragione per la quale abbiamo parlato del Cristo era quella di sottolineare questo passaggio:

ma non è tutto qui, v’è dell’altro. E’ possibile, figli, che questi individui, queste individualità, queste Essenze

Spirituali, che sono giunte ad essere di fatto Uno con l’Assoluto per eccellenza, è possibile che siano

manifestate in un altro Cosmo, che scendano – per parlare in senso figurato – che per missione vadano in

un Cosmo?.............................................................................................................................................................. 75

Dunque, figli cari, per quale motivo allora il Cristo dovrebbe essere un’Entità emanata dal Padre in

questo Cosmo? Per fare che cosa, quando vi sono Maestri che possono svolgere la stessa Missione?

Maestri che hanno ottenuto la loro evoluzione in questa manifestazione cosmica................................................. 76

Per i dettagli di evoluzione cosmica, all’interno, vi sono le Essenze Spirituali che sono identificate con il

Logos. Mentre per la manifestazione cosmica in senso lato, per un Cosmo preso nel suo complesso, vi

sono le Essenze Spirituali che hanno la loro sfera di azione nell’Assoluto per eccellenza. Dali ............................ 76

Certe filosofie orientali, certe scuole che si auto-definiscono come scuole che insegnano la scienza

divina, interpretano la .............................................................................................................................................. 77

13 Marzo 1965 ................................................................................................................................................ 77

Ma non solo in questo sta il valore dei suoni e delle parole. Il suono in se stesso produce vibrazioni

nell’ambiente nel quale viene prodotto e queste vibrazioni possono andare al di là dell’ambiente ed

espandersi. Un tipo di suoni collegati fra loro possono produrre risonanze nelle materie eteriche ........................ 78

La famosa frase ...............................................................................................................................................78

Così il Padre Nostro, nella sua forma conclusiva, nella sua conclusione, ha legato una grande....................79

Se, per esempio, voi poteste vedere ogni qual volta viene pronunciata la parola ...........................................79

Comunque quello che tu vuoi dire è questo: il 1965 corrisponde alla lama del Tarocco che è stata

simbolizzata col nome di..........................................................................................................................................80

Lo zero quindi,..................................................................................................................................................80

20 Marzo 1965.................................................................................................................................................81

Voi questa sera avete esaminato gli avvenimenti che accadono nel mondo e vi siete chiesti se e

perché vi sia questo cadere di ogni umano ritegno; perché l’uomo sembra che abbia perduto ogni inibizione

e, con l’estrema facilità propria dell’incosciente, si abbandoni con facilità ad ogni suo intimo impulso. .................82

L’uomo tipo – per così chiamarlo – l’uomo cioè della civiltà futura, è un uomo che invece ha un’ampia

consapevolezza perché conosce se stesso; è un uomo che conoscendo se stesso, non ha lati nascosti del

suo carattere, nascosti di proposito o per ignoranza. ..............................................................................................82

Voi avete detto che la famiglia è anch’essa destinata a sparire. Sì, perché vi sarà una sola famiglia: il

genere umano. Voi avete detto che la famiglia è qualcosa che limita. Vedete, figli, parlare di ...............................82

Ed avete parlato, figli cari, di altri argomenti. Avete parlato di un’espressione che può non suonare

gradita a taluno di voi, perché si pensa che nasconda un concetto che non corrisponda alla realtà: la .................82

La Realtà, figli, come prima dicevo, è quella che è. Per taluno di voi può sembrare umano parlare della

Realtà chiamandola .................................................................................................................................................83

Ebbene, figli, se questo insegnamento fosse una cosa nostra, o un parto della nostra fantasia,

avremmo ben donde di esserne orgogliosi, perché taluno di voi oggi parla ed agisce in modo diverso da ieri ......83

Perché – vi chiederete – quello che noi vi diciamo deve rimanere chiuso fra queste mura? Non è così,

figli. L’umanità di oggi respira veramente un’altra aria, sente che il mondo cambia e non solo nell’aspetto

esteriore, ma anche e soprattutto in quello interiore. L’umanità di oggi ha bisogno di questo insegnamento e

l’avrà. .......................................................................................................................................................................84

Con il vostro pensare, con il vostro dire, con questo dialogare, figli, la cosa diventa un punto dal quale

si dipartono pensieri e idee che vengono captati dagli uomini, anche da coloro che voi non conoscete,

anche da coloro che non sono qua vicini. E voi direte: «Ed era forse necessario che noi uomini fossimo a

creare un cerchio, perché questa sorta di telepatia avvenisse?». Dali ...................................................................84\\

27 Marzo 1965.................................................................................................................................................85

Voi imparate, figli, a vedere la differenza che esiste fra identificazione di un’Entità spirituale, giunta alla

massima evoluzione in un Cosmo, con il Logos di questo Cosmo – con l’espressione più alta e più profonda

della divinità, per quel Cosmo – fra questa identificazione e l’identificazione nell’Assoluto per eccellenza. ...........85

Evoluzione delle evoluzioni significa – lo ripetiamo – evoluzione della legge di evoluzione, la quale è

una legge dell’Assoluto, che trascende quindi la manifestazione di un Cosmo, e che non è valida, quindi,

per la vita di un Cosmo, ma che è valida per la vita di un Cosmo...........................................................................86

La stessa manifestazione di un Cosmo, figli cari, che per voi ha un inizio ed una fine, è nell’Assoluto un

atto che non conosce questa sequenza di tempi; ma ogni attimo della manifestazione cosmica è presente

nell’Assoluto. E non potrebbe essere diversamente perché voi stessi....................................................................87

E circa la domanda che vi siete fatti, se è possibile che un’Essenza Spirituale identificata nell’Assoluto

per eccellenza – quindi divenuta l’Assoluto per eccellenza – possa soprassedere alla manifestazione di un

Cosmo. Ripeto, figli: chi è identificato nell’Assoluto per eccellenza, diviene l’Assoluto per eccellenza e

diviene Dio............................................................................................................................................................... 87

Il caso di questa sera, figli, è il caso che noi cerchiamo di ricordarvi che colui che si è identificato

nell’Assoluto per eccellenza, diviene l’Assoluto. E la individualità rimane solo come percezione, nel senso

che è un .................................................................................................................................................................. 88

Sublime rivelazione conoscere il ..................................................................................................................... 88

Non conosco il vostro pensare una qualunque suddivisione di razza, non conosco il vostro concepire

qualunque motivo che possa in qualche modo formare repulsa dai vostri simili, perché essi sono anch’essi

in qualche modo, diversi da voi, parte di voi e suscettibili di essere oggetto del vostro amore. John

Fitzgerald Kennedy ............................................................................................................................................... 88

03 Aprile 1965 ................................................................................................................................................ 89

Assoluto........................................................................................................................................................... 89

Ciò che noi vediamo e tocchiamo in un Cosmo, figli e fratelli, non è tutta la realtà di questo Cosmo

perché i nostri sensi non possono abbracciare, nella pienezza e nella essenza, ciò che cade sotto di essi.

Eppure, figli e fratelli, ciò che noi vediamo è realtà; ciò che noi vediamo – anche se non lo vediamo nella

realtà, nella sua essenza – è una realtà. ................................................................................................................ 90

Ebbene, figli e fratelli, ciò che è in questo film sono tante realtà, ogni fotogramma è una realtà; ma la

Realtà unica che tutte le comprende ed abbraccia e che dà significato a questa teoria di piccole realtà, è

rappresentata dall’insieme della bobina e da ciò che questa bobina significa, narra, vuol dire. Questo è

l’Assoluto................................................................................................................................................................. 90

Ma, figli e fratelli, se questa è una realtà, altrettanto realtà è la visione dall’altra parte; altrettanto reale è

la visione dal relativo, perché anche il relativo è nell’Assoluto. Ed allora in modo vero ed in modo certo,

altrettanto noi possiamo dire che l’uomo evolve e nasce spiritualmente poiché dalla scintilla divina,

attraverso a varie manifestazioni… Kempis........................................................................................................... 91

Vi raccomando, figli, di meditare in modo particolare quanto ha detto questa sera il Fratello Kempis,

perché veramente nelle sue parole vi sono delle precisazioni e delle nuove verità, per voi, che possono

ulteriormente precisare e completare il quadro che andiamo via via illustrando. Dali............................................ 91

Udendo queste notizie che vi vengono date circa la natura dell’Assoluto, io ancor più sento il dovere di

dirvi:......................................................................................................................................................................... 92

Vi prego di rivolgere il vostro pensiero alle creature sofferenti, perché molto l’uomo può fare per i suoi

simili. E poiché il Karma, oltre che ad essere individuale, è collettivo, per questa ragione, figli, l’uomo può –

avendo compreso – aiutare coloro che soffrono. Dali ............................................................................................ 92

10 Aprile 1965 ................................................................................................................................................ 92

Il Karma è una legge – la legge appunto del Karma – che vige su ogni piano di esistenza, per cui si

incorre in questa legge, si inciampa, si mette in moto questa legge in ogni piano di esistenza e quindi con

ogni veicolo di attività umana; intendo dire con il veicolo fisico, col veicolo astrale................................................ 93

Dunque, allora, muovendoci anche per la via della sapienza, l’individuo incorre nel Karma, perché che

cosa vuol dire .......................................................................................................................................................... 93

Ecco, che cosa significa: la condizione più svantaggiosa di attuazione del Karma corrisponde alla via

dell’azione diretta. Intendo dire questo: che un individuo, compiendo un’azione senza comprendere, muove

un Karma; la causa che dovrà ricadere su di lui e che lo condurrà alla comprensione è tale, però, che egli

può non partecipare a questa comprensione, cioè restare completamente passivo.............................................. 93

Mosé fu una Guida Spirituale che apprese le basi del suo sapere… – dice un principio degli alchimisti:.......95

Il fenomeno di invecchiamento che una volta si vedeva così chiaro, oggi invece, attraverso a questi

contatti che si stabiliscono con tanta facilità, non si vede più; è più difficile alle società degli uomini di oggi

invecchiare perché non si fossilizzano più, come un tempo, sulle tradizioni. Le tradizioni, anzi, si può dire

che vanno sparendo. Nephes .................................................................................................................................95

Un Cosmo, come voi lo chiamate, può in effetti raffrontarsi ad un pensiero, e l’Assoluto a colui che

pensa. Solo in questi termini è vero ciò che insegnano i nostri Maestri; esclusivamente in questi termini.

Una manifestazione, eguale un pensiero; il manifestante, cioè l’Assoluto, eguale il pensatore..............................96

Cosa vuol dire concentrarsi su un oggetto? Significa dominare la propria mente tanto da

rappresentarsi con essa l’oggetto in tutti i suoi minimi particolari; ed essi particolari devono essere presenti

nella mente contemporaneamente. Una siffatta concentrazione prolungata conduce anche ad una

materializzazione dell’oggetto pensato. ...................................................................................................................96

L’Eterno Presente, se noi raffiguriamo l’Assoluto al ........................................................................................96

La Madonna, madre di Gesù, si è reincarnata o si reincarnerà, oppure è tanto alta da essere fuori delle

reincarnazioni? ........................................................................................................................................................97

Gli Apostoli hanno veramente detto dei Giudei quello che risulta nei Vangeli? ...............................................98

Si è detto più volte che il popolo ebraico è oggetto di un Karma collettivo… Alan ..........................................98

24 Aprile 1965 .................................................................................................................................................99

Di fronte a ciò che non è spiegato, a ciò che quindi non essendo spiegato rimane misterioso, l’uomo è

incerto; nel tentativo di trovare spiegazione risorge in lui l’atavico timore e la sua naturale ascendenza a

spiegare tutto secondo un divino intervento, attribuendo a questo divino ...............................................................100

Voi avete parlato, questa sera, di Maria madre del Cristo, e vi siete chiesti se le apparizioni che sono

conosciute, sono apparizioni dell’Entità che una volta fu Madre del cristo. Ebbene, figli, ciò non ha alcuna

importanza perché queste visioni – quando veramente tali sono state – hanno il valore che gli uomini ad

esse conferiscono....................................................................................................................................................100

Con ciò, figli, vogliamo dire che fino ad uno stadio della evoluzione, non ha importanza che l’uomo

conosca la verità più vicina che sia possibile alla Realtà; ma ad ogni stadio della evoluzione, ciascun

individuo conosca la verità che a lui è congeniale...................................................................................................100

Dunque, figli, voi che vi chiedete se sia importante che una creatura conosca qual è la fine che

l’attende, sappiate che ciò non ha importanza, perché il Karma molte volte – per la maggior parte delle volte

– consegna la sua gemma di comprensione allorché l’individuo lo ha tutto consumato. ........................................100

Questa è una domanda che riflette unica e sola..............................................................................................101

Dalle semplici sventure che accadono collettivamente alle creature unite – sembra – per forza del

caso, alle azioni che abbracciano più di poche creature o poche famiglie, ma anche intere regioni e Nazioni,

talvolta. ....................................................................................................................................................................102

Ma pure, figli, se ciascuno di noi ricordasse la sofferenza che, involontariamente o volontariamente, ha

fatto patire, si spaventerebbe. Tutto ciò però è giusto che l’uomo non lo ricordi perché da ciò ne ritrarrebbe

un senso di colpa che in effetti non esiste. Duro prezzo sembra avere la coscienza; eppure tutto è perfetto e

niente di ciò che possa apparire orribile è, in effetti ed in ultima analisi, tale. Dali..................................................102

Non che questo sia avvenuto… del tutto, ma certo che fa d’uopo che l’insegnamento sia, finalmente,

applicato iniziando dall’intimo vostro, e che quindi domande del genere che questa sera sono state fatte,

abbiano la risposta che si meritano; la risposta che l’insegnamento dato può far capire. Kempis ........................102

Unite i vostri pensieri di pace. Un moto, un movimento, una azione di uno Stato sembrerà mettere

molto in pericolo questa pace. Ed allora vi sarà – sempre in questa Nazione – un uomo che prendendo in

mano la situazione, capovolgerà questo moto di minaccia alla pace e, ancora una volta, la guerra totale

sarà scongiurata. Michel ........................................................................................................................................ 103

Io non parlavo italiano e non so se mi farò capire a voi. Fui molto travagliato nella mia vita perché,

verso la fine, non ebbi più sicurezza di ciò che dovevo fare per mia gente. Ma ho compreso quale sia il vero

atteggiamento di chi vuol vivere lontano dalla violenza, e pure in questo mondo dove occorre essere violenti

acciocché non si sia soffocati. Nehru Pandit fu il mio nome. Pandit Jawaharlal Nehru ....................................... 103

Passa il tempo fra gli uomini ed essi divengono polvere. Passano le loro civiltà, e dalla polvere altre ne

sorgono. E la Vita è recisa dalla Morte, e dalla Morte nuova Vita ritorna, e così via, in una ruota di ascesa e

discesa. E’ come una pianta che muta ad ogni stagione le sue foglie… Paul Verlaine ........................................ 103

01 Maggio 1965.............................................................................................................................................. 104

Se la verità non è compresa – lo ripeto ancora – rimane un’espressione di parole e di simboli non

svelati che, non essendo compresi, non danno alcuna forza ed alcuna chiarezza. Ma se, invece, ciò che

quelle parole vogliono dire è prima capito e poi compreso, ecco che veramente forze indicibili scaturiscono

dalle leggi ................................................................................................................................................................ 104

Forse l’errore vostro, figli, è proprio questo: quello di pensare che l’essere depositari di queste verità,

senza averle comprese, possa in qualche modo conferirvi una immunità dai colpi che la vita di ogni giorno

riserva a tutti gli uomini indistintamente. ................................................................................................................. 105

Voi forse, conoscendo ciò che noi vi diciamo, pensate che il saperlo unicamente con la mente possa

spiegarvi di colpo tutto quanto accade attorno a voi. Ma non è così, figli. Noi vi diamo gli strumenti per

comprendere, e sono .............................................................................................................................................. 105

Certo che nel momento della sofferenza e della disperazione che la sofferenza talvolta arreca, l’uomo

maledice tutto quanto lo fa soffrire; e tutto dimentica pur di trovare la ragione, e quindi il rimedio, per il suo

dolore. Ma potete forse voi dire che chi ha sofferto non ha comprensione per chi soffre? .................................... 106

Supponete che una creatura possa disporre di altre creature al suo servizio, così come si poteva fare

nei tempi passati, per farsi servire, e nella cura della propria persona dimentichi la libertà delle altre

creature, la personalità e la vita di esse, arrecando ad esse dolore. E supponiamo, figli, che le parti si

invertano e che per comprendere quanto sia importante l’altrui libertà ed il rispetto dell’altrui personalità

questa creatura, in una vita successiva, non ricordando ciò che ad altri fece patire, si trovi a rappresentare

la parte di un servitore ed a subire così i comandi del proprio padrone. ................................................................ 106

Così, figli, non si tratta di capire, dal Karma, dall’effetto che una creatura sta scontando, qual è la

ragione che la fa soffrire, qual è la causa che ha mosso, in altre esistenze, che oggi le arreca dolore. Anche

questo può avvenire, ma se non avviene, voglio dire che ciò non è la ragione del Karma; voglio dire che non

quello, durante la vita terrena, il Karma deve solamente dare. Dali ....................................................................... 106

E giacqui morta dalle mie stesse mani due volte, finita. La prima nella Magna Grecia, quando posi fine

ai miei giorni perché non convinta della importanza di vivere. E dopo, più prossimo a voi di oggi, quando per

l’errore di allora, la ruota che danza senza mai fermarsi mi travolse, vittima ancora dell’antica

incomprensione. Isidora Duncan........................................................................................................................... 107

Diletti! Oh, è motivo di grande gioia per me parlarvi e fare udire la mia voce a voi che con tanto amore

mi avete pensato! Papa Giovanni.......................................................................................................................... 107

Cessino gli odi e i rancori, cessino gli odi e i rancori… ma pace sia, pace sia! E non ricordo di sangue.

Non insegnate rancore, non insegnate rancore! Ma il perdono e la comprensione! Uomini fummo e soggetti

ad errare, ma non tutte le nostre intenzioni furono cattive ed errate. Claretta (Petacci?) .....................................107

15 Maggio 1965 ..............................................................................................................................................108

Il nostro insegnamento ha due aspetti fondamentali. L’uno riguarda l’insieme delle realtà cosmiche ed

assolute, più esattamente: la realtà di ciò che è, di questo Cosmo, del macrocosmo ed altre. Il ...........................108

Per il primo serve la mente, perché parlare della legge di reincarnazione, della legge karmica, della

legge di evoluzione, dei piani di esistenza e via dicendo, significa parlare di realtà vere, reali. Ma che non

hanno bisogno – per lo meno allo stato attuale della vostra evoluzione – di essere comprese con l’intimo...........108

Ma chi soffre, se è al corrente di questi insegnamenti, non deve comprendere che esiste la legge di

causa e di effetto: comprenderà ciò che prima non aveva compreso e che, per questa incomprensione, gli

fece muovere una causa il cui effetto lo sta scontando ora. Per chi soffre non v’è semplicemente da

comprendere l’enunciazione....................................................................................................................................108

Taluno di voi, udendo queste mie parole, ha pensato fra sé: è molto semplice, allora. Sì, in effetti, di

fronte all’intima convinzione, il lavoro del capire con la mente può essere più semplice. Ma pure, se prima

non si capisce, mai si comprenderà. Se prima non vi è chiaro il disegno generale, mai riuscirete ad esserne

intimamente convinti. E questo capire, e più ancora, certamente, l’intima convinzione, dà all’individuo una

sicurezza, una serenità, che è la stessa dei Saggi, che è della stessa natura di quella che hanno coloro che

si sono uniti con l’Assoluto.......................................................................................................................................109

Ma v’è un’altra parte dell’insegnamento per il quale, invece, la mente non è sufficiente; ed è un altro

aspetto basilare di ciò che noi vi diciamo. E’ quella parte d’insegnamento che riguarda l’intimo di voi stessi. .......109

Il dire che voi vivete per queste cose, e che queste cose sono il vostro ossigeno, può forse far piacere

a taluno – e perché no?, forse anche a noi – ma significa che non avete compreso il vero insegnamento di

conoscere voi stessi, e di trascendere i processi espansionistici dell’io..................................................................110

Un’altra cosa voglio dire, con questo vostro libero parlare di noi, quasi che fossimo noi a fare queste

riunioni. Ma non vi siete resi ancora conto che siete voi a fornirci gli elementi sui quali noi, poi, intessiamo la

riunione, l’insegnamento, se vogliamo dire? «Questa sera è stata bella!». Vuol dire che gli argomenti che

voi ci avete fornito sono stati di un certo interesse. Kempis ...................................................................................110\\

22 Maggio 1965 ..............................................................................................................................................110

Quando si dà importanza ad una frase, senza capire che importante è ciò che vuol dire questa frase, il

senso che vuole esprimere; perché quando si discute con l’intento di sapere chi ha ragione o chi ha torto, e

questo ci si domanda, la discussione non può essere serena, non può essere costruttiva perché diviene

una disputa che eufemicamente possiamo definire ................................................................................................111

Siamo venuti per dirvi che importanti sono i principi e che quelli vanno trovati ed affermati. Così,

quando vi udiamo dire se noi siamo o non siamo identificati nell’Assoluto, vi diciamo che questo non ha

importanza e che invece è importante chiedervi perché voi sostenete l’una o l’altra tesi, e perché vi

soffermate su domande di questo genere...............................................................................................................111

Vi siete chiesti chi sono e cosa fanno e quante sono le Guide degli individui. Avete chiesto delle

Intelligenze Celesti, degli Spiriti Elementare e perfino delle influenze in genere e del libero arbitrio per inciso;

e tutte queste domande denunciano che nell’intimo vostro è ancora radicata una non esatta visione...................111

Certo, ma la legge è un principio nella sua essenza, e come esecutivo di questa legge vi sono degli

enti che noi abbiamo chiamato Spiriti Elementari. Cosa c’è di tanto strano e trascendentale da capire in

questo concetto? Certo, se si immagina il tutto come un cieco meccanismo ........................................................ 112

Perché tutto questo vi appare difficile a capire, quando voi passate in un corridoio e per un semplice

dispositivo elementare della vostra tecnica, la porta si spalanca di fronte a voi, senza che voi, come un

tempo, abbiate aperto la serratura? Certo, per l’uomo del Medio Evo questo sarebbe stata magia; ma voi,

che alla magia più non credete ............................................................................................................................... 113

Chi può comprendere l’arte moderna se non dimentica il bagaglio che ha di conoscenze e di

convinzioni dell’arte antica? Eppure anche nell’arte moderna può esservi qualcosa da capire. Ma fino a che

vi accosterete al nuovo tenendo ben presente il vecchio e con questo raffrontandolo, non capirete il nuovo,

né il vecchio ne avrà giovamento. Kempis............................................................................................................. 113

29 Maggio 1965.............................................................................................................................................. 114

Qual è, per giungere alla comprensione di se stessi, il primo passo che l’uomo deve compiere?

«L’introspezione», direte voi. Sì, ma questa introspezione deve essere fatta con la massima sincerità di cui

l’individuo è capace. Se un pensiero di risentimento attraversa la sua mente, non ha importanza sapere se

questo pensiero è suo, gli è suggerito da un’Entità bassa, o a lui viene telepaticamente da un vivente.

Importante è isolare, vedere, centrare questo pensiero. Kempis .......................................................................... 115\\

05 Giugno 1965 .............................................................................................................................................. 116

Ma il perché della pazzia: perché – per quanto riguarda l’individuo – è un suo bisogno interiore. Voi

stessi avete portato degli esempi che riguardano certe forme di questa malattia: certe forme.............................. 117

Voi certamente non troverete difficoltà ad ammettere che un beone sia tale non per un suo Karma, ma

per una sua esperienza, per una sua debolezza, per una sua passione, come dir volete. In effetti che cosa

fa un beone? Egli ama e gradisce le sensazioni che a lui pervengono attraverso alla rivelazione del corpo

astrale ..................................................................................................................................................................... 117

Ma nelle forme di pazzia di questo genere, non sempre gli individui, veramente, come prima vi dicevo,

sono isolati. Vengono isolati quelli che si accontentano del processo che è in loro stessi, senza trovare

riferimenti ed appigli alla realtà che li circonda ....................................................................................................... 117

Ma la storia, voi sapete anche per esperienza diretta, che ha contato altri di questi pazzi lasciati

veramente liberi, i quali – a differenza di quelli che ora vi dicevo – cercavano degli appigli nel mondo che a

loro stava vicino, per esaltare la loro persona. Ed ecco allora che l’ambizione non rifiutava il mondo che a

loro stava attorno, ma cercava di asservirlo al processo di espansione e di esaltazione. E allorché è riuscita,

sono nate le catastrofi dell’umanità; ed ecco ancora il Karma non per quelle creature, ma per l’umanità tutta

che di queste catastrofi ha patito (2ª Guerra mondiale?)........................................................................................ 118

Le creature che sono totalmente e definitivamente pazze, senza alcun barlume di consapevolezza, non

vivono più; sono veicoli fisici che continuano il loro moto ed il loro cammino, continuano a vivere, perché

rappresentano uno strumento karmico per coloro che ad essi sono uniti da affetto. ............................................. 118

Si parla di principi ogni qual volta si ricercano le questioni basilari, essenziali delle cose. Si ricercano, si

vedono e si cerca di definirle. Si parla di cronaca, invece, quando si narrano dei fatti unicamente perché si

vuole essere edotti senza collocarli in un preciso scomparto del quadro generale. Kempis ................................. 118

Vedete, da umani abbiamo ognuno, come del resto molti di noi, la nostra mentalità, ed ecco la

meraviglia della creazione: che la verità giunge in modo diverso ad ogni e diversa mentalità. Così, fa parte

dell’Altissimo che questa verità venga agli uomini che parlano diversi linguaggi ................................................... 119

Vi è una Guida spirituale e più creature sotto la sua influenza. E, in taluni casi, vi sono Entità che

aiutano per ragioni professionali o di studio, di ricerca e via dicendo. Sono Guide, appunto, particolari, ...............119

Oltre alla Guida Spirituale che fa capo a diverse creature, ognuno di noi ha una sua Guida personale?

Alan .........................................................................................................................................................................119

12 Giugno 1965 ..............................................................................................................................................120

L’individuo, unendosi all’Assoluto diviene l’Assoluto perché............................................................................120

Voi avete detto che la coscienza individuale è del piano akasico, il più alto piano nell’emanazione, che

sta alle soglie del Logos. Ed in effetti così è. Attraverso alle molteplici incarnazioni nel piano fisico, si

sviluppa e organizza il corpo astrale, primo degli strumenti atti a costituire la coscienza individuale. E poi

ancora il corpo mentale, il quale dà ulteriore spinta ................................................................................................121

Ed allora, che cosa sarebbe l’epilogo di una manifestazione cosmica? Quale significato avrebbe, quale

retaggio? Il significato noi possiamo subito darlo: vi sono manifestazioni e riassorbimenti perché ........................121

L’individualità è la virtuale circoscrizione dell’Essenza e della sostanza divina – dello Spirito – che

origina in questo modo il mondo dei microcosmi. L’individuo è quindi il frutto della individualità, e la

individualità – che è quindi al di là, al di sopra della coscienza – che sta nella scintilla divina, è ciò che

sviluppa ed evolve attraverso e dalla vita del Cosmo. La individualità non può essere quindi abbandonata…

Kempis....................................................................................................................................................................122

19 Giugno 1965 ..............................................................................................................................................122

E’ vero che .......................................................................................................................................................123

Se potessimo guardare la scintilla divina in questa manifestazione cosmica, noi vedremmo che si tratta

della presenza dell’Assoluto, circoscritta in un microcosmo. E’ l’alito divino nel microcosmo. L’individualità è

un attributo di questo alito divino che origina il microcosmo. ..................................................................................123

Ma pure la scintilla divina, il Sé, ha un aspetto Trino: scintilla divina, alito, primo di questi aspetti che è il

fulcro di tutto il microcosmo; secondo di questi aspetti, la individualità; terzo di questi aspetti, l’individuo, il

microcosmo completo. ............................................................................................................................................124

Ma torniamo al nostro argomento, ed ecco che l’individuo – qui avete detto giustamente – cessa di

esistere alle soglie del Cosmo, nel momento in cui avviene l’identificazione con l’Assoluto. E questa

identificazione con l’Assoluto non produce però il dissolvimento della individualità, la quale è l’unico e vero

retaggio della manifestazione cosmica....................................................................................................................124

L’individualità è il punto d’incontro fra il manifestato e il non manifestato; è dunque un agente che

separa ma non divide, è dunque qualcosa che è presente e reale fino dalla notte dei tempi, dall’eternità; che

è presente all’inizio di una manifestazione cosmica – altrimenti l’individuo non esisterebbe – che è presente

al riassorbimento del Cosmo, e che rimane, oltre, nell’Eterno Presente.................................................................124

Ma accanto a questa enunciazione dobbiamo porre l’altra verità: che nell’Eterno Presente non vi è

trascorrere; ..............................................................................................................................................................124

Chi riesce a comprendere il linguaggio dei controsensi, dei paradossi, è finalmente libero da un altro

vincolo che incatena l’umano; e non già perché egli, così facendo, rigetti per sempre da sé la logica, ma per

abbracciare una logica ben più profonda e ben più precisa che si chiama: Realtà stessa di tutto quanto E’.

Kempis....................................................................................................................................................................124

Sorelle e fratelli, vengo per porgervi il mio caro e affettuoso saluto, a tutti voi. Vadano queste parole a

quelli di voi che sono qua presenti e a quelli che sono assenti questa sera. Nephes ............................................124

Anch’io voglio salutarvi affettuosamente ed augurare che possiate comprendere… meglio di quanto

possa farlo io. Alan ................................................................................................................................................. 124

Un breve saluto anche da parte mia per dirvi che non vi abbiamo dimenticati. Vi seguo nelle vostre

conversazioni e nelle vostre meditazioni. Claudio ................................................................................................. 125

Anche la Guida Fisica di Roberto questa sera vi porge il suo saluto, invitandovi a pregare perché

cessino presto gli spargimenti di sangue. Michel................................................................................................... 125

Figli, Teresa vi benedice con tutto il cuore. Teresa ........................................................................................ 125

Noi comprendiamo tutte le difficoltà che incontrate nella vita di ogni giorno: la stanchezza, che può

rendervi irascibili, un complesso di altre ragioni che via via vi sottopongono ad una continua tensione ed

apprensione. Ma, figli cari, questa è la vita che voi dovete accogliere di buon animo, cercando di affrontarla

il più serenamente possibile. Dali ........................................................................................................................... 125

07 Novembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un saluto ed una benedizione a voi, o figli, do-

po qualche tempo che non avete udito la nostra voce.

In questo tempo, o cari, vi abbiamo seguito, abbiamo udito le vostre conversazioni, qualche volta

più accese; e noi ben conosciamo quelle che sono le ragioni e i motivi che possono rendere una con-

versazione calma o animata.

Figli, se la vostra memoria non vi tradisce, voi ricorderete quanta importanza noi abbiamo sem-

pre dato all’unità della Cerchia. Che cosa essa significhi e quale forza spirituale essa abbia. Il fatto

stesso di essere “una Cerchia”, figli, conferisce ad essa una sorta di valore, la possibilità di influenza-

re, la possibilità di costituire forme fluidiche aventi un preciso carattere. E rendere più intense queste

forme sta a voi, all’armonia che voi potete raggiungere in seno ad essa Cerchia.

Ora noi potremmo spezzare questa catena di amici in più parti; ma ciò sarebbe un cattivo rime-

dio poiché - finché è possibile - la Cerchia ha la sua importanza, il suo valore, unita come è. E certa-

mente non vogliamo essere noi, anche se spinti da voi, a dividerla in due parti. Se quindi è possibile

continuare in una unione, ciò è da preferirsi ed è auspicabile, figli, che così avvenga. Ma voi non do-

vete abbandonarci perché, figli, voi ci abbandonate ogni qual volta venite meno a quello che noi vi

abbiamo detto. Una volta dicemmo che se non foste stati voi a lasciarci, neppure noi vi avremmo ab-

bandonati. Ma in quante maniere, figli, voi potete abbandonarci!

Non voglio annoiarvi con rimproveri per cose che possono avere una importanza relativa; impor-

tante è, figli, che regni l’armonia fra voi ed il desiderio di comunicare con noi.

Certo che siete qua, e tante altre creature desidererebbero assistere. Ci siete per dei motivi vali-

dissimi; questo lo dico perché non debba credersi che siete qua per caso. Ma certo che da parte vo-

stra, figli, deve esservi la volontà di ben impiegare questa possibilità che vi è data, questi talenti che

vi sono stati offerti. Poiché tutto è preciso ed ordinato, figli, anche la vostra venuta qua non può che

avere una valida ragione, un motivo essenziale. Ma da parte vostra ciò non deve essere preso come

una scusa ed un paravento per sentirvi autorizzati a rimanere qua a scaldare le sedie, come qualcu-

no ha detto. E’ vero, figli? Ma anzi voi dovete pensare che questa possibilità vi è stata data acciocché

voi tutti - parlo per ciascuno di voi, presenti ed assenti - acciocché voi ne usufruiste, acciocché voi

prendiate il massimo che potete prendere, da quello che noi possiamo dare.

Ebbene, figli, vi fate delle domande; domande che hanno risposta, e quindi è giusto che udiate

questa risposta. Perché, vedete, molte volte gli uomini si immaginano l’aldilà in una determinata ma-

niera; o credono in Dio raffigurandoselo in un determinato modo. Così, cercano di dimostrare

l’esistenza di Dio illustrando il concetto che essi si sono fatti del loro Dio; ma molte volte accade che

quel loro Dio non esiste affatto, perché la realtà è quella che è, e molte volte fra un credente ed un

ateo, è l’ateo che è molto più vicino alla realtà piuttosto che il credente. Quindi questa distinzione fra

credenti ed atei ha un valore relativo. Ora voi - almeno mi auguro che sia così - siete credenti. Crede-

te che tutto quanto esiste non sia solo frutto del caso, che la vita dell’uomo prosegua oltre la morte

del suo corpo fisico. Ebbene, figli, ciò non è sufficiente, perché voi e quelli che seguono

l’insegnamento, debbono sapere esporre - quando ciò avvenga, sia necessario - ai loro simili in che

cosa credono, in quale Dio credono, come è questo Dio che voi affermate esistere. Perciò, figli, da

anni noi vi parliamo. Parliamo per voi stessi, per ciò che voi dovete fare ogni giorno e che dovete im-

parare ogni giorno. Ma vogliamo, figli, che voi abbiate le idee talmente chiare da saper esporre

l’oggetto della vostra fede, o del vostro credo, agli altri. E non già perché siate investiti di una celeste

missione, ma perché la chiarezza in voi è tanta e tale che gli argomenti dei non credenti, degli atei -

se così vi piace chiamarli - sono dalla vostra fede, dalla vostra certezza, ad uno ad uno controbattuti.

E’ possibile ciò? Certo che è possibile.

Ciascun scienziato che sia dedito alla ricerca scientifica, alla scienza pura, osserva i fenomeni e

formula delle ipotesi. Le ipotesi possono anche andare oltre la realtà dei fenomeni osservati; ciò non

di meno sono ipotesi scientifiche. Allo stesso modo, figli, è di questo insegnamento. Esiste in esso

tanta logica - e non potrebbe essere diversamente - tanta chiarezza, tanta verità che può essere ac-

cettato anche dalle menti scientifiche, anche da coloro che vogliono avere sempre, come testimoni, i

fenomeni che possono osservare. Anche da coloro che non fanno atto di fede se non nell’accettare le

ipotesi scientifiche. Ebbene, figli, per loro questo nostro insegnamento può essere una ipotesi scienti-

fica perché ha tutti i presupposti per esserlo in quanto è la verità.

Ma, ripeto, voi non dovete sentirvi investiti di una celeste missione, ma sentirvi in dovere di fare

chiarezza in voi; di vedere chiaramente questo disegno che noi di volta in volta vi abbiamo dato, vi

diamo, e cerchiamo vieppiù di arricchire nei particolari. Quante sono le domande! E per ogni doman-

da vi è, come minimo, la risposta data in un modo; cioè vi è sempre la risposta, ma la verità della ri-

sposta può essere resa a voi assimilabile, come minimo, sempre in un modo.

E chi può sostenerci in questo lavoro? Chi può dare la ragione? Quale è il vero scopo di queste

riunioni? E’ questo, figli, non altri. Quello di portare fra voi, che vivete la vita vostra di ogni giorno nel

modo più naturale e generale dell’uomo, questo insegnamento. Giacché per credere nella realtà,

giacché per contemplare la realtà non è necessario seguire una scuola iniziatica unicamente mistica;

non è più necessario allontanarsi dal mondo, ma, anzi, è nel mondo che la si deve trovare perché il

Regno del Messia, il ritorno del Cristo, è in atto fra gli uomini, ed è lì che il Cristo tornerà, ed è lì che il

Cristo va trovato.

Voi che ci udite assistete ad un fenomeno che ha un qualcosa di eccezionale per la molteplicità

dei suoi aspetti. Ringraziate l’Altissimo di quanto vi è dato e fate in modo che sia per voi massima-

mente proficuo. Vi lascio momentaneamente.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve. Kempis vi saluta.

Vi siete posti delle domande: vi siete chiesti che cosa ne è del Logos dopo il riassorbimento del

Cosmo. Ebbene, figli e fratelli, il Logos come voi sapete è il centro del Cosmo, è il punto ideale nel

quale si riassume tutta la vita del Cosmo. Il Logos è il fulcro della vita cosmica. Allorché il Cosmo sa-

rà riassorbito, allorché, cioè, la circonferenza non esisterà più tale e quale ora esiste, neppure il cen-

tro esisterà più imperciocché la circonferenza esiste perché esiste il centro. Un Cosmo è tale quale è,

perché così è improntato dal Logos; ed il Logos, al termine della vita cosmica, della evoluzione co-

smica, torna ad essere Spirito come sempre è stato e non più adombrato da forma logoica. Mi spie-

go? Non possiamo quindi parlare di individualità: nè di individualità universale, nè individualità cosmi-

ca, nè individualità del Logos. Possiamo dire che un Cosmo, e così un Logos, ha una sua impronta,

certo; ha un suo tono fondamentale, senza dubbio; ma non possiamo dire che ciò significhi una indi-

vidualità.

La durata di un Cosmo, figli? Oh! E’ un numero, rapportato ai vostri anni, che ha moltissimi zeri.

Credo se ben ricordo, qualcosa come 400 zeri. Eppure in questa vastità, l’uomo è qualcosa! Pare in-

credibile! L’uomo possiede una individualità; ovvero l’individualità, l’individuo, origina l’uomo; e

l’individualità è una cosa tanto preziosa e grande da conferire all’uomo il suo carattere eterno. Io spe-

ro che nessuno di voi faccia la ruota come i tacchini, da queste affermazioni. Ma l’uomo, in effetti, figli

e fratelli, è importantissimo; è - di tutto il Cosmo - veramente - se fosse possibile fare una graduatoria

- la manifestazione più importante, più completa perché racchiude in sè il Cosmo stesso ed oltre.

«Che cosa è, in effetti, questo uomo?», si domanda il figlio Loreno. Se il corpo fisico, quale noi lo

vediamo, in realtà non è così, se questo viene lasciato al termine della ruota delle nascite e delle

morti; se il corpo astrale ed il corpo mentale nello stesso modo vengono abbandonati; se la stessa

coscienza - che pare essere il retaggio, che pare essere il tesoro nel quale vanno a depositarsi le e-

sperienze dell’uomo - un giorno sarà abbandonata, in che cosa si può identificare l’individuo? Ebbe-

ne, figli e fratelli, l’individuo è quello che è nel momento in cui egli, mercé la consapevolezza, prende

in esame se stesso. Così, in questo momento, voi siete un corpo fisico - qualunque aspetto esso

possa avere - un corpo astrale, un corpo mentale ed una coscienza. E seppure tutti questi veicoli -

veicoli - di evoluzione un giorno saranno lasciati, figli e fratelli, ciò non di meno, ora, voi siete

l’insieme di essi veicoli e del vostro Spirito; e se un giorno - che io vi auguro il più vicino possibile - voi

non sarete altro che Spirito, ciò non di meno nel vostro presente, oggi, voi siete lo Spirito unito a

questi veicoli che ora ho nominato.

Qual’è dunque lo scopo della umana reincarnazione, della nascita dell’uomo in una serie di vite?

Qual’è lo scopo della trasmigrazione dell’individuo in tanti corpi? Da prima noi vediamo l’individuo che

si incarna in veicoli appartenenti a regni semplici della natura: ma tutto ciò, voi sapete, ha lo scopo

unico e solo di costituire e organizzare veicoli che gli permetteranno una incarnazione in forme più

complesse, atte a manifestare più alti gradi di evoluzione. Ed eccoci all’uomo, uomo che è un essere

consapevole; e questa consapevolezza conduce alla coscienza, sinché lo stesso veicolo della co-

scienza verrà abbandonato. Ma ciò che rimane, oltre questo abbandono, abbandono della consape-

volezza umana, della coscienza del Santo, è l’Esistere, l’Essere Divino. Perché oltre la consapevo-

lezza di voi uomini, è la coscienza dei Santi. La vostra consapevolezza deve allargare la vostra co-

scienza tanto da fare di voi uomini dei Santi. Ma una volta raggiunta questa santità non basta: la co-

scienza - il veicolo chiamato così - viene abbandonato e l’individuo conosce qualcosa per il quale non

esistono appellativi. E’ l’Essere, è l’Essenza, è la Beatitudine, è l’Esistenza. E’ una consapevolezza,

una coscienza talmente accesa, da sentire tutto se stessi in comunione con il Tutto; è un “sentire”

tanto intenso da dire: «Io non sono identificabile nel nulla, ma nel Tutto io vivo e nel Tutto io esisto. E

l’estensione della mia esistenza e del mio essere è talmente vasta, che in ogni dove io sono, perché

io sono uno con Dio, uno con Tutto».

Prima di quel giorno beato, l’uomo è quello che è, ed è identificabile non solo nel suo corpo fisi-

co, non solo nel suo corpo astrale, non solo nel suo corpo mentale o nella sua coscienza, ma in tutti

questi uniti assieme. E se un giorno tutti questi veicoli verranno dall’individuo abbandonati, ciò non

vuole dire che nel vostro presente la vostra realtà sia questa: allora sarà una Realtà Assoluta, del tipo

di quella che ora ho cercato di dipingervi sommariamente. Ora è quella che è, e che voi ancora non

conoscete. “Conoscete voi stessi” e vedrete che siete il risultato di tutti questi veicoli uniti assieme ed

assieme funzionanti, anche se non armonicamente. Questa è la vostra realtà del momento.

La vostra indagine retrospettiva può essere tale da far risalire la vostra consapevolezza oltre i li-

velli più bassi, più vicini al piano fisico - non bassi come importanza spirituale - e può condurvi, essa

indagine introspettiva, alla radice del vostro essere, il vero Sè, la goccia e la scintilla divina. Ciò non

di meno, figli e fratelli, la vostra realtà attuale è quella che è: voi siete quelli che siete in questo vostro

presente. E risalendo fino a ciò che sta oltre la coscienza, voi - per un istante - potete anche essere

rapiti e considerare ciò che è in voi, come appartenente all’ora contingente, caduco, fatuo, provvisorio

fino a provare un senso di smarrimento. Ma ciò non è esatto imperciocché voi, in questo vostro pre-

sente, siete una ben precisa realtà adombrata dei vostri veicoli che sono quelli che un giorno vi con-

durranno a trascendere la realtà di questo vostro presente sino a giungere alla Realtà Assoluta.

Pace a voi.

Kempis

Salve, figli. Claudio vi saluta.

L’uomo cerca una sicurezza, cerca in tutto quello che egli fa di trovare un senso di sicurezza nel

quale sentirsi protetto dalle ansie che le ore a venire gli procurano. Eppure, figli e fratelli, il compren-

dere se stessi è nemico di questa sicurezza. Se voi intimamente studiate l’essere vostro, voi avrete

notato come in questa indagine si affaccino molte soluzioni. Ebbene, figli e fratelli, voi siete impossi-

bilitati a riconoscere quella giusta; ebbene, figli e fratelli, voi non trovate la certezza di essere riusciti

a comprendere esattamente l’essere vostro. Ed ecco che a voi sembra che l’indagine che avete fatta

sia inutile, non porti ad alcun risultato. Non è così, figli. Voi dovete esaminare le vostre azioni, com-

prenderle, scoprire tutte quelle cause che possono avervi spinto ad agire. Tutte vagliarle e continuare

in questa indagine anche se non riuscite a trovare la certezza e la verità di voi stessi. Non ha impor-

tanza. Importante è che l’uomo studi se stesso, non cerchi la facile sicurezza dell’essere suo, la facile

sicurezza e tranquillità del suo intimo che con tanta facilità lo porta ad una cristallizzazione. Ma conti-

nuamente il suo essere interiore sia in attività, sia in giusta tensione; il suo intimo continuamente la-

vori ed operi. Ogni giorno l’individuo deve porre se stesso in discussione, e non deve esservi azione

che l’uomo compie che non sia dall’uomo stesso valutata, che non sia dall’uomo stesso ricercata alle

origini, vista nelle cause che l’hanno mossa. Ma non accontentatevi di una semplice spiegazione, abi-

tuatevi a trovarne più di una, anche quella che il vostro amor proprio cerca di allontanare da voi per-

ché la più triste. Non importa che voi abbiate una giusta visione di voi stessi: importante è che voi

operiate una indagine nell’intimo vostro. E non essendo importante che voi riusciate a vedere la verità

dell’intimo vostro, tale quale è in realtà, abituatevi quindi a vedere le ragioni che vi spingono ad agire

non solo in una direzione, ma ad accettare due o tre motivi che vi hanno spinto in un senso. Dando

ad un povero e studiando nell’intimo vostro questa azione, voi potete trovare più soluzioni. Ad esem-

pio il farvi belli agli occhi degli altri, oppure crearvi un posto in Paradiso, oppure un far tacere con po-

co la vostra coscienza, oppure un seguire un giusto e naturale “Comandamento”. Ebbene, voi potete

essere indecisi su quale di queste ragioni sia la vera: ciò non ha importanza, prendetele tutte come

buone. Ciò che voi dovete fare non è trovare la verità di voi stessi unicamente per dire: «Io sono nel

vero», ma dovete spingere voi stessi a comprendervi. Voi dovete, per il momento, essere giustamen-

te attivi, giustamente meditativi.

Pace a voi.

Claudio

Amici carissimi, Nephes vi saluta.

Vorrei richiamare il vostro pensiero su certe creature che hanno necessità di aiuto. Vi sono delle

creature che avranno un pericolo: il pericolo di frane. Allora concentratevi e noi potremo utilizzare di

queste vostre forze per aiutare, quando si presenterà, nel vostro tempo, questa evenienza. “Pericolo

di frane”.

Nephes

14 Novembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Non vorrei, figli, trattenervi ancora su un argomento che, per taluno di voi, è lugubre, e rattristare

così il vostro umore. Per quanto voi che ci ascoltate, dovreste aver superato il timore di quel “trapas-

so” che comunemente dall’uomo è chiamato “morte”. Eppure, figli, questo trapasso ha una sua irra-

diazione tutta particolare, avvertita anche dagli animali i quali presagiscono, presentono, non solo la

loro morte quando è naturale - più ancora - ma anche la morte di altri corpi fisici; perché il giusto mo-

do di usare questo vocabolo “morte” è usarlo per parlare di corpi fisici, giacché voi sapete, figli cari,

che l’individuo non muore mai; ma v’è uno spostarsi della sua consapevolezza da un piano all’altro.

Ora, figli, se dunque il finire della vita di un corpo fisico ha una sua irradiazione tutta particolare

che viene sfuggita, o quanto meno avvertita, anche da esseri che non hanno l’uso della consapevo-

lezza e che quindi non provano paura nel senso umano, vogliamo noi forse dire con ciò che anche il

Maestro, l’evoluto, debba avere paura della morte, o quanto meno sfuggirla? La risposta è troppo fa-

cile, voi già la conoscete: nessun individuo evoluto teme la morte. Perché sa che il timore, in effetti,

qualunque esso sia, sia esso della morte - e Kempis disse che la paura della morte regna sovrana fra

gli uomini perché era il tipo di timore più diffuso - il timore, qualunque esso sia, in effetti, non è che

paura di soffrire, paura di non avere un certo benessere che si ha nel momento, paura dell’incognito.

E l’evoluto, figli, non ha queste paure poiché, per lui, è fermo convincimento che niente di male può

accadergli, che la morte non esiste, che l’incognito è, invece, certezza.

«Eppure - voi direte, anzi, avete detto - il Cristo rimase turbato di fronte alla visione di ciò che lo

attendeva». Certo. E noi vi abbiamo risposto che furono i toni umani della Sua personalità assunta

nel condurre la missione che voi conoscete. Ed anche un’altra Entità - si narra - rimase turbata di

fronte al pensiero del proprio trapasso; ed il narratore, con lo stile poetico proprio del paese e degli

uomini ai quali apparteneva, spiega che anche un volatile, allorquando gli sia aperta una gabbia, in-

dugia prima di liberarsi dalla sua prigionia.

Ebbene, figli, dobbiamo distinguere fra paura della morte di colui che niente sa e titubanza di co-

lui che pur sapendo indugia, resta leggermente indeciso dal pensiero che dovrà vivere ciò che è stato

per lui più volte oggetto di meditazione, ciò che più volte è stato da lui osservato, scrutato, meditato,

immaginato.

Voi sapete quanti hanno il timore del buio, pur sapendo che niente può accader loro nel buio;

quanti, ogni qual volta debbono essere fotografati, loro malgrado, non riescono ad avere una espres-

sione naturale; quanti temono il microfono pur, per ragioni della loro professione, essendone conti-

nuamente a contatto. Eppure, da questo continuo contatto, mai sono riusciti a liberarsi da quella for-

ma strana di panico.

Ebbene, figli, può accadere che qualche Santo possa, nel momento del trapasso, non avere pau-

ra, ma provare una certa emozione; e la ragione di ciò non va ricercata in una verità trascendentale

la quale è così perché così deve essere; perché la paura della morte, per tutti, debba essere sentita e

provata. No. E vi può essere anche un individuo, come me e come voi, che non ha paura della morte,

pur non essendo un Santo, perché non ha consapevolezza, non si sofferma abbastanza su questo

pensiero; o perché, figli, sta tanto male nel vostro mondo da desiderare di venire nel nostro prima

possibile. Tante sono le ragioni; e la paura della morte, per quanto regni sovrana fra gli uomini per-

ché è conosciuta da tutti, è una paura come tutte le altre.

Ma voi avete detto: «Perché l’uomo non ha paura a compiere qualche triste azione nei confronti

dei suoi simili, ed ha paura, invece, di morire?». In genere, figli, chi compie qualche triste azione, nel

momento, non pensa mai alle conseguenze. Se ruba, è convinto di farla franca e così via.

Il pensare alla morte non è pensare a qualcosa che possa capitare agli altri e non a noi; ma il

pensare a qualcosa che possa capitare a noi, figli, comporta un certo timore per chi non abbia rag-

giunta quella sicurezza, quella certezza di cui prima vi parlavo.

E voi, figli? Voi che ci ascoltate da tanto tempo, perché non tutti avete superato questo timore?

Voi avete detto che è una questione di “fondo”, che udite questi insegnamenti, ma non ne siete pro-

fondamente convinti. E che fare, allora, figli? Noi vi parliamo di cose a voi irraggiungibili? No. E quale

è - non oso dire la via - ma quale è l’insegnamento? Ciò che voi dovete fare per raggiungere queste

cose irraggiungibili, per conciliare la vita vostra che ogni giorno dovete vivere, con quello che noi di-

ciamo? Voi qua venite, udite le verità, dite che sono giuste, ma quando ve ne andate di qua, tornate

nella vita vostra di ogni giorno dove queste verità - dite - «...non possono essere perseguite se non

vogliamo essere soffocati...». Eppure, figli, vi è un insegnamento che conduce a quelle verità, ed è

l’insegnamento del Fratello Claudio. Nessun altro insegnamento è un passaggio obbligato: «Cono-

scete voi stessi!». Vivete la vita di ogni giorno tendendo a quelle verità che per voi sono “ideali morali”

quanto più voi potete. Ma se queste per voi restano “ideali morali” a malapena irraggiungibili, o addi-

rittura irraggiungibili, figli, seguite ciò che vi dice il Fratello Claudio perché quello è facilmente rag-

giungibile ed è alla portata di tutti. E non è in contrasto con la vita che - voi dite - siete obbligati a vi-

vere ogni giorno.

Non vi sono più scuse, quindi. Non è più possibile dire: «Ciò che voi ci illustrate è una utopia, so-

no ideali: voi volete fare di noi degli idealisti». No, figli. Ciò che noi vi diciamo illustra, sì, questi ideali,

ve li prospetta, e ad essi dovete protendervi; ma è anche una lezione di vita di ogni giorno. E’ anche

un insegnamento per ogni attimo della vostra esistenza, seguire il quale non comporta alcuna rinun-

cia. Seguendo il quale non siete obbligati a lasciare il mondo, nè a mostrarvi, agli occhi dei vostri si-

mili, in modo diverso dal loro e quindi concentrando su di voi l’altrui curiosità. Ma è un insegnamento

che deve essere seguito nella segretezza dell’intimo vostro.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Nephes vi saluta. Eccomi fra voi.

Ho udito che mi avete ricordata, questa sera, e sono venuta per salutarvi e per dimostravi che vi

ho uditi. Il fratello Corrado ha parlato degli Spiriti Elementari ed allora ascoltando i vostri dubbi, mi è

venuto in mente un esempio che io spero possa chiarirli un po’. Voi avete delle specie di automi che

possono aiutarvi in certi casi, come in certe cose. Ecco, questi Spiriti Elementari naturali sono una

sorta di automi. Vi è più chiaro così? Dei robot che possono fare quei lavori, quasi con intelligenza,

che sono necessari alla vita naturale nei piani.

Domanda - Gli Spiriti Elementari sono solo quei quattro che ci sono stati indicati oppure ce ne sono

degli altri?

Risposta - Sono quattro categorie e poi vi è anche la quinta. Sono sette le categorie; voi sapete che

le altre due sono ancora da manifestare. Questo per quelli naturali. Poi vi sono tutte le sorta di artifi-

ciali che possono essere creati intenzionalmente ed anche inconsapevolmente, cari fratelli, attraverso

alla concentrazione.

A proposito di argomenti da trattare e da discutere, perché non usate il metodo democratico, tan-

to in vigore nel vostro mondo attualmente? Perché non mettete alle votazioni gli argomenti che volete

discutere per vedere se interessano a tutti? (Se democrazia si può chiamare il trascurare le minoran-

ze).

Domanda - E’ stato detto un termine: “mente cosmica”. Ora io vorrei sapere se questo termine è cor-

retto e se sarebbe giusto - posto che sia corretto - pensare in base agli analoghi termini del diziona-

rio, che esista un Cosmo individuo, o un individuo Cosmo.

Risposta - No, no, no! Il Cosmo non è un individuo! Però si intende con “mente cosmica” il piano

mentale. Oppure si può intendere, anche, con “mente cosmica” l’insieme delle leggi che regolano un

Cosmo. In questo caso non è più il piano mentale, ma noi saliamo al piano akasico, al piano delle

cause e su, oltre, fino alla radice del Cosmo stesso che lo impronta: il Logos. Però si dice che l’uomo

è un microcosmo in quanto ha in sè tutti gli elementi che compongono il grande Cosmo; e questo può

farci scivolare nell’errore opposto e farci dire che il Cosmo è un grande uomo. No, è vero? Il Cosmo

ha una sua costituzione: l’uomo, microcosmo, ha una analoga costituzione. Ma il Cosmo non è un

grande individuo, come l’uomo, invece, è un piccolo individuo, è vero? Non dovete incorrere in questo

errore. Il Cosmo è una manifestazione dell’Assoluto, e il suo fulcro, la sua radice, che sarebbe il Lo-

gos, è il primo alito di questo Assoluto, è l’Assoluto manifestato nel Cosmo. Chiaro? E quindi non è

un essere a sè, ma è l’Assoluto “che si è adombrato” un atto intenzionale di volontà.

Domanda - Quali sono, per esempio, altre conseguenze dell’esistenza di questa “mente cosmica”, o

piano mentale, oltre a quelle di cui si è parlato ora?

Risposta - Conseguenze che vadano al di là dell’individuo, vero? Perché l’individuo stesso è una

manifestazione di questa “mente cosmica”, di questo piano mentale, della materia mentale, per il fat-

to stesso dei pensieri. Ma conseguenze, tu intendi, che possano rispecchiarsi e vedersi nella vita na-

turale dei piani?

Partecipante - Sì.

Risposta - Per esempio, tutte quelle forme di intelligenza nella vita naturale. Voi sapete che gli ani-

mali hanno, istintivamente, una grande saggezza, si potrebbe dire. Ecco, tutte queste forme istintive

di saggezza, di sapere come comportarsi, provengono tutte da questo piano della mente che, in sè,

sarebbe come dire il piano fisico: sarebbe un piano fatto di una materia che si chiama “mente”, ma

questa materia compone tanti organismi i quali hanno delle loro funzioni; così come nel piano fisico,

la materia compone tanti veicoli fisici, compone dei pianeti, compone delle stelle, compone dei raggi,

i raggi cosmici; una infinità di cose le quali tutte hanno una funzione, certo, un compito ben preciso.

Così è nel piano mentale. vi è la materia mentale, se noi la consideriamo allo stadio naturale; ma

questa materia mentale compone tante cose, fra cui il corpo mentale degli individui. Ma compone an-

che altri organismi, vedi, ad esempio, compone le intelligenze celesti che soprassiedono agli Spiriti

Elementari, compone...

Domanda - Scusa, hai detto che compone il corpo mentale dei singoli individui...

Risposta - Sì la materia mentale compone il corpo mentale dei singoli individui.

Domanda - Ecco, figurativamente, come deve essere inteso? Quella materia è carpita, è fatta pro-

pria, in piccolissime parti, da un certo individuo, oppure quell’individuo attinge a quel piano?

Risposta - Ogni individuo ha un suo corpo mentale, quindi è fatta propria, fino alla regione della non

forma. Al di là, invece, è pressappoco quello che tu hai detto, cioè è l’individuo che attinge al piano.

Domanda - Ah, è l’individuo che attinge?

Risposta - Nella regione della non forma. Mentre per il corpo mentale vero e proprio che produce i

pensieri comuni dell’uomo, è l’individuo che ha un suo corpo mentale. Ecco perché voi vedete che gli

animali hanno questa forma di istinto-intelligenza che li fa agire in determinati modi per la conserva-

zione della specie; perché attraverso al piano della non forma, ove sono depositati anche questi semi

di saggezza di ciascuna razza attuale di animali del piano fisico, attraverso a quel piano, scendono

nelle menti istintive degli animali questi semi, questi modi di comportarsi, e da qui al veicolo fisico

dell’animale. Perché se fosse unicamente un corpo mentale dell’animale, unico, solo, non potrebbe

spiegarsi l’esperienza innata dell’animale, perché a ciascuna incarnazione l’animale dovrebbe rifor-

marsi una esperienza. Ecco, invece, che vengono da questo piano della non forma. Spero di essere

stata chiara.

Domanda - Tu mi hai ricordato che gli Spiriti Elementari sono sette, e non quattro come credevo. O-

ra, sugli altri tre ci puoi dire qualcosa di più preciso? Ricordo che uno fa parte del piano eterico, nel

futuro, e gli altri due del piano mentale, se non sbaglio, vero?

Risposta - No no, caro. Appunto sarà meglio che tu prima ti rinfreschi la memoria, leggendo. Poi, se

non avrai compreso bene, sarò ben lieta di cercare di spiegarmi in modo migliore. “Risiedono”, ab-

biamo detto, nel piano mentale. Che cosa vuol dire “risiedono nel piano mentale”? Gli Spiriti Elemen-

tari non sono costituiti di materia mentale: ma le intelligenze celesti, che sono proprie del piano men-

tale, che sono non Entità nel senso di individualità, ma valori che vivono nel piano mentale, non han-

no ancora incominciato ad azionare questi Spiriti Elementari nel piano astrale e da qui nel piano fisi-

co. Saranno quelle categorie che svilupperanno i poteri extra normali negli individui. E adesso vi salu-

to, cari, e vi abbraccio.

Domanda - Scusa, tu hai detto: il piano akasico e il piano delle cause. Volevo che tu chiarissi meglio

questo concetto.

Risposta - Provate a pensarci un poco da voi. E poi le vostre Guide vi chiariranno certamente meglio

di me .

Vi benedico tutti.

Nephes

Onnipotens deus, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, amen.

Pace a voi.

Entità Ignota

Fui Fermi, già vostro compatriota.

Domanda - Posso fare una domanda?

Risposta - Sì, ma non so se avrò la forza di risponderti. Mi proverò.

Domanda - Scusa, si può pensare che i corpi astrali siano formati dalla concentrazione dei raggi so-

lari? E può darsi che l’equilibrio al quale sottostanno i corpi astrali, sia dovuto al bombardamento dei

raggi solari?

Risposta - Tutto quello che voi potete osservare ora, e individuare come materia subatomica, fa par-

te ancora del piano fisico. Il corpo astrale è al di là delle radiazioni solari che voi conoscete.

Domanda - Scusami, ho sbagliato vocabolo. I corpi costituenti gli astri.

Risposta - Ah! Ciò che tiene insieme un corpo stellare, o siderale, che non brilli di luce propria, è ciò

che voi chiamate “forza di gravità”, la quale proviene dal sole in questo senso. Ma un pianeta non è la

condensazione di materia elementare proveniente da una stella; è materia che si è originata dalla

condensazione ed esplosione energetica che originò ed origina gli Universi; ed è mantenuta nella

forma in cui la prendiamo in esame dalla forza di gravità, non considerata nella sua componente, ma

nel suo sprigionarsi al centro del corpo siderale. La forza di gravità è una componente, quale voi la

conoscete; ma la componente della forza che è nel centro del corpo stellare, o siderale, è la forza di

gravità. E’ una delle componenti che originano la risultante forza di gravità. Mi spiego? Ma la forza di

gravità, considerata nella componente, proviene dalla stella, dal sole, a cui appartiene il corpo sidera-

le preso in esame.

Io non so se sono chiaro, anche perché ho dimenticato un poco la nostra lingua.

Ed ora, mio amico, ti ho comunicato la mia risposta...

Partecipante - Grazie... Devo riflettere...

Domanda - ......

Risposta - Mi è difficile. Con molta amicizia.

Enrico Fermi

La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Vi benedico e saluto, cari.

Dali

21 Novembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dopo aver udito questa vostra animata conversazione, figli cari, quale può essere il nostro epilo-

go? Che cosa possiamo dirvi che voi già non abbiate detto?

Eppure, fra tante opinioni, fra tante citazioni che possono sembrare in contrasto l’una con l’altra,

può uscirne fuori una verità.

Noi, figli cari, ringraziamo tutti voi che ci amate, che avete un’alta stima di noi, una fiducia, come

molti hanno detto; ma ciò non ha alcuna importanza poiché la più alta opinione che voi potete avere

di noi, non ci accresce di una benché minima misura nei confronti di quello che noi in realtà siamo. E

quindi che significato può avere, o cari, che voi ci teniate in stima più o meno?

La verità è ogni dove, figli, e in ogni dove può essere trovata. Ed allora voi direte: «Perché ci par-

late?». Vi parliamo perché vogliamo aprirvi a questa verità che sta attorno a voi e che voi non riuscite

a vedere. E vi diciamo: «Non dovete credere ciecamente, ma meditare tutto quello che noi vi diciamo,

per giungere all’intima convinzione». Ebbene, figli, parlando di vari argomenti, noi possiamo rivolgerci

a taluno di voi in modo particolare; trattare un argomento che voi non avete compreso, illustrarvelo e

stabilire un colloquio - fra noi e voi - il quale può condurvi ad una comprensione di quello che noi vo-

gliamo dire, della verità che vi vogliamo illustrare. Se voi comprendete questa verità - anzi, in un pri-

mo tempo la capite e poi, attraverso alla assimilazione, la comprendete - figli, è bene. Ma gli altri che

sono qui presenti e che egualmente hanno udito e partecipato al colloquio fra noi e voi, ma che, a dif-

ferenza, non hanno compreso, anzi, non hanno addirittura capito, che cosa debbono fare? Non deb-

bono credere ciecamente - questo noi sempre lo abbiamo affermato, figli cari - ma debbono fare og-

getto di meditazione quella verità che gli altri hanno compreso.

Noi, quando vi abbiamo detto che dovete credere solamente a ciò che vi torna, a ciò che voi ca-

pite, non abbiamo voluto dirvi: «Scartate ciò che non vi torna», è vero, figli? Questo sia ben chiaro.

Ma abbiamo voluto dirvi: «Non dovete credere ciecamente». Così.

Se qualcosa può rimanervi oscura, ciò vuol dire che proprio quella dovete capire, e proprio su

quella dovete meditare. Se la vostra opinione, rispetto a quella altrui, è agli antipodi, ciò è un fatto

che deve invitarvi a meditare. Questa meditazione può avere due risultati: l’uno dimostrarvi che non

avevate compreso esattamente qualcosa, l’altro rafforzarvi nella vostra convinzione. Qualunque esso

sia, qualunque risultato sia, figli, è sempre positivo.

Quindi io intendo dirvi, figli cari, che dovete ascoltare, cercare di capire e quindi di comprendere.

E ciò che non capite deve essere per voi oggetto di ulteriore meditazione, perché ciò significa che

qualche cosa di ciò che avete portato nella vostra mente, non è andato al punto giusto. E con questo,

figli, implicitamente vi diciamo che noi abbiamo lo “scopo” di illustrarvi un disegno generale, corredato

da quanti particolari voi volete e potete richiedere, il quale disegno cerca di portare nel modo più fe-

dele, e nello stesso tempo a voi più comprensibile, la realtà. Il tempo non ha importanza: la vostra

meditazione può durare anni, anni e forse anche vite. Ma ciò non vuol dire che voi dobbiate rimandar-

la nel tempo, ma che non v’è fretta di giungere ad una conclusione affrettata. Che dovete, in ogni

modo, qualunque sia il tempo che voi avete a disposizione - e ne avete quanto volete - dovete in ogni

modo, sempre, meditare per cercare di capire e poi di comprendere.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

28 Novembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Eccoci ancora fra voi, o figli, per continuare nelle conversazioni che di consueto teniamo. Di

quella “miscellanea” di argomenti che questa sera voi avete ricordati, io cercherò di rispondere a ciò

che maggiormente richiede una risposta, augurandomi, figli cari, che questa sia la più chiara possibi-

le che io sappia darvi.

Vi siete chiesti quale significato ha: materia organica e materia inorganica. La chimica ne fa una

distinzione convenzionale ed indicativa che può benissimo rispondere agli scopi ed agli intenti di que-

sta scienza. Secondo i chimici, infatti, dicesi materia organica l’insieme delle sostanze che sono ori-

ginate dall’elemento carbonio unito con diversi altri elementi, ma principalmente con l’idrogeno e

l’ossigeno, sostanze che si trovano, principalmente, negli esseri viventi.

La chimica inorganica, quella che tratta della materia inorganica, è l’opposto: cioè studia ed os-

serva tutti quei fenomeni che interessano e riguardano l’insieme degli elementi - notate bene - ele-

menti e sostanze combinati fra loro - tutti quelli elencati e conosciuti - e che non fanno parte della

materia della chimica organica. In sostanza se noi volessimo idealmente dividere in due l’insieme del-

le materie del piano fisico, e contare gli elementi che entrano a far parte delle materie inorganiche e

delle materie organiche, noi vedremmo - a parità di varietà di sostanze - che la chimica inorganica

conta moltissimi elementi i quali, uniti fra loro, combinati fra loro, originano una varietà enorme di so-

stanze. Mentre la chimica organica conta pochi elementi i quali, egualmente uniti fra loro, originano

una altrettanto grandissima varietà di sostanze. Forse, direi, più numerosa è la varietà di sostanze

della chimica organica, e quindi più numerose sono le materie della chimica organica di quelle della

chimica inorganica. Mi sono spiegato, figli? Ma questa è una costituzione che non interessa diretta-

mente il riferimento citato dalla figlia Zoe. Noi parliamo di materia organizzata nel piano fisico, e con-

tiene la materia fisica, comprende in sè la materia organizzata. Quale è la materia organizzata? I vei-

coli fisici, è vero, figli? Noi intendiamo che un veicolo fisico sia materia del piano fisico organizzata, e

tanto più questo veicolo appartiene a razze superiori - non per privilegio, intendete bene - ma per

forma di vita che manifestano, e tanto più la materia, il corpo, è organizzato. Per manifestare una

forma di vita più complessa occorre un corpo fisico più organizzato, una materia più organizzata di

quella che occorra per manifestare una forma di vita elementare quale la si può vedere in una pianta,

o addirittura nel processo della cristallizzazione.

Ora, figli, è stato detto che l’ectoplasma sarebbe materia non organizzata. Trovo che questa e-

spressione non sia perfettamente esatta perché, figli cari, l’ectoplasma - cioè quel “quid” necessario

alla materializzazione, al fenomeno di materializzazione che avviene durante le sedute spiritiche, così

come taluno ama chiamare gli “incontri” - non è materia organizzata nel senso che faccia parte - per

un ciclo di vita naturale sul piano fisico - di una vita microcosmica quale è l’uomo vivente, ad esem-

pio. Voglio dire che se noi prendiamo il fantasma, o la materializzazione di una Entità in una seduta

spiritica, il corpo che è materializzato e che ha tutta la parvenza di un altro corpo fisico quale può es-

sere quello di un vivente, purtuttavia non ha una durata, un ciclo, come può averlo il corpo fisico di un

vivente. In questo senso, quindi, se noi diciamo che la materia del piano fisico organizzata è eguale a

corpo fisico; ma materializzazione di una Entità, costituita essenzialmente di ectoplasma, non può

essere considerata materia organizzata. Cioè non può essere considerato un corpo fisico vero e pro-

prio, quantunque ne abbia tutte le apparenze. Sono chiaro, figli? Ma di che cosa è costituito, allora,

questo corpo che viene materializzato? Di ectoplasma. Cioè di materia eterica che viene prelevata

dal corpo fisico del medium ed anche, certe volte, dagli astanti in minima quantità. Con questo quan-

titativo di materia eterica viene costituito un primo schema della materializzazione, sulla quale poi

vengono aggiunte altre materie che non provengono dal corpo fisico nè dagli astanti, ma che proven-

gono dal piano fisico. Dunque, figli, per materializzare una Entità, cioè per dare provvisoriamente un

corpo apparentemente in tutto simile ad un corpo fisico, ad una Entità, nel piano fisico, occorre il ma-

gnetismo - se così possiamo chiamarlo - della materia eterica che viene prelevata dal corpo del me-

dium, ovverosia l’ectoplasma, sul quale poi sono aggiunte, costituite, applicate altre materie del piano

fisico, sino a raggiungere l’intento prefisso di materializzare un corpo fisico.

Vi siete anche chiesti, figli, se è possibile ad un Maestro – oppure in linea di principio, in teoria ed

in pratica – se è possibile materializzare un oggetto con la forza del pensiero. Certo, figli. Certamen-

te. Lo stesso piano fisico non è che una materializzazione della energia, la quale, a sua volta, non è

che il pensiero condensato. Il principio è identico: con la forza del pensiero è possibile creare oggetti

nel piano fisico. Ma la concentrazione deve essere tale da saper vedere in tutti i minimi particolari, e

per un tempo abbastanza lungo, l’oggetto che si vuole materializzare. E questa concentrazione deve

essere così intensa, che questo oggetto deve essere presente nella concentrazione stessa in tutti i

suoi particolari contemporaneamente. Non pensare, ad esempio, di uno scrigno prima come conside-

riamo il coperchio, poi che profondità debba avere, poi come debba essere all’esterno, poi se deve

avere quattro zampe oppure poggiare sul fondo, ma tutto lo scrigno deve essere, nello stesso istante

- e questo protratto a lungo - presente nella concentrazione. Mi sono spiegato, figli?

Domanda - La S., quando ha creato quel bonzo, è proprio il pensiero suo che ha creato?

Risposta - E’ una materializzazione, figlia.

Domanda - Come di una Entità, oppure del suo pensiero?

Risposta - Come di una Entità. Senza entrare nel caso particolare, figli cari, desidero dire quale è

questa differenza. E vi sarei venuto, anche senza la tua domanda. Se io dunque affermo che è pos-

sibile con il pensiero creare un oggetto inanimato, posso egualmente ammettere di creare un essere

vivente? Io posso, con la concentrazione e la forza di volontà necessaria, materializzare un corpo fi-

sico; cioè riuscire a vedere una figura fisica, un corpo fisico in tutti i suoi elementi costituenti nello

stesso momento ed istante, presenti tutti assieme, e creare così questo corpo fisico nel piano fisico;

ma non sarebbe altro che un corpo fisico inanimato, una sorta di automa. Se invece questo corpo fi-

sico che io ho costituito si muove, parla, agisce quasi - direi - di vita propria, ciò vuol dire che una En-

tità è in questo corpo fisico, che lo fa muovere, lo fa agire, lo fa parlare e via dicendo.

Avete parlato anche del Cristo e - se voi ci pensate un istante - ricorderete che noi vi abbiamo

detto più volte che il miracolo più bello che il Cristo abbia operato - se miracoli ancora vogliamo

chiamarli - è stata la resurrezione di Lazzaro in quanto il Cristo ha dovuto ricostituire, cioè rimateria-

lizzare, ricreare fisicamente tutti quei tessuti delicati che immediatamente dopo la morte - possiamo

dire - si danneggiano e non sono più utilizzabili. Mi seguite, figli? Il Cristo risuscitando Lazzaro, pre-

cedentemente ha dovuto con la Sua forza di concentrazione ricostituire tutti questi tessuti. Allo stesso

modo dicasi della moltiplicazione dei pani e dei pesci perché, per quanto queste possibilità siano non

comuni, purtuttavia non sono impossibili. E’ lo stesso principio per il quale esiste il piano fisico, per

cui noi possiamo attraverso alla concentrazione del pensiero costituire degli oggetti materiali del pia-

no fisico. E questi oggetti così materializzati o creati, durano sempre? Cioè hanno una eguale durata

degli oggetti veri e propri del piano fisico? Dipende, dipende dalle varie tecniche usate in questa cre-

azione degli oggetti. Non posso entrare profondamente in particolari, comunque due sono i sistemi

fondamentali: l’uno di creare un centro di attrazione attorno al quale la materia del piano fisico si con-

densa e viene portata fino a che non si origina un oggetto completo. Con questo metodo l’oggetto ha

una durata relativa, non lunga. L’altro invece, una forma diversa - che qua non sto a spiegare perché

occorrerebbe dilungarsi molto su questo argomento, e presupporre conoscenze che voi attualmente

ancora non avete - questo secondo metodo invece fa sì che gli oggetti materializzati hanno una dura-

ta eguale a quella che avrebbero se fossero nati così, naturalmente, nel piano fisico. Fra i due siste-

mi fondamentali esiste una differenza: si adopera l’uno, il secondo, per gli oggetti inanimati, per gli

oggetti di materia inorganica secondo la suddivisione che ne dà la vostra chimica: si adopera il primo

per gli oggetti di materia organica, anche per le materializzazioni delle Entità nelle sedute spiritiche.

Avete poi parlato di altri argomenti. Avete scorso altri argomenti, quali ad esempio il piano akasi-

co, e non avrei altro da aggiungere a quello che voi avete, da soli, compreso. Il piano akasico è il

piano delle idee archetipe, è il piano nel quale sono depositati, in cui vigono, esistono, i principi sui

quali si fonda l’intessitura del Cosmo. Mentre il Logos contiene in sè l’intelaiatura del Cosmo, il piano

akasico contiene in sè i principi secondo i quali la “intessitura” - ciò che va a poggiarsi sulla intelaiatu-

ra - si costituisce. Spero di essere chiaro in questa affermazione. Ed il piano akasico è egualmente,

come voi avete detto, il piano, la materia del quale, costituisce la coscienza dell’individuo. Coscienza

che una volta raggiunta e costituita, verrà poi abbandonata fisicamente - se mi è concesso adoperare

questa parola - ma non spiritualmente, non come principio in quanto l’individuo, poi, anche quando

avrà abbandonato la coscienza, rimarrà egualmente cosciente. E’ vero, figli?

Avete poi anche parlato di un altro problema che può affacciarsi a voi che ci ascoltate. Questi in-

segnamenti svelano agli uomini che li ascoltino con attenzione, nuovi orizzonti, una maggiore consa-

pevolezza: certi tabù, certi spauracchi, vengono meno. Noi cerchiamo di demolire ciò che frenava gli

uomini e sostituire a questi freni la coscienza individuale, la quale deve far agire l’individuo rettamen-

te in piena - non dico consapevolezza - ma “coscienza”, cioè in piena convinzione; laddove prima

l’individuo agiva per timore. Noi cerchiamo di sostituire al timore la convinzione. E voi, figli, da questa

visione priva di paure, non dovete pensare di agire incoscientemente, ma di agire profondamente

convinti che quello che voi state facendo è la giusta via, che quello che voi state seguendo è la giusta

via. Se, figli cari, l’uomo non ha questa convinzione, allora deve avere dei timori, deve avere dei freni.

Ricordate che noi vi abbiamo sempre detto, figli, che il libero arbitrio è proporzionale alla coscienza?

Ebbene, ecco un caso pratico: man mano che l’uomo diventa cosciente, acquista libertà perché agi-

sce per sua intima convinzione e non già per paura. E voi direte: «E’ giusta questa domanda; ma ciò

che noi facciamo o non facciamo, lo facciamo per coscienza, o ancora per paura e per rispetto uma-

no?». A questa domanda voi soli potete rispondere, figli; ciascuno di voi, nell’intimo suo, deve cerca-

re la risposta. E nell’analisi di se stesso ciascuno di voi non deve trascurare anche questa spiegazio-

ne. Non solo vedere che l’agire o il non agire in un senso sia dovuto alla sua convinzione che fare in

quel modo è bene, ma vedere anche nella sua condotta la possibilità di agire in un modo per un

qualche timore, per un qualche rispetto umano. “Introspezione”, studiare per comprendere se stessi,

significa questo. La risposta - se cercate in una meditazione quale ora ve la ho descritta, figli - non

tarderà a giungere. In ogni modo, anche la risposta ha un valore relativo; quello che conta è la realtà

di ciò che una creatura è. Così figli, se voi, di fronte a ciò che vi abbiamo detto, interpretate e pensate

che il vivere dell’uomo possa essere più libero vedendo demoliti alla base certi tabù, certi spauracchi,

è bene che abbiate questa visione serena. Ma, ripeto, a questa demolizione, a questa privazione, de-

ve subentrare la convinzione che agire in quel senso è ciò che l’uomo deve fare: che l’uomo deve a-

gire rettamente e non già - come ho sentito dire - pensando che una vita più dispendiosa di energie

comporta poi un sapore amaro. Non per questo, figli. Quella è una conseguenza naturale e logica,

ma l’uomo non deve non agire per questo timore perché, come la parola stessa vi dice, ciò sarebbe

un timore e non una coscienza che, invece, l’uomo deve avere. Quindi vi lascerò invitandovi a medi-

tare su quell’episodio dell’uomo che lavorava di sabato al quale il Cristo disse: «Se tu sai quello che

fai, te beato; altrimenti sei un reprobo. Se tu, figlio, sai che la proibizione di lavorare il sabato non è

che un freno ed un porre ordine in una società che ha necessità di questo freno e di questo ordine, te

beato perché tu hai compreso la ragione di un tale insegnamento e puoi esserne al di sopra. Ma se

invece tu non sai questo e lavori per accumulare, allora tu sei un reprobo». Allo stesso modo io dico

a voi, figli: cercate di sostituire ai timori la coscienza. E in che modo? Comprendendo voi stessi, ve-

dendo in voi tutte quelle che possono essere le ragioni che vi spingono ad agire, non ultime, forse,

ancora i timori; non ultime, forse, la benvenuta coscienza.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Buona sera. Alan vi saluta.

Io certo non sono capace di parlare con voi in una discussione così profonda ed ampia come la

vostra Guida; ma se voi avete qualche domanda da rivolgermi, io sarò ben lieto di sforzarmi, fin dove

le mie forze reggeranno, per rispondervi.

Domanda - Posso fare una domanda sciocca? Una delle mie.

Risposta - Ti darò una risposta altrettanto sciocca.

Domanda - Forse, venendo da te, non sarà tanto sciocca. A proposito di questa creatura che si è in-

cendiata in un giardino di Pistoia, volevo domandarti: da quanto si è saputo dai giornali pare che

questa creatura non fosse in condizioni mentali alterate, ma che abbia agito per una esacerbazione di

dolore. Volevo chiederti se una persona, pensando per più di un ora a questo gesto, può avere la for-

za di mettere in atto questo proposito.

Risposta - Cioè tu vorresti dire esattamente se è possibile che una creatura abbia potuto pensare

nei minimi particolari questa sua fine...

Domanda - Lucidamente, direi.

Risposta - Certamente, visto che casi, se non questo, casi del genere accadono. Vi sono creature

che preparano il loro suicidio precedentemente. Certo che noi non possiamo che ripetere - non vo-

lendo con questo giudicare perché, ripeto, noi non possiamo entrare nel Karma e vedere le ragioni

che possono esservi - ma noi sempre, in linea generale, come insegnamento che diamo a tutti, non

possiamo che ripetervi non l’opportunità del suicidio, come si dice, ma assolutamente l’uomo deve...

Partecipante - Soffrire ad ogni costo!

Alan - Certamente. Certamente. L’uomo deve fare il possibile per non sciupare la sua esistenza nel

suicidio...

Domanda - Ma penso che per l’uomo vi sia un limite alla sofferenza; cioè alla sopportabilità, da parte

dell’uomo, della sofferenza...

Risposta - Molte volte questo limite è creduto più vicino di quello che in effetti non sia. Di creature

che soffrono, nel mondo, ve ne sono moltissime perché il dolore, fino a che l’uomo non acquista co-

scienza, è necessario alla sua evoluzione. Ma poi non è indispensabile perché l’uomo, poi, attraverso

ad altre vie che non sono l’esperienza diretta, può benissimo comprendere. Quindi non dovete dire

che “voi non ce la fate più”. Voi sapeste quante creature dopo il trapasso, quando a distanza di tem-

po hanno visto… rivisto la loro ultima esistenza, quante hanno detto: «Ma perché io dicevo che non

ce la facevo più? Era una mia pigrizia, era una mia non volontà, era non voler reagire». E’ così. Pare

strano a voi ed invece è così, perché l’aiuto viene: basta che l’uomo sappia afferrare e voglia afferra-

re la mano che sempre è protesa verso di lui.

Domanda - E se quell’uomo è un po’... sordo?

Risposta - Allora, purtroppo, non c’è che l’esperienza diretta. Ma anche questa, in ultima analisi, nel

quadro generale divino, fa parte del piano di evoluzione, è un sistema di evoluzione; altrettanto natu-

rale quanto l’altra via della comprensione. Personalmente io preferisco quella della comprensione e vi

auguro quella della comprensione. Per dovere di uomo sincero che si sforza di dire la verità, debbo

dire che anche quella dell’esperienza diretta è una via naturale. Ecco che, forse, vi ho già annoiato.

Domanda - Vorrei fare una domanda. Il Fratello Dali non mi ha risposto. Forse tu vorrai chiedergli di

volermi rispondere...

Risposta - Tutto questo è molto diplomatico: è molto simpatico; hai indovinato la mia natura, io ero

un diplomatico. Però abbi la compiacenza di spiegarmi di che si tratta perché non ho compreso.

Domanda - Una volta veniva tra noi l’avvocato “X” e ora vorrebbe ritornare. Volevo domandare que-

sto al Fratello Dali, ma per la risposta c’è tempo. Piuttosto volevo chiederti: i giornali hanno riportato

che, fra creature primitive, è stata fatta una operazione al cranio - cinematografata e che è durata

sette ore e mezzo - con strumenti di fortuna. Il paziente era sveglio e ogni tanto gli facevano bere

qualcosa. Come è possibile fare, in quelle condizioni una trapanazione del cranio? Aveva delle forze

occulte l’operatore?

Risposta - Certo che se fosse morto di crepacuore, la questione sarebbe belle e risolta. Vedete, non

si sa certo, in un caso simile, se complimentarsi con il chirurgo o la vittima. Se è stato un bravo medi-

co, oppure una forte fibra di chi ha subito l’operazione. Così io dico sinceramente che una creatura

della vostra razza - non come l’intendiamo noi - di questa vostra razza, non sarebbe certamente so-

pravvissuto ad una esperienza di questo genere. Ma la natura è molto forte, specialmente quando è

primitiva. Vi abbiamo detto anche noi - ricordate? - che quando la medicina non era così sviluppata

come oggi, il corpo fisico degli uomini era più resistente. Io vi raccomando, se voi avete qualche caro

fanciullo, di sottoporlo a queste vaccinazioni che ci sono, perché chi non si sottoporrà correrà molto

più rischio di prima, quando non vi erano le vaccinazioni. Così, oggi che il corpo fisico dell’uomo è in-

debolito, vi è una medicina rafforzata che si sostituisce alle risorse naturali dell’individuo altrettanto

degnamente; a parte che possano esservi degli avvelenatori in mala fede, ma noi dobbiamo guardare

i ricercatori puri i quali seguono una natura che fa parte della natura, come le stesse risorse del corpo

fisico. Ma questo chirurgo primitivo certamente avrà usato degli strumenti rudimentali, così come ve-

nivano usati al tempo degli antichi egizi - perché voi sapete che anche allora venivano effettuate delle

trapanazioni del cranio - con la differenza, ripeto, che oggi questo viene fatto con molta più perizia;

ed è necessaria questa maggiore perizia, in quanto il paziente è molto più debole di allora. E con una

perizia come allora, certamente il paziente non sopravviverebbe.

Domanda - ......

Risposta - Ancora un poco. Non sono così esperto come tu credi.

Vi saluto tutti, abbracciandovi collettivamente. Credo di non fare alcun timore alle signore. Que-

sta confidenza di abbracciare non esisteva ai miei tempi. Oggi vedo che si fa con minor malizia che

all’epoca in cui io vivevo.

Pace a voi.

Alan

05 Dicembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Quanti argomenti, o figli cari, anche questa sera avete sfiorati! A cominciare da quanto avemmo

a dire sul piano akasico, non ricordandovi che in ciascun piano vi sono i principi del piano che sta

immediatamente sotto per densità; ed i principi su cui si fonda ogni piano sono nel piano che sta im-

mediatamente sopra, per densità, a quello preso in esame. E quindi, figli, i principi della intessitura

del Cosmo sono nel piano akasico se l’intessitura - come altre volte vi abbiamo detto - è rappresenta-

ta dalla Trialità: mente-energia-materia. Ora, figli, il piano akasico è il piano della dualità, è il piano nel

quale vi sono gli scheletri, le strutture portanti del Cosmo, le orditure, come qualcuno di voi ha detto;

e vi sono i principi delle intessiture sui quali si fondano queste intessiture che vanno poi a posarsi, a

fondarsi, sulle orditure che sono, appunto, nel piano akasico. Ed il Logos è l’intelaiatura? Sì, certo, fi-

gli. Il Logos è l’intelaiatura se per “intelaiatura” noi intendiamo la base, il fondamento, il punto garvita-

zionale ideale attorno al quale ruota, si manifesta, vive, evolve un Cosmo.

Avete parlato di molte altre cose. Quale esaminare ora assieme a voi? E’ difficile seguire un or-

dine che possa consentire un’esposizione omogenea, che possa dare a queste parole, figli, un in-

sieme organico; possa farne quasi un solo argomento. Eppure, figli cari, tutto quello che noi vi dicia-

mo non è che un unico argomento, non è che un tutto; non è che un insegnamento di Unità, perché

alla base di tutto quello che voi potete vedere, sapere, immaginare, è l’Unità; è la realtà che si fonda

principalmente ed essenzialmente sull’Unità del Tutto. Se non vi fosse questa Unità, figli cari, ben di-

rebbero coloro i quali ammettono che l’emanato, il Cosmo, l’Universo - come dir volete, o come dir

vogliono - non è che il frutto del caso; non è che, in confronto a questa casuale eternità, lo strano at-

timo secondo il quale tutto, per un attimo più o meno lungo, esiste. L’emanato non è che un atto ca-

suale così strano e così degenere, rispetto a tutto, che dal caos generale può generarsi - per un tem-

po più o meno breve, più o meno lungo - un ordine perfetto. E tutto ciò è possibile, secondo taluno, e

dimostrabile con il calcolo delle probabilità. Dimenticando, figli, che il calcolo delle probabilità è possi-

bile solo partendo dal presupposto che regni ordine equilibrio ed armonia nel Cosmo, altrimenti nes-

sun calcolo delle probabilità sarebbe possibile. La matematica di per sè è una scienza che si fonda

sull’ordine. Quella branca particolare della matematica che riguarda il calcolo delle probabilità, sem-

brerebbe interessarsi di ciò che meno ordinato e più casuale vi sia; ma se l’ordine non vi fosse, nep-

pure il calcolo delle probabilità vi sarebbe. Se l’ordine non vi fosse, neanche ciò che apparentemente

può sembrare dovuto al caso, potrebbe essere. E ciò che apparentemente è casuale, non segue al-

tro che un ordine diverso da quello che voi potete osservare e conoscere, ma che è egualmente un

ordine altrettanto valido, e forse di più, di quello che voi conoscete.

Ma torniamo agli argomenti di questa sera, se ciò può farvi piacere, e fra i tanti di cui vi siete in-

teressati brevemente, quali scegliere? Quello della materia elementare del piano fisico? Accennia-

mone, figli. Noi abbiamo detto che le unità elementari non hanno segno positivo o negativo come le

particelle, i corpuscoli, i nuclei, perché, figli, sono una cosa diversa da questi. Le unità elementari so-

no tutte eguali e rappresentano il numero uno del piano fisico, se noi ci stiamo interessando delle uni-

tà elementari del piano fisico. Se le particelle hanno un segno che noi abbiamo indicato generalmen-

te positivo, ed i corpuscoli un altro segno che noi abbiamo indicato generalmente negativo, così le

particelle hanno un senso di rotazione che è contrario a quello seguito dai corpuscoli. Le particelle

hanno una rotazione, i corpuscoli una rotazione in senso diverso, opposto. Comunque le vogliamo

guardare ed esaminare, riferendole l’una all’altro, questo notiamo: l’una ruota in senso orario, l’altro in

senso anti orario.

L’unità elementare, invece figli, non ruota perché non è una materia che ha un segno: è un si-

stema, chiuso, equilibrato. Un ciclo raggiunto nel piano immediatamente precedente al piano fisico.

E’ dunque senza movimento l’unità elementare? Niente v’è nel Cosmo e nell’Assoluto che sia senza

movimento. Ma il movimento è dentro l’unità elementare che compone ogni cosa del piano fisico.

L’unità elementare, ripeto, è un sistema in equilibrio di per sè, ma nel suo interno, alla base

dell’equilibrio raggiunto, vi è un insieme di moti complessissimi. Sono i moti dell’energia del piano a-

strale.

E quante altre cose vi hanno interessato, vagamente, questa sera! Senza forse approfondire,

chiedendo a noi maggiori notizie. Di che cosa vogliamo parlare? Vogliamo parlare di questo piano a-

strale? Che cosa vi è in questo “mondo” che a voi sta d’attorno, dentro di voi, al di fuori di voi, nel

quale voi stessi siete immersi, considerando voi veicoli fisici e voi individualità? Perché il vostro veico-

lo fisico, che è nel piano fisico, è composto di materia astrale, in ultima analisi. Orbene, figli, se

l’uomo riuscisse a fissare su di una lastra ciò che in una frazione minutissima di secondo può essere

fissato, l’uomo sarebbe riuscito a fotografare il piano astrale.

L’occhio umano percepisce solo alcune frequenze: frequenze intorno a quella fondamentale del-

la luce, con alcune variazioni, ed ecco i colori. Ma se l’occhio dell’uomo riuscisse a percepire delle

frequenze di molto superiori, ebbene l’uomo vedrebbe, con il suo senso fisico della vista, il piano a-

strale. Ma poiché per la natura stessa della materia della quale è costituito il senso della vista

dell’uomo, figli, ciò non è possibile, ecco allora che io ho portato l’esempio della lastra fotografica nel-

la quale un meccanismo che comunemente si chiama… – suggeritemi la parola – otturatore, forse?,

può permettere l’ingresso della luce per una frazione di secondo. Ebbene, se fosse possibile ridurre

questa frazione ad un valore minimissimo, dell’ordine di milionesimi di secondo, e fosse possibile a-

vere una lastra fotografica tanto sensibile da rimanere impressionata dalla luce che può riuscire a

passare, o da ciò che può riuscire a passare (perché non è luce, nel piano fisico), in questa frazione

di secondo, ecco che l’uomo sarebbe riuscito a fotografare il piano astrale. E’ dunque tutta una que-

stione di frequenze, di vibrazioni, di moti. E nel piano astrale, figli, noi possiamo perderci nel racco-

gliere immagini, notizie, cose che esistono e riferirle a voi. E’ più ancora che parlare del piano fisico a

chi mai abbia avuto notizia e nulla ne sappia.

Di che cosa volete che parliamo? Della materia? E’ analoga, nella sua struttura, a quella del pia-

no fisico. Di esseri che esistono? Ma parlandovi di Spiriti Elementari, già voi non siete riusciti ad affer-

rare – forse per nostro difetto – questo concetto. Di veicoli astrali? Certo. Voi sapete qualcosa del

veicolo astrale. Facciamo un confronto fra il veicolo fisico e quello astrale: non certo nella costituzio-

ne perché già voi conoscete sommariamente come sia costituito il veicolo fisico, e non ne conoscete

ancora profondamente l’intimo meccanismo che ne consente la vita fisiologica. Ma facciamo un con-

fronto fra le funzioni: vediamo questa differenza. Il veicolo fisico mette a contatto l’individuo con il

piano fisico, e questa è la sua funzione essenziale. Non è così del veicolo astrale il quale non ha la

funzione essenziale – in un uomo di media evoluzione – di porlo a contatto con il piano astrale, con il

piano la materia del quale è costituito, con il piano nel quale è. Il veicolo fisico è costituito di materia

fisica ed ha lo scopo di porre l’individuo a contatto del piano fisico: ed ecco i sensi, ed ecco le porte

attraverso le quali l’individuo giunge a porsi in contatto con il piano fisico. Il veicolo astrale no, figli,

perché ha la funzione di dare all’individuo certe sensazioni, certe emozioni; di colorire, far palpitare

questo individuo: colorire la sua esistenza di sensazioni, mettere a disposizione dell’individuo qualco-

sa che produce in lui delle vibrazioni, qualcosa che produce in lui uno strano fermento. Qualcosa, in

ultima analisi, che è veicolo, strumento della sua evoluzione. Qual è il primo senso del veicolo astra-

le? Questo. Quello di dare all’individuo la capacità, la facoltà, la possibilità di “sentire” sensazioni, di

avere sensazioni. Questo è il primo senso il quale, sviluppandosi, dà all’individuo emozioni. In so-

stanza, è la manifestazione che il corpo astrale funziona, è il primo senso elementare, figli, che si svi-

luppa nel veicolo astrale. Ed altri? Vi sono altri sensi? Sì. Vi è un funzionare di questo veicolo astrale

più organizzato, più sviluppato. Vi è la possibilità di vedere ciò che accade nel piano astrale; ed ecco

che da quel momento l’individuo inizia ad avere delle esperienze, ad avere la possibilità di vedere ciò

che accade, non solo nel piano fisico, ma anche nel piano astrale. Un altro piano si apre alla sua per-

cezione. Come l’individuo vede? E’ strano, figli, perché se all’uomo incarnato voi tagliate tutti i sensi,

l’uomo incarnato non avrebbe la sensazione di essere incarnato; non avrebbe, dal suo corpo fisico, la

sensazione di essere vivo perché il veicolo fisico in sé – quando funziona normalmente – non dà al-

cuna sensazione all’individuo. Mentre il veicolo astrale dell’individuo, figli cari, anche quando non ha

gli altri sensi desti – non quello che riguarda il suo funzionamento – l’individuo sa che esiste per il fat-

to stesso di funzionare; conferisce, dà all’individuo qualcosa, la sensazione: traduce ciò che entra nei

sensi del corpo fisico in sensazione. E’ dunque un rivelatore dei sensi del corpo fisico, e questo “rive-

lare” è di per sé un primo senso del corpo astrale.

Ma poi, man mano che l’individuo evolve ed il corpo astrale si organizza, si svegliano gli altri

sensi: quelli che danno all’individuo la possibilità di vedere ciò che vi è nel piano astrale. Ed un primo

senso è quello che pone in contatto due corpi astrali: una sorta di telepatia astrale, potremmo definir-

la. Un altro senso, invece, è quello che pone in contatto l’individuo con il “mondo” astrale, ed è una

cosa diversa. Perché, figli, il porre in contatto due corpi astrali è ancora una sorta di senso primordia-

le. Ma dare all’individuo la possibilità di vedere il mondo astrale, è un senso più raffinato, è un senso

che non ha bisogno di un soggetto-oggetto per funzionare, ma che funziona ed è eccitato – nel ter-

mine tecnico, cioè in giusta tensione – funzionante, da solo.

Ed ecco ancora un altro senso: la possibilità di vedere al di là di ciò che è chiamato “tempo” nel

piano astrale. Non già nel piano fisico, ma nel piano astrale. A tutte queste possibilità – e non sono

tutte, figli – noi potremmo dare un nome, ma a ben poco servirebbe il nome se voi non riuscite ad af-

ferrare – o noi non riusciamo a spiegarvi – queste funzioni, questi “sensi”; cioè queste possibilità che

ha l’individuo attraverso al suo veicolo astrale, di “sentire”, di percepire. E che cosa vede l’individuo

nel piano astrale? Vede ciò che è a lui dattorno ed in quel tempo astrale. Ma è possibile, al di qua

dell’Eterno Presente, senza che l’individuo raggiunga questa realtà per la quale ogni cosa è presente

nello stesso momento, nello stesso istante – se così possiamo dire per intenderci – è possibile vede-

re al di là del tempo astrale? Questa possibilità fa parte, ancora ripeto, di un altro senso. E simile è

per il corpo mentale, il quale per il fatto di per sé che esiste è già un senso: il primo senso è quello

che conferisce all’individuo la possibilità di pensare, di ragionare. Ma vi è un altro senso del tutto par-

ticolare, un’altra possibilità – perché “senso” in effetti significa “possibilità” – ed è nel corpo mentale,

quello che abbiamo detto “mente istintiva”. E’ del tutto particolare, ma pure, essendo una possibilità è

quindi in un certo modo un senso.

E per questa sera io credo che basti così perché molte altre cose vi sarebbero da dire, o figli,

prendendo spunto da quello che voi avete accennato, ma non vorrei che il mio dire diventasse mono-

tono e che, in questa monotonia, voi perdeste il filo del discorso e finiste col perdere il buon senso.

Partecipante – Scusa, volevo fare una domanda. Nel piano astrale, come si distinguono i veicoli a-

strali che sono ancora con il corpo fisico, da quelli che lo hanno abbandonato? Si distinguono?

Dali – Vi è il famoso legamento chiamato dai veggenti “filo di Arianna”, è vero? Per coloro che ancora

non hanno abbandonato il loro veicolo fisico, vi è un legamento magnetico fra il veicolo astrale ed il

veicolo fisico. Ma di questo legamento si servono, per riconoscere i viventi nel piano fisico dai trapas-

sati, solo coloro che non hanno padronanza dei sensi astrali o dei sensi mentali, o della visione anco-

ra superiore; giacché chi ha padronanza delle varie visioni, figlio, vede benissimo il corpo fisico nel

piano fisico e comprende quindi, da questo, che l’individuo è vivente nel piano fisico, è incarnato.

Partecipante – Permetti, Dali? C’era questa creatura che voleva fare una domanda?

Dali – Siamo qui per rispondere.

Partecipante – Volevo esporre il caso di un ragazzo che fa parte di un circolo medianico – sono stato

incaricato – un ragazzo che ha notevoli facoltà medianiche, che si è prestato con notevoli risultati. Ma

ora ha delle esitazioni a continuare perché è stato intimidito da un altro medium, per gelosie, per fatti

precedenti. E i partecipanti di questo Cerchio sono ovviamente delusi di non avere più a disposizione

un medium il quale, d’altra parte, è lasciato libero di continuare o meno anche dalle Entità. Lui dice:

«Io potrei continuare soltanto se avessi un’assicurazione da qualcuno di cui possa avere fiducia». Mi

ha domandato se sarebbe il caso di venire dalle nostre Guide per rivolgere lui, direttamente, delle

domande. Vorrebbe partecipare qui almeno una volta per togliersi i dubbi che ha sulla opportunità o

meno di continuare a fungere da medium.

Dali – Vedi figlio, ben volentieri noi consigliamo le creature. Ma non consigli di questo genere. E noi

non potremmo dare questa assicurazione della quale tu stai parlando, perché non possiamo entrare

in questo caso particolare. Coloro che ci seguono da tempo sanno che noi non abbiamo mai espres-

so giudizi su riunioni medianiche ben determinate. Abbiamo parlato di riunioni spiritiche o mediani-

che, come dir volete, di comunicazioni fra incarnati e disincarnati in senso ed in tono generale. Solo

una volta avemmo ad esprimerci in tono particolare, e la figlia Maria che siede ora alla destra del fi-

glio Roberto forse ricorderà. Fu in un’occasione di una pseudo seduta spiritica, ed allora vedendo

questa falsità noi ci rivolgemmo alla figlia Maria ed esplicitamente denunciammo questa riunione, o

questo falso medium. Ricordi, figlia? Quella fu l’unica volta, perché né prima né dopo noi abbiamo

detto con tanta chiarezza, ed esplicitamente riferendoci ad un tipo di sedute, o a un medium, giudizi

sulla sua attività. Ora, in questo caso noi non possiamo dire ciò che vorremmo dire, o ciò che quella

creatura potrebbe aspettarsi da noi. (La figlia Mara sta pensando qualcosa del tutto particolare, ma

non rientra in quello che io sto dicendo, figlia). Scusa se ho perso l’argomento, nell’ascoltare ciò che

pensava la figlia Mara. Dicevo, quindi, se questa creatura vuole assistere ad una nostra riunione, ve-

dremo se questo sarà possibile; e se sarà possibile saremo ben lieti. Ma non potremo rispondere in

quel senso.

Partecipante – Grzazie. Riferirò.

Dali – L’Altissimo solo sia ringrazato

Partecipante - …

Dali – Figlia, dicendo quello che io potrei dire, non vorrei crearti, in un futuro, dei rimorsi nel senso di

aver lasciato qualcosa di intentato.

Partecipante - …

Dali – Non posso scegliere per voi. Comunque credo di avere già risposto. Mi intendi figlia?

Vi saluto con tanto affetto. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Kempis vi saluta.

Mutano i tempi ed alcune riflessioni passano in noi. Ecco, gli uomini cercano la fratellanza, cer-

cano nuove vie d’intesa. E’ già qualcosa: è già qualcosa ritenersi superiori eppure andare incontro a

chi si ritiene al di sotto di noi. Ma chi è veramente superiore? Chi si muove per andare in terre lonta-

ne ove portare, con questo atto, la prima base di una intesa o chi, trascurando le diverse ideologie, la

diversa fede, si muove incontro al pellegrino? E, dite, voi che seguite una religione che porta il nome

di Cristo, andreste incontro con l’animo aperto al capo di una diversa religione? E chi apre più

l’animo? Chi si muove per andare incontro o chi accetta con entusiasmo? Chi può dirlo!? E’ il tempo

che muta, figli e fratelli, e ciascuno di voi si muova, nei confronti dei suoi simili, non convinto di esse-

re un massimo che debba servire un minimo, ma convinto che anche gli altri possono insegnarci

qualcosa.

Queste riunioni che voi, con qualche scossa realizzate, hanno un senso ed un significato: scam-

biare i vostri punti di vista, comprendervi. Questo è il loro senso ed il loro significato. Così, non anda-

re incontro agli altri per convincerli della vostra verità, ma andare incontro agli altri per amore, con

l’animo umile, per comprendere il mondo altrui.

Pace a voi.

Kempis

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Vi sarà il trapasso di diverse creature assieme. E’ una ragione karmica e questo io lo dico, figli,

nel senso giusto con cui va detto. Perché parlando di Karma noi dobbiamo parlare sempre nel giusto

senso, figli cari. Intendo dire che vi abbiamo svelata l’esistenza della legge di causa e di effetto per

farvi comprendere che tutto poggia su una Divina Giustizia, nello svolgimento della quale nessuno v’è

che patisca ingiustamente. Ma l’uomo subito ha preso questo insegnamento e spesso ne ha fatto

motivo per giustificare la sua pigrizia ad aiutare, trincerandosi dietro a questa Verità che, così intesa,

non è più una verità dicendo: «Se è il Karma io niente posso fare». No, figli. La legge di causa e di ef-

fetto fa parte del grande disegno universale e generale e serve, se compresa, ad avere la certezza

che tutto è giustizia, misura, ordine, equilibrio; e a dare, in questa certezza, conforto e forza

all’individuo. E non già per giustificare la cattiva volontà del singolo, perché se il Karma dovesse ri-

dursi all’espressione che a volte abbiamo udito, «Tanto, se è un Karma, io niente posso farvi», il

Karma così inteso non sarebbe più una verità.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

12 Dicembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Nella discussione di questa sera, o figli, vi siete chiesti perché mai nella storia dell’evoluzione

umana, noi vediamo il corpo fisico dell’uomo passare da una grande risorsa di possibilità di reagire

agli attacchi di agenti del mondo che lo circonda, sino ad una diminuzione di queste possibilità. Noi

vediamo che il corpo fisico dei primi uomini era assai più resistente alle malattie ed alla vita in gene-

re, di quello che non lo sia – naturalmente e spontaneamente – il corpo fisico dell’uomo medio di og-

gi. Ed avete anche visto, figli, che molti, molti individui eguali per particolari condizioni del loro veicolo

fisico debilitato, acquistano una sensibilità che prima non avevano.

Ebbene, figli, noi non ricerchiamo né attribuiamo le ragioni di questo indebolimento particolare

del corpo fisico dell’uomo, nel diverso vivere dell’uomo di oggi dall’uomo primitivo: noi ricerchiamo le

cause che sono collocate nel grande disegno universale. Cioè non ricerchiamo, in questo momento,

la spiegazione umana dell’avvenimento, ma ricerchiamo la realtà del fatto e la ragione trascendentale

per la quale questo fatto si verifica. Ebbene, figli, l’uomo primitivo ha un corpo fisico solido, grossola-

no, dotato di minor sensibilità del corpo fisico dell’uomo di oggi. Perché? Perché la sua natura è così,

la sua sensibilità è minima; ed egli reagisce solo ai forti stimoli che a lui vengono dall’ambiente este-

riore. Mentre l’uomo di oggi è assai più sensibile dell’uomo primitivo e reagisce a stimoli che a lui

vengono dall’ambiente esteriore molto tenui, che sarebbero stati inavvertiti per l’uomo primitivo. Que-

sta maggior sensibilità comporta un indebolimento del veicolo fisico, e la cosa è reversibile: quanto

più un veicolo fisico è indebolito, tanta maggior sensibilità acquista. Questo è vero fino a un certo

punto dell’evoluzione, ed è vero in certi limiti, figli. Limiti che del resto voi stessi potete constatare. Voi

potete vedere una creatura la quale è debolissima e che ha una sensibilità non molto sviluppata,

mentre potete vedere una creatura che gode ottima salute – come si usa dire – ed è quindi in forze,

ed ha una sensibilità maggiore. Il ragionamento non vale fra due soli individui di una stessa razza,

ma è valido unicamente nella teoria di tutti gli individui, che va dall’inizio, quando l’individuo è un sel-

vaggio, fino a dopo, quando è un uomo civile, come si usa dire. Occorre vedere quindi la media di

tutti gli individui che sono vissuti da primitivi e che poi man mano inciviliscono, progrediscono, evol-

vono. Ed è valido, quindi, il ragionamento per queste medie, non per i singoli individui.

Ora, figli, ad un certo momento dell’evoluzione, oltre cioè questa vostra evoluzione media, che

cosa avviene? Che l’individuo, pur sviluppando la sua sensibilità, acquista un’altra forza per reagire e

per difendersi. Così noi vediamo i grandi Maestri – non i mistici che voi conoscete – ma i grandi Mae-

stri i quali pur essendo delle creature ultra sensibili, hanno anche la possibilità di reagire in pieno a

tutto quanto – e non è poco – essi percepiscono. Ma questa loro capacità di reagire non significa

chiudere le porte della loro percezione. Se fosse possibile dare ad un uomo di media evoluzione la

sensibilità di un Maestro, e non dare quindi a quest’uomo la possibilità e la facoltà di reagire, in breve

tempo quest’uomo impazzirebbe divenendo preda di tutti questi stimoli e di tutte queste percezioni

che sono nell’ambiente umano. Il Maestro tutto sente e tutto percepisce: percepisce i pensieri, i desi-

deri di chi è a lui vicino e di chi è a lui lontano, tutto. Ma nello stesso tempo è perfettamente padrone

di se stesso, e questo mare di vibrazioni, di sensazioni, di emozioni, di pensieri, di sentimenti e via di-

cendo, pur essendo da lui percepito, non è minimamente accolto, né riesce minimamente a turbarlo

in qualche senso. Mi comprendete, figli?

Avete poi parlato anche dei casi nei quali gli individui riescono a mantenere in vita il loro veicolo

fisico senza nutrirsi come normalmente si nutrono i loro simili. Ebbene, figli cari, altre volte vi abbiamo

detto che la maggior parte del cibo è – come dire? – mangiata dall’uomo non già perché l’organismo

prenda da questo cibo la materia fisica densa in grande quantità per vivere, non perché la vita abbia

come condizione essenziale quella di assorbire una grande quantità di materia fisica densa. Ma dal

cibo, massimamente, l’individuo ricava il prana, la forza vitale. Voi già sapete che questa forza vitale

non è presa solamente dal cibo, ma anche dall’acqua, dall’aria, dal sole, dalla terra e via dicendo;

dagli elementi in genere. Ebbene, quegli individui i quali riescono a mantenere in vita il loro veicolo fi-

sico senza ingurgitare delle grandi quantità di cibo, prendono il prana, principalmente, da questi ele-

menti, e non dal cibo, come avviene invece per l’uomo comune. Ingurgitano quella quantità necessa-

ria di materia fisica densa necessaria a sostituire quelle parti che debbono essere sostituite nel corpo

fisico, e, in verità, non sono molte. L’uomo normale ha bisogno di mangiare in grande quantità di ma-

teria fisica densa, ma perché nella grande quantità del cibo e dalla grande quantità del cibo, preleva il

prana necessario a che il suo veicolo fisico continui a vivere. Mentre l’uomo del quale voi avete parla-

to riesce a prendere il prana non dal cibo, ma dall’aria, dall’acqua, dalla terra; da tutto quanto insom-

ma lo circonda e che contiene prana.

Di altre cose avete parlato e, a queste, voi stessi avete risposto.

Infine vi siete soffermati ancora una volta sul problema del Karma, chiedendovi se a un atto, una

causa che l’uomo muove, vincoli e definisca esattamente le modalità secondo le quali l’effetto ricadrà

sull’individuo stesso. Innanzi tutto, figli, noi escludiamo – se ve ne fosse bisogno – che un tipo di pas-

sione comporti come effetto un tipo di inibizione, di impedimento. Questo non possiamo e non dob-

biamo dirlo. Cioè: il goloso non necessariamente – o la gola – non necessariamente comporta

un’affezione, per usare le vostre parole, alla gola. Non v’è bisogno ch’io vi dica che le cose non stan-

no così. Ma non è neppure esatto dire che nel momento in cui l’individuo muove un’azione, l’effetto è

già delineato, descritto, fissato nelle modalità secondo le quali ricadrà sull’individuo. Modalità che

possono essere diverse da un individuo all’altro. Non è esatto neppure questo. Con esattezza e sicu-

rezza noi possiamo dire che l’individuo che muove una causa avrà un effetto inerente, conseguente,

susseguente, dal quale effetto comprenderà ciò che gli ha fatto muovere la causa. Questo solo pos-

siamo dire, in senso generale e particolare, con sicurezza. Cioè, in linea di massima, noi ammettiamo

e diamo risposta affermativa a quella vostra domanda che avete fatto; cioè che le modalità con le

quali ricadono gli effetti, sugli individui, delle cause da loro stessi mosse, vengono fissate, stabilite,

coordinate – non solo coordinate, ma fissate, stabilite – dai Signori del Karma. Però, figli, attenzione,

perché prendendo alla leggera questa affermazione non vorrei che voi foste tratti in inganno e crede-

ste che i Signori del Karma siano una sorta di amministratori dispotici, i quali debbono rendere con-

creti tutti questi effetti che hanno a disposizione creati dagli uomini, e che, a loro capriccio, fanno ri-

cadere in un modo piuttosto che in un altro. Non mai. Il Karma rappresenta la Giustizia dell’Assoluto.

Ebbene, figli, il fatto che l’effetto ricada quando l’individuo è quasi pronto per comprendere, nel mo-

mento in cui più significativo e più fattivo può essere, è la Misericordia dell’Assoluto. Il fatto che il

Karma porta comprensione è la Misericordia di Dio. Quindi, in un certo senso, figli cari, è vero che le

modalità con le quali l’effetto si realizza per l’individuo, sono concretizzate dai Signori del Karma, ma

è pur vero che queste modalità, che questo lavoro – per così dire – è un lavoro esecutivo. E’ un lavo-

ro obbligato, che è fatto nel migliore ed unico modo possibile. E non v’è che questo paradosso per

definire esattamente il lavoro dei Signori del Karma. Non altro aggiungo a questo argomento per la-

sciarvi la possibilità di meditare.

E mi soffermo sull’altra domanda che avete rivolto a noi. Noi sempre vi abbiamo detto che la Re-

altà non può essere comunicata: chi è giunto alla Realtà non può, attraverso alle parole, comunicare

questa sua conquista, perché la Realtà si può solamente “sentire”. Io posso, figli cari, comunicare

con le parole una “conoscenza” a voi. Ma la Realtà non è una conoscenza, è una comprensione. Pur

tuttavia voi sapete che per giungere alla comprensione occorre passare dalla conoscenza. Ecco per-

ché non è inutile che noi veniamo qua a parlarvi, e non diventano inutili le conversazioni nelle quali si

fa spreco di parole; perché, figli, noi e voi possiamo giungere alla comprensione della Realtà solo at-

traverso alla “conoscenza”, che può essere anche una conoscenza mistica, ma che deve essere,

prima, conoscenza. E’ dunque inutile la meditazione? Tutt’altro. La migliore e più precisa definizione

dell’Assoluto sta in poche parole: “Egli è Colui che E’”. Però, figlio L., queste sole parole non riusci-

rebbero mai a far sì che l’uomo comprendesse la Realtà Assoluta. E tante altre parole occorrono per

cercare di illustrare questo significato. Chi deve conoscerlo – non dico “comprenderlo” – conoscerlo

attraverso a queste parole, potrà intendere un qualche cosa; e chi si è posto l’intento di spiegarlo,

cercherà – con altre parole – di correggere questa non esatta interpretazione sino, attraverso a tante

parole, a giungere alla interpretazione più esatta che sia possibile dare con le parole. Ma che pur tut-

tavia sarà sempre un’interpretazione. Ed ecco la meditazione, la quale ha il potere di cangiare

l’interpretazione in “comprensione”. Solo allora, allora e solo allora, la meditazione è efficace, è fatti-

va. Prima di allora è necessario spendere delle parole.

Ora, figli, è vero che la Realtà Assoluta non ha una ragione, non ha una prima causa; ma tutto

quanto non è assoluto ha una ragione ed una causa. E l’uomo, che è pur oggi relativo, ha una ragio-

ne, ha una causa ed ha uno scopo. Ed attraverso a questa catena di ragioni, di cause e di scopi,

l’uomo, lentamente e forse faticosamente, ma anche inarrestabilmente, risale fino alla causa che è

senza causa, fino all’Uno, a quell’Unità che non può essere compresa con parole, con spiegazioni,

perché deve essere “sentita”: ma che non potrà mai essere “sentita” se prima non sarà conosciuta.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Cari amici, Alan vi saluta.

Io vengo particolarmente, questa sera, per raccomandarvi di pensare, prima di addormentarvi –

e cercate di ricordarvi – a visualizzare che nel mondo vi sia tranquillità, perché è un periodo nel quale

si debbono avere tutti questi assestamenti dei nuovi popoli, e assestamenti anche di vecchi popoli.

Ed allora vi sarà ancora spargimento di sangue, particolarmente in questo periodo. Ed allora che voi,

quasi per preghiera, dovreste fare questo: aiutare i vostri simili con questi pensieri buoni. Mi racco-

mando a tutti. E vi ringrazio, benedico, abbraccio tutti.

Alan

19 Dicembre 1964

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Questa sera, o figli, voi avete parlato di argomenti che non vi interessavano profondamente; per

lo meno che non interessavano tutti con lo stesso vigore. Cercherò comunque, o cari, di rispondere a

quello che vi siete chiesti, e non già per soddisfare una vostra curiosità, ma per chiarire ciò che è o-

scuro a quelli di voi ai quali l’argomento interessava veramente.

Avete chiesto come mai certi animali i quali hanno dimostrato doti spiccate ed inconsuete, per lo-

ro, si reincarnano in forma umana saltando la prima incarnazione da selvaggi; e quale forma umana

può essere quella che accoglie siffatti animali. Figli cari, il corpo fisico di un uomo il quale non sia –

come alcune razze di selvaggi – ancora più animale che uomo.

Alcuni animali, terminato il loro ciclo di reincarnazioni in quella forma, si reincarnano in una primi-

tiva forma umana da selvaggi; e questi selvaggi hanno più dell’animale che dell’uomo. Orbene, quegli

animali invece che hanno dimostrato uno spiccato senso – non possiamo dire di altruismo – ma di

devozione, di abnegazione, inconsueti nella forma da loro vissuta, ebbene quegli animali, figli cari, si

reincarneranno in una forma umana che avrà più dell’uomo che dell’animale. Non importa quale. Che

dirvi? Di esempi possiamo farne quanti volete; quello che conta è questa affermazione. Ma quali so-

no queste doti inconsuete? Appunto l’ho detto: l’abnegazione, una grande devozione. Per darvi

un’idea, voi avete qua vicino alla vostra città, un caso che io vedo impresso nella vostra memoria e

per questo motivo lo cito ora: di quel cane il quale per molti anni ha seguitato ad attendere il padrone

che invece non poteva più venire in quanto era trapassato. Ebbene, quella è una forma di devozione

inconsueta, che non può essere giustificata con l’istinto. Mentre il sacrificio che può fare una madre

per salvare i propri cuccioli, quella può essere una forma di sacrificio dettata dall’istinto; istinto che,

come voi sapete, è dato agli animali per la conservazione della specie. Ma non quel caso di cui ades-

so parlavamo, che non può essere spiegato con il solo istinto perché per quanto in certi animali non

vi sia o sia flebilissimo il senso di attaccamento al loro padrone – come si usa dire – purtuttavia que-

sto attaccamento viene diminuito, per lo meno, se non scordato, messo da parte entro un certo tem-

po. Ma di consueto non dura degli anni e non in quel modo. Vi possono essere, e vi sono, moltissimi

animali che ricordano uomini od altri animali ai quali sono stati vicini per un lungo periodo di tempo,

anche dopo molti e molti anni; ma dall’epoca in cui avvenne il distacco fino all’epoca del nuovo incon-

tro, l’animale non sembra ricordarsi di quella conoscenza fatta. Mentre nel caso del quale parlavamo,

voi e noi vediamo la chiara manifestazione che la bestia ricordava il proprio amico, e tanto da andare

ogni giorno ad attenderlo. E’ vero, figli? Quindi questo è un tipico esempio di animale che, terminato il

ciclo di reincarnazione in forma sub-umana, si reincarnerà in forma umana ed in un corpo fisico che

non sarà certamente quello di un selvaggio.

La volta scorsa, figli, avete anche parlato del fulmine globulare e la figlia Zoe ben due volte ha ri-

petuto la domanda, perché a lei interessava, e credo ancora interessi, sapere che cosa è. Ebbene,

figlia, voi sapete che noi abbiamo fatto una distinzione della materia fisica, più complessa, più detta-

gliata di quella che la scienza conosce; ma per intendersi, abbiamo suddiviso prima in materia fisica

densa, e poi in materia fisica eterica, che è sempre appartenente al piano fisico, alla materia fisica,

ma che è in uno stato di aggregazione, in uno stato di sottigliezza diverso. La vostra scienza cono-

sceva alcune densità di materia e comincia adesso ad indovinare altre densità; l’esistenza della ma-

teria in uno stadio di aggregazione molecolare che non è fra quelli nomenclati fino ad oggi.

Apro una parentesi, figli. A qualcuno di voi dà noia questo rumore. Ebbene, vedete figli, al feno-

meno in sé non dà tanto noia questo stridio quanto il pensiero e la vostra concentrazione distratta e

rivolta ad esso. Quindi vi prego di non dare nessuna importanza a questo rumore, altrimenti siete più

voi che disturbate che il rumore stesso.

Ora, la scienza umana comincia, anzi senz’altro afferma, che la materia può esistere in una for-

ma di “plasma”; nella forma di plasma la materia non sarebbe più né gassosa né solida, né liquida,

ma sarebbe allo stato atomico ed in uno stadio di aggregazione tutto particolare. La scienza umana

non è riuscita a produrre nei propri laboratori una materia allo stadio di plasma (per noi allo stadio e-

terico) molto a lungo, perché questa materia della scienza è ad una enorme temperatura e, secondo

la scienza, perché la materia fisica giunga allo stadio di plasma occorre che sia portata a una tempe-

ratura altissima; tanto alta che la materia oltrepassi lo stadio di aggregazione gassoso ed entri in

quello di plasma. Ebbene, figli, la materia del piano fisico può avere la stessa densità di quella che la

scienza conosce col nome di “plasma”, pur non avendo la stessa temperatura. Anzi, per essere esat-

ti, la materia del piano fisico eterico, la materia eterica, non ha temperatura. E nella materia eterica

noi non possiamo parlare di temperatura, la quale temperatura, come voi sapete, è data da un vibra-

re di molecole e di atomi; ma poiché la materia eterica è una materia più sottile, al di sotto dell’atomo,

voi da questo capite che non si può parlare di temperatura, che è una vibrazione di atomi, dove que-

sti atomi sono considerati scomposti, dove – possiamo dire – questi atomi della scienza non esistono.

Comprendete, figli? Quindi il plasma della scienza è una materia che noi possiamo definire eterica in

quanto non è solida, né liquida, né gassosa, ma che non è ancora, veramente e propriamente, la ma-

teria eterica che noi intendiamo.

Con tutto questo sproloquio abbiamo perduto il tema del nostro discorso e la meta che volevamo

raggiungere: i fulmini globulari, o “fuochi di Sant’Elmo”, come sono chiamati ed erano chiamati nei

secoli scorsi. Perfino nella vostra letteratura si parla di questi strani fenomeni. Apparentemente sono

delle sfere di fuoco luminose, le quali si muovono ora lentamente, ora più repentinamente, a pochi

centimetri dal suolo, a volte a qualche metro; e pare che nel loro movimento siano attratti o respinti

da certi oggetti o da certe persone. Pare quasi, con il loro vagare che siano degli esseri viventi. Eb-

bene, figli, niente di tutto questo! I fulmini globulari non sono altro che materia allo stato di plasma

secondo quella definizione che ne dà la vostra scienza; cioè materia ad altissima temperatura, la

quale si conserva così – per un periodo più o meno breve – in quanto è raccolta, sospinta, fatta muo-

vere da certi campi magnetici o elettrici di elettricità elettrostatica. In sostanza, con lo scaricarsi di un

fulmine, può prodursi un’altissima temperatura che può condurre l’aria allo stadio di plasma, la mate-

ria che compone l’aria allo stadio di plasma. Mi seguite, figli? E sempre con un campo eletrrico di e-

lettricità elettrostatica – che come voi sapete abbonda durante i temporali, ed i fulmini ne sono una

dimostrazione – questo plasma rimanere raccolto e non disperdersi come avviene sempre. Rimanere

raccolto in una forma sferica ed essere, attraverso a semplici correnti d’aria, o correnti magnetiche, o

da nuovi campi elettrici di elettricità elettrostatica, essere diretto in un senso o nell’altro. E i vecchi vi

diranno, figli, che quando per le strade di montagna un viandante si trovava di fronte a un fuoco di

Sant’Elmo, doveva rimanere immobile, trattenendo il fiato, per riuscire salvo. Ed in effetti è così, figli,

perché la più piccola mossa, il più piccolo movimento può creare una corrente d’aria che può attirare

questa materia allo stadio di plasma, ed allora il malcapitato che si trovasse a contatto con essa, cer-

tamente vedrebbe il proprio corpo fisico quasi volatilizzarsi. Mentre rimanendo fermi il fuoco di

Sant’Elmo, il fulmine globulare, come è chiamato, può benissimo esaurire la sua carica e consumarsi

dopo un breve periodo di tempo. Vi sono alcune interpretazioni di questi fenomeni come forme di vita

primitive. Io non esito a definirle fantasiose. Voi sapete, figli, che la cultura dell’uomo è tutta un pas-

sare da un estremo all’altro; ora vi sono scuole eccessivamente idealiste; e così è stato nei secoli

passati e lo sarà ancora. Fino a quando l’uomo riuscirà a trovare la giusta misura anche nel suo pen-

siero e non ad interpretare tutti i fenomeni che a lui accadono d’attorno in una chiave o nell’altra.

Questo fenomeno del quale questa sera ci siamo interessati, figli cari, è un fenomeno del piano

fisico, della materia di questo piano e non nasconde qualcosa in particolare; come non nasconde

qualcosa di particolare un semplice fulmine come quelli che voi conoscete, scoccato in un temporale.

Ma voi direte: «Vi sono fenomeni, nel piano fisico, che possono sembrare di comune amministra-

zione, come si usa dire, ed invece avere legati a sé avvenimenti profondi e assai importanti per alcu-

ne creature?». Certamente, figli. Le creature, i fenomeni, le cose, possono essere tramite, strumenti

di Karma. Ma ciò non vuol dire che qualunque fenomeno rechi con sé questo significato importantis-

simo per certe creature. Solo alcuni, ed è facile individuarli. Del problema della “responsabilità”, vi

parlerà altri.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve a voi!

Quante volte, o figli e fratelli, vi abbiamo detto che il Karma è uno degli argomenti più difficili a

spiegarsi nei minimi particolari; è una delle realtà più complicate a compenetrarsi minutamente! Ep-

pure, quanto più noi vi diciamo ciò e tanto più voi, incuriositi, ne volete sapere di più! Con il risultato

che molto spesso le vostre idee, anziché chiarirsi, si accavallano l’una sull’altra producendo una con-

fusione veramente divertente a guardarsi! Ma, figli e fratelli, presupposto base a questo problema,

promemoria e vademecum che deve sempre seguire chi voglia scandagliare questo argomento, sia

quell’avvertimento – che è anche pilastro fondamentale del nostro parlare – che in più occasioni vi

abbiamo ricordato: l’uomo non è, nel suo vivere terreno, sottoposto ad alcuna prova, perché le sue

Guide sanno benissimo in anticipo quale “fortezza” ha l’uomo nel suo animo, quale capacità, quale

possibilità ha od avrebbe, di risolvere una prova. Mi dite voi, figli e fratelli, quale significato può avere

l’interpretazione che la vita dell’uomo è una prova? Prova di che cosa? Una sorta di collaudo atta ad

accertare se l’uomo è ben riuscito? Se la creazione che Dio ha fatto dell’uomo è un’opera compiuta,

oppure se ne è uscito un aborto, forse? Ma Dio non è onniveggente? E se è onniveggente non ha bi-

sogno di mettere alla prova l’uomo, perché sa già se l’uomo supererà o no la prova che appositamen-

te Dio gli manda. Ed allora quale senso può avere, per noi, l’interpretazione che la vita dell’uomo è

una prova? Nessuno, figli e fratelli. La vita dell’uomo è la sua nascita spirituale. Non v’è bisogno di

mettere alla prova l’uomo per vedere se è ben riuscito e quindi supererà positivamente la prova; o se

è mal riuscito e quindi non avrà la forza di superarla. Ciò non ha alcun significato! Ma le vicissitudini

alle quali va incontro l’uomo sono necessarie per la sua maturazione spirituale. La macerazione che

egli sopporta nella vita di ogni giorno, è nettare alla sua nascita spirituale. Questo è il vero senso e la

vera interpretazione della vita dell’uomo. Così, ogni dolore che l’uomo incontra nella sua vita, non è

una prova, perché questa interpretazione è una superstizione che voi dovete abbandonare. Se non

abbandonate questa superstizione, il Karma non vi sarà mai chiaro. Ed il Karma non è una prova né

un castigo: ma è un’esperienza, una macerazione che porta come frutto la nascita spirituale

dell’uomo. Ed allora, figli e fratelli, il Karma voi lo considerate come castigo? «L’effetto delle cause ri-

cade sull’uomo, perché l’uomo non ha capito – voi dite – ma se l’uomo non capisce, non ha respon-

sabilità dei suoi errori. E se non ha responsabilità dei suoi errori, perché la punizione? E’ giusto il ca-

stigo che a lui si infligge?». Ecco una falsa interpretazione di ciò che noi vi abbiamo detto. Non que-

sto volevamo intendere parlandovi di “Karma”. Secondo voi l’uomo che si trova incarnato in una for-

ma umana, proveneinte da una lunga peregrinazione di incarnazioni in mondi vegetali e poi animali,

può sapere che non deve rubare? Non può ancora conoscere questo insegnamento, “sentirlo” nella

sua coscienza che ancora non ha costituita. Ed allora? Se questo selvaggio ruba, è responsabile dei

suoi atti? No certo! E taluno di voi allora si domanda: «Perché il Karma? E in quel caso esiste un ef-

fetto che ricade per la causa mossa da siffatto furto?». Certo che esiste, figli e fratelli, certo, perché

le cause sono mosse dall’uomo anche se l’uomo non sa, anche se l’uomo non ha intenzione di muo-

verle e non sa che muoverle è male. Forse è più esatto dire così. Il selvaggio che si invaghisce di un

oggetto brillante di un suo simile e se ne appropria, commette un furto; ma egli non sa che fare così

è male, eppure ha mosso una causa, causa che comporterà un effetto. «E perché tutto ciò? – voi dite

– Non è giusto che egli subisca l’effetto di una causa che ha mosso senza sapere di averla mos-

sa…». E noi vi diciamo: non è questione di giustizia o no. E’ questione di nascita spirituale. (Andate

pure). E fra colui che muove una causa non sapendo che muoverla è male, e colui che muove la

stessa causa sapendo, invece, che muoverla è male, v’è una differenza? Certo. L’effetto che queste

creature subiscono, muovendo la stessa causa in condizioni interiori diverse, è identico per loro? No,

certo! Ecco qua entrare in gioco la responsabilità, figli e fratelli. Ne sarà più responsabile chi sa che

agire in quel senso è male eppure agisce, piuttosto di chi lo fa inconsapevolmente. Ma in verità io vi

dico che è più vicino alla comprensione chi agisce male sapendo di agire male, piuttosto di chi è allo

scuro. Ciò può sembrarvi un controsenso, ma se voi tenete presente il presupposto al quale mi sono

richiamato all’inizio di questa conversazione, la nascita spirituale, voi vedrete che controsenso non

esiste. «Essere strumenti di un Karma – voi avete detto, e in questo esame di strumenti del Karma

siete risaliti fino alle vite antecedenti alla umana, fino agli animali – comporta una responsabilità?».

Le forze sono sempre doppie e questo gioco di cause e di effetti è una profonda concatenazione.

Possono esservi degli strumenti inconsapevoli ed intensi i quali sono strumenti di un Karma, non se

ne rendono conto e non hanno alcuna ripercussione. Facciamo un esempio semplice ed ingenuo, ma

pur chiaro: chi estrae da un’urna il biglietto vincitore di una lotteria. E vi sono strumenti di Karma che

invece hanno una ripercussione nel loro intimo dal fatto di essere serviti a tramite di concretizzazione

di un effetto. Un altro esempio? Quanti voi ne volete. Chi, senza alcuna intenzione, può arrecare ma-

le ad un suo simile in qualche modo: con una macchina che egli ha sotto il suo controllo, con un’arma

che egli stava aggiustando e via dicendo. Questi sono esempi di effetti che ricadono sulle creature

attraverso a degli strumenti i quali, nella loro funzione di strumenti, rimarranno turbati dal fatto acca-

duto. E questo loro turbamento sarà casuale? No, figli e fratelli; tutto è giustamente ed esattamente

dosato: nessuno può soffrire ingiustamente. La sofferenza che l’uomo prova non è mai data per “pro-

va”, lo abbiamo detto; non è mai data se prima non è giustificata dalla causa che l’uomo ha mosso

antecedentemente. Mentre un’esperienza non dolorosa può accadere ad un uomo con lo scopo di

farlo nascere spiritualmente, un’esperienza di dolore accade con lo stesso scopo, ma è sempre

l’effetto di una causa mossa. Non così l’esperienza non dolorosa che può essere – ed è quasi sem-

pre – aliena dalla reazione ad azioni antecedenti. Questo intendevamo dire quando affermavamo che

non tutto è Karma; non tutto è effetto, figli. Vi sono anche le cause.

Ed ancora addentrarci in questo terreno così incerto nella comprensione, così bisognoso in con-

tinuo di valutazioni, di senso di equilibrio, di misura, di giustizia? A voi la risposta.

Pace a voi.

Kempis

16 Gennaio 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Una benedizione a tutti voi, o figli.

Diverse sono state, o cari, le domande di questa sera, ma a noi sembra che principalmente su di

una si sia polarizzata la vostra attenzione.

Ebbene figli, non fa danno, anzi il contrario, tornare a parlare a distanza di tempo di argomenti

già trattati; presupponendo però che questi siano stati da voi assimilati e che il trascorrere del vostro

tempo abbia condotto la vostra mente ad un’assimilazione dell’argomento, ad una maggior compren-

sione. Se però, al contrario, questo tempo non ha fatto altro che farvi dimenticare ciò che vi è stato

detto a proposito di quell’argomento, ecco che l’utilità appare di secondaria importanza. Ma noi vo-

gliamo sperare, o cari, che non sia così per voi, ma, anzi, questo tempo trascorso sia stato di medita-

zione e di assimilazione, e quindi di maggior comprensione.

Noi affrontammo l’argomento dell’intimo vostro, o cari, dal punto di vista dell’umano sapere, di

quel ramo della scienza umana che voi chiamate psicologia. Noi confrontammo le nomenclature, i

concetti, con quello che noi vi abbiamo detto dell’uomo interiore; e, sempre in questo raffronto, scan-

dimmo alcuni principi essenziali: che la scienza dell’intimo dell’uomo ben poche interpretazioni gene-

rali può avere, ma che per comprendere quel mondo intimo che è in ciascuno di noi, l’uomo deve agi-

re da solo.

Ora, figli cari, questa sera voi avete parlato dei sogni: vi siete chiesti quale significato possono

avere le immagini che appariscono, mentre l’uomo dorme, non si sa bene dove, in quale parte del

suo essere; se queste immagini sono proiezioni di qualcosa che l’uomo afferra casualmente, oppure

se esse sono create ed animate da qualche oscura, volutamente nascosta, repressa causa che sa-

rebbe nell’intimo dell’uomo e che pur non essendo palese e manifesta, farebbe egualmente parte del-

la sua natura.

Ebbene, figli, questa risposta non è che la ripetizione di quello che prima dicevo: non v’è una ri-

sposta unica, ma tante risposte, una per ciascuno di voi. Però che cosa possiamo fare, se non è

possibile trattenersi sul caso particolare, per parlare di questo argomento in generale? Possiamo an-

cora meglio penetrare nell’intima struttura dell’uomo; ciò servirà a ricordare a chi ha la memoria de-

bole, a ribadire a chi ha assimilato. Vi siete detti: «E’ vera l’interpretazione che vi sono dei sogni ce-

rebrali? Che cosa significa questo? Che cosa è il sogno?».

Alcune filosofie ed alcune religioni orientali, definiscono la mente dell’uomo raffigurandola ad una

scimmia impazzita. E voi che siete figli, attualmente, di una civiltà cosiddetta “occidentale” – il che si-

gnifica opposta a quella orientale che si vuole di profonda meditazione e introspezione – e quindi figli

di una civiltà che non insegna a concentrarsi e a meditare, ancora meglio sapete, perché non vi ado-

perate per evitare questa natura della mente, quanto la mente sia effettivamente capricciosa. Voi sa-

pete quanto difficile sia non pensare a nulla; chi riesce? Concentrarsi significa pensare ad una cosa e

solamente a quella: con la propria mente fissare quella cosa ed ordinare alla propria mente di pensa-

re quella cosa, senza che essa svicoli, senza che essa sfugga ad altri argomenti, crei ed operi di fan-

tasia. Ebbene figli, è proprio natura della mente, del corpo mentale, quella di essere continuamente

in attività. Il corpo mentale è un corpo che non ha riposo. Voi vedete il corpo fisico il quale segue un

ciclo di attività ed uno di riposo: il giorno e la notte, è vero? Il ciclo di riposo serve a recuperare le e-

nergie, eliminare delle tossine, è vero figli? Il corpo astrale segue anch’egli un ciclo di riposo nel sen-

so che a delle sensazioni violente il corpo astrale cerca di far seguire delle sensazioni tenui. Ad un

periodo di euforia il corpo astrale cerca di far seguire un periodo di depressione, ed in questa altalena

è il riposo del corpo astrale. Ma il corpo mentale no – io parlo del corpo mentale dell’individuo incar-

nato, si intende – non ha mai riposo. Perché? Perché per sua natura, per natura della materia che lo

costituisce, è vivissimo, è prontissimo, è duttile e malleabile; ed è continuamente abituato ad essere

sottoposto ad una infinità di sollecitazioni che a lui vengono e dal corpo fisico e dal corpo astrale –

sempre del corpo astrale, sempre è vero?, anche quando vengono dal corpo fisico – ma intendo dire

dal corpo fisico o dal corpo astrale direttamente. E – forse qualcuno di voi lo pensa – anche dall’alto,

dalla coscienza, quando v’è. E più ancora dal “sé” spirituale.

Il corpo mentale è quel corpo che dà forma ai pensieri sotto l’impluso di diversi influssi. Ecco

perché il corpo mentale non ha mai tregua e l’individuo che non abbia seguito una particolare ginna-

stica, concentrazione o metodo, ha il suo corpo mentale che liberamente dà forma ai pensieri. Quan-

do l’individuo, in minima parte, controlla l’attività di questo corpo mentale, i pensieri che ne scaturi-

scono sono di un ordine e di una logica la quale, pur essendo convenzionale, ha una base, è radicata

secondo certi schemi che voi avete appreso dalla vostra società o dalla vostra… …figli, è l’attività

consueta di veglia del corpo mentale dell’individuo, della sua parte conscia; della sua parte “consa-

pevole”, diremmo noi, con maggior precisione. Anche durante la veglia ed anche durante il tempo in

cui l’individuo cerca di dirigere l’attività del suo corpo mentale nella parte consapevole, vi è la possibi-

lità che questo corpo mentale, che questa attività, sfugga al controllo. Voi tutti sapete quante volte,

per ragioni di lavoro, siete costretti a pensare a qualche cosa e vi ritrovate che il vostro corpo mentale

sta seguendo tutta un’altra attività che voi chiamate fantastica, è vero, figli? E’ la natura del corpo

mentale. E direi quasi che il suo riposo è in questo continuo mutare. La concentrazione, figli, non è

tanto difficile a raggiungersi, quanto difficile a mantenersi; e non stanca tanto il voler concentrarsi,

quanto il voler continuare in questa concentrazione; perché concentrarsi è dare un nuovo impulso,

una nuova direzione all’attività del corpo mentale, quasi una nuova natura. Ebbene, figli, tutto questo

per dirvi che il corpo mentale è continuamente soggetto a dare forme di pensiero, immagini, sotto i

più diversi impulsi. E nel periodo del sonno, cioè quando l’individuo non dirige l’attività del corpo men-

tale neppure in quella minima parte in cui può dirigerla, ecco che le immagini si scatenano: ed ecco i

sogni, perché i sogni non sono che rappresentazioni che avvengono nel corpo mentale ad opera di

diversi impulsi.

Il sogno non è quindi che il pensare del corpo mentale; non è quindi che l’attività della mente

dell’uomo, libera da ogni direttiva; l’attività allo stato spontaneo.

Quali sono questi impulsi che creano le immagini del sogno? Ed ecco che il termine “sogni cere-

brali” acquista un significato.

Voi sapete che il corpo fisico di per sé – il cervello, come organo più adatto – non ha la possibili-

tà di pensare: non è che un punto sensibile, un punto di trasmissione verso il veicolo astrale. Ed allo-

ra i sogni cerebrali non sono altro che quelle immagini che prendono corpo ad opera della mente, del

corpo mentale dell’individuo, sotto l’impulso di stimoli che vengono dal corpo fisico dell’individuo. Ec-

co che un individuo dormente giace, e con l’abbassarsi della temperatura dell’ambiente nel quale è il

suo corpo fisico, trasmette questo impulso al suo cervello, ed il cervello al veicolo astrale; ecco che il

veicolo astrale traduce questo impulso in una sensazione di freddo ed ecco che questa sensazione di

freddo si traduce in un’immagine del veicolo mentale dell’uomo: ecco il sogno cerebrale. E così via,

impulsi che possono venire non solo dall’ambiente. Quante volte voi, nel breve tempo nel quale il vo-

stro senso dell’udito ha percepito un rumore, avete dato immagine a questo rumore, e su questa im-

magine poi la mente ha costruito tutta una trama! Quante volte sognando e percependo un rumore,

figli, a voi sembrava di averlo percepito prima che questo rumore effettivamente si fosse prodotto,

tanto è veloce l’attività del corpo mentale degli individui. Sono tutti sogni cerebrali, sogni che vengono

e prendono corpo per stimoli che vengono dall’ambiente nel quale si trova il veicolo fisico; sogni che

vengono anche da stimoli che si producono all’interno del corpo fisico dell’individuo, senza che

nell’ambiente vi sia la ragione. Un esempio? Quanti ne volete. Un malessere del corpo fisico, una ne-

cessità e via dicendo. Sono stimoli che si traducono in immagini ed in sogni così detti cerebrali. Ma

non è il cervello che sogna, figli: questo dovete tenere presente e non sbagliare.

E nel veicolo astrale? Nel piano astrale? Certo che vi sono anche sogni astrali. Vi ho detto prima

che il corpo astrale è ansioso di nuove sensazioni. Ad un ciclo di sensazioni gioiose, cerca di far se-

guire un ciclo di sensazioni dolorose, anche piangendo. Ed ecco i sogni tristi. Quante volte avete so-

gnato di piangere! E con quanta soddisfazione! Che cosa è questo? E’ un sogno astrale, è uno sti-

molo, una necessità del vostro corpo astrale, il quale non è dominato da voi, che segue la sua vita

naturale e che cerca di soddisfare questa sua necessità inventando qualche cosa.

E vi sono sogni mentali? Certo. Allo stesso modo: pensieri che tornano. E tutti questi sogni, figli

– non quelli cerebrali – ma quelli astrali e quelli mentali, vengono per la maggior parte dal subconscio

dell’individuo; cioè da quella parte del suo mondo interiore che giace nell’ombra.

«Perché – direte voi – ma perché mai, se è vero che il sogno è una rappresentazione della men-

te, l’individuo non sogna ciò che vuole, o per lo meno, per la durata che vuole?». Perché si può so-

gnare anche ciò che si vuole, qualche volta, ma non con maggior frequenza che sognare spontane-

amente. Perché? Perché, ripeto, sognare ciò che si vuole corrisponde a una necessità dell’individuo

allo stato di veglia, dell’individuo desto, dell’individuo che è come è perché è il prodotto di diversi fat-

tori che sono in lui: lui desto. Ma quando l’individuo dorme, cioè abbandona la possibilità di dirigere –

possibilità ristretta che ha – il dirigere l’attività del suo corpo mentale, quelle necessità che lui aveva

da desto non sono più in lui, ed il veicolo mentale segue tutto un insieme di impulsi che vengono non

solo dalla parte consapevole e quindi dalla veglia che non è più, ma anche dalla parte inconsapevole

o sub-consapevole.

Così, figli, i sogni sono di diversa natura e la vostra domanda, forse, non è ancora soddisfatta.

«Ma se noi sogniamo qualche cosa, una cosa che non osiamo ammettere allo stato di veglia, che co-

sa significa? Che questo è ancora in noi?». Solo ciascuno di voi può rispondere, figli: può voler dire

questo, o altro. Può voler dire che in voi vi è ancora qualcosa che voi avete represso, che cercate di

nascondere perché giudicate brutto, o non opportuno. E può voler dire invece altre cose: il terrore

che voi avete di una cosa e che in un momento che il vostro corpo astrale ha bisogno di sensazioni

forti, si traduce concretamente – per il sogno, si intende – in questa immagine che voi di consueto ri-

fuggite con orrore – parlo di un caso generale, figli - apposta per soddisfare il vostro corpo astrale.

Guardate quanto è complessa la natura dell’uomo! E via via ancora tante altre cose possono voler di-

re questi sogni. Ciascuno di voi può, se lo vuole, trovare la vera ragione. Ma prima di trovare la vera

ragione dei sogni, il che è molto importante – ovverosia delle azioni che voi compite allo stadio di

sonno, quando dormite – cercate le vere ragioni delle azioni che voi compite allo stato di veglia, per-

ché è molto più importante prima cercare questo significato, figli cari. L’altro, delle cose incontrollate

che hanno un loro profondo significato, è importante egualmente ma di una importanza complemen-

tare perché può servire a meglio comprendere la vera ragione delle azioni che voi fate quando siete

svegli. Se voi studiandovi, introspezionandovi, credete di avere raggiunta l’esatta comprensione di voi

stessi, figli, allora sì, è dai sogni che voi potete avere una conferma, o meno, della giustezza della

vostra comprensione. Allora. Solo quando avete prima profondamente meditato e studiato voi stessi

allo stato di veglia, o ciò che voi fate quando siete svegli. Allora e solo allora i sogni hanno importan-

za per comprendervi. Ma chi volesse comprendere se stesso unicamente dall’esame dei suoi sogni,

figli, certamente che inizierebbe l’esame non dalla parte più facile, ma dalla parte più complicata. Dal-

la parte più difficile e meno comprensibile perché, ripeto, i sogni possono essere dettati da un’infinità

di impulsi. E, prima ho dimenticato di dirvi, impulsi che possono essere anche telepatici; riminiscenza,

anche, di altre incarnazioni.

«Ma in tutto questo – voi direte – vi è una necessità?». A volte vi è la necessità del veicolo astra-

le, a volte del veicolo mentale; ma sono necessità inerenti alla natura di questi veicoli e quindi di ri-

flesso alla natura vera dell’individuo il quale è, in ultima analisi, il risultato anche di questi veicoli, ma

non solo il risultato di essi. Un uomo, figli, è quello che è non solo perché i suoi veicoli sono quello

che sono; un uomo è qualcosa di più della somma di ciò che sono i suoi veicoli.

Ed ora termino per non annoiarvi più.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve a voi.

Poche sono le parole che ci dicono l’insegnamento del Cristo, eppure quanto vasto è questo in-

segnamento! Ma avete veramente meditato su tutto quello che Lui ha detto? Ardua impresa per chi

veramente pesi il significato delle parole. E le parole che giungono a voi sono veramente giuste? E-

sprimono veramente ciò che Lui disse ed intendeva dire? Che cosa significa ad esempio: «Siate

candidi come colombe ed astuti come serpenti?». Veramente il Cristo che insegnava l’amore al pros-

simo, la verità, lo slancio verso tutti gli uomini, che insegnava a rivolgersi ai propri simili a braccia a-

perte, può aver detto una frase simile? E questa frase che senso può avere? Fu Lui candido come

colomba ed astuto come serpente? Certo, guardando la fine della Sua vita fra gli uomini, non parreb-

be. Ed è questa “astuzia” in contrasto con l’insegnamento di altruismo, di amore e di verità? Ed è

questa frase un controsenso? Meditate, meditate. E da questa meditazione, se giustamente fatta e

condotta, ne scaturirà quella chiarezza che è apportatrice di comprensione.

Pace a voi.

Kempis

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

Sono la Guida Fisica di Roberto. Io sono sempre fra voi, ma voi non udite la mia voce.

Questo vostro anno ed i seguenti vedranno ancora sangue sparso fra gli uomini: la pace ancora

non sarà raggiunta.

Cambiamenti grandi ancora nella Russia. Colui che è stato recentemente allontanato, non è

scomparso dalla scena politica mondiale ed ha ancora peso ed importanza.

Purtroppo il sangue non potrà essere evitato ed una seconda Corea (Vietnam?) vi sarà nel pros-

simo futuro degli anni vostri, ancora nel mondo.

Israele, nuova patria del popolo ebreo, sarà molto travagliata. Ma è scritto che quando gli ebrei

finalmente troveranno la loro patria, sarà finita la tristezza del mondo. E già quel piccolo territorio è la

base, è l’inizio; è come una piccola fiamma che vacilli ad opera di molti venti che non riusciranno a

spegnerla.

La Francia, vostra sorella, non sarà più condotta dalla persona che per anni l’ha condotta: ad es-

sa seguirà un nuovo capo, più giovane, e ciò sarà motivo di maggior unione fra i popoli d’Europa.

E quella che è stata per molti un’ulcera, e che invece non è stata altro che uno strumento del

progresso e della civiltà, l’ulcera di Marx, non sarà più nella Russia, ma nella Cina. Poco a poco la

Russia si trasformerà in un paese dove l’estremismo sarà accantonato.

Esplosioni atomiche ancora io vedo. Non in questo vostro anno, dopo. E forse anche una bellica.

Non temete per voi ma pregate egualmente.

E tanti ancora gli avvenimenti del tempo umano passano di fronte all’anima mia, e tutti vorrei dir-

veli per insegnarvi a non aver paura del futuro, che nessun male reale può accadere all’uomo. Abbia

egli fede nell’Assoluto. Abbia fede in Dio che ama le Sue creature e mai le abbandona, neanche

quando esse sono in tristezza.

Vi benedico.

Michel

30 Gennaio 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Avete riflettuto, o figli, sulla domanda che il Fratello Kempis vi ha proposto ultimamente; e cia-

scuno di voi ha cercato di comprendere se un’affermazione del genere possa essere in contrasto con

l’insegnamento e quale vero significato si possa dare ad essa.

In effetti il Cristo disse una frase quale il Fratello Kempis vi ha riferito. Non esattamente come è

riportata dai Vangeli, imperciocché l’aggettivo fu cambiato, ne fu scelto uno più gentile e più addolcito

poiché l’interpretazione del senso poteva condurre a credere ciò che il Cristo non voleva dire. Fu

quindi detto: «Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti». Ma in origine non fu detto

“prudenti”: fu detto qualcosa di simile ad “astuto”, nessun altro vostro vocabolo può adattarsi meglio

di questo.

Ma che significato ha ciò, figli? Vuol forse dire che ciascuno di voi o i Maestri stessi, debbono

essere delle creature che in qualche modo giocano d’astuzia, nel senso più deteriore di questa paro-

la? No, figli. Voi già avete compreso ciò.

Per voi questa affermazione significa: difendetevi, quando non avete la forza di affrontare ciò che

sarebbe da affrontare o ciò al quale andreste incontro.

E per il Maestro, che cosa significa? Il Maestro è candido, semplice come una colomba, figli,

perché in Lui non vi sono secondi fini egoistici; ed è saggio, ed è accorto – come voi avete detto – ed

è astuto di un’astuzia che però, figli, non ha niente – come fine egoistico – che non ha niente di uma-

no. E’ un’astuzia volta al bene, è un’astuzia volta all’altruismo. E’ un saper fare questo. E’ un giusto

agire ed operare a fine di bene, ad un fine altruistico. Questo è il Maestro.

E così voi, figli, come i discepoli, non dovete, né essi dovevano, sacrificarsi inutilmente, ma far sì

che la loro vita e la loro opera avesse la miglior riuscita in senso benefico.

Una creatura può condurre una vita volta al bene, ma ciò non basta: occorre che il bene che

questa creatura fa sia il massimo che può fare, e la condotta che questa creatura tiene dia il meglio.

Mi seguite figli? Che le energie che questa creatura impiega, siano impiegate nel miglior modo. Così,

figli cari. Perciò occorre essere accorti e saper fare: astuti nel senso buono, pur essendo nell’intimo

candidi, cioè senza macchia, cioè senza egoismo. Perché, figli, in questi apparenti paradossi è

l’esatta e giusta definizione dell’evoluto, del Maestro. «Siate candidi come colombe e astuti come

serpenti». Il serpente, oltre tutto, è il simbolo dell’egoismo, l’anima della Terra, l’atmosfera del mon-

do, ricordate figli? Ebbene, essere attivi come pronto e attivo è sempre l’egoismo nell’uomo, che è

una delle molle più preponderanti – se non la sola – che lo fa balzare e muovere. Ricordate, figli, che

alla spinta dell’io, la quale ha costruito la società nella quale vivete ed il mondo vostro quale è oggi,

se non succedesse un’altra spinta quando l’io sarà compreso, quando l’egoismo sarà superato,

l’umanità cadrebbe in uno stato di apatia. Ma alla spinta dell’io, dell’egoismo succederà la spinta

dell’altruismo la quale egualmente, figli, condurrà avanti l’umanità, la renderà attiva. Attiva in un modo

che prima vi dicevo: di un’attività, di un’azione che darà il meglio, che non conoscerà dispersione di

energia, che non conoscerà errori, false valutazioni, ma che saprà vedere con chiarezza e con chia-

rezza dirigersi ed agire.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Amici, Alan vi saluta.

Questa sera io vengo per stare con voi qualche poco del vostro tempo, ma vorrei riuscire a ri-

spondere a quella domanda che vi siete fatti su “causa ed effetto”, perché l’argomento non cessa mai

di essere oggetto di meditazione per la sua complessità.

Tutto il Cosmo è un susseguirsi di causa e di effetto; è un completo ambiente nel quale le cause

precedono gli effetti, e gli effetti sono accoppiati a nuove cause, e così via. Ma un’affermazione come

dire, “causa ed effetto” implica un trascorrere, un senso del poi, una successione; una successione

che se anche non si vuole intendere temporale, ma logica vi è.

Nell’Eterno Presente cause ed effetti si compenetrano e si fondono ma nel “relativo” noi possia-

mo fermare l’interminabile teoria di “causa-effetto” e prendere in considerazione un solo avvenimento

e vedere che quell’avvenimento è effetto di una causa. Fin qua niente di difficile da comprendere

perché la domanda era non se è possibile che vi siano effetti senza cause – non v’è difficoltà a com-

prendere che alla causa segue l’effetto – ma si trovava difficoltà a comprendere che vi possa essere

una causa che non sia determinata da qualche cosa. Ebbene, vi sono delle azioni le quali sono fatte

dall’uomo nell’ambito della sua libertà pura, e per questo non provengono da influenze, e per questo

se non vi sono influenze vuol dire che neppure queste influenze possono essere considerate come

cause di queste azioni. Mi spiego? Certo che un grosso avvenimento della vita di un uomo può esse-

re, ed è quasi sempre, l’effetto di cause mosse in precedenti momenti, in precedenti esistenze. Certo.

E che poi questo avvenimento comporti altre cause? Sì. Ma non sono conseguenze della causa pri-

mitiva. Non so se sono riuscito a spiegarmi. Certo che ogni azione dell’uomo sembra avere un per-

ché e quindi una causa, certo. Purtuttavia vi sono cause che l’uomo muove inconsapevolmente; cioè

l’uomo, con il suo modo di agire, senza volere, anche senza intenzione, muove delle cause le quali

porteranno degli effetti. «Ma – dite – possiamo isolare queste cause e questi effetti?». Ripeto che il

Cosmo è un oceano di cause e di effetti, perché ha un inizio ed una fine; il che vuol dire che queste

cause e questi effetti, pur essendo innumerevoli, hanno però un inizio ed una fine. E con questo noi

possiamo comprendere che se vi è un inizio ed una fine, nel Cosmo almeno, anche le cause e gli ef-

fetti che sono mossi dagli uomini nel Cosmo, hanno un inizio ed una fine. Così, se innumerevoli sono

le cause e gli effetti nel Cosmo, ciò non vuol dire che siano infiniti e che questo movimento non abbia

termine. Mi sono spiegato? Vi è un rapporto diretto fra un tipo di cause ed un tipo di effetto, e l’effetto

che segue a quella causa non produce un’altra causa diretta; può produrre una causa secondaria la

quale avrà un effetto secondario, ma mai primario, altrimenti sarebbe una catena infinita. Ed allora

quando noi vi diciamo che vi possono essere delle azioni che sono cause, questo intendiamo: sono

cause primarie le quali non provengono da altre cause dello stesso tipo; o per lo meno non vi è un

rapporto diretto fra questa causa e cause precedenti.

Io non so se sono stato sufficientemente chiaro, ma mi auguro di sì. Comunque sarò sempre a

vostra disposizione per cercare di chiarire.

Pace a voi.

Alan

Vi prego di restare concentrati ancora qualche momento. La pace sia con voi e con tutti gli uomi-

ni, figli cari.

Dali

06 Febbraio 1965

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Occorre, figli, che la vostra attenzione sia vieppiù desta, occorre che la vostra mente sia concen-

trata sugli argomenti che sono oggetto di queste conversazioni, perché tanti sono i punti che debbo-

no essere messi a fuoco, che debbono trovare la giusta collocazione nel grande disegno generale

che da anni a questa parte andiamo dandovi. E per questa focalizzazione, o cari, è necessario medi-

tare, è necessario tenere presente e ricordare l’architettura generale del quadro, non perdere di vista

le linee essenziali che abbiamo disegnate, in modo che ogni precisazione sia esplicativa e si ricolle-

ghi a tutto un insieme; in modo che ogni ulteriore chiarimento non sia avulso da questo tutto omoge-

neo, ma ne divenga tessuto connettivo, ne divenga parte integrante, in modo che attraverso alla chia-

rezza voi possiate capire e finalmente comprendere.

Vi possono essere, o figli, delle precisazioni che apparentemente possono ritenersi di poco con-

to, di poco valore; eppure, figli, a distanza di tempo si può meglio comprendere quanto necessarie

fossero quelle precisazioni, necessarie per comprendere e necessarie per dimostrare che tutto quello

che noi vi diciamo – nonostante che l’iniziativa parta da voi nel fare delle domande – segue un preci-

so metodo di insegnamento. Perché ciò che questa sera posso dire si riallaccia e trova conferma in

ciò che vagamente accennammo anni fa. Questo è chiaro per chi, con poco spirito di osservazione,

voglia cercarlo; questo appare a chi, facendo attenzione, voglia rendersi conto se queste conversa-

zioni che qua si svolgono siano effettivamente casuali e sconnesse, o se pure seguono una precisa

direttiva la quale condurrà ad una ben delineata conclusione.

E dopo questo discorso generico, veniamo alla vostra conversazione di questa sera, la quale ha

avuto degli spunti felici per ciò che voi avete capito; ed altri meno felici per ciò che voi stessi potete

intendere.

La vostra attenzione, figli, era rivolta ai problemi più alti, più profondi di questo Cosmo: avete par-

lato di manifestazioni cosmiche, avete parlato di coscienza, di piano akasico e via dicendo. Ma quello

che vale la pena precisare, figli, è l’argomento che voi avete scelto circa la natura dell’Assoluto, la

quale si deve ritrovare nell’individuo che è, in definitiva, fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Che cosa significa “natura esterna”? Che cosa significa “natura interna”? Noi vi dicemmo che

l’Assoluto ha come natura esterna la vita e come natura interna l’amore. Ma in definitiva, figli, questa

definizione è convenzionale, poiché l’Assoluto, in ultima analisi, è uno. E dare questa definizione si-

gnifica esaminare certi Suoi aspetti, esaminare la Sua essenza – la Realtà – da un determinato punto

di vista; perché nessun’altra definizione più bella e più precisa v’è dell’Assoluto di quella che tante

volte vi abbiamo ripetuto: “Dio è Colui che E’”.

Natura esterna significa ciò che appare, significa esistere, il perché dell’esistere, la costituzione.

Significa, se potessimo fare un’immagine raffrontando l’Assoluto – se potessimo – ad un cerchio, eb-

bene, la natura esterna sarebbe la circonferenza. Per intenderci ancora meglio: la natura per la quale

Egli è colui che E’: Egli è così: Egli esiste. Tutto ciò si traduce in una parola: vita, che voi sapete si-

gnifica movimento. Egli esiste, Egli è, Egli vive ed Egli “sente” in termini di amore; perché il “sentire”

in termini di amore, l’amore, è la Sua natura interiore, la sua natura interna. Che significa “natura in-

terna”? Significa appunto questo “sentire”, senza il quale Dio sarebbe unicamente natura esterna:

Dio sarebbe unicamente un meccanismo, o movimento, che nell’Eterno Presente perdurerebbe eter-

namente.

Ma nell’individuo, figli, che è fatto ad immagine e somiglianza di Dio, si trovano queste due natu-

re? L’individuo che ha in sé una goccia di Dio, che – quasi un Prometeo – conserva questa fiamma

della divinità; certo, figli, certo. L’individuo vive perché ha come fulcro del suo essere la goccia divina,

la scintilla, sulla quale gravitano le materie dei vari piani che si costituiscono in veicoli, veicoli che si

organizzano e conferiscono all’individuo la consapevolezza e poi la coscienza. E la sua natura ester-

na è questo movimento, è questa attività, taluno di voi ha detto. L’attività è la conseguenza della na-

tura esterna dell’individuo. E’ la vita, è l’esistere degli individui. E la sua natura interna è il “sentire”:

“sentire” che dapprima si chiama consapevolezza e poi coscienza man mano che questo individuo

evolve. E questo “sentire” in termini di amore è la natura interiore dell’individuo, figli; l’esistere è rive-

lato da questo “sentire”. La natura esterna non ha altro “sentire” che questo, perché in definitiva, figli,

l’individuo è un tutto e l’essere individuale che abbia raggiunta la massima evoluzione,

l’identificazione nell’Assoluto, è un uno, è uno nell’Unità; e “sente” in termini di amore tutto quanto è,

tutto quanto esiste. Egli è partecipe dell’Assoluto: partecipe della Sua natura interiore, interna, perché

“sente” in termini di amore. Ed è partecipe della natura Sua esteriore, perché è partecipe della vita:

della vita assoluta.

Qualcuno di voi ha detto: «E quale è la consapevolezza di questa natura esteriore?». La natura

esteriore è vita, e non vi è altra consapevolezza se non “sentire” in termini di amore, che è poi natura

interna. Questa.

Così, figli, l’uomo, l’individuo, che è un piccolo Cosmo e che quindi è fatto ad immagine e somi-

glianza di Dio, è un’unità la quale prende vita dall’Unica vita, la quale trae sentimento dall’Unico sen-

timento. Fino a che questa Unità è adombrata nel piano relativo, queste nature sono circoscritte e di-

storte, ma vieppiù che l’individuo scende laddove è la meta per la quale egli è nato, queste circoscri-

zioni grado a grado cadono; questi gusci uno ad uno si sgretolano e l’individuo allarga il suo “sentire”

ed il suo vivere, quindi, sempre di più, fino a che non sarà un “sentire” ed un vivere in termini assoluti,

e quindi un esistere in Dio.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve a voi.

Ho udito che cercate di fare una graduatoria dei Maestri dei quali vi abbiamo vagamente parlato,

o dell’autorità dei quali ci siamo appellati nell’esporre le nostre idee. Ma credo che ciascuno di voi,

nell’intimo suo, capisca che questa graduatoria ha ben poco significato.

Certo che è possibile, all’individuo, raggiungere l’identificazione in Dio prima che il Cosmo tutto

sia riassorbito. Questo, per voi, può essere preso come un incoraggiamento; ma io vi consiglio a

prenderlo come una semplice informazione, poiché nessun altro valore può esservi in questa affer-

mazione.

“Coscienza cosmica” e “Coscienza Assoluta”. Coscienza cosmica che cosa significa? Quand’è

che l’individuo abbandona il veicolo della coscienza per antonomasia, il veicolo che noi abbiamo

chiamato “corpo akasico”?

Dalla coscienza individuale alla coscienza universale, fino alla coscienza cosmica, sono fasi di

una evoluzione che l’individuo compie in questo vastissimo spazio-ambiente che noi abbiamo definito

Cosmo, il cui punto più piccolo e più circoscritto – rispetto all’individuo – è un semplice pugno di sab-

bia, o poche gocce d’acqua (parlo dell’individuo che è legato a forme di vita appartenenti al regno na-

turale più basso). Spazio-ambiente che è rappresentato, nel termine più vasto, dall’intero Cosmo

(parlo di colui che ha raggiunto la coscienza cosmica). Ed è come un immenso cono che abbia il suo

vertice in quel pugno di sabbia del quale ora vi parlavo, e la sua base volta in altro laddove esistono,

perché esistono, i limiti di questo vastissimo spazio-ambiente che noi abbiamo definito Cosmo. In

questo cono si muove l’individuo: dal vertice dove nasce e dove attraverso a questa lenta macerazio-

ne, cresce, si sviluppa, evolve fino laddove il suo “sentire” è tanto vasto che abbraccia l’intero Cosmo.

Storia della coscienza che prende il suo vero nome non là, all’inizio, ma su, man mano che l’individuo

cresce. Ed è un lievito, ed è un cadere di barriere, ed è un allargarsi di orizzonti: abbracciare tutto il

Cosmo, “sentire” con eguale intensità, amare con eguale ardore tutto quanto è nel Cosmo. Ma sape-

te voi che significa questo? Sapete voi quale immensità ha questo spazio-ambiente? Sì, forse la vo-

stra scienza astronomica può darvi delle cifre che sbalordiscono. L’astornomia! E dire che si parla del

Cosmo fisico, di quello che si può raggiungere con i più moderni e sensibili dei vostri strumenti! Ma il

Cosmo fisico è assai più circoscritto del Cosmo astrale; ed assai più piccolo del Cosmo mentale, ed

ancora più piccolo della sfera di influenza del Cosmo akasico! E che dire allora dell’Assoluto, rispetto

al quale il Cosmo diventa quasi un nulla?

Eppure quell’individuo che è cominciato a nascere da un pugno di sabbia, arriverà a “sentire”,

amare in termini di assoluto. Miracolo della natura divina! Chi potrà credermi? Quale scienziato potrà

riuscire a dimostrare la Verità di questa affermazione? Quale scienza sarà tanto profonda ed ardita

da contenere una siffatta Verità? Eppure l’uomo vi crederà. E non già per soddisfare la sua ambizio-

ne, e non già per appoggiarsi ad una stampella e trovare in questo sostegno conforto alla sua delu-

sione; e non già per illudersi, non per una sete di grandezza, ma perché potrà provarlo, potrà speri-

mentarlo.

Io dico a voi che la vostra coscienza, che si allargherà tanto da abbracciare tutto il Cosmo, il vo-

stro corpo akasico, sarà da voi abbandonato perché non sarà capace di contenere la “Coscienza As-

soluta”. E sarà abbandonato quando, completata la coscienza cosmica, voi vi identificherete in Dio.

Allora quel meraviglioso veicolo che vi aveva fatto “sentire” tutto il Cosmo, diverrà inutile. E voi, sulle

sue scorie, salirete fino a prevaricare l’immenso Cosmo e perdervi in quel Tutto, in quella vivezza di

“sentire” che è l’Assoluto.

Pace a voi.

Kempis

Io fui a contatto con il mondo delle ombre; ombre che nel caso vostro sono rifulgenti. Giovanni

Bosco fui chiamato, ed è per me motivo di gioia salutarvi e benedirvi con tanto amore. E armonica-

mente uniti, voi e noi, volgiamo il nostro pensiero laddove è il centro di questo mondo…, di questo

Cosmo, ed insieme ci uniamo a questo coro armonioso e delizioso di celesti energie.

Tutti, uno per uno, benedico nel mio modesto percepire, ed anche questa piccola bambina vi sa-

luta con me.

Pace.

Giovanni Bosco

Sono una “Aiutatrice dei Terreni” e vi prego di unire la vostra mente ed ogni vostra possibilità per

aiutare i vostri fratelli: aiutare i nostri simili è il primo nostro dovere, con qualunque mezzo. Aiutare!

Anche se questo aiuto significa egoismo, ambizione, non importa. Aiutare con qualunque mezzo. Fa-

te qualcosa. Non importa ricorrere al sacrificio; anche cose che non vi costano, ma aiutate. Entrate in

questa catena di aiuto.

Pace.

Aiutatrice dei Terreni

Nella… Avevi ragione!

Nella – Sei Luciano?

Luciano – Sì…

Nella – Caro… Dio ti benedica e ti aiuti…

Luciano – Pace a tutti voi…

Luciano (Fratello della signora Nella Bonora)

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi,

o figli.

Dali

13 Febbraio 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Che dirvi, o figli, della vostra conversazione? Confermare quello che in più occasioni vi abbiamo

detto, cioè: che una acuta intelligenza e inclinazione a studiare i fenomeni della natura per compren-

derne le cause che ne sono all’origine, non è indice di evoluzione.

L’evoluzione, figli, è coscienza raggiunta; e coscienza raggiunta non sempre e non necessaria-

mente si unisce ad un corpo mentale molto ben organizzato e molto bene attivo e funzionante. Né,

d’altra parte, “coscienza raggiunta” sempre si unisce ad un senso mistico inteso nel giusto suo signi-

ficato, perché, o figli, voi ben sapete che vi sono molte creature le quali apparentemente hanno que-

sto senso mistico; ma in effetti non “sentono” veramente e giustamente perché ciò che esse fanno è

una forma di psicomania, è una forma di psicopatia, è una forma di eccessiva concentrazione su og-

getti mistici, senza che a questa corrisponda un intimo “sentire”; ma anzi, questa è invocata e seguita

come rimedio per ottenere ciò che l’egoismo individuale richiede. Così, figli, non sempre il senso mi-

stico che noi notiamo nelle creature è quel senso mistico del quale noi vi parliamo. Non sempre que-

sto è indice di evoluzione raggiunta.

Questo dobbiamo ripetervi, perché parlare di Francesco d’Assisi voi sapete che non ci è eccessi-

vamente gradito perché le nostre parole, con tutta probabilità, potrebbero essere fraintese. Ma noi

parliamo di un caso analogo: si tratta di stabilire se è possibile che una creatura pur non avendo de-

dicato la sua vita terrena interamente a seguire gli insegnamenti che voi conoscete ed a metterli in

pratica – ma abbia iniziato ad un determinato periodo, abbia come si usa dire “cambiato vita” – se sia

possibile che questa creatura sia stata all’ultima sua incarnazione. E se ciò è possibile, che ne è degli

effetti i quali debbono seguire le cause mosse nella prima parte della vita della creatura ipotetica che

noi stiamo esaminando, figli? Certo che è possibile, certo. Molte volte può accadere che una creatura

abbia bisogno dell’esperienza diretta per completare una sua comprensione. Altre volte l’esperienza

diretta potrebbe essere evitata, ma essa rappresenta invece la via più breve per dare comprensione

alla creatura, la quale egualmente comprenderebbe attraverso ad altre vie, ma in un tempo umano

più lungo. Ed ecco che allora si hanno quei casi di conversione, o di mutamento di vita, come dir vo-

lete, figli; quei casi cioè nei quali la creatura rimane come folgorata e d’improvviso muta completa-

mente le sue abitudini, le sue idee, per abbracciare una vita, se non mistica, comunque dedita

all’altruismo. Ebbene, figli, sono casi nei quali le esperienze dirette che queste creature hanno avuto

prima della “conversione” – tanto per chiamarla in qualche modo – sono accadute proprio per com-

pletare la coscienza individuale, per completarla a tal punto da farla trasformare in “coscienza univer-

sale”.

In sostanza, figli, non sempre l’ultima incarnazione prima che la ruota delle nascite e delle morti

venga abbandonata, è interamente dedicata all’altruismo; ma questa dedizione può nascere ad un

dato tempo della vita.

Delle cause che l’individuo può aver mosso prima del mutamento, che accade? Gli effetti, figli, ri-

cadono quando l’individuo è pronto alla comprensione; e l’individuo, in quel caso, è tanto pronto alla

comprensione che addirittura “comprende” e completa la sua coscienza individuale. Ed allora di quel-

la parte del Karma che rimane, di quella parte esteriore – in quanto l’interiore è già svuotato del suo

significato, la comprensione – di quella somma… non dico di dolore, come taluno di voi ha detto, ma

di sopportazione, di “subire”, quella è abbracciata dall’individuo “redento” – tanto per dire qualcosa –

ed è abbracciata nella piena coscienza che ciò deve essere “consumato”; e non è più “subire” nel

senso che voi umani intendete; ma è un “ubbidire” gioioso, consapevole, cosciente.

In linea di principio quindi, figli, è possibile che una creatura come Santo Francesco – e non sto

parlando di lui – nella vita sua quale voi la conoscete, fosse stato alla sua ultima incarnazione umana,

necessaria a completare la sua coscienza individuale, tanto da trasformarla in coscienza universale.

Di poi queste trasformazioni non sono più valutabili – come del resto non lo erano prima, se non

sommariamente – con la misura del tempo umano. Voi sapete che non è possibile misurare con il

tempo l’evoluzione di un individuo; non possiamo dire: «Sono passati tre anni, e quindi la creatura è

evoluta di una certa misura». Dopo, certo, non lo possiamo dire neppure indicativamente, generica-

mente, figli, perché la ruota delle nascite e delle morti, del tempo umano, è finalmente per sempre

abbandonata.

Una grande mente, una grande intelligenza, può appartenere ad un individuo evoluto quando a

questo individuo corrisponde una grande coscienza. Altrimenti è solo un veicolo bene organizzato

che appartiene ad una individualità, ad un individuo, ancora avviluppato, ancora chiuso nei suoi gu-

sci. Non altro ho da dirvi per il momento.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve a voi.

Essenza, beatitudine, esistenza, tre parole che tanto vogliono significare, ma che forse non vi

rendono l’idea di ciò che prova chi ha identificato se stesso con l’Assoluto. E come è possibile, con le

parole umane, far comprendere ciò che nulla ha di umano?

Voi conoscete, da quello schema che vi abbiamo dato, certi veicoli che appartengono ai piani più

bassi del Cosmo, ben descritti e più volte ricordati: il veicolo fisico, il veicolo astrale, il mentale. Infine

sapete che la coscienza è una sorta di veicolo di diversa natura degli altri che prima ho nominato.

Dopo di che ben poco vi abbiamo accennato. Dopo di che non esistono altri veicoli, ma stati d’essere,

il che è profonda mente diverso: “essenza”, “beatitudine”, “esistenza”.

Colui che si identifica nel Logos, raggiunge la “coscienza cosmica”. E “coscienza cosmica”, voi

non avete cognizione di che cosa possa significare. Ecco la ragione per la quale la scorsa volta io mi

soffermai su questi termini, parendo a taluno di voi che il mio dire fosse un ripetersi.

Chi si identifica nel Logos ha raggiunto la coscienza cosmica, ed è uno con Buddha, con Cristo,

con Krishna; ed è uno con tutti coloro che esistono nel Cosmo. Ed è uno con tutti coloro che da que-

sto Cosmo raggiungeranno l’identificazione nell’Assoluto.

“Coscienza Assoluta” significa andare oltre gli incommensurabili limiti di questo Cosmo per im-

medesimarsi nell’Assoluto, laddove ogni limite non ha più senso.

E a che cosa corrisponde questo “sentire”nuovo? Perché è un “sentire” vivissimo. Come può

l’individuo rendersi conto, immedesimandosi nell’Assoluto, di restare un’individualità in questo infinito

Essere? Come spiegarlo con le umane parole? Cosa possiamo dire se non un esistere in tutto, pur

avendo coscienza di essere un’unità; “sentirsi” uno e “sentirsi” tutto. In queste parole è racchiusa la

risposta della vostra domanda, e non già l’esperienza, e non già il vivere questa Realtà la quale nien-

te altro può darvi se non l’identificazione in Dio.

Pace a voi.

Kempis

L’occhio vostro non sia turbato dall’ingiustizia del mondo, perché è in essa che si fonda la Giusti-

zia Divina.

Pio vostro Padre

Figli, Claudio vi saluta.

Era del tempo, vostro, che io non vi tediavo più con il mio monotono dire. Vi ho uditi e seguiti nel-

le vostre conversazioni su temi così alti ed eccelsi. Ma una cosa io vi raccomando: che non dimenti-

chiate la introspezione perché per quanto uno Spirito possa elevarsi nella contemplazione, sarà sem-

pre avvinto dai ceppi dell’egoismo se questo egoismo non l’avrà profondamente superato e sradicato,

ma posto da una parte nell’illusione di migliorare se stesso concentrandosi sull’altezza di alcuni pro-

blemi.

Di questo io mi raccomando, figli e fratelli; che ciascuno di voi comprenda se stesso, che ciascu-

no di voi superi la propria natura egoistica, nelle sue forme più sottili e più radicate, ricercando

nell’intimo proprio le cause del suo vero agire.

Pace a voi.

Claudio

Salve cari. Nephes vi saluta.

Care sorelle e cari fratelli, è con molto amore che io vi saluto tutti, e vi invito a meditare su quan-

to ebbe a dirvi ultimamente l’Aiutatrice dei Terreni. Ricordate? Vi è proprio una catena di bene che

noi vogliamo richiamare alla vostra attenzione: ogni giorno, veramente, fate una piccola azione da

dedicare all’Aiutatrice dei Terreni. Una piccolissima azione anche, che non vi costa alcuna fatica. Può

essere una semplice e dolce parola rivolta in luogo di una risposta risentita, può essere una cosa an-

cora più semplice. Qualcosa fate, da dedicare all’Aiutatrice dei Terreni, a rafforzare questa catena di

bene che questa alta Entità sta cercando di consolidare fra gli uomini. Siate anche voi suoi strumenti.

Volete?

Vi ringrazio e con tutto il mio amore vi saluto.

Pace a voi.

Nephes

20 Febbraio 1965

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti

voi, o cari, che qua siete presenti ed a coloro che ci hanno pensato perché non sono potuti qui inter-

venire.

Abbiamo seguito, o figli, la vostra conversazione un tantino troppo effervescente, forse, ma cre-

do che possa avere servito a puntualizzare; se non altro a darci modo di ripetere quello che in altre

occasioni abbiamo già detto.

Noi, figli, parliamo per coloro che non si trovano a loro agio nel mondo, nella vita di ogni giorno;

per coloro che udite le nostre parole non possono dimenticarle, non possono dare loro nessun credi-

to; per questi ed a questi noi ci rivolgiamo, figli. E quello che noi diciamo è un insegnamento , se non

nuovo, ma qui presentato secondo uno schema organico che comprende due lati essenziali: l’uno,

come voi sapete, è la rappresentazione – per quanto più fedele ed aderente sia possibile – della Re-

altà, di ciò che è. L’altro lato riguarda l’intimo vostro, cioè a dire: voi come esseri, come individui, col-

locati in questo quadro della Realtà.

Dico ancora una volta, figli, che le nostre parole sono per coloro i quali vogliono vedersi collocati

in questo quadro, nella Realtà; perché a coloro ai quali non interessa, è inutile che noi parliamo, è ve-

ro figli?

A chi non vuol sapere perché, chi è, dove è, ove andrà, è inutile che noi parliamo.

Ma ricordandovi e parlandovi di questa Realtà, noi dobbiamo illustrare dei concetti di altruismo,

degli ideali di moralità che possono sembrarvi lontani e che pur tuttavia, se non sono presi di mira

dall’individuo, se ad essi l’individuo non si volge, rimarranno veramente lontanissimi, al di là da veni-

re; ma che, per avvicinarli, debbono essere meditati, debbono essere osservati, visti, riflettuti.

E, poiché non vogliamo fare di voi degli illusi, vi diciamo anche che è inutile che voi cerchiate di

vivere secondo questi ideali, se essi sono ancora troppo lontani da voi. E in questo insegnamento, in

questa raccomandazione, noi enunciamo un altro grande insegnamento che è fatto per l’intimo vo-

stro, per voi in questo quadro generale, per voi nella Realtà, ed è: “conoscete voi stessi”. Insegna-

mento che non esula da tutto il resto, ma anzi vi aiuta a vedervi come siete, aiuta a vedere la vostra

realtà. E diciamo “conoscete voi stessi”, perché intendiamo dire che dovete comprendere quale è la

vostra forza, quanto potete seguire l’insegnamento senza avere dei rimpianti: questo intendiamo dire

e molte altre cose.

Ora, figli, comprendo che anche queste parole, se non sono meditate, se non sono fatte oggetto

di un esame, di un’introspezione sincera, basata sull’estrema sincerità, possono diventare di comodo

come tutto quanto l’insegnamento, non solo nostro, ma di ogni religione e di ogni filosofia morale;

perché, figli, l’individuo può prenderle e giocare con esse come meglio crede. Importante è invece

che l’individuo attraverso l’introspezione e ad una sincerità – che non vuol dire pessimismo, che non

vuol dire autolesionismo, che non vuol dire mania di grandezza, ma giusta visione di se stesso –

comprenda i suoi limiti e non vada oltre le sue forze nella via dell’insegnamento. Questo è importan-

te. Quindi, figli cari, di tutto quello che noi vi diciamo, del quadro generale che vi diamo, voi dovete

tenere nella vostra attenzione, come oggetto della vostra meditazione, questo insieme perché possia-

te poi comprendere dove voi siete, cosa voi fate, dove andate. Questo. E tutto ciò può essere com-

preso tenendo presente il quadro generale ed attraverso alla conoscenza di se stessi. Solo in questo

modo.

Che l’insegnamento sia udito e forse poco seguito, non voglio essere io a dirlo, figli; né, d’altra

parte, che quello che noi vi abbiamo detto sia rimasto… così, completamente dimenticato, non posso

certo affermarlo; ma in queste parole che sto dicendo non sta la verità, né sta una verità: sta una ve-

rità per ciascuno di voi, e questa è la verità, perché per ognuno di voi, figli cari, esiste una precisa re-

altà di fronte all’insegnamento. Taluno può aver dimenticato qualcosa, non tutto; o non compreso

qualcosa, non tutto; altri può credere di aver compreso più di quanto in effetti ha compreso; qualcuno

può aver giustamente compreso. Figli, non è possibile dirlo generalmente: occorre vederlo singolar-

mente. E ciascuno di voi deve singolarmente vederlo.

Certo si è, figli, che questo insegnamento non può aiutarvi nella vita di ogni giorno se non dan-

dovi comprensione, se non creando in voi stessi una forza interiore, una sicurezza, una serenità, una

pace. In questo modo solo l’insegnamento può aiutarvi nella vita di ogni giorno.

Quante volte vi abbiamo detto: «Non crediate che la nostrta vicinanza possa risparmiarvi dolori e

umiliazioni!». «I figli del mondo sono assai più bravi ed esperti nelle cose del mondo, di quanto non lo

siano i figli della luce», dice il Vangelo, ed in effetti è così.

Chi volesse andare alla guerra, chi avesse l’animo di soldato, di militare, di combattente, e spe-

rasse attraverso a questi insegnamenti di divenire invincibile, voi comprendete che si sbaglierebbe

profondamente.

Questo insegnamento non vuol fare di voi degli esseri completamente abbandonati a loro stessi,

succubi loro malgrado. Questo insegnamento vi dice: comprendete voi stessi, non date più di quello

che potete dare. Vi insegna ad avere equilibrio, vi insegna l’equilibrio interiore. Questo vuol dire

l’insegnamento, al vostro stadio di evoluzione. Non illudetevi di essere dei predicatori, non vuol co-

stringervi ad agire come agirebbe un Santo Francesco o un Maestro, ma ad essere dei discepoli che

sono nel retto agire, nel retto pensare, nel retto desiderare. Questo e questo solo.

La pace sia con voi e con tutti gli uomimi.

Dali

27 Febbraio 1965

Pace a voi!

Quante volte abbiamo parlato di identificazione in Dio! E quante volte, usati gli stessi termini, con

precisione, abbiamo visto che non vi siete soffermati per comprendere tutto quanto si doveva com-

prendere da quelle parole! Era logico che fosse così perché è nella natura umana cercare di avere

prima un’idea generale di ciò che si vuole comprendere, e di scendere poi ai minimi particolari.

Ora noi dobbiamo anziché scendere salire, se vogliamo cercare di comprendere che cosa sta al

vertice di questa esistenza umana e del Cosmo. E parlare di diversità che non sono diversità, e parla-

re di cose attribuendo ad esse delle differenze quando si può dire che esse sono identiche. Chi potrà

darci ausilio in questa ingrata opera? Chi potrà parlare di questi argomenti, sicuro di dire ciò che è

con la massima precisione possibile?

Non si tratta qua di valutare le diverse interpretazioni che voi potete dare a quello che noi vi di-

ciamo, ma si tratta di dirlo bene, nel miglior modo possibile. Come vedete la cosa non è semplice.

Eppure già da quello che molti anni fa, dei vostri, noi avemmo occasione di esprimere, si compren-

dono queste differenze.

Se noi paragoniamo un Cosmo ad un individuo, noi vediamo che alla radice di entrambi è la divi-

nità. E più ancora: nella diversità delle materie di ciascun piano vi è l’unità. Innumerevoli sono le ma-

terie che compongono ogni piano di esistenza, diverse nella sostanza, eppure tutte si riducono ad un

unico termine, ad una unità. A tante unità che sono identiche fra loro. Ma l’unità che origina le diverse

materie del piano fisico, non è identica alla unità che origina le diverse materie del piano astrale, né è

identica all’unità che origina le diverse materie del piano mentale, e così via. Eppure tutte queste di-

verse materie che sono originate da un’unità, ancora possono scomporsi fino a giungere all’unità ba-

se di tutto il Cosmo: il centro ideale – ideale in quanto non può essere localizzato nel Cosmo – ma

sostanziale in quanto effettivamente da questo centro si diparte tutta la vita del Cosmo, in questo

centro si riassorbe tutto l’esistere del Cosmo: il Logos. E questo Logos, che è il numero Uno del Co-

smo, che è come la scintilla – come avete detto – dell’individuo, la goccia divina, ebbene questo Lo-

gos rappresenta la base, il fulcro, Dio secondo la massima concezione che può esservi nel Cosmo, il

massimo livello spirituale che può esservi nel Cosmo.

E vi è una differenza fra il Logos – lo Spirito Logoico – e lo Spirito Assoluto? Eccoci a voler dare

una diversità a ciò che in effetti non è diverso; eccoci a voler parlare di qualcosa che, però, non è

neppure identico. Chi ci potrà comprendere? Chi riuscirà a capire le nostre parole, senza prevaricar-

le, senza fraintendere, senza errare?

Non v’è differenza fra lo spirito Logoico e lo Spirito Assoluto, perché sono essenzialmente la

stessa cosa; eppure v’è uno stato d’essere differente da chi è identificato nel Logos e chi, attraverso

a questo, è finalmente identificato nell’Assoluto per eccellenza, come abbiamo detto. Parliamo per

sfumature.

Parlando della natura del Cristo, qualche volta siamo stati deliberatamente vaghi su un concetto

essenziale: la nascita virginea. Non intendo parlare della nascita nel piano fisico, giacché credo che

non serva ripetere ancora una volta che non si parla di verginità della Madre che ha partorito un cor-

po fisico in modo naturale, come la natura ha voluto. La “nascita virginea” nel senso occulto.

Voi sapete che il Cristo, perché ve lo abbiamo detto, non è giunto alla massima evoluzione su

questo vostro pianeta, nè Egli è appartenente al vostro scaglione di anime, alla vostra razza, nel sen-

so spirituale. Mi spiego? E noi vi dicemmo che il Cristo raggiunse la Sua evoluzione in un’altra mani-

festazione universale. Mi spiego? “Nascita virginea”, dunque, avrebbe questo significato: il Cristo ha

raggiunto la Sua maturazione spirituale, non qui con voi, non su questo pianeta, non appartenendo

alla vostra razza. Egli quindi, terminata la missione che voi conoscete, si sarebbe nuovamente ricon-

giunto al Logos, identificato nell’Assoluto, uno col Padre. E’ vero, figli e fratelli? Uno col Padre, per-

ché anche chi è identificato nel Logos è Uno col Padre. Ed Egli, con tutti gli altri che in questa mani-

festazione cosmica raggiungeranno l’evoluzione per la quale questo Cosmo è nato, allorché il Cosmo

sarà riassorbito, passerà nell’Assoluto per eccellenza, nell’Assoluto che tutto comprende.

Ma supponiamo per un istante che il Cristo sia un’Essenza Spirituale la quale sia stata emanata

direttamente dal Padre in questo Cosmo. Dal Logos, una individualità cosciente di se stessa abbia,

per missione, assunto diverse personalità per aiutare certi scaglioni di anime, certe razze, nel senso

spirituale. Forse “nascita virginea” sarebbe maggiormente comprensibile se noi dessimo questa spie-

gazione. Forse il fatto che il Cristo, terminata la Sua missione sulla Terra, ma non nei piani spirituali,

attendesse nel Logos – io uso questi termini in modo molto improprio, voi comprendete? – attendes-

se nel Logos la fine del Cosmo per ricongiungersi – se di separazione si potesse parlare –

nell’Assoluto, e forse ciò sarebbe più logico, più comprensibile. Ma quali considerazioni dobbiamo fa-

re noi prima di ammettere questa verità, se di verità si può parlare?

Vorrei che foste voi a meditare, vorrei che foste voi, attraverso a questa meditazione, a com-

prendere se è probabile l’una versione o l’altra, memori che parlando della figura del Cristo voi non è

la prima volta che siete giunti alla conclusione-scelta di un problema. Scegliete anche questa volta.

Chissà che in questo esame non ne sortisca qualche utilità.

Pace a voi.

Kempis

Cari amici, Alan vi saluta.

Questa sera la vostra Guida è occupata, ed allora noi veniamo ad intrattenerci un poco con voi.

La Lilli faceva dei rumori in sordina perché aveva un poco soggezione del Fratello Kempis. Adesso

invece…

Io vi ho udito parlare di quella bella preghiera che è il “Padre Nostro”, e che voi sapete avere un

significato occulto profondissimo.

A taluno di voi resta un poco incomprensibile quella frase: «Rimetti a noi i nostri debiti e fa che

noi li rimettiamo ai nostri debitori…». Sì, certo. “Rimettere” non nel senso di cancellare senza com-

prendere: questo è il significato riposto, è vero? Perché il significato exoterico ha un significato molto

umano e può essere anche interpretato, come comunemente si interpreta “perdonaci”.

Ma nel significato vero, quello che voi avete imparato a conoscere attraverso a questi insegna-

menti, ebbene cari, significa: «Dacci la comprensione attraverso alla espiazione, attraverso alla con-

sumazione del Karma che noi stessi abbiamo mosso». I “nostri debiti” sono i debiti karmici, è vero? E

quindi: «Rimetti a noi questi debiti…» nel senso: fa che attraverso agli effetti delle cause che abbia-

mo mosso, noi comprendiamo, e questa comprensione cancelli i nostri errori. E fa che noi compren-

diamo gli altri, è vero?

«Fa che non siamo indotti in tentazione, ma liberaci dal maligno…». Cioè, fa che la nostra visio-

ne sia giusta “e non sia indotta in tentazione”, cosa vuol dire? E‘ un’immagine bella di colui che cam-

mina per una strada ed ha ai lati qualcosa che lo distoglie dal suo cammino: ecco la tentazione nel

senso figurato. Cioè: «Fa che noi veramente comprendiamo con chiarezza il Tutto, tanto da sapere

quale è la nostra giusta via senza dubbi e senza titubanze, e liberaci, per questo, dall’errore». Ecco la

vera tentazione: l’errore. Questo è il vero senso di quel passo del Padre Nostro che vi è un poco o-

scuro in quanto nella sua forma exoterica può richiamare dei concetti un poco… – come dire? –

…chiesastici, un poco beghini, un poco egoistici, e che invece non sono in realtà.

Pace a voi, cari fratelli.

Alan

Salve fratello caro, salve.

Sempre nella vostra e tua conversazione di questa sera, ho udito che parlavi della potenza dei

suoni. Certo che il suono, prodotto anche dalla umana voce, fa sì che si abbia nei fratelli una riper-

cussione. Ecco l’importanza dei “mantra”. Mantra! Nel Padre Nostro vi è una conclusione profonda-

mente efficace in questo senso: «…imperciocché tuo è il Regno, la Giustizia, la Misericordia, ora e

nei cicli generatori, in sempiterna Amen…». Questa è la forma più efficace, secondo la lingua vostra.

Ma altre forme, in altre lingue, sono altrettanto e forse più efficaci. Qualcuno di voi può osservere che

“sempiterna” non è grammaticalmente esatto, servendoci di questo vocabolo della lingua latina, in

quanto dovremmo dire “sempiternam”, oppure “sempiterna secula”. No. Questo è giusto per la

grammatica, ma non è giusto per il mantra. Quindi, fratello caro, lasciamo da parte la grammatica ed

interessiamoci invece più del mantra che questa volta risponde più allo scopo della grammatica.

Se poi avete orecchio nel ricordare suoni che non appartengono alla vostra lingua, ditelo in e-

braico che è la lingua più vicina, ed anche usata, dal Maestro Cristo nella Sua ultima incarnazione

per missione. Cioè: malco, gheburra, cese.

Comunque sia, voi fratelli cari, quando pregate, se potete farlo senza essere uditi da chi non vi

segue in questi insegnamenti, se potete farlo, la chiusura del Padre Nostro pronunciatela sottovoce,

più che mentalmente. Alla forza del pensiero unirete la forza del suono la quale è anch’essa rimar-

chevole.

Om mani padme om.

Fratello Orientale

Lo Spirito Logoico è come il numero Uno del piano fisico, è ciò che compone tutto il Cosmo. E’

ciò che crea tutto questo immenso spazio- ambiente. E’ lo Spirito-materia che forma l’intero Cosmo;

dal piano akasico fino al piano fisico, è essenzialmente Spirito Logoico. E’ come l’acqua, che rimane

essenzialmente acqua, che sia vapor d’acqua, ghiaccio o acqua liquida.

Vi benedico.

Fratello Massone

L’Assoluto è il numero Uno, il Logos il Suo primo alito. Per ogni Cosmo un Logos. Nessuna dive-

sità fra Logos ed Assoluto, eppure ogni Cosmo è profondamente diverso dall’altro.

Pace a voi.

Entità Ignota

Il vero Padre Nostro

Padre Nostro che sei,

sia santificato il nome tuo, sia fatta la volontà tua,

venga il Regno tuo in Terra così come è in cielo.

Dacci di giorno in giorno il nostro pane,

rimetti a noi i nostri debiti e fai che noi li rimettiamo ai nostri debitori

e fai che non siamo indotti in tentazione, ma liberaci dal maligno.

Imperciocché tuo è il Regno, la Giustizia, la Misericordia, ora e nei cicli generatori,

in sempiterna Amen.

06 Marzo 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Desidero, o figli, cominciare la conversazione di questa sera dalla vostra ultima domanda: quale

utilità vi sia nel parlare in tono così speculativo di argomenti che, fino ad oggi, sono stati oggetto di

meditazioni mistiche e sono stati affrontati, per la maggior parte e più efficacemente, da dei mistici e

non da degli scienziati.

Ebbene figli, può esservi in tutto ciò una ragione, ma ciò che non va dimenticato è la caratteristi-

ca di questa vostra civiltà, ciò che dà un particolare senso, una particolare impronta all’evolvere

dell’attuale razza; senso e impronta che, proprio da questo momento del vostro tempo, spiccano evi-

denti e sono posti in risalto. La razza attuale, figli, non evolve attraverso all’intuizione, attraverso alla

meditazione mistica, ma attraverso alla riflessione, attraverso alla speculazione, attraverso allo studio

il più esatto possibile, il più accertabile, il più positivo si direbbe. E se è vero che non dobbiamo tra-

scurare il senso mistico della Realtà, è anche vero che voi siete figli di questa razza e di questa civil-

tà, ed è quindi vero che seguite l’andamento generale di questa razza. Per la maggior parte di voi

non potrebbe essere diversamente; quelli di voi che partecipano attivamente alla vita di questa socie-

tà, ne sono immersi, poco a poco assorbono le caratteristiche di ragionamento, di modo di vedere e

di affrontare i problemi. E quindi ne scaturisce un modo di ragionare positivo, un modo di ragionare

che poggia i suoi presupposti su ciò che è accertabile, su ciò che è logico, su ciò che può essere, per

quanto possibile, afferrato dalla mente. Così, figli, se noi parlassimo esclusivamente in tono mistico,

molto probabilmente non saremmo ascoltati da voi. Ripeto che non dobbiamo dimenticare il sapore

mistico di queste conversazioni, nel vero senso e nel giusto senso, è vero? Ma neppure dobbiamo

trascurare di presentarvi questi argomenti nel modo più logico possibile e nel modo a voi più com-

prensibile; secondo quella capacità di ragionare e di comprendere che la vostra società vi ha conferi-

to, o che la vostra società ha modificato in voi.

Le ragioni, figli cari, per le quali il Fratello Kempis vi ha spinto a meditare su queste due possibili

Realtà circa la natura spirituale del Cristo, sono ragioni che riguardano più la vostra comprensione

che la Realtà del Cristo quale è.

Ebbene, figli cari, noi ultimamente vi abbiamo parlato di Logos e di Assoluto per eccellenza, ma

abbiamo parlato di questi argomenti così alti e così inusitati per voi, senza però vedere un soffermar-

si, in voi, su queste verità; verità che hanno bisogno di essere meditate se volete trascendere la loro

veste, o la veste con la quale vi sono state presentate, per risalire fino alla Realtà che esse conten-

gono.

Ebbene figli, noi abbiamo scelto la figura del Cristo proprio per cercare di farvi comprendere – in

questo “incommensurabile” – qualcosa; e parlare prima dell’argomento che il Fratello Kempis vi ha

sottoposto, parlare prima di questo, potrebbe inconsapevolmente spingervi a ridurre questo “incom-

mensurabile” a qualcosa di molto piccolo e molto ristretto. Ed allora prima di affrontare

quell’argomento voglio ricordarvi di quale vastità noi stiamo parlando, partendo da una vastità molto

più piccola, quella del vostro piano fisico, eppure sì grande!

Voi sapete, figli, che il vostro pianeta fa parte di un sistema solare e tantissimi ed innumerevoli

sono i sistemi solari in un sistema cosmico. Se noi vogliamo riportare alla vostra scienza che si inte-

ressa di questi corpi celesti, l’astronomia, la nostra definizione di “Universo” dovremmo dire che un

Universo – che è composto di innumerevoli sistemi solari – è chiamato con un’altra parola dalla vo-

stra astronomia: una Galassia. La vostra stessa scienza vi dice che con i più potenti strumenti ottici e

di nuovo genere, la Galassia non può essere sondata tutta. Ebbene figli, pensate che innumerevoli

sono le Galassie in un Cosmo. Pensate dunque a quale vastità vi sta attorno, e pensate che questa

vastità diventa piccola perché il Cosmo fisico è piccolo rispetto alla totalità del Cosmo; cioè del Co-

smo che comprende tutti gli altri piani di manifestazione.

Ora figli, questo incommensurabile Cosmo, che comprende vari piani di manifestazione, gravita

attorno a questo centro ideale che è il Logos, nel quale si riassume tutta la vita del Cosmo; e le indi-

vidualità, gli individui che nascono spiritualmente in questo spazio-ambiente cosmico, giungono ad

identificarsi con il Logos, con la prima manifestazione dell’Assoluto in questo Cosmo, prima ed ulti-

ma. L’Assoluto nella forma più svelata – se volete – che sia possibile abbracciare, alla quale sia pos-

sibile unirsi in questo Cosmo.

Vi ricordate quando più volte vi dicemmo che gli appartenenti ad una razza i quali più velocemen-

te evolvono, attendono gli altri negli alti piani spirituali? Cosa analoga è per il Cosmo: tutte le razze

rimangono fuse nel Logos fino a che il Cosmo ha cessato la sua ragione d’esistere ed il riassorbi-

mento è completato. E tutti assieme gli scaglioni di anime passano ad unirsi di fatto – di fatto – con

l’Assoluto per eccellenza. Parlando di queste realtà i termini possono tradirci, eppure, oggi come og-

gi, non possiamo che parlare così per darvi una direttiva essenziale sulla quale si deve muovere la

vostra comprensione.

Dunque, figli, identificarsi con l’Assoluto oggi acquista un nuovo significato, una distinzione, per

voi: per voi identificarvi nell’Assoluto significa – finché il Cosmo esiste ed è ancora manifestato, cioè

non è consumata la ragione per la quale il Cosmo esiste – significa identificarsi con il Logos. E signi-

fica egualmente essere “Uno col Padre”. Ma questo essere “Uno col Padre” avviene, di fatto, solo

quando il Cosmo sarà completamente riassorbito, ed allora tutte le individualità e gli individui che so-

no nati spiritualmente dalla manifestazione di quel Cosmo passeranno ad essere uniti con l’Assoluto

per eccellenza.

La vera ragione per la quale abbiamo parlato del Cristo era quella di sottolineare questo passag-

gio: ma non è tutto qui, v’è dell’altro. E’ possibile, figli, che questi individui, queste individualità, que-

ste Essenze Spirituali, che sono giunte ad essere di fatto Uno con l’Assoluto per eccellenza, è possi-

bile che siano manifestate in un altro Cosmo, che scendano – per parlare in senso figurato – che per

missione vadano in un Cosmo? In linea teorica ciò è possibile: intendo dire che se un’Entità,

un’Essenza Spirituale che abbia raggiunto la sua massima evoluzione in un Cosmo, per una qualche

ragione – parliamo per ipotesi, figli – trovasse la necessità di manifestarsi in un altro Cosmo, niente e

nulla vieterebbe questa manifestazione e, come giustamente avete detto, la incomunicabilità dei Co-

smi non verrebbe meno in quanto che i Cosmi hanno una base comune, vi dicemmo, l’Assoluto. E’

vero, figli? Ed è proprio da questa base comune che un’Essenza Spirituale scenderebbe – o salireb-

be, come dir volete – in un altro Cosmo.

Ma perché ho detto: «…Ciò è possibile teoricamente, ma di fatto non avviene…»? Perché, figli

cari, non vi è questa necessità. Per quale necessità un’Essenza Spirituale dovrebbe manifestarsi in

uno spazio-ambiente cosmico? Manifestarsi sotto forma, intendo, di individuo incarnato? Mi seguite,

figli? Non v’è questa necessità, né questa utilità – non dico possibilità – né questo si è mai verificato

perché, figli cari, il Cosmo è uno spazio-ambiente auto-sufficiente nel quale niente viene ad essere

turbato, né niente ha bisogno di essere aiutato da un intervento diretto di chicchessia, purché questo

“chicchessia” sia al di fuori del Cosmo. Mi seguite? Però, teoricamente, sarebbe possibile.

Dunque, figli cari, per quale motivo allora il Cristo dovrebbe essere un’Entità emanata dal Padre

in questo Cosmo? Per fare che cosa, quando vi sono Maestri che possono svolgere la stessa Mis-

sione? Maestri che hanno ottenuto la loro evoluzione in questa manifestazione cosmica, è vero? Noi

vi parlammo di gerarchie, non dobbiamo qua formalizzarci. Ricordate quella precisazione che ha ini-

ziato questo mio parlare: della vastità e della incommensurabilità, figli. Non riduciamo quindi quello

che io sto dicendo ad una piccola cosa. Le gerachie fissano certe sfere di azione; ebbene cari, le sfe-

re di azione dei Maestri che hanno ottenuto la loro massima evoluzione spirituale in questo Cosmo,

prima che questo Cosmo cessi di essere manifestato, sia completamente riassorbito, hanno la loro

sfera di azione in questo Cosmo.

Mentre la sfera di azione di coloro che sono passati ad essere di fatto Uno con l’Assoluto per ec-

cellenza, è l’Assoluto per eccellenza, figli. E la manifestazione di un Cosmo può riguardarle come

manifestazione in generale, ma mai come manifestazione all’interno in particolare: per quella vi sono

le Entità che sono identificate con il Logos; quelle Entità, possiamo dire, che hanno la loro sfera di in-

fluenza all’interno del Cosmo. Per i dettagli di evoluzione cosmica, all’interno, vi sono le Essenze Spi-

rituali che sono identificate con il Logos. Mentre per la manifestazione cosmica in senso lato, per un

Cosmo preso nel suo complesso, vi sono le Essenze Spirituali che hanno la loro sfera di azione

nell’Assoluto per eccellenza.

Ecco dunque una nuova gerarchia della quale mai vi avevamo parlato; e per parlare della quale

abbiamo dovuto – come si usa dire – volgarizzare l’argomento. Confidiamo, figli, che la vostra com-

prensione superi queste parole e penetri nel concetto vero e proprio. Non è quindi urgente giungere a

questa comprensione, ma è importante, figli cari, che voi meditiate su quanto vi ho detto, anche se vi

sembra che in queste parole il misiticismo sia stato lasciato da una parte. Ciò che voi dovete fare in

questo momento è concentrare la vostra attenzione su questo argomento. Dall’attenzione giungerà la

conoscenza e dalla conoscenza vi auguro di passare alla comprensione.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve figli.

Ciò che vi ha detto la vostra Guida non ha bisogno, da parte mia, di un ulteriore chiarimento. Voi

avete udito con quanta semplicità e chiarezza vi è stato parlato di questi argomenti così difficili.

Certe filosofie orientali, certe scuole che si auto-definiscono come scuole che insegnano la

scienza divina, interpretano la “nascita virginea” del Cristo nel senso sbagliato che ultimamente io vi

proposi. Cioè il Cristo avrebbe ottenuto la sua massima evoluzione in un altro Cosmo, ed in questo

Cosmo sarebbe stato emanato dal Padre per venire a salvare gli uomini di un pianeta che nella vasti-

tà – sia pure ristretta, fisica – di questo Cosmo sparisce. Potenza dell’umana ambizione! Credere che

sia necessaria una simile verità, una simile realtà per salvare il genere umano! No, figli e fratelli. Ciò

non è vero. La Realtà non è così, ma non è così non perché non può essere così; la possibilità vi sa-

rebbe. Nessuna limitazione esiste per colui che si è identificato nell’Assoluto per eccellenza. Neppure

questa. Ma non è così perché ciò non è necessario. E ciò che non è necessario, sul piano assoluto,

mai avviene.

Pace a voi.

Kempis

13 Marzo 1965

Buona sera, cari. Io sono la Guida Fisica di Roberto.

Questa sera, o fratelli, sarò io a trattenervi un poco in conversazione.

Spero che la maggior parte di voi riesca ad udire la mia voce perché sono consapevole che non

è molto alta; ma è mia abitudine parlare così e sarebbe faticoso per me parlare a voce più alta.

Ho udito una domanda alla quale torna conto rispondere. Le altre, in fondo, non hanno necessità

di una risposta da parte nostra in quanto sono state soddisfatte da voi stessi. Tranne quella circa il

linguaggio e la forma che è possibile dare alla enunciazione della Realtà, alla Verità. Ogni Realtà che

sia costretta entro gli indispensabili schemi delle parole, è sempre, in una certa misura, sacrificata.

Ma non sempre il disagio che si può provare nel leggere ed ascoltare ciò che viene detto in una de-

terminata forma significa che si abbia trasceso la forma. Ma vi sono a volte ragioni d’ordine psicologi-

co le quali sono legate a riflessi condizionati, ed è appunto sul valore delle parole che io intendo sof-

fermarmi questa sera, riallacciandomi all’altra domanda di cui prima dicevo, che è di qualche interes-

se: il suono in sé, la potenza del suono, la forza del suono, la parola.

Certe parole possono ricondurre alla mente periodi trascorsi della nostra esistenza; un modo di

parlare può richiamare inconsapevolmente dal nostro sub-cosciente alcune esperienze più o meno

felici, più o meno tristi e via dicendo; e quindi una forma ed un modo di parlare nel suo complesso

può in qualche caso rendere triste l’individuo o fargli percepire una sorta di repulsa.

Ma non solo in questo sta il valore dei suoni e delle parole. Il suono in se stesso produce vibra-

zioni nell’ambiente nel quale viene prodotto e queste vibrazioni possono andare al di là dell’ambiente

ed espandersi. Un tipo di suoni collegati fra loro possono produrre risonanze nelle materie eteriche e,

per coloro che capitano nella sfera di influenza di queste risonanze, possono provocare ora disten-

sione, ora irritazione, ora senso di riposo, ora senso di stanchezza e via dicendo. Questo un suono

qualunque o un insieme di suoni uniti in una certa maniera.

Se poi a questi suoni noi uniamo la volontà, anche inconscia, di un interprete – in questo caso –

ecco che l’effetto viene accresciuto. Un brano di musica, ad esempio, se fosse suonato da una sorta

di strumento meccanico – ad esempio un piano a manovella – produce una certa risonanza sulle ma-

terie eteriche. Questo stesso brano di musica, le stesse note, suonate anziché meccanicamente da

un pianista ed interpretate – da un semplice pianista, all’oscuro del lato occulto della cosa – hanno un

effetto assai più grande. Questa è la volontà inconscia che interpretando la musica conferisce a quei

suoni ancora più efficacia.

Poi vi sono gli effetti con grandissime ripercussioni dovuti alla volontà conscia, dovuti ad un au-

mento di concentrazione, ad una operazione fatta consapevolmente, proprio per raggiungere quel

determinato scopo. No so… un essere umano, a conoscenza del lato occulto di queste cose può, at-

traverso a suoni modulati in un determinato modo, provocare una sensazione in colui che ascolta.

Ma, vedete, non si ferma qui il lato occulto. Come prima dicevo, che una forma parlata o letta può ri-

chiamare attraverso ai riflessi condizionati certe sensazioni di tempi trascorsi, così può accadere che

ad un suono un Maestro leghi una determinata “forma pensiero”.

La famosa frase “Om mani padme om” è efficace di per se stessa, ma tanta è la concentrazione

che su questa frase il creatore di una determinata religione ha posto, che questa sua efficacia è mol-

tissimo accresciuta da questa concentrazione, così che il suono produce non solo una risonanza nel-

la materia eterica, ma produce una risonanza anche nel piano mentale, perché quel suono produce

una sorta di riflesso condizionato che attraverso al corpo mentale dell’individuo che lo produca o lo

ascolti, giunge nel piano mentale captando quelle forme pensiero che si sono andate costituendo du-

rante i secoli di concentrazione e di preghiera operata su quei suoni. Sono riuscito a spiegarmi? Ecco

dunque che ogni suono ha una sua influenza; questa influenza può essere accresciuta con

l’interpretazione inconsapevole di una creatura umana; di molto di più con la interpretazione consa-

pevole, ed ancora di più se a questo suono viene unita una “forma pensiero” la quale si estrinseca,

produce i suoi effetti, allorché il suono viene posto in essere.

Così il Padre Nostro, nella sua forma conclusiva, nella sua conclusione, ha legato una grande

“forma pensiero” creata dal Maestro Cristo; e ogni volta che questo Padre Nostro venga recitato – e

più ancora riproducendo in qualche modo i suoni che furono pronunciati per la prima volta, nella lin-

gua originale – ogni qual volta ciò avviene, ecco che questa “forma pensiero” si estrinseca.

Non so se avete mai udito un conferenziere – che in questo caso potrei benissimo essere io – e

benché questo possa dire delle cose interessanti, tuttavia ci distoglie dalla concentrazione perché il

modo di pronunciare le parole non desta e non stimola la nostra attenzione, è vero? In ciò non ha in-

fluenza il tono più o meno alto della voce, o meno intenso del parlare. E’ proprio una questione di

suoni. Così le parole che sono legate a certe “forme pensiero”, poco a poco quasi le trascinano con

sé.

Se, per esempio, voi poteste vedere ogni qual volta viene pronunciata la parola “odio”, come la

materia eterica risuona! E come, attraverso al corpo mentale di colui che pronuncia questa parola o

di colui che ascolta, risuoni la materia del piano mentale. E se una creatura odia, voi potreste vedere

la sua aura colorata in un determinato modo, e formata in un modo che è sempre analogo per tutti

coloro che odiano. Ebbene, questa creatura che odia produce nelle materie che la circondano, più

sottili, del piano astrale e del piano mentale, un certo turbamento. Le parole che stanno a simbolizza-

re quello stato d’animo, anche se pronunciate da una creatura che non si trovi nello stato d’animo

che esse vogliono simbolizzare, producono lo stesso turbamento nelle materie sottili. Così pronun-

ciando continuamente parole come queste, “bene”, “pace”, anche se colui che le pronuncia non rie-

sce, concentrandosi, a stabilire nell’intimo suo uno stato d’animo simile alla pace, finisce col creare

attorno a se questo senso di pace che è avvertito dalle creature. Io spero di non avervi dato noia.

Partecipante – Permetti fratello…

Michel – Se posso esservi utile…

Partecipante – Certamente, specie in quello che desidero domandarti. Sommando i diversi numeri

del 1965 abbiamo il numero 21, e questo numero dovrebbe corrispondere alla ventunesima lama de-

gli Arcani Maggiori del Tarocco che è “il Mondo”. Però ci è stato detto che dopo il 21 viene “il Matto” e

quando si ricomincia a disporre le ventidue lame, “il Matto” deve andare fra la ventesima e la ventu-

nesima, se non sbaglio. Quindi desidererei sapere se il 1965 corrisponde alla ventunesima o al “Mat-

to” e, sia in un caso che nell’altro, desidererei la spiegazione della lama che sta a indicare il 1965.

Michel – Ho capito perfettamente, caro fratello, ma non so se tutti gli altri hanno compreso. Comun-

que quello che tu vuoi dire è questo: il 1965 corrisponde alla lama del Tarocco che è stata simboliz-

zata col nome di “il Matto”? Perché se è vero che la ventunesima lama reca il numero zero, e la ven-

tiduesima il numero 21, in questo caso sarebbe l’anno simbolizzato con la ventunesima lama e cioè

con “il Matto”. Mentre l’anno prossimo sarebbe simbolizzato con la ventiduesima; in altre parole con

quello che tu hai detto, con “il Mondo”. Lo zero quindi, “il Matto”, come tu dici, significa una carta non

molto brutta come può sembrare, ma, in altre parole, gli effetti delle cause mosse. E particolarmente

gli effetti un po’ più spiacevoli, gli effetti un po’ più contrari, i brutti effetti. Così questo vostro anno

non sarà triste nel senso tragico, ma verranno – secondo un vecchio adagio – i nodi al pettine; di ciò

che in altri anni è stato tentato di nuovo, di progredito, di conforme al progresso, in questo anno mo-

strerà i suoi aspetti più uggiosi, i suoi aspetti più combattuti, i suoi impulsi di ristagno, i suoi motivi di

contrarietà, le sue difficoltà. Mi spiego? Non sarà quindi un ulteriore progresso nel senso avviato in

precedenti anni, ma in questo anno si segnerà il passo proprio perché verranno all’esperienza degli

uomini gli aspetti un poco più difficoltosi delle nuove vie intraprese.

Vi benedico e vi saluto con tanto affetto. Pace, pace a tutti voi.

Michel

Vi benedico! A tutte voi, creature, pace!

Entità Ignota

Aldo… Aldo, sono il babbo Francesco.

Partecipante – Babbo! Dimmi…

Francesco – Non preoccupatevi! Vi benedico e vi seguo.

Partecipante – Sì, grazie…

Francesco – Bacia da parte mia Maria Pina, Franceschino e tutti. Anche la mamma.

Partecipante – Sì, grazie…

Francesco

20 Marzo 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Vi abbiamo uditi, o figli cari, questa sera nella così varia conversazione che avete fatto; avete

toccato diversi argomenti, alcuni già trattati altre volte, per poi passare ad una esposizione di pensieri

che possono avere un sapore del tutto personale, ma che possono egualmente fornirci l’occasione

per parlare di alcune cose.

Voi questa sera avete esaminato gli avvenimenti che accadono nel mondo e vi siete chiesti se e

perché vi sia questo cadere di ogni umano ritegno; perché l’uomo sembra che abbia perduto ogni ini-

bizione e, con l’estrema facilità propria dell’incosciente, si abbandoni con facilità ad ogni suo intimo

impulso. Ebbene, figli cari, questo è vero in parte; è vero che l’uomo di oggi ha maggior libertà, che

poco a poco tutte quelle inibizioni, quei freni che nei tempi passati erano necessari cadono, e l’uomo

demolisce nell’intimo suo tutte quelle stratificazioni, infrastrutture della sua consapevolezza che da-

vano sì largo margine al suo subcosciente. Ebbene, figli cari, l’uomo di oggi è più vicino di quello di

ieri ad un “uomo tipo”, il quale ben poco ha nella sua subcoscienza, ossia nella parte del suo intimo

che sfugge alla sua diretta consapevolezza. L’uomo tipo – per così chiamarlo – l’uomo cioè della civil-

tà futura, è un uomo che invece ha un’ampia consapevolezza perché conosce se stesso; è un uomo

che conoscendo se stesso, non ha lati nascosti del suo carattere, nascosti di proposito o per igno-

ranza. Così, figli, poco a poco, l’uomo si libera da certi aspetti che erano utili ieri ma che oggi non lo

sono più. E in questa maggior consapevolezza, in questa mancanza di freni inibitori, può sembrare

che l’umano abbia perduto ogni senso di responsabilità, del dovere o dell’onore; ma non è così. Sono

cadute le cose che l’uomo si imponeva senza “sentire”; queste sono destinate a cadere definitiva-

mente.

Voi avete detto che la famiglia è anch’essa destinata a sparire. Sì, perché vi sarà una sola fami-

glia: il genere umano. Voi avete detto che la famiglia è qualcosa che limita. Vedete, figli, parlare di

“genere umano” all’uomo di ieri e di oggi, è porgli di fronte una cosa talmente vasta, per le sue possi-

bilità di entrare in contatto e di stabilire dei rapporti amorosi e affettuosi, che sarebbe perfettamente

inutile. Ed allora si è creato l’artificio della famiglia, cioè si è ristretto il campo dei doveri e delle re-

sponsabilità dell’uomo. Tutto il genere umano è troppo vasto per essere amato, ed allora restringia-

mo a poche persone, quelle che possono avere dei legami di parentela, di sangue e simili, come si

usa dire. Con queste poche persone la capacità di amare dell’uomo non è sottoposta ad una cosa più

grande di lei: ed ecco la famiglia. Per questo motivo noi diciamo: «Amate di più i vostri famigliari»,

perché sono quelli a voi più vicini e s’intende che voi, in questo amore, poco a poco comprenderete

quanto, ai fini di questo amore, sia inutile il cerchio della famiglia, quanto servisse unicamente per re-

stringere la vastità del genere umano ad un campo che l’uomo di ieri poteva abbracciare, ma che non

è certo il campo dell’uomo del domani. Nell’ambito della famiglia, figli, può darsi che le creature non

provino limiti; ma la famiglia di per sé è un limite. L’uomo può amare i suoi famigliari, ma il suo dovere

non si deve limitare a questo: il cerchio famigliare deve essere trasceso.

Ed avete parlato, figli cari, di altri argomenti. Avete parlato di un’espressione che può non suona-

re gradita a taluno di voi, perché si pensa che nasconda un concetto che non corrisponda alla realtà:

la “divina provvidenza”. Certo che con questa espressione, figli, si può veramente simbolizzare un

concetto errato perché, come voi stessi del resto sapete – non esiste un aiuto che venga così fortui-

tamente all’uomo, ma tutto in forza delle leggi avviene. Ed allora questa “divina provvidenza”, figli,

una volta è nutrimento, l’altra volta è un freno inibitore che è altrettanto provvidenziale per gli uomini,

in taluni casi; altra volta la “divina provvidenza” è il trascendere questa inibizione, altra volta ancora la

“divina provvidenza” è il dolore e così via. In questo senso, ed in questo senso solo, figli cari, pos-

siamo intendere e concepire il concetto della “divina provvidenza”. Cioè, miei cari… (vi prego di non

lasciarvi distogliere da questi rumori)… Ebbene, la “divina provvidenza” è quindi il vero bene

dell’uomo, il suo nascere spirituale che ora acquista l’aspetto di un bene terreno, umano, perché

coincide con questo; ora invece acquista tutt’altro aspetto. Ebbene, figli cari, ciò che noi vi diciamo

può talvolta da voi essere interpretato non esattamente; le nostre espressioni possono acquistare un

significato del tutto particolare. Ma è proprio attraverso a queste conversazioni che noi cerchiamo di

sfrondare ciò che vi diciamo da quello che può darvi fastidio, rimuovere le zeppe che esistono per la

vostra comprensione. La Realtà è quella che è. Non ha senso, in ultima analisi, parlare di “Realtà mi-

stica” o “Realtà logica”, ma solo di “mezzi” mistici o logici per giungere alla comprensione della Real-

tà, la quale è cosa, poi, del tutto indipendente dall’aspetto mistico o logico che può averla creata.

Quindi, figli, le parole hanno la sola ed unica importanza che è quella che sta in ciò che esse vo-

gliono significare, nel fine che esse vogliono raggiungere. Questa e questa sola è l’importanza delle

parole, cioè nella comprensione. Se queste parole conducono alla comprensione, hanno già raggiun-

to il loro fine, sono state “mezzo” per giungere a questa conquista. E se queste parole vi impediscono

la comprensione, esse non hanno raggiunto lo scopo per il quale furono pronunciate. Ebbene, altri

modi di dire vi sono, altre parole vi sono per condurvi a comprendere; ma è proprio in questa scelta,

in questo “dialogo” – per dirla con un termine molto in voga oggi – è da questo dialogare che, figli, voi

potete riuscire a trovare le giuste parole, o a disadornare i concetti che vogliamo esprimere e che e-

sprimiamo da quelle parole che non vi risultano o, credete, non idonee.

La Realtà, figli, come prima dicevo, è quella che è. Per taluno di voi può sembrare umano parlare

della Realtà chiamandola “Padre”. Ebbene, non è il solo modo col quale noi abbiamo indicato la Real-

tà: abbiamo parlato di “Assoluto”. Qualcuno di voi può pensare che con questo termine si abbandoni

ogni misticismo, che tutto si riduca a un freddo meccanismo. Ebbene, noi vi abbiamo detto che la na-

tura interna dell’Assoluto è amore. E quindi, figli, è un continuo dialogo quello che noi dobbiamo fare.

Non vi sono domande per colui che ha compreso la Realtà. Ma per chi non è nella Realtà, figli, quan-

te e quante domande! Ed ognuna ha una risposta perché la Realtà è quella che è, e ciò che noi vi di-

ciamo è una enunciazione della Realtà: le domande che voi fate, o figli, sono domande alle quali, per

forza, deve esservi una risposta, perché la realtà non ammette una benchè minima cosa che non

possa essere compresa.

Meditate dunque su quello che vi diciamo, meditate profondamente; cercate di comprendere più

esattamente che cosa è che in voi ancora non riuscite a vedere con esattezza nei confronti della Re-

altà: che cosa è che ancora non riuscite a comprendere dell’insegnamento.

Ebbene, figli, se questo insegnamento fosse una cosa nostra, o un parto della nostra fantasia,

avremmo ben donde di esserne orgogliosi, perché taluno di voi oggi parla ed agisce in modo diverso

da ieri, e poco a poco questo insegnamento è stato capito ma non ancora compreso in pieno. Vi so-

no ancora degli aspetti che possono sembrare trascurabili e privi di significato in ciò che noi vi dicia-

mo, che diventano essenziali una volta scoperti. Prima che sia necessario il conoscerli, passano i-

nosservati perché l’individuo è intento a comprendere altre cose; una volta che queste sono compre-

se, una volta che questi lati, queste parti del nostro insegnare sono da voi assimilate, ecco che ven-

gono in luce altri aspetti fino allora passati inosservati; ed essi sono altrettanto e forse più importanti

di quelli che fino ad oggi avete conosciuti. E così via, figli, e così via.

Perché – vi chiederete – quello che noi vi diciamo deve rimanere chiuso fra queste mura? Non è

così, figli. L’umanità di oggi respira veramente un’altra aria, sente che il mondo cambia e non solo

nell’aspetto esteriore, ma anche e soprattutto in quello interiore. L’umanità di oggi ha bisogno di que-

sto insegnamento e l’avrà. Voi che qua ci avete seguito durante questi anni, siete stati il “mezzo ne-

cessario” acciocché si compisse ciò che doveva essere compiuto; acciocché voi udiste ciò che noi

abbiamo detto e diciamo. Ma non solo: parte di ciò che abbiamo detto voi l’avete racchiusa in una

raccolta, e questa raccolta anonima chissà che un giorno possa essere letta da qualche altro che è al

di fuori di queste quattro mura. Tante sono, del resto, le vie attraverso alle quali giungono le verità,

dirette e indirette. Dirette per voi che ci udite e per coloro che odono voi: indirette per il lavoro occulto,

del quale altre volte vi abbiamo parlato, e che sta al di là di quella che può essere la semplice adu-

nanza di voi creature che attendete la nostra voce. Con il vostro pensare, con il vostro dire, con que-

sto dialogare, figli, la cosa diventa un punto dal quale si dipartono pensieri e idee che vengono capta-

ti dagli uomini, anche da coloro che voi non conoscete, anche da coloro che non sono qua vicini. E

voi direte: «Ed era forse necessario che noi uomini fossimo a creare un cerchio, perché questa sorta

di telepatia avvenisse?». Certo, figli, perché sono uomini; oserei dire vibrazioni oltre che del corpo

mentale, del corpo astrale, vibrazioni cerebrali che si dipartono da qui. Un tutto completo, una gam-

ma completa di vibrazioni di materie di vari piani, che qui si producono. Dunque, figli, siate consape-

voli di quello che è stata e che è la riunione del sabato sera, ed è il perché noi sempre vi abbiamo

stimolati a non scioglierla; a, anzi, renderla sempre più… degna. Non ho altro da aggiungervi.

Partecipante – Permetti, posso farti una domanda?

Dali – Certo.

Partecipante – Che cosa posso dire ad Amerighi per la sua mamma?

Dali – Che lo seguiamo.

Partecipante – Permetti una domanda sul Padre Nostro?

Dali – Sì.

Partecipante – Vorrei sapere… come ho interpretato io, secondo il “Padre Nostro” che è stato detta-

to, quel “nostro” è stato dettato veramente da Cristo? O è stata un’aggiunta successiva?

Dali – Questa preghiera, figli, che noi abbiamo cercato di riportare nella enunciazione più esatta e più

aderente data dal Cristo, può – per voi – presentare ancora certi aspetti, certi significati che posso-

no...1

Dali

27 Marzo 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a voi, o fi-

gli, che qua siete riuniti in attesa della nostra voce.

Che dire della vostra conversazione di questa sera? Vi è stato un argomento solo… (è la piccola

Lilli)… che ci offre la possibilità di precisare ulteriormente notizie che vi abbiamo dato circa gli oriz-

zonti più lontani che vi attendono e ci attendono, figli cari.

Non dico con questo che pochi siano gli argomenti bisognosi di essere ulteriormente approfondi-

ti; ma certo che, come ben sapete, non sarà mai chiarito con efficacia un argomento che non sia da

voi stessi prima discusso e, con interesse, esaminato.

Ora figli, parliamo di quell’unico argomento che questa sera avete toccato e che riveste, per voi,

in questo momento particolare della vostra conoscenza, un carattere abbastanza importante.

Voi imparate, figli, a vedere la differenza che esiste fra identificazione di un’Entità spirituale, giun-

ta alla massima evoluzione in un Cosmo, con il Logos di questo Cosmo – con l’espressione più alta e

più profonda della divinità per quel Cosmo – fra questa identificazione e l’identificazione nell’Assoluto

per eccellenza. Ma, miei cari, voi avete parlato della “evoluzione della legge di evoluzione”. E ne ave-

1 Questa interruzione è indicata sul ciclostilato originale della signora Nella Bonora come «Interrot-

ta stranamente…».

te parlato non ben certi di quale spiegazione dare a questa espressione perché, allo stesso tempo voi

ricordate la precisazione che più volte vi abbiamo fatto circa l’incomunicabilità dei Cosmi e la non e-

redità da parte dell’Assoluto del retaggio di esperienze che le individualità hanno, attraverso alla loro

“nascita spirituale”, in un Cosmo. Figli, voi sapete che l’Assoluto è completo e quindi nulla a Lui man-

ca e niente può accrescerlo in qualunque senso, in ogni modo. “Egli è colui che è”, e non può essere

diversamente da come è. Quindi figli – precisazione per voi importante – non sono le individualità

che, giunte alla massima evoluzione, allorché un Cosmo cessa di esistere per essere giunto al termi-

ne dello scopo per il quale fu emanato, non è che le individualità identificandosi con l’Assoluto per

eccellenza apportino qualcosa all’Assoluto; perché sono loro che divengono come l’Assoluto, e non

l’Assoluto che in qualche modo è accresciuto da questa identificazione. Quindi si tratta di Essenze

Spirituali, di individui, i quali identificandosi nell’Assoluto per eccellenza divengono come l’Assoluto;

senza, per questo, che l’Assoluto ne sia in qualche modo arricchito.

Così stando le cose, figli, non possiamo parlare di evoluzione delle evoluzioni nel senso che, at-

traverso a queste identificazioni l’Assoluto venga in qualche modo modificato nella manifestazione

esteriore della Sua natura, in modo che le Sue leggi cambino in conseguenza a questa modifica. Egli

è colui che è, e tale rimane nel trascorrere dei secoli vostri, del vostro tempo e nell’alternarsi in ciò

che crea il tempo e la misura del tempo.

Noi non possiamo quindi vedere una successione quale voi la immaginate laddove è l’Eterno

Presente. Un Cosmo che viene manifestato e che sarà riassorbito, non ha nessun termine di contatto

con un altro Cosmo, se non attraverso alla base comune che è l’Assoluto. E che quindi tutto ciò che

da questi Cosmi nasce, e che in altre parole potrebbe essere definito come “processo di individualiz-

zazione”, “nascita di individualità”, di “individui”, niente, figli, può in qualche modo accrescere

l’Assoluto.

Evoluzione delle evoluzioni significa – lo ripetiamo – evoluzione della legge di evoluzione, la qua-

le è una legge dell’Assoluto, che trascende quindi la manifestazione di un Cosmo, e che non è valida,

quindi, per la vita di un Cosmo, ma che è valida per la vita di un Cosmo in quanto proviene

dall’Assoluto e che sopravvive alla vita di un Cosmo; la legge di evoluzione, figli, non si perfeziona,

non evolve nel senso che voi intendete. Evolvere significa qualcosa – come abbiamo detto altre volte

– che è “in” e che si manifesta; quindi “legge di evoluzione” è quella legge che conduce questo mo-

vimento. Cioè che da qualcosa che è in potenza, poco a poco, traduce in atto; qualcosa che è “in” e

che si rivela. Questa legge di evoluzione subisce uno sviluppo nel senso che il suo esistere quale è, è

un esistere che presenta una determinata manifestazione, ma che questa manifestazione è suscetti-

bile di essere estesa; questa manifestazione è una evoluzione: qualcosa che è “in” e che si rivela. La

manifestazione nella manifestazione. Non troviamo, figli, dei termini più adatti di questi che riescano

a dire, con altre parole, quella espressione che usammo qualche tempo fa, perché nell’adoperare

questi termini, o cari, noi teniamo presente che stiamo parlando di una legge dell’Assoluto, laddove

non è la misura del tempo e non esiste la suddivisione dello spazio. Lo spazio non è più motivo di di-

visione, ma è tutto l’Eterno Presente e l’Infinita Presenza. Quindi non è più qua, là, prima, dopo, ma è

tutto – ripeto – un’Infinita Presenza in un Eterno Presente. Ed allora, figli, non possiamo ben specifi-

care che cosa significhi questo essere “in” e venire rivelato nel timore che, nel comprendere, voi di-

mentichiate che tutto nell’Assoluto è nello stesso istante presente. In un istante eterno. La stessa

manifestazione di un Cosmo, figli cari, che per voi ha un inizio ed una fine, è nell’Assoluto un atto che

non conosce questa sequenza di tempi; ma ogni attimo della manifestazione cosmica è presente

nell’Assoluto. E non potrebbe essere diversamente perché voi stessi questa sera avete ricordato una

vecchia precisazione che noi facemmo a suo tempo, per cercare di farvi comprendere che cosa era

una manifestazione cosmica. Ebbene, figli cari, vi dicemmo che un Cosmo era come un “pensiero

dell’Assoluto”. Ed allora, figli, se questo Cosmo è come un pensiero dell’Assoluto – cosa che oggi,

del resto, voi non trovereste più perfettamente calzante, secondo le ultime precisazioni che vi abbia-

mo dato, ma se vogliamo servirci sempre di questo paragone – se la manifestazione di un Cosmo è il

pensiero dell’Assoluto, è logico che tutta la vita di questo Cosmo sia nell’Assoluto, presente nello

stesso istante, poiché altrimenti questo Cosmo non potrebbe esistere. Se un solo passaggio fosse,

per assurda ipotesi, dimenticato in questo pensiero – mi sto servendo, ripeto, di un esempio che non

calza più esattamente secondo le ultime precisazioni che vi abbiamo fatto – se questo pensiero, l’atto

di questo Cosmo, un atto, un attimo fosse dimenticato, quell’attimo non esisterebbe. Ecco quindi, per

questa ragione, voi comprendete quanto sia giusto il dire che ogni manifestazione cosmica, non solo

questa nostra, è presente nell’Assoluto nella sua intierezza in un attimo eterno.

Con tutto ciò voi vedete che per voi, che siete qua nel Cosmo, vi è il trascorrere del tempo, e lo

spazio segna precise e profonde limitazioni. Per voi “legge di evoluzione” può significare “perfezio-

namento”. Ma nel senso esatto, se voi bene riflettete, significa qualcosa che si traduce dalla potenza

in atto, dall’essere in potenza all’essere in atto; dall’essere “in” all’essere manifestato. “Legge di evo-

luzione”, quindi, può sembrare “trascorrere”, può sembrare valida solo nel tempo, ma non è così.

L’Assoluto è il moto assoluto, e quindi non è la stasi, non è l’immobilità nel senso che voi intendete. Il

moto assoluto eguale immutabilità, eguale impossibilità di accrescimento.

Di per se stesso, per definizione, Assoluto significa essere il Tutto, e quindi nulla può esservi che

non sia nell’Assoluto, e nulla quindi può crescere o diminuire da questo Assoluto.

E circa la domanda che vi siete fatti, se è possibile che un’Essenza Spirituale identificata

nell’Assoluto per eccellenza – quindi divenuta l’Assoluto per eccellenza – possa soprassedere alla

manifestazione di un Cosmo, ripeto, figli: chi è identificato nell’Assoluto per eccellenza, diviene

l’Assoluto per eccellenza e diviene Dio, ma non più di Dio; né Dio può essere accresciuto da questa

identificazione. E se natura esterna dell’Assoluto è vita, cioè manifestazione dei Cosmi, figli cari, in

questo senso possiamo dire che le Entità che si identificano con l’Assoluto per eccellenza, sono ca-

nali di vita dell’Assoluto. In questo solo senso; non in altri sensi. Non è possibile che un’individualità

resti legata alla manifestazione di un Cosmo, se non nel senso che ora ho detto; e cioè che questo

Cosmo nasce nell’Assoluto e che l’Assoluto comprende, in ultima analisi, il Tutto, e comprende quindi

– nella piena coscienza, nella vivissima lucidezza, nell’Essenza, nella Beatitudine, nell’Esistenza –

anche tutte le Essenze Spirituali che in questo o con questo Assoluto si sono identificate.

Così, figli cari, talvolta noi vi indichiamo delle gerarchie, ed allora voi, qualche volta con riluttanza

qualche volta invece con piacere, le accettate: ma di volta in volta, figli, noi siamo costretti a precisare

ora cercando di minuire queste gerarchie che voi avete intese in senso troppo ristretto, ora invece

sottolineandole quando queste sono state da voi quasi del tutto dimenticate. Il caso di questa sera,

figli, è il caso che noi cerchiamo di ricordarvi che colui che si è identificato nell’Assoluto per eccellen-

za, diviene l’Assoluto. E la individualità rimane solo come percezione, nel senso che è un “sentire” in-

dividualizzato, “Sentire Assoluto”; vivere un Eterno Presente, vivere un’Infinita Presenza. Quindi la in-

dividualità che permane, in questo senso permane: che l’individuo tutto “sente” e tutto percepisce, ma

è l’Assoluto; non può essere in qualunque altro modo considerato, distinto dall’Assoluto, avente una

funzione diversa da quella dell’Assoluto, un’azione che non rientri nella natura stessa dell’Assoluto;

un esistere che sia in qualche modo indipendente dall’Assoluto, perché l’Assoluto è lui stesso. Le sue

leggi sono le leggi dell’Assoluto, il suo “sentire” è il “sentire” dell’Assoluto, il suo vivere è il vivere

dell’Assoluto, figli.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Sublime rivelazione conoscere il “sentire” di chi è identificato con l’Assoluto! Ma questo ascende-

re con la mente a sì vaste altezze non vi distolga dal vostro umano peregrinare. Ma vi aiuti a vedere

nella giusta luce le miserie e le ristrettezze degli uomini che si concentrano sui loro problemi, confe-

rendo a questi importanza essenziale, quando la loro importanza si limita all’ambiente nel quale

prendono corpo.

Sia la vostra mente volta alle profonde meditazioni, ai vasti orizzonti che vi attendono, come la

vostra Guida vi ha detto. Non dimenticando i problemi della vostra vita umana e della vostra vita di

umani, ma vedendo sotto nuova luce quelle che vi sembrano necessità che esigono assolutamente di

essere in qualche modo soddisfatte. Vi saluto.

Entità Ignota

Non conosco il vostro pensare una qualunque suddivisione di razza, non conosco il vostro con-

cepire qualunque motivo che possa in qualche modo formare repulsa dai vostri simili, perché essi

sono anch’essi in qualche modo, diversi da voi, parte di voi e suscettibili di essere oggetto del vostro

amore. Ogni forma di suddivisione fra gli uomini sia cancellata perché questa è la meta della nuova

società, per la quale credo di avere vissuto negli ultimi anni della mia esistenza terrena.

Ognuno di voi io ringrazio perché con simpatia mi ha pensato nel momento del mio umano tra-

passo che, comunque sia avvenuto non ha importanza, perché così doveva essere. Di questo io so-

no certo oggi, e per questo non ho rimpianti.

Pace fra gli uomini.

John Fitzgerald Kennedy

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi.

Dali

03 Aprile 1965

Salve a voi.

E’ un piacere udire le vostre conversazioni così profonde ed al tempo stesso elevate per gli ar-

gomenti che sono oggetto di esse! Io vi confesso che mi sento alquanto più imbarazzato di voi nel

parlare di questi argomenti di discussione. Noto con piacere che voi ne parlate con più facilità, con

una certa dimestichezza. Io, invece, non ho questa sicurezza e mi preoccupo, ad ogni parola che

pronuncio, ben sapendo che essa non può rappresentare un mezzo, in ultima analisi, incapace di e-

sprimere esattamente la Realtà. Eppure, allo stato attuale delle cose, figli e fratelli, non altro mezzo

v’è che il parlare per potersi intendere – se non comprendere – e per comprendere alfine, dopo aver

capito, che cosa sta al di là di ciò che i vostri ed i nostri occhi vedono: Realtà…

Che cosa è veramente reale di ciò che noi e voi tocchiamo, sentiamo, vediamo? E’ giusto, in ul-

tima analisi, fare una distinzione fra Realtà ed “illusione”? Oh quanto le parole umane, ed i metodi

umani di discorrere, possono mutare con il tempo umano! Perché l’uomo muta, figli e fratelli.

“Assoluto” e “relativo”. Certo non possiamo dire che questo Cosmo è la Realtà; no, se per Realtà

noi intendiamo unicamente l’Assoluto, cioè tutto quanto è, tutto quanto esiste; ed il Cosmo non pos-

siamo dire che sia tutta la Realtà, eppure il Cosmo è una realtà. Ma per del tempo e delle filosofie è

stata in voga una bella definizione: “tutto quanto noi vediamo è un’illusione”. Certo, perché i nostri ed

i vostri sensi, figli e fratelli, non colgono esattamente l’essenza delle cose. Pur tuttavia non possiamo

dire che tutto ciò che noi e voi vediamo e vedete sia pura e semplice illusione in quanto non esista,

non sia così. E’ forse la manifestazione di un Cosmo un’illusione, figli e fratelli? Certo che se noi per

definizione diciamo che la Realtà è l’Assoluto e niente al di fuori dell’Assoluto può essere Realtà nella

pienezza e nell’essenza dello stesso termine, la manifestazione di un Cosmo è un’illusione. Ma pure

quanto concreta e quanto reale è la manifestazione di un Cosmo! Ed allora? Possiamo noi forse dire

che niente è importante al di fuori dell’Assoluto? Ma che solo l’Assoluto, in quanto solo l’Assoluto è

Realtà, è importante? Attenti a non lasciarsi ingannare dalle parole, figli e fratelli. Perché a volte le

parole chiudono un concetto, e sono facili a pronunciarsi se si dimentica che cosa sta al di là di ciò

che esse vogliono simbolizzare.

Dunque, certo che la manifestazione di un Cosmo non è esattamente contenuta ed abbracciata

dai nostri sensi: ecco perché ciò che noi vediamo è illusorio; perché, figli e fratelli, ciò che noi vedia-

mo non è tutta la realtà, senza con ciò riferirci alla Realtà Assoluta: la realtà di questo Cosmo relati-

vo. Ciò che noi vediamo e tocchiamo in un Cosmo, figli e fratelli, non è tutta la realtà di questo Co-

smo perché i nostri sensi non possono abbracciare, nella pienezza e nella essenza, ciò che cade sot-

to di essi. Eppure, figli e fratelli, ciò che noi vediamo è realtà; ciò che noi vediamo – anche se non lo

vediamo nella realtà, nella sua essenza – è una realtà. Anche se ciò che noi vediamo può essere illu-

sorio in quanto non corrisponde all’essenza, è realtà.

L’Assoluto è il Tutto, e tutto quanto è nell’Assoluto è reale. Reale è dunque, figli e fratelli, questo

mondo nel quale vivete, pur essendo illusorio, pur essendo effimero, pur essendo soggetto a conti-

nua mutazione. Reale è, figli e fratelli, l’attimo che voi state vivendo mentre mi udite; reale è ciò che

io vi dico, anche se ben presto può essere dimenticato. Di Realtà Assoluta ve n’è una sola ed è

l’Assoluto, ma le altre realtà che concorrono a formare questa unica che sta al vertice e alla base e

che tutte le riassume, sono altrettanto concrete e reali, nei fini e nei termini, di questa Realtà.

L’Assoluto tutto comprende, dicevo, e voi certamente ricordate l’esempio che avemmo a farvi di

una bobina cinematografica. Ebbene, figli e fratelli, ciò che è in questo film sono tante realtà, ogni fo-

togramma è una realtà; ma la Realtà unica che tutte le comprende ed abbraccia e che dà significato

a questa teoria di piccole realtà, è rappresentata dall’insieme della bobina e da ciò che questa bobina

significa, narra, vuol dire. Questo è l’Assoluto; ed ogni istante, ogni fotogramma è presente. Ecco la

immutabilità. Nell’Eterno Presente l’intero vostro tempo e ciò che è senza tempo, è presente. E nes-

suna limitazione v’è nell’Eterno Presente. Ma noi, e voi, dov’è che siamo? Siamo lì, nell’Eterno Pre-

sente; nell’Eterno Presente siamo presenti in ogni attimo della nostra esistenza spirituale e terrena,

della nostra vita.

Ma noi quali oggi siamo, perché vediamo trascorrere il tempo ed abbiamo il senso dello spazio?

Perché la nostra coscienza… la nostra consapevolezza, è legata al relativo. Ma badate bene, pure il

relativo fa parte dell’Assoluto, pure ogni fotogramma di quel film è nell’Assoluto; ed il senso del tra-

scorrere si ha solo secondo la successione dei fotogrammi.

Sto dicendo qualcosa di più di quello che sempre avete saputo. Se la successione non fosse

quale è ora, da uno a “N”, ma fosse da “N” a uno, cambierebbe forse qualcosa nell’Assoluto? No cer-

to. E pure se le realtà singole, di ogni attimo, che sono unite in questa successione che rappresenta

la nota fondamentale di una manifestazione cosmica, sono realtà di per sé non assolute ma relative,

pur tuttavia sono realtà nell’Assoluto e dell’Assoluto.

Quale senso può avere pensare unicamente a tutto l’insieme del film, della bobina, quando ciò

che veramente può dare l’abbracciare di questo insieme, di questo tutto, nasce solo da una succes-

sione fondamentale, convenzionale, di una manifestazione cosmica, comunque essa sia da uno a

“N”, o da “N” a uno? Possiamo noi ritenere non importanti, avulse, staccate le singole fasi, i singoli fo-

togrammi, quando sono quelli e per quelli che nasce la consapevolezza e la coscienza? Ecco dunque

che nell’Eterno Presente tutto è presente, e noi siamo presenti prima che la sequenza fondamentale

di una manifestazione cosmica ci abbia portati a nascimento. Ma, se non fosse per questa sequenza

fondamentale, per questa successione che in ultima analisi possiamo considerare anche convenzio-

nale – visto che non, ha in effetti, importanza che sia in un modo o nell’altro – se non fosse per que-

sta, niente potrebbe esistere. E’ natura dell’Assoluto il manifestare ed il riassorbire dell’Eterno Pre-

sente. Eppure nell’Eterno Presente non v’è manifestare né riassorbire disgiunto, ma tutto è sempre

presente.

Ma, figli e fratelli, se questa è una realtà, altrettanto realtà è la visione dall’altra parte; altrettanto

reale è la visione dal relativo, perché anche il relativo è nell’Assoluto. Ed allora in modo vero ed in

modo certo, altrettanto noi possiamo dire che l’uomo evolve e nasce spiritualmente poiché dalla scin-

tilla divina, attraverso a varie manifestazioni sul piano fisico, si organizzano i veicoli in altri piani di e-

sistenza, ed attraverso a questo organizzare, l’individuo “nasce spiritualmente”. Questa è una realtà

altrettanto reale e vera come quella dell’Eterno Presente: l’una integra l’altra. L’Assoluto è il Tutto, e

niente v’è nell’Assoluto che non sia egualmente importante, sia esso all’inizio di una teoria fondamen-

tale, di una sequenza fondamentale, sia esso al termine, perché non v’è né inizio né termine; sia es-

so appartenente ad un attimo di una manifestazione cosmica che alla “notte”, al periodo di non mani-

festazione, perché tanto l’attimo di un Cosmo che è già trascorso e consumato quanto il “non manife-

stato” esistono nell’Assoluto per l’eternità dei tempi.

Pace a voi.

Kempis

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Vi raccomando, figli, di meditare in modo particolare quanto ha detto questa sera il Fratello

Kempis, perché veramente nelle sue parole vi sono delle precisazioni e delle nuove verità, per voi,

che possono ulteriormente precisare e completare il quadro che andiamo via via illustrando.

Vi benedico, cari.

Dali

Figli, Claudio vi saluta.

Udendo queste notizie che vi vengono date circa la natura dell’Assoluto, io ancor più sento il do-

vere di dirvi: “comprendete voi stessi”. Il processo di espansione dell’io è sì sottile che, di fronte a

nuovi orizzonti, l’io facilmente si maschera ed assume un’attività così bene occultata da facilmente

ingannare l’individuo anche nel miglior modo intenzionato di vivere. Sia così la notizia di questa natu-

ra dell’Assoluto sempre profondamente accompagnata dalla meditazione di voi stessi, tanto da com-

prendere quanto sia importante che il nuovo orizzonte che si dischiude ai vostri occhi non sia unica-

mente oggetto della vostra attività mentale, e quindi dell’io, ma del vostro sentimento. Non rappresen-

ti per voi un divenire, ma un “sentire”, perché è nella natura dell’uomo evadere, e di fronte a un nuovo

spazio mentale nel quale la mente può concepire e meditare nuove idee e nuovi concetti, l’io con fa-

cilità può mascherarsi e fare di questo nuovo spazio motivo di una nuova attività, ulteriormente sottile

ed ancor più nascosta.

Sia quindi la meditazione di questi concetti sì profondi accompagnata dalla comprensione di voi

stessi onde, in questa comprensione, superare il processo di espansione dell’io, e lasciare che que-

sto nuovo orizzonte rimanga libero al “sentire” e non dominio del “divenire”.

Pace a voi.

Claudio

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Vi porto la benedizione di tutti i vostri cari. Ed in modo particolare a questi figli che non odono

molto spesso la vostra voce. A questi un saluto, e do loro assicurazione che sono nel nostro cuore al

pari di tutti gli altri, figli cari.

Vi prego di rivolgere il vostro pensiero alle creature sofferenti, perché molto l’uomo può fare per i

suoi simili. E poiché il Karma, oltre che ad essere individuale, è collettivo, per questa ragione, figli,

l’uomo può – avendo compreso – aiutare coloro che soffrono. Rivolgete quindi il pensiero in questo

senso.

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Partecipante – Permetti una domanda?…………

Dali – Hai già avuto risposta.

Pace a tutti voi, figli.

Dali

10 Aprile 1965

Buona sera, cari amici. Nephes vi saluta.

Spero che non sarete delusi se vengo io a parlare con voi, perché spero proprio di saper essere

all’altezza delle vostre Guide Spirituali in quello che mi sono proposta di dirvi. Certo che io non ho

l’autorità dei vostri consiglieri, ma poiché avete parlato di un argomento che è stato oggetto molte

volte della mia meditazione e per il quale non occorre avere una predisposizione particolare per com-

prendere, cioè quello del Karma, ho pensato bene che io avrei potuto rispondervi e intrattenermi un

poco con voi poiché questo mi fa piacere; vi sento affezionati a me come io lo sono a voi. Per questo

motivo ho pensato di venire fra voi a parlarvi del Karma, della legge del Karma.

Io, voi lo sapete, da molto tempo seguo questa cerchia, anche se è un po’ meno tempo che io mi

presento a voi a parlarvi. E ho seguito i vostri Maestri insegnarvi fino dai primi momenti, quando molti

di voi ancora non erano qua e vi erano altre creature; qualcuna è rimasta, vedo, altre invece si sono

lasciate riassorbire dalla vita perché quello che hanno udito era per loro sufficiente, e via e via e via.

Ed allora mi ricordo che le vostre Guide vi hanno sempre insegnato che tre sono le strade che con-

ducono alla comprensione: la via mistica, la via della conoscenza (della sapienza), e la via dell’azione

diretta; in effetti non avete torto, è qualcosa di simile perché il Karma non ammette – secondo quello

che voi pensate che si possa credere a prima vista con un esame superficiale – non ammette ripen-

samento: Karma, azione, azione diretta. No. Il Karma è una legge – la legge appunto del Karma –

che vige su ogni piano di esistenza, per cui si incorre in questa legge, si inciampa, si mette in moto

questa legge in ogni piano di esistenza e quindi con ogni veicolo di attività umana; intendo dire con il

veicolo fisico, col veicolo astrale, col veicolo mentale. In altre parole, noi possiamo muovere dei

Karma seguendo indifferentemente le tre vie: la via mistica, la via della meditazione scientifica (della

sapienza), e la via appunto dell’azione diretta. E questo non vi dà alcuna difficoltà nel comprenderlo.

Sono abbastanza chiara? Se non lo fossi, vi prego di dirlo.

Dunque, allora, muovendoci anche per la via della sapienza, l’individuo incorre nel Karma, per-

ché che cosa vuol dire “Karma”? Karma vuol dire, in ultima analisi, donare comprensione; ed ogni

qual volta l’individuo si muove in una qualunque delle tre vie, si muove, agisce, e se agisce senza

comprendere muove un Karma. Questo è lo scopo ed il significato del Karma perché – ripeto ancora

– in ultima analisi lo scopo che si prefigge il Karma è quello di condurre l’individuo alla comprensione.

Ed è, come voi sapete, la misericordia di Dio e la Sua Giustizia ad un tempo; ma il vero senso è la

misericordia perché a Karma consumato, l’individuo ha compreso.

Il Karma è congegnato in un modo che se l’individuo fosse solo al mondo – ammesso che potes-

se agire, che potesse realizzarsi questo, intendo dire – l’effetto ricadendo su lui, solo al mondo e iso-

lato, gli donerebbe comprensione egualmente. Il Karma dunque è congegnato, è costituito, è fatto in

modo che anche nelle condizioni più sfavorevoli, conduce l’individuo egualmente a comprendere.

Sono chiara, fratelli?

«Allora – direte voi – se così è, che cosa significa quando voi ci dite: “pensate alle creature che

soffrono”?». Ecco, che cosa significa: la condizione più svantaggiosa di attuazione del Karma corri-

sponde alla via dell’azione diretta. Intendo dire questo: che un individuo, compiendo un’azione senza

comprendere, muove un Karma; la causa che dovrà ricadere su di lui e che lo condurrà alla com-

prensione è tale, però, che egli può non partecipare a questa comprensione, cioè restare completa-

mente passivo, ed ecco la condizione più sfavorevole del Karma. Oppure può partecipare a questa

comprensione con la mente, ed ecco la condizione meno sfavorevole, che potremmo paragonare alla

via della conoscenza; e partecipare a questa comprensione attraverso ad un acceso misticismo, ed

ecco che noi potremmo paragonare questo alla via del misticismo. In sostanza quindi dipende, in ul-

tima analisi, dal temperamento dell’individuo; un individuo, anche quando deve subire un Karma, ri-

mane quello che è, segue il suo temperamento. Se è un temperamento mistico, seguirà il suo misti-

cismo, ed attraverso a questo misticismo può darsi che la sua comprensione sia facilitata. Voi vedete

dunque che il Karma conduce sempre alla comprensione, qualunque temperamento abbia l’individuo.

Però, però, dice la vostra Guida: «Se voi avete compreso…», poiché il Karma non è solo individuale,

ma collettivo – quindi con questo ammette la possibilità di aiutare gli altri come membri di una stessa

collettività – “se voi avete compreso, potete aiutare gli altri”. Come anche attraverso – prendiamo la

cosa più facilmente comprensibile – un contatto, ad esempio. Poiché il Karma deve condurre alla

comprensione, se voi vedete una creatura che soffre ed avete compreso qual è la ragione per la qua-

le questa creatura soffre, voi potete aiutarla a comprendere, ed ecco che il Karma raggiunge il suo

scopo. «Ma – direte voi – e per le creature che invece ci sono più lontane, che noi aiutiamo con il

pensiero?». In questo senso: voi avete compreso la vera ragione del Karma, avete compreso che il

Karma deve condurre alla comprensione, ed allora voi, pensando che le creature devono bere fino

all’ultimo calice il loro dolore, ecco che con buoni pensieri di serenità, di aiuto alla comprensione, cer-

cate di facilitar loro la comprensione stessa. Mi sono spiegata? Quindi, se è vero che esiste la legge

del Karma e che essa è congegnata ed impostata per essere valida anche nelle condizioni più sfavo-

revoli, cioè che una creatura sia sola ed abbandonata ed isolata, e che quindi non possa essere aiu-

tata da nessuno e da chicchessia – ammesso che questo sia possibile – è pur vero che esiste anche

la legge dell’amore e dell’aiuto fraterno, e che questa legge dell’amore, dell’aiuto fraterno, è altrettan-

to valida e altrettanto efficace come la legge del Karma, senza che né l’una né l’altra, nel sussistere

contemporaneamente, in qualche maniera si sminuiscano a vicenda. Io penso di essere riuscita a

spiegarmi con chiarezza; ma se voi avete qualche dubbio ditelo pure, cercherò di chiarirlo meglio.

Partecipante – Posso fare una domanda? Mi riferisco alla lezione che è stata letta questa sera. A un

certo punto si dice, grosso modo, così: “ma se non fosse questa sequenza, niente potrebbe esistere”.

Quel “non fosse”, cosa significa? Non fosse una certa, precisa sequenza da uno a “N”, oppure se non

esistesse la sequenza?

Nephes – Certo che tu mi fai una domanda… io non so se ho la stessa profondità del Fratello Kem-

pis, nel rispondere. Ma credo che egli volesse dire questo: che se non vi fosse la possibilità della

manifestazione, se non vi fosse la natura di “manifestare”, niente potrebbe esistere. Questo. Non un

tipo di sequenza, ma il poter avere queste sequenze, ecco.

Partecipante – Posso fare un’altra domanda? Vorrei sapere chi era Mosè, dove e come è stato i-

struito – perché quasi tutti i Maestri, a un certo punto sono stati istruiti, hanno trovato qualcuno che li

istruisse – e poi com’è, per quale ragione, in base a quale considerazione, ha raccolto attorno a sé

dei piccoli raggruppamenti di nomadi.

Nephes – Voi vedete che quando il pensiero degli uomini si racchiude in schemi che diventano trop-

po rigidi e che non ammettono innovazioni, ecco che queste società che si fondano su questi pensieri

sono destinate a cadere. Ed allora da esse deve nascere una nuova società, che abbia una base di

sapere, ma che non lo racchiuda più in schemi fissi in modo che in essa possa ulteriormente fiorire il

sapere ed il conoscere, senza che vi siano dei limiti, senza che vi siano delle inibizioni, delle costri-

zioni che possano impedire questo fiorire nuovo. Così succede come norma generale. Poi tutto

l’alternarsi delle razze sul pianeta Terra è stabilito e fissato. Ecco che un popolo invecchia, una razza,

un settore di scaglione di anime – per così dire – ed ecco che ne cresce uno nuovo. I nuovi si forma-

no anche per il Karma collettivo, giacchè di questo argomento abbiamo parlato; un Karma collettivo

che deve essere scontato, consumato. Si creano delle condizioni favorevoli acciocché questo Karma

si consumi in questo ambiente; si crea l’ambiente adatto acciocché in questo ambiente si consumino

determinati Karma.

Mosé fu una Guida Spirituale che apprese le basi del suo sapere… – dice un principio degli al-

chimisti: “per fare dell’oro, occorre un poco di oro” – e così anche Mosé trovò il suo poco oro per poi

fare ancora oro, attraverso la conoscenza dei sacerdoti dell’antico Egitto, sia pure già in periodo di

decadenza e di superstizione. Egli prese queste conoscenze che erano rimaste come piccole perle

fra tanto orpello e le raccolse nella sua mente; e sulla base di queste conoscenze, attraverso ad una

meditazione durante un periodo di isolamento, egli formò il suo patrimonio di conoscenze e spirituali-

tà. Raccolse queste creature sparse perché egli era una Guida Spirituale, non tanto per costituire un

insegnamento all’umanità – per quanto importante fosse quello che egli ha insegnato – ma proprio

per formare un nuovo popolo, un nuovo ambiente nel quale potessero fiorire tante conoscenze, tante

esperienze, tanti incontri fra le creature; tanti ambienti diversi da quelli che potevano fiorire negli am-

bienti che si erano costituiti e si costituivano allora. Mi sono spiegata? Quindi lo scopo di Mosé fu

quello di, attraverso ad una nuova società che egli con molta fatica riuscì a tenere insieme, un primo

nucleo, di creare un ambiente nuovo, particolare; il suo insegnamento fu interessantissimo e profon-

dissimo perché egli insegnò il monoteismo, come dite: cioè che vi è un solo Dio. E tutta la sua società

si fondava su questo. Ma se importante fu il suo insegnamento, altrettanto importante fu la sua opera

di formare questa nuova società sulla quale si imperniò qualcosa di nuovo.

Oggi, nel vostro mondo, succede qualcosa di simile? Non succede più perché sono cambiati i

tempi, gli scaglioni di anime sono diversi – per non dire più evoluti se questo a qualcuno può dar noia

– sono differenti ed ecco che tutto è differente. Il fenomeno di invecchiamento che una volta si vede-

va così chiaro, oggi invece, attraverso a questi contatti che si stabiliscono con tanta facilità, non si

vede più; è più difficile alle società degli uomini di oggi invecchiare perché non si fossilizzano più,

come un tempo, sulle tradizioni. Le tradizioni, anzi, si può dire che vanno sparendo. Ed ecco, per

questo che noi vi diciamo che vi è un respiro di rinnovamento fra gli uomini, perché essi con facilità

abbandonano le vecchie tradizioni che possono anche essere belle – io non discuto di questo – ma

sono vecchie; ed invece occorre sempre ogni giorno nascere nuovamente, rinnovarsi. Gli uomini di

oggi hanno questa facilità, questa possibilità, data dalle grandi comunicazioni che esistono. E per

questo il fenomeno di invecchiamento non è più come un tempo e i nuovi ambienti, di volta in volta, si

costituiscono in tutto il mondo, senza che vi sia la necessità di creare nuovi popoli e nuove razze.

Adesso debbo lasciarvi.

Partecipante – Avrei un’altra domanda…

Nephes – Ma no. La farete a qualche altro. Pace, pace a voi.

Nephes

Nell’ultima incarnazione sul vostro pianeta fui quello che voi chiamate un orientale. Mi chiamai

Parahamansa Yogananda e con questo nome qualcuno di voi mi conosce. E comprendo quanto sia

difficile, per la mentalità degli uomini che vivono nell’occidente, e che sono abituati a pensare ad un

Dio come un buon Padre che curi i suoi figli, invece meditare e cercare di vedere una divinità assolu-

ta. Con questo io non voglio dire che anche la religione, anzi le molte religioni, di quella che fu la mia

terra vedano e dicano giustamente. Vi è una certa facilità nell’insegnare la manifestazione – quella

che voi chiamate di un Cosmo – come un pensiero dell’Assoluto. Non dico che questa immagine sia

completamente errata, ma presenta delle limitazioni e dei lati che non sono completamente esatti, ri-

spondenti e neppure indicativi. Presenta delle analogie per quanto concerne la natura ed il rapporto

che può esservi fra pensatore ed oggetto pensato. Un Cosmo, come voi lo chiamate, può in effetti

raffrontarsi ad un pensiero, e l’Assoluto a colui che pensa. Solo in questi termini è vero ciò che inse-

gnano i nostri Maestri; esclusivamente in questi termini. Una manifestazione, eguale un pensiero; il

manifestante, cioè l’Assoluto, eguale il pensatore. E sempre su questo esempio che, ripeto, non è

sempre rispondente – e non potrebbe essere diversamente perché l’Assoluto non può essere conte-

nuto dai limiti di nessun esempio – sempre in questo esempio guardiamo un’altra analogia: l’Eterno

Presente. Chi come noi ha seguito una scuola esoterica che insegna la meditazione e la concentra-

zione, sa che cosa vuol dire concentrarsi. A voi che vivete in una società dell’occidente, come voi di-

te, resta difficile concentrarvi. Cosa vuol dire concentrarsi su un oggetto? Significa dominare la pro-

pria mente tanto da rappresentarsi con essa l’oggetto in tutti i suoi minimi particolari; ed essi partico-

lari devono essere presenti nella mente contemporaneamente. Una siffatta concentrazione prolunga-

ta conduce anche ad una materializzazione dell’oggetto pensato. Ma se un solo particolare fosse di-

menticato, ecco che la concentrazione non sarebbe perfetta e la materializzazione altrettanto non si

concretizzerebbe.

L’Eterno Presente, se noi raffiguriamo l’Assoluto al “pensatore”, è qualcosa di simile o di analo-

go. Il pensiero deve essere, per poter aver luogo una manifestazione, concentrato e sostenuto in tutti

i particolari. L’oggetto del pensiero è la manifestazione cosmica in tutti i suoi particolari. Ecco l’Eterno

Presente, dall’inizio alla fine della manifestazione cosmica: tutto contemporaneamente presente. Ma

l’Eterno Presente è qualcosa che va oltre la manifestazione: di un Giorno di Brahama, come si dice

noi – o di un Cosmo come dite voi. L’Eterno Presente riguarda la totalità del Tutto, del Giorno e della

Notte di Brahama, della manifestazione e della non manifestazione; della manifestazione cosmica e

del riassorbimento, del riassorbito. Tutto questo è nell’Eterno Presente, presente contemporanea-

mente.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli.

Yogananda

Buona sera, amici. Alan vi saluta.

Vedo che questa sera ricevete molte visite! Oh, noi siamo sempre qua con voi e vi ascoltiamo

con molto affetto e, per la sincerità che noi abbiamo, dobbiamo dire che qualche volta ci fate… ride-

re. Ma con affetto, è vero? Non dovete pensare che sia un ridere cattivo, no! O come si può ridere di

uno stolto. No! Ma perché vi vogliamo bene e vediamo come voi vi accalorate, in fondo, su quello che

noi vi diciamo – e fate molto bene – e quanto siete affettuosamente… curiosi. Non avete nessuna

domanda facile?

Partecipante – Se permetti vorrei domandare: la Madonna, madre di Gesù, si è reincarnata o si

reincarnerà, oppure è tanto alta da essere fuori delle reincarnazioni?

Alan – Vedi sorella, non potrei risponderti con molta competenza perché fui un appartenente alla re-

ligione Protestante. Ma comunque risponderò egualmente e dirò che fu una creatura molto semplice

e molto buona, ma non era all’ultima sua incarnazione. No, certo. Ebbe altre incarnazioni.

Partecipante – Perdona, pensavo da tanto tempo – ne abbiamo anche accennato qui,

all’accanimento che si trova nei Vangeli da parte degli Apostoli contro i Giudei – almeno nella forma

che i Vangeli hanno oggi – e mi domando come potrà la Chiesa rimangiarsi tutto questo, dato che –

da Papa Giovanni in poi – si cerca di assolverli in massima parte. Come si spiega questo?

Alan – Ma penso che è un problema che riguarda loro, è vero? E che quindi io non so certo come

potranno… Ma, se mi è permesso dire qualche cosa, posso dire questo: che non credo che si trove-

ranno molto imbarazzati, perché sono molto abili nel fare questi “volta faccia”. Anche se attualmente

io vedo che… questo è detto senza giudizio, è vero? Perché è logico che chi vuol mantenere in vita

un’organizzazione, deve adoperarsi in modo molto diplomatico perché questo avvenga. Mi ricordo di

aver studiato un verso di Dante Alighieri molto bello, che non ricordo adesso esattamente, che dice di

colui che avanza e muove un passo avanti, ma che si sofferma su questo avanzare perché è indeci-

so. Così anche adesso voi vedete, si annunciano tante modificazioni, tanta volontà di modificare, di

andare incontro agli uomini e di abbracciare tutti con uno spirito veramente universale, però, per ora

rimangono tutte parole. Ci si ferma pressappoco sulle posizioni che fino ad ora si sono tenute. E

questo è logico perché chi deve mandare avanti un’organizzazione così complessa, con tanti interes-

si e con tante ricchezze da mantenere, deve per forza avere un comportamento quale lo ha oggi.

Partecipante – Perdona, ma la mia domanda, particolarmente, era questa; gli Apostoli hanno vera-

mente detto dei Giudei quello che risulta nei Vangeli, dando la colpa di tutto ai Giudei? E’ vero que-

sto, o no?

Alan – No, certo. Non può essere vero perché non possono essi avere inveito contro i Giudei, quan-

do alcuni di loro per primi furono a rinnegare il loro Maestro. Essi comprendevano, sul piano umano,

la natura degli uomini. E al di là del piano umano comprendevano certamente che – come dire? –

l’atto del Cristo così si doveva concludere.

Partecipante – Scusa, si è detto più volte che il popolo ebraico è oggetto di un Karma collettivo…

Alan – Sì, sì, certo…

Partecipante – Però a me è sembrato che questo Karma trascenda il dramma Cristico…

Alan – Certo, certo! Oh, è anteriore di molto! Di molto!

Partecipante – Ecco, come puoi spiegare questo fatto? E’ qualcosa di insito nella natura di queste

persone, oppure c’è veramente un fatto che ha determinato questo stato di cose?

Alan – Vi ha accennato, credo, qualcosa la Sorella Nephes a proposito di un particolare ambiente,

per un particolare nuovo incontrarsi di creature e di esperienze. Ma ciò che ha fatto appuntare

l’attenzione degli uomini sulle disavventure del popolo ebraico è dovuto alla grande unione che esiste

in questo popolo. Sono molto uniti, e quindi questo essere molto uniti pone in primo piano ciò che a

loro accade. E’ vero che – ripeto – un Karma collettivo esiste, in questo senso: la loro razza dà vita e

possibilità al consumarsi di un Karma collettivo. Poi possono incarnarsi in questa razza, nel senso

umano, più creature che hanno da scontare Karma collettivi che risalgono ad altre razze. Ma quello è

un ambiente perché vi siano consumati particolari tipi di Karma collettivi. Questo è vero. Ma è anche

vero che la loro unione pone in primo piano questo Karma collettivo agli occhi degli uomini, e può

quindi, questo cadere sotto l’attenzione, ampliare le dimensioni del Karma collettivo stesso.

Partecipante – Scusa, hai detto che questo Karma collettivo deriva dalla loro coesione, no?

Alan – Non “deriva”, è visto accentuato, per gli uomini, per voi, per gli osservatori.

Partecipante – Ma allora, se ho ben capito, non mi sembra che tu ci abbia detto come è venuto fuori

questo Karma. Lì offrono l’ambiente…

Alan – Sì, vi è bisogno di un ambiente nel quale possa consumarsi il Karma collettivo. Ed in effetti

non possiamo pensare che una determinata comunità la quale abbia un Karma collettivo particolare,

duri per secoli e secoli e secoli a consumare questo Karma collettivo, è vero? Quindi sono più razze

che si danno il cambio in seno a questo popolo ebraico, è vero? Più creature, più Entità che si rein-

carnano, via via, nelle nuove generazioni, e che trovano in questo popolo l’ambiente adatto per con-

sumare un loro Karma collettivo. Ma potremmo essere noi, che qua siamo uniti questa sera, che in

un domani potremmo reincarnarci – ammesso che quell’ambiente continui ad essere così come è

oggi – reincarnarci nel popolo ebraico e scontare un nostro Karma collettivo che abbiamo mosso as-

sieme. Ad esempio: ascoltando – o non ascoltando – i nostri Maestri spirituali.

Vi benedico tutti con tanto affetto. Pace a voi.

Alan

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

24 Aprile 1965

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Ancora molta strada l’uomo, figli, deve percorrere. E, man mano che egli progredirà, le sue co-

noscenze si allargheranno; ed ecco allora che tanti fenomeni incomprensibili saranno spiegati, e il la-

to misterioso della vita cederà il posto ad una fiducia ed una sicurezza che l’uomo, oggi, del tutto i-

gnora.

O figli, parlo della sicurezza che ha colui che ha raggiunta la comprensione. Di fronte a ciò che

non è spiegato, a ciò che quindi non essendo spiegato rimane misterioso, l’uomo è incerto; nel tenta-

tivo di trovare spiegazione risorge in lui l’atavico timore e la sua naturale ascendenza a spiegare tutto

secondo un divino intervento, attribuendo a questo divino intervento ora il senso di un premio, ora

quello di un castigo. Ciò, nella comprensione, cesserà definitivamente di essere, figli; e così tanti a-

spetti mistici parimenti scompariranno. Scompariranno le superstizioni, figli cari, ed unitamente a

queste anche i lati mistici secondo una mistica di oggi e dei tempi trascorsi. Perché, figli cari, l’uomo

non vedrà più in quelli che voi chiamate oggi miracoli, l’opera di un divino Fattore, l’intervento di un

Santo, di un’alta Entità spirituale, ma finalmente comprenderà le forze che sono a sua disposizione e

che possono essere adoperate per la sua felicità, per il suo benessere. In fondo per questo l’uomo è

stato emanato, perché, figli, l’uomo – sia pure attraverso ad un cammino di dolore dal quale scaturi-

sce comprensione – deve giungere a quella serenità, a quella certezza che lo rendono un essere

massimamente felice.

Voi avete parlato, questa sera, di Maria madre del Cristo, e vi siete chiesti se le apparizioni che

sono conosciute, sono apparizioni dell’Entità che una volta fu Madre del Cristo. Ebbene, figli, ciò non

ha alcuna importanza perché queste visioni – quando veramente tali sono state – hanno il valore che

gli uomini ad esse conferiscono. Il selvaggio che adora una pietra e che, per sua evoluzione, per lo

stadio di sviluppo nel quale si trova e in forza di questa fede, opera bene, di un bene adatto al suo

stadio di sviluppo, figli, in effetti è paragonabile al fedele che trova egualmente una linea di retto agire

di fronte all’immagine della Madre del Cristo. Non è quindi né l’immagine, né la figura che si vuol rap-

presentare o simbolizzare in questa immagine che ha valore, ma il valore sta nell’intimo di colui che

di fronte a questa immagine si inginocchia.

Con ciò, figli, vogliamo dire che fino ad uno stadio della evoluzione, non ha importanza che

l’uomo conosca la verità più vicina che sia possibile alla Realtà; ma ad ogni stadio della evoluzione,

ciascun individuo conosca la verità che a lui è congeniale, che a lui si confà maggiormente e che è

più vicina ad incrementare il suo ideale, l’ideale della sua coscienza. Mi seguite, figli? Questo è im-

portante. L’evoluzione dell’individuo è un susseguirsi di gradi e di stadi; e la Realtà Assoluta sta

all’ultima meta di questa evoluzione che noi possiamo vedere. Là l’uomo la conoscerà, figli; là l’uomo

– che non sarà più uomo – potrà finalmente abbracciarla, ed allora sarà importante ed essenziale che

l’abbracci. Prima di allora vi sono tante verità le quali, grado a grado, in forma sempre più vicina, me-

no imperfetta, più attinente, conducono l’uomo alla conoscenza di questa Realtà; finché, avuta una

conoscenza la più perfetta possibile – mi sia concesso dire così – l’uomo, dalla conoscenza, passerà

alla definitiva comprensione e comunione.

Dunque, figli, voi che vi chiedete se sia importante che una creatura conosca qual è la fine che

l’attende, sappiate che ciò non ha importanza, perché il Karma molte volte – per la maggior parte del-

le volte – consegna la sua gemma di comprensione allorché l’individuo lo ha tutto consumato. Parlo

per la generalità degli uomini, figli. E quindi non ha importanza che l’uomo conosca l’epilogo della sua

vita terrena, ma che attraverso alla sua sofferenza invece conosca e comprenda ciò che non ha

compreso né conosciuto. Non è certo indispensabile, figli, per aiutare una creatura, dire ad essa che

cosa l’attende. Voi m’intendete. E quando noi vi incitiamo ad inviare pensieri di comprensione a colo-

ro che soffrono, figli, intendiamo dire che non debbono comprendere quale sarà il loro avvenire, ma

comprendere; non sopportare, ma superare. E quando noi vi diciamo che vi abbiamo spiegato la leg-

ge del Karma per aiutare voi singolarmente, non già per prendere questa verità come un pretesto per

giustificare la pigrizia, in quanto ben facilmente si può dire: «Se è un Karma, nessuno può cancellare

questa sofferenza ed io non posso certo aiutare». Quindi, figli, l’aiuto che voi dovete dare sempre,

anche con il pensiero, è quello di inviare alle creature pensieri di comprensione, comprensione non

della loro situazione di fatto, materiale, ma di comprensione della verità. Non so se riesco a spiegarmi

sufficientemente. Avete qualche domanda?

Partecipante – Permetti Fratello? In questi giorni i giornali parlano di un ritrovamento di ossa che si

attribuiscono a Pietro. Desideravo sapere se effettivamente quelle ossa appartennero all’Apostolo

Pietro, oppure se quelle dell’Apostolo andarono disperse.

Dali – Questa è una domanda che riflette unica e sola “curiosità”, perché – come prima dicevo – non

ha alcuna importanza che quelle ossa siano veramente appartenute a Pietro, o che Pietro non sia af-

fatto esistito, o che non gli siano appartenute. E’ vero? Importante è ciò che, attraverso ad esse, le

creature possono fare di buono e di giusto e di retto.

Partecipante – Perdona, per chiarire quel concetto con il quale tu hai terminato il tuo dire: «Noi dob-

biamo inviare pensieri di comprensione della verità», hai detto. Della verità in senso generico? Che

non esiste la morte, che tutto è un proseguimento di vita, di miglioramento, di comprensione? Questa

verità?

Dali – Certo. Non di ciò che attende queste creature.

Partecipante – No! Infatti questo era il mio dubbio, il mio timore.

Dali – Ma questa risposta è valida unicamente in certi casi; per quei casi dei quali stavamo parlando,

figli. Non di altri casi nei quali, invece, sarebbe opportuno prospettare alle creature la loro situazione

per scuoterle. Mi intendete, figli?

Partecipante – Scusa, posso farti una domanda? La mia condotta verso la mamma, in funzione del

suo Karma, è giusta?

Dali – Io credo che la tua coscienza, figlio, non abbia motivo di lamentarsi, e che questo tuo eccessi-

vo ricercare il meglio, in questo senso, debba imputarsi ad una tua sensibilità. E, speriamo, non

dall’io che voglia essere, in questo modo, il migliore fra gli ottimi.

Partecipante – C’è anche il senso del dovere.

Dali – Avete altre domande?

Partecipante – Perdona, potremmo avere un esempio – anche se in questi casi, ci avete detto tante

volte che gli esempi non valgono – di Karma collettivo?

Dali – Ve ne sono quanti volete, figli. Dalle semplici sventure che accadono collettivamente alle crea-

ture unite – sembra – per forza del caso, alle azioni che abbracciano più di poche creature o poche

famiglie, ma anche intere regioni e Nazioni, talvolta. Certo che per chi non vede ciò che potrebbe es-

sere chiamato l’antefatto, certamente gli eventi umani sembrano inspiegabili. Ma pure, figli, se cia-

scuno di noi ricordasse la sofferenza che, involontariamente o volontariamente, ha fatto patire, si

spaventerebbe. Tutto ciò, però è giusto, che l’uomo non lo ricordi perché da ciò ne ritrarrebbe un

senso di colpa che in effetti non esiste. Duro prezzo sembra avere la coscienza; eppure tutto è per-

fetto e niente di ciò che possa apparire orribile è, in effetti ed in ultima analisi, tale. E’ orribile per chi

ha occhi e così lo vede; è orribile per chi ha costruito il suo interiore in modo che così se lo rappre-

senta. Ed è bene che così sia, perché il retaggio di ciò è una comprensione ed una emancipazione

dell’individuo che lo affranca dalle dense sfere della materia nelle quali ha iniziato a vivere spiritual-

mente, nelle quali il suo germe spirituale ha iniziato a dare vita al suo essere, a farlo evolvere, svilup-

pare, fino a passare, attraverso ad innumerevoli stadi, a quella incommensurabile vivezza di “sentire”

che nessuno sarà mai capace di descrivere. La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

Salve a voi.

Voi avete bisogno di essere scossi.

Fino ad un periodo della storia di queste riunioni, figli e fratelli, noi abbiamo cercato di mettervi di

fronte – con la delicatezza della quale è capace l’affetto della vostra Guida – ai problemi nuovi che le

nostre parole, poco a poco, vi prospettavano. Si trattava di capire l’insegnamento nel suo complesso.

Non che questo sia avvenuto… del tutto, ma certo che fa d’uopo che l’insegnamento sia, finalmente,

applicato iniziando dall’intimo vostro, e che quindi domande del genere che questa sera sono state

fatte, abbiano la risposta che si meritano; la risposta che l’insegnamento dato può far capire.

Ciascuna domanda può nascere da una necessità particolare. Fino ad oggi era importante ri-

spondere alla domanda perché ciò portava come conseguenza un chiarimento di ciò che vi abbiamo

detto. Oggi, figli e fratelli, non è più importante rispondere alla domanda, ma ricercare la causa che vi

ha spinto a chiedere. E lì porre il dito sulla piaga.

Intendete la differenza? Mi auguro di sì.

Pace a voi.

Kempis

Sono la Guida Fisica di Roberto.

Unite i vostri pensieri di pace. Un moto, un movimento, un’azione di uno Stato sembrerà mettere

molto in pericolo questa pace. Ed allora vi sarà – sempre in questa Nazione – un uomo che prenden-

do in mano la situazione, capovolgerà questo moto di minaccia alla pace e, ancora una volta, la guer-

ra totale sarà scongiurata. Sia di aiuto il vostro pensiero a questa causa di accordo e di armonia fra

tutti gli uomini, sì come da anni andiamo insegnandovi; e vi saluto.

Michel

Io non parlavo italiano e non so se mi farò capire a voi. Fui molto travagliato nella mia vita per-

ché, verso la fine, non ebbi più sicurezza di ciò che dovevo fare per mia gente. Ma ho compreso qua-

le sia il vero atteggiamento di chi vuol vivere lontano dalla violenza, e pure in questo mondo dove oc-

corre essere violenti acciocché non si sia soffocati. Nehru Pandit fu il mio nome. E molti errori feci

quando fui preda della incomprensione che negli ultimi anni fu totale. Eppure si può essere non vio-

lenti e difendersi. Quello è il vero atteggiamento. E’ il vero “sentire” che conta. Quello. E’ l’intimo, pri-

ma che la condotta, è l’intimo. E’ lì la Realtà, è lì l’Essere, è lì Dio. Non esteriore.

Pace, pace a tutti.

Pandit Jawaharlal Nehru2

Passa il tempo fra gli uomini ed essi divengono polvere. Passano le loro civiltà, e dalla polvere

altre ne sorgono. E la Vita è recisa dalla Morte, e dalla Morte nuova Vita ritorna, e così via, in una

ruota di ascesa e discesa. E’ come una pianta che muta ad ogni stagione le sue foglie: la linfa si ritira

nel tronco ed ancora le foglie ritornano a germogliare. E passa il tempo degli uomini e pure il tempo è

un’illusione. Cos’è, quindi, che non sia illusorio, cos’è che rimane? Passano gli uomini e le civiltà, tut-

to diviene polvere e tutto finisce. Ciò che rimane è ciò che non si vede e non si tocca, ma ciò che è e

che si “sente”, più di ciò che si vede e si tocca. E’ l’intimo, è l’interiore, è il “sentire”; è quello che ri-

mane ed è eterno, e si edifica sulla polvere delle umanità.

Vi saluta

Paul Verlaine

La pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

2 Pandit Jawaharlal Nehru (1889 – 1964): Uomo politico indiano, discepolo di Gandhi.

01 Maggio 1965

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Secondo la tradizione dell’antico popolo ebraico, nel luogo ove erano custodite le leggi, le tavole

delle leggi che Mosè ebbe come divina rivelazione – dice la tradizione mistica – forze indescrivibili a-

leggiavano perché su quelle tavole erano scolpiti i Comandamenti di Dio, la legge divina. Niente di

tutto questo è più falso perché, figli cari, la verità espressa in frasi, se non è compresa, rimane un in-

sieme di parole prive di ogni significato e, quindi di ogni forza.

Se di quello che noi vi diciamo, o figli, fosse fatta una religione, ebbene – sicuri che nessun altra

religione contiene tante verità quante quelle che noi esplicitamente vi abbiamo dette – eppure, figli,

noi con altrettante sicurezza diciamo che questa nuova religione seguirebbe le sorti di tutte le altre;

che, in sé e per sé, essa non avrebbe un maggior valore, una maggior forza di imporsi fra uomini;

che sarebbe soggetta ad alti e bassi, a periodi di fortuna e di rovesci perché, figli, ciò che conta della

verità è che sia compresa. Se la verità non è compresa – lo ripeto ancora – rimane un’espressione di

parole e di simboli non svelati che, non essendo compresi, non danno alcuna forza ed alcuna chia-

rezza. Ma se, invece, ciò che quelle parole vogliono dire è prima capito e poi compreso, ecco che ve-

ramente forze indicibili scaturiscono dalle leggi, dai Comandamenti, in altre parole, dalla verità. E chi

comprende, comprende la verità, ha in sé quella forza che contribuisce a muovere tutto quanto esi-

ste; ha in sé la ragione del Tutto, la famosa “pietra cubica” della quale parlavano gli antichi occultisti,

la “pietra filosofale” degli alchimisti, il “grande agente” dei cabalisti, e via e via dicendo. Perché la ve-

rità compresa apre all’uomo veramente un nuovo orizzonte.

Ma dicendo questo noi non vogliamo illudervi, né spingervi a prendere questo insegnamento co-

me una sorta di rimedio contro ogni malanno ed ogni avversità. Forse l’errore vostro, figli, è proprio

questo: quello di pensare che l’essere depositari di queste verità, senza averle comprese, possa in

qualche modo conferirvi una immunità dai colpi che la vita di ogni giorno riserva a tutti gli uomini indi-

stintamente. Ebbene, figli, se questo è il vostro recondito pensiero disilludetevi perché, come taluno

di voi sa – e come ora ho detto, la forza che queste nostre parole hanno in sé, per essere liberata,

deve necessariamente scaturire dalla comprensione di ciò che le nostre parole significano.

Voi forse, conoscendo ciò che noi vi diciamo, pensate che il saperlo unicamente con la mente

possa spiegarvi di colpo tutto quanto accade attorno a voi. Ma non è così, figli. Noi vi diamo gli stru-

menti per comprendere, e sono “insegnamenti”; ma questi insegnamenti debbono essere assimilati –

come ormai ho detto tante volte – da ciascuno di voi. Noi possiamo certo aiutarvi anche nel lavoro di

assimilazione, ma ciascuno di voi deve, con animo sereno, adoperarsi per comprendere. Mentre ve-

diamo che quando i vostri affari non vanno bene come voi desiderate, misteriosamente gli insegna-

menti divengono incomprensibili, mentre quando il vostro umore è più alto, tutto è pacifico e com-

prensibile. E’ vero, figli, questo è nella natura dell’uomo, ma certo è che l’insegnamento è quello che

è, e che quindi dipende da come ad esso voi vi rivolgete.

Ad esempio, figli, questa sera in più di uno vi siete chiesti: «Perché, che cosa l’uomo deve com-

prendere dal Karma?». Noi abbiamo sempre rifuggito ogni tipo di esempio perché il Karma è così

complesso, è così diverso e multiforme negli aspetti nei quali si presenta, che temiamo, nel farvi e-

sempi, che voi riduciate tutto ad una sorta di “inferno” dantesco nel quale gli uomini si dividono in vari

tipi di peccatori, per i quali vi sono vari tipi di pene; ed ecco qua l’antico si collega e si riunisce col

nuovo: l’antico poeta con i sistemi di lavorazione in serie della civiltà moderna. Ebbene, figli, per que-

sta ragione noi sempre abbiamo cercato di non parlare del Karma se non nel principio generale, che

è quello che dovete comprendere per raggiungere la certezza che tutto è giustizia ed amore nel Co-

smo. Niente altro ha importanza. Non ha importanza il singolo Karma, perché se ciò fosse importante

l’uomo per primo ricorderebbe le sue trascorse esistenze anche durante l’esistenza terrena ultima.

Ma proprio invece il contrario deve essere, perché l’uomo non deve ricordare, nel momento che subi-

sce l’effetto di una causa che ha mosso, quale è stato l’avvenimento per il quale, in tempi trascorsi,

mosse quella causa che come conseguenza gli ha portato l’effetto che sta scontando.

Ma, figli, voi vorreste invece saperne di più di questo Karma. E che cosa sapere di più di quello

che vi abbiamo detto? Forse non ricordate ciò che il Fratello Claudio vi disse, quando dite che l’uomo

sofferente non trova in sé comprensione, ma maledice chi e che cosa lo fa soffrire. Certo. Disse il

Fratello Claudio che l’uomo, nel momento della grande sofferenza, tutto dimentica per essere più li-

bero nel ricercare le cause che lo fanno soffrire. Certo che nel momento della sofferenza e della di-

sperazione che la sofferenza talvolta arreca, l’uomo maledice tutto quanto lo fa soffrire; e tutto di-

mentica pur di trovare la ragione, e quindi il rimedio, per il suo dolore. Ma potete forse voi dire che chi

ha sofferto non ha comprensione per chi soffre? Potete forse voi dire che chi è stato macerato dal

dolore può trattare duramente i suoi simili e farli soffrire? Guardatevi attorno, e forse se veramente

dalla discussione accademica voi passate ad una analisi profonda, vera e reale dei casi che vi stanno

attorno, voi vedrete che le nostre parole trovano conferma nella realtà. Certo che nella disperazione

del dolore l’uomo dimentica la fede, dimentica tanti bei principi che nella serenità aveva, ma ciò non

vuol dire che questo dolore non gli arrechi comprensione. E non vi abbiamo forse detto che la com-

prensione giunge dopo, per la quasi totalità, per la maggior parte dei casi?

Facciamo un esempio, anche se di esempi mai abbiamo voluto parlare. Supponete che una

creatura possa disporre di altre creature al suo servizio, così come si poteva fare nei tempi passati,

per farsi servire, e nella cura della propria persona dimentichi la libertà delle altre creature, la perso-

nalità e la vita di esse, arrecando ad esse dolore. E supponiamo, figli, che le parti si invertano e che

per comprendere quanto sia importante l’altrui libertà ed il rispetto dell’altrui personalità questa crea-

tura, in una vita successiva, non ricordando ciò che ad altri fece patire, si trovi a rappresentare la par-

te di un servitore ed a subire così i comandi del proprio padrone. Non ricordando ciò che era nella

precedente incarnazione, figli, forse questa creatura soffrirà del suo stato, così come fece soffrire gli

altri; e si dispererà e ricercherà le cause di questa sua sofferenza. Ma non ricordando, non le troverà.

Ma non troverà forse comprensione ed amore per coloro che, come lui, sopportano l’altrui prepoten-

za? E ciò non avverrà forse indipendentemente dal ricordo e dal timore di un castigo? Perché se

l’uomo ricordasse ciò che ha fatto, molto probabilmente non si parlerebbe di comprensione, ma di ri-

tegno. Egli non commetterebbe certe azioni non perché ha compreso, ma perché avrebbe paura del-

le conseguenze, degli effetti che queste azioni portano. E quando questa creatura sarà trapassata,

oltre alla comprensione per coloro che soffrono, che il dolore le avrà arrecato, ponendo insieme cau-

sa ed effetto, non troverà forse la comprensione vera, finalmente? La spiegazione della sua sofferen-

za? La spiegazione di ciò che gli è accaduto non gli apparirà chiara, pur rimanendo questa creatura

anche limitata nell’evoluzione? Allora, ponendo insieme le due parti che ha rappresentate in due vite

terrene, questa creatura si ricorderà quale era il suo “sentire” allorché comandava e quale era il suo

“sentire” allorché ubbidiva. E non acquisterà forse un maggior rispetto degli altri ed un discernimento

allorché si trovasse nuovamente a comandare? Certo che negli esempi dobbiamo tutto semplificare,

ridurre ai minimi termini, e forse leggermente spostare la realtà. Ma credo che – se altro mezzo non

v’è per farvi capire – essi possano essere utili almeno in questo caso.

Così, figli, non si tratta di capire dal Karma, dall’effetto che una creatura sta scontando, qual è la

ragione che la fa soffrire, qual è la causa che ha mosso in altre esistenze, che oggi le arreca dolore.

Anche questo può avvenire, ma se non avviene, voglio dire che ciò non è la ragione del Karma; vo-

glio dire che non quello, durante la vita terrena, il Karma deve solamente dare. Ma dare comprensio-

ne verso chi soffre, dare sentimento a chi soffre, in modo che verso i suoi fratelli non provi avversione

ma amore. E quando la comprensione totale, che il Karma mira a dare, non è giunta nella vita terre-

na, giungerà senz’altro allorché l’individuo potrà unire ciò che il suo essere interiore ha “sentito”, ha

provato, ha percepito rappresentando e vivendo due vite diverse, eppure così strettamente unite da

quel filo che si chiama causa ed effetto, legge del Karma.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

Tersicore… Tersicore… Oh quanto lontana sono dal tempo del mio soffrire e quanto è faticoso

per me tornare a parlarne! Ma poiché un’altra volta io venni fra voi, ancora torno. Isidora Duncan fu il

mio nome. E giacqui morta dalle mie stesse mani due volte, finita. La prima nella Magna Grecia,

quando posi fine ai miei giorni perché non convinta della importanza di vivere. E dopo, più prossimo a

voi di oggi, quando per l’errore di allora, la ruota che danza senza mai fermarsi mi travolse, vittima

ancora dell’antica incomprensione. Ecco come un Karma può correre in una danza travolgente da

una vita all’altra. Ultimamente la mia reminiscenza mi portava all’antica Grecia sempre, come un’idea

fissa; e solo in quella finzione trovavo felicità e gioia di vivere. All’opposto di come invece avevo fatto

quando veramente vissi in quella terra. Ed ecco che comprendendo malamente la reminiscenza, io

volevo fermare il progresso e dal progresso fui finita. Da tutto ciò ho compreso: ho compreso il valore

della vita, di ciò che con le mie stesse mani mi tolsi, e che poi morbosamente volevo ricostruire in

una esistenza successiva. E compresi ciò che in questo ricordo morboso non vissi, non assaporai

d’altro sapore e d’altro tempo. Come è faticoso e triste parlare di allora, perché ancora la mia ferita è

fresca, è sanguinante. Ma se questo vale a donarmi comprensione e pace e giusto “sentire”, ben

venga il dolore, ben venga. Addio.

Isidora Duncan3

Diletti! Oh, è motivo di grande gioia per me parlarvi e fare udire la mia voce a voi che con tanto

amore mi avete pensato!

Vi benedico e ringrazio con tutto il mio affetto.

Papa Giovanni

Tanto gli uomini pensano a noi, tanto gli uomini pensano a noi!…

Cessino gli odi e i rancori, cessino gli odi e i rancori… ma pace sia, pace sia! E non ricordo di

sangue. Non insegnate rancore, non insegnate rancore! Ma il perdono e la comprensione! Uomini

fummo e soggetti ad errare, ma non tutte le nostre intenzioni furono cattive ed errate. Io l’amavo e

nell’amore v’è sempre il bene. Claretta fu il mio nome. Ricordatemi con simpatia.

3 Isidora (Isadora) Duncan (1878 – 1927) Enciclopedia Garzanti: Danzatrice americana, moglie del

poeta russo Sergej Esenin Alexandrovic; fondatrice di grandi scuole di danza (Berlino, Mosca, Parigi).

Portò profonde innovazioni alla sua arte creando le danze classiche ispirate alle pitture greche.

Sergej Esenin Alexandrovic (1895 – 1925): Poeta russo, esponente della scuola degli immaginisti,

figlio di contadini. Gli eccessi di un’esistenza sregolata e infelice lo condussero al suicidio nel 1925.

Claretta (Petacci?)

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

15 Maggio 1965

Salve a voi.

Il nostro insegnamento ha due aspetti fondamentali. L’uno riguarda l’insieme delle realtà cosmi-

che ed assolute. Più esattamente: la realtà di ciò che è, di questo Cosmo, del macrocosmo ed altre. Il

“piano generale”, lo abbiamo chiamato con altre parole. L’altro aspetto del nostro insegnamento è

quello che riguarda l’intimo dell’uomo, il microcosmo.

Per il primo serve la mente, perché parlare della legge di reincarnazione, della legge karmica,

della legge di evoluzione, dei piani di esistenza e via dicendo, significa parlare di realtà vere, reali. Ma

che non hanno bisogno – per lo meno allo stato attuale della vostra evoluzione – di essere comprese

con l’intimo. Si tratta, qui, di capirle, in primo luogo: capire questo grande piano, questo insieme di

grandi verità, in modo il più vicino possibile allo stato reale delle cose, con la mente. Sarà di poi

l’intima convinzione, l’assimilazione; sarà di poi, quindi, trasfondere queste notizie nell’intimo vostro

fino ad esserne intimamente convinti, fino a che voi non siate sicuri, certi di queste realtà.

Quando voi vedete una creatura che soffre, che sembra – od è – perseguitata da quello che voi

chiamate destino, una voce si riaffaccia al vostro ricordo – la nostra voce – che vi dice: «Non temere,

quel dolore è Santo e benedetto per quella creratura. Aiutala, perché il tuo dovere è quello di rasciu-

gare una lacrima prima che il sole la rasciughi. Ma questo dolore non è un aborto nella emanazione

dell’Assoluto. Ha una profonda ragion d’essere che si chiama: legge di causa e di effetto, legge del

Karma». Non c’è niente altro, per voi, da capire oltre questo. Non c’è nessun ragionamento più com-

plesso, nessuna verità, per voi, da comprendere oltre questa enunciazione generale di una legge che

sostiene e governa tutto il Cosmo. Ma chi soffre, se è al corrente di questi insegnamenti, non deve

comprendere che esiste la legge di causa e di effetto: comprenderà ciò che prima non aveva com-

preso e che, per questa incomprensione, gli fece muovere una causa il cui effetto lo sta scontando

ora. Per chi soffre non v’è semplicemente da comprendere l’enunciazione della verità della legge di

causa e di effetto o del Karma, ma v’è da comprendere la ragione per la quale soffre. La cosa è mol-

to diversa. Ma parlando del piano generale, a voi, per ora, basta la mente perché le verità che vi ven-

gono prospettate sono fra loro così armonicamente unite e spiegate, che anche una modestissima in-

telligenza arriva a capirle. La comprensione, l’intima convinzione, se non v’è, arriverà. C’è da capire,

del “piano generale”, che “tutto è stato fatto ed è nel migliore ed unico modo possibile”. Ma capirlo,

non solo così… dirlo, capirlo veramente, essere padroni di questo disegno generale. Capire, ma capi-

re esattamente, cosa vuol dire “legge di evoluzione”.

Taluno di voi, udendo queste mie parole, ha pensato fra sé: è molto semplice, allora. Sì, in effet-

ti, di fronte all’intima convinzione, il lavoro del capire con la mente può essere più semplice. Ma pure,

se prima non si capisce, mai si comprenderà. Se prima non vi è chiaro il disegno generale, mai riusci-

rete ad esserne intimamente convinti. E questo capire, e più ancora, certamente, l’intima convinzio-

ne, dà all’individuo una sicurezza, una serenità, che è la stessa dei Saggi, che è della stessa natura

di quella che hanno coloro che si sono uniti con l’Assoluto. Ecco, il primo aspetto del nostro inse-

gnamento, quello del disegno generale, in questo modo deve essere affrontato. Colto nella logica

che lo sostiene, visto nella verità che è sua essenza, capito perché comprensibile; unico e solo capa-

ce di spiegare l’insieme dei fatti che accadono al di fuori dell’uomo, prima che nel suo intimo. Ma chi

potrà mostrarvi che esiste la legge di causa e di effetto, oltre che nel piano fisico? Chi potrà dirvi che

il disegno che noi vi presentiamo è vero? L’intima comprensione è una conquista individuale; ciascu-

no di voi, esaminando questo disegno generale, troverà che esso è confortato, fin dove è possibile, in

alcune parti che riguardano il piano fisico, dalle scoperte della vostra scienza; troverà che è, unico e

solo, capace di spiegare tutto quanto accade attorno a voi in modo logico, giusto, convincente.

Ma v’è un’altra parte dell’insegnamento per il quale, invece, la mente non è sufficiente; ed è un

altro aspetto basilare di ciò che noi vi diciamo. E’ quella parte d’insegnamento che riguarda l’intimo di

voi stessi. Vi siete chiesti quali sono le basi di ciò che noi vi diciamo. Ebbene, la prima, la più basila-

re, è quella di porre nella giusta luce e nella giusta importanza l’intimo “sentire” dell’uomo; perché ve-

ramente nell’intimo “sentire” di ciascuno di noi è la nostra realtà. Il secondo aspetto

dell’insegnamento riguarda questo intimo “sentire”, al quale noi diamo la massima importanza. Se

dunque voi siete confortati dal disegno generale e da esso riuscite ad avere un’idea di ciò che è at-

torno a voi – e per avere questo è sufficiente la mente – per l’altra parte dell’insegnamento la mente

ha egualmente un ruolo, ma di tutt’altra importanza, perché deve servire solo per ampliare l’intimo

“sentire” di ciascuno di voi. Ed allora? Noi, per quest’altro aspetto dell’insegnamento che si inserisce

armonicamente e come parte costituente del primo del quale vi ho parlato, figli e fratelli, vi abbiamo

detto dei processi dell’io, che sono processi della mente; e di essi vi abbiamo parlato perché centran-

doli, scoprendoli, conoscendoli, voi possiate superarli e liberare il vero “sentire” da ciò che è

l’illusione; e liberare il vero vostro essere da ciò che non è voi stessi, ma è posticcia costruzione della

mente.

Ma quando vi udiamo, parlando di voi stessi, dire che non riuscite a trovare qua l’ambiente favo-

revole, né, qua, il vostro linguaggio più consono al vostro modo di “sentire” o di ragionare; quando vi

udiamo dire che, forse, non avete capito nulla, e che non siete certo migliorati, ma che siete preda

dell’illusione; quando vi sentiamo dire che cercate continuamente di migliorarvi, ebbene la tentazione

nostra sarebbe quella di rispondervi che veramente non avete capito niente dell’insegnamento. E

questo sia detto per tutti, non solo per coloro che hanno qui espresso il loro “sentire” o il loro intimo.

Non avete capito questa parte dell’insegnamento che riguarda voi stessi. Perché a niente serve fare il

punto su ciò che avete capito di questo insegnamento che riguarda il vostro interiore, se non dimo-

strare che l’io è ancora in voi. Perché dire: «Io qua non trovo il linguaggio che è adatto a me…», non

significa niente; significa che occorre trovarlo. Significa che qualcosa non funziona perfettamente in

voi, che siete in possesso di una verità punto di passaggio, ma che non è la più esatta che voi potre-

ste possedere. Il dire che voi vivete per queste cose, e che queste cose sono il vostro ossigeno, può

forse far piacere a taluno – e perché no?, forse anche a noi – ma significa che non avete compreso il

vero insegnamento di conoscere voi stessi, e di trascendere i processi espansionistici dell’io. Il dire

che tutto quanto voi fate è un’illusione e che, in effetti, niente è cambiato in voi stessi, significa e-

gualmente seguire il processo di espansione dell’io; significa voler dimostrare che il nostro io è con-

sapevole ed è superiore alle umane miserie, tanto che le conosce e le addita. E’ un processo in sen-

so negativo, analogo a quello di colui che abbandona il mondo per seguire una più grande ambizio-

ne: quella di divenire grande in cielo. Non ha alcun valore fare il punto della situazione nella quale voi

vi trovate rispetto all’insegnamento che riguarda il vostro interiore, perché ciò che voi dovete fare, di

fronte agli insegnamenti che sono per voi come ideali morali della vostra coscienza, è quello di tende-

re ad essi, senza preoccuparvi di quanto vi muovete in quel senso. E’ quello di essere volti, con tutto

voi stessi, a questi ideali morali, meditandoli e, fin dove è possibile, vivendoli; ma senza mai guardar-

si indietro per vedere quanta strada si è fatto in quella direzione. Nel momento che voi vi volgete in-

dietro per fare questa constatazione, voi seguite, ancora, l’io con le sue sottili ambizioni.

«Ed allora?», direte voi. Ed allora guardate a questi insegnamenti che riguardano l’intimo vostro,

propensi e rivolti ad essi, con tutto voi stessi, senza preoccuparvi di quando sarete giunti, o se vi sie-

te per niente mossi e via dicendo. Perché siffatte constatazioni non sono conformi allo spirito

dell’insegnamento che vi diamo in questo senso. Un’altra cosa voglio dire, con questo vostro libero

parlare di noi, quasi che fossimo noi a fare queste riunioni. Ma non vi siete resi ancora conto che sie-

te voi a fornirci gli elementi sui quali noi, poi, intessiamo la riunione, l’insegnamento, se vogliamo di-

re? «Questa sera è stata bella!». Vuol dire che gli argomenti che voi ci avete fornito sono stati di un

certo interesse. Ma quando noi vediamo che la conversazione langue, certo sarebbe nostro dovere

quello di non continuare a ripetere cose già dette. Ma, purtroppo, non capite! Perché poi, per ringra-

ziamento, abbiamo sentito dire che “vi sono spesso delle ripetizioni”…

Adesso non vogliamo più ripeterci, e verremo a dire solo quando ci offrirete la possibilità di dire

cose nuove.

Pace a voi.

Kempis

22 Maggio 1965

Salve a voi.

Se io dovessi tirare le somme di quello che avete detto questa sera, e non già per riassumere le

domande che voi avete rivolte, ma per risalire sino alle ragioni che vi hanno spinto a domandare, alle

cause di esse domande, a che cosa c’è dentro di voi che vi fa chiedere questi tipi di domande, dovrei

dire che due sono le spinte fondamentali: l’una è quella che ebbi occasione di udire da voi, non con-

cordi sulla interpretazione ad una mia frase. Ed anche questa sera, quando vi siete soffermati di co-

me, a quale grado di evoluzione siamo giunti; se ci siamo identificati o meno con l’Assoluto. Ebbene,

ciò significa che voi ancora amate la cronaca, voi ancora volete conoscere come è la realtà; ma qua-

le realtà? La realtà, più o meno di un fatto di cronaca! E non già la realtà dei principi. E’ difficile medi-

tare sui principi quando l’uomo è così attento alla cronaca. Quando si dà importanza ad una frase,

senza capire che importante è ciò che vuol dire questa frase, il senso che vuole esprimere; perché

quando si discute con l’intento di sapere chi ha ragione o chi ha torto, e questo ci si domanda, la di-

scussione non può essere serena, non può essere costruttiva perché diviene una disputa che eufe-

micamente possiamo definire “sportiva” ma che, più realmente, potremmo dire “battagliera”. Ebbene,

la discussione deve essere una serena esposizione delle proprie idee, priva di qualunque desiderio di

imporre il proprio punto di vista, di aspettarsi che gli altri, dentro loro stessi, pensino: «Come sono

stato bravo… come è stato bravo, come ha saputo mantenere il suo punto di vista e la sua opinione

di fronte alle critiche che gli sono state mosse!». Perché si confonde la testardaggine con l’opinione

fondata, con l’opinione intelligente. Molte volte si crede che mantenendo fino alla fine la propria opi-

nione significhi che essa sia intelligente e fondata; e non ci si accorge che, invece, è semplicemente

una manifestazione di testardaggine.

Ebbene, nessuna difficoltà deve esservi per chi molto serenamente intesse un colloquio, a rico-

noscere che l’altrui precisazione è stata di chiarimento. Molte volte, invece, si teme di perderne in

prestigio nel dire: «Avete – o – hai ragione». E ascoltando le critiche altrui, si prendono queste criti-

che come fatti personali. Se volete continuare a dialogare, sia il vostro dialogo sereno come, in effet-

ti, lo è stato questa sera. E per questa serenità – che forse qualche pessimista potrebbe definire par-

venza di serenità – noi siamo venuti.

Siamo venuti per dirvi che importanti sono i principi e che quelli vanno trovati ed affermati. Così,

quando vi udiamo dire se noi siamo o non siamo identificati nell’Assoluto, vi diciamo che questo non

ha importanza e che invece è importante chiedervi perché voi sostenete l’una o l’altra tesi, e perché

vi soffermate su domande di questo genere. Perché amate la cronaca, qualunque sia la vostra posi-

zione di sostenitori o di negatori. Amereste che vi dicessimo esplicitamente come stanno le cose,

perché in questo modo sarebbe soddisfatto il vostro desiderio di conoscere la cronaca. Voi avete det-

to che la curiosità porta evoluzione; non certo questo tipo di curiosità! La curiosità di conoscere cose

nuove, i principi, le leggi, non i fatti di cronaca. Ma, con molto piacere, invece, vi dividete in due o più

gruppi, di fronte a semplici posizioni, per poi sentirvi contenti qualora l’ipotesi da voi sostenuta risulti

vera.

Un altro motivo che vi ha spinto a chiedere, questa sera, appare dall’altro gruppo di domande

che avete fatto. Vi siete chiesti chi sono e cosa fanno e quante sono le Guide degli individui. Avete

chiesto delle Intelligenze Celesti, degli Spiriti Elementari e perfino delle influenze in genere e del libe-

ro arbitrio per inciso; e tutte queste domande denunciano che nell’intimo vostro è ancora radicata una

non esatta visione dell’insegnamento e che, vostro malgrado, ricercate o a priori respingete

un’interpretazione logica di ciò che è. Qualcuno di voi ha bisogno di sapere che esistono delle Guide:

ad altri queste Guide danno noia.

Che noi parliamo di Guide o di Intelligenze Celesti, o di Spiriti Elementari, non ha importanza:

parliamo – nel quadro generale che vi abbiamo dato, e che ciascuno di voi vede da un suo punto di

vista – non di meccanismi che girano automaticamente, ma di tassellini i quali non rientrano nella vi-

sione meccanica che taluno di voi ha, e che quindi non possono essere accostati ad una ruota denta-

ta che gira. Ed altri motivi di questo genere.

Ma, parliamo di questi Spiriti Elementari e di queste Intelligenze Celesti, o di questi Signori del

Karma, o di queste Guide Spirituali. Ricordiamoci che il concetto dell’Assoluto non è un concetto pan-

teistico, soprattutto, ma che tutto quanto è non significa un meccanismo; ma che in tutto quanto è,

ogni cosa ha un suo preciso posto, una sua precisa funzione; posto e funzione che sono per ogni es-

sere vivente, per ogni individualità, come per ogni essere non individualizzato. Per ogni essere ani-

mato e per ogni essere non animato. Tutto è movimento, e in questo movimento ogni cosa ha la sua

funzione e la sua ragion d’essere.

Quando noi diciamo “forze intelligenti”, che cosa vogliamo significare? Vogliamo dire: forze che

agiscono in una direzione, mostrando un’intelligenza. Certo che non dovrebbe restarvi difficile capire

il concetto degli Spiriti Elementari o delle Intelligenze Celesti, cioè di “quid”, di “entità” che hanno una

loro funzione ed una loro azione – pur non avendo una loro individualità – nel quadro generale. Non

dovrebbe restarvi difficile capire, a voi che oggi avete la fortuna di vivere in una società nella quale le

macchine sembra che stiano per prendere il passo all’“homo sapiens”. Non dovrebbe restarvi difficile

capire qual è la funzione delle forze intelligenti, a voi che amate il tipo di svago definito “avveniristico”;

a voi che udite parlare di robot, che vedete i miracoli della tecnica la quale si avvale, essenzialmente,

di principi, di leggi, di sostanze, di materie del piano fisico. Ebbene, non può esservi nel Cosmo – che

diviene macrocosmo se considerato nell’insieme di tutti i piani di esistenza e della sua estensione –

non può esservi qualcosa di simile che abbia un’intelligenza, che assolva precise funzioni, abbia de-

terminati scopi, ma che non abbia una propria individualità? Voi direte: «Si chiama legge». Certo, ma

la legge è un principio nella sua essenza, e come esecutivo di questa legge vi sono degli enti che noi

abbiamo chiamato Spiriti Elementari. Cosa c’è di tanto strano e trascendentale da capire in questo

concetto? Certo, se si immagina il tutto come un cieco meccanismo, non c’è posto per queste forze

intelligenti: la ruota gira e macina. Certo, se si immagina tutto come un insieme di deità e di persona-

lità che si combattono a mo’ dell’antico Olimpo dei Greci, non si può concepire qualcosa che viva,

che operi intelligentemente, ma che non abbia anima. Eppure, invece, quando le antiche Scritture

narrano che Dio cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre e vi pose a guardia un Angelo dalla

spada fiammeggiante, narrano in simboli e dicono che cosa sono le Intelligenze Celesti. Voi non im-

maginerete certo che, a guardia di verità trascendentali, vi sia un Angelo il quale accosta la sua spa-

da fiammeggiante alle natiche di chi si avvicina impunemente. Voi certamente non penserete che la

realtà sia con questa figurazione. Eppure un’intelligenza celeste rende occulte le verità che gli uomini

potrebbero comprendere e scoprire, e che potrebbero male impiegare. Ma non è un’Entità individua-

le: è una forza intelligente che agisce sui piani più sottili dell’astrale e del mentale inferiore – per que-

sto si chiama “Intelligenza Celeste” – e che impedisce alla mente dell’uomo – il quale è un individuo,

e non a torto definito “re del creato” – di impossessarsi di certe verità le quali, riportate sul piano u-

mano e male usate, distruggerebbero la società che si è andata a gran fatica costituendo.

Perché tutto questo vi appare difficile a capire, quando voi passate in un corridoio e per un sem-

plice dispositivo elementare della vostra tecnica, la porta si spalanca di fronte a voi, senza che voi,

come un tempo, abbiate aperto la serratura? Certo, per l’uomo del Medio Evo questo sarebbe stata

magia; ma voi, che alla magia più non credete, ebbene, quale difficoltà avete a capire che possono

esservi, nel piano generale del Creato o dell’Emanato, questi “nodi”, questi “transistor”, questa sorta

di magnetismi, queste “intelligenze”, “forze intelligenti”, che possono essere considerate centri ne-

vralgici della vita che si va manifestando in tutto il Cosmo? Chi potrebbe avere iniziato e continuato a

manifestare la vita nel piano fisico? Voi dite: «Le leggi». Certo. Ma – ripeto – le leggi sono principi,

sono cose astratte: la loro attuazione si chiama regno degli Spiriti Elementari, delle forze intelligenti,

delle Intelligenze Celesti.

La vita si manifesta laddove l’ambiente è adatto. Ma chi la manifesta intelligentemente? Non è

certo una piccola personalità la quale, grano a grano, mette insieme materie di una determinata natu-

ra e vi soffia la vita per animarle. No! Ma fra le innumerevoli “influenze”, fra le innumerevoli forze che

esistono nel piano fisico, vi sono tante piccole forze intelligenti che raccolgono ed agiscono nel senso

che le leggi suggeriscono ed impongono. Sono dunque organi esecutivi dei principi affermati e vigenti

nei più alti piani del Cosmo.

E le “altre individualità”, non possono anch’esse non divenire automi, ma canali attraverso ai

quali l’Assoluto pone in essere se stesso? Non possono, le “alte Entità”, diventare esse stesse

l’Assoluto e quindi le Sue leggi e quindi operare nella Sua Emanazione? Che cosa è una legge, se

non l’emanazione dell’Assoluto? E chi si è identificato nell’Assoluto, non può diventare egli stesso

legge?

Non è difficile quello che noi diciamo: è difficile staccarsi da ciò che fino a questo momento ab-

biamo creduto, e che – anche al di fuori della nostra consapevolezza – continua nostro malgrado a

tenerci avvinti. Per questo noi facciamo appello alla vostra tolleranza, e per questo noi vi diciamo:

siate pronti a perdere la vostra opinione di fronte a quella che un vostro fratello vi prospetta e che è

un’opinione più logica della vostra. Se invece vi abituate a mantenervi fermi sulle vostre posizioni,

anche quando dentro di voi sapete che gli altri vi dicono cose più logiche, ma vi mantenete fermi per-

ché non volete parere sconfitti, fino a che dentro di voi vi è questa sorta di orgoglio – umano, com-

prensibile – ma deleterio, non potrete dimenticare tutto per comprendere. E solo dimenticando tutto si

può veramente comprendere. Chi può comprendere l’arte moderna se non dimentica il bagaglio che

ha di conoscenze e di convinzioni dell’arte antica? Eppure anche nell’arte moderna può esservi qual-

cosa da capire. Ma fino a che vi accosterete al nuovo tenendo ben presente il vecchio e con questo

raffrontandolo, non capirete il nuovo, né il vecchio ne avrà giovamento.

Pace a voi.

Kempis

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Ringraziate l’Altissimo per quanto vi viene detto, e cercate di esserne sempre più meritevoli.

Pace a voi.

Dali

29 Maggio 1965

Salve a voi.

“Fatevi degli amici con le cose del mondo”, dice l’Evangelista. Ma io sono qua fra voi dimentico di

questo insegnamento evangelico, e parlo. Parlo di alcuni principi e vedo che, poi, con questo mio

parlare, la suscettibilità di qualcuno viene toccata. E vedo che qualcuno rimane male di ciò che ho

detto e per ciò che ho detto. Ed odo anche dire: «Non volevo dire esattamente ciò che Kempis ha ri-

petuto». «Kempis non ha capito quello che io volevo dire». Ebbene, figli e fratelli, se io ho parlato

d’altro di quello che voi avete detto, non v’è motivo che voi vi sentiate toccati nella vostra suscettibili-

tà. Se io ho parlato d’altro, ho parlato d’altri, e non di voi. E se non ho parlato di voi, perché dunque vi

sentite feriti? Ma se vi sentite feriti, forse ciò vuol dire che quello che io ho detto, in qualche modo, vi

interessava? Ecco che cosa significa non dare importanza alla cronaca: significa comprendere il

principio, l’insegnamento.

Ebbi motivo di dire una frase che – molto malignamente – lascerò senza interpretazione: «Que-

sta sera è stata bella». E questa frase fu oggetto di due diverse interpretazioni vostre; l’una la voleva

detta in tono ironico, l’altra in tono affermativo. E vi ho udito dividervi in due gruppi sulla interpretazio-

ne di questa frase, quando – accertando la quale interpretazione – non mutava l’insegnamento ed il

principio che era, se voi ricorderete, che siete voi a fare queste riunioni. Dunque, non era una que-

stione fondamentale stabilire quale era l’intenzione con la quale fu pronunciata la frase; serviva solo

a dimostrare chi aveva ragione e chi aveva torto. Ed ecco la cronaca.

Ma non di cronaca noi vogliamo parlare, quando la cronaca specialmente ha meno importanza

del principio che si va affermando. Con questo non intendiamo dire che mai abbiamo parlato di cro-

naca; talvolta può essere stato utile averlo fatto, ma è il principio quello che conta. E di fronte ad una

domanda che voi fate, quando questa domanda sia domanda di cronaca, non è importante risponde-

re per soddisfare la curiosità che può essere espressa nel domandare, ma appurare la ragione che

sta al di là della curiosità.

Se voi chiedete notizie degli Spiriti Elementari, può darsi che alla base di questa domanda vi sia

la curiosità di sapere; ma quando questa curiosità si ripete, v’è qualcosa che suscita e mantiene la

curiosità stessa di domandare; ed allora interessante è scoprire perché esiste questa sete di sapere.

Chissà se alla radice di questo stimolo, non vi sia una non esatta comprensione del principio, della

questione.

Quando vi udiamo chiedere delle Guide, possiamo rispondere ad una domanda che può essere

soggetta a definizione di cronaca o di principio; ma al di là di ciò che possiamo dire circa le Guide,

possiamo ricondurci più efficacemente alla interpretazione dalla quale è scaturita questa domanda. A

che servirebbe parlare delle Guide e di ciò che fanno nel piano astrale, quando – ad esempio – non

si fosse compreso il principio delle “influenze”? Voi avete chiesto come può l’individuo riconoscere se

un moto interiore è suo o viene suggerito dalle molteplici influenze che ricadono su di lui. Ebbene, a

questa domanda abbiamo già risposto, perché è una variazione di un’altra domanda, cioè: «Quando

l’individuo è sicuro che l’interpretazione di se stesso è giusta?» E’ una variante della stessa doman-

da. Ed allora, avendo già dato la risposta, ricerchiamo invece quale può essere la ragione che spinge

a fare questa domanda. Forse una non esatta centratura del problema di conoscere se stessi. Qual

è, per giungere alla comprensione di se stessi, il primo passo che l’uomo deve compiere?

«L’introspezione», direte voi. Sì, ma questa introspezione deve essere fatta con la massima sincerità

di cui l’individuo è capace. Se un pensiero di risentimento attraversa la sua mente, non ha importanza

sapere se questo pensiero è suo, gli è suggerito da un’Entità bassa, o a lui viene telepaticamente da

un vivente. Importante è isolare, vedere, centrare questo pensiero.

Se una sensazione di invidia agita l’animo di un individuo, per quell’individuo è importante rico-

noscere questa sensazione. Questo è il primo passo per la comprensione del mondo intimo. Perché,

forse, chi non si conosce, non abbastanza è pratico di quanto l’individuo sia occupato a migliorare se

stesso ai propri occhi, e di quanto possa mascherarsi, perfino pensando a quegli aspetti poco simpa-

tici del suo intimo come ad influenze che vengono dall’ambiente nel quale vive. Certo che l’ambiente

nel quale vivete è saturo di influenze ed è fatto apposta perché così sia, perché voi dovete vivere fra

le influenze e sono quelle che vi fanno vivere ed evolvere. Guai se l’uomo fosse sotto una campana

di vetro, isolato dall’ambiente che lo circonda! Sarebbe una sorta di vita in “sospensione animata”,

come si usa dire. No, l’individuo deve essere al centro di innumerevoli influenze, e tutte avvertirle.

Non ho detto “subirle”: avvertirle. E chi sia convinto – in questo mondo rivolto a conoscere tutto quan-

to cade sotto l’attenzione, ma non all’intimo, all’esterno – chi invece sia convinto che è essenziale co-

noscere anche l’interno, sappia che il primo processo da seguire è quello di riconoscere semplice-

mente, sinceramente, tutte queste influenze. Fra le quali – perché no? – quella seccante che un certo

Kempis può suscitare in voi parlando di alcune cose che la vostra bontà attribuisce a voi stessi, con

molta importanza. Ebbene, se voi date questa autorità immeritata a me, e se da ciò che io dico vi

sentite toccati, o in qualche modo interessati, ebbene vale e giova il riconoscerlo e dire: «Perché io

mi sento vibrare a ciò che Kempis ha detto?». E con tutta sincerità, prima ancora di ricercare la cau-

sa, occorre mettere a fuoco questa vibrazione: vederla, non nasconderla. Se non la sapete spiegare,

se pensate possa esservi suggerita, venuta non da voi stessi, ma di fuori, non ha importanza: è in

voi, ha albergato in voi, è passata dall’intimo vostro e per questo merita la vostra attenzione. Enun-

ciarla, definirla, vederla. Questo per voi è importante, per voi che ritenete utile la conoscenza

dell’intimo vostro.

Pace a voi.

Kempis

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

Dali

05 Giugno 1965

Salve a voi.

Quanta ironia sarebbe da farsi a proposito dell’argomento che questa sera, principalmente, avete

trattato! Cominciando da quella già tanto sfruttata, che scaturisce da una osservazione: che il cartello

“Manicomio” sta scritto dalla parte di fuori e non dalla parte di dentro delle case di cura. A quella, più

sottile, che definisce “pazzia” quella malattia che fa vivere le creature al di fuori della realtà. Certo

non intendiamo parlare di realtà con l’erre maiuscola poiché tutti noi saremmo dei pazzi; ma della re-

altà del mondo nel quale le creature sono immerse. Ed allora, però, anche con questa definizione più

ristretta, quanti pazzi sarebbero da definirsi tali in virtù di questo postulato, pensando a quante crea-

ture vivono al di fuori della realtà, quante! Tutte quelle che sono impegnate a rappresentare se stes-

se diverse da quali sono in effetti; tutte quelle che sono impegnate a seguire i processi espansionisti-

ci del loro io e a dipingersi agli occhi degli altri, ed ai propri, più grandi, maggiori di quello che sono

realmente ed intimamente.

Quindi se pazzo è colui che vive al di fuori della realtà, anche di quella senza erre maiuscola, figli

e fratelli, questa pazzia è totale e generale, e nasce da una forma lieve, da una prima sfumatura, fino

a raggiungere quelle forme evidenti e palesi che sono curate dai vostri medici e dalle forme nuove

della vostra medicina.

Ma il perché della pazzia: perché – per quanto riguarda l’individuo – è un suo bisogno interiore.

Voi stessi avete portato degli esempi che riguardano certe forme di questa malattia: certe forme “psi-

chiche”. Ma è veramente, in questi casi, il cervello fisico malato? Quando il malato è occupato a se-

guire un disegno del suo intimo – che, in altri termini, può definirsi espansione del proprio io – può

questa creatura essere curata con medicamenti che influiscono sul suo corpo fisico? Quante forme di

pazzia! Certo che, cominciando da quelle veramente tali per ragioni karmiche, fino a quelle delle quali

ora vi dicevo, voi vedete che la gamma è vastissima. Infatti, quando vi sono delle ragioni karmiche,

molto bene avete detto che l’individuo soffre di questa sua malattia in quanto, con ricorrere più o me-

no breve, ha consapevolezza del suo stato d’essere ed è per lui motivo di sofferenza e di riflessione

e di comprensione di ciò che l’ha condotto a quello stato d’essere.

Ma quando vi sono altre forme di questa malattia, come quella che prima vi dicevo, e cioè isolar-

si dal mondo nel quale si vive per seguire la deformazione di un mondo interiore, di un mondo del

corpo mentale, in questo caso non è Karma, è esperienza.

Voi certamente non troverete difficoltà ad ammettere che un beone sia tale non per un suo

Karma, ma per una sua esperienza, per una sua debolezza, per una sua passione, come dir volete.

In effetti che cosa fa un beone? Egli ama e gradisce le sensazioni che a lui pervengono attraverso al-

la rivelazione del corpo astrale, allorché il suo corpo fisico viene a contatto di una bevanda. E ama

queste sensazioni, le ricerca e ne abusa. E’ quindi un intemperante. Ciò non è per lui e non rappre-

senta per lui un Karma; Karma può essere per coloro che vivono vicino al beone, ma non per il bevi-

tore personalmente. Per lui rappresenta un’esperienza, muovere un Karma per se stesso, di cui gli

effetti ricadranno in un futuro più o meno lontano. Ma analizzandolo con tutta clemenza noi dobbiamo

dire che si tratta di un “intemperante”. E colui che segue l’ambizione del proprio io, godendo della co-

struzione che la sua mente fa della sua persona, esaltandola in rappresentazioni fantasiose, attri-

buendo compiti, personalità, responsabilità che sono del tutto inesistenti, non è forse egualmente un

“intemperante”? Si tratta quindi, anche in questo caso, non di un di un Karma per l’individuo; se di

Karma si deve parlare, il Karma v’è per coloro che debbono vivere vicino a queste creature.

Ma nelle forme di pazzia di questo genere, non sempre gli individui, veramente, come prima vi

dicevo, sono isolati. Vengono isolati quelli che si accontentano del processo che è in loro stessi, sen-

za trovare riferimenti ed appigli alla realtà che li circonda; che rifiutano il mondo che è attorno a loro

per seguire questa rappresentazione mentale che esalta loro stessi. Questi sono definiti pazzi ed iso-

lati. Ma la storia, voi sapete anche per esperienza diretta, che ha contato altri di questi pazzi lasciati

veramente liberi, i quali – a differenza di quelli che ora vi dicevo – cercavano degli appigli nel mondo

che a loro stava vicino, per esaltare la loro persona. Ed ecco allora che l’ambizione non rifiutava il

mondo che a loro stava attorno, ma cercava di asservirlo al processo di espansione e di esaltazione.

E allorché è riuscita, sono nate le catastrofi dell’umanità; ed ecco ancora il Karma non per quelle cre-

ature, ma per l’umanità tutta che di queste catastrofi ha patito.

Noi vi dicemmo che talune forme di pazzia sono tali perché in effetti gli individui che una volta e-

rano uniti alla vita di quei corpi fisici, più non ci sono; e sono tipi di Karma, ancora, per coloro che so-

no uniti a queste creature da vincoli affettivi. Le creature che sono totalmente e definitivamente paz-

ze, senza alcun barlume di consapevolezza, non vivono più; sono veicoli fisici che continuano il loro

moto ed il loro cammino, continuano a vivere, perché rappresentano uno strumento karmico per colo-

ro che ad essi sono uniti da affetto. Ma questa definizione di questo tipo di pazzia, non significa e non

pretende che tutte le pazzie siano di questo genere.

Pazzia come definizione generica è quindi: quella malattia che fa dell’individuo una creatura la

quale, per una malattia del cervello fisico, o per un’attività troppo intensa del corpo mentale, allontana

l’individuo dalla realtà del mondo che lo circonda.

E voi certamente, parlando di questo argomento, vi chiederete se questa sera io ho parlato di

principi o di cronaca. Lascio a voi la risposta. Si parla di principi ogni qual volta si ricercano le que-

stioni basilari, essenziali delle cose. Si ricercano, si vedono e si cerca di definirle. Si parla di cronaca,

invece, quando si narrano dei fatti unicamente perché si vuole essere edotti senza collocarli in un

preciso scomparto del quadro generale. Questo io voglio dire quando parlo di principi e di cronaca,

pregandovi di fare quello che questa sera avete fatto, circa altri argomenti: chiarirli fra voi fin dove è

possibile.

Dell’argomento della coscienza voi avete parlato questa sera, ed io non ho che da confermare

quello che vi ho udito dire. Ma la consapevolezza assoluta – una volta abbandonata la coscienza, il

corpo akasico – che cosa è? Rimane la scintilla divina, ma la scintilla divina è, per sua natura, assolu-

tamente consapevole; ed allora, la consapevolezza assoluta, che è retaggio della migrazione di que-

sta scintilla divina attraverso alla emanazione cosmica – e non intendetemi alla lettera e nella figura-

zione che ne faccio! – donde scaturisce e cosa è? A questo non avete risposto e questo chiaramente

non vi siete domandati.

Questo non è cronaca: è ricerca di conoscere e di meglio capire.

Pace a voi.

Kempis

Cari amici, Alan vi saluta.

Ecco, vi ho udito parlare di Guide e allora io vengo qua a porgervi la benedizione della vostra

Guida che in questo periodo non può qua presentarsi come di consueto perché è impegnata in una

missione. Quindi ha ceduto il… - come si dice? - …lo scettro al Fratello Kempis. Io vengo quindi a

portarvi la sua benedizione e il suo affetto.

E allora, che cosa avete concluso a proposito delle Guide?

Partecipante – Oh, niente. Ne sappiamo meno di prima.

Alan – Sembra proprio che questo Kempis, come avete detto, sia un poco bir…bone! Voi che siete

abituati alla dolcezza del… sì, Dali. Non avete trovato questa differenza di vibrazione…

Partecipante – Aveva detto che dovevamo essere scossi… e ci ha pensato lui…

Alan – Vedete, da umani abbiamo ognuno, come del resto molti di noi, la nostra mentalità, ed ecco la

meraviglia della creazione: che la verità giunge in modo diverso ad ogni e diversa mentalità. Così, fa

parte dell’Altissimo che questa verità venga agli uomini che parlano diversi linguaggi, proprio nella

lingua che essi possono capire. E ciò nonostante voi vedete quanto difficile sia per l’uomo il capire,

vero?, perché molto non si vuole applicare. Voi non avete altro da dirmi e io ho assolto il mio compito.

Partecipante – Perdona, delle Guide, non puoi precisarci, dato che qualcuno di noi parla di più Gui-

de, altri di una sola. Questo fa parte di un chiarimento del quadro generale, forse, no?

Alan – Avete già detto voi: vi ho ascoltato. Vi è una Guida spirituale e più creature sotto la sua in-

fluenza. E, in taluni casi, vi sono Entità che aiutano per ragioni professionali o di studio, di ricerca e

via dicendo. Sono Guide, appunto, particolari, “professionali”, come sono state definite per voi. Ma

poi vi sono… l’innumerevole schiera di “aiutatori” che non possono essere definiti altrimenti che “aiu-

tatori”, che aiutano le Entità dopo il trapasso, in particolari condizioni; aiutano a capire. Perché, per

quanto l’uomo trovi così eccezionale l’aiutarsi scambievolmente, invece se potesse riuscire a vedere

al di là del velo che lo separa, vedrebbe che l’aiuto che a lui viene da dei suoi fratelli disincarnati, è

grandissimo; è… grandissimo veramente. Ecco che questo lo sorprenderebbe. Nella vita umana di

tutti i giorni, l’uomo è abituato a considerare le creature che lo circondano solo in funzione

dell’interesse che possono dargli, e quando viene avvicinato da una creatura, inevitabilmente pensa

che questa creatura gli chieda qualcosa e abbia bisogno di lui. E quindi invece se vedeste di qua,

dalla parte dalla quale in questo momento io vi parlo, certamente rimarreste meravigliati nel vedere

quante creature vi avvicinano, e non per prendere ma per dare.

Vi saluto tutti…

Partecipante – Ti prego, una domanda: e le cosiddette Guide Fisiche?

Alan – Sì, riguardano, appunto, manifestazioni di fenomeni fisici in sedute medianiche, principalmen-

te.

Partecipante – Perdona, ma oltre alla Guida Spirituale che fa capo a diverse creature, ognuno di noi

ha una sua Guida personale, o no?

Alan – No, è questa spirituale…

Partecipante – Non individuale, quindi. Allora l’Angelo custode della nostra Chiesa…

Alan – Sì, certo…

Partecipante – E’ rappresentato, però, da questa influenza della Guida Spirituale che ricade su più

creature. Credevo che ognuno di noi avesse una sua Guida.

Alan – No, no. Vi saluto con affetto.

Alan

12 Giugno 1965

Salve a voi.

Con la conversazione di questa sera, certamente non possiamo che fare della macelleria spiri-

tuale, perché l’argomento o lo si tratta profondamente – ed allora ha bisogno di acquisizioni filosofi-

che e spirituali – oppure sommariamente ed allora lo si afferra… così, in modo approssimativo. Certo

che il problema, allo stato attuale delle vostre conoscenze, non è poi, in fondo, così semplice. E’ un

tantino più complicato. Intendo dire che in linea di massima siete sulla strada di capire quello che ho

voluto sottolineare alla vostra attenzione, ma andando un poco più nei particolari, i conti non dovreb-

bero tornare, secondo quello che conoscete. Ovvero, in linea di massima il principio è da voi intravi-

sto, ma molto bene non si adatta nel quadro generale che vi abbiamo dato degli insegnamenti, della

verità.

Voi avete fatto un poco la storia della emanazione. Intanto avete sottolineato che una volta noi

diciamo: «L’individuo, unendosi all’Assoluto, diviene Assoluto». E un’altra volta, invece, possiamo a-

ver detto che “di Assoluti ve n’è uno solo” e quindi che cosa significhi più esattamente questa, o que-

ste, nostre affermazioni, io spero che voi lo abbiate in effetti capito. L’individuo, unendosi all’Assoluto

diviene l’Assoluto perché “sente” in termini d’Assoluto. Perché è l’Assoluto in quanto egli “sente” di un

infinito “sentire”, è di un’infinita presenza; e quindi è l’Assoluto. Ma noi non possiamo dire che

quell’individuo, il quale è nell’Assoluto e dell’Assoluto – in quanto “sente” in termini di Assoluto – pos-

sa staccarsi e diventare un Assoluto a sé. E’ vero? Faccio anch’io della macelleria spirituale.

Ma torniamo al nostro argomento. Vi abbiamo parlato della scintilla divina, della divina presenza

la quale anima gli individui e origina, così, i microcosmi. In senso figurato, vi abbiamo detto che que-

sta scintilla divina si ammanta delle materie di ciascun piano di esistenza: dall’akasico, al mentale,

all’astrale, al fisico. Ed attraverso alla trasmigrazione in più veicoli fisici avviene l’evoluzione;

l’individuo comincia ad organizzare gli strumenti necessari per la costituzione della sua coscienza in-

dividuale. Voi avete detto che la coscienza individuale è del piano akasico, il più alto piano

nell’emanazione, che sta alle soglie del Logos. Ed in effetti così è. Attraverso alle molteplici incarna-

zioni nel piano fisico, si sviluppa e organizza il corpo astrale, primo degli strumenti atti a costituire la

coscienza individuale. E poi ancora il corpo mentale, il quale dà ulteriore spinta alla costituzione della

coscienza individuale; ed ecco che, infine, la coscienza individuale è costituita.

Da “individuale” questa coscienza si espande, cresce, diventa “coscienza cosmica”. Dico bene,

fratelli? Cosmica. E – parliamo sempre in senso figurato – abbiamo questa divina presenza che sta

alla base ed al fulcro dell’individuo, e vediamo che questi gusci, questi veicoli che ammantavano

questa divina presenza, una volta che la coscienza si è così costituita in “coscienza cosmica”, non e-

sistono più, è vero? Ed alfine anche la coscienza cosmica – tanto vasta è – che viene abbandonata.

Che cosa rimane allora? La divina presenza, la goccia, la scintilla, il Sé spirituale. E voi sapete, per-

ché ve lo abbiamo detto, che la coscienza cosmica viene abbandonata allorché l’individuo passa – al

concludersi della manifestazione – nell’Assoluto per diventare Coscienza Assoluta. Ecco l’individuo

che diventa l’Assoluto, in quanto “sente” in termini di Assoluto.

Se viene abbandonata anche la coscienza cosmica – la quale noi abbiamo definito ancora una

sorta di corpo spirituale, di veicolo, il più sottile che possa esservi, come prima vi dicevo – che cosa

rimane? La scintilla divina. Ma la scintilla divina, la divinità, una divina presenza, se tale è, se divina

è, è per sua natura cosciente assolutamente. Ed allora, che cosa sarebbe l’epilogo di una manifesta-

zione cosmica? Quale significato avrebbe, quale retaggio? Il significato noi possiamo subito darlo: vi

sono manifestazioni e riassorbimenti perché “esistere”, sul piano assoluto, questo significa, e quindi il

significato è il significato della “Esistenza Assoluta”. Ed allora? Se niente altro vi fosse, l’individuo sa-

rebbe destinato ad annientarsi perché svanirebbe con lo smaterializzarsi del Cosmo. Ma così non è.

Quando noi diciamo: goccia divina, quando noi diciamo “individualità”, quando diciamo “individuo”,

diamo significati ben precisi a questi termini.

Goccia divina, Sé spirituale, è la divinità. La natura di questa goccia divina è la natura stessa

dell’Uno Assoluto, e la sostanza è la sostanza stessa dell’Uno Assoluto, cioè lo Spirito. Quindi Dio è

come natura e come sostanza, con tutti i suoi attributi; sua natura interna e sua natura esterna. Que-

sta goccia divina altro non è che la virtuale prospettazione dell’Assoluto in un Logos cosmico; virtuale

prospettazione che origina il mondo dei microcosmi. La goccia divina non è in effetti che una virtuale

visione del Logos cosmico visto in funzione dell’individuo. Perché, e questo voi lo sapete, non è che

ciascuno di noi abbia un frammento della divinità, come un novello Prometeo che abbia carpito il fuo-

co divino. Bene, la mitologia! Un significato esoterico. Questa scintilla, questo fuoco sacro e divino, è

in noi virtualmente, non materialmente, eppure tanto realmente perché se così non fosse non esiste-

rebbe la nostra individualità e non esisteremmo noi come individui. La goccia divina è la presenza

dell’Assoluto nell’individuo, è la divina eredità, la quale condurrà questo individuo ad essere uno con

l’Assoluto, ad essere l’Assoluto.

Se noi facciamo un esempio, forse meglio possiamo intendere quello che dobbiamo intendere.

Tante volte vi abbiamo detto che l’individuo, nel Cosmo, è come un seme nel terreno. Ecco:

l’individuo e il seme. La goccia, la scintilla divina, l’alito divino, è la vita; il seme vive, ha in sé, poten-

zialmente, virtualmente, tutta la vita e realmente perché se non vivesse non potrebbe germogliare.

Ecco dunque la scintilla divina, la divinità che è in noi e che, pur essendo in noi, allo stato attuale del-

la nostra evoluzione, non è manifestata nella sua vera essenza, nel suo pieno fulgore.

Il seme vive e contiene in sé la quintessenza della vita, e germoglia, e vivendo sviluppa e cresce.

Così l’individuo ha in sé la divinità, e man mano che evolve aumenta la sua consapevolezza di se

stesso – quindi coscienza – coscienza individuale, coscienza cosmica, Coscienza Assoluta.

Ma pure v’è ancora un passaggio che manca per centralizzare esattamente quello che voglio dir-

vi: individuo, individualità, scintilla divina. L’individualità è la virtuale circoscrizione dell’Essenza e della

sostanza divina – dello Spirito – che origina in questo modo il mondo dei microcosmi. L’individuo è

quindi il frutto della individualità, e la individualità – che è quindi al di là, al di sopra della coscienza –

che sta nella scintilla divina, è ciò che sviluppa ed evolve attraverso e dalla vita del Cosmo. La indivi-

dualità non può essere quindi abbandonata, né è un retaggio che in qualche modo accresca la divini-

tà. E’ la rivelazione della vita dell’individuo. E’ la meta della peregrinazione dell’individuo nel Cosmo, è

ciò che dà all’individuo quel “sentire” in termini assoluti, eppure “sentirsi” uno nell’unità e nel Tutto.

Meditate dunque sulla individualità che è, quindi, il profumo di quel fiore divino che sta alla radice

di ogni microcosmo, che è quell’agente che divide pur lasciando comunicare, che chiude pur lascian-

do completa comunicazione, che sembra incatenare e che invece significa massima libertà.

Pace a voi.

Kempis

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.

Dali

19 Giugno 1965

Salve a voi.

Non possiamo dire che la conversazione di questa sera abbia, in effetti, languito; vi è stata una

partecipazione da parte di tutti voi che ha reso lo svolgersi della conversazione interessante ed anche

proficuo.

Certo si è che a un certo momento le idee possono confondersi; ma questo è il prezzo che

l’uomo deve pagare per giungere alla comprensione. Inizialmente sembra di avere compreso tutto e

di comprendere tutto con facilità; poi succede un po’ di confusione, non si è più tanto sicuri: a questa

confusione, infine - mi auguro che sia così per tutti voi - finalmente segue la chiarezza di idee. Chia-

rezza di idee che significa che l’individuo ha capito e che comprenderà.

Ma, in effetti, tutto questo lavoro sarebbe piuttosto inutile se dovessimo entrare nell’ordine di idee

che il manifestarsi e il riassorbirsi dei Cosmi - in quanto fa parte della natura divina ed è il “modo di

esistere” dell’Assoluto - avesse questo epilogo così... inconsistente. Perché sarebbe come un mondo

che si cristallizza, dell’acqua che si solidifica in ghiaccio originando dei bellissimi cristalli, e che poi

torna a ridisciogliersi disperdendo così tutte quelle belle forme che si potevano prima ammirare, in un

nulla. Certo che allora l’uomo sarebbe un “inconveniente” della natura di Dio, un “inconveniente” che

nascerebbe... così, e che così se ne andrebbe. Il dolore, le ansie, tutto quanto è racchiuso in un Co-

smo, in questo Cosmo, sarebbe una conseguenza dell’esistere dell’Assoluto, ma che si disperdereb-

be nel nulla o nel Tutto.

Debbo poi anche dire, figli e fratelli, che ho udito parlare della individualità spostando il concetto

e la definizione; in effetti voi parlavate della scintilla divina, ma poiché ad un certo momento qualcuno

ha suggerito un nuovo termine - od un termine che poco era stato usato fino a questo momento - ec-

co che tutto quanto si riferiva alla scintilla divina, voi lo avevate trasferito alla individualità giungendo,

in alcuni momenti, quasi a confondere l’una con l’altra.

E’ vero che “esistere”, sul piano assoluto, significa: Cosmi manifestati e riassorbiti. L’Assoluto è il

Tutto, e ciò che è, è l’Eterno Presente, ed in quanto Eterno Presente, tutto è presente nell’attimo e-

terno: i Cosmi manifestati, riassorbiti, senza che vi sia trascorrere dal manifestare al riassorbire; ma

tutto è presente, contemporaneamente, nello stesso attimo eterno. Eppure un Cosmo nasce e muo-

re; eppure un Cosmo, dalla sua nascita alla sua morte, traduce qualcosa che era in potenza in qual-

cosa che diviene in atto. Eppure nell’Eterno Presente tutto è in potenza e tutto è in atto.

Non possiamo che enunciare queste verità confidando che, poco a poco, riusciate a comprende-

re l’esatto significato che esse nascondono, che esse velano.

Dunque, dalla manifestazione di un Cosmo qualcosa rimane e rimangono le individualità; indivi-

dualità che creano in potenza e che si traducono in atto.

Se potessimo guardare la scintilla divina in questa manifestazione cosmica, noi vedremmo che si

tratta della presenza dell’Assoluto, circoscritta in un microcosmo. E’ l’alito divino nel microcosmo.

L’individualità è un attributo di questo alito divino che origina il microcosmo. L’individuo, infine, è an-

cora un attributo dell’individualità. Ed ecco la manifestazione “trina” che bene si addice a questo Co-

smo: il Sé spirituale, la scintilla, lo Spirito. Questo Sé spirituale voi sapete che ha un secondo aspetto

nell’individuo, rappresentato dalla coscienza, il corpo akasico, che è costituito dalla materia del se-

condo piano di esistenza originata, e originato dal secondo aspetto della Trinità. Ed infine,

nell’individuo, vi è il corpo mentale che è costituito dalla materia originata dal terzo aspetto della Trini-

tà. Questo è l’individuo posto, ed esaminato, di fronte all’aspetto Uno e Trino della divinità in questo

Cosmo.

Ma pure la scintilla divina, il Sé, ha un aspetto Trino: scintilla divina, alito, primo di questi aspetti

che è il fulcro di tutto il microcosmo; secondo di questi aspetti, la individualità; terzo di questi aspetti,

l’individuo, il microcosmo completo.

«Ma – direte voi – se è vero che questo Cosmo è settenario, è altrettanto vero che l’aspetto Uno

e Trino dell’Assoluto è di questo Cosmo? Oppure trascende la manifestazione cosmica fino a diveni-

re natura dell’Assoluto?». E’ arduo rispondere a questa domanda, perché il considerare l’Assoluto in

più aspetti fa parte di un manifestarsi dell’Assoluto in qualche modo, e quindi è da attribuirsi e riferirsi

ad una Sua manifestazione, e quindi non alla Sua vera essenza. Mi seguite? Ma, se la Sua natura è il

manifestarsi, possiamo dire quindi che, in fondo, anche il manifestarsi in un modo o in un altro, in ul-

tima analisi, è natura dell’Assoluto, ed anche le manifestazioni sono Sua natura.

Ma torniamo al nostro argomento, ed ecco che l’individuo – qui avete detto giustamente – cessa

di esistere alle soglie del Cosmo, nel momento in cui avviene l’identificazione con l’Assoluto. E que-

sta identificazione con l’Assoluto non produce però il dissolvimento della individualità, la quale è

l’unico e vero retaggio della manifestazione cosmica.

Noi vi abbiamo sempre detto che le forze sono doppie nell’evoluzione: l’una proveniente

dall’interno, l’altra dall’esterno. Ebbene, il punto di incontro di queste forze lì è, in quel punto,

l’individualità. L’individualità è il punto d’incontro fra il manifestato e il non manifestato; è dunque un

agente che separa ma non divide, è dunque qualcosa che è presente e reale fino dalla notte dei

tempi, dall’eternità; che è presente all’inizio di una manifestazione cosmica – altrimenti l’individuo non

esisterebbe – che è presente al riassorbimento del Cosmo, e che rimane, oltre, nell’Eterno Presente.

E’ qualcosa che era in potenza e che si traduce in atto. Questo possiamo dire. Ma accanto a questa

enunciazione dobbiamo porre l’altra verità: che nell’Eterno Presente non vi è trascorrere; “in potenza”

e “in atto” si equivalgono fra loro.

Chi riesce a comprendere il linguaggio dei controsensi, dei paradossi, è finalmente libero da un

altro vincolo che incatena l’umano; e non già perché egli, così facendo, rigetti per sempre da sé la lo-

gica, ma per abbracciare una logica ben più profonda e ben più precisa che si chiama: Realtà stessa

di tutto quanto E’.

Pace a voi.

Kempis

Cari amici, buona sera; Nephes vi saluta.

Sorelle e fratelli, vengo per porgervi il mio caro e affettuoso saluto, a tutti voi. Vadano queste pa-

role a quelli di voi che sono qua presenti e a quelli che sono assenti questa sera.

Con tanto affetto vi benedico.

Nephes

Cari amici, Alan vi saluta.

Anch’io voglio salutarvi affettuosamente ed augurare che possiate comprendere… meglio di

quanto possa farlo io.

Vi abbraccio tutti, miei fratelli.

Alan

Figli, Claudio vi saluta.

Un breve saluto anche da parte mia per dirvi che non vi abbiamo dimenticati. Vi seguo nelle vo-

stre conversazioni e nelle vostre meditazioni.

Pace a voi. Salve.

Claudio

Anche la Guida Fisica di Roberto questa sera vi porge il suo saluto, invitandovi a pregare perché

cessino presto gli spargimenti di sangue.

Dio vi benedica.

Michel

Figli, Teresa vi benedice con tutto il cuore.

Teresa

La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli.

Chiudiamo con questa sera il ciclo di questo anno che – con qualche piccolo… rimprovero – ab-

biamo svolto con voi, figli.

Noi comprendiamo tutte le difficoltà che incontrate nella vita di ogni giorno: la stanchezza che

può rendervi irascibili, un complesso di altre ragioni che via via vi sottopongono ad una continua ten-

sione ed apprensione. Ma, figli cari, questa è la vita che voi dovete accogliere di buon animo, cer-

cando di affrontarla il più serenamente possibile. Noi vi seguiamo. Non pensiate che possiamo di-

menticarci di voi: anche nel periodo in cui voi non udite la nostra voce vi siamo egualmente vicini. Ma

siete voi che dovete vivere ed agire. Sempre, ripeto, cercando di conservare la calma e la serenità.

Vi benedico.

Cercheremo di aiutarvi tutti in ciò che mi chiedete con il pensiero. Anche laddove non è possibile

fare diversamente, se non cercando di darvi coraggio.

Partecipanti – Grazie.

Dali – L’Altissimo sia ringraziato.

La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un caro saluto ed una benedizione anche al figlio Ro-

berto.

Dali